Escolar Documentos
Profissional Documentos
Cultura Documentos
Quaranta
L'ontologia di un filosofo l'insieme di entit che lui o lei assumono come esistenti
nella realt, quei tipi di entit che lui o lei si sono impegnati a asserire come
attualmente esistenti.
Sebbene nella storia della filosofia ci siano una grande variet di simili impegni
ontologici (ontological commitments) siamo in grado molto grossolanamente di
classificarli in tre gruppi principali.
Per alcuni filosofi la realt non ha un'esistenza indipendente dalla mente umana che la
percepisce, per cui la loro ontologia consiste principalmente di entit mentali, se
questi sono pensati come oggetti trascendenti, o, al contrario, come rappresentazioni
linguistiche o convenzioni sociali.
Altri filosofi concedono agli oggetti dell'esperienza quotidiana unesistenza
indipendente dalla nostra mente (mindindependent), ma restano convinti che le entit
teoriche - siano relazioni non osservabili, quali le cause fisiche, o entit inosservabili
come gli elettroni - possiedano una qualche ontologica autonomia.
Infine, ci sono filosofi che garantiscono alla realt una piena autonomia dalla mente
umana, senza tener conto della differenza tra entit osservabili e non osservabili, e
senza considerare l'antropocentrismo che questa distinzione implica.
Si dice che questi filosofi hanno una ontologia realista.
Deleuze da considerarsi un esempio di filosofo realista, un fatto che di per s
dovrebbe distinguerlo dalla maggior parte delle filosofie post-moderne che restano
fondamentalmente non realiste.
Capitolo 1
metodo oggi familiare, di collocare delle curve in uno spazio bi-dimensionale nel quale
possano essere fissati assi convenzionali. Una volta disposti, gli assi fissati consentono
l attribuzione di un paio di numeri, o coordinate, a ogni punto della curva, in modo
che le relazioni geometriche tra punti, possano venire espresse come relazioni tra
numeri, un compito per il quale i nuovi sviluppi dell algebra erano perfettamente
idonei. Tale schema di traslazione, in breve, consentiva alle risorse combinatorie dell
algebra di essere indirizzate a fornire la soluzione di problemi geometrici.
Il termine: multipiano non riconducibile alla geometria analitica di Descartes e
Fermat, ma alla geometria differenziale di Friedrich Gauss e Bernhardt Riehmann, ma l
idea basilare era la stessa: attingere a una nuova riserva di risorse di problem-solving,
la riserva in questo caso essendo il calcolo differenziale e integrale. Nella sua
applicazione originaria, il calcolo veniva adoperato per risolvere problemi inerenti la
relazione tra i cambiamenti di due o pi quantit. In particolare, se queste relazioni
fossero state espresse come rapporto differenziale(rate of change)di una quantit
relativa a un altra, il calcolo avrebbe consentito di trovare il valore immediato di quel
rapporto. Per esempio, se le quantit soggette a cambiamento fossero posizioni
spaziali e temporali,
si potrebbe stabilire
il valore immediato del rapporto
differenziale di una - relativamente all altra - in termini di velocit. Usare quest idea
in geometria implicava la consapevolezza che un oggetto geometrico, una linea curva
o una superficie per esempio, avrebbe potuto essere caratterizzato anche dal rapporto
in base al quale si modificava la curvatura tra punti differenti.
Adoperando gli
strumenti del calcolo matematico, si sarebbero potuti trovare il valore immediato di
questi rapporti differenziali, ovvero il valore della curvatura a un dato punto
infinitamente piccolo. Agli inizi del diciannovesimo secolo, allorch Gauss inizi ad
attingere a queste risorse differenziali, venne studiata una superficie curva bidimensionale adoperando il tradizionale metodo cartesiano: la superficie venne posta
in uno spazio tridimensionale completo con la propria data disposizione
di assi,
quindi, impiegando questi assi, vennero assegnate delle coordinate a ogni punto della
superficie; come esito di ci i legami geometrici tra punti, determinanti la forma della
superficie sarebbero stati espressi come relazioni algebriche tra numeri. Ma Gauss si
rese conto che il calcolo, focalizzandosi sugli infiniti punti rinvenibili sulla superficie
stessa, (ovvero, operando interamente sulla base di informazioni locali), avrebbe
consentito lo studio della superficie, senza alcun riferimento allo spazio complessivo
che la inglobava.
Fondamentalmente, Gauss svilupp un metodo per impiantare le assi coordinate sulla
superficie stessa ( un metodo per coordinare (coordinatizing) la superficie, e, una
volta che i punti fossero stati traslati in numeri, per usare equazioni differenziali (non
algebriche) in grado di caratterizzare le loro relazioni. Come osserva il matematico e
storico Morris Kline, liberandosi dello spazio inglobante la superficie e trattando la
superficie sulla base delle sue propriet locali, Gauss propose il concetto totalmente
nuovo, che la superficie in se stessa spazio.2
L idea di studiare la superficie come se fosse uno spazio in s venne ulteriormente
sviluppata da Riemann. Gauss aveva affrontato il caso bi-dimensionale, ci si sarebbe
aspettato che il suo discepolo trattasse il caso successivo: le superfici curve tridimensionali, invece Riemann si ciment con un problema ancora pi vasto: quello
delle superfici o spazi a n-dimensioni.
Quella di Riemann stata una mossa audace, dal momento che lo ha condotto nel
regno degli spazi astratti con un numero variabile di dimensioni, spazi che possono
essere studiati senza la necessit di situarli in uno spazio di dimensioni pi
elevate(N+1). Come afferma Morris Kline: la geometria dello spazio presentata da
Riemann, non era soltanto un estensione della geometria differenziale di Gauss. Essa
rimetteva in discussione lapproccio complessivo allo studio dello spazio.3. e noi
potremmo aggiungere che questo nuovo modo di porre problemi inerenti lo spazio,
appena pochi decenni dopo, nelle mani di Einstein ed altri, avrebbe modificato
radicalmente il modo in cui i fisici si accostavano alla questione dello spazio (o, pi
esattamente, dello spazio-tempo. Una molteplicit deleuziana assume come primo
tratto caratterizzante questi due aspetti di un multipiano: il suo numero variabile di
dimensioni e, in modo pi significativo, lassenza di una dimensione supplementare
(pi elevata) che imponga coordinate esterne e dunque ununit estrinsecamente
definita.