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Introduzione
storica
Laboratorio di Restauro 4C - A.A. 2014-15
Docenti: Arch. Maria Margarita Segarra Lagunes
Arch. G.Spadafora, Arch. L.Mattone
Sudenti: F.Ambrosio, F. Corte, M.Corti, V.Cristofoletti, L.Lella, R.Mouton (gruppo 19)
Il piano INA-Casa
Gli anni del secondo dopoguerra sono caratterizzati in Italia da una forte disoccupazione, dala ripresa dellimmigrazione e da unurgente mancanza di alloggi. E in questo problematico quadro che viene varato dal governo
il Piano INA-CASA, istituito con la legge Fanfani del 1949. Il Piano si propone di risolvere il problema della disoccupazione attraverso il rilancio del settore edilizio. La forza e loriginalit del Piano consiste tuttavia nellessere un piano integrale, in grado di intervenire in tutte le fasi di realizzazione, ovvero dalla programmazione alla
consegna del prodotto. Gli edifici realizzati sono case per lavoratori, la cui costruzione, avrebbe dovuto incrementare loccupazione della classe operaia e avviato un moto di conversione dei contributi in produzione di
beni. Decidendo di coinvolgere nella progettazione degli edifici sovvenzionati dal piano un gran numero di architetti, Foschini stravolge il pensiero secondo cui per la realizzazione di case economiche non sia necessaria
la figura dellarchitetto, avviando una fase di rilancio di questa figura professionale. Lobiettivo finale in ogni
caso quello di conciliare il costo con la qualit degli alloggi. Vengono redatti dei piccoli manuali che individuano suggerimenti, norme e schemi per la corretta progettazione degli alloggi: solidit, razionale distribuzione degli ambienti, cura delle rifiniture, aria, luce, spazi verdi, attenzione alla tradizione nazionale e regionale.
Il quartiere Tiburtino
Il quartiere Tiburtino fu tra i primi quartieri del primo settennio del piano
Fanfani (1949) ed considerato il manifesto del movimento del Neorealismo
in architettura. Costruito sulla via Tiburtina tra il 1950 e il 1954, fu progettato da una serie di giovani architetti tra i quali Mario RIdolfi e Ludovico Quaroni. Da un punto di vista progettuale lidea di partenza quella di creare
un quartiere, pensato in assoluta assenza di un inquadramento urbanistico,
il quale funzioni come un borgo spontaneo con il suo recinto e la sua vivace socialit. Privilegiando la scala umana e il valore dello spazio di relazione, viene abbandonata lidea di unarticolazione geometrica di strade ed
edifici, preferendo lidea di strada come elemento di collegamento tra le
diverse tipologie edilizie (case a torre, in linea e a schiera) di forma e disposizione irregolare. Ogni tipo edilizio articolato attraverso una serie di percorsi pedonali, ballatoi in quota, passaggi coperti, giardini, slarghi e piazze,
che hanno il ruolo di dare un senso di unit allintervento. Particolarmente
riconoscibile al Tiburtino il lessico ridolfiano, che si rivela nel disegno dei
particolari costruttivi, nella scelta dei materiali in chiave espressiva e nella
notevole cura artigianale della realizzazione. Esempi di questa minuta cura
per il dettaglio anche pi povero sono i graticci realizzati con elementi in
laterizio, i muri di recinzione in blocchi di tufo, le pensiline, i tetti in coppi alla romana nonch le ringhiere e i cancelli. Anche da un punto di vista
costruttivo e di finitura, i materiali e le tecniche sono diversi, ma sempre
in linea con la tradizione cittadina. Tutti gli edifici sono infine intonacati
con colori caldi, tipici dellarea romana. Nonostante i suoi importanti limiti, la sua semplicit formale e la sua travagliata storia, il quartiere Tiburtino rimane in ogni caso un passo fondamentale nel panorama architettonico nazionale, di cui rappresenta un innovativo e importante episodio.