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ALFIERI
Vita ed opere
Vittorio
terriera,
fatto che non era mai riuscito a trovare fino a quel momento un
degno amore ed un nobile lavoro.
Alfieri e la contessa d'Albany, F. X. Fabre, 1796, Torino, Museo Civico
di arte antica
Ma quando Alfieri riusc a trovare il nobile lavoro (ovvero lattivit
di intellettuale e poeta) e il degno amore per la contessa dAlbany,
non trov la pace, tanto vero che egli stesso scrisse nella Vita che
continuava ad essere preda di un continuo furore e di unaltrettanto
continua malinconia, cosicch decise di trascorrere i suoi ultimi anni
in assoluta solitudine, con la sola compagnia della contessa
dAlbany.
Vogliamo concludere il discorso sullautobiografia di Alfieri mettendo
in evidenza che in tale opera una delle tematiche che compare con
maggiore frequenza che lo scrittore piemontese si rendeva conto
di aver trascorso gran parte della sua vita in una solitudine tragica.
Pur appartenendo alla nobilt piemontese, Alfieri si mostr sempre
sprezzante nei confronti dei nobili della sua Nazione, tanto vero
che nelle Satire egli non perde occasione per attaccare i costumi e i
comportamenti dei nobili piemontesi. Ma sebbene disprezzasse i
nobili Alfieri non era meno duro nei confronti della borghesia, che
considerava una classe corrotta e materialista, priva di qualsiasi
ideale. Infine egli disprezzava nella maniera pi assoluta il popolo,
giudicato sdegnosamente una plebe informe. Appare evidente che
partendo da questa sua concezione del mondo non gli restava altro
che rinchiudersi in una solitudine tragica, orgogliosa e dolorosa,
idoleggiando al massimo grado s stesso e disprezzando il mondo
nel quale viveva. Infatti Alfieri afferma pi volte che avrebbe voluto
vivere al tempo degli antichi romani e degli antichi greci, perch era
convinto che sarebbe stato in grado di compiere azioni molto pi
eroiche e sarebbe stato oggetto di grande ammirazione da parte
degli uomini di quel periodo storico.
Dobbiamo tenere presente che lopera del mondo classico che Alfieri
maggiormente ammirava era Le vite parallele di Plutarco: Alfieri
racconta che quando leggeva tale opera spesso urlava e piangeva,
in maniera tale che chi lo ascoltava pensava fosse impazzito: lo
scrittore piemontese spiega che si comportava cos perch non
accettava di non essere vissuto al tempo degli eroi di Plutarco.
In sintesi, nellautobiografia di Alfieri troviamo vittimismo e
titanismo, conflitto tra ideale e reale, ricerca della solitudine, ideali
patriottici, amore per leroismo, ricerca della donna ideale,
lintransigente difesa della libert morale, non solo dai pericoli che
provengono dalla realt avversa e dalla malvagit degli esseri
umani, ma anche dalle passioni presenti nellanimo delleroe tragico,
passioni che tendono a renderlo uno schiavo senza catene. Quindi
nelle tragedie alfieriane i protagonisti devono in primo luogo fare i
conti con giganteschi conflitti interiori, quasi sempre senza via di
uscita; e ci, anche se la libert politica rivestiva grandissima
importanza in alcune tragedie occupa un posto di assoluta
preminenza, in quanto si basano quasi interamente sul conflitto tra
tirannide e libert.
La maggior parte delle tragedie sono ambientate nellantica Grecia,
altre sono ambientate nel mondo romano, sebbene la pi grande
tragedia di Alfieri, ovvero il Saul, tratta dalla Bibbia.
Concludiamo il nostro discorso sulle tragedie di Vittorio Alfieri
mettendo in evidenza che lo scrittore e poeta piemontese si inser
deliberatamente nel solco della tradizione classica, facendo suoi e
sviluppandoli nelle direzioni a lui pi congeniali i fondamentali
principi stabiliti dalla poetica classicista. Alfieri adott infatti nelle
sue tragedie le unit aristoteliche, accentuando per in maniera
particolare lunit di azione: i cinque atti delle tragedie alfieriane
dovevano essere caratterizzati dal fatto di essere pieni del solo
soggetto, come scrive lo stesso Alfieri. In parole pi semplici Alfieri
escludeva dallazione tutti i personaggi secondari, tutte le
divagazioni e tutti i motivi episodici e marginali, concentrando la sua
attenzione sulle vicende dei personaggi principali.
Prenderemo ora in considerazione i trattati politici di Vittorio Alfieri,
nei quali sono presenti alcuni elementi di fondamentale importanza
del pensiero dello scrittore piemontese. Per quanto riguarda i trattati
politici concentreremo la nostra attenzione sui tre che vengono
generalmente considerati i trattati politici pi importanti e
significativi, ovvero Della tirannide, Del principe e delle lettere e
ilPanegirico a Traiano di Plinio il Giovane.
Nel primo, Della tirannide, Alfieri definisce in maniera brillante il
concetto di tirannide e descrive in maniera efficace la figura del
tiranno, per poi passare a indicare le condizioni e i modi in cui un
uomo che voglia difendere la propria libert morale possa vivere
sotto un tale regime politico. Alfieri definisce tirannide il governo di
un monarca che non sia sottoposto e limitato da nessuna legge
indipendente dalla sua volont, poich in tutti i regimi tirannici il
principe identifica la legge con il suo arbitrio e con la sua volont