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Il materiale sperimentato
gli oggetti vengono sperimentati ma non in
procede verso il compimento
modo da comporsi in un’esperienza.
(≠cessazione). Soltanto allora
Ciò che osserviamo, pensiamo, desideriamo,
essa si integra e si distingue
otteniamo non sono in accordo tra loro.
dalle altre esperienze nella
corrente generale
dell’esperienza.
né solo intellettuale
né solo pratica
né solo emotiva
come si forma un’esperienza
Una esperienza (di pensiero, pratica, emotiva) ha la propria qualità estetica.
Nessuna attività intellettuale è un fatto integrale (un’esperienza) almeno che non sia
caratterizzata da questa qualità. Senza di essa, il pensiero è inconcludente.
«(...) l’estetico non può essere completamente distinto dall’esperienza intellettuale dal
momento che quest’ultima deve ricevere un’impronta estetica per essere essa stessa
completa.»
come si forma un’esperienza
Più in generale: nessuna esperienza di nessuna specie costituisce un’unità se non ha
una qualità estetica.
azione conseguenze
azione passione
fare subire
Per essere pienamente artistico un lavoro deve essere estetico, cioè concepito per il
godimento di una percezione ricettiva.
Jorge Luis Borges, Il credo di un poeta, Lezioni
americane, 2000
«Faccio ritorno a quell’ormai remota sera sudamericana e rivedo mio
padre. Lo rivedo in questo stesso momento e ascolto la sua voce dire
parole che non capisco, ma che, tuttavia, sento. (...Keats, Ode to a
Nightingale).
Credevo di sapere tutto sulle parole, tutto sul linguaggio (quando si è
bambini, si pensa di sapere tante cose), ma quelle parole mi giunsero
come una rivelazione. Naturalmente, non le capivo. (...) Quei versi mi
giunsero attraverso la loro musica. Avevo pensato al linguaggio come
a uno strumento per dire certe cose, per esprimere lagnanze, per dire
che si era contenti o tristi, e così via. Eppure, quando sentii quei versi
(si può dire che, da allora, non ho smesso di sentirli), seppi che il
linguaggio poteva essere anche una musica e una passione. È così che
mi fu rivelata la poesia»
Keats parla di del modo in cui si raggiunge l’espressione artistica quando parla “delle
innumerevoli composizioni e scomposizioni che si verificano tra l’intelletto e i suoi mille
materiali prima di arrivare a quella tremula, diafana percezione della bellezza”.
come si forma un’esperienza
Es.: supponiamo che un oggetto finemente lavorato sia stato ritenuto il prodotto di
qualche popolo primitivo. Successivamente si scopre che si tratta di un prodotto
naturale accidentale. Anziché ad un museo d’arte viene affidato ad un museo di storia
naturale.
Comprendere l’intima unione tra il fare e il subire non è facile (né per chi percepisce, né
per chi crea): la ricezione implica attività che sono paragonabili a quelle del creatore.
in colui che percepisce gli elementi che costituiscono la forma nel suo intero debbono
essere ordinati, seppur non nei dettagli, con un processo uguale al processo di
organizzazione che il creatore del lavoro ha consapevolmente sperimentato.
Ciò che occorre (...) è una trasformazione di energia in un’azione dotata di pensiero,
mediante un’assimilazione di concetti dal fondo di esperienze passate.
Un’attività che era naturale – spontanea e senza un fine – subisce una trasformazione
in quanto è stata intrapresa quale mezzo per ottenere una conseguenza attesa
consapevolmente. Tale trasformazione contrassegna ogni fatto d’arte.
Nello sviluppo di un atto espressivo, l’emozione opera “come un magnete” che attira a
sé materiale appropriato. (...) Selezione e organizzazione del materiale sono al tempo
stesso una funzione e una prova della qualità dell’emozione sperimentata.
Esistono opere d’arte che ci si manifestano con un’aria di spontaneità, con una qualità
lirica, come se fossero il canto non premeditato di un uccello. Ma l’uomo (...) non è un
uccello. I suoi sforzi più spontanei, se espressivi, non sono traboccamenti di
momentanee pressioni interne.
Lo spontaneo in arte è completo assorbimento in una materia da trattare che sia fresca
e che sia stata assorbita in modo vitale in un’esperienza concreta.
Van Gogh:
«le emozioni sono talvolta così forti che si lavora senza sapere che si lavora,
e le pennellate vengono con un ritmo e una coerenza pari a quella delle
parole in un discorso o in una lettera»
l’atto dell’espressione
Piuttosto che un invito nella profondità dello spazio, si direbbe una barriera.(...) E
questa sensazione di essere ingoiati vivi, nella natura e nella pittura a un tempo, era
ciò per cui Van Gogh aveva lavorato fin da quando aveva preso in mano un
pennello.(...) Lottava da anni per realizzare una visione di totale assorbimento nello
slancio vitale della natura, una sensazione così elettrizzante che avrebbe fatto
scomparire la solitudine della sua vita. (Schama, Il potere dell’arte)
l’atto dell’espressione
Tale pienezza e spontaneità d’ espressione , tuttavia, soltanto a coloro che si sono
immersi in esperienze di situazioni oggettive; a coloro che sono stati per lungo tempo
assorbiti dalla contemplazione del materiale relativo, e le cui fantasie sono state a
lungo occupate nel ricostruire ciò che essi vedono e sentono. Altrimenti, lo stato
d’animo è più simile ad uno stato di delirio, in cui il senso di una produzione ordinata è
soggettivo e allucinatorio.
In tutti, e per la stessa estensione nel grado in cui essi sono di livello paragonabile, esiste un
pensiero emozionalizzato ed esistono sentimenti la cui sostanza è costituita da significati
riconosciuti come concetti.
artisti hanno per loro materia la qualità delle cose di diretta esperienza;
trattano con queste qualità per i tramite di simboli che stanno
intellettuali in luogo di qualità ma che non sono significativi nella loro
presenza immediata.
Se tutti i significati potessero essere espressi adeguatamente per mezzo delle parole, le
arti della pittura e della musica non esisterebbero. Vi sono valori e significati che
possono essere espressi solo mediante qualità immediatamente udibili e visibili.
l’atto dell’espressione
Ri-lavorare l’esperienza. Per garantire l’espressione artistica occorre trasformare il
materiale grezzo e primitivo dell’esperienza.
Nella formazione di un’opera d’arte i materiali devono sottostare ad una
trasformazione
opera su un materiale
emozione iniziale oggettivo; sottostà alla sua
idea (materiale interno) azione.
il prodotto suscita negli altri nuove percezioni dei significati di quello stesso
mondo.
un’opera d’arte non ha il genere di significato che è proprio dei segni e dei simboli
matematici.
l’oggetto espressivo
esposizione: la scienza espone espressione: l’arte esprime significati.
significati. l’espressione non conduce a un’esperienza. Ne
l’esposizione chiarisce le condizioni costituisce una.
attraverso le quali si può realizzare La poesia o il dipinto, non opera nella
l’esperienza di un oggetto di una dimensione della corretta esposizione
situazione. Non fornisce nessuna descrittiva, ma in quella dell’esperienza stessa.
esperienza. es.: “mi sto sforzando di trovare qualcosa di
es.: l’acqua è H2O assolutamente desolato”.
ha natura indicativa ma non esprime la Queste parole non sono l’espressione,
natura interiore delle cose l’espressività, il significato estetico, è il dipinto
stesso.
E l’arte astratta?
quando in un dipinto non possiamo trovare la rappresentazione di un qualsiasi oggetto
particolare, ciò che quel dipinto rappresenta possono essere le qualità che tutti i
particolari oggetti condividono con lui, quali colore, estensione, movimento, ritmo ...
L’arte non cessa d’essere espressiva per il fatto che traduce in forma visibile rapporti di
cose, senza alcuna maggiore indicazione dei particolari eventuali di quegli stessi
rapporti, di quella che è necessaria per comporre un tutto.
Wassily Kandinky, Transverse Line, 1923
“il mio libro, Lo spirituale nell’arte (...)si proponeva soprattutto di risvegliare la capacità,
indispensabile in futuro, di cogliere nelle cose materiali e nelle cose astratte l’elemento
spirituale, che rende possibili infinite esperienze”.
l’oggetto espressivo
l’espressività dell’oggetto artistico è dovuta al fatto che essa offre una perfetta e
completa compenetrazione dei materiali del momento passivo e di quello attivo,
includendo in quest’ultimo una riorganizzazione completa del materiale portato con noi
dalla passata esperienza.
Poiché gli oggetti d’arte sono espressivi, sussiste in loro la facoltà di comunicare.
Comunicare con gli altri non è lo scopo dell’artista. Ma questa è la conseguenza del suo
lavoro, che invero vive solo nella comunicazione, quando opera nell’esperienza degli
altri.
La pittura è un’arte e l’arte non è l’inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto,
ma è una forza che ha un fine, e deve servire allo sviluppo e all’affinamento dell’anima
(...) è un linguaggio che parla all’anima con parole proprie, di cose che per l’anima
sono il pane quotidiano, e che solo così può ricevere.
(...) L’artista deve avere qualcosa da dire, perché il suo compito non è quello di
dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto.
Kandinsky, lo spirituale nell’arte, 1910