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La questione kurda

Il Kurdistan è una regione storica-geografica sita tra la Turchia, l'Iran, la Siria e l'Iraq. La
sua superficie è pari a quelle della Penisola Iberica ed il 50% si trova in territorio turco.

Fin dalla caduta dell'impero ottomano, nel 1918, i kurdi hanno cercato di costituire uno
stato tutto loro senza però mai riuscirci.

La maggioranza del popolo kurdo vive ad oggi in Turchia ed in Iraq, dove costituisce un
quarto della popolazione complessiva. La sola Istanbul ospita ben 3 milioni di profughi.

La regione del Kurdistan è importante in quanto l'altopiano rappresenta la principale fonte


di approvvigionamento idrico della Turchia; ricchissimi sono anche i giacimenti di
petrolio. Oltre a ciò, passano da queste montagne importanti oleodotti e gasdotti portando
gli idrocarburi ai porti del Mediterraneo e verso l'Occidente.

Panoramica della situazione dei kurdi nei vari paesi che li ospitano

• Kurdi in Iraq

In tutti i paesi in cui il Kurdistan è suddiviso sono nati movimenti autonomisti che mirano
alla creazione della Nazione Kurda in Iraq. Tale movimento si chiama KDP (partito
democratico del Kurdistan). Il KDP è stato in passato molto attivo contro il regime
dittatoriale di Saddham Hussein che, in opposizione, ha avviato una campagna di
repressione utilizzando anche armi chimiche contro la popolazione causando più di

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100.000 morti e 2,5 milioni di profughi. Dopo la prima Guerra del Golfo (1990) la
situazione per i kurdi è leggermente migliorata grazie all'istituzione delle “No Fly Zone”.
Dopo l'ultima guerra contro l'Iraq e il varo di una nuova costituzione irachena si è
ipotizzata la nascita di un nuovo stato a maggioranza kurda nel Nord dell'Iraq. Tale ipotesi
è però osteggiata dalla vicina Turchia.

• I Kurdi in Iran

In Iran è attivo l'UPK (Unione Patriottica del Kurdistan) che nel 1972 combattè contro il
regime di Teheran una guerra che ad oggi ha causato più di 17.000 morti.
Tradizionalmente sunniti, la situazione dei 6 milioni di kurdi è critica in quanto la
maggioranza degli iraniani è sciita. Dopo la rivoluzione Komeinista, nel 1979, prima
dell'istituzione del regime islamico, i kurdi avevano fondato il Partito Democratico del
Kurdistan iraniano (PDKI) con la speranza, irrealizzata, di ottenere l'autonomia; tale
richiesta costò, in termini di vite umane, 10.000 morti. Il PDKI decise quindi di cambiare
tattica, non agendo più all'interno del paese, ma facendo pressione presso i governi dei
paesi occidentali, col fine di mitigare la politica repressiva di Teheran che ha militarizzato
il Kurdistan iraniano con 150.000 soldati di stanza.

• I Kurdi in Turchia

Il governo turco è, indubbiamente, quello che, tra i governi interessati, ha attuato


provvedimenti più severi nei confronti dei kurdi e di tutte le minoranze presenti nel paese.
La vittoria di Ataturk, padre della moderna Turchia, nel 1923, diede il via alla creazione di
uno stato laicizzato nazionalista, contrario a qualsiasi richiesta di autonomia ed
indipendenza da parte delle minoranze. Nel 1946 l'attuazione di una politica di tolleranza
nei confronti delle minoranze permise la costruzione di alcune infrastrutture di base,

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come scuole ed ospedali. Ma nel 1960 un colpo di stato annullò tutti i diritti che le
minoranze avevano conquistato. Diverse centinaia di kurdi furono rinchiusi nei campi di
concentramento e venne, persino, cambiata la toponomastica delle città kurde,
attribuendogli nomi turchi. Nel 1961 la nuova costituzione promise pari diritto a tutti
coloro i quali risiedevano all'interno della Turchia. L'integrità dello stato, però, era
considerata un valore assoluto ed irrinunciabile; ciò non consentì ai kurdi di poter
ottenere l'indipendenza. La preservazione dell'integrità statale, la preservazione della
repubblica e del popolo turco e la negazione della presenza delle minoranze portò, intorno
agli anni 70-80, a numerosi arresti e detenzione compiuti dai militari contro gli attivisti
politici. Particolarmente feroce furono le torture e le violenze attuate contro la
popolazione. Tali violenze adottate nei confronti della popolazione kurda non vennero mai
punite. Negli anni 70 viene fondato quello che è la più rinomata ed organizzata delle
conpagini politico-rivoluzionarie-indipendentiste del kurdistan: il PKK. Scopo ultimo
l'unificazione del kurdistan e la fondazione di uno stato di stampo comunista, laico ed
egualitario. In risposta a ciò, il governo turco ha proibito l'uso e l'insegnamento della
lingua kurda e degli usi e costumi kurdi. L'esercito di liberazione kurdo, braccio armato
del PKK, si battè per l'indipendenza del popolo kurdo, condannando gli atteggiamenti di
chiusira di Ankara con ostracismo ed attentati. Nell'ultimo decenni sono stati arrestati
250.000 persone che hanno subito torture e violenze per ragioni politiche; molte efferate
torture sono state inflitte alla popolazione kurda che abita le regioni del sud-est.
Nonostante la Turchia abbia approvato le due convenzioni dell'ONU e del Consiglio
d'Europa contro la tortura, Amnesty International ritiene che in Turchia la tortura sia assai
diffusa verso gli oppositori politici e gli esponenti delle comunità kurda.

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