Escolar Documentos
Profissional Documentos
Cultura Documentos
ASPETTI GLOBALI
DELLE
DIFFERENZIABILI
VARIETA
Relatore:
Chiar.ma Prof.
Fioresi Rita
Presentata da:
Vignoli Massimiliano
Sessione II
Anno Accademico 2009/10
Introduzione
In questa tesi illustriamo una delle idee che sono risultate vincenti nella
geometria moderna, ovvero quella di caratterizzare gli spazi non con insiemi
di punti, ma con algebre di funzioni. Lidea che vi sta alla base `e: dato un
sistema sico, o un oggetto, per sapere come `e fatto possiamo considerarlo
come insieme di punti e provare a disegnarlo, ma in realt`a lo possiamo determinare anche conoscendo (misurando) tutte le caratteristiche dei suoi stati
sici.
Nel capitolo 2 resta centrale la nozione di variet`a dierenziabile, ma introducendo i concetti di fascio, prefascio, spiga e spazio etale, possiamo dare
una denizione alternativa, ma equivalente, di variet`a dierenziabile. Con
questa nuova denizione di variet`a come spazio localmente anellato iniziamo
ad osservare le variet`a non pi`
u come insiemi di punti, ma come un algebra
di funzioni.
ii
INTRODUZIONE
Indice
Introduzione
1.1
Spazi di Banach . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.2
1.3
Variet`a dierenziabili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2 Fasci
13
2.1
Limiti diretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.2
2.3
Spazio etale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2.4
3 Sezioni Globali
31
3.3
Localizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
3.4
43
4.1 C -algebre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
4.2
Spazi di Hilbert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
iii
Capitolo 1
Spazi di Banach e variet`
a
dierenziabili
In questo capitolo esporremo alcuni preliminari sugli spazi di Banach e
daremo la denizione di variet`a modellata su spazi di Banach.
1.1
Spazi di Banach
Osserviamo che (N2) implica che la lunghezza del vettore nullo sia nulla
k0k = 0.
Ora che abbiamo denito cosa sia una norma, possiamo denire cosa sia
uno spazio normato.
Denizione 1.2. Sia E uno spazio vettoriale reale (risp. complesso) e kk
una norma reale (risp. complessa), allora la coppia (E, kk) `e detta uno spazio
normato.
Esempio 1.3. Lo spazio euclideo Rn con la norma standard, o Euclidea
f = 0.
Prima di denire gli spazi di Banach, ricordiamo, con una caratterizzazione, la denizione di completezza.
Denizione 1.6. Sia (E, d) uno spazio metrico. E `e completo rispetto
alla metrica d se per ogni successione limitata esiste una sottosuccessione
convergente in E.
Denizione 1.7. Sia (E, kk) uno spazio normato. Se E `e completo rispetto
alla metrica d indotta dalla norma, allora diciamo che (E, kk) `e uno spazio
di Banach.
La denizione di spazio di Banach dipende fortemente dalla norma, `e
quindi importante stabilire in che senso due norme siano equivalenti.
Denizione 1.8. Due norme di uno stesso spazio vettoriale E sono equivalenti se inducono la stessa topologia su E.
Ora `e necessario caratterizzare la denizione di equivalenza per poter
distinguere i casi.
Proposizione 1.9. Due norme kk1 e kk2 su E sono equivalenti se e solo
se esiste una costante M tale che, per ogni e E,
1
kek2 kek1 M kek2 .
M
Dimostrazione. Vedi [1] pag. 40.
Teorema 1.10. Sia E uno spazio vettoriale reale o complesso nito dimensionale. Allora sono equivalenti:
e E.
)
A e0 + B (0E ) Ae0 + Br (0F )
1.2
Dierenziabilit`
a negli spazi di Banach
1.2 Dierenziabilit`
a negli spazi di Banach
sia tangente a f in u0 .
Per maggiori dettagli si veda [1] pag. 67.
Denizione 1.18. Siano E, F spazi vettoriali normati, con mappe f, g :
U E F con U aperto in E. Diciamo che f e g sono tangenti nel punto
u0 U se f (u0 ) = g(u0 ) e
kf (u) g(u)k
= 0.
uu0
ku u0 k
lim
1.3
Variet`
a dierenziabili
{A|A D}
1.3 Variet`
a dierenziabili
Una variet`a dierenziabile M `e una coppia (S, D), dove S `e un insieme
e D `e una struttura dierenziabile su S. Se un ricoprimento di carte prende
valori in un spazio di Banach E, allora E `e detto lo spazio modello e diremo
che M `e una variet`
a dierenziabile modellata su uno spazio di Banach E.2
Ai ni pratici `e suciente specicare un atlante particolare su S per
determinare una struttura di variet`a su S.
Ora deniamo gli insieme aperti in una variet`a.
Denizione 1.24. Sia M una variet`a dierenziabile. Un sottoinsieme A
M `e un aperto se per ogni a A esiste una carta locale ammissibile (U, )
tale che a U e U A.
Proposizione 1.25. Gli insiemi aperti in M deniscono una topologia.
suciente prendere come base della topologia la famiglia
Dimostrazione. E
delle intersezioni nite delle carte del dominio.
Denizione 1.26. Una variet`a dierenziabile M `e una n-variet`a se ogni
carta ha valori in uno spazio vettoriale n-dimensionale. Cos` per ogni punto
a M esiste una carta locale ammissibile (U, ) con a U e (U ) Rn
e scriveremo n = dim M . Per noi una n-variet`a `e uno spazio di Hausdor
con una struttura di n-variet`a dierenziabile. Una variet`a dierenziabile `e
detta una variet`a nito-dimensionale se le sue componenti connesse sono
tutte n-variet`a (n pu`o variare tra le componenti).
Osserviamo che nella denizione di variet`a non si fa alcuna assunzione
sulla connessione, ma poiche una variet`a `e localmente connessa per archi, le
sue componenti sono aperte e chiuse.
Denizione 1.27. Una mappa f : M N tra due variet`a si dice dierenziabile se per ogni x M e ogni carta (V, V ) in N tale che f (x) V c`e una
carta (U, U ) su M tale che x U , f (U ) V e V f 1
e dierenziabile.
U `
Lo spazio di tutte le funzioni dierenziabili tra M e N lo indicheremo con
C (M, N ).
2
10
{
}
S n = x Rn+1 | kxk = 1
una sfera.
Allora sui due aperti UN = S n \ N e US = S n \ S dove N = (0, . . . , 0, 1) `e
il polo nord e S = (0, . . . , 0, 1) `e il polo sud possiamo denire le proiezioni
stereograche:
(
N : UN R : (x1 , . . . , xn+1 ) 7
n
(
S : US R : (x1 , . . . , xn+1 ) 7
n
x1
xn
,...,
1 xn+1
1 xn+1
x1
xn
,...,
1 + xn+1
1 + xn+1
)
.
1.3 Variet`
a dierenziabili
11
n
1
S : R US : (x1 , . . . , xn ) 7
1
kxk2 + 1
1
kxk2 + 1
)
2x1 , . . . , 2xn , kxk2 1
)
2x1 , . . . , 2xn , 1 kxk2 .
x
kxk2
12
2
e z. Linversa di ogni proiezione `e quindi 1
x, : D y,z Ux, : (y, z) 7
( 1 y 2 z 2 , y, z).
1
x,+
z,+ : D2 y,z {z > 0} D2 x,y {x > 0} : (y, z) 7 ( 1 y 2 z 2 , y).
Capitolo 2
Fasci
In questo capitolo deniremo i concetti di limite diretto, prefascio, fascio, spiga, spazio etale, spazi anellati e spazi localmente anellati. Inne
daremo un denizione alternativa di variet`a dierenziabile come spazio localmente anellato e mostreremo che questultima denizione `e equivalente
alla denizione di variet`a dierenziabile data inizialmente.
2.1
Limiti diretti
14
2. Fasci
Denizione 2.2. Deniamo {M ; f } come sopra un sistema diretto su .
Se ogni M `e un anello e ogni f un omomorsmo di anelli allora chiamiamo {M ; f } un sistema diretto di anelli 1 .
}
{
0
su uno stesso
Dati due sistemi diretti F = {M ; f } e F0 = M0 ; f
f y
M0
f 0
y
M M0
Per mappa da F in un insieme X intendiamo un sistema { } di mappe
: M X tali che = f . Ora se una mappa : F M
gode della propriet`a universale per le mappe da F negli insiemi, ovvero per
ogni mappa : F X esiste unica la mappa h : M X tale che
= h per ogni , allora M `e detto il limite diretto di F e si scrive
M = limM .
/ M
f
z
22DD
zz
22 D
z
22 DD"
|zz
2 M
22
22
22 h
2
M2 D
X
Come si pu`o vedere facilmente dalla denizione, una mappa : F F0
induce una mappa limM limM0 che indichiamo con .
Pi`
u in generale, possiamo denire sistemi diretti in ogni categoria.
cercato.
Abbiamo una mappa da F a X. Deniamo la mappa : F M :
x 7 [x] . Allora abbiamo che preso un elemento x M per denizione
(x) = f (x). La propriet`a del sistema diretto per cui f f = f
se mi assicura che x f (x) quindi esiste una h cos` denita
h : M X : h([x] ) = (x).
Lunicit`a `e data dal fatto che le scelte sono obbligate dalla mappa scelta.
Osserviamo inoltre che la mappa : M M : x 7 [x] `e un
omomorsmo di anelli che induce la struttura di anello su M .
2.2
In questa sezione deniamo i concetti di prefascio e fascio di anelli e discutiamo le loro prime propriet`a. Il concetto di fascio `e centrale in geometria,
tuttavia per noi sar`a strumentale per dare una denizione alternativa di variet`a dierenziabile. Se non sar`a diversamente esplicitato, X denoter`a uno
spazio topologico.
Denizione 2.3. Un prefascio di anelli F su X `e una assegnazione
U F(U ), U aperto in X, F(U ) anello
15
16
2. Fasci
con la seguente propriet`a. Se U, V sono due aperti di X tali che U V ,
allora esiste un morsmo rU,V : F(V ) F(U ) detto restrizione tale che
i) rU,U = id;
ii) rU,W = rU,V rV,W , con U V W .
Denoteremo spesso rU,V (f ) = f|U .
Denizione 2.4. Il prefascio F `e un fascio se dato {Ui }iI un ricoprimento
aperto di U e una famiglia {fi }iI , fi F(Ui ) tale che fi|Ui Uj = fj|Ui Uj per
ogni i, j I allora esiste ed `e unica f F(U ) tale che f|Ui = fi .
Gli elementi di F(U ) sono detti sezioni su U . F(X) si dice lanello delle
sezioni globali.
Ora facciamo due esempi per chiarire le denizioni di prefascio e fascio.
Con il primo esempio vedremo che non tutti i prefasci sono fasci.
Esempio 2.5. Sia X uno spazio topologico, C lassegnazione che ad ogni
aperto U assegna lanello F(U ) = {f : U R, f (x) = c}, cio`e gli elementi
di F(U ) sono le funzioni costanti su U . Sia rU,V la restrizione canonica,
che ovviamente rispetta le condizioni richieste dalla denizione di prefascio,
dunque C `e un prefascio su X. C tuttavia non `e un fascio, infatti sia U = U1
U2 unione di aperti disgiunti. Prendiamo ora fi F(Ui ) tale che fi : Ui
R : x 7 i poiche gli aperti sono disgiunti banalmente f1|U1 U2 = f2|U1 U2 .
Per`o chiaramente non riusciamo a denire una f F(U ) costante che valga
1 su U1 e 2 su U2 . Quindi C non `e un fascio.
Esempio 2.6. Sia X una variet`a dierenziabile, U un aperto di X e
(U )
U CX
`e un fascio di anelli.
17
Proposizione 2.7. Siano X, Y spazi topologici e {Ui } un ricoprimento aperto di X. Siano fi : Ui Y funzioni dierenziabili (continue) e tali
che fi (x) = fj (x), x Ui Uj . Allora esiste un unica h : X Y
dierenziabile (continua) tale che h|Ui = fi .
Dimostrazione. Sia h(x) = fi (x), x Ui . La h `e ben denita sulle inter
sezioni per ipotesi. Sia U Y aperto. Allora h1 (U ) = fi1 (U Ui ) `e
i
(n)
V
F(V )
G(V )
rU,V
rU,V y
y
U
F(U )
G(U )
18
2. Fasci
f : CN f CM
ove f CM
`e il fascio su N denito nel modo seguente. Per ogni U un
aperto in N e f 1 (U ) M si ha che f CM
(U ) = CM
(f 1 (U )). Dobbiamo
CN (V )
CM
(f 1 (V ))
rf 1 (U ),f 1 (V )
rU,V y
y
CN (U )
CM
(f 1 (U ))
Deniamo
fU : CN (U ) CM
(f 1 (U )), 7 f
rU,V
CN (V ) CN (U )
CM
(f 1 (U ))
|U
rf 1 (U ),f 1 (V )
CM
(f 1 (U ))
f|f 1 (U ) = |U f
CN (V )
CM
(f 1 (V ))
|U f
.
dove il limite diretto `e calcolato per il sistema diretto degli intorni aperti di
x X.
Gli elementi in Fx sono detti i germi delle sezioni.
Esiste unutile caratterizzazione della spiga di un prefascio.
Proposizione 2.11. Per ogni x X la spiga Fx consiste nellunione di
tutte le coppie (U, s) con U intorno aperto di x e s F(U ) sezione, modulo
la seguente relazione di equivalenza: (U, s)
= (V, t) se e solo se esiste un
intorno W di x, W (U V ) e tale che s|W = t|W .
Dimostrazione. Osserviamo che {F(V ), rU,V } `e un sistema diretto di anelli
per la propriet`a del prefascio.
Abbiamo denito la spiga Fx =limF(U ) con U un intorno aperto di x.
Calcoliamo il limite diretto. Come abbiamo visto nella sezione 2.1 il limiF
19
20
2. Fasci
Proposizione 2.12. Sia : F G un morsmo di fasci su X. Allora
`e un isomorsmo se e solo se la mappa indotta sulle spighe x : Fx Gx `e
un isomorsmo per ogni x X.
Dimostrazione. Sia un isomorsmo di fasci.
Mostriamo che x `e iniettivo. Sia sx Fx il germe di s in x. Supponiamo
che (s)x = 0. Allora, per la denizione di germe esiste un intorno Ux di x
su cui (s) `e uguale a 0, ma poiche `e iniettivo allora anche s = 0 su tutto
lintorno, quindi sx = 0. Ci`o prova liniettivit`a di x .
Mostriamo ora che x `e suriettivo. Allora sia tx Gx un germe. Gx `e
limite diretto in U , intorno aperto di x, allora esiste una mappa naturale
U : G(U ) Gx : tU 7 tx . Ma ora poiche `e suriettiva ed iniettiva
esiste una sola s F(U ) tale che (s) = tU e quindi hanno le stesse spighe
(s)x = tx . Quindi se chiamiamo sx il germe della sezione s per liniettivit`a
di x abbiamo che x (sx ) = tx .
Viceversa, supponiamo che x sia un isomorsmo per ogni x X. Per
mostrare che `e un isomorsmo sar`a suciente mostrare che U : F(U )
G(U ) `e un isomorsmo per ogni U , infatti possiamo denire un morsmo
inverso tale che U = 1
U per ogni U .
Mostriamo che U `e iniettivo. Sia s F(U ) una sezione e supponiamo
che U (s) G(U ) sia 0. Allora per ogni x U limmagine U (s)x di U (s)
nella spiga Gx `e 0. Siccome x `e iniettivo per ogni x, deduciamo che sx `e
uguale a 0 nella spiga Fx per ogni x U . Dire che sx = 0 signica che esiste
un intorno aperto Wx di x, con Wx U , tale che s|Wx = 0. Ora per ogni x
U risulta ricoperto di intorni Wx in cui vale quanto appena detto, quindi per
la propriet`a di fascio s = 0 in U . Quindi U `e iniettiva.
Ora proviamo che U `e suriettiva. Sia t G(U ) una sezione. Allora per
ogni x si ha che tx `e il germe della sezione t. Sappiamo che x `e suriettiva,
quindi esiste sx Fx tale che x (sx ) = tx . Consideriamo sx rappresentato da
una sezione s(x) in un intorno Vx di x. Allora Vx (s(x)) e t|Vx sono due sezioni
di G(Vx ) che hanno lo stesso germe in x. Allora, scegliendo opportunamente
Vx , possiamo assumere che Vx (s(x)) = t|Vx in G(Vx ). Ora possiamo ricoprire
2.3 Spazio
etal
e
U di aperti Vx sui quali `e denita la sezione s(x) F(Vx ). Se x, y sono
due punti allora s(x)|Vx Vy e s(y)|Vx Vy sono due sezioni di F(Vx Vy ) che
sono entrambe mappate tramite Vx Vy in t|Vx Vy e per liniettivit`a di sono
uguali. Allora per la propriet`a dei fasci esiste una sezione s F(U ) tale che
s|Vx = s(x) per ogni x. Inne dobbiamo provare che U (s) = t. Sappiamo
che U (s) e t sono due sezioni di G(U ) e per ogni x si ha che (s)|Vx = t|Vx ,
allora per la propriet`a dei fasci possiamo concludere che (s) = t. Vedi [9]
secondo capitolo, proposizione 1.1.
2.3
Spazio
etal
e
21
22
2. Fasci
(II) lapplicazione f f `e una applicazione continua di F in se stesso,
e lapplicazione (f, g) f + g `e una applicazione continua da F + F
in F.
Esempio 2.14. Sia G un gruppo abeliamo, poniamo Fx = G per ogni x;
allora linsieme F pu`o essere identicato con X G che se munito della
topologia prodotto della topologia di X per la topologia discreta di G si
ottiene un fascio, detto il fascio costante, spesso identicato con G.
Deniamo ora cos`e una sezione di un fascio.
Denizione 2.15. Sia F un fascio sullo spazio X, e sia U un sottoinsieme di
X. Si dice sezione di F rispetto a U una applicazione continua s : U F
tale che s sia lapplicazione identica di U .
Si ha dunque s(x) Fx per ogni x U . Linsieme delle sezioni di F
rispetto a U si scrive (U, F); lassioma (II) garantisce che (U, F) sia un
gruppo abeliano. Se U V e se s `e una sezione rispetto a V , allora la
restrizione di s a U `e una sezione rispetto a U ; quindi rU,V : (V, F)
(U, F) `e un omomorsmo.
Se U `e un aperto in X ed s (U, F), s(U ) `e un aperto in F, quindi per
U che varia in una base di aperti di X, s(U ) costituisce una base di aperti
di F: che `e un altro modo per esprimere lassioma (I).
Osserviamo unaltra conseguenza dellassioma (I): per ogni f Fx esiste
una sezione s rispetto a un intorno di x tale che s(x) = f , e due sezioni che
godono di questa propriet`a in un intorno di x coincidono. Altrimenti detto,
Fx `e il limite induttivo di (U, F) rispetto allinclusione degli intorni di x.
Lo stesso Serre osserva che la nozione di fascio pu`o essere denita per
ogni struttura algebrica. In paricolare un fascio di anelli A `e un fascio di
gruppi abeliani Ax , dove ogni Ax `e munito di una struttura di anello tale che
lapplicazione (f, g) f g `e una applicazione continua.
Supporremo sempre che Ax sia un anello con unit`a, che varia con continuit`a rispetto a x.
2.3 Spazio
etal
e
23
Serre dimostra nel medesimo lavoro gi`a citato, che questa denizione di
fascio e quella data in 2.4 sono canonicamente isomorfe.
Denizione 2.16. Uno spazio etale su uno spazio topologico X `e uno spazio
topologico E cui `e associato un omeomorsmo locale : E X.
Osserviamo che la denizione di spazio etale `e strettamente collegata alla
costruzione del fascio illustrata da Serre. Infatti introdurre gli spazi etale
`e molto utile perche permette di associare canonicamente un fascio ad un
prefascio.
Costruiamo ora lo spazio etale F associato a un prefascio F, in altre
parole mostriamo una parte della sostanziale equivalenza tra le denizione
date.
Denizione 2.17. Sia F un prefascio su X. Deniamo
F =
Fx
xX
24
2. Fasci
Innanzitutto osserviamo che che F con la restrizione canonica `e un prefascio. Ora supponiamo di avere {Ui } un ricoprimento aperto di U e per ogni
con le propriet`a della denizione di fascio 2.4.
Ui `e denita una si (Ui , F)
che coincide
Allora per la proposizione 2.7 esiste una ed una sola s (U, F)
con le sezioni si sugli aperti Ui quindi F `e un fascio.
Denizione 2.19. Sia F un prefascio, il fascio F delle sezioni dello spazio
etale F associato a F `e detta la fascicazione di F.
Ora costruiremo la fascicazione del prefascio denito nellesercizio 2.5.
Esempio 2.20. Sia C il prefascio delle funzioni costanti su X spazio topologico a valori in R. Costruiamo lo spazio etale di C. Sia Cx = (R, x) la spiga
F
(R, x) con ovvia.
nel punto x. Quindi lo spazio etale `e C =
xU
U (U, C)
che sono funzioni tali che f : U C sono continue e f =
con (U, C)
idU . Per come `e denita la topologia dello spazio etale abbiamo che se {Ui } `e
un ricoprimento aperto di U , allora f risulta continua se `e costante sugli Ui .
Quindi siamo partiti dal prefascio delle funzioni costanti e abbiamo costruito
il fascio delle funzioni localmente costanti.
Denizione 2.21. Sia : F G un morsmo di prefasci. Deniamo
prefascio kernel di , prefascio cokernel di e prefascio immagine di i
prefasci dati rispettivamente da U ker(U ), U coker(U ), U
Im(U ).
2.3 Spazio
etal
e
25
U
F(U )
G(U )
rU,U
rU,Ui
y
y i
i
F(Ui )
G(Ui )
7 e2f
26
2. Fasci
2.4
Variet`
a dierenziabili come spazi anellati
2.4 Variet`
a dierenziabili come spazi anellati
`e un fascio di anelli commutativi su Rn . Abbiamo cos` provato che (Rn , CRn )
`e uno spazio anellato.
Dobbiamo ora mostrare che `e uno spazio localmente anellato, quindi che
la spiga CRn ,x `e un anello locale. Consideriamo U, V aperti che contengono x
e f, g carte dierenziabili rispettivamente di U, V . Per quanto visto in 2.11
gli elementi di CRn ,x sono le classi di equivalenza denite dalla relazione
(f, U ) (g, V ) (W U V : f|W = g|W ).
Quindi si ha che CRn ,x `e lanello costituito dai germi delle funzioni nel
}
{
che (|M |, CM
) `e uno spazio localmente anellato, ovvero che per ogni x |M |
suciente ripercorrere quanto gi`a visto
la spiga C `e un anello locale. E
M,x
nellesempio 2.27
Consideriamo U, V aperti che contengono x e f, g carte dierenziabili
germi delle funzioni nel punto x. Sia m = f CM,x | f (x) = 0 . Sia ora
f m e g CM,x
allora f (x)g(x) = 0 m quindi m `e un ideale.
27
28
2. Fasci
Per mostrare che `e lunico massimale `e suciente mostrare che se g
CM,x
r m allora g `e un elemento invertibile. Sia allora g CM,x
r m allora
2.4 Variet`
a dierenziabili come spazi anellati
29
30
2. Fasci
Capitolo 3
Sezioni Globali
Ora aronteremo il problema di come sia possibile ricostruire lo spazio
3.1
R-algebre associative
32
3. Sezioni Globali
3.2
(kx x0 k r)2
J (x) :=
2 (kx x0 k r)2
x Br (x0 )
x Br+ (x0 ) \ Br (x0 )
x Rn \ Br+ (x0 )
i i (x)
= 1;
Kj = W
j=1
33
34
3. Sezioni Globali
Per costruzione, per ogni j abbiamo solo un numero nito di i che non
si annullano su Kj . Quindi, poiche ogni punto di W appartiene allinterno
di un qualche Kj la somma
j=1
i
j=1
`e una funzione ben denita e dierenziabile. Se indichiamo con i la restrizione di questa allinsieme X, abbiamo la tesi (Vedi [8] pag. 52).
Milnors exercise. Ora daremo una dimostrazione fondamentale per la
ricostruzione della variet`a a partire dallalgebra delle sezioni globali del suo
fascio strutturale. Si tratta della la soluzione del noto Milnors exercise
(Vedi [12] problema 1C pagina 11).
Teorema 3.6. Sia M una variet`a paracompatta e : C (M ) R un
morsmo di R-algebre. Allora esiste un punto x0 |M | tale che (f ) =
f (x0 ), per ogni f in C (M ).
Dimostrazione. Sia
K0 U0 K1 U1 Ki Ui Ki+1 . . .
con Ki compatti e Ui aperti tali che M =
Ki .
Allora h = hi soddisfa:
i
6= h1 (s) Ki , s R, s 0
35
36
3. Sezioni Globali
Proposizione 3.9. Gli ideali massimali di C (M ) sono tutti e soli gli ideali
della forma Jx per un qualche x |M |.
Dimostrazione. Abbiamo gi`a dimostrato che ogni Jx `e un ideale massimale
in C (M ). Invece, sia I un ideale massimale in C (M ). Consideriamo
: C (M ) R un morsmo di algebre. Allora (I) = (0). Quindi per il
Milnors exercise esiste x ssato tale che (f ) = f (x). Quindi
I = {f C (M ) | f (x) = 0} = Jx .
Osserviamo che quanto appena dimostrato corrisponde al Nullstellensatz di Hilbert che `e valido per anelli di polinomi su campi algebricamente
chiusi, mentre qui lo dimostriamo per lalgebra delle sezioni globali di un
fascio, quindi in R.
Dora in poi, grazie alla proposizione precedente, possiamo identicare
lo spettro reale M axSpecR (C (M )) con Hom(C (M ), R), allora in tutta
questa sezione identicheremo il punto x con lideale massimale Jx e con il
morsmo evx .
Ora vogliamo dare a M axSpecR (C (M )) una struttura di spazio topologico.
Per ogni n N, ogni n-upla di elementi f1 , . . . , fn C (M ) e per ogni
numero reale , deniamo il sottoinsieme di M axSpexR (C (M )):
B (evx ; f1 , . . . , fn ) := {evx M axSpecR (C (M )) | |fi (x) fi (
x)| < , i}
Possiamo denire una topologia su M axSpecR (C (M )) considerando
questi sottoinsiemi come una base per la topologia.
Proposizione 3.10. La mappa
: |M | M axSpecR (C (M ))
x
`e un omeomorsmo.
evx
3.3 Localizzazione
37
3.3
Localizzazione
38
3. Sezioni Globali
denisce la relazione
= su S A come segue:
(s, a)
= (t, b) (at bs)u = 0 per qualche u S.
Questa relazione `e chiaramente riessiva e simmetrica. Per mostrare che `e
transitiva supponiamo (s, a)
= (t, b) e (t, b)
= (u, c). Allora esistono v, w in S
tali che (at bs)v = 0 e (bu ct)w = 0. Si elimini b da queste due equazioni e
rimane (au cs)tvw = 0. Poich`e S `e chiuso per moltiplicazione abbiamo che
tvw S e quindi (s, a)
= (u, c). Perci`o abbiamo una relazione di equivalenza.
Sia a/s il rappresentante della classe (s,a) e si denoti S 1 A linsieme delle
classi di equivalenza. Deniamo una struttura di anello su S 1 A denendo
addizione e sottrazione di queste frazioni a/s come nellalgebra elementare,
cio`e:
(a/s) + (b/t) = (at + bs)/st
(a/s)(b/t) = ab/st
Resta denito in modo naturale un omomorsmo di anelli f : A
S 1 A : f (x) = x/1. Questo non `e in generale iniettivo.
Esempio 3.11. Sia f : Z6 S 1 Z6 : f (x) = x/1 e S = {[1]6 , [2]6 , [4]6 }
allora abbiamo che [1]6 6= [4]6 ma, (4 1)2 = 0 quindi f (1) = f (4).
Osservazione 3.12. Se A `e un dominio di integrit`
a e S = A {0}, allora
S 1 A `e il campo delle frazioni di A.
Lanello S 1 A `e detto lanello delle frazioni di A rispetto a S. Esso ha la
seguente propriet`a universale.
Proposizione 3.13. Sia g : A B un omomorsmo di anelli tale che
g(s) `e invertibile in B per ogni s S. Allora esiste un unico omomorsmo
di anelli h : S 1 A B tale che g = h f .
Dimostrazione. Unicit`a. Se h soddisfa le condizioni allora h(a/1) = h(f (a)) =
g(a) per ogni a A; allora, se s S,
h(1/s) = h((s/1)1 ) = h(s/1)1 = g(s)1
3.3 Localizzazione
39
40
3. Sezioni Globali
3.4
` : SU1 C (M ) CM
(U )
f|U
(s, f )
7
s|U
`e un isomorsmo di algebre.
41
sia zero. Allora f|U = 0. Sia s00 SU tale che s00| c = 0 allora (s, f ) (1, 0)
U
La suriettivit`a `e pi`
u complicata e rimandiamo al lemma 10.8 a pagina
149 di [14].
|M | U 7 SU1 C (M )
(U ).
= CM
42
3. Sezioni Globali
Capitolo 4
Geometria non commutativa
Nel capitolo precedente abbiamo dimostrato che le informazioni contenute
nellalgebra delle funzioni dierenziabili su una variet`a, sono sucienti a
ricostruire per intero la variet`a, quindi si riesce a ricostruire sia lo spazio
topologico (i punti) che la struttura dierenziale.
In geometria non commutativa, soprattutto sotto linuenza della sica
quantistica, lidea di sostituire gli insiemi di punti e le variet`a con le algebre
di funzioni corrispondenti `e risultato lapproccio vincente.
Larticolo del 1943 [5], che contiene i risultati oggi noti come i teoremi
di Gelfand-Naimark, `e diventato una delle pietre miliari della geometria non
commutativa in particolar modo relativamente ai suoi sviluppi degli ultimi
decenni. Come vedremo Gelfand e Naimark hanno caratterizzato le algebre involutive di operatori, dette C -algebre, di cui lalgebra delle funzioni
continue su di uno spazio topologico compatto `e lesempio pi`
u saliente.
4.1
C -algebre
44
4.1 C -algebre
45
normale se xx = x x;
hermitiano o autoaggiunto se x = x.
Unalgebra A che sia anche uno spazio normato che soddis
kxyk kxkkyk (x, y A)
`e detta una algebra normata. Unalgebra normata che sia anche una -algebra
`e detta una -algebra normata. Se lalgebra `e completa rispetto alla norma `e
detta una -algebra di Banach.
Linvoluzione in una -algebra normata `e continua se esiste una costante
M > 0 tale che kx k M kxk per ogni x; linvoluzione `e isometrica se kx k =
kxk per ogni x. Una sottoalgebra B di A `e detta una -sottoalgebra se x B
implica che x B. Due -algebre normate A e B sono isometricamente
(x A).
(4.1)
(x A).
(4.2)
.
Osservazione 4.2. Si pu`o provare che in una -algebra di Banach 4.1 implica 4.2, senza assumere che linvoluzione sia isometrica; poiche `e fortemente
facile monon banale, per la dimostrazione rimandiamo a [3] capitolo 3. E
strare che la condizione 4.2 implica che linvoluzione `e isometrica, quindi 4.2
implica 4.1. Inne le condizioni 4.1 e 4.2 si rivelano equivalenti.
46
47
4.2
TOPOLOGIA
ALGEBRA
spazi compatti
mappa continua
morsmo
omeomorsmo
automorsmo
compatto
con unit`a
sottoinsieme aperto
ideale
sottoinsieme chiuso
algebra quoziente
Spazi di Hilbert
48
kT ukY
kukX
< +.
kT uk
kuk
`e detto norma di T .
Il prossimo teorema, di cui non daremo la dimostrazione che `e comunque relativamente banale, ci permetter`a di stabilire il legame tra operatori
continui e operatori limitati.
Teorema 4.7. Sia T L(X, Y ) con X, Y spazi normati sul medesimo
campo. I seguenti fatti sono equivalenti:
(i) T `e continuo in 0;
(ii) T `e continuo;
(iii) T `e limitato.
Il nome norma per kT k non `e casuale; in eetti la norma di operatori
rende a tutti gli eetti B(X, Y ), e in particolare B(X) uno spazio normato
come proveremo tra poco. Pi`
u precisamente, vedremo che B(X, Y ) `e di Banach se Y lo `e. Il teorema che segue riguarda anche un altro importante fatto
in relazione alla struttura algebrica. Cominciamo con losservare che poiche
la composizione di operatori in L(X) (rispettivamente in B(X)), produce
operatori nello stesso spazio, L(X) (risp. B(X)) sono unalgebra rispetto
alla composizione. Dunque sia L(X) che B(X) possiedono una struttura
naturale di algebra con unit`a.
Nel teorema che segue B(X) `e inoltre unalgebra normata con unit`a rispetto alla norma degli operatori. Se X `e uno spazio di Banach, B(X) `e
unalgebra di Banach.
Teorema 4.8. Sia X, Y spazi normati sullo stesso campo.
49
S(, )
50
Denizione 4.11. Uno spazio vettoriale sul campo complesso con prodotto
scalare hermitiano si dice spazio di Hilbert se `e spazio di Banach rispetto alla
norma indotta dal prodotto scalare.
Un isomorsmo di spazi di Hilbert `e detto equivalentemente
isomorsmo di spazi di Hilbert;
trasformazione unitaria;
operatore unitario.
Dora in poi indicheremo con (H, h|i) uno spazio di Hilbert H con il
relativo prodotto scalare h|i.
Denizione 4.12. Siano (H1 , h|i1 ) e (H2 , h|i2 ) due spazi di Hilbert e T
B(H1 , H2 ).
Lunico operatore lineare T L(H2 , H1 ) che soddisfa
(u|T v)2 = (T u|v)1 , per ogni coppia u H2 , v H1
si chiama operatore aggiunto (hermitiano), o anche coniugato hermitiano,
delloperatore T .
Loperazione di coniugazione hermitiana gode delle seguenti propriet`a.
Teorema 4.13. Siano (H1 , h|i1 ) e (H2 , h|i2 ) due spazi di Hilbert e T
B(H1 , H2 ). Valgono i seguenti fatti:
(a) T B(H2 , H1 ) e pi`
u precisamente:
kT k = kT k,
kT T k = kT k2 = kT T k
(b) loperazione di coniugazione hermitiana `e involutiva:
(T ) = T
51
52
Bibliograa
[1] R. Abraham, J. E. Marsden, and T. Ratiu. Manifolds, tensor analysis,
and applications, volume 75 of Applied Mathematical Sciences. SpringerVerlag, New York, second edition, 1988.
[2] M. F. Atiyah and I. G. Macdonald. Introduction to commutative algebra. Addison-Wesley Publishing Co., Reading, Mass.-London-Don Mills,
Ont., 1969.
[3] Robert S. Doran and Victor A. Bel. Characterizations of C -algebras,
volume 101 of Monographs and Textbooks in Pure and Applied Mathematics. Marcel Dekker Inc., New York, 1986. The Gelfand-Namark
theorems.
[4] Eduardo J. Dubuc.
synthetique.
1979.
[5] I. Gelfand and M. Neumark. On the imbedding of normed rings into
the ring of operators in Hilbert space. Rec. Math. [Mat. Sbornik] N.S.,
12(54):197213, 1943.
[6] Jose M. Gracia-Bonda, Joseph C. Varilly, and Hector Figueroa. Elements of noncommutative geometry. Birkhauser Advanced Texts: Basler
Lehrb
ucher. [Birkhauser Advanced Texts: Basel Textbooks]. Birkhauser
Boston Inc., Boston, MA, 2001.
53
54
BIBLIOGRAFIA
Ringraziamenti
Giunto al termine di questo lavoro desidero ringraziare tutte le persone
che, ognuno con il suo prezioso contributo, mi sono state vicine e che con il
loro esempio mi hanno fatto crescere.
Desidero ringraziare Rita per la marea di tempo che ha dedicato a me e
a questo lavoro, per la disponibilit`a che ha dimostrato e per le chiacchierate
fatte nel suo studio. Desidero ringraziarla non solo perche ha cercato di farmi
capire un po di matematica, ma soprattutto perche mi ha indicato la strada
da percorrere, senza nascondermi le dicolt`a e aiutandomi a capire i miei
limiti e i miei punti di forza.
Desidero poi ringraziare Paolo, che in questi tre anni `e la persona da
cui pi`
u ho cercato di capire la strada per essere un bravo matematico e una
brava persona. Mi ha raccontato tanto, ma soprattutto ho imparato molto
dai suoi comportamenti, dai suoi esempi. Desidero ringraziare anche tutti
gli scienziati indipendenti la cui ducia `e per me uno stimolo ad essere uno
scienziato e una persona migliore.
Ringrazio sentitamente Niccol`o perche senza il suo preziosissimo aiuto
oggi non sarei sicuramente laureato. Ringrazio Alice e Marianna per i bei
momenti passati insieme e sono certo che senza di loro questi tre anni non
sarebbero passati cos` velocemente e piacevolmente.
Ringrazio gli amici di ieri che fortunatamente sono ancora gli amici di
oggi, infatti pur avendo percorso strade diverse non abbiamo smesso di
incontrarci e di passare fantastici momenti insieme. Li ringrazio soprattutto
perche sotto le mentite spoglie di persone normali ci sono delle persone
56
Ringraziamenti
straordinarie.
Voglio ringraziare fortemente la mia famiglia, e in particolare i miei genitori che sono da sempre la mia pi`
u grande sicurezza. Desidero ringraziarli
soprattutto per laetto che mi dimostrano e la pazienza con cui mi sono accanto, sempre e comunque, anche quando non sono allaltezza del loro aetto.
Questo lavoro `e per la maggior parte merito loro.
Inne voglio ringraziare Irene che `e per me fonte inesauribile di forza
e serenit`a. Voglio ringraziarla per avermi insegnato ad arontare le mie
fragilit`a e a non averne paura. La ringrazio soprattutto per la sua capacit`a
di capirmi e per la generosit`a che dimostra perdonando le mie mancanze e
assecondando le mie passioni.