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Ho sentito come dovere morale rispondere allinvito di esprimere alcune riflessioni su uno dei
pi tragici avvenimenti della nostra storia recente: Auschwitz.
Pedro Casaldliga vissuto per lunghi anni nellAuschwitz dellAraguaia brasiliana scrive:
Come parlare di Dio
dopo Auschwitz?,
vi chiedete voi,
l, dallaltra parte del mare, nellabbondanza.
Come parlare di Dio
dentro Auschwitz?,
si chiedono qui i cristiani
carichi di ragioni, di pianto e di sangue
gettati nella morte quotidiana, a milioni.
Cos:
Come parlare di umanit, convivenza, fraternit, uguaglianza
dopo Auschwitz?,
vi chiedete voi,
l, dallaltra parte del mare, nellabbondanza.
Come parlare di umanit, convivenza, fraternit, uguaglianza
dentro Auschwitz?,
si chiedono qui uomini e donne
carichi di ragioni, di pianto e di sangue
gettati nella morte quotidiana, a milioni.
Ma L QUI non esistono pi, oggi non ci sono pi differenze di spazio e di tempo
spazio/tempo si intrecciano trasversali a tutto il mondo e allumanit intera
I treni per Auschwitz vogliono tener vivo un ricordo che svela linfinita perversit umana e
portano nellorrore del passato
i treni della disperazione di oggi sono i mille treni dellingiustizia
I treni di Auschwitz ci ricordano la follia delluomo, una follia voluta da un inesistente
primato di una razza umana, una supremazia assurda, senza razionalit alcuna luomo che giudica
secondo la razza, non secondo la ragione.
I treni della disperazione di oggi sono frutto di un egoismo cieco e assurdo frutto (come
allora) di una fredda razionalit:
non un momento di pazzia, ma la creazione di un sistema che pratica sistematicamente
il furto dei diritti altrui
un sistema che si giustifica o tenta di farlo su una ipotetica differente capacit umana
un sistema che assolve legoismo di pochi
un sistema che crea la logica dellingiustizia, il disprezzo sistematico della vita altrui
Sono treni di ogni tipo, gommoni, imbarcazioni fatiscenti, bus, camion, interminabili sentieri
attraverso fili spinati, verso ogni frontiera trasportano nellignoto chi fugge dal terrore della
guerra, delle torture, della fame, della morte.
Sono treni di ogni colore e forma che portano moltitudini di ogni razza, lingua, civilt e fede.
Una sola e identica realt sta nellanima dei morti di ieri e di oggi: la disperazione nel cuore,
quella forza che ti spinge a cercare altrove la vita che ti vogliono distruggere.
Nel quadro tragico dellattuale situazione mondiale, che non ha nulla da invidiare allodio cieco
e crudele di allora, fermarci su Auschwitz serve a farci capire pi profondamente come la storia di
ieri si intreccia nella storia di oggi
I massacri nei templi, gli omicidi di volti innocenti, il mare che diventa unimmensa tomba e
che rigetta sulle sue spiagge la fragilit di un bimbo (Aylan, il bimbo siriano sulla spiaggia turca di
Bodrumin ne divenuto il simbolo) con sul volto il sonno, quasi un sorriso, dellinnocenza, come
per dire a tutti gli assetati di un odio cieco: perch?
Perch mi avete tolto quella vita che un amore mi aveva dato?
Perch non ho pi il mio presente pieno di sorrisi, di piccoli e grandi giochi, di amici con cui
correre, di quelle grida innocenti per fare il mondo pi buono?
Perch non ho il mio futuro cosa ha perso lumanit intera senza le mie idee, i miei sogni, la
mia ragione e il mio cuore?
Perch avete ucciso la speranza che solo noi bimbi sappiamo dare per spezzare questo odio
assurdo?
Perch lo fate in nome di Dio? Dio, se c un dio, non pu essere che quello della giustizia e
dellamore!
Sono questi due valori che possono rivoluzionare il mondo e fare una terra e un cielo nuovi
cos come ha voluto chi, si dice, ha iniziato il tempo.
Non la storia che fa luomo, ma luomo che fa la storia e tutti gli uomini/donne hanno
uguali doveri e diritti quelluguaglianza che vita naturale nellincontro di ogni bimbo, non
conosce divisioni di colori, di lingua, di razza e, tanto meno, di religione perch lamore ci fa tutti
uguali.
Il nostro tempo di adulti segnato da quel sorriso che abbiamo spento e da tanti innumerevoli
sorrisi spenti nel corso dei secoli non ultimo, certo, Auschwitz.
Per questo lo dobbiamo ricordare, rivivere, direi, nella sua tragicit per un dovere di coscienza
e perch lodio di ieri e di oggi, lodio dei grandi, non prevalga sul sorriso degli innocenti.
venuta lora in cui luomo faccia appello alla ragione e guardi senza veli il presente in cui
viviamo.
Non c pi tempo per lattesa, per guardare con locchio nudo della coscienza, se non
vogliamo arrivare davvero alla fine dei tempi.
Perch nel tempo che lumanit costruisce la sua storia ma pure nel tempo che la distrugge.
Lo diceva anche Cicerone: historia docet ma va ricordata nella sua piena realt, va letta
nella complessit e tragicit di suoi avvenimenti, va rivissuta perch la storia di un tempo la storia
di oggi.
Sorgono, allora, alcuni interrogativi:
perch non si pu, non si deve dimenticare quel giorno il tempo della memoria?
perch non si pu cancellare quella memoria dove si consum un odio tanto crudele
quanto assurdo?
perch quel ricordo ha lasciato, accanto al terrore, una voglia, conscia o inconscia, di
vendetta, anchessa pure assurda?
C una risposta: quei treni e quei forni furono/sono il frutto della pi acuta follia unita alla pi
profonda irrazionalit ad Auschwitz non solo ha trionfato lodio ma morta la ragione.
Quando la ragione viene asservita a unidea folle, la supremazia di una razza sulle altre,
avviene la distruzione di ogni cosciente razionalit.
Di fronte ad Auschwitz, per, si pu parlare di ragione e coscienza?
Chi va nei luoghi della memoria dovrebbe riflettere che in quei forni, con le ceneri di quella
moltitudine di uomini e donne, finita in cenere la ragione, la coscienza dellumanit.
E quando si distrugge la ragione-coscienza, lirrazionalit annienta luomo, ogni senso di
umanit.
Lirrazionalit costruisce su questa distruzione due concezioni false e pericolose:
la concezione di una supremazia dividendo lumanit in base a razze diverse (per etnia,
colore, capacit, potere, ricchezza) dove alcune, per ragioni contrarie alla stessa civilt
e cultura, hanno il predominio su altre
la supremazia di una mistica che non altro che la supremazia di una fede su unaltra
fede religiosa di un dio sullaltro, di una religione sullaltra