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a cura di
Edizioni dellOrso
Alessandria
Antonio Piras
ANASTODEINS, ATEI JAH RODJA DU IZWIS.
GV 8,25 E LA VERSIONE GOTICA DELLA BIBBIA
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ANTONIO PIRAS
La valenza del tono pari a quella della nostra espressione idiomatica Lei non sa chi
sono io.
3
Si noti la posizione enfatica del pronome di seconda persona a sottolineare la reazione
stizzita degli interlocutori (E tu chi sei?, Perch, tu chi sei?); enfasi efficacemente espressa
nella versione siriaca attraverso la reduplicazione del pronome: at man at (lett. tu chi tu?).
Si vedano anche le testimonianze della letteratura greca e latina sul carattere impudente di
tale domanda addotte da Wettstein 1751, I, 896.
4
Sulla lezione del papiro Bodmer II si veda Funk 1958 e Smothers 1958, 111-122. Sullo
stato della tradizione del testo si veda Swanson 1995, 113-114.
5
Princeton, University Library, Med. and Ren. Mss. Garret 1, dellVIII secolo.
6
Schmid-Elliott-Parker 2007, 346.
7
Cfr. Nestle-Aland in apparato a Gv 8,25.
8
Le edizioni Wescott, Merk e Nestle-Aland concludono lespressione col punto e virgola
interrogativo, Tischendorf con un punto fermo.
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Gi De Dieu (1631, 447) osservava che dure satis initium sententiae occupat
et per traiectionem construitur cum .
10
Una rapida sintesi degli attuali orientamenti esegetici in ODay 1995, 634-635.
11
Giuseppe Scaligero annotava: est adverbium, id est primo, in primis,
principio. Deinde , non : Principio mihi multa dicenda sunt, multa sunt praefanda de
vestra contumacia et incredulitate, priusquam vobis respondeam quis ego sim. Quod et melius
exponitur c. 10 vs. 25: sciscitantibus enim respondit , (De
Dieu 1631, 447). Losservazione dello Scaligero sembra suggerire che il sintagma
possa essere equivalente a / e quindi intendere lintero periodo cos: prima
che io ve lo dica (scil. chi sono io), ho molte cose da dire a da giudicare sul vostro conto.
Occorre tuttavia, al di l di una generica equivalenza teorica, fondare tale lettura su pi certe
attestazioni di un siffatto sintagma.
12
Per es. Smothers 1958, 114. Caragounis 2007, che analizza dettagliatamente il nostro
testo, cerca un compromesso tra le due posizioni e intende tutto il passo in questo modo:
Who are you? [I am] From the beginning! Precisely what I have been sayng to you.
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Affermare, come fa Smothers 1958, 114, che in questo caso Nonnus too has taken
liberties mi pare eccessivo.
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Le edizioni utilizzate sono quelle di Horner 1911 per la versione sahidica e Horner 1898
per la bohairica.
15
Il testo persiano in Walton 1657, V, 445.
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Mi pare troppo approssimativa laffermazione in Bauer 1958, 222, secondo cui
J 8,25 ist, wie die griechischen Vter fast durchweg verstehen, adv. gebraucht =
berhaupt, s che tutta la frase dovrebbe essere tradotta come esclamativa: da ich berhaupt
noch zu euch rede!; in tal caso sarebbe usato, secondo Metzger 1994, 191, nel senso
dellebraico hfm (per es. Gen 28,17; 2Sam 6,20; Ml 1,13: cfr. Davidson 1901, 163; WaltkeOConnor 1990, 326), che peraltro nei LXX, almeno con questo valore, tradotto con o
o in altro modo, ma mai, a quanto pare, con .
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presenta una vasta lacuna proprio l dove lautore si avvia a spiegare il v. 25:
lunico dato che sembra potersene ricavare losservazione circa latteggiamento
elusivo di Ges di fronte alla domanda provocatoria dei farisei.17
Perfino Giovanni Cristostomo, che da buon antiocheno in genere molto
attento alla lettera del testo e non di rado offre interessanti considerazioni di
carattere linguistico, su questo punto ci delude col suo atteggiamento cursorio ed
evasivo:
Gli dicono dunque: ; Che follia! Dopo tanto tempo, tanti segni e tanti
insegnamenti domandano ancora: ; Che cos dunque il Cristo?
. Tale il senso di ci che dice: Siete indegni di udire del tutto le mie
parole, figurarsi di sapere chi io sia! Voi infatti parlate sempre per mettermi alla prova
e non prestate attenzione a niente di ci che dico etc.18
Abbiamo innanzi tutto la conferma che anche Cirillo sentiva la domanda dei
farisei (Chi sei tu?) come venata di disprezzo, visto che linterlocutore si sente
tenuto in nessun conto e stimato un uomo di nessun valore.20 Inoltre, lo stesso
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Tu chi sei?. E ci voleva chiaramente dire: Hai la sfrontatezza di avere di te stesso una
considerazione pi alta di quella che noi abbiamo di te? (PG 73, 816).
21
Cfr. Metzger 1994, 191.
22
Erasmo 1705, 376 traduce Gv 8,25: in primis quod et loquor vobis.
23
dtaples 1541, 569: [] consuetudine Graecanica capitur pro
, id est secundum principium, sive a principio: et tunc sensus est, quaerentibus
pharisaeis: Tu quis es? Dicit eis Iesus: Sum id, quod a principio etiam loquor vobis []. Et
usurpat frequentissime Ioannes Hebraeorum more praesens pro praeterito, et tempus pro
tempore et id, loquor vobis, perinde est ac locutus sum, ac si diceret: Sum id quod a principio
locutus sum vobis.
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Beza 1594, 400-402.
25
Maldonado 1854, 687.
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Mos disse a Dio: Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti
dallEgitto?. 12Rispose: Io sar con te ( ) []. 13Mos disse a Dio:
Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi.
Mi diranno: Qual il suo nome?. E io che cosa risponder loro?. 14Dio disse a
Mos: Io sono colui che sono! ( ). E aggiunse: Cos dirai agli Israeliti:
Io-Sono ( ) mi ha mandato a voi.
26
Le occorrenze di questo fenomeno nel NT (per es. Mc 2,16; 9,11.28) sono discusse in
Blass-Debrunner-Rehkopf 1982, 383-384; cfr. anche Bauer 1958, 1161.
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Beza 1594, 400.
28
Il maiuscolo nel testo. Non molto diversa la traduzione ABU 1985.
29
Cos infatti leggono alcune versioni moderne, come la Bible in Basic English 1964 (8,28
then it will be clear to you who I am, ma in 8,24 if you have not faith that I am he), la
French Louis Segond 1910 e la French Nouvelle Edition de Genve 1975 (entrambe: alors
vous connatrez ce que je suis). Altre traducono come le italiane oppure adottano soluzioni
senza dubbio arbitrarie, come la Bible Franais Courant (vous reconnatrez que je suis qui
je suis), la New International Readers Version 1995 e la The New International Version
1984 (entrambe: Then you will know that I am the one I claim to be) con un riferimento pi
esplicito a Es 3,14.
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Per es. Dt 32,39; Is 41,4; 43,13; 46,4; 48,12: cfr. Barrett 1962, 282-283.
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Vulg:36
principium quia et loquor vobis
quia] plerique | quod MPG | qui c Merk.
meinem Volk, bei euch) []; und das folgende ascher ehje nach allen Parallelen nur bedeutet:
als welcher immer ich dasein werde, als der ich je und je dasein werde, d.h. so wie ich je und
je werde erscheinen wollen, ich selber nehme meine Erscheinungsformen nicht vorweg. Su
tale interpretazione si leggano le interessanti osservazioni di Vinci 2008, 321-324.
35
Jlicher 1963, a cui si rimanda per il conspectus siglorum dei manoscritti riportati in
apparato.
36
Weber 19833, a cui parimenti si rimanda per le sigle dei manoscritti.
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Sul fatto che spesso si trattasse di traduttori improvvisati cfr. Aug. doctr. 2,11,16 ut enim
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cuique primis fidei temporibus in manus uenit codex Graecus et aliquantum facultatis sibi
utriusque linguae habere uidebatur, ausus est interpretari.
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Hier. epist. 57,7.
39
Hier. tract. in psalm. 82,42-43.
40
Per questi aspetti si veda in generale Piras 2013, 315-317.
41
Cfr. Garbini 1989.
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Una simile interpretazione evidentemente del tutto slegata dal testo greco,
dove laccusativo , comunque lo si voglia intendere, non potrebbe in
alcun modo essere considerato un predicativo riferito al soggetto, ossia a Ges;
al contrario, lambivalenza dei casi diretti del neutro latino spalancava la porta a
una simile, seppur ardita, soluzione interpretativa. A tal fine non mancavano i
supporti scritturistici: passi neotestamentari palesemente cristologici come Col
1,18 (scil. ) e Apc 1,8 ,
(cfr. 31,6) oppure veterotestamentari cristologicamente interpretati come
Pr 8,22 , fornivano un
solido supporto anche allesegesi di Gv 8,25.
La concezione di Cristo come , forse di matrice giudeocristiana,42 ma
alimentata senza dubbio da categorie platoniche che suggerivano di vedere nel
Logos il modello universale delle cose create, gi presente nellapologetica greca
del II secolo, in particolare in Giustino,43 Taziano44 e Teofilo di Antiochia.45
Qualche decennio pi tardi ad Alessandria Clemente cerca di argomentare sulla
base di Os 2,1-2 che il Figlio 46 e Origene nella sua prima Omelia sulla
Genesi mette in relazione Gen 1,1 con Gv 1,1, che lo riecheggia, e spiega:
In principio fecit Deus caelum et terram (Gen 1,1). Quod est omnium principium nisi
dominus noster et saluator omnium, Iesus Christus, primogenitus omnis creaturae (Col
1,15)? In hoc ergo principio, hoc est in Verbo suo, Deus caelum et terram fecit, sicut
et euangelista Iohannes in initio euangelii sui ait dicens: In principio erat Verbum, et
Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Hoc erat in principio apud Deum.
Omnia per ipsum facta sunt et sine ipso factum est nihil (Gv 1,1-3). Non ergo hic
temporale aliquod principium dicit, sed in principio, id est in saluatore factum esse
dicit caelum et terram et omnia quae facta sunt.47
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In principio Dio cre il cielo e la terra. Qual il principio di tutto se non il nostro
Signore e Salvatore di tutti, Ges Cristo, il primogenito di tutta la creazione? Dunque
in questo principio, cio nel suo Verbo, Dio cre il cielo e la terra, come dice anche
levangelista Giovanni allinizio del suo vangelo: In principio era il Verbo, e il Verbo
era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio. Tutto stato
fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla stato fatto. Qui dunque non parla di un
qualche principio cronologico, ma dice che nel principio, cio nel Salvatore stato
fatto il cielo e la terra e tutto ci che esiste.
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La citazione giovannea occorre anche in in Luc. 10,112 nella forma principium, qui et
loquor uobis che si affianca a quelle dellEsamerone (initium, quod et loquor uobis) e del De
fide (principium, quod et loquor uobis), segno di una situazione ancora fluttuante delle versioni
latine.
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Dixit Deus per Moysen in primo libro Geneseos: In principio fecit Deus caelum et
terram (Gen 1,1). [] Harum autem trium personarum unitas omnifariam in nouo
testamento per beatum Iohannem euangelistam, per Verbi uocabulum luce clarius
manifestatur, dicendo: In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus
erat Verbum (Gv 1,1). Patrem autem in Filio omnia fecisse, ipse Filius approbauit qui,
interrogatus a Iudaeis: Tu quis es? respondit se esse Principium, in quo beatus Moyses
caelum et terram facta testatur, dicendo: Principium, quod et loquor uobis.53
Dio disse per mezzo di Mos nel primo libro della Genesi: In principio Dio cre il
cielo e la terra. [] Lunit di queste tre persone emerge con tutta evidenza dovunque
nel Nuovo Testamento attraverso le parole dellevangelista Giovanni, attraverso la
Parola stessa: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.
Che il Padre avesse creato tutto nel Figlio, lo dichiar il Figlio stesso, quando alla
domanda dei Giudei: Tu chi sei? rispose di essere il Principio nel quale Mos attesta
che fu creato il cielo e la terra, dicendo: Il Principio che vi parlo.
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Poco oltre nello spiegare che Cristo il Principio e che tale il senso della
risposta data ai farisei ci fornisce qualche informazione di carattere linguistico.
Agostino, attento interprete della Scrittura conosceva il greco, che da ragazzo
aveva dovuto imparare suo malgrado a suon di busse,55 e non poteva certamente
non notare loscurit del testo greco di Gv 8,25 e lambiguit della versione latina.
Dopo aver dunque sottolineato la differenza di genere tra il greco e il latino
principium, nellintento di superare lincoerenza dei due testi ricorre a un
escamotage sintattico che, a suo dire, darebbe maggior profondit alla risposta di
Ges, ma che alla fine non convince per la sua stessa macchinosit.
Egli insomma ritiene che laccusativo sia da considerare come
complemento oggetto di un (sottinteso) imperativo desumibile dal
versetto precedente (8,24b ). Il dialogo dunque
dovrebbe essere inteso in questo modo:
, .
;
, .
Della effettiva bont di tale artificio non possibile non pensare che perfino
Agostino, mente straordinariamente lucida e acuta, fosse talvolta indotto a
dubitare:
Et illi semper terrena sapientes et semper secundum carnem audientes et respondentes,
quid ei dixerunt? Tu quis es? Non enim cum dixisti: Nisi credideritis quia ego sum,
addidisti quid esses. Quis es, ut credamus? Et ille: Principium. Ecce quod est esse.
[] Principium, ait, quia et loquor uobis. Principium me credite, ne moriamini in
peccatis uestris. Tamquam enim in eo quod dixerunt: Tu quis es? nihil aliud dixerint
quam: Quid te esse credimus? respondit: Principium; id est: Principium me credite. In
Graeco namque eloquio discernitur, quod non potest in Latino. Apud Graecos enim
feminini generis est principium, sicut apud nos lex generis feminini est, quae apud
illos est masculini: sicut sapientia et apud nos et apud illos generis feminini est.
Consuetudo locutionis ideo per diuersas linguas uariat genera uocabulorum, quia in
ipsis rebus non inuenis sexum. [] Cum ergo dicerent Iudaei: Tu quis es? ille qui
sciebat esse ibi quosdam credituros, et ideo dixisse: Tu quis es? ut scirent quid illum
55
Cfr. conf. 1,14. La conoscenza del greco da parte di Agostino discussa; mi pare peraltro
eccessiva lopinione di Pincherle 1930, 12, secondo cui il greco imparato da Agostino si
restrinse a ben poco, forse a poco pi che i primi elementi della grammatica. Pi equilibrata
la posizione di Chadwick 1989, 9, il quale ritiene che lIpponate fu presto in grado di leggere
i libri greci che gli servivano; nella maturit tradusse con competenza, per suo uso e consumo,
testi filosofici molto tecnici. Per non si sogn mai di acquisire una concoscenza approfondita
di Omero e della letteratura greca, come molti aristocratici romani del suo tempo.
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credere deberent, respondit: Principium: non tamquam diceret: Principium sum; sed
tamquam diceret: Principium me credite. [] Et addidit, quia et loquor uobis: id est,
quia humilis propter uos factus, ad ista uerba descendi.56
E quelli che sempre si fermavano alle cose della terra e sempre ascoltavano e
rispondevano secondo la carne, cosa gli dissero? Tu chi sei? Dicendo infatti Se non
credete che io sono, non hai aggiunto chi sei. Devi dirci chi sei, se vuoi che crediamo.
Egli rispose: Il Principio. Ecco cos lessere. [] Io sono dice il Principio che
anche parlo a voi. Credete che io sono il Principio, se non volete morire nei vostri
peccati. Come se con quella domanda Tu chi sei?, gli avessero chiesto: chi dobbiamo
credere che sei? Egli rispose: Il Principio; cio credetemi il Principio. Il testo greco
pi chiaro di quello latino. Presso i greci infatti principio di genere femminile,
come presso di noi di genere femminile la legge, che invece presso di loro di genere
maschile; sapienza invece di genere femminile tanto presso di noi che presso di loro.
Il modo di esprimersi cambia in ciascuna lingua, perch le cose non hanno sesso. []
Quando dunque i Giudei gli chiesero Tu chi sei?, egli che sapeva che tra quelli cerano
alcuni che avrebbero creduto e che gli avevano chiesto Tu chi sei? appunto per sapere
che cosa dovevano credere di lui, egli rispose: il Principio; non nel senso: Io sono il
Principio, bens: Credetemi il Principio. [] E aggiunse: che anche parlo a voi; cio,
che umiliandomi per voi, mi sono abbassato fino ad usare il vostro linguaggio.
56
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In questa sede non si potr che fare un rapido accenno alla complessa questione
della Vorlage della Bibbia gotica, per la quale rimandiamo soprattutto agli studi
specifici di Carla Falluomini.69 La versione gotica dipende chiaramente dal greco
e i pi recenti studi sono orientati a riconoscervi il testimone indiretto pi
significativo del testo bizantino che noi troviamo in forma compiuta solo a partire
dallVIII-IX secolo nei manoscritti in minuscola.
Una questione nella questione costituita dalle lezioni occidentali che il testo
gotico ha in comune con le Veteres lLatinae e con i Padri latini. La presenza di tali
lezioni stata spiegata in vario modo.
Lopinione oggi pi accreditata che le lezioni occidentali, che divergono
dal tipo-base bizantino, vadano considerate lezioni antiche che circolavano in
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finisca per presentare Cristo come anastodeins, come nel senso indicato da
Origene e da altri, presupporrebbe ladesione alla dottrina della consostanzialit
del Figlio col Padre, che del tutto incompatibile con la cristologia ariana,
soprattutto con quella del V secolo che, ancora a salvaguardia di unidentit
politica e religiosa, riproponeva gli aspetti pi radicali dellarianesimo.80
Dinanzi a Gv 8,25 Vulfila si trov a un bivio: o tradurre meccanicamente dal
greco col risultato di avere un gotico incomprensibile, oppure seguire il testo delle
Veteres Latinae col rischio di avere una traduzione che avrebbe potuto fornire un
dictum probans contro la dottrina ariana da lui stesso professata.81 Scelse la
seconda via, tecnicamente meno malagevole e tutto sommato pi conforme al
criterio di fedelt al testo originale da lui seguito. In realt, a parte il fatto che il
vescovo goto seppe sempre sfuggire alla tentazione di manipolare la propria
versione a fini settari, come dimostra chiaramente il caso di Gv 10,30, dove luso
ricercato del duale sa pi di niceno che di omeano,82 agli ariani della prima ora non
faceva difficolt indicare il Figlio come principium: non per nel senso
dellesegesi platonizzante di Gen 1,1 che egli fosse il modello eterno e universale
delle cose create, ma nel senso che fosse la prima e pi sublime creatura del Padre,
fatta per operare la creazione del mondo e principio stesso della storia, secondo
lesegesi tipicamente ariana di Pr 8,22
. Ma che per gli ariani l, il principium ontologico e cronologico
del Figlio sia il Padre e resta il fondamento di quel subordinazionismo che
caratteristico della loro dottrina.83
Ecco perch ha senso che sia stato Vulfila in persona a tradurre in quel modo
il passo giovanneo, laddove ne avrebbe molto meno, anzi sarebbe assurdo se a
ritoccarlo fossero stati i tardivi e radicali seguaci dellarianesimo. E questi, se non
osarono alterare la traduzione di un passo che, quantunque stridesse col loro credo,
era ormai consacrato dallauctoritas dellapostolo delle genti gote, dovettero
perlomeno orientarne lesegesi in senso ariano ogni qual volta venisse citato.
quel che accade nelle poche occorrenze di Gv 8,25 presenti nella superstite
letteratura ariana latina, che tra laltro sembrano confermare ancora una volta la
consonanza del testo gotico con quello latino.
Negli Scholia Arriana in concilium Aquileiense, conservati in un manoscritto
parigino,84 che contengono osservazioni marginali di parte ariana sul Concilio di
Aquileia del 381 e in particolare sul dibattito tra lariano Massimino e Ambrogio,
80
Si veda quanto scrive Simonetti in Quasten III, 97-104; cfr. inoltre Vian 1995.
Sullarianesimo di Vulfila si veda Simonetti 1976.
82
Cfr. Piras 2007, 44.
83
Cfr. Simonetti in Quasten III, 100.
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