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LA FEDE NON HA CONFINI

RAZZIALI E CULTURALI
DIRE grazie di cuore e con gratitudine per i
doni ricevuti da Dio! Tutto ci viene da lui:
non c nulla che non provenga dalle sue
mani provvidenti. Viene presentato
nellodierna liturgia il tema della fede che
non ha confini razziali, culturali, sociali.
Naamn, generale siriano (I Lettura), nella
sua ricerca di guarigione deve presentarsi
al profeta e compiere il semplice gesto di
immersione nel Giordano per guarire dalla
lebbra. Obbedisce al profeta e diventa cos
lemblema del credente nel Dio di Israele.
Lapostolo Paolo esorta il discepolo
Timoteo (II Lettura) a porre la sua fiducia
in Cristo e a predicare il Vangelo anche in
mezzo a prove e tribolazioni. Bel
programma di vita per un cristiano!
Realizzarlo anche compito di tutti noi,
che nel battesimo siamo morti e risorti con
Cristo, per partecipare alla sua gloria. Il
brano di Vangelo pone laccento sulla
qualit della persona che torna indietro per ringraziare: uno straniero e
lebbroso. La guarigione lo raggiunge nel corpo e nellanima: tutti sono guariti ma
uno solo, il Samaritano riconoscente, salvato.

Parola: 2Re 5,14-17; Sal 97,1-4; 2 Tm 2,8-13; Lc

GLI APOSTOLI AL SIGNORE:


ACCRESCI IN NOI LA FEDE!
FINO a quando, Signore? il grido
del profeta (I Lettura). Fino a
quando? verrebbe da ripetere anche a
noi. Abbiamo alzato le nostre mani
verso il cielo, ma ci sembra che Dio
resti spettatore inerte. Nulla mette
alla prova la nostra fede quanto il
silenzio di Dio. lo scandalo della fede.
Credere dar credito allamore di Dio
per noi, anche quando non si riesce a
capire. Signore, aumenta la nostra
fede! la preghiera dei discepoli e
Ges ancora una volta li coglie di
sorpresa con la sua risposta (Vangelo).
Di fede ne basta quanto un granello
di senape. La parabola del servo
unillustrazione della fede semplice e
umile. Luomo scopre di essere
semplicemente un servo con un
servizio da compiere. La fede consiste
nel realizzarlo, confidando che sia un
seme che germoglia, anche se non
sappiamo come e quando. E qui sta il
pericolo per la fede. Il fare ci che ci d soddisfazione. Pu spingerci a fare la
conta dei nostri meriti. Dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che
dovevamo fare. Questa la fede che trasforma il mondo (II Lettura). Quella di
chi agisce, in obbedienza a Dio, senza farsi pubblicit. La fede di chi agisce per
amore.

Parola: Ab 1,2-3; 2,2-4; Sal 94,1-2.6-9; 2 Tm

LATTENZIONE AL POVERO LA
MISURA DELLA FEDE
UNA Parola impegnativa, quella di oggi: la
parabola di Lazzaro e del ricco epulone
(Vangelo). Dio conosce per nome il povero
Lazzaro, mentre non ha nome il ricco
epulone che non viene descritto come
malvagio. C un abisso fra il ricco e
Lazzaro, c un burrone incolmabile. La
vita del ricco, non condannato perch
ricco, ma perch indifferente,
sintetizzata in questa immagine. un
abisso la sua vita. Probabilmente buon
praticante come dice Amos dei i suoi
contemporanei (I Lettura), stupito dalla
superficialit dei potenti di Israele , non
si accorge del povero che muore alla sua
porta. Come ci poniamo di fronte a questa
parabola? Non possiamo tirarci da parte di
fronte al dramma della povert, davanti al
problema della disoccupazione, davanti a
uneconomia che vive del capitale
dimenticando luomo. Lattenzione al povero, diventa la misura della nostra fede.
Il Vangelo ci invita alla condivisione, a vedere i nuovi Lazzaro alla porta. inutile
chiedere segni straordinari. I profeti e la Parola di Dio dimorano abbondanti in
mezzo a noi, a noi il dovere di accoglierli.

Parola: Am 6,1.4-7; Sal 145,6-10; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19

SIGNORE, SALVACI DALLA


AVIDIT DELLE RICCHEZZE
IL Vangelo di questa domenica ci presenta
uno strano quadro: il padrone, nella
parabola evangelica, loda un
amministratore che, non solo incapace di
gestire quanto gli affidato, ma anche
disonesto nel momento in cui gli si chiede
di rendere conto del suo operato. Fuori di
metafora, evidente che Ges non sta
additando come esempio da seguire la
mancanza di scrupoli del servo, ma
piuttosto la sua sagacia e abilit. I
discepoli del Signore hanno ricevuto la
missione di annunciare in ogni momento
della storia (II Lettura), la sua Parola di
salvezza e insegnando ad orientare i beni
terreni in vista di quelli eterni. Luomo non
proprietario dei suoi beni,
amministratore di quanto il Signore gli ha
affidato: egli deve prodigarsi perch le
ricchezze vengano con giustiziamente
distribuite in modo che non manchi a
nessuno la possibilit di una vita dignitosa, consapevole che di ci dovr rendere
conto a Dio (I Lettura). Soprattutto non deve consacrare la sua vita al possesso
terreno, perch la ricchezza vera avere in eredit il Regno. dei cieli.

Parola:Am 8,4-7; Sal 112,1-2.4-8; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13

ABBIAMO CREDUTO ALLAMORE


CHE DIO HA PER NOI
MI stata usata misericordia (1Tm
1,13). Queste parole, possono essere
considerate la chiave di lettura di tutta la
Liturgia della Parola. Quando ci
accostiamo a Dio, consapevoli del nostro
peccato, ci viene quasi spontaneo
chiedergli perdono e promettergli per il
futuro una vita diversa. Cos come
succede al figlio (Vangelo) che si era
allontanato da casa, sperperando tutta
leredit del padre nella parabola odierna
del figliol prodigo. Questo, tuttavia, un
atteggiamento ancora molto egoistico,
perch al centro della preghiera siamo
ancora noi con il nostro desiderio di
recuperare crediti di fronte a Dio e nel
tentativo di ottenere la pace interiore.
Mos (I Lettura) invece interpella Dio e
gli chiede di ricordarsi della sua alleanza,
stabilita con Abramo e della decisione di
rendere la sua discendenza numerosa
come le stelle del cielo. Parte da qui
lesperienza vera del perdono: confessando la fede nella misericordia del Signore,
certi che la elargisce a chi si presenta a lui come figlio, peccatore e tuttavia
amato.

Parola:
Es 32,7-11.13-14; Sal 50,3-4.12-13.17.19; 1Tm 1,12-17

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