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di Banca Carige
Monete, pesi e bilance monetali
a cura di
Lucia Travaini
con la collaborazione di
Monica Baldassarri
SilvanaEditoriale
Il patrimonio artistico
di Banca Carige
Continua il viaggio alla scoperta del patrimonio storico-artistico di Banca Carige, percorso iniziato due anni fa dallo studio
della pinacoteca e proseguito con lesame delle sculture, delle opere di grafica e degli arredi darte.
il momento, ora, della collezione numismatica dellistituto.
La raccolta argomento di questo volume, compilato con competenza e passione dalla professoressa Lucia Travaini
dellUniversit Statale di Milano, insieme ad alcuni collaboratori, ognuno per la parte di conoscenza specifica.
A lei e agli altri studiosi il mio pi vivo ringraziamento per aver dato un cos importante contributo allo studio
e alla conoscenza della monetazione ligure e genovese, in particolare.
Linsieme si presenta ampio e variegato, prezioso per qualit e quantit. In esso si comprendono oggetti diversi tra loro
ma accomunati dal legame con laffascinante storia della moneta. Non solo, quindi, tondini di metallo pi o meno
prezioso, battuti con conii pi o meno elaborati (e da qui le diverse descrizioni che troviamo nel catalogo),
ma anche bilance per lesercizio dellattivit di cambia valute e, di conseguenza, pesi monetali che sono stati inventati
per far funzionare tali bilance.
Anche in questo caso Genova protagonista: quasi tutta la raccolta costituita da pezzi usciti dalla zecca di Genova,
durante i suoi quasi sette secoli di vita, e dalle cosiddette zecche minori ovvero dalle zecche situate in localit
che godevano del diritto di produrre moneta, per concessione imperiale alle pi importanti famiglie dellaristocrazia
genovese e ligure. Infine le monete battute nei possedimenti genovesi doltremare, nel Mediterrano orientale
e nel Mar Nero. Al termine, in ordine cronologico, una selezione delle monete prodotte in Italia dagli anni
del Risorgimento nazionale fino al 1950.
E proprio la storia di Genova e della sua regione ci viene restituita da questa collezione e da questo volume perch,
come sottolinea lautrice nel suo saggio di apertura, la moneta espressione della sovranit dello Stato fondato sul diritto.
E le parole lo confermano: numismatica viene da nummus, moneta in latino, e questo da nomos, parola greca,
cio legge.
Con piacere e orgoglio presento, quindi, questo volume che invito a sfogliare per cogliere, anche attraverso le belle
immagini, la voce del nostro passato plurisecolare in cui affondano le radici della nostra identit, solido ancoraggio
per altra crescita verso nuovi orizzonti.
Giovanni Berneschi
Presidente di Banca Carige S.p.A.
Avvincente e sorprendente questo terzo volume dedicato al variegato e preziosissimo patrimonio artistico
di Banca Carige, un tesoro unico che fonte di piacere estetico e di arricchimento culturale.
La nuova pubblicazione della serie ha come oggetto la collezione numismatica di Banca Carige, componente
integrativa sia dei dipinti e dei disegni (primo tomo) sia delle sculture, delle ceramiche, delle stampe e degli arredi
(secondo tomo).
Un libro sulle monete, dunque. Che per molti si riveler una bella scoperta. Perch le monete antiche hanno
un valore ben maggiore di quanto i pi credano: sono oggetti darte, documenti storici, pezzi che rievocano vite,
mestieri, luoghi, epoche.
Grazie alle straordinarie competenze e alla bravura degli autori, questo volume affascina, coinvolge, appassiona;
ci regala emozioni e sapere. Ci conduce sapientemente in un viaggio inaspettatamente interessante, denso anche
di curiosit. , a sua volta, unopera darte. Opera darte e strumento di cultura. Illustrata con notevole maestria,
la collezione numismatica di Banca Carige stimola apprendimenti e ricordi, sentimenti e aspirazioni, scuote lo spirito
e lo eleva.
La collana intitolata al patrimonio artistico di Banca Carige non poteva avere conclusione migliore.
Il nostro orgoglio giustificato, per lopera e per il patrimonio. Da buoni liguri, per, sul compiacimento siamo
abituati a far prevalere la responsabilit dello sviluppo, anche dellarte e della cultura: limpegno della Banca
e della Fondazione Carige continua.
Flavio Repetto
Presidente Fondazione Carige
Questo libro stato realizzato grazie alla attenta e generosa collaborazione di molte persone che desidero ringraziare;
innanzi tutto Monica Baldassarri, il cui paziente lavoro sul materiale nella sede di Banca Carige stato indispensabile;
con lei devo ringraziare tutti gli autori dei testi i quali hanno consegnato i loro scritti e immagini nei tempi previsti:
Marco Bazzini, Maurice Cammarano, Giuseppe Felloni, Walter Ferro, Ernest Oberlnder-Trnoveanu.
Per laiuto bibliografico ringrazio: la dottoressa Rina La Guardia della Civica Biblioteca Archeologica e Numismatica
del Castello Sforzesco a Milano; il dottor Giuseppe Girola della Societ Numismatica Italiana; per il reperimento
di libri introvabili sulle monete di Monaco M. Christian Charlet dellAssemble Nationale de France (Parigi),
M. Francesco Pastrone delle ditions Victor Gadoury (Principato di Monaco) e Umberto Moruzzi (Roma).
Per lo scambio di materiali e altre notizie sulle monete della Corsica sono molto grata a Jean Malbrunot (Bonifacio).
Ringrazio inoltre Dario Ferro, Maila Chiaravalle, Eva Caianiello e Matteo Broggini.
Gli amici del Circolo Numismatico Ligure Corrado Astengo sono stati particolamente accoglienti e generosi di aiuto:
ringrazio, per tutti, il presidente Fabio Negrino e lex presidente Renzo Gardella.
Per informazioni sulla riforma delleuro sono veramente grata allavvocato Salvatore Messina, direttore della sede
di Milano della Banca dItalia.
Per la concessione di immagini riprodotte nel volume sono grata ai seguenti musei:
British Museum di Londra, Department of Coins and Medals, e in particolare al Keeper Dr Philip Attwood
e al Curator of Medieval and Early Modern coinage Dr Barrie Cook;
Fitzwilliam Museum di Cambridge, Department of Coins and Medals, e al Keeper Dr Mark Blackburn
e al suo collaboratore Dr Jonathan Jarrett;
Mnzkabinett und Antikensammlung der Stadt Winterthur, e al conservatore Benedikt Zch;
Museo della Bilancia di Campogalliano (Modena), nelle persone del direttore dottor Maurizio Salvarani e delle dottoresse
Giulia Luppi e Lia Apparuti.
Ringrazio la British Academy che tramite il dottor Mark Blackburn ha gentilmente concesso luso del font Inscription
Numismatic con cui sono state trascritte le legende monetali.
Sono grata allAmministrazione e alla Direzione Generale di Banca Carige che hanno reso possibile la redazione
di questo catalogo che permette di approfondire, per la prima volta, la conoscenza di una collezione tra le pi importanti
dedicate alla monetazione genovese.
Il dottor Stefano Pitto di Banca Carige, con la sua costante presenza e assistenza, ha avuto un ruolo preziosissimo
per la realizzazione di questo libro, assieme al fotografo Mario Parodi, autore della campagna fotografica realizzata
con grande perizia, e con Monica Baldassarri li ringrazio sentitamente.
Infine, ringrazio le dottoresse Natalia Grilli e Annamaria Ardizzi le quali hanno saputo trasformare i misteri
del loro primo grande catalogo numismatico in una comune esperienza davvero piacevole e costruttiva.
Lucia Travaini
Dipartimento di Scienze dellAntichit
Universit degli Studi di Milano
SOMMARIO
12
304
Lucia Travaini
306
La zecca di Savona
Walter Ferro
324
Lucia Travaini
MONETE
26
328
48
Giuseppe Felloni
34
Corsica e Monaco
330
366
Appendice
a cura di Lucia Travaini
60
Walter Ferro
66
78
376
82
Monete di Savona
381
Lucia Travaini
84
382
Pesi monetali
Maurice Cammarano
400
Bilance
Maurice Cammarano
89
90
296
APPARATI
413
416
Ernest Oberlnder-Trnoveanu
418
Bibliografia
1. Il tagliatore o affilatore
della zecca qui raffigurato
nellatto di ritagliare con
le forbici i tondelli di metallo
destinati alla coniazione
(da un rilievo con scene di
coniazione della fine del XII
secolo sulla facciata della
chiesa di Santiago di Carrin
de los Condes, Spagna:
si veda Torres 2007).
2. Il monetiere o coniatore,
dallo stesso rilievo,
raffigurato mentre tiene
il martello sotto il braccio
destro, nellatto di collocare
il tondello sul conio di
incudine per appoggiarci
sopra il conio superiore: subito
dopo prender il martello
e conier la moneta.
13
14
Con successiva lettera del 18 marzo 1669 il vescovo informava il papa che erano state attivate altre sette zecche e che una nave carica di luigini era salpata in quei
giorni da Genova diretta a Costantinopoli18. La produzione giornaliera testimoniata dal vescovo Settala incredibilmente elevata (per stampare quattordicimila
pezzi al giorno si deve supporre una produzione di 20
pezzi al minuto per una giornata lavorativa di 12 ore),
ma la testimonianza comunque valida: essa porta luce
sullinteresse mercantile in unimpresa tanto redditizia
quanto ai limiti della frode, che ben giustificava lattivazione di cos tante officine e i costi per limpianto di
torchi.
Molti dei diversi feudatari imperiali liguri, quindi,
produssero luigini sollecitati da imprenditori disposti
a organizzare piccole ma ben attrezzate officine che
avevano bisogno soltanto della base giuridica per produrli, vale a dire il diritto di zecca di questi signori,
16
Il re Corrado
Nel dicembre 1138 Corrado III di Svevia concesse il diritto di zecca alla Repubblica di Genova e subito furono
emessi i primi esemplari di una monetazione destinata
a un successo secolare: su un lato mostravano la porta
urbica con il nome IANVA22, e sullaltro la croce con il
nome del re Corrado. Tutte le monete genovesi dal 1139
fino al 1636 indicano il nome di Corrado re. Tale perseveranza da parte di una Repubblica sembra un paradosso, ma in effetti la superba Genova usava il nome del
cappello cardinalizio per Paolo di Campofregoso cardinale doge XXXI (1483-1488) (cat. Monete n. 284).
Il biscione milanese comparve sulle monete genovesi
per la prima volta con la signoria del duca Filippo Maria Visconti, dal 1421 al 1435. Pi tardi, Francesco I
Sforza fu signore di Genova dal 1464 al 1466: nel 1462
egli aveva introdotto il suo ritratto di profilo sui ducati
della zecca di Milano, ma era impossibile per lui, come
per Galeazzo Maria dopo di lui, replicare liniziativa a
Genova, e dovette accontentarsi, come i suoi successori, delle sole iniziali con lemblema del biscione (cat.
Monete nn. 270-272) (fig. 9).
La visibilit del potere comunque non passava solo
attraverso un ritratto. Ben maggiore per i duchi di
Milano fu la rilevanza di Genova come porta sul Mediterraneo e sul lontano Levante; grazie al dominio
su Genova, infatti, essi furono in grado di diffondere
il loro potere e il loro emblema fino agli estremi del
Mar Nero: un aspro dargento della zecca di Caffa recentemente scoperto mostra su un lato a tutto campo
il biscione con intorno il nome della zecca e sullaltro
limmagine di san Giorgio a cavallo23 (fig. 10).
Inizialmente, le monete genovesi del re di Francia
Luigi XII, come quelle dei suoi predecessori, mostravano soltanto liniziale del suo nome e il giglio
di Francia sopra la porta urbica; dopo la riconquista
della citt in seguito alla rivolta, tuttavia, il re fece mutare i tipi delle monete, imponendo il suo nome per
esteso24: non arriv tuttavia a imporre il suo ritratto,
ma questo soprattutto a causa della forza economica
delle monete genovesi, forti nella loro tradizione e immutabile qualit, ricercate per ci che valevano con il
loro ben noto marchio (fig. 11).
Un doge e il suo ritratto sorprendente:
Giano II di Campofregoso
Un multiplo doro, da 10 scudi (pesa 34,41 grammi),
mostra uno straordinario ritratto del doge di Genova
18
Giano II di Campofregoso (1512-1513), con un riferimento esplicito allimperatore Massimiliano I (14931519) al quale Giano doveva molto (fig. 12).
Un simile ritratto individualizzato per un doge
della Repubblica di Genova davvero sorprendente, considerata la fortissima tradizione della
monetazione genovese nel mantenere immutati i
suoi segni: la porta urbica e il nome di Corrado re.
Nessuno dei sovrani stranieri che furono signori di
Genova, come si visto, sfid questa tradizione e
quindi il multiplo aureo stato finora considerato
una medaglia, estranea alla rigida normativa della
moneta. Le medaglie, tuttavia, sono generalmente
svincolate dai sistemi monetali, mentre il pezzo in
questione pur sempre legato al sistema monetario
genovese (multiplo da 10 scudi). Anche altri signori
dellItalia settentrionale, nello stesso periodo, fecero produrre multipli celebrativi sui quali far incidere con pi ampio spazio di rappresentazione le proprie immagini: non medaglie vere e proprie, quindi,
ma tecnicamente medaglioni; si trattava, tuttavia,
di signori con pieno diritto individuale di battere
moneta e non era cos per un doge di Genova. Questo esemplare con ritratto si pu giustificare pertanto solo come medaglione di celebrazione, forse
prodotto nella stessa zecca di Genova, senza i segni
della moneta genovese ma seguendone lo standard
metrologico: un multiplo celebrativo, battuto in
pochissimi esemplari non destinati alla circolazione bens utilizzati come doni per limperatore e la
sua corte 25. Potremmo confrontare il medaglione
di Giano con il medaglione del re goto Teodorico
(493-526): multiplo aureo da tre solidi, ma scandaloso come moneta perch mostrava il nome e il
volto di Teodorico, quando allora le monete doro
erano prerogativa assoluta dellimperatore bizantino, e i re goti ne producevano limitandosi a imitare
quelle di Costantinopoli 26.
La Regina
Non fu un altro re a cacciare infine re Corrado dalle
monete genovesi, bens una regina: la Madonna, eletta regina di Genova nel 1637. La nuova iconografia
si diffuse sulle diverse denominazioni e la Madonna
con il Bambino in braccio fu raffigurata con dettagli diversi; sui nominali pi grandi essa incoronata
da angeli, e sul rovescio la croce fiorita ha cherubini
negli angoli, questi ultimi gi introdotti sul tipo da
uno scudo e mezzo dargento del 1570 (cat. Monete n.
407); queste monete tanto diffuse nel XVII e XVIII
secolo vennero popolarmente definite crosazzi o
genovine. Varie altre tipologie si presentarono sporadicamente nel corso del tempo, come i testoni della
Benedizione (cat. Monete n. 386) ispirati alle monete
veneziane, e altri ancora, ma il carattere delle monete
genovesi si manifesta ovunque con due tipi, la porta
urbica prima, e la Madonna pi tardi (fig. 13).
Roma, fu chiamato da Napoleone Spinola per le produzioni imitative delle zecche di Ronco e Rocchetta,
e certamente gli si pu attribuire il conio del tallero
dargento (cat. Monete n. 1118)27. La bellezza esteriore era ancora pi importante dove si doveva mascherare la qualit intrinseca carente (fig. 14).
Le monete dei Genovesi nel Levante:
imitazioni... ma san Lorenzo non ha la barba!
I denari di Genova ebbero fin dallinizio una grande
diffusione ma non cos i genovini doro. Genova fu
la prima citt italiana a battere monete doro, prima
di Firenze, ma perch i suoi genovini doro non si
diffusero come i fiorini di Firenze o pi tardi i ducati di Venezia? Questa mancata diffusione non fu
comunque un impedimento allo sviluppo della citt,
e loro dei Genovesi conquist in altre forme le rotte
del Levante: i Genovesi infatti entrarono nel grande
gioco delle imitazioni, che ebbe una parte importante nelle strategie della produzione e della circolazione monetaria internazionale.
Dopo la Quarta crociata del 1204 gli imperatori
latini produssero a Costantinopoli perperi latini,
ovvero imitazioni delle correnti monete bizantine
doro; alcuni ritrovamenti in Romania lasciano supporre che anche i Genovesi ne avessero prodotti
nella seconda met del Duecento per utilizzarli nel
Mar Nero 28.
Nel Levante i Genovesi imitarono poi certamente i ducati doro di Venezia, divenuti dalla fine del Duecento
le monete doro pi diffuse nel Mediterraneo orientale:
gli abili mercanti sapevano adattarsi agli usi e sistemi
locali, ma sapevano introdurvi anche segni distintivi.
Nellisola di Chio, sotto dominio genovese con la signoria degli Zaccaria e poi con la Maona, si produssero monete dargento, su cui si raffigur anche il doge
genovese con alto copricapo con pendenti (cat. Monete
n. 1049) (fig. 15).
19
Savoia 6
Milano 86
Genova 148
Firenze 79
Venezia 33
Bologna 5
Ferrara 2
Lucca 11
Siena 5
Roma 54
Napoli 11
Ungheria 95
Austria 1
Losanna 1
Colonia 1
Dombes 1
Spagna 3
Portogallo 3
Rodi 2
86
Milano
148
Genova
20
313
22
una delle tante contraffazioni prodotte da questa attivissima zecca (fig. 22): i mercanti avrebbero probabilmente saputo individuarne la qualit inferiore rispetto
agli originali, ma qualcuno ne sar stato ingannato; la
bilancia per pesare ongari della collezione di Banca Carige, fabbricata oltre cento anni pi tardi, mostra come
lo stesso tipo monetale fosse ancora in circolazione,
con un peso ufficiale di 3,48 g (fig. 23).
Un ecclesiastico e un marchese, falsari impuniti
Lecclesiastico. Le carte di un processo nellArchivio
di Stato di Milano illustrano la pittoresca storia di un
singolare e abilissimo falsario, che tra i suoi prodotti
principali aveva genovine e crosazzi dargento, doppie
di Spagna doro, e diverse altre specie in argento. La
storia documenta allo stesso tempo il successo della
moneta genovese nel milanese, i metodi della falsificazione (fusione a getto) e lambiente sociale in cui la
falsa moneta si spendeva. Giovanni Giacomo Folchi,
prete di Mondov e falsario tra Lodi, Pavia e Crema,
fu processato nel 1717 a Milano, ma restando protetto
1
Gli usi rituali delle monete sono molto numerosi: per uno sguardo dinsieme si veda Travaini 2009.
2
Si vedano alcuni esempi di dati quantitativi desunti da fonti francesi in
Bompaire, Dumas 2000, pp. 490-491.
3
Non sempre oggi siamo in grado di identificare il pieno significato delle
iconografie monetali, ed necessario un lavoro di ricerca molto ampio e
comparativo per ricostruire il lessico iconografico delle monete; il progetto per realizzare un Lexicon Iconographicum Numismaticae classicae
et mediae Aetatis (LIN) stato avviato da alcuni anni, diretto da Maria
Caccamo Caltabiano dellUniversit di Messina, con la partecipazione di
chi scrive e di altri studiosi.
4
Si veda oltre alla nota 9.
5
Per la produzione dei pesi monetali e il rapporto con le zecche si veda in
particolare Zavattoni c.s.
6
Spufford 1988a, p. 21.
7
Secondo alcuni da considerare una riduzione iconografia per rappresentare lintera cinta urbana, piuttosto che la traduzione visiva del termine
ianua, porta: Petti Balbi 1991, p. 315.
8
Nel catalogo delle monete si preferisce qui la terminologia porta urbica,
mentre nel suo testo e nel catalogo delle bilance e dei pesi monetali Maurice Cammarano ha preferito utilizzare il termine castello.
9
Si veda il testo di Monica Baldassarri, la quale cita tra laltro gli studi
fondamentali di Cornelio Desimoni, Pier Francesco Casaretto, Roberto
Sabatino Lopez, Giovanni Pesce e Giuseppe Felloni, che in vario modo
hanno trattato della monetazione di Genova. La storia degli studi di
grande importanza ed sempre utile risalire alle origini quando si avvia
la ricerca su qualsiasi tema; per le monete italiane medievali e moderne si
deve ricordare lopera di re Vittorio Emanuele III per il quale la collezione
e lo studio delle monete furono la pi grande passione della sua vita;
egli realizz il Corpus Nummorum Italicorum, i cui venti enormi volumi
pubblicati tra il 1910 e il 1943 sono tuttora un riferimento, usato anche in
questo volume sulle monete di Banca Carige: per la biografia numismatica
del re si veda Travaini 1991/2005 e per un quadro della storia degli studi
sulle monete italiane si veda L. Travaini, Le zecche italiane, in Travaini c.s.
10
Per il documento si veda Libri Iurium 1996, p. 19 n. 1194 (...cum autem
ad expedicionem nostram pro regno Siciliae et Apulie obtinendo, multis indigeamus sumptibus, de bona voluntate ipsorum ianuensium ordinavimus, ut
in civitate eorum de argento nostro moneta cudatur in forma ianuensium).
11
Per i ritrovamenti in Sicilia, Travaini 1995 e Baldassarri 2009, p. 95; per
le fonti genovesi relative a tar doro siciliani, Abulafia 1991.
12
Termine utilizzato da Mller 1980.
13
La coniazione del ducato doro di Venezia fu decretata il 31 ottobre
1284 e la produzione inizi nel marzo 1285, e levento fu celebrato con
una iscrizione su marmo nella zecca: Stahl 2008, pp. 68-69.
14
Trasselli 1959, pp. 33, 140-141; Travaini 2003, p. 33.
15
Per i rapporti tra mercanti e matematica nel medioevo si veda Travaini
2003.
16
Il documento dice: miliarenses bonos et iustos et iusti et boni ponderis, eo
modo et pondere quo fuerit in civitate Ianue: citato da Lopez 1955; secondo
Lopez e altri studiosi (da ultimo Saccocci 2010), i miliarenses sarebbero identificabili con i grossi dargento di zecche italiane, secondo altri si
trattava invece di imitazioni dei dirhem quadrati almohadi: cfr. Spufford
1988b, pp. 171-174; Watson 1967, p. 11 ss.; Travaini 1992 e 2003, p. 33
nota 40.
17
I Fieschi detenevano il diritto di monetazione dal 1249, quando lanti-re
dei Romani Guglielmo dOlanda concesse ai conti di Lavagna e ai loro
discendenti primogeniti lo status di conti Palatini con il diritto di battere
moneta: sul diritto di moneta nelle zecche italiane si veda Matzke c.s.
18
La lettera del 1668 riprodotta pi avanti nel saggio di Marco Bazzini,
il quale offre maggiori dettagli sui luigini. Questo passo della lettera trascritto diversamente da Tacchella 1990, pp. 56-58 (si veda anche Tacchella
1996, pp. 42-46), dal quale lo cita Girola (Ronco) c.s., citato a sua volta
(quando era in corso di stampa) da Travaini 2007b, p. 506. La foto della
lettera permette di verificare leffettiva trascrizione. Entrambe le lettere del
vescovo di Tortona meritano un approfondimento che non possibile in
questa sede. Tacchella proponeva di leggere le cifre prodotte da ciascun
torchio come il valore in scudi, rendendo cos i quantitativi prodotti ancora pi elevati. La produzione dei luigini testimoniata anche da un altro
documento riportato da Olivieri (1864, pp. 64-65) dagli archivi di Tortona
(forse appunti dello stesso vescovo Settala), che qui riporto:
Partiti fatti alli zecchieri dalli infrascritti Signori che hanno facolt di
battere moneta, e questi in ordine al battere luigini.
Il signor principe DOria per li due torchi di Torriglia laffitta 1400
crocioni lanno, oltre luno per cento.
Il signor marchese Napoleone affitta 1400 crocioni la sua Rocchetta
pagando anticipatamente di tre mesi.
Il signor conte di Tassarolo lha affittata crocioni 2000 con dargli tal
moneta sicura in San Pier dArena.
Il signor marchese dArquata affitta la sua 1800 crocioni lanno, con
facolt se gli battino per esso 3200 onze dargento lanno, quale facolt
lha venduta 57 crocioni al mese.
Non essendovi molini a proposito lavorano con due molini a cavallo
pei quali tengono otto cavalli. Lavorano circa 28 o 30 persone. Il
motto Pulchrior sed non prima [legenda dei luigini di Arquata], Deus
protector meus [legenda dei luigini di Loano].
Le zecche diconsi 17 in Italia ed ora ve ne sono molto di pi. Tassarolo
torchi 4, Ronco 2, Torriglia 3, Montebruno 2, Carrega 2, Rovegno 2,
Grondona 2, Rocchetta 2, Laccio vicino Torriglia 2, Campi 3, Arquata
3, Loano 2, Fosdenovo 2, Lucca 4, Roccaforte 3, Bavastro 2.
Si stampano lire 100 e pi al giorno da un solo torchio ed ogni libbra
far pi luigini e pi delli piccoli che ora usano. Per ogni libbra vi
pongono 4 oncie dargento ed otto di rame. In Torriglia vi un
imbiancatore che fa resistere questa materia nel fuoco.
In Montebruno si lavora da Avanzino ed di Giorgio Rallero. In
Grondona vi figura Picchinotti ed del conte Massimiliano di
Tassarolo. In Carrega Mons Santi quale ha quella di Genova. In
Laccio Paris Tasca.
Il documento citato da Cammarano 1998, p. 27. Per queste zecche, e per
altri documenti, si vedano le rispettive voci, e la voce Santo Stefano dAveto, in Travaini c.s. Sui luigini si vedano anche Cipolla 1994 e Tucci 1979.
19
Felloni (1975, pp. 315 e 319) ne ha indicato i quantitivi emessi dalla
zecca di Genova in base ai conti delle uscite della zecca allArchivio di
Stato di Genova: nel 1668 furono emesse lire 50.441 di gianuini, e nel
1669 lire 60.187 di gianuini, lire 62.019 di giustini e lire 148.833 di ligurini:
una produzione davvero notevole; si vedano anche Pastine 1952 e Pesce
2005, p. 63.
20
Pesce 2005, pp. 45, 54
21
Bernocchi 1974, p. 53.
22
Sulle diverse etimologie del nome della citt si veda Petti Balbi 1991,
pp. 311-326.
23
Ferro D. 2006-2007.
24
Pesce 2005, p. 96.
25
Su questo multiplo aureo si veda ora Travaini, Prokisch c.s.; di questo doge stato identificato anche un tipo di denaro di Genova: Ferro
D. 2010.
26
Per il medaglione di Teodorico si vedano il disegno e la ricca bibliografia in Travaini 2007a, pp. 229-230.
27
Girola (Ronco) c.s.
28
Oberlnder-Trnoveanu 2000; Travaini 2006.
29
Si veda il testo di Oberlnder-Trnoveanu sulle coniazioni genovesi nel
Levante; per Caffa si vedano da ultimi Balard 2009 e Basso 2009.
30
Dati desunti da Arslan 1975; grafico riprodotto da Travaini 2007a, p. 123.
31
Per le intricate vicende del ritrovamento si veda Vajna 2001a.
32
Chiaravalle 1991.
33
Tucci 1986, p. 97.
34
Pesce 2005, pp. 49-51, 181-183.
35
Una sintesi dei metodi e problemi della falsa moneta in Travaini 2007a,
capitolo 9. Un falso depoca probabilmente lesemplare cat. Monete n.
1152, contraffazione del quarto di tallero di Agostino Spinola per la zecca
di Tassarolo.
36
Pesce 2005, p. 184.
37
Pesce 2005, p. 50: questa vicenda merita uno studio pi approfondito.
38
Tesi di laurea di Paola Oldrini, Un prete falsario tra Piemonte e Lombardia agli inizi del Settecento: i complici, le vittime, il processo e la storia monetaria, Universit degli Studi di Milano, Facolt di lettere e filosofia, relatore
Lucia Travaini, correlatore Silvia Pizzetti, anno accademico 2004-2005.
39
Si veda pi avanti il testo di Marco Bazzini per la zecca di Ronco. Restelli
1975, pp. 383- 392; Girola (Ronco) c.s.
40
Stahl 1993-1994: tra i ritrovamenti anche un soldo della zecca di Aquileia del patriarca Ludovico di Teck (1412-1437).
23