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XXXIII
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Maggio
N. 5
Matticchio
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il 21 aprile 2016
Copertina di Franco Matticchio
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N. 5
Matticchio
2 Lettere
Segnali
5 Trivelle
SommariO
Poesia
21 Giorgio Orelli Tutte le poesie, di Davide Dalmas
Speciale Celati
23 Una voce savia e folle, di Eloisa Morra
24 Quando Celati dormiva con Basaglia,
Letterature
27 Dan Kavanagh Duffy, di Giulio Segato
Classici
28 Franois-Ren de Chateaubriand
Primo piano
18 Lawrence Wright La prigione della fede,
Arte
29 Marcello Barbanera Storia dellarcheologia classica
Narratori italiani
19 Pier Luigi Celli E senza piangere,
di Angelo Ferracuti
Manlio Cancogni Il trasferimento,
di Mario Marchetti
Gaia De Pascale Come le vene vivono del sangue,
di Laura Savarino
20 Antonio Moresco Laddio, di Filippo Polenchi
Paolo Maurensig Teoria delle ombre,
di Elvio Guagnini
Tito FAraci La vita in generale, di Vito Santoro
Fumetti
30 Manu Larcenet Blast, di Erik Balzaretti
Scienza e religione
31 Alister McGrath La grande domanda,
di Leonardo Ambasciano
Lisa Vozza e Giorgio Vallortigara Piccoli equivoci
tra noi animali, di Maria Cristina Lorenzi
Di punto in bianco
Il tiro parallelo al piano () dicesi di punto in bianco, perch usano i bombardieri la squadra collangolo retto diviso in dodici punti, chiamano lelevazione al
primo punto, al secondo, al terzo, ecc. tiro di punto uno, di punto due, di punto
tre ecc.: quel tiro poi, che non ha elevazione alcuna vien detto di punto in bianco,
cio di punto niuno, di punto zero.
Galileo Galilei, Trattato di fortificazione (1593).
Da questo dimenticato significato originario, quello figurato: allimprovviso, da un
istante allaltro, senza che niente lo lasci prevedere.
Un titolo perfetto per le creazioni imprevedibili di Franco Matticchio che illustrano
e impreziosiscono lintero numero di maggio dellIndice e per le quali ringraziamo ora
e sempre lautore.
Le illustrazioni di queste pagine costituiscono anche una sorta di anteprima perch
parte di esse saranno esposte, e vendute, durante la mostra torinese (vedi locandina di
p. 2) che LIndice ha organizzato con la collaborazione dellUnione culturale Franco
Antonicelli e la curatela di Cfr.artecontemporanea di Luca Terzolo e Carlotta Romano.
Apertura al pubblico tutti i giorni dalle 17 alle 20.
Eventi
17 maggio
ore 19 - inaugurazione
ore 21 - (in collaborazione con Asifa Italia) Serata di proiezione:
Matticchio e il cortometraggio animato dautore
26 maggio
ore 18 - presentazione dellultimo libro di Franco Matticchio
Storia
32 Simone Balossino I podest sulle sponde del Rodano,
di Enrico Faini
Marco Pellegrini Guerra santa contro i Turchi,
di Marina Formica
33 Jonathan Israel La Rivoluzione francese,
di Daniele Di Bartolomeo
35 Tiziano Bonazzi Abraham Lincoln, di Arnaldo Testi
Giacomo Todeschini La banca e il ghetto,
di Massimo Vallerani
Politica
36 Axel Honneth Il diritto della libert,
Societ
37 Alessandro Cavalli e Alberto Martinelli
Urbanistica
38 Colin Ward Architettura del dissenso,
Musica
39 Pierre Boulez, Jean-Pierre Changeux e Philippe
Quaderni
41 Recitar cantando,
Schede
45 Infanzia
46 Mare
47 Storia
PALAZZO DUCALE_GENOVA
30.04
2016
1 8.09
2016
I N F O L I N E 01 0 9868057
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WWW . P AL AZZ ODUCALE . GENO VA . IT
IN C OLL ABORAZIONE C ON
C ON IL P A TROCINIO DI
C ON IL SOSTE GNO DI
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WOLFSONIANA
UNA MOSTRA
Sebastio Salgado, Sud del Djanet, Algeria, 2009 Sebastio Salgado/Amazonas Images/Contrasto
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con il sostegno di
organizzazione
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della Fondazione Palazzo Ducale
Segnali
N. 5
Federico Paolini
Questione energetica, trivelle, referendum
Fabrizio Tanzilli
Cruijff, il pi bel calcio del mondo
Collettivo La Botie
Intervista a Luc Boltanski
Mattia Zuccatti
Numero undici
Intervista a Jonathan Coe
Giorgio Biferali
Una sostanza sottile
Intervista a Franco Cordelli
Maurilio Orbecchi
Limportanza dei traumi infantili
Maria Rizzarelli
Cipressi, tombe e due fotoracconti
Angela Maria Andrisano
I miti rivisitati da Maurizio Bettini
Massimo Vallerani
Il ghetto e la banca:
intervista a Giacomo Todeschini
Luca Simonetti
Autobiografie alimentari
Gabriele Lolli
La difficile divulgazione matematica
Domenico Calcaterra
Mario Pomilio e il Quinto evangelio
N. 5
Segnali
- Sport
divinamente, non un processo semplice. E allo stesso modo pu risultare complesso tentare di fotografare un personaggio dalle prospettive sempre differenti,
che sia un atleta, o invece un intellettuale. Perch ci
che ha reso Johan Cruijff un fenomeno totale, e non
soltanto di sport, il significato del messaggio che,
per una vita intera, stato in grado di trasmettere e,
non di meno, il suo effetto.
Quellesile ragazzino nato poco distate dallo
stadio De Meer che, come racconta la madre,
faceva tutto ci che gli veniva detto, ma nulla che gli veniva ordinato, non si limitato a
collezionare trofei e coccarde, ma ha trasformato i sogni in mito, in uneternit a cui ha saputo aggiungere la forza di essere tramandata.
Unautentica filosofia, della quale diventato
immediatamente volto e trasposizione, erede e
oracolo, in campo e fuori. Testa e piedi di unutopia prossima alla realt, che lhanno portato
dalla lavanderia al tetto del mondo. Tutti, pi o
meno, avranno sentito parlare di calcio totale
e di (Josep) Pep Guardiola, senza badare, magari, che due semplici espressioni di football, possano rappresentare linizio e lepilogo, fin qui,
di un viaggio incredibile. Che ha proprio nel
numero 14 pi famoso del mondo un impagabile punto di congiunzione e perpetuo arricchimento. La storia di Cruijff tuttuno con quella
dellAjax, almeno allinizio, immersa nel fascino
degli anni sessanta, nei quali c bisogno dellimmaginazione al potere, come sostiene Herbert
Marcuse, e in cui linguaggio e ragione non trascendono pi la realt. Un momento del tempo
in cui la rivoluzionaria idea di calcio olandese
si inserisce con perfetta armonia, ribaltando in
modo determinante la cultura europea. Perch
ci che si nasconde dietro quegli undici ragazzi vestiti di bianco e rosso che giocano a calcio
non un banale addestramento, ma lincontro,
vero, tra il calvinismo, la ribellione giovanile e i
provos, e la sua concreta applicazione sul campo. Una soluzione, in divenire, che ha sposato
letica e lidea di collettivit olandese, e che non
poteva che mostrarsi nella leggendaria Mecca della
controcultura, un laboratorio per ardite sperimentazioni sociali ed evolutive, lunica citt dEuropa con
un cuore abbastanza grande e leggero da essere adatto allatterraggio dellimmaginazione (Matteo Guarnaccia, Provos. Amsterdam 1960-1967: gli inizi della
controcultura, AAA Edizioni, 1997). Cruijff tutto
questo: quel vento di rivoluzione senza barricate, ma
in ugual modo pungente, che a velocit doppia rispetto ai canoni abituali, porta con s il mondo in una
circonferenza di settanta centimetri. In altre parole
leader e profeta del pi bel calcio che sia mai stato
pensato. Perch deduce e semplifica tutto ci che lo
sfiora, assume una centralit liberale e democratica,
immarcabile, che ne far un maestro di calcio, pensieri e approccio per chiunque avr la capacit di ascoltarlo. E poi ha un talento piovuto dal cielo. Dal 15
novembre 1964, giorno del suo esordio con gli ajacidi
contro il Groningen, la sua carriera unascesa interminabile, con apici di arte pura, che incanteranno prima lOlanda, poi, a pi ondate, lEuropa e il
globo. Definirlo un predestinato sarebbe riduttivo,
cos come cercare di collocarlo con un termine alla
moda che ha pi il sapore dello slogan che delleffettiva analisi. Cruijff molto di pi, rappresenta
lemblema del concetto futuristico del suo mentore
Rinus Michels, il vero artefice del pi efficace sconvolgimento del football mondiale. Che consegna
al giovane Johan le chiavi e leredit del suo credo.
Seguitemi, facendo ci che volete, ma fatelo assieme. Il risultato potrebbe essere straordinario, urlava Michels a quei ragazzi affascinati dal rumore che
si agitava sotto il monello di Piazza Spui. E Cruijff
diventa subito la prodigiosa combinazione tra individualismo e collettivismo, dando davvero corpo
al miraggio di affiancare il calvinismo al 68, libert
despressione e progettualit collegiale. Unopera sublime, che combina in un campo di calcio la cultura
del lavoro, lautorit civile e la disciplina individuale
con unondata provocatoria in antitesi alle tradizioni.
Un insieme fondato sulla filastrocca di matrice kantiana sensibilit-intelletto-ragione, ovvero carisma, capitale umano e una sintesi tra due forze socio-morali
come libert e coraggio.
Che si mostra alla storia, in tutta la sua spregiudicatezza, nel 1974 in Germania, in occasione della Coppa
Libri e film
Chrif Ghemmour, Johan Cruyff. Gnie pop et despote,
Hugo Sport, Paris 2015
Stefano Bedeschi, Johan Cruijff, Photocity.it, Napoli
2015
Johan Cruyff, Ftbol. Mi filosofa, Ediciones B, Barcelona 2012
Alec Cordolcini, La rivoluzione dei tulipani, Bradipolibri, Ivrea (TO) 2008
David Winner, Brilliant Orange. The Neurotic Genius of
Dutch Football, Bloomsbury Publishing, London 2001
Johan Cruyff, Mi futbolistaa y yo, Ediciones B, Barcelona 1993
Il profeta del gol, regia di Sandro Ciotti, Italia 1976
conseguenza di tutto ci che dalla testa ai piedi li attraversa. E dopo il primo squillo, targato 1966, Johan
e compagni, a livello di club, non si fermano pi. Rispettando la grandezza che lessere mito in divenire
impone, aprono e chiudono uno dei cicli pi vincenti
della storia del calcio. In termini di numeri si parla di
sei campionati, quattro coppe dOlanda, tre Coppe
dei campioni, due Supercoppe europee e una Coppa
intercontinentale. Trionfi che cancellano ogni confine, con Cruijff nei panni del condottiero autorevole
e altruista, autentico collezionista di applausi,
elogi e riconoscimenti, come i tre Palloni doro
che France Football gli assegna nel 1971, nel
1973 e nel 1974. Nellarco di dieci anni diventato grande, forse troppo per il De Meer di quei
tempi, un prodigio attraente e ingombrante,
dal carattere spigoloso e fascino indiscutibile.
destino, e proprio nellestate in cui il pianeta
comprende le sfumature dellidea avanguardista
olandese, Cruijff vola a Barcellona.
Non un semplice trasferimento, come pu
sembrare, e neppure una mera contrattazione, ma linizio di una nuova era, per lui e per
la citt catalana. Il suo contributo andr ben
oltre il campo, dove comunque scaccia i dubbi
e le esitazioni di unintera squadra. La sua impronta libera e liberale fa breccia nella societ
che si autodefinisce ms que un club, e che
seguendo il modello Ajax, cambia la propria ratio. Siamo alla fine degli anni settanta, ma se oggi
un ragazzino di Barcellona ha lopportunit di
studiare, giocare a calcio e diventare un campione, lo deve proprio a Johan Cruijff. Perch dal
campo alla panchina, sino alla dirigenza, il passo
breve, soprattutto per chi ha capacit innate
che vanno oltre il pregio degli arti inferiori e una
mente che continua a viaggiare a unaltitudine
non comprensibile a tutti. In pochi anni risolleva la dignit di una comunit calcisticamente depressa, consegnandole la sicurezza di un destino
prosperoso. E poi vince, ovviamente, seguendo
il medesimo spartito con cui allAjax aveva incarnato le idee profetiche di Michels, rendendole celebri e indelebili nella memoria. Ovvero
mentalit e impostazione basate sulleducazione
fisica, intellettuale e morale, in una versione avanguardista dei suoi anni giovanili ad Amsterdam, senza
per pregiudicare la possibilit despressione, fedele,
dunque, alle regole che qualche lustro prima il suo
mentore gli aveva impartito: Dove serve fermezza
ci vuole rigore e dove serve la fantasia deve esserci
massima libert. In altre parole Cruijff metabolizza
la cultura olandese progressista e larmonizza allindipendentismo catalano, costruendo un sogno e diventando egli stesso una leggenda senza tempo.
Il risultato strepitoso ed sotto gli occhi di tutti, con diversi tentativi dimitazione, e un erede autentico, che ne ha seguito le orme, sublimandone gli
effetti. Unaltra opera mirabile, quella di Guardiola,
ma resa possibile da ci che proprio El Cruijff, come
venne denominato in Spagna, grazie al suo pensiero
visionario, aveva creato. indubbio che quel nuovo
modo di concepire lapproccio al football, e forse alla
vita in generale, nel momento in cui ha visto la luce,
ha segnato un ripido crinale tra il passato e il futuro.
Uno strappo netto e ribelle che ha contraddistinto linizio di una favola in grado di abbracciare lEuropa,
reinterpretata e ricontestualizzata, ma sempre sullo
stesso canovaccio. Daltronde, che sia calcio o societ,
un pensiero filosofico, una volta espresso, rimane tale
e va portato avanti con forza e coerenza. E Cruijff,
con diligenza e un pizzico di presunzione, si attenuto a quellidea, lha spostata, incarnata e veicolata.
Alla fine, per descriverne i tratti sono sufficienti le
parole pronunciate da Romario, suo ex-giocatore ai
tempi del Barcellona: Il calcio va guardato con gli
occhi di Cruijff. Si potrebbe aggiungere che il resto
n
verr da s.
tanzillif@yahoo.it
F. Tanzilli giornalista e saggista
N. 5
Le narrazioni hanno molto spesso una base istituzionale. Si tratta di elaborazioni in parte collettive;
possono venire da scrittori, curatori, o da chi scrive
le storie dei musei. Al Muse de lArme di Parigi,
ad esempio, c una vetrina con un vestito; c scritto che si tratta di un vestito che de Gaulle indossava
quando era dal dentista, con una lunga storia relativa
a quelloccasione. Si d valore a tutte le minuzie del
passato.
Chi crede a queste storie?
Mi stupisce molto, nel mio mestiere di sociologo,
scoprire quanto le storie giochino un ruolo importante nella vita. per questo che sono sempre pi
scettico rispetto a certi aspetti del pragmatismo che
mettono laccento sullesperienza. C un paradosso
della condizione umana: la maggior parte delle cose
alle quali siamo legati le conosciamo solo attraverso
delle storie, non le abbiamo sperimentate; le persone
ragionevoli non cercano oltre una certa misura di
verificare lesattezza di queste storie. Dovete immaginare di avere un fratello, un figlio, e gli dite: vai a
vedere se arrivata la posta nella buca delle lettere.
Se ritorna e dice di non aver trovato nulla, voi non
andate di nascosto a controllare se ha rubato la posta.
Se invece ci andate ci sono delle possibilit che siate
accusati di essere dei paranoici. Ecco dunque il paradosso: nessuna persona normale spinge allestremo
lindagine sulla verit della realt, ma accetta ci che
gli stato fornito attraverso storie.
Uno degli aspetti su cui lei ed Esquerre insistete, a
Quindi pensa che il Front National, e pi in generale i nuovi estremismi di destra, siano lincarnazione
politica di questa forma di capitalismo?
Ci sono due fonti del successo del Front National.
La prima il risentimento di coloro che erano legati
al vecchio mondo industriale e che ora sono disoccupati, e subiscono la concorrenza dei lavoratori degli
altri paesi. E poi c lappoggio di tutti coloro che vivono della patrimonializzazione, e che hanno bisogno
di un ambiente favorevole per approfittarne. C un
celebre poema di Baudelaire che si intitola LInvitation au voyage: L non c nulla che non sia belt,
ordine e lusso, calma e volutt. Ed proprio questo: leconomia dellarricchimento ha come ideale un
paese di lusso, calma e volutt. Questa la ragione
per cui si tratta di uneconomia estremamente fragile.
Per distruggere uneconomia industriale c bisogno
di un arsenale. Mentre per distruggere leconomia
dellarricchimento, bastano attentati circoscritti,
come quelli a cui abbiamo assistito in Egitto.
n
collettivolaboetie@gmail.com
- Politica
Segnali
Lincontro del Collettivo La Botie (composto da Camilla Emmenegger, Francesco Gallino e Daniele Gorgone, cui per loccasione
si aggiunto Francesco Manto) con Luc Boltanski si svolto a Torino dove questultimo
si trovava per una serie di incontri organizzati dallUnione culturale Franco Antonicelli,
il dipartimento di Culture, politica e societ
dellUniversit di Torino e la rivista Teoria
politica.
N. 5
umero undici viene presentato come un sequel che i social generano nel ricevere informazioni e azzar- finale sugli Yahoo e i cavalli parlanti di certo satirica,
che non un sequel di La famiglia Winshaw, il dare giudizi possono diventare nemici delle relazioni ma anche capace di veicolare incertezza e disagio. Ho
cercato di prendere spunto da queste tonalit per far
suo romanzo pi conosciuto in Inghilterra. Che cosa umane.
provare al lettore una sensazione di inquietudine, oltre
pu dirci della genesi del libro, che cosa lha portata a
In un articolo per il Guardian scrive: La satira che divertirlo.
rivisitare quel romanzo ventanni dopo?
sopprime la rabbia politica anzich metterla a frutto.
Prima ancora di pensare al contenuto, avevo linten- Energie politiche che potrebbero essere tradotte in
Il libro che Michael scrive sulla famiglia Winshaw
zione di scrivere un libro lievemente inquietante, che azione sono invece canalizzate in comicit e rilasciate aiuta di fatto a incastrarne i membri e a fare giustizia.
mettesse un pizzico di paura. Pi avanti, prendendo dissipate attraverso il riso. Nel libro un personag- In qualche modo la letteratura era dalla parte dei buoappunti e pensando alle storie, ho capito che cerano gio agisce assecondando un pensiero molto simile, e ni. Il personaggio di Laura lintellettuale di Numero
aspetti, come la scelta del genere gotico e limpegno comincia a uccidere comici. Si pu dire che il comico undici si avvicina invece allestablishment scrivendo
sociale del libro, che lo ponevano in relazione con La sia stato in qualche modo soppresso anche in questo Monetizzare lo stupore, un saggio che si propone di
famiglia Winshaw. Non volevo essere accusato di ri- romanzo, soprattutto comparandolo con La famiglia dare un valore economico ai sentimenti. Per un certo
petermi, e il fatto che i suoi protagonisti morissero Winshaw?
verso complice del sistema, per un altro il suo obietstato liberatorio: non dovevo tornare a occuparmi di
Larticolo pi lungo che ho scritto sul comico lho tivo appare nobile: dialogare con un mondo che conoloro. Ho trovato qualche personaggio ai margini e lho
sce soltanto il linguaggio del denaro e che potrebbe
fatto ricomparire con un ruolo diverso. Ma la genesi scritto per The London Review of Books. Utilizzo
aiutare
del libro legata maggiormente
Credo che Laura stia inganal sentire difficile da spiegare
nando se stessa e Rachel, quan che il presente andava raccondo dichiara di agire affinch si
tato spingendosi nel territorio
presti pi attenzione alle emodellorrore o del fantascientifinista della storia successiva un detective intelJonathan Coe
zioni umane. Conosco intelco.
lettuale coinvolto nellindagine su un serial killer
lettuali chiamati a stimare una
NUMero undici
che uccide soltanto comici. Nellultima parte le
propriet perch Wordsworth
Il romanzo si apre con il racStorie che testimoniano la follia
trame e i personaggi si moltiplicano: in quella
vi aveva scritto una poesia,
conto di uno scherzo giocato a
ed. orig. 2015, trad. dallinglese
principale, Rachel viene chiamata come preguardando il paesaggio dalla
Rachel dal fratello maggiore.
di
Mariagiulia
Castagnone,
cettrice
da
una
ricchissima
famiglia
che
abita
in
finestra. E quindi quanto agNicholas approfitta dellaffidauna villa scavata nel terreno sino a una profonpp. 381, 19, Feltrinelli, Milano 2016
giunge al valore dellabitazione
mento incondizionato che la
dit di undici piani. Un mostruoso ed enorme
la poesia di Wordsworth? Creragazzina riserva a chi dovrebeterogeneit che caratterizza la produzione aracnide giunge a chiudere il libro, cibandosi
do sia un modo semplicemente
be guidarla. Poco pi avanti
romanzesca di Coe diventa la cifra costrut- fra gli altri di amministratori delegati, giornaliridicolo di guardare il mondo.
appare il caso di David Kelly,
tiva del suo undicesimo lavoro. Reduce da un sti e produttori televisivi: membri di quelllite
Ecco perch ho scelto di coinlispettore dellOnu trovato
romanzo che raccontava la studiata ingenuit che contribuisce attivamente allo stato in cui
volgere Laura in questa folle
morto allapice del dibattito
degli anni cinquanta, lautore riporta la narra- versa la Nazione. Il romanzo pu essere letto,
macchinazione per attribuire
sulla partecipazione del Regno
zione al contemporaneo e sceglie cos di tema- in effetti, come un catalogo ragionato dei mali
un valore economico al mostro
Unito alla guerra in Iraq. Due
tizzare gli anni pi recenti della societ inglese. che affliggono lInghilterra di oggi. La struttura
di Loch Ness: volevo che appastorie sulla fiducia tradita, uno
Il libro si compone di cinque sezioni. Ognuna aperta, la mescolanza di generi e la coralit perrisse il pi stupido possibile.
dei temi della narrazione.
racconta una storia autoconclusiva ma connessa mettono a Coe di muoversi agilmente nel tempo
Parallela alla storia di una raQual il suo rapporto con il
alle altre, e ogni storia manifesta una filiazione e negli ambienti. Sebbene esplicita (nella parte
gazza che perde tragicamente le
linguaggio?
Nei suoi libri appadedicata
a
twitter
sfiora
la
didascalia)
la
critica
pi o meno esplicita con La famiglia Winshaw
sue illusioni a partire da quello
re spesso quasi protagonista:
(Feltrinelli), il romanzo padre di Numero 11, viene sempre filtrata dalla narrazione, e il tono
scherzo nella cattedrale, c la
rivela, nasconde, complica e
scritto e pubblicato gli inizi degli anni novanta. crea frequentemente una particolare mistura di
storia di un paese che perde
cambia le regole. Viene anche
leggerezza
e
malinconia.
Ci
sono
le
oscure
enerI generi scelti (tra cui un investigativo dai tratti
le proprie, una ad una. Uso la
utilizzato per snodi importanti
gie
collettive
che
danno
vita
ai
reality
show,
e
si
umoristici, il gotico e il racconto di formazione)
morte di David Kelly perch
della trama, come in questultisi concentrano su ingiustizie politiche e sociali di incanalano nelle gogne dei social media, ci sono
rappresenta un punto di svolta
mo, dove una parola rivela un
i
crimini
economico
industriali
di
una
classe
che
cui i personaggi principali sono spesso vittime o
nellatteggiamento del popolo
assassino.
ancora
domina
impunita
e
infine
le
perversioni
testimoni. Il romanzo viene aperto dal fantasma
verso Tony Blair e il suo goverdi
un
mondo,
anche
intellettuale,
che
sceglie
il
Trovo il linguaggio difficile e
dellimmigrazione illegale, che le amiche Rachel
no. Quello stato il momento
denaro
come
misura
di
tutte
le
cose.
Pi
che
fifrustrante,
una delle molte rae Allison, poco pi che bambine, incontrano in
in cui abbiamo smesso di cregioni per cui invidio i musicisti
carne e ossa durante una vacanza alla casa dei glio di La famiglia Winshaw, Numero undici ne
dere che il governo agisse con
il fatto che possano esprimersi
nonni. Qualche anno pi tardi seguiamo invece un parente lontano. Coe ha deciso di abbanonore. Ma anche la fiducia che
senza ricorrere alle parole. Afle tracce della madre di Allison, una ex-cantante donare lenergia dissacratoria che in quel libro
agisca in modo almeno comperiservava
al
potere
e
ai
suoi
protagonisti,
e
di
sefronti il linguaggio a due livelli
di successo, mentre cerca di tornare in auge partente stata infine rimpiazzata
quando scrivi. Da una parte
tecipando a un reality show che spinge i con- guire da vicino le difficolt quotidiane delle loro
da qualcosa di molto pericocerchi di dominarlo, e ingagcorrenti allentomofagia. La parte centrale del vittime: la spassosa e amara satira lascia spazio a
loso: un cinismo sospettoso e
gi una battaglia per ottenere il
romanzo, forse la pi indiretta, si raccoglie at- un umorismo pi misurato e a un realismo sorassegnato. Questo sentimento
ciale
pi
crudo.
Il
pessimismo
mitigato
dalla
controllo, e dallaltra certe voltorno una vicenda raccontata a Rachel da Laura,
viene registrato da Numero unte ti abbandoni, lasci che il linuna sua professoressa universitaria: lossessione dolcezza dellamicizia tra Rachel e Allison, che
dici e lo rende un libro meno
guaggio subentri e detti il corso
per un misterioso film tedesco che ha distrutto attraversa il romanzo. La speranza riposta nelle
vivace di La famiglia Winshaw,
del libro. Come temperamento,
la vita del marito. Visto una volta nellinfanzia e nuove generazioni, ancora capaci di sfuggire a
una
visione
cinica
dellesistenza.
che era piena di una certa rabsono pi incline allo scenario
mai pi ritrovato, la pellicola divenuta reliquia
bia, unenergia giovanile. Voleche vede il controllo al suo cenM.
Z.
di una purezza perduta per sempre. Il protagovo che il libro non arrivasse ad
tro: ecco perch sono molto inesserne paralizzato, e che ne
teressato, e spesso divertito, dalfacesse anche una critica.
lesempio Boris Johnson, che apparso come ospite in le occasioni in cui il linguaggio si ribella al suo signore.
Un altro obiettivo di critica sono i social media. un programma satirico e ha avuto cos tanto successo
La casa del sonno uno dei suoi libri pi amati in
Per come li descrive, sembra che lumano sia troppo da diventare conduttore dello show per alcuni episodi. Italia?
grande per i loro schematismi. Giocano un ruolo im- Era bravissimo. Non dimentichiamoci che Johnson
Non conosco i dati di vendita, ma il libro che pi
portante nelle nostre vite. Danno forma al modo in molto intelligente. Possiede una calcolata, carismatica
mi chiedono di autografare.
cui comunichiamo. Hanno modificato per sempre il combinazione di auto-parodia e fascino genuino: sa
Lei sogna ancora?
nostro modo di intendere la realt?
come rendersi amabile, con la sua zazzera incolta e un
Sogno molto raramente e mi manca davvero molto.
Il genio uscito dalla lampada e non c modo di far- fare da orsacchiotto. stata la partecipazione allo show
lo rientrare. Nel bene e nel male. Ho seguito ad esem- a conferirgli limmagine pubblica che gli ha permesso Quando accade, si tratta di sogni piuttosto spiacevoli.
pio i fatti di Bruxelles su Twitter: da una parte cerano di diventare sindaco di Londra. Questo esattamente Sogni ansiosi. Ho sempre pensato che invecchiando si
persone che offrivano il loro aiuto, lasciando il proprio il contrario di ci che la comicit politica si propone di diventasse pi stabili e a proprio agio nel mondo, ma
numero di telefono, e dallaltra la solita serie di com- fare: ha aiutato la carriera di un politico. In Inghilterra ho scoperto che per me accade il contrario. Il mondo
menti idioti. Anche io sono attivo sui social, ma ci che abbiamo una forte tradizione in questo tipo di comici- sembra un posto non dico pi spaventoso, ma pi introvo frustrante la mancanza di sfumature, di zone t, ne facciamo un feticcio. Ma come tante altre cose di stabile. Non soltanto in termini di eventi globali, ma in
grigie, il fatto che incoraggino un pensiero binario. Ho cui parlo in Numero undici, diventata solo un riflesso generale, per come la vita va avanti. un po il sentire
cercato di mostrarlo nella storia di Rachel e Allison. incondizionato alla situazione politica. Per c un al- che ho cercato di portare al lettore in Numero undici. Si
Hanno unamicizia sana, commovente, che viene inter- tro tipo di satira, possiamo definirla seria, il cui esem- cammina sempre su un terreno leggermente instabile,
rotta per una stupida incomprensione in uno scambio pio supremo si pu trovare ne I viaggi di Gulliver. In dove a ogni passo potrebbero aprirsi trappole o appadi messaggi. Leccessiva semplificazione e limpazienza quel libro lo humor scompare gradualmente. La parte rire sabbie mobili. Lincertezza sempre in agguato. n
Segnali
- Letterature
N. 5
Il ricordo una forma indeterminata, approssimativa, menzognera. La scrittura una forma determinata,
per quanto non volontaristica, spontanea, e rappresenta la massima verit possibile. Ogni scrittura dice
sempre la verit.
Nel romanzo, a un certo punto, viene nominata la
sostanza sottile del titolo, e definita come un tratto dellanima. Hanno detto e scritto che la sostanza
sottile la condizione umana, il confine tra la vita e
la morte, la letteratura. Ma cos veramente per lei
la sostanza sottile?
Il primo titolo che avevo pensato era Il tao una sostanza sottile. E riflettendo su questa prima formulazione, la sostanza sottile la coincidenza degli opposti.
Il sereno la pi distesa delle nubi, per intenderci.
Montale il mio poeta, il poeta su cui mi sono educato.
qualcosa
che
esiste,
che
c,
anche
se
di non partecipare al Premio e
e una catastrofe (il Quintetto
desideri, di solitudine. Per sentire veramente il
io mi sono solo adeguato alla
di Avignone). Se ripensa alla respiro di questo romanzo, il lettore dovrebbe non possibile capire da dove provenga.
sua scelta, senza sentimenti o
sua opera, c un libro di cui
G. B.
mettere da parte gli orizzonti dattesa che gli averisentimenti vari.
n
va fiero, che considera appun-
Segnali
- Narratori italiani
N. 5
10
Segnali
- Psicologia
come entit nosografica dal Dsm ci sarebbero maggiori finanziamenti per affrontare gli enormi problemi
di supporto e sostegno psicologico e sociale alle famiglie in difficolt per cercare di prevenire i traumi sui
bambini. I risultati offerti dai pochi centri pilota che
hanno avuto la possibilit di effettuare interventi diretti di prevenzione nei contesti di violenza domestica
e abuso di droghe sono molto incoraggianti.
Una delle maggiori conseguenze dei traumi la
dissociazione, ampiamente descritta da Pierre Janet
che pur non avendo introdotto il concetto ne tuttavia considerato il padre per la qualit della sua sistematizzazione. La dissociazione caratterizzata da
una serie di sintomi che vanno dalla disconnessione
dalla propria identit, dal proprio corpo, o dalla realt, alle amnesie, alle fughe dissociative, ai falsi ricordi.
In queste situazioni, il rapporto con il corpo gioca un
ruolo dominante per cui van der Kolk, nel suo Trauma Center di Brookline, vicino a Boston, insieme alla
psicoterapia, utilizza una serie di approcci corporei
che hanno come obiettivo quello che lui chiama farsi
amico il corpo.
Lapproccio corporeo necessario perch il trauma, diversamente da altri eventi, incide sui ricordi
somatici (il corpo accusa il colpo): lodore della persona violenta, il senso di vomito,
la stretta al cuore, le vampate, la
paralisi alle gambe sono solo alcuni esempi di ricordi corporei. Per
di pi il modo che levoluzione ha
fornito agli esseri umani per calmarsi quello di utilizzare il corpo,
aggrappandosi a unaltra persona.
Ma le persone che durante linfanzia sono state abusate emozionalmente, fisicamente o sessualmente
da chi li doveva proteggere, da un
lato desiderano il contatto fisico,
dallaltro lo fuggono, o comunque
non lo maneggiano bene. Per ottenere una nuova disponibilit e ristabilire la padronanza del corpo,
occorre riabituare la mente a sentire le piacevoli emozioni del corpo,
in un clima di fiducia.
Le vittime del trauma compromettono il rapporto con il corpo e
non possono guarire fino a quando
non familiarizzano con lui, e ne diventano amiche, imparando a sviluppare con calma e piacere quelle
sensazioni che il trauma ha obnubilato, partendo dalla capacit di
percepire la fisicit sottostante alle emozioni, come il
calore, la tensione muscolare, il senso di rilassamento e cos via. Le persone abusate o trascurate vengono accompagnate a tollerare emozioni e sensazioni
corporee senza esserne sopraffatti. Antiche terapie
psicofisiche come lo yoga e la meditazione, questultima oggi rivista alla luce delle neuroscienze e chiamata Mindfulness per distinguerla dalla meditazione
religiosa, si rivelano molto terapeutiche insieme alle
moderne terapie di desensibilizzazione e riconsolidamento dei ricordi come lEmdr e il Neurofeedback,
la terapia sensomotoria. Chi si occupa di traumi ha
sperimentato che diverse procedure di intervento che
coinvolgono, arte, musica, danza, canto, psicodramma, terapia di gruppo si sono rilevate efficaci, naturalmente insieme a una psicoterapia riflessiva empatica e
affettiva che aiuti a diventare consapevoli del proprio
passato e dellesperienza interiore, ossia di che cosa
accade dentro di noi, e al nostro corpo. Ci che conta,
come scrive van der Kolk, che il terapeuta abbia a
disposizione diverse possibilit di intervento per poter indirizzare il paziente a quegli approcci che per lui
sono pi adatti per curare la parte emotiva del nostro
cervello, allontanandola dalla situazione di allarme e
riportandola al suo lavoro ordinario di prendersi cura
del nostro corpo.
n
maurilio.orbecchi@gmail.com
M. Orbecchi medico e psicoterapeuta
11
N. 5
I libri
Michele Mari, Asterusher. Autobiografia per feticci,
pp. 112, ill, 16, Corraini, Mantova 2015
Cees Nootemboom, Tumbas. Tombe di poeti e pensatori, ed. orig. 2007, trad. dallolandese di Fulvio
Ferrari, pp. 375, 20, Iperborea, Milano 2015
di fuochi incrociati che dallinterno verso lesterno
e viceversa irretiscono e confondono lo sguardo del
lettore. Come Mari lascia intendere, loperazione che
presiede alla messa in racconto di questo suo personale museo dellinnocenza ha una sfumatura postuma anticipata, una sorta di aura testamentaria. In
un frammento di Fantasmagonia, che accompagna la
foto di un armadio con uno specchio, questa prospettiva dallaldil appare evidente: Spesso si immagina
morto, giungendo a vedere con precisione la vacuit
della propria casa: dunque lincauto si sta gi pensando come fantasma, e con infantile irresponsabilit
porta lo sguardo di locale in locale, ridotto a mero vettore ottico. Leffetto di messa in abisso della citazione rivela la vera collocazione dellio che ricostruisce
la sua biografia attraverso latlante degli oggetti della
memoria, un io che rinchiuso nella tomba/casa, o
meglio nelle case/tombe che costituiscono in fondo
il macro-feticcio cui dedicato il poema fotografico.
La dimora di Nasca contiene per lo pi immagini,
mentre a Milano ai feticci visuali si aggiungono quelli
verbali con i tanti scatti che ritraggono i libri ordinati negli scaffali delle librerie dello scrittore: se ne
pu dedurre forse, individuando un sostanziale filo
di continuit fra quelle e questi, che lautobiografia
raccontata dagli oggetti desueti custoditi nella me-
Segnali
- Fotografia e leteratura
di Maria Rizzarelli
N. 5
12
Segnali
- Mitologia
N. 5
13
Mi sembra che quello che chiama il mito dellautonomia delleconomia, o della separazione storica
di politica ed economia, derivi dalla cancellazione
del fatto che queste due realt, quella del mercato
in terra cristiana e quella della politica gestita da poteri cattolici, si rivelano invece un unico groviglio in
una moltitudine di fonti storiche. in conseguenza
di questa scissione che i mercati (ipostatizzati spesso
come mercato astratto) indipendentemente dalle
differenze fra le logiche culturali che li hanno caratterizzati nella storia e nel mondo, hanno potuto essere presentati come il palcoscenico su cui si
svolgeva una vicenda atemporale, e cio la partecipazione totale ai giochi economici, linclusione
nella societ di mercato, di quanti si trovavano
a essere sulla piazza del mercato o transitavano da
quelle parti. Indipendentemente dalla loro cultura, dal loro ruolo politico, dalla loro reputazione,
dal loro significato simbolico dal punto di vista di
quanti avevano il controllo del mercato. Uno
sguardo un po ravvicinato alle fonti che abbiamo a disposizione (fonti eterogenee agli occhi dei
contemporanei come leggi, discussioni teologicomorali, atti notarili, codificazioni normative, pareri giuridici, prediche, trattati sul prezzo giusto
delle cose o sullusura, contabilit di vario tipo)
mostra che il funzionamento delle economie e dei
mercati indistinguibile dal funzionamento delle
societ e dei poteri che, come quelli dei governi
cristiani, ne codificavano il funzionamento. Una
conseguenza fondamentale di questo intreccio
costituita dalla definizione di regole per i mercati/
societ in grado di stabilire logiche dellesclusione
dalla societ in quanto organizzazione politica e, allo
stesso tempo, dal mercato in quanto organizzazione
economica. Un esempio macroscopico di questa meccanica dellesclusione quello riguardante i lavoratori
salariati, detti genericamente nel latino dei teologi e
dei giuristi mercenarii. Lavvicinamento concettuale
di questa massa di persone alla sfera della servit e
della non-libert e alla sfera della povert (mercenarii
= pauperes) oltre che dellignoranza (illitterati) le segnava come non indipendenti mentalmente, ricattabili economicamente, e inaffidabili dal punto di vista
morale e giuridico, escluse dalla politica e dal mercato. Occorre domandarsi quanto di questa sintassi
della disuguaglianza sia stata fatta propria dalla scienza economica quando questa si manifest, dal XVIIXVIII secolo, e sino ad oggi, come scienza pura
apparentemente asettica dal punto di vista politicoreligioso.
La convinzione che il pensiero ecclesiastico sia anti-economico dura a morire: ancora recentemente
Le Goff ha ribadito il rifiuto e la condanna di qualsiasi forma di interesse (usura) da parte della chiesa. Su
quali basi invece si fonda questo legame strettissimo
fra chiesa ed economia di mercato? O meglio come
si costruisce un mercato specificatamente cristiano?
La rappresentazione della chiesa come soggetto
storico antieconomico ritratto nella postura di severo giudice dei comportamenti economici, incapace
di capire il funzionamento dei mercati e le leggi economiche, dipende da una serie di fraintendimenti. Il
primo e pi vistoso ha a che vedere con lidea abbastanza diffusa dellesistenza di un soggetto chiesa o
anche cristianit indifferenziato e unico, in qualche
politicamente corretto. Lusura condannata era dunque quella praticata sulle piazze e nei mercati locali
da quanti venivano definiti dalla cultura giuridica medievale usurarii manifesti, usurai pubblici dediti alla
compravendita del denaro. Anche in questo caso, la
questione diventa pi chiara se non ci si limita a considerare come fonti probanti soltanto quelle che contengono definizioni dellusura ma il vasto complesso
di fonti cristiane che definiscono i modi corretti di
uso del denaro e le dialettiche del credito e del debito.
In La banca e il ghetto colpisce la dimensione
chiusa di questo sistema di mercato, che tende a
escludere una massa ingente di persone non degne
di appartenervi o incapaci di comprendere le logiche
dello scambio che sostengono il corpo sociale. Quali
sono i meccanismi di esclusione messi in moto da
questa economia?
Mentre in Come Giuda avevo provato a vedere in
che modo attraverso la graduale, secolare costruzione dellopposizione tra la figura di Giuda e quella di
Maria Maddalena era stata messa a punto una rappresentazione divulgabile dellincompetenza economica
di coloro che non appartenevano fino in fondo alla
societ dei fedeli e affidabili, in La banca e il ghetto
ho proseguito il lavoro affrontando piuttosto il versante istituzionale-politico del discorso. Mi sembra
che questo versante sia in buona parte costituito dalle
dinamiche del debito pubblico e specificamente dai
criteri di selezione della cittadinanza che queste dinamiche determinarono nelle citt italiane che fra XIII
e XV secolo hanno inventato il debito pubblico
come tecnica di governo economico dei territori, de-
- Storia
Segnali
14
N. 5
Segnali
- Societ
le tesi dellautrice.
Anche il libro di Antonio Leotti (Nella Valle senza
nome. Storia tragicomica di un agricoltore, pp. 134,
12, Laterza, Roma-Bari 2016) autobiografico,
incentrato com sul punto di vista peculiare di un
agricoltore, che lavora anche nel mondo del cinema
e si trova a gestire lazienda agricola di famiglia. A
differenza degli altri due testi, per, quello di Leotti non il racconto di una conversione individuale.
Non che manchino i cambiamenti di opinione anche abbastanza radicali (ad esempio, in materia di
politica), ma in genere Leotti si concentra non tanto su se stesso e sulle proprie scelte, quanto sullevoluzione del costume e della cultura italiana. Il ricorso alla dimensione autobiografica, perci, viene
usato per illustrare pi concretamente un problema generale. Ad esempio, illuminante lexcursus
iniziale sul cambiamento nel modo
di percepire lagricoltura (da attivit arretrata e sfigata riservata a
esseri subumani gente poca,
contadini tanti a vera e propria
moda, assieme alla contestuale
affermazione del modello immaginario di agricoltura da Mulino
Bianco, su cui Leotti scrive pagine gustose). Come pure incisiva
la descrizione del dominio del Pci
prima e del Pd poi in Toscana, dal
punto di vista sia dellagricoltura
sia della politica urbanistico-paesaggistica (con gli innumerevoli
e spesso insensati lacci e lacciuoli
imposti alliniziativa privata, ma
che poi non riescono a tutelare
il paesaggio dagli scempi operati
dalla mano pubblica), e della politica culturale in genere (a questo
riguardo, oltre alle spiritose considerazioni sul proliferare di sagre e
festival tutti uguali, piace segnalare lepisodio della proposta, poi
grottescamente abortita, di diventare assessore alla Cultura). In generale, lautore contesta la visione
oggi prevalente in Italia, di tutela
perlopi museale o imbalsamatoria del territorio e del paesaggio
(come se le bellezze paesaggistiche
italiane non siano il frutto dellattivit umana, e come se il paesaggio
non sia necessariamente in continuo mutamento, proprio perch
vivo), che nega ogni cambiamento
e quindi anche ogni progresso. E
infatti il tema principale del libro
proprio la critica della cultura
antiscientifica e antiprogressista
italiana, che idealizza il passato e
le tradizioni, ignorandone per gli
aspetti negativi. Proprio in virt di
questa insolita lucidit, Leotti si
distingue (in meglio) dai numerosissimi saggi che,
negli ultimi decenni, si sono chiesti con pensosit
forse non sempre accompagnata da vero pensiero
che cosa sia oggi e che fine abbia fatto la sinistra in
Italia. Leotti unidea ce lha: che la sinistra, oggi,
come sempre del resto, consista nella fiducia nella
ragione, nella capacit di condividere (responsabilmente: infatti, per lautore, la differenza fra la
politica vera e le chiacchiere da bar consiste nellassumersi la responsabilit delle proprie scelte) un
progetto di progresso civile, economico e culturale,
che non pu e non deve accompagnarsi alla diffidenza verso la scienza e la cultura (diffidenza di cui
espressione il sapere nostalgico denunciato, fra
gli altri, da Antonio Pascale), o peggio ancora alla
fissazione per la purezza, ahim cos caratteristiche della sinistra attuale.
n
l.simonetti@splex.com
L. Simonetti saggista
15
N. 5
I libri
Umberto Bottazzini, Numeri, pp. 201, 14, Il
Mulino, Bologna 2015
Carlo Toffalori, Algoritmi, pp. 208, 14, Il Mulino, Bologna 2015
Angelo Guerraggio, Con la testa tra le nuvole?
Il mestiere di matematico, pp. 188, 14, Il Mulino, Bologna 2016
Segnali
- Matematica
di Gabriele Lolli
N. 5
16
Segnali
- Narratori italiani
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N. 5
umano che larte trae la sua sostanza, cos come lo sapeva Stanislavskij quando urlava in faccia
ai suoi attori Non ti credo! se
sentiva che non stavano portando
in scena un mondo, ma una sua
copia sbiadita, artefatta. Il materiale umano che Grossman fissa
sulle pagine dei suoi taccuini e
che poi, filtrato e decantato, rifluisce in tutte le sue opere successive la guerra. Grossman non sa
nulla di guerra, in compenso sa
tutto dellanimo umano, come
afferma sicuro il generale David
Ortenberg, direttore del giornale
Stella rossa per il quale Grossman diventa corrispondente
speciale al fronte, in prima linea,
dallagosto del 1941 fino alla presa
di Berlino del 1945. Quattro anni,
con pochi e brevi congedi, da testimone oculare del pi grande
conflitto del Novecento, quattro
anni in cui Grossman con lesercito sovietico nei momenti e nei
luoghi pi memorabili: in Ucraina quando i tedeschi conquistano
Orl e costringono lArmata rossa
alla ritirata, a Stalingrado, durante
lepica battaglia casa per casa, a
Kursk, nel pi grande scontro di
carri armati della storia e in molti
altri luoghi ancora, fino alloccupazione di Berlino e alla resa della
Germania nazista.
I taccuini sono un copione essenziale, la sceneggiatura scarna
di un cinema a cui Grossman non
assiste da spettatore: si immerge
Corrispondenti di guerra
di mc
ggi diremmo di questo libro che la raccolO
ta di alcuni appunti dun reporter embedded. Lembedding venne offerto come una stra-
Duplice massacro
di Maria Ferretti
on Vita e destino (Adelphi,
2008), Vasilij Grossman ha dato
C
voce allaltra memoria della guerra,
per il potere sovietico, non solo staliniano. Il culto della vittoria, con i
suoi eroi di cartapesta, che eseguono disciplinati i comandi perch i
capi hanno sempre ragione (persino la disfatta dei primi due anni
di guerra era una vittoria del genio
strategico di Stalin, che, novello Kutuzov, si era ritirato per intrappolare
i nazisti), trasmetteva invece quei
valori di ordine e gerarchia ben pi
consoni al regime, dedito nel dopoguerra a esaltare in un clima xenofobo, complice la guerra fredda, la ritrovata potenza nazionale dellUrss
socialista. Ribattezzato pudicamente patriottismo, il nazionalismo
diventato nel dopoguerra lossatura
dellideologia del regime sovietico
nonch (con la sola breve parentesi
di Gorbav, che rende possibile infine la riscoperta dellaltra memoria
della guerra e anche la pubblicazione di Vita e destino) della Russia
post-comunista, che fin dagli anni
di Elcin ha ripreso a celebrare, sia
pur con qualche incertezza iniziale,
il culto della vittoria, tornato pienamente in auge con Putin. I diari
di Grossman, uno dei pi popolari
corrispondenti di guerra per il giornale dellesercito, Stella Rossa,
sono una fonte preziosa per ricostruire la genesi dellaltra memoria
della guerra. Peccato per che siano
stati massacrati dai curatori di Uno
scrittore in guerra, Antony Beevor
e Luba Vinogradova. Frammenti
dei diari, di cui manca persino una
descrizione (quanti quaderni, di
che periodo), sono infatti montati
senza un filo conduttore, inframmezzati da articoli (pubblicati?
tagliati?) e da lettere gi note degli
epistolari: il tutto annegato in una
prolissa descrizione delle battaglie,
che Beevor, storico militare, somministra generosamente. Fastidiosa
la malcelata soddisfazione con cui
gli autori propinano una serie di
luoghi comuni affidandosi, senza
bisogno di dimostrazione, ai sembra, pare, forse, seguendo una
logica banalizzante che vuole che
buoni e cattivi rispettino i loro ruoli.
Cos Grossman presentato, a colpi
di allusioni, come uno scrittore non
grato al regime gi negli anni trenta,
vittima di un intrigo che lo allontana
da Stalingrado alla vigilia della vittoria (ma poi si scopre fra le righe che
lo aveva chiesto lui!) e via dicendo. Si afferma, prendendo spunto
da Vita e destino, che proprio a
Stalingrado Grossman cominci
a mutare opinione sul regime staliniano, mentre in realt il ripensamento dello scrittore matur nel
dopoguerra, e la svolta fu la violenta campagna antisemita ribattezzata
lotta al cosmopolitismo borghese.
Ma perch rinunciare a frasette ammiccanti per riconfortare il lettore
in tutti i suoi preconcetti? La vera
tragedia degli intellettuali sovietici fu proprio di aver creduto nel
mito di Stalin, che molti avevano
contribuito a creare: da qui bisogna
partire se si vuole capire la storia
dellUrss. Che sembra terra incognita per i curatori. Il guaio che,
se ci sar unedizione seria dei diari
di Grossman, nessuno li tradurr,
perch saranno stati gi bruciati dal
mercato. E questo Grossman proprio non se lo meritava.
n
mariaferretti@libero.it
M Ferretti insegna storia russa
allUniversit di Viterbo
18
N. 5
questa recensione da
Sha crivo
Milano, dove Scientology
appena lasciato un intero
nizzativa contemporanea. Ce lo
testimonia un insider, arruolato
nel 1975 a London, nellOntario.
Paul Haggins aveva ventun anni
quando incontr Scientology,
nella persona di un reclutatore
che per strada gli mise nelle mani
uno dei libri di Hubbard invitandolo a leggerlo. Questa tecnica
era la prima delle quattro fasi
dellesercizio di disseminazione
della religione che i reclutatori
erano addestrati a seguire. Dopo
il primo contatto la seconda fase
consisteva nel disarmare lantagonismo verso Scientology, la
terza era quella di trovare la
rovina, cio il problema che assillava la potenziale recluta e gli
impediva di essere felice. Infine,
il quarto gradino era quello di
convincere il futuro adepto che
lorganizzazione aveva sempre
una soluzione al suo problema e
poteva costruire un ponte verso la libert
Seguire la storia dellinsider e
il suo coinvolgimento nellorganizzazione lartificio dellautore
per decostruire e raccontare la
forza di Scientology. Come molti suoi coetanei, ladolescenza di
Haggins era stata segnata da un
padre autoritario e dalle droghe,
poi la passione per il cinema che
sicuramente non gli avrebbe garantito lesistenza agiata dei genitori. Ecco dunque lincontro
con il reclutatore e lesperienza
a Hollywood, nelluniverso di
Scientology che nel 1976 poteva
gi contare su trentamila adepti.
Come ogni scientologo, Haggins
apprese della vita avventurosa
del fondatore, della positivit e
dellumorismo distaccato di Ron
Hubbard, e impar la dottrina
di una religione che consentiva
allindividuo di conseguire una
libert spirituale e migliorare la
propria condizione di vita. Grazie ai gruppi di autoaiuto la sua
nuova carriera come sceneggiatore sub unimpennata. Ma i
guadagni, cos come gran parte
del suo tempo, erano investiti in
corsi di auditing, una specie di
psicoterapia che grazie a una
specie di macchina della verit
era in grado di liberare le masse
mentali che bloccano il flusso
dellenergia. In questo modo
si sviluppava un procedimento
scientifico che aiutava a superare i limiti, realizzando appieno
il potenziale di grandezza. Fede
e tecnologia si univano cos per
neutralizzare i ricordi del passato che intralciavano la realizzazione dellindividuo, per
lasciare spazio alluomo nuovo:
lo scientologo.
Quando Haggins lo divenne,
cerano sette livelli di crescita
individuale con cui Scientology
definiva gli adepti in grado di
gestire le cose e aiutare gli altri
nella crescita. Il fatto che molti
deridessero questi comportamenti non faceva altro che compiacere le persone coinvolte e
convincerli di appartenere a una
minoranza eletta. Sicuramente
superare i vari livelli aveva permesso a Haggins di migliorare
le capacit di comunicazione e
di avere successo come sceneggiatore, anche se il suo mondo
ruotava tutto attorno alla chiesa
Primo piano
a cui aveva aderito: aveva trovato gli ingaggi grazie alle conoscenze di Scientology riuscendo
addirittura a figurare come coautore della serie Walker Texas
Ranger, la moglie e la sorella appartenevano a Scientology, cos
come gli amici che frequentavano la sua casa. Era chiaro che
abbandonare la chiesa per Haggins avrebbe voluto dire mettere
a repentaglio tutti quei rapporti
e la sua stessa popolarit.
Nel frattempo nubi nere si
stavano addensando sullorganizzazione, soprattutto dopo il
1986 quando, ormai miliardario
ma gravemente malato e relegato in una casa mobile, Ron Hubbard mor e le sue ceneri vennero disperse nelloceano Pacifico.
Alcune cause legali intentate da
ex-membri di Scientology avevano gi messo in difficolt i
responsabili che gestivano gli
affari, in tutto una cinquantina
di messaggeri del fondatore,
tra i quali David Miscavige definito dalla moglie di Hubbard
il Piccolo Napoleone. Le accuse nei
confronti
dellorganizzazione erano
sempre le stesse: lavaggio del cervello e
abusi psicologici nei
confronti di persone
fragili che avevano
investito tutti i loro
risparmi in Scientology. Violenze e intimidazioni segnarono
quegli anni, influendo
sulla gestione delleredit del
fondatore, mentre la chiesa aggiungeva uno dei suoi membri
pi famosi: lattore Tom Cruise.
Come in una catena di
SantAntonio, Scientology aveva assoluto bisogno di trovare
nuovi adepti e Tom Cruise era
il messaggero perfetto. Quando,
nellottobre del 2004, Miscavige
gli confer per i suoi meriti nel
diffondere il credo la medaglia
al valore per la libert, un medaglione di platino tempestato di diamanti, la cerimonia si
svolse di fronte a un pubblico
di scientologi che avevano passato gran parte della loro vita a
lavorare per la chiesa per poco
pi di sette dollari al giorno. n
marco.sioli@unimi.it
M. Sioli insegna storia americana
allUniversit Statale di Milano
19
N. 5
Narratori italiani
Una parabola
doltremare
di Mario Marchetti
Manlio Cancogni
IL TRASFERIMENTO
Una sopravvissuta
di Laura Savarino
Gaia De Pascale
COME LE VENE
VIVONO DEL SANGUE
m.ugomarchetti@gmail.com
laurasavarino4@libero.it
20
N. 5
pianto creaturale, una mostra delle atrocit. una scrittura eventuale, probabilistica, condotta per
quanti di energia.
Sullorizzonte degli eventi le forze piegano il diagramma cartesiano del mondo, gli opposti trovano
una cucitura, fra arte popolare e
arte sacra, fra Grand Guignol e le
efferatezze di Francis Bacon, fra
noir e arte marziale, surrealismo
fauve e manga. Il dagherrotipo
che emerge ha il bianco e nero dei
sogni e dei capolavori del cinema
muto, come La passione di Giovanna dArco
di Dreyer (1928), nel
quale recitava Antonin
Artaud, il padre del
teatro della crudelt.
Oggi nelle stesse fosforescenze brillano i nervi di Antonio Moresco.
In questo suo ultimissimo romanzo esistono
due citt: quella dei vivi
e quella dei morti. La
polizia dei vivi ha una
linea speciale con quella dei morti
e questultima aiuta la prima nel
risolvere i casi, interrogando direttamente le vittime precipitate
nellaltro mondo. DArco uno
sbirro morto, la cui missione
ritornare nella citt dei vivi per
indagare su una terribile mattanza. Ad aiutarlo un bimbo muto,
con una cicatrice intorno al collo,
a forma di collana di spine.
Il nome DArco richiama certo
la pulzella dOrlans, la guerriera
in ascolto privilegiato del Divino
(lacustica centrale nella vicenda: i bimbi della citt dei morti,
infatti, intonano un canto ultrasonico, udibile solo alliniziato
DArco), ma anche, per assonanza
fonetica, laggettivo dark, quelloscuro scrutare che domina la messinscena moreschiana.
Siamo intorno a un romanzo ossessionato dal rovesciamento, dai
prototipi fotografici (quelli che
colleziona uno degli assassini), dal
negativo e positivo, dalla visione: La luce di questa citt diversa da quella della citt dei vivi
() In quella dei morti ti sembra
che non ci sia la luce ma ci vedi, in
quella dei vivi ti sembra che ci sia
la luce ma non ci vedi.
Questa chimica dellesposizione riecheggia negli occhi bianchi
di DArco, residui adamantini di
un incendio di fotoni, nella pelle
bianca del bimbo-Virgilio che lo
accompagna, nellUomo di Luce
e nella mirabile epifania del teatro
lirico. Il romanzo inizia con un
prologo nel quale Antonio Moresco si rivolge al lettore e illustra la
genesi e la missione di questa sua
opera. Fin dallesordio, insomma,
siamo ben consapevoli di essere di
fronte a unenunciazione, a colui
che prende la parola, come il biblico Qohlet: Ve lho gi detto,
io non mi sento tenuto a dire tut-
Narratori italiani
to, a raccontare tutto (). Sono
io che decido cosa voglio e posso
raccontare () e non profanare.
E anche questo racconto dove
sta andando? Sta andando verso
la fine o verso linizio?.
Di fatto, per, il racconto tradizionale, che Moresco dileggia
in continuazione, insufficiente a
descrivere il fato delluomo nellabisso del cosmo: ogni progressione aristotelica e narratologica
altrettanto fallimentare e a essa
si sostituisce la reiterazione. Nel
nome della replica le crudelt e i
corpi martoriati cessano di colpire
lo stomaco dopo poche pagine, in
virt di un dispositivo di rappresentazione che imita il diaframma
totalmente aperto di certi banchi
ottici. Queste immonde visioni
alla Bosch si fanno prestissimo
tableaux fissi e spietati, ma anche
inerti. E di nuovo appare labbaglio della visione, laccecamento
dello sguardo inabissato, la danza
macabra di un armamentario di
rappresentazioni che non riesce a
impedire la propria sconfitta.
La ripetizione, invece, appartiene alla fiaba (Fiaba damore di Moresco del
2014, e del 2007 sono
Le favole della Maria) e
al mito, vitale e citatissimo: da Medea al Saturno che mangia i suoi
figli. Saturno-Crono,
appunto, figura disperante nella simmetria di
uno specchio che non
riflette ma divide due
galassie. Saturno-Crono, infanticida come
lUomo di Luce; divinit del tempo, che innesca una vera e propria
febbre di domande, selvaggia e
ritornante, nel fraseggio di dubbi
agostiniani sul male e il peccato fondativo. Saturno-Crono,
insomma: cruenta inquisizione
sulla natura del tempo, naturale e
narrativo, poich senza elemento
temporale non c narrativa.
Destino e racconto sono cuciti
insieme. E non potrebbe essere
altrimenti. Ma se vero che un
nucleo sorgivo di questo libro si
chiamava Romanzo di fuga, dobbiamo pensare che la fuga ora si
sia congelata in un addio, in una
stasi definitiva? Eppure lepisodio dellologramma lirico nel teatro lapertura di un varco verso
unulteriore urgenza misteriosa;
lemergenza di una parola primitiva e affidata alloralit, forse
in sintonia con le teorie sul villaggio globale, ma anche tesa
a un ignoto da esplorare, come il
fotogramma di cinema delle origini. Segno che forse le visioni di
n
Moresco non sono finite.
filippo.polenchi@gmail.com
F. Polenchi redattore editoriale
Un processo
nella coscienza
di Elvio Guagnini
Paolo Maurensig
Teoria delle ombre
pp. 200, 18,
Adelphi, Milano 2015
Un miracolo
a Milano
di Vito Santoro
Tito Faraci
La vita in generale
pp. 208, 15,
Feltrinelli, Milano 2015
guagnini@units.it
vitosantoro@live.it
21
N. 5
Poesia
precedente, indicando proprio
la prevalenza dellistante sulla
durata, la vocazione a descrivere in modo circoscritto quanto
si vede e si deve nominare nel
modo pi preciso. Poi Sinopie
(1977), che inizia ad esibire
maggiormente le forme del racconto, dellapostrofe, del diario;
e che accentua loscillazione tra
le forme brevi, impressionistiche e quelle pi ampie della narrazione in versi, pi informale e
prosastica. Le Sinopie del titolo
sono ancora persone incontrate
per strada, ma traversate da
crepe secolari: Orelli, poeta
delloggetto senza simbolismo,
poeta di assoluta immanenza,
propone in tutta la sua opera un
realismo indiscutibile, ma che si
rivela labile perch quello che
resta non sono tanto loggetto, le persone, i fatti con la loro
corposit, quanto il loro aspetto
fantasmatico, la loro orma (cos
Pier Vincenzo Mengaldo nello
splendido ritratto introduttivo).
E ancora Spiracoli (1989), che
incrementa la libert stilistica,
con un maggiore uso del dialetto e un accresciuto ricorso alla
satira e allironia; e infine Il collo
dellanitra (2001), che invita ancora una volta, fin dalla quarta
dautore, alla continua meraviglia per il trasmutare dei colori a seconda della luce: cos
della vita, degli spettacoli anche
minimi del mondo.
Questo libro costituisce cos
unoccasione di incontro con
unintera vita poetica, alla quale
aggiunta anche la quinta raccolta, Lorlo della vita, rimasta
incompiuta e qui plausibilmente
ricostruita da Pietro De Marchi,
che vi nota la permanenza del
magistero dantesco nel rendere
memorabili, con pochi tratti, le
vite pi umili e in disparte. n
davide.dalmas@unito.it
D. Dalmas insegna letteratura italiana
allUniversit di Torino
22
N. 5
Disubbidienze femminili
di Fabio Stassi
Cristian Mannu
MARIA DI SILI
23
N. 5
S P E C I A L E
celati
Una voce savia e folle
di Eloisa Morra
impulso iniziale pu avere
L
tanti aspetti quanti sono
i temperamenti e i talenti; pu
24
N. 5
Gianni Celati
per il Celati degli esordi. Sar lui
stesso, nellaprile del 1972, a suggerire alla Einaudi la pubblicazione di LAnti-Oedipe di Deleuze e
Guattari dopo la lettura del primo volume (per quanto non mi
vedo un Einaudiano qualsiasi che
lo legge di gusto. Io lo leggo di
gusto). Allo stesso modo, vanno
ricordati i rapporti di amicizia e
collaborazione con Elvio Fachinelli e Giuliano Scabia, a cui si
deve lazione teatrale Marco Cavallo, la cui uscita dallospedale
psichiatrico di Trieste centrale
nella vicenda basagliana. Interlocutori, temi e testi che poi torneranno in Alice disambientata,
pubblicato proprio da Fachinelli
per Lerba voglio nel 1978,
esperienza riassuntiva delle varie
influenze di questo suo primo periodo.
Celati era quindi pienamente
inserito nel dibattito sullantipsichiatria e, pi in generale, sullidea della necessit di smantellamento delle istituzioni totali che
caratterizzava quegli anni. Ci
emerge con chiarezza non solo in
Comiche, dove listituzione manicomiale viene raccontata come
luogo di ossessioni, costrizioni e
violenza perpetrata dagli infermieri sui pazienti ma anche dagli
stessi pazienti tra loro (si pensi
alle continue minacce rivolte al
protagonista affinch strappi le
pagine del proprio taccuino, per
non portar fuori quello che si
vede dentro), ma anche nei successivi Le avventure di Guizzardi,
La banda dei sospiri e Lunario,
dove ad essere prese di mira sono
altre istituzioni: la scuola, la famiglia, luniversit, il servizio militare. Allinterno di questo quadro,
lopera di Celati assume ulteriore
profondit. Ne emerge in linea
con lanalisi critica contenuta
nel Meridiano di recente pubblicazione il ritratto di un autore
sempre consapevole della cornice
teorica allinterno della quale operava e, allo stesso tempo, in continua fuga da ogni savoir: scocciato non poco di far la parte di chi
si occupa di tutto e blatera come
un raffinato accademico sulla letteratura, come scrive a Davico
Bonino proprio in riferimento a
quelle tavole rotonde einaudiane
da cui siamo partiti.
n
micheleronchistefanati@gmail.com
M. Ronchi Stefanati dottorando in
italianistica allo University College Cork
Pedinando Zavattini
di Gianni Celati
Riproduciamo qui un testo piuttosto raro, che testimonia linteresse
di Celati per il mondo di Cesare
Zavattini, maestro di meraviglia.
originariamente apparso in Alfredo Gianolio, Pedinando Zavattini. Immagini e testimonianze dal Cerreto al Po, Diabasis,
2004. Ringraziamo la casa editrice
ed Eloisa Morra per il prezioso lavoro di mediazione.
arissimo Alfredo Gianolio,
C
ora ti racconto il mio incontro con Cesare Zavattini, che for-
25
N. 5
Personaggi perduti
di Ivan Tassi
Gianni Celati
Romanzi, cronache
e racconti
a cura di Marco Belpoliti
e Nunzia Palmieri,
pp. CXXVII-1850, 80,
Mondadori, Milano 2016
Gianni Celati
una strada o di un destino praticabile, recano impressi i segni di
unalienazione uniforme, che prima o poi conduce tutti ad imbattersi in un malessere, in un problema o in unassurdit legati a quesiti
esistenziali o metafisici. Non un
caso se il protagonista privilegiato
delle diverse impasse, il pi delle
volte, il linguaggio, smascherato
nellessenza dei suoi paradossali
meccanismi, e come tale incapace
di rappresentare lidentit di un io
non pi padrone in casa propria,
di salvaguardare le sue labili fibre
o di fornirgli adeguate credenziali
nei suoi contatti con laltro, recuperando un senso, nel rispetto delle apparenze, alla sua straniante
solitudine. Di fronte a simili ostacoli, i rimedi si riveleranno esigui
o inefficaci: non andranno ricercati
nelle famiglie che opprimono con
la tirannia regolamentata dei loro
clan, non nel mondo che si abbatte con la sua coltre di violenze e di
nonsense su chiunque tenti una via
di fuga attraverso i viaggi, e tantomeno nei libri, detentori di un
sapere falsificato e sempre avulso
dalle esigenze immediate. Ma allora, c da chiedersi, verso quali
orizzonti ci conduce un simile tipo
di letteratura?
Uno dei traguardi principali della scrittura di Celati come torna
a dirci Belpoliti, e ci testimoniano
anche le cronache di viaggio raccolte nellultima parte del volume
consiste in una sorta di ripulitura
dello sguardo e della voce, che una
volta affrancati da infingimenti nel
racconto e nella descrizione delle cose, possono riportare alla
ribalta in panoramiche senza didascalie n melodrammi, e con la
grazia di unoralit quasi fiabesca,
il niente, la pochezza e il vuoto di
una melanconica quotidianit. Per
questi versi, Celati sembra realizzare alcuni degli ideali auspicati per
la letteratura del nuovo millennio
da Italo Calvino, che nella prima
delle Lezioni americane raccomandava di trattare ogni elemento della narrazione anche il pi struggente con leggerezza, mentre
nellultima ipotizzava lavvento di
un autore coraggioso, che nonostante tutto, e per poco che sia
rimasto da raccontare, si ostina a
raccontare ancora.
In qualche modo, Celati pu
incarnare ai nostri occhi quellautore. Per chi si abbandoni alle derive dei suoi panorami, la scrittura
finisce infatti per rivelarsi come
unimprovvisa ancora di salvezza:
attraverso i suoi cerimoniali che
possiamo ancora ostinarci a dire
quel poco che resta da dire.
n
ivantassi2@unibo.it
I. Tassi Language coordinator presso
lEastern College Consortium di Bologna
tit di critiche, sia dirette che indirette, rivolte alla letteratura del
pensare bene (definizione data
dallo stesso Celati in unintervista
del 2012). Per pensare bene si
intende lidea salutista del mens
sana in corpore sano: una scrittura levigante, in grado di restituire
un mondo fatto, finito e spiegato.
Secondo Celati, la forma predestinata a disinnescare la letteratura,
trasformandola in un rassicurante
prodotto di consumo il romanzo,
in particolare quello dal secondo
dopoguerra in poi. Siamo nellera
di quelli che Celati definisce, in
unintervista di qualche anno fa a
Marco Belpoliti e Andrea Cortellessa, fottuti romanzi industriali,
che hanno gli stessi caratteri cancerogeni dei prodotti chimici con
assuefazione istantanea.
Queste strong opinions, mai appianate nel corso degli anni, appaiono al contempo partiti presi
in lucida polemica con lindustria
culturale, e irrinunciabili approdi
di un istinto da lettore sveglio e
insofferente. Di qualsiasi natura
esse siano, hanno modellato profondamente lesperienza di Celati,
portandolo a pubblicare scritti di
difficile classificazione. Per fare
qualche esempio, Comiche sarebbe
un romanzo; Narratori delle pianure potrebbe essere una raccolta
di racconti; Verso la foce potrebbe
essere definito racconto lungo. Il
condizionale sempre dobbligo
poich in realt si ha sempre la
sensazione di confrontarsi, pi che
con forme tradizionali, con quelle
che nellintroduzione al Meridiano
di recente uscita
Belpoliti chiama
forme turbate.
proprio sulla
strada della sua
ossessione
antiletteraria e antiromanzesca che
Celati si avvicina
a Stendhal e ad
Antonio Delfini,
dapprima come
lettore, poi come
studioso e, soprattutto nel caso di
Delfini, in veste
di promoter. del
1993 la traduzione della Chartreuse
de Parme di Stendhal, apparsa nei
classici Feltrinelli. Circa quindici
anni dopo, nel 2008, sar la volta
della raccolta di prose scelte di Antonio Delfini, Autore ignoto presenta, per Einaudi. Con questultima
operazione, tra laltro, Celati riesce
a rompere un silenzio ventennale
della casa editrice riguardo allopera dello scrittore modenese (lultima pubblicazione einaudiana di
un libro di Delfini sono i Diari, nel
1982, e sempre grazie allinteressamento di un altro scrittore, in quel
caso Natalia Ginzburg).
Per entrambi i volumi Celati si
occupa anche dei saggi introduttivi, dalla cui lettura comparata
emergono dei ritratti sorprendentemente simili: quelli di due
scrittori-contrabbandieri, viventi e
operanti in spazi e con modi ille-
26
N. 5
Un romanzo picaresco
di Massimo Castiglioni
Gianni Celati
LA BANDA DEI SOSPIRI
pp. 264, 15,
Quodlibet, Macerata 2015
Gianni Celati
tuali che coinvolgono gli amici
di scuola (quasi tutti poco inclini
allo studio) e le persone che si
affacciano alla vita di Garibaldi
e dei suoi parenti: tutti partecipano alle ingenue scoperte del
narratore, dai primi fantasiosi incontri con il sesso femminile alle
malefatte compiute con gli amici,
dallindifferenza nei confronti
della scuola (troppo lontana dalle abitudini dei ragazzi) ai primi
lavori.
In certi suoi meccanismi La
banda dei sospiri sembra riallacciarsi alla tradizione del romanzo picaresco, specie per quanto
riguarda la giovane et del protagonista, la famiglia non esemplare (ma certo non ai livelli
dei picari spagnoli), le beffe che
compaiono in vari momenti e la
serialit della narrazione; tuttavia rispetto a quella particolare
forma romanzesca (che Celati
sfrutter per Lunario del paradiso) assente il continuo spostarsi da un luogo allaltro e meno
marcata la crescita interiore del
personaggio principale. La vita
di Garibaldi (o quella che lui racconta almeno) verte soprattutto
nel partecipare allesistenza folle
e comica della sua famiglia, dove
tutti sospirano malinconicamente lamentando i propri fallimenti
mentre lui costretto a sospirare
dentro di s, in attesa che prima o
poi si interrompano gli spettacoli
di questo teatro di pazzia corporale. Una vita, quindi, che poco o
nulla ha di esemplare, e che proprio nel suo essere comune a tutti
trova la sua ragion dessere. Del
resto lo stesso romanzo stato
pensato in antitesi ai grandi romanzi monumentali e alle loro
interpretazioni assolute, per avvicinarsi, come dice lautore stesso
nel risvolto della prima edizione,
al racconto comune che nasce
dalla casualit e dalla ripetitivit
quotidiana e che dunque non
pu essere portatore di grandi
visioni tragiche o consolatorie.
unindiscrezione locale, una violazione domert, un modo di far
n
parlare il corpo matto.
massimo1812@gmail.com
M. Castiglioni giornalista culturale
e lesplicita vivacit linguistica. Nellestate del movimentato 1977 tutte le copie vengono
vendute. Laspetto della cover
della ristampa (Nuovi Coralli,
febbraio 1978) molto diverso:
vi compare una coloratissima pagina di fumetto, cinque scene disposte su due strisce che mostrano ghignanti caricature di volti
maschili, un misterioso ingresso
nella penombra di una stanza,
un uomo con pistola puntata su
una bellissima donna, il primo
piano di una bionda (effettivo
centro dattrazione erotico del
romanzo) e infine il salto di un
uomo in probabile fuga. La giustapposizione dei disegni, privi
di nessi narrativi, rimanda alla
27
N. 5
Letterature
Trasparenze e crudelt dallaltro Nord
di Ennio Ranaboldo
Alice Munro
AMICA DELLA MIA GIOVINEZZA
La sua collezione di anime, in questa raccolta matura (pur uscita nellottobre del 1990),
ricca e complessa; popolata com da madri e
figlie a confronto, da una vedova e dalle tracce
di un marito scomparso, da un vecchio pastore
che, progettando la propria fine, depista il suo
gregge con unimprobabile storia di matrimonio alle Hawaii; da una poetessa locale dei primi
anni del Novecento, morta in solitudine, da una
donna generosa che sopravvive ad una dura famiglia contadina dalla rigida morale religiosa,
da coppie che tradiscono e mettono a dura prova il sodalizio coniugale. Un microcosmo vasto
come la stessa esperienza umana.
Anche dove si manifestano crudelt giovanile od inganni, o quando
la passione erotica deraglia le vite, o
la solitudine, le illusioni incenerite
producono smarrimento e dolore,
le storie di Alice Munro raramente
difettano di empatia, e quasi mai finiscono in tragedia: sempre, invece,
il racconto, qualunque i suoi esiti,
prende il volo in quel frangente di
verit in cui, nella vita dei personaggi, leccitazione iniziale finisce, e
comincia il dolore, ma anche dove
affiorano le possibilit di riscatto.
Non c mai nulla di bozzettistico, in Munro: sempre, invece, quella inimitabile scrittura, cos esatta, quella voce prodigiosamente
modulata nei dialoghi e nel sussurro intimo
delle coscienze. Un virtuosismo dalla temperata regolarit, e unacutezza nella caratterizzazione che genera immagini a cui il lettore
costretto a tornare, quasi in stato di febbrile
necessit: Pensa alle sere in cui stava seduta
in negozio. Alla luce per strada, al complicato gioco di immagini riflesse nelle vetrine. A
quellestemporanea trasparenza.
Proletario neozelandese
di Paola Della Valle
John Mulgan
UN UOMO SOLO
sciare il paese e a tornare in Inghilterra. Infine si arruoler come volontario nella guerra civile spagnola
perch, come lui stesso afferma, la
pace pi pericolosa.
Johnson assiste al travaglio di
un paese dalleconomia instabile,
totalmente asservito alle politiche
coloniali della Gran Bretagna che,
dopo averne sfruttato lalta produttivit agricola e casearia, lo lascer
in balia di se stesso durante la crisi. In un contesto storico-politico
in cui i pi poveri sono costretti a
schierarsi luno contro laltro per
stare a galla e i rapporti umani si
immiseriscono, Johnson sviluppa la consapevolezza che lunico
modo per non sentirsi solo
lottare insieme agli altri, far parte
di un gruppo che persegue uno
scopo, in questo caso la difesa dei
propri diritti. Qui sta il senso del
titolo Man Alone che non vuole celebrare lo stereotipo del Kiwi, luomo neozelandese che non rispetta
la legge n le donne, ma prende
spunto da una battuta del romanzo
di Hemingway: a man alone ain
got no bloody fucking chance.
Narrato in una prosa piana e priva
di pathos che la traduzione rispetta, il romanzo di Mulgan stato
definito proletario. Da sottolineare la ricca prefazione di Marinella
Rocca Longo e la bella introduzione di Valentina Napoli, che aiutano
il lettore ad inquadrare unopera e
una letteratura spesso poco note ai
n
lettori italiani.
paola.dellavalle@unito.it
P. Della Valle ricercatrice di letteratura
inglese allUniversit di Torino
28
N. 5
Classici
del 1789, il suo livellamento e
la sua violenza, sono il punto di
non ritorno e soprattutto la crisi
del trono e dellaltare, istituzioni
care al memorialista per la loro
tradizione millenaria e poetica.
Liberale per temperamento e
sostenitore della libert di stampa, corpo estraneo alla vita di
corte, lo Chateaubriand royaliste soprattutto il protettore di
una mitica stirpe in estinzione
(la branche ane dei Borboni).
Lindignazione per lingiusta e
frettolosa messa a morte del duca
dEnghien decisa da Napoleone un momento decisivo dei
Mmoires. I generosi viaggi verso
Praga per trovare lesule Carlo X
o addirittura il virgulto Enrico V
di Borbone, pellegrinaggi verso
simulacri impotenti della storia:
strana fedelt jamais, il tutto
senza convinzione. La pagina
sul carisma regale del vecchio
Luigi XVIII il contraltare delle ironie sullallure borghese del
neo-monarca orleanista Luigi
Filippo (in avversione al quale lo
scrittore rinuncer al titolo e alla
pensione di pari).
Trascorsi infatti gli ammirati
bagliori dellepopea napoleonica (cui comunque non perdona i massacri di Giaffa e gli
immani sacrifici di uomini), a
prevalere un forte pessimismo
storico: Ho un tale disgusto di
tutto, un tale disprezzo per il
presente e per lavvenire immediato, () che mi vergogno di
spendere i miei ultimi momenti
nel racconto delle cose passate,
nella pittura di un mondo finito
di cui non si capir pi n il linguaggio n il nome.
Cos, Chateaubriand predilige
tutto ci che segnato dal Tempo ed irrecuperabile se non nel
ricordo, a cominciare dai suoi
simili, come se nessuno potesse
divenirmi compagno afferma
senza passare attraverso la tomba, il che mi porta a credere che
io sono un morto. La pagina in
cui trascorre la notte rinchiuso
nel silenzio di Westminster tra le
sepolture illustri emblematica.
Navigatore tra due rive,
testimone ultimo di intere societ che sono sparite senza traccia
o ricordo: la prima che compare
nei Mmoires quella dei suoi
nobili parenti in quella Bretagna dellAncien Rgime rurale
e quasi feudale: ritrovi gioiosi,
vecchi giochi di carte, cacce, letture al lume di candela. Io sono
29
N. 5
Arte
Bambine in posa in scatole prospettiche
di Mattia Patti
Balthus
a cura di Ccile Debray
pp. 282, 39,
Electa, Milano 2016
classica (con ci intendendo larcheologia e la storia dellarte greca e romana) in Italia intesa come
storia culturale. E in tale approccio storiografico sta il principale
motivo dimportanza di questo
lavoro.
Va subito segnalato che Marcello Barbanera non evita di dar
conto degli influssi (raramente
degli scambi, con poche eccezioni tra cui si segnala la personalit
di Ennio Quirino Visconti) da
parte delle altre culture antichistiche europee, che in forme diverse e a pi riprese hanno indirizzato i percorsi dellantichistica
italiana, fino ai giorni
nostri.
Rispetto alla precedente versione acquistano autonomia
i prodromi winckelmanniani, come dichiarato dal sottotitolo (dal 1764, data
di pubblicazione in
Italia della Geschichte
der Kunst des Alterthums) e il periodo pi
recente, questultimo
affidato nella versione del 1998 a
Nicola Terrenato (l ovviamente
aggiornato fino al 1997) mentre
la parte centrale del testo presenta, pur con tutti i necessari e utili
aggiornamenti, un impianto sostanzialmente immutato, anche
se in alcuni punti si notano cambiamenti non secondari come, ad
esempio, la maggior articolazio-
diario, per sua natura frammentario quel tanto che permette alla
narrazione visiva di procedere libera sulla scacchiera.
Non si tratta di una cucitura
postmoderna di frammenti di pittura, ma di una sequenza ragionata di campioni prelevati dal
tessuto della storia, salvando la
diversit delle voci. Bella la scelta di rendere in immagine limpianto narrativo, assimilandolo a
un fregio, dipinto nei riquadri e
ritmato da erme e cariatidi, nella
piena consapevolezza
della funzione che,
nelle sue diverse parti, il fregio viene ad
assolvere in rapporto
allapparato dipinto
nellarchitettura.
Il tema del libro
non il paesaggio, ma
la sua immagine nella
pittura, non lItalia,
il paese reale, ma la
sua immagine progettata e voluta dagli
artisti. Percorso non lineare, governato osservando dallinterno
il paesaggio dipinto in una diacronia sostenuta da opere dimostrative di mutamenti nodali, dal
Seicento, nella sua diversamente
esercitata fiducia nella oggettivit del vedere e nella imitazione
ricomposta, via via fino alla negazione della certezza interpretativa
del mondo. La narrazione visiva
si lascia alle spalle ogni strada
tradizionale, da quella sulla nascita seicentesca del genere fino al
coinvolgimento soggettivo dello
sguardo, o quella sul collezionismo tematico. Per seguire la storia del paesaggio dipinto a partire
dal suo rendersi autonomo rispetto alla funzione subordinata di
elemento di sfondo, con la chiarezza di osservazione e la densa
ma tersa narrazione che le sono
proprie, lautrice analizza come i
diversi modi di esercitare locchio
del tempo, e in quel tempo che
il tempo dellartista e del quadro
preso in esame, restituiscono le
diverse declinazioni della percezione della natura e producono
il quadro di paesaggio; spiega
quanto la concentrazione sul
tema avesse favorito la circolazione, la contaminazione e il rinnovamento del linguaggio figurativo
di artisti di nazionalit e retroterra diversi. La narrazione procede,
diacronica: dalla congiunzione
alla separazione tra osservazione
del paesaggio e dipinto di paesaggio, a partire dalla condivisione di
intenti tra lo scienziato, Galileo, e
il pittore, Adam Elsheimer, che in
quel suo capolavoro che la Fuga
in Egitto restituisce puntualmente il cielo stellato di Roma osservato e rappresentato nella notte
di plenilunio del 16 giugno 1606,
fino alla produzione di paesaggi
di idee (Nicolas Poussin) come
tali terre senzombra; fino al
tramonto del paesaggio dArcadia e allintroduzione del paesaggio come sentimento dei luoghi,
30
N. 5
Lapocalisse
secondo san Jacky
pp. 208, 21
A capofitto
pp. 208, 22
Fumetti
convivano ma, al tempo stesso, siano lacanianamente superati in un
continuo gioco di specchi tra le immagini della storia con quelle nella storia. Non a caso arte-terapia,
disegno, pittura e scultura fanno
da contrappunto continuo al racconto. Mai come in Blast lo stile
definisce la struttura e viceversa. Il
contenuto narrativo sistematicamente costruito lavorando a favore
dellemersione massima della vasta
gamma di emozioni, dal dolore fisico a quello psichico, dalla violenza allamore, che il lettore, come
investito dallo spostamento daria
di unesplosione, condivide con
il deus ex machina del racconto,
Polza Mancini: un Henry Chinaski
bukowskiano che incontra il Walden di Thoreau.
Questo straordinario romanzo
grafico pesa tutto sulle grandi spalle di Polza e sulla sua grassa figura
di freak autolesionista. I personaggi che incontra nella sua delirante
epopea contribuiscono alla costruzione di uno straordinario affresco
contemporaneo del dolore, della
marginalit, della verit e della
follia, visti allinterno del processo di dissoluzione dei valori della
societ post-industriale. Blast si
presenta come una drammatica allegoria del topos della pesantezza
di una societ che ricerca e premia
il leggero ma in realt spinge nello sprofondo i suoi scarti pesanti.
Polza Mancini un uomo obeso
e dipendente da alcool e cioccolata, una strana bulimia selettiva,
alla ricerca continua dello sballo
annientatore, che si porta dietro la
pesantezza dellessere. Dellessere
stato figlio di un uomo
duro, pieno di dolore e
rancore. Di essere sopravvissuto al fratello
in un incidente dauto.
Di essere un marito
incapace di amare. Di
essere uno scrittore
mancato e, come ripiego, un esperto di culinaria: ultima forma di
mimetismo sociale per
un adepto dello sballo.
Polza uno che deve, se vuole sopravvivere, dimenticare i suoi pesi,
fisici e morali, come una mongolfiera che per poter volare deve alleggerirsi del suo carico a tutti i costi. Lui lo fa mettendosi in viaggio
come un Sancho Panza razionalmente affamato che si mangiato
Don Chisciotte con tutta la sua
follia, mentendo di continuo, abbandonando il consesso civile per
una discesa agli inferi che ricorda
i viaggi degli eroi nellade e dei peccatori negli
inferni cristiani. Un inferno che Polza ritrova
sulla terra dove non si
sfugge a quel destino
umano che vivere
nel tempo costante del
declino morale, fisico
e psichico. In soli due
anni di vita ebbra la
sua parabola si compie.
In realt il racconto una road story dalle forti venature pastorali, a
cui Larcenet dedica pagine memorabili e straordinarie dal punto di
vista del disegno naturalistico, tra
la ricerca di un immaginario da
eden dentro una natura naturata
e la riedizione di riti dionisiaci. Un
mondo naturale dove la solitudine
si perde nel silenzio e nel buio pi
totale ma di molto preferibile a
ogni altra forma di consesso umano o di parodia dello stesso. Ci
N. 5
Un disciplina fittizia?
Scienza e Religione
di Leonardo Ambasciano
Alister McGrath
La grande domanda
Perch non si pu fare a meno
di parlare di scienza,
di fede e di Dio
ed. orig. 2015, trad, dal inglese
di Sabrina Placidi,
pp. 261, 23
Bollati Boringhieri, Torino 2016
31
32
N. 5
Eserciti evanescenti
e vescovi ingombranti
di Enrico Faini
Simone Balossino
I podest sulle sponde
del Rodano
Arles e Avignone
nei secoli XII e XIII
allinizio ci fu uningombrante
presenza e alla fine una clamorosa assenza.
Lingombrante presenza
quella del potere vescovile: in
nessuna citt italiana possiamo
trovare testimonianze altrettanto
chiare della delega del potere dalle mani del presule a quelle dei
consoli. Probabilmente in Italia
questa delega non ci fu o, quantomeno, non fu mai formalizzata:
le citt dovevano gi avere nel
secolo XI forme di rappresentanza politica distinte da quelle
ecclesiastiche, sebbene esse non
siano ancora state messe a fuoco
dagli storici. Questa ingombrante presenza continu a farsi sentire fino alla conquista angioina: la
competizione politica allinterno
delle mura fu giocata infatti tra
la cittadinanza e il presule ancor
pi che tra le diverse componenti sociali della cittadinanza stessa.
Fu cos che la politica duecentesca concentrata in Italia soprattutto sullo scontro tra popolo e
nobilt si tinse in Provenza dei
colori delleterodossia religiosa,
della furia inquisitoriale e della
crociata; e tutto questo sebbene,
come mostra Balossino, non vi
siano prove di uneffettiva adesione degli arlesiani o degli avignonesi al catarismo diffuso nella
finitima Linguadoca.
La clamorosa assenza che caratterizza la fine dellesperienza
comunale in Provenza quella
della guerra tra le citt: quello
che ci pare un tratto virtuoso
costituiva una debolezza. La
rete urbana provenzale non era
fitta come quella italiana. Prima
ancora di aver sottomesso tutto
il territorio della rispettiva diocesi, prima quindi di entrare in
strutturale contrasto con le citt
vicine, la storia dellautonomia
di Arles e Avignone fu stroncata
dagli Angi. Un secolo di competizione violenta aveva invece
dotato a met Duecento le
litigiose citt italiane di apparati bellici efficacissimi, capaci di
drenare risorse davvero ingenti.
Le leghe che si erano opposte
prima al Barbarossa, poi a suo nipote Federico II potevano dunque contare su eserciti paragonabili a quelli messi in campo dalle
monarchie del tempo. Anche Arles, Avignone e Marsiglia si organizzarono in lega quando si avvidero delle intenzioni di Carlo
dAngi. Tuttavia colui che, una
quindicina danni dopo, avrebbe
messo in fuga la cavalleria degli
Svevi ebbe facilmente ragione di
tre citt che avevano avuto fino a
quel momento scarsa esperienza
n
della guerra.
enrico.faini@gmail.com
E. Faini dottore di ricerca in storia medievale
presso lUniversit di Firenze
Storia
33
N. 5
Storia
CARL ORFF
CARMINA BURANA
KRISTJAN JRVI, direttore
OPERA DI FIRENZE
30, 31 maggio 2016, ore 20.00
www.operadifirenze.it
#operaforeverybody
dellintera rivoluzione come lopera in positivo degli adepti dellilluminismo radicale (ammiratori di
Diderot, dHolbach e Helvtius)
e in negativo dei loro avversari di
turno, siano essi i moderati seguaci di Voltaire e Montesquieu o i
discepoli populisti di Rousseau e
Mably. Il racconto ben congegnato per non lasciare dubbi al
lettore. La narrazione degli eventi
sistematicamente inframmezzata da affermazioni perentorie che
ricostruiscono, per lintera durata
dellevento e al di l delle specificit dei diversi gruppi e attori
politici, la sostanziale continuit
di questa battaglia tra il bene e il
male. Nonostante la sicurezza con
cui Israel presenta al lettore la sua
storia della rivoluzione, agli occhi
degli specialisti non sono poche
le affermazioni dello storico di
Princeton che vacillano alla prova
delle fonti. NellIntroduzione, ad
esempio, Israel sostiene in modo
categorico che la minoranza repubblicana, democratica, egualitaria, materialista, atea e femminista
che ha fatto la rivoluzione avrebbe
sacrificato tutti i precedenti e i
modelli esistenti sullaltare della
filosofia, unica guida possibile per
agire nel presente. In realt, la rivoluzione francese non stata, come
crede lautore, lesperienza narcisistica di un gruppo esiguo di filosofi
ispirati da idee astratte. Il rapporto
tra i rivoluzionari e il passato stato molto pi complesso, articolato
e dubbioso. Per capirlo, sufficiente considerare la centralit che
i precedenti storici, in particolare
la prima rivoluzione inglese, hanno avuto nei discorsi e negli scritti
dei protagonisti della rivoluzione.
Si potrebbero fare altri esempi, ma
forse pi interessante spostare
lattenzione dagli errori puntuali
commessi da Israel a ci che li ha
resi possibili o, siamo tentati di
dire, necessari.
la volont di riconoscere e far
rivivere le speranze (realizzate e
mancate) della rivoluzione a rappresentare insieme la forza e la debolezza del libro. Merito di Israel
aver reso di nuovo attuale la rivoluzione, raccontando con competenza, chiarezza, passione ed entusiasmo, come non capitava dai tempi
delle grandi storie della rivoluzione scritte nei secoli passati, la genesi di alcuni tra i valori e le pratiche
fondamentali della nostra cultura
politica. Pu suonare strano, ma
in un tempo come il nostro in cui
il passato, compresa la rivoluzione, viene scandagliato alla ricerca
delle pi svariate genealogie della
violenza contemporanea, il libro
di Israel risulta piuttosto inattuale.
Eppure non lo del tutto, poich
lautore ha diviso la rivoluzione
francese in due parti ben distinte:
luna, fondatrice della democrazia
rappresentativa, impersonata da
Brissot e dai suoi eredi superstiti del Terrore; laltra, fautrice di
un populismo violento, incarnata
da Robespierre e dai suoi epigoni sopravvissuti al Termidoro. Di
questo passo Israel si lancia in affermazioni alquanto discutibili e a
volte palesemente contraddittorie.
Non si capisce, ad esempio, come
si possa dire che la rivoluzione
stata lopera di una minoranza di
illuministi radicali mentre a governare la Francia rivoluzionaria cera
quasi sempre una maggioranza a
loro avversa. Capita cos di leggere
nella pagine di Israel che la Costituzione del 1793 tutto sommato
un modello ideale e che labolizione della schiavit (1794) un vanto della rivoluzione, salvo poi scoprire che ad approvare questi due
provvedimenti non sono stati gli
uomini di Brissot ma Robespierre
ed i Montagnardi. Questa annotazione non vuole certo nascondere
le nefandezze perpetrate dallIncorruttibile e dai suoi seguaci, n
tantomeno mettere in dubbio il
valore intellettuale dei suoi avversari, uomini come Condorcet che
sostennero importanti riflessioni e
provvedimenti in materia di rappresentanza politica, democrazia,
eguaglianza, libert di stampa e laicit. Non tuttavia possibile affermare che il rivoluzionamento della
societ francese sia avvenuto senza
il contributo di altri importanti e
forse pi influenti rivoluzionari.
Quello di Israel un ragionamento semplicistico, poich non
considera la differenza che c tra
una cultura politica fatta di idee,
scritti e discorsi e la sua applicazione e interazione con le strutture
e gli eventi politici. Alla prova dei
fatti, poi, accade che anche i portatori dellideologia illuminista radicale assumano decisioni politiche
apertamente contrarie agli ideali
proclamati o, peggio ancora, nefaste proprio perch derivate dallapplicazione ostinata di tali ideali.
Solo per fare due esempi, possiamo ricordare che la propaganda
bellicista di Brissot allorigine
di quella che stata recentemente ribattezzata the first total war e
che lalfiere principale di questo
conflitto, Napoleone Bonaparte,
ha messo fine al sogno rivoluzionario proprio grazie allappoggio
di quelli che Israel considera gli
ultimi tedofori dellilluminismo radicale. Leggendo il libro di Israel si
ha limpressione che il passato assomigli troppo al futuro e al punto
di vista ideologico dello scrittore.
Si annulla cos quel salutare effetto di straniamento che ogni buon
libro di storia dovrebbe provocare nel lettore. Se fino a qualche
tempo fa gli storici erano accusati
di scrivere libri incomprensibili e
inutili, oggi esempi come quello
di Israel mostrano che in atto un
salutare cambio di rotta. Non sono
pochi, infatti, i saggi di storia che
ormai si leggono piacevolmente,
quasi come un romanzo. Viene da
chiedersi, per, se il prezzo da pagare per ottenere questo risultato
non sia a volte troppo oneroso. Se
semplifica troppo il suo ragionamento, lo studioso finisce per perdere autorevolezza e pu perfino
capitare al lettore, anche a quello
pi avvertito, la strana esperienza
di rivivere la piacevole sensazione
della scoperta non tra le pagine di
un libro accademico come quello
scritto dallo storico di Princeton,
ma leggendo un romanzo storico
sulla rivoluzione di enorme successo come quello firmato dalla
scrittrice inglese Hilary Mantel (di
recente tradotto in italiano in tre
volumi da Fazi col titolo La storia
segreta della rivoluzione, 20142015), che in alcuni passi meglio
di Israel sa restituire gli uomini al
loro tempo, gli umori, gli odori, la
storia quotidiana di persone che
pensavano, parlavano, scrivevano
e agivano in un modo e in un mondo pi complesso, ma non meno
n
affascinante.
ddibartolomeo@unite.it
D. Di Bartolomeo insegna storia moderna
allUniversit di Teramo
DEL900
Centro Culturale
Il Centro Culturale
che racconta
la storia di ieri
e la vita di oggi.
SCOPRI
IL POLO
35
N. 5
Storia
36
N. 5
Politica
gel la filosofia giungeva a compimento del processo di formazione
della realt, e il filosofo non poteva
che esprimere compiacimento per
la conciliazione di reale e razionale
e fiducia nel fatto che la colonizzazione del reale da parte della ragione fosse destinata a proseguire, faticosamente ma inesorabilmente, il
suo cammino. Oggi questa fiducia
venuta meno e non un caso che
la divaricazione tra fattualit e modelli normativi si faccia sempre pi
insostenibile (e non si pu negare
che Honneth abbia ragione a manifestare tutta la sua insoddisfazione
nei confronti delle egemoni teorie
della giustizia di matrice kantiana
ben rappresentate anche fra le
giovani generazioni della Scuola
di Francoforte, come documentano i volumi della collana Habermasiana, curata da Leonardo
Ceppa per leditore Trauben, che
include anche, a cura di Cristina
Caiano, due saggi di Honneth: La
stoffa della giustizia e I limiti del
proceduralismo, 2010). Anche il
simpatetico prefatore delledizione italiana, Gustavo Zagrebelsky,
non pu fare a meno di osservare,
in conclusione, che: La libert
sociale e lagire comunicativo, nel
quadro di una giustizia minima necessaria ad assicurare lonest della
comunicazione, appaiono sempre
pi chiaramente come le chimere
di ci che resta della democrazia
nel nostro tempo. Pur con tutta la sua attenzione alle patologie
sociali, Honneth continua invece
ad aggrapparsi, con gesto nostalgico, alla speranza che nellalveo di
istituzioni volte alla realizzazione
della libert possa svilupparsi una
cultura europea di attenzioni condivise e di solidariet allargate.
Non sembra avvertire (dovremmo
qui dire: recalcitra kantianamente ad ammettere) che nel nuovo
orizzonte della globalizzazione il
noi delle relazioni personali sta
implodendo davanti al risorgere
Senza Marx
nessuna socialdemocrazia
di Stefano Petrucciani
Massimo L. Salvadori
Democrazia
Storia di unidea
tra mito e realt
37
N. 5
Societ
18/04/16 11.26
38
N. 5
Urbanistica
per sbaglio. Ma ha scritto altri
splendidi libri sulla storia dellurbanistica moderna (uno per tutti, il testo scritto con Peter Hall
Sociable Cities. The Legacy of
Ebnezer Howard, Wiley 1998).
un autore molto noto, ma poco
studiato. Per questo il piccolo
libro di Eluthera (che ne segue
un altro, dello stesso autore, intitolato Anarchia, 2004) molto
importante. Oggi vi sono tutte le
condizioni per un ritorno critico
del pensiero di Colin Ward. Un
ritorno critico, non unicamente
legittimante. Quando Ward indaga il formarsi di quei territori
dei poveri che sono i potlands,
prova a rileggere le New Town
attraverso lenti anarchiche o
rintraccia le scie della sociabilit
nelle garden city, riabilita una tradizione libertaria, quasi eversiva,
della pianificazione che nella sua
versione ortodossa viene da lui
duramente criticata come espressione di un approccio burocratico
e funzionalista. Oggi, per prendere distanza dal funzionalismo,
lurbanistica si rifugia in gabbie
terminologiche: pop-up urbanism,
adaptive urbanism, performative
urbanism, bottom-up urbanism,
temporary urbanism, everyday
urbanism, tactical urbanism,
guerrilla urbanism, open source
urbanism, do-it-yourself urbanism. Tutto questo non fa altro che
dichiarare una grande difficolt
che non potrebbe essere alleviata dal ritorno a personaggi-icona
(Ward, De Carlo, i pi richiamati). Sarebbe fortemente contrario
alle loro stesse posizioni: aspre,
sarcastiche, poco inclini a ridurre
chicchessia in immaginetta exvoto. La deflagrazione terminologica di cui oggetto lurbanistica
contemporanea come tentativo
di celebrare approcci di mobilitazione dal basso, essa stessa (e
malgr soi) una nuova forma della
riduzione funzionalista: non pi
sottovalutazione di usi e differenze, ma facile uscita dai problemi,
soluzioni codificate, umanesimo
spicciolo. Non sul piano terminologico che il discorso di critica
al funzionalismo pu andare molto avanti.
n
cristina.bianchetti@polito.it
C. Bianchetti insegna urbanistica
allUniversit di Torino
martin.luis8911@yahoo.it
L. M. Sanchez architetto
to fuorch mite. Non perch Belli coltivi lastio, ma perch la testimonianza di queste vicende
uno spaccato di potere pubblico
e accademico, di invidie e tradimenti, di intrighi e tentativi frustrati: portando le stigmate della
realt ne mostra la violenza. Meraviglia la capacit di resistenza
dellautore dentro queste vicissitudini: guardate con ironia, le
vicende portano il segno di una
determinazione che, ancorch
frustrata, resiste e si ripropone. Il
contesto della vita universitaria,
della politica, delle tragedie che
investono Napoli costituisce la
trama alla quale si intreccia lordito delle esperienze
dellautore.
Belli ricostruisce i
tratti della sua formazione: tutta la sua evoluzione culturale caratterizzata da legami
e rotture, da adesioni
e rifiuti. Al periodo di
formazione si accompagnano esperienze
professionali di pianificazione
nonch
un primo ingresso
alluniversit, ma pi si arricchisce la sua esperienza, pi la sua
professionalit diventa ricca, pi
crescono opposizioni, sgarbi, tradimenti. Anche il contesto cambia e cresce, dal 1968 al 1972
si sovrappongono, si intrecciano,
e infine si elidono due modi di
vita e due paradigmi disciplinari molto diversi tra di loro. Il
passaggio dallempirismo logico,
dal planning scientifico, al marxismo, allanalisi del conflitto urbano e delluso del territorio nel
diagramma delle trasformazioni
sociali; la svolta politica e ideologica del periodo prender corpo
in campo disciplinare. Il grande
movimento di politicizzazione di
massa non lo lascia indifferente
e molti sono i suoi tentativi di
porre su basi diverse
sia lanalisi che lintervento nella citt e
nel territorio. La sua
attenzione si focalizza sul mezzogiorno
fornendo in Potere
e territorio nel mezzogiorno dItalia durante la ricostruzione
1943-1950, un quadro che non gli vale
le simpatie dei poteri forti, economici,
politici e culturali,
fuori e dentro luniversit. anche un
periodo di impegno
politico nella nuova sinistra, dove
cerca di affermare
limportanza delle
questioni
urbane.
Scarso successo.
Si tratta anche di
travagli alluniversi-
39
N. 5
Cicaleccio socratico
di Francesco Peri
Pierre Boulez, Jean-Pierre
Changeux e Philippe Manoury
I NEURONI MAGICI
MUSICA E CERVELLO
pp. 215, 19,
Carocci, Roma 2016
Musica
pure, sono tratti gli inneschi di
ciascun capitolo.
Unaltra pecca, per chi volesse
ritenerla tale, la frammentazione del discorso, che agisce ad
almeno tre livelli: leccessiva rapidit con la quale si avvicendano i
temi, quasi che il regista del progetto, spaventato dal cronometro, si affannasse per sbrigare il
programma, anche a costo di abbozzare e poi passare oltre; liridescenza caleidoscopica dei motivi e dei riferimenti, che dissolve
dallinterno la linearit dei singoli
svolgimenti, con il gi citato effetto di scucito (a volte gradevole);
limpressione, inevitabile a tratti,
che i due protagonisti Boulez e
Changeux il pur brillante Manoury, pi defilato, si accontenta
spesso di giocare il ruolo di famulus del maestro parlino luno
accanto allaltro, come in certe
discussioni accademiche, senza
entrare davvero in risonanza. Di
qui un sospetto di imperfetta digestione teorica e redazionale che
guasta un po la fruizione del lavoro, gi di per s incline a saziare
senza togliere la fame.
Un grande pregio, tuttavia, va
segnalato. Il libro affronta i problemi della musica come tale da
unottica matura, adulta, serenamente allaltezza dei problemi
tecnici e formali del nostro tempo. Per una volta la scienza non
viene scomodata, come tanto
spesso accade, per fungere da marionetta di unestetica retrograda
e ottusa: siamo lontani da certi ridicoli tentativi di smentire o screditare su presunte basi naturali
realt dellordine della creazione
e della storia degli stili. In questo
senso lapproccio di Changeux,
che si indovina competente e appassionato osservatore della scena
musicale contemporanea, appare
lucido e lungimirante, a partire
dalla scelta degli interlocutori.
Con buona pace dei neonati che
non amano le dissonanze o delle
vacche che lattano con Mozart!
Un table-talk rapsodico e internamente irrisolto che rischia
di scontentare gli uni (rimandati fatalmente alla bibliografia) e
spiazzare gli altri (il tecnicismo
musicale di un livello inadatto ai
profani), ma che lascia un senso di
gradevole stordimento, curiosit e
ammirazione. Un testamento alla
memoria di un grande.
n
francescoperi@live.it
F. Peri germanista
Politonalit:
variante fonica del cubismo
di Elisabetta Fava
Francesco Fontanelli
CASELLA, PARIGI
E LA GUERRA
Inquietudini moderniste
da Notte di maggio
a Elegia Eroica
Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano, 1571 - Porto Ercole, Grosseto, 1610) Ritratto di cavaliere di Malta (Alof de Wignacourt?) 1608 - olio su tela 118,5 x 95,5 cm - Firenze, Galleria Palatina, Palazzo Pitti.
Foto di Claudio Giusti, Gianluca Poldi - Maria Letizia Amadori. Su gentile concessione del Ministero dei Beni e delle Attivit Culturali e del Turismo.
Ingresso gratuito per scolaresche e minori di 18 anni e per tutti i clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo
Con il patrocinio di
gallerieditalia.com
Iniziativa nellambito di
41
Quaderni
N. 5
Recitar cantando, 66
Vittorio Coletti
ed Elisabetta Fava
Drammi romantici
e rarit novecentesche
Effetto film
Giacomo Manzoli
e Giulia Carluccio
Ave, Cesare!
di Joel e Ethan Coen
La Traduzione
Edoardo Esposito
La traduzione perfetta
e due; Elisabetta abdica a favore di Giacomo I. Donizetti con la sua musica ha fatto
di un buon dramma unopera eccellente,
in cui tutto di alto livello in partitura e
forse il giovane direttore Francesco Lanzillotta avrebbe potuto sottolinearne di
pi le delicatezze, non solo le veementi
cabalette. Ma Roberto Devereux vive sulle
due prime donne e quelle del Carlo Felice
erano il massimo a disposizione per i ruoli:
uninossidabile Mariella Devia, a suo agio
nelle parti regali donizettiane, e una Sonia
Ganassi con magica voce brunita e grande
n
talento recitativo.
vittorio.coletti@lettere.unige.it
lisbeth71@yahoo.it
N. 5
42
un lavoro che sta a met fra lo storiografo e il cantastorie. Infatti, se si analizza la loro filmografia ci si accorge
che, film dopo film, le loro opere affrontano periodi
storici di passaggio, momenti obliqui del passato ame1984 con Blood Simple. Allepoca, illustri recensori
ricano in cui sta finendo qualcosa e qualcosaltro non
furono concordi nel ritenerlo un piacevole esercizio
ancora cominciato. Fingendosi dissacratori in vena di
hitchockiano, un divertissement postmoderno e citaomaggi, i Coen trovano cos
zionista. Eppure il film si apriuna chiave per riflettere sugli
va con un monologo in cui una
Stati Uniti del presente, interfantomatica voce fuori campo
cettarne gli umori, le tensioni
ricordava che: In Unione Soprofonde, le contraddizioni
vietica hanno il comunismo,
di Giulia Carluccio
pi sconcertanti. Ambientato
qui in Texas ciascuno pensa
in un momento in cui lo Studio
agli affari suoi. Citazionista,
inema e America, tramonto dello studio sy- Wright sulloceano, quando vede comparire il re
System stava finendo e cominin maniera esasperata e spustem e alba della guerra fredda. Che il metaci- dei B-western, il collega Hobie Doyle (Alden Ehciava la guerra fredda, in cui
dorata, lo indubbiamente
nema di Ave, Cesare! corrisponda a una tappa ul- renreich), che naturalmente va a salvarlo (guarda
gli sceneggiatori, in splendide
anche questultima opera. Il
teriore del viaggio dei Coen nella storia americana caso un cowboy, ma di serie B), con indosso il suo
ville affacciate sulloceano,
titolo, Hail, Caesar!, ricalca
(iniziato ormai alcuni decenni or sono) si detto. costume da centurione romano e sorseggiando
vagheggiavano la rivoluzione
(con una virgola e un punto
Si detto anche, e non solo in questa sede, che le un Martini cocktail, gli dice Anche tu comunicomunista sotto linfluenza
esclamativo in pi) quello di
modalit dello sguardo con cui i due cineasti del sta?, gi convinto dalla dottrina che gli stata
della scuola di Francoforte (il
un bruttissimo film del 1994
Minnesota inquadrano via via frammenti diversi appena inculcata. Nel frattempo, il Gene Kelly
povero Marcuse, che si trasfedi Anthony Michael Hall, ma
della storia del loro paese spesso filtrato dallot- della situazione, il divo del musical Burt Gurney
r in California solo nel 1965,
il riferimento esplicito alla
tica dei generi, dal citazionismo, dallestetica del (Channing Tatum), devoto alla Russia sovietica,
qui paga per tutti) per sanare
biografia di Eddie Mannix.
pastiche
ecc.
Tutto
vero.
Ma
al
di
l
dellodore
di
le proprie frustrazioni, il film
Il personaggio interpretato
si accinge a raggiungere la patria del comunismo
postmodernismo sempre sottolineato in sede cri- con limmancabile sottomarino da guerra fredtorna nei misteriosi anni cinda Josh Brolin, infatti, ha lo
tica, lapproccio dei Coen va ben oltre la logica da, portando con s i soldi del riscatto da versare
quanta. Arrivava la televisione
stesso nome di un celebre
del divertissement, spesso evocata in accezione alla causa. Peccato che il suo cagnolino (di nome
e di l a poco sarebbe scopproduttore esecutivo della
negativa.
Il
riferimento
di
secondo
grado
ai
generi
piata la guerra fredda, con le
Mgm, una sorta di Mr. Wolf
Engels) decida di salpare con lui, facendo precipopolari del cinema americano (ma anche, pi in pitare in mare la valigia con il denaro Un cane
sue teorie della cospirazione
alla Pulp Fiction, capace di
generale, della narrativa statunitense) la forma fatale, come alla fine di Rapina a mano armata di
e lincubo dei sottomarini nurisolvere i problemi delle star
stessa della loro riflessione sullAmerica. Passare Kubrick o di Una pallottola per Roy di Walsh, ma
cleari sovietici nella spiaggia
pi imprevedibili (da Spencer
attraverso
il
filtro
delle
forme
culturali
americasotto casa. Una guerra fredTracy a Clark Gable). Mannix
qui gli eroi, compreso il cane, sono caricaturali e
ne
popolari
(cinematografiche,
letterarie
ecc.),
da per la quale laudiovisivo
era effettivamente un bizzarparodizzati. Se la Hollywood raccontata dai Coen
esibendolo, equivale a guardare attraverso una
degli ultimi anni, fra film (Il
ro tipo di cattolico: bench
lente di ingrandimento, talvolta deformante, pa- un po lAmerica, allora unAmerica parodizponte delle spie, La vera storia
sia lui sia la moglie avessero
esaggi e personaggi (tipicamente americani) colti zata e assurda. Com parodizzato e assurdo il suo
di Dalton Trumbo, Operazione
unaltra storia, non divorziafixer,
il
suo
problem
solver,
Josh
Brolin-Mannix,
in
momenti
e
contesti
storici
variamente
cruciali.
U.N.C.L.E. e perch no?
rono mai perch contrari alla
Qui, in Ave, Cesare!, come prima in Barton Fink, sempre impegnato a rimediare qualsiasi catastrofe
Kommunisten di Straub) e
rottura del sacramento, pornon si tratta unicamente di raccontare lAmerica si abbatta sugli studios, tra occhiate allorologio e
serie tv (22.11.63, The Ameritando avanti serenamente la
attraverso quei frame, quanto piuttosto di andare visite al confessionale. Per la conversione di Clocans, Deutschland 83 e altre),
partita a quattro per anni. E
oney al comunismo rimedier dandogli due semal
centro
nevralgico
della
loro
produzione,
cio
a
sembra provare una irresistiquando il compagno di lei,
plici schiaffi e rispedendolo sul set (il Golgota del
Hollywood,
entrando
nel
meccanismo
stesso
della
bile fascinazione. Come fosse
lattore televisivo George Reefabbrica dei sogni, nel making of dei suoi generi e peplum di cui protagonista), dove tutti, sentenun momento vintage da reves, la lasci, venne ritrovato
mitologie. Se i Coen, ambientando la loro storia dolo recitare di fronte a Cristo, si commuovono,
staurare e ricordare con affetmorto nella sua stanza e molti
fino a quando la magia si interrompe proprio sul
nello
Studio
System
si
divertono
(e
ci
divertono)
to, con nostalgia. Non tanto
vociferarono che fosse stato
pi bello e la star dimentica la battuta decisiva (e
rifacendo
quasi
filologicamente
(e
la
manire
de)
per uningenuit che non c
Mannix a punirlo per aver
i film acquatici, il musical, il peplum, il western di cio la parola fede). Ma intanto poi si ricominmai stata, ma perch ancora si
fatto soffrire lamata consorserie B ecc., ne demitizzano in realt gli artefici e cia e la magia riparte (basta crederci). Per questo
trattava di unepoca di misteri
te. Insomma, un personaggio
gli interpreti. La star del peplum cristologico, il Mannix decide di rifiutare lofferta di lavorare
e segreti, spie e spiati, scambi
che nella realt fra amicizie
Baird Withlock interpretato da un George Clo- alla Lockheed per continuare a servire Hollywodi prigionieri, censura e indaalla Cia e rapporti con la maoney genialmente autoidiotizzato, valga per tutti. od (comunque, il capitale, direbbe il Marcuse del
gini, dove si poteva conservafia superava nettamente le
Rapito dagli sceneggiatori comunisti e condotto al film), sullo sfondo degli esperimenti atomici a Bire lillusione che con le procontraddizioni e i paradossi
cospetto di Marcuse nella villa alla Frank Lloyd kini. Il cinema sempre il cinema.
prie sceneggiature si potesse
nei quali la fantasia dei Coen
cambiare qualche testa,
lo hanno invischiato nella tranella convinzione che quella
ma del film.
cinematografica
fosse
unarma
comparabile a quelle
non
sono
solo
due
cinefili
talentuosi
che
si
divertono
a
Film che affastella una tale serie di riferimenti al periodo finale della Hollywood classica da essere stato giocare con le figurine del cinema classico. Se nel corso costruite dalla Lockheed. Avere fede, per quanto una
giustamente letto come un aggiornamento del catalo- di questi trentanni sono stati insigniti di tutte le mag- fede perversa, in qualcosa e qualcuno. La parola che
go di tutte quelle bizzarrie hollywoodiane che da sem- giori onorificenze cinematografiche (dalla Palma doro non a caso George Clooney dimentica ai piedi della
pre costituiscono uno dei punti di forza del cinema allOscar) il motivo che c qualcosa di pi dietro croce, in una sequenza blasfema e religiosa al contemcoeniano: se in Il grande Lebowsky cerano i musical allironia caustica e al talento visuale che consente loro po, la pi bella passione che si sia vista dai tempi della
n
di Busby Berkeley e in Fratello dove sei? gli spiritual di di tradurre qualunque plot in un universo fiabesco e Ricotta pasoliniana.
King Vidor, qui troviamo i numeri acquatici di Esther grottesco alla Roald Dahl e mandarlo in cortocircuito.
giacomo.manzoli@unibo.it
Senza sembrare troppo pomposi, ma la sensazione
Williams e lesasperazione della componente queer tiG. Manzoli insegna storia del cinema allUniversit di Bologna
pica delle danze ipercinetiche di Gene Kelly, Stanley che, in modo beffardo e sfuggente, i Coen svolgano
Donen e Minnelli. Se in Barton Fink cerano i film
sul wrestling di Wallace Beery, qui ci sono i peplum
di Charlton Heston; se Il Grinta era un remake di un
film di John Wayne, qui troviamo riferimenti ad attori
di b-western stile Gene Autry o Roy Rogers. E il gioco
potrebbe continuare a lungo. Ma Joel e Ethan Coen
Note a margine
Quaderni
- Effetto film
N. 5
43
intervengono continuamente a informarci della produzione libraria corrente e della rilevante parte che,
di questa produzione, viene dallestero e che appunto tradotta viene proposta ai lettori?
Il dibattito sui principi e sui metodi del tradurre
si fatto, negli ultimi decenni (ricorderemo la data
di nascita dei cosiddetti Translation Studies: 1976)
approfondito e agguerrito come non mai, e agli studi che si sono posti come caposaldi della disciplina
(Andr Lefevere, Siri Nergaard, Henri Meschonnic,
Gideon Toury, Antoine Berman, Eugene
Nida, Peeter Torop, Paul Ricoeur) molti
altri si sono aggiunti testimoniando linteresse e lattenzione a questi problemi.
Ricorderemo in Italia, dopo il Dire quasi
la stessa cosa di Umberto Eco (Bompiani,
2003), le pi recenti riflessioni di Antonio
Prete (Allombra dellaltra lingua, Rizzoli, 2011), Franca Cavagnoli (La voce del
testo, Feltrinelli, 2012), Maria Silvia Da
Re (La bocca immagina, Mimesis, 2013);
e non senza significato che il divulgativo
La traduzione: teorie e metodi di Raffaella
Bertazzoli (Carocci, 2006) sia giunto nel
2015 alla decima ristampa, tanto che concetti come quello di traduzione familiarizzante, straniante, interpretante, di source
oriented e target oriented, di traduttore invisibile oppure no fanno ormai parte del
linguaggio letterario comune.
Altra cosa, naturalmente, dire se questi e altri termini vengano attentamente o
almeno correttamente applicati, e se unanalisi del libro recensito comporti una
valutazione davvero adeguata delle scelte
compiute dal traduttore o suggerite magari dai criteri editoriali. Diremo infatti,
naturalmente semplificando, che ci sono due modi
di giudicare una traduzione: o siamo degli esperti
della lingua delloriginale e abbiamo letto il libro
proprio e anzitutto nella sua lingua, gradatamente
appropriandoci dei suoi caratteri linguistici e delle
sue stesse idiosincrasie espressive, assimilando le
particolari modalit di esposizione e di articolazione
del discorso, assuefacendoci alla rapidit nervosa o
magari alla riposata tranquillit della sua esposizione, o irritandocene, ma partecipando comunque dei
vezzi e dei vizi della sua scrittura: e allora la traduzione sar anzitutto oggetto di un confronto e di un
ripensamento, in cui le impressioni gi sedimentate
della prima lettura si troveranno a interagire con le
nuove, e si potr valutare effettivamente la rispondenza alloriginale delle scelte traduttive. Oppure
siamo semplicemente dei lettori della traduzione, che
indipendentemente dalla buona o meno conoscenza
della lingua di partenza non hanno letto loriginale e
non lo posseggono, e potranno al massimo effettuare
qualche raffronto (qualche parola o qualche pagina)
se quelloriginale sar comunque disponibile in biblioteca o nelle librerie specializzate.
In questo secondo caso, che incomparabilmente
il pi frequente nella normale pubblicistica, quando
si parla di buona traduzione lunico significato
che tale espressione pu sensatamente assumere
che si tratta di una traduzione in buon italiano, o
piuttosto in un italiano che pare rispondere in modo
adeguato alle caratteristiche di genere del testo, o
a quelle che singolarmente vi si presentano nel modo
di articolare i fatti e di disporli, nel suo alternare narrazione e dialogo, fatti e descrizioni, contorcimenti
psicologici e molteplicit o meno di piani espressivi.
Non per questo si tratta di un giudizio da sottovalutare: se dato infatti con cognizione di causa e se
buon italiano non sta semplicemente a significare
correttezza grammaticale, un libro ben scritto sar
sempre unopera che si aggiunge al patrimonio della
tradizione, e attivamente la arricchisce inserendosi
nel polisistema (Even-Zohar), di cui partecipa.
Tuttavia il caso potrebbe essere proprio quello di
una traduzione che migliora il testo originale o
duzione, quella della mondadoriana Biblioteca Romantica, annunciata come una raccolta di capolavori romantici e stranieri in veste italiana classica in
cui i traduttori dovevano attenersi a dettami obiettivi. Non facile vedere quanto integralit del testo
a parte questi dettami potessero davvero portare
ai risultati desiderati, n si pu credere che le buone intenzioni si accordassero sempre con le esigenze
editoriali e pratiche. Citeremo proprio per la Biblioteca Romantica il caso di Rinaldo Kfferle traduttore dei Demoni di Dostoevskij e oggetto presso
la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che ne
ha acquisito larchivio, di una giornata di studio il 16
maggio di cui resta testimoniata la cura
con cui volle aderire al difficile linguaggio
del maestro russo rispettandone ad esempio luso dei diminutivi o lanticipazione
degli aggettivi in funzione umoristica se
non sarcastica (il molto rispettabile e
dotto Stepan Trofimovic Verchovenski),
e alla cui traduzione, pure, Borgese si
preoccup di togliere le scabrosit non
indispensabili perch fosse appunto
raggiunta la naturalezza desiderata. Lo citiamo, per, anche per segnalare come le
esigenze o le convenienze editoriali intervengano a volte, arbitrariamente e anche
subdolamente, a correggere e a falsare il
carattere e le ragioni di una traduzione.
Si accorse infatti, Kfferle, che dopo la
guerra Mondadori stava per ristampare
la sua traduzione secondo una lezione,
per, minuziosamente manomessa da un
redattore anonimo, appianata, resa cio
pi agevole alla comprensione del lettore
medio, storpiata sistematicamente pagina
per pagina. Inutili le proteste: Il traduttore si content di togliere, dallopera
malconcia, il proprio nome e, in contraccambio, fu lasciato libero di cercarsi, per
la traduzione genuina, qualche altro editore che gliela ristampasse (le citazioni sono da un dattiloscritto
di Kfferle conservato presso la Fondazione).
Libert virtuale, vorremmo dire; come trovare un editore che potesse competere con le 20.000
copie messe in circolazione a un prezzo economico
dalla Biblioteca Moderna Mondadori? Rispondeva in questo senso Federico Gentile, amministratore
delegato della Sansoni, a unofferta di Kfferle in
proposito; e i Demoni sansoniani sarebbero infatti
usciti nel 1958, nellambito di un tutto Dostoevskij
curato da Ettore Lo Gatto, per la firma di tuttaltro
traduttore, Giorgio Maria Nicolai, le cui richieste
dovevano essere parse pi accettabili.
Tutto qui? No, purtroppo: sia perch, morto Kfferle, Mondadori continu a ristampare la versione
purgata riapponendole, per, il nome di Kfferle
traduttore, sia perch il testo sansoniano reca stranamente, insieme alla firma di Giorgio Maria Nicolai, la
nota seguente: Le versioni de I demoni, Ladolescente e de I fratelli Karamazov sono state a suo tempo
gentilmente concesse dalle case editrici Mondadori,
Sonzogno e Casini. Quale delle due dichiarazioni
dovremo giudicare attendibile? Cosa stato concesso da Mondadori e che cosa invece dovuto a
Giorgio Maria Nicolai? Non si tratta, per caso, di
un ulteriore maquillage della traduzione originaria?
Non questo il luogo per approfondire largomento, ma possiamo almeno riprendere, da un altro
punto di vista, le osservazioni da cui eravamo partiti
per dire che purtroppo, e comunque per le abitudini
o necessit dellindustria editoriale, resta arduo stabilire, oltre che la bont o meno di una traduzione,
la sua effettiva e magari multipla paternit. E la
raccomandazione quasi centenaria, ormai, di Borgese che la traduzione devessere sinceramente sotto
la responsabilit di chi la firma continua ad essere
un principio tanto ovvio quanto poco rispettato. n
edoardo.esposito@unimi.it
E. Esposito insegna critica letteraria e letterature comparate
allUniversit degli Studi di Milano
Quaderni
- La traduzione
di Edoardo Esposito
45
Schede
N. 5
Infanzia
AA.VV, La prima volta che, pp. 240,
15,50, Il Castoro, Milano 2016
Il Castoro non nuova alle opere collettive. Gi ha pubblicato Parole Fuori, con una
rosa di scrittori noti nel panorama letterario
per ragazzi, sul tema delle emozioni. Allora a
ciascuno venne affidata unemozione
da raccontare, mentre con La prima
volta che (in cui la rosa di scrittori varia nei nomi, pur mantenendone alcuni) la sfida misurarsi su uno stesso
tema, quella prima volta che ha segnato la vita in modo indelebile. Non
di racconti biografici si tratta, ma di
riflessioni personali brillantemente risolte in narrazioni con registri e toni
consoni a ciascuno degli scrittori che
ha partecipato allavventura. Cos il
lettore ha il piacere di saltabeccare tra
la scoperta di un interesse amoroso tra
due ragazzini (Fausto Boccati), alla
capacit di dire stasera non esco e
accogliere qualcuno che viene a cercarti a casa (Beatrice Masini), dallesperienza di chi, migrante tra sabbie e
luoghi desolati nel cuore dellAfrica,
giunge al mare (Antonio Ferrara), al
primo bacio al Centro avventure lupo
grigio, che ti rivela chi sei veramente
(Tommaso Percivale), dal tradimento
di un gruppo di amici che si diletta
di giochi di ruolo per incontrare la fidanzatina di un altro (Domenico Baccalario), alla prima bugia il cui prezzo
un viaggio da sola in treno col cuore
in gola per il ritardo (Giulia Sagramola), dalla
sigaretta fumata al funerale di Vecchio gufo,
alias il comandante partigiano Veleno, unico
capace di placare la rabbia di una ragazzina
di periferia (Francesco DAdamo), ai sudori
freddi per dire non fai per me a Melissa dai
capelli rossi (Alice Basso), dalla consapevolezza di quanta ricchezza ci sia in un pinolo
dipinto di verde donato con amore (Sualzo),
alla sfida di dichiararsi a Ulma, la stangona
che gioca a calcio meglio di un maschio (Zita
Dazzi), dal coraggio di Nadir, autistico, di
tagliare da scuola e trovare un amico (Fabrizio Silei), allemozione del primo lavoro che
pu causare brutti scherzi (Annalisa Strada).
La narrazione parcellizzata in cos differenti
situazioni e stili, compreso il graphic novel,
restituisce una sorta di romanzo omogeneo,
un quadro articolato delladolescenza e dei
primi timidi e contradditori tentativi di diventare adulti, autonomi e sicuri di s. Da
undici anni
Sofia Gallo
Infanzia
Mare
Storia
significati particolari, come le famiglie diverse o la crescita che porta al distacco, basta seguire e accompagnare il piccolo entro il
flusso di emozioni, anticipazioni, attese, gratificazioni che il racconto suscita. Ruzzier
un vero artista e maestro capace di creare un
linguaggio unico di parole e immagini che si
compongono in vera narrazione. Da tre anni
Fernando Rotondo
46
Schede
- Mare
N. 5
Paolo Ganz, Cercando Venezia. Guida poetica alla citt di pietre e acqua, pp. 131,
18, Mare di Carta, Venezia 2015
Venezia ha tanti primati, anche quello di
avere pi o meno fantasiose definizioni. Solo
per citarne alcune recenti: Venezia un pesce per Tiziano Scarpa, Venezia un sogno
per Anna Pavignano, Venezia un imbroglio
per Francesco Guccini, Venezia un camaleonte per Paolo Ganz, autore di questa nuova
guida poetica. Veneziano e musicista; questo
pu gi bastare per seguirlo per calle e campielli, alla ricerca della musica segreta di una
citt che anche uno strumento musicale,
suonato innanzitutto dallacqua. Ed forse
questo il capitolo che manca a questa guida,
anche se la musica comunque la si ascolta
leggendo queste pagine. Ma, tornando alla
definizione scelta, Venezia un camaleonte perch sa rubare il colore di ci che la
circonda, di ci che la compone: mattoni e
pietre, cocci e sabbie, erbe e palafitte. Questi sono anche alcuni dei titoli dati ai brevi
capitoli, piccoli racconti a tema, tutti scritti
in presa diretta e molto sentiti. Sono gli incontri casuali, i ricordi di bambino, i personaggi sconosciuti, gli accadimenti quotidiani,
che fanno di questo libro un delicato invito
a passeggiare spensieratamente, se non addirittura al perdersi in quel grande labirinto
incantato che Venezia. Una citt afflitta da
un duplice supplizio, laffollamento turistico
e labbandono residenziale, che sono le due
facce della stessa medaglia. Due problemi
enormi che in maniera implicita ed esplicita
vengono spesso inevitabilmente evocati anche in questo libro. Se complesse e discusse
sono le strategie per approcciarli, semplice
ed efficace linvito che offre Ganz per provare almeno a riequilibrare il carico della
nave chiamata Venezia. Cercatela fuori
dagli itinerari convenzionali, farete un
regalo a voi stessi e a questa citt, fatta di
pietra come tutte, impreziosita dallacqua come poche. Il libro arricchito
delle illustrazioni di Lele Vianello, che
per anni ha collaborato con Hugo Pratt.
Sono piccoli schizzi in bianco e nero
che raccontano in altro modo una porta
o un balcone, le lanterne o i cocal, cio
fari e gabbiani. Una guida appassionata
quindi, come leditrice che lha pubblicata, Cristina Giussani di Mare di Carta, che instancabilmente presidia con i
suoi libri e con la sua libreria, unaltra
Venezia, prendendo a prestito il titolo di
Predrag Matvejevi.
Fabio Fiori
anchesse protagoniste della storia mediterranea. Nel secondo capitolo gli approdi sono
ancor pi lontani, da Oriente a Occidente,
da Costantinopoli a Valencia, per arrivare
addirittura dallaltra parte dellAtlantico, in
compagnia di Cristoforo Colombo. Il terzo
parte anchesso da Bisanzio ma approda subito a Venezia, per perdersi poi pigramente
sulle sponde adriatiche, per raccontare qualche bella storia alla maniera di un altro storico che tanto scrisse su questo mare lungo e
stretto: Sergio Anselmi. Lultima navigazione
parte da Alessandria alla met dellOttocento, seguendo le vicende di due viaggiatori
deccezione, Maxime Du Camp e Gustave
Flaubert, impegnati in un lungo itinerario,
fino a una Palermo ammantata di orientalismo. Dalla Sicilia la rotta porta agli altri due
maggiori porti delloccidente italiano: Napoli
e Genova, entrambi legati alle drammatiche
vicende dellemigrazione dei primi del Novecento. Le tante storie narrate sono imbastite
con il filo dei ricordi personali di Vanoli che
conclude fornendo anche un elenco dei suoi
strumenti di navigazione, ossia di tutti quei
libri che hanno giocato un ruolo importante
per costruire la sua mediterraneit.
Lapnea uno stato fisiologico, ma anche uno sport e, per qualcuno, una pratica
trascendentale. Senza dimenticare che in
passato stata un lavoro, quello dei pescatori
di spugne ad esempio, di cui Haggi Statti
idealmente il simbolo. Statti apparteneva
a quellantica genia di poverissimi lavoratori del mare che ogni giorno, tra mille
fatiche e enormi pericoli, si immergeva nel
mare Egeo per raccogliere spugne a grandi
profondit. Cos per lui fu facile scendere
a unottantina di metri per permettere poi
il recupero dellancora, altrimenti persa,
di una nave militare italiana nel 1913. Una
storia raccontata con grande passione anche da Jaques Mayol, luomo delfino,
uno dei padri dellapnea, che per decenni
duell negli abissi con Enzo Maiorca, un
altro straordinario pioniere dellimmersione. Sono proprio questi i tre nomi che
mancano nelle pagine comunque documentate e appassionate di James Nestor,
che racconta il suo viaggio nel profondo
in Il respiro degli abissi. Un libro che
insieme un inchiesta sullo sport estremo
pi pericoloso al mondo e sulle ricerche
scientifiche abissali, il tutto intrecciato con
la sua scoperta di questo misterioso mondo
sottomarino. Il racconto savvia nel 2011,
quando questo giovane giornalista americano viene mandato da una rivista a Kalamata in Grecia, per seguire il campionato
mondiale di apnea. in quelloccasione che
Nestor, nato e vissuto in riva alloceano ma
che mai ha messo la testa sottacqua, conosce
questo sport che allinizio lo sconcerta e atterrisce, ma poi lo attrae irresistibilmente, sia
culturalmente che materialmente. Il racconto
si compone di capitoli batimetrici cio scanditi dalle profondit; da 0, che anche metafora delle iniziali conoscenze dellautore, a
-10.900 del Challenger Deep, un abisso della
pi ampia Fossa delle Marianne. qui che si
conclude lesperienza narrata da Nestor, che
partecipa a una missione scientifica desplorazione in questi luoghi che rimangono i pi
lontani e sconosciuti della Terra. Tra le decine di personaggi raccontati, apneisti e non,
raccontati c un doveroso spazio anche per il
nostro Raimondo Bucher che nel 1949 scese
in apnea fino a -30 metri, per primo in maniera documentata, tanto da essere considerato
il primo record ufficiale. Erano anni in cui si
credeva che il corpo umano non avrebbe resistito a quelle pressioni, che oggi invece sono
alla portata di tanti apneisti. Tralasciando infatti le incredibili gesta degli attuali campioni,
lapnea una pratica in grande espansione,
perch il pi semplice e affascinante modo
dimmergersi, sperimentando quotidianamente una vera e propria mistica dellacqua.
Il romanzo di Claudio Giunta certamente (come avverte il risvolto di copertina) un noir e insieme un romanzo dambiente, ma anche in parte un romanzo
di formazione (un po ritardata, ma sono i
tempi di questa nostra epoca di rinvii e di
esitazioni) e pure una specie di nostos. Ed
un bel romanzo, per varie ragioni. Con
rapida preterizione non facciamo i complimenti alla storia e allefficacia con la quale
lautore la svolge per il lettore n alla scrittura, coinvolgente e stilisticamente adeguata, n alla capacit, che verrebbe voglia di
definire consumata, di delineare i personaggi, su cui per torneremo. La scomparsa di tre giovani fiorentini nellarcipelago
russo delle Solovki, nel Mar Bianco, dove
erano andati per collaborare al restauro
di un antico monastero ortodosso (Wikipedia fornisce tutte le informazioni utili
per documentarsi) il fatto che innesca
lindagine del protagonista, il giornalista
freelance (non per scelta sua) Alessandro
Capace, coetaneo degli scomparsi, che alla
fine risolver, per la stampa e la polizia ma
diversamente per s, il caso. Da Firenze al
Mar Bianco un lungo viaggio, uno spaesamento (peraltro noto a Giunta, che ha
scritto con Giovanna Silva Tutta la solitudine che meritate. Viaggio in Islanda, Quodlibet Humboldt, 2013) che agisce da potente
catalizzatore di riflessioni e di interrogativi:
nella desolazione della terra e del mare ai
limiti del circolo polare, su unisola dove si
trovano soltanto un povero villaggio fangoso e un lugubre monastero, trasformato in
gulag durante il periodo sovietico, non c
quasi niente di naturale n tantomeno di
romanticamente possente, semmai il corrispettivo ambientale di una lunga e atroce
e per anche miserabile storia di male e di
dolore che ha fatto scattare la catastrofe
(evento e soluzione) a cui sono andati incontro gli scomparsi. Lo svolgimento della
tragedia per si lentamente preparato nel
luogo una Firenze evocata con spiritoso
sarcasmo (Cancn rinascimentale) e
soprattutto nel mondo le famiglie, gli
amici, gli amori dove i tre giovani vivevano e che tocca pure il protagonista, fiorentino anchegli, e raggiunge il suo acme nella
saldatura fra quella angustia e difficolt del
vivere (compendiata a un certo punto nella
ripresa di un celebre passaggio del diario
di Cesare Pavese) e il cumulo di sofferenza di cui le Solovki sono le mute depositarie. Nel corto circuito di due ambienti
cos lontani e bruscamente ravvicinati si
muovono i molti personaggi, delineati da
Giunta sempre con incisivit, coerentemente al disegno complessivo e per tratti
nitidi ed espressivi: il direttore del giornale, il commissario, la lettrice-interprete Julia, la famiglia del protagonista e dallaltra
parte gli abitanti delle Solovki, il pope, il
capovillaggio Filippov, il povero Valentin,
ultima vittima innocente della ferocia che
ha lungamente dominato le isole. La figura
di Enrico Saraceno, leader del gruppo dei
giovani scomparsi, intravisto nel prologo,
invece fatta emergere dai discorsi di coloro
che ne parlano e dal suo diario con progressiva e intermittente evidenza. Ma con
le madri, specialmente quelle di Enrico e
di Valentin, che ci troviamo di fronte a dei
personaggi di commovente umanit, testimoni desolate e consapevoli delle vicende
dei loro figli e portatrici dinesauribile amore per essi. Nessuno ci amer davvero, su
questa terra, come nostra madre, riflette a
un certo punto Alessandro: non detto che
la considerazione valga per tutti, e comunque lo sarebbe, sospettiamo, soltanto per
i maschi, come lo sono il protagonista, gli
scomparsi e Valentin. Ma le persone luminose di queste madri occupano una parte
non trascurabile del percorso che il protagonista fa attraverso la tragedia e il dolore,
della sua differita formazione (Come si
cambia? Cos che ci costringe a cambiare?, si chiede alla fine della storia), nella
quale c posto anche per un nuovo amore,
ma che approda in ultimo a unaltra madre,
perduta e questa volta ritrovata, la sua.
F. F.
Walter Meliga
F. F.
James Nestor, Il
Torino 2015
Un
pp. 296, 22, Edt,
legittimo parlare di una mano invisibile che disciplina lo svolgimento delle guerre? questa la domanda alla quale con
richiamo al concetto formulato da Adam
Smith per descrivere il funzionamento del
mercato Afflerbach ha qui cercato di
dare risposta, ripercorrendo la storia bellica europea in relazione ai rapporti che,
al momento della cessazione dei conflitti,
si instaurano tra vincitori e vinti. In vista
di tale obiettivo, lo storico tedesco ha dunque preso in esame quellampia casistica
di consuetudini, di concezioni dellonore,
di fattori tecnici e di questioni politiche,
sociali ed economiche, che hanno accompagnato levoluzione del fenomeno bellico e, al contempo, determinato il decorso
dei processi di capitolazione dallet del
ferro sino allepoca attuale delle guerre
post-eroiche. Bench consapevole della
natura camaleontica del fenomeno bellico,
Roberto Giulianelli
Guerra
e nazioni.
Idee e movimenti nazionalistici nella Prima guerra mondiale, a cura di Marco Scavino, pp. 251,
22,50, Guerini & Associati, Milano 2015
Fra gli studi usciti in occasione del
centenario dellingresso italiano nel primo conflitto mondiale, questa collettanea
curata da Marco Scavino merita un posto
a s per il suo approccio variegato. Spazia dallovest allest continentale, per poi
prendere sinteticamente in esame, sottraendosi a una visione eurocentrica di quel
cataclisma, gli Stati Uniti (il nazionalismo
nascosto di Wilson), la Cina, lIndia, il
mondo arabo e la Turchia (dove la figura
chiave fu Ziya Gkalp, che nella propria
concezione fondeva lidea francese di civilization e quella tedesca di kultur). La
prima guerra mondiale offr infatti uno
sbocco a tutte le tensioni dellepoca. E ne
ingener di ulteriori. In Italia, alla scarsa
democraticit con cui nellestate del 1914
si decise di temporeggiare, fatalmente si
un lascesa di quel nazionalismo che doveva alimentare linterventismo e che, anche
dopo leffettivo ingresso nel conflitto, si
trasform nel suo versante movimentista e
autoritario, in forza politica a s, creando
le condizioni per il crollo dello stato liberale. Altrove la riflessione sullopportunit
di un intervento fu pi tormentata; risult
particolarmente controversa nellarea balcanica, dove, una volta messa in moto la
competizione fra irredentismi, le geografie
immaginarie delle nazioni si dilatarono a
dismisura. Integrano questa panoramica
gli studi sulla massoneria, divisa ma in prevalenza interventista, e sulle lacune presenti nel testo della Convenzione dellAja
circa i diritti dei cittadini di nazionalit
nemica in un territorio in tempo di guerra.
Daniele Rocca
Liberalismo
e democrazia nellItalia
Schede
Arianna Arisi Rota, 1869: il Risorgimento alla deriva. Affari e politica nel caso
Lobbia, pp. 282, 25, Il Mulino, Bologna
2015
- Storia
47
N. 5
amparini, Aurelia /
Crivellin, Walter (a cura
di) - Liberalismo e democrazia
nellItalia del secondo dopoguerra FrancoAngeli - p. 47
Cancogni, Manlio - Il
trasferimento - Elliot - p. 19
Carpenter, Novella - Farm
City. Leducazione di una contadina
urbana - Slow Food - p. 14
Carpi, Anna Maria - Lanimato
porto - La Vita Felice - p. 21
Cavalli, Alessandro /
Martinelli, Alberto - La societ
europea - Il Mulino - p. 37
Celati, Gianni - La banda dei
sospiri - Quodlibet - p. 26
Celati, Gianni - Romanzi, cronache
e racconti - Mondadori - p. 25
Celati, Gianni - Studi daffezione
per amici e altri - Quodlibet - p. 23
Celli, Pier Luigi - E senza piangere TEA - p. 19
Chateaubriand, Franois-Ren de Memorie doltretomba - Einaudi - p. 28
Cordelli, Franco - Una sostanza sottile Einaudi - p. 9
odeschini, Giacomo - La
banca e il ghetto - Laterza - p. 35
Toffalori, Carlo - Algoritmi Il Mulino - p. 15