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Dicono e non fanno - 16 dicembre

Mt 23,1-12 (Lezionario feriale di Bose)


Ges si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: Sulla cattedra di Mos si sono seduti gli scribi e i
farisei. 3Praticate e osservate tutto ci che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perch essi
dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della
gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere
ammirati dalla gente: allargano i loro filattri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d'onore
nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati
rabb dalla gente.
8Ma voi non fatevi chiamare rabb, perch uno solo il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli.9
E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perch uno solo il Padre vostro, quello celeste.10
E non fatevi chiamare guide, perch uno solo la vostra Guida, il Cristo.11Chi tra voi pi grande,
sar vostro servo; 12chi invece si esalter, sar umiliato e chi si umilier sar esaltato.
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Tra la fine del discorso escatologico e linizio delle ferie maggiori di Avvento, nelle quali ci si avvicina alla memoria della
venuta di Cristo nella carne, ecco il testo evangelico odierno: la requisitoria profetica di Ges contro gli uomini religiosi,
una messa in guardia a cui seguono i sette Guai a voi! (cf. Mt 23,13-36). Ges ci insegna come vivere nelloggi, dunque
come attenderlo.
Innanzitutto occorre comprendere quale sia il bersaglio dellinvettiva di Ges. Sulla cattedra di Mos si sono seduti scribi
e farisei. Egli mira a colpire quanti in ogni istituzione religiosa si comportano, allora come oggi, quali letteralisti (scribi)
e duri rigoristi (farisei). Ecco perch Girolamo ha scritto: Guai a noi, miserabili, che abbiamo ereditato i vizi di scribi e
farisei!. Per conoscere il loro, il nostro possibile ritratto, sufficiente chiosare le parole di Ges, che nella loro
franchezza sono taglienti, dunque fonte di discernimento, di decisione.
Dicono e non fanno. Non c nulla di peggio ai suoi occhi! lesatto contrario dello stile con cui Ges ha vissuto: era
affidabile, credibile perch diceva ci che pensava e faceva ci che diceva. Proprio da questa sua integrit/unit
nasceva la sua affascinante autorevolezza, cos diversa da quella degli scribi (cf. Mt 7,28-29).
Legano fardelli pesanti e li pongono sulle spalle degli altri, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Immagine straordinaria, che non abbisogna di commento, ma solo di un esame di coscienza, per evitare questa
insopportabile doppiezza. A tale realt si contrappone ancora una volta la prassi di Ges, lui lunico nostro Maestro, il
volto visibile del Padre invisibile: Venite a me, voi tutti affaticati e oppressi, e io vi dar riposo. Prendete il mio giogo
sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per la vostra vita. Il mio giogo, infatti,
dolce e il mio peso leggero (Mt 11,28-30).
Infine, Ges mette in luce il movente profondo dellagire ipocrita: Tutte le loro azioni le fanno per essere ammirati dalla
gente. la triste e comica patologia del voler apparire belli agli occhi altrui, del voler essere riveriti, a prescindere dalla
propria reale condizione interiore. Senza rendersi conto che in tal modo si assomiglia a sepolcri imbiancati, che
allesterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ogni marciume (Mt 23,27).
Ges preciso, scende nel dettaglio. Si compiacciono dei posti donore nei banchetti: il godimento del ricevere onori
dai potenti di questo mondo, del sentire che anche noi contiamo! Senza invece potersi mai godere un pasto gratuito, in
amicizia, che non serva ad alcun secondo fine. Si compiacciono dei primi seggi nelle sinagoghe: il godimento
dellapparire sacrale, che si manifesta nellesigere i posti eminenti nelle chiese, nel sedere su troni degni dei faraoni e
non dei servi della comunione fraterna. Si compiacciono di ricevere i saluti nelle piazze: essere salutati, non salutare;
ricevere onore al proprio volto, non guardare i volti di chi si incontra, volti che magari hanno bisogno solo di un sorriso,
che dica senza parole riconoscimento, possibilit di portare insieme i pesi della vita. Si compiacciono di essere chiamati
rabbi, non di essere autorevoli per come vivono!
Chi vuole gloria per s ha gi ricevuto la ricompensa (cf. Mt 6,2.5.16), lo sappia o meno. Ma vale la pena vivere
cos? O non vale forse la pena camminare sulla via opposta, quella percorsa e tracciata da Ges? Chi tra voi pi
grande, sar vostro servo, ossia un uomo, una donna che non ama apparire (per s) ma essere, spesso nel
nascondimento, per gli altri.
A ciascuno di noi lonere della risposta, alla sequela di Ges, colui che venendo in carne umana da ricco che era si
fatto povero per noi, per farci ricchi della sua povert (cf. 2Cor 8,9).
Fratel Ludwig

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