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La ricezione Americana di Hegel

Guido Tana
Prospetto della lezione
L'obiettivo della presente lezione analizzare i caratteri filosofici e storici della contemporanea discussione
incentrata sulla filosofia Hegeliana che, da circa trent'anni, ha cominciato a prendere piede all'interno di alcuni
filoni di ricerca della filosofia analitica e post-analitica nati nei dipartimenti di filosofia Americani. L'interesse per
le posizioni Hegeliane oltreoceano si caratterizzata per aver focalizzato la sua attenzione principalmente sulla
lettura della Fenomenologia dello Spirito, ed in particolare sugli aspetti pi salienti dei primi cinque capitoli
dell'opera. Una presentazione e analisi di come determinati temi ed itinerari Hegeliani, in particolar modo
riguardo i capitoli della Fenomenologia affrontati in questo corso magistrale, stiano trovando ricezione all'interno
di correnti filosofiche che nel corso del ventesimo secolo hanno riservato loro un trattamento principalmente
ostile, pu dunque offrire nuovi spunti e possibilit per itinerari di ricerca che sappiano integrare le istanze della
filosofia Hegeliana, e dell'Idealismo Tedesco pi in generale, con le problematiche di tipo sistematico che
dominano la ricerca nei principali dipartimenti internazionali di Filosofia.
La lezione si articoler attraverso la presentazione delle quattro figure principali della filosofia americana, le cui
opere dagli anni novanta in poi hanno avuto un ruolo fondamentale nello stabilire la creazione di un intenso e
fruttuoso dibattito incentrato sulla filosofia di Hegel e sulla Fenomenologia dello Spirito, ovvero Robert Pippin,
Terry Pinkard, John McDowell e Robert Brandom. La scelta di questi quattro autori dettata dalla centralit del
loro lavoro riguardo rispettivamente l'esegesi storico-filosofica di Hegel e della Fenomenologia, come nel caso di
Pippin e Pinkard, e la capacit di istituire posizioni sistematiche nel campo della Filosofia Teoretica che si
richiamano esplicitamente alla dimensione filosofica Hegeliana e che ambiscono a integrarne punti centrali al loro
interno, come nel caso degli esponenti della cosiddetta Scuola di Pittsburgh John McDowell e Robert Brandom.
L'itinerario, attraverso l'esposizione di questi rispettivi ed influenti approcci ad Hegel, permetter di evidenziare e
isolare i punti critici del dibattito contemporaneo riguardo la filosofia Hegeliana, offrendo la possibilit di mettere
in luce gli aspetti della Fenomenologia dello Spirito pi importanti all'interno di questa Hegel Renaissance a
livello internazionale ed eventuali criticit riguardo questo tipo di approccio alla filosofia Hegeliana.
1. Hegel in America
In questa prima sezione oggetto di analisi la ricezione storica della filosofia Hegeliana nei dipartimenti
oltreoceano, in particolare riguardo le alterne fortune che le posizioni dell'Idealismo Tedesco in generale hanno
dovuto attraversare nella seconda met del ventesimo secolo, periodo in cui si instaura a tutti gli effetti l'egemonia
analitica nei dipartimenti pi prestigiosi. Tramite il contributo di recenti studi riguardo le relazioni tra Filosofia
Analitica ed Hegel, quali Redding 2007, Rockmore 2005 e Nuzzo 2010, sono da portare alla nostra attenzione le
ragioni del rifiuto, da parte della Filosofia Analitica della prima met del novecento, delle posizioni di Hegel e di
come questo approccio, anti-idealista e diretto contro i sistemi sia di Kant che di Hegel, sia stato adottato in
America nonostante la vicinanza della tradizione pragmatista americana a numerose istanze idealiste, come
sottolineato da Richard Bernstein (2003, 2011) e Richard Rorty (1982). Nonostante la produzione di esegesi
ricercate e approfondite come quelle compiute da Charles Taylor (1975) e Robert Solomon (1985), o l'influenza
dell'approccio Wittgensteiniano di John N. Findlay (1958), la possibilit di una piena fruizione della filosofia

Hegeliana all'interno della filosofia analitica oltreoceano, e non meramente all'interno di filoni di nicchia presso
determinate universit americane, potuta avvenire solo dopo la riabilitazione della prospettiva Kantiana
attraverso il lavoro di filosofi quali Peter Strawson, Henry Allison, Karl Ameriks e soprattutto Wilfrid Sellars nei
campi dell'Epistemologia, della Filosofia della Mente e della Filosofia del Linguaggio. Il lavoro post-Kantiano di
Sellars (1957) la chiave entro cui leggere la ricezione di Hegel nella filosofia analitica come anticipatore della
critica al Mito del Dato e di una filosofia incentrata sul concetto dello Spazio delle Ragioni.
2.

La lettura storica. Robert Pippin e Terry Pinkard

All'interno del paradigma Sellarsiano (e per certi versi Rortyiano) riguardo l'epistemologia e la filosofia del
linguaggio, si collocano i lavori pi influenti riguardo Hegel prodotti in America degli ultimi trent'anni, ovvero
Hegel's Idealism: The Satisfaction of Self-Consciousness, di Robert Pippin (1989) e Hegel's Phenomenology: The
Sociality of Reason, di Terry Pinkard (1994). Entrambe queste prospettive intendono ripercorrere l'intero testo
della Fenomenologia dello Spirito, con l'obiettivo esplicito di ricollegare i punti centrali della filosofia Hegeliana
ad istanze sia storiche che sistematiche, volendo porre fine alla dicotomia spesso presente nei dipartimenti
americani tra storia della filosofia e filosofia. L'influenza delle posizioni Kantiane di Sellars presente in entrambi
gli autori, in particolar modo nel loro approcciare la filosofia di Hegel da un punto di vista normativo, ovvero
ponendo l'attenzione su come l'itinerario descritto nella Fenomenologia si snodi attraverso una analisi dei sistemi
di regole e criteri entro si implementa la nostra esperienza della realt, del mondo e di altre coscienze. Questa
prospettiva si pone in connessione quindi con problemi epistemologici e di filosofia del linguaggio, attraverso una
lettura della filosofia Hegeliana dichiaratamente post-metafisica, di contro alle tradizionali concezioni
dell'Idealismo Hegeliano, dipinto spesso come lo sviluppo di un particolare monismo della soggettivit.
La posizione di Robert Pippin da leggersi come quella pi vicina a determinate interpretazioni europee,
soprattutto nel suo porre l'accento sulla dimensione intersoggettiva e anti-Cartesiana della posizione Hegeliana. Di
particolare interesse nell'opera di Pippin la lettura della filosofia Hegeliana come compimento dell'idealismo
trascendentale Kantiano. A partire dall'argomento dell'unit trascendentale dell'appercezione, e seguendo la sua
evoluzione nella Fenomenologia, l'(auto-)coscienza viene, secondo Pippin, liberata dalla dimensione categoriale e
a-prioristica della filosofia Kantiana per realizzarsi propriamente nella dimensione dell'interazione, dell'incontro e
del conflitto con altre auto-coscienze, come maggiormente illustrato in Pippin 2011. Particolare attenzione
dedicata all'importanza del concetto di Riconoscimento (Anerkennung) attraverso tutto il processo della
Fenomenologia, visto come momento fondamentale del raggiungimento da parte dell'auto-coscienza di un proprio
status normativo e autoritativo.
L'esegesi Hegeliana di Terry Pinkard riprende queste medesime dimensioni normative, in particolar modo
analizzando la prospettiva intersoggettiva e sociale dell'itinerario della Fenomenologia, mantenendo per al
contempo ben chiaro come il punto focale dell'indagine riguardi sempre i criteri di oggettivit e verit circa il
contenuto dell'esperienza attraverso l'opera Hegeliana. L'impianto di Pinkard fortemente influenzato non solo
dalla posizione Sellarsiana riguardo lo Spazio delle Ragioni, ma soprattutto dalla prospettiva sociale e comunitaria
del tardo Wittgenstein; le varie Gestalten des Geistes descritte nella Fenomenologia sono infatti concepite come le
diverse Forme di Vita (Lebesnformen, Wittgenstein 1953) attraverso cui la coscienza interagisce con la realt e
con altre (auto-)coscienze, risolvendosi in una forma di ragione sociale, intersoggettiva e storicamente mediata,
entro cui la posizione normativa dei soggetti trova validit e oggettivit. Nel pensiero di Pinkard questa

prospettiva si evolve entro un tipo di naturalismo Hegeliano (Pinkard 2012) incentrato sulla dimensione
antropologica, storica e sociale dell'uomo; un naturalismo quindi molto distante dal naturalismo analitico di tipo
scientifico e pi vicino ad una lettura antropologica e deflazionista della natura umana.
3. L'approccio sistematico: John McDowell e Robert Brandom
Sempre all'interno dell'alveo post-Kantiano e post-analitico di Sellars e Rorty si stabiliscono le prospettive
sistematiche di John McDowell e Robert Brandom riguardo, rispettivamente, Epistemologia/Filosofia della Mente
e Filosofia del Linguaggio, che hanno portato alla nascita della cosiddetta Scuola di Pittsburgh (Maher 2012,
Barber 2011). I due lavori principali da cui nasce questo approccio sistematico alle istanze Hegeliane, e pi in
generale a quelle dell'Idealismo Tedesco tutto, sono rispettivamente Mind and World (McDowell 1994) e Making
it Explicit (Brandom 1994). In entrambi i lavori per, la prospettiva Hegeliana non oggetto di una esegesi
sistematica; se nel primo i principali interlocutori sono Kant e Davidson, nel secondo sono Frege e Wittgenstein.
Invero, l'approccio esposto in questi due trattati stato riconosciuto apertamente come post-Kantiano e in diretta
opposizione alle dualit mente/mondo che dominano ancora determinati dibattiti all'interno della Filosofia
Analitica. Immediatamente dopo la pubblicazione di questi lavori apparve chiaramente come le posizioni ivi
riportate fossero estremamente vicini a prospettive di tipo Hegeliano, replicando in diversi punti chiave la critica
di Hegel alla dottrina trascendentale Kantiana.
Nel caso di McDowell, il cui lavoro e intento si collocano propriamente all'interno delle problematiche Kantiane
riguardo l'epistemologia, la validit dell'esperienza e la natura della mente, la critica ai modelli empiristi,
naturalisti e coerentisti, chiaramente influenzata da Sellars e Wittgenstein, porta McDowell a sostenere la tesi
dell'illimitatezza dell'elemento concettuale nell'esperienza (Unboundedness of the Conceptual), secondo cui non
esiste alcun divario da colmare, tramite strutture trascendentali, tra mente e mondo. L'intera portata dell'esperienza
e di ci che possibile considerare come normativamente valido all'interno di essa circoscritta dal contenuto
concettuale che l'esperienza stessa esprime e implementa, ricalcando il tipo di critica verso le tipologie di
coscienza analizzate nei primi tre capitoli della Fenomenologia dello Spirito, rigettando qualunque tipo di limite
esterno ad essa. In particolar modo per McDowell fondamentale l'aspetto anti-trascendentale dell'idealismo
assoluto Hegeliano, visto come principale esempio di un approccio alla conoscenza e all'esperienza che non
ambisce ad ottenere in ultima istanza una visuale distaccata e non facente parte del mondo stesso in cui la nostra
cognizione avviene (sideways-on view of the world). McDowell, dopo aver riconosciuto il proprio libro come una
introduzione alla Fenomenologia, si concentrato, a partire dai risultati raggiunti in Mind and World, sui nessi tra
la posizione di Hegel e la critica Sellarsiana al Mito del Dato, riconoscendo in particolar modo il ruolo della
formazione dell'autocoscienza come fulcro principale di una concezione del rapporto tra mente e mondo che non
ricada nei dualismi Cartesiani. Per McDowell spontaneit e ricettivit non devono essere lette come due
dimensioni in relazione ma aventi contenuti metafisicamente distinti riguardo la cognizione umana (McDowell
2009). In questo modo McDowell si posto in discussione con la prospettiva portata avanti da Pippin riguardo
auto-coscienza e riconoscimento, argomentando per una lettura allegorica di tali passaggi in chiave
epistemologica, di contro alla lettura pi comunitaria e sociale e ultimamente orientata alla filosofia pratica fornita
da Pippin. La filosofia di Hegel rappresenta dunque per McDowell non un semplice oggetto di esegesi critica,
quanto un interlocutore all'interno del suo progetto post-Kantiano di una epistemologia che sappia integrare
l'aspetto concettuale dell'esperienza con l'oggettivit di quest'ultima, di contro quello che McDowell chiama

frictionless spinning in a void dell'epistemologia Davidsoniana, senza ricadere al contempo nel Mito del Dato
di retaggio empirista. Questo progetto ha inoltre numerosi punti di contatto con la concezione di Terry Pinkard
riguardo un naturalismo distintamente Hegeliano, in particolar modo tramite l'attenzione che i due filosofi
dedicano al tema, Aristotelico oltre che Hegeliano, della Seconda Natura (Zweite Natur).
La filosofia di Robert Brandom incontra la propsettiva Hegeliana attraverso le stesse linee di condotta, traendo
per spunto dalla prospettiva normativa Kantiana per affrontare una serie di problemi inerenti alla filosofia del
linguaggio post-Fregeana. Brandom edifica un sistema da lui denominato Inferenzialismo, una forma di
espressivismo semantico connotato da una forte dimensione pragmatica e olistica, sviluppato in forte connessione
con la prospettiva Hegeliana riguardo normativit concettuale e semantica. Anche nel caso di Brandom sono
estremamente chiare le influenze di Wittgenstein e di Sellars, da cui prende spunto per argomentare riguardo lo
status essenzialmente normativo dei contenuti intenzionali e linguistici. Questo tipo di normativit, che,
ispirandosi a Sellars Brandom definisce come il gioco linguistico del richiedere e fornire ragioni riguardo i
contenuti e gli atti linguistici dei soggetti (asking and granting for reasons, deontic score-keeping),
caratterizzato dall'essere socialmente determinata e mediata, in aperta opposizione alla dimensione
rappresentazionale e mentalista di origine Cartesiana. Hegel qui per Brandom punto di riferimento essenziale,
poich il suo approccio alla Fenomenologia, di chiaro stampo post-metafisico e pragmatista, vuole mettere in luce
come, attraverso l'itinerario della coscienza, i problemi di tipo epistemologico e semantico nati all'interno della
teoria Kantiana vengano rimossi dall'impianto metafisico entro cui erano inquadrati, sottolineando invece la loro
natura eminentemente sociale e pragmatica (Brandom 2000). Per Brandom, la lezione della Fenomenologia ci
deve indurre a vedere la nostra relazione con il mondo non come qualcosa di predefinito (o di semplicemente dato,
ancora in chiave di critica al Mito del Dato), bens come una struttura in continua evoluzione, risultato della
continua interazione della coscienza con il mondo e con altre coscienze, in una chiave esplicitamente
Wittgensteiniana. Nei lavori a partire dagli anni 2000, Brandom si dedicato molto pi approfonditamente di
McDowell all'esegesi della Fenomenologia, individuandone motivi esplicitamente linguistici, pragmatici e olistici
(Brandom 2002) che si propongono come assiomi di una teoria incentrata su di un pragmatismo concettuale. In
particolare l'attenzione di Brandom si focalizzata sul ruolo che il concetto di negazione determinata svolge nei
primi capitoli della Fenomenologia, concetto re-interpretato nella categoria Sellarsiana di Inferenza Materiale, e
di come la struttura normativa sociale si edifichi principalmente sul tipo di auto-formazione e auto-costituzione
della coscienza come descritto da Hegel nei capitoli della Fenomenologia riguardo Auto-Coscienza e Ragione
(Brandom 2007), soprattutto attraverso l'analisi, come in Pippin, del concetto di Riconoscimento. Questi tratti
della Fenomenologia, riassunti nell'espressione Experience is Work (Brandom 2011), ovvero una interazione
iterata della coscienza con il mondo attraverso percezione, performance e valutazione continua e intersoggettiva,
formano la base per il progetto di semantica pragmatica di Brandom.
4. Conclusione: Criticit e Sviluppi
Nella parte finale esposta una sintesi dei principali temi della Fenomenologia dello Spirito, che a conclusione di
questo itinerario possiamo identificare come caratterizzanti della ricezione americana di Hegel: una prospettiva
anti-Cartesiana e normativa dell'epistemologia e della filosofia del linguaggio, i temi del naturalismo e del
pragmatismo e il focus sui temi della dimensione sociale di significato, intenzionalit e conoscenza che poggiano
ultimamente sul concetto di Riconoscimento, concretizzate entro le dimensioni storiche, immanenti e

intersoggettive entro cui ci costituiamo come soggetti razionali e aventi un certo tipo e una determinata pretesa di
normativit. Questi temi verranno collegati brevemente ad alcuni lavori di autori americani (di loro interlocutori
europei) il cui ruolo nel dibattito contemporaneo ha permesso di espandere le posizioni dei quattro autori
considerati, quali Michael Forster e Kenneth Westphal riguardo l'epistemologia (Forster 1989, 1996, Westphal
1989, 2003), Dean Moyar e Michael Quante riguardo la filosofia della Mente (Moyar 2011, Quante 2011), Sally
Sedgwick circa il pensiero Hegeliano nel contesto Kantiano (Sedgwick 2012), e i principali interlocutori di
Brandom sul tema del pragmatismo in Hegel (Habermas 2004, Stern 2009, Emundts 2015).
Alcune criticit riguardo alla appropriazione americana di Hegel sono qui da evidenziare, in particolare tramite
sinteticamente gli argomenti di Tom Rockmore (Rockmore 2002, 2010) in opposizione alla lettura deflazionista di
Hegel, circa la tendenza di questi approcci a mitigare l'idealismo Hegeliano nel nome di un realismo, concettuale
o empirico, la cui influenza sui lettori americani di Hegel ancora importante, e riguardo l'opportunit pi in
generale di impiegare concetti e determinazioni singole della filosofia Hegeliana, astraendole dal loro ruolo nel
sistema Hegeliano stesso, come evidenziato da Rolf-Peter Horstmann (Horstmann 1999).
In conclusione da sottolineare quale sia il grado di ricezione di questo tipo di approccio all'interno dei
dipartimenti di filosofia in Italia, illustrando i casi dei dipartimenti di Venezia e Padova, che si sono proposti negli
ultimi 15 anni come principali interlocutori di questa svolta teoretica riguardo la filosofia di Hegel. Particolare
attenzione deve essere dedicata alle peculiarit dei lavori di filosofi come Italo Testa, incentrati su Riconoscimento
e primo sistema dell'Idealismo (Testa 2010), o Francesco Berto, seguace del tentativo Brandomiano di una lettura
semantica della dialettica Hegeliana, concentrata invero sulla Logica e non sulla Fenomenologia dello Spirito
(Berto 2005). Un curioso caso anticipatore conclude il nostro itinerario, quello di Mario dal Pra, il quale, in una
collezione di lezioni recentemente edite, gi negli anni settanta configurava la vicinanza tra epistemologia
analitica e dialettica Hegeliana, in chiaro spirito antesignano rispetto agli autori qui incontrati (Dal Pra 2015).
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