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Meccanica delle fasce

MECCANICA DELLE FASCE

La meccanica fasciale gioca un ruolo importane sia nel funzionamento del corpo, che nel
mantenimento della sua integrit. I fascia funzionano come un tutt'uno, ma per la buona comprensione
del loro meccanismo, studieremo la meccanica locale e successivamente quella generale. (fig.74)

MECCANICA LOCALE
La meccanica locale dei fascia si manifesta sotto una forma multifattoriale, unendo un ruolo di
sospensione e protezione, di concentrazione, di separazione, di assorbimento degli choc oltre che di
ammortizzazione delle pressioni.

A - SOSPENSIONE E PROTEZIONE

1) Sospensione
Il ruolo di sospensione del fascia prende l'intero significato a livello dei fascia interni sia sotto forma
di meso dei legamenti o di fascia propriamente detti. Esso il garante della coesione interna
mantenendo, tramite i suoi attacchi strutturali, ciascun organo al suo rispettivo posto.
Questo sostegno avviene in forma chiusa ma, nella maggior parte dei casi, non fissa. Infatti ciascun
organo, per il gioco di elasticit degli attacchi, conserva sempre una certa mobilit. Mobilit necessaria
per adattarsi alle diverse tensioni che potrebbero intervenire, ma anche una mobilit che rientra nel
contesto generale di mobilit del corpo umano affinch la fisiologia e la funzione possano esprimersi
pienamente.
Il ruolo di sospensione non si esercita solo nella parte cavitaria, ma anche nella periferia del corpo
umano. Tramite le aponeurosi dei legamenti, esso il supporto di ciascun muscolo, articolazione e
sistema voscolo-nervoso.

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Avvolgendo i vasi, i nervi, i muscoli e le articolazioni, e formando il loro punto di attacco, questo
sistema periferico esso stesso ancorato a dei punti fissi rappresentati dalla struttura ossea che gli
permettono di conservare l'integrit anatomica delle strutture che esso stesso supporta. (fig.75)

Dall'integrit della struttura ossea dipende lo stato funzionale e, di conseguenza, la buona fisiologia del
corpo. Ma un osso, da solo, non ha alcuna possibilit d'azione, la funzione, l'integrit e la relazione
con le altre ossa, dipendono unicamente dai mezzi di attacco che lo unisce alle strutture ossee vicine.
Risulta dunque che se la struttura forma l'ossatura, il punto di ancoraggio, essa dipende strettamente
dai tessuti molli nel mantenimento della coesione e della funzione, creando cos un'interrelazione
indissociabile tra la struttura e i tessuti molli, e da l, tra struttura e funzione, funzione e struttura.
La funzione dei fascia varia a seconda della zona considerata. Il fascia ha diverse capacit di
stiramento a seconda della sua localizzazione. Per esempio, la capacit di stiramento di un tendine
equivale a 1/10 rispetto a quella della pelle, ci dipende dal fatto che il tendine costituito di fibre di
tipo I disposte parallelamente, mentre tutti i tipi sono rappresentati a livello della pelle e i fasci sono
orientati in tutte le direzioni. Lo spessore delle fibre di collagene specifica dell'organo, ed evolve con
l'et. L'elasticit del fascia decresce durante la vita. Il fascia la sede della formazione dello spessore,
accorciamento, calcificazione, a seconda delle tensioni subite.
Del resto questa funzione di sospensione prova la notevole adattabilit alle circostanze.
Cos, nel momento della gravidanza, l'utero la sede di una distensione importante, con
lallungamento dei suoi legamenti, senza che questo si traduca in dolore. Non solamente l'utero si
distende, ma risalendo nella cavit addominale, attua, in secondo luogo, una distensione dei fascia
della parete addominale, senza provocare dolore, e mentre in altre circostanze in cui sottoposto a
tensione e stress, reagisce creando spessore, se non addirittura calcificazione, niente di tutto ci accade
in questo caso.

Dopo il parto esso ritorna alla normalit, ossia, si ritrae per ritrovare la sua tonicit e la sua precedente
elasticit. Questo un fenomeno programmato e si pu pensare che il fascia abbia in "memoria"
questo meccanismo.

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Prendiamo il caso dell'obesit, questa situazione pu essere considerata come patologica. In certi
soggetti l'aumento di peso enorme, l'accumulo del tessuto grasso avviene a tutti i livelli implicando
un aumento di volume che pu essere considerevole, con una automatica distensione dei fascia per
contenere questo surplus. Al momento del dimagrimento, soprattutto se progressivo, nella gran parte
dei casi, i fascia riprendono la loro tonicit e la normale elasticit. Non questo un caso di
adattamento notevole?

Ancora un esempio: il rene, contenuto in un sacco aponeurotico sospeso da legamenti e arteria renale,
soggetto a dei prolassi o diventare mobile in seguito a una rilassatezza del sistema sospensivo,
essendo la stessa arteria renale ritirata. Se per una manipolazione osteopatica, a condizione che non sia
tardiva, riusciamo a far reintegrare il rene nella sua posizione naturale, constatiamo che al termine di
un certo periodo questo si stabilito al suo posto, e che le strutture di sostegno hanno ritrovato la loro
tonicit.
Il fascia ha una considerevole malleabilit che lo fa adattare permanentemente alle tensioni che
subisce. Ma anche capace di ritrovare il suo stato precedente poich "programmato" per facilitare la
fisiologia del corpo, a condizione che gli sia apportato un aiuto esteriore in un lasso di tempo
ragionevole.

2) Protezione
Oltre il ruolo di mantenimento, i fascia costituiscono un meccanismo di protezione per garantire
l'integrit fisica e fisiologica del corpo umano.
Questo meccanismo di protezione si esprime seguendo pi veicoli, ci grazie alla solidit ma anche
alla contrattilit e alla elasticit.

a) Mantenimento dell'integrit anatomica.

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Per la sua resistenza, il fascia permette di mantenere l'integrit anatomica di diverse parti del corpo. E'
esso che permette ai diversi organi di conservare una forma costante. Ci non avviene con rigidit
assoluta, ma al contrario grazie a una adattabilit che varia secondo le regioni interessate.
Cos, i fascia che avvolgono i reni, il fegato, o quelli che mantengono la struttura delle arterie,
nonostante abbiano una certa possibilit di elasticit, possiedono un tono molto pi importante di
quello dell'intestino, dello stomaco, delle vene o delle uretere che sono sottomesse a delle variazione
di forma e di pressione dipendenti dal loro grado di riempimento.
Essi devono dunque permanentemente aggiustare le loro tensioni per una tolleranza pi grande e
questo per delle particolarit di costruzione che necessitano una pi grande presenza di reticolina, di
fibre elastiche e una sostanza fondamentale meno densa.
E' ancora grazie al fascia che i muscoli possono conservare la loro forma anatomica. Ma qui abbiamo a
che fare con dei fascia molto pi densi e resistenti. La loro deformazione minima, permettendo cos
al muscolo di appoggiarsi su di essi.

b) Protezione contro le variazioni di tensione


Il fascia costituisce la prima barriera protettrice contro le importanti variazioni di tensione, a livello del
corpo, e permette di assorbire gli chocs al fine di preservare l'integrit delle strutture che avvolge e
sostiene.
E' dunque un vero ammortizzatore che, grazie alla sua elasticit, pu attenuare le tensioni che agiscono
sul corpo, e di prendere in carico e ripartire l'energia trasmessa da uno choc violento al fine di evitare
qualsiasi lesione all'organo che protegge.

Questo ruolo di protezione e di tampone ha valore a livello delle meningi, il cui scopo quello di
preservare l'asse cerebro-spinale contro gli choc e le variazioni brutali di pressione che potrebbero
essere molto dannose per il tessuto nervoso. A questo livello un elemento supplementare viene a
rinforzare, fra l'altro, questo ruolo di ammortizzatore: il liquido cefalo-rachideo. A livello periferico
l'LCR rimpiazzato nelle zone particolarmente sensibili come al livello dei reni, e delle fosse ischiorettali da un tessuto grasso il quale non altro che una variet del tessuto prossimo alla fluidit.

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Ricordiamo che contrattilit e elasticit sono due fattori importanti della meccanica fasciale, la
seconda diminuisce nel corso della vita, contribuendo, in modo importante, all'invecchiamento.

Un esempio illustra chiaramente questo stato di fatto: si tratta delle modificazioni progressive della
pelle nel corso degli anni; lasciando persistere, nel momento in cui si pizzica la pelle, una piega
cutanea che si cancella in un tempo che aumenta man mano che gli anni passano. Piega cutanea dovuta
all'indebolimento dei legami trasversali dunque all'elasticit del tessuto connettivo.
La dinamica meccanica di un tessuto sar condizionata dalla concentrazione locale di proteoglicani e
di acido ialuronico. Le tappe della sintesi e del metabolismo dei proteoglicani possono essere
modificate da fattori endogeni (ereditariet, errori genetici ecc.) e esogeni (malnutrizione, stress,
infezioni batteriche e virali, traumi ecc.).
Questo porter a una densificazione della sostanza fondamentale con un rinforzo di fibre di collagene.
Se le tensioni che si esercitano sul tessuto connettivo persistono, questo va a trasformare
completamente la sua struttura, in modo particolare ai punti di inserzione, per evolversi verso la
calcificazione. E cos che al momento di tensioni importanti vediamo alcuni attacchi legamentali o
fasciali calcificarsi progressivamente. Questo fenomeno particolarmente frequente a livello del
calcagno, del collo, della spalla o della colonna vertebrale, per citare gli esempi pi significativi che si
riscontrano quotidianamente.

Sotto l'effetto di irritazioni, infiammazioni e di tensioni ripetitive e troppo impotanti, il tessuto


connettivo usa un sistema di difesa che consiste nel trasformarsi in tessuto osseo. Assistiamo qui a un
importante sistema di adattamento, compensazione tanto pi notevole quanto pi reversibile si
presenta, come vedremo pi avanti.

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B - CONCENTRAZIONE E SEPARAZIONE
Le fascia uniscono e separano tutto, separa e unisce tutto. (L.Issartel)

1) Concentrazione

Non c' una sola parte del corpo che non sia avvolta da un fascia. Come dimostra l'anatomia, il corpo
umano costituito da grandi involucri che racchiudono regioni pi o meno estese, ma all'interno di
queste regioni c' duplicazione del fascia per contenere strutture sempre pi sottili, e ci senza alcuna
discontinuit. E' cos che a livello della coscia, per esempio, abbiamo una grande guaina cilindrica che
ingloba tutti i muscoli di questa regione. Questo grande cilindro si divide, in seguito, grazie ai setti
intermuscolari per separare i gruppi muscolari con funzioni diverse. All'interno di queste suddivisioni
abbiamo pi muscoli avvolti, essi stessi in una guaina fasciale. Negli stessi muscoli ancora una
divisione aponeurotica attornia i diversi fasci muscolari che vanno nuovamente ad essere divisi da
nuove membrane che attorniano le miofibrille.
La cavit addominale chiusa da un vasto sacco membranoso che contiene tutte le viscere, gli isolanti
di strutture circostanti, mantenendo cos una certa coerenza e pressioni costanti. Ma lo stesso peritoneo
va a demoltiplicarsi in legamenti mesos... che vanno a costituire l'involucro strutturale degli organi.
Il fascia, dunque, l per garantire la struttura anatomica dei tessuti molli.
Esso ne , al tempo stesso, il costituente, il supporto, l'ossatura.
Qualsiasi debolezza, al suo livello, potrebbe tradursi in un'ernia della "materia" che contiene, la cui
ernia potrebbe rompersi con conseguenze sulla funzione fisiologica.
Senza il fascia i diversi organi non potrebbero assolvere il loro ruolo. Gli organi incavati sarebbero la
sede di distensioni enormi, la loro fisiologia completamente perturbata dal fatto che gli epitelium
hanno il loro punto di ancoraggio nelle membrane basali, che sono esse stesse all'origine della loro
rigenerazione. Un'arteria sprovvista di fascia sarebbe flaccida, molto facilmente compressibile e,
dunque, perturberebbe enormemente il flusso sanguigno.

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Gli organi pieni, senza la loro ossatira fasciale, sarebbero incapaci di mantenere la loro forma e
diventerebbero totalmente inoperanti.

A livello muscolare, sarebbe impossibile sviluppare la potenza legata alla contrazione.


Abbiamo detto che un fascia era una struttura rigida pi o meno inelastica.
Al momento della contrazione, un muscolo ha bisogno di punti di appoggio per manifestare la sua
efficacit. Per questo motivo possiede degli ancoraggi ossei, ma questi sarebbero insufficienti ( tanto
pi se la contrazione porta uno spostamento di un segmento) se il muscolo non si appoggiasse sul
fascia. Il fasci costituisce un punto di attacco per il muscolo, ma anche un punto di appoggio a partire
dal quale, potr manifestare tutta la sua potenza.
Questo ruolo di concentrazione intervviene anche per proteggere gli organi e i muscoli contro gli
chocs e le variazioni di pressione, assorbendo, esso stesso, una parte dell'energia , senza la quale
arriveremmo velocemente a strappi o scissioni.
Questa consentrazione si manifesta anche per canalizzare le forze. Il fascia assiste al controllo del
movimento nella sua realizzazione e nella sua coordinazione.

2) Separazione
Se tutte le strutture anatomiche sono collegate dal fascia, questo anche un mezzo per separarle, al
fine di conservare tutta la loro coerenza.
Questa separazione si realizzer tramite separazione e scissione.

a) Scissione
Per evitare qualsiasi rigidit e conservare un massimo di mobilit -che costituisce la funzione
fondamentale di ciascuna infima parte del corpo, cos come una certa indipendenza di un organo o di
una struttura in rapporto a quella adiacente- ciascuna parte pur restando in relazione con la parte
vicina, ne separata dai piani di scissione. Questi piani di scissione sono costituiti di tessuto
connettivo debole che penetra negli organi per riempire gli spazi ma anche, come abbiamo gi visto,
per collegare le strutture.

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Questi piani di scissione presentano tre punti di interesse.


- Favoriscono lo scivolamento degli organi, muscoli o fasci muscolari gli uni in relazione agli altri,
permettendo cos di adattarsi alle variazioni di forma, tensione o di movimento.
- Rappresentano dei punti di passaggio per facilitare una palpazione profonda.

Allorch al momento dei testi o trattamenti vogliamo interessarci a delle zone situate in profondit, per
raggiungerle ci serve attraversare una barriera muscolare, se non addirittura la sua contrazione riflessa;
inoltre interporremo tra le nostre mani e la zona da palpare, una zona spessa e densa che diminuir, se
non addirittura impedir la facolt di palpazione.

I piani di scissione sono l per autorizzare un passaggio molto pi facile. Cos se si vuole palpare un
piramidale o un piccolo legamento sacro-sciatico, bisogner servirsi del piano di scissione esistente tra
il medio e il grande gluteo.
Se si vuole palpare un nervo sciatico alla superficie posteriore della coscia, la sola via di passaggio
possibile non pu che essere il piano di scissione costituito dai gruppi interni ed esterni degli ischiogambali.
A proposito del rene, il punto di passaggio non pu essere altro che quello di articolazione tra il bordo
esterno del grande dritto e gli abbliqui.
Se si vuole palpare un comune legamento vertebrale anteriore, il solo passaggio possibile la linea
bianca. E se c' un punto di scissione soggetto a variazione, questo un buon punto di passaggio.
Ricordiamoci che durante la gravidanza, per la maggior parte dei casi grazie alla divisione della linea
bianca che l'addome pu dilatarsi. Ma aim, al momento di una cattiva unione post parto che
interviene una deiscenza della linea bianca, attraverso la quale si possono sentire molto facilmente le
anse intestinali.

- Questi piani di scissione permettono, infine, al chirurgo di fare delle incisioni e di separare
facilmente gli organi tra di loro nel momento in cui si dirigono alla cavit addominale.

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b) Compartimentazione
La divisione dei fascia permette di costituire delle cassette pi o meno a tenuta stagna per mantenere le
differenze di pressione tra i diversi compartimenti, ma anche di prevenire la diffusione d'infezione o di
infiammazione da un compartimento all'altro.
Questa compartimentazione protegge, dunque, gli organi dall'espansione di fuochi purulenti. Ma come
gi visto, essa attua anche delle segmentazioni all'interno di uno stesso organo, tra cui quelli pi
rappresentativi sono i lobi del fegato e del polmone. Questa compartizione supplementare ha lo scopo
di proteggere un organo vitale, preservandone la funzione al momento dell'attacco di una delle parti. E'
cos che un fegato pu adempiere la sua fisiologia pur avendo il 30% di tessuto funzionale.

C - ASSORBIMENTO DEGLI CHOC

Al momento di un trauma violento, il corpo vittima di un'onda di choc che fa penetrare all'interno del
corpo una grande quantit di energia. Se la sua intensit troppo elevata, ne seguiranno dei danni
importanti a livello di strutture o organi.
Il ruolo del tessuto connettivo giusto quello di ammortizzare questa onda di choc e di disperderla in
diverse direzioni al fine di attenuarne l'intensit preservandone, cos, l'integrit fisica del corpo umano.
Se l'intensit supera un certo limite, il tessuto connettivo non potr pi assolvere il suo ruolo e
assisteremo a delle lesioni che portano spesso a un esito fatale, tra i pi frequenti ci sono lo scoppio
della milza, del fegato e la frattura del rene.

L'orientamento delle fibre fasciali, il ruolo tampone del tessuto connettivo, tendono, come abbiamo
detto, a disperdere questa energia in diverse direzioni al fine di attenuarne l'intensit e permettere cos
un assorbimento dello choc.

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Tuttavia, in un certo numero di casi, questa energia non pu essere ammortizzata e dispersa. Questo
avviene nel caso in cui lo choc sia troppo violento, o che interviene su una zona che era gi in stato di
tensione anormale. Assistiamo allora alla formazione di ci che Elmer Green ha chiamato una cisti di
energia. Ossia a un imprigionamento, all'interno del tessuto connettivo, di una importante quantit di
energia che, a lungo andare, non potr avere che effetti perturbatori. Questa cisti d'energia si manifesta
come una ostruzione alla condizione efficace di elettricit attraverso i tessuti del corpo in cui esso
risiede. Esso agisce come un agente irritante contribuendo allo sviluppo di un segmento facilitato
come focolare di irritazione locale. Esso porta a un aumento dell'entropia ed meno funzionale dei
tessuti circostanti. Pu essere il risultato di un trauma, ma anche di una invasione patogena, di una
disfunzione fisiologica, di un problema emozionale.

Sembra curioso pensare che un tessuto molle possa accumulare in se stesso una quantit di energia che
resta prigioniera al suo interno. Abbiamo visto che il ruolo della sostanza fondamentale era dedicato,
tra l'altro, a un meccanismo ammortizzatore e che per adempiere il suo compito, attuava numerosi
meccanismi al fine di ristabilire la normalit. In un certo numero di casi avviene che questo
meccanismo sia sommerso e che non possa far completamente fronte allo stress a cui sottoposto. In
questo caso la sostanza fondamentale va a conservare in memoria questo stress e, in maniera autonoma
e indipendente, quello delle vie superiori. Sicuramente queste interverranno per aumentare la
possibilit di evacuazione dell'energia e attenuarne le conseguenze, ma non potranno affrontare lo
stress subito. Ci messo in evidenza dall'esperienza di Frankstein.
Dopo aver iniettato l'essenza di trementina nella zampa di un gatto, sotto l'intensit di choc, questo ha
immediatamente messo la sua zampa in posizione di triplo ritiro. Dopo un po di tempo il gatto ha
ritrovato un uso normale della zampa. Qualche mese pi tardi si procede a una decerebrazione del
gatto, immediatamente la zampa traumatizzata prende una posizione di triplo ritiro. L'interruzione dei
processi regolatori superiori ha tirato fuori il trauma iniziale: si parlato cos, di memoria cellulare o
memoria periferica, forse sarebbe meglio parlare di memoria del tessuto connettivo, e pi
precisamente memoria della sostanza fondamentale.

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Quando il potere tampone del tessuto connettivo superato, ossia

quando un trauma o una

aggressione qualsiasi sorpassa una certa intensit, si assiste all'attuazione di uno stress locale che, nella
maggior parte dei casi va a svilupparsi silenziosamente e qualche volta nell'arco di anni, ma che nella
maggior parte dei casi tende a uno stato patologico. Ci avviene a partire da un meccanismo locale
autonomo ma, tramite il sistema nervoso pu, molto rapidamente, guadagnare una zona molto pi
estesa grazie alla facilitazione di un segmento midollare.
Al suo livello, la resistenza alla conduzione di un impulso elettrico stato ridotto. Il segmento
altamente irritabile, e al suo livello uno stimolo supplementare molto debole provocher una risposta
importante senza misura comune con l'intensit della stimolazione.

Questo segmento facilitato, provocher delle modificazioni del tono muscolare con diminuzione della
mobilit del segmento interessato, cos come un cambiamento palpabile nella struttura tissulare.
Ricordiamo che questo cambiamento pu anche essere indotto direttamente senza passare per l'arco
midollare, grazie a delle modificazioni, all'interno della sostanza fondamentale che vanno a
ripercuotersi in superficie tramite i cilindri di Hine.
La stimolazione simpatica provoca, a sua volta, un cambiamento nella struttura della pelle, oltre che
un cambiamento nell'attivit delle ghiandole sudorifere. La sua azione va a terminare a distanza sugli
organi che dipendono dalla zona metamerica che a loro volta entrano in disfunzione senza intervento
esteriore. Un segmento facilitato avr, sfortunatamente, la tendenza ad autoperpetuarsi.

D- AMMORTIZZAZIONE DELLE PRESSIONI

Il corpo subisce permanentemente delle tensioni, crampi, chocs e stress di ogni tipo. Se non esistesse
uno scudo difensivo per ammortizzare tutti questi diversi traumi, sarebbe poco probabile che l'essere
umano possa essere vitale, in ogni caso la funzione ne sarebbe fortemente alterata.
Questo ruolo di ammortizzatore in gran parte svolto dal fascia e si realizza attraverso la sua struttura
biologica, i suoi componenti elastici, tramite il tessuto grasso, grazie alla sua costruzione anatomica.

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1) Struttura biochimica

Abbiamo studiato, nel capitolo precedente, il ruolo tampone del tessuto connettivo attribuito alla
sostanza fondamentale, che dipende dalla concentrazione di proteoglicani. Bisogna ricordare che i
proteoglicani modificano le caratteristiche viscoelastiche dei tessuti, permettendo cos il loro
adattamento ai fattori di pressione.
La proporzione di sostanza fondamentale e di fibre dipende dalle forze che agiscono sui tessuti. Cos,
su un legamento le cui forze sono dirette in una direzione costante, con importanti tensioni, la funzione
fondamentale molto limitata, mentre la fibre sono molto abbondanti e allineate in fasci paralleli.

In seguito a una qualsiasi tensione, il fascia gioca il ruolo di ammortizzatore per attenuarne l'intensit e
assorbirne una parte delle forze. Se questa tensione persiste, il fascia va, in un secondo tempo, a
modificare la sua struttura. Cos, quando una tensione applicata a un qualsiasi livello, le fibre di
collagene aumentano e si orientano lungo le linee di sforzo capaci di realizzare una fibrosi.

Hurcher e Coll, in studi svolti su alcuni fascia patologici nel quadro della sindrome cronica della
cavit/loggia* tibiale anteriore, non hanno constatato differenze quantitative di collagene. Al contrario
hanno notato un aumento dello spessore e della rigidit strutturale.

Al livello del fascia patologico, la struttura a reticolato delle fibre minima. In alcuni pazienti essa
appariva pi spesso, in altri pi spessa con delle aderenze muscolari, infine, in altri ancora appariva
istologicamente normale. Questo ci spinge a pensare che ogni soggetto risponde in modo diverso a una
stessa patologia, ci in funzione dello stato di "salute" generale del paziente. Quando ci si rivolge a
una persona, bisognerebbe integrare la sua patologia in un contesto pi generale, questa l'idea che
esprime I. Korr quando dice "che non ci sono malattie ma malati".

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Page nota che il tessuto connettivo forma le membrane attraverso le quali hanno luogo i processi
osmotici della nutrizione e eliminazione. Delle pressioni o tensioni anormali vanno a ripercuotersi
sugli scambi osmotici dei fluidi.
L'equilibrio che esiste tra il flusso sanguigno e i fluido tissulare, deve essere mantenuto affinch
l'equilibrio fisiologico del corpo possa esprimersi pienamente. Ogni tensione membranale potrebbe
perturbare l'emodinamica del corpo, il drenaggio tissulare ne sar perturbato con l'accumulo di
metaboliti e disfunzione progressiva locale.

Yahia e Coll, al momento del prelevamento di fascia lombari, hanno constatato degli ispessimenti
evidenti, ciascuno con delle fibre orientate in una direzione specifica.

2)Componenti elastici

Il fascia non ha una struttura completamente rigida. Qualunque sia la sua localizzazione, presenta
sempre una certa elasticit, grazie alla quale pu attenuare l'intensit delle pressioni e arretrare al
massimo il margine di rottura. Al momento di uno sforzo violento, la resistenza muscolare supportata
e rinforzata dalle caratteristiche elastiche del tessuto connettivo; senza di essa, il muscolo
raggiungerebbe molto rapidamente la soglia di tolleranza e ne seguirebbe, fatalmente, una rottura. Se
quest'ultima non si realizza frequentemente grazie alle propriet visoelastiche* e contrattile del
fascia.

Yahia e Coll hanno studiato lo stiramento su dei campioni di fascia. Hanno constatato che pi un fascia
stirato, pi aumenta la sua rigidit e che per ottenere la stessa deformazione in un lasso di tempo pi
breve, servirebbe un carico pi consistente. Inoltre, se sottomesso a un carico costante, la
deformazione diminuisce progressivamente.

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3) I tessuti adiposi

Oltre al ruolo di accumulare riserve adipose, di isolante termico, il tessuto adiposo interviene anche
come ammortizzatore delle pressioni.
Questo ruolo riveste una importanza pi o meno grande a seconda della regione considerata.
A livello cutaneo attenua l'intensit degli choc, costituendo un cuscino ammortizzatorepi o meno
efficace a seconda dello spessore. Cos uno choc sul braccio, dove il panicule (la pannocchia*)
adiposo presente, lo choc molto meno doloroso che sulla tibia, dove il tessuto adiposo
praticamente inesistente.

A livello addominale, oltre il fatto di colmare lo spazio compreso tra i diversi organi, esso attenua, in
maniera significativa, le importanti pressioni che si esercitano all'interno della cavit addominale,
proteggendo cos i diversi organi affinch la loro fisiologia possa svolgersi normalmente.

A livello del rene, l'adiposit perineale molto abbondante. Oltre a permettere un fissaggio del rene,
( le ptosi renali sono frequenti nel momento dei dimagrimenti veloci con scioglimento dell'adipe
perinerale) essa costiutisce al suo intorno, un cuscinetto adiposo proteggendolo contro i traumi, che se
troppo violenti possono portare alla frattura del rene. Al livello del perineo, infine, esiste una
importante raccolta adiposa.

L'esempio del perineo


Il perineo, per situazione, il ruolo, la costituzione anatomica, merita uno studio particolare che illustri
perfettamente le diverse caratteristiche dei fascia.
Ricordiamo brevemente che il perineo costituito da tre strati fasciali sovrapposti: le aponeurosi
perineali superficiali, medie, presenti a livello del perineo anteriore, l'aponeurosi perineale profonda
che rappresenta l'amaca che va a chiudere tutta la cavit addominale.
Questi involucri fasciali attorniano diversi muscoli andandoli a rinforzare e a sostenere. Questa
costruzione sarebbe perfetta se non presentasse, nel senso anteroposteriore, delle deiscenze nelle quali

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si incrociano gli organi del piccolo bacino: retto, vescica nell'uomo, retto, vescica e soprattutto vagina
nella donna, che costituisce in quest'ultima un'importante fessura nella quale si situano l'utero e il collo
della vescica.
Questo perineo riempito nella parte centrale, in un senso anteroposteriore, dagli organi del piccolo
bacino che hanno grossomodo una forma concava sui quali aderisce e poggia il peritoneo.
Lateralmente due strutture longitudinali: le fosse ischio-rettali colmate di grasso.
Il perineo rappresenta la parte pi declive della cavit toracico-addominale, su di esso si appoggia tutta
una colonna del "liquido" che comprende non solo gli organi perineali ma anche gli organi addominali
e toracici. Questa potrebbe rappresentare un peso considerevole e, dato che il perineo non
ermeticamente chiuso, se questo peso si ripartisse solo in senso verticale, gli organi perineali
tenderebbero rapidamente alla ptosi che fortunatamente non che una circostanza eccezionale.

Per evitare questi fastidi, e al fine di sostenere la colonna viscerale sovrastante, di assicurare una
perfetta fisiologia sfinterica, e di assorbire le pressioni che si esercitano su di esso, il perineo dotato
di pi meccanismi di protezione:
- elasticit e solidit;
- architettura anatomica;
- presenza di un cuscino adiposo;
- ammortizzatori complementari;
- sinergie di movimento.

1) Elasticit e solidit
Per sopportare gli organi perineali i fascia pelvici devono unire due caratteristiche essenziali anche se
apparentemente contraddittori, elasticit e solidit.
- La solidit per supportare le enormi pressioni che possono esercitarsi in modo particolare al
momento della tosse e degli sforzi violenti.
- L'elasticit per permettere di ammortizzare permanentemente le pressioni, cos da favorire il gioco
degli sfinteri.

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La perdita di uno di questi due fattori o dei due insieme, porta alla rottura del funzionamento
fisiologico degli organi perineali con possibilit di disfunzione vescicale o uterina, e in un tempo pi o
meno lungo, prolasso di questi stessi organi.

2) Architettura anatomica
Abbiamo segnalato che gli organi perineali avevano una forma grossolanamente concava nel senso
anteroposteriore e sagittale. Questo per permettere alle pressioni che vengono dall'alto di essere
distribuite in tutte le direzioni e non solo in una direzione strettamente verticale.
Kamina nota che "la statica interna migliore quanto pi conservato o accentuato l'orientamento
fisiologico dell'apparato genitale, e quanto pi solidi sono gli elementi di sostegno".

Allo sforzo, la pressione intraddominale, tenendo conto della direzione generale del bacino, orientata
essenzialmente indietro verso la regione anocoggigea molto resistente.
C' una traslazione posteriore delle viscere e in particolare dell'utero il cui collo si appoggia sul
perineo posteriore.

Del resto i fasci uterini del muscolo elevatore dell'ano si contraggono per opporsi a sforzi di pressione.
Essi elevano il centro tendineo del perineo che poggia la parete vaginale posteriore contro l'anteriore
formando una angolazione vaginale a senoposteriore: "l'angolo vaginale".
Ben inteso nell'archittetura anatomica, bisogna tener conto dell'inclinazione del bacino, della lordosi
lombare, cos come della tonicit addominale.
L'aumento della lordosi lombare e la perdita della tonicit addominale favoriscono l'antiflessione del
bacino. la risultante delle forze che si esercitano sul perineo, ha la tendenza a focalizzarsi sulla fessura
vulvare, esercitando una pressione molto pi forte sulla vescica e l'utero.
Se noi ci troviamo in presenza di un perineo indebolito ci porter rapidamente a una discesa del collo
vescicale o uterino.

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3) Presenza di un cuscino adiposo
Il tessuto grasso presente a livello delle fosse ischio-rettali colma uno spazio lacunare e protegge gli
elementi vascolo-nervosi, ma ammortizza anche le pressioni. Rappresenta un tampone elastico che
attenua l'intensit delle pressioni e ne prende in carico una certa parte.

4) Ammortizzatori complentari
Postero-lateralmente, la cavit perineale chiusa dal muscolo piramidale attorniato dal suo fascia che
altro non che una dipendenza della aponeurosi perineale profonda.
A parte il fatto che chiude ermeticamente l'anello pelvico indietro, il piramidale costituisce un
ammortizzatore supplementare di sforzi che si esercitano sul piccolo bacino.

Lateralmente, il bacino presenta due orifizi: i fori otturatori dei quali dobbiamo domandarci l'utilit
oltre al fatto che danno inserzione ai due muscoli otturatori essi sono colmati dalla membrana
otturatrice, struttura elastica che vibra in funzione delle pressioni che si esercitano sul piccolo bacino,
un po' come due branchie di pesce, costituendo cos un elemento supplementare per la regolazione
degli sforzi.

5) Sinergie di movimento
Non dimentichiamo che, superando il piccolo bacino, c' un'importante massa viscerale addominale
che chiusa nella parte superiore da un pistone diaframmatico che permanentemente mobilizzato,
dall'alto in basso, e che esercita dunque una certa pressione sulla colonna viscerale.
Pressione che va in parte a trasmettersi agli organi pelvici.
I tessuti molli del perineo, grazie alla loro elasticit, assorbono e integrano questo movimento
permanente evitando cos che sia danneggiabile per il suo contenuto.

Esso lavora dunque in sinergia con il diaframma realizzando un leggero movimento di discesa al
momento dell'inspirazione. Per esserne convinti, sufficiente respirare contraendo il perineo, in questo

17

Meccanica delle fasce


modo si percepir che la respirazione diventa improvvisamente pi difficile con una sensazione di
aumento di pressioni.
Nell'insieme, grazie alla solidit, alla plasticit e alle caratteristiche viscoelastiche dei fascia le
pressioni trasmesse dalla colonna toracico-addominale non vanno solamente ad esercitarsi in maniera
verticale, ma si ripartiscono e vengono prese in carico da tutti i componenti dell'anello pelvico:

- In basso e indietro, a livello dell'anello fibroso centrale del perineo, punto cavitale pi declive e di
convergenza di tutti i fascia, e praticamente di tutti i muscoli perineali rappresenta il laccio che ferma
il sacco e pu essere dunque considerato come il punto pi solido.

- Lateralmente l dove esiste un primo ammortizzatore costituito dal tessuto adiposo. Ancora pi
lateralmente ci sono le membrane otturatrici in avanti e quelle piramidali pi indietro.
- In avanti, infine, una parte delle tensioni presa in carico dal perineo anteriore e dalla sinfisi.

4) Costruzione anatomica

Ancorato al sistema scheletrico, il fascia non rappresenta un semplice tubo costituito di bande verticali
ben paralleli.
L'architettura fasciale formata da pi strati superiori ma interdipendenti tra loro, orientati in pi
direzioni: verticali, orizzontali, obliqui; ci al fine di rafforzarne la solidit, l'efficacia e di aumentare
la resistenza alle tensioni che si esercitano su esso.
Debnar e Coll, nell'analizzare il campione di fascia troncolombare, hanno dimostrato che questo
formato da numerose lamine di collagene orientate obbliquamente tra loro.
Gerlach e Lierse hanno studiato i fascia del membro inferiore. A livello della coscia hanno messo in
evidenza: (fig 76)

18

Meccanica delle fasce


a) Nella parte anteriore il fascia presenta:
- delle fibre orizzontali che si attaccano di certo al tratto ilio-tibiale, altre che corrono posteriormente;
- fibre verticali nella parte superiore della coscia, queste sono intrallacciate con le fibre orizzontali;
- fibre oblique in basso e in dentro la cui parte inferiore prosegue sulla parte interna della tibia.
Esse sono pi sottili delle verticali eccetto a livello dell'anca dove sono pi forti.

b) Nella parte posteriore:


- forti fibre verticali;
- fibre orizzontali presenti soprattutto sotto il grande gluteo e nella parte inferiore della coscia, dove
terminano nell'incavo popliteo.
Le fibre pi basse sono arciformi, inizialmente oblique in basso e in dentro poi verticali, continuano
con l'aponeurosi gambale posteriore.

c) Nella parte interna:


- costituite di fibre verticali e oblique provenienti dal fascia-lata; esse presentano un contingente
anteriore obliquo in basso e in avanti, e un contingente posteriore obliquo in basso e indietro.
Le fibre anteriori si confondono con il reticolo patellare, le laterali con i legamenti laterali interni.
La parte laterale interna presenta delle fibre molto resistenti e molto serrate facilmente palpabili.

d) Nella parte interna:


- fibre verticali molto forti che formano il tratto ilio-tibiale.
Questo tratto in connessione con il femore tramite la membrana interossea esterna.
Nella parte inferiore entra nella costituzione del retinacolo patellare e del legamento patellare esterno.
Le fibre della coscia si prolungano a livello della gamba e del piede dove presentano la stessa
costruzione architteturale.
Nell'insieme il fascia del membro inferiore e in generale tutti i fascia hanno una costruzione a spirale.

19

Meccanica delle fasce


Questo gli permette di giocare il ruolo di "strofinaccio" nella dinamica dei fluidi, come abbiamo gi
visto, ma questa architettura permette inoltre di aumentare la capacit di resistenza alle tensioni cos
come la capacit di mantenere delle forme anatomiche.

20

Meccanica delle fasce

MECCANICA GENERALE
A - CONDUZIONE DELLA SENSIBILITA

La conduzione della sensibilit, che proviene dalla periferia, arriva al corno posteriore del midollo. di la per via
intramidollare si incammina verso i centri specifici cerebrali che trattano linformazione e che in cambio inviano
la risposta adeguata alla situazione. Questo schema molto grossolano e nella realt le cose sono molto pi
complesse c infatti una rete di recettori periferici che transitano nelle vie di passaggio anatomicamente
descritte ma sembra che le vie di conduzione non siano cos semplici cos come si possa pensare e che esistono
dei circuiti che fuggono da qualsiasi schema.

Tutte le informazioni che arrivano al corno posteriore del midollo, fortunatamente non generano
sistematicamente una risposta, altrimenti saremmo incessantemente in uno stato dagitazione permanente. Per
che ci sia una risposta appropriata c bisogno di una certa soglia di informazioni e a partire da questa costante
che Melzach e Wall hanno elaborato la teoria del portello(barriera).
C nel corno posteriore del midollo un meccanismo regolatore che consiste nellaumentare o nel diminuire il
debito degli stimoli nervosi. Questo meccanismo determinato dallattivit di fibre a beta e a delta oltre che
dalle influenze discendenti prodotte dallencefalo. Quando la quantit delle informazioni che attraversano la
barriera supera un certo livello critico, si attivano delle zone neurali responsabili del dolore.
Allora al livello delle cellule T del corno posteriore arriva una serie di stimoli nervosi, entro una certa soglia
di tolleranza le cellule T esercitano un controllo frenante tanto da non superare la barriera ( il portello resta
chiuso) nel momento in cui questa soglia aumenta il controllo frenante delle cellule T quindi il portello si apre
e appare la sensazione dolorosa.
Pertanto il meccanismo strettamente midollare pone determinati problemi, infatti il sistema del portello basato
su di un controllo presinaptico ma esistono anche delle inibizioni postsinaptiche, a prova che il meccanismo di
salvaguardia ma anche scatenante la lesione, avviene e certamente prima al livello periferico prima che
intervenga larco riflesso. Sembrava che tutte le informazioni non transitavano dai centri superiori ma fossero
direttamente trattate dai cervelli periferici. E cos che lesperimenti fatti su topi da laboratorio decerebrati

21

Meccanica delle fasce


hanno mostrato che questi potevano orientarsi nel labirinto alla ricerca del cibo. Il midollo sarebbe dotato di
memoria, quindi pu prendere delle decisioni e risolvere dei problemi. Ma questi cervelli periferici sono
anche localizzati a livelli periferici e in particolare modo allinterno delle fasce.
Le fasce sarebbero conduttori di una sensibilit superficiale che seguirebbero un altro sistema diverso dal
circuito midollare ci che Bichat chiamava le simpatie delle membrane . cos per esempio se si graffia al
livello della coscia appariva qualche un segno di irritazione che poteva evidenziarsi lontano in senso topografico
sul dorso o altrove. Questa conduzione periferica della sensibilit perfettamente illustrata nel caso di causalgia
o algoallucinose. Questo due patologie possono causare dei dolori talmente atroci che il soggetto spinto al
suicidio. Oppure nei casi eccezionali dopo la radicotomia, simpatectomia, cordotomia o sezione midollare se
qualche volta si ottenesse una remissione transitoria il dolore finirebbe per ritornare con la stessa intensit:
da dove viene?
Da dove passa?
Sicuramente passa dal sistema midollo-nervo poich questo stato soppresso.
Sembra evidente che ci sia una struttura reticolare sensibile autonoma che costituisce la prima organizzazione
periferica e che funziona in modo completamente indipendente. Un tocco leggero sulla zona dolorosa pu
provocare dei dolori atroci qualche volta il dolore pu manifestarsi spontaneamente senza uno stimolo
apparente. I dolori possono propagarsi in modo imprevedibile fino a parti lontane del corpo senza alcun legame
con la zona dolorosa iniziale. Spesso il dolore persiste al lungo anche dopo la fine dello stimolo ci fugge
qualsiasi spiegazione logica poich dovuta ad un sistema di dolore specifico e diretto. Cos una vescica in stato
di semi congestione insensibile e non apporta lo stimolo ad urinare. La congestione porta il bisogno di urinare
per mezzo dello stimolo dei meccanocettori. Ma nel caso dei ciclisti il bisogno di urinare provocato con delle
capacit di congestione molto deboli. Lutero presenta una doppia innervazione. Il corpo innervato da un
contingente di fibre di origine dorso lombari doloroso solo nel caso di forti dilatazioni, dinfezioni importanti ,
nel parto o nelle mestruazioni nella donna, certamente questultimo caso le fasce sono in stato di massimo
sovraccarico e semplice fatto della congestione mestruale sufficiente a provocare il dolore.
Il collo innervato dal plesso ipogastrico la sede dei dolori intensi se questo ultimo dilatato di qualche
centimetro. Non solo i tessuti reagiscono agli stimoli ma allinterno di uno stesso organo le reazioni a questi
stimoli possono essere completamente diversi.

22

Meccanica delle fasce

Appare sempre pi evidente che le fasce sono la sede della sensibilit ma sono capaci di curare linformazione
in maniera autonoma. Pischinger attribuisce questo controllo al sistema di base. Questo controllo assicurato
dal mantenimento dellomeostasi del sistema cio la correzione in economia delle deviazioni derivanti da
perturbazioni esterne.
Questi fattori perturbanti agiscono in generale unilaterale. La mobilit e la funzione sono perturbate nel
segmento colpito prima dellapparizione di problematiche clinicamente espresse, la perturbazione gi
installata; questa si caratterizza tramite un aumento della spesa energetica per assicurare la funzione poi per via
riflessa segmentaria la lesione avviene in profondit per via viscerosomatica fino ad arrivare allinstallazione
della cronicit che interessa tutto il lato omolaterale che si trova cosi in ipofunzione.

Yahia e Coll al momento dei loro esperimenti sulle fasce toraco- lombari hanno messo in evidenza dei
corpuscoli di Ruffini e Paccini; quelli di Ruffini sono caratterizzati da un semplice assone ed unarborizzazione
molto densa con le fibre di collagene. I meccanorecettori sono soprattutto localizzati nelle zone giustavascolari e
nei tessuti connettivi molli con dei fasci di collagene denso. Questa conduzione nervosa al livello delle fasce
sembra essere il motivo dei sistemi parasimpatici e ortosimpatici che interverrebbero non solo nella meccanica
ma anche nella biochimica fasciale.
Il simpatico influenzando la circolazione sanguigna e il metabolismo influisce sul livello del PH e
sulleliminazione dei cataboliti. Se le fasce possiedono un loro proprio dinnervazione dovuto al fatto che non
ha una struttura rigida ma suscettibile di un certo movimento.
Questo stato controllato da Yahia e Coll al momento degli esperimenti di stiramento delle fasce che hanno
messo in evidenza una contrazione spontanea al momento dello stiramento che si traduce in un aumento delle
sue propriet viscolelastiche.
Boabighi e Coll hanno mostrato che le fibre di collagene essendo costituite da regolazioni regolari sono
comparabili, nella loro forma alle onde dei fluidi in movimento la loro ampiezza media e di 6 micron e
lampiezza e di 60 micron riproduciamo qualche misura effettuata da questi autori.

23

Meccanica delle fasce

PROPRIETA ISTOLOGICHE DELLE APONEUROSI

STRUTTURE

Aponeurosi brachiale
Aponeurosi antibrachiale
Retinacolo degli estensori
Retinacolo dei flessori
Aponeurosi alte degli obliqui esterni
Aponeurosi basse degli obliqui esterni
Fascia lata anteriore
Tratto ilio-tibiale
Retinacolo estensori caviglia
D= diametro delle fasce
A= ampiezza
I= lunghezza donda

130
155
200
200
155
170
150
155
285

8,5
8,5
1,5
1,5
8,5
5,7
8,5
4,5
1,5

30
30
70
70
30
85
35
75
80

Noi dobbiamo dunque considerare le fasce come dotate di un certo movimento autonomo. Lorigine di tale
movimento va ricercata nellembriologia. Lo sviluppo embriologico non che un movimento perpetuo che,
attraverso diversi stadi si conclude con la costituzione di un essere umano.
Non dobbiamo dimenticarci che allinizio abbiamo tre foglietti strettamente collegati, lectoblasta, mesoblasta,
entoblasta. Questi tre foglietti subiscono uninvoluzione che li permetter di costituire lo scheletro, le cavit gli
organi. Questa involuzione avviene in maniera concomitante. Ciascun foglietto migra in parallelo si interpenetra
con i vicini. Va a persistere nella memoria di un movimento perpetuo che si pu ritrovare al livello cranico
viscerale e fasciale. La sua ampiezza compresa approssimativamente tra gli 8 e 14 periodi per secondo con
qualche variazione a seconda delle zone considerate, questo movimento permette di facilitare gli scambi
cellulari cos come permette di dinamizzare la meccanica dei fluidi. Sembrerebbe che questi movimenti siano
attuati dal sistema linfatico la sua diminuzione, assenza o accelerazione costituir per noi un modo per
diagniosticare la lesione cos come vedremo di seguito.

B-PARTICOLARITA MORFOLOGICHE

Il tessuto connettivo molto ricco di fibre di collagene disposte in fasci molto densi quasi paralleli orientati con
regolarit nel senso in cui vanno le sollecitazioni meccaniche pi importanti.

24

Meccanica delle fasce


La differenza di queste sollecitazioni meccaniche ci porta a constatare in modo generale:

Al livello dellarto superiore le fasce anteroesterne sono pi spesse e forti che le postero interne;

Questa stessa disposizione si trova al livello dellarto inferiore, ad eccezione della gamba dove le fasce
anterointerne che ricoprono la tibia sono pi spesse.

Al livello plantare e palmare ritroviamo anche delle fasce molto forti spesse e resistenti.

Al livello del collo e del tronco: in modo generale le fasce posteriori sono pi forti di quelle anteriori questa
differenza che segue la localizzazione si spiega per le caratteristiche biomeccaniche.

Quindi le fasce pi spesse e resistenti hanno sia un lavoro dinamico sia un lavoro frenante molto pi importante.
Sono queste che intervengono maggiormente nel sostegno della statica e della postura.
PROPRIETA ISTOLOGICHE DELLE APONEUROSI

STRUTTURE

ALL

Aponeurosi brachiale
88
1,7
Lacerto fibroso
42
2,9
Aponeurosi antibrachiale
43
1,2
Retinacolo degli estensori
55
1,0
Retinacolo dei flessori
76
1,3
Aponeurosi palmare
47
2,4
Aponeurosi digitale
53
2,6
Aponeurosi dellobliquo esterno
100
1,2
Aponeurosi bassa dellobliquo interno
62
2,5
Fascia lata
48
0,6
Tratto ilio-tibiale
35
3,8
Retinacolo estensori caviglia
65
1,1
ALL= Allungamento
= Stimolo
= modulo di Young
Poich abbiamo visto che lintensit delle sollecitazioni generavano la caratteristica delle fasce,

2
12
3
3
2
7
13
3
18
2
19
3
le differenze

constatate apparivano completamente logiche. Boabighi e Coll hanno studiato le propriet di alcune aponeurosi
ri produciamo qui le loro misure.
Lanalisi di questa tabella mette in evidenza un gruppo la cui sollecitazione verso il punto di rottura elevato
come il modello di Young questo gruppo comprende:
il lacerto fibroso
laponeurosi palmare e digitale
il tratto ilio-tibiale
laponeurosi bassa del mm obliquo esterno.
Questo gruppo ha per altro dei valori medi di stiramento pi bassi corrisponde ha quello che abbiamo
classificato pi avanti nelle aponeurosi pi spesse e resistenti.

25

Meccanica delle fasce


Lo studio morfologico mette in evidenza:

Che gli arti inferiori sono in genere in posizione naturale di rotazione esterna,

Che gli arti superiori sono in genere in posizione naturale di rotazione interna.

Vedremo quindi al momento dei tests che questa posizione generale deve essere minima.
Unaltra particolarit da tenere in considerazione consiste nellallineamento degli arti in rapporto al tronco. Cos
come gli arti inferiori sono in continuit del tronco e del bacino, cos gli arti superiori sembrano avvitati sul
torace come due innesti appesi al tronco. Vedremo pi avanti che ci avr unimportanza pratica.

C - MANTENIMENTO DELLA POSTURA

Se il mantenimento e la correzione della postura sono dovuti al sistema muscolare al contrario non pu
adempiere al suo compito senza laiuto il supporto delle fasce. Come abbiamo visto in precedenza, un muscolo
senza fasce non pu essere fisiologicamente funzionale. Inoltre in certe condizioni le fasce suppliscono
interamente il muscolo per mantenere la postura.
Alcune fasce in questo ruolo sono pi attive di altre. Cathie cita come fasce di postura: le fasce glutee, cervicali
lombo sacrali, il tratto ilio tibiale e constata su queste aponeurosi la formazione di bande chiaramente visibili.
Constatazione che conferma che pi una fascia ha un carico di lavoro importante pi avr la tendenza a
rinforzare le fibre di collagene, dunque la prima a reagire ad un trauma.

Studi recenti istologici sostengono lipotesi che la fascia dorso lombare potrebbe giocare un ruolo
neurosensoriale nel meccanismo della colonna lombare. Al momento di una flessione del tronco non si rilevano
pi attivit elettriche nei muscoli posteriori. La loro azione supplita dai legamenti vertebrali.

Se i muscoli sono il motore della postura sembrerebbe che essi intervengano in maniera pi evidente nella
dinamica per quanto concerne la statica le fasce sembrano essere pi interessate al mantenimento di questa
postura questo certamente allo scopo di economizzare il dispendio energetico.

26

Meccanica delle fasce


In maniera generale le fasce esterne saranno pi considerate come fasce di postura mentre le fasce interne
saranno considerate come fasce di sostegno.
Inoltre lo9 studio anatomico cos come la loro architettura mostrerebbero che sono innanzitutto adatte al
sostegno della postura.

D - LE CATENE FASCIALI

1) Generalit
Lo studio anatomico delle fasce che queste costituiscono un seguito interrotto partendo dal cranio fino ai
piedi.queste catene fasciali sono sia interne che esterne e, cos come abbiamo visto ben collegate tra loro. In
nessun caso c interruzione delle fasce, sono tutte collegate le une con le altre in maniera armoniosa.
Prendono relais solo su certi punti ossei per migliorare la loro coerenza e aumentare la loro efficienza. Tenuto
conto del verso delle fibre fasciali queste catene possono essere verticali o oblique. (fig. 77)
Wleening e Coll durante i loro esperimenti sulle fascia toraco-lombare mostrano che la lamina superficiale di
questa ultima continua tramite la fascia del grande gluteo. Alcune fibre al livello del sacro continuano
direttamente il lato omolaterale, altre si incrociano deviando per prendere un punto di relais sulla spina iliaca
postero superiore e la cresta iliaca dove si confondono con quelle del grande dorsale la lamina superficiale si
fonde con quella profonda al livello del sacro e continua tramite il grande legamento sacroisciatico.
La trazione su un punto della fascia superficiale toraco lombare porta una spostamento della fascia
considerevole seguendo la direzione della trazione e questo spostamento e controlaterale (per mezzo delle fibre
a direzione obliqua). Una trazione sul bicipite e la relativa fascia porta uno spostamento della lamina profonda
tramite il grande legamento sacrosciatico fino ai lombari bassi, si pu avere cos uno spostamento controlaterale.
La mobilizzazione del fascia lombare avviene tramite diversi muscoli:
grande dorsale;
ischiocrurale
obliquo
grande gluteo;
il grande gluteo e il grande dorsale controlaterale creano una forza perpendicolare al livello del sacroiliaco. La
fascia toraco lombare la trasmettitrice delle forze tra la colonna la pelvi e larto inferiore questa continuit

27

Meccanica delle fasce


fasciale confermata dai lavori di Gerlaich e Coll sulla fascia della coscia questa prende relais in alto al livello
del leg. Inguinale, creta iliaca il sacro e il coccige. Nella parte inferiore entra a far parte dei leg del ginocchio e
continua con le fasce della gamba. E attaccata inoltre al perone tramite dei setti intramuscolari. Una lamina di
tessuto connetivo proveniente dalla fascia lata va a costituire i setti intermuscolari interni ed esterni fissando la
fascia lata e il tratto iliotibiale al femore costituendo cos una solida unit ossa-fascia-tendine.

2) Ruolo delle catene


Il ruolo concerne particolarmente tre punti importanti:

Trasmissione

Coordinazione - armonizzazione

Ammortizzamento.

a) Il ruolo di trasmissione (fig.78)


Per schematizzare possiamo considerare le fasce come delle corde incaricate di trasmettere delle forze attraverso
il corpo. Il motore di queste corde , ovviamente, il sistema muscolare ma compreso in una unit funzionale
indissociabile muscolo-fascia. Queste corde per trasmettere la loro energia efficace e coordinata avranno
bisogno di punti dappoggio. Questi punti dappoggio sono costituiti in maniera generale da articolazioni che
costituiscono delle carrucole di riflessione delle corde.

b)

Il ruolo di coordinazione - armonizzazione

Affinch che un movimento sia efficace importante che lenergia che lo determina sia bene canalizzata e che
lazione dei diversi muscoli sia ben coordinata in modo tale che le forze motrici possano agire efficacemente. E
attraverso le fasce che questa armonizzazione avviene. Cos nel momento in cui si gesta un gesto complesso
come camminare, questo mette in gioco un meccanismo importante coinvolgendo il corpo nel suo insieme in
primo luogo si richiede il mantenimento della stazione eretta, dunque un continuo recupero dellequilibrio che
permetta la posizione verticale in rapporto al piano, i piedi che rappresentano una superficie dappoggio tutto

28

Meccanica delle fasce


sommato limitata. Questa situazione eretta avviene con un minimo di dispendio energetico. Questo realizzato
in parte grazie al gioco delle corde e pulegge fasciali.

Mentre si cammina avremo la messa in gioco di tutta una serie di movimenti complessi affinch la propulsione
avvenga nella direzione voluta. In altre parole ci sar un coinvolgimento di una o pi catene fasciali allo scopo
di adempiere un gesto preciso ed efficace. Il camminare interessa tutta una serie di movimenti compensatori,
arti, superiori, inclinazione del tronco ecc.

E evidente che se non c armonizzazione tra tutti questi movimenti implicati in una cos banale funzione quale
il camminare, questa rischia di diventare complicate se non impossibile. E chiaro che tutto un sistema in questa
armonia come muscoli sistema nervoso centri dellequilibrio, ma queste sarebbero impossibili senza le fasce.
Ogni gesto che compiamo la somma di pi movimenti, flessioni estensioni, rotazioni, traslazioni. Nella vita
quotidiana non vi sono movimenti puri, ogni movimento spesso la combinazione di pi parametri;
larchitettura delle fibre fasciali con la loro direzione verticale, obliqua o trasversale, sembra adatta per
armonizzare a combinazione di fattori affinch il movimento diventi funzionale.

c) Armotizzazione

Queste catene fasciali trasmettono i movimenti di vita quotidiana ma intervengono nel momento di sforzi
violenti e traumatismi. In caso di sforzi violenti c la partecipazione di tutto il corpo per distribuire il carico su
di una superficie pi grande allo scopo di non gravare solo sul punto di rottura se i muscoli per fornire lenergia
necessaria alla realizzazione dello sforzo le fasce vanno a coordinare la ripartizione dello sforzo, dare ai muscoli
un punto dappoggio solido e, grazie alle loro propriet viscoelastiche vanno ad ammortizzare una parte
dellenergia per evitare di colpire il punto di rottura.
In caso di traumatismi che avvengono spesso improvvisamente il sistema muscolare non in sistema di difesa e
quindi non pronto ad ammortizzare la forte energia che brutalmente va a penetrare ne corpo. Sono dunque le
fasce che in parte vanno ad assorbire, ammortizzare, e cercare di canalizzare questa energia in diverse direzioni

29

Meccanica delle fasce


per attenuarne leffetto nefasto evitando la lesione degli organi. Quando questa energia troppo violenta o
troppo concentrata su di una superficie ridotta assistiamo a degli strappi o delle rotture di organi.
Gli studi realizzati sui cambiamenti delle fasce in seguito a dei traumatismi mostrano che queste presentano
delle modificazioni al livello delle loro propriet viscoelastiche modifiche che possono sopraggiungere
immediatamente dopo il trauma e che mostrano come la fascia ha preso a carico una grande parete denergia.

3) Le principali catene fasciali


Tenuto conto dellonnipresenza delle fasce, possiamo dire che le catene fasciali sono presenti a tutti i livelli. E
certo che se si resta su di un piano strettamente locale, sempre possibile trovare una catena fasciale poich la
guida e la cinghia di trasmissione delle forze. Pertanto come abbiamo visto il corpo partecipa interamente nelle
sue grandi funzioni. Ci determina catene estese che possono collegare integralmente il corpo da una parte
allaltra.
Possiamo descrivere un numero considerevole di catene. Pertanto lo studio anatomico delle fasce, la direzione
delle fibre, lo spessore e la concentrazione delle fibre di collagene cos come la funzione specifica di certe parti
del corpo in rapporto ad altre ci spingono a credere che esistono delle catene preferenziali che intervengono pi
frequentemente nella meccanica umana.

Andiamo a descrivere alcune grandi catene fasciali. La trasmissione dei colpi allinterno di queste avviene in
senso alto-basso o basso-alto ma anche dallinterno allesterno e dallesterno allinterno. Al livello di questi
punti dincrocio queste catene possono passare sul lato controlaterale. Alcune di esse soprattutto al livello del
tronco lavorano soprattutto in maniera obliqua coordinando dunque un lato allaltro. E evidente che queste
catene fasciali funzionano bene sia nel senso ascendente che discendente. Descriveremo qualche catena esterna,
interna e meningea ricordando come vedremo che queste restano costantemente in rapporto le une con le altre.

a) Le catene esterne
1) A partire dallarto inferiore
Possiamo descrivere a questo livello tre catene fasciali: una
esterna una anteriore ed una posteriore

30

Meccanica delle fasce

- la catena esterna (fig. 79)


a partire dal piede essa segue: la fascia esterna della gamba
fa relais al livello del ginocchio e della testa del perone
segue la superfice antero esterna della coscia tramite il tratto ilio
tibiale e la fascia lata
fa relais al livello dellanca e del bacino.
A questo livello si articola con una catena orizzontale collegata
al perineo tramite il mm piramidale e lotturatore interno.
A partire dal bacino questa catena sale:
-

sia per via anteriore seguendo i grandi retti e in seguito le


fasce toraciche;

prendono relais al livello della clavicola

arriva infine alla parte laterale del cranio tramite le fasce


superficiali

sia per via posteriore seguendo la fascia toraco lombare;

arriva alla parte posteriore della cintura scapolare dove


prende relais sulla scapola;

a questo livello si articola con la catena obliqua della cintura scapolare tramite le fasce dei rotatori
esterni della spalla

arriva infine alla parte posteriore delloccipite tramite le fasce dei trapezi dello splenio e del complesso
del collo.

la catena anteriore (fig.80)


a partire dal piede segue:
-

la fascia antero interna della gamba;

prende relais sulla superficie interna del ginocchio;

31

Meccanica delle fasce


-

a questo livello una parte delle forze pu essere trasmessa


alla parte anteroesterna della coscia tramite le fibre fasciali
oblique;

segue infine la fascia degli adduttori;

prende relais al livello del pube dellarcata crurale e sale in


seguito come la catena precedente tramite i grandi retti
passando sul lato opposto tramite le fasce degli obliqui.

Al livello del bacino si articola con due catene interne:


-

una rappresentata dalla fascia iliaca;

laltra perineale rappresentata dallaponeurosi perineale


superficiale.

La catena posteriore (fig.81)


Partendo dal piede:
-

segue la fascia posteriore del polpaccio;

prende relais al livello del ginocchio;

segue in prevalenza la fascia del bicipite femorale;

al livello gluteo prende relais sul ischio il sacro il coccige il grande leg. sacroischiatico infine sulla
cresta iliaca per poi salire posteriormente come la catena esterna ma pu deviare controlateralmente
tramite le fibre oblique della fascia toraco lombare;

al livello gluteo va ad articolarsi con due altre catene:

una a direzione orizzontale la perineale tramite il coccige e i leg. Sacroischiatici


laltra verticale la dura madre il coccige e le fibre che scambiano con la parte terminale della dura madre
con il grande leg. sacroischiatico tramite il sacro ed il coccige.

2) A partire dallarto superiore


Individuiamo una catena esterna ed una interna.

32

Meccanica delle fasce

La catena interna (fig. 82)


A partire dalla mano :
-

segue il bordo interno dei muscoli epitrocleari;

prende relais sul collo;

a questo livello una parte della forza pu essere


trasmessa alla catena esterna tramite le fibre oblique
basse dellaponeurosi del bicipite brachiale;

segue

il

setto

(cloisin)

intermuscolare

interno;membrana interossea
-

poi

si

prolunga

tramite

la

fascia

del

mm

coracobrachiale;
-

prende relais sullacromion e sulla clavicola;

termina sulla parte antero laterale del cranio tramite


laponeurosi

cervicale

superficiale

tramite

laponeurosi degli scaleni.

La catena esterna (fig.82)


Rappresenta la catena pi sollecitata al livello dellarto
superiore e come vedremo pi avanti e a questo livello
che andremo ad intervenire pi spesso.
A partire dal pugno essa segue:
-

sia il bordo anterointerno della fascia dei mm


epicondilei;

sia il bordo posterointerno di questa stessa fascia;

prende relais sulla superficie esterna del collo;

segue il setto intermuscolare esterna;

al livello della V deltoidea pu seguire due direzioni:

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Meccanica delle fasce


una anterointerna tramite la parte interna della fascia deltoidea. A questo livello, come la catena interna si
articola con la catena transversa costituita dalle fasce dei pettorali poi segue lo stesso tragitto della catena
interna.
laltra posteroesterna tramite il bordo esterno della fascia deltoidea prende relais sulla spina della
scapola. A questo livello si articola con la catena obliqua posteriore rappresentata dalla fascia del grande
dorsale e dei rotatori esterni. Finalmente raggiunge loccipite tramite lo stesso tragitto della catena
posteriore.

b) le catene interne
Ne descriveremo principalmente tre:
-

periferico

centrale

misto

1)

la catena periferica (fig.83)

la facciamo partire dal perineo ricordando che questo pu essere


influenzato dalle catene esterne tramite le fasce perineali la fascia del
piramidale e quella dellotturatore.
-

a partire dal perineo va a trasmettersi tramite le fasce trasversalis o


tramite il peritoneo

prende relais al livello del diaframma;

segue la fascia endotoracica;

arriva al livello della cintura scapolare dove prende relais;

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Meccanica delle fasce


-

segue approssimativamente le catene esterne dirigersi verso la base


del cranio.

Notiamo che le catene periferiche possono anche seguire le pleure per


arrivare alla spalla o al livello del diaframma di Bourgerey e di la salire
alla base del cranio come tutte le altre catene.

2)

la catena centrale

La facciamo partire dal diaframma ma non dimentichiamo che sotto di


esso si trova tutto un sistema fasciale di sostegno degli organi e che
questo sistema fasciale addominale connesso con il sistema fasciale
della pelvi.
A partire dal diaframma questa catena segue:
-

il pericardio;

la fascia perifaringea;

al livello della cavit toracica presenta una connessione con le


fasce cervicali profonde e medie e una parte dei cariche potr
dirigersi verso i supporti ossei.

Va inseguito a prendere relais al livello dellosso ioide;

a questo livello laponeurosi cervicale superficiale potr


ugualmente prendere in carico una parte delle sollecitazioni;

poi

tramite

le

aponeurosi

pterigo-temporo-mascellari

interpterigoidee arriva alla base del cranio;


-

di la eventualmente continua, tramite queste ultime, al livello


dela dura madre intracranica tramite i prolungamenti nervosi che
articolano questi con le fasce citate.

3) la catena mista
a partire dal perineo essa segue:

35

Meccanica delle fasce


-

laponeurosi ombelico-prevescicale;

fa relais sullombelico

a questo livello pu essere presa in carico dalla fascia traversalis;

o seguire il leg. rotondo del fegato poi il leg. falciforme;

fa relais sul diaframma;

di la segue la catena fasciale periferica o centrale precedentemente descritte.

c) la catena meningea (fig. 84)


Il suo punto di partenza inferiore situato su coccige ma abbiamo
visto che pu essere influenzato, dalle catene interne tramite le
aponeurosi del perineo, e dalle catene esterne tramite relais sul
coccige sacro e pube.
Sale in seguito nel condotto vertebrale dove contatta numerosi
punti di relais con le vertebre, questi hanno uno scopo di sicurezza
e salvaguardia:
-

anteriormente con il leg. comune vertebrale posteriore


lungo la colonna, due relais sono particolarmente resistenti
il leg. coccigeo nella parte bassa e gli attacchi superiori che
si trovano al livello di C2 C3;

lateralmente la dura madre vertebrale invia bilateralmente


delle espansioni meningee che accompagnano il nervo fino
al foro di coniugazione. A questo livello prende degli
attacchi solidi sul contorno osseo costituendo sia i punti
fissi bilaterali che le radici rachidee. Ci al fine di
impedire uno stiramento verticale troppo forte delle radici
e del midollo.

Esse penetra inseguito nella scatola cranica tramite il foro occipitale attorno al quale prende degli
attacchi solidi. Nella parte endocranica questa catena si espande in una sfera per attaccarsi su tutto il

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Meccanica delle fasce


perimetro della scatola cranica. Le articolazioni sono soprattutto importanti alla base del cranio. Va
inoltre, allo scopo di migliorare la motricit ma anche allo scopo di protezione essa va ad emettere due
importanti setti la tenda del cervelletto che costituisce un rinforzo di ancoraggio orizzontale;
-

La falce del cervelletto e del cervello che vengono ad inserirsi sullapofisi crista galli e che costituisce
un rinforzo dancoraggio sagittale.

Presenta delle articolazioni esocraniche:


-

alla base tramite dei prolungamenti attorno ai nervi cranici;

sulla volta con aponeurosi epicraniche tramite il canale transeosseo.

4) I grandi punti di ammortizzazione (fig. 85)


Le catene fasciali trasmettono la mobilit attraverso tutto il corpoma sono anche la sede delle
sollecitazioni che possono perturbare il meccanismo affinch queste perturbazioni non si trasmettano a tutta
la catena ci sono dei punti di ammortizzazione. Questi sono ripartiti lungo la catena ma c ne sono di pi
importanti e pi spesso sollecitati poich piazzati in dei punti di convergenza, studieremo dal basso verso
lalto:

cintura pelvica

il diaframma

la cintura scapolare

losso ioide

la cerniera occipito cervicale

a) La cintura pelvica
Punto di relais tra:
- gli arti inferiori e il tronco da una parte
- il perineo dallaltra parte.

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Meccanica delle fasce


Rappresenta un punto di convergenza di forze che deve permanentemente adattare, controllare, dirigere grazie
alla sua mobilit e sua architettura. al suo livello che le forze discendenti ascendenti o a direzione trasversale
tramite la catena interna saranno ammortizzate e ripartite soprattutto quando raggiungono una intensit critica.
a) Il diaframma
questo muscolo respiratorio principale, ha un ulteriore ruolo di importanza meccanica e fisiologica:
-

separa in maniera ermetica la cavit toracica dalla cavit addominale delimitando un passaggio tra una
regione a pressione negativa ed una dove la pressione va ad essere sempre pi grande man mano che si
va pi in basso;

la sede di una duplice attrazione


cefalica tramite le fasce toraciche, periferiche e centrali
caudale tramite le fasce addominali e il peso degli organi sospesi ad esso

Malgrado questa dualit contraddittoria questo deve restare permanentemente libero e funzionale aiutato in
questo dalle differenze di pressione, per adempiere perfettamente alle seguenti funzioni:
-

respiratoria

di mobilizzazione emodinamica

sospensoria della massa addominale

in fine vero motore viscerale che grazie al suo movimento di pistone permanente realizza una
dinamica costante degli organi, influenzando fortemente la loro funzione fisiologica.

La sua costruzione anatomica ci porta ad interrogarci sul suo funzionamento meccanico. Composto da una
parte periferica muscolare che si appoggia sul perimetro interno della cavit toracica, che costituisce il
motore diaframmatico. Questa parte costale non un punto fisso, affinch possa essere perfettamente
funzionale, il diaframma deve servirsi di altri punti dappoggio. questo ruolo si sviluppato nella parte
centrale completamente aponeurotica: il centro frenico (fig, 86)

Questo sospeso da una forte lamina fasciale, il pericardio, che crea un punto fisso attorno al quale il
diaframma pu appoggiarsi per aprirsi al momento dellinspirazione. Il suo appoggio sulla massa addominale
ralativa, nel soggetto normale, visto che questa non ha punti dappoggio e ha la tendenza ad essere spinta in

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Meccanica delle fasce


basso e in avanti. per questa ragione che, come abbiamo visto, il perineo lavoro in sinergia e armonia con il
diaframma.
al momento di sforzi importanti che il diaframma si appoggia sulla massa addomianle resa rigida dalle
contrazioni addominali, o addominali e pelviche assieme. Ci sono numerosi studi per determinare il
meccanismo diaframmatico. Paiva e Coll, su delle misure effettuate in decupito, hanno dimostrato che:
-

il contatto diaframma polmone uniforme rappresenta una superfice pi o meno uguale quel che sia il
soggetto e la differenza di peso. Esiste un gradiente di pressione uniforme che si esercita sul diaframma
e anche a riposo non ostante la differenza degli organi destri e sinistri.

Le pressioni misurate al livello del diaframma danno dei valori di 9,7 cm dacqua a dx e 9,2 a sx. il diaframma
non sferico il raggio di curvatura decresce man mano che la sua altezza decresce. Quando si contrae e il
volume del polmone aumenta, il raggio diminuisce con laltezza diviene pi sferico. Pu migliorare la
conversione della tensione in pressione quando il volume del polmone aumenta.
Vershakelen e Coll hanno mostrato che i valori di spostamento del diaframma nella espirazione aumenta
dallavanti in dietro con 100% in dietro 90% nel mezzo 60% in avanti. Il movimento del diaframma interrotto
al livello delle coste e degli addominali. La correlazione migliore nella parte mediana e posteriore. La parte
posteriore soprattutto interrotta con lo spostamento degli addominali. Al momento dellinspirazione normale il
diaframma si raccorcia, laccorciamento posteriore di solito pi importante di quello anteriore. Dopo la
frenicotomia la parte posteriore si allunga durante linspirazione mentre la parte anteriore si allunga in alcuni
animali e diminuisce in altri.(Decramer e Coll).
Approposito del diaframma soffermiamoci sulla sua innervazione poiche rappresenta certamente una
spiegazione dei fenomeni lesionali sulla regione cervico-scapolare.(fig 87)

Inizialmente situato nel miotoma cervicale, il setto trasversum il futuro diaframma, va a migrare
progressivamente verso il basso nel momento dello sviluppo dellembrione, per prendere la sua definitiva
posizione.
Innervato allinizio dal nervo frenico lo porta con se nella discesa. Nella migrazione il nervo frenico non si
contenta di seguire il diaframma, ma distribuisce cos al suo passaggio numerosi collaterali andando ad
innervare altri elementi oltre al diaframma:

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Meccanica delle fasce


-

il timo

il pericardio

la pleure parietale

la vena cava superiore ed inferiore

la capsula di Glisson

infine invia una terminazione ai gangli semilunari.

Se si aggiungono le anastomosi con:


-

il nervo del sotto clavicolare

il XII

il X

le fibre simpatiche cervicali, capiremo facilmente la sua importanza e che la cintura scapolare la sede
di patologie spesso incomprensibili. La via nervosa costituita dal frenico una spiegazione a questi
problemi. Per terminare notiamo che il diaframma un punto importante di ammortizzazione
intratoracico per le sollecitazioni meccaniche trasmesse dalle fasce ma anche per le variazione di
pressione.

b) La cintura scapolare
Tutte le fasce interne ed esterne convergono e prendono relais sulla cintura scapolare. Quindi sono numerose le
sollecitazioni che pu subire, e in caso di disfunzione fasciale sono molteplici le tensioni a suo carico. Questa
regione deve continuamente controllare ed aggiustare le sollecitazioni che provengono dal basso, prodotte da
zone che qualificheremo come rigide ( torace e bacino) e quelle provenienti dallalto prodotte da una regione
ipermobile (rachide cervicale, arto superiore). La cintura scapolare deve costantemente giocare un ruolo di
bilanciamento per armonizzare tutte le tensioni che passano attraverso e proteggere le zone vitali sia sottostanti
che sovrastanti.
Inoltre viene ad innestarsi un segmento ipermobile, larto superiore, che costituisce la zona costantemente
sollecitata meccanicamente. Essa inoltre il punto di convergenza delle tensioni verticali oblique e trasversali.
Per queste diverse ragioni, questa regione ha una architettura molto particolare orientata verso lipermobilit
dove oltre alla strnoclavicolare i punti di fissaggio sono i tessuti molli.

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Meccanica delle fasce


Questa convergenza di forze discendenti o ascendenti interne o esterne, ci spiega meccanicamente la frequenza
delle lesioni della cerniera cervico-scapolare.

c) Losso ioide
La catena fascaile centrale pericardio-aponeurosi-faringea ha dei punti di relais periferici, legamenti pericardici,
connessioni con le aponeurosi cervicali medie e profonde ma queste non sono cos importanti come la cintura
scapolare. Al momento di sollecitazioni importanti le tensioni possono trasmettersi alla base del cranio e in
seguito intracraniche. Per evitare losso ioide si interpone nella parte superiore di questa catena fasciale.
Interamente sospeso a dei tiranti muscolo fasciali lo ioide fluttua su tutti i piani dello spazio controllato e
sostenuto da attacchi che lo legano alla mandibola, la mastoide, lapofisi stiloide la scapola e la cartilagine
tiroidea. La catena fasciale centrale prende relais alla punta dellaponeurosi perifaringea , sullo ioide
prolungandosi verso lalto tramite laponeurosi interpterigoidee e pterigo-temporo-mascellari.
Losso ioide oltre a ruolo di fissatore della cartilagine tiroidea, nella attivit fonetica, e presente anche per
ammortizzare e ripartire le tensioni della catena centrale, sia antero lateralmente tramite laponeurosi cervicale
superficiale, sia posteriormente verso il temporale tramite il muscolo digastrico e il bouquet di Riolan.

d) La cerniera cervico occipitale


La sfera cranica poggiata sul suo supporto occipitale costituisce un punto di convergenza tra le catene cervico
craniche discendenti e le catene sottostanti. Questo punto di convergenza interessa anche le catene endocranica e
duramerica vertebrali che vengono a scambiarsi a questo livello. Essa presenta una zona di ipersollecitazioni
che spiega i numerosi muscoli che la controllano, lunghi o corti, al fine di adattarla costantemente a tutte le
variazioni di tensioni possibili allo scopo di proteggere al massimo il computer centrale ( il cervello) e i suoi
prolungamenti di conduzione dellinformazione. Tutte le fasce si inseriscono su un perimetro. Rappresenta il
primo ammortizzatore discendente e lultima ascendente prima che la tensione penetri allinterno della scatola
cranica, dove fortunatamente un insieme di membrane pu ancora occuparsi di funzioni supreme.
Ricordiamoci che al livello cranico e midollare un sistema liquido va a rinforzare efficacemente il sistema
membranoso. Questa ipersollecitazione della cerniera cervico-occipitale spiega perch essa sia la sede di
frequenti restrizioni di mobilit.

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Meccanica delle fasce

E- LE CATENE LESIONALI
Le catene lesionali rappresentano il tragitto che pu seguire una tensione di membrane per propagarsi a distanza.
Si pu descrivere un numero infinito di catene lesionali ma la pratica e la meccanica umana ci mostrano che la
trasmissione delle tensioni e distorsioni avviene seguendo gli assi privilegiati che sono rappresentati in maniera
generale dalle catene studiate nel capitolo precedente. Queste catene lesionali sono delle distorsioni, catene
fasciali che sono perturbate nel loro funzionamento fisiologico. Anzich trasmettere e ripartire armoniosamente
il movimento, queste si trasformano in punti fissatori origine di irritazioni e perturbazioni della mobilit.
Allorigine una catena lesionale pu nascere in seguito a fattori molteplici : traumi (distorsioni, cadute sul
coccige, ma anche traumi diretti su tessuti molli), cicatrici, infiammazioni, infezioni, stress.
Questi fattori creano un punto di disfunzione fasciale, che se non grave va a causare una modificazione della
qualit del tessuto e col tempo pu prolungarsi lungo una catena fasciale per creare, in un tempo pi o meno
lungo, una disfunzione qualche volta molto a distanza.
Una catena lesionale pu generarsi da qualsiasi punto della catena fasciale, il suo tragitto pu essere molto corto
o molto lungo, per esempio pu partire dal piede per terminare alla cerniera cervico occipitale o addirittura al
cranio.
Ogni trauma non genera obbligatoriamente una catena lesionale. Qualche volata questa avr origine subito dopo
il trauma altre apparir qualche settimana se non addirittura qualche mese pi tardi. Altre volte infine si
manifester numerosi anni dopo. Tutto ci dipende da numerosi fattori:
-

intensit della forza iniziale;

et del soggetto al momento del trauma;

la possibilit di adattamento - compensazione del soggetto.

evidente che pi un soggetto giovane meglio il suo corpo potr difendersi dalle aggressioni su un corpo
in buona salute e funzionale, il corpo far di tutto per attenuare gli effetti di una lesione cercando di ripartire
leccesso denergie in direzioni diverse.
Sia let che laccumulazione dei diversi traumi fanno in modo che il corpo abbia delle difficolt sempre
maggiori a difendersi, le possibilit di adattamento compensazione vanno a ridursi, laccumulo diviene
troppo forte, il sistema va a sovraccaricarsi e la catena lesionale peggiora con conseguenze nefaste.

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Meccanica delle fasce


Ricordiamoci che i tessuti conservano in memoria i traumi subiti e che questi, qualunque sia la loro origine
si accumulano, e verranno restituiti dal corpo. La somma traumatica temporale ben lontana da essere una
regola assoluta alcuni soggetti sviluppano una disfunzione in maniera molto rapida, altri ci impiegano anni
altri ancora molto lontano nel tempo se non addirittura mai; questo dipende dalla VITALIA
dellindividuo dal suo capitale di partenza per affrontare le tensioni della vita.
Un fattore importante per limitare la disfunzione di un trauma dato dalle zone dammortizzamento. Esse
sono molto numerose e ripartite su tutto il corpo: tessuti grassi o adiposi, sistema liquido, concepimento
architettonico, articolazioni.
Man mano che un sistema ammortizzatore sar saturo la tensione si trasmetter al successivo, sar la
sollecitazione frenata dai grandi punti di ammortizzazione che abbiamo visto in precedenza, che una volta
saturi permetteranno alla tensione di raggiungere il suo bersaglio con conseguenze nefaste. evidente che
se sul suo tragitto una catena incontra un punto di debolezza ( articolare, tissutale o viscerale) preesistente,
vesta contribuisce ad accelerare il fenomeno degenerativo.
Una catena fasciale lesionale pu originarsi da qualsiais punto del corpo e, a partire di la, seguire un
percorso ascendente o discendente a seconda del punto di partenza dei fattori di tensione che essa subisce e
del modo di adattamento e compensazione del soggetto. Avremo dunque delle catene lesionali discendenti e
ascendenti.
1) Le catene lesionali discendenti
In maniera generale

e per grado dimportanza incontriamo le catene soprattutto

al livello cranico,

cervicale, della cintura scapolare, del bacino, degli arti inferiori, del torace, del diaframma, delladdome.
Ne andiamo a descrivere qualcuna frequentemente incontrata ricordando che il loro tragitto percorre spesso
le catene fasciali.
A partire da un punto di fissaggio dellaponeurosi epicranica, possiamo assistere alla realizzazione di una
lesione discendente condotta dallaponeurosi cervicale superficiale fino alla cintura scapolare da dove potr
proseguire tramite allarto superiore o la parte superiore del torace.
Se il punto di partenza alla base del cranio in generale o intracranico potr essere condotta dallaponeurosi
cervicale profonda, aponeurosi degli scaleni per finire sullo stesso tragitto descritto precedentemente.

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Meccanica delle fasce


Se abbiamo un punto di fissaggio mediastinico o toracico, la tensione pu eventualmente alle fasce
addomianli (fascio di Toldt, Treitz) con possibilit di prolungarsi fino al piccolo bacino.
Se il punto di fissaggio al livello dello psoas, del perineo, o dei muscoli corti dellanca, la catena lesionale
avr la possibilit di prolungarsi verso il basso con lapparizione eventualmente di una patologia del
ginocchio se non addirittura della caviglia.
In rapporto alle catene fasciali descritte, bisogna notare che le catene lesionali discendenti sono pi corte nel
loro tragitto, raro di vederle iniziare alla testa e finire ai piedi anche se questa eventualit esiste raramente.

2) Le catene lesionali ascendenti


Queste sono pi frequenti delle discendenti ci dipende dallappoggio al suolo, delladattamento necessario
e costante alla stabilit alla lotta permanente alla forza di gravit oltre che la sospensione degli organi la cui
sollecitazione naturale una trazione verso il basso.
Contrariamente alle catene lesionali discendenti noirmale vedere le catene ascendenti su un tragitto lungo.
Andiamo a descrivere qualcuan pi frequente.
A partire dal piede quella pi comune si sviluppa lungo la catena esterna a seguito di una distorsione di
caviglia la trazione della fascia esterna pu giocare sulla testa del perone o la parte esterna del ginocchio e
creare a questo livello un dolore funzionale.
Se la lesione continua a salire causer una perturbazione al livello dellanca (con possibilit di penetrare nel
piccolo bacino tramite le fasce del piramidale e dellotturatore interno) poi al livello della sacro iliaco. Di
qua la lesione seguir il tragitto dellaponeurosi toraco lombare o del grande dorsale per finire alla spalla e
finalmente, se non interrotta, alle cervicali e al cranio.
Ben inteso, come abbiamo gi segnalato il suo punto di partenza pu essere il ginocchio il bacino o altro.
Una caduta sul coccige pu essere allorigine di una catena lesionale duramerica, che finire alle membrane
intracraniche.
Un problema al livello del perineo pu trasmettersi sia ai visceri addomianli, sia alle fasce transversalis,
prendere relais sul diaframma e di la, tramite il sistema pleurale o le fasce endotoraciche, continuare fino
alla cintura scapolare per terminare infine alle cervicale e al cranio.

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Meccanica delle fasce


Faremo lesempio di una catena lesioanle incontrata pi volta e che, di primo acchito sempre pi teorica
che reale. Il suo punto di partenza pu essere la vescica o la fascia ombelicoprevescicale, prosegue tramite il
legamento rotondo, il legamento falciforme che la trasmette al diaframma da dove prosegue tramite il
pericardio e laponeurosi perifaringea dove si manifesta con una disfunzione al livello della gola.
Ricordiamo il caso recente di una paziente che lamentava irritazione alla gola e dolore alla deglutizione;
questa persona aveva subito una celioscopia e presentava una cicatrice al livello delluraco che causava un
fastidio al livello della gola. La cicatrice era un punto di partenza di una catena lesionale ascendente e si era
manifestato clinicamente tramite un dolore alla gola che sparito in seguito alla normalizzazione del punto
di fissaggio situato sulluraco. Potremmo moltiplicare gli esempi ma non il caso ci che importa la realt
delle catene fasciali cos come la loro possibilit lesionale e la necessit di una indagine spesso molto
lontana rispetto al luogo del sintomo.

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