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Giuliana Carugati

Dante "Mstico"?*
Come

la critica

sa,

si

zione che intercorre

dantesca profondamente divisa sulla rela-

tra

teologia (intesa nel senso patristico,

esperienza religiosa) e poesia.

simo mal disposto


poetici," o
in

Da una

parte,

a indagare motivi che

comunque

tendente a escludere

ogni caso indecifrabile

non siano "squisitamente


il

motivo religioso come

Come

noto, per alcuni critici (Nardi, Sarolli),

con voce consapevolmente profetica; per


di imitare

modo

il

mente, spiegano
si

altri

(Singleton),

di scrivere di Dio. Altri ancora,

Commedia con

Cos per esempio Giovanni Getto:

"poetica."

come

della Grazia
teriore

espressa nella

comune

nello stesso

"Questo sentimento

il

come

cuore, fatto ricco di un improvviso

e di un'ignota ricchezza, per l'appunto

tempo umanissimo, su

cui

il

particolare efficacia

gioia profonda che fa trasalire l'anima,

pace che inonda

propone

si

meno ambiziosa-

poesia di Dante richiamando-

la particolarit della

ma

credenti

Com-

Dante parla

a un'esperienza religiosa, intesa in senso psicologico,

tutti

ri-

che fanno del motivo

le letture

religioso, dell'esperienza religiosa, l'ispirazione centrale della

media.

come

vecchio crociane-

svalutazione del Paradiso

(di qui la

spetto alle altre cantiche). Dall'altra

il

in-

dono

sentimento teologico e

Dante imposta

la

sua massima

espressione poetica" (199). Lx) stesso contenutismo che affianca una


teologia e una poesia quanto mai indefinibili

"dopo

cui cito un passaggio tipico:


il

mondo

dottrinale, la cultura e la

ha ritrovato

al di fuori di s

la

trova nel Fallani, di


si

placa

storia; ogni prospettiva dantesca

l'ordine dell'universo, dentro di s la

beatitudine di Dio" (244).

Comune

mente opposte

diciamo

della critica,

si

mistica folgorazione,

alle posizioni solo

apparente-

cos, laica e di quella cattolica,

l'assegnare l'esperienza religiosa, o, in senso generico, mistica,


e l'esperienza poetica, o, meglio,

e opposti versanti del contenuto

che inonda

il

il

fare poesia, ai

e della forma.

due tradizionali

L'"interiore pace

cuore" un sentimento, un contenuto su cui

il

poeta

sua "espressione poetica," forma intoccabile che ha

il

solo difetto di adattarsi male, vestito troppo corto e troppo stretto,

al

"imposta"

la

"dono"

e alla "ricchezza" soggiacenti.

QUADERNI

dualianislica Volume X. No. 1-2. 1989

Giuliana Carugati

238

Prima

procedere

di

Per

stica."

il

conviene intendersi sul termine "mi-

oltre,

Dictionnaire de spiritualit asctique

fenomeno mistico

"in primo luogo un

ma

oggetto o

l'illusoria chiarezza della "gioia

ci

verifica.

si

Il

"il significato attuale

il

seguito dell'artico-

lo del Dictionnaire, trattando della mistica cristiana del

informa che

risparmia

dell'anima" e lascia imprecisato

movimento

terreno su cui questo

personali,

tratti

profonda o cosmica" (voce "mystique").

Vorrei attenermi alla genericit di questa definizione che

ci

se

percezione intuitiva di questo

la

questo essere, sia gi caratterizzato da

condizione di entit

sia in

movimento per superare

situato al di l dei limiti dell'esperienza normale,

empirica"; "in secondo luogo, ...


di

il

un oggetto particolare, n semplicemente pro-

stessi in direzione di

fano, n eterno,

mystique,

et

Medioevo,

con l'accento

del termine,

sul

carattere esperienziale e l'importanza conferita agli elementi e alle

condizioni psicologiche che permettono di comprenderlo," compare


per

prima volta

la

opera

all'inizio del '400.'

di altri autori, si

Nonostante poi

l'articolo,

dell'esperienza mistica cristiana, sempre a proposito di mistica

dievale

si

prosegue

testi,

confronto.
le

me-

afferma che dell'esperienza in quanto tale "si ignora tutto,"

mentre l'unico indizio sono dei


questi

ad

soffermi dettagliatamente sulle caratteristiche

Quando

prediche,

l'articolo,

poi

le lettere,

si
i

testi

passa ad

trattati,

che riferiscono dei ricordi.

sono sempre gi

il

il

meno

altri testi

risultato di

E
un

personali, quali

livello di redazione quello del

confronto delle idee ricevute e del linguaggio religioso di un luogo

Sono affermazioni di estrema importanza, dalle quali


per gli autori dell'articolo non traggono le conseguenze che si potrebbero trarre, e cio che la mistica, se si guarda bene, non ha altro

determinato.

luogo che

il

linguaggio, e pi precisamente

il

linguaggio in quanto

gi dato e cio la scrittura.^

Mistica e scrittura costituiscono, e non solo nel Medioevo, un bi-

nomio

inscindibile.

dedica tutto un
re

il

libro,

Jean Leclercq, monaco benedettino egli stesso,

L 'amour des

lettres et le dsir

de Dieu, a studia-

rapporto tra questi due sentimenti, per concludere che

benedettini e cistercensi

San Bernardo

sciato le loro opere mistiche

in

primis

che

"non sono veramente

insita nella loro

La

vocazione,

retorica diventata

tra la

grammatica

una parte

il

monaci

hanno

la-

divisi tra ricerca

dell'arte e la ricerca di Dio, tra la retorica e l'esigenza di

gico.

ci

superamento

desiderio escatolo-

di loro stessi"

(169-70). Le af-

Danti-

ferma/ioni

Leclercq

di

si

239

Mistico"?

ovviamente

riferisccino

monaci

ai

dotti della

tradi/ione benedettina, a quelli che hanno studiato e scritto (anche se


tutti

monaci che vogliono seguire

regola devono saper leggere).

la

Tanto pi significativo diventa allora

il

confronto con

l'altro filo-

ne della mistica medievale, quello rappresentato dalle donne, spesso

norma meno

colte degli uomini e a volte addirittu-

non monache,

di

ra analfabete.

Angela da Foligno (1248-1309),

dopo essere
la

stata

moglie

madre, analfabeta,

sua esperienza a un frate francescano.

terziaria francescana

sente spinta a dettare

si

Una

dettatura difficile, sia

dal punto di vista delle circostanze in cui avviene

tutamente richiamato dai suoi superiori per

la

(il

frate viene ripe-

sconvenienza

questa

di

privata registrazione della parole di una donna), sia da un punto di


vista direi stilistico

non solo non

si

(ma

non

segreto, ineffabilmente,

gurante.

Angela

gi molto pi che stilistico):

contenta di vivere

rischio suo e di

paga

altri,

la

di

infatti

sua esperienza "mistica"

una "gioia dell'anima"

Angela

in

trasfi-

"Qua vero causa

detta:

et

quomodo ego

indignus scriptor coactus, ut credo, a deo fuerim ad

scribendum

predicta Christi fidelis

et

dum, reperietur scriptum infra"


perch

ram,
et

quando ego relegebam

et ipsa

Ma

(2).

viene criticata

la scrittura del frate

alia vice

omnino coacta

ei ut

come

ipsa videret

respondit quod ego sicce et sine

ammirabatur de hoc.

verba recordor que dixi

dicevo,

arida e oscura: "Et


si

ego bene scripsePer

ista

sed est obscurissima scriptura; quia

ista

verba que legis michi non explicant

obscura" (42).

ad dicen-

come

omni sapore loquebar;

Et alia vice exposuit


tibi;

fuerit

c' di pi,

illa

illa

dicens:

que portant: ideo

est scriptura

Altre volte Angela sembra ostentare una compren-

sione superiore del funzionamento della scrittura per eccellenza,

Sacra Scrittura:
divina; illud,

"intelligo ideo illud,

quomodo

quomodo

facta est difficilis et facilis; illud,

videtur dicere et contradicere" (238).

"Le

que reoit une fonction scripturaire," ha


(139).

beta

Alla funzione

come Angela,

si

la

che entra a costituire

ma

saranno date grazie pi grandi


istis

in

Michel De Cerleau

una donna analfa-

stessa,

consapevolezza

"esperienza mistica." In un passo del


suggestivo, dopo aver detto che lo

Spirito Santo le ha dichiarato che, se

mistica dichiara: "In

scritto

consapevolezza della

Liber de experientie, oscuro

quomodo

saint qui devient mysti-

accompagna, perfino

la stessa

la

facta est Scriptura

lei lo

amer ancora

di quelle date a

di pi, le

San Francesco,

verbis cepi dubitare multum,

et dixit

la

an-

Giuliana Carugati

240

ima sibi: Si tu esses spiritus sanctus, non diceres istud michi, quia
non possum inde habere vanam gloriam. Et respondit: Modo cogita, si tu de omnibus istis potes habere unam vanam gloriam qua
Et exeas de

extollaris.
ta fui velie

quod

habere

dixerat, et

si

istis

vanam

gloriam, ut probarem

erat spiritus sanctus.

neas, ut exirem de

Et ego incepi

verbis si potes.

ilio, scilicet,

de

illa

erat

si

et

verum

cenaillud

Et incepi respicere per vi-

locutione" (48;

corsivo

il

mio).

Se l'esperienza mistica riveste intrinsecamente un carattere


turale,

scrit-

pu temporaneamente concludere almeno che mistica e

si

poesia hanno

mediante

in

comune

la scrittura.

di essere sistemi di

organizzazione del reale

Le ascendenze mistiche

bondantemente indicate dagli


nella lettera a Cangrande.

Dante sono

di

A me

state ab-

sono riconosciute

studiosi, e del resto

per non interessa tanto sottoli-

neare una similarit di nodi retorici, quanto piuttosto indicare una

comune
di al

scaturigine, un

mondo.

scrittore,

il

Se

modo

di porsi davanti alla scrittura e quin-

mistico un credente che

il

si

come
come il

costituisce

credente Dante uno scrittore che dice "io"

mistico.^ Per indicare l'atteggiarsi del mistico, la tradizione mistica

un termine chiave preso da San Paolo

ricorre a

(Ef. 3.12):

parrhe-

sia, che in greco classico significa la libert di prendere la parola

nell'assemblea del popolo, privilegio del libero cittadino. General-

mente

commentatori non prendono

in

considerazione

la

connota-

zione langagire del termine, soffermandosi invece sul suo conte-

nuto teologico: l'Incarnazione che rende possible

me sembra

che

in

questo caso richiamarsi

al

\a parr/iesia.

termine non equivale a erigere l'etimologia a metafisica,


a illuminare un carattere della mistica anzi
tale della mistica,

il

valore originario del

carattere

ma

serve

fondamen-

che finora stato poco visto e poco studiato.

Angela da Foligno, dopo aver affermato che la Scrittura "aliquid


balbutii," proclama che "quamvis ego blasphemem dicendo et male
dicendo

illud quia

non possum

illud loqui," tuttavia "in ilio

mani-

festare Dei intelligo et habeo totam veritatem" (240), dunque in un

certo senso asserisce, dettando,


Scrittura,

o per

lo

meno ad

to sulla verit tanto

quanto

il

proprio diritto a "rifare" la Sacra

affiancarle

parola di Dante o, piuttosto,

un

testo,

parola di Dio.

la
il

suo riprendere

il

proprio, costrui-

Cos
la

il

prendere

parola dopo

la

gli

esperimenti giovanili,^ sgorga da una libert di parola, parrhesia, ef-

Dante "Mistico"?

241

non

fetto della partecipazione alla grazia deirincarnazione, per cui

sar semplicemente blasfemo dare

proprio

al

poema

la

qualifica di

"sacrato."
Sulla relazione tra
zi

"poema"

termini

"sacro"

bile, dell'aggettivo
si

dove

insiste sulla

sostantivo "poema."

al

loro

un certo senso incontesta-

inscindibilit e sulla subordinazione, in

che

Angelo Jacomuz-

e "sacro,"

scrive delle pagine molto penetranti,

Per Jacomuzzi,

prefigge di ridurre lo iato tra ispirazione religiosa e poesia in

Dante, opponendosi sia all'impostazione che diremo crociana, sia a


quella di cui Singleton
al

proponente pi

il

culmine della tradizione

letteraria del

Dante

illustre,

medioevo

"si

latino e

pone

roman-

zo, raccogliendo in s, nella figura dello scriba, la ricchezza vitale

tempo,

e l'attesa escatologica del

un operare

l'idea di

scrivere che

sempre un

e insieme, nella figura del poeta,

che intrinsecamente

artistico

'dictare,'

che cerca

artificio e di

uno

la solidariet del lettore

nell'universo del discorso e non in quello del verisimile e della storia" (99).

Jacomuzzi

l'interdipendenza dell'elemento "sacra-

illustra

le" e di quello poetico soprattutto attraverso

il

topos dell'ineffabilit.

"L'indicibilit del fatto mistico della visione fonda

del fatto linguistico, rivela la

'poema
in
si

sacro'

non

nel

momento

l'arbitrariet

della definizione contenutistica,

quello della definizione strutturale nella quale

dispongono come

forma generale della Commedia come

solidali e convergenti,

ma

due termini non

ma come

opposti in ten-

sione tra loro" (150). Pur essendo pienamente sottoscrivibile, questa

formulazione va riaggiustata mediante due considerazioni che mi

sembrano fondamentali: una riguarda

il

carattere dell'esperienza mi-

stica, l'altra l'assetto retorico-formale del

Paradiso,

in particolare

dell'ultimo canto.

Ho

gi accennato

rienza mistica.

al

carattere intrinsecamente scritturarlo dell'espe-

Resta da esplicitare una considerazione rimasta im-

plicita nelle osservazioni precedenti e


tata pi

profondamente

che meriterebbe

in altra sede.

intrinsecamente scritturarla significa

senso.

Se da una parte

il

mistico

aldil dell'esperienza empirica

di essere trat-

Dire che l'esperienza mistica

demitizzarne radicalmente
la

percezione intuitiva

normale (per attenerci

il

un

alla definizio-

ne tradizionale del Dictionnaire), e dall'altra una ricerca


le,

di

di

paro-

un'ostinata lotta con l'angelo in vista di una ri-scrittura del gi

scritto, allora

questo aldil

si

riduce a un punto, uno zero, un'ori-

242

Giuliana Carugati

gine fuori dal linguaggio

ma

da sempre intrappolata

aldil demitizzato, cio radicalmente sciolto dal

come

Un

in esso.

mito che

nomina

lo

avvolge. L'esperienza mistica questo divisorio, questa

lo

superficie a due facce, questa lamina che vibra a contatto dello zero,
dell'innominabile,'' del sono-quel-che sono; questa superficiale scrittura tremante, che
silenzio.

attraversa per risolversi nel desolato giubilo del

si

linguaggio che cos

Il

all'indicibile,

produce, appoggiato per cos dire

si

un linguaggio "falso"

quasi pro

(il

truffs di

Ange-

la da Foligno), staccato da qualsiasi pretesa di corrispondenza alle

cose.
part

Afferma De Certeau: "au

du mensonge

vrit (et

et

qu'

il

Non

"finto"

so se
si

utiliser le

C' per una differenza:


sua dolorosa novit
le

comme

menteur"
il

"falso"

tocchino, quanto la "falsit" intrinseca all'espressione

mistica non sia di lega diversa dalla

che

pralable mystique pose

le

langage tout entier

caso di sottolineare ancora quanto

il

quelque

qu'il y a

dloger on peut restaurer une

une innocence?) du langage,

un acte qui conduit


(241).

de supposer

lieu

le dpister et

precede.

Il

linguaggio mistico

come

configurano

si

dell'espressione poetica.

fittivit

la falsit del

rispetto a

tali

come

la

una autorit

linguaggio mistico un controcanto a una scrittu-

ra autorevole, nel nostro caso la Sacra Scrittura.

Il

mistico pretende

di fare lo stesso discorso della Scrittura (e dell'autorit ecclesiastica

che lo interpreta),
niera diversa.

ma

si

Rimando

arroga
alla

il

diritto e l'autorit di farlo in

conclusione

ma-

precisazione inevitabile

la

riguardo alla direzione del linguaggio dantesco.


Vorrei adesso soffermarmi brevemente su alcuni aspetti retorico-

formali del Paradiso, per vedere se


sul
lit,

luogo a cui assegnare

cos frequente nella terza cantica,

Jacomuzzi

bile in senso mistico.


di ineffabilit

Dante.

non

Il

topos dell'ineffabi-

univocamente interpretache

insiste sul fatto

le

dichiarazioni

non hanno come funzione "l'esaltazione del personag-

gio o dell'accadimento"; "ci che


la

trovano qui delle indicazioni

si

la scrittura di

si

evidenzia

trascendenza paradisiaca della visione,

tuazione psicologica e linguistica,

il

ma

la

non

propriamente

eccezionalit della

ponderoso tema,

il

si-

limite ultimo

toccato dall'artista, la condizione critica, insomma, dell'invenzione

poetica" (124-5).
passi,

non

si

Se

si

leggono due

tra

pi importanti di questi

pu non essere d'accordo sull'importanza che

riveste quella che

si

potrebbe chiamare

"Apri

li

la

in essi

metaretorica di Dante.

occhi e riguarda qual son

io:

Dante "Mistico"?

243

vedute cose, che possente

tu hai

mio."

se' fatto a sostener lo riso

come

Io era

quei che

che s'ingegna

di visione oblila e

indarno

risente

si

mente,

di ridurlasi a la

quand'io udi' questa proferta. degna


che mai non

di tanto grato,

del libro che

Se

mo

'1

si

stingue

preterito rassegna.

sonasser

che Polimnia con

tutte quelle lingue

suore fero

le

del latte lor dolcissimo pi pingue,

per aiutarmi,

non
e

quanto

il

e cosi,

convien

come

millesmo del vero


il

santo aspetto

figurando

il

santo riso
il

facea mero;

paradiso,

saltar lo sacrato

poema,

cammin

chi trova suo

Ma
e

al

verna, cantando

si

chi pensasse

il

riciso.

ponderoso tema

l'omero mortai che se ne carca,

noi biasmerebbe se sott'esso trema:

non pileggio da picciola barca


quel che fendendo va l'ardita prora,

n da nocchier ch'a se

medesmo

parca.

{Par. 23.46-69)

Se quanto infno

a qui di

dice,

lei si

fosse conchiuso tutto in una loda

poca sarebbe a fornir questa vice.

La bellezza ch'io
non pur
che solo

Da

di l
il

vidi si

da noi,

suo

ma

trasmoda

certo io credo

fattor tutta la goda.

questo passo vinto mi concedo

pi che gi mai da punto di suo tema

soprato fosse comico o tragedo;


che,

come

sole in viso che pi trema,

cos lo rimembrar del dolce riso


la

mente mia da

me medesmo

Dal primo giorno ch'i' vidi


in

scema.
il

suo viso

questa vita, infino a questa vista,

non m'

ma

il

seguire

al

or convien che

mio cantar
mio seguir

preciso;
desista

pi dietro a sua bellezza, poetando,

come

a l'ultimo suo ciascuno artista.

{Par. 30.16-33)

244

Giuliana Carugati

vero,

come afferma Jacomuzzi, che

alle abitudini esegetiche

avvertire

come

"solo una lettura arresa a priori

luoghi comuni della parafrasi critica pu

ai

prevalente in questi passi l'eco verbale di un'espe-

rienza mistica" (121).

che "l'eco verbale

(anzi, lo raramente, e

sa) eco verbale di

vero anche per, dal mio punto di vista,

un'esperienza mistica" non necessariamente

di

comunque questo fenomeno non

un'emozione psico-fisiologica,

una "visione" letteralmente

ci interes-

meno

e ancor

se di eco verbale

si

tratta

ormai queste parole sono inadeguate), allora l'eco

di

uno

intesa:

di

(ma
sfor-

zo, gi all'origine del linguaggio, di costeggiare da vicino l'aldil


del linguaggio stesso.

non

tanto

poema,
fore

Jacomuzzi continua:

un accadimento,

nella

sua definizione

l'ardita prora,

il

oggetto proprio

"Il loro

visione oblita e indicibile, quanto

la

poema

sacrato

il

il

e nelle sue meta-

cantar; o, pi precisamente,

modo

il

fictivus,

transumptivus, poeticus insomma, della trattazione, cos energica-

mente richiamato

Non

si

nei rinvii letterari e

pu non riconoscere che

meno

proprio

to,

al

evidente quando

si

si

gli stessi

nemmeno VArs amandi


Quando

da cui nasce

si

oppongono

in

maniera

fenomeni me-

rischia di attribuire al passato categorie di pensiero

si

sono invece solo


di

artistica di

la

sfugge all'integralismo,

irriducibile "letteratura" e "religione" a proposito di

Prima

Leclercq,

stanca di sottolineare quanto questa prati-

per dir cos, dei santi medievali.

dievali,

indiscrimina-

di qualsiasi fede.

ca fosse diffusa negli ambienti monastici


letteratura mistica:

dei rinvii letterari

rifletta sull 'utilizzo

medioevo, degli autori

nell'opera citata, non

mistici e sacrali" (121-2).

La drammaticit

"fatica dell'invenzione" (122).


per

non

in questi passi sia sottolineata la

che

le nostre.

concludere sul

Dante agisce

esaminare brevemente

modo

in cui la

consapevolezza diciamo

sulle ragioni della sua scrittura, vorrei per

altri

due

aspetti formali

buiscano ad accentuare ulteriormente

il

che mi pare contri-

carattere mistico, nel senso

che sono venuta precisando, del Paradiso.

Si tratta rispettivamente

del topos del vedere e di quella che stata diversamente chiamata

trasparenza, allusivit, estenuazione, incorporeit della terza cantica.

Secondo Jacomuzzi,
quenza
...

il

'vidi'

che segna con variata intensit

racconto della visione lungo tutto l'arco delle

sta a indicare

denza

"il

di visione e

il

momento

tre

e fre-

cantiche

pi alto della mitizzazione, la coinci-

invenzione, rivelazione e linguaggio, e sottolinea

Dante "Mistico"?

energicamente

Mi

(150-1).

mi pare

di

vedere

sul

la

potenza

245

sufficienza della rappresentazione"

la

riservo di analizzare questo lopos in altra sede.

Ma

poter affermare che, almeno nel Paradiso, l'insistenza


si

un'assenza

ribalta di fatto in

di visione.

avveniva che l'oggetto della visione incalzasse

la

NeW Inferno

rappresentazione

dell'atto del vedere:

Come

rane innanzi alla nimica

le

biscia per l'acqua

ch'a

fin

dileguan

si

tutte,

ciascuna s'abbica,

la terra

vid'io pi di mille anime distrutte

fuggir cos dinanzi ad un ch'ai passo

passava Stige con

piante asciutte.

le

{Inf.

Nella terza Cantica

il

vedere

esplicita

si

9.76-81)

ben altrimenti:

Beatrice tutta ne l'eterne rote


fissa

con

occhi stava; ed

li

le luci fissi, di l

Nel suo aspetto


qual

che

Glauco

si f"
"1

non

si

tal

dentro mi

fai,

nel gustar de l'erba

consorto

f'

Trasumanar

io in lei

su remote.

in

mar de

li

altri dei.

significar per verba

pon'a; per l'essemplo basti

a cui esperienza grazia serba.

{Par. 1.64-72)

Quel che Dante "vede"

Beatrice questo:

in

una similitudine che

squalifica l'unicit dichiarata dell'esperienza, incalzata da una rifles-

sione metaretorica che


qui

commenta:

dire,

al

di

ci fa

limiti del linguaggio.

tensione poetica

si

II

Sapegno

colloca, per cos

della rappresentazione propriamente detta, nell'entu-

siasmo che accompagna


e nello sforzo

toccare

"Il vertice della

che

il

la

rievocazione di un'esperienza ineffabile

poeta compie per renderne partecipe

re" (nota a Par. 1.66).

Ma

si

tratta

il

letto-

davvero della "rievocazione

di

un'esperienza ineffabile," oppure l'esperienza precisamente quella

dell'impossibilit della visione, della sconftta del linguaggio?

canto 30 del Paradiso, dopo

un susseguirsi
diatamente

di

annunci

la

di visione,

annunci che vengono o imme-

ribaltati nell'impossibilit di rappresentare,

un oggetto della visione che per


un linguaggio preesistente:

Il

preghiera di San Bernardo, non che

definirsi

o seguiti da

deve ricorrere

ai

modi

di

246

Giuliana Carugati

Nel suo profondo vidi che s'interna


legato con

amore

un volume,

in

ci che per l'universo di squaderna;

sustanze e accidenti e lor costume,


quasi conflati insieme, per

modo

tal

che ci ch'i' dico un semplice lume.


(Par. 33.85-90)

Non
che

si

si

pu

dire che questa rappresentazione sia

molto originale, dato

limita a riprendere, fin nella terminologia, concetti artistotelici

e scolastici.

pi avanti:

Ne
de

la

l'alto

profonda e chiara sussistenza

lume parvermi

e l'un

da

tre giri

d'una contenenza;

di tre colori e

come

l'altro

parea reflesso, e

iri

da

che quinci e quindi igualmente

Oh
al

iri

terzo parca foco

'1

quanto corto

il

dire e

si spiri.

come

fioco

mio concetto! e questo, a quel ch'i'


tanto, che non basta a dicer "poco."

vidi,

(115-123)

Anche

qui, la dichiarazione di impossibilit ad esprimere incalza

una

rappresentazione che non fa che riformulare pallidamente, sotto una


leggera patina di immagini, un concetto tratto da un linguaggio presistente

(il

lumen de lumine).

simbolo niceno:

Vediamo ancora

versi 127-132:

Quella circulazion che

pareva

da

li

in te

come lume

concetta

reflesso,

occhi miei alquanto circunspetta,

dentro da s, del suo colore stesso,

mi parve pinta de
per che

'1

la

mio viso

nostra effige;

in lei tutto era

Sconfitta della rappresentazione nel

intende metterla in gioco:

che appena
sto

si

discosta dal linguaggio teologico.

"vede,"

la

visto

la

cose,

stesso in cui

L'Incarnazione detta

verso
visione che
viene confermata

le stesse

momento

messo.

ma

dirle in

ma

in

il

poeta

un linguaggio

Anche per que-

solo quello che gi stato

scaturigine "mistica" del Paradiso. Dire

maniera "falsa,"

modo

fictivo,

quasi pro

truffisi

E veniamo brevemente

ali

'"incorporeit" della poesia del Paradi-

247

Datile "Mistico"?

La

so.

critica oscilla tra la svalutazione e la celebrazione, poli solo

in

apparenza opposti

la

Commedia come

di

un unico presupposto idelogico che intende

rappresentazione mimetica della realt.

mentre da una parte

il

Cos,

Paradiso viene ritenuto poeticamente

infe-

riore rispetto alla trionfale rappresentativit deW'Infcrno, dall'altra

viene giustificato
affetti

in

quanto attinente ad una indefinibile poesia degli

soprannaturali (impostazione, quest'ultima, che fa irresistibil-

mente pensare

me sembra

medievale e dantesca dei corpi

alla dottrina

che

la

aerei).

(ammesso che

definizione globale pi appropriata

sia legittimo fare tali generalizzazioni) della poesia del

Paradiso

sia

quella di poesia "lasca," poesia dalla maglie larghe, allentata rispetto


alla

mimesi, appoggiata

l'altro si riferisce

anche

Come

al silenzio.
al

Prendiamo un passaggio che

tra

lopos del vedere:


puro mei

a raggio di sol che

per fratta nube gi prato di


vider, coverti d'ombra,

li

fiori

occhi miei;

vid'io cos pi turbe di splendori,

folgorate di su da raggi ardenti,

senza veder principio

di fulgri.

(Par. 23.79-84)

Ecco Dante,

il

sommo

artefice della lingua, passare in

dalla precisa articolazione verbale di


bile

ad un balbettio ostinato

Ecco una

agguato.

in cui

il

un brano

di vocaboli, tutti

che mentre
si

per ora,

ma

a che prezzo!

questo cedere

le

si

dichiara rap-

frantuma per cos dire

in

connotanti "luce" (splendori, folgorate,

raggi, ardenti, fulgori), che stentano a formare

specie di vittoria di Pirro:

due terzine

esperienza sensi-

silenzio prepotentemente in

terzina, la seconda,

presentazione di un oggetto della vista,

un cumulo

di

vince

la parola,

Questo toccare

una immagine. Una

o piuttosto
i

la scrittura,

limiti del linguaggio,

armi, questo "dsespoir trs proche du ravissement"

(Blanchot 10), non sono altro che l'esperienza mistica, vibrazione


nel linguaggio del silenzio dell'origine.

Dante "mistico," allora?


esperienza mistica
turario,

in cui sia

Anche accettando una ridefinizione di


integrato come essenziale l'aspetto scrit-

ovvio che Dante non

tollera di essere

similato agli scrittori spirituali del medioevo.

tradizionalmente
restre,"

ma

per

la

la critica sottolinea, egli sia

semplicemente as-

Non

perch,

come

troppo preso dal "ter-

coscienza linguistico-retorica che lo sorregge.

Non

Giuliana Carugati

248

a caso Dante nasce alla scrittura prima di approdare alla mistica, e fin
nella

Commedia

si

pu

rintracciare

to e di distacco nei confronti di

Abbiamo

alle regioni del silenzio.

un percorso che

modi

visto che anche

il

superamen-

di

poetici anteriori,

meno

vicini

"mistico puro"

consapevole, intrinsecamente, costitutivamente, della artificiosit


della sua scrittura, proprio mentre
parlare.

Ma

forse

piii

pur nel terrore, perch

si

categoria non c' che Dante a

una

il

dice implacabilmente spinto a

un silenzio culturalmente

affida "subito" a

connotato in maniera positiva.

guaggio che, per

si

del mistico-poeta disposto a "terminare,"

11

mistico-poeta

(ma

rientrare) oscilla tra

fatto di essere cos

il

forse in questa

silenzio e

coscientemente

il

un

lin-

prodotto di

ricerca, di un'arte, rischia di scollarsi dalle ragioni ultime, viven-

do per cos dire da


ripete volentieri.

solo, di

Dante

una

vita tragicamente precaria.

sta a cavallo tra

Ulisse che per poco non

soccombe

medioevo

il

e l'et

alla follia del proprio volo:

parte, tenuto ancora saldamente da un'adesione profonda

ad una particolare definizione culturale


ne ultima, origine;
alla propria

gua fatua

Come

di "aldil" nel

dall'altra, follemente,

(la

da una
"fede")

senso di ragio-

coscientemente aggrappato

"orazion picciola" nella quale rischia di consumarsi,

e frodolente.**

che rende possibile

la

si

moderna,

Questo bilico precisamente

la

lin-

condizione

Commedia.

Vorrei citare per concludere questo brano di Mallarm (66):


Oui, je

le sais,

nous ne sommes que des vaines formes de la matire, mais


Si sublimes, mon
et notre me.

bien sublimes pour avoir invent Dieu


ami!, que je veux

me donner

ce spectacle de

d'tre, et cependant, s'lanant

pas, chantant

l'Ame

et toutes les

amasses en nous depuis

les

la

matire, ayant conscience

forcenment dans

le

rve qu'elle sait n'tre

divines impressions pareilles qui se sont

premiers ges,

et

proclamant, devant

le

Rien

qu'est la vrit, ces glorieux mensonges!


Il

libro di

Mallarm

come sappiamo,

impossible. Quello di Dante,

nella sua "disagguaglianza" (Par. 15.82), riuscito per tre cantiche


a superare ogni "passo forte" e sta quasi blasfemo, al di l del vero
e del falso, a trascinarci nella propria fragilit.

5/.

John

's

University

Dame

249

"Mistico"?

NOTE

Il

presente saggio una versione riveduta di una conferenza fatta a Yale

nell'ottobre del 1985.

una precisazione importante: quando

Si tratta di

tende a caricare

hanno accresciuto

di cui lo

spagnoli del '500.

gli scrittori

2 Si potr obbiettare che

nomeno

parla di mistica oggi,

si

termine del peso psicologico

il

riguarda

la

la

pu

gioia dell'anima esiste:

psicologia e

neurobiologia, non

la

darsi,

la

ma

questo

poesia e neanche

fela

mistica.

3 Questa affermazione ovviamente da modificare, e lo sar nel seguito dell'articolo.

4 L'eccezione, e

grande

di

rilievo,

II

luogo obbligato qui

il

che

inizi del

non dire pi

di

di

quale io vidi

la

questa benedetta infine a tanto

potesse pi degnamente trattare di lei" {V.N. 42.1).

io

6 Cf. Samuel Beckett, The Unnamable 134: "I'm


I've

tion.

1986.

passo della "mirabile visione, ne

cose che mi fecero proporre

De

rappresentata dagli studi di Michel

Certeau, prematuramente scomparso agli

in the

two surfaces and no thickness, perhaps

middle, I'm the parti-

that's

what

feel,

myself

vibrating."

Non

si

deve

trarre

da questo, come qualcuno ha

fatto, la

conclusione che

l'ar-

rendersi di Dante di fronte all'oggetto della visione un'altra spia dell'assenza


di "autentica"

esperienza mistica in Dante: anche

mistici canonizzati, se a

volte descrivono qualche "visione," sottolineano che queste non


a che fare

Mi

con l'essenza della loro conoscenza

ispiro qui alla bella analisi che del canto

Mazzotta nei suo

libro Dante,

hanno niente

di Dio.

26

&W Inferno

fa

Giuseppe

Poet of the Desert.

OPERE CITATE
Alighieri, Dante.

La Nuova
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La Divina Commedia.

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cura di N. Sapegno. 3 vols. Firenze:

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Beckett, Samuel. The Unnamable.

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Giuliana Carugati

250
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