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La meccanica fasciale gioca un ruolo importane sia nel funzionamento del corpo, che nel
mantenimento della sua integrit. I fascia funzionano come un tutt'uno, ma per la buona comprensione
del loro meccanismo, studieremo la meccanica locale e successivamente quella generale. (fig.74)
MECCANICA LOCALE
La meccanica locale dei fascia si manifesta sotto una forma multifattoriale, unendo un ruolo di
sospensione e protezione, di concentrazione, di separazione, di assorbimento degli choc oltre che di
ammortizzazione delle pressioni.
A - SOSPENSIONE E PROTEZIONE
1) Sospensione
Il ruolo di sospensione del fascia prende l'intero significato a livello dei fascia interni sia sotto forma
di meso dei legamenti o di fascia propriamente detti. Esso il garante della coesione interna
mantenendo, tramite i suoi attacchi strutturali, ciascun organo al suo rispettivo posto.
Questo sostegno avviene in forma chiusa ma, nella maggior parte dei casi, non fissa. Infatti ciascun
organo, per il gioco di elasticit degli attacchi, conserva sempre una certa mobilit. Mobilit necessaria
per adattarsi alle diverse tensioni che potrebbero intervenire, ma anche una mobilit che rientra nel
contesto generale di mobilit del corpo umano affinch la fisiologia e la funzione possano esprimersi
pienamente.
Il ruolo di sospensione non si esercita solo nella parte cavitaria, ma anche nella periferia del corpo
umano. Tramite le aponeurosi dei legamenti, esso il supporto di ciascun muscolo, articolazione e
sistema voscolo-nervoso.
Dall'integrit della struttura ossea dipende lo stato funzionale e, di conseguenza, la buona fisiologia del
corpo. Ma un osso, da solo, non ha alcuna possibilit d'azione, la funzione, l'integrit e la relazione
con le altre ossa, dipendono unicamente dai mezzi di attacco che lo unisce alle strutture ossee vicine.
Risulta dunque che se la struttura forma l'ossatura, il punto di ancoraggio, essa dipende strettamente
dai tessuti molli nel mantenimento della coesione e della funzione, creando cos un'interrelazione
indissociabile tra la struttura e i tessuti molli, e da l, tra struttura e funzione, funzione e struttura.
La funzione dei fascia varia a seconda della zona considerata. Il fascia ha diverse capacit di
stiramento a seconda della sua localizzazione. Per esempio, la capacit di stiramento di un tendine
equivale a 1/10 rispetto a quella della pelle, ci dipende dal fatto che il tendine costituito di fibre di
tipo I disposte parallelamente, mentre tutti i tipi sono rappresentati a livello della pelle e i fasci sono
orientati in tutte le direzioni. Lo spessore delle fibre di collagene specifica dell'organo, ed evolve con
l'et. L'elasticit del fascia decresce durante la vita. Il fascia la sede della formazione dello spessore,
accorciamento, calcificazione, a seconda delle tensioni subite.
Del resto questa funzione di sospensione prova la notevole adattabilit alle circostanze.
Cos, nel momento della gravidanza, l'utero la sede di una distensione importante, con
lallungamento dei suoi legamenti, senza che questo si traduca in dolore. Non solamente l'utero si
distende, ma risalendo nella cavit addominale, attua, in secondo luogo, una distensione dei fascia
della parete addominale, senza provocare dolore, e mentre in altre circostanze in cui sottoposto a
tensione e stress, reagisce creando spessore, se non addirittura calcificazione, niente di tutto ci accade
in questo caso.
Dopo il parto esso ritorna alla normalit, ossia, si ritrae per ritrovare la sua tonicit e la sua precedente
elasticit. Questo un fenomeno programmato e si pu pensare che il fascia abbia in "memoria"
questo meccanismo.
Prendiamo il caso dell'obesit, questa situazione pu essere considerata come patologica. In certi
soggetti l'aumento di peso enorme, l'accumulo del tessuto grasso avviene a tutti i livelli implicando
un aumento di volume che pu essere considerevole, con una automatica distensione dei fascia per
contenere questo surplus. Al momento del dimagrimento, soprattutto se progressivo, nella gran parte
dei casi, i fascia riprendono la loro tonicit e la normale elasticit. Non questo un caso di
adattamento notevole?
Ancora un esempio: il rene, contenuto in un sacco aponeurotico sospeso da legamenti e arteria renale,
soggetto a dei prolassi o diventare mobile in seguito a una rilassatezza del sistema sospensivo,
essendo la stessa arteria renale ritirata. Se per una manipolazione osteopatica, a condizione che non sia
tardiva, riusciamo a far reintegrare il rene nella sua posizione naturale, constatiamo che al termine di
un certo periodo questo si stabilito al suo posto, e che le strutture di sostegno hanno ritrovato la loro
tonicit.
Il fascia ha una considerevole malleabilit che lo fa adattare permanentemente alle tensioni che
subisce. Ma anche capace di ritrovare il suo stato precedente poich "programmato" per facilitare la
fisiologia del corpo, a condizione che gli sia apportato un aiuto esteriore in un lasso di tempo
ragionevole.
2) Protezione
Oltre il ruolo di mantenimento, i fascia costituiscono un meccanismo di protezione per garantire
l'integrit fisica e fisiologica del corpo umano.
Questo meccanismo di protezione si esprime seguendo pi veicoli, ci grazie alla solidit ma anche
alla contrattilit e alla elasticit.
Questo ruolo di protezione e di tampone ha valore a livello delle meningi, il cui scopo quello di
preservare l'asse cerebro-spinale contro gli choc e le variazioni brutali di pressione che potrebbero
essere molto dannose per il tessuto nervoso. A questo livello un elemento supplementare viene a
rinforzare, fra l'altro, questo ruolo di ammortizzatore: il liquido cefalo-rachideo. A livello periferico
l'LCR rimpiazzato nelle zone particolarmente sensibili come al livello dei reni, e delle fosse ischiorettali da un tessuto grasso il quale non altro che una variet del tessuto prossimo alla fluidit.
Un esempio illustra chiaramente questo stato di fatto: si tratta delle modificazioni progressive della
pelle nel corso degli anni; lasciando persistere, nel momento in cui si pizzica la pelle, una piega
cutanea che si cancella in un tempo che aumenta man mano che gli anni passano. Piega cutanea dovuta
all'indebolimento dei legami trasversali dunque all'elasticit del tessuto connettivo.
La dinamica meccanica di un tessuto sar condizionata dalla concentrazione locale di proteoglicani e
di acido ialuronico. Le tappe della sintesi e del metabolismo dei proteoglicani possono essere
modificate da fattori endogeni (ereditariet, errori genetici ecc.) e esogeni (malnutrizione, stress,
infezioni batteriche e virali, traumi ecc.).
Questo porter a una densificazione della sostanza fondamentale con un rinforzo di fibre di collagene.
Se le tensioni che si esercitano sul tessuto connettivo persistono, questo va a trasformare
completamente la sua struttura, in modo particolare ai punti di inserzione, per evolversi verso la
calcificazione. E cos che al momento di tensioni importanti vediamo alcuni attacchi legamentali o
fasciali calcificarsi progressivamente. Questo fenomeno particolarmente frequente a livello del
calcagno, del collo, della spalla o della colonna vertebrale, per citare gli esempi pi significativi che si
riscontrano quotidianamente.
B - CONCENTRAZIONE E SEPARAZIONE
Le fascia uniscono e separano tutto, separa e unisce tutto. (L.Issartel)
1) Concentrazione
Non c' una sola parte del corpo che non sia avvolta da un fascia. Come dimostra l'anatomia, il corpo
umano costituito da grandi involucri che racchiudono regioni pi o meno estese, ma all'interno di
queste regioni c' duplicazione del fascia per contenere strutture sempre pi sottili, e ci senza alcuna
discontinuit. E' cos che a livello della coscia, per esempio, abbiamo una grande guaina cilindrica che
ingloba tutti i muscoli di questa regione. Questo grande cilindro si divide, in seguito, grazie ai setti
intermuscolari per separare i gruppi muscolari con funzioni diverse. All'interno di queste suddivisioni
abbiamo pi muscoli avvolti, essi stessi in una guaina fasciale. Negli stessi muscoli ancora una
divisione aponeurotica attornia i diversi fasci muscolari che vanno nuovamente ad essere divisi da
nuove membrane che attorniano le miofibrille.
La cavit addominale chiusa da un vasto sacco membranoso che contiene tutte le viscere, gli isolanti
di strutture circostanti, mantenendo cos una certa coerenza e pressioni costanti. Ma lo stesso peritoneo
va a demoltiplicarsi in legamenti mesos... che vanno a costituire l'involucro strutturale degli organi.
Il fascia, dunque, l per garantire la struttura anatomica dei tessuti molli.
Esso ne , al tempo stesso, il costituente, il supporto, l'ossatura.
Qualsiasi debolezza, al suo livello, potrebbe tradursi in un'ernia della "materia" che contiene, la cui
ernia potrebbe rompersi con conseguenze sulla funzione fisiologica.
Senza il fascia i diversi organi non potrebbero assolvere il loro ruolo. Gli organi incavati sarebbero la
sede di distensioni enormi, la loro fisiologia completamente perturbata dal fatto che gli epitelium
hanno il loro punto di ancoraggio nelle membrane basali, che sono esse stesse all'origine della loro
rigenerazione. Un'arteria sprovvista di fascia sarebbe flaccida, molto facilmente compressibile e,
dunque, perturberebbe enormemente il flusso sanguigno.
2) Separazione
Se tutte le strutture anatomiche sono collegate dal fascia, questo anche un mezzo per separarle, al
fine di conservare tutta la loro coerenza.
Questa separazione si realizzer tramite separazione e scissione.
a) Scissione
Per evitare qualsiasi rigidit e conservare un massimo di mobilit -che costituisce la funzione
fondamentale di ciascuna infima parte del corpo, cos come una certa indipendenza di un organo o di
una struttura in rapporto a quella adiacente- ciascuna parte pur restando in relazione con la parte
vicina, ne separata dai piani di scissione. Questi piani di scissione sono costituiti di tessuto
connettivo debole che penetra negli organi per riempire gli spazi ma anche, come abbiamo gi visto,
per collegare le strutture.
Allorch al momento dei testi o trattamenti vogliamo interessarci a delle zone situate in profondit, per
raggiungerle ci serve attraversare una barriera muscolare, se non addirittura la sua contrazione riflessa;
inoltre interporremo tra le nostre mani e la zona da palpare, una zona spessa e densa che diminuir, se
non addirittura impedir la facolt di palpazione.
I piani di scissione sono l per autorizzare un passaggio molto pi facile. Cos se si vuole palpare un
piramidale o un piccolo legamento sacro-sciatico, bisogner servirsi del piano di scissione esistente tra
il medio e il grande gluteo.
Se si vuole palpare un nervo sciatico alla superficie posteriore della coscia, la sola via di passaggio
possibile non pu che essere il piano di scissione costituito dai gruppi interni ed esterni degli ischiogambali.
A proposito del rene, il punto di passaggio non pu essere altro che quello di articolazione tra il bordo
esterno del grande dritto e gli abbliqui.
Se si vuole palpare un comune legamento vertebrale anteriore, il solo passaggio possibile la linea
bianca. E se c' un punto di scissione soggetto a variazione, questo un buon punto di passaggio.
Ricordiamoci che durante la gravidanza, per la maggior parte dei casi grazie alla divisione della linea
bianca che l'addome pu dilatarsi. Ma aim, al momento di una cattiva unione post parto che
interviene una deiscenza della linea bianca, attraverso la quale si possono sentire molto facilmente le
anse intestinali.
- Questi piani di scissione permettono, infine, al chirurgo di fare delle incisioni e di separare
facilmente gli organi tra di loro nel momento in cui si dirigono alla cavit addominale.
b) Compartimentazione
La divisione dei fascia permette di costituire delle cassette pi o meno a tenuta stagna per mantenere le
differenze di pressione tra i diversi compartimenti, ma anche di prevenire la diffusione d'infezione o di
infiammazione da un compartimento all'altro.
Questa compartimentazione protegge, dunque, gli organi dall'espansione di fuochi purulenti. Ma come
gi visto, essa attua anche delle segmentazioni all'interno di uno stesso organo, tra cui quelli pi
rappresentativi sono i lobi del fegato e del polmone. Questa compartizione supplementare ha lo scopo
di proteggere un organo vitale, preservandone la funzione al momento dell'attacco di una delle parti. E'
cos che un fegato pu adempiere la sua fisiologia pur avendo il 30% di tessuto funzionale.
Al momento di un trauma violento, il corpo vittima di un'onda di choc che fa penetrare all'interno del
corpo una grande quantit di energia. Se la sua intensit troppo elevata, ne seguiranno dei danni
importanti a livello di strutture o organi.
Il ruolo del tessuto connettivo giusto quello di ammortizzare questa onda di choc e di disperderla in
diverse direzioni al fine di attenuarne l'intensit preservandone, cos, l'integrit fisica del corpo umano.
Se l'intensit supera un certo limite, il tessuto connettivo non potr pi assolvere il suo ruolo e
assisteremo a delle lesioni che portano spesso a un esito fatale, tra i pi frequenti ci sono lo scoppio
della milza, del fegato e la frattura del rene.
L'orientamento delle fibre fasciali, il ruolo tampone del tessuto connettivo, tendono, come abbiamo
detto, a disperdere questa energia in diverse direzioni al fine di attenuarne l'intensit e permettere cos
un assorbimento dello choc.
Sembra curioso pensare che un tessuto molle possa accumulare in se stesso una quantit di energia che
resta prigioniera al suo interno. Abbiamo visto che il ruolo della sostanza fondamentale era dedicato,
tra l'altro, a un meccanismo ammortizzatore e che per adempiere il suo compito, attuava numerosi
meccanismi al fine di ristabilire la normalit. In un certo numero di casi avviene che questo
meccanismo sia sommerso e che non possa far completamente fronte allo stress a cui sottoposto. In
questo caso la sostanza fondamentale va a conservare in memoria questo stress e, in maniera autonoma
e indipendente, quello delle vie superiori. Sicuramente queste interverranno per aumentare la
possibilit di evacuazione dell'energia e attenuarne le conseguenze, ma non potranno affrontare lo
stress subito. Ci messo in evidenza dall'esperienza di Frankstein.
Dopo aver iniettato l'essenza di trementina nella zampa di un gatto, sotto l'intensit di choc, questo ha
immediatamente messo la sua zampa in posizione di triplo ritiro. Dopo un po di tempo il gatto ha
ritrovato un uso normale della zampa. Qualche mese pi tardi si procede a una decerebrazione del
gatto, immediatamente la zampa traumatizzata prende una posizione di triplo ritiro. L'interruzione dei
processi regolatori superiori ha tirato fuori il trauma iniziale: si parlato cos, di memoria cellulare o
memoria periferica, forse sarebbe meglio parlare di memoria del tessuto connettivo, e pi
precisamente memoria della sostanza fondamentale.
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aggressione qualsiasi sorpassa una certa intensit, si assiste all'attuazione di uno stress locale che, nella
maggior parte dei casi va a svilupparsi silenziosamente e qualche volta nell'arco di anni, ma che nella
maggior parte dei casi tende a uno stato patologico. Ci avviene a partire da un meccanismo locale
autonomo ma, tramite il sistema nervoso pu, molto rapidamente, guadagnare una zona molto pi
estesa grazie alla facilitazione di un segmento midollare.
Al suo livello, la resistenza alla conduzione di un impulso elettrico stato ridotto. Il segmento
altamente irritabile, e al suo livello uno stimolo supplementare molto debole provocher una risposta
importante senza misura comune con l'intensit della stimolazione.
Questo segmento facilitato, provocher delle modificazioni del tono muscolare con diminuzione della
mobilit del segmento interessato, cos come un cambiamento palpabile nella struttura tissulare.
Ricordiamo che questo cambiamento pu anche essere indotto direttamente senza passare per l'arco
midollare, grazie a delle modificazioni, all'interno della sostanza fondamentale che vanno a
ripercuotersi in superficie tramite i cilindri di Hine.
La stimolazione simpatica provoca, a sua volta, un cambiamento nella struttura della pelle, oltre che
un cambiamento nell'attivit delle ghiandole sudorifere. La sua azione va a terminare a distanza sugli
organi che dipendono dalla zona metamerica che a loro volta entrano in disfunzione senza intervento
esteriore. Un segmento facilitato avr, sfortunatamente, la tendenza ad autoperpetuarsi.
Il corpo subisce permanentemente delle tensioni, crampi, chocs e stress di ogni tipo. Se non esistesse
uno scudo difensivo per ammortizzare tutti questi diversi traumi, sarebbe poco probabile che l'essere
umano possa essere vitale, in ogni caso la funzione ne sarebbe fortemente alterata.
Questo ruolo di ammortizzatore in gran parte svolto dal fascia e si realizza attraverso la sua struttura
biologica, i suoi componenti elastici, tramite il tessuto grasso, grazie alla sua costruzione anatomica.
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1) Struttura biochimica
Abbiamo studiato, nel capitolo precedente, il ruolo tampone del tessuto connettivo attribuito alla
sostanza fondamentale, che dipende dalla concentrazione di proteoglicani. Bisogna ricordare che i
proteoglicani modificano le caratteristiche viscoelastiche dei tessuti, permettendo cos il loro
adattamento ai fattori di pressione.
La proporzione di sostanza fondamentale e di fibre dipende dalle forze che agiscono sui tessuti. Cos,
su un legamento le cui forze sono dirette in una direzione costante, con importanti tensioni, la funzione
fondamentale molto limitata, mentre la fibre sono molto abbondanti e allineate in fasci paralleli.
In seguito a una qualsiasi tensione, il fascia gioca il ruolo di ammortizzatore per attenuarne l'intensit e
assorbirne una parte delle forze. Se questa tensione persiste, il fascia va, in un secondo tempo, a
modificare la sua struttura. Cos, quando una tensione applicata a un qualsiasi livello, le fibre di
collagene aumentano e si orientano lungo le linee di sforzo capaci di realizzare una fibrosi.
Hurcher e Coll, in studi svolti su alcuni fascia patologici nel quadro della sindrome cronica della
cavit/loggia* tibiale anteriore, non hanno constatato differenze quantitative di collagene. Al contrario
hanno notato un aumento dello spessore e della rigidit strutturale.
Al livello del fascia patologico, la struttura a reticolato delle fibre minima. In alcuni pazienti essa
appariva pi spesso, in altri pi spessa con delle aderenze muscolari, infine, in altri ancora appariva
istologicamente normale. Questo ci spinge a pensare che ogni soggetto risponde in modo diverso a una
stessa patologia, ci in funzione dello stato di "salute" generale del paziente. Quando ci si rivolge a
una persona, bisognerebbe integrare la sua patologia in un contesto pi generale, questa l'idea che
esprime I. Korr quando dice "che non ci sono malattie ma malati".
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Yahia e Coll, al momento del prelevamento di fascia lombari, hanno constatato degli ispessimenti
evidenti, ciascuno con delle fibre orientate in una direzione specifica.
2)Componenti elastici
Il fascia non ha una struttura completamente rigida. Qualunque sia la sua localizzazione, presenta
sempre una certa elasticit, grazie alla quale pu attenuare l'intensit delle pressioni e arretrare al
massimo il margine di rottura. Al momento di uno sforzo violento, la resistenza muscolare supportata
e rinforzata dalle caratteristiche elastiche del tessuto connettivo; senza di essa, il muscolo
raggiungerebbe molto rapidamente la soglia di tolleranza e ne seguirebbe, fatalmente, una rottura. Se
quest'ultima non si realizza frequentemente grazie alle propriet visoelastiche* e contrattile del
fascia.
Yahia e Coll hanno studiato lo stiramento su dei campioni di fascia. Hanno constatato che pi un fascia
stirato, pi aumenta la sua rigidit e che per ottenere la stessa deformazione in un lasso di tempo pi
breve, servirebbe un carico pi consistente. Inoltre, se sottomesso a un carico costante, la
deformazione diminuisce progressivamente.
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Oltre al ruolo di accumulare riserve adipose, di isolante termico, il tessuto adiposo interviene anche
come ammortizzatore delle pressioni.
Questo ruolo riveste una importanza pi o meno grande a seconda della regione considerata.
A livello cutaneo attenua l'intensit degli choc, costituendo un cuscino ammortizzatorepi o meno
efficace a seconda dello spessore. Cos uno choc sul braccio, dove il panicule (la pannocchia*)
adiposo presente, lo choc molto meno doloroso che sulla tibia, dove il tessuto adiposo
praticamente inesistente.
A livello addominale, oltre il fatto di colmare lo spazio compreso tra i diversi organi, esso attenua, in
maniera significativa, le importanti pressioni che si esercitano all'interno della cavit addominale,
proteggendo cos i diversi organi affinch la loro fisiologia possa svolgersi normalmente.
A livello del rene, l'adiposit perineale molto abbondante. Oltre a permettere un fissaggio del rene,
( le ptosi renali sono frequenti nel momento dei dimagrimenti veloci con scioglimento dell'adipe
perinerale) essa costiutisce al suo intorno, un cuscinetto adiposo proteggendolo contro i traumi, che se
troppo violenti possono portare alla frattura del rene. Al livello del perineo, infine, esiste una
importante raccolta adiposa.
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Per evitare questi fastidi, e al fine di sostenere la colonna viscerale sovrastante, di assicurare una
perfetta fisiologia sfinterica, e di assorbire le pressioni che si esercitano su di esso, il perineo dotato
di pi meccanismi di protezione:
- elasticit e solidit;
- architettura anatomica;
- presenza di un cuscino adiposo;
- ammortizzatori complementari;
- sinergie di movimento.
1) Elasticit e solidit
Per sopportare gli organi perineali i fascia pelvici devono unire due caratteristiche essenziali anche se
apparentemente contraddittori, elasticit e solidit.
- La solidit per supportare le enormi pressioni che possono esercitarsi in modo particolare al
momento della tosse e degli sforzi violenti.
- L'elasticit per permettere di ammortizzare permanentemente le pressioni, cos da favorire il gioco
degli sfinteri.
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2) Architettura anatomica
Abbiamo segnalato che gli organi perineali avevano una forma grossolanamente concava nel senso
anteroposteriore e sagittale. Questo per permettere alle pressioni che vengono dall'alto di essere
distribuite in tutte le direzioni e non solo in una direzione strettamente verticale.
Kamina nota che "la statica interna migliore quanto pi conservato o accentuato l'orientamento
fisiologico dell'apparato genitale, e quanto pi solidi sono gli elementi di sostegno".
Allo sforzo, la pressione intraddominale, tenendo conto della direzione generale del bacino, orientata
essenzialmente indietro verso la regione anocoggigea molto resistente.
C' una traslazione posteriore delle viscere e in particolare dell'utero il cui collo si appoggia sul
perineo posteriore.
Del resto i fasci uterini del muscolo elevatore dell'ano si contraggono per opporsi a sforzi di pressione.
Essi elevano il centro tendineo del perineo che poggia la parete vaginale posteriore contro l'anteriore
formando una angolazione vaginale a senoposteriore: "l'angolo vaginale".
Ben inteso nell'archittetura anatomica, bisogna tener conto dell'inclinazione del bacino, della lordosi
lombare, cos come della tonicit addominale.
L'aumento della lordosi lombare e la perdita della tonicit addominale favoriscono l'antiflessione del
bacino. la risultante delle forze che si esercitano sul perineo, ha la tendenza a focalizzarsi sulla fessura
vulvare, esercitando una pressione molto pi forte sulla vescica e l'utero.
Se noi ci troviamo in presenza di un perineo indebolito ci porter rapidamente a una discesa del collo
vescicale o uterino.
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4) Ammortizzatori complentari
Postero-lateralmente, la cavit perineale chiusa dal muscolo piramidale attorniato dal suo fascia che
altro non che una dipendenza della aponeurosi perineale profonda.
A parte il fatto che chiude ermeticamente l'anello pelvico indietro, il piramidale costituisce un
ammortizzatore supplementare di sforzi che si esercitano sul piccolo bacino.
Lateralmente, il bacino presenta due orifizi: i fori otturatori dei quali dobbiamo domandarci l'utilit
oltre al fatto che danno inserzione ai due muscoli otturatori essi sono colmati dalla membrana
otturatrice, struttura elastica che vibra in funzione delle pressioni che si esercitano sul piccolo bacino,
un po' come due branchie di pesce, costituendo cos un elemento supplementare per la regolazione
degli sforzi.
5) Sinergie di movimento
Non dimentichiamo che, superando il piccolo bacino, c' un'importante massa viscerale addominale
che chiusa nella parte superiore da un pistone diaframmatico che permanentemente mobilizzato,
dall'alto in basso, e che esercita dunque una certa pressione sulla colonna viscerale.
Pressione che va in parte a trasmettersi agli organi pelvici.
I tessuti molli del perineo, grazie alla loro elasticit, assorbono e integrano questo movimento
permanente evitando cos che sia danneggiabile per il suo contenuto.
Esso lavora dunque in sinergia con il diaframma realizzando un leggero movimento di discesa al
momento dell'inspirazione. Per esserne convinti, sufficiente respirare contraendo il perineo, in questo
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- In basso e indietro, a livello dell'anello fibroso centrale del perineo, punto cavitale pi declive e di
convergenza di tutti i fascia, e praticamente di tutti i muscoli perineali rappresenta il laccio che ferma
il sacco e pu essere dunque considerato come il punto pi solido.
- Lateralmente l dove esiste un primo ammortizzatore costituito dal tessuto adiposo. Ancora pi
lateralmente ci sono le membrane otturatrici in avanti e quelle piramidali pi indietro.
- In avanti, infine, una parte delle tensioni presa in carico dal perineo anteriore e dalla sinfisi.
4) Costruzione anatomica
Ancorato al sistema scheletrico, il fascia non rappresenta un semplice tubo costituito di bande verticali
ben paralleli.
L'architettura fasciale formata da pi strati superiori ma interdipendenti tra loro, orientati in pi
direzioni: verticali, orizzontali, obliqui; ci al fine di rafforzarne la solidit, l'efficacia e di aumentare
la resistenza alle tensioni che si esercitano su esso.
Debnar e Coll, nell'analizzare il campione di fascia troncolombare, hanno dimostrato che questo
formato da numerose lamine di collagene orientate obbliquamente tra loro.
Gerlach e Lierse hanno studiato i fascia del membro inferiore. A livello della coscia hanno messo in
evidenza: (fig 76)
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MECCANICA GENERALE
A - CONDUZIONE DELLA SENSIBILITA
La conduzione della sensibilit, che proviene dalla periferia, arriva al corno posteriore del midollo. di la per via
intramidollare si incammina verso i centri specifici cerebrali che trattano linformazione e che in cambio inviano
la risposta adeguata alla situazione. Questo schema molto grossolano e nella realt le cose sono molto pi
complesse c infatti una rete di recettori periferici che transitano nelle vie di passaggio anatomicamente
descritte ma sembra che le vie di conduzione non siano cos semplici cos come si possa pensare e che esistono
dei circuiti che fuggono da qualsiasi schema.
Tutte le informazioni che arrivano al corno posteriore del midollo, fortunatamente non generano
sistematicamente una risposta, altrimenti saremmo incessantemente in uno stato dagitazione permanente. Per
che ci sia una risposta appropriata c bisogno di una certa soglia di informazioni e a partire da questa costante
che Melzach e Wall hanno elaborato la teoria del portello(barriera).
C nel corno posteriore del midollo un meccanismo regolatore che consiste nellaumentare o nel diminuire il
debito degli stimoli nervosi. Questo meccanismo determinato dallattivit di fibre a beta e a delta oltre che
dalle influenze discendenti prodotte dallencefalo. Quando la quantit delle informazioni che attraversano la
barriera supera un certo livello critico, si attivano delle zone neurali responsabili del dolore.
Allora al livello delle cellule T del corno posteriore arriva una serie di stimoli nervosi, entro una certa soglia
di tolleranza le cellule T esercitano un controllo frenante tanto da non superare la barriera ( il portello resta
chiuso) nel momento in cui questa soglia aumenta il controllo frenante delle cellule T quindi il portello si apre
e appare la sensazione dolorosa.
Pertanto il meccanismo strettamente midollare pone determinati problemi, infatti il sistema del portello basato
su di un controllo presinaptico ma esistono anche delle inibizioni postsinaptiche, a prova che il meccanismo di
salvaguardia ma anche scatenante la lesione, avviene e certamente prima al livello periferico prima che
intervenga larco riflesso. Sembrava che tutte le informazioni non transitavano dai centri superiori ma fossero
direttamente trattate dai cervelli periferici. E cos che lesperimenti fatti su topi da laboratorio decerebrati
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Appare sempre pi evidente che le fasce sono la sede della sensibilit ma sono capaci di curare linformazione
in maniera autonoma. Pischinger attribuisce questo controllo al sistema di base. Questo controllo assicurato
dal mantenimento dellomeostasi del sistema cio la correzione in economia delle deviazioni derivanti da
perturbazioni esterne.
Questi fattori perturbanti agiscono in generale unilaterale. La mobilit e la funzione sono perturbate nel
segmento colpito prima dellapparizione di problematiche clinicamente espresse, la perturbazione gi
installata; questa si caratterizza tramite un aumento della spesa energetica per assicurare la funzione poi per via
riflessa segmentaria la lesione avviene in profondit per via viscerosomatica fino ad arrivare allinstallazione
della cronicit che interessa tutto il lato omolaterale che si trova cosi in ipofunzione.
Yahia e Coll al momento dei loro esperimenti sulle fasce toraco- lombari hanno messo in evidenza dei
corpuscoli di Ruffini e Paccini; quelli di Ruffini sono caratterizzati da un semplice assone ed unarborizzazione
molto densa con le fibre di collagene. I meccanorecettori sono soprattutto localizzati nelle zone giustavascolari e
nei tessuti connettivi molli con dei fasci di collagene denso. Questa conduzione nervosa al livello delle fasce
sembra essere il motivo dei sistemi parasimpatici e ortosimpatici che interverrebbero non solo nella meccanica
ma anche nella biochimica fasciale.
Il simpatico influenzando la circolazione sanguigna e il metabolismo influisce sul livello del PH e
sulleliminazione dei cataboliti. Se le fasce possiedono un loro proprio dinnervazione dovuto al fatto che non
ha una struttura rigida ma suscettibile di un certo movimento.
Questo stato controllato da Yahia e Coll al momento degli esperimenti di stiramento delle fasce che hanno
messo in evidenza una contrazione spontanea al momento dello stiramento che si traduce in un aumento delle
sue propriet viscolelastiche.
Boabighi e Coll hanno mostrato che le fibre di collagene essendo costituite da regolazioni regolari sono
comparabili, nella loro forma alle onde dei fluidi in movimento la loro ampiezza media e di 6 micron e
lampiezza e di 60 micron riproduciamo qualche misura effettuata da questi autori.
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STRUTTURE
Aponeurosi brachiale
Aponeurosi antibrachiale
Retinacolo degli estensori
Retinacolo dei flessori
Aponeurosi alte degli obliqui esterni
Aponeurosi basse degli obliqui esterni
Fascia lata anteriore
Tratto ilio-tibiale
Retinacolo estensori caviglia
D= diametro delle fasce
A= ampiezza
I= lunghezza donda
130
155
200
200
155
170
150
155
285
8,5
8,5
1,5
1,5
8,5
5,7
8,5
4,5
1,5
30
30
70
70
30
85
35
75
80
Noi dobbiamo dunque considerare le fasce come dotate di un certo movimento autonomo. Lorigine di tale
movimento va ricercata nellembriologia. Lo sviluppo embriologico non che un movimento perpetuo che,
attraverso diversi stadi si conclude con la costituzione di un essere umano.
Non dobbiamo dimenticarci che allinizio abbiamo tre foglietti strettamente collegati, lectoblasta, mesoblasta,
entoblasta. Questi tre foglietti subiscono uninvoluzione che li permetter di costituire lo scheletro, le cavit gli
organi. Questa involuzione avviene in maniera concomitante. Ciascun foglietto migra in parallelo si interpenetra
con i vicini. Va a persistere nella memoria di un movimento perpetuo che si pu ritrovare al livello cranico
viscerale e fasciale. La sua ampiezza compresa approssimativamente tra gli 8 e 14 periodi per secondo con
qualche variazione a seconda delle zone considerate, questo movimento permette di facilitare gli scambi
cellulari cos come permette di dinamizzare la meccanica dei fluidi. Sembrerebbe che questi movimenti siano
attuati dal sistema linfatico la sua diminuzione, assenza o accelerazione costituir per noi un modo per
diagniosticare la lesione cos come vedremo di seguito.
B-PARTICOLARITA MORFOLOGICHE
Il tessuto connettivo molto ricco di fibre di collagene disposte in fasci molto densi quasi paralleli orientati con
regolarit nel senso in cui vanno le sollecitazioni meccaniche pi importanti.
24
Al livello dellarto superiore le fasce anteroesterne sono pi spesse e forti che le postero interne;
Questa stessa disposizione si trova al livello dellarto inferiore, ad eccezione della gamba dove le fasce
anterointerne che ricoprono la tibia sono pi spesse.
Al livello plantare e palmare ritroviamo anche delle fasce molto forti spesse e resistenti.
Al livello del collo e del tronco: in modo generale le fasce posteriori sono pi forti di quelle anteriori questa
differenza che segue la localizzazione si spiega per le caratteristiche biomeccaniche.
Quindi le fasce pi spesse e resistenti hanno sia un lavoro dinamico sia un lavoro frenante molto pi importante.
Sono queste che intervengono maggiormente nel sostegno della statica e della postura.
PROPRIETA ISTOLOGICHE DELLE APONEUROSI
STRUTTURE
ALL
Aponeurosi brachiale
88
1,7
Lacerto fibroso
42
2,9
Aponeurosi antibrachiale
43
1,2
Retinacolo degli estensori
55
1,0
Retinacolo dei flessori
76
1,3
Aponeurosi palmare
47
2,4
Aponeurosi digitale
53
2,6
Aponeurosi dellobliquo esterno
100
1,2
Aponeurosi bassa dellobliquo interno
62
2,5
Fascia lata
48
0,6
Tratto ilio-tibiale
35
3,8
Retinacolo estensori caviglia
65
1,1
ALL= Allungamento
= Stimolo
= modulo di Young
Poich abbiamo visto che lintensit delle sollecitazioni generavano la caratteristica delle fasce,
2
12
3
3
2
7
13
3
18
2
19
3
le differenze
constatate apparivano completamente logiche. Boabighi e Coll hanno studiato le propriet di alcune aponeurosi
ri produciamo qui le loro misure.
Lanalisi di questa tabella mette in evidenza un gruppo la cui sollecitazione verso il punto di rottura elevato
come il modello di Young questo gruppo comprende:
il lacerto fibroso
laponeurosi palmare e digitale
il tratto ilio-tibiale
laponeurosi bassa del mm obliquo esterno.
Questo gruppo ha per altro dei valori medi di stiramento pi bassi corrisponde ha quello che abbiamo
classificato pi avanti nelle aponeurosi pi spesse e resistenti.
25
Che gli arti inferiori sono in genere in posizione naturale di rotazione esterna,
Che gli arti superiori sono in genere in posizione naturale di rotazione interna.
Vedremo quindi al momento dei tests che questa posizione generale deve essere minima.
Unaltra particolarit da tenere in considerazione consiste nellallineamento degli arti in rapporto al tronco. Cos
come gli arti inferiori sono in continuit del tronco e del bacino, cos gli arti superiori sembrano avvitati sul
torace come due innesti appesi al tronco. Vedremo pi avanti che ci avr unimportanza pratica.
Se il mantenimento e la correzione della postura sono dovuti al sistema muscolare al contrario non pu
adempiere al suo compito senza laiuto il supporto delle fasce. Come abbiamo visto in precedenza, un muscolo
senza fasce non pu essere fisiologicamente funzionale. Inoltre in certe condizioni le fasce suppliscono
interamente il muscolo per mantenere la postura.
Alcune fasce in questo ruolo sono pi attive di altre. Cathie cita come fasce di postura: le fasce glutee, cervicali
lombo sacrali, il tratto ilio tibiale e constata su queste aponeurosi la formazione di bande chiaramente visibili.
Constatazione che conferma che pi una fascia ha un carico di lavoro importante pi avr la tendenza a
rinforzare le fibre di collagene, dunque la prima a reagire ad un trauma.
Studi recenti istologici sostengono lipotesi che la fascia dorso lombare potrebbe giocare un ruolo
neurosensoriale nel meccanismo della colonna lombare. Al momento di una flessione del tronco non si rilevano
pi attivit elettriche nei muscoli posteriori. La loro azione supplita dai legamenti vertebrali.
Se i muscoli sono il motore della postura sembrerebbe che essi intervengano in maniera pi evidente nella
dinamica per quanto concerne la statica le fasce sembrano essere pi interessate al mantenimento di questa
postura questo certamente allo scopo di economizzare il dispendio energetico.
26
D - LE CATENE FASCIALI
1) Generalit
Lo studio anatomico delle fasce che queste costituiscono un seguito interrotto partendo dal cranio fino ai
piedi.queste catene fasciali sono sia interne che esterne e, cos come abbiamo visto ben collegate tra loro. In
nessun caso c interruzione delle fasce, sono tutte collegate le une con le altre in maniera armoniosa.
Prendono relais solo su certi punti ossei per migliorare la loro coerenza e aumentare la loro efficienza. Tenuto
conto del verso delle fibre fasciali queste catene possono essere verticali o oblique. (fig. 77)
Wleening e Coll durante i loro esperimenti sulle fascia toraco-lombare mostrano che la lamina superficiale di
questa ultima continua tramite la fascia del grande gluteo. Alcune fibre al livello del sacro continuano
direttamente il lato omolaterale, altre si incrociano deviando per prendere un punto di relais sulla spina iliaca
postero superiore e la cresta iliaca dove si confondono con quelle del grande dorsale la lamina superficiale si
fonde con quella profonda al livello del sacro e continua tramite il grande legamento sacroisciatico.
La trazione su un punto della fascia superficiale toraco lombare porta una spostamento della fascia
considerevole seguendo la direzione della trazione e questo spostamento e controlaterale (per mezzo delle fibre
a direzione obliqua). Una trazione sul bicipite e la relativa fascia porta uno spostamento della lamina profonda
tramite il grande legamento sacrosciatico fino ai lombari bassi, si pu avere cos uno spostamento controlaterale.
La mobilizzazione del fascia lombare avviene tramite diversi muscoli:
grande dorsale;
ischiocrurale
obliquo
grande gluteo;
il grande gluteo e il grande dorsale controlaterale creano una forza perpendicolare al livello del sacroiliaco. La
fascia toraco lombare la trasmettitrice delle forze tra la colonna la pelvi e larto inferiore questa continuit
27
Trasmissione
Coordinazione - armonizzazione
Ammortizzamento.
b)
Affinch che un movimento sia efficace importante che lenergia che lo determina sia bene canalizzata e che
lazione dei diversi muscoli sia ben coordinata in modo tale che le forze motrici possano agire efficacemente. E
attraverso le fasce che questa armonizzazione avviene. Cos nel momento in cui si gesta un gesto complesso
come camminare, questo mette in gioco un meccanismo importante coinvolgendo il corpo nel suo insieme in
primo luogo si richiede il mantenimento della stazione eretta, dunque un continuo recupero dellequilibrio che
permetta la posizione verticale in rapporto al piano, i piedi che rappresentano una superficie dappoggio tutto
28
Mentre si cammina avremo la messa in gioco di tutta una serie di movimenti complessi affinch la propulsione
avvenga nella direzione voluta. In altre parole ci sar un coinvolgimento di una o pi catene fasciali allo scopo
di adempiere un gesto preciso ed efficace. Il camminare interessa tutta una serie di movimenti compensatori,
arti, superiori, inclinazione del tronco ecc.
E evidente che se non c armonizzazione tra tutti questi movimenti implicati in una cos banale funzione quale
il camminare, questa rischia di diventare complicate se non impossibile. E chiaro che tutto un sistema in questa
armonia come muscoli sistema nervoso centri dellequilibrio, ma queste sarebbero impossibili senza le fasce.
Ogni gesto che compiamo la somma di pi movimenti, flessioni estensioni, rotazioni, traslazioni. Nella vita
quotidiana non vi sono movimenti puri, ogni movimento spesso la combinazione di pi parametri;
larchitettura delle fibre fasciali con la loro direzione verticale, obliqua o trasversale, sembra adatta per
armonizzare a combinazione di fattori affinch il movimento diventi funzionale.
c) Armotizzazione
Queste catene fasciali trasmettono i movimenti di vita quotidiana ma intervengono nel momento di sforzi
violenti e traumatismi. In caso di sforzi violenti c la partecipazione di tutto il corpo per distribuire il carico su
di una superficie pi grande allo scopo di non gravare solo sul punto di rottura se i muscoli per fornire lenergia
necessaria alla realizzazione dello sforzo le fasce vanno a coordinare la ripartizione dello sforzo, dare ai muscoli
un punto dappoggio solido e, grazie alle loro propriet viscoelastiche vanno ad ammortizzare una parte
dellenergia per evitare di colpire il punto di rottura.
In caso di traumatismi che avvengono spesso improvvisamente il sistema muscolare non in sistema di difesa e
quindi non pronto ad ammortizzare la forte energia che brutalmente va a penetrare ne corpo. Sono dunque le
fasce che in parte vanno ad assorbire, ammortizzare, e cercare di canalizzare questa energia in diverse direzioni
29
Andiamo a descrivere alcune grandi catene fasciali. La trasmissione dei colpi allinterno di queste avviene in
senso alto-basso o basso-alto ma anche dallinterno allesterno e dallesterno allinterno. Al livello di questi
punti dincrocio queste catene possono passare sul lato controlaterale. Alcune di esse soprattutto al livello del
tronco lavorano soprattutto in maniera obliqua coordinando dunque un lato allaltro. E evidente che queste
catene fasciali funzionano bene sia nel senso ascendente che discendente. Descriveremo qualche catena esterna,
interna e meningea ricordando come vedremo che queste restano costantemente in rapporto le une con le altre.
a) Le catene esterne
1) A partire dallarto inferiore
Possiamo descrivere a questo livello tre catene fasciali: una
esterna una anteriore ed una posteriore
30
a questo livello si articola con la catena obliqua della cintura scapolare tramite le fasce dei rotatori
esterni della spalla
arriva infine alla parte posteriore delloccipite tramite le fasce dei trapezi dello splenio e del complesso
del collo.
31
al livello gluteo prende relais sul ischio il sacro il coccige il grande leg. sacroischiatico infine sulla
cresta iliaca per poi salire posteriormente come la catena esterna ma pu deviare controlateralmente
tramite le fibre oblique della fascia toraco lombare;
32
segue
il
setto
(cloisin)
intermuscolare
interno;membrana interossea
-
poi
si
prolunga
tramite
la
fascia
del
mm
coracobrachiale;
-
cervicale
superficiale
tramite
33
b) le catene interne
Ne descriveremo principalmente tre:
-
periferico
centrale
misto
1)
34
2)
la catena centrale
il pericardio;
la fascia perifaringea;
poi
tramite
le
aponeurosi
pterigo-temporo-mascellari
3) la catena mista
a partire dal perineo essa segue:
35
laponeurosi ombelico-prevescicale;
fa relais sullombelico
Esse penetra inseguito nella scatola cranica tramite il foro occipitale attorno al quale prende degli
attacchi solidi. Nella parte endocranica questa catena si espande in una sfera per attaccarsi su tutto il
36
La falce del cervelletto e del cervello che vengono ad inserirsi sullapofisi crista galli e che costituisce
un rinforzo dancoraggio sagittale.
cintura pelvica
il diaframma
la cintura scapolare
losso ioide
a) La cintura pelvica
Punto di relais tra:
- gli arti inferiori e il tronco da una parte
- il perineo dallaltra parte.
37
separa in maniera ermetica la cavit toracica dalla cavit addominale delimitando un passaggio tra una
regione a pressione negativa ed una dove la pressione va ad essere sempre pi grande man mano che si
va pi in basso;
Malgrado questa dualit contraddittoria questo deve restare permanentemente libero e funzionale aiutato in
questo dalle differenze di pressione, per adempiere perfettamente alle seguenti funzioni:
-
respiratoria
di mobilizzazione emodinamica
in fine vero motore viscerale che grazie al suo movimento di pistone permanente realizza una
dinamica costante degli organi, influenzando fortemente la loro funzione fisiologica.
La sua costruzione anatomica ci porta ad interrogarci sul suo funzionamento meccanico. Composto da una
parte periferica muscolare che si appoggia sul perimetro interno della cavit toracica, che costituisce il
motore diaframmatico. Questa parte costale non un punto fisso, affinch possa essere perfettamente
funzionale, il diaframma deve servirsi di altri punti dappoggio. questo ruolo si sviluppato nella parte
centrale completamente aponeurotica: il centro frenico (fig, 86)
Questo sospeso da una forte lamina fasciale, il pericardio, che crea un punto fisso attorno al quale il
diaframma pu appoggiarsi per aprirsi al momento dellinspirazione. Il suo appoggio sulla massa addominale
ralativa, nel soggetto normale, visto che questa non ha punti dappoggio e ha la tendenza ad essere spinta in
38
il contatto diaframma polmone uniforme rappresenta una superfice pi o meno uguale quel che sia il
soggetto e la differenza di peso. Esiste un gradiente di pressione uniforme che si esercita sul diaframma
e anche a riposo non ostante la differenza degli organi destri e sinistri.
Le pressioni misurate al livello del diaframma danno dei valori di 9,7 cm dacqua a dx e 9,2 a sx. il diaframma
non sferico il raggio di curvatura decresce man mano che la sua altezza decresce. Quando si contrae e il
volume del polmone aumenta, il raggio diminuisce con laltezza diviene pi sferico. Pu migliorare la
conversione della tensione in pressione quando il volume del polmone aumenta.
Vershakelen e Coll hanno mostrato che i valori di spostamento del diaframma nella espirazione aumenta
dallavanti in dietro con 100% in dietro 90% nel mezzo 60% in avanti. Il movimento del diaframma interrotto
al livello delle coste e degli addominali. La correlazione migliore nella parte mediana e posteriore. La parte
posteriore soprattutto interrotta con lo spostamento degli addominali. Al momento dellinspirazione normale il
diaframma si raccorcia, laccorciamento posteriore di solito pi importante di quello anteriore. Dopo la
frenicotomia la parte posteriore si allunga durante linspirazione mentre la parte anteriore si allunga in alcuni
animali e diminuisce in altri.(Decramer e Coll).
Approposito del diaframma soffermiamoci sulla sua innervazione poiche rappresenta certamente una
spiegazione dei fenomeni lesionali sulla regione cervico-scapolare.(fig 87)
Inizialmente situato nel miotoma cervicale, il setto trasversum il futuro diaframma, va a migrare
progressivamente verso il basso nel momento dello sviluppo dellembrione, per prendere la sua definitiva
posizione.
Innervato allinizio dal nervo frenico lo porta con se nella discesa. Nella migrazione il nervo frenico non si
contenta di seguire il diaframma, ma distribuisce cos al suo passaggio numerosi collaterali andando ad
innervare altri elementi oltre al diaframma:
39
il timo
il pericardio
la pleure parietale
la capsula di Glisson
il XII
il X
le fibre simpatiche cervicali, capiremo facilmente la sua importanza e che la cintura scapolare la sede
di patologie spesso incomprensibili. La via nervosa costituita dal frenico una spiegazione a questi
problemi. Per terminare notiamo che il diaframma un punto importante di ammortizzazione
intratoracico per le sollecitazioni meccaniche trasmesse dalle fasce ma anche per le variazione di
pressione.
b) La cintura scapolare
Tutte le fasce interne ed esterne convergono e prendono relais sulla cintura scapolare. Quindi sono numerose le
sollecitazioni che pu subire, e in caso di disfunzione fasciale sono molteplici le tensioni a suo carico. Questa
regione deve continuamente controllare ed aggiustare le sollecitazioni che provengono dal basso, prodotte da
zone che qualificheremo come rigide ( torace e bacino) e quelle provenienti dallalto prodotte da una regione
ipermobile (rachide cervicale, arto superiore). La cintura scapolare deve costantemente giocare un ruolo di
bilanciamento per armonizzare tutte le tensioni che passano attraverso e proteggere le zone vitali sia sottostanti
che sovrastanti.
Inoltre viene ad innestarsi un segmento ipermobile, larto superiore, che costituisce la zona costantemente
sollecitata meccanicamente. Essa inoltre il punto di convergenza delle tensioni verticali oblique e trasversali.
Per queste diverse ragioni, questa regione ha una architettura molto particolare orientata verso lipermobilit
dove oltre alla strnoclavicolare i punti di fissaggio sono i tessuti molli.
40
c) Losso ioide
La catena fascaile centrale pericardio-aponeurosi-faringea ha dei punti di relais periferici, legamenti pericardici,
connessioni con le aponeurosi cervicali medie e profonde ma queste non sono cos importanti come la cintura
scapolare. Al momento di sollecitazioni importanti le tensioni possono trasmettersi alla base del cranio e in
seguito intracraniche. Per evitare losso ioide si interpone nella parte superiore di questa catena fasciale.
Interamente sospeso a dei tiranti muscolo fasciali lo ioide fluttua su tutti i piani dello spazio controllato e
sostenuto da attacchi che lo legano alla mandibola, la mastoide, lapofisi stiloide la scapola e la cartilagine
tiroidea. La catena fasciale centrale prende relais alla punta dellaponeurosi perifaringea , sullo ioide
prolungandosi verso lalto tramite laponeurosi interpterigoidee e pterigo-temporo-mascellari.
Losso ioide oltre a ruolo di fissatore della cartilagine tiroidea, nella attivit fonetica, e presente anche per
ammortizzare e ripartire le tensioni della catena centrale, sia antero lateralmente tramite laponeurosi cervicale
superficiale, sia posteriormente verso il temporale tramite il muscolo digastrico e il bouquet di Riolan.
41
E- LE CATENE LESIONALI
Le catene lesionali rappresentano il tragitto che pu seguire una tensione di membrane per propagarsi a distanza.
Si pu descrivere un numero infinito di catene lesionali ma la pratica e la meccanica umana ci mostrano che la
trasmissione delle tensioni e distorsioni avviene seguendo gli assi privilegiati che sono rappresentati in maniera
generale dalle catene studiate nel capitolo precedente. Queste catene lesionali sono delle distorsioni, catene
fasciali che sono perturbate nel loro funzionamento fisiologico. Anzich trasmettere e ripartire armoniosamente
il movimento, queste si trasformano in punti fissatori origine di irritazioni e perturbazioni della mobilit.
Allorigine una catena lesionale pu nascere in seguito a fattori molteplici : traumi (distorsioni, cadute sul
coccige, ma anche traumi diretti su tessuti molli), cicatrici, infiammazioni, infezioni, stress.
Questi fattori creano un punto di disfunzione fasciale, che se non grave va a causare una modificazione della
qualit del tessuto e col tempo pu prolungarsi lungo una catena fasciale per creare, in un tempo pi o meno
lungo, una disfunzione qualche volta molto a distanza.
Una catena lesionale pu generarsi da qualsiasi punto della catena fasciale, il suo tragitto pu essere molto corto
o molto lungo, per esempio pu partire dal piede per terminare alla cerniera cervico occipitale o addirittura al
cranio.
Ogni trauma non genera obbligatoriamente una catena lesionale. Qualche volata questa avr origine subito dopo
il trauma altre apparir qualche settimana se non addirittura qualche mese pi tardi. Altre volte infine si
manifester numerosi anni dopo. Tutto ci dipende da numerosi fattori:
-
evidente che pi un soggetto giovane meglio il suo corpo potr difendersi dalle aggressioni su un corpo
in buona salute e funzionale, il corpo far di tutto per attenuare gli effetti di una lesione cercando di ripartire
leccesso denergie in direzioni diverse.
Sia let che laccumulazione dei diversi traumi fanno in modo che il corpo abbia delle difficolt sempre
maggiori a difendersi, le possibilit di adattamento compensazione vanno a ridursi, laccumulo diviene
troppo forte, il sistema va a sovraccaricarsi e la catena lesionale peggiora con conseguenze nefaste.
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al livello cranico,
cervicale, della cintura scapolare, del bacino, degli arti inferiori, del torace, del diaframma, delladdome.
Ne andiamo a descrivere qualcuna frequentemente incontrata ricordando che il loro tragitto percorre spesso
le catene fasciali.
A partire da un punto di fissaggio dellaponeurosi epicranica, possiamo assistere alla realizzazione di una
lesione discendente condotta dallaponeurosi cervicale superficiale fino alla cintura scapolare da dove potr
proseguire tramite allarto superiore o la parte superiore del torace.
Se il punto di partenza alla base del cranio in generale o intracranico potr essere condotta dallaponeurosi
cervicale profonda, aponeurosi degli scaleni per finire sullo stesso tragitto descritto precedentemente.
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