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LUCIO DE ROSA

Cicerone
la parola e la ragione

EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO

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Copyright Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2009


via Hoepli 5, 20121 Milano (Italy)
tel. +39 02 864871 fax +39 02 8052886
e-mail hoepli@hoepli.it

www.hoepli.it

Tutti i diritti sono riservati a norma di legge


e a norma delle convenzioni internazionali

ISBN 978-88-203-4038-4

Ristampa:
4 3 2 1 0

Realizzazione editoriale:

2009

2010

2011

2012

2013

ART Servizi Editoriali S.p.A. - Bologna

Progetto editoriale: Massimo Manzoni


Coordinamento editoriale e redazione: Giusi Signori
Progetto grafico: Marina Baldisserri
Copertina: MN&CG S.r.l., Milano
Stampa: Arti Grafiche Franco Battaia S.r.l., Zibido San Giacomo (MI)
Printed in Italy

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Premessa

Nel momento in cui si propongono ai colleghi nuovi testi antologici di classici latini
doveroso presentare sinteticamente i criteri che sono stati seguiti nella realizzazione
delle opere. Ci tanto pi necessario oggi, in un contesto nel quale non si d pi per
scontata lindispensabilit degli studi classici nella formazione culturale dei giovani; tra
laltro una visione pragmatica che si progressivamente rafforzata in coincidenza con i
mutamenti sociali e culturali degli ultimi decenni, spinge tante persone a porsi la fatidica
domanda: a che serve pi il Latino? Perch continuare a studiare Cesare, Catullo, Virgilio, autori vissuti pi di duemila anni fa, in un mondo che ormai ha pochi legami con le
nostre attuali societ?
Lo studio dei classici latini deve servire per conoscere meglio una civilt che ci ha
potentemente influenzati e nel tempo stesso per avvicinarci a grandi personalit che,
da duemila anni a questa parte, hanno suggestionato limmaginario di tante generazioni.
Ma perch dallincontro con i grandi autori della letteratura latina nascano utili stimoli
culturali in un adolescente, necessario che la ricchezza inesauribile dei testi non simmiserisca nella sola grammatica. fondamentale naturalmente lindagine volta alla
conoscenza della strutture morfosintattiche, ma altrettanto indispensabile attualizzare
gli autori e avvicinarli alla sensibilit dei ragazzi. Se ad esempio - la lettura di un carme
di Catullo viene fatta con il solo intento di individuare nel testo le regole che saranno poi
chieste in sede di verifica, lalunno diligente certamente studia e traduce con molta attenzione, ma poi, superata la verifica e ottenuto un buon voto, si disinteressa e si allontana
da quelle opere; se invece legge un carme per capire in che modo siano stati espressi i
palpiti dellinnamoramento, le gioie dellamore, i tormenti della gelosia, se la sua attenzione viene diretta alla maniera con la quale Catullo riuscito a dare unaltissima veste poetica a sentimenti magari presenti nellanimo di tanti ragazzi, a quel punto linteresse inevitabilmente cresce; e ci sono buone probabilit che il fascino eterno di quei versi non
abbandoni mai pi la persona che ne sia stata contagiata. Le stesse cose si potrebbero dire
per Cesare o per Virgilio e per tutti gli altri classici, che custodiscono tesori di arte, di
cultura e di humanitas da proporre allattenzione dei giovani lettori dei nostri tempi.
Le note antologiche pertanto sono state concepite innanzitutto con lo scopo di chiarire il testo in maniera accurata e filologicamente corretta, ma oltre a ci si cercato di
far emergere gli strumenti utilizzati in opere ritenute modelli di arte e di bellezza, con
lattenzione costantemente volta a cogliere i contenuti etici o ideologici trasmessi dagli
autori. Per consolidare la comprensione dei brani sono state inserite in ogni volume
numerose schede di approfondimento, dedicate a specifiche questioni o al confronto
intertestuale con opere di altri autori, soprattutto della letteratura italiana, con lobiettivo di mostrare come certi motivi topici siano stati riutilizzati a distanza di secoli.

Perch un CD-ROM per ogni volume?


A ogni volume affiancato un CD-ROM strettamente collegato ai contenuti del testo
cartaceo. La decisione di ricorrere anche a uno strumento elettronico non nata dal desi-

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P REMESSA

derio di rendere omaggio a un simbolo della modernit. Un CD-ROM* concepito come


elemento decorativo ha vita breve: un ragazzo dei nostri tempi, nei quali c una diffusione sempre pi massiccia di supporti elettronici distribuiti da libri e riviste, utilizza nello
studio unopera multimediale solo se questa offre qualcosa che sia davvero utile; un
dischetto, che dia solo belle immagini, un po di musica gradevole e qualche scritta illustrativa, visto una volta sola e poi viene riposto in un cassetto della scrivania e l abbandonato per sempre.
I CD-ROM di cui sono dotate le antologie della collana Lumina invece sono stati realizzati con lobiettivo di fornire al ragazzo tutti i chiarimenti di cui ha bisogno nello studio di
un brano: con un solo clic possibile ottenere lanalisi del periodo, lanalisi grammaticale
e logica di tutte le parole e di tutti i sintagmi delle proposizioni di un brano; con un clic si
possono individuare le figure retoriche, con un clic o con un doppio clic si pu leggere la
spiegazione di una regola, di un costrutto. Lobiettivo quello di arricchire il libro con
contenuti che un testo cartaceo non potrebbe mai dare. Ad esempio, in un brano del
volume dedicato a Virgilio compare il termine heroas, segnalato nella nota come accusativo plurale di forma greca; non viene mostrata per la flessione del sostantivo, molto utile
soprattutto a chi non studia il greco. Il CD-ROM invece permette rapidamente di vedere
il nome declinato; e la stessa cosa avviene per tutti i nomi, i verbi, gli aggettivi, i pronomi
contenuti in ciascun brano presentato nellantologia. In tal modo, potendo ottenere rapidamente le informazioni di base, un ragazzo pu impegnarsi per lobiettivo pi importante: lanalisi del testo e il significato complessivo del brano.
Gli Strumenti forniscono altre utili funzioni per una pi efficace comprensione dei
brani contenuti nellantologia: spiegazione dei termini tecnici, informazioni sui personaggi
storici o mitologici, sul calendario, su come i Romani misuravano il tempo; inoltre carte
storico-geografiche con ricche didascalie e tanto altro.
Lo sportello didattico, infine, e la finestra Percorsi offrono ulteriori possibilit di
conoscenze; nello sportello didattico ad esempio sono spiegati alcuni tra i principali
costrutti della lingua latina, sempre con lo strumento dellinterattivit per coinvolgere
maggiormente i ragazzi.
Nelle note ai testi talora sono riportate parole con sottolineatura continua e altre con
sottolineatura tratteggiata: le prime rimandano alle Schede Morfosintattiche degli Strumenti, le seconde alla sezione Figure Retoriche sempre degli Strumenti.
LUCIO DE ROSA

* REQUISITI MINIMI DI SISTEMA


Windows XP Service Pack 2 / Vista
Explorer 5.01
Per linstallazione del programma e per il suo utilizzo con sistemi operativi precedenti (Windows 98, ME e
2000) si veda il file Leggimi.txt contenuto nel CD-ROM.

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Indice

Introduzione
Il contesto storico
La vita di Cicerone

1
2

APPROFONDIMENTO
La morte di Cicerone nel racconto di Plutarco
Le orazioni
Le opere retoriche

5
6
9

APPROFONDIMENTO
Asianesimo, atticismo e tendenza rodiese
Le opere politiche
Le opere filosofiche
Le traduzioni e le opere in versi
Lingua e stile

10
11
13
16
16

APPROFONDIMENTO
Un confronto tra lo stile di Cicerone, di Seneca e di Tacito

18

La prima Catilinaria
Minacce alla legalit repubblicana

19

APPROFONDIMENTO
Stili e generi delloratoria

22

APPROFONDIMENTO
Le parti di unorazione

23

B 1 Quo usque tandem? (1-3)

25

INTERTESTUALIT
La laudatio temporis acti in un passo del Paradiso di Dante

30

B 2 I nobili esempi del passato (4-6)

31

QUIS EST?
Caio Gracco

36

APPROFONDIMENTO
Catilina: lincarnazione del male o il difensore degli oppressi?

36

B 3 Muta il tuo proposito (6-8)


B 4 Vattene, Catilina, le porte sono aperte (10-13)

39
43

APPROFONDIMENTO
Le principali magistrature ordinarie di et repubblicana e il cursus honorum 48
B 5 La patria parla a Catilina (17-18)

51

APPROFONDIMENTO
I verbi che in latino esprimono lazione del temere

55

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I NDICE

VI

B 6 Dichiara guerra alla patria! (22-24)


B 7 La patria rimprovera Cicerone (27-29)
B 8 Cicerone invoca Giove Statore (32-33)

57
62
67

APPROFONDIMENTO
Concordia ordinum e consensus omnium bonorum

71

La Pro Caelio
Giovani scapestrati e signore disinvolte

73

B 9 Lexordium (1)
B 10 Clodia e le maldicenze contro Celio (30-32)
B 11 Clodia, lamica di tutti (33-34)

75
78
83

APPROFONDIMENTO
Le Vestali

87

La Pro Archia
Il valore e la funzione della cultura

89

B 12 Le lettere ristorano lanimo (12-13)


B 13 La funzione civile degli studi umanistici (14)
B 14 La sacralit della poesia (17-19)

91
96
98

QUIS EST?
Quinto Ennio

104

APPROFONDIMENTO
Una riflessione di Leonardo Bruni sugli studi umanistici

105

Il Somnium Scipionis
I benemeriti della patria

107

B 15 La genesi del sogno (1-2)

108

QUIS EST?
Publio Cornelio Scipione Africano

112

B 16 La sorte riservata ai benemeriti della patria (5-6)

113

APPROFONDIMENTO
Un giallo dellantichit

116

B 17 Coltiva la giustizia e la devozione (7-8)

117

Lepistolario
Sentimenti e debolezze di un uomo

123

B 18 Ego vivo miserrimus (Epistulae ad Atticum, III, 5)

125

APPROFONDIMENTO
Lodio di Clodio per Cicerone e lo scandalo della Bona Dea

128

B 19 Il ritorno dopo lesilio (Epistulae ad Atticum, IV, 1, 1-3)

129

QUIS EST?
Tito Pomponio Attico

132

B 20 Seguire Cesare o Pompeo? (Epistulae ad Atticum, VII, 22)

134

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I NDICE

VII

APPROFONDIMENTO
Il piano di guerra di Pompeo descritto da Jrme Carcopino

136

B 21 Le inquietudini di un esule (Epistulae ad familiares, XIV, 4)


B 22 Il tiranno morto! (Epistulae ad familiares, VI, 15)

137
142

APPROFONDIMENTO
Svetonio e il racconto delluccisione di Cesare

143

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La prima Catilinaria

Minacce alla legalit repubblicana


Le fonti storiche Pochi eventi della storia romana ci sono noti come la congiura di Catilina. Grazie soprat-

La figura
di Catilina

La prima
congiura

Le elezioni
del 64 a.C.
e la sconfitta
di Catilina

tutto alle quattro orazioni pronunciate da Cicerone e al Bellum Catilinae di Sallustio,


conosciamo ampiamente gli eventi che accaddero nel 63 a.C. e, in modo particolare,
verso la fine di quellanno, quando la congiura fu scoperta e la vicenda savvi alla sua
conclusione: lesecuzione dei complici di Catilina nel carcere Mamertino e la battaglia
decisiva combattuta a Pistoia il 5 gennaio del 62 a.C.
Lesistenza di fonti di prima mano, tuttavia, non garantisce automaticamente la possibilit di farsi unidea precisa degli eventi storici e dei loro protagonisti, perch tante volte
il valore di una fonte limitato dallunilateralit di giudizi dellautore e dalla parzialit della
sua visione storica. Ci tanto pi vero quanto pi gli eventi sui quali si scrive toccano da
vicino le idee e i sentimenti di chi li rievoca: ed proprio questo il caso sia di Cicerone sia
di Sallustio.
Lucio Sergio Catilina, che oggi viene visto come un ambizioso e quasi demoniaco oppositore delle istituzioni romane, o come un paladino delle plebi diseredate (cfr. in proposito
lapprofondimento Catilina: lincarnazione del male o il difensore degli oppressi? a pag. 36),
apparteneva a una famiglia romana nobile ma decaduta; nei primi anni della sua carriera
politica si schier dalla parte di Silla e contribu attivamente, pare con crudele efferatezza,
alleliminazione degli avversari politici del dittatore inseriti nelle liste di proscrizione. Nel 78
a.C. fu eletto questore, nel 70 fu edile e nel 68 pretore; lanno successivo fu inviato come
propretore in Africa, dove si comport con una rapacit degna di un Verre, tanto che nel
66 a.C. fu accusato di concussione (de repetundis). A causa del processo Catilina non pot
candidarsi nel luglio del 66 a.C. alle elezioni consolari per lanno seguente, che furono vinte
da Publio Autronio Peto e Publio Cornelio Silla.
I fatti accaduti dopo le elezioni portarono alla cosiddetta prima congiura di Catilina del 65
a.C., ricordata da Sallustio (Bellum Catilinae, 18) e da Cicerone (Pro Sulla, 11 sgg.). Su quegli
oscuri eventi purtroppo le principali fonti in nostro possesso, cio Cicerone, Sallustio e
Svetonio, forniscono notizie contrastanti. La vicenda pu comunque essere ricostruita in
questo modo: i due consoli designati, Autronio Peto e Cornelio Silla, furono accusati di
brogli elettorali e non potettero assumere la carica, che il 1 gennaio 65 fu assegnata ai
competitores sconfitti nelle elezioni di luglio, cio ad Aurelio Cotta e a Manlio Torquato. In
quel clima politico torbido e confuso sarebbe nata una congiura e liniziativa sarebbe partita
da Autronio Peto, Catilina e Calpurnio Pisone: gli ispiratori occulti sarebbero stati, secondo
Svetonio, Crasso e Giulio Cesare. Il piano, che prevedeva lassassinio dei due consoli il 1
gennaio e luccisione di molti senatori, fu rinviato al 5 febbraio, ma non fu mai attuato.
Il processo in corso de repetundis, che and avanti fino allestate, imped a Catilina di
candidarsi nel 65 a.C. alle elezioni consolari per lanno successivo; in quello stesso anno
tuttavia le traversie legali cessarono e Catilina fu assolto, non senza il sospetto che avesse
corrotto i giudici. Nel 64 a.C. Catilina pot finalmente presentare la candidatura al consolato; aveva come avversari Cicerone, Antonio Hybrida, P. Sulpicio Galba, Quinto Cornifi-

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La congiura
del 63 a.C.

I discorsi
di Cicerone

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cio, Caio Licinio Sacerdote e Lucio Cassio Longino. La lotta tuttavia, per le modeste capacit degli altri candidati, era tra Catilina, Antonio Hybrida e Cicerone. Catilina si alle con
Antonio, entrambi dalla parte dei populares; Cicerone tuttavia riusc abilmente a sfruttare
i timori della nobilitas senatoria e dei cavalieri, spaventati dal potere che avrebbero avuto i
populares con la vittoria di Catilina e Antonio, sostenuti tra laltro da Cesare e Crasso, due
personalit politiche ben pi pericolose agli occhi degli ottimati. Alle elezioni Cicerone risult il primo degli eletti, con molti pi voti rispetto al secondo, che fu Antonio.
Cicerone, nellanno del consolato, si mostr un fedele sostenitore degli interessi politici degli ottimati e contrast energicamente la legge agraria proposta dal tribuno della plebe
Publio Servilio Rullo. Catilina, da parte sua, tent di nuovo di ottenere il potere per vie
legali, ripresentandosi alle elezioni consolari del 63 a.C. con un programma che spaventava enormemente i conservatori e le classi abbienti: proponeva infatti la cancellazione dei
debiti in Italia, la fine del monopolio delle magistrature da parte degli ottimati, una pi
equa distribuzione delle ricchezze con misure a favore dei nullatenenti. Cicerone, sempre
pi dalla parte della nobilitas, cerc di impedire in ogni modo il successo elettorale di Catilina, facendo approvare una nuova legge de ambitu contro i brogli elettorali, e soprattutto
allontanando da Catilina Antonio Hybrida, al quale cedette il proconsolato nella ricca
Macedonia che spettava invece a lui. Con grande abilit inoltre Cicerone, nellintento di
screditare lavversario e provocare la reazione degli ottimati, aliment le voci allarmistiche
a proposito della presunta minaccia fatta da Catilina di ricorrere alla forza nel caso non
fosse stato eletto; si parlava di una probabile e imminente rivolta dei veterani sillani in
Etruria, di riunioni segrete, di tentativi di assassinare il console. Il giorno delle elezioni
Cicerone, per dare credito a tali dicerie, si present nel Campo Marzio, dove si svolgevano le operazioni di voto, munito di una corazza sotto la toga e protetto da un presidio di
cavalieri armati: unabile mossa propagandistica che non pass inosservata e certamente
indusse molti cittadini a non votare per un possibile cospiratore.
Catilina, anche per la ferma opposizione di Cicerone, non fu eletto; di qui la decisione di
ottenere con le armi il potere che non aveva raggiunto con le vie legali. E cos in Etruria
Caio Manlio cominci a raccogliere un esercito, che nelle intenzioni dei congiurati avrebbe
dovuto marciare verso Roma. Cicerone ebbe modo di conoscere con precisione i piani di
Catilina e dei suoi seguaci per mezzo di Fulvia, lamante di uno dei congiurati, Quinto
Curio; la sollevazione in Etruria era prevista per il 27 ottobre e il giorno dopo vi sarebbe
stato un massacro di ottimati a Roma. Il Senato, allarmato dalle rivelazioni del console, il 21
ottobre dichiar lo stato demergenza (videant consules ne quid res publica detrimenti
capiat), attribuendo ai consoli poteri straordinari. Nella notte tra il 6 e il 7 novembre Catilina radun i complici a casa di Marco Leca; una delle decisioni prese fu quella di uccidere
Cicerone nella sua stessa casa. Cicerone, informato da Fulvia, svent lattacco e l8
novembre, nella seduta senatoria convocata nel tempio di Giove Statore sullAventino,
pronunci il primo discorso contro Catilina che, per nulla intimorito, reag esortando a
sua volta i senatori a non prestare ascolto a un inquilinus civis urbis Romae, a un inquilino
dellUrbe, le parole cariche di disprezzo che conosciamo grazie a Sallustio (Bellum Catilinae, 31, 7). Il giorno dopo, tuttavia, Catilina decise di abbandonare Roma per raggiungere
lesercito accampato in Etruria. Cicerone, nello stesso giorno, il 9 novembre, pronunci la
seconda orazione contro Catilina, stavolta al popolo riunito nel foro, per informarlo dei
fatti accaduti nella notte. Qualche giorno dopo Catilina, che aveva osato recarsi in Etruria
con i fasci littori e con linsegna delle legioni romane, fu proclamato dal Senato hostis publicus; il console Antonio ebbe lincarico di marciare contro di lui con un esercito. A Roma
intanto Cicerone riusc a procurarsi le prove della congiura grazie al tradimento degli ambasciatori degli Allobrogi, che si trovavano a Roma per protestare contro le vessazioni subite
per opera dei governatori romani avidi di ricchezze. Due seguaci di Catilina, infatti, Lentu-

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lo e Cetego, contattarono gli Allobrogi, per chiedere laiuto della loro cavalleria. Gli Allobrogi decisero di raccontare i fatti a Cicerone e, su consiglio del console, e per le promesse
ricevute, accettarono di prestarsi al doppio gioco: fecero credere di essere disponibili e
chiesero un accordo scritto. La notte tra il 2 e il 3 dicembre, mentre si allontanavano da
Roma per raggiungere Catilina, furono catturati e successivamente interrogati; consegnarono i documenti compromettenti con le firme dei congiurati e cos Cicerone ebbe finalmente le prove da tempo ricercate. La sera del 3 dicembre Cicerone pronunci la terza
Catilinaria davanti al popolo, per informarlo degli ultimi eventi. Due giorni dopo, il 5
dicembre, si svolse in Senato un dibattito sulla sorte dei cinque complici di Catilina scoperti e arrestati. Il console Silano proponeva la condanna a morte, Cesare invece lesilio a vita
e la confisca dei beni. Cicerone pronunci a questo punto la quarta Catilinaria; sostenne anche lui la necessit della condanna a morte, ma si rimise alla volont dei senatori. Fu
risolutore poi lintervento di Catone, decisamente favorevole alla pena capitale. Cicerone
fece in modo che la sentenza emessa dal Senato fosse immediatamente applicata: i cinque
congiurati la notte stessa furono strangolati nel carcere Mamertino. Cicerone ne diede
notizia al popolo esclamando: Vixerunt, hanno cessato di vivere.
Un mese dopo si ebbe la battaglia di Pistoia, che vide la definitiva sconfitta dei congiuLa sconfitta di
Catilina rati. Catilina mor combattendo valorosamente, memor generis atque pristinae suae dignitatis, memore del lignaggio e dellantica sua dignit, leggiamo nel capitolo 60 del Bellum
Catilinae di Sallustio. Nellultimo capitolo della monografia, in un passo giustamente
famoso, lo stesso Sallustio descrive la scena desolante del campo al termine della battaglia; dice che Catilina fu trovato tra i cadaveri nemici, paululum etiam spirans ferociamque

Alcide Segoni, Ritrovamento del corpo di Catilina, 1871, Firenze, Galleria dellArte Moderna.

animi, quam habuerat vivos, in voltu retinens, mentre ancora respirava un po e conservava nel volto la fierezza danimo che aveva avuto da vivo. Lepica solennit di queste parole getta una luce diversa sul personaggio tante volte presentato a tinte foschissime nella
monografia: si ha limpressione che in questo modo Sallustio abbia voluto rendere lonore
delle armi allo sfortunato rivoluzionario, facendo quasi trasparire un fondo di comprensione, se non di segreta e inconfessabile ammirazione per Catilina.
La prima orazione contro Catilina, integralmente proposta nelle prossime pagine
La struttura
della prima (alcuni brani sono analizzati e commentati, altri sono solo tradotti), presenta una strutCatilinaria tura che rispetta solo in parte lo schema codificato dalla tradizione retorica (cfr. gli appro-

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fondimenti Stili e generi delloratoria e Le parti di unorazione, rispettivamente a pag. 22 e a


pag. 23):
Exordium (I-II, 1-5): nei paragrafi dellexordium Cicerone dice che Catilina non pu
illudersi di ingannare i suoi concittadini, perch il complotto da lui ordito ormai noto a
tutti. In altri tempi, caratterizzati da maggiore rigore e severit, sarebbe stato gi messo a
morte, sorte che tocc ad altre persone colpevoli di crimini meno gravi dei suoi.
Argumentatio (III-XIII, 6-31): il piano delittuoso di Catilina (linsurrezione di Manlio,
la soppressione di molti senatori, lincendio della citt) ormai noto nei particolari al
console, che gi riuscito a evitare un attentato. A Catilina, ormai disprezzato e detestato da tutti, non resta altro che allontanarsi da Roma; glielo chiede, con parole accorate,
perfino la patria, che, personificata, si rivolge al figlio degenere. La stessa cosa vogliono i
senatori, eloquenti pur nel loro triste silenzio. Allontanandosi da Roma, Catilina certamente si recher presso lesercito al comando di Manlio e prover in tal modo inequivocabilmente la propria colpevolezza.
Peroratio (XIII, 32-33): se ne vada Catilina, parta pure per una guerra scellerata. La
salvezza di Roma fuori discussione, perch Giove stesso protegger la citt.

APPROFONDIMENTO

Stili e generi delloratoria


Loratoria, ossia larte di parlare in pubblico, nellaula di un tribunale o nelle assemblee politiche, cercando di convincere le persone presenti e di condurle alle proprie opinioni, ebbe unimportanza fondamentale nel mondo antico greco-romano1. Larte del dire era una virt particolarmente rilevante nelle societ
democratiche, dove esisteva la possibilit di un libero confronto delle idee. Leloquenza, che ha bisogno
della libert perch tutti possano esprimere i propri pensieri, naturalmente non attecchisce in un contesto
politico come lEgitto dei faraoni dominato da unautorit che impone dispoticamente la propria volont; fiorisce invece e si sviluppa dove larte della parola pu orientare il dibattito determinando le decisioni politiche; non a caso i pi importanti oratori antichi vissero ad Atene, finch la citt godette della libert, o a Roma in epoca repubblicana. Quando la potenza macedone soffoc la libert degli Ateniesi, quando la nascita dellimpero spense il fuoco che aveva infiammato le assemblee dei senatori o i discorsi al
popolo riunito nel foro, loratoria inevitabilmente decadde.
Cicerone, in un passo dellOrator (21, 69), fa capire bene quali siano gli scopi ai quali deve tendere
loratore: Erit igitur eloquens is qui in foro causisque civilibus ita dicet, ut probet, ut delectet, ut flectat, Sar dunque eloquente colui che nel foro e nelle cause civili parler in modo tale da dimostrare,
da dilettare, da commuovere. Un oratore pertanto deve cercare di convincere fornendo con efficace pre-

Joseph VOGT (La repubblica romana, Laterza, Bari, 1975, pagg. 11-12) illustra con chiarezza lincidenza del clima mediterraneo sulla nascita e sullo sviluppo delloratoria antica: Il clima rende possibile anche il tipo di vita caratteristico per il territorio mediterraneo, che si differenzia tanto chiaramente dalla pesante esistenza del Nord dEuropa. Luomo vive qui prevalentemente allaperto;
lavoro e ricreazioni vengono pure trasferiti fuori delle abitazioni, sotto il libero cielo. Lisolamento
dei singoli fra le proprie pareti viene perci evitato ed allaperto gli uomini si associano; il senso
sociale e politico viene favorito da questo modo di vivere. La comune discussione e deliberazione
degli affari pubblici, sia in adunanze di popolo, sia in circoli privati, si svolge sulle aperte piazze e nelle
ariose sale della citt. Vi si sviluppa una naturale arte oratoria, caratteristica del territorio mediterraneo nei tempi antichi e moderni.

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cisione le informazioni necessarie (docere e probare); deve inoltre far nascere un compiaciuto interesse e
unimpressione piacevole nellascoltatore catturandone lattenzione (delectare), oppure conquistare il favore di chi ascolta suscitando con il pthos intense emozioni (flectere o movere).
La maniera di parlare delloratore deve adeguarsi secondo i retori antichi a queste tre differenti esigenze: da qui la necessit di uno stile umile (genus tenue), adatto al probare, di uno medio (genus medium),
necessario allobiettivo di delectare, di uno alto (genus grave), utile soprattutto nella parte finale dellorazione, quando bisogna lasciare una forte impressione nelluditorio.
I diversi contesti in cui parlavano gli oratori determinavano tre generi di discorsi: il giudiziario, il deliberativo e lepidittico (o dimostrativo).
Il genere giudiziario si riferisce ai discorsi pronunciati nei processi, alle requisitorie dellaccusa e alle arringhe dei difensori; nel caso di Cicerone, le Verrine, la Pro Caelio, la Pro Milone ecc. Nelloratoria greca
lesponente pi famoso del genere giudiziario fu Lisia (445 circa - 379 a.C.), di cui Quintiliano (Institutio
oratoria, X, 1, 78) ricorda la sobria eleganza e unessenzialit lontana dalla ridondanza degli oratori asiani: nihil enim est inane, nihil arcessitum, puro tamen fonti quam magno flumini proprior, nulla infatti
inutile, nulla artificioso, simile tuttavia pi a una pura sorgente che a un fiume maestoso.
Il genere deliberativo riguarda le orazioni tenute nelle assemblee politiche, le Catilinarie per esempio.
Campione indiscusso di questo genere oratorio fu lateniese Demostene (384-322 a.C.), comunemente giudicato il pi grande esponente delloratoria greca; giustamente famosi le sue Filippiche e tutti gli altri discorsi con i quali Demostene, mosso da un irriducibile amore per la sua plis libera e indipendente, cerc di
contrastare con veemenza le mire di Filippo II di Macedonia. Quintiliano (Institutio oratoria, X, 1, 76) definisce Demostene paene lex orandi, quasi la legge stessa delleloquenza.
Il genere epidittico, che prese origine dai discorsi pronunciati in occasione della morte di personaggi illustri per elogiarne virt e meriti, consiste in discorsi celebrativi: di uomini benemeriti (per esempio lorazione periclea in onore dei caduti del primo anno di guerra contro Sparta) o della grandezza di una citt,
come nel caso del Panegirico o del Panatenaico di Isocrate, il pi grande rappresentante del genere epidittico nella letteratura greca. Rientrano pertanto nel genere epidittico i panegirici, le orazioni funebri e ogni
altro discorso celebrativo.

APPROFONDIMENTO

Le parti di unorazione
Gli antichi studiosi distinguevano cinque parti della retorica: inventio, dispositio, elocutio, memoria e
actio.
Linventio come leggiamo in un passo della Rhetorica ad Herennium, unopera attribuita nel Medioevo
a Cicerone, e pi o meno con le stesse parole nel De inventione, un trattato scritto da Cicerone negli anni
giovanili consiste nella capacit di trovare gli argomenti veri o verosimili che rendano la causa convincente.
La dispositio lordine degli argomenti, la distribuzione dei contenuti di cui bisogna parlare in ciascun
punto dellorazione.
Lelocutio ladeguamento delle parole e delle frasi allinvenzione (idoneorum verborum et sententiarum
ad inventionem accommodatio).

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La memoria consiste nellacquisizione di tecniche che favoriscano la capacit di ricordare i concetti e le


parole.
Lactio consiste nel saper modulare e regolare la voce, i gesti, le espressioni del volto.
Molto importante la fase della dispositio, ossia la strutturazione efficace dei contenuti dellorazione, ciascuno dei quali richiede mezzi espressivi e stilistici conformi agli obiettivi che intende raggiungere loratore.
In unorazione si distinguevano quattro parti: lexordium, la narratio, la confirmatio, la peroratio; alcuni
retori tuttavia aggiungevano una quinta sezione, la propositio, altri una sesta, la refutatio, altri una settima,
la digressio. Un passo tratto dal De oratore di Cicerone (II, 19, 79-80) fa capire la funzione di ciascuna
parte dellorazione:
[79] Deinde quinque faciunt quasi membra eloquentiae, invenire quid dicas, inventa disponere,
deinde ornare verbis, post memoriae mandare, tum ad extremum agere ac pronuntiare; rem
sane non reconditam; quis enim hoc non sua sponte viderit, neminem posse dicere, nisi et quid
diceret et quibus verbis et quo ordine diceret haberet et ea meminisset? Atque haec ego non
reprehendo, sed ante oculos posita esse dico, ut eas item quattuor, quinque, sexve partis vel
etiam septem, quoniam aliter ab aliis digeruntur, in quas est ab his omnis oratio distributa: [80]
iubent enim exordiri ita, ut eum, qui audiat, benevolum nobis faciamus et docilem et attentum;
deinde rem narrare, et ita ut veri similis narratio sit, ut aperta, ut brevis; post autem dividere causam aut proponere; nostra confirmare argumentis ac rationibus; deinde contraria refutare; tum
autem alii conclusionem orationis et quasi perorationem conlocant, alii iubent, ante quam peroretur, ornandi aut augendi causa digredi, deinde concludere ac perorare.
[79] Parlano inoltre di cinque parti delleloquenza: la ricerca dei contenuti, la loro disposizione, la
cura formale, la capacit di imprimere nella memoria i concetti, poi il modo di porgerli e di esprimerli. Queste cose non sono oscure; chi infatti non si renderebbe conto di ci, che nessuno in
grado di parlare, se non sa che cosa dire, con quali parole e con quale ordine, e se non ha memoria? E io non metto in discussione tutto ci, ma dico che queste cose sono davanti agli occhi, come
pure le quattro o cinque o sei o anche sette sezioni le opinioni degli studiosi sono differenti in
cui ogni discorso viene diviso. [80] Ci invitano infatti a cominciare in modo da rendere benevolo
verso di noi, disponibile e attento, colui che ci ascolta; a raccontare inoltre i fatti in modo che lesposizione sia verosimile, evidente e breve; poi a dividere il tema e a presentarlo; a rafforzare con argomenti razionali la nostra tesi e a confutare quella a noi contraria. A questo punto alcuni collocano la
conclusione dellorazione e, per cos dire, la perorazione; altri consigliano, prima di procedere alla
perorazione, di compiere una digressione allo scopo di abbellire e migliorare il discorso, poi di concludere e perorare.
Lexordium pertanto lintroduzione necessaria per conquistare il consenso e la simpatia delluditorio e
richiede uno stile volto a delectare; la narratio ha bisogno di parole semplici e chiare, perch mira a informare, a esporre la vicenda in modo particolareggiato. La confirmatio la sezione pi importante dellorazione, nella quale bisogna presentare gli argomenti a sostegno della propria tesi, confutando nel tempo
stesso le prove e i ragionamenti della parte avversa; loratore, dovendo probare, utilizzer uno stile efficace, razionale, persuasivo. La peroratio, infine, la parte finale del discorso, dove necessario flectere,
movere lanimo di chi ascolta: il tono delloratore deve mutare e divenire patetico, deve coinvolgere emotivamente, conquistando non tanto lintelligenza del pubblico, ma i sentimenti.

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Quo usque tandem?


[prima Catilinaria, 1-3]

l8 novembre del 63 a.C. La mattina del giorno prima Cicerone, conosciute le intenzioni dei congiurati grazie a Fulvia, riuscito a sventare lattacco alla sua persona deciso nella riunione svoltasi a casa di Marco Leca
la notte tra il 6 e il 7 novembre. Si avverte un clima molto teso nel tempio di Giove Statore sul Palatino, dove
si svolge la seduta del Senato, soprattutto per la presenza di Catilina, che non ha esitato a partecipare alla
riunione, cercando in tal modo di allontanare da s ogni sospetto. Attorno a Catilina per si fa il vuoto; non
appena si siede, tutti si allontanano da lui: una scena familiare a chi ha visto laffresco di Cesare Maccari a
Palazzo Madama a Roma. Prende la parola finalmente il console, che senza indugi attacca violentemente
Catilina con un discorso vibrante e appassionato, teso e travolgente, che sabbatte sul cospiratore con la forza
di un torrente in piena.
I teorici dellarte oratoria consigliavano nei loro trattati di iniziare un discorso con parole finalizzate alla captatio benevolentiae degli ascoltatori. E invece Cicerone dimostr in quella circostanza la duttilit e loriginalit
che solo i grandi dellarte oratoria possono vantare, perch non si lasci condizionare dalle norme tecniche
dei retori, dalle regole dei maestri pedanti, e inizi a parlare entrando immediatamente nel vivo della questione, aggredendo lavversario con unirruenza che dovette lasciare sgomento Catilina.
Leggi con attenzione lincipit della prima Catilinaria, uno dei brani pi famosi della latinit. Alcune frasi sono
divenute popolari e ancora oggi sono notissime: Quo usque tandem, O tempora, o mores. Parole che il
tempo distruttore non riuscito a cancellare dalla memoria degli uomini e ancora oggi conservano il fascino
delle cose eterne.

Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? quam diu etiam
furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?
nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus
locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis?
constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non
vides? quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consili ceperis quem nostrum ignorare arbitraris? [2] O tempora, o
mores! Senatus haec intellegit, consul videt; hic tamen vivit. Vivit? immo
vero etiam in senatum venit, fit publici consili particeps, notat et designat
oculis ad caedem unumquemque nostrum. Nos autem, fortes viri, satisfacere rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitamus. Ad mortem te,
Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat, in te conferri pestem,
quam tu in nos omnis iam diu machinaris. [3] An vero vir amplissimus, P.
Scipio, pontifex maximus, Ti. Gracchum mediocriter labefactantem statum
rei publicae privatus interfecit: Catilinam orbem terrae caede atque incendiis vastare cupientem nos consules perferemus? Nam illa nimis antiqua
praetereo, quod C. Servilius Ahala Sp. Maelium novis rebus studentem
manu sua occidit. Fuit, fuit ista quondam in hac re publica virtus, ut viri fortes acrioribus suppliciis civem perniciosum quam acerbissimum hostem coercerent. Habemus senatus consultum in te, Catilina, vehemens et grave; non
deest rei publicae consilium neque auctoritas huius ordinis: nos, nos, dico
aperte, consules desumus.
[1]

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[1] Quo usque tandem: la prima Catilinaria comincia ex abrupto, senza preamboli, con interrogative dirette che esprimono efficacemente lindignazione di Cicerone per la sfrontatezza di Catilina, lideatore del
progetto sovversivo che ha avuto il coraggio di presentarsi in Senato. La fama di questo celebre inizio deve
molto alla forza espressiva degli avverbi, al ritmo incalzante che si placa momentaneamente nellapostrofe
al responsabile di tanta follia. Le prime parole del celebre exordium, citate spesso ancora oggi quando ci
scagliamo contro chi ha messo a dura prova la nostra capacit di sopportazione, furono riprese da Sallustio,
che fece pronunciare, forse con intento parodico, parole molto simili a Catilina: Quae quousque tandem
patiemini, o fortissumi viri? (Bellum Catilinae, 20, 9); unevidente imitazione pure nelle Metamorfosi di
Apuleio (III, 27): Quo usque tandem cantherium patiemur istum, Fino a quando sopporteremo questo
cavallo castrato?.
tandem: lavverbio non ha qui il normale significato temporale (finalmente, una buona volta), ma ha
un valore conclusivo (insomma, dunque) suggerito dallassurdit di una situazione che vedeva lautore
di trame eversive nel tempio stesso delle istituzioni repubblicane.
abutere: indicativo futuro di abutor, composto di utor (= abuteris); la desinenza arcaica -re si alternava
spesso in epoca classica nelle seconde persone singolari alla desinenza -ris, che prevalse nel periodo imperiale. Cicerone preferiva la forma in -ris (tranne nei deponenti) nellindicativo presente passivo per evitare
confusione con linfinito presente attivo, e adoperava spesso le forme in -re negli altri casi (indicativo imperfetto e futuro, congiuntivo presente e imperfetto), che non potevano generare confusione.
patientia nostra: ablativo retto da abutere; laggettivo possessivo plurale, pi che maiestatico, si riferisce a tutti i senatori presenti; Cicerone vuole far capire a Catilina che completamente isolato e non pu
fare affidamento su alcun componente del nobile consesso. Limpiego del termine patientia pu alludere
anche alla colpevole inerzia di quanti minimizzavano le minacce provenienti da Catilina.
Catilina: lapostrofe rivolta allavversario nellexordium non era approvata da molti, come ricorda Quintiliano in un passo dellInstitutio oratoria (IV, 1, 63 sgg.).
quam diu eludet?: per quanto tempo ancora codesta tua follia si prender gioco di noi?. Il dimostrativo iste trabocca di disprezzo ed opportunamente posposto a furor, un deverbale di furo che sottolinea una
condizione di squilibrio mentale, la perdita di ogni criterio di giudizio in Catilina, affascinato da deliranti
progetti di dominio; il termine furor, una delle parole-chiave dellOratio I in Catilinam, usato quattro volte,
nei paragrafi 2, 15, 22, 31.
nos: il pronome personale di prima persona plurale, in forte antitesi con furor tuus, ribadisce il concetto gi suggerito dal possessivo nostra.
quem ad finem: fino a che punto.
sese audacia: con il doppio iperbato intrecciato, che tiene separati il pronome con raddoppiamento
dal verbo e lattributo dal sostantivo, viene posto in forte rilievo, alla fine dellinterrogativa, audacia, un
termine del lessico politico che designa il comportamento irresponsabile di chi ricorre a metodi drastici per
realizzare le proprie idee radicali; luomo politico audax era un estremista violento, si direbbe oggi. Laggettivo effrenata, adoperato qui in senso figurato (il termine deriva da ex e frenum, fuori dal morso, senza
freni e propriamente qualifica i cavalli senza briglie), connota in maniera ancora pi negativa la sfrontatezza di Catilina, messa pure in evidenza dallimpiego della forma verbale di iacto, intensivo di iacio.
nihilne: accusativo avverbiale (per nulla) unito alla particella interrogativa enclitica -ne; linsistente e
martellante anafora di nihil esprime lo stupore di Cicerone, la sua incredulit per il comportamento di Catilina.
praesidium: il primo dei sette soggetti di moverunt, che ha per oggetto il pronome personale te.
nocturnum praesidium Palati: il presidio notturno sul Palatino. Cicerone, nella notte tra il 7 e l8
novembre, aveva provveduto a proteggere con presidi armati il colle, dove abitavano autorevoli personalit
politiche. Ai piedi del Palatino si trovava il tempio di Giove Statore, dove si riunirono i senatori; le sedute del
Senato potevano avvenire in ogni luogo che fosse stato prima consacrato dagli auguri. Cicerone prefer il
tempio di Giove Statore alla Curia Hostilia, dove normalmente venivano convocati i senatori, probabilmente perch il luogo poteva essere pi facilmente ed efficacemente protetto (hic munitissimus locus).
urbis vigiliae: le sentinelle che proteggono la citt; il servizio notturno delle vigiliae durava tre ore.
Nota lallitterazione (al tempo di Cicerone il fonema v si leggeva come una u) e il triplice chiasmo:

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praesidium

Palati

urbis

vigiliae

timor

populi

timor populi: populi genitivo soggettivo.


concursus bonorum omnium: laccorrere di tutti i benpensanti; concursus un deverbale di concurro.
Nel lessico politico ciceroniano lespressione boni cives designa i cittadini onesti e virtuosi legati al mos maiorum, alle tradizioni antiche, gli uomini che difendevano le libere istituzioni repubblicane e lordine costituito.
Il nuovo sintagma chiarisce il significato del precedente: il populus che temeva era dunque linsieme dei cittadini che non facevano parte delle classi pi elevate.
habendi senatus: il genitivo del gerundivo dipendente da locus va tradotto attribuendogli un valore finale: per radunare il Senato.
horum: il pronome deittico: presuppone cio il gesto della mano con il quale Cicerone indicava i senatori presenti.
ora voltusque: letteralmente i volti e gli sguardi; meglio vedere nel nesso unendiadi e tradurre
lespressione del volto dei senatori indignati.
patere tua consilia: proposizione infinitiva retta da non sentis: non taccorgi che i tuoi progetti sono
palesi?.
constrictam non vides?: non vedi che il tuo complotto ormai tenuto sotto stretto controllo dalla
conoscenza di tutti costoro?. Il participio constrictam dipende da teneri e ha funzione predicativa; ne deriva
unimmagine assai efficace: fa pensare a qualcosa che nella continuit del presente viene immobilizzato in
una morsa inesorabile, come una preda tenuta stretta nel soffocante abbraccio di un constrictor, un boa.
coniurationem: il termine coniuratio deriva da cum + iuro e indica il legame con il giuramento che stringe un gruppo di individui. Nota la disposizione chiastica e i legami allitteranti che uniscono i soggetti in accusativo delle due infinitive (tua consilia coniurationem tuam).
horum omnium: genitivo soggettivo; la ripetizione del pronome rivela la concitazione e insieme rende
pi solenni le parole di Cicerone.
scientia: ablativo di causa efficiente retto da constrictam.
quid egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid ceperis: che cosa hai fatto, dove sei stato, chi
hai convocato, quale decisione hai preso; le cinque proposizioni interrogative indirette dipendono da ignorare, predicato verbale dellinfinitiva oggettiva, retta da arbitraris, che ha per soggetto il pronome interrogativo quem. I congiuntivi perfetti, secondo le regole della consecutio temporum, esprimono anteriorit rispetto a
un tempo principale della reggente; in questo caso le interrogative, poich sono rette da un infinito presente, regolano il loro tempo sul presente arbitraris. Nota lanafora di quid, il poliptoto quid quid quos
quid quem e lomoteleuto egeris fueris convocaveris ceperis.
proxima (nocte) superiore nocte: ablativi di tempo determinato; ricorda che laggettivo proximus
indica vicinanza non solo nello spazio ma anche nel tempo. Con superiore nocte Cicerone si riferisce alla
notte tra il 6 e il 7, quando i congiurati in un convegno a casa di Marco Porcio Leca decisero di uccidere Cicerone, console in carica; lassassinio doveva avvenire la mattina del 7 novembre, quando un cavaliere, Gaio
Cornelio, e un senatore, Lucio Vargunteio, si sarebbero recati a casa di Cicerone con il pretesto dei saluti
mattutini e avrebbero lasciato la porta di casa aperta per consentire ad alcuni sicari di uccidere il console.
Cicerone, tuttavia, riusc a sventare lattacco perch fu informato da Fulvia, lamante di Quinto Curio, uno
dei congiurati. Con lablativo di tempo proxima (nocte) invece il riferimento alla notte immediatamente
precedente la seduta del Senato.
consili: genitivo partitivo retto da quid.
nostrum: genitivo del pronome nos con valore partitivo.
[2] O tempora, o mores!: lesclamazione, ancora oggi tante volte usata quando si vuole puntare il dito contro
la decadenza dei tempi e la corruzione dei costumi, citata da Quintiliano in un passo dellInstitutio oratoria
(IX, 2, 26) a proposito della possibilit di suscitare le emozioni degli ascoltatori con la simulazione di sentimenti; Cicerone, infatti, finge di essere profondamente turbato per la possibilit concessa a Catilina di
presentarsi in Senato nonostante tutti conoscano i suoi piani temerari. Lespressione, assai cara a Cicerone,

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compare pure in altre orazioni (In Verrem actio secunda, IV, 25, 56; Pro domo sua ad pontifices, 53, 137; Pro
rege Deiotaro, 11, 31).
haec: il pronome, che dipende sia da intellegit sia da videt, si riferisce ai piani sovversivi ai quali si fa allusione nelle quattro interrogative indirette poste alla fine del primo paragrafo.
hic tamen vivit: costui tuttavia vive.
Vivit?: lanadiplosi, ossia la ripresa della stessa parola che conclude la frase precedente, e la frase interrogativa esprimono efficacemente le preoccupazioni delloratore, che intende scuotere i senatori dal torpore in cui si trovano: rischiano infatti di sottovalutare i pericoli. Lapprensione e lo stupore sono potenziati
dallallitterazione della v, ribadita da vero e da venit.
immo vero: i due avverbi creano una forte opposizione con Vivit? e danno inizio a un periodo che con
una correctio e una climax ascendente (venit, fit notat et designat) segnala la pericolosit di Catilina, che
non si limita a venire in Senato, ma partecipa alle sedute nelle quali si prendono importanti decisioni, ha
perfino la sfacciataggine di guardare le sue future vittime e di assegnarle con uno sguardo alla morte.
publici consili: Cicerone definisce pubbliche le decisioni che si prendevano in Senato perch riguardavano
la vita dello Stato; non c qui naturalmente alcuna allusione alla partecipazione di tutti i cittadini alle sedute.
notat et designat oculis: osserva e designa con occhiate; oculis ablativo strumentale. I due verbi
fanno pensare al predatore che individua la vittima da colpire.
ad caedem: complemento di fine.
nostrum: genitivo partitivo retto dal pronome indefinito unumquemque.
Nos: il pronome plurale, che si riferisce a Cicerone e a tutti i senatori, in forte opposizione (accentuata
dalla congiunzione avversativa autem) con hic, il dimostrativo che designa Catilina.
fortes viri: apposizione del soggetto nos: uomini coraggiosi; il tono fortemente ironico.
videmur: il verbo adoperato con la costruzione personale e regge linfinitiva satisfacere rei publicae.
rei publicae: dativo di vantaggio retto da satisfacere.
si vitamus: proposizione condizionale, protasi del periodo ipotetico: se sfuggiamo agli attacchi furiosi
di costui; furorem ac tela formano unendiadi. Nota il senso fortemente dispregiativo del pronome istius, che
si richiama a furor iste tuus del periodo iniziale.
Ad mortem oportebat: Gi da un pezzo, Catilina, sarebbe stato necessario che tu fossi condotto a
morte su ordine del console; linfinitiva retta da oportebat, un falso condizionale dal quale dipende anche
laltra soggettiva in te conferri pestem.
te in te tu: lanafora e il poliptoto creano un forte contrasto con il precedente nos.
iussu: ablativo di causa. Ricorda che alcuni nomi della quarta declinazione sono usati per lo pi solo
nellablativo singolare; i pi comuni sono: ductu, iussu, iniussu, impulsu, hortatu. I consoli avevano ricevuto i
pieni poteri gi dal 21 ottobre, con la formula canonica del senatus consultum ultimum: videant consules ne
quid detrimenti res publica capiat. Cicerone, pertanto, avrebbe potuto mandare a morte un cittadino romano, anche senza un regolare processo. Il senatus consultum ultimum, un provvedimento con cui il Senato
proclamava lo stato demergenza in momenti di gravissimo pericolo, sospendeva ogni garanzia costituzionale e attribuiva poteri dittatoriali ai consoli o ad altri magistrati al fine di ristabilire lordine.
in te conferri pestem: che si riversasse su di te la rovina. Nota il valore metaforico di pestem, che
associa la congiura a un morbo terribile.
iam diu: lespressione avverbiale, che riprende laltra iam pridem, sottolinea il disagio del console che si
sente in colpa per non avere represso con la necessaria fermezza il golpe di Catilina.
machinaris: vai macchinando.
[3] An vero: il nesso introduce una proposizione che, ricordando lenergico comportamento tenuto in passato
da chi si oppose a pericolosi sovversivi, indirettamente dimostra lindispensabilit di decisioni dure nei
confronti di Catilina, responsabile di atti molto pi gravi; poich pertanto il periodo strutturato sullopposizione tra due proposizioni, la prima delle quali funge da premessa che deve necessariamente condurre a una
specifica conclusione, utile tradurre An vero con Se dunque. Lintreccio tra le due parti del periodo
confermato dal chiasmo P. Scipio Ti. Gracchum Catilinam nos consules. Cicerone si riferisce a fatti
accaduti nel 133 a.C.: Publio Cornelio Scipione Nasica, pur non ricoprendo cariche pubbliche, fu a capo di
un tumulto contro Tiberio Gracco, che era riuscito a far approvare una legge agraria molto dannosa per gli
interessi dei latifondisti e della nobilitas senatoria. Tiberio rimase ucciso nei tafferugli scatenati da Scipione.
vir amplissimus: un uomo eminentissimo.

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pontifex maximus privatus: non c contraddizione tra lapposizione e il predicativo del soggetto:
allepoca di Tiberio Gracco la funzione di pontifex maximus non era una vera e propria magistratura, ma
semplicemente un alto ufficio civile affidato a un cittadino autorevole e di grande prestigio.
mediocriter statum rei publicae: che solo in parte cercava di minacciare la stabilit della repubblica; per suscitare lo sdegno dei senatori e indurli a una forte reazione, Cicerone riduce la pericolosit delle
azioni di Gracco per accrescere indirettamente le minacce provenienti da Catilina.
labefactantem: participio congiunto al complemento oggetto Ti. Gracchum. Labefacto intensivo di
labefacio.
orbem terrae: il mondo intero, uniperbole che estende a dismisura la gravit dei tentativi eversivi di
Catilina.
caede incendiis: ablativi strumentali.
cupientem: participio congiunto; il legame allitterante ribadito da caede che unisce il participio al
nome proprio pone in risalto la figura del rinnegato tracotante che desidera con veemenza la rovina generale. Limmagine di Catilina emerge a tinte fosche per limpiego di un verbo che indica un desiderio intenso, una
smodata brama di potere, che non si placa neppure dinanzi alla prospettiva di incendi e devastazioni.
nos consules: evidente la contrapposizione a privatus: un console non pu mostrarsi inerte, quando ha
dietro di s precedenti cos luminosi di dedizione al bene comune da parte di privati cittadini.
quod C. Servilius Ahala: la congiunzione introduce una proposizione dichiarativa con predicato occidit; dopo aver affermato di non volersi soffermare su fatti remoti, Cicerone con una preterizione si rif a
eventi accaduti nel 439 a.C., quando Caio Servilio Ahala, comandante della cavalleria, uccise il cavaliere
Spurio Melio, che si riteneva aspirasse al potere con lappoggio della plebe, conquistata con elargizioni di
grano in tempo di carestia.
novis rebus studentem: che aspirava a rivolgimenti politici; ricorda che il verbo studeo regge il dativo.
manu sua: ablativo strumentale.
Fuit, fuit: la geminatio sottolinea la foga delloratore e serve per esaltare enfaticamente il tempo antico,
caratterizzato da un rigore morale sconosciuto nella Roma insidiata da Catilina e dai suoi complici. La laudatio temporis acti si carica di malinconico rimpianto per la presenza dellavverbio quondam.
ista virtus: liperbato che separa laggettivo ista dal sostantivo d pure visivamente lidea della distanza temporale che separa un passato glorioso e virtuoso da un presente capace di generare uomini come Catilina e i suoi degni seguaci.
virtus viri: la figura etimologica unisce i due termini: la virtus, laret greca, la caratteristica che
rende nobile un uomo.
ut viri fortes coercerent: proposizione consecutiva; viri fortes ha una risonanza ben diversa da fortes
viri del paragrafo 2: il sintagma allude qui a una forza di carattere supportata da una severa moralit, l a fiacchezza danimo.
acrioribus suppliciis: ablativo di natura strumentale.
civem perniciosum acerbissimum hostem: chiasmo.
vehemens et grave: severo ed energico.
senatus consultum: la deliberazione del 21 ottobre, con cui il Senato proclam lo stato demergenza
affidando tutti i poteri ai consoli.
Catilina: la quarta occorrenza del termine, la terza volta in vocativo. Cicerone in questo impetuoso
inizio del suo discorso pone in grande evidenza il nome dellavversario, che viene riferito la prima volta a un
verbo che indica un abuso, la seconda volta alla meritata punizione (Ad mortem) da infliggere allautore di
trame eversive; la terza volta utilizzato in una struttura chiastica che ricorda lindispensabilit di una soluzione forte nei suoi confronti.
non deest nos, nos: la parte finale del paragrafo rivela unattenta tessitura retorica: con la litote (non
deest), il chiasmo (rei publicae consilium auctoritas huius ordinis), la geminatio (nos, nos), il poliptoto (deest
desumus) Cicerone, con unevidente captatio benevolentiae, vuole enfaticamente separare il comportamento
lodevole dei senatori e il colpevole lassismo dei consoli: gli uni hanno fatto pienamente il loro dovere, gli altri
non fanno ancora ricorso, dopo una ventina di giorni, ai poteri straordinari del senatus consultum ultimum.
dico aperte: Cicerone continua a blandire i senatori che lascoltano, facendo ricadere ogni responsabilit su se stesso, sul console che non si ancora opportunamente avvalso degli strumenti messi a disposizione dal Senato.

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QUESTIONARIO

abutere (par. 1): analizza la forma verbale.


nihilne nihil nihil nihil nihil nihil (par. 1): quale funzione svolge lanafora?
timor populi (par. 1): populi genitivo soggettivo o genitivo oggettivo?
quos convocaveris (par. 1): che proposizione ?
scientia (par. 1): che complemento ?
superiore nocte (par. 1): a che cosa si riferisce Cicerone con questa espressione temporale?
consili (par. 1): analizza il termine.
vivit. Vivit? (par. 2): quale figura retorica adoperata qui?
ad caedem (par. 2): che complemento ?
videmur (par. 2): con quale costruzione il verbo qui usato?
privatus (par. 3): qual la funzione sintattica del termine?
caede incendiis (par. 3): che valore hanno i due ablativi?
novis rebus (par. 3): il sintagma in dativo o in ablativo?
ut viri fortes coercerent (par. 3): che proposizione ?
Nel testo compare una preterizione. Dov? Che cos una preterizione?
Per quale motivo, secondo te, il nome di Catilina ripetuto ben quattro volte nei primi tre paragrafi?
Perch sono evocati fatti accaduti in passato?
In che modo caratterizzato Catilina?

ora voltusque (par. 1): la nota al testo rileva nellespressione unendiadi. Che cos unendiadi? Se hai
bisogno di aiuto, consulta il CD-ROM.

INTERTESTUALIT

La laudatio temporis acti in un passo del Paradiso di Dante


Il tema della lode del buon tempo antico, presente nella prima Catilinaria nel ricordo della fulgida virt civica degli antichi Romani, trova unespressione di straordinaria forza poetica nella rievocazione della Firenze
duna volta, fatta dal trisavolo di Dante Cacciaguida nel canto XV del Paradiso. Viene presentata una citt
ideale non ancora contaminata da egoismi e corruzione, un ambiente urbano che trae alimento dalla forte
tempra morale dei cittadini e dalle solide radici cristiane, come si ricorda nellaccenno al suono delle campane che scandiva, con un ritmo religioso, linizio e la fine della giornata lavorativa. Linteresse del passo si
fonda pure sul contrasto che indirettamente viene posto con la Firenze del tempo di Dante: in questo modo
il poeta oppone alla corruzione dei tempi attuali la sobriet e le semplici abitudini di vita duna volta, lonest e la pudicizia delle donne, il senso della misura; non si ostentava il lusso, non esistevano pratiche anticoncezionali, le famiglie si riunivano al focolare e si udivano i racconti leggendari dei tempi antichi.
Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ondella toglie ancora e terza e nona,
99 si stava in pace, sobria e pudica.

Firenze, quando era compresa nella vecchia


cerchia di mura, dalla quale ancora si
[annunciano
99 le ore lavorative, stava in pace, moderata e
[onesta.

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