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V.4.

4 UMBERTO BOCCIONI

Umberto Boccioni (1882-1916) stato il maggior esponente del futurismo italiano. Nato a Reggio
Calabria, si trasfer a Roma allet di diciotto anni. Qui inizi il suo apprendistato artistico
prendendo lezioni di disegno e frequentando la Scuola libera del nudo. A Roma Boccioni entr in
contatto con Severini e Sironi ed insieme ai due frequent lo studio del pi anziano Giacomo Balla,
da poco rientrato da Parigi.
Nel 1907 si trasfer a Venezia e, dopo altri viaggi compiuti a Parigi e in Russia, si stabil a Milano.
In questa fase prefuturista la pittura di Boccioni si modella soprattutto sulla lezione di Balla: la
pittura dal vero e la tecnica divisionista. I suoi interessi per la vibrazione del colore e della luce lo
portano ad esiti molto vicini allambiente divisionista del nord Italia, dove il maggior rappresentante
restava Pellizza da Volpedo, scomparso proprio in quegli anni (1907). I soggetti dei quadri di questo
periodo, soprattutto nella scelta di periferie urbane in costruzione, anticipano i successivi sviluppi
del futurismo. A Milano Boccioni ha anche modo di conoscere la pittura simbolista di Previati e
della Secessione viennese e la pittura espressionista tedesca. Lincontro con queste tendenze lo
porter ad attenuare i suoi interessi per il naturalismo e a ricercare una pittura pi intensa sul piano
psicologico ed espressivo. Nacquero cos alcune sue celebri tele, quali il famoso trittico degli Stati
danimo. Il suo interesse per la psicologia, tuttavia, non ebbe mai i toni decadenti e raffinati della
pittura simbolista, ma si concentr sui temi della interiorit delluomo moderno, coniugando a ci le
suggestioni pi intense del futurismo.
Nel gennaio del 1910 conobbe Marinetti, e lincontro risult decisivo per i successivi sviluppi della
sua pittura. La sua adesione alle idee futuriste di Marinetti fu immediata e dopo pochi mesi firm il
primo manifesto della pittura futurista. La svolta stilistica avviene con la redazione del quadro La
citt che sale realizzato sempre nel 1910. Lanno successivo fu il principale ispiratore del
Manifesto tecnico della pittura futurista. In esso si definisce pi chiaramente il parametro
fondamentale del futurismo in pittura: la sensazione dinamica. La scomposizione della luce e del
colore si unisce alla scomposizione dei volumi e dello spazio, portando il futurismo ad esiti molto
vicini al cubismo.
In breve diviene il maggior artista italiano del periodo. Partecipa a numerose manifestazioni in Italia
e allestero. La sua attivit si svolge anche sul piano teorico e nel 1914 pubblica due testi
fondamentali per comprendere la sua visione artistica: Pittura Scultura Futuriste e Dinamismo
plastico.
Allo scoppio della prima guerra mondiale viene richiamato alle armi. Il 17 agosto del 1916, allet
di soli trentaquattro anni, muore per un banale incidente mentre era nelle retrovie dei campi di
battaglia.
La sua precoce morte ha privato larte moderna di uno degli esponenti pi geniali del panorama
europeo di quegli anni. La sua attivit di pittore si svolta per un arco di circa dieci anni. In questo
periodo Boccioni riesce ad attraversare, e far proprie, le maggiori novit artistiche del periodo, dal
divisionismo al futurismo, dallespressionismo al cubismo. E lo fa con ispirazione tale da
consentirgli di produrre opere di sempre elevata qualit. Passa attraverso i territori della psicologia

(notevoli sono i suoi quadri intitolati Stati danimo), pur senza essere un decadente, cos come
apprende dallespressionismo la capacit di comunicare, pur senza giungere alle esasperazioni
deformistiche di quella corrente.
Dal 1911 si dedica alla scultura, nella quale giunge in breve tempo a risultati eccezionali. Nel 1912
redige il Manifesto tecnico della scultura futurista, ma, pi che lattivit teorica, appaiono subito
straordinari gli esiti a cui giunge con la sua opera. Con la scultura Forme uniche nella continuit
dello spazio (1913), Boccioni realizza una delle sculture pi famose in assoluto di questo secolo.
Indaga la deformazione plastica di un corpo umano in movimento, giungendo ad una forma
aerodinamica dove il corpo, stilizzato al limite della riconoscibilit, riesce tuttavia a trasmettere una
grande sensazione di forza e di potenza. La statua diviene il simbolo stesso delluomo futuro, cos
come lo immaginavano i futuristi: novello Icaro, met uomo e met macchina, lanciato in corsa a
percorrere il mondo con forza e velocit.
OPERE
Umberto Boccioni, La citt che sale, 1910

Il quadro, realizzato nel 1910, pu essere considerata la prima opera pienamente futurista di
Boccioni. Il soggetto non si discosta molto da analoghi quadri, realizzati negli anni precedenti, che
avevano come soggetto le periferie urbane. Qui, tuttavia, il naturalismo dei quadri precedenti viene
meno per lasciare il posto ad una visione pi dinamica e movimentata. Solo nella parte superiore del
quadro possibile cogliere una visione da periferia urbana con dei palazzi in costruzione,
impalcature e ciminiere. La gran parte del quadro invece occupata da uomini e cavalli che si
fondono in un esasperato sforzo dinamico. Vengono cos messi in risalto alcuni elementi tipici del
futurismo: lesaltazione del lavoro umano e limportanza della citt moderna come luogo plasmato
sulle esigenze delluomo futuro.
Ma ci che rende il quadro unimmagine in linea con lo spirito futurista soprattutto lesaltazione
visiva della forza e del movimento. Tuttavia, protagonisti di questi sforzi sono uomini e cavalli, non
macchine. Questo particolare attesta come Boccioni si muova ancora in coordinate simboliste:
limmagine rende visibile il mito. Ci che lartista modifica sostanzialmente invece proprio il
mito: non pi quello arcaico legato allesplorazione del mondo psicologico delluomo ma il mito
delluomo moderno come artefice di un mondo nuovo.
La tecnica pittorica che egli utilizza ancora quella del divisionismo. Le pennellate a tratteggio
hanno andamenti direzionati funzionali non alla costruzione di masse e volumi ma alla
evidenziazione delle linee di forza che caratterizzano i movimenti delle figure. La composizione del
quadro conserva ancora un impianto in parte tradizionale. La scansione delle figure avviene su
precisi piani di profondit con in basso le figure in primo piano e in alto le immagini sui piani pi
profondi. Il quadro si divide sostanzialmente in tre fasce orizzontali corrispondenti ad altrettanti
piani. Nel primo in basso Boccioni colloca le figure umane: sono realizzate secondo linee oblique
per evidenziare lo sforzo dinamico che esse compiono. Nel secondo al centro dominano alcune
figure di cavalli. In particolare ne campeggiano tre: uno bianco a sinistra che guarda verso destra,
uno al centro che domina la posizione centrale del quadro, ed uno sulla destra. Questi ultimi due

hanno una colorazione rossa e sulla groppa presentano dei profili di colore blu che assomigliano ad
ali. Infine nel terzo piano compare lo sfondo di una periferia urbana, che va probabilmente
identificata con un quartiere in costruzione di Roma.
Umberto Boccioni, Stati danimo. Gli addii, 1911

Che Boccioni sia interessato allespressione delle interiorit psicologiche viene ampiamente
confermato dai suoi trittici intitolati Stati danimo. Lopera si compone di tre quadri, intitolati:
Gli addii, Quelli che vanno, Quelli che restano. Del trittico, Boccioni ha eseguito due
diverse versioni. La prima, risalente al 1910, utilizza ampiamente la tecnica divisionista, dando alle
immagini una risoluzione prevalentemente coloristica. Nella seconda versione, posteriore al suo
viaggio a Parigi, invece avvertibile linfluenza della pittura cubista.
La prima versione de Gli addii attualmente conservata al Cimac di Milano. La seconda versione
invece in possesso del Museum of Modern Art di New York. Noi ci occuperemo di questa seconda
tela.
Il quadro ha per contenuto delle persone che si salutano, abbracciandosi, sullo sfondo di treni e
paesaggi ferroviari. Il quadro diviso verticalmente in due parti dallimmagine frontale di una
locomotiva a vapore. Nella met di destra sono visibili diversi vagoni ferroviari, quasi trasparenti e
intersecati tra loro, ma di cui sono chiaramente individuabili le linee costruttive di contorno. Nella
met di sinistra appare invece limmagine di un traliccio della corrente elettrica e la linea ondulata
delle colline. il tipico paesaggio che si coglie, in genere, dal finestrino di un treno in corsa. Anche
il numero, scritto al centro, rimanda ad una immagine ferroviaria: esso realizzato con gli stessi
caratteri che contrassegnano i vagoni ferroviari.
Nella parte inferiore del quadro si intravedono diverse sagome di persone che si abbracciano e si
salutano. Hanno un aspetto molto stilizzato e sono visti da diverse angolazioni. Sembrano
smaterializzarsi nel vapore che fuoriesce dalla caldaia del treno a vapore.
Limmagine vuole quindi rappresentare la memoria immediata di chi, dopo aver salutato delle
persone, inizia un viaggio in treno. Nella sua mente si sovrappongo le immagini del treno, del
paesaggio che percepisce in corsa, e il ricordo dei saluti che ha appena scambiato con chi rimasto
nella stazione. Lintersezione e la sovrapposizione di questi elementi avviene con molto equilibrio,
ricorrendo sia alle scomposizioni tipiche del cubismo, sia alla compenetrazione dei corpi teorizzata
dal futurismo.
Ci che unifica il quadro la dominante verde, utilizzata in varie gamme, ma sempre su toni spenti.
In questo caso il verde ha un valore tipicamente espressionistico: materializza lo stato danimo
sobrio e mesto di chi ha appena intrapreso un viaggio con la sensazione del distacco da persone
care. In questo verde Boccioni inserisce il complementare rosso, sempre su tonalit spente, secondo
linee ondulate che sembrano materializzare il senso di ondeggiamento del treno in movimento che
d forma ondulata alla percezione della realt circostante.
La grande maestria di Boccioni sta nel sintetizzare, e far proprie, pi suggestioni stilistiche, che egli
riesce a padroneggiare con misura e sintesi. In questo quadro vi ritroviamo il futurismo, il cubismo,

lespressionismo, tutto miscelato in una tecnica esecutiva che ancora divisionista. Ma il quadro
riesce pienamente nel suo intento di dare immagine a qualcosa di assolutamente immateriale come
uno stato danimo.
Umberto Boccioni, Stati danimo, prima versione, 1911

La prima versione di questo famoso capolavoro di Boccioni appare molto diversa dalla seconda
versione. In questultimo quadro la sintesi cubista a delineare le principali scelte stilistiche. La
prima versione appare invece di linguaggio ancora divisionista, bench portato a limiti estremi che
gi risente di suggestioni espressioniste e astratte. Il secondo quadro appare, tutto sommato, pi
semplice da comprendere ed anche di maggiore fascino. Il primo rimane confuso in un colore che
pi diagramma di flussi psichici che non rappresentazione facilmente decifrabile. Tuttavia il
confronto tra i due quadri appare molto interessante per capire le due principali direzioni che, negli
anni 10, prende larte europea: da un lato il cubismo dallaltro lespressionismo. E Boccioni, che
lartista italiano pi eclettico ed aggiornato, sembra anchegli far proprie le due esperienze, anche se
dalla produzione successiva appare evidente come sar il cubismo a coinvolgerlo maggiormente,
pur restando un artista sempre originale e di grande spessore.
Umberto Boccioni, Mattino, 1909

Opera del periodo pre-futurista di Boccioni, questo quadro ha visioni statiche che in seguito saranno
superate da nuove visioni dinamiche. Basta confrontare questo quadro con La citt che sale, per
renderci conto come, solo dopo un anno, la pittura di Boccioni conosce evoluzioni stilistiche
radicali. Tuttavia il quadro, oltre ad essere unopera di ottima qualit, molto indicativo delle
posizioni artistiche da cui muove Boccioni. Innanzitutto, ladesione alla scomposizione divisionista
del colore molto evidente, e sar affermata a livello teorico anche nella redazione dei manifesti
futuristi sulla pittura. Ma anche la scelta del soggetto prelude a posizioni moderniste che saranno di
seguito sviluppate con ladesione al futurismo. Ci evidente soprattutto dalla scelta di un soggetto
urbano che non guarda alla citt storica e monumentale ma che guarda alle periferie. Qui, infatti, si
costruisce la citt del futuro, fatta di edifici moderni, di ferrovie, di strade larghe ed illuminate, di
industrie ed opifici.
Umberto Boccioni, Materia, 1912

Quadro di straordinaria qualit formale, questa una tela che rappresenta un tema molto caro a
Boccioni: il ritratto della madre. Qui la imponente figura acquista una monumentalit straordinaria
in unimmagine che al contempo un brano antologico dei principali stili pittorici europei del
momento: la vibrazione del colore ancora di matrice divisionista, la scomposizione per piani
angolati sicuramente cubista, il particolare delle mani intrecciate ed ingigantite della madre
espressionista, mentre il futurismo emerge soprattutto dal taglio dei piani di luce e dallintegrazione
pieni-vuoti ed interni-esterni. Da notare il virtuosismo con cui rende contemporaneamente il volto

della madre in maniera frontale, di profilo e a tre quarti: segno che Boccioni riusciva a superare
anche Picasso sul suo stesso piano, quello della visione simultanea da pi punti di vista.
Umberto Boccioni, Forme uniche nella continuit dello spazio, 1913

Linteresse di Boccioni per la scultura si manifesta nel 1912 con la pubblicazione del "Manifesto
tecnico della scultura futurista" e lanno successivo, con Forme uniche nella continuit dello
spazio, produce un capolavoro plastico di valore assoluto. Il titolo manifesta lintenzione di
Boccioni di sperimentare, attraverso la scultura, la possibilit di rendere unica la percezione di pieni
e vuoti, quasi che la materia sia solo una manifestazione accidentale di unenergia dinamica che
riempie tutto lo spazio. Ci avviene soprattutto attraverso luso sapiente di cavit e convessit, che
scompone il corpo in parti non pi plasmate dallanatomia ma dal dinamismo del movimento. Il
senso di potenza che la figura trasmette decisamente straordinario. La forma antropomorfa senza
braccia diviene cos il simbolo delluomo moderno lanciato a conquistare il futuro. E,
probabilmente, in nessunaltra opera come questa, il futurismo raggiunge il suo apice poetico e
formale, dimostrando tutta la straordinaria forza di questo movimento, che se non riuscir a
produrre in seguito analoghi capolavori stato principalmente per la prematura scomparsa di
Umberto Boccioni, che ha privato la cultura italiana ed europea di un talento destinato a svolgere
ruoli artistici di primissimo piano.

Prefazione Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di


esse potr`a porne uno (A. Einstein) Quando i miei amici mi chiedevano che cosa avessi pensato
come argomento della tesina di maturit`a rispondevo loro che mi sarebbe piaciuto parlare
dellintelligenza artificiale; mi divertivo ad attendere una richiesta di spiegazioni su che cosa fosse
lintelligenza artificiale, consapevole che la mia risposta non sarebbe stata ne avrebbe potuto essere
chiarificatoria: Lintelligenza artificiale `e una scienza che ha come obiettivo quello di ricreare
lintelligenza in una macchina, non necessariamente quella umana, in quanto considerata soltanto
uno stadio dellintelligenza, ma lintelligenza tout court. Ero altres` consapevole del fatto che, sia a
causa delle mie attuali conoscenze in materia, sia per la giovane et`a di questa scienza, la mia
risposta non era per nulla esaustiva. Leonardo prima di creare il famoso codice delle proporzioni
aveva approfondito al massimo livello possibile per i tempi i suoi studi di anatomia; cos` per
ipotizzare unintelligenza artificiale coloro che si sono misurati nellimpresa hanno ritenuto
fondamentale capire che cosa fosse lintelligenza, in particolare delluomo, e quali fossero le cause,
i meccanismi che portavano a definirla tale. Nella mia tesina ho cercato quindi di riassumere in
modo sommario gli studi filosofici (da Platone ad oggi) che hanno consolidato lattuale definizione
di intelligenza; in seguito ho accennato al sistema neurale biologico, descrivendone i principali
meccanismi; infine, sin dove le mie competenze me lo hanno permesso, ho tentato di parlare della
ricerca di ricreare un neurone biologico attraverso funzioni matematiche. Lorigine del mio interesse
in tal senso `e dovuta allincontro (tramite internet), risalente a due anni or sono, con un ingegnere
informatico che, su incarico del CNR, indaga sullintelligenza artificiale; egli mi ha presentato un
suo grande amico interessato al problema, nonche fondatore del gruppo di lavoro UIC (Univesit`a
Italiana Cracking); cos` ho avuto le linee guida del percorso che ho compiuto. In questi due anni ho
avuto il piacere di conoscere, tramite i loro testi, studiosi come Minsky e Rosenblatt (trascurando a
volte i ii PREFAZIONE iii manuali scolastici) e di apprezare appieno la matematica, che prima
vedevo soltanto come un gradevole esercizio teorico. Ho iniziato a pensare lintelligenza come un
insieme di processi di rapprentazioni simboliche witgnenstiane; ho proseguito, cambiando
radicalmente la mia opinione, avvicinandomi, sui testi di Rosenblatt, alla visione connessionista;
oggi penso che entrambi debbano necessariamente coesistere poiche, nonostante la loro
opposizione formale e metodologica, hanno molti punti complementari. Questa tesi, sviluppata in
un trattato di Minsky [5], viene resa evidente da come funzioni il cervello umano. Infatti, quando
noi pensiamo ad un oggetto, come per esempio una casa, abbiamo in mente una raffigurazione
soggettiva che varia da persona a persona. Ci`o indicherebbe quindi sia una raffigurazione per
simboli sia un insieme di stati eccitatori dei neuroni che ci permettono di pensare ed immaginare la
casa. Tale connubio verrebbe reso possibile sia dallutilizzo di funzioni matematiche, necessarie al
paradigma connessionista, sia allutilizzo di oggetti e figure, necessari al paradigma simbolico. Sia
le funzioni matematiche che le figure sono utilizzate dal perceptron. Dunque mettere a punto un
perceptron, che crei figure geometriche rappresentanti oggetti della realt`a (come ad esempio una
casa), le immagazini allinterno dellinsieme della sua conoscenza e sia in grado, una volta
reincontrato un oggetto simile appartentente alla stessa categoria (unaltra casa), di riconoscerlo
come tale, potrebbe essere il punto di partenza per giungere allintelligenza artificiale. Potremo mai
ricreare linteligenza? I riusltati fino ad ora ottenuti, come il famoso computer che batte al gioco
degli scacchi Kasparov, non sono ancora sufficienti. Potremo un giorno creare una macchina che
pensa? Fino a che non ne avremo creata una non potremo saperlo: `e grazie a questo dubbio che la
ricerca non potr`a mai perdere di interesse.

(per j. Joyce inglese) Breve storia della letteratura elettronica


Da un punto di vista meramente tecnico, la nascita della letteratura elettronica

chiaramente legata allavvento dei calcolatori elettronici e il suo sviluppo


allevoluzione delle
tecnologie della informazione e della comunicazione e alla diffusione dei media
digitali.
Tuttavia, nel corso della storia letteraria, seppur come esempi pi o meno
isolati, sono state
sperimentate soluzioni meccaniche e sono stati realizzati testi cartacei
assimilabili al concetto
di eLiterature ben prima dellavvento delle tecnologie digitali.
Nel primo caso, importante ricordare la sperimentazione effettuata nel
Cinquecento
dallingegnere italiano Agostino Ramelli con La ruota dei libri, il primo sistema
ipertestuale
(meccanico) della storia letteraria. Nel secondo caso, possono essere accostati
al concetto di
letteratura ipertestuale, testi quali Ulysses (1922) di James Joyce, Exercices de
style (1947) di
Raymond Queneau, Rayuela (1963) di Vladimir Nabokov, El jardn de senderos
que se bifurcan
(1941) e El Libro de Arena (1975) di Jorge Louis Borges, Il castello dei destini
incrociati (1973) e Se
una notte dinverno un viaggiatore (1979) di Italo Calvino e La Vie mode
d'emploi (1978) di Georges
Perec. Vicini al concetto pi moderno di letteratura elettronica, ossia come
forma espressiva
che fa del medium sua componente estetica precipua ed inalienabile, troviamo
racconti quali
The Elevator (1969) di Robert Coover, House of Leaves di Mark Danielewsky
(2000), Extremely
Loud and Incredibly Close (2005) di Jonathan Safran Foer e The People of Paper
(2005) di Salvador
Plascencia.5
Di converso, da una prospettiva storico-filosofica, il fenomeno della letteratura
elettronica nasce dallincontro di due correnti di pensiero, da un lato quella
post-strutturalista e decostruzionista, dallaltro la corrente di pensiero dei
sostenitori dellipertesto.6
In primo luogo, nella eLiterature si ravvisa il concetto derridiano di diffrance
che
considera la lingua fondata su rapporti di differenza sia a livello di significante
che a livello di significati poich le parole, in quanto convenzioni, non hanno
origine in ci che
rappresentano, ma nel movimento che le ha poste.7 Un sistema linguistico,
quindi, dove
significati e significanti non sono statici, ma dinamici, non sono univoci, ma
multisemici, dove al concetto di linearit subentra quello di reticolarit. A dirla
alla Calvino, non un singolo universo linguistico, ma infiniti universi
contemporanei in cui tutte le possibilit vengono realizzate in tutte le
combinazioni possibili.8 Una sorta di gioco ricombinatorio9 dove a ricombinare

le combinazioni possibili non solo lautore, ma anche il lettore, che diviene


coautore del testo, verso quella che a pi battute stata definita la morte
dellautore10 o, se si vuole, la nascita di quello che George Landow definisce il
wreader, unione tra il writer (scrittore) e il reader (lettore), in grado di
realizzare quello che Ronald Barthes definisce il testo ideale, unione del testo
leggibile (readerly text) con quello scrivibile (writerly text).11
Un testo decentrato come testo ideale, quindi, quello immaginato dai
postcostruzionisti12,
idea successivamente reificatasi con lavvento dellipertesto dove il lettore
realmente si muove allinterno di una rete di blocchi di testi, dove il focus
provvisorio sulluna o
sullaltra lessia realmente deciso dal lettore attraverso una lettura in
movimento non lineare,
in grado di operare una riconfigurazione testuale e significativa del materiale
offerto
dallautore.
Tale intersezione tra la corrente di pensiero dei post-strutturalisti e quella dei
tecnologi
dellipertesto, voluta o accidentale che sia, ravvisabile anche nelle
speculazioni teoriche e
nelle sperimentazioni pratiche realizzate a partire dagli anni Quaranta. Si pensi
ad esempio a Memex (memory expansion), sistema ipertestuale progettato (e
mai realizzato) da Vannevar Bush.
Un calcolatore analogico ipertestuale in grado di offrire una espansione della
memoria
collettiva attraverso la raccolta e la organizzazione di blocchi di testo in una
rete di percorsi
associativi. Tale organizzazione reticolare delle informazioni era considerata da
Bush la pi
adatta ad essere processata dal cervello umano,13 una sorta di testo ideale per
la mente
umana, concetto che tanto ricorda il testo ideale postulato da Barthes. O si
pensi a Xanadu,
progetto avviato da Theodor Holm Nelson negli anni Sessanta il cui scopo era
quello di
connettere tutti i testi nel cosiddetto docuverse attraverso una rete di
computer collegati tra di loro14, progetto successivamente realizzato da Tim
Berners-Lee e Robert Cailliau con la
definizione nel 1991 del protocollo HTPP. 15
Bench non sia chiaro se tra le due correnti di pensiero qui considerate ci sia
stata
effettivamente una dominante che abbia influenzato laltra, rimane comunque
evidente che
linfluenza di questi teorici, studiosi e autori post-strutturalisti, decostruzionisti,
ipertestualisti
abbia offerto un notevole contributo alla nascita e allo sviluppo della letteratura
elettronica nel XX secolo.

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