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Hen 37(2/2015)
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risultano falsi e artatamente manipolati per tratteggiare, agli occhi dei fedeli,
la figura del suo fondatore in modo diverso dalla realt.
Ma mentre nel Contra Christianos la critica alla nuova religione si indirizza su temi che riguardano prevalentemente laspetto filologico e storico
delle Scritture, rimanendo cos appannaggio di unlite di intellettuali o di
addetti ai lavori, lattacco al Cristianesimo diventa esplicito e comprensibile
ad un pubblico molto pi vasto e eterogeneo quando Porfirio nella Filosofia
rivelata dagli oracoli, riporta alcuni vaticini proferiti ora dalla dea Ecate, ora
dal dio Apollo riguardo alla presunta natura divina di Ges.
Prima di iniziare lanalisi dei frammenti relativi a questo argomento,
necessario sottolineare che per un neoplatonico lidea che il Logos divino si
fosse incarnato in un uomo era inaccettabile4. Da ci consegue che il filosofo
respinge tutta la realt materiale nella quale Cristo si venuto a trovare, contestando prima lincarnazione allinterno di un corpo e dentro il corpo di una
donna, poi la morte in croce e infine la sofferenza patita durante la passione.5
Pertanto assurdo pensare che Dio, che secondo la concezione neoplatonica
buono, bello, felice, immortale, decida di assumere un corpo e di scendere
nella materia: questo implicherebbe un mutamento in Dio, che inconcepibile, e per di pi un mutamento dal bene al male, dal bello al brutto, dalla
felicit allinfelicit, dallottimo al pessimo.6 Porfirio invece raccomanda il
contrario: nella famosa espressione omne corpus est fugiendum, come riporta Agostino,7 il filosofo invita secondo i dettami del Neoplatonismo
ad abbandonare tutto ci che corporeo per rivolgersi alla spiritualit, alla
razionalit, al divino.8
Per gli stessi motivi la dottrina della resurrezione del Cristo e della resurrezione dei corpi contestata: il corpo qualcosa di ontologicamente negativo, per cui bisogna rivolgersi soprattutto verso limmortalit dellanima
e fare di tutto in questa vita per liberarla dai lacci della materia.9 Il dogma della resurrezione del corpo viene spiegato dai cristiani sostenendo che,
poich Dio onnipotente, pu far risorgere anche i morti. Anche lasserto
4
Sulla polemica di Porfirio sullincarnazione del Logos vedi G. Madec, Chronique
Porphyrienne, Revue des tudes Augustiniennes 15 (1969), pp. 179-180.
5
Cfr. August., De civ. dei, x, 28.
6
Cfr. G. Girgenti, Il pensiero forte di Porfirio (Milano: Vita e Pensiero, 1996), p. 299.
7
Cfr. August., Sermo ccxlii, c. 6; August., Retract., i 4, 37.
8
Cfr. F. Culdaut, Un oracle dHcate dans la Cit de Dieu de Saint Augustin: Les
dieux ont proclam que le Crist fut un homme trs pieux (xix 23, 2), Rvue des tudes
Augustiniennes 38 (1992), p. 282.
9
Cfr. Hieron., Comm. in Daniel., iv 12, 1 ss. Vedi G. Madec, Augustin, disciple et
adversaire de Porphyre, Revue des tudes Augustiniennes 10 (1964), p. 369 e S. Pezzella,
Note sul pensiero filosofico e sociale di Porfirio, Eos. Commentarii Societatis Philologae
Polonorum 52 (1962), p. 303; J. Doignon, Autour dun fragment du livre 3 du De republica
de Ciceron invoqu au temps dAugustin par des Porphyriennes contre la rsurrection des
corps, Orpheus 13 (1992), pp. 26- 32. Anche Plotino (Enn. iii 6, 6, 71-72) rivolge la sua
pacata polemica contro i cristiani scrivendo che: il vero risveglio (scil. dellanima) la vera
resurrezione dal corpo, non con il corpo ( ,
, ).
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Dalle prime battute del frammento presente nella Filosofia rivelata dagli
oracoli, la dea dichiara che quello che si sta riferendo sulla natura del Cristo,
potrebbe sembrare un controsenso (). possibile dunque che vi
siano stati altri precedenti vaticini di Ecate che screditavano la figura del Nazareno, mentre adesso la dea sostiene che Cristo un uomo molto religioso
e gli dei, probabilmente a differenza di prima, ricordano la sua persona con
parole benevole.
La dea, che come si detto prima, rappresenta lanima del mondo, dichiara con sicurezza che lanima di Cristo dopo essersi liberata, a causa della
dopo la morte, si ricongiunta allUno, cio alleternit del Sommo Padre, mentre lanima di
Cristo stata solo assunta in cielo, divenendo immortale. Sullattivit oracolare di Apollo si
veda A. Busine, Paroles dApollon. Pratiques et traditions oraculaires dans lAntiquit tardive (iie-ive sicles) (Religions in the Graeco-Roman World 156; Leiden: Brill, 2005). Inoltre
importante sottolineare che in un articolo del 1991 L. Jerphagnon ipotizza che i connotati
di Plotino descritti da Porfirio nella Vita Plotini presentino un sottinteso scopo anticristiano
giacch la figura di Plotino verrebbe contrapposta a quella del Cristo. Si veda J. Jerphagnon,
Les sous-entendus anti-chrtiens de la Vita Plotini ou lvangile de Plotin selon Porphyre,
Museum Helveticum 47 (1991), pp. 41-52
19
Cfr. Euseb., Dem. ev. iii 6, 39-7, 2.
20
Cfr. August., De civ. dei, xix 23, 43-73.
21
Euseb., Dem. ev. iii 6, 39-7, 2. La traduzione dei brani mia.
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morte del corpo, dalle catene che la legavano al mondo sensibile, ha ricevuto
il favore dellimmortalit22 tuttavia, quando questa separata dalla sapienza,
va sempre errando ( ). Apparentemente
questa frase pu apparire poco chiara, invece, se si fa un confronto con il
passo riportato in Proverbi (22, 8), nella traduzione della Settanta, si nota che
la Sapienza o Logos divino, identificata dai cristiani con Ges. In queste
parole dunque Ecate potrebbe riferirsi al passo biblico per dichiarare che
lanima del Cristo, essendo separata dalla sapienza, quindi essendo staccata
dal Logos divino, non ha nulla in comune con Dio.
Dopo di ci la dea, nonostante ne affermi la religiosit, sostiene che lanima di Ges divenuta immortale come quella di altri uomini pii, negando,
con questa dichiarazione, qualsivoglia presunta unicit di Cristo come figlio
unigenito di Dio Padre. Egli affermerebbe la dea un uomo pio come
tante altre figure di uomini religiosi, paragonando cos Ges a qualsiasi uomo
timorato di Dio.
Il tono delloracolo, come le rispettive parole, cambia quando la dea parla
dei cristiani, definendoli ignoranti (), giacch venerano un semplice uomo come se fosse il dio supremo. Loracolo si conclude con lesortazione di Ecate a non insultare il nome di Ges e di avere piet dellignoranza
dei suoi discepoli i quali sono stati sviati e credono che il Cristo possa essere
anche dio.
4. Analisi del frammento di Ecate riportato da Agostino
Il frammento di Eusebio, presente della Demonstratio evangelica, si trova quasi identico nel De civitate dei di Agostino, anche se viene riportato in
modo pi completo e dettagliato rispetto alloracolo esposto dal vescovo di
Cesarea. Agostino scrive:
Inoltre questo grande filosofo (scil. Porfirio) dice cose benevole su
Cristo,23 quasi avesse dimenticato di lui ci di cui poco prima abbiamo
parlato, cio le sue ingiurie (contumeliae suae), o come se nel sonno i
suoi dei lo abbiano maledetto e, risvegliandosi, abbiano riconosciuto ci
che di buono cera in Cristo, e lo abbiano lodato degnamente. E come se
fosse in procinto di rivelare qualche cosa di straordinario e dincredibile
disse: Ci che stiamo per affermare ad alcuni potrebbe sembrare senza
senso. Gli dei, infatti, hanno riferito che Cristo fu estremamente pio e
divenne immortale e lo ricordano con grande elogio; invece disse sostengono che i Cristiani si sono corrotti e macchiati e confusi nellerrore
e molti di tali insulti vengono utilizzati contro di loro (Christianos vero
pollutos et contaminatos et errore implicatos esse dicunt et multis taliCfr. Culdaut, Un oracle dHcate, p. 280.
Su questo punto si veda E. De Palma Digeser, Lactantius, Porphyry and the Debate over
religious Toleration, Journal of Roman Studies 88 (1998), p. 137, n. 61.
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Come si vede, loracolo riportato da Agostino pi esteso rispetto a quello di Eusebio, e fornisce alcune notizie pi accurate. Infatti, dopo le prime
battute, Agostino conferma che Porfirio, in altri luoghi, probabilmente nel
Contra Christianos, ha ingiuriato la figura del Cristo, pertanto sembra pi
comprensibile lavvertimento di Porfirio secondo il quale si riconosce che il
fondatore del Cristianesimo un uomo piissimus. Invece, pi duro e spregiudicato sembra lattacco ai cristiani rei, secondo gli dei, di essere ignoranti e
avversi alla verit. Divinizzando Ges come dio, i cristiani adorano lanima
di un uomo la quale, secondo gli dei, solo il riflesso di Ecate, Anima del
mondo, che a sua volta riflesso della sfera divina. Pertanto, a causa della
24
Su questo passo si veda J. OMeara, Porphyrys Philosophy from Oracles in Augustine,
(Paris: tudes Augustiniennes, 1959), p. 51.
25
A. Busine (Paroles dApollon, p. 281) ritiene che lavverbio fataliter indichi che Cristo
sottomesso al Fato.
26
August., De civ. dei, xix 23, 43-73. Cfr. M.B. Simmons, The Function of Oracles in the
Pagan-Christian Conflict during the Age of Diocletian: The Case of Arnobius and Porphyry, in
Studia Patristica xxxi, ed. E.A. Livingstone (Leuven: Peeters, 1997), p. 355; Id., Arnobius of
Sicca: Religious Conflict and Competition in the Age of Diocletian (Oxford: Clarendon Press,
1995), pp. 216-243.
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Le pi importanti critiche presenti in questo frammento di Apollo riguardano laccusa rivolta alla donna cristiana che, a causa della sua fede, viene
giudicata corrotta e sacrilega (polluta et impia). Ritorna anche in questoracolo il rimprovero rivolto ai cristiani i quali sono ritenuti corrotti, giacch prestano fede a una nuova religione che si discosta dai mores maiorum,
e empi, perch non venerano le divinit di Roma, ma un semplice uomo.
Traspaiono da questoracolo le conseguenze dellignoranza degli adepti alla
nuova fede che risaltano dallirrazionalit del comportamento della donna:
sarebbe pi facile secondo loracolo ottenere cose impossibili, come scrivere sullacqua o volare in aria, che riportare la seguace di Cristo alla ragione
e discostarla dalla falsa religione.
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August., De civ. dei, xix 22, 17-23, 17. Cfr. G. Wolff (ed.), Porphyrii de Philosophia
ex oraculis haurienda, librorum reliquiae (Berlin: Springer, 1856), pp. 183-184; OMeara,
Porphyrys Philosophy from Oracles, pp. 49-51; J.G. Cook, The Interpretation of the New
Testament in Greco-Roman Paganism (Studien und Texte zu Antike und Christentum 3;
Tbingen: Mohr Siebeck, 2000), pp. 113-114; Busine, Paroles dApollon, p. 244. Lo stesso
oracolo citato da Lact., Div. Inst., iv 13, 11.
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Per questa loro dementia essi proferiscono solo sciocche falsit sia sulla
natura di Cristo, sia sulla sua vita, e soprattutto sulla sua morte e la conseguente resurrezione, presentando il loro fondatore in modo distorto e lontano dalla realt. Ges, infatti, secondo Apollo stato giustamente condannato da giudici coscienziosi al pi terribile dei supplizi, cio alla crocifissione.
Molto spesso, nella polemica dei cives romani contro i cristiani, questi ultimi venivano ritenuti dei sobillatori e dei potenziali sovvertitori dellordine
politico dellimpero, subendo la condanna di lesa maest. Pertanto lespressione di Apollo pu inquadrarsi allinterno di questa polemica e di questa
serie di accuse.
Lultima critica lanciata contro i cristiani riguarda la religione: mentre i
Giudei, giacch credono in una fede millenaria e si rifanno alla tradizione
della loro cultura e del loro credo, vengono lodati da Porfirio e sono tollerati
anche dai Romani, i cristiani invece sono accusati da un lato di avere tradito
le loro radici giudaiche, dallaltro di seguire una religione senza tradizione e
priva di storia. In alcuni passi della Filosofia rivelata dagli oracoli, Porfirio
loda il popolo dei fortunati ()33 e degli illustri Ebrei (
)34 che onorerebbe Dio in modo santo (
)35 e che, grazie alla sua sapienza, riuscito a trovare, insieme ad altri
popoli eletti, la strada che porta verso i beati.36 Lo stesso encomio di Porfirio
viene riferito anche da Agostino in cui narra che Apollo proferisce che i Giudei credono in Dio pi di loro (scil. dei cristiani) (Iudaei suscipiunt deum magis quam isti),37 e che i santi Ebrei onorano il Padre devotamente (quem valde
sancti honorant Hebraei),38 elogio seguito dallo stesso Porfirio che loda la
religiosit degli Ebrei (pietatem laudet Hebraeorum).39 Come si vede, questi
onori, conferiti al popolo dIsraele, si contrappongono agli insulti contro i
cristiani i quali, pur avendo la loro radice culturale e religiosa nella sapienza
ebraica, si sono distaccati precipitando nellerrore e divenendo detestabili nei
confronti degli dei, e quindi anche dello Stato romano.40
Cfr. Euseb., Praep. ev., xiv 10, 5, 3-8.
Ibi, ix 10, 2.
35
Ibi, xiv 10, 5, 3-8.
36
Ibi, ix 10, 2.
37
Cfr. August., De civ. dei, xix 23, 17.
38
Ibi, xix 23, 37
39
Ibi, xx 24, 8.
40
In un passo della Praeparatio evangelica (i 2, 1-8) Eusebio riporta queste accuse mosse
contro i cristiani: Infatti, allinizio qualcuno potrebbe giustamente dubitare se noi che ci siamo
avvicinati alla Scrittura siamo Greci o barbari o una via di mezzo, e quali cose diciamo sul
nostro conto, non tanto sullappellativo, che tra laltro conosciuto da tutti, quanto piuttosto
sulla morale e sul tenore di vita. Infatti, non badiamo n alle consuetudini dei Greci, n alle
occupazioni dei barbari. Che cosa dunque pu esserci in noi dinsolito e quale il cambiamento
di vita? In ogni caso come potrebbero non essere empi e atei coloro che si sono allontanati dai
costumi dei padri, grazie ai quali ogni popolo e ogni citt sono tenuti insieme? Oppure che cosa
sar opportuno pensare di coloro che sono divenuti nemici e avversari dei salvatori e hanno
disprezzato i benefattori? E che cosaltro pensare, infatti, se non che hanno combattuto contro
gli dei? Di quale perdono dovranno essere considerati degni coloro che da che mondo e mondo
33
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6. Analogie eretiche
Lattacco di Porfirio alla divinit del Cristo presenta una stretta analogia
con alcune comunit cristiane le quali, nel rispetto della figura del Cristo,
sinterrogano sul ruolo del Figlio e sul suo rapporto con il Padre. Ario di
Alessandria ad esempio considera il Logos/Figlio ontologicamente inferiore al Padre, lo ritiene cio una sua creatura. Ario inoltre si rifiuta di considerare il Figlio della stessa sostanza del Padre, cio respinge il concetto
dell41 sancito durante il Concilio di Nicea del 325. Ora il pensiero
di Ario viene ritenuto eretico sia da Costantino che dai Padri Conciliaristi,
che bollano la tesi ariana come porfiriana.
In una lettera mandata da Costantino ai vescovi, limperatore scrive:
Poich Ario ha agito a imitazione dei malvagi e degli empi, giusto che
subisca un disonore pari a quello di costoro. Come, pertanto, Porfirio,
il nemico della religione ( ), che
compose alcune opere illecite contrarie al culto (cristiano), trov ricompensa a tal segno appropriata da comminare a lui, da una parte il massimo
dellignominia e la piena infamia per i secoli a venire, e ai suoi empi
scritti, dallaltra la completa sparizione; allo stesso modo oggi abbiamo
decretato che sia Ario sia i suoi compagni dopinione ricevano lappellativo di Porfiriani ( ); ci, affinch da coloro
i cui costumi essi presero a modello, da costui (scil. da Porfirio) traggano
anche lappellativo. E per, in aggiunta a ci, nel caso venga ritrovato un
qualsiasi scritto che sia opera di Ario, (si decreta) che esso sia dato alle
fiamme, acciocch non solo scompaiano le opere scadenti del suo magistero, ma che neppure la pi piccola sua traccia scritta sopravviva. Questo
invero io dispongo: se qualcuno sar scoperto a occultare unopera scritta
da Ario e non la consegni e la dia alle fiamme, costui sia condannato alla
pena di morte. Colto sul fatto, gli si applicher la pena capitale. E unaltra
mano (aggiunge): che Dio vi protegga, fratelli diletti!42
presso tutti i Greci e i barbari, nelle citt e nelle campagne, hanno disprezzato ogni forma
di sacrificio, riti diniziazione e misteri, e nello stesso tempo si sono rivolti come detentori
della scienza divina a tutti quanti i re, i legislatori e i filosofi, raccogliendo con empiet le
scelleratezze (esistenti) tra gli uomini? A quali pene non sarebbe giusto condannare coloro che
hanno bandito i costumi dei padri e sono divenuti i seguaci delle favole straniere dei Giudei
che sono detestati da tutti? Come (pu) non essere (caratteristico) di perversit e di estrema
volubilit il mutare facilmente le intime abitudini, e scegliere con una fede irrazionale e non
sottoposta a esame, le usanze degli empi e dei nemici di tutti i popoli senza neppure confidare
in quel Dio onorato dai Giudei secondo le loro leggi, e prendere invece una strada per loro
insolita, solitaria e impraticabile, che non viene seguita n dai costumi dei Greci, n dai costumi
dei Giudei? Giustamente fuor di dubbio che queste domande ci vengano poste da qualche
Greco che realmente non capisce nulla n delle nostre intime usanze, n di noi.
41
Su questo punto si veda P.F. Beatrice, The Word Homoousios from Hellenism to
Christianity, Church History 71/2 (2002), pp. 243-272.
42
Costant. August., Epist. ad episc. et pleb. (apud Gelas., H.E., ii, 36; Socrat., H.E., I, 9,
138-150).
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Atanasio, che com noto partecip al Concilio di Nicea, nel suo De decretis nicaene synodi (c. 3) sostiene che il vero movente degli Ariani, come
quello dei Giudei, di negare la divinit del Cristo.45 Come si vede, non fu
difficile avvicinare la figura del terribile e temuto filosofo che scrisse contro
i cristiani, con la figura delleresiarca di Alessandria.
In un impero divenuto oramai cristiano, gli imperatori Teodosio II e Valentiniano Leonzio, accostano il nome di Porfirio e di Ario alleresia di Nestorio che, com noto, si oppose alla dichiarazione di Maria come ,
cio madre di dio. Nel codice Teodosiano, infatti, si legge:
Poich stato condannato Nestorio, autore della mostruosa eresia, il
marchio del suo stesso nome simprima ai suoi seguaci, affinch non si
faccia abuso del nome dei cristiani: per di pi gli Ariani grazie alla legge
del divino Costantino sono stati chiamati in egual modo Porfiriani da
Porfirio a causa della stessa empiet (sed quemadmodum Arriani lege
divae memoriae Constantini ob similitudinem inpietatis Porphyriani a
Porphyrio nuncupantur), cos dappertutto gli empi sostenitori della setta
di Nestorio siano chiamati Simoniani, giacch hanno eguagliato la sua
eresia nellabbandonare Dio, cos sembra che essi hanno ricevuto in sorte il suo nome di diritto.46
La storia, che com noto sta dalla parte dei vincitori, sanc per i secoli
a venire il dogma trinitario niceno decretando, per i secoli a venire, che il
Figlio generato e non creato della stessa sostanza () del Padre.
Probabilmente questa lettera risale al 324 d.C. cio poco prima del Concilio di Nicea.
Athan.. De decretis Nicaenae synodi, c. 39, 1, 7.
45
Cfr. E. Cattaneo, La bestemmia contro lo Spirito Santo (Mt 12, 31-32) in S. Atanasio,
in Studia Patristica xxi, ed. E.A. Livingstone (Leuven: Peeters, 1989), pp. 420-425.
46
Cod. Theod., xvi 5, 66 = Cod. Iust., i 5, 6.
43
44
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7. Conclusioni
Durante limpero di Aureliano, a fronte della diffusione sempre pi ampia
e capillare del Cristianesimo, Porfirio cerca di mettere a disposizione tutte le
sue competenze scientifiche, filosofiche e religiose per seguire la politica di
Roma e la pax deorum. Egli cerca di fare uno sforzo che lo accompagner,
specialmente negli anni della maturit, per tutta la sua vita contro la nuova religione, percepita come un corpo estraneo e un fenomeno pericoloso e politicamente disgregante da contrastare con i mezzi della filologia, della filosofia
e ovviamente del rituale religioso romano, visto come un collante tra i vari
cittadini dellimpero. possibile che, mentre nel Contra Christianos Porfirio
subisce una parziale sconfitta del suo progetto anticristiano, perch diretto ad
un uditorio troppo colto sia tra i cristiani che tra i filosofi del tempo, con la
Philosophia ex oraculis egli cerchi di rendere il suo messaggio anticristiano
pi comprensibile e pi accettabile per un pubblico pi popolare, frequentatore di templi ed esecutore dei rituali di Stato. Divulgare il messaggio che
Ges, secondo le parole degli dei, stato un uomo pio, molto religioso, ma
in fondo un uomo come tutti gli altri, significa minare a fondo lattendibilit
di una nuova religione che basa le sue fondamenta sulla divinit del Cristo.
Dichiarare che il fondatore della nuova fede solo un uomo, significa denunciare lignoranza dei suoi seguaci che si sono lasciati ingannare e che si
ostinano a considerare Dio un semplice uomo morto, condannato a suo tempo al peggiore dei supplizi, cio la crocifissione. Loracolo di Ecate sullessenza divina del Cristo, cui Porfirio fonde indissolubilmente le sue parole,
sembra preludere alle violente lotte tra i cristiani, che dilanieranno il iv e il
v secolo proprio su tale argomento, che hanno inizio con Ario e finiscono
solo dopo numerosi concili ecumenici e violente condanne per gli eretici.
La negazione della natura divina del Cristo e la sua collocazione ontologica
ad un livello pi basso rispetto a quello del Padre, pu avere influenzato non
solo leresiarca di Alessandria, ma anche il docetismo. Questa concezione,
infatti, considera il corpo di Cristo solo unapparenza, mirando cos a vanificare gli effetti della morte sulla croce per la salvezza dellumanit. Infine,
riprendendo lammonimento di Agostino, lobiezione di Porfirio pu avere
aperto la strada anche alleresia di Fotino che, com noto, considera Cristo
un semplice uomo.47
47
Agostino (De civ. dei, xix 23, 74-103) su questo punto scrive: Chi cos stolto da non
capire che questi oracoli o sono stati escogitati da un uomo scaltro (scil. Porfirio), e quindi
strenuo nemico dei cristiani, oppure furono dati da demoni impuri con uguale intenzione, che
consiste nellessere creduti lodando Cristo nellattacco rivolto ai cristiani e cos, se possono,
sbarrare la via della salvezza eterna in cui ciascuno diviene cristiano? Essi sanno perfettamente
che non contrario alla loro astuzia malefica e dalle mille facce se si crede loro mentre lodano
Cristo, purch per li si creda anche mentre attaccano i cristiani, di modo che facciano diventare colui che ha creduto ad entrambe le versioni un estimatore di Cristo, senza per che costui
voglia essere cristiano; cos che Cristo, lodato da costui, non lo liberi dalla schiavit di quei
demoni. Tanto pi che, chiunque abbia creduto in questa immagine di Cristo che essi propongono, non sia un vero cristiano ma di un eretico fotiniano, il quale ha riconosciuto Cristo come
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Allalba del iv secolo lattacco di Porfirio alla natura divina del fondatore del Cristianesimo diviene motivo tra i cristiani, di lotte, scomuniche,
condanne, ricatti e vendette personali che si placheranno, molto tempo pi
tardi, grazie alla persecuzione degli oppositori, alla riduzione al silenzio dei
cosiddetti eretici, alle divine leggi dello Stato.
ABSTRACT
Porphyry, launching his strong attack to the new religion, with the gods
help, shows that the presumed divinity of Jesus is only a falsehood. Only a
deity, indeed, can attest the achievement of the divine nature of a human. In
Philosophy from oracles, Porphyry reports some oracles uttered by Hecate
and Apollo who reply to the question about the divine nature of Christ. The
goddess, indeed, in a hand attests that Jesus was a very pious man and after
his death his soul has gone along with the souls of other religious men. In
the other hand Hecate denies that Christ is the Son of God, by the Christians
conception. Concerning Jesus, the goddess uses benevolent words, but concerning the Christians, according to the words of Apollo, Hecate blame their
ignorance which consider a simple man as god. At the end it is important to
underline that the denial of the divinity of Christ, presents analogies to some
christians ideas, as the Aryan and Docetic conceptions, considered heretics
after the Council of Nicaea.
uomo ma non come dio, cosicch non si possa essere salvati da Lui, n si possano sciogliere o
evitare i lacci di questi demoni, seminatori di menzogne. Secondo G. Rinaldi (Cristianesimi
nellantichit. Sviluppi storici e contesti geografici [Secoli i-viii] [Chieti-Roma: Edizioni gbu,
2008]. p. 565) nel pantheon disegnato da Aureliano vi sarebbe stato posto anche per Ges,
accettato come figlio di dio alla stregua di Eracle, ad esempio, o Asclepio. Lesclusivismo dei
cristiani era tuttavia in aperto contrasto con la teologia solare di Aureliano: per essi Ges era
il Dio fatto carne, non certo un uomo divino alla stregua dei tanti di cui tramandavano la memoria e le tradizioni dei pagani. Questo Dio incarnatosi, inoltre, era quellIddio di Israele che
si era proclamato chiaramente geloso e avverso a ogni altra forma di culto. I seguaci di Cristo,
inoltre, non avrebbero mai accettato, e neanche tollerato, quella sorta didentificazione, o per
meglio dire sacra corrispondenza, tra il sovrano e la divinit solare la quale era per necessaria
per porre il princeps al riparo da eventuali usurpazioni, e per conferirgli un alone di sacralit.
In realt i cristiani, proprio a Roma, avevano gi il loro Helios divino, e questo era Cristo: ,
infatti, anteriore allet di Aureliano (forse di et severiana) quellimmagine di Cristo che, nella
volta del mausoleo dei Giulii in Vaticano, raffigurato musivamente come il sole che guida il
suo carro vittorioso e che, pertanto, nellaspetto ricorda Mitra che ascende al cielo montando
sul carro del Sole