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Filosofia Medievale:

unintroduzione

Bernardo di Chartres (XII


sec.)

oSIAMO NANI
SULLE SPALLE
DI GIGANTI

Tre fattori centrali


1. La filosofia come filosofia cristiana
2. Il concetto di auctoritas
3. Il metodo scolastico

1. La filosofia come filosofia


cristiana
o due fonti di conoscenza: conoscenza
rivelata e conoscenza naturale
o subordinazione della filosofia alla
teologia ( sistema delle scienze)
o religione come contesto culturale di
riferimento e cardine dellordine
sociale, prima e pi che fatto privato
o convinzione interiore

1. La filosofia come filosofia


cristiana
o Il prevalere del Cristianesimo nel mondo
occidentale determin un nuovo indirizzo
della filosofia.
o Ogni religione implica un sistema di
credenze che non sono frutto di ricerca
perch consistono nellaccettazione di una
rivelazione
o La religione ladesione a una verit
accettata in virt di una testimonianza
superiore.

1. La filosofia come filosofia


cristiana
o Rispetto alla concezione della filosofia
come ricerca della verit, la religione
si fonda sullaccettazione di una verit
testimoniata dallalto, indipendente da
qualsiasi ricerca.
o Tuttavia, lesigenza per ogni uomo di
avvicinarsi alla verit e comprenderla
nel suo significato autentico pu
essere soddisfatta solo dalla filosofia.

1. La filosofia come filosofia


cristiana
o La ricerca rinasce, dunque, dalla stessa
religiosit per il bisogno delluomo religioso
di avvicinarsi, per quanto possibile, alla
verit rivelata.
o Dalla religione cristiana nasce cos la
filosofia cristiana con il compito di portare
luomo alla comprensione della verit
rivelata da Cristo.
o Gli strumenti indispensabili per questo
compito la filosofia cristiana li trov in parte
nella filosofia greca.

1. La filosofia come filosofia


cristiana
o Nel Medioevo, quindi, la filosofia si propone
di chiarire una verit che gi nota fin
dallinizio ma questo compito sar svolto
nellambito di una responsabilit collettiva,
nella quale ciascun individuo trova una
guida e un limite.
o La Chiesa stessa, nelle sue assise solenni
(Concili) definisce le dottrine che esprimono
il significato fondamentale della rivelazione
(dogmi).

1. La filosofia come filosofia


cristiana
o La filosofia greca ricerca
completamente autonoma della verit
che deve in primo luogo fissare i
termini e il significato del suo
problema.
o Nella filosofia cristiana la ricerca
individuale trova gi segnati i suoi
limiti: i termini e la natura del
problema sono gi dati.

2. Due concetti fondamentali:


auctor e auctoritas
o per noi centrale il concetto di
autore, per i medievali quello di
auctoritas
o le Sacre Scritture come prima
auctoritas
o auctor chi ha auctoritas
o I filosofi classici come auctoritates;
lesempio delle Auctoritates Aristotelis

2. Due concetti fondamentali:


auctor e auctoritas
o Il lavoro di ricerca filosofica come
lavoro collettivo e il tema dei nani
sulle spalle dei giganti
o Limportanza delle traduzioni come
fonte di nuove auctoritates
o Il problema del conflitto fra
auctoritates

Periodi della filosofia medievale


o II VIII secolo: La Patristica. Padri
della Chiesa sono gli scrittori cristiani
dellantichit che contribuirono
allelaborazione dottrinale del
Cristianesimo e la cui opera fatta
propria dalla Chiesa.
o Ne fanno parte: gli apologisti, come
Giustino e Tertulliano, Origene,
Agostino (354-430).

Periodi della filosofia medievale


o IX XIV secolo: La Scolastica
o Il problema del rapporto fede ragione
n IX XII: fiducia nellarmonia intrinseca e
sostanziale di fede e ragione (Anselmo dAosta,
1033-1109)
n XIII: ragione e fede sono distinte ma conducono
agli stessi risultati (Tommaso dAquino,
1225-1274).
n XIV: ragione e fede hanno domini eterogenei
(Guglielmo da Ockham, 1280-1349)

Agostino (354-430)
o Al centro della sua ricerca lio nella
sua irripetibile singolarit e nella sua
apertura a Dio
o Da qui il carattere esistenziale della
sua filosofia: il problema teologico il
problema delluomo Agostino, della
sua inquietudine e della sua ansia di
redenzione (le Confessioni)

Agostino (354-430)
o La sua ricerca filosofica deve
rispondere a queste sue inquietudini,
e raggiungere la chiarezza su di s e
sul proprio destino
o La sua prima lettura filosofica
Cicerone che teorizzava il modello
ellenistico della filosofia come via alla
saggezza e alla serenit

Agostino (354-430)
o Lesigenza della ricerca si radica nella
religione.
o Scopo della sua ricerca: lanima
(uomo interiore) e Dio, lessere
trascendente senza il quale non
possibile la Verit.
o Dio la guida della ricerca umana sia
come speculazione (fede) sia come
azione (grazia).

Agostino (354-430)
o Nello sforzo verso Dio che caratterizza tutta
la nostra esistenza, fede e ragione
collaborano:
o crede ut intelligas: credi per capire
o intellige ut credas: capisci per credere
o Rifiuto del fideismo (solo la fede) e del
razionalismo (solo la ragione)
o Per capire indispensabile credere, cio
possedere la fede che ci indica il cammino
da seguire.
o Per avere una fede salda indispensabile
comprendere, cio filosofare.

Contro lo scetticismo
o si fallor, sum: se mi inganno, esisto
o per dubitare della verit si deve
comunque essere nella verit
o pur essendo nella verit luomo non
lui stesso la verit
o La Verit non pu essere che Dio

Teoria dellilluminazione
o Presupposto filosofico: la teoria
platonica della conoscenza
o lanima il luogo della vera
conoscenza
o lirradiarsi della parola divina
illuminazione a consentire la
conoscenza oggettiva
o Il mio pensiero la mia luce ma non
sono io lorigine del mio lume

Il problema del tempo


o Che cosa faceva Dio prima della
creazione?
o Dio non crea il mondo nel tempo, ma
il tempo con il mondo
o Che cos il tempo? Il tempo trova
nellanima la sua realt: nel
dispiegarsi della vita interiore
delluomo attraverso la memoria,
lattenzione, lattesa (distensio animi)

Il problema del male


o contro il manicheismo: il male non ha una
sua propria realt
o poich Dio ha creato tutte le cose, tutto ci
che , in quanto , bene.
o Essere e bene quindi coincidono. Il male
metafisico privazione di bene
o il male non esiste perch parte di un
ordine cosmico che globalmente
considerato bene
o il male morale risiede nella volont che
rinunzia a Dio e si rivolge a beni inferiori

Il problema del libero arbitrio


o contro i pelagiani. Secondo Pelagio luomo
in grado di acquisire la salvezza senza il
concorso di Dio
o Per Agostino invece con Adamo ha peccato
tutta lumanit e solo il sacrificio di Cristo e
la grazia di Dio pu redimerla
o tesi dellidentit della libert umana e della
grazia divina. La volont libera solo
quando non asservita al peccato e questa
libert pu essere restituita alluomo solo
dalla grazia divina

Il problema del libero arbitrio


o la libert di Adamo: poter non
peccare
o la libert dopo il peccato originale:
non poter non peccare
o solo la grazia pu vincere il peccato:
la libert degli eletti dalla grazia
divina quella di non poter peccare

Il problema della grazia


o La grazia un fattore determinante o solo
concomitante?
n determinante: Dio stesso che conferendola o
meno determina le disposizioni che renderanno
luomo giusto e lo porteranno alla salvezza
n non determinante: la sua concessione da parte
di Dio pur essendo condizione necessaria per la
salvezza non determina la salvezza stessa che
esige il concorso delluomo

o Agostino oscilla fra le due posizioni


propendendo pi spesso ad affidare a Dio
invece che alluomo limpresa della salvezza

1) Ragione e fede

o E mentre i Giudei chiedono i miracoli


e i Greci cercano la sapienza, noi
predichiamo Cristo crocifisso,
scandalo per i Giudei, stoltezza per i
pagani; ma per coloro che sono
chiamati, sia Giudei che Greci,
predichiamo Cristo potenza di Dio e
sapienza di Dio. Perch ci che
stoltezza di Dio pi sapiente degli
uomini, e ci che debolezza di Dio
pi forte degli uomini
25

La sapienza del mondo!

Tertulliano (160-240): Credo


quia absurdum
Agostino (354-430): Capisci
per credere / Credi per capire
Dialettici (XI sec.): cercano di
sottoporre la fede agli strumenti
della ragione
Pier Damiani (1007-1072):
dallonnipotenza divina deriva la
supremazia assoluta della fede

Anselmo dAosta (1033-1109): Credo ut


intelligam
Io non cerco di comprenderti per credere,
ma credo per poterti comprendere
Pietro Abelardo (1079-1142): Intelligo ut
credam
La ragione indispensabile per lintelligibilit
ed mediatrice rispetto al mondo della fede,
perch questultima non sia accettazione
acritica (ma la comprensione delle verit
cristiane dono di Dio)

3. Il metodo scolastico
o Nel suo periodo di maggiore sviluppo
(XI-XV secolo) la filosofia medievale
filosofia scolastica, cio filosofia che
nasce nelle scuole e nelle universit,
dalla prassi e dalle forme
dellinsegnamento
o Per questo motivo, conoscere quella
prassi e quelle forme essenziale per
capire la filosofia medievale

3. Il metodo scolastico
o Levoluzione delle scuole e la nascita
delluniversit
n Fino allXI secolo: scuole monastiche
n XI-XII secolo: la rivoluzione comunale e
le scuole cattedrali
n XII secolo: la figura del maestro
(scolasticus) e la diffusione degli studia
n Luniversitas scholarium et magistrorum
n dal XIII secolo: le universit come
istituzione

3. Il metodo scolastico
o Il funzionamento delluniversit
n Le quattro facolt principali: arti,
teologia, diritto, medicina
n Lorganizzazione in nazioni
n Un iter di studi lungo ma che comincia
presto (attorno ai 14-15 anni)
n Lo studio delle arti precede quello della
teologia

3. Il metodo scolastico
o Forme dellinsegnamento, forme dei
testi
n letture e commenti
n La quaestio: innovazione pedagogica e
nuovo genere letterario (il modello delle
Sentenze di Pietro Lombardo, ca. 1155)
n Le quaestiones disputatae e la disputatio
n Le quaestiones quodlibetales
n I sophismata e le obligationes
n Le summae

Nascita delle Universit

1189: Bologna;1200: Parigi; 1214: Oxford


Le universit nascono come corporazioni di
mestiere
quando in una citt si raccoglie un numero
consistente di maestri e studenti, alla comunit
viene riconosciuto da autorit laiche e religiose il
carattere di corporazione, cio la possibilit di
governarsi con propri organi, secondo
meccanismi stabiliti dagli statuti
Oltre alle universit, esistono anche gli studi
generali degli ordini religiosi (in particolare
Domenicani e Francescani)

Nel 1207 il vescovo di Parigi aveva proibito la lettura di Aristotele agli studenti
dell'universit. Poi ci fu un fatto alquanto contraddittorio: la chiesa da un lato era
contro la lettura delle opere di Aristotele, dall'altro il Papa diede l'incarico a dei
teologi di tradurle.
Al tempo, per, Aristotele fu mal compreso, perch i suoi scritti erano stati
tradotti dal greco all'arabo e dall'arabo al latino. Avicenna, un teologo e filosofo
che comment Aristotele, lo interpretava con un sfondo platonico e quindi ci
cre confusione. Perci prima del XIII secolo Aristotele era mal conosciuto. Con
Alberto Magno si ha un cambiamento: sostiene la tesi che l'aristotelismo meglio
del platonismo per sistemare, spiegare le verit cristiane in maniera razionale

Con il termine scolastica si designa il sapere filosofico, teologico e scientifico


elaborato in et medievale (secc. VI-XIV), perch nel Medioevo la produzione
intellettuale legata alle scuole.

Il secolo XIII, tradizionalmente considerato l'apogeo della Scolastica,


caratterizzato dalla riscoperta del pensiero aristotelico , che suscita reazioni
contrastanti in quanto si passa dalla sua accettazione piena e completa, come
nell'averroismo, all'opposizione netta, come nell'agostinismo, fino alla sua sintesi
equilibrata con le verit rivelate di Tommaso d'Aquino.

Le facolt universitarie
o Una facolt inferiore o preparatoria: le Arti

o Arti liberali trivio


grammatica
retorica
dialettica
quadrivio aritmetica
geometria
astronomia
musica
o La progressiva introduzione di nuove fonti filosofiche fa
sviluppare anche altre discipline, in particolare
fisica (filosofia della natura), etica e, alla fine, anche
metafisica

o Tre facolt superiori:

Medicina

Diritto
Teologia
o Ciascuna facolt si caratterizza per un insieme di fonti (testi
autorevoli) che i maestri sanno spiegare traendo da essi una
dottrina coerente

Il sistema delle scienze


Teologia
Filosofia:
arti liberali
Trivio
Grammatica

Retorica

Diritto

Quadrivio
Logica

Medicina

Aritmetica

Geometria

Musica

Arti meccaniche

Astronomia

LA PROVA A PRIORI
Proslogion [o Colloquio] (1077) di Anselmo dAosta
Ipotesi: ci di cui non si pu pensare niente di pi grande esiste
solo nellintelletto
Svolgimento: posso pensare che ci di cui non si pu pensare
niente di pi grande esista nella realt
Cio: posso pensare qualcosa di pi grande di ci di cui non si
pu pensare niente di pi grande
CONTRADDIZIONE! Dunque lipotesi falsa

La prova a priori
o In sintesi: se Dio lessere di cui nulla pi
grande, non possibile che esista solo nel
pensiero e non nella realt (non sarebbe il pi
grande).
o Anselmo traduce in conclusioni di ragione la
diffusa accettazione della fede cristiana
o Critica di Gaunilone: isola perfetta...
o Contro-replica di Anselmo: lisola perfetta
rispetto alle altre isole, ma Dio lessere
perfetto in assoluto
o Tommaso e Kant vs Cartesio e Leibniz

Tommaso dAquino
Ragione e Rivelazione
o La filosofia di Tommaso una cattedrale
del pensiero, cio una ricerca che
conduce ad una visione sistematica e
complessiva del mondo in cui si
indagano le sue ragioni e si
ricostruiscono le sue strutture.
o Nondimeno la disciplina filosofica per
Tommaso non autosufficiente ma
poggia sul fondamento della Rivelazione.

o Il fine ultimo delluomo la ricerca di Dio, la


sua conoscenza e sequela di suo Figlio.
Conoscere Dio eccede per le possibilit della
ragione: O profondit delle ricchezze, della
sapienza e della scienza di Dio, quanto sono
incomprensibili i tuoi giudizi e imperscrutabili
le tue vie!(Rm 11, 33).
La ragione ha un campo dazione molto pi
ristretto: le verit naturali, quelle accessibili
in base alle limitate strutture conoscitive
umane.
Tuttavia anche in questo campo essa fallibile.

La Rivelazione non solo ci offre indicazioni


preziose sulle verit pi grandi e generali
circa Dio e la sua creazione,
permettendoci di raggiungere per quanto ci
possibile il nostro fine, ma ci d anche
indicazioni su verit di ordine naturale, di
per s accessibili alla ragione, affinch su
esse noi non cadiamo in errore.

La filosofia quindi va subordinata ai


contenuti della Rivelazione (tutto
ci che riportato
dalle Scritture
sacre e dalla tradizione della Chiesa),
anche se essa non risulta, in quanto
subordinata, inutile.
Infatti la ragione filosofica
indispensabile per
1)dimostrare i preamboli della fede
2)chiarire le verit della fede
3)confutare le obiezioni contro la
fede.

I preambula fidei sono quelle verit di


ordine razionale e naturale che
preparano alla fede:
per credere ai racconti delle Scritture
bisogna dare per scontato
che Dio esiste
che unico
e che possiede determinati attributi
come lonnipotenza, lonniscienza etc.
Tali verit possono essere raggiunte
dalla ragione naturale che cos viene
disposta ad accogliere le verit di
fede.

Argomenti a posteriori e a priori


o Nella Summa theologiae in particolare vengono esposte
le prove che Tommaso ritiene fondamentali per
dimostrare lesistenza di Dio.
o A causa del fatto che noi non abbiamo accesso diretto
allessenza divina, Tommaso esclude una dimostrazione
sul modello anselmiano (che egli chiama propter quid)
preferendo a questa lelaborazione di argomenti quia
cio che partono dagli effetti dellesistenza di Dio per
risalire a Dio come al loro fondamento. Si tratta in
sostanza di argomenti a posteriori, secondo i quali
dallesperienza del mondo noi risaliamo a Dio e non,
come in Anselmo, di argomenti a priori, in cui lesistenza
di Dio desunta dal suo concetto-essenza.

La prima via (1): ex motu


Che Dio esista si pu provare per cinque vie.
La prima e la pi evidente quella che si desume dal moto. certo infatti e
consta dai sensi, che in questo mondo alcune cose si muovono. Ora,
tutto ci che si muove mosso da un altro. Infatti, niente si trasmuta
che non sia potenziale rispetto al termine del movimento; mentre chi
muove, muove in quanto in atto. Perch muovere non altro significa che
trarre qualche cosa dalla potenza allatto; e niente pu essere ridotto dalla
potenza allatto se non mediante un essere che gi in atto. Per es., il
fuoco che caldo attualmente rende caldo in atto il legno, che era caldo
soltanto potenzialmente, e cos lo muove e lo altera (A). . Ma non
possibile che una stessa cosa sia simultaneamente e sotto lo stesso aspetto
in atto ed in potenza: lo pu essere soltanto sotto diversi rapporti: cos ci
che caldo in atto non pu essere insieme caldo in potenza, ma insieme
freddo in potenza.
dunque impossibile che sotto il medesimo aspetto una cosa sia al tempo
stesso
movente e mossa, cio che muova se stessa (B).

o dunque necessario che tutto ci che si muove sia


mosso da un altro. Se dunque lessere che muove
anchesso soggetto a movimento, bisogna che sia mosso
da un altro, e questo da un terzo e cos via (C). Ora,
non si pu in tal modo procedere allinfinito perch
altrimenti non vi sarebbe un primo motore, e di
conseguenza nessun altro motore, perch i motori
intermedi non muovono se non in quanto sono mossi dal
primo motore, come il bastone non muove se non in
quanto mosso dalla mano (D). Dunque necessario
arrivare ad un primo motore che non sia mosso da altri;
e tutti riconoscono che esso Dio.

La seconda via: ex causa


La seconda via parte dalla nozione di causa efficiente. Troviamo
nel mondo sensibile che vi un ordine tra le cause efficienti, ma
non si trova, ed impossibile, che una cosa sia causa efficiente di
se medesima; ch altrimenti sarebbe prima di se stessa, cosa
inconcepibile (A). Ora, un processo allinfinito nelle cause
efficienti assurdo. Perch in tutte le cause efficienti
concatenate la prima causa dellintermedia, e lintermedia
causa dellultima, siano molte le intermedie o una sola; ora,
eliminata la causa e tolto anche leffetto: se dunque nellordine
delle cause efficienti non vi fosse una prima causa, non vi sarebbe
neppure lultima, n lintermedia (B). Ma procedere allinfinito nelle
cause efficienti equivale ad eliminare la prima causa efficiente; e
cos non avremo neppure leffetto ultimo, n le cause intermedie:
ci che evidentemente falso.
Dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente, che
tutti chiamano Dio.

La terza via ex contingentia


o

La terza via presa dal possibile [o contingente] e dal necessario, ed


questa. Tra le cose noi ne troviamo di quelle che possono essere e
non essere (A). Ora, impossibile che tutte le cose di tal natura
siano sempre state, perch ci che pu non essere, un tempo non
esisteva (B). Se dunque tutte le cose [esistenti in natura sono tali che]
possono non esistere, in un dato momento niente ci fu nella realt. Ma
se questo vero, anche ora non esisterebbe niente, perch ci che non
esiste, non comincia ad esistere se non per qualche cosa che .
Dunque, se non cera ente alcuno, impossibile che qualche cosa
cominciasse ad esistere, e cos anche ora non ci sarebbe niente, il che
evidentemente falso (C). Dunque non tutti gli esseri sono
contingenti, ma bisogna che nella realt vi sia qualche cosa di
necessario. Ora, tutto ci che necessario, o ha la causa della sua
necessit in un altro essere oppure no (D). Daltra parte, negli enti
necessari che hanno altrove la causa della loro necessit, non si pu
procedere allinfinito, come neppure nelle cause efficienti secondo che
si dimostrato. Dunque bisogna concludere allesistenza di un essere
che sia di per s necessario, e non tragga da altri la propria necessit,
ma sia causa di necessit agli altri. E questo tutti dicono Dio.

La quarta via: ex gradu


o

La quarta via si prende dai gradi che si riscontrano nelle cose. un


fatto che nelle cose si trova il bene, il vero, il nobile e altre simili
perfezioni in un grado maggiore o minore. Ma il grado maggiore o
minore si attribuiscono alle diverse cose secondo che si accostano di
pi o di meno ad alcunch di sommo e di assoluto; cos pi caldo ci
che maggiormente si accosta al sommamente caldo. Vi dunque un
qualche cosa che vero al sommo, ottimo e nobilissimo, e di
conseguenza qualche cosa che il supremo ente; perch, come dice
Aristotele, ci che massimo in quanto vero, tale anche in quanto
ente (A). Ora, ci che massimo in un dato genere, causa di tutti gli
appartenenti a quel genere, come il fuoco, caldo al massimo, cagione
di ogni calore, come dice il medesimo Aristotele. Dunque vi qualche
cosa che per tutti gli enti causa dellessere, della bont e di qualsiasi
perfezione. E questo chiamiamo Dio.

La quinta via: ex gubernatore


o La quinta via si desume dal governo delle cose. Noi
vediamo che alcune cose, le quali sono prive di
conoscenza, cio i corpi fisici, operano per un fine, come
appare dal fatto che esse operano sempre o quasi
sempre allo stesso modo per conseguire la perfezione:
donde appare che non a caso, ma per una
predisposizione raggiungono il loro fine. Ora, ci che
privo dintelligenza non tende al fine se non perch
diretto da un essere conoscitivo e intelligente, come la
freccia dallarciere. Vi dunque un qualche essere
intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate
a un fine: e questessere chiamiamo Dio.

Aristotelismo medievale
o

o
o

La disponibilit dei testi aristotelici suscita innanzitutto diffidenza da parte dei


teologi di orientamento platonico-agostiniano
n
I testi vengono in un primo momento vietati (1215), poi per diventano
obbligatori nella facolt delle Arti
Alcuni teologi (Alberto Magno, Tommaso dAquino) pensano che Aristotele debba
essere accolto e possa essere utilizzato come strumento per la teologia
Si afferma la distinzione tra filosofia e teologia, che si differenziano per
n
Contenuto (vi sono delle verit accessibili alla ragione e altre conoscibili solo
grazie alla Rivelazione)
n
Metodo (la filosofia procede in modo puramente razionale, mentre la teologia
accetta verit rivelate e da queste deduce conseguenze)
n
Si esce dal modello agostiniano secondo il quale la fede era condizione di
qualsiasi conoscenza
Aristotele viene visto come la massima espressione della ragione umana, la quale
non pu essere in contraddizione con la fede. Vi sono verit di fede che superano
la ragione, ma non possibile che una verit razionale rigorosamente stabilita sia
in contrasto con la fede
n
E possibile interpretare Aristotele in modo tale da conciliarlo con la verit
rivelata (prosegue il lavoro gi iniziato nellIslam)

o Averro (Ibn Rushd)


o Cordova, 1126 - Marrakesh, 1198
o Commento medio - epitomi - Grande
commento
o La dottrina di Aristotele coincide con la
suprema verit
o [Aristotele] stato dato dalla divina
provvidenza, acciocch noi potessimo
conoscere tutto quanto conoscibile

Esiste solo la verit della filosofia (le verit religiose del


Corano sono simboli imperfetti e da interpretare, per i
semplici, dellunica verit) [es.: creazione
dipendenza
dal motore immobile]
Il mondo eterno e il moto del primo motore (di natura
finale) necessario
Lintelletto possibile unico e immortale (non pu essere
individuale, forma del corpo, perch attraverso di esso noi
conosciamo nozioni universali, ma in tal caso non potrebbe
essere disponibile alle forme intellegibili di carattere
universale). non mescolato alla materia. Lintelletto
agente agisce sullimmaginazione sensibile, che contiene
potenzialmente i contenuti di pensiero, che poi sono recepiti
dallintelletto possibile

Questione degli universali


o [Concetti che esprimono gli aspetti
universali delle realt sensibili, degli
individui (specie, generi, categorie)]
o Da Boezio (che commenta Porfirio):
o Esistono o no? Sono corporei o no?
Se sono incorporei, sono uniti alle
cose sensibili?

Questione degli universali


o Nominalismo estremo di Roscellino di
Compigne (1050-1120)
o Universali come flatus vocis (lessere esiste
solo in forma individuale) [scetticismo]
o Nominalismo moderato di Guglielmo di
Ockham (1290-1349)
o Gli universali esistono in intellectu, come
segni mentali che raccolgono in una classe
una serie di individui con caratteristiche affini

Questione degli universali


o Concettualismo di Abelardo (1079-1142)
o Luniversale non n realt n puro nome.
o un discorso [mentale] (sermo) o
concetto che tende a significare qualche cosa
(ha unintenzionalit).
o La realt del concetto data dalla condizione
uniforme in cui si trovano tutti gli enti
individuali designati dal concetto stesso.

Questione degli universali


oArgomenti a posteriori
oA partire da ci che dopo (dalleffetto alla
causa)
oDal mondo
oArgomento a priori (o prova ontologica)
oA partire da ci che prima (dalla causa
alleffetto)
oDallidea di Dio (che anche gli atei hanno)

1. Pietro Abelardo (1079-1142)


o la vita

n studia a Parigi nella scuola di Guglielmo di


Champeaux, prima maestro e poi avversario
n studia Teologia con Anselmo di Laon, che
scandalizza con la tesi secondo cui per studiare
le Scritture basta il solo ingegno
n insegna a Parigi, conosce Eloisa, se ne
innamora, viene evirato
n si ritira in un eremo, le sue dottrine sono
condannate
n riprende a insegnare, diviene abate, viene
nuovamente condannato e scomunicato,
accolto nellabbazia di Cluny

1. Pietro Abelardo (1079-1142)


o alcune tesi
n lingegno (ingenium) come strumento di ricerca
e interpretazione; la ragione deve aiutare nella
comprensione dellauctoritas, non sempre chiara
n Il sic et non e la nascita della teologia
sistematica
n la disputa sugli universali: rifiuto delle tesi
estreme (nominalismo di Roscellino, realismo di
Guglielmo di Champaux) a favore di una teoria
dellastrazione di stampo aristotelico

La prima lettera di Eloisa ad Abelardo


Quei piaceri damor che abbiamo gustato insieme sono stati cos dolci per me, che non posso pentirmene e nemmeno cancellarne il ricordo.
Da qualunque parte mi volga mi sono sempre davanti agli occhi con tutta la forza della loro attrazione.
Anche quando dormo mi perseguitano le loro illusioni; perfino nei momenti solenni della messa, quando la preghiera deve essere pi pura, le
immagini oscene di questi piaceri si impadroniscono talmente della mia povera anima che mi abbandono pi a queste turpitudini che alla
preghiera.
Io, che dovrei piangere su quello che ho fatto, sospiro invece per ci che ho perduto, e non solo quello che abbiamo fatto insieme, ma i
luoghi, i momenti in cui labbiamo fatto sono talmente impressi nel mio cuore che li rivedo con te in tutti i particolari e non me ne libero
nemmeno durante il sonno.
Talvolta anche i movimenti del corpo rivelano i pensieri dellanima ed esse si tradiscono con parole involontarie. Come sono infelice e come ho
diritto di ripetere quel lamento di unanima gemente: Me sventurata chi mi liberer da questo corpo di morte?

La risposta di Abelardo
Per me lamore che ci avviluppava entrambi, nelle catene del peccato, era soltanto concupiscenza, e non merita il nome di amore. Soddisfare
su di te la mia miserabile passione; ecco tutto quello che amavo.
Tu dici di aver sofferto per me; pu essere vero, ma sarebbe pi giusto dire che io ho sofferto, e mio malgrado, per te. Ho sofferto non per
amore tuo ma per la violenza esercitata contro di me, non per la tua salvezza ma per la tua disperazione.
E per la tua salvezza invece, e in piena libert che Ges Cristo ha sofferto per te, Ges le cui sofferenze guariscono ogni malattia ,
cancellano ogni dolore. Volgi dunque verso di lui, te ne scongiuro tutta la tua comprensione e la tua compunzione.

Quella che segue la risposta che Eloisa d a una lettera di Abelardo in cui egli manifesta il desiderio di essere seppellito nel cimitero del
convento che la ospita.

"...Il solo pensiero della tua morte gia una sorta di morte per noi. E la tua morte, la tua morte vera, allora, se ci trover in vita, che cosa
sar? No, Dio non pu permettere che noi ti sopravviviamo per renderti questo estremo dovere, per prestarti quell'assistenza che invece ci
aspettiamo da te. Io prego il cielo che anche in questo io ti possa precedere, non seguire Risparmiaci, ti supplico; risparmia almeno colei che
vive solo per te; non dire pi cose del genere, che ci trafiggono il cuore come spade di morte e ci rendono ancor pi penoso della morte
questo poco tempo che ci rimane da vivere.
Me infelice e disgraziata, pi infelice e pi disgraziata di chiunque altra! Tu mi hai sollevata al di sopra di tutte le donne solo perch io debba
patire quello che nessun'altra ha mai patito, quello che tanto doloroso per te come per me?
E pare inoltre che, a complicare le cose, [ ... ] si sia verificato un vero e proprio capovolgimento dei valori consueti. Mentre infatti ci
abbandonavamo paghi delle gioie dell'amore o, per usare una parole pi volgare ma pi espressiva, alla lussuria, la severit divina ci ha
risparmiati. Ma appena legittimammo la nostra situazione, appena con il matrimonio cancellammo la vergogna del nostro illecito rapporto, la
collera del Signore ci colp in pieno e non risparmi neanche per un momento quel letto, ormai purificato dal sacro vincolo matrimoniale, che
pure aveva cos a lungo sopportato quando lo sconciavamo in tutti i modi. Il castigo che tu hai subito sarebbe stato la giusta punizione per
qualsiasi uomo colto in flagrante adulterio: ma tu non te lo sei meritato per esserti macchiato di una tale colpa, bens per esserti sposato, per
aver fatto ci che, secondo le tue intenzioni, avrebbe dovuto cancellare ogni torto.
Hai patito per causa delle tua legittima sposa quella che di solito la conseguenza di un amore illecito con un'amante, con un'adultera. E l'hai
patito non quando ci lasciavamo andare ai piaceri ma quando, gi momentaneamente separati, vivevamo ormai castamente, tu a Parigi, a
capo della tua scuola, io, secondo i tuoi ordini, ad Argenteuil, in mezzo alle monache; quando ormai eravamo lontani l'una dall'altro, per poter
attendere con pi zelo e con pi libert tu alla scuola, io alla preghiera e alla meditazione dei sacri testi. Eppure proprio allora, mentre
conducevamo questa vita che era tanto pi santa quanto pi casta, proprio allora tu hai pagato nel tuo corpo per tutti e due. A peccare
eravamo stati in due, ma tu solo hai pagato: e ha pagato colui che era il meno colpevole, perch tu ormai ti eri umiliato per me e avevi posto
ampiamente riparo alla faccenda, onorando me e tutta la mia famiglia."
Abelardo e Eloisa, Lettere d'amore, a cura di E Roncoroni, Rusconi, Milano, 19711 pp. 180-187.

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