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Memorie di Lunigiana

di

ADRIANA G. HOLLETT

MONTE dei BIANCHI


Matilda e i Longobardi

Fotografie di A. G. Hollett

a mio marito Reginald


che condivide lamore per la mia terra.

PREFAZIONE

Scorrendo le pagine di questo libro improvvisamente ci troviamo immersi


nelle immagini piu' belle della Lunigiana, terra aspra e severa ma anche
affascinante e ricca di storia. I nostri paesi, i nostri borghi fortificati sembrano
parlarci ancora oggi di un passato lontano che rivive nel presente, dentro ognuno
di noi, come segno di appartenenza ad un'unica grande Storia.
La grande Storia della Lunigiana ha portato l'autrice fino a Monte dei
Bianchi dove il fascino e la magia dei portali, delle pietre e dell'antico chiostro
scomparso costituiscono la materia di questo libro e ridannodignita' alla piccola
Storia di tutti i giorni.
E' questa la Storia che interessa l'autrice, quella fatta di tante storie comuni,
di piccoli gesti che si ripetono ogni giorno, quella insomma che arriva prima al
cuore della gemte.
E cosi' i ricordi e le storie di Monte dei Bianchi, attraverso queste
fotografie, ci raccontano di un affascinante mondo lunigianese che non c'e' piu' ma
che ha inevitabilmente plasmato il nostro pensiero e la nostra cultura.
Vista la sempre maggior disponibilita' e sensibilita' dei cittadini a conoscere
il proprio passato che e' ricco di Storia per la stessa posizione geografica della
Lunigiana, da sempre terra di passaggio, credo che questo libro costituisca una
importante e valida occasione per conoscere e valorizzare al meglio i piccoli
borghi che fanno parte di un'intera comunita'.

L'Assessore alla Cultura


Comunita' Montana della Lunigiana
Giovanni Arcangeli

L'Assessore alla cultura


Comune di Fivizzano
Andreino Fabiani

...Se novella vera


di Valdimagra, o di parte vicina sai,
dilla a me, che gia' grande la' era.
Dante - Purg. VIII

Cenni sulla storia della Lunigiana


Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara
necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere allopera di Eugenio
Branchi Storia della Lunigiana feudale, unica fonte autorevole assieme a quella
di Gioachino Volpe; ebbe a osservare questultimo che, per la storia della
Lunigiana, avanti il XII secolo, e poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba
lontana.
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di
probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di
Toscana.
Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero col nome di Provincia
Maritima Italorum, subi dapprima linvasione longobarda e in seguito, unita a
tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi
entro nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i
Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder
sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in
Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.
Lessere conte di Luni aveva una certa rilevanza poicheil paese, collocato tra
Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dellanfiteatro romano e quelli
di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni
(951), oltre alla Lunigiana, entro in possesso della marca della Liguria orientale,
dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da
lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.
Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo di
Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla
casa dEste ed il secondo a quella dei Malaspina.
Oberto Obizzo I si stabili sui gioghi dellAppennino
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in
questultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre
considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che
sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro

castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito


dallimperatore Federico a Opizone nel 1164 ) per i pedaggi da rapina e per le
ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano
dal passo della Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il
figlio di questultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio appare
nellatto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il
marchese Alberto II detto il Malaspina dallaltra.
Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l Antico
(1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino
(1301) cambiando nellarme lo spino secco in spino fiorito ebbe parte dei
territori alla sinistra del fiume.
La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne
modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con
sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a
destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei
rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,
terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita in modo da
formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in
campo doro con il motto ad medelam (mi offre rimedio).
I membri del casato si moltiplicarono e cosi lo stemma venne spesso
modificato; il piu conosciuto e pero quello che mostra un leone rampante
coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o
entrambi. E da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado
detto lAntico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per laiuto ricevuto dal Malaspina
nella crociata dEgitto del 1248.
Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) fu lo
stipite dei Marchesi e Signori di V illafranca. La sua vedova, marchesana Tobia
Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta, merita di esser ricordata come colei
che compose, ordino e stabili gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli
Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.
Lorenzo Ferri di Bagnone).( 1 )
Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del
1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,
quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un
Giudice dAppello che era il Marchese, di un Podesta eletto dal marchese, un
Vicario del Podesta, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il
General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni
scritte o da consuetudini inveterate.

Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai


genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa
veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili
incorrevasi col lasso di venti anni ecc..
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con
pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca
dei beni. Si puniva lomicidio col taglio della testa, ladulterio con lire venticinque
per luomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, labigeato, il taglio
degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e
nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita e
Comunita che a loro furono soggetti.
Istituti di pubblica beneficienza non vi furono nel feudo di Fosdinovo da
cui derivera in seguito Viano, ma il Marchese Spinetta il Grande, sceso da
Verrucola in Fosdinovo, nel 1374 col suo testamento confermo lo Spedale per i
poveri infermi in Fivizzano sotto il titolo di S.Antonio. Potrebbe annoverarsi
anche lOspizio, poi convento dei P.P. Francescani zoccolanti, fondato
dallultimo marchese Spinetta.
Ufficialmente la storia per il territorio di Monte dei Bianchi inizia il 1
aprile 1231, data di un documento rogato nel castello di Sarzana per questioni
sorte tra il Vescovo di Luni e i Nobili di Erberia; questi Nobili, detti di Fosdinovo,
appartenevano alla famiglia detta dei Bianchi di Erberia.(2)
Questa famiglia trasse origine da Erberia, Herberi ed Herbaria, antico nome
di Rubiera, castello situato nella provincia di Reggio, che nel 1164 fu assegnato
dall'imperatore Federigo Barbarossa a Opizone I Malaspina.
A questi Nobili i Malaspina nel secolo XII dettero in feudo un Monte ed
altre terre di Lunigiana, che da a llora in poi furono appellati Monte e Terre Dei
Bianchi.(3) Mancato Spinetta nel 1352, poich non aveva figli maschi, il suo
patrimono vene assegnato ai nipoti: Gabriele, Galeotto e Guglielmo e con essi
incominci il governo di una famiglia che resse le sorti di questo feudo sino al
1797. I tre nipoti ebbero la cittadinza di Verona (4) ed ottennero in comune
l'investitura imperiale da Carlo IV. A Guglielmo vennero assegnati i seguenti
territori: Gragnola, Isolano, Monzone, Vinca, Ajola, Equi, Capriana,
Prato-Alebbio, Lorenzano, Massa, Montignoso e le possessioni d i Castelnuovo e
Valecchia, quelle di S Terenzo e Gorasco e le possessioni che la famiglia teneva
nella Corte di Monte de Bianchi nel Felettina, oggi Migliarina.(5)
Nel 1393 Monte dei Bianchi passo a Leonardo, figlio di Galeotto, assieme
a Castel dellAquila,Viano,Tenerano, Isolano, Monzone, Vinca, Equi, Ajola,

Ugliano, Montefiore, Argigliano, Codiponte di Cassano, Gragnola, Cortile, Prato


Alebbio, Sercognano, Colognole e i beni e possessi di Folasino o Migliarina,
distretto di Genova, diocesi Lunense, Massa, Montignoso.
Sempre in questa data il territorio di questo feudo, comprendente Gragnola,
Cortile e Viano, fu avulso dal perimetro di Fosdinovo e destinato a nuovo feudo.
Nel 1442 Antonio Alberico (1445) entro nel libero possesso delle terre ed
essendosi estinto nel 1443 il ramo dei marchesi di Castel dell'Aquila per la morte
di Galeotto, mancato senza discendenza maschile, successe per ragione agnatizia
al medesimo riunendo tutti quei possedimenti che il padre aveva diviso col fratello
Leonardo.
Antonio Alberico fu uomo stimato per il suo governo mite, per le sue
qualita' morali e il valore personale; milito' coi fiorentini per punire l'eccidio dei
marchesi di Verrucola. Tra i suoi figli: Galeazzo e Simone naturali e nove
legittimi, Bartolommeo, Jacopo, Lazzaro, Gabriele, Spinetta, Francesco,
Leonardo, Taddeo-Niccolo', alla sua morte a Jacopo venne assegnata la tutela
dei fratelli minori sino alla divisione del feudo che porto' a Lazzaro Castel
dell'Aquila.
Di questo castello si ignora da chi e quando venisse eretto essendo il suo
nome conosciuto solo nel 1374 per il testamento del marchese Antonio del fu
Guglielmo quando la nobilta' locale dovette cederne il dominio a Spinetta il
Grande, ricco e potente signore di una grande parte della Lunigiana orientale. Di
Lazzaro poco si puo' dire, mori' tra il 1463 e 1466 lasciando erede il figlio
Leonardo.
Questi, di carattere generoso e battagliero fu sempre deferente verso i
maggiori suoi, la madre ed il curatore; molte volte e a lungo fu assente per
assistere ai propri interessi nel veronese. Lascio' Lazzaro, Giovanni, Jacopo,
Galeotto,Teodosia e Maddalena.
Di questi suoi figli evidenzieremo Jacopo(1562), di cui parleremo in
seguito poiche' di lui troviamo a Monte dei Bianchi un' incisione su un portale
situato a fianco del campanile. La data dell'incisione e' relativa al suo rientro da
Roma quando gli venne assegnato il feudo di Viano.
I suoi figli Lepido e Ottavio gli successero nel marchesato di Viano dopo
aver ricorso e ottenuto l'approvazione del Granduca di Toscana, ma vissero
sempre a Verona dove Ottavio si marito'. Il primogenito di Jacopo,Lepido, ebbe :
Jacopo-Antonio, Achille-OttoneCarlo, Lucia e Spinetta;
Ottavio ebbe: Violante, Alberto ( prete), Jacopo (1590-1608), Leonardo,
Lazzaro, Antonio-alberico ( ucciso prima del 1617), Angel-Maria (1597 - morto
prima del padre)Alsuina (monaca), Aurante.
Leonardo e Lazzaro ( 1621)furono gli ultimi marchesi di Viano.
Gli successe un loro agnato, Cosimo( 1638) e in seguito il di lui fratello
Alessandro (1640) ultimo marchese di tutto il feudo.(6)

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In seguito venne riconosciuto signore di Castel dell'Aquila e delle terre di


Gragnola, Cortile, Viano e loro pertinenze, il marchese di Fordinovo che le
governo' fino alla caduta dei feudi nel 1797.
Tutto cio' in relazione alla storia dei feudi Lunigianaesi, ma per parlare
delle origini di Monte dei Bianchi in relazione all'epoca longobarda sara'
necessario fare un passo indietro, ovvero prima di Corrado L'Antico (1253 ) di cui
si parla a pag. 6 e, ancor prima di Oberto ( 945) di origine longobarda a pag.5.
E' un fatto risaputo che i longobardi invasero e si stabilizzarono in un'area
tra Langobardia eTuscia e precisamente nel versante toscano della Garfagnana; il
loro scopo era di controllare i passi appennininci, quello di Monte Bardone ( Cisa)
nonche' quello dei Due Santi (crinale tra Magra e Vara.)( Bottazzi).
Si ipotizza che durante il regno di Agilulfo i longobardi da Monte Bardone
calassero in alta Lunigiana disgregando la resistenza delle fortificazioni di
Kastron Soreon (Pieve di sorano- Filattiera). Ugualmente per i Fines Carfanianae
( Garfagnana)e Castrinovi ( Castelnuovo) che si presume venissero impostati in
parte tra l'eta' di Autari (590) e Agilulfo.
E' da ricordare che la Garfagnana in origine comprendeva tutto il territorio
fino alla Civiglia -Taverone - Aulella ( Pavoni)e, nel X secolo, in un documento
del 919 ( Angelini) i fines Carfanianae sono considerati beni lucchesi, per cui
quando si dice che la Garfagnana cadde sotto il dominio dei longobardi, i quali
procedevano dal passo del Cerreto, dell'Ospedalaccio, della Pradarena e forse dal
passo del Lagastrello lungo la vallata dell'Aulella, questa terra di Lunigiana ne
fosse compresa.
E' notorio che, distrutta ogni resistenza, dopo le invasioni longobarde
diRotari e di Liutprando, i quali risalendo dalla lucchesia il lido apuano e le
interne valli del Serchio e della Magra, diffusero e seminarono sugli aprichi poggi,
agli incroci delle valli e sulle imprendibili vette, quei solidi ceppi gentilizi che a
lungo si dichiareranno, negli antichi atti, di vivere secondo legge longobarda.
Questi nuovi Signori, formeranno il duraturo connettivo dell'intera feudalita'
maggiore e minore della Lunigiana..
Accanto ai grandi nomi si stende e prolifica in tutta la Lunigiana una
feudalita' minore dalla identica genesi longobarda: i Casola, i Bianchi d'Eberia, i
Moregnano, i Bosi, i Castello, i Dallo, i Baggiano, i Da Panzano, i Vallisnera,i
domini de Faucenova ecc, famiglie spesso legate tra loro, coi Malaspina o col
Vescovo, con complicati rapporti agnatizi, consortili e da relazioni di
vassallaggio.

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Sulla cartina e' segnato Monte dei Bianchi, anticamente Montia.


Mappa planimetrica della Lunigiana ricordata da Almagia: Monumenta
Italiae Cartographica, pag.60. Acquerello su carta - Piante antiche dei confini del
1643 rappresentanti i vari feudi lunigianesi.

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MONTE dei BIANCHI,


MATHILDA and the LANGOBARDS

Monte dei Bianchi is a walled village enclosed by three towers and situated
on the ridge of a mount between the valley of the river Aulella and the torrent
Lucido. The mount itself is located in a territory between two mountain ranges:
the Apuanian Alps that separate it from the Tyrrhenian Sea, and Tuscan-Emilian
Apennines that separate it from the Po Valley.
The village is approached by a small footpath which from the bridge of
Monzone arrives at the Palanchina gate (page 103), providing access inside the
walls. Once inside, a small lane leads to the church of Santa Maria della Neve (the
parish church, page 56), and to a beautiful lawn from which one may admire a
wonderful view over the Lucido Valley. The view takes in the villages of Aiola
(page 18), Ugliancaldo, Equi, Monzone (page19), on the verdant slopes of the
Apennines and the great mountain range of the Alps.
Arround the village one can still see the ancient walls and towers(28)
and(32) that contain the dwellings within (pages 18 and 19). The walls and towers
have arrow-slits that served to defend against the enemy (page 33).
Inside the walls, the door of a house facing the lawn carries an inscription:
"JACopo MALaspina MARchese MDXXIII" (page 52). Jacopo Malaspina was
the marquis of Viano (page 54), and Rector of the church of Monte dei Bianchi . In
this regard, Viano's entrance gate exhibits a symbol which is similar to Longobard
coin. The presence of the Longobards in this area is also evidenced by the ancient
monastery in Monte dei Bianchi, dedicated to Saint Michael Archangel who was
the patron saint of the Longobard peoples. Furthermore, the architraves of the
parish church and the bell tower are embellished by three scultured Lorraine
crosses (page 60).
To one side of the lawn, a marble plaque on the faade of an edifice
commemorates the Bianchi di Erberia, feudatories of the countess Mathilda of
Canossa, marquess of the Malaspina family, and great countess of Italy (page 73),
who had had three Longobard husbands: Gottifredo di Lorena, Azzo d'Este and
Guelfo di Baviera. Also, in the village itself, there is a particular symbol on an
architrave that is remeniscent of a Longobard coin (page 98).
In the village, the house of the Pelli family (page 108), brings to mind an
enchanting love story. Pacifica was a wealthy and graceful maiden. One day on
the mountains she met Pellegrino, a young shepherd boy, and fell in love with him.
Pacifica bought many estates and the house mentioned above, where she lived her
love story for many many years. From their union, ten children were born: Elisa,

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Filiberto, Valerio, Santina, Maria, Alfonsina, Clementino, Ottavio, Pacifico and


Alessandro.
Within the village there are many small portals in sandstone; the most
important being that of the house of the Colliari family (successively bought by
Pacifica), on the faade of which there are some beautiful windows and inside the
doorway, in the loggia, there is a remarkable image in marble of the "Good
Shepherd" (perhaps a tribute from Pacifica to Pellegrino, page 136).
Returning to the parish church, by the side of the seventeenth century
marble entrance, there is an ancient scultured cross of the Knights Templar. Inside
the church, a holy water stoup in white marble is embellished with sculptured
angels' heads (page 159). Behind the altar there is a large fresco dedicated to Saint
Michael Archangel (page 162). On page (62), is presented a reproduction of the
first page of the Historiae Langobardorum, recounting the story of the journey of
the Longobard peoples from Scandinavia to Italy. The history was written by
Paolo Diacono, a longobard, whos name was originally Warnefrid and who was a
monk in the Abbey of Montecassino where he died in the year 799.
The ancient monastery of Saint Michael Archangel at Monte dei Bianchi
was cited in a document dating back to 1105 (page 64), when Pope Pasquale sent
Cardinal Bernardo degli Uberti to the court of Mathilde at Guastalla; the cardinal
received a supplication from the grandchildren of Rodolfo da Casola and from the
children of Bosone, Gerardo, Bosone e Guiscardo, who requested that the church
and the monastery of Saint Michael Archangel be entrusted to a religious institute
and reminded the cardinal that their ancestors had already built a monastery in
previous times. Bernardo accepted the request and legated the monastery to the
Abbey of Sant'Appollonio of Canossa. The monks belonged to the Order of the
Regular Canon also known as Monaci Bianchi or Rocchexiani.
Prior to the ancient monastery, there was another, also dedicated to Saint
Michael; infact in the year 760 when Desiderio was king of the Longobards , Ato,
son of Eugenio il Longobardo, dictatated to the priest Fratellus, a will in which he
donated the sixth part of his estate to the church that he had had built on his
territories and also the houses and court that were to be found infront of the church
itself, in order that a monastery be built there.
It is well known that the Longobards, in their occupation of Italy, they
established themselves on the Apennine passes in order to control the trade routes
and for defense, viz.: Mount Bardone (passo della Cisa) , Due Santi (on the ridge
between the Magra and the Vara), Cerreto, Ospedalaccio, Pradarena and perhaps
also that of Lagastrello. Since the Garfagnana region was a Longobard dominion
which had access to the Lunigiana region, including Monte dei Bianchi, via the
passes of Tea and Minucciano, it is not surprising that there are many
archeological remains that suggest a Longobard presence in Lunigiana.

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Monte dei Bianchi

Monte dei Bianchi - Panorama.

Monte dei Bianchi e' un incantevole borgo murato collocato sul crinale di
un monte tra la vallata del fiume Aulella e quella del torrente Lucido.
A sud, la catena montuosa delle Alpi Apuane lo divide dal Mar Tirreno,a
est, l'appennino tosco-emiliano lo divide dalla Val Padana.
Dove si uniscono le due catene montuose troviamo i passi di Tea e
Minucciano che uniscono la Lunigiana alla Garfagnana.
Le case, recintate da mura e unite l'una all'altra ai due lati del borgo,
formano un breve corridoio che ci porta davanti alla chiesa parrocchiale.
Sulla destra, un ampio prato apre davanti agli occhi un panorama
irripetibile su verdi dorsali appenninici e maestose vette alpine solcate da torrenti
spumeggianti.

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La catena delle Alpi e il Pizzo d'Uccello tra le nubi.

"In mezz'ora di faticosa mulattiera, dal ponte di Monzone, sono salito a


Monte dei Bianchi. La strada conduce alla chiesa parrocchiale della Madonna
della Neve e muore nella piazza intitolata a Carlo del Prete. Questa piazza pare
un grande terrazzo avanzato sul torrente Lucido per mostrare tutte le bellezze
della sua vallata. Ecco laggiu' Equi, grigio per vecchiaia, raccolto ai piedi del
monte che s'eleva all'ombra del Pizzo d'Uccello, che, alto 1781 m., con la sua
vetta bruniccia ed aghiforme, vuol bucare la volta del cielo.
Si scorge laggiu' in groppa al monte dal quale scende il Lucido,
Ugliancaldo, il singolare paesetto da presepio; sotto vi scorre il Solco, la piu'
bella meraviglia naturale della Lunigiana dovuta all'azione dell'acqua..."
Questa e' una parte della descrizione di Monte dei Bianchi che Carlo Caselli
scrive nel suo libro Lunigiana Ignota ( Il Viandante) del 1933.

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Gli Appennini con Aiola.

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Gli appennini con Aiola e Monzone.


Dal terrazzo di Monte dei Bianchi si vede occhieggiare tra i castagni il
paese di Aiola, che appare quasi sempre in ombra, costruita tra la folta selva a
destra di Equi. Piu' in alto in un recinto di antiche mura troviamo il Castellazzo e
piu' in alto ancora i ruderi di un monastero, l'eremo di San Giorgio, appartenuto ai
Servi di Maria che si dice sia stato fatto erigere da un nobile veronese, Matteo
Filippo Caldani,famoso brigante convertitosi alla fede.
Su Monzone torreggia quella che viene chiamata la torra d' Monzon tra il
monte San Giorgio e l'Arpa d' Monzon.
Risalendo il Lucido, sulla riva sinistra, si raggiunge Vinca per una strada
che ci ricorda la descrizione dell'inferno dantesco.Il paese pare fosse abitato dai
Liguri Apuani,popolazione ardita e forte, che riusci' a resistere anche alle legioni
romane trovando rifugio sul Sagro e sul Pizzo d'Uccello.
A Monzone alto possiamo ancora vedere un'antica fortificazione, un tempo
chiusa da portali, di cui troviamo gli ingressi e alcune torri, in parte abbassate e
parzialmente modificate.

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Monzone ai piedi dell' Arpa.

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Monte dei Bianchi - Sentiero che sale al paese dal ponte di Monzone.

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Monte dei Bianchi - Salita della Palanchina. Sulla destra i resti di una torre.

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Monte dei Bianchi - Lato sud di palazzo Coiari-Pelli.


Monte dei Bianchi e gli altri castelli del marchesato di Fivizzano si diedero
in accomandigia alla Repubblica Fiorentina, la prima volta per anni dieci con atto
pubblico del 26 agosto 1458 mediante la persona del marchese Spinetta di
Bartolommeo Malaspina , cui allora appartenevano. Quindi nel di' 6 marzo 1477
gli abitanti di Fivizzano e del suo distretto, essendosi sottratti dall'obbedienza dei
marchesi Malaspina, e datisi spontaneamente al Comune di Firenze, i reggitori
della Repubblica con provvigioni del 25 gennaio 1478, e del 27 settembre 1480
assegnarono una pensione mensile a Giorgio e Antonio, fratelli, e figli dell'ucciso
marchese Spinetta di Bartolommeo Malaspina, e per deliberazione del 1 settembre
1482 cedettero in amministrazione, fino a nuovo ordine, al marchese Gabriello IV
di Fosdinovo i castelli di Soliera, Agnino,Ceserano e Magliano, tutti castelli della
Comunita' di Fivizzano, lasciando al marchese Leonardo, un nipote, i castelli di
Monte dei Bianchi, di Castiglioncello di Offiano, di Regnano e diLuscignano, tutti
meno il primo, della comunita' di Casola, ma nella giurisdizione di Fivizzano. (7)

22

Monte dei Bianchi - Sentiero a sud del paese.

23

Monte dei Bianchi - Cortina muraria a sud del paese.

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Monte dei Bianchi - La muraglia sotto l'attuale canonica.

25

Monte dei Bianchi - La muraglia sotto il prato.

26

Osservando attentamente la poderosa cortina delle mura a sud del paese, ci


sorprende inaspettatamente il disegno inconfondibile di due grandi archi ben
delineati e rifiniti dell'altezza approssimativa di quattro metri.
E' evidente che non sono i soliti rinforzi usati all'epoca delle costruzioni in
sasso, quando le pietre venivano accostate in modo da formare archi atti a
sostenere il peso di alti muri. I due archi, tamponati chissa' in quale epoca,
potrebbero essere stati l' ingresso di
uno spazio coperto e diviso da un
doppio ordine di archi..
Per analogia, nella foto a
sinistra viene riportata la doppia
apertura su quello che fu l'antico
chiostro del monastero dei Serviti
della della S.S. Annunziata
costruito a Castiglione del Terziere
( Bagnone).

27

Monte dei Bianchi -La cortina muraria sud.


Poiche' si ipotizza che l'antico convento dei Monaci Bianchi o Rochexiani
fosse dotato di un chiostro, siamo propensi ad immaginarlo di forma
quadrangolare e posto all'interno della struttura del convento stesso; potremmo
invece vederlo come un doppio porticato posto di lato al monastero, come
dimostra la foto della pagina precedente che si riferisce al chiostro del convento
dei Serviti di Castiglione del Terziere.
Si potrebbe anche ipotizzare che dal doppio porticato si accedesse ad un
atrio posto al piano terra che corrisponderebbe a quelle che vengono considerate
le cantine sotto l'attuale canonica e da questo si entrasse nel cortiletto che oggi si
raggiunge solo dal borgo.
Basta osservare in questo andito i bellissimi portali che danno accesso a
grandi stanze che si affacciano sulle mura sud, le quali, anche se deturpate da
lavori poco ortodossi, per le loro misure poco adatte a fondi o stalle, facilmente ci
richiamano ad ambienti occupati da una comunita' quali sala capitolare o
refettorio.Potremmo anche ipotizzare un convento racchiuso in un quadrilatero
comprendente la canonica e quello che oggi viene chiamato palazzo Pelli.

28

Monte dei Bianchi - Le mura.


Osservando le mura esterne siamo un poco disorientati da questi
contrafforti che,diversamente dal muro e come dimostrato dalle foto precedenti,
sono stati costruiti di recente, in cemento armato, ed hanno in parte nascosto i due
grandi archi, oggi semioccultati dalla vegetazione, e del tutto sconosciuti agli
abitanti di Monte dei Bianchi.
Da molti anni si sono svolte ricerche storiche per ritrovare il luogo in cui
sorse l'antico convento dei frati Bianchi o Rochexiani.
Si fa riferimento all'aprile del 760 quando Ato, figlio di Eugenio il
Longobardo, detta al prete Fratellus un testamento col quale dona al beneficio
della chiesa di San Michele Arcangelo,costruita nei suoi possedimenti, parte dei
suoi beni, per far costruire anche un monastero. Alcuni studiosi teorizzano che la
chiesa fosse quella di Colognola ( vedi pag.66 ) e il monastero situato a Monte dei
Bianchi sotto la piazza dedicata a Carlo Del Prete.
Ecco quindi la presunzione che quel doppio ordine di archi di cui possiamo
vederne le aperture tamponate, possa essere il chiostro dell'antico convento e la
attuale canonica il complesso del monastero.

29

Monte dei Bianchi - La cinta muraria allacciata alla torre angolare.

30

Mon

Monte dei Bianchi - Apertura per avvistamento attigua alla torre; vi si


accedeva da una scala, (fatta demolire in questi ultimi anni ), che scendeva
dal piano superiore dell'edificio alla base della torre.

31

Monte dei Bianchi - La torre est.


La torre cilindrica e l'edificio di spalle potrebbero essere stati il
"castello", ovvero il fortilizio fatto costruire da Jacopo Malaspina quando,
allontanato da Roma, venne inviato da Leone X nelle terre di Lunigiana quale
rettore della chiesa di Monte dei Bianchi.

32

Monte dei Bianchi - Bocca da fuoco della torre.


Il fatto che questo "castello" abbia dimensioni tanto ridotte potrebbe essere
dovuto al fatto che Jacopo, marchese di Viano, risiedendo di fatto a Castel
dell'Aquila, abbia voluto lasciare solamente il segno del suo insediamento a
Montia nel 1523 .
"...il monastero dell'antico cenobio fosse la canonica attuale perche' il
castello e' il fabbricato parrocchiale unito al campanile la parte marchionale ad
esso unita ne fa testimonianza altri fabbricati congiunti al recinto sacro del
santuario degli Erberia non ve ne sono se ve ne furono quindi la necessita' di
ammettere il cenobio nell'attuale canonica. Suffraga l'altra ragione che la casa
del priore prima del 1800 era il castello e nella prima meta' del dicianovesimo fu
comprata l'attuale canonica vendendo il livello parrocchiale di Tendola.
Proprietari erano i Sig. Pennucci famiglia antichissima certamente
contemporanea dei frati e forse chi ci dice che non sia una propaggine degli
Erberia? Il loro cognome " Pennucci" deve essere disceso da un tale "Pennuccio"
fondatore dell'Oratorio di Folegnano, circa il millequattrocento. E poi non
lontana dall'abitazione dei frati certi, per lo meno quei di Canossa erano
certamente ancora in possesso delle rendite. "(*)

33

Fazzano - Oratorio costruito verso il 1400 dalla famiglia Pennucci

34

Fazzano - Portale d'ingresso al palazzo dei Pennucci

35

Fazzano - Ingresso del palazzo dei Pennucci.

36

Fazzanoin alto:
Architrave
all'interno
del
palazzo
Pennucci.
Si
nota
distintamente la
data del 1576
sormontata
a
sinistra da una P
(illeggibile
a
destra).
in basso:
Architrave
sul
portale
esterno con le
iniziali S A .

37

Monte dei Bianchi - Il "castello".

38

Monte dei Bianchi - La feritoia vista dall'interno.

39

Monte dei Bianchi - Interno del piano terra dell'edificio.

40

Monte dei Bianchi - Molto in alto, sul muro di fondo, possiamo vedere la
feritoia che si apre all'esterno sul prato a lato della chiesa.
Dopo il 1920 e' documentato che fosse una stalla della canonica.
I locali del piano inferiore dell'edificio vennero adibiti a stalle dopo che
questo venne utilizzato come canonica.
Da un documento dell'archivio parrocchiale privo di data ma certamente
successivo alla data del grande terremoto che colpi' la Lunigiana nel 1920,
troviamo l'annotazione che segue:
"...l'attivita' del parroco fu rivolta al riassetto della canonica essendo
ridotta cedevole in tutte le sue parti, dai tetti ai solai ai muri, era tutto un
frantumo, persino i serpi entravano in casa da tutte le parti. I pavimenti erano
ormai solai finiti; nelle stanze non si poteva abitare per il puzzo delle stalle, nella
sala o rinnovarlo o tenere il pericolo di cadere di sotto.
Il terremoto che sopra tutto per tanti fu una fortuna, per noi non apporto'
danni alla canonica perche' fu riconosciuto dal Genio Civile che il nostro danno
era dovuto alla vecchiaia del fabbricato e non alla scossa sismica..."(*)

41

Monte dei Bianchi - L'apertura di avvistamento ai piedi della scala.

42

Monte dei Bianchi -La costruzione del campanile ha chiuso successivamente il


passaggio attorno a questo edificio.

43

Monte dei Bianchi - Pietra murata alla base del lato nord del campanile.
MENTE(M) SANCTA(M) SPON
TANEAM ( )INOPEM DE
O ET PAT(R)IE LIBERATI
ONEM AMEN
Difficile l'interpretazione di questa epigrafe che potrebbe essere una
preghiera poiche' finisce in amen.
Raccomandiamo a Dio la mente santa, spontanea ( nel senso di semplice e
priva di artifici) e povera ( nel senso che non brama le ricchezze) e chiediamo a
Dio la liberazione della patria.Cosi' sia.

"...Un documento del 1519 dice chiaramente che la piazzetta a nord della
chiesa era il cimitero dei monaci..."(*)

44

Monte dei Bianchi - Spazio tra il campanile e la chiesa. Si nota un'ala di muro
allungata allo scopo di chiudere lo spazio tra i due edifici.

45

Monte dei Bianchi - Spazio tra l'edificio della chiesa e il campanile.

" La chiesa si trovava nel suo primitivo stile romano, con muri perimetrali
a bozze di macigno entro e fuori ed il tetto a solaio retto da capriata allora uno
solo, il maggiore tutto in macigno era l'altare dedicato a S. Michele, quando il
gioiello romano fu distrutto per costruire i gran vlti reali retti da mastodontici
pilastri, come oggi si vede, allora nacquero i laterali e tutto l'interno della chiesa
con la nuova porta e finestre divento' un vero barocco. Decesso il primo Priore i
lavori restarono incompleti ne' mai si rimise mano ad essi, era ancora da farsi il
pavimento, le predelle agli altari e la balaustra, ne' valsero diversi decreti
episcopali che lo imponevano."(*)
In alto a sinistra si notano le modifiche perimetrali esterne della chiesa dal
lato del campanile.

46

Monte dei Bianchi - Resti di una torre o di un baluardo a nord est.

47

Monte dei Bianchi - Base di fortificazione del lato nord del paese.

48

Monte dei Bianchi - Lato nord del complesso della chiesa e del campanile
Anche il lato nord del paese era difeso dalla serie ininterrotta delle case che
non davano possibilita' di ingresso al borgo.
Secondo la memoria popolare, sulla destra della fortificazione della
pagina precedente, vi era un'alta torre demolita ed abbassata in tempi recenti per
consentire il rifacimento di una abitazione contigua.
L'accesso che si intravvede tra i due muraglioni porta sul sagrato
dell'attuale chiesa, cioe' fuori del borgo.
Non e' molto tempo che una soglia in pietra delimitante l'uscita dal vicolo
del paese sia stata eliminata perche' di impedimento al transito; quella soglia pare
fosse sormontata da un arco, di cui troviamo ancora parte di capitello appoggiato
all'edificio, attualmente la canonica, che dotato di cancello costituiva l'ingresso al
sagrato della chiesa.
"Da questi dati si rileva quanto fosse importante la nostra chiesa e come
l'annessa piazza fosse il sacro recinto del santuario chiuso da cancello che si
apriva solo in tempo delle funzioni religiose."(*)

49

Monte dei Bianchi - Lato posteriore del campanile.

50

Monte dei Bianchi - La sacrestia costruita sul vecchio cimite'.

51

Monte dei Bianchi - Lo sported (un cancello?) chiudeva il vecchio cimite'


che nell'archivio parrocchiale si dice esistente sul lato nord della chiesa. Questo e
l'altro cancello verso il borgo chiudevano il sacro recinto.

52

Monte dei Bianchi - Bocche da fuoco verso il prato.

53

Passando dietro la chiesa ed


entrando sul prato panoramico
delimitato dalla chiesa parrocchiale e
dal campanile, possiamo notare che
l'edificio unito alla torre circolare ,
mostra, assieme a questa, alcune
bocche da fuoco aperte verso il prato.
Cio' potrebbe significare che
l'edificio, unito alla torre, al momento
della sua costruzione costituisse un
avamposto difensivo isolato destinato
alla difesa.
Supponendo la costruzione
successiva al 1400, si potrebbe
dedurre che, in quell'epoca, lo spazio
antistante fosse libero da edifici.

54

Monte dei Bianchi - Ingresso alla torre circolare.Un marmo recente sopra il
portale cita:" ...ultimi priori...di queste..."

55

Monte dei Bianchi - Portale Jacopo Malaspina

56

Monte dei Bianchi - sull'architrave: JACopo MALaspina MARchio


sotto l'architrave: MDXXIII
Jacopo Malaspina, marchese di Viano ( 1505 - 1562).
Fu l'ultimo figlio maschio del marchese Leonardo III del ramo di
Fosdinovo.Si reco' a Roma e indosso' l'abito clericale, fu poi sacerdote e stando
presso il cugino, papa Leone X, fu da questi molto amato al punto che lo creo'
Protonotaro Apostolico, gli fece conferire dalla Signoria Medici la Rettoria della
Chiesa di Monte dei Bianchi e lo avrebbe promosso alla porpora cardinalizia se i
gravi eccessi da lui commessi non avessero costretto Leone X ad allontanarlo da
Roma per farlo rientrare in Lunigiana nelle terre che possedeva in comune coi
fratelli.Abusando della sua qualita' sacerdotale, nell'anno 1515, violo' un
convento e da una professa ebbe un figliolo che non cerco' di nascondere ma tenne
al suo fianco dandogli nome Lepido.Ottenne dapprima il perdono dal pontefice,
ma poiche' Jacopo continuava a perseverare nelle consuete male abitudini, nel
1520 venne allontanato definitivamente da Roma e venne a risiedere in Castel
dell'Aquila.
Oltre a Lepido ebbe altri due figli da donne diverse: Ottavio e Zenobia.
E' anche da ricordare che il figlio naturale Lepido,Abate commendatariodel
monastero di San Caprasio ad Aulla e in seguito canonico della Cattedrale di
Verona, ebbe a sua volta cinque figli naturali:Jacopo-Antonio, Achille-Ottone,
Carlo, Lucia, e Spinetta.
Uomo superbo e prepotente, Jacopo pose in vecchiaia molta cura per
arricchire tutti i suoi discendenti bastardi. Ricorrendo nel 1559 al Granduca di
Toscana per ottenere la quota paterna di eredita' del feudo di Gragnola, Cortile e
Viano; ebbe a sorte, il marchesato di Viano e una porzione di Castel dell'Aquila..
Nel 1560 si rivolse all'imperatore Ferdinando per ottenere il
riconoscimento ereditario per i propri figli, ed essendogli stata respinta la
richiesta fini' i suoi giorni nell'amarezza.(8).
L'incisione MDXXIII sul lato inferiore dell'architrave ricorda l'anno in cui
venne incaricato Rettore della Chiesa di Monte dei Bianchi.

57

Portale d'ingresso al borgo di Viano , feudo di Jacopo Malaspina.

58

Arco di accesso al borgo di Viano. Da notare il simbolo scolpito sulla


chiave di volta del portale e quello sulla moneta longobarda.
Jacopo Malaspina nel 1523, oltre ad essere stato raccomandato da papa
Leone X alla Signoria di Firenze perche' gli venisse concessa la rettoria della
chiesa di Monte dei Bianchi, divenne marchese di Viano e delle terre annesse al
feudo, ivi comprese quelle di Monte dei Bianchi.

Monetazione longobarda -Tremisse aureo di Astolfo. Zecca di


Lucca.749-756.

59

Monte dei Bianchi - Chiesa di San Michele Arcangelo.


La parrocchiale.

60

Tenerano
Immagine
di
San
Michele
Arcangelo
collocata sul lato sud
del campanile di lato
alla chiesa parrocchiale
dedicata all'omonimo
santo.

Tremisse aureo del VI secolo.


(monetazione longobarda - nella
moneta vi e' raffigurato San Michele.)

San Michele Arcangelo era il protettore del popolo longobardo.


Anche presso la pieve di Monte Bardone (Cisa)e lo scomparso
Castrum Antisica i longobardi dedicarono una chiesa a San Michele.

61

Monte dei Bianchi - Ingresso laterale della chiesa.

62

Monte dei Bianchi - Chiave di volta del portale del campanile.


Questa croce cosi' poco conosciuta in Lunigiana e' chiamata Croce di Lorena
o Croce Patriarcale.
Negli architravi , che appaiono ristrutturati di recente ( non si conosce la data)
sono state scolpite due croci; molto probababilmente sono stati riprodotti identici a
quelli sostituiti. La riproduzione di questo simbolo non puo' essere occasionale e la
dimostrazione e' nella chiave di volta dell'ingresso del campanile dove appare la
stessa croce, e questa e' certamente coeva al campanile, vecchio almeno di qualche
secolo.
Per cercare un collegamento locale a questa croce nordica della Lotharingia,
Lorraine, dovremo ancora una volta riferirci ai longobardi e inizialmente al regno
di Lotario II. Questi, figlio dell'imperatore Lotario I (855) eredito' dal padre la parte
settentrionale e centrale della striscia di territorio compreso tra Francia e Germania.
Alla sua morte, la Lorena venne spartita ed anche dominata dalla Francia (911). In
seguito EnricoI la ricongiunse (925) alla Germania. Dal 1033 al 1044 il figlio di
Gotelone, Goffredo il Barbuto, che svolse una politica ambiziosa anche in Italia,
sposo' Beatrice, vedova di Bonifazio marchese di Toscana, e madre di Matilde di
Canossa.

63

Fazzano - Antico ingresso di palazzo Francini.

64

in alto - Chiave di volta dell'ingresso di palazzoFrancini.


in basso - a sinistra la chiave di volta di palazzo Francini con la data del
1510, a destra quella del campanile della chiesa di Monte dei Bianchi.
Le due croci, entrambe patriarcali o di Lorena, presentano lo stesso tipo di
incisione e potrebbero essere coeve.

65

Monte dei Bianchi- Il portale laterale della chiesa

66

Monte dei Bianchi Non e' stato possibile


appurare la data in cui questi
architravi
sono
stati
rifatti.Comparando le chiavi di
volta delle pagine precedenti
possiamo dire che questo tipo di
croce lo volle riprodurre la
famiglia Francini di Fazzano.
"... Ato, figlio di Augeni
longobardo nel 760 fondava la
chiesa di San Michele Arcangelo
con annesso monastero in Monte.
Per ragioni non conosciute
i monaci avevano abbandonato
chiesa e monastero in data
imprecisa.
Nel 1106 la propaggine di
quei
lontani
parenti...quel
monastero lo univano alla Badia
di S.Apollonio di Canossa per
intromissione della gran contessa Matilde.
Verso il XV secolo i frati benedettini abbandonavano nuovamente convento
e chiesa di San Michele Arc. di Monte dei Bianchi e quel sacro patrimonio
divento' un benefizio semplice di collazione della S.Sede, che generalmente
veniva conferito a soggetti lontani( Roma, Piacenza) i quali spesso tramandavano
al Nepote. Il benefiziato teneva qua un amministratore che con misera paga
faceva dire messe d'obbligo all'altare di San Michele e rendeva annuali conti
all'investito. Altro libro di cronistoria di quest'archivio dice che molti, investiti di
questo benefizio, cessarono di vivire senza essere mai venuti a visitare la chiesa
del loro Titolo "Priorale".
In questo totale abbandono insorse la popolazione, ma non ebbe miglior
successo che quello di crearsi un nuovo benefizio per mantenersi un
cappellano.Nel 1519 il nuovo benefizio era gia' un fatto compiuto; la succitata
cronistoria afferma che cosi' si arrivo' ad un dualismo incompatibile:" Il priore
che sfruttava senza noie, il cappellano che sopracarico di lavoro moriva di fame".
Lo stato di cose era divenuto piu' pietoso che desolante, ne' di fronte all'autorita'
dei priori si poteva agire, data anche la concausa della nullita' dei cappellani e il
marchesotto sempre con occhio grifagno sempre intento a pressare sul debole e
strusciare manti a chi siedeva in alto ( particolari in altra cronistoria esistente qui
in archivio)."(*)

67

Historia Langobardorum - Paolo Diacono.Biblioteca.ApostolicaVaticana.


Paolo Diacono scrisse per primo la storia dei Longobardi.

68

Re Rachis con due dignitari e un soldato.


Paolo (Warnefrid)Diacono, nato nel 720 e morto nel 799, longobardodi nobile
famiglia di guerrieri, educato alla corte di Re Rachis (m.756) a Pavia, scrisse con
orgoglio, in sei libri, la storia del suo popolo, dal cammino travagliato dalla Scandinavia ,
alla Pannonia e al rapido ingresso del Re Alboino in una Italia spopolata dalla peste.La
sua opera venne scritta nel silenzio del Monastero di Montecassino dove pare abbia
seguito Re Rachis, anch'egli monaco.La narrazione ricca di episodi di esperienza diretta e
di tradizione orale si interrompe prima della sconfitta di Re Desiderio a Pavia nel 774.(9)

69

Ludovico Antonio Muratori - " Indices Chronologici Ad Antiquitates Italicas


Medii Aevii Curatorum Historiae Patriae Studiis ( Apud Pedemontanos, Ligures, Sardos
et langobardos)". Biblioteca Civica U.Mazzini La Spezia

70

Accomandazione del monastero di Monte dei Bianchi all'Abbazia di


Canossa.

Signum Tabellionatus
dell'imperatore.(21)

di

Guido,

notaio

del

sacro

palazzo

Io Guido Notaio del SacroPalazzo( dell'imperatore) , fui presente e ho


scritto questa concessione.
Bernardo (degli Uberti) Sua Eccellenza Reverendissima Cardinale, Vicario
del Papa, il monastero San Michele de Monte della diocesi lunense accomandava
all'abate del monastero canusino consenziente il il patrono della stessa chiesa,
anno 1105.
Nel nome della santa Trinita' ... presente il cardinale Bernardo degli Uberti,
legato pontificio, i figli di Bosone, Gerardo, Bosone, Guiscardo e Guizzolo
assieme ai nipoti di Rodolfo da Casola, Gerardo, Guido e Uguccione, volendo
restituire ad statum Ordinis monachorum la chiesa ed il cenobio di San Michele
de Monte, come era stata la volonta' dei loro defunti,che era ormai totius religionis
Ordine penitus destitutam , chiedonosupplici che questo venga accomandato a
qualche canusino cenobio, e il legato decide di affidare il monastero all'abate
Giovanni dell'Abbazia di Canossa.
Nello stesso atto i richiedenti riferiscono che in un tempo piu' antico,la
chiesa era stata fondata dai loro antenati in terre di loro proprieta' come monastero
a parentibus eorum ad usum monasterii in predio suo fundatam.
La comitissa Matilda di Canossa potrebbe essere stata presente all'atto.(10)
Tre cappelle erano dipendenti dal monastero di Monte dei Bianchi:San
Prospero di Monzone,ovvero la chiesa parrocchiale di Monzone Alto,San Biagio
di Viano,di cui non se ne conosce piu' l'ubicazione e Santa Giulia di Noceto,nei
pressi di Castelpoggio di Carrara.
San Maurizio di Aiola, la chiesa parrocchiale del paese,elencata nelle
decime della chiesa di Codiponte nel 1300 e San Pietro di Cortila, erano
dipendenti anch'esse da San Michele Arcangelo di Monte.
La chiesa parrocchiale di Monte dei Bianchi come quella di San Prospero
di Monzone Alto sono state costruite "orientate " ( ad est verso il sorger del sole
paragonato alla luce divina).

71

La diocesi di
Lucca possedeva in
Vico Colonia fin
dall'ottavo
secolo,
cioe' dal 700, la chiesa
di San Terenzio e il
monastero di San
Michele Arcangelo.
Questa localita' era
probabilmente
l'attuale Colognola,
l'abitato posto sotto la
Pieve, il cui patrono
lucchese San Martino
puo'
testimoniare
l'antico possesso. Nel
IX secolo un atto di
permuta di terre nella
val Bardine, fra il
vescovo di Lucca e un
privato, rivela anche
l'esistenza di una
selva di San Martino
forse sul confine tra le
diocesi di Luni e
Lucca. La pieve,
ricordata
nel
privilegio di Eugenio
III del 1148, e' rimasta
Pieve di San Martino di Colognola.
isolata probabilmente
dopo l'incastellamento
di Viano, uno dei castelli piu'importanti dei Bianchi d'Erberia.

Particolare del dossale marmoreo che sovrasta il portale della chiesa.

72

La pieve e' posta lungo la strada che da Lucca, attraverso il passo di Tea,
portava a Carrara e quindi a Luni o a Sarzana. L'edificio ha subito profonde
trasformazioni nel XVII secolo.

PAULUS DOMIN D COLOGNOLA


INE BARTHOLOMEI D VEZZ CURIT
SIMONIS D LORANO OPERA PRID
BNIS OPRE SANCT MART CNIS V
ANi ETSOCIETATIS CORPORIS CHI
M D L XXXXIII TEMPORE ARCHI
PRESBITERI INI SVA SOLI D SPECIA

Particolare del portale ovest della chiesa di San Martino di Colognola.

La rete degli insediamenti longobardi e' tutt'ora riconoscibile sulla base


delle dedicazioni santorali come San Michele, San Giorgio e San Martino.

73

Monte dei Bianchi - Porta laterale della chiesa parrocchiale.

74

"...quando
forse gli avi dei
Pennucci restarono
i possessori del
Cenobio all'andata
dei frati, il priorato
divenne
un
benefizio semplice
aderente
alla
giurisdizione
vescovile.
Il benefizio
fratres che ha
sopra i monaci di
Canossa era quasi
sempre conferito a
gente forestiera che
incassava
le
rendite a mezzo di
un fattore di qui.
Tale fu anche il
Bonini, il rettore di
Gragnano presso
Carrara
e
l'Andreani
di
Fivizzano, nobile
famiglia
proveniente
da
Biblioteca Niccolo' V (Sarzana) filza parr. 56
Roma ( non e'
ancora accertato se
i nostri Andreani
siano una propaggine di quella) I nostri avi mentre vedevano sfruttare
inutilmente il pingue Priorato e godevano di avere una bella e artistica chiesa che
fu gia' santuario gentilizio dei Bianchi d'Erberia, propaggine della contessa
Matilde di Canossa; si firmeranno poi nel volere di essere troppo scomodi e
lontani dalla loro parrocchia Codiponte. Percio' scelsero di creare a lor proprie
spese un benefizio pel mantenimento di un sacerdote che avesse qui la residenza
per la cura dell'anima..."(*)

75

Monte dei Bianchi - Torre campanaria.

76

Biblioteca Nicolo' V ( Sarzana) filza parr. 56


Monte dei Bianchi - Lettera indirizzata al vescovo di Sarzana dal canonicus
Joseph Angelus Staffetta il 17 Marzo 1768, in cui dichiara che il sacerdote
Cristoforo Pennucci avendo ottenuto la perpetua unione del benefizio del priorato
col rettorato della parrocchia di Monte dei Bianchi, si assume l'obbligo per se' e per
i suoi successori,di mantenere un viceparroco che fara' la scuola gratis a tutti i
ragazzi della parrocchia del priorato
"Nell'archivio curiale di Sarzana alla partita "presentazione" filza 67 vi si
trova copia dell'atto di nomina del Rettore della Madonna della neve dell'anno
1619; era la comunita' di Monte dei Bianchi che per rinunzia del cessante
investito nominava il nuovo titolare. Merita conoscere quel documento
pricipalmente per tre cose salienti alle nostre ricerche storiche locali. 1) Di
nomina popolare quindi ogni capofamiglia avea il voto. Il benefizio di Santa
Maria fu creato a spese del popolo per rendersi indipendenti da Codiponte ed
avere un Rettore per la cura d'anime giacche' il priorato non aveva cura d'anime
essendo prebenda del monastero. 2) Singolare il modo della votazione. Si
radunavano tutti nella piazza sita tra il " castello" ed il monastero..." *
Si parla del monastero come posizionato nell'attuale canonica.

77

Piazza Carlo Del Prete


La piazza venne intitolata a
Carlo Del Prete figlio del dottor
Lorenzo Del Prete e Fedilla
Francini. Fedilla, figlia di Fabio e
Giuseppa Miliani, nipote del
vescovo Orlandi di Pontremoli
era di Monte dei Bianchi e
precisamenti di Fazzano.
Carlo nacque a Lucca ma
portato a Fazzano fin da bambino
vi volle restare per sempre anche
contro la volonta' paterna.
Fu l'asso dell'aviazione
mondiale,
l'eroe
dell'aria,
l'ammirazione del mondo per la
sua straordinaria impresa di volo
attraverso i tre continenti.
La
valle del Lucido
superba di tanto figlio gli tributo'
solennissime feste. La sera del 31
Luglio 1927 cominciarono col Te Deum di ringraziamento e la benedizione e alla
presenza delle autorita' e della banda musicale; venne appuntata sul petto
dell'eroe una medaglia d'oro in cui era scritto: La valle del Lucido a Carlo Del
Prete.
Morendo eroicamente per la patria lascio' detto di voler essere sepolto nel
cimitero del paese, che tanto aveva amato, accanto alla nonna Giuseppa Milani.
Il Fascio e il Podesta' di Lucca non permisero che fosse eseguita la volonta'
dell'eroe e lo seppellirono in quella citta'. Per consentire in parte il desiderio di
Carlo fu trasferito il corpo della nonna nel cimitero di Lucca.
Una lapide murata sul fianco della chiesa ricorda il nome dell'eroe e un'
altra venne murata nella villa, che lo vide crescere, a Fazzano.
"Quest'anno si e' chiuso felicemente oltre alla cosolazione di tutta la
parrocchia per tanta gloria avuta dal nostro concittadino Carlo Del Prete,
potremo abbellire la nostra chiesa di tutti gli altari in marmo, che prima erano di
mattoni, ed era una vera indecenza.Si ebbe in regalo la " balaustra" a memoria
della Giuseppina Miliani, decessa santamente come visse. Fu un atto di bonta',
indirizzo' al bene la casa Francini e volle il matrimonio della figlia Fedilla coi
sig.ri Del Prete di Lucca, santa famiglia, degna di raccogliere il retaggio
Francini spento in Fedilla."(*)

78

Fazzano - Casa dei Francini.

79

Monte dei Bianchi - Le finestre dell'edificio sono state sostituite recentemente


con le attuali in arenaria.

80

Monte dei Bianchi- L'epigrafe ricorda che attorno all'anno mille, gli antenati
degli Erberia dei Bosi della Verrucola, feudatari dei Bianchi ed imparentati con gli
avi della Gran Contessa Matilde, costruirono sulla loro proprieta' detta Monte, un
monastero con annessa chiesa gentilizia.

81

Marchese Giulio Dal Pozzo - Stampato in Verona nel 1678.


Di proprieta' della Biblioteca Civica U. Mazzini - di La Spezia

82

Albero genealogico della Contessa Matilda di Canossa da cui si deduce


perche' fosse di origine longobarda e malaspiniana .
83

La foto sopra e' tratta dal libro: Maraviglie Heroiche Del Sesso Donnesco Memorabili nella Duchessa Matilda..., elenca i tre uomini che si maritarono con la
contessa.
Molti scrittori ritennero che Matilda non si fosse mai sposata, nondimeno i
pubblici rogiti nell'archivio del vescovado di Lucca citano:" In nomine Domini
Jesu Christi, Dei Eterni, Anno ab Incarnatione eius Millesimo Septuagesimonono
Quintidecimo Kalend Octobris...Matilda Marchionissa ac Ducatrix secundum
Legem Saligam...sposo' Gottifredi Ducis, figlio di Gottifredo, secondo marito di
sua madre Beatrice. Costui,di piccola statura e deforme negli omeri, era
soprannominato il" Gobbo". Nel 1074 si suppone che Matilda divorziasse da lui,
in realta' questo e' anche l'anno di morte di Gottifredo.
Si dice che in questo matrimonio Matilda rimanesse intatta e, come in
seguito accadde, anche col secondo marito Azzone marchese d'Este.

84

Questo secondo matrimonio fu dichiarato illecito dal pontefice a causa


della consanguineita' in quarto grado tra Gottifredo e Azzone e per lo stesso
motivo di consanguineita' tra Azzone e Matilda
Il terzo matrimonio col duca Guelfo di Baviera fu promosso dallo stesso
pontefice, Urbano II, che, annullando il secondo, vedeva in questo principe
stimato e ricco,un valido baluardo agli eretici che avanzavano nell'Italia e nella
Germania. Matilda accetto' il matrimonio a condizione che questo non
pregiudicasse la sua castita', a somiglianza di Santa Gertrude Regina d'Inghilterra,
che con tre mariti, conservo' intatta la sua virginale corona.
In una sua lettera del 1074 a Matilda, la quale contava gia' ventotto anni,
papa Gregorio VII, la dichiaro': Egregiae Indolis puellae alludendo alla parabola
del Salvatore nel decimoterzo cap. di San Matteo che attribuisce il centesimo
frutto dopo il trigesimo e il sessagesimo, cioe' il Virginale dopo il Coniugale ed il
Vedovile; Matilda venne definita perfetta in tre maniere di vita , cioe' di Maritata,
di Vedova e di Vergine.
Parlando delle origini longobarde di Matilda, vedi le pagine precedenti,
nomineremo Ilduino (547)il quale pose la sua residenza in Bobbio e ne fu cacciato
da Teodoberto re dei Galli. Segui' il figlio Accino (562) che uccise con una spina
Teodoberto e fu il primo che prese il cognome Malaspina e nella divisione d'Italia
fatta dai Longobardi gli tocco', come marchese, la Toscana, la Lunigiana e altri
paesi ( sposo' Alvada nipote di re Alboino). SeguironoAriolfo, Duca di Toscana,
Adoino, Obizzo, Ilduino, Guglielmo,Ugo, Adalberto,Bonifazio I conte di Lucca,
Beroaldo, SigifredoI (945),Duca di Spoleto, Signore di Luni, Conte Lucchese,
Signore di Parma e Reggio; Adalberto Attone (964) edifica Canossa e
l'arricchisce di molti contadi,Tedaldo Conte, marchese Duca nel 970 edifica castel
Tedaldo;Bonifacio (1052) Magnus Dux, Marchio Tusciae, Dux Spoleti, Dominus
aliarum Civitatum Italiae, padre di Matilda (nata 1046 virgo 1115) Ducissa,
Marchinissa, Comitissa, Clarissima.
Per parlare della sua origine malaspiniana diremo che Matilda nacque nel
1046 da Bonifacio della Regia Stirpe dei Longobardi e da Beatrice della Regia
Stirpe di Francia;appartenne al sangue dei Malaspina che in antichi secoli furono
padroni della Toscana, Lunigiana, Liguria, Garfagnana, buona parte della
Lombardia oltre il ducato di Spoleto e di molte altre citta' dell'Umbria.
Ripercorrendo il suo albero genealogico, partendo da Guglielmo, fratello di
Corrado,sappiamo che nacque Obizzino e da questi Isnardo il quale, dalle sue
nozze con Cubitosa d'Este genero' Gabriello marchese della Verrucola,
Massa,Fosdinovo, Gragnola, Fivizzano; padre del nostro Spinetta il Grande,
d'Isnardo dei marchesi di Fivizzano e di Azzolino da cui derivarono tutti gli altri
marchesi di Lunigiana e Verona dello spino fiorito.(11)
Matilda mori'il 24 lugio 1115 nel castello di Bondeno.Riposa in San
Benedetto di Mantova in un'urna sorretta da otto colonne in marmo.

85

Monte dei Bianchi - Su questo capitello poggiava forse un arco che sovrastava un
ingresso chiuso da un cancello che impediva l'accesso al santo recinto. Il cancello
doveva restare aperto solamente al momento delle sacre funzioni. Si raccomandava al
parroco di far osservare, fermamente ma con garbo, la regola.

86

Monte dei Bianchi - Il capitello


Questo capitello allacciato da un lato all'attuale canonica e dall'altro ad un
edificio oggi perduto, e una soglia con cancello, da poco rimossi per facilitare il
transito verso il sagrato della chiesa, sarebbero per la memoria popolare uno degli
antichi ingressi del paese. Dotato di portale, alla sua sinistra era collegato a quello
che rimane di una costruzione importante, attualmente la canonica, e a destra ad
una torre, in parte demolita pochi anni orsono, la quale a sua volta era collegata al
resto delle case allineate lungo il borgo.
La parrocchia di Monte dei Bianchi nel 1833, contava 486 abitanti (12) e le
loro proprieta' erano molto limitate. Nella sola localita' chiamata Campi vi
figuravano ben sette proprietari.(13)
Il territorio di Monte dei Bianchi che si estendeva per circa 500 ettari di
terreno su cui vivevano, come gia' detto, 486 abitanti, non era molto ampio e per
circa la meta' era costituito da campi coltivabili, vigneti e uliveti.La sponda destra
del Lucido non e' montuosa come la sinistra, ma collinosa, rivolta a sud, ricca di
campi atti alla coltivazione dei cereali e dei foraggi, ma soprattutto della vite e
dell'ulivo.Questa sponda era quasi tutta occupata dal territorio della prioria di
Monte dei Bianchi.

87

Monte dei Bianchi - Podere chiamato il Monte

88

Monte dei Bianchi - Torre angolare sulla cinta muraria.

89

Monte dei Bianchi - Particolare della torre.

90

Monte dei Bianchi - La Colombera.

91

Monte dei Bianchi - Cinta muraria del lato ovest.


Questo sentiero segue un'alta recinzione che racchiude quello che viene ora
chiamato lo scasso dei Pelli, oltrepassato il quale ci si inoltra in un podere
chiamato da sempre il Monte.
Le localita' ricordate negli "estimi" come "pertinenze" di Monte dei Bianchi
hanno vari nomi: la Mancina che si trova sulla destra del Lucido ed e' appartenuta,
fino a tempi recentissimi, alla Prioria di Monte dei Bianchi. Qui si trovava il ponte
di pietra, Ponte alla Mancina, su cui passava una mulattiera che univa i paesi di
Tenerano, Isolano, Monzone a quelli della destra del Lucido, Monte dei
Bianchi,Mezzana,Casciana.ecc.Il ponte odierno e' quello rifatto dalla ditta Walton
nel 1883.
La zona della Mancina era costituita da campi e le sole costruzioni erano un
grande caseggiato ed altre due case minori presso il ponte. Sui campi della
Mancina, oggi, sorge la parte nuova e maggiore di Monzone: la stazione
ferroviaria, il campo sportivo, il cinema, le scuole elementari, la segheria Walton,
la cartiera, abitazioni e negozi. A monte della valle, presso il Lucido, troviamo
"Alla Molina", "Per Campi", "La Renella", "La Pizia", " Biaggida ", "Seletoso",
"Gramanca". (14)

92

Monte dei Bianchi -Sentiero verso il Monte.

93

Monte dei Bianchi - Cinta muraria nord e sentiero verso il Monte.

94

Monte dei Bianchi - Madonna di Loreto e San Rocco.

95

Monte deiBianchi - Maesta' di Sant'Antonio Abate.

96

Monte dei Bianchi - Maesta' al Vecchio Tino.

97

Monte dei Bianchi - Maesta' in Germalla.

98

Monte dei Bianchi - Maltempo sull'Arpa.

99

Monte dei Bianchi - Cinta muraria nord oggi raggiunta dalla carrozzabile..
Il territorio di Monte dei Bianchi si estendeva dalle vicinanze di Equi a
quelle di Gragnola; da questa linea, attraverso le colline, si estendeva a nord fino
alla valle dell'Aulella, andando a confinare con pertinenze di Codiponte.
Sul territorio della prioria erano posti i paesi di Monte dei Bianchi,
Mezzana, Fazzano, Mozzano, Folegnano, i quali costituivano insieme il " Popolo
di Monte dei Bianchi".
Per il territorio di Monte dei Bianchi sono ricordate negli estimi almeno
dieci localita' quasi tutte situate lungo il corso del Lucido per la lunghezza circa di
due chilometri ovvero dalla "Molina" al Ponte alla Mancina"e vi figuravano
almeno 27 proprietari. Si puo' veramente affermare che nei primi decenni
dell'ottocento in tutta la valle del Lucido la proprieta' fosse estremamente
frazionata.
Monte dei Bianchi era all'epoca un territorio molto ambito a causa della sua
posizione soleggiata e collinare ricca di campi con vigneti e uliveti assai ampi ma
e' noto che ogni paese o "Popolo" mantenesse nella quasi totalita' il possesso del
proprio territorio evitando la vendita ad altri paesi.(15)

100

Monte dei Bianchi - Torre nord-ovest e attuale 'ingresso del paese.

101

Monte dei Bianchi - La torra d' Bati'.

102

Monte dei Bianchi - Ingresso alla torra e porta d' Bati'.

103

Monte dei Bianchi - Antico ingresso e finestra murati.


Le proprieta' erano modestissime e non esistevano grandi proprietari
terrieri in quanto i piu' ricchi, che erano pochissimi,non andavano oltre il possesso
di tre o quattro poderi di non grande estensione.
Pur mantenendosi in genere una una certa compattezza nella popolazione
locale vi fu certamente un certo spostamento verso il territorio di Monte dei
Bianchi da quelli meno ridenti e fertili di Monzone e Aiola.
Ugliancaldo e Vinca a nord della valle non erano interessati a spostamenti;
il primo perche' aveva campi coltivabili verso le pendici del Serchio e la seconda
perche' interessata solo alla pastorizia e alla tradizionale libera attivita' in cui
sembrava riflettersi quella liberta' sempre ambita dai Vinchesi fin da quando si
erano sottratti ai Romani a quando si erano posti sotto la protezoine di Firenze.
Sono pertanto quelli di fondovalle, Monzone, Aiola, Equi, meno favoriti
dalla natura,che guardano affascinati i bei colli soleggiati della riva destra. Di
questi paesi e' Monzone quello che conta maggiori proprieta' nelle terre di Monte
dei Bianchi. Un solo proprietario,Giuseppe Mannoni,acquista nel 1788 da
Antonio Senni Buratti di Mazzola, terra olivate, vignate, campive, arborate "alla
Molina, alla Renella", nel 1818 da Domenico Bernardini, terre olivate, vignate,
arborate, castagnate,a "Campi, Biaggida,Per Campi,Gramanca, Ponte di Pietra".

104

Monte dei Bianchi - Il nuovo ingresso della ca' d' Bati'.


Da notare l'architrave della finestra murata alla destra del portone.
Sempre il Mannoni nel 1819 acquista da Santini di Bolano un campo
olivato, vignato, arborato, campivo e a prato a "Baggida, al Ponte di Pietra, a
Gramanca". Gli acquisti erano pagati con scudi di Fivizzano e soldi.
Cio' che colpisce maggiormente sono il gran numero di appezzamenti
acquistati dal Mannoni in un periodo di carestia. Su un totale di 51 appezzamenti,
34 vengono acquistati negli anni della carestia e gli ultimi, 26, vengono comperati
nel 1817, che fu l'anno piu' tormentato dal flagello della fame e di una
epidemia.(16 )

105

Monte dei Bianchi - Architrave di una finestra murata della ca' d' Bati'.

Le due monete sopra sono Tremisse aureo di Astolfo della zecca di Lucca.
Anno 749-756.
L'architrave si trova sopra una finestra murata di un edificio al limite nord
del paese. La costruzione e' legata ad una torre circolare e appare piuttosto
importante. Si potrebbe considerare che il segno centrale dell'architrave potrebbe
essere lo stesso, un poco piu' stilizzato dei tremisse sottostanti.

106

Monte dei Bianchi - Stemma malaspiniano dello " spino fiorito"


Lo stemma appare capovolto e ridotto a meta' .
Ritornando a parlare del borgo di Montia e della ca' d' Bati' possiamo notare
all'interno del portico grandi monoliti che fanno da architravi a ingressi e nella corte,
racchiusa da altre costruzioni, forse magazzini e cantine, su una pietra utilizzata come
architrave di rinforzo alla porta di una cantina, troviamo scolpito un grande stemma
malaspiniano dello spino fiorito.Questa grande pietra e' stata divisa e utilizzata
parzialmente.
L'architrave della pagina precedente appare scolpito in due tempi diversi:prima
la stella croce che appare ben centrata e ben incisa; successivamente il monogramma e
la data che mostrano un'incisione meno profonda e soprattutto la corona sembra
esservi stata inserita a forza in troppo poco spazio.
Certamente l'architrave non e' di riporto come accade in molti casi quando si
creano nuove aperture; essa nasce nel luogo in cui lo vediamo ancor oggi, nel borgo
principale e bene in vista, a coronamento di una finestra che appare tamponata in tempi
remoti e coevi al resto della costruzione.

107

Monte dei Bianchi - Di fronte all'edificio di cui abbiamo trattato si apre la porta di
ingresso del paese chiamata " porta d'la Palanchina".

108

Monte dei Bianchi - Dalla porta della Palanchina possiamo ammirare una
delle due valli del Lucido col monte San Giorgio, la torre di Monzone e l'Arpa d'
Monzon.

109

Monte dei Bianchi - 'l Ricc - Discesa dalla Palanchina.

110

Monte dei Bianchi - Porta della Palanchina.

111

Monte dei Bianchi - Uscita sulla Palanchina.


Questo era l'antico ingresso di Monte dei Bianchi e il sentiero che risaliva
da Monzone arrivava a questa porta, detta della Palanchina.
Esposta a sud, era solitamente il luogo dove i vecchi del paese si recavano a
sedere sul muretto all'esterno della porta per un breve riposo al sole invernale e
alla confortante ombra estiva del vlto; la sera era invece il ritrovo degli uomini
che, dopo la cena,si radunavano per parlare del tempo, delle semine e dei
raccolti.Il vlto era l'unico luogo coperto del paese dove le persone potevano
sostare anche durante le brevi burrascate estive e dove potevano riparare i prodotti
dei campi e il fieno.
Le terre erano misurate a secchie e a quarette. Queste erano anche le misure
delle superfici dei terreni in uso in Lunigiana prima del sistema metrico decimale.
La secchia di Aulla corrispondeva a mq1705,38; a Fivizzano era invece
usato il quadrato toscano che misurava mq3405,75.
La parrocchia di Montia (antico nome del paese) nel 1833 contava 486
abitanti.(17)

112

Monte dei Bianchi -Lo scasso dei Pelli - Sul fondo la colombera.

113

Monte dei Bianchi - Ingresso al Piazzol di Garfagnin.

Ritornando al periodo della carestia di cui si e' accennato, va detto che fu


provocata dalle continue guerre che avevano travagliato l'Europa, e per la
Lunigiana anche dalle continue piogge che avevano fatto marcire i raccolti. La
carestia scoppio' negli anni 1815 e 1816 e raggiunse l'acme nel 1817.
Chi maggiormente ebbe a soffrirne furono le popolazioni delle montagne
obbligate a lasciare i monti per andare a mendicare il pane nei paesi a valle e nelle
citta'.(17)Turbe affamate di accattoni della Lunigiana furono cacciati dalla
Toscana come lo erano state dalla Lombardia perche' credute apportatrici di
pericolosi contagi.
30 nov 1816"...Sono diversi anni che le stagioni vanno male; la gente si
trova rifinita anche dalle guerre e non si vedono che miserie...Non abbiamo
memoria di penuria simile in ogni genere, muore la gente continuamente di stento
e ne muoino tanti; la malattia di miseria ha prodotto una specie di epidemia...." Il
6 maggio1817"... crescono le miserie tutto il giorno.Ritorna la gente dalla
Lombardia... sono stati rimandati perche' anche la' si trova gran miseria....16
sett. 1817 " Si fa memoria che nei mesi scorsi e' morta gran gente dalle febbri
petecchiali...nel nostro vicariato son morti piu' di mezzi...(19 )

114

Monte dei Bianchi - Palazzo Pelli.

115

Monte dei Bianchi - Portale di palazzo Pelli

116

I due monogrammi
PP e CP affrescati nel
soffitto dell'ingresso di
questo palazzo ci parlano di
una bella storia d'amore:
C'era una volta una
bella fanciulla che si
chiamava Pacifica Cattani;
viveva non molto lontano
sulla pianura, per cui
amava, durante l'estate, raggiungere le verdi colline che circondano questi luoghi.
Un giorno, come nelle favole, vide un bel giovane che pascolava il gregge e
se ne innamoro'.La fanciulla era molto ricca e il pastore molto povero.A nulla
valsero i consigli e le proibizioni della famiglia, Pacifica volle sposare il suo
pastore e per lui compro' case e poderi,dove assieme apprestarono il loro nido
d'amore.E amore fu; Pacifica e Pellegrino ebbero dieci figli:Elisa, Filiberto,
Valerio, Santina, Maria, Alfonsina,Clementino, Ottavio, Pacifico e Alessandro.
Pacifica nacque nel 1853 e mori' nel 1942, Pellegrino nacque nel 1846 e
mori' nel 1930.
Vissero insieme nella grande casa dall'atrio affrescato coi loro
monogrammi, mentre i loro figli crescevano e si allontanavano.Elisa si sposo' a
Equi,Filiberto a Gassano si sposo' tre volte,Valerio ando' sposo a Monzone,
Santina alla Casetta di Alebbio,Maria ando' sposa a Lavaggi di Carrara,Alfonsina
sposo' Boni di Monzone,Clementino sposo' Amelia Colo' di Pistoia, Ottavio
rimase celibe, Pacifico sposo' a Terrarossa e Alessandro fu frate a Montecatini.
Ora Pacifica e Pellegrino, uniti come in vita, riposano nel piccolo cimitero
del paese assieme ai due figli,Filiberto e Ottavio che rimasero fino alla morte nella
bella casa di Monte dei Bianchi.

117

Monte deiBianchi - Palazzo Pelli.

Monte dei Bianchi - Il calice.

118

Monte dei Bianchi - Fienile di casa Pelli

119

Monte dei Bianchi - Bellisimo architrave del fienile Pelli.

120

Monte dei Bianchi - Angelo Lambruschi 1845 - San Rochu.

121

Monte dei Bianchi- Ca' dei Lambruschi.

122

Monte dei Bianchi - La corta dei Nerchi.

123

Monte dei Bianchi - Ca' dei Lambruschi.

124

Monte dei Bianchi -Ca' Coiari ora Pelli.

125

Monte dei Bianchi - Ca' di Tedeschi.

126

Monte dei Bianchi - Ca' d' Cecchini d'Isolan.

127

Monte dei Bianchi - Ca' d'l Turion.

128

Monte dei Bianchi - Ca' Lambruschi.

129

Monte dei Bianchi - Ca' d'l Ministr.

130

Monte dei BianchiPortali del borgo.

131

Monte dei Bianchi Portali del borgo.

132

Monte dei Bianchi- Ca' d' Rutin.

133

Monte dei Bianchi - Ca' d' Luisin.

134

Monte dei Bianchi - La canonica.

135

Monte dei Bianchi-Finestre del borgo.

136

Monte dei Bianchi - Finestre del borgo.

137

Monte dei Bianchi - Finestre del borgo.

138

Monte dei Bianchi - Finestre del borgo.

139

Monte dei Bianchi - Una delle finestre di palazzo Coiari, Pelli.

140

Monte dei Bianchi - Palazzo Coiari, Pelli.

141

Monte dei Bianchi - Ingresso del palazzo


Cioari, Pelli.
La data sotto lo scalino e' del 1710.

142

Monte dei Bianchi


dell'archivio parrocchiale.

Manoscritto

Stemma Foschi

" La famiglia Foschi di Ugliancaldo terminata in Coiari-Pigoni con la


signora Santa Foschi e' oriunda diTreviso, nel fosco medioevo per rivolgimenti
politici due sig.ri Foschi di Treviso esularono dal patrio luogo ed uno di questi si
stabili' ad Ugliano e l'altro a Santo Stefano di Magra.
I due fratelli per mantenere sempre viva la parentela e stretta la loro
relazione e perche' ai posteri fosse ricordata la loro uscita da Treviso ma non
divisione tra loro stabilirono di edificare un oratorio in Santo Stefano stesso
obbligandosi avvicenda pe se' e suoi successori nelle loro eredita' e nella
parentela in qualunque linea fosse che ogni anno in un giorno fissato tutti i
parenti dovevano trovarsi uniti in Santo Stefano ed ascoltare tutti la s. messa nel
detto oratorio nell'effetto di riconoscere la parentela e ricordare la loro venuta in
Lunigiana.
Questo curioso contratto era determinato nella durata di vent'anni e questi
erano terminati col nonno della sig.ra Santa Foschi Coiari a nome Paolo.
Il ramo di Ugliano da prima fabbrico' nel punto piu' culminante del paese
in processo di tempo, quando cioe' l'animo loro fu tranquillo ne piu' compromesso
nelle faccende politiche, fabbricarono la grande casa che oggi si ammira.
D'archivio dei Sig.ri Coiari
La persona piu' spiccata ed istruita nella famiglia Foschi fu il sig. Dottore
in s. Teologia. Condiscepolo di Monsignor Ricci (Scipione) di Pistoia, fu
coinvolto nei suoi stessi errori e ne fu anche il miglior iscrittore del suo sinodo.
Un giorno fece un sacco di tutti i suoi scritti Ricciani ordino' al fratello che
ne facesse un falo' nell'ortino della sua casa. Da Leopoldo I Duca di Toscana fu
pregato il papa di decretare lo scioglimento del Sinodo Ricciano e dopo il decreto
lo stesso Leopoldo dichiaro' in arresto tutti i partecipanti del Sinodo, anche il
nostro ( .......) ma non l'ebbro mai ". (*)

143

Monte dei Bianchi - Questo palazzo fu dei Coiari e dopo di loro loro dei
Pelli.Il Buon Pastore, murato nella loggia, puo' essere un riconoscimento a
Pellegrino dalla sua Pacifica.

144

Monte dei Bianchi - Manoscritto esistente


nell'archivio parrocchiale.

Stemma Coiari?
Riporta la data 1756

"Coiari
Questa famiglia e' di Soliera e ripetono il loro cognome dalla Cuncia di
cuoio che ebbero in tempi remoti in Soliera stessa. In epoca da determinarsi, la
linea Coiari non ebbe eredi ed allora quest'ultimo rampollo chiamo' a
succedergli certo Pigoni Sante da Ceserano obbligandolo a prendere il casato dei
Coiari.
La fortuna di questa famiglia incomincio' dallo stesso Pigoni
-Coiari Sante che uomo avveduto seppe guadagnare nell'esportazione delle bestie
bovine nella disfatta dell'impero napoleonico.L'altra fortuna fu la casa Foschi
terminata col suo vistoso patrimonio in Coiari colla signora Santa.
Guinse all'apice dell'opulenza signati alla nobilta' di Fiesole conferita da
Leopoldo II a fam Coiari col matrimonio del sig. Paolo che sposava la sig.
contessa Silvia Giorgi di Pistarino alla quale fu data una dote di parecchie
centinaia di mila lire.Il babbo della contessa Carlo Giorgi conte di Vistarino gia'
Giamberlano di corte d'Austria.
I Giorgi erano Dogi di Venezia ed ebbero un papa.
Che presento' il Coiari al Giorgi fu un D. Leonardi di Corsano sacerdote
emerito che fu direttore del Collegio dei Nobili Calchitagi di Milano.
Dall'archivio Coiari."(*)
Non e' certo che lo stemma in alto appartenga ai Coiari, i quali
probabilmente, acquistarono il palazzo col trasferimento da Soliera; e' sicuro
invece quello dei Foschi perche' riprodotto sul timbro notarile di un atto rogato da
Bartolommeo Foschi nel 1768.

145

Monte dei Bianchi - Palazzo Coiari oggi Pelli: il loggiato. A sinistra la nicchia
con l'immagine del buon Pastore.

146

Monte dei Bianchi - Palazzo Coiari, Pelli, verso l'orto e le cantine.

147

C'era una volta un palazzo... nel quale viveva una creatura molto infelice...

148

...un giorno d'estate, la donna, aperse il pesante portone e usci' correndo ...

149

...la sue mente era sconvolta ...

150

...nel suo cuore c'era un'immensa disperazione...


Uscendo volto' a destra nel vicolo verso la chiesa...forse non la vide
nemmeno... raggiunse il prato...lo sorpasso' e corse fuori sotto le mura verso il
sentiero che portava a valle.
Il sole splendeva alto nel cielo estivo ma la creatura non poteva vederlo
perche' pensieri terribili avevano offuscato la sua mente.Niente poteva ormai
fermarla.
Spesso aveva ripetuto alla gente del paese che un giorno sarebbe andata ad
affogarsi ma il suo grido di dolore , anche se ascoltato, non aveva cambiato nulla
alla sua vita di stenti e di lavoro.
Era venuta sposa da fuori ed era entrata in una famiglia di mezzadri dove
c'era poco di tutto, dal pane ai sentimenti. Giorno dopo giorno erano scorsi gli
anni senza un raggio di sole nel quotidiano della sua vita.
E venne il giorno...un lungo percorso la porto' a valle, non muto' idea, non
torno' sui suoi passi...
Prima di mettere in pratica il suo gesto disperato un uomo la vide piu' volte
allontanarsi e ritornare al ponte...poi non la vide piu'.

151

...accecata dalla disperazione scese di corsa il sentiero verso Monzone...

152

...trovo' la pace sotto il ponte del Lucido.

153

Monte dei Bianchi - Sotterranei della canonica. Questo edificio venne acquistato
nella prima meta' dell'ottocento dalla famiglia Pennucci ed adibito in seguito a
canonica.(*)

154

Monte dei Bianchi - Sotterranei della canonica.

155

Monte dei Bianchi - Cortile di collegamento tra l'attuale canonica e palazzo Pelli

156

Monte dei Bianchi - Cortile interno.

157

Monte dei Bianchi - Queste grandi stanze fanno parte dei sotterranei dell'attuale
canonica.

158

Monte dei Bianchi - Parte di fabbricato diruto collegato alla canonica.

159

Monte dei Bianchi - Portale dei sotterranei dell'attuale canonica.

160

Monte dei Bianchi -Guardiola su un ingresso.


Questa e' la parte sottostante l'attuale canonica. E' sorprendente trovare in
una zona attualmente adibita a cantine , grandi stanze e magnifici portali per cui si
potrebbe ipotizzare in questo sotterraneo la presenza dell'antico monastero del
quale si e' persa ogni traccia.
Dopo una prima fondazione del monastero nell'alto medioevo, ve ne fu
probabilmente una seconda ad opera della famiglia di Rodolfo da Casola e di
Bosone. Costoro nell'undicesimo secolo appartenevano a famiglie vassalle
progenitrici dei Bianchi d'Erberia.
Questi signori dal 1100 al 1200 possedevano in quelle che venivano
definite le "terre dei Bianchi", ovvero nelle pievi di Offiano, Codiponte, Viano,
numerosi castelli, ville, villaggi e corti.
Il potente lignaggio degli " de Herberia"che prende nome da una localita'
posta tra le diocesi di Reggio e Modena, venne a costituire in Lunigiana una
consorteria governata da un podesta' scelto a turno tra i consorti,con capoluogo in
Gragnola. Questi consorti furono i Fossato, i da Poiolo, i Cervara ed erano uniti ai
Da Panzano, Vallisnera ecc.

161

Monte dei Bianchi - Prospetto principale della chiesa parrocchiale.

162

Monte dei Bianchi - Il portale della chiesa venne rifatto nel 1700.

163

Monte dei Bianchi - Portale della chiesa di San Michele Arcangelo..


Sulla data di fondazione del monastero "de Monte" vi sono solo ipotesi, ma
nessuna certezza. Si e' supposta una prima ipotetica fondazione nell'alto
medioevo.(20 )E' sicuro che possedesse un notevole patrimonio immobiliare
nell'area circostante il monastero stesso e nelle valli del Lucido e dell'Aulella.(21)
Un monasterium di San Michele Arcangelo e' ricordato nel 760 in Vico
Colonia, l'attuale Colognola nei pressi della Pieve di San Martino di Viano.
Un documento lucchese ricorda un Ato di Augeni che in quell'anno lo
fondo' imponendo ai frati di vivere castamente con il capo tonso, pregando notte e
giorno per la salvezza della sua anima. Nel 1106, i nipoti di Bosone ed i figli di
Rodolfo da Casola, davanti al legato papale Bernardo, rifondavano ed
accomandavano all'Abbazia di Canossa il Monastero di San Michele Arcangelo di
Monte.Con questo nome e' ricordato il cenobio di Monte dei Bianchi che fu una
istituzione religiosa legata alle famiglie feudali dei Bianchi d'Erberia e dei Bosi
della Verrucola. Le carte medioevali del Monastero, che datano dal 1094 al 1338,
descrivono un'importante istituzione monastica che ebbe certamente un ruolo in
rapporto ai collegamenti verso Luni.

164

Monte dei Bianchi - Stipite del portale e croce dei Templari.

165

Monte dei Bianchi - Interno della Chiesa di Nostra Signora della neve.

166

Monte dei Bianchi - Acquasantiera.

Dall'archivio
parrocchiale
di
Monte dei Bianchi:
"Uno spoglio
scupoloso degli atti
di questo archivio
non e' bastato per
documentarne
la
veneranda
antichita',
fu
necessario un lungo
e minuto esame di
duemila pergamene
esistenti
nell'Archivio
dell'Arcivescovado
di Lucca, in quello
reggiano e manca
ancora il parmense."

"...la chiesa e' stata fatta in tre riprese. La primitiva da Ato unitamente al
Monastero; la seconda quando fu nominata Rettoria; la terza e il coro, come
trovasi attualmente, quando avvenne l'unione della Prioria con la Rettoria.
L'ultimo rimaneggiamento distrusse tutto quanto avea di artistico e di veneranda
antichita', perfino i muri esterni furono rimaneggiati..."
"Nel 1768 avvenne poi l'unione dei due benefizio pei meriti del primo
Priore parroco Cristoforo Pennucci insigne latinista e santo sacerdote."
"Un certo padre Pennucci di Monte dei Bianchi, di stanza a Roma,
superiore dei frati della Redenzione degli Schiavi, era consanguineo, forse zio di
Pennucci Cristoforo, allora rettore della cappellania di Monte dei Bianchi,
quando lo zio frate venne da Roma a ritrovare i propri di casa, constato' " de visu"
l'andamento economico del priorato e della ormai rettoria; promise al nipote di
far propria la causa ed in ogni modo portare la verita' fino in alto dove tutto si
puo' e volentieri si fa giustizia.( cronistoria scritta di mano dal Pennucci).
Nell'anno 1768 dopo una lunga e aspra lotta sostenuta da una parte con
argomenti di vera verita' e dall'altra con un patrimonio di bugie, infine la S.Sede
accolse la tesi del Pennucci ed il beneficio di San Michele Arc., gia' monastico fu
unito alla rettoria di Monte dei Bianchi e il Pennucci Cristoforo fu il primo Priore
parroco di San Michele e S. Maria della Neve."(*)

167

Lapide marmorea murata nella chiesa parrocchiale.


Deo
Optimo
Maximo
PRIORATUS
MICHAELIS CUIUS HOC ALTARE ERAT CUM
OMNIBUS SUIS PROVENTIBUS ET ONERIBUS UT HUNC ECCLESIAE
PARALI UNIRETUR QUI FACTUM FUIT JOANNES CHRISTOFORUS
PENNUCCI E FAZZANO PRIMUS PRIOR RECTOR A SANTISSIMO
DEVOTISSIMO PAPA CLEMENTE XIII OBTENUIT A.D. 1768 IPSUM
AUTEM ALTARE VETUSTATE COLLABENS RENOVATUM AC EX
MARMORE CONSTRUCTUM FUIT 1774.

Giovanni Cristoforo Pennucci da Fazzano primo priore e rettore ottenne


nell' anno del Signore 1768 da Sua santita' Papa Clemente XIII che il priorato di
San Michele con tutti i suoi proventi e oneri, fosse unito alla chiesa parrocchiale, il
che fu fatto, lo stesso altare cadente per vetusta' fu rinnovato e costruito di marmo
nel 1774.

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Stemma dei Foschi

Il documento fu
scritto: in castro Montis
Blancorum in claustro ante
domum Folegnani.
Biblioteca Niccolo' V (Sarzana) filza parr 56

Timbro notarile di Bartolommeo Foschi di Ugliancaldo.


( nel documento si commenta le difficolta' che incontrano i parrocchiani
delle undici ville, distanti varie miglia, per raggiungere la parrocchiale di Monte
dei Bianchi nei giorni di festa)
Jo P. Angelo M.Francini di Fazzano
Gio.Dom.Pennucci di Fazzano e
Jacopo Catoni di Monte de Bianchi, i quali non sapendo scrivere ho scritto
e sottoscritto io di loro ordine, presenza e cognizione.
li 11 novembre 1767

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Montedei Bianchi - Affresco di San Michele Arcangelo nell'abside della


parrocchiale

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Monte dei Bianchi - Si tramanda nella memoria popolare che questa statua lignea
della Madonna, acquistata altrove e trasportata al paese, per ogni volta che ad un
confine veniva pesata per pagare il dazio, messa sulla bilancia risultava non avere alcun
peso.

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NOTE DELL'AUTRICE
La Lunigiana e' una terra ricca di storia ma povera di risorse; non conosce la
dolcezza del resto delle colline toscane, la ricchezza dei grandi vigneti,
l'accessibilita'del mare, e i suoi frutti sono conquistati con il sacrificio piu' duro.
Il tempo e' scorso attraverso i secoli consumando le tracce del passato nei
grandi centri ma rivelando ancora, con la testimonianza dei piccoli borghi sparsi
nei boschi dell'appennino, la durezza del vivere.
Nei palazzi e torri, castelli e chiostri e' passata la grande storia che tutti
conosciamo, mentre in questi piccoli agglomerati, dalle prospettive labirintiche,
sotto le volte e gli archi bassi, nei vicoli di pietra e nelle povere case, si e'
consumata una piccola storia fatta di fatica, sudore e umilta'che solo ha potuto
conoscere chi l' ha veramente vissuta e l'ha raccontata a noi per ricordarla ai
posteri.
In questo paese, Monte dei Bianchi, la storia ci parla attraverso le case che,
allacciate l'una alle altre, hanno costituito un borgo murato difeso da numerose
torri di cui due ben custodite ed erette , altre in rovina ma ancora riconoscibili. Un
avamposto fortificato e una chiesa parrocchiale, ben tenuta, che porta i segni di
ripetuti interventi ed ampliamenti. Diversi portali in pietra ci parlano di piccoli
proprietari terrieri mentre i due piu' significativi ci ricordano due storie speciali e
inconsuete.
La sua storia piu' antica ricorda che questo fu paese di confine che ha subito
prima del mille l'invasione di un popolo in marcia attraverso l'Italia e come in
seguito questi stranieri insediandovisi lo governarono per oltre setteceno anni.
Diversi storici in quest'ultimo secolo si sono interessati a Monte dei Bianchi
soprattutto alla ricerca dell'antico monastero oggi scomparso.
Le notizie storiche riportate in questo libro sono state desunte da diversi
autori (vedi bibliografia) ma piu' realisticamente veritere riportate direttamente da
chi in parte le ha vissute e trascritte nell'archivio parrocchiale. Le fotografie, tutte
dell'autrice, sono state da lei accuratamente ripulite da elementi tecnologici e
rifacimenti poco ortodossi,che con la loro presenza avrebbero tolto al paese il
suggestivo ricordo del passato.
Un ringraziamento a Violetta Bruna Bonomi e Alice Baccini per aver
ricostruito i nomi delle antiche famiglie e le storie del paese.

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E L'OCCHIO SCORRE QUESTA DI CASTELLI


ERMI TURRITA NOBIL TERRA, IL MAGRA
PER UN GREMBO DI MONTI IN SINUOSO
ARCO SI ADIMA
E LA RISPECCHIA.
Riccardo Roccatagliata Ceccardi

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Stemma malspiniano - Museo lapideo di Verona.

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BIBLIOGRAFIA

1) E.Branchi - Storia Della Lunigiana Feudale.


2) Atti del Codice Pallavicino degli anni 1188,1202,1211,1214,1231.
3)E Branchi - Storia della Lunigiana Feudale -vol III pag 521
4) Porcacchi - Storia della famiglia Malaspina
5) E Branchi - Storia della Lunigiana feudale.
6) E Branchi - Storia della Lunigiana Feudale.
7) Archivio delle Riformagioni - Firenze
8) E Branchi - Storia della Lunigiana Feudale
9) Paolo Diacono - Historia Langobardoum
10) U Formentini - Atti della Societa'Ligure di Storia Patria
11) G Dal Pozzo -Maraviglie heroiche della Contessa Matilde,
narrazione XV.
12) E Repetti -Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana
13) G Pellegrinetti - Cronaca e Storia della Val di Magra
14) G Pellegrinetti - Cronaca e Storia della Val di Magra
15) D Scaletti - Cronaca e Storia della Val di Magra.
16) Zobi - Storia Civile della Toscana dal 1737 al 1848 - Firenze
17) E Repetti - Dizionario Geografico Fisico e storico della Toscana
18) Zobi - Storia Civile della Toscana dal 1737 al 1848 - Firenze
19) Maria Felice Adami-Tenderini - Cronaca di Fivizzano dal 1799 al 1833
Lucca ed Del Serchio.
20) F.Baroni - Sulla fondazione del monastero di san michele Arcangelo di
monte dei Bianchi - Cronaca e storia di Val di Magra.
21) D Scaletti - I possedimenti fondiari del Monastero di Monte dei
Bianchi.
(*) Dall'archivio parrocchiale di Monte dei Bianchi.

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