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La prova di Abramo
Scopo di questo articolo proporre una lettura guidata del cap. 22 della
Genesi, finalizzata a cogliere gli elementi caratterizzanti il messaggio del
testo. In primo piano posto il problema della prova che Abramo
chiamato a sperimentare1. In cosa consiste questa prova e come viene
vissuta da Abramo? Quale il suo senso per il credente di oggi? A queste
domande si cercato di dare una risposta interrogando il testo ed
esaminando quegli aspetti che sono sembrati rilevanti per una proposta di
interpretazione teologica sul senso della prova che il brano presenta.
.
1. Analisi e Commento
Gen 22 un racconto che Aristotele definirebbe del genere commedia, dato
che da una situazione di infelicit si passa ad una situazione di felicit2, vi
dunque un lieto fine che si contrappone ad un inizio drammatico: il
comando di Dio rivolto ad Abramo di sacrificare Isacco. Al termine del
racconto oltre al cambiamento di situazione si ha anche un cambiamento di
conoscenza: Ora so che tu temi Dio (v.12). Ma di questo si parler pi
avanti.
1
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo,
Abramo!. Rispose: Eccomi!. 2Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico
sapere. Nemmeno ci detto che cosa stesse facendo nel momento in cui Dio lo
chiam, in E. Auerbach, Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, 9.
8
Cfr. G. Josipovici, The Book of God, 174.
9
Tale territorio non appare in nessun altro passo biblico, fatta eccezione di 2 Cr 3,1
in cui si legge che Salomone inizi a costruire la casa del Signore a Gerusalemme, sul
monte Moria. Inoltre in Gen 22,2 si ha hYrm, mentre in 2 Cr 3,1 ha hYrwm tipico
dellebraico post esilico in cui si introducono le matres lectionis cfr. E.Y. Kutscher, A
History of the Hebrew Language, 81.95. Letteralmente il termine potrebbe significare
mostrato da Dio o scelto da Dio (hYarm = hy harm); cfr. B. DAVIDSON, The
Analytical Hebrew and Chaldee Lexicon, 516, oppure, seguendo una etimologia
popolare, il nome potrebbe derivare dallassociazione della radice har, vedere, e il
nome divino hy, abbreviazione di Yahweh, ma in questo caso non si spiegherebbe la
vocaleo nel nome. In realt il significato del termine ancora oggi sconosciuto; cfr.
D.N. Freedman, The Anchor Bible Dictionary, IV, 905. Nella tradizione ebraica, inoltre,
il monte Moria viene identificato con la collina del Tempio a Gerusalemme: cfr. R. Le
Daut, La Nuit Pascale, 186.
10
la traduzione letterale del verbo $lh allimperativo hiphil.
11
Cfr. Rashi di Troyes, Commento alla Genesi, 170-171.
12
Cfr. G. Laras, La figura di Abramo nella tradizione ebraica, in Abramo padre di
una moltitudine di uomini, 256; Trattato Pirque Avot, V,3.
Dio13, dato che, dopo aver seppellito Sara, e procurato una moglie per
Isacco, esce praticamente di scena lasciando il posto al figlio.
Quali sono le nove prove precedenti e soprattutto in che consistono?
Secondo una tradizione talmudica, codificata in seguito da Maimonide, la
prima prova fu il dover abbandonare la propria terra, il proprio paese, la
propria famiglia, e andare verso lignoto, una terra che Dio indicher.
Abramo viene chiamato alla fede, ad entrare in unesperienza di cammino
con Dio, il cui rapporto sar esclusivo, basato solo sulla parola e sulla
speranza della realizzazione di questa. Questa chiamata alla fede viene
compresa nella tradizione ebraica come prova.
Seguono, poi, le altre: la carestia che colpisce la terra di Canaan e costringe
Abramo a scendere in Egitto, il rapimento di Sara da parte del faraone; la
guerra contro i quattro re, capeggiati da Chedorlamer, con soli 318 uomini
e la conseguente liberazione del nipote Lot; lunione con Agar e la nascita
di Ismaele; la circoncisione subita in tarda et; di nuovo il rapimento di
Sara da parte del re Abimlech; la fuga di Agar; lallontanamento e
definitiva separazione da Ismaele.
In un certo senso, si potrebbe dire che le varie tappe del pellegrinare di
Abramo, gli accadimenti che avvengono in questo andare verso la terra
promessa, sono rilette dalla tradizione ebraica come prove attraverso le
quali Abramo purifica sempre di pi la sua fede. Si noti che non si tratta,
tanto, di prove eroiche: Abramo non deve dimostrare la sua forza, la sua
astuzia, o la sua grandezza, come avviene, ad esempio, nella
rappresentazione delleroe greco, da Omero in poi14; quanto la capacit di
leggere negli avvenimenti la presenza del Signore, fidandosi della sua
parola e della sua promessa.
Inoltre, quasi a rappresentare uninclusione, sia la prima (Gen 12) che
lultima prova (Gen 22) iniziano con lo stesso invito ad andare: $l-$l 15.
Ritorniamo a Gen 22 e cerchiamo di delineare gli elementi strutturali del
testo16.
Gen 17,1.
Cfr. Excursus sulleroe nella letteratura greca.
15
Cfr. J. Magonet, Abraham and God, Judaism XXXIII (1984), 163; G. Josipovici,
The Book of God, 71-72.
16
Riguardo ai modi di strutturare il racconto cfr C. Savasta, Schemi e strutture in
Gen 22, 1-19, RivBib 42 (1994) 179-192; ed anche J.L. Ska, Gn 22, 1-19. Essai sur
les niveaux de lecture, Biblica 69 (1988), 324-339. Questultimo pone la divisione del
13
14
Abramo: si alz di buon mattino, sell lasino21, prese con s i due servi e il
figlio Isacco, spacc la legna e si mise in viaggio.
Tutto avviene nel massimo silenzio22, avvolto in unatmosfera di calma
inquietante. Nessuno dei personaggi, tranne Abramo, sa che cosa si stia
facendo e verso dove si stia andando.
Questa differenza di consapevolezza pone Abramo in una situazione di
profonda solitudine: c una distanza tra lui e gli altri, generata non dallo
spazio, ma dal suo rapporto con Dio, dalla sua fede.
Questo cammino esteriore, per gli altri, e interiore, per Abramo, viene
interrotto al terzo giorno23.
4Il terzo giorno Abramo alz gli occhi e da lontano vide quel luogo.
5Allora Abramo disse ai suoi servi: Fermatevi qui con l`asino; io e il
ragazzo andremo fin lass, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi.
Abramo alza gli occhi e vede il luogo24. Che cosa di fatto veda, ma
soprattutto cosa fa s che egli riconosca quel luogo come indicato da Dio
non lo sappiamo25. Egli vede quel luogo e riconosce che l il Signore vede.
Rashi fa notare che tale azione competeva ai servi e che il fatto che Abramo,
invece, la compia da se stesso indica come lamore sia capace di rompere le regole e di
annullare il proprio rango di padrone, cfr. Rashi di Troyes, Commento alla Genesi,
171; Y. Mazor, Genesis 22: The Ideological Rhetoric and Psychological Composition,
Biblica 67 (1986), 84-85.
22
Il lettore assiste quindi, come del resto anche Dio, ad una sorta di spettacolo che
si svolge davanti ai suoi occhi seguendo uno schema prestabilito. La tensione
psicologica certo grande, ma non va mai oltre i limiti di quella di uno spettatore che sa
che il sipario che si appena alzato ricadr fatalmente. In questo caso si verifica
piuttosto linverso. Il sipario che appena calato sulla parola, si rialzer fatalmente.
Basta seguire la scena con emozione, ma con pazienza., in A. Neher, Lesilio della
parola, 37.
23
Leclissi della parola durata soltanto tre giorni. Annotazione numerica per nulla
casuale, poich seguendo il profeta Osea al versetto 2, capitolo VI del suo libro,
lintervallo di tre giorni sembra possedere, nella simbolica biblica, il potere di
mantenere intatta, nei suoi limiti, la vita del tempo., in A. Neher, Lesilio della parola,
38. Cfr. anche Commento alla Genesi (Bereshit Rabb), 443-444; J.L. Ska, Gn 22, 119. Essai sur les niveaux de lecture, Biblica 69 (1988), 328.
24
Lespressione alzare gli occhi e vedere abbastanza ricorrente nel linguaggio
biblico: cfr. C. Conroy, Absalom, Absalom!, 71 n. 111; in molti casi acquista il
significato di preghiera o di rivelazione.
25
Nel midrash Tanuma, Wa-yera 23 si legge: Vide il luogo da lontano. Abramo
disse ad Isacco: Vedi tu quello che vedo io? Gli rispose: Io vedo un monte bello e
maestoso, e una nube fissata su di esso. Poi disse ai suoi servi: Voi vedete qualcosa?
21
Il vedere riporta nel racconto il dialogo prima tra Abramo e i servi, che
congeda26 con la promessa di ritornare27 col figlio; e poi tra il patriarca e
Isacco.
6Abramo prese la legna dell`olocausto e la caric sul figlio Isacco, prese
in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. 7Isacco
si rivolse al padre Abramo e disse: Padre mio!. Rispose: Eccomi, figlio
mio. Riprese: Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov l`agnello per
l`olocausto?. 8Abramo rispose: Dio stesso provveder l`agnello per
l`olocausto, figlio mio!.
Inizia cos la salita verso il monte e arriva, cruciale, la domanda di Isacco:
dov lagnello per lolocausto? Tra il vedere di Abramo e il vedere di Dio
c il non vedere di Isacco che pone per la seconda volta 28, in modo
esplicito, il conflitto tra lamore verso il figlio e il timore verso Dio. Segue,
volutamente ambigua la risposta di Abramo: Dio stesso vedr per s
lagnello per lolocausto, figlio mio , che si potrebbe anche tradurre: Dio
stesso vedr per s lagnello: [cio] il figlio mio29.
Proseguirono tutti e due insieme; 9cos arrivarono al luogo che Dio gli
aveva indicato; qui Abramo costru l`altare, colloc la legna, leg il figlio
Gli risposero: Noi non vediamo altro che il deserto! Allora Abramo disse loro:
Rimanete qui con lasino! (v.5). Come infatti lasino non pu vedere, neppure voi potete
vedere. Appare quindi evidente che per nube si intende qui la nube della Gloria del
Signore (cfr. Es 16,2; 19,9; ecc.) nella quale Egli si manifesta ai suoi eletti (cfr. Es
24,13-18), in Rashi di Troyes, Commento alla Genesi, 172 n.21; cfr. anche Commento
alla Genesi (Bereshit Rabbah), 444-445; J.L. Ska, Gn 22, 1-19. Essai sur les niveaux
de lecture, Biblica 69 (1988), 332.
26
Interessante quanto nota a questo proposito J. Magonet, Abraham and God,
Judaism XXXIII (1984), 167: Who are these young men and what in their function in
the story before us? They stay at the foot of the mountain while Abraham and Isaac
make their own lonely journeys. It is as if they represent the world of daily life, a life
that continues as normal, while this extraordinary act of faith takes place in private. As
Abraham both literally and metaphorically rises higher to a peak of religious
experience, on the borderline between ecstasy and madness, the rest of us can only
stand back and watch in horror and wonder. In the same way, only Moses can ascend
the mountain to confront God at Sinai, speaking for the people, and conveying back to
them the word of God. In such moments both Abraham and Moses are unique spiritual
figures, going far beyond anything that we are expected to achieve..
27
Rashi vede qui una profezia da parte di Abramo.
28
La prima volta al v.1 nel dialogo tra Dio e Abramo.
29
Cfr. M. Sternberg, The Poetics of Biblical Narrative, 192.
10Poi
Di nuovo il silenzio cade sulla scena e con esso anche il ritmo della
narrazione decresce. Quasi come al rallentatore30, vengono descritte le
azioni di Abramo: come se, soffermandosi su ogni particolare (altare,
legna, Isacco, altare, legna) si voglia ritardare linevitabile31.
Ma che cosa fa s che la vittima dellofferta venga cambiata allultimo
momento, quasi come in un colpo di scena?
11Ma l`angelo del Signore lo chiam dal cielo e gli disse: Abramo,
Abramo!. Rispose: Eccomi!. 12L`angelo disse: Non stendere la mano
contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi
hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio.
Lintervento dellangelo del Signore al v.12: perch ora so che tu temi Dio
al punto da non anteporlo nemmeno allaffetto pi caro, il tuo unico figlio32
, irrompe nella scena e infrange latmosfera del drammatico silenzio che si
era creata.
Notiamo un piccolo particolare: al v.1 Dio stesso che parla ad Abramo, al
v.11 e 12, invece, langelo del Signore. Ora chi il soggetto
dellaffermazione ora so che temi Dio, langelo o Dio stesso33?
13Allora Abramo alz gli occhi e vide un ariete impigliato con le
corna in un cespuglio. Abramo and a prendere l`ariete e lo offr in
olocausto invece del figlio. 14Abramo chiam quel luogo: Il Signore
provvede, perci oggi si dice: Sul monte il Signore provvede.
Il racconto continua con unindicazione eziologica del luogo: Abramo
chiam il luogo sul monte del Signore sar visto 34. Di nuovo il vedere
pone una sottolineatura densa di significato. Che cosa in realt stato
Cfr. J. Licht, La narrazione nella Bibbia, 150.
Cfr. J.I. Lawlor, The Test of Abraham. Gen 22:1-19, Grace Theological Journal
1 (1980), 23-24.
32
Gen 22 presenta anzitutto una trama di rivelazione: Dio mette alla prova Abramo
perch vuole sapere se lo teme. Il v.11 il momento dellanagnorisis: Ora so che tu
temi Dio. Questo intervento divino pone fine alla prova di Abramo e corrisponde
dunque a una peripeteia (rovesciamento della situazione), in J.L. S KA, Sincronia:
lanalisi narrativa, in Metodologia dellAntico Testamento, 154.
33
Secondo J. L. Ska la presenza dellangelo in questo racconto, da molti definito
postesilico, anche se prende il posto di Yhwh, non da identificarsi con Dio: cfr. J.L.
Ska, Introduzione alla lettura del Pentateuco, Bologna 1998, 219.232.
30
31
visto? Come affermato in nota il testo pu essere anche tradotto: sul monte
il Signore sar visto. Se prendiamo la prima traduzione ci che viene visto
il compimento della fede di Abramo; il suo amore e la sua obbedienza nei
confronti di Yhwh trovano sul monte la loro estrema e piena
dimostrazione. Ma, in un certo senso, il testo ci suggerisce che proprio
lamore e la fedelt nel Signore la sua vera manifestazione. In altre parole,
si pu arrivare a vedere il Signore attraverso la profonda esperienza di fede
di colui che totalmente si abbandona a Dio e lo antepone a tutto.
15Poi l`angelo del Signore chiam dal cielo Abramo per la seconda
volta 16e disse: Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perch tu
hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,
17io ti benedir con ogni benedizione e render molto numerosa la
tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che sul
lido del mare; la tua discendenza si impadronir delle citt dei
nemici. 18Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni
della terra, perch tu hai obbedito alla mia voce.
Il testo prosegue con il dialogo dellangelo che pone in stretto rapporto
lazione di Abramo, perch tu mi hai fatto questo, e il non aver risparmiato
il suo unico figlio, con la benedizione che segue ai vv.17-18a. Di nuovo, al
v.18b, viene ribadito quasi in forma di causa-effetto, che la benedizione
non solo della discendenza di Abramo, ma attraverso questa, di tutte le
nazioni sar perch hai obbedito alla mia voce.
La suspense si conclusa, il lettore pu tirare un respiro di sollievo, il
racconto ha avuto un lieto fine ed Abramo, dice il testo, torn dai suoi
servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abit a
Bersabea. Ma dov finito Isacco35?
La maggior parte dei commentatori sostengono che il racconto si chiude
qui, al v.19, poich linizio del v. 20, dopo queste cose, introduce la
genealogia riguardante il fratello di Abramo, Nacor36.
In realt nello stesso v.14 il verbo har prima in qal e poi in nifal la traduzione
letterale sarebbe allora: Abramo chiam quel luogo il Signore vede perci oggi si dice
sul monte il Signore sar veduto oppure, dato che il sostantivo rh pu essere inteso
anche in senso costrutto: sul monte del Signore sar visto. A. Rof propone la
traduzione dei due verbi al qal per evitare qualsiasi forma di antropomorfismo: cfr. A.
Rof, La composizione del Pentateuco, 16 n.5.
35
Il nome di Isacco ricompare al cap. 24,4, e rientra sulla scena solo al v. 62 dello
stesso capitolo.
34
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Ora, se da una parte lespressione dopo queste cose, una chiara inclusione
con il v.1, daltra parte, bisogna notare che nella tradizione rabbinica, e
principalmente Rashi, pone in stretto rapporto i vv. 20-24 con ci che
precede:
Dopo queste parole, fu portata ad Abramo questa notizia Mentre
ritornava dal monte Moria, Abramo pensava dentro di s: Se mio
figlio fosse stato immolato, io me ne andrei senza figli. Devo quindi
dargli in moglie una delle figlie di Aner, di Eshkol o di Mamre!.
Allora il Santo, benedetto Egli sia, gli annunci che era nata
Rebecca, destinata ad essere sposa di Isacco. per questo che sta
scritto: Dopo queste parole. Dopo le parole, cio, che Abramo si disse
dentro di s, in seguito al legamento di Isacco.37
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matura questo distacco, impara ad amare Dio sopra ogni cosa e pi di ogni
altro affetto, ed entra nella disposizione danimo di colui che per amore del
suo Dio sa rinunciare al possesso del proprio unico figlio. Colui che aveva
legato Isacco a s con il suo amore di padre ora in grado di scioglierlo, di
renderlo dono di Dio per s e per la sua discendenza. per questo che nel
discendere dal monte Abramo solo 60. Il distacco si compiuto; ora
veramente Isacco il figliodono della promessa e la sua progenie sar
motivo di benedizione per tutte le genti.
In questo modo Abramo ha generato due volte61: la prima volta il suo unico
figlio Isacco; la seconda volta, nel figlio, una moltitudine di figli pi
numerosa delle stelle del cielo e dei granelli di sabbia.
Ma la legatura di Isacco, nella tradizione cristiana, anche figura
futurorum62 di unaltra legatura, quella del Signore Ges sul legno della
croce. Anche qui si tratta dellamore tra un padre e il suo unico figlio, da
una parte, e dallaltra lamore di questo padre nei confronti dellumanit.
Forse nella passione, morte e risurrezione del figlio ci si sempre poco
soffermati sul ruolo del Padre. Scrive levangelista Giovanni: Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito 63. Parafrasando si
potrebbe dire: e Dio mise alla prova se stesso, offrendo il suo unico figlio 64,
che ama, Ges, in sacrificio per la salvezza del mondo. E in tale linea
anche laffermazione di Paolo in Rm 8, 32: non ha risparmiato il proprio
Figlio, ma lo ha dato per tutti noi.
Cfr. quanto affermato precedentemente.
Cfr. E. Cortese, Genesis 22: 1-19. History and theology of the narrative, 21.
62
Cfr. E. Auerbach, Studi su Dante, 174-220.
63
Gv 3, 16 Ou[twj ga.r hvga,phsen o` qeo.j to.n ko,smon( w[ste to.n
ui`o.n to.n monogenh/ e;dwken( i[na pa/j o` pisteu,wn eivj auvto.n
mh. avpo,lhtai avllV e;ch| zwh.n aivw,nion
64
La Bibbia greca dei LXX traduce il figlio unico (ben yachid) con ho hyios
ho agaptos (= il figlio amatissimo), e il Nuovo Testamento riprende pi volte questa
espressione per designare Ges come il Figlio unico e amato di Dio Padre
(specialmente nei testi concernenti il battesimo di Ges e la sua trasfigurazione: cf.
Mt 3,17;, 12,18; 17,5; Mc 1,11; 9,7; 12,6; Lc 3,22; 9, 35; 20,13; 2Pt 1,17). Ci mostra
come la comunit ebraica dei primi discepoli di Ges ha riconosciuto in lui lultimo
Isacco, la discendenza per eccellenza e definitiva di Abramo (cf. Mt i,1.17; Lc
1,55.73; Gv 8,56-58), e nel padre Abramo (cf. Mt 3,9; Lc 3,8; 16,24.30;
Gv 8,33.37.39; At 7,2; 13,26; Rm 4,1.12; 9,7; 11,1; 2Cor 11,22; Eb 2,16; Gc 2,21)
unimmagine dello stesso Dio e Padre del Signore nostro Ges Cristo (2Cor 1,3;
11,31; Ef 1,3; Col 1,3; ecc.). Al punto che coloro che sono figli di Dio in Cristo Ges
sono anche discendenza di Abramo (Gal 3,7.26-29)., in F. Rossi de Gasperis A.
Carfagna, Prendi il Libro e mangia, 55.
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E come Abramo scende dal monte solo, cos le donne si recano al sepolcro
vuoto: il dono si compiuto, la promessa si realizzata, ora tutta lumanit
chiamata ad essere figlia nel Figlio65.
Rimane unultima obbiezione: perch lamore per essere veramente tale
deve portare allofferta delloggetto amato?
Se non fosse cos, lamore rimarrebbe chiuso in se stesso e perderebbe il
suo carattere effusivo, divenendo sterile e inaridendosi. Lamore produce,
invece, comunione e condivisione, apre alla partecipazione e nel suo farsi
dono permette che anche altri partecipino del beneficio che esso comporta.
In altre parole Abramo pu diventare padre di una moltitudine di credenti
nella misura in cui il suo amore per Isacco diventa dono e offerta per Dio e
di conseguenza per tutti, cos come Dio manifesta il suo amore per noi
nellofferta-dono del Figlio che, a sua volta, consegnandosi al Padre, attua
ed effonde tale amore a tutta lumanit.
Ester Abbattista
Via R. Balestra 9/A
00152 Roma- Italia
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