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di Anna Nutini
Abstract
La prima opera pubblicata da Hobbes la traduzione della Guerra del
Peloponneso di Tucidide. Nonostante la prima fase della produzione
hobbesiana venga spesso sottovalutata o trattata come una fase a s
stante, la frequentazione, l'assimilazione e l'apprezzamento del lavoro del
grande storico greco non solo hanno contribuito in maniera decisiva alla
genesi del pensiero di Hobbes, ma si fanno anche sentire con forza e
continuit nel corso del tempo, tanto nell'antropologia quanto nella
filosofia politica hobbesiane, daltronde indissolubilmente legate.
L'acquisizione della lezione di Tucidide emerge inoltre addirittura in
maniera esemplare in una delle ultime opere di Hobbes, il Behemoth.
di presentarsi agli intellettuali del tempo, di prendere posizioni e soprattutto di avanzare riflessioni che, almeno in parte, rimangono essenzialmente invariate o a ogni modo oggetto di vivo interesse sino alle
ultime opere. Lattenzione ai debiti di Hobbes verso lopera tucididea
accresciuto dal fatto che, spingendo a prendere in considerazione nella
fattispecie i primi scritti del filosofo, essa consente di constatare come
gran parte degli esiti cui egli perviene nei testi pi conosciuti della maturit fossero gi delineati stabilmente e forse anche in modo pi radicale negli scritti giovanili, talora trascurati.
Lattenzione agli insegnamenti della storia: la presa di
posizione politica, la passione dellonore, la virt della
prudenza
Sebbene la redazione della traduzione di Tucidide risalga agli anni
venti del Seicento, Hobbes decide di darla alle stampe solo pi tardi,
nel 1628, anno segnato da gravi attriti tra il re Carlo I e il Parlamento.
La scelta di pubblicare questopera, percorsa da un non celato atteggiamento antidemocratico, risponde quindi a una precisa esigenza da
parte di Hobbes, quella di schierarsi a sostegno del potere del sovrano e
di allinearsi alle posizioni dellambiente intellettuale aristocratico nel
quale ha sempre prestato servizio.
Nellopera dello storico greco Hobbes trova estremamente attuale la
lucida analisi dei meccanismi della democrazia ateniese. Tucidide
riporta le orazioni dei politici che, abili nel sedurre le assemblee
caratterizzate da emotivit instabile, trascinano la citt verso imprese
rovinose. La causa stessa della sconfitta di Atene viene ricondotta in
ultima istanza proprio alla velleitaria politica espansionistica del
regime democratico, alimentata da brame sfrenate di potere e
ricchezza, guidata da uno sprovveduto massimalismo delle scelte.
alla
democrazia,
poich
in
questultima
prevalgono
La
critica
degli
effetti
malefici
della
retorica
lo
sempre
la
prudenza
come
congettura
legittimata
da
Ibid., V, 103.
T. Hobbes, Leviatano, tr. it. a cura di A. Pacchi e A. Lupoli, Editori Laterza, RomaBari 1989, I, XII, p. 87.
36 Tucidide, La guerra del Peloponneso, cit., V, 111 [c.n.]
37 Cfr. T. Hobbes, Elementi di legge naturale e politica, cit., I, IX, 1, pp. 45-46.
38 Ibid.
39 Nel Leviatano, ritorna la convinzione che senza un fermo orientamento verso un
fine, unimmaginazione ricca una specie di follia. Cfr. T. Hobbes, Leviatano, cit., I,
VIII, p. 57.
34
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citarne lintervento, siano non solo vane e deliranti, ma anche estremamente pericolose in quanto distolgono dalla valutazione delle reali
forze in gioco.
Traspare anche nella narrazione di Tucidide la riprovazione nei
confronti di chi fa affidamento agli oracoli, soprattutto qualora si
debbano prendere decisioni politiche: nel dialogo tra Ateniesi e Meli,
come si visto, o ancora nellepisodio in cui Nicia trascina i concittadini
verso la sconfitta a causa della sua meticolosa attenzione nel rispettare
le cerimonie religiose44.
Daltra parte Hobbes ricorda nellIntroduzione che Tucidide si era
guadagnato fama di ateo in quanto giudicava le pratiche religiose del
tempo nientaltro che forme di superstizione45. Nellopera matura
hobbesiana viene ribadita la convinzione che vi sia un limite
evanescente tra religione e superstizione e che, in ultima analisi, le due
possano essere distinte non gi per un criterio a esse intrinseco, ma
esclusivamente per il fatto che la prima ha ottenuto lapprovazione
ufficiale dellautorit politica. A testimonianza dellincisiva influenza
dellapporto di Tucidide proprio su questo argomento, troviamo nella
definizione della superstizione allinterno del Leviatano ancora vivo
limmediato ricollegamento al grande storico greco. Qui la spiegazione
della superstizione, cui si gi accennato, pressoch identica a quella
che
fornisce
Tucidide
tramite
le
parole
di
Pericle:
si
pu
T. Hobbes, Leviatano, cit., I, XXII, p. 89. Cfr. Tucidide, La guerra del Peloponneso,
cit., III, 7.
48 T. Hobbes, E.W., VIII, p. XXIX.
49 T. Hobbes, De cive, cit., Prefazione ai lettori, pp. 11-12.
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soltanto una pericolosa ipocrisia a indurli a non riconoscere questi affetti o, pi abilmente, a mimetizzarli intenzionalmente.
La denuncia di Hobbes della volont di mascherare uno scomodo
seppur assai realistico ritratto della natura umana dunque senzaltro
debitrice nei confronti dellacuta analisi tucididea, magistrale nella
capacit di sondare senza falsi pudori lo scarto tra motivazioni segrete
e giustificazioni manifeste nelle azioni degli uomini.
I limiti della storiografia. Lincontro con la geometria e la
sostituzione della morale della prudenza con la morale
dellobbedienza
Sebbene gli aspetti ereditati dallopera di Tucidide siano diversi e notevoli, va riconosciuto anche come Hobbes riconosca, peraltro piuttosto
precocemente, anche grandi limiti, da imputarsi per pi che altro alla
disciplina della storia in generale. Ci che da sempre sta pi a cuore a
Hobbes infatti lindividuazione di leggi rigorose della natura umana,
e ben presto egli si rende conto di come la storia, mero registro
dellesperienza, non possa eludere quei fatti che spesso prendono pieghe inaspettate. Questa nuova consapevolezza anche il risultato
dellincontro di Hobbes, attorno al 1630, con la geometria50. Il metodo
deduttivo di tale scienza permette di conseguire conclusioni certe e universali in quanto fa affidamento a parametri esclusivamente artifiLa scoperta del metodo infallibile della geometria, per Hobbes una vera e propria
illuminazione, come lha definita il critico francese J. Bernhardt, segna la chiusura
della fase umanistica hobbesiana e lavvio della costruzione di un sistema
filosofico rigorosamente deduttivo. (Cfr. a tale proposito J. Bernhardt, La naissance
de Hobbes la pense moderne, Presses Universitaires de France, Paris 1988). Ci
che tuttavia preme maggiormente ricordare in questa sede che le preoccupazioni
fondamentali che spingono Hobbes a rivolgersi alla geometria e alla scienza fisica non
sono affatto diverse da quelle che lo hanno guidato durante la sua fase umanistica
e che, tramite unoriginale sintesi delle due influenze, rimangono il nerbo delle
riflessioni future del filosofo. Da una parte infatti la posizione rigorosamente
deterministica cui Hobbes perviene si sposa con la logica necessitante tipica della
narrazione tucididea, dallaltra il modello di spiegazione meccanicistico costituisce un
ineludibile presupposto dellantropologia hobbesiana.
50
ciali e convenzionali, riuscendo cos a conferire allesperienza e alla natura quellordine che esse non possiedono di per s. Hobbes dunque
spera di poter reimpiegare questo stesso metodo scientifico nel campo
della natura umana, per ottenere anche qui norme costanti e risultati
altrettanto proficui.
La prudenza per a questo punto viene rivalutata a tutto vantaggio
della scienza. Se agli inizi la prudenza si contrapponeva alla
presunzione e alla speranza, gi negli Elementi viene declassata e
assimilata a inaffidabile congettura51 e, nel Leviatano, inequivocabilmente svalutata e identificata con la presunzione52. Questo
mutamento di prospettiva va daltra parte di pari passo con un altro
passaggio fondamentale nellarco del pensiero hobbesiano: riconosciuti
i limiti inaggirabili della storia, Hobbes individua nella scienza politica
la sola dottrina che pu essere davvero utile, assicurare cio in modo
certo lordine sociale53. Ci possibile nella misura in cui Hobbes opera
una
sostituzione
della
morale
della
prudenza
con
la
morale
dalla disciplina della storia dunque non significa affatto tout court un
misconoscimento della lezione di Tucidide. Non a caso Hobbes lo
definisce sin dapprincipio lo storico pi politico che abbia mai
scritto56.
La fedelt a Tucidide nellopera matura di Hobbes: il Behemoth
Ulteriore prova dellipotesi che Hobbes non abbia affatto esaurito col
passare del tempo la sua ammirazione verso lo storico greco, nel Behemoth, opera storiografica sulla guerra civile inglese scritta al tramonto
dellesistenza,
purtroppo
spesso
trascurata
dalla
critica,
leco
banco di prova
Ibid. [c.n.].
La redazione di questo testo va fatta risalire intorno al 1667, ma la pubblicazione
avviene soltanto in seguito alla morte del filosofo, avvenuta nel 1679.
58 Cfr. Giobbe, 40, 15-24.
56
57
Hobbes
ha
reimpiegato
nellanalizzare
la
natura
umana,
che
pretese,
della
guerra74
(cause
pretesti),
segue
Cfr. ibid., p. 37. Nella lunga guerra tra Atene e Sparta, un ammiraglio ateniese
vinse molte battaglie contro gli spartani; e, per questa ragione, [] gli ateniesi
scelsero come ammiraglio il figlio, ma con scarsi risultati. [] solo una sciocca
superstizione quella di sperare che Dio abbia legato il successo in guerra, come
eredit inalienabile, a un nome, o ad una famiglia.
70 Ibid., pp. 217-218.
71 Ibid.
72 Ibid.
73 Ibid., p. 5.
74 T. Hobbes, E.W., VIII, p. XXI.
69
Ibid.
Ibid.
77 Ibid., p. XXII.
78 T. Hobbes, Behemoth, cit., p. 54.
79 Ibid., p. 36.
75
76
segnato
da
un
passaggio
dallesaltazione
dei
valori
dei beni sia in ultima istanza detenuta proprio dal sovrano, a garanzia
del carattere assoluto del potere da quello esercitato87.
Soprattutto, va riconosciuto come la tesi secondo cui Hobbes
avrebbe attuato una sostituzione dellonore con la prudenza88 trovi
davvero scarsi appigli: si cercato di mettere in risalto come invece il
percorso hobbesiano sia contrassegnato da una piuttosto precoce
svalutazione della virt della prudenza, a tutto vantaggio della
certezza assicurata dalla scienza. Si visto poi come in seguito Hobbes
addirittura stabilisca unequazione tra prudenza e presunzione, e come
questultima sia perentoriamente condannata nel Behemoth.
Infine non affatto scontato che la riprovazione espressa talvolta da
Hobbes nei confronti dellonore equivalga necessariamente a una
rivalutazione dei valori borghesi a scapito di quelli aristocratici. Pi in
profondit, occorre riconoscere come Hobbes non abbia mai avuto,
neanche da principio, unopinione categoricamente positiva dellonore,
n tantomeno ora intenda rigettare del tutto questa passione: il suo
atteggiamento verso le passioni sempre eclettico, in quanto esso la
diretta emanazione del suo relativismo in ambito morale.
Quindi la qualificazione della filosofia hobbesiana come votata ai
valori e agli interessi della morale borghese effetto di una prospettiva
limitante e semplificatrice, che ostacola il riconoscimento della
complessit della posizione di Hobbes, la cui caratteristica pi
straordinaria proprio la sostanziale irriducibilit a un qualsivoglia
schieramento o a una superiore ideologia. Ancora nel Behemoth Hobbes
dichiara di non voler appoggiare alcuno strato sociale; al contrario, di
tutte le parti, afferma, intendevo narrare solo la loro ingiustizia,
impudenza, e ipocrisia89.
Lunica
forma
assoluta
di
ingiustizia
che
infatti
Hobbes,
La categorica denuncia dellipocrisia infatti non implica affatto una sospensione del
relativismo etico hobbesiano, e ne costituisce anzi la riprova definitiva. Lipocrisia
condannata proprio in quanto consiste nel tentativo di nascondere il fatto che i valori
siano determinati in relazione agli interessi di volta in volta in gioco.
91 T. Hobbes, E.W., VIII, p. VIII.
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