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Fare un giro intorno allArena di Verona sempre unesperienza edificante, soprattutto per la

variet dei tipi umani che vi si possono incontrare. Stavolta, per, lo scenario un po diverso dal
solito. Niente virili gladiatori da foto-ricordo n cougar dai menti botulinici e nemmeno turisti
rincoglioniti dalla bellezza del paesaggio urbano. Ci sono solo le enormi sfingi dorate dellAida di
Zeffirelli a scrutare perplesse la piazza, mentre, gi dal pomeriggio, uninsolita armata rocknroll si
raduna ai piedi del vetusto monumento.
A quanto pare unoccasione speciale: unica data italiana di questanno per la premiata ditta KISS,
che con questo concerto festeggia i 40 di onorata attivit. Come sempre, lo spettacolo comincia
ancora prima di entrare: centinaia di fan birreggiano allegramente in attesa dellapertura dei
cancelli, la maggior parte col cerone bianco e nero dordinanza sulla faccia e qualcuno perfino
dotato di mantello scintillante e axe-bass in pura plastica vergine. Mi commuovo gi
allundicesimo, quando vedo un pap-demon con pargolo-starchild decenne che si fanno
immortalare dai passanti con tanto di lingua penzoloni.
Traballando guadagno il mio posto sugli alti gradoni di pietra (lo ammetto, scarpe nere di vernice
col plateau e il tacco alto: dovevo fare anchio la mia parte), faccio amicizia coi vicini di concerto e
tutti insieme eludiamo la rigida sorveglianza dellarena per intrufolarci un po pi gi, dove si vede
meglio. Nel frattempo si quasi concluso limponente opening act dei Dead Daisies, collettivo
musicale dal pedigree importante, che per questo tour schiera il bassista Marco Mendoza (Thin
Lizzy, Whitesnake), le due chitarre David Lowy (Mink, Red Phoenix) e Richard Fortus (Guns
N'Roses, The Psychedelic Furs) il tastierista Dizzy Reed (Guns N' Roses) il batterista Tommy
Clufetos (Black Sabbath, Ozzy Osbourne) e la voce di John Corabi (Mtley Cre, Ratt). Soltanto.
E poi, allimbrunire, i canonici Led Zeppelin portano la lieta novella allArena ormai strapiena. Da
sotto il telone nero su cui campeggia il logo inconfondibile con le s a forma di fulmine striscia
verso il pubblico un fumo incendiario e allimprovviso appare il magico quartetto: Simmons,
Stanley, Singer e Thayer alias i KISS in pompa magna, demoniaci e irresistibilmente glam, con
tacchi che fanno impallidire quelli miei e capelli dalla cotonatura impeccabile. Con la solita
spavalderia promettono una serata indimenticabile e investono subito il pubblico con la cascata di
Detroit Rock City. Seguono immediatamente Deuce e Psycho Circus e intanto sul palco tutto un
esplodere di fuochi dartificio e fiammate che nemmeno nel girone pi caldo dellinferno. Si passa
poi a Creatures of the Night e Simmons offre generosamente la bella lingua al maxischermo,
leccando il basso assassino. Spettacolo. Intanto Stanley, come da copione, promette una serata
indimenticabile a quelli che ricevono per la prima volta il battesimo dei KISS e parte subito I Love
it Loud, seguita da una potente War Machine a conclusione della quale arriva il numero del
mangiafuoco. Il pubblico assapora la ritualit di tutta la faccenda, manifestando con boati ripetuti la
gioia di far parte della stessa trib. Dopo aver precisato: Were just getting started, Stanley
stuzzica il pubblico recitando lentamente la prima strofa di Do you Love Me?, mentre nel buio la
batteria di Singer si illumina a intermittenza come il quadro di controllo di unastronave un po
retr. Dopo Hell or Hallelujah il momento di Thayer che con disinvoltura regala al pubblico un
assolo tanto esplosivo che la sua chitarra comincia a lanciare razzi dal manico. Durante Callin Dr.
Love si consuma una romantica storia damore tra una ragazza del pubblico e lo Starchild. Alla fine
il Nostro non resiste e le soffia nel microfono un languido belisima, mentre la lingua di Simmons
si anima, incoraggiandolo con grande volutt. Un po di oscenit era proprio quello in cui tutti
speravamo.
Lick it up lascia poi spazio a un lugubre e immersivo assolo di basso: finalmente Simmons vomita
sangue e poi, ad ali spiegate, spicca il volo nel cielo veronese. Dopo lalcolica Cold Gin il
momento di Love Gun, un tripudio di luci viola lampeggianti al ritmo dei celeberrimi riff
mitragliati. Resta solo il tempo di un paio di Uh-uh che subito, sul finale di Black Diamond, tocca
anche a Singer decollare con tutta la batteria.
Un tentativo di congedo davvero poco credibile seguito dopo qualche secondo dal boato della
folla: ancora qualche esplosione, il palco si illumina di rosso e tutti in coro: shout it, shout it out
loud. Subito dopo il gran finale: I was made for Lovin you proietta lArena nel mondo rutilante

degli incipienti anni ottanta. Ballare obbligatorio. Infine, il momento di Rock and Roll all Nite:
linno sacro da cantare a squarciagola chiude lo spettacolo con un getto di coriandoli che sommerge
il palco.
I quattro ci salutano con affetto: We love you, Verona!. E se anche qualche sbavatura ci fosse
stata, lo spettacolo era troppo grande e troppo bello per volerne fare una colpa ai quattro, che da
quarantanni trascinano il peso delle loro ingombranti e anacronistiche corazze, condottieri
dellarmata pi hot della storia mondiale.
Pare che nel I secolo D.C. Plinio il Giovane abbia scritto una lettera allamico Massimo, lodandolo
per aver offerto ai veronesi uno spettacolo di gladiatori in Arena. Lunico rammarico era che, per
colpa del brutto clima, le pantere che tutti aspettavano non fossero arrivate in tempo per lo
spettacolo. Beh, stavolta cerano.
Brutilde

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