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12 novembre 2015
GEOPOLITICA
Ce la siamo dimenticata, forse incautamente
GEOPOLITICA
Non bastasse il ricco menu di misure monetarie, il 20 dicembre si voter in
Spagna. Rajoy ha fissato le elezioni, che devono essere comunque tenute
questanno, il pi tardi possibile per dare modo alla ripresa economica di
dispiegare i suoi effetti anche
sulla percezione degli elettori
e i sondaggi sembrano dare
ragione a questa scelta. Il caso
portoghese, tuttavia, l a
dimostrare che il risanamento
economico pu evitare derive
populiste radicali, ma non
mette al riparo dallinstabilit
politica e dalla tentazione di
cavalcare le ampie sacche di
malessere prendendo le
Frank Stella. Delaware Crossing.
distanze dallEuropa e dal
Venduto da Sotheby's a 13.5 milioni.
rigore di bilancio.
La Spagna ci ricorda dunque che quei rischi geopolitici che non
mancavano mai di essere segnalati da tutti gli analisti di mercato negli anni
tra il 2011 e il 2014 e che sono lentamente scivolati sullo sfondo delle nostre
preoccupazioni sono ancora tutti l dove li abbiamo lasciati. La calma di
queste giornate di attesa delle grandi decisioni di dicembre ci d loccasione
per una breve rassegna di questi rischi e delle possibili implicazioni di
mercato.
Il paragone con il 2011,
lanno in cui si parlato di
pi di geopolitica, non
lusinghiero. Le primavere
arabe hanno creato qualcosa
di positivo, forse, solo in
Tunisia. Per il resto il
bilancio sconsolante. I
tiranni sono stati rimpiazzati
dal caos, come in Libia e nel
Levante, o da tiranni pi
efficienti che governano con
il pugno di ferro societ
profondamente divise come
quella egiziana.
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sua naturale espansione gli eredi dei due regni in cui si divideva la penisola
arabica fino al 1932, lHejaz, ridotto oggi alla Giordania, e il Nejd, governato
da tre secoli dalla casa di Saud.
Se una situazione pesantemente deteriorata desta oggi meno
preoccupazioni nei mercati rispetto al 2011 perch il greggio sceso nel
frattempo da 110 a 45 dollari. Tutti o quasi, giustamente, ce ne rallegriamo
ma pi a lungo il petrolio resta su livelli depressi, pi velocemente si consuma
il tesoro della casa di Saud. UnArabia costretta prima o poi a tagliare le
spese militari e limponente welfare con cui compra il consenso della sua
popolazione si trover sempre pi esposta a unaggressione dellIsis. Certo,
anche un Isis trionfante si troverebbe a dovere esportare un po di petrolio
per finanziarsi, ma la produzione dei suoi territori subirebbe comunque un
durissimo colpo. In un mondo che cresce poco unimpennata del greggio,
anche solo di qualche mese, potrebbe significare una nuova recessione.
Quanto allatomica iraniana,
Israele ha per il momento
deciso di abbassare i toni. Con
Obama alla Casa Bianca alzare
il livello dello scontro con
lIran non conviene. Le cose
potranno per cambiare fra un
anno, quando qualcuno
prender il suo posto.
La politica estera americana
considerata debole e confusa
da molti osservatori, ma ha
28.2 milioni per uno Spider (1997) di Louise Bourgeois.
quanto meno un minimo di
coerenza. un divide et
impera che copre un disimpegno crescente con unaggressivit quasi
arbitraria verso situazioni particolari coma la Russia. Fra un anno per tutto
potrebbe cambiare e non per niente chiaro se in meglio o in peggio.
La Cina, in termini geopolitici, non un rischio per la sua aggressivit
verso i vicini (qualche isoletta contesa non scatener nessun conflitto serio).
Pi difficile scommettere sulla tenuta interna del consenso. Con una crescita
in continuo calo, il consenso rimarr solo se i consumi riusciranno comunque
a crescere e se la classe dirigente manterr la sua moralit su livelli che non si
allontanino troppo dai parametri confuciani.
La Russia si salva per il realismo di Putin. Il petrolio a 45 dollari costringe
ad abbassare il tiro e a rallentare per non deragliare. Putin si inventa cos
lintervento militare in Siria per coprire brillantemente lallentamento della
presa sullUcraina orientale. Lobiettivo la fine delle sanzioni e il rilancio
delle relazioni con lEuropa.
La nostra Europa destinata a rimanere un punto delicato dello
scacchiere geopolitico. LUnione pu resistere a una bassa crescita e a
unesplosione dellafflusso di profughi. Finch c un minimo di crescita la
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radicalizzazione politica gestibile. Se per un giorno una nuova recessione
dovesse sovrapporsi a un flusso incontrollato di immigrazione tutti i fragili
equilibri potrebbero saltare.
Alessandro Fugnoli
+39 02 777 181
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