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UNIVERSITY OF CALIFORNIA
RIVERSIDE
LETTURE
DEL.
RISORGIMENTO ITALIANO
SCELTE E ORDINATE
DA
GIOSU CARDUCCI
[
1749-1830]
BOLOGNA
DITTA NICOLA ZANICHELLI
(
Cesare
Giacomo Zanichelli
1896
.3i
(/'
Il
(/
,^
()
\,
Propriet letteraria.
BOLOGNA, TIPI
ZANIOHEI,T,,
18'J<),
DEL RISORGIMENTO
ITALIANO
I.
La
1.
mento
la ricerca e
accordi fra
servatrici
spirito
le
l'
iniziative
nell'intento
moderno
esposizione
l'
inLiovatrici
Risorgie
degli
tradizioni con-
le
d'instaurare
restaurare o
di
lo
consentanea
contrasti
dei
all'altra
d'una
storia
contemporanea e
stessa restaurazione
in-
e ordini
politici:
comincia co
'1
1749
va
fino
al 1870.
'1
finire del
parte
all'
la
urto delle
unit monarchiche
circondavano e avean
quali
le
bisogno
pot
di
la
resi-
d'ogni
espandersi
un corso
di
il
il
il
dominio tra
predominio spagnolo.
IV
tra
1494 e
il
siiccessioiio
15"59.
Spagna che
(li
Milano,
con
minio e
dalla
dare
titolo
il
Spagna e
d'
Olanda,
Inghilterra,
con
mutamenti, lasciando
imperiali presso a
di
1'
al '38 le
don Carlo
1'
Polonia
di
con
fini'
importando un lorbone
la
pace
parte
di
il
Parma
Lorena marito
Toscana. Dopo
Sardegna,
di
la
di
di
la
per-
in Italia; e
guerra
fu
tra-
Vienna [173G-38],
dominio
Spagna
vantaggio del re
Sabaudi.
a'
g' interessi
la successione
tribuendole
de' feudi
Piacenza,
sportata in Italia,
di
Parma
gelosie austriache
degna per
[1720]
sonali di Carlo
la
finirono
Spagna borbonica un
alla
Dal 1730
iljdo-
guei-'a^rin nevata
Austria,
Toscana,
vacare,
crescere
quadruplice alleanza,
rafforzando
dalla
Sardegna
Napoli
e
La
Savoia.
la opposizione della
Francia,
altri
Austria
Utrecht
di
spagnoli
li
piccoli stati
casa
di
trattati
ai
escludere
casa
diminuire
con
'1
finisce
con
e Rastadt [17131714],
penisola,
co
S' api'e
dell'Austria,
Novara
Tortona
ma compensava
1'
in
Austria
morte
di
futura imperatrice la
Carlo vi [20
ott.
1740] fu
com-
fini
co
'1
trattato conchiuso in
Ira
Spagna Austria
Aquisgrana nel-
Francia per
il
dominio
d'
ItaHa
secoli
r Austria, con
Milanese e
con
le
aa*:ichi
memorie
le
Toscana;
la
la
del
uno,
il
'1
sua parte:
la
romano impero,
sacro
Spagna co
nome,
il
e la Francia
Parma
e Piacenza. Degli
Piemonte, potente
ebbe
3.
La
met prima
dramma:
si
tutto ci che
al
ravvolge
di
nuovo,
mescola e
si
in-
di
lo spirito e
o eclissato:
costume
il
e abiettato
Dante,
il
di
Non
per che in
si ,
sentimento;
il
di cose.
il
ma
di
secolo XIV
il
xv
il
motivo, toscane
'1
forma
anima
nell'
eran
le altre
popolazioni
la
impronta toscana.
la
nuova
infusione
forme, o
le
letteraria
serbarono quasi
italiane
volgare: nella
la
galileiana
classica,
sempre
prosa,
per
per
1'
abi-
pur sem-
VI
ma
pre toscana;
rendosi co
nella
'1
Europa
servi',
il
sec. xviii
maggior poeta
'1
italiano
dopo
il
cui
il
solo
Tasso e del-
servi a
una condizione
e neces-
sit dell'arte
melodramma; che
nel
meridionale
l'
l'Arcadia;
in
innalzandola co
finionte,
vero poeta, e
l'
movendo
la poesia,
mus. a
la
fu
e-
neW
Atllio
Regolo dato
al teatro im.-^'iale
Ma
la
met
priiua del
superficiali esploratori
giure,
costumanze e
cri-
alle
in-
alle lingue,
che
alle origini
Germania
in
e in Olanda, rimpatriava
tori
S.
Mafiei
alla
Meo
P.
Giannone
Michelet, e rilegasi
pi
[1675-1755],
omogeneo
Montesquieu
al
di Gius. Ferravi.
la
11
scritto
Gravina trasmetteva
al
La riunione
di
politico
di
massima fondamentale
lo
il
costituisce
lo
stato
arti antiche,
vali e
riunione
la
un
il
volont ne costituisce
osava presentare
consiglio
al
Venezia; invano.
una pro-
Dieci
dei
posta di riforme
Senato
il
nomia.
su le rapacit e iniquit
al
di
due despotismi,
romi;:,a
vaticinando
gione,
destini
romana
ma dava
il
vittima?,, egli
di
il
la
medie-
un
un
stizioni,
con
di tutte le
Maffei,
VII
a casa Savoia,
futuri
merc
che
lo
civile,
mente
teneva pri-
la disciplina e la tradizione
deir armi.
4. Dopo questi cominciamenti, por maggior agevolezza
nel
procedere,
la
storia
del
1789;
quarant'anni
di
pace, di
riforme,
di preparazione:
dal 1789
al
fusione, di aspettazione:
dal 1830
al
1870;
quarant'anni
di
ravviamento,
di
svolgimento, di risolvimento.
IL
5.
primo aspetto
il
all'
89 somiglia
le
stesse
impromesse
di
felicit, la stessa
bufera
Vili
improvvisa e
mina
in fine.
Ma
ranza straniera
almeno
in equilibrio,
dal pi al
rifarsi civile.
progresso
precipita
si
borghesia o
la
sempre
della
1'
cit
aristocrazia
i-
a^ -
pi
preponde-
la
principio, di stu'
al
cenna a
Le
questi.
rapida
la
monarchici, mentre
stati
degenerazione e degra-
stati aristocratici.
miluogo o foc
Il
si
vecchi stati
un bilanciamento
nuova maggese;
dopo
prende piede
passo ia passo
quasi,
contro
terreno
il
determinato
alla
chiesa;
regalit.
quella che
da
la
fu
questa
Il
cede di
che tutto, o
invasione
detta
specialmente francesi;
se
bene
che
r anima
di
quelle
secoli,
idee,
che
1'
la
Il
ci
Riforma
li-
che
in-
Olanda e l'Inghil-
democraticamente,
mente
fino al
1789.
clie
la
IX
duti
Po
Bologna,
!'ira, di
di
con-
le legazioni di
Fer-
metropoli del
fino
ma
rinascimento
sangue,
tutt' altro
scorcio
del
me-
koraa,
la
dal
la
Walpole
Giacomelli,
pistoiese
il
Voltaire, morto
dal
Roma,
allora dell'Arcadia;
gesuitismo e
del
tropoli poi
nello
nel 1774
il
Clemente
xrii
pontificati del
flette
Clemente xiv
di
Rezzonico
j,
non
ri-
romana;
propria vita
Un vero
poli,
Roma
stasio
compose
romano impero
del sacro
pi vero artefice
fra' suoi
prelati
Na-
Meta-
il
fra' suoi
vengono
accademici e
alla
il
Il
maggior dotto
dalla
capitale
teatri.
Romagna
1740-
1815J da Sant'Arcangelo, Di veramente insigne dal proprio seno Roma non d, o meglio lo prepara all' impero
di
felicissimo
interprete
dell'arte
antica
del classicismo,
DEL
resto,
dalla
Giov. Gherardo
in
sua plebe
sarto improv-
il
squallidi
incrociamento
della
mulo nato
di
dell'Italia
dagli
come nato
Dimenticavo
in quel di
Vi-
nir vescovo,
[1721-1803]: disciplina,
educazione, e dovevo
nomade
di
menestrello
Giullare di tutto e di
mutati
dissi,
di
tutti,
riformatori e
di
dopo morte,
di
ma prudentemente
alla larga
rivoluzioni
e di
come intendesse
la libert,
ammorbando
delle Novelle
Ma Roma,
citt
madre
del
cattolicismo,
cristiano
quel
Il
la
sede o
maggiore apo-
tempo,
Giacinto
il
Benedetto xiv
diceva
urbi,
Per
ci
che appartiene
ques;0 breve
In
della fede e
il
dell' enfasi
oratori.
sacri
di
pi gesuiti,
^utti
affannosa
accusano
nella
l'
compagnia
letteratura in Italia.
Certo,
Non che
di
tutte
forme della
le
l'eloquenza sacra e
le
facevan
scede; facevan
critica,
tutto.
di
sacre
gedia,
satira, favole;
etisia
tiene al cappuccio.
li
Garigftnelli abol la
vaso
sudata debolezza
che
d'
cardinale.
preconizzandolo
all' Italia,
l'tialche
;
corso
Xl
lirica,
Notevole
la
colonia
de' gesuiti
[1714-1801], Cunich
[1718-1749],
Zamagna
fece
[1735-1820]:
Numerosa
italiana,
teatri, la
prefer
Sant'Ignazio e
trattando ingegnosamente
critica, la storia,
e operosa
in
italiano
la
si
la
rono l'antichit e
la
storia
delle lettere
che trattadelle
arti,
dotti
animo perfettamente
la dottrina italiana
con
gesuiti
XIT
d'eloquenza
d'eleganza infranciosata,
il
gesuiti cala-
ho
padre Bettinelli
il
La produzione
enrierge.
fu per tutto
quanto,
mano
coli'
secolo
il
mano degradante
in
quando
ed annunzio che
devon lasciare
esercizio
1'
preti,
sempre pi
laico,
e degenerante:
di
segno questo
piena,
la civilt laica
7.
La democratica Toscana,
milione
sotto
il
nese fino
e
granducato
al
1765 e
di
Francesco
di
Pietro Leopoldo
riformatore e conturbatore
svaniva. Affievolitole su
'l
principato
ii
fino
ne sapesse nulla,
al
gran legislatore
svigoriva
1790,
xvi
scuola di Galileo.
anche per
la
tonio Cocchi;
la
lo spirito
la
le
pubblicazioni
cosi
con
morte
la
Scemano
dette
di
l'ac-
con
di
l'Alfieri)
in
poi
lingua; finch
An-
quarta imindi
ceva
la
Galileo finisce,
di
scientifica
La scuola sperimentale
buona prosa,
il
supremazia
Medici con-
il
il
di-
lavoro
al
XlII
1685-1774]
Mehus
Con un
ma
senese
la
scuola
nuova
tempo
dettati del
e della
come
meglio scrisse
Nel
latino.
dell' Alfieri;
resto, la prosa
toscana
ma
il
di questi
Dante
lasciossi
andare con
gli
la
ultimi Medici e
si
L'opera maggiore,
1'
uso abbandonato a s
Granducato
scritta
la vec-
stesso.
nuova
ciardini e Machiavelli a
cosa
r opera dei
la storia del
versi.
animato
di
spiriti
nuovi
gli
poeta pi
11
serva.
mossa
di
Per qualche
bcero
cazione arcadica!
stilla
svelta,
che
di
quanta sciacquatura
difetto
di
di
qualche
versifi-
forza fantastica!
11
XIV
degenerato
sia
in cotesto
effetto
l'
avea frollato e
peggior
fradicio
cilit
Un
ad ogni
che
medicea,
nepote
bruciavano
non
novit,
rompergli
resto
sonno.
il
c'era
che
pure,
dell'indo-
di
granduca,
suoi conterranei
di
qualche
nobilt,
repubblicana.
spetti
corruttela
il
massime nella
il
della
ad ogni pensiero,
ribelle
Boccaccio e
il
f'
si
francese; e mentre'
ebrei
gli
lapidavano
ropea:
invecchiava
la storia;
Michele Buonarroti
dico
mistura
commerci
di
d'
patriarca della
Gaetano
da
Frattanto
[1760-1837].
lettere
democrazia eu-
propositi
in
Livorno,
alla conversazione
Poggiali [1753-1814]
delie
da Glauco
r avvenire.
Lucca, un'appendice toscana che gi sente del ligure,
di repubblica,
di agricoltori
buoni
e a favorir
di
soppiatto
la
stampa
8.
La repubblica
di
A'enezia inoltrava
il
la
neutrale
di
Dopo
la
pace
di
le
dominio
fino a
Isole
di
Crema,
ionie:'
Passarowilz [1718],
ad
ordini
aotichi
Maffei
fino
XV
riforme,
fino
fare
scrivere
il
glo-
piacer
nei
come
nelle acque
d'
accorrevano non
vi
quanto per
pierci
che gi avevano
riva
il
patrizio
di forestieri
per
tanto
carnevale perpetuo:
il
quindi
d'impressioni con
Immersa
dialetto.
il
era affollata
com-
continui
le
nazioni
il
Ani
Conti,
nomo
di
soggiornato
scienza tra
tico,
in Parigi
Newton
il
il
Londra,
in
Dante,
pure
far
mostra
di
alla
corte
veneto,
Frane.
Algarotti
arbitro di
eletto
matematico ed este-
Leibnitz,
conoscere
[17I2-1769J,
e di
nelle
Shakspeare.
prussiana
Padova
tradut-
tragedie
l'
il
altro nocui
clas-
Bologna erasi
'1
Voltaire e cortigiano ora nella domesticit del gran Federico, troppo duro
sti
gonsi e
l'
Augusto
aspirazione
contrasto che
nella
alla
la
1'
d'
Algarotti e
tradizione
novit,
molla
il
Conti,
dell'antichit
rappresentano
di
tutta
che svole
nel-
tipicamente
il
quasi la letteratura
La vecchia
il
XVI
1730 e
quale
ima copiosissima
1770,
il
non
ebbe
secolo
nel
contro manifestazioni,
L'accademia
Tomm.
1'
letteraria,
propriamente
xvi,
accademia,
il
teatro,
[Gasp.
Granellesclii
dei
produzione
veneta;
giornale.
il
1713-1780:
Gozzi,
raccoglieva e rappresentava
Farsetti, 1720-1773J
le tradizioni
toscanesimo,
l'
del cinquecento,
elegante e togato
puro e allegro
il
classicismo,
maschera,
di
in
modernit,
ciale e leggera:
di satira,
passabilmente
fiori
fu
vivo
(se
si
con
e
il
servazione
Goldoni
Venezia, fu
ma
superfi-
il
tutto
contrasto
e
dell'
ci
{)u dire) di
la
quella
in
la
celia,
di
societ
mezza e
notte in piazza.
Per
in
due
le
innovazione,
[1707-1792J, modenese
teatro e con
pettegolezzo,
di
giorno e
tra
Misantropo,
Tartufo e del
del
giornale, l)orghese,
il
tutto ci
buona
di
della
correnti,
e
cattiva.
conCarlo
padre, venezianissimo
la
riforma del
sbito
il
pone
la
scrivendo
pone
la
goffo
analisi e la vivisezione
Anche
Luigi xiY,
l'
il
'
le classi, in
il
rinfrescati
genti e di tutte
stile
tradizione
popolare
falso e n frettato;
critica
con
ai
fial)e
alla coiiimcdia
accademica e
trasandato;
le
1'
principii
arte
della
maschere,
popolare op-
nobile,
scrivendo
filosofia
nuova
XVII
di
una conservazione
senza
nata, sofista
raziocinio, pessimista
mas-
le
Il
senza passione,
cato
ai vizi
rammodernatore
sermone oraziano
del
appli-
moamena [Gazzetta
veneta, 1760:
U Osser:atore,
1761].
moto
Il
letterario
si
si
norme
e dietro
si
gli
esempi
di Se.
con
la citt univer-
di Doni.
Lazzarini [1668-1734] e
di
la critica innovatrice di
1808].
Movimento,
certo.
suoi fermenti e
lo storico
succedenti. Luigi
di
cadavere.
La corru-
[1763], Paolo
la
corruzione
non ha
pi coscienza.
l'aristocrazia
che
non ha pi vergogna:
che suon su
b
le
svili
bestemmia
all'onore sostituisce
mette
di
tanto scia-
namente
bravamente truffando
scusa
la
ammorbare a lungo
stocrazia veneta,
la
vilmente
Ma
Casanova.
la spia
il
vicinato. L'ari-
e 150 mila
Corsica,
in
fra
il
Piemonte
gavasi in
mare
spettacolo che di
nova
in questi
italiano
popolo, a dispetto
commerci. Per
di
il
fece la
e l'impero,
a'
festazione artistica
che
dogi
il
Frugoni [1G92-1768J,
linea
del Chiabrera:
non
Ma
ben
offriva
Ge-
moderna.
lirica
lettere o di filosofa
civile
con
in
un esempio
la
Corsica, finiente
il
popolo crso
vecchio
dell' antico
eroismo
valore
anno
di
poi
Napoleone,
Il
foga
Il
di
di-
Carlo lu
di
pare in
iv,
prin-
gareggiare con
sofici e riformisti
1734 dalla
regni
con 6 mi-
Sicilia
filo-
Lombardia austriaca.
la
parevano accomodarsi
gioina, aragonese,
maccheroni
quel re fanciul-
di
in teatro,
che ammoniva
locco repubblicano
Carolina
import
da
ma
nell'
di
emulare
le
novit;
di
che
usurpato
per
gustare
ba-
rivoluzione
anni
il
regno,
nel
anch' ella
nel
preti
regalava
Teresa teneva
prima parve
avversare
in vista della
si
di
austriaca
politica
la
egli
colonia
della
Firenze.
sei
mesi
di
tre
car-
era tutto
anche
in
lettere
l'isola,
il
il
selvaggio go-
fervido speculativo
'1
Vico e co
'1
francesemente
enciclopedico
pur
tanto
filo-
ingegno
cordialmente
[1728-1787J; un
infiammato
ed
XX
e Mario
prossima rivoluzione,
Domenico
Pagano [1748-1799J. La
Cirillo [1739-1799J
quenza, come
onde a lato
il
fantastico cede
di tali
nomi
al
di savi
e filosofi sfigurano
elo-
all'
poeti
d'
arte prevalenti
mato traduttore o
anacreontei
in
un autore
ariette [1787J:
di libretti
per
il
provvisatore, ammirato
nobile italiana,
ma non
come un campione
della istrionia
quanto
il
Gianni,
periali di Parigi.
La
vanta
Sicilia
Giav.
Meli
maggiore
[1740-1815J,
dove
11.
11
Su
nell'
Alta
Italia.
Alta
Italia,
lo soglie dell'
e l'ambasciatore presso
il
pide
ceneri
di
la
[70 m.
pontefice
di
comuni e
'1
suo senato
abitanti],
Ferrara [21G m.
Romagna
Ravenna [240 m.
de' suoi
ncciolo della
il
Bologna co
di
pi
Arcadia.
trasformazione e
lievito della
innovazione fu
1'
ab.]
nelle due
con
signori
le
nella
il
ab.]
legazioni
ancor
te-
ristretta
ma
municipale,
vita
intensa
XXI
gruppo
un
costituivano
che lungo
tempo
il
secolo
il
Ferrara die a
Per
altro.
Bologna
[1668-1732],
Mauro
storia
del
suo
declinare
del
secolo,
Sarti [1709-1766],
studio;
non
mutar
finita;
il
studi
di
trice d'
eleganza e
nuova
generazione
filosofia
mediocre.
tendenze.
il
Amori
arcadica propaga-
rappresentare la
con
non
metodo e
il
lo stile e l'arte
degli
la critica
antichi,
Vide
maggiore
mente, a conciliare
un
[1729-
d'
Bologna ebbe
die
un dopo
1'
religioso imolese.
la
ingegnosi e
tra' pi
Benedetto xiv,
venute riguadagnando:
eran
xviii
Roma
del
proprio
moda
infelice-
Muratori
nell'entrare
si
e sicuri
si
facesse
storie municipali.
di secolo, si
all'avvenire)
pi
risvegliano
larghi
le
indagini
intendimenti
quasi
fonso
da Varano
dei
l'
duchi
originale,
di
le
e,
indipendente. Al-
Camerino [170"'vl788];
tragedia
XXTI
storico
esempi
dei
Visioni,
che
lirico;
Voltaire
contro
pressenti
dettami
rom.antiche,
teoriche
le
torn
Dante,
ebbe
ed
le
Romagna
accennai
arde
a
Marini che
ma
grava a Roma:
dell'antichit
studio
lo
Gaet.
allevato
Per tutta
della storia:
Sant' Arcangelo
da
la
giovinetto
discepolo
gii
teologia,
tra
con
mi-
in patria rest
accademie,
nelle
culto del
buon
poesia
latino, della
fervore
ne' palazzi,
ne' teatri,
italiana,
della varia
campioni
13. Mentre
il
ducato
[1737-178:)] ed
di
sotto
abitanti, isteriliva
Ercole
Modena
regno
italico.
e Reggio, con
300 mila
gli
quel
[1780-1797];
iii
rivolu-
braccia alla
Parma
di
da Filippo infante
boni successi
ai
di
Spagna, parca
dovea
Dutillot,
cese;
ma
e s(jnetti;
riuscire
egli ragazzo
duca fece
specialmente per
corte, dopo
il
rifiorire sotto
Bor-
in
il
un Borbone foggiato
faceva altarini
di
soppiatto all'aio
Parma, Crisopoli,
poeti e
un
Frugoni ebbe
il
po'
anche
alla fran-
l'et dell'oro,
po' frati.
Poeta
di
il
Manara
[1714-1800J, predicatore
p.
XXlII
il
p.
il
p.
Tur-
r universit, e
v'
accomod
tra altri
il
opere drammatiche,
alle
del Monti.
Il
un tratto ad allargar
Dutillot pens
ma
carrucol
Amalia, a scapestrare
la fioritura
cesco
III,
ediflzi,
il
la
Parma una
in
lo
pili
arciduchessa, Maria
parmense and
in paglia.
magnifico
universit,
lo stato
accortasene in buon
fece
molto;
tutto in vano,
quando
codici, vie;
ma
Maria Beatrice,
di
tante nobili
confluivano
in cui
genti
il
sangue e
Estensi,
italiche,
retaggio
il
Malaspina, Cibo,
il
Il
nome
Modena
gran servigio
di
di
Agostino Para-
pure esso e
e Reggio, e
gli altri
tumidi e
Parma
lasciarono
e qualche impronta,
di trasfor-
reboanti di
mazione della
era preparata
lirica.
ne'
due ducati
13.
la
coltura
umana
La Lombardia,
cio
il
in quel di
ducato
di
di
Modena
e Reggio.
Milano e quel
di
XXIV
pero
di
Giuseppe
di
ii
[1765-
and scotendo
l'
ignavia e
l'
le
le
riforme
paesana pianaamministrative
religiose
n impresso
suo marchio,
il
lombardo nell'arte
pratico della
[1728-1798]
vita
e C.
appoggiavano
ralmente
le
e del
il
della citt.
Beccaria
le
il
senso
mentre P. Verri
promovevano
[1735-1793]
il
utili,
pi
mo-
restaurato giu-
Cosf,
altamente umane,
repudiate
Il
riforme pi essenzialmente
efficaci, pi
dizio letterario,
Maggi
si
marchio
al
cinque-
arcadia
meno
nel
tendendo a correggere
di
la
rimembranze classiche
realistici,
civile.
'I
citt; nelle
di
in-
la coscienza
degna
clie
Vittorio
di
Piemonte,
Il
Amedeo
sotto
ii,
Carlo Emanuele
iii
La
berto
incuor
le
la
l'Italia, la dinastia,
errori,
pi
nazionale
milizia
diverse
nelle
meno
Amedeo
Emanuel
fortune e
non
Fili-
che quegli
farebbe
rifiorire
nel diversi
Ma
fati d'Italia.
iii
1'
del Machiavelli
vaticinio
il
da
il
Sar-
la
titolo reale
il
[1730-1773] e di Vittorio
suonare.
XXV
di
riforme
d pensiero che
si
E non
Prese
il
Giannone con un
sue fortezze
fin
uscire senza
il
che
vi morisse.
permesso del
re.
Dallo
Fuor
scherza.
sostenne nelle
tranello, e lo
non
stato
non
di stato
pu
si
si
pu
Baretti e
il
il
piemontesi,
Amedeo
servito
ii
[1733-37]
audacie
contro
Piemonte. Gi
di
anche troppo
ne' contrasti
anch'essi.
di
di
sue
potest con
Olanda a pubblicarvi
Bibbia
il
cattolicismo,
accomod
la
la vita
a Mi-
corse
Lagrange
[1736-181.3J
si
fece
XXVI
addirittura francese.
la
Il
Corsica e per
il
un
fu
sostenuto
nel
l'orientalista
1788],
il
Montesquieu,
1791
nel
Il
mori
vi
si
con-
di
De Rossi [1742-1831],
tipografo
il
pure
mentre tutta
cuore va risalendo
vivo e popolare.
di
per
ha sentito
il
sia
immortalmente
al
Rousseau
Petrarca
e la passione
prosegue con
crea,
l'
linguaggio
prima storia
al
ha
letto
il
e della
il
Montesquieu,
si
suo
coltura
ma
rialza diritto a
una poesia
l'
glorificato
dell'educazione
contatti
Dante
la
in
Vittorio Alfieri
nome
e,
11
Il
capo;
generale
al
penisola tace,
la
acceso pensiero,
per
ci
virtualmente
III.
in Italia le
mento
tuzzare
non
al
soverchierie
dell' aristocrazia
feudale e
le
inge-
XXVII
che portava
il
neces-
la
sit di
lavoro,
promovendo
mutando
la prosperit,
il
curando
officii,
il
giurisprudenza
come
si
economia, e
proporre
nel
legislazione
alla
dell'
l'
rendite
civile
innovazioni
criminale,
pubbliche, al
censo-,
all'
dei
essi
filosofi,
bisogni
miglioramenti
amministrazione
commercio
al
al-
istruzione.
l'
La
di
non fu male:
elle ne di-
reale, e
facendosi ispiratrici
ai
il
Alfieri"
non
d' alti
Certo
e nobili sensi.
ma
alla
corte di
il
economisti
ed
la coscienza nazionale,
pi
effetti
del
civili
dipendenza
immediati del
xviii diresto
quelli
umane riforme
rado
legislativi
del
come
alla
non
mai
ricostituzione
xvi
secolo
per
mira-
rivendi-
nei filosofi
pi
nel cinquecento un
pu n anche immaginare e
si
converso che
le
da cortigiane e accademiche
popoli
un mecenate
di
pen-
di
perfetti
della
gli studi
opera
del popolo e
delle
progresso andava
il
mentre
che manchi
negli
ordini
economici
accennarono
alla
della
In
patria.
in-
quel
XXVIII
razionalismo umanitario la
poeti, 0, meglio, (V
patria
fu
un sentimento
di
giovine e
la
prossima generazione.
la
preparavano
gli
le
borghesia con
le
l'Italia
gli stimoli di
crebbe
in
scombussolamento
quello
francese che
il
rifece
si
occupazione
dell'
efimere,
nel
il
dersi
europeo
impero
dell'
Le repubbliche veneta
nel
italiana,
la
zia
se
troppo
il
foglie
posteri giusti-
borbonica.
Emanuele
Emanuele
constituzione [1812].
pieno
iv
[1802-1821], in Sardedi
Napoli
Borboni
Pur
[1799-1802] e Vittorio
de'
por-
dietro
lasciasi
ai
perfidia e la scelleratezza
Piemonte
etrusca
ligure
disten-
stagione
la
d'intrighi
s'agita
la
sono
Gioa-
l'esilio
prima
come
fossero fat-
fran-
Genova
Lucca
Ma
che?
mover
s'
spunta
dal
pie
Roma
fin
Apennino,
dell'
Alpi,
tra'
due
[1809].
gi
mari,
per
seme
il
msse verdeggia,
la
fiore,
il
e Piacenza [1808],
Toscana [1807] e
Parma
e la Liguria [1805],
[18)6], e fin la
XXlX
il
la foresta
addensa.
16.
Il
30 d'agosto del
clama l'indipendenza;
Reggio d'Emilia
179G,
d'ogni
lei
che
in quei giorni
cant
Chi
l'ignoto
reggiani cosi?
a'
Gi gi
il
Scuotou
la oppressa
poeti.
pro-
corrono
parte
sannita
il
bruzio
chioma,
lioma, a
Roma:
Di libertade
ivi
ertesi
tempio ....
il
Pochi mesi, e
la
Cispadana
si
riunisce
si
co-
tre colori.
si
Bormio
Chiavenna [26
feudi svizzeri di
mensi su
Cisalpina
la
si
Campione
sinistra
rileva
del
tersa
ott.]
le
contee
a'Grigioni, e
ritolte
Po.
la
nome
di
e purificata
co
il
'l
bel
suo presidente
XXX
le restituisce, dal
bardo
Novara,
di
marzo
1805]
sizione
della
Vigevano,
regno
d' Italia.
Lomellina:
diviene
boricene,
[17
ricompo-
Pietosa questa
boccone
patria
spoglie lom-
le
oscuro
dall'
alla citt
tore raggiunge
con
il
tradita
all'Austria
dal
al
Pola e con
fino a
anni province
r impero
[0
dell'Adriatico
ma
conquistatore;
fino
la
italiane.
Napoleone
e
se
cambio
die in
poi per
ritolse
le
Alto Adige
1'
dai
in
pochi
anni!
E quanto ingegno!
cordialit!
al
pen'sola amministratori
parti della
Moriva immaturo
tori, poeti.
Mascheroni
masco.
nezia,
che ardenza e
con
Ancona
di citt ita-
La
econo-
legislatori,
filosofi,
poeta
[1750 1800],
letterati,
scrit-
Lorenzo
matematico,
berga-
Romagna mandava Vinc. Monti; la Vema di madre greca dall' isole ionie,
non indigeno,
Ugo Foscolo
[1779-1827];
il
dani [1774-1818]:
nuovo
teratura;
il
modificazioni
il
passaggio, in
neoclassicismo
nazionale,
nuova
let-
derivante con pi
del
Parini
XXXI
Alfiei'i.
Udine,
d'
la
Maschcro-
Orazione per
arti,
belle
le
Ultime
le
Sepolcri!
Dal
Dante, poesia
e vera
non
di storia
come quella
cosi
rinnovava
retorica
Rousseau
il
il
Botta
[1766-1837],
quale,
il
indi
dipendenza
della
d'
America,
cui
mo-
di
V Alfieri con
accompagnato Carlo
seguite
mandava
sua
la
sentimentale, e
Young
pi
poi
in
cosi splendida
cinquecento
dal
Foscolo improntava
il
viva
politica
del Monti:
Parigi
Storia
nella
Toscana
la
le
sorti
esempi
patria
alla
di
dell' in-
nei
premi
mitologiche ottave
nozze
di
Luisa.
Il
Giove e
di
di
Botta anche
Ant. Cesari
insieme pur co
[1760-1828]
neoclassicismo
lessicale
il
la
ci
ricordano
che fu
detto
'1
il
le
Maria
Giordani
e con
meglio
purismo,
di
il
quel
quale
francesismo invadente.
si
bassa
come
la
le
povera
in-
miserie del
dei
tem[)i
con temperanza
XXXII
libera e onesta:
precorse
studi
propria e
romano,
piena
stranieri,
di
erudizione
d'
zelo italiano,
di
il
doniinio
Le
terre in-
nel
memorabile
autore delle
Cuoco [1770-
ci
lo stato d'Italia
governo
straniere,
Tale
e Vinc.
Italia,
si
mandava Piacenza
G. D.
Romagnosi [1761-
mandava M. Gioia
vigorosamente nei
a propugnare
[1767-1829]
ministero
dell'
interno
recensioni
le
contro
compilando nel
delle
province
del
Regno. Alessandro Volta [1745-1827] a Parigi, nella presenza del primo console,
la
invenzione
sua della
in
seno
pila;
all'
B.
Instituto,
Oriani
dimostrava
[1752-1831],
Roma. Sotto
il
1'
arco
poema
le
il
Monti ne verseggiava
europea possa
la pi bella
vantare.
Sotto
gli
del
vicer
il
XXXIII
Cesari curava
intanto
fci
aprivano,
si
monumenti, pari
vestivano
si
mandre
e le
nuova coltura
di
combat-
tricolore,
in vai d'
Per causa,
campagne
nuovo allevamento.
di
Russia.
levavano edi-
si
e lo
nuove alberature,
di
tevano e vincevano
in
montagne
le
allegravansi, coperte da
ponti,
in
romani; e
superiori, ai
valli
gittavano
si
non nostra; ma
vero,
tempra,
la
Bongee venivan
voce, lusingava
figlio,
per menarlo a
cretare alfine
indipendenza
tanta italianit
regione
Iterti
in
nova
il
permeava
francese
fatta
questi anni
l'
Roma, coronarlo
supremi
Torino
il
la
atleti del
re
1808,
Cam.
di
sotto
un altro
d' Italia
e de-
fatale penisola.
la
che in
terra e la gente,
sudditi
aspetta
nacquero a
francesi
28 luglio del
di tutta
Fante e
del
mormorata
speranza,
l'imperatore
fidenti:
fuori Cosimo
E una
granatiere Bianchini.
Gius.
Cavour
Mazzini in Ge-
Garibaldi
in
Torino
in
il
Nizza
1
il
agosto
del 1810.
18. Forse
sopravvissuto
il
regno
all'
italico
impero napoleonico,
ma
fu
vergogna
risvegli pur
cando
ai
troppo
il
vecchio
forestieri italiani, e fu
municipalismo impre-
decretato
coccarda na-
XXXIV
zionale
il
bianco e
casa
colori di
rosso,
il
Ahim! qualcuno
l'Austria su la Raab.
1815
d'Austria, in
aveano battuto
pag per
poi
mano
il
allungata su
le
Da
la penisola.
lei
pendeva
Terraferma e
erano
scambiate
meteora;
ma
tra
cospiratori
giovani
avevano
ci
l'
Regno per
pili
che
le
altrove
ferveano negli
[1787-1848]
in
il
Il
Marche
esule
italico
Elba.
d'
lasciandosi
Napoli
dietro
in
Piemonte
crucciavano
in
la cat-
Romagna. Per
la
negl' impiegati
officiali
Ge-
di
impero
papa
Gioacchino
L' impresa di
accresciuti
unit ed
di
il
Sabaudi
la
buona volont,
di
con
Po,
*1
regno
su
predominio su tutta
al
tutti.
tornava addop-
l'Austria
bagliori
tutto, e
Lombardia,
ne' letterati
raff'ronti al
ri-
presente.
il
indipendenza e unit,
INIarche e la
Romagna
con
dominio straniero
Murat con
invase
e
in Sicilia
indi
con
si
l'
la
piti
esercito
diffuse
1'
sca di
di
Murat,
vasta idea
di
lui
le
all'Italia supe-
Ugo
pappagalli
ai
sette
non
motto
il
Le
caro
cosi
bisogna
Italia
disfare
un
martini
politici opportunisti
le sette
il
le idee
e insi
e generose
pi alte
la
le
lato
le
temperati e rassegnati
nire.
1'
passionatamente.
che
rifare
come
vide,
della cosa, e
tendo
XXXV
verit e
dell'avve-
trionfo
il
chiama-
sistemi
di
carbonarismo fu la pi complessa e
come
sentimenti e
htare con
i
il
gli officiali e
colori,
Piemonte fu mi-
nobili, alfleriano
co' letterati e
e militare,
e federale
luzionarli co'
Bjron. Capi
San-
romantico
un
fu
progresso,
di
attingeva
po'
fantasticamente rivo-
naturali e
d'
autorit
erano
venuto
Maroncelli
[1795-1816]
parvenza
di
era
S.
dalla
Romagna,
in
carbona-
di
[1785-1835], C.
La sapienza
G. D. Romagnosi riguardava
la poesia
di
combattimento
e della vittoria.
novit e
il
di
favorevole:
d' idealit
moto
l'
inno del
non esce
XXXVI
dal cerchio
Toledo e
era
la
Del resto
rivoluzione
la
piazza
iu
men durevole
Napoli
in
constituzione
francese: la
della rivoluzione
[2
1820- 24 marzo
1.
Piemonte
di Castello,
a lunga prova.
marzo -9
[9
apr.
letteraria e dottrinaria: da
tutto
non mancaron
per
ogni
modo
piemontese
rivoluzione
la
giuro borbonico e
il
popolo;
rivel
un raro
Sicilia,
altro sper-
ad esempio
repubblicano
mand
all'estero un
rono
ai
di
in
all'
Europa
la
drappello
ai
[1775-
che testimonia-
esuli
di
mand
il
dolore d'Italia
19.
Il
decennio tra
il
e di novit
nel
neoclassicismo,
'20 e
il
'30, si
lavoro dell'ingegno
storio
A. Manzoni, cominciata
il
lirica
1820 e
delle
compimenti
lettere.
d,
finite
Il
nel
il
di
italico,
doloroso di patiboli
di
il
mancata federazione
la
modenesi e
patiboli
1799:
del
tro-
Santorre Santa-
in
ammonimento un
distacco della
si
da Cuneo a Messina.
d' Italia
tipo
il
gli austriaci,
manc
La manifestazione
regno [1806-1813],
22,
si
di
di G.
mezzo G.
Foscarini
XXXVII
B. Niccolini col
classici
Nabucco
romantici sta
[1815] e V
Antonio
la
[1783-1854], improvvisatore,
tastasiano,
che
si
niano, che
esplica:
si
librettista,
arcade,
me-
il
romantico,
estetico,
manzo-
il
secondo,
fresco della storia del Sismondi, pare fermo per ora alla
federazione repubblicana.
IV.
Sardegna [27
1'
avvenimento
apr.
[3 febbr.
al
trono
zione nuova e
incominciano
svolgimento
soluzione;
Carlo Alberto
di
il
quella
terzo
periodo che di
con
l'addurre la bor-
prevalente
La mossa
sabauda.
dinastia
Francia, e aderente
con
avvei'so
va
di
male
in
Il
il
il
dottrinaria
movimento
del-
la
[1830-1860]: Francesco iv di
perduta ogni
nando
alla
speranza
dell'eredit
Modena
[1815-1846],
piemontese e
della
XXXVIII
corona
cino
italica,
Lucca
di
duchessa
l'imperiai
il
si
a ogni
vento:
Parma
di
granduca Leopoldo
ii
di
Austria su
sfidante: e contro
lei
[1815-1847]
il
borbon-
Maria Luisa
divertono:
si
tutti,
sprezzante,
gli scritti
come
si
sentimento e
di
campo
il
di fantasia
F. D. Guerrazzi
libri
zano
discorsi d'
tutti
venienti,
eloquenza e
Ambedue
pro-
l'intermezzo
di
al distacco e al rifiuto
ambedue
d'ogni
cono
la
onde primo
e di fede,
l'
il
avvers fieramente
umana
e civile
il
vol-
delle
pen-
abbisognavano d'entusiasmo
Alfieri
E come
la
vocazione
mistica del
riottosi
a' preti,
cristiana
Niccoliai
e Guerrazzi.
montese
il
dell'altro
si
D'ambedue uno
dell'
Roma:
fino al
f.
la
si
compiono a vicenda.
uno l'intendimento a un
se
sempre con
fine
1.
ora
ma
degli
artigiani
pie-
il
la rivoluzione unitaria.
Mazz/ini, per
fine
la federazione,
di
agit,
pie-
Giuseppe
[2
uno
spiegano e
l'obietto,
pi'ossimo, Italia e
montese voleva
il
il
Primato italiano
Roma
XXXlX
della
Savoia
1844],
la
Gio-
non pur
cittadinanza
la
gran
mava cospirazione
sua
predicando
il
che usci
nell'agone co
anime timorate e
le
attrasse e rapi
vasi dietro
il
g'
ingegni
la tradi-
Primato, e
la
fice attrasse
filosofia battagliera,
il
il
ponte-
timorosi,
volta trae-
23. Al Gioberti dal Piemonte, modificandone e volgarizzandone le dottrine, aderirono, Cesare Balbo [1789-1853]
nelle
glio.
Speranze
Questo
guelfi:
vano
il
il
d' Italia, e
con pi
scritti
Massimo d'Aze-
quali,
XL
che
il
idee
tali
pare
il
1847
al
Cristo.
ordinamento
restituirlo al
lui dell'Italia,
una lega
finale
a strap-
intesero
Con
che
unificazione n unit.
nigni
altezze
dalle
maggior
lor
solitarie
roliano e
sime
per
il
cospirava
gran
[1794-1876], rallegandole
tuttavia ondeggiante,
maggior poeta
il
A.
filosofo cattolici,
[1797-1855]:
poni
questa
come
lui,
tra
gente
Toscana,
di
guelfismo savona-
il
il
le
neoguelfe,
idee
indipendenti
altre,
in
da
da Venezia.
Il
significazione al
lesta,
dell'
opinion
un
intitolandolo,
partito
nazionale
moderati.
cos/ vi
troppo alla
po'
veramente
pi
si
il
po-
possono compren-
Terenzio Mamiani
si
dottrine economiche
Dinanzi alla
fase
del
ma
egli rimase
ostinato
I.
Petitti
le
[1790-1850],
neoguelfismo e
Mazzini,
luzione, di democrazia,
di
neoguel-
contribuissero con
vi
e legislative
il
banditore
se
movimento
d' unit,
pareva minacciato
nell' unit,
al
di
di rivo-
solitudine:
pure accennava
di
rigidezza
in
altre
XLI
sua dot-
della
parti
Romagnosi, C. Cattaneo
1876],
della scienza
il
regno
il
primo
rimembranze cisalpine
di
italico,
ma
il
gi
il
e del
chiarivano federali;
poi chiarito
Venezia D. Ma-
G. Montanelli
zionario,
rimarr
al Gioberti;
avverso
il
e scrivendo
d'
il
aver messo
non partigiano
nel
circolo di
in burla
maggior male
di
Dio
naldo
Sicilia
po-
V Ar-
all'
Prete
il
senti-
tornando rivolu-
pur
Mazzini e
al
Pero pensando
polo. Solo
dell' unit;
nuovo
mobile a ogni
[1812-1862],
balenavano
nella caligine:
il
Napoli e
unitario.
ma Palermo
cominciamento
bandiva
dell'
epoca
quei
giorni
sostanza federale,
la
In
lontane.
23.
Non
il
Quarantotto
scoppia,
tempesta
magnifica.
XLII
che
polo alfine,
Europa.
d'
motto
co'l
gno 1846]
sette: era
vero
genn. 1848,
le
avvenimento
constituzioni,
Pio
IX,
apogeo
(dittatura
di
di
le
il
difese popolari di
tragedia.
Il
tre sono
fino al
12
ix:
idillio
Palermo)
13
al
al
ag. 1848,
guerra;
la
Venezia)
18i9]
mutazioni:
insurrezioni,
in
di
ag.
Manin
suona-
guelfismo, Pio
termini e le
Gioberti
V.
Venezia [24
riforme e
po-
il
egli la rivoluzione
di
dall'
alla resa di
gli stadi,
popolo italiano,
il
si
vti di G. Mazzini e di
vano ad una
s.
non
militare,
tico
occaso
dal
di
13 ag. 1848
di
la
primo
del
guerra, condannato
ter-
popolo
dall' allo-
sogno,
il
roseo sogno
un mattino
d'
di
primavera, la
papato all'Italia.
le
Il
sacerdoti
vano
tra<liscono,
persecuzione dei
gesuiti
il
in
papa
vita
dopo
morte,
nelle
sue
XLIII
A. Gavazzi
Dei minori;
tico dei
democratici,
scila in
settecento;
vien
il
la
fredda e avversa
federazione
San
di
dei principi
gli
la parte
procede
e dicono
Madonna
alla
ma
campo;
le braccia e gli
meno
un abate del
Luca.
Novum Pa-
il
ribaldini,
levando
Ugo
pro-
fa
si
de-
stor-
gli
la repubblica.
Per
l'
'1
re; Goffr.
Italia canta,
sempre
il
comprano
suo
nome
e quel
di
tanti
poeti
del
Mameli! quanta
corruttori e servili!
vilt ri-
Nel
terzo
Novara
sorti
[23
marzo
esilio la
proroga
democrazia non
lancia da
le
dover affondare
Roma
vince,
la
gP instrumenti,
il
cio
lascia
abdicazione
monarca. La
eredit di
vittoria, e
e pi di tutti
ma
l'
al
pontefice; e
non per
ci
le
italiana.
giobertiana
avvenutone
lo
la
possibilit del-
XLIV
i'
metodi
viati;
come furono
politici,
ma
missione, dir
alla
un vero acquistato,
di
principio
in
e av-
giobertiana rimaneva
cos,
la fede di
due
a'
concetti
Savoia
casg,
su
campo
'1
Milano e
Brescia, in
in
Roma
Venezia.
e in
Quindi,
Primato
successe
il
r unit
1'
unit.
monarchica avea
la federazione
al
l'opinion
fal-
perch vi-
riuscita,
in Italia
Vittorio
mento
la
parte
qui
la
Se no, no;
e Gius.
blica
unitaria,
amici
Il
aderendo
sogno
il
di tanti
alla
il
valore di
agevolarono l'appiana-
Manin rinunzia
Garibaldi,
il
eventi precipitano.
1'
monarchia scriveva
anni
Tutto cede
famoso
per
al
lavoro
agli
Italia
farsi reale.
al-
venia
altre,
dei pi altra
fede e
le
nell'opinione
[1820-1878]
ii
farsi
dall' altra
cadute e scartate
monarchica.
Emanuele
non potea
papa e
forma che
italiana
il
Gli
d' unificazione,
La campagna
il
di
terzo
Crimea
[1855]
avea
Napoleone riprende
Dopo
primo.
che
della Lombardia,
dalla Giovine
Farini
L. C.
Italia
la
fini
XLV
guerra francocon
cessione
la
[1812-1866], passato
rafforzare
moderati,
gi
Bettino
Ricasoli,
Toscana
ai
marzo
plebisciti [14 e 16
proclamando
Egli,
Italia
Vittorio
20
186)], e
ott.
zione delle
Sicilia
a'
coopera e combatte.
Emanuele, procede
mezzogiorno
[5
maggio-
il
Marche
il
regno
Camillo di Cavour,
del
Garibaldi,
dal
1796
finisce
in
solennemente,
monarchia tutta
la
poi,
proclamando
bisciti
veneto del 21
ott.
anime,
n con
Roma
maggior
25 marzo,
sola
non compiuta,
N mai
il
la rivoluzione ita-
sacrifici
libero
ott.
aspirazioni
capi-
co' ple-
1870.
di pi
di pi nobili
consentimento
Bologna 9
ott.
1S95.
G. C.
e
di
LETTURE
DEL
RISORGIMENTO ITALIANO
I.
Pietro Giannone.
r accenno
al
Giannone,
paese in paese; e
litici
che scrittore!
in
mandava
scritti
1'
po-
Ormea a
solleci-
Roma.
gli occhi la
mente
fuggire di
di quelle che
nelle quali
Napoli, gran
quella
storie e in
tali consigli
che circostanze!
finita nel
si
comprende
trovasi estinto
compone V
Italia, e
lo stato della
Chiesa di Roma,
il
condi-
massima-
trattar
le
loro
armi, sem-
numerose
di valorosi guerrieri,
quali
Ma non
che
il
bisogna fer-
mondo non
leggi se
istituti
e rigiiardare
Romolo
si
diede principio
alle
cose romane,
che
quando, mutata
forma
di governo,
s'
Ci solo
dall' istoria,
e specialmente, trat-
a'
vicini
non
primi
non erano
in
due
libri
popoli onde
l'
si
generalmente
eran
distratti
ac-
composta^
era
Italia
a'
d" Italia,
se
arti
tese fra
Quindi in
Roma
non voleva
soffrire
torti
campi che
che
agraria, poich la
venivano
le
nobili tentavano
Erano per
distribuiti^
arrecarle per
ci contenti di
alimento
pomposi
suppellettile, n abiti
loro
la
n preziosa
edifizi,
Erano paghi
o altre morbidezze.
di picciolo case o
da' venti, e
quanto
davano per
schermirsi
freddo
dal
dalle
piogge
membra stanche
sofiFerte.
Erano paghi
Non aveano
erano addetti
a'
erano impiegate
donne.
le
Ma
a'
sopra
d'
tutto
altronde per lo pi
aveasi
proprio,
ma sempre
gli riesca
acconcio
a s vicino prede
si
gran cura
esercitavano;
il
di
fa
pochi cittadini
artefici, e
quali
commetteva
sul
campo
del
si
quasi
popola
che cia-
sempre
le
pronto ad
impedir
3
le
incur-
altrui
sioni e rapine.
teponevano sempre
che dalla pubblica
un equabile fermo
e durabile
il
ben pubblico
al
si
privato,
tengono.
per derivare
bene: e ci
An-
considerando
rendeva
a tutti
cittadini
le oppressioni che per avventura potessero venir loro imposte da' pi potenti,
interni od
esterni che si fossero, ed a resister loro con
vigore e coraggio.
Al
D'onde avveniva
parte
che, in caso
d'in-
eran
tutti
mani
e sotto
re e poi sotto
consoli
erano
ro-
pi agguerriti
consoli
ch
tutt'
cittadini,
citati nelle
armi;
e finita la
stati
I,
quale
di
lib.
Livio
eserciti.
romani reintegravano
quando
non
difficolt,
tal
sotto
Augusto
1"
e morti, fu tale,
che
si
anno 406
all'
la
a'
tempi,
suoi
non
cresciuto,
si
che
Livio
dice
il
dugento fanti
e di trecento cavalieri
una
1'
Un
si
fatto eser-
capace
il
pena
metterebbero insieme:
il
de'
romani
ma
lo
come
star
volsci,
si
ro-
terli e ridurli
d'
compensare tante
sconfitte ed uccisioni
oltre la saziet e
fastidio, quelli
il
nuove guerre
le
in tante guerre,
mani a
ci
medesimo,
scrittore
che in tanti
libri
avran
lette
quel che a
me
N pu non
Ma
chiama durum
quello
numero
sconfitti da'
1'
dee.
ed
I,
bellicosi popoli
in armis genus
dee. Ili,
e per valore
che maggiormente
come
dimostra
loro eserciti.
che tutti
Roma
sto
tempo in poi
il
d'
anno
all'
da que-
arme
fosse
I, lib.
4].
polo
il
secondo
le
sere esenti
altri,
senatori stessi
Roma non
poich allora in
moneta
era vi
moneta;
stati tassati,
segue Livio
ma
fede,
il
all'erario,
la
tributo: I senatori
l'
inverno,
che
richiedeva
r accurata disposizione
tutte
le
1'
rame
lo stipendio, cosi
il
pagamento. Dalla
il
l'
annuo fu
obbedienza dovuta
non superbire
erasi
bene
Roma non
che, laddove
secondo
erano
d'
pro-
la cosa
moneta
lo stesso;
ancora battuta
solo
nell' erario
conferivano all'erario
con
agli
ci
i
somma
primi a mandar
tri-
argento (la
di
il
ivi
il
capitano,
comandante avesse
nuova cam-
fino alla
dell' esercito, la
servizio,
il
al
costanza,
l'
1'
ordine e
intrepidezza
ne' prosperi
spedizioni
il
militari,
la
l'
un savio
romani superiori
e costumi
Italia, e
li
queste massime
di queste virt, di
al presente
veggono introdotti in
si
pubblico bene,
attendere al privato
comodo ed
ma
utilit
ciascuno unicamente
sforzarsi
soltanto a
le
scopo
di vivere in
fasti
la superbia, la perfidia,
digia ed
mancar
il
l'avarizia, l'ingor-
di fede,
campo.
il
poich
la
de'
giovani ed
a'
nostri
pravi
Non
che in noi
sia
mala
molti in-
stessi, alla
instituti:
tosto vi-
rigida
alla pristina
duzione
siamo ajjprendere
liguri
manca
la disci-
co' nostri
occhi,
alpini che
se
di pos-
riguarderemo
formano
il
ducato di
stenga
l'antica virt
ed
militar valore
il
de' suoi
maggiori,
ed
gli
altri
antichi
popoli
liguri
della
seduni ed
altri
vagienni, sa-
statielli,
Liguria;
si
come
simili,
que' che
questi
Fu veramente
sorte
di essere
1'
an-
esercitati
in questa
illustre
real
valore
il
ereditario,
l'
arte
quasi
militare
7
ed
proprio
pi'egio
il
figlio
come
guerrieri,
cederono
greci ed
sere;
ma
maggiori capitani
a'
i
romani
che
Lungo
stessi.
abbiano
d'
ed insigni
animo non
vantare
potuto
il
a'
che nella
nostra
Italia
nulla
manca
o sol la disciplina.
Amedeo
di resistere a'
vincerli,
entrar
fugarli e fare
quindi
non men
a*
gli
a'
maggiori
animosi
nemica piene ed
cennar solo
dal
il
Ma
i
ed
illustri vittorie,
di
magnanimi
di Savoia,
avvalorando col
suo
al cui
tori
ben ampia
oste
e doviziosa
1'
apparire ceder le
con
proprio
contro
Eugenio
ili:
pericoli, ed
di si
le
intrepidezza
esempio
le vitto-
Le orme
imitando
il
ma, libe-
rando Torino,
li,
numerosi eserciti
in
Europa
agli
scrit-
materia
Di poema degnissima
e d' istoria.
se
faremo
Imperio o di Spagna o
han riportato
di Francia,
primi
sono
resi
ner per sempre gloriosa nel concetto e nelle bocche degli uomini. Baster accennare solo
che
si
marchesi
di
Spagna;
coli,
famosi
resero
Caraffi,
Torrecuso Caraccioli,
Trivulzi
principi
Caprara,
nelTAlemagna
Montecuc-
Fiandre;
nelle
Cantelmi, e tanti
nella
Francia;
altri
Farnesi
nella
nelle
principi
dirsi domestico,
di Savoia,
d' Italia,
si
il
piacere
d'
che
si
gli
mi-
e ritornata
obbedire a principi
altri
scemato
la prisca
gio ed
de' principi
il
pre-
nazionali e di militare
II.
Antonio Genovesi.
a'
all' iioit
Vorrei
io in
il
le
Lezioni di commercio
discorso
Del comnercio
zelo
economia
ma
io
il
dir
pi in l del proprio
utile.
voler considerare
l'
Italia nostra
dalla
parte
suo sito
del
per
come
visa e
dilacerata,
converr
si
le
caci e
accorti e
destri
capaci di scienze e
d' arti
e duranti
di
non
solo
ma
il
mollezza che
le
ricchezze e la pace
vilimento
ma
queir averla
stata
nazioni in tutto ci
modo serva
di tuttesola.
conquiste dei
le
all' altre
divenuta in certo
dunque
v'
avevano introav-
suoi
figli
medesimi
in tant&
il suo
Gran cagione questa della,
ruina delle nazioni: pur non di meno ella potrebbe meno nuocerci, se que' tanti principati, deposta omai la non necessaria,
gelosia, la quale hanno spesse volte e pi eh' essi non vorrebbero sperimentata e al comune d' Italia e a s medesimi
funesta, volessero meglio considerare i propri e i comuni interessi e in qualche forma di concordia e di unit ridursi. Que-
si
piccole
primo nome
sarebbe la
sta
parti
1'
sola
maniera
veder
di
rifiorire
l'
stra
ingegno
e i
Italia
no-
l'
truppe terrestri
tante
che sono
impei'io
in
l'infestano,
tutti
suoi
angoli
le
arti
ma
dalle pi riguar-
le
ha
circoscritto;
altro-
ma
ella
il
l'
industria,
dilatarsi
e la pristina bellezza
il
suo
prendere^
solo
10
he
principati d'Italia
non siano
si gli
ragioni.
e quelle cagioni
reciproci
di
Non
son ora
ma
alle
parti,
ben
se
non avr
comune
da riunire
Che
la piet, che
Ti volga al tuo
ti
al
meno
anche
de' suoi
nemici:
gelosi?
io
unione
dall'
egli forza
le
nocevoli e
si
come
timori
cheggio
condusse in terra,
diletto
almo
paese.
III.
Pietro Verri.
condo del
l'
intitolazione che
Caff, dal
Nel 1759 e GO
il
al
scritto nel
tomo
se-
servito
da capitano
nell' esercito
comandazione per
sicure
delicate;
la
e
lui
il
il
dovuti
caff.
offizi di
V era
sorriso di superiorit
l'
anime
si
sfortunatamente vicino
le
decente civilt,
e contento di
Guarda
egli con
vano,
un certo
LETTURE
DEL,
RISORGIMENTO.
Testiere. Questi,
leno, squadra
interrogante, e con
1"
No
disinvoltura risponde
prese quegli.
questi.
No
11
piedi,
una certa
signore.
signore
a'
come un bacomposta
aria di
dunque milanese?
ri-
soggiunge
zione di
fummo
dialogo.
Dopo
la
introdu-
dall'
maraviglia, e dopo la pi
sincera protesta di
non intendere,
biade la spiegazione.
si
l'
incognito
non
forestiere in Francia,
di
d chiamare
dentro
nome
col
recinto
il
d'
1'
perch
non
in
v'
l'
Fra
lo
il
mila-
d'
Italia
incognito, interrom-
pregiudizi dell'opi-
che abbracciato
allora
non
di forestiere chi
una muraglia
Italia
Si sforz invano
universale costume
di ci se
spirito,
ignoranza
dell'
e della bar-
barie.
che
gli
conseguenza ne derivano
1'
arrenamento delle
degl' italiani,
mal
la quale
si
Non
fa
italiano
l'
d' essere
uni cogli
seguit egli
incontrare,
di
natura
altri
sino
di
di
pu
si
quasich in
di forestieri ;
emulazione, di rivalit,
il
pensare
che
dai
disunione
al
genio
si
la
guelfi
Da
questo
ghibellini
disunione
dalla
un
il
timore
un
ritrovato,
di sentirsi
tac-
A tale
12
che
la
pregio
le
cose proprie.
uomini degli
Se tale
la
siamo
altri italiani
il
altri,
sia
da astronomi, da
noi
cosi,
f"
abbiamo per
io
Appare Newton
risposi.
1'
da calcolatori, e
ottici e
la nostra.
la
nazione di-
fende la gloria del suo immortale maestro contro gli emoli suoi
dopo
lanti
sue dottrine.
Il
morte
la sua
le
francesi
ingegnose e crol-
cielo fa
che dagli
italiani.
Fattasi
comune, in cinque
allora
riconosciuto
conversazione,
buon senso
buon
patriota,
1'
eh'
eravamo
incognito per
da
tutti in vari
al
caff, la
uomo
clto, di
modi
si
declam
contro la infelicit
vole siam condannati, di credere che un italiano non sia concittadino degli altri
italiani,
Che Appennin
confluisca pi o
sona.
Fu
meno
parte,
all'
il
mar
circonda e l'Alpe
a ragionare in
tal
guisa.
al
interessare
tutta
il
am-
perch non vi
ma
dal Varo
momento romani.
liani
dice
all'
Arsa
tutti
popoli divennero in un
Strabene;
tutti
'adunque partecipi
degli
onori
di
tutti
distinzione
13
alla
ridotti
la sola
del
tamente non
la
imperadori
la
era
posteriore indulgenza
il
de-
erano
alla
tutte
colonie
allorch spento
rerum domina
si
un
d'
un
patrizio
italiano
fosse
No, certa-
se perfino la suprema di tutte le dignit, cio il concomune sino agli ultimi confini d' Italia si rese. Siamo
stati adunque tutti simili in origine; che origine di nazione io
chiamo quel momento in cui 1' interesse e 1' onore la unisce e
lega in un corpo solo, in un solo sistema. Vennero i barbari,
mente;
solato,
approfittando
pubblica
a'
della
nostra
non rimanendo
servit,
libert
nella
debolezza, ad imporci
non che
se
in
esistenza
geroglifico della
Senato
Romano. Sotto
del
medesime circostanze
goti
giogo di
il
Roma un
Le guerre
insrte fra
goti
Romagna
tutto
ter
l'
la
Italia in
regno di Napoli e
rimanente sotto
1'
de' longobardi.
Istria
Una
a'
dell'
greci
greci,
il
non al-
ai
d' Italia
barbari
sotto
tal divisione
che sotto
onori
il
si
sotto
perdeva.
il
Ma
?j;aii
Romagna
o consoli; nel
tiranno
governo
rinnovato
l'
di
d' Istria
tempo che
duchi
l'altra
dei
re
stato
d'Italia per
d'
lo
non
14
IV.
Cesare Beccaria.
E
un
a
titolo
il
litti e delle
pene.
nominato
Stampato
ma
nell' Inferno di
il
il
gennaio
del 1764.
di
luogo
imperante in Lombardia e in
immortale
l'
Coltellini,
Austria,
d'
in
del suo
Il
sbito
libretto fu
tradotto
frate
tare
il
di Venezia, che
Italia fu proibito
sotto
pena
di
anche ne
il
le
e della terra.
uno
gli
maggiori
de'
assassini! e
delitti; e sotto
furti
ma
quelli
ancora
una
maggior distanza
diritto
del pi
forte,
di
dovere e sostituendo
quelle del
in
chi lo
il
grande n
attentati contro
che
sotto
la
il
il
ricco
debole ed
tutela
delle
il
leggi
povero: altrimenti
sono
le
leggi
il
Non
premio
dell' industria,,
vi libert
gli
le ricchezze^
l'
ogni qual
uomo
cessi
che la legge
gli
vigio
mano
che in
degl' incauti
1&
dei
al-
sta
s'introduce
negletto
s'
ma non veggono
tirannia;
impercettibile
l'insetto
aperta,
all'
che
rode
li
non esaminer
Io qui
egli
se
eccessi
pene dovute
le
se
un governo
o necessaria nella
monarchia;
dei
d'Arabia;
inevitabile
sia
e se,
utile
quando
nelle
una parte
che la disuguaglianza
sia vero
sia
societ,
ceti
il
corpo politico^
mi ristringer
alle
medesime per
Ogni distinzione,
il
primo
e per
1'
ultima
leggi,
che
considerano
tutti
come egualmente
hanno
sudditi
al
loro
naturale dispotismo
risplenda
rato,
speri
nei
di
pi,
tali decreti
onori, e
ma chi
ma non tema meno
suoi successori;
che
maggiori
gli altri
non emanarono
in
abbian detto:
pi
felice o
degli
sollevato
una dieta
fama
la
altri
Chi
di lu
pi ono-
di
violare
Egli vera
del genere
umano;
16
ma
tali
negli
esistono
decreti
si
la
mente
leggi,
le
che
chi dicesse
non
al nobile ed al plebeo
che spandesi su
sensibilit
del reo
di
una
non
maggiore quanto
4anno, tanto
illustre
la
real-
V infamia
ma
il
pubblico
da chi pi favorito
fatto
pubbliche di benevolenza
non
che
sa
le
all'
chi
sensibili formalit
al
V.
Pietro Verri.
Roma
V.
(Londra, 1825).
il
Sin
nuovo ordine
il
corpo
Un
frati
di cose
governo
della
Re-
da quest'anno (1783)
egli
nota
errore commisero
ecclesiastico
domenicani,
e sttl
frati
papi, e fu quello
venisse
diviso
agostiniani ec.
in
di permettere
Infatti
che
frati
minori,
costoro
forma-
corpi,
secolo
Ma
di
Dio
in terra.
17
senza compenso di
che,
xiii,
sintanto che
effetto,
il
papa
fosse
domenicano
corpi
agostiniano
alla
Hus
dalle
un Vice-
in-
suo corpo pe
'1
articolo
delle
d'Europa
sottrasse al
si
Francia,
muro
1'
di separazione.
Venne
Portogallo, la Spagna, la
il
proibito
il
che in qualunque
tal
mezzo
1'
le
circond con un
parlare di religione,
si
modo combattessero
conserv
si
papa
Il
le
Roma
antiche
sulle tracce
abbandonatasi
siastico,
Roma
che prometteva
corte
la
di
si
ma
in-
l'
d"
dovuto
della
accarezzare.
sede
gesuiti,
romana, ceto
d'
quei
meravigliosi
giannizzeri
potenza
la
Roma ad
meno
che non fosse ligio ed alunno del loro ceto. Galileo, Sarpi,
Giannone, Muratori,
della patria, furono
animosamente
la
onore
crudelmente perseguitati
sua pace
1'
all'
amicizia personale
stesso fecero
gesuiti
anche
ancora col
mancando
sig.
d'
un centro
di riunione
lascia
gli
uomini
let-
di
18
di
detto XIV.
francesi in Parigi
La
devolmente.
radunano,
si
man
persecuzione che a
non fu
conosconsi vicen-
salva esercitavano
loro possibile
tarla in Francia
prevalevano
la difesa
uomini che pe
ingegno
parte
si
ameno;
immensi
loro
Da
ogni
libri, scritti,
e lo
stile
di simili
come
'1
chiaro, interessante,
libretti fu lo
comune.
jjoesie, storie,
eserci-
Si posero a combattere
si
d'
giacco
col
e noiosi
ignoravano, perch
s'
affogati
nel fondo
giadria: le persone di
mondo
giovani
piacevoli societ
ridicolo
si
d'
s
aver
meno
dei
errori
and spargendo
si
estese fino
Nelle
antenati.
loro
nuovo lume:
il
il
frizzante
il
prestigio: la rivo-
a' servi,
ed istruirsi:
tribunali,
distrutti-, e
Roma,
il
ministri,
I
re
finalmente
terrore
un tempo
dell'
Europa,
ropa stessa. Se
credere
Eu-
d'
che vi fosse un
sarebbe
tutt'
ora
che regolano
venendo
il
quei
credo che
il
19
sarebbe stato sempre dipendente piuttosto dal papa ohe dal suo
obbedire
ci
di
pu opprimere; meglio
di cui
vivere sotto
sovrano che
si
pu
viviamo e
V obbedienza di
immuni
perch
frati;
ci
hanno
filosofi e
re,
Roma
Se
filosofi.
magistrati e
si
teneva bene-
ministri e tutto
mondo
il
Roma,
un
uomini
di
quale poi
la
qualunque nazione,
un danno per V
Italia,
il
sovrano.
La rovina
lei
di
Roma
ogni influenza
nano una
d'
vita
il
cagione
meschina
e schiava,
me-
VI.
Pietro Verri.
Costumi
1'
ultima
ma
la
storia
la
letteratura
20
il
memorie
teatro e le biografie e
di quegli
non che
anni,
gli
strascichi
costumi
il
dire
Inghilterra
fatti debiti
senza pagarli, in
fatte,
che un
onesto
somma
che
italiano
Vienna
di
passi
le
Alpi
il
il
tedesco
hanno
arrossisce o
io
nazione,
ingegno gabba-
vano
fede, ucciso,
vano
Germania Francia
mancato
tradito,
d'
Italia,
l'
versazioni, e
ciascuno
frammezzo
ridicolo.
ai
Una compagnia
v'interviene
il
di
viene perch vi
si
deve, ciascuno vi
con fastidio,
trattiene
smania
di pi-imeggiare, in
somfna dei
Italia,
che danno
si
de'
vecchi
animo. Le let-
immediata oppres-
d'
letterati
buon sentiero
un giovine ritrova
l'
frutto
un vivace contrassegno
maligna accoglienza
vizi dell'
il
dell' indiscret-?.
vengono
avviliti o di-
francesi fanno
gli
amici
1'
opposto, ed
consiglieri
fautori. Il letterato
amano
scienze,
amano sinceramente
oltremontani
letterati
amerebbero
la gloria nazionale e
venisse
lor
fatto.
21
alcuno pi di lui
alzi
s'
progressi
fanno agli
Nelle
altri
quello che
famiglie
nostre
delle
italiane
per r orgoglio e
avarizia opprimono
1'
sforzano le figlie
figli,
guire
glia,
nell'inopia^
figli
potere calcolare
occupate
il
valore paterno
nell'
mento
del padre
domestico,
si
nostre, dove in
Tali sono
bramata morte
:
fratelli che, al
il
mo-
governo
giuocatori, liber-
figli oziosi,
ecco
il
misera-
fami-
la
coli' ipocrisia
un uomo
e consolante.
onore, fermo,
d'
La
s'
l'
corruzione
accosta ad
anima
lui.
nasce
Un
fanciullo,
nella
preticciuolo
Cerca di prevenire
ed innestargli
sibile,
il
di
un
quanto
la ragione
memoria
pos-
prima che
delle parole
dersi,
il
fanciullo
si
il
prete,
guai se
il
parenti rimangono
d'
orrore. Fede,
ed
il
fan-
mo-
rale, della
a ragionare, a formarsi
de' principii,
a dedurne conseguenze
ogni esame
Crescendo
impara a fuggire
sempre pi
uell' et,
indi
si
sopra di ogni
impone
al
prete.
va ripetendo
22
fanciullo poi nelle sue azioni sia nobile o vile, generoso o in-
si
un desiderio venereo, sono tutti peccati clasmedesimo ordine di mortali nella mente di quel
assassinare, avere
sificati nel
giovane
onde, poich
tore, niente
in qual
v' d'
modo
l'
si
uno
d'
di questi.
Ecco
di culto, vi si
leratezza.
della
Germania
popolare vi
la religione la
unito
nella Francia ed
medesima,
ma
in parte
nell'educazione
Lo spagnolo
mantenere religiosamente
codarde, a
la
fede,
non violare
TI
fran-
impara
acquista
Il
un' inclinazione
cesi, tedeschi
alla
il
guerra. I preti
spagnoli,
fran-
contemporaneamente
le
a'
mane per
il
tore bens,
ma im uomo
non ha violato
l'innocenza
perduta
l'
rompe
il
onesto,
un uomo
d' onoi'e,
un uomo che
morale,
dopo aver
innocenza religiosa.
mal costume dunque da noi si propaga alla ventura geperch non abbiamo altro principio delle nostre
azioni che la religione, ed i ministri della religione non hanno
Il
nerazione,
d'
Italia
potrebbe
l'
23
imperatore Giuseppe:
abbassare
preti,
d'
riflessivo, di
animo
e di
alla
educa-
sensibile, delicato,
tere,
non
muta; tutta
si
per cambiare
1'
indole
d'
la
La generazione
un popolo un principe
camminino
venture.
Ma
solo poco, vi
sulF istesse
tutti
crescente, sempre le
de' vizi
e COSI ci
suoi
per quattro
o cinque generazioni.
VII.
Giuseppe Parini.
quando era
Nel 1769
il
governatore
Firmian
generale
institui
l'
per
conte
di
Firmian;
palatine (le scuole regie ricordate in questa scrittura) a dispetto de' gesuiti
che malissimo
nomin professore
Havvi
certe
il
il
comportarono
segnalate cagioni
o distruggere;
de' governi
(scrive
un contemporaneo), e ne
Parini.
del
il
e dalla
fomentare
condotta
medesimi.
1"
24
fiorentina,
l'eccessiva
potenza degli
spagnoli
Roma
dopo
riforma di Lutero
la
zialmente dopo
concilio di Trento,
il
viliti gli
belle
vit,
lettere
ingegno
arti in Italia
della
il
Ma
barbarie.
lo
di alcuni
di
mali,
tanti
di
nuovamente sviluppare
straordinario
andati conser-
sotto
Circa
emulazione
di nobile
ed alle belle
della mediocrit
che
in Italia
pi belle contrade
le
il
l'
attuale
pronto ri-
opere eccellenti.
di
Le
si
accorda alle
utili.
belle arti fioriscono nei vari tempi e ne' vari luoghi per
La
combinazioni ne spiegano
la
dalla
1'
facolt;
ci
si
crearli.
e
si
dannoso che
come
si
il
le
Quando
bravi
dell' arte
dunque superfluo
volont o la inter-
plina
e la
governo vi
pu andare
alunni:
loro
si
intruda colle
strando.
dunque
sistemi
intorno
1'
ammae-
autorit del
una sola
LETTURE
molto pi non essendo
DEE, RISORGIMENTO.
25
il
porta di lasciare
maggiore
per tutto
cittadini
ai
attivit
che
ci
quindi la maggior
onesto
la
possibile,
libert
ci
arti.
sivit dell' animo, dalla forza della fantasia, dalla finezza della
di
un
modo
sol
ingegni
go-
il
per
le
di
un
di operare, di
g'
fatti
sol
giudice
tanto
poco cono-
tanto
effetti,
di belle arti,
Le
nei tempi
late
stabilite e rego-
libere
navano comunicandosi
strandosi
loj'o
le officine dei
esempi
quali
artisti, nelle
le loro cognizioni e
loro
le
bravi artisti e
opere.
loro
si
Le
eccitavano
esemplari e
docu-
loro
vogliano ac-
si
conversazione di uomini.
La
sola
protezione
utile
che
esemplari e
mezzi
e di
cizio.
Tutto
La
che
sussidi
il
modelli,
e di
resto
non
di
"bravi
comodit per
che
pompa
studio
lo
zelanti
e
abbian luogo
d'
operare
d'
ec
maestri, di
per
1'
eser-
magnifica superfluit.
gli artisti
go-
il
mo-
scuole, queste
da imporsi ad
esteriori,
le
perfezio-
cademie
si
nell' arte
accade quando
quella
a fine di
loro
il
governo
pub-
con-
il
quando permette
ai
26
municipii di fare
e
lo
blico
animano a
si
fanno
si
moda
fare
dall'
medesimo. In
il
caso
gareggiano
fra
loro,
si
caso
n di
pompe
luogo
turba
si
alla
r invidia
e lo
semplicit
la
amor
alT
d' illustri
n di nobili qua-
impicciolisce
si
cabala
pub-
e del
bravi artisti
eccitano
lificazioni,
conoscere,
sussistenza,
tal
alT arbitrio
1'
animo pascendolo
dell'
ordine pubblico,
alla
predilezione,
va-
di
si
onde nasce
im-
e la insolenza e la
Venendo poi
ali"
eloquenza,
il
parlando
e per gli
maraviglia che
non
si
nel
nostro
paese
deve
generalmente
far
regolari al-
tanti
molti-
cosi
canza
di
chi
vegliasse
d'
al
buon regolamento
di
di
poi in tutti
tutti
professioni
verno,
al
sione,
di
debbono scrivere
principe, al popolo,
maggior
e la
manchino
chiarezza, di metodo,
di
e parlare
a'
ministri,
di giustezza,
al
alle
dire
circostanze
accomodamento
delle
materie,
go-
di preci-
man-
chi ri-
delle persone,
ceti
esse
delle
della
de' tempi,
de' luoghi
delle
persone.
Non parleremo
antica instituzione
delle
patria,
poich talmente
noto
d' altre
l'
di
estremo
ha potuto a meno
non
di
la
una
rivolgersi ad
totale riforma di
esse.
27
de' frati
trodotto
medesimo
il
corrotto falso
sjjirito
modo pervenute
scuole in qualsivoglia
frati
ha in-
e fazionario, che si
la
buona
essi
hanno interesse
scelti
farlo
di
che
loro,
partito
lo spirito di
che
sono
manco
regna fra
essi
vengono
pei'ch
essi
abili
rompe
dell'
eloquenza in
da
derisione lo
stile
la tenacit
delle
Italia,
opinioni,
la insistenza sopra la
nuda mate-
fra
essi
filosofia,
pi lungo
scono
la
buona eloquenza
per verun
modo
in
delle scuole,
ignoranza della
fino dal
conosciuto e messo
carattere dominante
Il
frati.
era
tempo che
frati
fra
non cono-
insegnare.
Vili.
Giuseppe Baretti.
voiano
con la intitolazione
il
secolo XVIII.
Vittorio Sa-
una scelta,
ma
ciascuna lettera
del
Baretti, attribuita a
non
questo e a
28
nel resto un
Baretti era
il
no-
le
dirvi
quel
eh" io
pensi
Ma quando
bene avremo
mia
f!
fatto, io
dica.
'1
sappiate,
le
non cesserete
siete.
mondo
il
per
di
dall' essere
le
continuer
di
riuscite
eh' io ve
che
ci
mi
voi
de' frati;
e voi
le
un'ombra
di spe-
ranza che
il
perch in
non
anderete
poi
queste
leggere
si
mie
stanno grattando
sieno
frati
a'
di
numero; che
casti,
abbindola-
tori
ed
loro
quello che
sono verit
si
ovvie,
si
cospicue,
tali
1'
amore
libertinismo, e sopratutto
per anco
il
che,
ma
all'ozio,
comodo
reso l'intelletto
Gran
si
da ciascun secolare;
la
d'un segreto
non hanno
non hanno per anco
dolcezza
di vivere a ufo,
cuore,
onnimamente ingarbugliato
mio
e buio.
cara,
gran
che,
che
uomo
ogn'
29
savio,
uomini
agli
il
che nondimeno
vita, e
omiciattolo
si
sovrumana perch
virt
un genere
abbracciai-e
d'
con-
il
di vita
si
quando non
vole,
si
merata, del tutto per cosi dire angelica! Ogni matto, egualmente
lo
frati,
uomini, impossibile
il
loro
stesso
Damasceno:
creatore
tutti
che
gli
loro
tutt'
ora
si
ad
permettere
quando
si
ogni
per
come
si
si
faccian
frati
pu
si
anche
impetuoso
pigliandone tu
che,
all'
si
si
pi
Campo
nel
irresistibili di quell'
sgangherati,
si
faccia
uomini
stimoli
gli
Adamo
fomite.
frate,
che plasm
di
il
quanti
permettere
tinuare
pu che
la tua
tanta
misericordia non
degni
che
si
un papa tanto dabbene, o un principe di tanto varisolva ad ogni modo d' impedire agli uomini inetti
mentecatti lo scegliersi
opposto
alla
visibile
uno stato
di vita si
diametralmente
plasmasti
dal
branco
pericolo,
d'
anzi
dalla sicurezza,
animali colpevoli
pi nefanda immondezza?
d'
ogni pi
d'
essere
un giorno un
turpe bruttura,
d'
ogni
30
quando
inutile,
un colpo repentino
rendere
meschini mortali, a
concedetemi eh'
farli
dell'
tutti
un ram-
il
diritti
lagrime-
e in
gli
storti
cervelli
io
siffatte
un lamento
d'
un
si
doloroso argo-
1'
santerello
altra
mia!
della
voi,
che
v"
avete
sangue, a
bollimenti di
nondimeno
voi, dico,
Fatelo dunque, se ve ne d
molte, di
si
1'
trattarne la parte
il
mo-
me non sono
della Toscana,
mandaste saranno
Se quella
provincia
di
ogni
Vossignoria
ricorda
di
dice
lista
il
mi
':
di
cinquemila
milione,
pi, contenendo,
migliaia
si
dieci mesi
porzione
in
Vittorio,
lista, fatta
il
come
lo
di
pi
prosperi ogni di
debbe
d' abitanti,
frati.
altres
contenere
il
numero poco
scana toccano
egli
in
essi
un errore
un numero
in
di tre
milioni e di qualche
migliaio
di
sudditi,
come
vale
libato?
dissi,
governo, quando
s'
avevano pi
che sette
in
femminelle
sole
ce-
nel
couti'ario,
intendessero
s'
vivono
la
se
diametralmente
stato
diti,
femmine
un
in
dire,
31
buon
di
di quattrocento milioni di
sud-
tutto
consecrate
celibato, giudicando
al
religione: e noi
mero
di settantotto
sproposito, oh
governo commettere
non
incredibile, se
femmine? Oh
avessimo
tutt'
monache
onde non
de' preti,
si
ponga,
il
unicamente, come
suno fra
tanto
1'
di
umana
che
al
da
specie,
s'
suol
onde
s'
scemarne almeno
un
tratto
l'
abbia
danno
diciotto
mila
pi
s'
infinito
dentro
quell' avervi
affretti alla
il
dire,
fargli osservare
cagiona
disponga un tratto
si
tarvi rimedio?
d
si
coscienza,
di
suo paese
onde
frati,
si
nostro discorso
il
bont e
oh
come
errore,
possa da un
si
1'
maiuscola che
la pi
bestialit
di tre
spaventevol nu-
pi
di giorno in
disorbitante?
Dov',
que' ministri,
loro,
un male, a
di
cui
nessun epiteto
Ahim, don
diabolico?
non
altro
se
l'idea
d' instituire
detto,
come
impossibile
il
diavolo,
s'
adatta
Vittorio,
fu
le fraterie,
si
che
diavolo, e nessun
uomini
alla parte
il
32
ardisce
prosuntuosamente promettere
quando
s"
incappucciai
che
quello
fu
Si,
si: il
Dio
diavolo,
il
menare
di
allor-
maladetto diavolo,
un
tirare
quell" orribile
Dio concedergli
baratro
chiavi
le
quale
del
dominio
il
Ma
facilit e
piacque
ecco eh'
con
signor
al
sono
io
ricaduto nella parte morale, anzi pure teologica, del mio argo-
mento!
torniamo ad
Dell,
mi vengano
arricciare
dette
delle
allontanarcene
verit
si
il
po'
mantenimento
di
Fogniamo,
frate di tutto
signor
il
che
trista,
il
mio,
mezzo ciascun
mantenimento
a novecento
dei frati;
ed
un
di dell' anno.
si
semplice
richieggano
Evidentissima
anno.
ciascun
paoli
Che
Multiplichiamo
monta
una somma
eccoti supputata
nostr' occhio
il
per provvedere
che,
che
modo
richiede in
sotto
numero
avere
pi
quindi
frati
di fratismo
mila
onde poter
indispensabile,
cosa
disperate, da far
di
il
onde non
fretta,
si
un
in
crude,
le pare,
di
paoli,
indispen-
don Vittorio,
un
terzo, se
non
di
que-
du-
somma
agguaglia
che tutto
il
terzo,
o forse
al
due quinti,
il
danaro,
di quello
che
il
E
le
siccome
le diciotto
mila Rives'
adoprano
in
somma non
professano
arte
mestiere
lucroso,
oc-
virt n
che
riescono anzi
le
di
tutti
riffe
mantenimento
necessari al
riunita
loro,
ricavino
si
dall'industria
fatiche,
d'
dispensabilmente
33
de' nostri
Ve
Dico
io
che no!
Certo
egli che
contrario
in
sillaba
Il
altro?
all'
da ognuno che
fatua,
di
col
d'
godersi
in
l'
altre
di
s'
nome
di Dio,
qual diritto
s"
ha mai
uomini
d'
essere
Ma
costume
il
lungo
l'
invecchiata
oggimai
tant' oltre,
di
che
ti
il
d'
un
goffo popolo
dai tu affanno,
onde
g'
ignoranti
s'
avveggano della
ignoranza
loro
e gl'infe-
dialogo
con
essi,
lasciando
di
spie-
quelle
frateschissime
d"
sbi-
entrar
parole
altr"
uo-
e dico che,
quantunque
le
larghe spal-
lacce del nostro goffo popolo sieno atte a portare queir enorme
quel
disorbitante
peso
senz' accorgersene
pi
punto,
non
3
34
non
tuttavia onest,
pi
glielo
ad un
un qualche
pu
cosi
fare
giustizia,
portare
oltre
tratto
mente
e per
che
il
buongoverno
sforzo
d'
onde
scemarglielo
uomini soffrono,
forza sia
vennero
istituite,
almeno
poich
tutte, se
non sono
tutte idee
false,
il
obliqual'
lasciar-
il
po' di
non
e dico
idee di
le societ
insus-
idee
Ma
se
non
il
solo
il
d'
far
la
cosa piccola
quanto
si
zia da
si
ragguagli a quell'altro
che
di
famiglie,
de'
conventi non
si
si
le
porte
pur
gli
un male,
se
nostri
tanti
frati,
punto n poco
scono
da
Questo
umane
pi'incipio!
per
d'
frati
al
suo
uomini
coli"
che
ve-
politica!
obbligarle a mantenerci
bene spirituale,
Mi niegherai
si,
orribile,
che
non contribuiscono
al
assai
d'una sana
si,
e divine
Questo
ramente contrario
Ma
sino
leggi
tu questo,
classi di
quanto daJ
sei?|
replico ic
mal cristiano o buon cristiano eh' io mi sia
a Sua Paternit
il paese nostro potrebbe molto bene posse-i'
dere un tesoro immenso di beni spirituali, se foss' anco prive
affatto
di frati,
esoso,
ciie
non
le
Pa-
di
meno
pi parte
la
ventiquattro
se
quanto tesoro
preti,
meno scandalosi
sfaccendati e
ternit Vostre
vero,
mila
ventiquattro
di
meno
ignoranti,
35
s'
han biso-
dal
cliiare
vorrebbono
il
canto
loro
diamo troppa
troppo
e sera d'
ammuc-
Ma non
non trascurano n
di genti
il
mattina
aneli' esse
maestri che
creder
far
oro
non interrompiamo
V orpello, e
ci
di
parola.
ancorch
latati,
che
sono virtuosamente
si
privi
affatto
ci
come
lo
appare
pi
il
gli altri,
inetto,
g'
cosi
Fa
s'
difrati
di
pi transandato,
il
conservati
marmaglia
quella
di
che assai
assai ovvia,
retti
il
pi
peggiore di tutti
degradata,
s'
resa
di potere.
gli
odierni
lo
innegabil-
frati
non sono pi
oziosaggine, a predicare
tuttogorno
il
senza posa
le glorie
ha condannati
dustriarsi
in cui
stria.
formicolano,
pi
maneggio, pi d'autorit, pi
di
cosi
frati
hanno pi d'influenza, pi
1'
amore della
si
venga bel
uomini sino ab
per vivere, e
s"
inizio
egli altres
ad
affaticarsi e
ad in-
rare
quella
dirittissima
fatica e
quell' industria,
conseguenza,
che
non ne
da' frati
siegu' egli
per
da verun' altra
36
non
si
dovrebbono sciorinare
r anima
e a distoglierci
dall'
di
adoperare
quella fatica
senza
gami
fedeli
amore
all'
per-
di
Ma,
fallo, se
il
ci
intendi e che
possiamo noi?
atto a distinguere
consiste
egli nostro,
povert da povert?
pure barattarmi
sarebbe
non
noi, e se
ste
al nostro
si
padri
nostri
nel
le
carte
in
mano
il
Molto
vero, e vorre-
cosa mi
facil
il
quel-
pi possiamo
il
Piano, piano
se
corpo
il
dot-
cotesto
ad incarognirci
la
necessit assoluta
d'
li-
di povert,
come ha
se
il
non
volgo
sbrogliare
vostre
le
di que' vostri
stato a starsi
Come
ogni giorno che non sia festa? Deh, in vostra malora, fratij
miei, lasciate
teologici
altrui
e senza pi darvi
desimi, contentatevi
v'
d'
il
ridicolo affanno di
esortare colle
d'
mandar
1'
pi semplici parole
anime
il
pi
il
po-
che pu,
e sto
37
per dire anche ogni superfluo, senza pi fare que' tanti sforzi che
per rendere
fate
La
siete!
le
non
paesi, che
vostre
le
prospera, che
li
come voi
d'un popolo
li
rende
atti
non
cristiane.
Dio,
volesselo
volgo!
frati
soltanto
esortassero
contentassero
si
le
genti colle
1'
urgente
necessit
non
s'
hanno
pi-e-
L' im-
entrambe una
la fratesca, e
basterebbono
veleni tutt' ora sparsi dalle goife bocche e dalle goffe penne di
questi incappucciati ciarlatani.
ceve
dal
loro essere
in
Un
loro
costumi, spngendoli
ai
dii-e
il
e in somma a
nume comunemente chiamato
se
non
che
gli
spiegare un
di togliere
Satanasso, permet-
con
certe
modo da me
1'
Italia
s'
abbia, e che
ghiribizzato, di scemare,
versi.
han pur
il
dovuto,
meschini
mai.
L' esiliarli
fatto
non ha molto
il
mondo, non
vei'gognosamente
ai
si
pub-
dalla
lor
patria,
come
s'
88
che
sterminata
troppo
da
padrone. Vedete,
inetto
col proibii-e
ai
sudditi
fai-e
odioso
frati stessi,
a quelle tante
non dopo
farsi frati, se
dire
s'io son
se ne spicciolisse
Viniziani
perch
-ai
il
come sento
di sangue, che
mal' arti
sue
atto di crudelt
commettere ad un ribaldo
lasciarsi
con
vecchi ed in-
ai
un
nibdesima ragione
la
diventato
portoghese,
suo
per
sarebbe
che
pi ai giovani e sani
agi' innocenti,
fermi,
d'
si
dolce
numero
il
aver com-
dispongano
oltre
riuscire
al
anime
di
mosca,
le
ministro
del
nostro
principe
(scusate
s'
il
mano
io fossi consigliero
non
verbigrazia),
tam-
poco
alle
anime
prefate
di
mosca
abbonda
e vie pi stimabile
presso
legge,
s'
io gli suggerissi
di fare
e sgravasse insiememente
il
suo paese
di
una
ortodossia
inutili fraterie?
La
legge
camente a considerare
stinati
colle
dai
loro
la
santissimi
parole e cogli
straboccata ignoranza
scritti
istituti
de' frati,
ad ammaestrare
egualmente che
col
de-
genti
le
buon esempio,
volenteroso
di
farsi
frate,
sa
pi che mediocremente
la
lin-
trovato
s'
avrebbono
a'
povera
loro figliuoli.
de' frati, se
non estro-
cognizione di quelle
la
sapere
varie
di
ed
sorti;
sa
il
s'egli vero
diminuire
onor suo
con
incorrere
fare
meno
di grandi
non
sa.
si
de' frati,
schiamazzo
una
d'
tale
rebbe
ad essere da tutto
savio
moderato
provvidenza senza
somma,
protettore dell'ignoranza. In
di
taccia
della
si
non bisognevole
cosa
trovato
numero
il
due lingue
per lo pi
39
ciotti,
il
d'
il
ogn' altro
sul
assai pi
nulla
d'
un principe
a pi
frati stessi,
IX.
Gaetano Filangeri.
Questo che
il
Gaetano Filangeri
dell'
io scriveva avanti
in
Puglia e
di Arianello,
furono
xi
Sicilia,
primi
Gentiluomo
di
autori
camera
della
della cotte e
il
conquista e
di
Ptoma proib
1'
opera,
di
settimana
di
venticinque anni,
il
re
di-
monarchia
tra
marina,
bagliori
nobili peasamenti.
libri
cavaliere
Il
maggiordomo
due primi
di
Napoli
la
suoi
premi chia-
40
mando
Quando
una nazione
in
Gli spazi
pone
ove
la
non
non sono
poligamia ha luogo,
maggiore
dunque
la
somma
celibi.
non
dove
il
numero
un solo sup-
delle
femmine
uomo che ha
dieci
de'
d'
uomini, un
di quello degli
suppone nove
mogli
ci
gran propriet
infiniti: la
il
gran proprietari e
sono molti
vi
Fautore, morto
della
ma
delle finanze;
in vigore delle
Ma non
maggiormente
ritardano
la
coli'
di
stato,
tolte
si
abuso
fanno
che
alla
de" terreni.
si
famiglia dallo
tutti
al
popolo
un furto
gli
costoro che
lici
nascosta
a'
1'
la
si
immenso
non sono
ricchezza
maggior parte
suoi occhi,
agricoltura
la felicit nazionale,
delle
sembra interdetta
stituiscono
veduta delle
d'
il
di miseri
il
che compongono
una nazione.
de' cittadini,
famiglie
L' agio
comune
della
d'
uno stato
in questa mediocrit di
fortune,
Greci e
Romani
de* primi
germe della generazione. E un cattivo cittadino, diceva Curio, colui che riguarda come picciola una
porzione di terra che basta per alimentai'e un uomo.
secoli
trovarono
Come dunque
il
moltiplicare
il
numero
a'
cando
colla
sua
giore
canna
del
papaveri pi
vi
sti
togliete
d'
mio tempo,
il
ogn' altro
le
se ar-
presunzione
numero
nazioni
ricchezze
primogenito
al
sacrificano
diminuiscono
altra
1'
primogeniture;
delle
molti cadetti
sostituzioni che
le
cause
le
il
suo giardino?
alti del
di
le
pesanti
io voglia
dissi
tempo
il
di
quali
rende pi
le
oppressi?
Si
alle
41
dell'
molte faall'
Europa,
infinito
1'
una e
Quanti disordini
solo.
un solo
che
si
ottiene
un erede.
una casa
d'
natura
si
parziale!
sangue sono
dritto
momento che
d'
un bene
gli
rotti
il
per
avevano un
padre
si
quanti
Un
figlio
la
ha veduti nascere
e la legge
lui
al
essi
che
che un
quale essi
maledicono
li
degrada.
Prive d'uno sposo, costrette da' padri, queste infelici sono spesse
volte loro malgrado
42
I nostri posteri
saranno sorpresi
nel!'
governi e
massime
le
colle quali
dirigono
si
Uno
le
nostri
La
di-
da per
il
amministrazione.
vto
il
clie lascia
gerlo,
ma
menta.
lascia nel
I chiostri
tempo
racchiuderebbero
e tante ver-
destinato
al
vedrebbe forse
religione
{fiorati la
ministero veda
Il
nella generazione
gini, se in
il
seri dell'
con dispiacere
tutto
non fosse
coniugio? Senza
tra'
suoi
ministri
non racchiuderebbero
Queste sono
quenti.
Non
non
la
legge e dal
costume
con una
de' grandi.
si
le
incoraggiare
all'
onusta
de' padri.
la
le
no-
numero
le
de'
non proprietari
sostanze
si
riuniscono
sostituzioni credono di
poter
quindi d'impedirne
mutilano
Il
di pi;
scudi
di
di pochi-, e quelle
primogeniture
la
sono pi fre-
o quattrocento
istituisca
sua famiglia
primogenitui'e,
delle
quanto che
micidiali
ci cittadino
di rendita che
bilitare
pi
meno
forse pi virtuosi?
conseguenze
funeste
le
senza
chiostri,
mag~
e tra le
Esse
le
formano un volcano,
irruzioni
maggior parte
di moltiplicarne
il
numero
con un argine
de' cittadini,
pretendono
di vetro.
Esse
pretendono quindi
un padre che ha
dodici
figli.
tu
de' legislatori,
le
ma
sei
sibile la perdita!
meno sen-
II
il
numero
db' proprietari e
che inalzano
due
il
istituzioni
numero
grandezza di pochi su
la
rebbe di abolire
le
43
primogeniture ed
la
rovina
fatte
molti, sa-
di
nell'
Europa
uomini.
X.
Mario Pagano.
La legge non
ma
toglie la libertf,
fu
l'argomento
al iv tra
La
la
delle idee di
la
puVjblii^ata
la garantisce.
ctIc.
29
il
ott.
Il
Pa-
novello pita-
filosofia;
1799.
1'
operazione nostra.
il
La
solo abuso.
legge
fa-
Anzi senza
uomini disdegnano
caro giogo, non
bricano
le
infrangono
si
il
proprie catene
i
sacri legami.
con quella
La
mano
si
prare
e
le
l'
il
diritto di
adoperare
tutti
suoi
per
ado-
diritti:
il
fab-
diritti
del-
44
Una
che
unione
di
uoniini,
alcuno
li
sarebbe
Non
ma
dii-ige
ad uno
comune,
scopo
unione
1'
la
Non
tadini.
dell'
invasione e
Onde, per
all'
distruggere una
per
forze
le
fatta
si
potenze
le
intutto
ostacoli
della violenza
distrugger dovrebbe
possibilit,
fisiche.
ad abbattere
fisici
la citt le strade
nudo
ferro in
mano
si
spirito
Lo spavento
braccio, arresterebbe
il
la
li
vendica almeno.
de' delitti
il
di
dienza
loro
La
suoi
dii-itti,
li
alla
legge.
vendetta, donde
il
Avendo dunque
si
addossa
Finalmente
diritto
il
nello
ma
misfatto,
delle
legislatore
la
de' suoi
stato di
le
il
cit-
cagioni
non ritrovare
cura ella
pene ha
in
la fi-
da una istantanea
peso di premunire
il
uomini
gli
lo
moto.
difende, ovvero
nel
interesse
mentre la tutela
legge civile,
offese
mettendo
senso
al cittadino
cuore stesso e
'1
perderebbe
tadino contro
spenta
chiuderebbe la bocca,
diritti
gli
piede; e
il
agghiacciato
interamente
il
medesimi custodi
de'
le
vedesse
la
mano
si
prende della
il
diritto di piunire,
pone: allo
spirito de'
l'ei
cittadini, che
al misfatto invitati,
chiami, propone
il
li
ri-
p-
tente
maniera prevenendo
tal
45
prestando
delitti,
il
protegge
XI.
Vittorio AljBeri.
il
1'
in
Pisa
il
1785.
comune
dal
massimo
degli uomini:
scrittore dalla
Quello che
il
difetto
uopo
fiore,
avere,
si
all'idea che
una saggia
1'
pel suo
lo
pensiero,
del
l'esercizio
cio,
manca
che
d'
filosofi
trascorsero nell'opposto
tentare
grandi;
azioni
li
rende poco
sia,
perch
Da
temersi
si
legge
si
scrive,
Ma
per-
all'
ese-
sfogo
Io
minora
sia,
atti
loro
in questo
il
del
loro
scritti
secolo, in
esaminiamo rapidamente
scritti, e in qual modo,
generosi
tratti di storia
antica
dar segno
di
averne ricevuto
tentare, o
almeno
46
dai
clic
Ma poniamo
vengono denominate?
dano pure leggendo,
non
il
e vile
vocabolo
anco che
cose
tali
di
che
le
memopazzie
si
va-
legge?
popolo, che appena sa leggere; che, sepolto nei pregiudalla servit, fatto stupido dalla povert, non ha
dizi, avvilito
n tempo n mezzi n
aiuti
suoi
nel principato
pochi uomini
minor numero
il
di essi; cio
quei
non
pia-
ma veramente
far
jiompa di
malinconia
potrebbero
dottrina,
riflessiva,
il
cercano
ne' libri
principe?
dire starsi;
Si esamini la storia, e
servit in libert,
non
dire
profondamente pen-
starsi vuol
dire
sopportare.
si
vedr, che
lo
ma
saputo loro inspirare da alcuna mente illuminata, astuta e focosa; e neppur quella era una mente seppellita nell'ozio degli
stiidi,
ma
da un sentimento naturale
tratto di
essi.
Ed
in fatti
di
ma non
altri
di professione.
molti uomini
li
me
lo
dimostra
meno
sentire,
47
Pa-
rigi; e ci si
fra'
nessuno scrive
dove
tinopoli,
Turchi, come
tempo in tempo un
scendo fuorch
ogni
in
pochi
san
Ma
leggere.
pure
dispotismo, sorge
asiatico
altro
di
tal
le leggi di
ponga,
uccida
si
viaggi
commercio
il
pedagoghi
bambini del
d'
Europa
In
oltre,
V uomo
cui
in
sforza anche
diverse
nasce
uomini
si
tono
cuore
il
stati.
ma
uomo
dell'
promulgano
si
!,
dolce fine
da
alcuni
effetti
poesia,
perorando
fando.
di
importanti.
popolo, o su
al
dunque
Toltane
traendo
o
le
la
maneggiarne
alcuna
di
Roma
che
di
ai
giovinetti
Atene
e di
d'
amore,
meno
dell' altre
Quindi
dai fonti
Sparta,
con colori
da cui
ci farsi,
della
o fin-
storia, o
ma
si
filoso-
virtuosi, se V autore
allegandone
ampiamente
gu-
maniere;
molte
s stesse e
suole
scuoe
letti
umane generalmente
cose
passione
in
stesso
che
quelli
illuminando
che
di novit,
non volgari
altri
universalmente
fa-
opinioni
le
render
in nessuna pi efficacemente,
oppresso,
alcuni in-
L'amore
di
pare che
siano pi
ne siano ridondati
come
Europa, allorch da
iscritto.
libri
meno
ad osservare
rapidamente in
anche
nostri pa-
tenere
sudditi. In
il
libero
l'ozio, la curiosit, e
pi
pe' principi
estendono
si
il
possono
ci
pi risoluti oppressori
eccellenti
non
politici
tutto.
de-
si
V arte del
droni e
ai
insegnano
raramente o
splendidi
popoli
le
liberi.
cose
non mai
si
48
Volendo
zato
sotto
o accennarne
cercarla dove
stata;
le
somma
gire in
pare
la virt
scrittore
lo
cagioni
ella
a narrarne gli
tere
non
rivi,
pu
vi
r insegnar
essere,
che
la virt.
1'
libro
fine principalissimo
uomo,
col
di
sane let-
quale,
il
ad iucorag-
lettori alla
elio
sfor-
indagarne
ad
e
effetti,
tiranni.
dunque
ed unico
ed
quella nobile
altri,
Ammessa
buon
riamente in quasi
definizione, che
questa
che non
libro,
sia
tutti
suoi
1'
il
obbedire
lo
autorit
l'
essere
scrittore
mai laudare
vizio
il
la
offendere
principii
un
capriccio di
essere e
solo,
il
non
stato
servire, n
il
tremare.
Ci posto,
poesia,
opera
io
arte
roso
il
madrigale,
e la pastorale) potr
o meno V autorit
n in
oratoria,
somma
e dare nel
senza
vero,
E,
assoluta.
potrei
asserisco.
buon
libro,
sioni
umane che
cipe, o
in
veramente stimato
tale,
fatti.
pi
Domando: qua]
il
o calunniato, o perseguitato?
e
suo
o schernito,
3ussistono,
siano
offendere
il
se
gioni,
amo-
sonetto puramente
il
satira,
alcun ramo
ira,
proibito, o screditato,
libri
49
XII.
Vittorio Alfieri.
le
nuova per
cam-
il
Della prosa di V, A.
delle lettere.
Gioberti
il
meno
fiate
sopra tutto maggiore purit e propriet di lingua ella potrebbe citarsi fra
il
si
che seppe crearsi una maniera di prosa solida e robusta, a periodi larghi
senza stento.
Grande
e singoiar gloria
porta
secolo letterario
Pisistrato
moderna
gli
Alessandro n
di
Greci
dei
nome
il
di Pericle
la
Ma
da ci
politiche
fortemente lumeggiate
di intitolarsi
da
Firenze da
veramente per
Mi
lettere protette
di
scrittore e
perfidia
filosofo
si
non
rifletta
cio,
letterari,
fosse
ben
in vece
principi pi
bene
a queste parole,
vendeva ad Antonio
che
la
appellano da
si
suddetti tre
dir che
se elle
grazia,
da Augusto
ingratitudine e vile
primo
Roma,
si
li
Parigi,
da Lodovico? Perch
sperato le lettere in
mondo
e nel
Augusto da Leone
da Augusto. Ma,
lettere
Roma da
semi-tiranno di
indubitabilmente
solo
ancorch la
stesso;
nasceva
loro bel
il
Atene, e non di
di
le
ella che
secolo
di
mai
stato
in
la testa del
Roma;
del
4
50
gran Cicerone.
in
da un
fatti
animo
sarebbe mai
si
protettore argomentar
tal
sott' esso
Quale
lettere.
le
potuto risolvere
Ma
si
scrit-
lasciarsi
tano da Augusto e da
Le
perfezionate
giovamento
comincia
nessun
di
decadenza fra
ogni sublime
essi di
risorte
le
let-
Medici non ve
le
avesser protette.
lo
negano per me
il
che erano
state
si
ed alto
lettere
e virt.
tere, se
mente
ai latini popoli,
la loro vilt e la
costume
Mi
tutti
sempre lon-
grado
Medici
prima
stati
perdeva
si
lingua senz'
la loro
jnente la piena
aveano
di loro e spinta
affatto
latino
il
intelligenza
Mi
essi.
non
greco
del
si
si
lo voglio
Ma
luce di
lettere
latine
Italia.
greche e
al pi eccellente
certa-
restituiva
all' Italia.
questo assoluta-
questo, su
ammettere;
gran
italiane quale
libero,
qual
accrescimento,
grandezza
sensi ne
Poco era
felicit
scaturiva per
la
fioren-
dappoi: cosi
egli
il
rimanente d'Italia.
mai intitolare
quei Medici
E un
vero
reputar veramente
potr
letterato
protettori
Machiavelli viveva
di
lettere
negletto,
il
Europa
danno agli uomini moderni ha
V accrescere
perpetuare quasi
esclusivamente
sospirare
d"
Era costui
il
primo
ritrovatore in
ben
parler.
d'
amore
amore.
Ed
ai
la
lor
darle
un
egli
teatro,
Francesi insegnava
in fatti
il
arrecato
servit, di
che
quello
col-
che
sospirando
a n pure pi
si
51
nei tempi
Francesi
dei lor
non
V animo e che
pu
di tanto innalzar ci
conosciuto
che ne
trattato,
stata
stabilita
una anche
minima virt il teatro, allorch nato egli fra i ceppi viene
come tale dall' oppressore di tutti approvato e protetto. Quindi
di ogni vizio r assoluto governo, che insegnatore di
forza
alla
accademie;
chissimo accrebbero la
punto
a quel
fin
non
barbara, di po-
che
loro
le quali,
somma
si
agli eserciti
tali, se
uomini
non
tutti.
quanto
in
la loro filosofia
inglesi, scrittori.
Il
accennava,
io pi sopra
Romani
di Tiberio,
di
il
prodotto
era ad un
Atene;
e
dell'
moderni Italiani
tempo
cagione
quindi in parte
Leoni
e Francesi.
prodotto
fors'
Ma
popolo
il
Roma
in appresso. Questi
potesse.
spuri,
di
non
si
fra gli
pura n
ma non
dunque era
efficace
abbastanza,
luce,
le
cosi
stessa
che
non
pare
che
il
volere originare
dalla libert
sarebbe come
ancorch
Atene,
quest' altri
tutti
erano
Ben
altro
sforzi
ne riusciva V
effetto
codesti
diverso
le
il
vere
raggi
tre
rischiarando venivano
me
grandezza
susseguenti nazioni.
il
la
quella
di
figli
cosi
alquanto,
dell'
noti che
si
quanta
secolo
sublime di
ne sono
e Luigi,
del greco
1'
lumi
impulso.
lettei'e
dai
Quindi a
pi-incipi e
52
Ma
all'
alligni
si
attribuirla
un quinto secolo
che, per
letterario,
da essa sola
n, perch
il
non
mondo,
secoli letterari,
materiali ed appianato
il
di leggere, rettificato
non
somma
in
semplice sublimit di
meno
cosa:
altro
ogni
stile
fortemente
incendano
gli
scere facilit,
ma
versificargli e adattarli
vranno, pria
d'
di
un nuovo secolo
ogni cosa,
figli
di
gli
ostacoli
potrebbe riuscire
Ma
inciampi, se di-
moderni
letterario,
La
medesimi.
1'
loro
la
scrittori
di virt, di alto
sempre maggiore
debb' esser
di verit,
superare
g'
sapran destramente.
a riporre
e sforzino
si
lingue,
le
pi o
si
men sublimando,
che
passati
mezzi, sminuzzato
Fissate sono
tutte le vie.
introdotta
quattro
dei
che,
libert,
perci impossibile.
io
influenza
la
di
ei
credo
lo
appellato?
e protettrici
piuttosto al
utilit
quello
di
maggiore
tanto
amano
gli
uomini,
non
gli
la
vera gloria
conoscono e ardentemente
il
timor
mento ritraggono;
cotali
ne dovrebbei'O ritrarre
come quelli
hanno pure
la
scrittori,
sommi
rinnovando
Ateniesi,
fama. Appunto
libert
perch, non
ardito
la
la
avendo
sviluppare
nello
la
natura
dell'
uomo
che non
delle cose
godimento
altramente
tal altro
la
focose
veraci
tei'ribili
umani
petti
e quindi
e difendere
moderni sublimi
pi sublimi
d'
scrittori
brama
appena appena da
tali
altri il desiderio
somma
in
ben
non da
la
lun-
potrebbero
conoscenza
poli nella
nato
di
libert,
essere
vi
espressioni, che
la
privazione
la
Quindi
esse.
di
riusci-
Greci; perch
e feroci dei
maggiormente sentire
di
il
importanti
verit
le
53
moderni po-
di Atene.
Se dunque, in vece
ogni specie ed in
principati,
superati,
tal secolo
non
vero che
gi detto;
alla
luce
sarebbe
letterario
foglietti, libri
uscissero
si
un
di effmeri
copia
Ed
tutti
non essere in
non
difficili e
fine adattato
al
sia
sato e sentito
che
sublime,
lo scrittore
torno a
stato gi detto.
Ma,
gusto
ed ai tempi. Quindi
le
commedie, poemi,
composizioni, ove
scrittore
si
certamente da pre-
eccellenti d
questi nostri
io insisto, e ripeto, e
tutto
il
non
in
in tali
moderne
non imitato:
e,
parlando
ci
io
sempre dello
altrimenti
possa
essere.
Un
giore
tale
d"
moderno secolo
ogni altro, io
lo
letterario, che
pu diventare mag-
per scrivere
vogliano
da prima
54
il
ben
loro corporeo
fama
loro
essei'e,
rotti
si
che poscia la
s stessi; e
tutte
le
lor facolt;
vogliano
basta
che
belli
incontaminati
vi-
In tal modo,
le lettere
deit,
virt
che
il
devoti.
nascere
fea
si
proteggevalo
che
sola,
il
secolo
della indipendenza.
XIII.
Vittorio Alfieri.
Bella religione.
Dal libro ni (5) Del principe e delle
lettere. Capitolo
L' antirelgioneria.
Qui
il
principio
dello
quell'idealit
di
al
degno di molta
stesso
autore,
che inform
il
di
ogni qualunque
religione,
non
veri,
mani
di tutti, stante
la loro
allo stile,
di
seducente
ma
costoro,
facilit,
superficiali, o
andando per
le
imprestano una
d'
ingegno a
clii
moltissima ne avea da
ne
natura, se
00
ma
accrescono;
altri
nessuna
s stesso
non avesse
libri
a chi
letti
Da
non
le cose, e
studia n
si
si
grand'
il
uomo
e nei
grandi uomini
si
sfondano
si
uomo.
1'
il
tiri
della gloria
come
della libert-,
nei bollenti
Fabrizi,
Scevoli
si
giudicano dagli
che
li
movea,
effetti
sublimi
anime
le
soltanto
nostri con
non
mar-
ravvisano
modificate
Regoli,
Da
ravvisa nei
perch
sublime
e dalla inaudita
tempera d'animo
di
politico
utile
Ma
lodano n
destano
alcun
scrittori,
entusiasmo
quali mai
non
non ne hanno
perch
sentite
zare e insegnare
la
sublimit,
scrittori, in
pigliandola
vece
d'
innal-
deprimono ed obbliar ce
affatto la
Ma, poich
la fanno.
possente
quanto
la
ingegnosa derisione,
di migliorare e illuminar
1'
uomo
pi
arme tanto
minoramento
massimamente contro
fatto e ci
in Dio, in
ai principi,
i
i
santi ed
ci
haa
preti. Il credere
ed appoggio.
Ma
il
credere
nel
principe
ha
56
sempre
fama,
e torr,
Ed
tolto, e torr, ai
ed
ricchezze
le
il
vii'tu e
l'
ardire.
meno con
non
vede pure
si
al-
dezza dei popoli, in tutte quelle regioni ove ella veniva modi-
antichi principii
Olandesi e
il
Ma
g' Inglesi.
mi
si
i
cosa
ed
Marc-Aureli,
ma
arditi,
molti
alcuni
liberi,
Traiani,)
tale,
ne ridon-
che impossibil
sublimi, virtuosi
liberi,
siccome
governi, non
uomini
gli
religioni
le
per
lo
individui
semplici suoi
Ti ti,
dassero,
all'
fama eterna a
soggiacciono
pi
ombra sempre
si
ai
che
dai principi
migliorato o cangiato
governo,
il
che,
pu facilmente venire a
si
ad estirparne
abusi e
gli
ria e
fama per
s stessi,
gione? Perch
il
pi
che
lo scrittore
preti, e
moderni
nostri
non combattevano
piuttosto
ridicolo
leggiadri
colle
armi possenti
principato che
il
acuti
reli-
la
schernivansi. Vilt
il
libro
per anco
s stessa
lettori
combattere centra
degrada.
il
Se
cannone
lungo
palma
uomini;
ma
ottenerla
poti'ebbe
la
e a
tal
bens
potranno per
rivoluzioni,
57
tal via
cangiare
le loro opinioni;
dalla oppressione
popoli
di
che
parole tinte nel sangue, non mai dalle tinte nel riso.
Ma
ecco eh'
io,
Non
credo
per
essermene
di
allonfatta-
si
come ogni
mici
d'
santi ed
altro insegnatore
capi-setta,
martiri,
nati
per
profeti,
pi,
lo
parole e focosi
loro fatti
insegnamenti svelavano
indubita-
tano,
venerazione.
XIV.
Vittorio Alfieri.
1.
iv,
cap. xv.
mi avean dilettato
molte notizie su
le
si
le lettere di
Plinio
che vi
si
il
mi-
si
per
impa-
58
rano; oltre poi
leggere
fama,
V autore. Finite
il
ma
il
sviluppando
che vi va
cui
di
l'
impresi di
epistole,
che
letto parola.
io sentii nel
tosto, buttato l
egli si professava,
d'
indegnazione; e
libro, saltai a
il
moto
tal
gridando
e
I'
amico
avresti
1"
me
dissi
stesso
emulo
1'
Plinio mio, se
ammiratore
di
tu
eri
davvero
come
ecco
Tacito,
senza pi aspettar ne
dopo, ripigliato
mio Plinio,
il
La mattina
o,
nuar
un
panegirico
eh' io
avea
lessi
delirando
scritto
la
feci, o
credei farne,
il
par d'ore
di entusiastico lavoi'O
dal di 10
me
al 17 di
so chi
una burla
fiato,
gli occhi,
scriven-
che dopo un
con
pen-
come sempre
mi d questa febbre
marzo;
d'
e distribuito e di-
mio
mattina innanzi.
ne
pi,
del conce-
quinta mattina,
59
primi
spiriti alla
sua oratoria
politica.
gloria
e.ssere
comune
fra
fuorch
principi,
fondatori o restitutori
Ed
libert.
di
egregie
in
tue
vittorie
se
fatti,
Roma
e rinnovatore in
dalle
ed ogni
inaudita finora
la
antica
dell'
la
di
tu,
fama
di
chiaro
aspetti,
ti
arti
le
non vere
vati animi
lettere e
dei
servaggio
il
fama
potesse,
in
cei-to
da ogni turbolenza
cittadini
tal
ad
uomini gi
liberi partorir
arte,
ghissimo regno
che
molto
leggi,
d'Augusto-,
pure
solo
egli
se
sunto
nome
il
appena
all'
troppo
eh' io
lun-
allorch,
tacendo
le
pacifico
valuta nel
si
le interpreta,
sner-
ove tal
distn-e,
impero, altro
pi caldo desiderio in
petto
memoria
pur anco obliare. E miglioi-e e pi certo e pi efficace mezzo
ad ottener tale intento sceglier tu mai non potresti, che d
non accolse che
ed in mente
sempre
di farne per
la
Tiberi e
lor
uomini, neppur
tai
mostri;
o,
simili
soffre, direi,
nati
il
peso
delle
Neron
imperio
da Natura
che vengano
appena, sotto
all'
leggi
degi
generat:
e
della
Ed
la
scellerata
baldanza
la
inumana
stoltezza
crescesse
in
60
tirannide
berio,
d'
il
d'Augusto; come
alla pusillanimit
Caligola,
umano governo
intera
ti
le stragi,
principe
le crudelt,
mali
fatti,
una
riassumere
recen-
pu
in
tutti
violenze,
le
somma da
pochi anni
tra
sotten-
di
Tristo, orribile e
sopra nomati.
breve intervallo
il
mezzi
Ti-
di
senza limiti
poi,
di "Vespasiano e di
coperta
crudele
Nerone, di Domi-
di
mite e
lenta
la
lui
le
rapine,
dei
onte,
le
mostruoso futuro
quel
autore di
impu-
a te
essi,
tati
nome
tiranni, ese-
hai.
1'
figlia.
fratello:
1'
essersi la-
ma Roma
gli era,
ma-
gnanimo
che se
in ci
SI
privato,
le
clemenza
alla inopportuna
ma come
Tito,
atroci
gli
terna inopportuna
pietade
sola repubblica
ti
fa
d'
di
era
dunque cagione
Roma. Felice
figli,
conti!
parenti,
Nessuna
te,
ogni
tante
dell'
Una
fra-
ultimo e
pi
ingiustizia,
soglio.
cara
cosa
nella
nessuna crudelt
Ci
le
ingiurie, che
61
puoi a chi
il
maggior
potresti di
migliorato
spetta
per sempre,
dubitar tu
tuo
il
lustro e
il
ti
Roma non
creatore; e se in
spenta
il
magnanimo
verace
del tutto la
memoria di
romano tre
1'
odioso
nome
nosti-a, Y
obbedienza,
e giustamente
1'
comando
assoluto
sterminato tribu.tasi
Ad
ma non
riuscir
ti
quel funesto
tu
lascia, se a te o alla
ti
procacciare,
la
amore, la gratitudine, se tu
1'
infamia
Quanto pi a grado
che
di re
o possanza
venerazione
tuoi
potenza
ma
alta prova,
pensiero,
sempre
dubitar
serbi,
tua. ossequio
sicura, tu metti
si
Roma
e te stesso.
io,
tua detraggo.
esporre,
non
me
Il
il
stesso procaccio; n
mio pensiero
Un
principe, a cui
ti
quali
ed in
me non
sicura: ci
farla per
La
nel
pubblico
il
far
chiaramente,
sempre
ardirtelo
di
sei, o
cittadino
vero,
egregio Traiano
tal
in
Roma
felice,
grande, tranquilla
dire
il
libera.
legittima autorit in
senato.
1'
disdegni, in privato.
della virt
aver egli di
animo. Tale tu
di principe, V
mostrasti.,
tra'
si
pai'-
non
ma
prova,
la
alcuna
atto,
pensiero di tutti
il
mio coraggio
del
Traiano sublime.
da radice
magnanimo
ticolar gloria a
Questi
Roma
libera
ne rivestivano a
vicenda ed
tempo
62
consoli,
tribuni,
ma
dittatola.
da gran
sommessa voce
questo consesso, tremando, rammemorate. Piacemi qui,
non pi mai,
col
con
non dubbie
parlarne io in
delitto
e libert,
il
desiderarla e
console, che
Il
Roma,
ricordai'si di
il
sersi mostrato ai
il
un anno
d"
nemici di
l'
provvedere
d"
Roma
rinascimento di essa.
al
appagavasi dopo
impero
soldato ed ai propri
es-
soldati
gnit
le
bile e pi durevole
ed amante. Quindi
componea
si
di
sopra chi
cittadino
un pi no-
conosciuta
la
ammiratore
n'
consolari
nerabil senato, che per tanti secoli era dei re della terra
mirazione ad un tempo e
costrinsero poscia
e con
somma
Roma
quasi di
dalle
pi
costumi e di
cittadini,
che
tosto
di
Roma
am-
capitani;
lungamente
cessarono
Roma
niente
d'
il
es-
o dall' Italia
1"
e troppe guerre
suoi
ma
Le lontane
terrore.
comando ad alcuni
almeno,
il
barbari
mal cono-
con
in fomentare
molte ricche
men romano
lor
lungo
il
d"
farsi
frattempo: quindi un
civile
non
soldati; e dal
fu n
esser
potea
moderato governo
tosto
il
senato nostro,
le
tacita-
disciplina
adoperava.
di loro, si
mente
che,
prede saziandoli,
pretoriane coorti;
punto in
centurioni;
sacri consoli,
63
1'
quale?
Roma,
nome
appellarti
potesti;
cosi
Ma
tempo
il
pi bella
da medica
si,
man
tue
le
ristorate,
vuol
Gli
farsi.
romana
novella e veramente
lui
che sotto
eserciti,
sconfiggere e debellare
noscere
vedimenti,
essere
d'
il
flagello
da cui riconosceva
cito,
esercitarlo
ora e
affidavasi,
momento
veramente
degno
si
ei
appresta
d'
che
dell' Italia
umani
somma, che
finora
pacifici,
far ridivenir
verace
baldanza ad ogni
soldati
suoi
saranno
provincie
la
stinti
avviliti,
dell'
sono
chi
nemici
di
impero,
dai
propri
per
la
cittadino
il
soldati
atterriti,'
veri
contro
al di dentro
soldato,
Da
questa
nomi,
ogni
per
della
romani
combatteranno.
felicit
cittadini
conservazione
non oppressi
quali,
aspettano che
la
Roma,
possibile,
contrade
le
tutto
stessi,
oziosi
essi
salvezza
cittadini;
santa agricoltura,
propria
necessaria
la
arti,
Traiano,
soli e veri
per
le
un uso ben
ridivenir
dell' altre
soldati
rifatta
lo
terrore
il
mobilit
cui
nel fare
commercio,
il
ne riportino.
dirsi
rispettare, co-
a
in
in esse
gli
il
della
non schiavo, a
nemici, che
citt.
che
le gloriose
meno a
aman temendolo,
ma
riceveano
disciplina
tuo
nu-
eserciti
da
acerrifarai
ti
pi
vero
cittadino
tempo, che,
il
sovrana
console
unico,
giunto;
al fin
piaghe
bissime
tempo,
lodevole
cui indi-
odiosa differenza,
tolta
distrutta.
Cittadino, in
libera
contrada, vuol
64
dire
libero e sicuro
mogli,
delle
dei
posseditore
di
figli
aver suo,
dell'
del
Roma oramai
saggio senato.
abbastanza: spandasi
vera ed
bert
il
malvagia am-
ha,
se
impero
suo
del
confini
pe' vasti
di un non
non troppo,
cupidigia
rea
conquistato
maschio pensare
tale
la
onor suo,
uomo
non per
capitano;
dell'
medesimo. Ogni
la
maggiori, e
de' nostri
li-
Roma
ne furono
blica,
corrotta
di
Ma
rimanendo.
distruttori ne saranno,
grande repub-
troppo
ne son
sovvertimento,
il
immensi, perpetui^
moltiplicati,
esecciti
frutto
oppressori, e
gli
desideri ne spiasse,
terra, quieto
libert, basterebbero.
men buono pu
in migliaia
pen-
uno ne troverebbe
civile vivere.
non
ciascuno individuo
di
e sicuro vivere,
sono
pi
donde mai,
contrario
il
figli
d" essi o
d'
ogni
tanto
la
umana
di
affetti
rattemprano
ferocia
fanno;
domestiche
delle
privi
delle
dolcezze,
altrui
alle
rapine e alle
mal acquistate
compassionevoli cotanto
ricchezze
ci
a continua e dura
avvezzi
obbedienza
quella
costretti,
re-
ragione,
ogni
ogni
speranza,
armi in
han
saranno,
mano
la
Roma
soldati
spada
e la
di
che
tali
cittadini
soldati
esser
vivendo, ogni
loro
soldati
Roma; ma
distrutta.
somma
ogni
ordine,
cittadinanza
debbono,
Roma
sempre
Ma
d'
nella
nione
consiste,
umanamente
dispersi,
divisi,
65
loro
e,
riu-
uomini
Traiano ne faccia.
clie
di cittadini rinascono
sola
trattati,
migliaia
la
oppressa
spariscono.
struttori di essa,
che
terrore
il
superbi eserciti,
a'
Ed
loro
in folla
si
per la creatrice
questi
sommo
splicabile e
per un
un bene
di
core ben
fatto
tuo
libert,
veri
principalmente pe'
un
di
appena nei
giustamente cagionano
da prima
le virt,
dagli immortali
era
di
un
ine-
infinito,
magnanimo;
il
inquieti
che
ostacoli
gono costoro
soli
libert:
vedono
qual
fine vi si
alle
ranno quelli pi
da
novit delle
mutazione,
tal
maggiori
del
dagli
vero, ritrag-
Romani,
e perplessit. Pensate, o
distruzione.
e dalla
soldati,
ne invadano V impero
fino
soldati
assai
dall' addormentai'ci
dispersi a pena
trovandolo
infinito timore
e pesate qual
debbono sconvolgere a
si
col
nel seno
di
da ogni parte
la
passeggera fal-
non
nemici
che,
di
Roma
quanto vi nocquero
Cesare, da Galba, da
Ottone,
stessi
senza n pure
N[erone e
solenti coorti?
scattava
il
velo di
Domiziano, in
Roma
Roma
stessa
ma
le
del
pretoriane
loro
Campidoglio
libera rimaneva, e
si
inri-
vincitrice indi
66
Da
da questi
eserciti,
Roma, saccheggiata,
pure col sangue
signori
profanata,
arsa,
riscattava; ed
si
necesst,
si
prima
il
pi degno
satelliti
avvilita
oppressa, e
doma,,
vinta, e
ma
e-
necessariamente
si
Roma
se
lei?
schiavi^
disti-utta, n-
di opprimerci, corrotti
di
veri
ai
figlia,
ci
sarebbe
di
ed avviliti
n'
imperatori di romanf
crudeli
questi
pacifici
vili
coli'
finir
ma
mura
in difesa di esse morendo; o vero, come vii gregge, senza n
pure attentarsi di piangere, ad uno ad uno svenati da un nonon
vinti,
generosamente
Ma
cessi
nessuna
di tali
felici, soldati
da
gran
il
Giove
vicende soggiaccia.
dezza di
Roma
consistere
immensit
nella
dell'
rinserra e costringe
il
tempo
nell' esser
che
F han fatta
che
riordinatore,
il
si
libera
costumata, non'
allargando
vizi
ripetano in
somma
e felice; e quelli,
antichi
con la sag-
mani vedendosi,
Traiano ad ottenere un
Roma, che
Felice
custode ritrova
felice
in lui
doveri di
cen-
umano, inaudito
comizi, estirpare la
il
cosi nobile,
e in vigore le prerogative e
virtA
le
in tutto gli
fine le vaglia.
eh" ella
magnanimo
sore,
si
impero,
si
neranno
Roma,
ai
si
si
conservatore di
chiaro-
ciascuna dignit;
air
nomi
in
all'antica; raffrenare
il
osservanza
le
leggi,
lusso sterminato;
per
rimettere in piena
magnanimo esempio
sottoporvisi
son questi
egli stesso:
l'altezza dell'
animo
mensi, che a
cotanto
per cui
Ma,
solo accordati.
questi
Roma:
riserbata
cui
im-
obblighi
gli
questa la via,
divinit,
fossero,
uffieii
son
avr
principe
onori della
gli
non
fanati
divini
Traiano:
di
67
a Traiano
se laida
nomare
venerar
ratori pi crudeli e
che
scere
e
men
impe-
altri
far rina-
memorando
Traiano uomo,
il
eternamente venerato
divino ed
Augusto ed
di Cesare,
di
veri
Roma
come
nome
il
di
spontaneamente restituiva,
liberi
Gi gi mi
la caligine
si
dei
passati e
futuri
secoli
involvendo,
pensier
il
e d'
ne' suoi
felicissimi
tempi, qual
di
ombre
tanti
aspetto
quella
altri
nell'
romani, mi
illustri
che
sciassero
nei
Roma
qual era
con
quale,
nostri,
magnanima
Roma
veggo
io
ella
essi
scorta mi
si
abitavano.
quanta
felicit
qual santit e
in
severa
si
appresentano in lieto
gara mi
narrano
quali
osservanza
leggi
di
qual
tutto,
spirti
con
si
nobile tra-
Prima
Roma
1'
appunto
rinserra.
essere stata
il
sapere
si
68
fatta,
ed ignorarle
deluderle
trasgredirle,
sovverterle,
il
seppe sopra
dei
La
le
forza
tacendo, ogni
se qualche scintilla
isfuggir la
consecrata
tirannide
Deci
addietro
l'immolarsi
onore ed
utile ritornava-,
era
la
dove per
altri
lo
in pubblico
fra
morte, in
l'uccidersi
soltanto.
Curzi e tanti
pubblica vergogna
ed in
perdita;
ed infamia
altri
che
tutti,
forti
costumi, le domestiche
parsimonia nascevano
e
ninno
nemico
o dell'
lice;
grandezza ne
rare
mi
finora!
virt,
felicit
rovina
dalla
era
il
vedere
intervalli
la
n' stata
dell'emulo,
del
propria
felicit dei
mai ninna,
momenti in
cui
si
la
fe-
sicurt
ti'aeva.
forza
la
fede,
uomo
ogni
congiunto,
del
Pubblica, non ve
brevissimi
amicizie, la
vere
le
se nar-
tempi nostri
se
videi'O
non
se
nei
dall'usur-
pato soglio precipitare quei mostri, che fatto aveano fede essere in noi maggiore di gran lunga
che non in
Vitellio,
essi
la
Domiziano, trucidati
l'
crudelt efferata.
di pochi,
tutti,
Nerone, Caio,
vittime
cadendo, faceano
dei
col
loro
Ottone,
delitti
morir
loro
ai presenti
ma
seggera felicit:
tosto in
69
lagrime
Roma. Privata
tempi
orribili
che
di pas-
di
delle
go-
la
delle
libidini,
ministri,
sangue impinguati,
dell' altrui
pasciuti, infra le
inumanit e impudenza,
fra
tolli,
che
d'
ogni ricchezza e
grida,
universali tacite
le
dell' altrui
erano allora
le leggi
punto perch
Roma
Roma
obbediva,
ap-
elle
distrutte, rinvigorite
esse
da UNO.
uno
dall'
suoi con-
gravose
vicende ben
ma
il
le
per-
prova ne fanno,
lai'ga
Era
le
non meno
nella propria
le
d'
pianto
insoflTribile
romano popolo
dritti,
in
quei
felici
difensore acerrimo
tempi
ge-
d' essi,
discernimento, ogni
Il
popolo,
nome
di,
operante
che ora
soltanto,
romano
in ogni crapola,
creati
si
si
gode,
nei
ha,
libert
della
patria.
non meritandolo,
il
immemore
vuol essere:
in
tutto degli
i-icchezze,
gi
con
Un
dai tiranni
tal
i-apite
le
vili superstizioni
di, e
pienissimo:
ad un tempo di
70
Marte
figlio di
inti-
s'
tolava.
Roma ingombrando
un
voglia,
libert.
incutono
fiero
chiano
beato
benedicono
a poco
r
amor
ha cangiate.
timore,
dal
in folla
cittadini
fattosi
e di-
accer-
lo
ha mirato da presso
lo
lui
a poco
negli
l'emulazione
principe noi
un pi gradito nobile
reputa chi pi
si
lui
cittadini:
che
armati,
-d'
il
gnitoso corteggio
nubi
folte
ancor che
pure,
al
ben
dirsi,
il
oppressi
verace valore,
insultanti
il
Palatino torreg-
ei
fa
loro
immensi
edifici orgoglioso
gli altri
altrui si
velo
mi
lor nullit.
egli
dei
vili
alla
ascolta,
ben certo
pareggi;
la
di
si
ma-
ogni et,
divino,
d'
una
di
esso
vengono
co* loro
occhi un
sudditi,
uom
si
testimoni poi
Ogni padre, baciando ed abbracciando i suoi figli, per l'alFigli miei, che tali da oggi
legrezza piange, ed esclama
soltanto
jassicurati
riputarvi
mi
siete
nomarvi incomincio;
da oggi,
figli
miei
cari,
io
le
pavento che
vi rapisca
.gli
antichi moribondi
violenza
la
occhi
L veggo
il
ricco,
non
custodire e nascondere
li
jd
vece che
le leggi; in
spogliamelo
di
la
ritolta.
suoi tesori
serberanno
non contenti
"fama, sotto
Qua
legittimi
non
disperse;
principi,
chiusi; voi,
eredi delle
a,ssai
71
dai
crudelt
la
affatto,
anco
passati
la vita e la
il
il
limento e timore
sprone
all'
inacerbito
suo
cuore
s'
aggiunto,
Ma
nobile
'1
lusso,
ogni vizio
leggi, inutili
il
soverchia.
mortifero
delitto,
non
rafi'enato
o sbandito
da sontuarie
ma
vilipeso bens
mai
ville,
pando, degli
stino
Le
il
immense
aratro
boschetti
e giardini
restituiti,
di
lungamente
che, la
stati
il
dorate
la dispogliavano,
messi
copiose
agricoltori.
occu-
Italia tutta
fan
al
pri-
liete
Gi gi que' luoghi,
le
si
avvedimento provido
timore
i
vicini,
Le tremule
ispesa
voci ascolto
dei vecchi,
nessuno,
nei
pace; infra
vecchi
in
congiunti,
finora
la
male
felicitar
stessi
cui
72
si lieto
han
visto
dietro nei
Traiano.
fami gladiatori
per anco,
osceni
bel
domar
strieri
possanza
la
a militar fatica
membra;
altrove,
sudore
nobil
di
adin-
espresso-
feroci
di
sotto
le
de-
addestrai-^
lotta
non pi contaminate
robuste, libere, e
le
l'
g'
consumava; eccola
Marte:
di
fra
danno
con
giorni interi,
per
conviti, e
sue-
armi co-
pesanti
Tevere l'onda:
somma
per tutto in
verace sollievo
a'
suoi genitori,
mara-
la guerra,
qua
dell'
quelli, a cui
cui,
pace
accordar la
sublimit
la
lascia;
cui
libert,
materia
tacciono quegli
altri parlatori
servit di oratori
niego
una
il
ma, colpa
il
Ma,
pur
dispersi,
tanti,
poca maest
augusto senato
di tal ordine,
maest; non pi
Il
senato di
contendere
non pi
d' esigli, di
Roma,
'I
il
tacersi.
delle concussioni
dei tempi, no
sempre
non pi conoscere
la patria
avviliti e confusi,
In questo
ragionare
al
amor per
di essi
popo-
muover
maestra dell'energico-
discutono.
soggetto
del
del
leggi,
le
al
vizio
dei proconsoli
imperante;;
e
questori
provvede; la pace
mantiene,
la
e,
73
soldati
capitani
di
guerra pi disastrosa
e terribile vince.
La
romani
di veri
ti'ionfi si
soldati timido
un' altra
volta
un
carro
eccelso
ma un
veri applausi
mente ascendere
Campidoglio, e
in
sovra
che visti
Non
adorna.
di
del
imperator sottoposto-
libera
gioia modesta-
proprio
valore
di
cagione ed
frutti.
Delle superbe
fro ed
immagini
marmoree
ben giusto
una vera
repubblica
si
coronata di
fango.
fiori,
a vicenda la
veggono.
chi
1'
impero
assoluto
avesse occupato,
immagine
ramente cessato
dei cittadini;
sforzi,
si
di esserlo,
Roma
si
la
riaccenderanno a virt
cuori
mille gareggieranno
sia
erette a
in
maggior
dovuto schema
Le poche
ha l'impero,
virt ripreso
di
il
statue, che
Romani
ben
verranno.
Le ultime provincie
popoli sono, in libert,
dell'
ma
romana, tornate,
vinte da
Roma
ro-
74
inane, quanto
fi
libei'e
nemici
ombra
all'
diverranno.
basteranno
Toman capitano
condotti
non mai
secure
ricche,
stesse
con
popoli,
loro
migliori leggi, pi
di
difender
romana da
disciplina
Roma
da
ribellarsi
oppresse
potere
arbitrario
rmi, tanto
lieve
pili
un
di
re
sar,
avranno sottratte
le
felicit
le
romane
compagne, nel-
serve divenute
di
ba-
avari
citta-
ma
tutti, e la
salvano;
tutti e lo
spengono.
se
Roma
Gi gi questa
seconda,
1'
avanza.
di
una tanta
un nome
venerando
Traiano.
Non Romolo
teramente non
poich" egli
che
e tei'ribile, pi
co
la lasciava;
'1
il
restitutore,
fondar la
cacciarne
'1
non
novel creatore
il
citt,
non Bruto co
son
primiera ag-
virt alla
in
fama
son
tii-anni,
anzi,
ritoglieva,
ad un tempo
a s procacciava; non
eroi cittadini
co
'1
ai doveri di cittadino
co
'1
latte succhiati
Roma, poich
si
soddisfaceano
nes-
di
scellerata
d'
ed infame,
la
trasmutava in
non
libero,
sotto all'impero
di
Claudio; sfuggito, per miracoloso volere dei numi, alla persecutrice crudelt dei susseguenti tiranni, e pervenuto finalmente
all'impero; avendo
egli,
per propria
esperienza,
non meno
nell'orribile
timori e l'in-
timori
rimorsi e la vilt di
75
come pi nobile e pi sicura e sola dignit veramente orrevole all' uomo, di farsi e di essere cittadino di roma.
E, per esserlo egli con securt e diletto, un tanto bene a tutti
sceglieva,
gli
ai pi
XV.
Vittorio Alfieri.
li.
potr
il
2",
parziali:
ma
il
sentimento
Io
di parlar
italiano e di cose
due anni mi
mio
si
italiane:
di
tutte
privazioni che
come Voltaire
da
grande
e ci con assai
certo,
Rous-
seau, avessero dovuto gran parte della loro vita andarsene erranti in diversi paesi in cui la loro lingua
fosse
stata ignota
non avrebbero
come faceva
tivi, costretto
ropa da
noi,
tale si
dell' arte e
tenace
per mero
io
parlarla,
e la
conversare sempre
lo
1'
Eu-
pur
76
troppo tuttavia, e non poco, una gran parte della stessa Italia,
Che
sui nescia.
giamente
anche per gT
se si vuole
che
si
ed intenda
e gusti e
Con
il
legga
Petrarca? uno
occasione di far
tal protesta), di
ogni
di scri-
di
cannoni ed
non
ignorati,
inglesi
vadano ponendo
eserciti elle si
versi italiani
purch ben
torniti,
d' altro
immediatamente
tutti.
Troppa
esser
letto,
la differenza dal
orecchi, ancorch
ai propri
applaudito ed ammirato da
suonare
nessuno
ti
la nobile e
ascolti, al
vii
tanti
ti
ora
vessi
moda. Piuttosto-
in
di
soave arprt
suonare 1a
orecchiuti
ascol-
2.
Tra
le
nostra
cagione porta
stessa
al vero
che
gli
forti,
si
nella
di
Italia,
non aver
abbisogni
base
d'
che
Ella
si
bene
un principe. Questa
un impedimento necessario
credo fermamente
liberi,
d'
ogni
in
era
il
tutte
le
passioni
loro
sciuto air
troduce su
ombra
di
le scene,
ardenti,
retti e
magnanimi. Tale
fin
dove quella
suoi funesti
ranno
efiFetti:
77
gli
ma
tutta la
in
sionati
ma
onde non
non
va pensato
ci
un mero piacere
tendo
che
ci
potessero
far
aurora di
reciteranno un
ammet-
ottimo,
si
principi
vero teatro da
ci
lusinga,
il
d'
amore,
non vedo
tal
mo-
privata e pubblica,
Ma
g' Inglesi.
nobile
arte
lagrime,
il
cosa:
coltura,
arti, vita.
Greci e
suppone educazione
poi
eserciti,
Romani,
commercio, ar-
V esempio per
lo
hanno
virt,
suflFragi, le
me
lo
Francesi e
come
d'
ogni
d'
Le
Atene
generosa
non
le
attore,
che
XVI.
Vittorio Alfieri.
enormi
78
non ne fu
l'Alfieri
ebbe
1'
Byron
al
rimiro, nessuna
Non
so se
1'
Pv.ousseau, e
e nel romanticismo.
esservi io nato di ci
nostra Italia.
il
Ed
storie.
che
d'
ma ben
manente
arti,
altrimenti
oltremare ricevute
d"
Europa
oltre
ai
stanca, vecchia,
Ed
lei
anni, colla
che
imitate.
Ed
il
pur quella
tutte
altre
ingegno
tribu-
regioni, abbracciano
tutte le
umane
tempo una
diversi tempi,
fa-
assai
ma
semjjre
pur
somma
che
maggior copia
di
ria
ri-
belle
ancor governava e
sola astuzia ed
vero, di
battuta, avvilita e di
colt
Europa
d
il
dire
pi assai riprocreate da
in fine, che
ricovi-ate, a
fossero.
si
rimanente
il
un tempo
pure la stessa
era
diversa,
riuscivano
glo-
secondo
a procac-
commettendo,
eh' ella,
d'
nulla
manca per
il
la
Europa abbonda
trada
di caldi e
che
ferocissimi
il
campo ed
spiriti,
i
cui
mezzi. Ma,
conservi per
79
via d un tal mezzo tutti gli altri: alla giusta e nobile ira dei
aspetta poscia
si
campo e vittoria.
L' Italia dunque stata sotto tutti gli aspetti ci che non
sono finora mai state V altre regioni del globo. E ci attesta
che gli uomini suoi, considerati come semplici piante, di pili
procacciarsi e
disnaturi
il
le
piante
le stesse,
ancorch
malvagio
cultore.
nello
per
terrena
stesso
tempo
alcun
Farmi
in
le
che
oltre
l'Italia dal presente suo stato politico possa, pi che niun' altra
regione
d'
debolissimi
per finire
principati e
tutti,
soli principi,
almeno
senza riunirsi
sotto
due'
allora riuniti
del
avranno
ed illuminati
tutti
la
Itali,
pi per non
scor-
ha sempre racchiuse in
darsene affatto
repubbliche,
bei't
pur
si
le
stessa,
il
quali bench
affatto
la
vantaggi, alcune
pu senza
italiani
clta
ma
che esistere
troppo guasta
spo-
nei
Serbano
che ad altro
moderni sontuosi
suoi
g'
italiani
una
edifizi,
certa
cosi
fierezza
al
che
pubblici.
carattere,
ancorch
privati
di
essi
incensano
lo esecutore di esso
si
e si
1'
opjiressore;
'"
ma
-bborri-
80
come nazion
giano
jjato
il
militare,
ma
re,
con
vezzeggiano ed
mentovati piccioli
maggiore avvilimento
assai
princi-
il
il
sintomi
ma non
addormentato
di
estinto
bramare, che
g" italiani
da
come
primi,
un nuovo
esse
grandioso
aspetto
durevole
politica
di
societ.
il
credere o
uomini non
il
dire
che quanto gi
possa pi da
si
altri
uomini
stato
rifare e
fatto
dagli
massimamente
questa
la solita e ottusa
arme
sente e
riflette
Ma
non possono
da vero. Questi,
non vede
romano nasce
se egli
e dei Regoli, gi
e la loro
certamente
cosi
che
colui che
nei divini
na-
turale delle cose, peggiori nascendo, fra pochi secoli la repubblica in perdizion
presente
Roma
si
manderanno. Ma,
trova esser nato,
tempo
se
si
Deci
allegra ed innalza in s
risorti
ed
Regoli, stante
Italia,
dunque
non potr
finir
fra breve se
con un assioma
la
al
mo-
non retrocedere.
affatto
diverso
da quello
molto laudarla,
lo insegnarla,
nuli' altro la
r obbrobriosamente reputarla
impossibile.
81
XVII.
Vittorio Alfieri.
che
il
il
Da
primo
scrittore che
il
stri
nomina
io stava
lingua
scordato
mano
e
d'
aver
il
popolo.
sento anch' io
e intelletto
avuto
ai vo-
due Bruti;
loro
Ben
innocentemente facendo
bisavi
chi,
offesa,
per
essersi
dalla
di
attribuire
interamente
natura, credeva
Ma
se le
uon scevra
di
vostri bisavi
mi veniva
io desto,
lio
di ci dato biasimo,
certezza,
clie, se
dai
od ai pi.
Parigi^ 17 gennaio 1789.
lui,
clie
di giovare a
82
XVIII.
Piemonte.
Italaniti del
il
capo VI dal
fu
contro
una battaglia
libro Dell'
ii
pit
che trattalo
francesismo
ma
nazione piemontese^
all'antica,
potenze d'Italia
in
di
buono
fu
proponeva
nel 1791
grammatica o
Piemonte.
italiano,
di retorica,
Napione
Il
dice,
per quanto
fe-
stabilirsi della
Repubblica Cisal-
che fosse
idioma, se
il
o vero
francese
il
l'
ingegno
1'
italiano,
io
modo che
vantarono, in un
dando
della
fosse
spetti far
le
armi pie-
co' pi
disegni
uomini
grandi
vegliarono
e
di
stato
tutela
alla
cosi
prosperit,
costumi spiega
libert.
di spiriti italiani
nostri
nazionali
non
principi
pubblica possanza
sarebbe
i
loro
sarebbe
colle opere
stesso
facolt
suo clto
dico che
difendere anche
il
in
il
ed
allo
si
che secona'
progressi
convenientissimo
nazional
il
Ed
ognor
carattere ed
dimostra ed invigorisce,
diversa
che per
altri ri-
pi riputati
ministri
dobbiamo.
Persuasi
nostri
regnanti
ed
loro
avvisarono
che la
lingua
dovesse nel promuoverne e coltivarne le propensioni e la naturale indole, e giudicarono di maggiore importanza, per conseguir r effetto, un tale spediente, di quello
che comunemente
Emanuele
83
a pena
Filiberto,
rien-
trato in possesso del suo antico dominio, ordin per legge, che
mentre
le
si
lombarde proseguivano
provincie
vicine
lingua
in
dettar
pubblico
del
cosi
come
dur
che
pratica
latina-,
que' confinanti
in
paesi
sino a questi ultimi tempi. L' adottare, ansi V ordinar per legge,
mare
il
come
di fatti in
modo a
solenne
non
che
stato,
repubblica
colla
Venezia,
di
pi
il
abbiano
sovrani
nostri
ben
coni' ei'a
antico
grandemente a ragion
destino
del
della vita
a'
n"
1'
pi-
che
antica
arti
seppe
Italia
d'
animo ed
nome,
il
principe
di
ed
a"
egli final-
serbare
di
italiano.
chiari ingegni
edifici
d"
in
cui
La
Ita-
sontuosi
Firenze a Mondovi; ed
mente
la
suoi servigi;
velle,
1"
pregiava,
si
non
di lui
d" Italia,
armi
lia
dopo
avuto guerra
conveniente
principato
repubblica
e col
le
ed ultimamente quella
esempio, ed anche
vi fosse
i
die in
il
come notano
italiano,
operazioni sue
ambasciadori veneziani
relazioni degli
mai non
rimanenti
le
pu chia-
si
principe
di
tipi
altri
imprimeva
uomini
il
di
ristaurata.
Torrentino venuto di
grido italiani instrui-
il
da
lui
novella-
conte di Camerano,
d'
uno
madama Margherita
venivano dai
spirito e d'
ma-
un cuore, tuttoch
secondava
84
il
genio
dell'
Ed
l.
il
unico
figliuolo
letteraria del
successore?
suo
i,
mentovato,
poc' anzi
Giraldi
Il
si
mezzo pi
il
cose
sulle
zione
da
lui
di tutti
una maniera
pensare
genio dominante,
il
il
di
riesca
carattere
il
politica,
perch
temperamento naturale
avendo
di
di
da dire che
mente un
ragion
sapienza
un principe
d'
profondamente specula-
personaggio
maniera quel
ogni
di stato pi
operare in
d'
instituzion
l'
molto
bene
italiani in
di quella
scorgea
un colla lingua
1'
vie pi
era
pi agevolmente
un
in
Casa
di
l'indole
perch in
Savoia,
solo corpo
d'
il
fine,
costumi
ne' popoli
allora posse-
servissero
a riunir
di
e radicati
che
si
dominii.
Che
il
dal duca
sistema abbracciato
raccoglie, che
Filiberto in
politiche specu-
casualit, da ci
pi-ineipalmente
il
gere e persuadere a
Francia pi tosto
mera
Emanuele
figlio fosse di
seguire
che quelli
in
modi
d' Italia.
Piemonte
le
costumi e
Non
parlo
gueri-e
met
marchesato
1'
di
le
idioma
del
di
lungo
invasioni
Saluzzo insino
al
corso
Lascio
anni
di
mal grado
saranno
si
Emanuele
Quello
creduto
pi,
eh'
loro
di
buona parte
Germania
di
duca
del
d'Italia sin
principal
la
Egli
da' monti.
in
d' Italia,
e di
so-
altro
dover mostrare
secoli
di
cui forse di
un
progenitori
residenza
segnatamente
pregiudicio, cui
forse
lungo
cosi
in
cose francesi, di
le
spogliati
85
corti
educazion
n'
oltramontani
sua
ebbe tutta
gloria
la
furono;
poi vescovo di
Losanna;
portarlo
dominare
a far
in
che
sciuto
poli
doveano vincerla
menti; se non
della
Casa
1'
d'
allora
gloria,
la
di
sa, figlia,
costumi francesi, se
indole
stessa naturale
de'
po-
avesse antiveduto
Savoia
di
nome
Non
Piemonte
della sua
rispetti politici e
che
di Francia.
ispecie
la
monarchi
in
Ginevra barone
di
suo
il
colui
Aimone
fu
si
la
che
innanzi
il
nerbo
della
potenza
rinomanza nel
far
rispettar
di
il
italiano
bevuto
fa d'
si
d'
uopo
di
pregiasse
di
coni' ei
fu
cuore
l,
im-
cresciuto in
marchesato
si
accorasse, disgusto
lui,
fin
contribu
quasi ad unico
86
campione
riguardassero.
d' Italia
qual fu
arti,
uomo
che da
lui
non indirizzasse
tempo
fatto
popoli
vigilie
tutti
in Italia di qualche
alcun
che
alla
prudenza ed
civile
Se
felicit,
men
de"
che
fecero
il
nostri
uomini
le
e clti
ed in
in
i,
negozi
politiche
1*
addurre
1"
ogni
impieghi
in
esempio
negoziazioni
d'
si-
di stato pi riputati
gravi pressoch
co' prin-
nudriti, tutto-
ed
rilevanti
se poi
nelle
un
genio
institu-
erano
adoperati.
di
filosofica
ch assennati
aperta e
principi
e la
il
scrittori.
fratelli
importantissimi
nobilitano
dovesse della
si
comprova
della
opere di lui
le
professione
non
pregio di letterati; e
il
catalogo non
dichiarata
sue
frutti delle
di
tutti,
maneggio degli
e nel
senza toc-
maniera primeggiava
a'
affari
tempi
pi
che
il
la relazion
governo.
meno
il
tutto in breve,
pi celebri
nazion
il
che non
perarne
r idioma servilmente.
direi
cosi,
seguire
italiano, in
nostra, esser pi
de' popoli,
modi
le
vantag-
pi decoroso per
italiani,
il
tra' nostri
costumi
usanze francesi e
La quale
ado-
inclinazione e spirito,
si
manifesta,
87
che neir abbracciar unicamente come propria, nel far uso pubfamigliare della lingua d'Italia.
blico letterario e
che
gli
Piemonte pi non
d'Italia che
secondi
della
esprime
il
mar
memoria
pu
se ne
prosieguo
che fa
sin
dalla
come
spiriti ripieno,
d' Italia,
dove la fortezza
in
del
romano
quella
regione
altronde discacciata
e virt italiana,
o dall' ozio
insidie ed
perigli
occhi di tutte
le
trofei
al
la
della
lingua italiana
leggiadri ed
ameni come
ne' quali
dell'
che da
contrastata; se esagerata
ed
pu aspirar
universalit
francese,
soltanto le vien
estrinseche
attraversavano
esposta agli
straniere nazioni.
alla universalit
altri
chia-
lo stesso scrittor
inclinazione
dalla
ne' soggetti
una
come si
cui,
dire,
la depositaria; famiglia,
imperio
cagioni
l'
du-
chi
convenga,
primi principi
prosapia?
SI illustre
nazion francese?
si
ne' scientifici,
maggioi-i
si
idioma
voglia
che in
si
adopera
a' di
nostri
il
francese;
come di maniere di
dire, pi sciolto, pi armonico, pi immaginoso ed espressivo;
perch mai noi piemontesi non l' abbraccei'emo e adotteremo
e se inoltre pi ricco
non tanto
di voci
ultimo
le naturali
propensioni ed
fosse la
proprii
scelta?
se
nostri interessi
dimostriamo
e zelanti dell'
onore
della
comune panon
88
chiari
ingegni,
in
ogni
di
qua-
lunque argomento.
XIX.
Pietro Verri.
invit
duca
di
Couaigli
il
mali
suggerire
non
accaduto
ii
invita
quanto
giovi
assai
la
le
presentare
sudditi a
alla
corte
per
a schiarire gli
si
li
potere
oggetti.
Da
questa.
di
questa provincia un
felice
pi
av-
rimostranze pubbliche:
chiesero
delegati
epoca pi fausta
loro, a recarsi
poteva desiderare
si
secoli
Leopoldo
di
ed
bisogni
a viva voce
Non
bi-
il
La Maest
loro
rimostranze e
le
vasi
meno;
Lombardia a
provinciali Hi
Ora s'invitano
monarca
uomo
all'
si
animano
sovrano, gli
Se non
esseri che
soffrono
al
esporremo
tutto, la
screte e
sensibile
inopportune screditeremo
la
causa
il
virtuoso.
la reviviscenza di
la
nostra
pubblica,
principii
cerche-
pregiudizi an-
nostra.
Non
vero che
da una serie
di
arbi-
degradati
nullit e
un
virt ed
di coprire
delirio
al
nomi
nostri
89
d'
infamia
presso
al
della
momento,
figli
o di
storia,
se-
eoli venturi.
Siamo
al
esempio
sione, suir
di
che
sar
memorabile sempre,
sar
si
quanto fecero
governasse, dopo
li
di alcuni imbecilli
d'
aver sofferto
disordini del
di
che
ci
uomo
fa testimonio
la
comando
senno dal
di
storia ed
il
ha assicurato
la ricordanza.
coir onorevole
nome
di
prudenza.
il
fuoco sacro in
1"
avvilimento coonestato
veracit
1"
ingenua, la ca-
entusiasmo nobile
vero:
La
somma
della
virt
pena
si
conserv
Ognuno
si
di patria si
dolorosamente soffrirono
la
luce.
nome
promossero obliquamente
ger di sollevare
uomini
che
li
vantaggi
di alcuni pic-
sprovveduti di ogni
non pensa
n.
Ma
chiunque esamina
si
la
si-
salute
prezioso,
narca ha in un
momento annichilato
la
congregazione dello
90
stato, tutti
ceti municipali,
tutte
ammimstrazioui
le
che la
piet de' nostri maggiori aveva istituite per soccorso dell' indi-
genza.
Dunque
base
j)er
tutto
il
Il
momento
di
Milanese
in cui cessarono
suoi
si
spogliati, e
sia pi
quello che
fa
d'
al
si
ragionevoli
sudditi
solo.
si
che
geme
da
fedeli
al
ci
Una
un uomo
di
il
la
quale
ed assicuri
questo
il
ai nostri cittadini
fine
Conviene che
venga garantita
tal costituzione
il
ministero
si
coli"
andare
facilit
del
del
il
riclamo
la libert
monarca dagli
dove
nuziale.
le leggi
Guai
se
Non
non
che rare
produce
del divorzio
da
e difesa
essendo
del
divorzi
contratto
miope a segno
la ripristinazione dell'
di
an-
ad esporgli
mali nostri:
di
91
non pu essere
monarca n mai esercitabile da lui immediatamente; ed ogni principio d'un avveduto sovrano lo induce a
stabilire un governo composto in modo, che V autorit de' ministri, libera e pronta, possa agire sin tanto che non offende o
mai
dispotismo
provinciale
questo
stati ereditari,
di utile al
danneggia
monarca
ma venga
provincia,
la
momento
in cui ne voglia
esposta
di lasciare
raffrenata
Non
abusare.
un potere
provincia di facile
ed oppressa per
contenuta
arbitrario
al
del
dell' interesse
una pro-
con repubbliche ed
liberi,
emigrazione e che
depauperata
danno
del monarca.
una costituzione
civile,
il
cercheremo
nostro-,
cerche-
Come mai
la virt di
responsali
sempre onorer
accoi-dato,
commissione,
di
parlare
eseguita
avere
d'
se lasciassero
la patria signoreggiata
per
tutti
onoratamente
marcire
sotto
la
importantissima
un potere arbitrario
leggi
il
cate di lumi
priet.
Ecco
d'
lo
animo, cardini
L'
corollari
uomo deve
vivere
tutte
le
sicuro
alcun altro
leggi,
tutta
emaneranno come
porsi.
di
ma
nome
man-
uomo rinforziamo
annientiamo
il
la
protezione
della
impetrare la protezione
la riverenza
ed
il
potere delle
92
pi luogo
samente
ingiusti,
rimprovero che
il
officiosi, ipocriti
voi
compensate
nione, e
ci
ci
non
se
Uomini inconseguenti ed
un governo arbitrario, non ci
opprimete sotto
ci
permettete di conoscere
che
virt
altra
d"
avere
facciano
Si
voi che
tutti
uomini
gli
1'
rimproverate
tenete schiavi!
si fa agi'
simulati.
un
d'
soggetti
ma non
nuit modesta
non
tremante,
alla
arbitrario potere
1"
inge-
ma
ma
somma
il
non
solo
oser compaiire e ritornare dal lungo esilio, e la nazione s'alzer dalla pozzanghera in cui infracidisce da secoli.
Sicurezza
sicuro sotto
beni.
protezione
Nessuno tma pi
ordinazione
tolta
sia
gli
avvenire
in
sia
nella persona
legge e
della
che
uomo
ogni
libert
la
potere
del
giudiziario:
o in carcere se
arresto
nei
altri-
non
uomo
proferita
da un collegio
prima
ogni sentenza
d'
ragioni. In
una parola,
minale degno
secolo.
Non
di
uomini di probit
sia
il
lumi conosciuti
sia fissato
vi sar
da insistere minutamente su
la
La
ed
il
il
in
tal
criminale, ed
al
di
1'
cri-
questo
proposito,
fatto
ammi-
Ma
sia
delitti politici:
non pu mai
onore ad alcuno.
ombra sacra
di
potere
togliere n la libert n
tal
di
proposito.
chimerica divisione
di
correzione, di ragione
stato o di spediente
economico o
talvolta la circo-
se
93
giudiziario competente,
senza che
il
suo
il
di
una legge
La
ed
r organo
tutti
Ma
sicuro
essere
non abbia
all'
quale
del
monarca
il
la
la
verit dalla
male
del
istrutto
per estinguerli
mera
capanna
cercano
si
modo,
illusione
bene
e del
le
pretesti o
mezzo
per
passa al trono ed
che fanno
d'
eh' ei
della
dire
tanto
scritta e proclamata.
corpo
corso la giustizia,
di
offesa
co-
ci denunziato al tribunale
d'
sem-
un monarca illuminato,
come
s stesso al
le insidie
dei
comuni; cerca
cortigiani,
eoli'
per accostare
un corpo che
formare
di
solo ed imprescindibile
il
d'ogni
sia al sicuro
difficile
la
mente pu ricevere
legittima.
subornazione e dibattere
popolo
il
La maest
A'uole sudditi.
rappresenta
che
gl'interessi
dal
pub-
quale unica-
di
Le massime
suo
del
modello degli
altri
regni e provincie
trascurando la
fanno sussistere
sidiosa
politica
nell'
scienza
della
ignoranza
bastava
per
loi'o
ragione tutti
matematica
o nella
di
societ
ed
s'
occupa-
diritti
che la
tenere
atterrita
sommessa
la
94
si
che non
nuovo giorno;
fatto luogo a
s'
mondo
regina del
forza stessa. Se
intermedio
potere
il
mali
che
popoli
dell'
lesione
notte
la
cui
ministeriale
ha
cam-
si
piega la
si
perseverasse
della
Ma
rapidamente
opinioni
le
biano; e l'opinione la
accorgesse
d"
ordine.
narca
e dei disordini, e
da ottenere questo
fine
catastro censuario
dividansi
priamente uguali;
scelga
ed
suoi deputati, e
mero
sia tale
corpo dello
il
da impedire
stato.
loro
il
ogni
che
Conviene che
le
aff"ari
vedr
la verit,
stri,
quali
sceglier
il
le
annebbiata
sono
agli
e veglier
alla
occhi
sei
mesi
allo
al
trono
de'
mini-
monarca. Ella
del
conservazione
radu-
monarca
il
in
cateratta
la
nuove leggi
Tutte
il
loro
il
ne eambi la met.
se
tre
le
nu-
la
questa massa
in
pubblico
il
masse pro-
in tante
gli eletti
minati formino
stabilmente.
possessori
comunit compresa
ogni
il
ottenerlo
i
momodo
Abbiamo il
possa informare
liberamente
che
lo stato,
mali
de'
conoscer delle
della
costituzione.
dovranno essere
stato
il
nella
quantit.
Non
si
il
quale
potr in-
Tutti
conti
il
allo
stato,
saranno
subordinati
all'
ad una
citt,
provincia
corpo rappresentativo.
ispezione
del
governo
al
d'impedire
la facolt
95
ogni
si
prende
atto che
possesso
suo posto e
tire del
li-
carica,
giurer
fedelt
di
Il
sua
della
dentro
monarca
inviolabile al
spese.
far le
di
sempre
tutti
se
ritirarsi,
non quando
rimpiazzato
sia
dipenderanno. Le strade
quale
lo stato dal
che
non sono n
servendo
all'
sime istesse
si
modo saranno
all'
all' altra,
l'
eco-
organizzi ogni
formati
d'
Avr insomma
manutenzione.
la
nomia appartenente
fin
municipale, ed in tal
consiglio
indi-
legale
stabile
la
il
1"
provincia, suddita
d'
un
1'
ha degradata ed
oppressa.
Riassumendo
qui
cose sin
le
principii e chiari.
gravami
ed
al
pochi
nuovo so-
dispotico?
Si.
Un
soggetto? Egli
il
tale
sommo,
il
primo
dei mali.
Possiamo dunque
sommo male
nella
titolo di traditori
putati
li
pi inetti
degli
uomini.
faccia
dell'
che
Europa
di
amare
servisse di modello
la costitu-
agli
altri
96
non
suoi stati,
una simile
possibile
Sotto
costituzione.
vuole
il
sibile
benessere e
la giustizia
popoli.
per fine
un
di
contentezza
la
essere
colle nostre
il
nere una
la
volta
di fargli conoscere
nime,
chi
affari.
sicurezza
che? Avrete
per tutti
di parlai'e
dunque accettata
voi
concittadini?
vostri
il
consultare
momento,
Ma
indossato
la
per
sublime carica
siete
se
stata virtuosa.
la
vi
pusilla-
timone degli
vostro
diffidato in quel
Chi
al
la
senza
portantissima occasione,
consultare
un'
voi
il
non operavano
alla vostra
re
quando
nostri maggiori,
nel 1185,
d'
li
il
25 giugno,
non dove
capace
Io
vi sicurezza
della pro-
siavi
maturate
vostri
consigli,
rappresentanza della
di voi
Non
sia
vi
di farlo.
unicamente ho dati
la
delle
af-
patria? Cosi
di
bisogno di otte-
il
mano
la
permesso
sia
ci
propriet P
dello
non stenda
imbecille,
massimo, cio
bisogno
de' suoi
non immischiarsi
di
pos-
ha per base
che
contentezza
la
comanda al ministro
deliberazioni, comanda a noi
sovrano
Il
giusto e
non
f/opoli
proposizione
la
ben
il
monarca che
de' suoi
ha
nulla
fogli
Non
citt.
precipitate.
pubblici,
pi
Mirate
intorno
esaminate la pub-
tempo da arrogarvi
al
soli
paro
97
potevate concentrare la
secoli
sostenere un'oligarchia;
1'
il
degradarvi ben
e torner a
che esercitate, o
decurioni,
illegale
non dalle
La rappresentanza
ed abusiva:
voi
siete
Milano nemmeno vi
citt.
samente
vi dichiara
impetuo-
mo-
il
la
vostri concittadini; e
voi stessi
ma
gotico e deforme.
dare
oi'a fa
medesima autorizzerebbe
la pratica
spoticamente su di
purch abbiate
voi.
Se
il
accontentate di essere
vi
partito, vi
sociali sono
schiavi,
i
il
nemici
annuncio in breve
d'
Eu-
anticiper
d'
annun-
comparire
siate nobili
stizia.
le
Date
pratiche
seguendo disinteressatamente
al
all'
monarca
la
esempio
interesse pubblico
umano. La
1'
felicit
il
ceto
la
un uomo dabbene
di
delie
leggi
per parlare
nome
di
quale instituito
so: le circostanze
il
tutti,
che
principii
e delle
Spogliatevi
il
genere
la ragione
e d'essere
pregiudizi
della provincia.
scelti
ragione e la giu-
di sagrificare
dell'
im-
degni citta-
pene. Cittadini
potrebbero
rendere vane
per ora
le
vostre
7
98
Ma
cure.
sempre
star
il
ranno, e
dura
nomi
memoria
la
vostri
racconto
il
pi tardi nipoti.
a'
Che
tradendo
s'
veduto
se trascuraste
custodita da un corpo
propriet,
e obliquit traviaste^
fausto,
si
costituzione
costituzione
che da secoli
procurare una
di
indistruttibile
la-
occasione; se
bella
si
un momento
non
dappocaggine
perdendo una
la patria e
quella dei
di
ad
altri stati
del
re
Leopoldo
riale.
Voi
invita
ci
avvenire
1'
giacch
tutti
potere ministe-
il
concittadini,
va sempre a terminare;
medesimo, che
ii
e della
dispotismo cosi
il
tradito la patria e
stessi avrete
un
re che
si
XX.
Alessandro Verri.
Al Pantheon.
Dalla sesta, nella parte seconda, de
l'autore imagin le
ombre
scoperti
in
Roma
notti
a.
se-
interlocutore guidi le
confrontare
Le
degli illustri
ombre
l'antica e la
al
lume
moderna
della luna
urbe.
La forma
per
La prima
e
il
colli e
parte
colorito di
fu
rioni
pubblicata
quello
spiri-
99
tualismo fantastico d'oltretomba che invalse su la fine dfl secolo; sente del
romana:
d'allora pi d'una
depressione italiana
maggiore opera
ispagnolo,
in
di
A. Verri
fu voltata
popolarmente
certo in
tedesco,
inglese, in
che in quella
il
inopportuno, e
volta
olandese:
in
letta
fino
in francese; e in
poco
dopo
18-10.
il
Le
imagini o busti indicati a pp. 101 e 102 sono di Camillo Rusconi scultore
milanese morto nel 1723, Annibale Caracci pittore bolognese m. nel 1309,
Raffaello Sanzio d'Urbino m. nel 1520, Flaminio Vacca scultore
romano
Gorelli violinista di
1713,
Pietro Metastasio
d'Assisi
di
Le
larve tacite
incominci
il
si
non
della via,
percossa:
volte
cosi
pur
fra tutti
gli smisurati
saziavano
nella
contemplare
di
quale
ergea maestosa
si
ben presto
ad agitare
fastosi palagi
contro
resistito
la
Colonna vinci-
quella
il
fortunate
le
fulmine
all'ira
1'
ha pi
de' Barbari,
che
trapassata la met
veggono scolpite
si
di
Ma
diverse
si
imprese
lati
voci loro
in cui
parte avvallata.
divenuta
la
loro.
mine
stanza dei
si
Quindi
compiaceano
io
di merci,
parea strano e
tristo
ludibrio
maestoso
dell' atrio,
nel
quale
greco
stile,
di spaziarsi
mal, diceano
le turbe,
di
fortuna.
le
L' aspetto
colonne di
il
Terme
M. Agrippa, veggendo
quale io
il
sperai dovessero
Come,
se all'
da lungo tempo
apparve queir
concorrono
naufragata,
pelaghi
in lontani
illustre
tacite
le
adunavano quando
si
Le tenebre
ma-
la
della notte
di
venerevole
aspetto
delle
sue pareti
e del
di vittime arse,
templazioni. Sembra
animo
che
occupavano
la
pura
si
godeano
incominciavano
lersi
le travi
le
sem-
le flebili
augusto portico,
il
le
ornamento sembravano
le
plumbee lamine
vestibolo,
loro
un fosco tugurio
quali
ora
le
Affrica
al
di
Non
villereccio.
le
sue metalliche
superiore con-
in
del
gi
impste al tempio,
Ma
poi
in quella
serena innocenza.
meno
preziose colonne
le
la tranquillit della
fuori. Nell'interno
di severe con-
sonno immersi,
Ora
antico incenso
sangue umano
di
pi vedeano
dell'
nell'
quale e
illustre
ricoveravano contaminati
soglia,
nome
mente
il
fumo
cosi neir
colonne,
egiziane
le
nel
avea,
mare
che
che
naufraga-
di Sicilia.
La qual
N tampoco
g'
manifestai in qual
modo
addurre
poterne
di
giustificazioni.
le
fino
101
accette
loro
quando
elle videro in
ciascheduno
di
mesto considerando
l'
1'
ogni
marmoree
dell'antico splendore, apparve ne' sem-
manifesta
ampia
allegi-ezza.
Io
le
rimanea
solo
ma
ornata delicatamente,
erano cosi
lieti
dopo
incontrarsi,
d'
colore
Ma
il
Romani
il
tempio,
lor
paragonare
stato primiero.
ornamento
d'
La
delle
immagini
quelle dello
d'
uomini
con
gli occhi
me
pur
ma
magnanimo nome
il
disponendo
tacito,
Tullio
mi
porta
erette
mostra-
si
favellassi; e
aspettazione. Io rimanea
rit,
nuovo
fisi
imminente discorso;
il
moderni
illustri
l'
con
consuetudini
presenti
le
vi trasse
Camillo?
di
Chi
Ed
pensieri al-
quale
il
io risposi
Egli
scultore orn questa citt con le opere sue, e qui rimane questo
simulacro in segno della sua fama. Eccoti pur altro chiaro artefice
il
per
le
tavole maravigliose
da
lui
dipinte,
il
quale ebbe
ch'egli
si
chiam Annibale;
ma non
Mira presso
lui
te
ne sdegnare, perocch
questo
le
man-
quale adun la natura liberale tanta copia di doni, che per lui
rinacque
speranza
mentre
porta
1'
di
egli visse e di
nome
illustre
morire
fra
voi,
con
lui.
Eccoti
altri
la
il
natura
quale
Questi
102
non
lungi, che
ha
il
nome
genti celebrato.
un chiaro nostro
plettro.
Quindi mira
da questa
lo
lira, il
tito
Or volgi
vita,
per
ivi
il
moderna
la
appella Trasfor-
si
mato, perch
de' suoi
emuli
versi,
de' concenti
musici, gli
fece conseguire
il
il
perda
si
vostro idioma
a'
tempi
suoi
mondo ogni
si
con
nostro
nel
g'
tuoi
celebrati per alto stile nelle dipinture. Questi, che pur Rafaele
si
Germano; ma
gloria
alla
il
pi
nome. Fu
1'
uni-
dipintori, lasci
illustri
tanto
di
ai
sono di
gitore, noi
li
di artifizi innocenti.
entro
quali con
rendono
pacifici templi,
Certo
egli
benevolenza.
Non
ma
viso
uomini, in let-
vin-
uopo che
le arti vostre
di quello.
come esempio da
jDonete,
senza
imitarsi
a'
ed
viventi
le
103
difficili
a' posteri,
la
vinti e scaduti
a'
musici,
dipintori,
poeti,
grandezza alla
nazioni.
durevoli n distruggitori
gli
effetti
perniciosi
alla
formidabili le
turbata
sia
ma
rende
che
onestamente risposi
soave corruttela
alla
grati
disarmato,
eccellenza
fox'za alla
Ed io
ozio
di
non sono n
armi
dalle
quelle;
di
imperocch or
le
il
sole,
le altre
fu con-
armata
pace
minacciosa; e se alcuna
conquiste
senza
op-
felicit, le altre vi si
g'
lamentevoli
devastazioni.
Le
costume
il
trascurarle.
Mentre
ma
amaro soggiunse
io dicea.
de' suoi
Quindi con
pensieri.
voi. Io
delle
discipline,
fortuna.
-severe parole,
potenti
di
invidiabile contentezza.
ed erano
convenevoli ad impugnarle.
fine al suo discorso,
non
Ma
la
mi fissava con
ritrosa
occhio
d'
mio
larva,
argomenti
poich pose
dispregiatore,
ogni
mo-
dottrina tem-
104:
XXI.
Pietro Verri.
dell'
nese l'anno
1796,
[28 giugno]
e pubblicata la
Mila-
Maria Teresa
il
il
Sotto
quanto
invasione.
l'
il
passione
regno
dell'
di
imperatiice
per farsi
un nome dopo
di
la
antica.
maggior perfezione
L'
i
alla
Camera esattamente
commercio
altri
frutti
delle
loro debiti
terre;
diminuiti-,
alcuni
liberi
introduzione
resi
liberi
cariche non
le
ma
da pregiudizi;
postivi
le
al
aboliti^
tributi
viziosi
simulazione,
dell' inquisizione,
creditori
imposti con
della stampa e
de'fermieri;
soddisfatti; le
pi
anche
finanze ani-
de' libri,
di Pavia,
nome,
d' illustre
coli'
accordare stipendio
onore
coli'
ai cittadini
innalzare osser-
stipendio
Parini gratificato
di
della
eloquenza,
di
Sant'Alessandro
clto
Giuseppe
dimenticato. Tanto pu
di
nessun uomO'
sentimento'
il
della gloria in
madre
levato
Brera e
di
il
onesto rimase
10&
dalle scuole
suo
li,
successore,
di servire
dal
mo-
felici
fare
il
bene togliere
assoluto
abusi
gli
tutto
uomini
:
all'
ateismo.
Intraprese guerre e
disordin'
incautamente
principii
rendere-
comanda
nioni e costumanze.
gli
e
il
diresse
le
senza
a un principe se
la retta intenzione
libertinaggio
e rassodare
gli
gravami;
e tortuoso,
che portava
decurioni
le
falsit
la
all'
il
del fratello
suoi
Milano segnalarono
di
stati
la
loro-
non chiedere cosa alcuna essenzialmente gioveprovincia, ligi tutti come erano dell' arciduca Ferdicui, come governatore assoluto della Lombardia, con-
incapacit nel
vole alla
nando,
di
L' arciduca
tricit, e
molta
ingegnosamente
facilit nell'aritmetica
de' ripieghi
per
e nell'
condurre
imaginare anche
delle
speculazioni
filosofi
come seguaci
di
vani
delirii,
indi,
avversione pe
'1
dati alle
come personali
suoi nemici.
al
trono
insita
austriaco
Questa sua
nel sangue,
alcun
filo-
106
ed avendo
sofo,
noscenza
russo, Federico
grande,
il
Svezia, ambivano
Stanislao
di
alti'
che
ambire
de'
principi,
di
nessun
fama che
la
1'
merito
che trasmettono
agli
erano padroni
tutta
di
quella
del
altri
che
mente
debole corpo
il
ci che, all'
popoli ad esporre
Inalzamento
lontana
la
accrescimento
di
che assicurasse
tributo
una
testo
non venisse
leggi e
tolta
le
nessuno,
1'
se
non
dipendentemente
somma,
e profittare
di
un principe intimidito
'1
dell'
per
l'
di togliere gli
della oc-
aperta rivolta
apparenza
stati,
verun pre-
casione unica
approva-
degli
la libert sotto
1'
costitu-
se
pi
ugual-
limite
provincia,
afflisse
zione degli
bisogni e
sima commissione;
che
ad un
questi
ti'ovassero
ministeriale
loro
municipalit,
Accadde per
riforme
nomi
all'
le
posteri
a'
il
imponevano
decurioni, e ne
s'
di
di
ci
arciduca Ferdinando
impero
il
veri conduttoi'i
far co-
di
dell'
Polonia, Gustavo
di
cazione,
che sono
Giuseppe evitato
infelice
antico rivale,
il
del
Turco,
per
re di Prussia,
la
minacciosa
'uandare
riflessivi,
le
dell'
frivole
da
107
limitarono
si
essi
diminuite
partecipare al governo
di
loro
cosi
tra-
di lui,
ot-
ducato, di vedere
quel
le loro
del
tennero di
do-
ti'ibuti, e
fecero gl'in-
il
Mentre queste cose accadevano in Milano, scoppi in Francia la rivoluzione. L' audacia dell' impresa, la generosit
nazione ed
bili
torti d'
nemente proclamati
campagna, uno
no-
solen-
che da principio
movimento,
uomo
fatti
dell'
de' diritti
della
le
s'
an-
sociale,
mirazione
de' saggi, e
volgari, rallegr
il
he
il
dispotismo
turb
filosofi cospiratori e
di
Giuseppe aveva
cangiando violentemente
il
Quando
1'
si
non disprezzare
nella Francia
si
patibolo un
re
non crudele
i quali,
seguendo
fili
si
anche
loro sudditi.
usanze
antiche
le
ai principi d
degl'insulti
massa degli
alla
fatti
Anche
clero.
il
memoria
la fresca
si
n sanguinario,
restrinse
ai
soli
s'
abol
condusse A'ittima al
allora
il
partito
uomini illuminati
molti
dall' antichit
abusi consacrati
potersi ro-
anzi che
il
le
irregolarit
ne'
delitti
grandi
e
gli
108
una
orrori d'
l'
d'
un potere
Lo
come un
quale camminava
filosofi
traverso del
rimanente
dell'
avrebbe goduto
popolo
frutti
lumi sopra
s'
aggiunse
1'
loro
in
diritti,
sprezzati
nello
il
con ingiustizia.
retti
non venissero
loro sudditi
questo
Francia
inevitabile
di
suoi
orrore
dal-
esaltato
un nuovo or-
si
uman genere
d'
consideravano
stato a
il
dittatorio
dine di cose.
lo
anarcliia
coli'
illuminati,
incarcerare
nell'
usare indirettamente
degl' innocenti
opinioni, la violazione
del
diritto
sul
dubbio
delle genti
delle
colla sor-
la
a'
l'
in-
vano sempre pi
porzione
la
rendevano spiacevole
il
le
quali cose
pi ragionevole
indispetti-
de" cittadini,
governo austriaco.
XXIL
Carlo Botta,
Umori
Lombardi
il
di
il
d' Italia
1789
dal
una maniera
di
governo
al
18 14.
Degli utopisti
scrisse
principal
ai legislatori
che
costumi, procurare
il
amore
alla
vma vera
societ; dare
ed inaspriti,
i
una rivoluzione
il
il
Lombardia divenisse
la
fin
ricovero ed
che
cui gli
costretti,
109
il
tutto
il
mondo
il
Pi proponeva
una specie di legge Uainia: che dei beni della nazione certa parte fosse
assegnata alle famiglie bisognose con
zionali
non bastassero,
si
perpetua
ove
rotazione:
comunit
beni na-
religiose, e
finalmente anche beni spiccati dalla propriet dei ricchissimi: con formazione di colonie agrarie fornite degli instrumenti del lavoro (capo v
Gli uomini
si
che parteggiando
pei
fra
vecchi detestando
francesi
le
desideravano
numerosi
Erano
per interesse.
verso
novit, e
mutazioni
fedeli
le
esperienza delle
azioni
umane,
numero
il
dei
famiglie
vano
nobili,
mescolavansi
e questi
lo stato
Si aggiungevano
si
il
nuovo
amor
credito
ma-
tutti coloro
non equalit,
la
libert
pi.
re-
per
che teme-
nobili,
pi
quali era pi
Fra
).
preti
francesi,
nata
governi italiani, sempre sospettosi della potenza di quella nazione e del suo appetito di aver signoria in Italia.
Di
tutti quelli
110
cuni erano
uomini intelligenti
quali aiutavano
poi
utili ai
mondo,
preti popolari, ed
popoli da
ammaestrati. Solo
loro
si
nel
mavano appresso
a molti
fede
alle
soliti
erano
nobili ed
pi sicuro lo stato
far
Il
argomento
di
prelati ambiziosi,
loro
dannosi
coli' esagerarlo,
proponevano
si
di
frenargli
ad adulare
perch temevano e di
ai govei'ni,
nei
Gli uni chiamavano gli altri ignoranti, insolenti, tiranni; gli altri
chiamavano
ad
ire si sfrenate,
non trovando
gli
si
preparava
1'
adito ai forestieri.
loro
si
dei
lenti
ed inesperti
migliori,
sofiche,
di queste passioni
e prepararsi
libri dei
quali, si
filosofi
di
come benevo-
un secol
d' oro.
Costoro, misurando
le riforme.
pi generosi uomini;
e, sf
come
le
speculazioni filo-
allettavano
od
desideravano
dal bene,
di utopisti,
francesi
facessero mutazioni
gli
animi, cosi
gli
uomini non
umana
iioi
Ili
il
parteggiavasi genei'almente
ognuno
essei'e,
vantava
si
di esser repubblicano,
del
maniera
statuito questa
alle
di
amatore
cio
governo:
il
fatto che,
ve-
tativo.
profondamente
e pi
della
Roma
memoria
si
mavano
prosperare, massime in
Le
cagione
Italia,
della
storie
Grecia
e d
riandavano con diligenza e maravigliosamente infiamanimi. Chi voleva esser Pericle, chi Aristide, chi
gli
aveva
scritto
mente non
pu negare, ed
si
la
moda
della virt.
Certa-
che
virt),
contami-
gli utopisti di
quei
tempi, per amicizia, per sincerit, per fede, per costanza d'animoe
non siano
stati
rari.
si
appartengono,,
fidarono
uomini infedeli
di
la
sentina de'
sguito
stesso
in
visavano
come erano,
offerivano fondamento-
Italia;
modo.
vizii.
ma
fra
di
non
loro
pi temperati, ed erano
non doversi
muovere
cosa
i
il
tutti
molto-
pensavano allo
alcuna ed
aspettavano
fatti; e
per
s'allega-
degni di biasimo.
112
come
tutti questi,
perversi,
di virt, di repubblica,
avvenire,
suol
quali celavano
rei disegni
di
magnifiche parole
uguaglianza. Di questi
arricchire;
altri
altri
patrioti
ed
uomini
accostavano
avidi,
gli
gli
che
di
libert,
s'
sotto
fatto
d"
amor
zelatori, essi
di
vir-
ma
si
le
Fra loro
detestavano,
luogo
alla
si
poteva mutar
la
lo
ma
le
stimavano
felicissima repub-
andavano
presi alle
stato senza
molte
ma
si
francesi,
come
incostanti,
aggiungevano
altri stimoli:
si
qualunque
fosse
il
modo
di
desiderava.
credevano
;
ma
tutto
questo
si
governo che
si
avesse ad ordinare,
spartimenti di
stati
essere
pregiudiziali alla
doversi
indepen-
tali
larghi pen-,
condizioni,!
113
poteva
si
conseguire se non con un rivolgimento totale, cosi questo doversi meglio desiderare che
fuggire.
Benediranno, aggiun-
gevano, benediranno
Era
fra
soggettarsi
di
zelatori di novit
buoni costumi
ecclesiastici di
pericoli,
fine,
profonda dottrina,
e di
di
quali,
s'
immaginavano
che,
come
il
si
con-
facesse con quel governo popolare religioso che era in uso fra
i
cristiani nei
accordati
essersi
e nella chiesa;
doversi
1'
accordare
popoli
uno
1'
altra verso
per introdui'vi la
pagavano queste
dottrine.
Fra
vecchi poi ve
n'
vogliam
dire,
si
erano anche
autorit che
1'
avvisavano che
lo stato
sorgere
la
popolare
si
sempre
all'
aristo-
ricchezze,
le
volge
mezzo
1'
anarchia,
all'
per fuggir la
autorit
dei
pochi.
magistrati
se
ne
114
come
corti.
Desideravano
novit; ma,
le
che
quelli
non macchinavano,
loro,
che la fortuna
vano che a
cessit,
si
chi comincia
senza
loro dominio.
nissuna
Cosi
sempre mal
n'
incoglie
e che
ne-
la
costoro
aiutavano
n disaiutavano
il
la
la loro esaltazione
XXIII.
Pietro Verri.
8 dicembre 1792.
molti disordini.
francesi unanimi
nuovo ordine
pegnati a sostenere
il
trovano buono pe
loro stato, ed io
asserire che
non
"1
insensata,
non
s'
hanno
hanno
hanno disarmato
accorga
offeso
offeso
tutto
essi
tutti
da
corpo
po-
del
ecclesiastico
ricco,
progressi
de' principii
tempo,
ma
ne" paesi
trascurano
disastrosi
o di contenzione o
anni
tre
depositarli
lo
d'
infelice
essere
il
mostrano im-
dunque
uomini,
d'
d"
si
di cose;
d"
amore
ali"
:
se
del
at-
non
vero
Amo
la quiete; desidero di
cuoi'e
che
115
il
me
sulla ragione.
sono
filosofi
volgo,
II
canaglia,
sen-
il
anche
io
taccio e credo
d"
possa
si
tata
che
gli
ed hanno
che non
rienza
non
mi ha
che
eserci-
lo stesso
diritto
di spregevole,
v'
di
un male gravissimo,
la virt;
glia,
il
francesi
abbietto, che
di
vizio.
il
pi ragione virt
fatto trovare
L'espe-
merito nelle
La
il
timargli la
ribrezzo.
fa
scoi'tar lui e la
morte se ritorna,
offende il vinto
vendetta
ad ammirare
non teme
di lui.
Ma
anzi
con
la necessit,
al di fuori e la
tal
con-
questo sangue
vero
compassione
Il
pericolo
al di dentro
tempo scoprir
una
generosa nazione,
la
voti decidere
stato
fissargli
che non
Quanto sarebbe
farlo
in
mi
catastrofe del re
nobile e politico
179.3,
cinque
La morte pu
nemici non pi
sovrani
giorni
di
re.
lo
Egli
fosse
ma
settembre e da questa
umana
116
semblea perda
lato uomini di
ma
rimane
una desolazione
in
irreparabile. Nella
sommo
popolo o per
altri
XXIV.
Lazzaro Papi.
Napoleone Buonaparte.
Dal libro v dei Commentari della rivoluz.
Luigi XVI
Fa prova
cosi giudic:
fa.
La prima parte su
che mostrano
chiariti
sorpresi che
Commentarti
r occasione
considerazioni
uh fu
Nacque
assai pi
tale
egli in Aiaccio
primo ordine
madre Letizia
al
messo a instanza
spese
dello
stato
nuova piena
di preoccupazioni.
il
seconda
del 1769, e in et
filosofiche
di
Anna
tardi... Si
opera sessanta
Marcellino
generali
sign.
1'
le loro lacune,
del
potuto scrivere
ha
tutto
il
di vera imparzialit.
anni
ecc.
di
nove
Venne
dieci
in luce ai 15 di agosto
in quella
di
Parigi, ove
ma
si
mostr
poco pr-
fitto
gij\
la
cosi che,
117
suoi famigliari,
sposte
non trovando
nella
diletto
giovanetti;
spesso aspro
compagnia
lui si
quali
come dubbie
poca
e di
ninna importanza
io tralascio.
dicesi fuggitogli
di
fin
di sua vita
doveano regolarne
compagnia
il
avendo detto
eh' ella
famoso capitano
il
giovine Buonaparte
g'
in quella
in
in
fiamme
Palati-
il
molto
Commendavasi
ci
necessario?
opere.
terrebbe anche
se egli
Che importa
nato,
le
avanzamento,
e,
a'
suoi disegni
pur che
il
conseguisse, non
Scoppi intanto
la rivoluzione,
feconda nutrice
di
ambizioni
le
non molti
doveva prendere
in odio
alla parte di
e fiere;
ma
La cena
di
quelli
nulla cur
lui
donde
pubbli-
ci,
Dopo
il
118
racquisto
del
Tolone fu spedito
famoso Paoli
in
Gran
si
I
quale per opera
Coi-sica, la
Brettagna-, e tent,
Kellermann,
al
V Albitte
presero
lui
ma
Mandato comandante
il
Saliceti e
'1
Laporte, rappresentanti del popolo presso quell'esercito medesimo, fu messo in arresto; ma, essendosi giustificalo, riebbe dopo
una quindicina
di giorni
la
Chiamato
libert.
a poco a
indi
ossia della
Vandea, in qualit
Comitato
di
cancell
il
impiegati. Cruccioso,
nel
primo posto
allora
Tourneur
del
afflitto,
insieme con
condur con
e rivolgendo in
alcuni
s,
le
altri
eh' egli
disegnava
maneggio
dell' arti-
francesi
ufiziali
rendendo
Ma
conceduto; onde
egli,
n pur questo
nega,
si
vide ridotto a
esser
pago
vasta e
strettezza
generali
ufiziali
al
ofiferse
di
di
egli, il
di
regnare sopra
profonda e
si
fiera la
la
umana
cupidigia.
Corsica in Marsiglia,
le
mancar
non doveva,
quali riceveano pe
'1
in
minore
figlie rifuggite di
loro sostentamento
me
soltanto, perch
sempre pi
si
si
dell" istoria si
raccontano da
il
potere
tant' alto
questa
uomo
Dopo aver
contro
un segnalato servigio
egli renduto
;5 ottobre
119
1795], fu nominato
il
alla
Convenzione
giorno 13 vendemmiale
Per sollicitazione
di esso si
Carnet
e sostenuto dal
triotta,
ottenne
il
di
poi,
comando
poteva
e,
sena e alcuni
come
1'
Augereau
Serrurier
il
altri,
di
il
Mas-
soprab-
gli
animo, fiducia
Aveva mezzana
Ma
pensioni
le
mire e
a conoscere le pro-
le
dimenti che
si
que' provve-
tutti
si
sua naturale facondia, che nasceva da forte e ardente imaginazione, sapeva dare alle cose quell' aspetto eh' ei desiderava: era
talora anche
eloquente,
ma
di
cosi dire,
soldatesca, brusca e rotta. Nella bevanda e nel cibo contentavasi di poco: univa in s le cognizioni politiche alle guei'riere,
animi
e per quelle
menti,
sapeva,
come
del
Bench tenace
greco
Alcibiade
si
ordini
gli
de' suoi
narra,
proponipiegarsi
nondimeno per
quillo,
secondo che
riflessione e
il
tran-
120
tutto preso dall' ira per impaurire sorprendere e sbalordire coloro co' quali trattava.
schivare
Il
vedremo animoso
abilissimo a cattivarsi
alla fortuna ove
amore
1'
dei
e insieme
tempo,
soldati
non mai
cauto a
sopra tutto
affidarsi
il
di vincere,
di pex'dere;
molto re-
fingersi
il
fidare
pensieri
suoi
sotto le
e,
facili
ad eseguirsi; pro-
farsi
temere da quelli
eh'
e'
XXV.
Vincenzo Goco.
Guerre
mutamenti in
Italia
dalla
Dal capo
battaglia
iii
del
di
In breve
tempo
li
Francesi
si
e padroni
videro vincitori
1'
immenso
armate stettero
tre
anni
a piedi delle Alpi, che non potettero superare e che forse non
avrebbei'o
superate
giammai
se
il
genio
di
Bonaparte non
mancava
tutto,
ma
Italia fu affidata a
si
d'
121
entusiasmo
ed alle fatiche;
che
era
da
avvezza
anni
tre
si
coraggiosi av-
di
e quello specialmente
di
amare dai
farsi
talenti,
senza del
soldati,
Se
le
campagne
di
fecero
parago-
Italia si vogliono
Bonaparte in
Romani
in
paesi
stranieri,
po-
si
tranno dir simili solo a quelle colle quali conquistarono la Macedonia. Scipione ebbe a combattere
altri
Romani trovarono
almeno
generali
inutili
mani. Supera
di
le
come
di
evoluzioni
da una guerra
fors
buona porzione
ma
al
fino
campagna non
fu che
una
certo
alla
paese,
loro
il
Costrnge
re
il
anni,
pri-
serie
jjace
fino
un
sottoscrivere
non onorevole, ed a
piazze
quelle
Dopo
alla morte.
che
ci
continua di vittorie.
Ro-
de' suoi
di-
faccia ai
cinque
di
cangi
Tedeschi
de'
Sardegna, stanco
vato
la tattica,
le
sapevano
genio
il
Bonaparte cangi
pesanti
la pratica dell'arte; e le
vennero
non aveano
quali se
destro
da dividere
loro
interessi.
le
Questa
sorte,
la
Papa
si
dice
cia-
Romani
loro nemici ad
tent di stringere
le
corti
di
Napoli
e di
122
Ma
Repubblica Veneta.
la
s'incaric
savi
di
anche
invitarvi
di
Senato
si
ma
Repubblica
vi
Allora
si
1"
con
fatti
unione italiana
vide quanto
la divisione
vi
il
gabinetto
lega
la
che la
difficile
Vienna
di
oppose acremente, e
si
fran-
degl' Italiani
fosse
stato politico
lo
mai
se
pure
infelice,
quando
trattative
tali
Ma
accedesse.
ebbe cognizioni di
che,
non era
di alleanza;
ma
il
o,
quel che
perch
peggio, protetti
perduto
ma
gli
dell'
illustri
ma
ed
non
solo
anti-
avi
de' nostri
Europa, eravamo
tutta la
italiani, liberi
Lombardia
tempi
dei
indipendenti
noi
da tutto
pi
il
ed armati.
fu invasa;
al Tirolo.
vicini,
rimanente
nemico:
patria
tempi non
esempi antichi
la ser-
tra
di
quando
amor
ogni
impeto
1'
Mantova cadde, ed
essi
si
essa
acquistava
il
possesso
della
Magonza,
una
sinistra
l'Au-
e dell'importante piazza di
stria riconosceva
le si
davano
Veneta. Questa col risolversi troppo tardi alla guerra altro non
avea
fatto
che dare
ai
di
123
il
valor militare,
avea
stato
poche famiglie,
clie
ristretto tutto lo
le
aveano
clie la gelosia,
non
che
sicurezza
altra
debolezza
la
de' sudditi, e
Non
ma
com-
il
ili
un gran bene. Ed
r Italia
i
popoli
il
esser gi
fama
Il
le
1'
sommo vantaggio
oprar virtuoso
il
nobile,
veder tolto
veneziani godevan
gentiluomini
antico
1'
giu-
al
credo
io
per
errore
nelle
trattato di
Campoformio
vantaggioso
ei'a
gnato moltissimo;
e se
tutte
coli principi di
Ma
era
oggetto
altro
pic-
facile
due
avea guada-
vi
pi.
per
cui
che tra
io
di
guadagnato
dovendo
cratizzazione
universale;
il
bramavano,
da per tutto
gli ordini di
Ma
il
e pi
lungamente
al
molti cre-
progetto di demo-
al
eseguibile
Romani mostravan
meglio
quale,
solo
che che
la Francia,
dessero, avea,
di
rendere
ai
popoli
gli or-
ma non avevan
la
Roma:
Romani conservarono
1'
quindi
smania
apparenza di liberatori
le
il
di
portar
de' popoli.
primiero linguaggio
sue promesse
le
proclami
sue
de'
mige-
ai re;
tra
queste
continue
contraddizioni
si
124
uu
ranze e
continuo di
traffico
spe-
di timori.
il
trattato di
Campo-
Italia. Il re di
duca
il
il
Toscana ed
il
si
volerlo:
avean
il
papa non
di
il
1"
Italia riguard
le
nuove opinioni
fatto negli
XXVI.
Alessandro Verri.
Modo
nella
campagna
buon segnale
I nostri
d'
d'
uom che
torn a dietro,
ingegno e di arte.
antenati
lasciarono
ci
quando Carlo ottavo scese da noi; ora possiamo trasmetterla a' posteri maggiore. Essi combattevano con impeto
straordinario, con rapidit feroce, con disprezzo tremendo della
francesi,
morte;
e,
quantunque
popoli
di
Germania sieno
gli
di
storie,
natura
pure in
armi
si
spesso temute e
razione degli
stessi
si
vincitori.
Ma
gli eserciti
dall'
una parte
del
dall' altra
dovevano ascrivere
menti
marciava a
quali passavano
stretti in
scemarne
le
loro.
dignit superiori,
dall'
una
a nuoto,
massa, trapassavano
Fu
lieti soff'erivano
ove
risa
spingevano
ne' cimenti
le
le
Non che
loro
l'
pronti a scop-
ma
squadre contro
ne' tedeschi
voce,
dignit
talvolta
gli
il
la
erano in
al fianco
maggiori ed eguali
cava-
altri
comandavano pi con
perocch, sempre
le
mentre
la
piare dalle
rimanente
il
appoggiandosi alle
altra ripa,
all'
guado
officiali
aveano spenta
fanti o a
la violenza.
artiglierie
battaglie
errori
lieri,
continui
piedi,
cielo aperto,
ma
le
bagaglio; fuorch
quella fede.
si
il
125
francesi la
gli stessi
sommesse
alla voce
di
re-
mente che
lo contrario,
il
braccio:
non giungea
il
loro
in
si
valutasse pi
suoi condottieri,
Bona-
aveva
il
Direttorio
gli
da altro imperio che da' suoi occulti pensieri: e per, non mai
perdendo
le
mente
sua, rapidi
delle
armi tedesche
il
fu
sistema
della
corte imperiale.
di guerra,
126
risolvevano
con ponderate
quali,
imprese.
le
arbtrio di secondare
fortuna,
la
lente discussioni,
campo
lo
di
Non godevano
generali in
lagevoli imprese.
seduzioni
N
di
segreti
cupando luoghi
senza sospetto
fu
commesse ma-
che
svelassero per
si
francesi, preoc-
e occasioni,
il
minimo
le
si
persecuzioni
veloci
celerit
sceso
in
Italia,
fuggitivi,
prigionieri.
fatti
il
quella
citt
da'
nemici
al fiume
suo cap-
lmanendo sgombra
vasta regione da
tutta la
il
avrebbe lacerato
armi austriache in
somma
erano a torme
Con queste
della
corso
il
vano a ricuperare
la
ai francesi
della
il
Piave.
quinto eser-
Italia contro la
ad onorate condizioni
il
carne
fame
difensori
abitanti
non meno
perivano
vi
questi, in
di
epidemia
numero
di
di
ben dodici-
guerrieri.
XXVII.
Pietro Verri.
La
il
Societ popolare
comparve
in
si
127
duomo a
al
beri
e religioso,
li-
e significante, niente
niera
d"
il
una pazzia
d'
o di
un buon
mosse n applaudi;
si
consiglio, e
soci
si
ritira-
Ma
ranno
d'
potuto pro-
avrebbe
il
ripetuto
titolo
di
ti-
go-
contro del
verno a pena nove giorni dopo che era partito, non potevano
fhe urtare e spiacere
agli
ascoltanti
motivi. Primo:
per pi
mazia
il
un passo pe-
Secondariamente:
presso
del
da sedurre
tali
persone che
le
popolo
la
Governo au-
il
affetto
l'
la
una
da fare che
ad un
riverite dal
tal
popolo
attentato
l'
d'
il
conducessero
Io
i
pi cara che
bisognava che
torti del
si
accortamente,
si
la plebe in
ricordando
usurpare,
contento
di soddisfare
la guerra in
Per riu-
Ma
volgessero re-
popoli.
gl'inconvenienti e
la vita
si
bisogni del-
un mezzo lucra-
nuda
la provincia.
e cosi, creata
una guerra
civile e
le
pescando
nell'
acqua torbida,
128
fosse pi
facile
percli da noi
il
ricco nobile,
altri
1'
nobili
dico
per quanto
infatti,
d'
diritti feudali
nobili
s'
ricchi
un decreto della
prevalendo
efiPetto,
poveri
il
la distruzione
si
della
andassero ripetendo
si
erano resi
V imitazione
insensata
politica,
ceto nobile
al popolo, essendo
plebe, potendo
preda.
la
ma
nella Francia.
loro so-
le
Dopo
di
questa
un
editto di
Buonaparte
Saliceti, del 19
sul
lire.
XXVIII.
I francesi in Milano.
Da
giugno 1796.
Le sciagure
alle
fiamme
tutto a
le
di
Pavia saccheggiata
Binasco consegnato
una trama
quali attribuiscono
la cagione. Io
mancanza
occupazione di tutte
di politica nell'
credo
le
casse e regie
credette
il
popolo giunto
alla
un in-
requisizioni
popolare
sua rovina,
le
si
sbigott:
opinioni da
comparvero
io,
alcuni
essi.
creda
si
V opposto
per
ma
male;
di
nobili in
tanto inetti a
orgogliosi,
avere pretesto
giova ad
contro
di
d'ogni galantuomo, vi
met
anche perch
bene quanto
di
129
portarono
e dai preti
flemma
perseguita
e cosi
la
Eretico e Papista^
T altra.
tutta la
sostituito Aristocratico;
si
umano
del genere
il
ci
hanno
d'
un
re
rende-
si
In
ospiti.
della
mio hanno
senso
si
Credo
la
testa
non
sommessione:
pacata, e non
avvilirsi
col
che
rispetto,
il
per
cuore
tributi imposti
le
lo
Si fa la
stile delle
amico non ha
merita ogni
passato
detestassi.
Ho
Duomo.
menti
le
governo.
massime
Per
vostre lettere
artifizio: la
pru-
Io
non
aristocratiche,
me sono
occupatis-
pesi maggiori.
nella
cambiarvi: un
:offendeva, scrivendo,
simo.
ab-
le
pui-e
Siamo sud-
giacche
si,
piazza del
anno primo
sogna aver
di
si
bollenti, e
repubblica francese?
municipalit
da principio
fatto
sono consigliati
gli
buon con-
offrirli. I
cavalli
municipalit mi
utile
lusso
sin ora
gli
per evitare
e
diminuita
se
vengo
130
garantito con
senza merito
punto
stato,
di
dall' orgogliosa
essi
alcuno
albagia
per abiezione
uomini,
degli
erano
vizii
che
giunti al
ed sempre
il
XXIX.
Melchiorre Gioia.
Eepubblche, federazione,
nnit;i.
convenga
alla
felicit
dell' Italia .
Il
problema o tma
fu
10
il
frane.
Lom-
1796],
[1 ott.
di 200 zecchini a
proposto,
della
eoa
chi meglio lo
1797]
M.
il
di
pubblica
istruzione
fu
aggiudicato a
della
ella
al
massimo grado
di felicit
spezzan-
congiunta
chiama
all'idea
al pensiero
l'
di
debolezza:
la
diversit
d'interessi
la di-
conseguenze che
ne emergono.
Tante repubbliche
di patriottismo, la forza
dell'
del
r idea
d'
pendenti e restringendo
molto
che
acquistando un
isolata,
grado
Ma
che
gelosia
veglia
popolazione,
stupida
acutezza fa
agire
pi
plausibili
con
d'
si
cade
disprezzo
limitrofi
una presunzione
facile
frequenti
passaggio
il
sopra
ne sono
forti
pi
l'
l'
Dunque
l'
del
la
pericolo,
ci
il
respirava
si
la
sentimento della
debolezza
della
lontananza sminuisce la
la
vicini
deve raddoppiare.
deve tenerci
generare in
noi
ansia-
un abi-
se
sorte, e
Sembra che
stato: qui non
il
sentimento
prossimit
la
loro decadenza.
confini dello
il
amarezza va a get-
il
de' nostri
pi
calma,
ingrandimento
tuale timore
fatti,
stati
Dal
piccoli
Di
spinte.
le
insolente,
inflessibile.
ed in
odio,
all'
d'
una ostinazione
d'
contrae tutti
affezioni
tarsi e si fissa
difetti
pub-
spirito
in
patriottismo animato,
b'
Lo
vili
tutti
una
progetto ed
orrore ogni
da queste oscure e
d'
per ne-
pretesti
nudrito
ciascuna
di
armato
che
puntiglioso
di-
vicinanza mol-
la
de' pregiudizi
custodia
quell' orgoglio
che
paragone.
alla
stranieri,
cangiata in
gli
quando
nazionale
tiplica le occasioni di
prive-
unione.
dell'
ci
sentimento
sprezzo dal
di patriottismo di pi, si
di pi.
v'
a prima vista
il
perdita,
alla
inferiore
igno-
d"
1'
sovente affettavano
il
131
1'
est 'pro
1"
odio
me, contra
degli
sentimenti
rallegravano
al
d'
me
stranieri
est.
:
Per ci
per ci
umanit che
la
voce
132
di
Germania
degli
lii.
Dal timore
dell" altrui
accendersi
deve
trui rovina
ciliarsi
della guerra;
fuoco
il
d'
occhio
nuovo; delle
di
il
continente;
il
ralizzare e distruggere
dividono, pi
massa,
se
nemici.
sono esposti a
perfidia e la
nel
cuore
menzogna sono
il
divisa in
prevedere.
ci fa
teatro
si
di
li
capricci
la loro
rovina. Se
essi
ne
le
sottode' loro
de' loro
rancore pi acui-
il
gran numero
maggior superficie
Su
raziocinio
fu che
tutti
perdita
scono
uniche basi
la
1'
masse
le
moto per
al
mentre
dei trattati,
condizioni, giui-ano
le
La
coprirsi
scrivono
moltiplicano
di punti,
piccoli sono in
si
mare
il
marina. In -somma, pi
la
superficie
le
le
nemiche con-
citt
le scintille
dell' al-
l'aspetto
di stati differenti
moltiplici confini di
questi stati,
1'
il
ambizione, la gelosia,
grido della discordia:
avvampa sopra
la
si
propaga
un momento l'incendio
di
alle
guerra
Tebe comparisce
non sembra
in
scena
indebolirsi
con
vicenda e cadere.
Pelopida ed
le
Epaminonda,
si
altre repubbliche,
insanguinati
di Etruria di
d'
Taranto
I'
ammirazione
repubbliche, divise
d'
asso-
d"
in-
del proprio
rovina che
dell" altrui
queste
storia,
vincolo
ogni
d'
si
un
Pausania
la
scritto
interesse, sciolte
bramose
ciazione, pi
un
se
de' secoli
un Zenofonte ne avessero
Tucidide
Acaia, e che
dell'
pote-
gareggiar
che
repubbliche
Queste
lezione.
stessa
133
si
combatterono a vicenda,
alzarono
s'
1"
una
rivali.
L'impotenza
ma
la loro libert;
di sollevarsi garanti
mente
legami
coi
Germania,
della
d'
di quelle della
non
che
e leale.
La
unirsi stretta-
d'
la conquista de'
battersi,
su la terra. Di
fatti, se la
guerra tra
pie-
com-
e per
si
dopo
confermano che
ci
disastri
una dissensioue
privata, e
il
risentimento
nazioni
delle
Una
storie si
che
d'
una potenza
Le
straniera.
trib bri-
erano
assalite
dai
Romani, sorridendo
ciascuna
stessa
la
Caractaco, n
Druidi
la
disperazione di Boadicea, n
le
artigli
dalla
questi
il
tendono
moltiplicit
patriottismo
a
confondersi
di
piccoli
forte perch
con
di
la
combat-
bravura di
fanatismo dei
il
dell'aquile
vista
rovina
alla
sorte,
mali
romane.
che
stati circonvicini.
di
cittadino
particolari,
conviene
g' interessi
g' interessi
na-
Se in
1"
am-
134
zioni.
risentimento
il
infiammano
oltraggi
suoi dritti.
personale
colorito
vittoria, la dispera-
della
timor di nuovi
il
contribuiscono
lo spirito e
patriot-
prdono
sociali
le istituzioni
il
in tante fa-
cittadini
soffocare
il
non che
la
soccorso
op-
partito
in
nemici.
appoggio in Isparta,
gli
inondata
magistrati
ai Volsci,
sorte
Corcira
di
scontento
che abbracciano
del
trovano
Atene; e Corcira
in
altri cittadini
sangue. Coriolano
di
a presentarsi
il
Roma
di
va
il
un pretesto per
loro somministra
sempre appoggio
tutti
progetti di
riunire
tente
storia
suffragi
delle
Roma
venivano da
e
si
discordia e
la
Apriamo
particolai-e.
la
fanno
e del
provincie frontiere;
dell' interesse
ghe che
delle
per allontanare
que' popoli
gelosia
della
pi deboli trovavano
le fazioni
ne' governatori
il
le
fuoco
delle guerre
confondere insieme
civili;
loro odi e
fazioni ed acquistarsi
stati, le gelosie di
un
la diversit de'
fuorusciti
comparir ter-
alla
commercio,
dei
testa delle
limiti degli
costumi, la con-
trariet delle mire, sorgenti eterne d' odio e di sofismi per giustificarlo, servire di pretesto
all'
interesse,
all'
inquietudine, al
LETTURE
timore, alla vanit,
all'
DEL, RISORGIMENTO.
si
andrebbe
sopra d'esse
fisso
loro
nemici
esteri
terrebbero
progressi
indi-
fa-
zioni,
tenzione
coglierebbero con
La Casa
celerit
la
potenze
la
non
di politica
d'
suo
dei
titoli
per
di
vista
uno
dall'
impossibi-
massime
di
uniforme
pronti
giammai
perde
arrestata che
Casa
Europa cangiano
d'
un sistema
il
di riacquistarlo
momento favorevole
il
lit
alla propizia
isolate
loro
il
sguardo, e seguendo
lo
s'uniscono dun-
incontro
repubbliche
piccole
dividesse in
negli affari
il
Italia
l'
135
per intromettersi
orgoglio
di
condotta, tiene
la
Casa d'Austria
e costante;
i suoi benefizi,
nel di
lei
le forze,
titolo d'
Ella fomenterebbe
seno.
porgerebbe
amica
d"
la
mano
agli
le
gli altri
per
oppressi
per gittarsi
per indebolire
discordie
acquistarsi
il
la
maschera
le
alla
a poco a
ecco
poco,
e,
le
dell' Italia,
v'
im-
e noi
apparenza favorevole
obbiezione che
leggi che
a rispondere
pu colpire quella
sangue che
quando
leverebbe
divisione
classe
avanzerebbe
eseguiremo
Non
s"
si vedesse
pongo
piaceri
imaginazione, non
dell'in-
veggono
le scosse
de'
il
go-
136
verni
vivono
soltanto
s'arrestano al canto
d"
un poeta
lo
sguardo
stendere
brillarono in
fatta discendere
predicano che
menta
sempre; questi
poco
a questa
uomo
e trae V
indolenza,
dell'
gloria
de' talenti
se,
all'umanit:
mortali
genio, io dispenserei
schetti dell'
Accademia,
dell' Italia
splendore
ella
pu sollevarsi
come ne
fino all'entusiasmo
principalmente dovuta
quelle contrade,
d' aprirsi
Augusto
1'
aria
di
So-
genera-
sangue
di
che
1'
anche negli
e di
il
emulazione
stati estesi^
libert che
dell'Italia
spir
sopra di
nuove
sui
passi
carriere,
altrui
ignorano
ma
tando
germe della
politici,
le
bo-
uomo raddoppi
della Grecia
gloria
all'
strascinarsi
delle
ne'
di moltiplici stati
avvezzi
tingere
si
delie-
genio
condurmi
mi dicesse che
la
fe-
arti,
Dante, purch
Concedendo che
quando
inerzia
promossero
delle
opporre
storia dal
la
fermenti in mezzo
l'
cagionarono
che, per
ombra
all'
contro
zioni vissero
che, se
dir
io
agisce
lo
dir
volentieri
ci
nascere e fo-
sangue
piaghe
umana
V hanno
ravvivarono
secoli
uomini, io dico,
obbiezione
stati
Grecia
1"
filo-
talento-
politiche
di stati vicini fa
moltiplicit
Per rispondere in
uomini a
rivoluzioni
le
1"
su' bei
fissi
cui gli
indipendenti e la ragione
cui
per
forse
la
d'un
sul
in
storia
la
o ai sogni brillanti
secoli
moltiplici stati
inalz ad un grado da
forze
scorrendo
zioni;
la
che
passato;
nel
sofo senza
s'
da-
vanti,
il
il
il
piacere
cui genio
sempor-
teatro avanti
1"
libert.
il
federalismo.
ad
pronti
disprezzo,
Chiunque ha analizzato
dificili
alla
nelle mire,
al
riconciliazione^
si
proprie,
interessi
il
membro
Ciascun
ed
spirito
lo
litici,
137
il
ad
della
di futuro particolare
bisogno, decantando
quelle de-
La
colare vantaggio.
permanente d'interesse,
dentale
mente sparsa,
particolari che
tendono
la
contrariet acci-
la luce scientifica
preminenza, sono
quistioni sulla
le
parti-
rilasciare
il
filo
dell'
inegual-
tante forze-
unione. Met-
avevano
tirannia,
lo stesso
spingesse
coli,
governo
afi'atto
opposti,
stesse
le
un
non fu capace
d'
impedire
stati
nemici
il
le forze parziali in
d' attivit
effetti di
gli stessi
da principii
manc
-,
le
il
consiglia
di vari se-
gli
le
mercio con
forti e
della Gueldria e
d'
numerose squadre;
al contrario
loro
il
le
com-
provincie
si
curano
138
poco
clie le coste
Da
nemico.
da' quali
bili.
citt
delle
armate
forti
dalle
loro terre
il
si
1'
Olanda
de'
mali
incalcola-
America nocque
al
indipendenza americana?
il
nemico della
la
le
momento
quel
fossero in
entu-
di
sente che
si
le
citt
il
nuove
l'
si
saranno gi
forze.
Alpi-, la
Che
il
Calabria
ritii'ati
torneranno
accenda
si
forse
le
lenti
altre
ai piedi del-
far
Lombarda,
repubbliche
gelose
la
Repubblica
dell'
onor patrio
Salamina.
La
facilit
d'
confederazione
confedei-ate,
Gre-
la
na-
gelosia
la
mi fanno abbandonare
e forse
la
invasione in Italia,
attacco con
all'
progetto
il
del federa-
lismo.
il
federalismo
che godono
le
vono
di
natura che
1'
non viene
montagne che
de' conquistatori,
alti'ui avidit,
da qualunque invasore.
tra
le
ser-
povera
di-
boschi
la
sopra monti
che gareg-
.;etti
La
la
giustizia regna
da
og-
d"
139
tutti gli
cuore
nel
costumi semplici
de" suoi
giudici, e
mezzi ed
bolire r unione-,
ostacoli che
si
e inde-
tutti gli
e la
opporre
potrebbero
natura ha destinata
fiamma
pubblica
alla
nazione
questa
montagne
Questa
ropa intera.
difetti del
Quelli che
chiamano
poli,
dimandano
quali sparsi su
libert,
Galli
d'
le
ci
Etrusci
le
pericoli
di terreno aspi-
piccole
delle
Lega Achea:
Latini le
Kon
esclusivamente
Questa obbiezione su
Gre-
grido di confederazione.
la scienza sia
re-
Greci ebbero
Lucumonie,
loro
ci
la
possibile che
tante nazioni
che
meno
il
al di
il
dell'esperienza e
per sottrarsi
loro Ferie,
V Eu-
promovendo V inte-
mostra la
al tribunale
rarono alla
il
le
sopra
scorre
incutendo terrore
situazione,
fisica
La
utilit.
di cui
concessa
al
nostro
che diffidando
servilmente
le
le
altrui
meno
secolo.
pedate,
forse
il
che
si-
di rin-
de'
popoli
da
essi
io dico,
ammirati
scompa-
140
risce agli occhi di chi riflette che lo spiito d" imitazione dirige
come quella
seguono ciecamente
le
dimostri loro
quelli che
precedettero
li
che
abbrac-
fu
s'
l'antichit,
tuirvi
esperienza
1'
confederazione
la
che essi
individui-
degli
organizzarlo
nell'
d'
la confessione
si
pericola
al
Egli ne d
una seconda prova mettendo a profitto gli errori de' suoi magammirando i loro piani con discernimento. Se lodevole un nocchiero che allontanasi da uno scoglio intorno di
giori ed
non meritano
rimasugli
la stessa lode
di scostarsi dalla
de' vascelli
confederazione, acci
che
que' filosofi
gli altri
che
urtarono,
all' Italia
confederati
stati
1"
dicono
ai
Questi filo-
sofi
del federalismo
menti
di
non
s'
seguono a traverso
guerra,
considerarlo
nel
commercio, nella
quanto pi
s'
de'
tempi
sembra
di
ma
lo-
pace,
nella
nell' interno
dello
prosperit
di vedere che le
mo-
influenza
componenti
della
game
1'
legislazione,
ne'
ne' primi
ancora
sentesi
particolari
le rivoluzioni
litiche
arrestano
in
masse po-
loro
il
come
origine
debole le-
della confederazione.
quo' federalisti
quali ci
dovendosi concedere
eseguite in tutti
vengano
questa immensit di
forze
giacch non
("
il
numero
il
loro
Rispondo che
violato
blemi
pretesto
col
hanno sempre
proteggerci
di
che
la
il
di cui sono
venute
discutere
essendo
tanti
em-
pu opporre
la
teatro su
il
pretensioni
loro
le
noi domi-
di
secoli
facilmente
estere
le
accessibile quasi
da
governo che
dimo-
storie
patrimonio degli
il
r Alemagna
;
sempre stata
si
quali
quasi
10 mila possono
nostre
le
ma
ma
oppressione,
di
popolazione,
nato
141
fortior.
la lentezza
e la
torio italiano
le
Di
indivisibile.
fatti la
clima
il
fertilit
alcune
tiere
mente
da per tutto
abbondanza
il
nostre
le
desiderio
ricchezze
ci
d'
che
d'
poste
sulle fron-
altre
le
1'
ci
di costoro;
moltitudine
trasmettono
le
resistere
l'esperienza
del
cupidit
altrui
di
estere
le
sola
alla
forza
al-
nostra
altrui derrate; la
avvedutezza all'ambizione
alle
cangia
situate nel
un' invasione; la
poco
delle citt
provocando
che mentre
che
genere che
in ogni
mantiene vivo
passato
lo
scoglio
che
ricorda
nazioni; lo stato di
nostra marina che
depressione
diverrebbe
il
in
cui
riparo
giace
al
presente la
della libert se
fosse
142
il
commercio che
da per tutto
arrestato
piccoli
di
stati
indi-
accompagna
attiva che
inquietudine che
le
si
che
campo
estende
si
il
politici
di
le
madri
di discordie e di
degli
passioni
piccole
ai
me-
misura che
estende
lari gelosie
g' interessi
si
oggetti
tiene
gli
e le partico-
direzione
istessa
municazione
de'
sentimenti e
ricorda
ci
stessa
la
per
le
morale,
fisico, il
massima
possibile
politico
il
strettezza
tutto
nel
e"
seno
invita ad
d'
la co-
origine;
scienze,
lo
gli
una parola
unirci
colla
indivisibile.
Esaminiamo
j^i
da vicino
il
nostro cai-attere
nazionale e
La
Genova
di
Milano
Italiani pronto
ad accendersi
un primo successo,
ostacolo; che
storia di Napoli di
e di
ma
domina
Roma
il
il
la
riparo
Firenze
di
carattere degli
tutto dispera
quando
arrestato
da un
d'inquietudine e
di
movimento che proviene dalla debolezza congiunta alla memoria della forza; ch'egli ha bisogno d'essere arrestato nelle
sue impetuosit e sostenuto nelle vacillazioni di sua incostanza.
Quasi
in stabilit ed in fermezza.
Dunque,
il
se
francese, lo superano
si
erigessero
confederate,
l'
in Italia
inquietudine e
si
il
campo a mille
le
e dalle
discordie
dunque necessario
opponga
ci
stabilire
143
il
non degeneri
in discordia;
tempo
faccia
la
e dello spazio;
imperi,
degli
pazienza
altri colla
sione del
a cangiare
propri
si
rari sull'esten-
il
dunque, in vece
tere nazionale:
ed in conseguenza
pericolo d'introdurre
d'
mare
sicuro
ostinazione
La
le
lia
ha
d'
posizione
della
dell' Italia, le
qualit
conducono
ci
suo
del
clima,
sue
le
La natura circondandoci
collocandoci sopra
creando in
mezzo
noi
di
un'
mari
di
maginazione ed incantare
inventore
congiunto con
abbellisce e perfeziona
propriet,
la
coltiira
la nostra
quella
la
genio
nostro
matura
riflessione
uniamo
produzioni
nostro
all'
l'
arte
vivace
che
ed
tutto
industria alla
d'
impiegarle.
d le
ci
Il
il
vogliono che
delle
ci offre
de-
vuole
grandezza;
immensa popolazione
sensi;
ci
fertili terreni
chia-
uomini illumi-
que' pochi
ricchezze moltiplici
l'
che animati
verso
d'inquietudine e
lo spirito
fermo
ed esporsi al
stabilire
gli
popolo
del
governo
nel
incostanza, conviene
repubbliche
di moltiplicare le
rappresentanti
navigli
in
il
tutte
stagioni
seni
LETTURE
144
RISORGHIENTO.
DEL,
mezzi che la
numerosi
natura
ci
nostro.
La natura ha
sono
il
germi della
Di
la libert.
Senza
ombra
all'
r anima delle
fatti
jnenti, le arti
cadono in paralisia,
un mucchio
oppone
angolo
di ricchezze
barriere, gettare
de" vagli
calcoli,
Questo sistema
rapporti
fisici,
di
pesi,
miglioramento
massima prontezza,
chi
per
le
ge-
la
mala
monete,
le
conviene
fede,
misure.
stesse
deve calcolarsi
sopra tutti
Ora
stesse
le
gli
off"re
qualche
di
stabilire
ci
d'oro in un
di terra ed
fiume
colla
agenti che
gli
Per
gli osta-
de' torrenti,
delle
asside indi-
s'
conviene abbattere
libert,
suoi stru-
le lascia perire.
natura e rinforzare
la
conviene arrestare
strade, sollevare
commercio
il
indivisibile.
commercio
abbandona
di essa V agricoltura
spettito sopra
coli che
una repubblica
d'
tenersi fisso in
dissensioni,
le
mezzo
pregiudizio
del
la
urti della
agli
malignit.
della
lentezza,
gelosia,
la
indipen-
repubbliche
all'eseguimento
di queste
non
dell'
industria
La
operazioni?
che
la
Sopra
storia del
degli sforzi
storia
il
mare
commercio
che hanno
sopra
conti-
il
mettersi
livello.
Una
legislazione
fatto nascere
dei de-
zioni. In
vano
la
sarebbe
le
na-
opulenta, forte
felice
Esse
La
loro ambizione, la
le ha
un sistema
gelosia
loro
parte ed aspirare ad
;i
d'
145
una prosperit
esclusiva.
Queste consi-
massimo
il
lai
una
gelosie,
s'
ammutiranno
dissensioni, e
le
XXX.
Carlo Botta.
popolo veronese.
Dal libro x della Storia dal 17 S9. Di questa concione, che sarebbe
stata
uno
l'autore
C.
Botta
1825)
(Italia,
mano
Il
mura
di
Verona
sospettavasi
giugno 1797,
aveva settan-
tadue anni.
Stupivano massimamente
s"
infiammavano
fu di
le
genti ad uno
un
frate
cappuccino
Non desumeva
ma
pi
di
questo frate
che
po-
il
i
suoi
di
pi nobile, di
10
146
pi generoso; e sebbene
dirette contro
cacciamento
sue
le
diceva
fii
predicava contro
forestieri,
Preso
per
qualunque paese,
di
sesso
voi
Fabii,
dei
di
qualunque-
impugnate
siate,
dei
impugnate
testo V antico
furo\
egli,
condizione, di qualunque
tutti
e morte.
armi:
le
Camilii-, esse
Castrucci. Ita-
le
deponete,
non siano
liani,
le
Vedete che
il
danno a
lor
che fanno
lo
rubamenti non
evvi
il
il
mannaie, perch
vire
chiamano
Vi accusano
1'
Adunque, poich
ed
fucili
contro
usare
mag-
stili
vi
e le
accagionano,
di stili e di coltella vi
armi
di
cannoni contro
pi forte gli
il
non
ser-
il
im-
g'
a delitto;
fucili ed
l'
in-
can-
noni in mano, usategli, usategli, e pruovate che anche gl'italiani petti sono forti contro
rimbombi
pensiero:
i
di
Per
voi?
Dio,
Non
sommovono
Bergamo
sotto spezie
veneziane fortezze?
le
popoli contro
tevi di Brescia, di
Non
governi, non
popoli
di
voi
Ma
Crema,
da
Genova,
ami-
di
Non da
loi"o
che parlo
fatte
che
falso
si
perfidia sono
di
si
credete
non abbiate
no,
fatti recenti.
cizia
e le guerriere tempeste.
invulnerabili?
si
loro
usano
Ricorda-
ribelli al loro
Non
147
avete
Non
il
versi
vi
Dio voglia
il
di
sia tanto
manifesto, e nessuno
ancoi'a
ma
1'
il
mano ad
qui nell'innocente
Verona
scelerati
solo nido,
denza; che
ma
il
covo
tra-
noi
Non abbiamo
noi
infami fraudi
d'
in
Buonaparte
vincitoi'e inso-
farvi
satelliti codardi.
pagne pocanzi
caso
Non ebbimo
ma
rosi,
di
vili,
pi'etesto di reggerla, a
non
vera
stesso,
poi
popoli,
insoJite tirannidi.
ma
oppressi diretta,
gli
di
sommovere prima
veramente scelerato
qui capitani
manifesto in-
il
al
Fumano
al
fa,
cospetto vostro le
cam-
sono spogliate
le
Raffaelli,
Ai-iosti,
Tiziani,
Paoli?
intendono?
g'
lo rapissero,
barbari travaglia-
die
il
il
mano
di
povero l'obolo
il
perch uomini gi
ed in prezzo di
Adunque port
Petrarca, gli
Adunque
da tanti rubamenti
pei
Adunque
il
fatti
ricchi
meretrici in
convertissero?
chi
l'Italia adesso?
il
costumi? conta-
148
Dove
Dove
si
insegnarci
ed
lo scrivere
ingegno!
le italiane
nate dai
il
al
ve
voi
ne
il
piangono
madri,
contro
perch a
tutti
veronesi
le
tiranni; piangono
starete?
non brandirete
voi
armi?
le
fiato
Italia
scrit-
venuti ad
son
figlie,
le
strani.
maestra
da insegne,
libercoletti
madri
mondo
voi
da
pavesi
le
vili seduttori, e si
onore.
Piangono
figli
famosa
non vendichiamo
madri
da parlari
lordata
di tanti?
l'
le
lingua?
la
comune,
vittoria
il
primo messo
Sdegnata
Germania
oscurato
valor
mili-
tutti
tare,
Roma
dell'offesa religione,
dell'
una
d' Italia.
rosa Verona.
stre sta:
La mole
agognan sorgere
domandano
gene-
in aiuto della
mani vo-
s'
1'
ardir
il
arder
d'
af-
sole ita-
pi
le ispide favelle;
ma-
non produrran pi per altri che per noi i dolci frutti loro;
spose intatte non daran pi al mondo che forti, che sinceri,
dre,
le
die
liberi italiani.
Fu
gi
Venezia ricovero
casione
fia
ai
barbari moderni.
mente nuovi
italiani
liberi
secoli
mi
s'
Il
va-
appre-
Ma
mondo.
del
sangue
di barbavi.
veggio
io vi
rossi
Ha
o che
tiranni versassero
il
sommo
libert versasse
le
mannaie
il
gli
independenza
il
fortunate,
1'
amore,
furore, le donne,
il
1'
la
servit,
la
vi
tra
la
figli,
T inco-
chiamano ad un'alta
la
scegliete tra
Ite,
padri,
rere
fia
acquista
la
tra
fiori,
1'
s'
oppressi, o che
sangue degli
il
sangue loro
il
sangue
libert! Ite,
di
Iddio,
sangue! questo
di
seme
sia
quest'uomini truculenti:
correte, uccidete
149
cor-
f'
XXXI.
Carlo Botta.
Caduta
Dai
dell' aristocrazia
libri
diecine
come cadde.
dire
Basti
di giorni avanti
il
dal
1789
al
che
l'
1814.
a che
pusillanimit
veneta
maggio 1797)
fu de' pili
tutto ci
rinnovata repubblica
Gran onore
lui,
padopoli,
a'
15
luglio 1834,
il
venuta merit
di
non so quante
pazzamente allegri
francese
furono odiosi
compianto
scrittore e
oggigiorno.
da Parigi:
d'
tradimento
il
di
ultimo carnevale
era
che
con-
il
scel-
prorompe da
let-
Di queste
mie
storie io
sento
per quanto
il
mezza
dell'altro, io porter
quale
LETTURE
150
DEL, RISORGIMENTO.
mia
petto la
risponder
amato
le
Venezia.
zicai
un poco,
Pietro,
che
ldia, la
ed io
disse
giusta,
donne
di fango.
memoria ed
la
Tu ben
celano
servendoti delle
scrivesti,
ma
me
Domeaeddio; ed
il
ad Ant. Papadopoli
tonelli,
La
1886) pp.
anima
se
vilt, la per-
generazioni
le
barbaro,
di questo
sotto
dolci
aspetti
1'
andar contro
scelte e
chi
me
la
liani
Signore allora
beati quel!'
io
eterna.
il
per
scrissi
le aspetto al Giudizio,
nome
il
stesse
Ed
tradimento di un barbaro.
il
come fanno,
loda
ma
il
soperchieria ed
presenti adorano,
anime
che di
giusto ed
il
le belle,
il
gene-
ili.
ita-
11.3-14.
per
arrivare
suo
al
fine
del
cambiar
la
cambiamento
di
legati
veneziani,
toccato
loro
d' Hilliers
che
si
ancora Villetard
il
fine
come
questo
Venezia
di ridurre
citavano contro
le
eglino, confortati
favorevole,
piti
il
medesimi continuamente
antiche
forme
gli
si
apertamente insidiavano
animavano
amatori di
ai disegni
e si con-
novit;
ed
loro tanto
minacciavano
lo stato:
congreghe
secrete,
di
dei buoni,
accomodarsi
pi
al
si
151
di
Il
le fazioni
si
accese,
malvagi
trionfavano:
cambiamento che
si
Non
ostante tutto
questo,
le
cui sedeva la
somma
dell" autorit,
risoluto a
perch
dell'
antico
fortemente
stato.
munisse
commesso
si
al
senato di proporre alterazioni negli antichi ordini della constituzione al Consiglio grande,
in cui
senato vi
si
non mai
si
che
deliberarono d
trovar
illegale e contraria
ordini
agli
della
cavalier
Assumendo
le
parole
a proposito
alle
r animo
di
Buonaparte,
per
mitigare
il
La quale
vincitore.
sua salute in
si
ponderoso momento
si
dei
aspettasse
dall' intercessione di
un
pubblicano.
Non
erano
ancora
gli
la
animi dei
vanit
del
circostanti
partito
tanto abietti,
posto
dal
Dolfin.
si
alterasse a
modo alcuno
la
con-
152
stituzione e
si
Disputava
rit
Mentre
ordini.
Zaccaria Vallaresso
legati di trattare
ai
cannoni.
dell' estuario
rimento
e
non
che
Donato
di Pietro
si
letto.
di
sta notte no
semo
della dedizione:
trattasse
serenis-
il
gi per la camera
ten-
romor dei
il
adunati:
gli
per
dell" estuario,
Parve s'udisse
a Venezia.
Si suscitava
auto-
desse
posti, ecco
partiti
tavano di avvicinarsi
sicuri
si
stavano esaminando
si
Tommaso Condulmer,
per difender
che
cosa
si
farebbe
cedesse
credere
la
fortuna
gagliardamente
mandava
Condulmer
al
ostante, operando
partito che
la
della
al partito
il
le
Nicol Erizzo,
timore e
il
Giuseppe Friuli
con
la forza.
al
maggior Consiglio
la constituzione, si convocasse
guente primo
di
si
Non
il
maggior Consiglio
di
il
alterar
di se-
il
tuttavia
si
per
la
starghe
mia patria
vertii
la
xe finia:
se,
come
lasciato
trapassando
mondo l'esempio
al
avesse
la
di
un amore
di
patria
petuamente onorato
la
cadere da per
neziana doveva
Era
era teso.
nell'
agguato
clie le
cannoni
presti, le
s stessa
il
genti armate,
lito
153
pieni
interiori
le
uomini
d'
in
armi.
maravigliava
Si
il
di
erano
sito
stati
sempre pieni
di
ma
Convocati
per for-
cielo,
gente allegrissima
di
d'armi e
quegli
il
doge la funesta
Tale essere
la
ma
inno-
da un
si
in
i
un secolo
in cui V
diritti nulla, la
massima
innocenza
per cui
il
sov-
non creduta,
derisa, la fede
in onore;
ineluttabile;
e,
che
meglio
momento
pubblica; che
getto di
bisognava, a guisa
una parte
del
carsico
dei
si
per salvar
la
la re-
marinari,
nave
far
Posto
il
partito e raccolti
totto favorevoli e
vti,
conservasse
provvidi
il
154
della
scia, tra
il
dolore la mestizia ed
nire, si scioglieva
po-
avve-
il
Consiglio.
il
Il
suoi aderenti
insidiavano
l'
accusava
generalissimo,
il
di
Veneziani
di
Pesaro,
degl' inquisitori,
Rispondeva Giustiniani,
le
del
enormit
d'
domandava
de' suoi
somma
con
amica
di
Verona
soldati;
sempre
generosit
diti
freno,
anche quando
armi tedesche;
fortuna
la
di ci far fede
anzi
ttata
dell'impe-
mostrava favorevole
si
la esperienza,
francesi
cagione
la
impertinenza
del
di ci
dell'
fatto
contro
un
armatore
di
ordini
rompitore
altra
su-
sarebbe
si
nazione,
che
queste risposte
guardando,
dalla
g'
Buonaparte,
intimava
terraferma;
se
plicava Giustiniani,
se
no,
il
gii
del
senato;
che
atto
di furioso
togliesse
V avrebbe
fatto
Giustiniani
davanti, sgombrasse
ammazzare.
Re-
ordine
in
di
Lido essere
del
armatore,
qualunque
gli
in
alle
moderazione,
sud-
sempre tenuti
con
fedele,
contro
lungo tempo
si
il
Oltremincio e
perfidie, di
di
sangue
raccontare
il
in
Pia-
dentro.
non
partir
lo
da Treviso,
spaventava
il
se
non per
morire;
il
che,
suo.
il
restante risparmiasse.
dolcezza
il
Entrava in
Buonaparte.
solito, piegare
155
sull'
eh' egli
il
accarezzarlo, di-
veneziani
sue sarebbero
le
preservate:
certamente
offerta
degna
Non
chi la faceva.
di
si
Vene-
il
Ge-
nerosamente pertanto
al
immune
colpa,
di
confessasse
comandamenti
del
gli di-
senato, dai
il
quale,
quanto aveva fatto; ch'egli era stato amico dei Francesi, per-
ch
che se
senato era;
il
loro
stato
fosse
nemico
senato,
il
1"
mandarlo. Aggiungeva
non r
accettasse.
rifiutare
le
Quanto
l'
le
immunit
alla
lui,
concittadini il-
de' suoi
fin
fardo e dispettoso
Era
umane
il
giustizia
lo
il
stodivano:
patria,
dir Giustiniani
attonito
tra
maggior Consiglio:
stavano vuote
al
gli arsenalotti,
Lido:
si
queste
ma
pochi,
dall'estuario,
si
il
cu-
acco-
sapendo che
bef-
le
pie
lasciava andare
adunato
e di
a'
uso ad avere
d' allora
se
beni,
spada, la metteva
la
de' suoi
offerta
fumanti
ceneri
scignendosi
piacesse
gli
perduto per
qualunque luogo
che
sdegnosamente
della
voleri
dei
il
presagi,
si
raccoglieva
156
per ridurre
il
loro la risoluzione
antiche forme.
le
Orava
La
congiure,
desidri
date,
Buonaparte,
di
se
dell" inutile
riformasse: proponeva
si
il
fraudi
dei
le
modificare
al
doge pallido
il
lava delle
del
stava deliberando,
si
d'
archibusi fatte
per festa e per forma di saluto nell' atto del partire dagli Schiavoni, che nel
sottoposto
ugualmente per
festa e
forma
per
di
deva
gli
tenti
ad ammazzare
privi
coi
doge e tutto
il
fama per
d'animo
di
le
tiri
loro
era corsa la
n'
saluto,
Un
congiurati in-
il
consiglio; gridavano
confusamente e con
Posto
il
partito,
si
fine di preservare
le vite e
Venezia
incolumi, diceva
sostanze
le
e di
degli
il
ceto patrizio
che fossero
verso
tutti
la
religione
della
citt
di
conforme
ai partiti gi presi
il
partecipi
maggio, accettava
di
decreto,
verso
il
amatissimi sudditi
il
dello
stato,
e del
maggior Consiglio
il
governo rappre-
di
provvedervi.
in
una tanta
disgrazia,
ma
questo
si
si
modo
faceva carico
i
ai
ma-
infedeli;
d'
oscuro
ma
rirono,
157
ma
per
un nemico aperto, ma
per frauda di un amico disleale. Non manc il iDopolo al governo, ma il governo al popolo e mori una pianta con le ra-
di
perch era
dici buone,
conforto
aver perduto
dello
guasta; n ebbero
la testa
stato
lo
per
patrizi
simarono per
la
mente esempio
quel tradire
debolezza:
terribile
gli stati
di
il
certa-
lagrmevole
Il
d'
Europa, e fu
ai principi,
quando
e'
popoli preste-
dicono di essere
per,
presagi pieno,
pubblico
gius
Ma
schernirono.
funestissimi
di
destino, la bia-
"1
peggiore di quel
la
tristi
fu,
il
soperchiata,
virt
non re-
1'
avere
il
Brabante
il
il
nezia contro
Alemagna
che
quello
era
Sardegna
di
re
il
perde
l'
independenza, non
s'
acquist la
libert,
1'
Italia
si
fu
serva.
Poich
l'
autorit
patrizi ebbero
preso
partito
il
di
nelle
rinunziare al-
mani
di
Buo-
naparte, tale un timore gli assalse in quelle stanze, piene tuttavia delle immagini dei loro forti antenati
essi fatto di
grande
e di glorioso si in
e di
quanto fu da
non sapendo pi n dove restassero n dove gissero, si abbandonarono, come perduti, ad ogni affetto pi disperato. Si
ritraevano alcuni alle stanze private del doge, che, tutto smarrito,
sero: altri,
mando
usciti
gridando
di tutti
ducali segni
Non
pi
si
dispoglias-
158
ben
sapevano
quale
pensavano
essere-
un vecchio ge-
questi
tra
quanta sciagura
novatori, che
Viva la libert! Ma
legrezza gridavano
il
dei
patrizi,
saputo
fatto,
il
accendeva
si
Cresceva
la folla, a cui si
erano
fatti
fanciulli, e
verso
le
1'
san Marco,
donne
le
vecchi
ed
amore
Cominciavano
Ma non
di
le
biose
nome
il
una
di
pu
anzi tosto
le
turbe rab-
dove passavano
le dilette
bandiere.
il
nei
particolari o
d'
amore
o d' odio.
Avvertito
si
dice
iscampo della
il
capo, quando
prometteva
vita,
una mano
di
di
di jjalesare
bocca
il
mal
il
i
arrivato, per
rei delle
nome
di
congiure.
qualcuno, che
la
casa del
Fu avuto
rispetto ai palazzi
dei ministri,
anche
trascorrere
quel
furor
popolare,
si
era nascosto
ministro di Spagna
altro importava
il
dal
di
soldati
italiani,
si
presidia-
il
ponte
Rialto.
di
fine a
quell'
Donato
e Battaglia la occasione, e
vilio a
comandamento
cesi.
Baraguey
di
popolani
tre o quattro
poneva
159
La mattina molto
preparato e mandato
na-
il
al
per tempo
scoprivano
si
il
d' Ililliers,
schiei-ati sulla
non
il
municipio,
si
continu
promi-
si
parole, gra-
le
l'
d'
non
Da
questo imparino
gli
uomini, che
Alemagna.
pi fra
ed alle promesse
non
per essere
armi,
le
dei forestieri
solo preda,
ma
che
gli stati
non
possono
si
il
un volere ingannai-si da
ancora scherno
segno
di
s,
ca-
In questo mentre
Buonaparte
se
voci che gi
lui
era concluiio
levavano,
si
si
Il
atterrivano
destino
il
trattato di
il
ne tornava a Milano.
dei
Campoformio:
popoli.
Veneti,
e le
Interrogato a
rispondeva n la
la
credeva che
la parte austriaca
vi
diritto.
di
Ma, giunto
Milano, e perch
derci
il
presidente:
Austria?
questo tratto
di libert
rispondeva
il
ven-
capitano
160
atroce
difendetevi.
Riprendeva
sgombra da queste
difenderemo.
tolte, e ci
attonito; e
di trepidazione
di
dolenti
cittadini
ma
ci
in
piena
grida
le
ne
se
avvilito,
la citt
Udiva
spavento.
Vattene, trahai
grido:
il
venditore;
il
il
Ebbene,
magnani-
armi che
terre: rendici le
Taceva
parole, e
modo
a questo
armi
le
le
non vergognoso,
ritirava
si
tolte
presidente
il
di
altra
dolore
disperate
partiva
frettoloso
dei
per
Milano.
L' ora estrema di Venezia era
Scriveva da Milano
giunta.
di
pace essere
Fi-ancesi
ma
impadronire:
peratore
patriotti che
nella repubblica
cisalpina, in
anni di vendere
un
tondo,
il
si risolvessero a lasciar
sufficienti
per
d'allodio
avessero bisogno,
possedeva nella
che
partenevano
Cisalpina:
guerra o
di
quivi
Venezia
di salute
perch
esservi
di
al
congregazione
loro
creasse
vivere:
soccorrergli, se ne
paese
il
si
patriotti che
potessero
essere vendute
il
in
meglio, a Ferrara,
pr
dei fuorusciti:
di
Tolone, tosto
soccorressero
fuorusciti:
cannoni
e le polveri
con un Forfait
vedere a qual pr
con la congregazione
si
di
vendese
argano da inalberare,
si
un Roubault
le piatte,
il
sei
Bucintoro e
cannoniere, un
le
barche do-
barconi,
palischermi
grossi e
161
sei
Aggiungeva Buonaparte a
Villetard, badasse
potesse servire
creai'e
un navilio
la
seconda,
bene a
trasportar
sciti: in
modo
possibile, perch
somma
si
si
il
le sorti dei
di
fuoru-
T oc-
Veneziani che
suo ob-
fosse
con la congregazione
citt
ai
tempo
vendesse nel
pi fosse profittevole
cose:
Francia quanto
in
miglior
tre
all'imperatore per
di
salute
terraferma, alla
salute
per
la
della
lui
per
essere
rivoluzione veneziana,
adunanze
sala delle
recatosi, e
lui
sul conti-
Cittadini, voi
fare; e quest'
il
Gi udiste
le
almeno ai
mandato ricevuto hanno, il
che con lagrime. Ma, cittadini,
la Francia,
esse l'isparmiano
vostri amici,
sacrifizio vi resta a
come
se
ella
trafficasse
essi
calunniato hanno
di
a'
di quel-
infame lascia
mini
liberi
vendetta
ai re: ella
ovunque
perseguita
gli trovi.
Ma
la
re,
sua protezione e
la
uosua
la offesa dei
fomenteranno,
ristretti
nella
Cisalpina, la noli
162
di voi,
a piegare
collo
il
inesorabile.
di
stoica, fra
Bene ho a
giudicare qual
una
dopo
su
lidi
morii'e
il
fia il
ogni
uomo
sotto
un
ivi
eh' ella
La
cittadini
titolo di
il
pre-
ed asilo a coloro
avrete,
libert,
in tanta
potrete
che
potentissima Repubblica.
cosi
veneziani
lontananza
la
assicurare
il
si
apre
forti,
alla
o nelle
il
beni
con voi
vi
una sede
ivi
fondarla:
Veneziani trasportare
e lagrimoso,
io
generoso.
sacrificio
ricovero
offre
tirannide.
alla
virtuosi e liberi,
non potendo
Non
di
popolose
con
diroc-
1'
inaccessi
grembo:
mura
libero
una rassegnazione
fra
Veneti
mura
le
degli stranii.
meglio
onorevole, fra
ritirata
dirvi,
ed
mano
come
Altri,
a lasciar le insensate
la patria
sumer
gli
sonsi risoluti
come
fato
al
occupe-
i-esteranno aperti
la
generosa Francia,
libero stato ai
il
tacque. Poi
gli
esortava,
in
nome anche
di
Buonaparte, che ordinassero quanto era necessario, perch Venezia sottentrasse intera e salva al nuovo dominio.
r indt'gnazione,
lenzio, ora
il
il
furore agitavano
mormorii
di
maledizione.
la
il
consesso.
Il
morte del
La
rabbia,
Ora era
il
si-
antico gover-
natore delle isole, che non aveva potuto sopravivere alle rapine
coreiresi, visto accostarsi
fratello, se
la
ma
ambizioni,
virt
si
te
per correr
dietro
ed
ignoto
nuove
dove ancora
da
163
impareranno
ma
gran
misura
felicita,
posteri, se
amore della
l'
Buonaparte, distruttore
Riprendeva
neralissimo
scampo della
veneziane spoglie.
la
ed umile Vidiman
esule
natura italiana
si
glorioso
al
di patrie innocenti.
le
ed
ed
libert e
loro vita
nome
nel vicino
del ge-
esilio
le
essi
aver consentito
vidersene
le spoglie;
sapere come
si
anime veneziane
basta la potenza,
lito
basta
poter
ma non
essere
avviliti,
la virt, intrinseco e
caduco come
ziane spoglie,
la
traditi,
ma non
cercasse di chiamar a
le
vene-
si
pascevano
sapere, per aver voluto servire alla Francia ed alla patria, aver
ma
gli
purgherebbe, ed a tutti
meno
di
colpevoli. Ci detto,
se
grandissima indegnazione.
Di questo sdegno
parte:
amor
e di
E' bisognava
patrio, perch io
164
me
meco
di
stesso
fosse, di adempirlo*,
mi rallegro almeno
ma
bene
io
alti
una
libera terra
air infamia.
ma
-,
preferiranno, se necessario
Non consentiranno
che
la
fia,
povert
altri
abbiano durante alcuni giorni usurpato la sovranit della nazione loro per metterla in preda. Per un tal procedere pruove-
vero,
nazione francese: un
si
bestemmiano,
le
non ancora
machiavelliche; non
le dottrine
s'
hanno
gli
non hanno
imparato
vero, la
rifiuto
Gemono, perch
ceppi che
su cotesti ceppi
lor
Pure ed
della Cisalpina ed
che di
mente militare, pe
quello ch'eglino
'1
resta
ordinare in Venezia
quale voi a
nome
nome
sovranit
della
il
governo mera-
il
Buonaparte,
fia
pare un delitto;
lor
Non
loro scrupolosit.
giovar loro
be-
di
titolo di cittadini
il
della nazione
nefizi
popolo, che
in
comportava
di
esser bia-
che
pazzia
piuttosto
fosse
a Villetard queste
rabbiose e
suo
Non ha
ci
contenuto.
la
obblighi
taggi quei
altro
uomo
di
dei
il
mano
barbare
ti"e
la
pro-
forestieri, rescriveva
parole:
Ebbi,
cit-
repubblica
anteporre
della
altro
in
ai
nostri
interessi
ed
ai
nostri
van-
di Venezia.
Non mai
la
repubblica
francese
fece
la risoluzione di far la
che
si
il
desiderio
e sento
che questi
ipocriti,
poco son
interessi,
i
popoli
per
fatti
alcuni
effeminati
Se
gli
effetti
gi
Alemagna
quando
la
tragedie di
le
si
stati
per
dritto
ma
alla Francia,
realt
governo francese
1'
grado di
eh' ei
gli assassinii,
del
in
non appartengano
massima
veneziano,
il
allor
veneziano
il
codardi
tanto
corrotti,
vili oligarchi-,
medesimi
me
il
non
con
facessero
e spezialmente
d' Italia,
libert.
la
pregiarla, la occasione
difenda.
volere la repub-
di
signori
Divisi in tanti
quanto
il
l'
una guerra
sa-
comandi
sacrifichino
So
Vorrei
altri popoli.
165
di
esercito francese
conquista
di
non
perch
sgombrer
il
paese, potranno
utili
Vi diedi carico
guarentiti
paese e per
avrebbero tutto
francese
vendere
loro beni,
g'
il
che
appigliarsi
con la con-
alla evacuazione,
a ci che potessero
di conferire
parimente avete
1'
lor
esercito
il
destino del
il
titolo di cittadini. Il
e'
mandato
166
quanto vorran
sentano
clie tutto
fare.
ancora non
perduto:
disegno:
che, se
francesi,
eserciti
gli
che stata
nervo ed
il
il
e'
questo
lui,
perdevano un'antica
gione di
lui,
andavano raminghi ed
lui,
avevano
iu
tempi tanto
di loro.
gione di
di
e nobil patria,
Francia.
man
le
nobili parole:
uomini
Non
che
col
politica,
conosco
repubbliche:
uomini sono,
il
loquaci,
non
sue infami
Rispondeva
non
pazzi,
sangue francese
mia
si
frasi,
ge-
o codardi
vili
vi favellava;
faccia loro
le
il
queste
una re-
conosco
la
ma parecchi padri di
ma negozianti sono,
modo par-
le offerte
pubblica universale.
doloi'oso carico
voglion essi
il
questo
per ca-
che,
esuli,
sinistri accettato
veggo
altro
Ma
Cisalpina.
alla
col
loro
famiglia
che,
sono,
dell'invasione
ma
atterriti dalla
dei
vecchi
novella
soldati
profitto,
mente
si
procede
la
il
veneziana nazione.
non aveva
non
si
a'
la
il
democratica
vede perch
il
si
chiamarlo pigliarsi
canto
s"
le
se
chiamar rubare
il
167
il
rubare e
Da un
non
altro
far
sponda
striaca, e
sinistra del
Mantova,
vede,
perch
nuovo
ma
Magonza,
la
Paesi Bassi, e
Lombardia Au-
e Corf.
pag;
degno
Reno,
che
obbligata,
vi fosse
dei tempi.
altri si
argomento
Veneziani
ai
in preda all'imperatore.
Rivoltare
opera nefanda.
In tanto pi'ecipizio
pali,
messe. Adunarono
i
dell'
popolo:
del
nicipali
il
trattava da rei; e
gli
si
chiamava
vede
consentiva che
Il dir
ma
ei
fece
non s'armavano,
che
di
se
fosse
Campoformio, che
l'imperatore
consentire,
vili;
quando
d'
mu-
il
vto,
armassero
mandavano un'altra
fini
a Milano:
s'
Giuliani,
al Direttorio
Veneziani
deputazione a Buonaparte
operavano,
spontanei
desidri
vti: fu
la libert.
soli
viaggio
espri-
in cospetto
municisi
arrestar in
i
Veneziani
repubblica francese
si sfoi'za,
non temendo
di
fatti,
accettata da Buonaparte
ed
mandato
il
di fare la
maculare
la
Io
splendore
suprema autorit
in
de' suoi
Venezia
16b
condo
comandamenti
avuti,
bellissime
le statue
che
in
lui
si
1'
miravano,
fatto
salpare le
Bucintoro,
cose
reliquia
per
San Giorgio,
veneranda per
opere eccellenti di
le
inco-
la
memoria
scoItui*a
che
delle
il
antiche
l'adornavano,
rovinata
segnava
agli
Alemanni,
lietissimi
grezza, onde
si
accresceva
di
Faceva
il
tanto
il
maravigliosa con-
dolore universale:
fuggiti,
le
democrati, o
le
opere buonapartiane.
XXXII.
Ugo
Sfoghi d'
iiu
Foscolo.
fuoruscito veneto.
in
Ortis, la cui
infelici, 1799.
fieramente
si
le
tutte d'
di
argomento
Foscolo
prima edizione
stessi
Probabilmente furono
giorni o poco
dopo che
ma
il
cosf
prodigava anche
1814, e
mai veduto
macchia da un gentiluomo
alla
1'
Montaperto
[lett.
25
sett. ]
un
fantasie guerrazziane.
essa
lettera
germi, e
in
Venezia
troverebbe.
si
quella visione un
i
niuno ha
gi son qui
dato leggerla in
solo
Zurigo: perocch
quale
e nella
collicello:
1'
169
fio
prenunzio di
certe
molta
di
lineette,
le
consumato: tutto
Il
per piangere
nome
le
nostre
sciagure
la
infamia.
nostra
ma
per-
rester che
ci
Il
mio
Or dovr
io
le
le
il
degl' Italiani.
mia
della
e la
il
Il
laviamo
Tu mi
fai
gli sventurati?
le
mani
nel
racnoi,
sangue
pi
pati'ia e di
morte.
niere;
stessi Italiani ci
dunque
e le
solitudine
ho ubbidito, e
prime pei'secuzioni,
le
da' pochi
mie ossa
13 ottobre.
il
cuore; e
Ho
deliberato di
colli.
con
la vilt e
gemeranno
170
potremmo
perch, e che
disprezzo,
che
aspettarci noi
non
se
se indigenza e
o, al
Ma
le
dove
vedermi
io
dinanzi
tni caccerei
un
sovente
questi
papi
disperando
mia
altri?
ci
Deva-
d' ira?
ser-
si
vendicarmi
di
che
coloro
si
gue
occhi
agli
non piangere
il
mio san-
patria.
hanno comperato
nostra
la
schiavit,
armi.
le
di que'
ma-
si
letri, certi
di vivere,
ma
a morire fra
-costretti
le
le
bestemmie
fame.
e la
perch farci
memente!
17
La natura
rimanevano
inerti
ma
d'
tempi
tempra,
tal
sentenza
infelici,
verit di cui
miro
da che,
dere nel
loro
se
secreto
il
Ma,
s'
Ed
io
io
mi sono uno
scrivessi
dell'Italia,
patria
di
pericoli
di questi
intoi-no a
spezzarli puoi,
questa:
mortali
compiango insieme
li
desiderio
cari
che
la
glorio-
si
natie loro
le virili e
antichi
perch
ingegni
fatti
metafisica
samente
si
piegarli
anni addietro
ed hanno acquistato
passioni,
tali
marzo [1798].
quello
non
e
e
e tu,
eh' io
e gli
am-
dovranno chiufunestissimo!
d
meno, anzi
quell' angoscia
mio Lorenzo.
vidi e
so
delle
dimi, la patria
piango secretamente,
la
Che
lagrime mie
le
amatori
d'
si
diti; e se
e desidero
spargan
sole.
quereli ad
d' Italia si
d'
altissima
fossero armati,
si
si
in voi
ridestando
crudele
superflua e
il
171
ultimo sangue, n
all'
sarebbero
vinti si
attentati di
si
amore
volmente
su' nostri
l'Italia!
esecrabile la divina
Ma
teoria
intanto
si
nato dove
fidano
Giovine
nel
parla
si
il
Eroe nato
crudele
importa
eh'
abbia
mente volpina,
il
e se
vigore
Schah che
Circassi
guerrieri
pub-
della
Moltissimi
sangue italiano,
un animo basso
del
leone,
basso e crudele
se
ha
negli
la
Si,
scambieFrancesi,
utile
fremito
il
ne compiace?
di
idioma. Io da
nostro
che la
nazioni
le
equit a trucidarsi
dell'
tra-
vincitori
arresisi
alla sua
sul Nilo
fede, e
Nadir
pi atroci, bens
meno
una
mano sua
cettasse; e
firmato; e
grazioni e
d' esilii.
come branchi
piango
di
la patria
Non
pecore
le
1'
Italia
di
proscrizioni,
emi-
mia.
Che mi fu
d'
tolta, e il
172
sei
Nasce italiano,
un giorno
soccorrer
creato tiranno: e
Alcuni
veggendo
Ben
libert.
un popolo,
quanti ne
mente
1'
vuoi
sommo
fanno
ricchi mercatanti,
non
professori
propria-
il
cittadini,
d'
la
e in
universit,
lette-
1'
gemme, con
terre,
bottega.
fare e
non gi sacer-
ma non ha
nulla.
il
vanno
d' Italia,
frati,
Italia
rati,
non l'ha.
governano in pace;
altra la
ha
io
difendono
patrizi
altri
natura
1'
da che
piaghe
le
ha preti
vero: l'Italia
La
co'
doti: perch,
patrizi
il
alla ^patria:
sempre
non
se
industria sua
l'
non parte
si
di plebe;
meno
meno
misera, non gi
non
mai: quindi
pur
pochi signori
sempre dominatori
preti e frati
patrizi;
facciamo
forme sacrileghe
esilii,
convertiamo
ma badiamo
priet famigliari
terre
titolati
in
di religione,
di
nazione. Or di
della
arbitri
de' sacerdoti
tutti, o
saranno
in Italia
da che,
agrarie n
leggi
se
ri-
senza divisione
se
ed
invisibili
popolani
possessori di terre
delie terre
mai (a quanto
armi straniere,
d'
rapine
di pro-
intesi ed intendo)
mai questi rimedi necessitassero a liberarne dal nostro inio per me non so cosa mi piglierei
ma
n infamia, n servit:
crudeli e spesso
inefficaci
rimedi
;
non
non che
fosse altro,
il
si
vessi, esorterei
Italia a pigliarsi in
l'
se
pace
il
ali'
sepolcro.
di si
individuo
Ma
per, se scri-
173
Cinque o
hanno piantato
alla libert
tutti
Un
di
e pianteranno
come
in minuto,
umane
Cinquecento o
de'
le
solo
quali la tirannide
torna tutt'uno
minuto
troni che
su
cadaveri.
Firenze, 27 agosto.
Dianzi
e d
io
adorava
Michelangelo;
hanno
Machiavelli
Galileo, del
sepolture di
le
nell'
eretti que'
punivano
la
grandezza
persecuzioni
a'
umano gregge.
marmi mi parea di rivivere
io,
mi gittava con
forse.
la
Ma
razioni future.
La mia mente
guasto qui
Ritienti le
mandasti
loro avi
quanti per-
Ma
documenti della
1"
vegliando su gli
immaginazione
ora
Oh
da
troppo
cieca,
le
fra
membra
grandi mor-
per me!
cose
alte
anni
quegli
in
scritti de'
vacillanti,
pazze
il
cuore
nel profondo.
commendatizie
io le
di cui
mi
scrivi
era
Alfieri:
Vittorio
ma
che mi
quelle
oltraggi n favori
eh' io deside-
ei
non
fosse
vanno
dalle
sue
passioni e
le
da' tempi,
dall'
da' suoi
esperienza
debolezze di
si
studi e
del
mondo.
fatti
mortali
Firenze, 25 settembre.
muse
le
nacquero
lettere.
e le pie
si
Dovunque
zolle
io
mi volga, trovo
le
le
sacre
case ove
174
La Toscana
tutta
quanta una
il
Ma
di vita e di salute.
eccomi
di citt in citt, e
domani, nel
mio viaggio
il
su
quello gi
io fossi
s'
reliquie.
un giardino;
e l'aria
il
domani
piena
viene, ed
N pure mi
conceduto
andare a
di
stato di
di proseguire
Roma
a prostrarmi
passaporto:
il
ma
tendo.
cielo sereno,
il
paese vicino
avea decretato
le reliquie della
loro
sempre
esilio e di solitudine.
calpestare le
citt continuata e
Cosi noi
Italia: e lontani
n fama n
illibati
tenti di mostrare
costumi
ci
porte,
n ingegno
territoriuccio,
una dramma
io
siamo fuorusciti
tutti italiani
sublime coraggio
di
se t'at-
Sbanditi
soccorrersi
nella
ha
di stanchezza
hanno sempre
ali"
tomba?
ma
cui
asilo
e la vilt! e chi
rivoluzione
languenti di
orecchio
il
solo
il
da tutta la natura,
pi
avvilisce,
si
il
fame
supremo
delitto!
deserto e la
il
pi
vive forse;
Ho
insigni per
le
fraterne
cadaveri intanto
fondamenta
a'
battaglie
monti
di
e tutti
quattro secoli
campi sono
addietro:
ammazzatisi hanno
de' papi.
Sono
fatte le
salito
de' Guelfi.
investita da tutte
e rizzare
della sconfitta
oscurit
le
con
fredda,
anima
1"
sbranano la
sventure che
antiche e fiere
mio Lorenzo!
giorno; e in
di
io
E mi
spaventata.
memoria
la
nostra patria
17&
ombre
le
spade
le
scendessero
capo
al
insanguinate, guatarsi
padre e
scellerata
squassa per
lo
carnificina?
per cui vi
I re,
vostre vesti e
rerti
di
dunque,
debbo
mia
quando
e
chi
anil
tanta
stringono
si
dividono le
si
fuggiva precipi-
mi se-
fantasie
mi trovo
solo
di
sempre
conosco.
solo
poterti
di
io
io
accusarti
patria,
Urlando
spettri,
eh" io
tutti, e
trucidate,
quelle orride
ancora,
pi tremendo
gerti,
dietro.
guitavano sempre;
notte,
vostro terreno.
il
e per
pacificamente
tosamente guatandomi
le
tronca
figliuolo
il
chiome
le
che
e le vesti
tiche ferite.
dalle vie
emendare
perch io
compiandi
soccor-
mai?
Milano, 27 ottobre.
Ti
la
scrissi
dunque
d"
da Parma,
settimana addietro
la tua
ti
mi capita
poi da Milano
scrissi
si
da' 28 settembre
di
ma invadono
tutte le propriet;
io
me
le
'I
sventure
per la
gino inviolate.
le
il
di
Come
Tos(?ana
:
le
secreto, la preziosissima
tacite
cercano
dovea prevedere:
le
via
Mi morde un sospetto
ma
querele,
nel petto
profanano
dell'amicizia.
di ch'io ci giunsi::
intanto
vietano
il
lettera lunghissima.
tarda,
una
nostre lettere
non
ora in
poi viag-
176
Tu
ini
nerosa fierezza,
ma
Andandolo a
chiaia.
e dalla
mi pos
Tu
mano
la
mazza
fra via, e si
per
rialza soltanto
ferma-
e.
su la spalla dicendomi:
tuna.
vec-
ma
della for-
battiture
le
sente nel
si
anni di
studi e
e di
ad
gloria
di
agonizzare elemosinando.
Milano, 11 novembre.
Benvenuto Cellini a un
Chiesi la Vita di
libraio
Non
ei
non vendeva
elegantemente
La
italiani.
libri
francese,
il
a pena
ranza
e la servit di chi
dtta. I
le
Demosteni
gente
intende
lo
una
in
igno-
la
di-
Cisalpini
cos'
1'
unico fine
sbandire da
di
libert,
prima che
fosse discesa
essa.
nizione
la loro colpa, la
assolve, e la solennit
d'
anche per
ingiustizia della
pu-
impiego
ogni
Chiesi
ov'
erano
le
pochissimi mi
ho veduto
gli
1'
unica risposta
uomini sempre
a'
di tre sorta:
paesi
177
ciechi, n
degniamo
ci
di brigare.
il
vivere
donde
niero e
Tu mi
esalti
capriccio
il
sempre
meno
n pi n
di
rintuzzando quel
non
facessi
il
irrita
potenti, e dissimulando
letterato di corte,
gini. Letterati!
lascio
Oh! tu
da per
dirai, cosi
la virt e
non
modo
hanno
d'
uopo
scienza, per
scellerag-
loro
tutto.
sia cosi:
si
vaglio?
impacciarmene, vorrei
s'io dovessi
facile.
Non
ma
uomini balzati
rannetti
sfrattare?
io
nobile ardire
la
il
farmi
quanto
sai tu
di ci
che
spia pu
ogni
mio ingegno:
il
di faziosi
gli
che
ti-
fama
di
coraggio
e d'ingegno,
armano
si
quantunque spesso
opprimere,
lasciarsi
depredare,
del
non sanno
licenza e
di ti-
popolo conviene
pi'ima
di
conviene
d adulatori e di
traditi e derisi,
leccare
spada
la
anno
di pi,
reciter
mai
Non
rimorsi ed
la
]yurte
del
piccolo briccone.
Tanto
turba
tanto so di
immensa
de' miei
calpestato,
essere
simile
conservi,
ma almen
a quegli
Non mi
come
si
del
lieneficii; e' vi
tuperio
miei tiranni
fra
la
che
insetti
glorio
pasceranno
ingiurie e
lor
il
vi-
altri
le
loro
io fossi
costretto
d'
ad uscire
stromento
178
Cile se
mi mancasse
pane
il
il
me
io
vi sono n delatori
n'
cessi
non
dove un
non per
giustiziato
di o
altro
1'
altro
verranno
tutti
dove
non perch
se
ad abitare con
corte
di
delitto;
il
dove non
tutti,
conquistatori n letterati
il
da vero, Lorenzo,
mi
il
mi-
misero;
me
e a ri-
Aggrappandomi
lume
eh' io scorgo
da lontano
s"
io fossi
con tutto
il
mi vedrei sempre
non reggono
e
gnersi
d'
gloriai tu
mi
corri
il
non
sei la
sopra
il
Quante
cade,
un mucchio
risolve in
si
ma
raggi;
ben presto
vergognando
accarezzato io medesimo
bisogno e
il
mia sola
barcollare;
languidi
sempre
mie piante
alcuni
il
Ma
pi.
prima passione,
un
volte
alle
le
di
io passer
ti-atto
tratta
camminando
morire ignoto
mio
al
secolo,
ho
coraggio di terminarle!
avrei
forse
soprav-
non mi avesse rattenuto il folle timore che la pietra posta sopra il mio cadavere non sepj^ellisse
ad un tempo il mio nome. Lo confesso sovente ho guardata
vssuto alla
mia
patria, se
me
il
ecco
e
il
il
le miserie
d' Italia,
poich mi
Addio:
mi dice
di finire.
Pur ho a
dirti
an-
a scriverti.
Dopo
tanti
anni di
si
affettuosa e leale
A me
non resta
e cosi
mi libera
pensieri,
la
mi
notti io
le
d'
poi
cielo
il
Ne
mi manda
momenti
questi
quanto pi di fermezza mi
Ma non mi
di calma, io
ti
miei
il
Quando
scrivo con
contristarti del
tutt' altro
scriverti;
di
mio Lorenzo,
tu,
non
possibile per
de'
inviartele.
scrivo;
ti
cuore
179
stancherai di leggere
ti
ho sempre
sommi
scritto ne'
almeno come
ler sera
sommi
piaceri e ne'
ti
dunque
io
un boschetto
si
ti
dolori dell'anima
di
tigli:
suo bastone-, e talora guardava gli storpi suoi piedi, e poi senza
dire parola volgevasi a me, quasi
fermit
mi ringraziasse
accompagnava.
il
suo servo
ci
S'
si
io
Parini
Il
lo
ed io con lui:
personaggio
il
somma eloquenza? Mi
e per le antiche
tirannidi e per la
nuova
licenza.
Le
lettere
una in-
benevolenza, non pi
annali recenti,
di
d'
nominare, se
1'
amore
le
loro
onesto in
di
patibolo
somma
un sovrumano
scelleraggini
presso
figliale
e poi
mi tesseva
ma
il
mostrassero
di Catilina,
misfatto,
ma
di
il
vigore
quegli animosi
quantunque
vedano
e" si
pi
A quelle parole io m'infiammava
ladroncelli, tremanti,
tacerne.
gli
degnerei
saccenti
Che non
si
tenta?
180
Egli
morremo? ma frutter dal nostro sangue il vendicatore.
mi guard attonito: gli occhi miei in quel dubbio chiarore
scintillavano spaventosi, e il mio dimesso e pallido aspetto si
rialz con aria minaccevole
io taceva,
ma
sentiva ancora
si
Il
petto.
ri-
conduces-
si
si
vilmente.
mi
braccio,
il
fisso.
giovine degno di
Allora
damente
io
ma
al futuro;
io
le
me
la disperazione del
mio
e al
mio pianto
monte donde
tutto
il
io
gli dissi,
madre affettuosa
le
mie pedate
il
suo
pianto.
Pure,
s'
Ma
1'
Egli
sorrise
mi sembr
di
sommo
ella
termine degli
il
la
immoti
sepolcro: sono
il
seguirmi fino a
della
mie parole
pi che
alle
il
No, io
profondo.
figlio di
stato.
miei sguardi
si
abbassavano
potrebbe trarti a
eroi spetta
difficili
un quarto
e r altro quarto
a'
imprese;
ma
credimi;
loro delitti.
Pur
se
ti
la
fama
degli
sorte,
reputi bastevolmente
181
tempi
te
ne porgano
mezzi?
non
che
questo
di tutte le et e
ti
si
nelle faccende di
blico
gemiti
tu
danno
pretende
il
nemico
al
popolo romano?
Un
1'
fama
universo un
ti
di ricchezze
sangue,
allora? avrai tu la
impunemente.
pub-
il
doveri e diritti
il
il
ritrae che
Quando
propria infamia.
e la
di
cuore,
ma
povero
sar sempre o
sei tu,
dove tu nelle
secreto sospiro,
tenza degli
il
ma
la tua prigione
Ma poniamo
che
tu,
stranieri e la malignit
superando
de' tuoi
e la
concittadini
di
di'
un
prepoe la
spar-
il
repubblica? arderai
le
adeguerai con
diti
le stragi
le
fortune?
come
Ma
le
il
come
:
ve-
tiranno.
giudica, pi
delitto utile, e
suoi
reprimere in
mentata
te la libidine del
e dal
ti
sar fo-
nllora a puntellare
il
mortali
sono naturalmente
182
spoti.
nome
tuo
il
immensa turba
fra la
mezzo
afferra per
un ardire
di
che t'aita a
salire.
lambe
mi stringeva
la
mano
ma
io!
si
na-
non
la
si
mano
al
se
la
geme
mi guard:
de-
dei
quale
il
Tacque
capitani;
o figliuolo! l'umanit
un conquistatore;
scere di
feroce, di
una
di
Ma
fra'
Alz
Cocceo
Il
vecchio
di questo
mondo
gli occhi
al
cielo;
fra' tigli: ci
le
una vota oscurit; s'io potessi avere un tetto ove dormire sicui-o; se non mi fosse conteso di rinselvarmi fra le ombre del
mio romitorio; se un amore disperato, che la mia ragione comquesto amore ch'io
batte sempre e che non pu vincere mai
me
celo a
stesso,
ma
che
onnipotente, immortale
riarde
s'
fatto
ha dotati
di
questa
ahi! la natura ci
se
calma,
il
e poi morire. Io
io potessi in
odo
la
somma
un vto
Scrivi
ci
il
forte: e
tu lo sai,
la
delitti di
Lorenzo; avrei
le
coraggio
mie
forze,
di
scrivere;
ma
l'in-
183
tendono
alla posterit
dite al
non
ci
cieli vi
con-
nome
di tutti, e
letto, di cui
tiranni n
vostro intel-
il
pos-
politiche-,
II
ma
umano
genere
crepitezza
ma
non
istigate
vanamente
loro passioni
le
oggi ha
d"
1'
umano
le
che
soli
saranno degni
d'
udirvi e forti da
vostri persecutori.
vendicarvi. Perse-
r obbrobrio per
tutti
secoli futuri.
la patria la tranquillit e
il
Se ad alcuni
di voi rapita
sostanze, se ninno
le
nome
dolce
osa divenire
di padre per
non pro-
non
la consecrate all'
mostra terrori
r avvilimento
potente, e
il
e pericoli;
le
ma
tutti
Europa vivente,
umana
vilt
il
il
suo vituperio
e la vostra fama.
Ventimiglia, 19 e 20 febbraio [1799].
Ho
gi
il
segnano
il
aspri e lividi
sito de'
macigni, e
viandanti
si
assassi-
disfanno
184
ha spaccato
il
vista; e percon-endo
due argini
cavernosi, appena
vedono impste su
si
neve che
ondeggiando
la
La
terraneo.
da quelle
biancheggia e
cielo, e tutto
tramontana,
invade
medi-
il
tutti
viventi.
ma
Ove
tati d'
sono dunque
concordia. Allora
ma
per te:
voce?
burroni
di altissime rupi e di
immergono nel
s'
confonde:
si
un ponte
Mi sono fermato
dove pu giungere la
sentiero.
alpi di
in
che
ti
manca
se
non
la forza della
io
pu
fare
il
mio braccio
solo
e la
nuda mia
diamo ogni
memorando
di
la
libert e la gloria
degli
avi,
lo
nemici calpestano
perdendo
le
loro sepolcri.
sostanze e
1"
ombre magnanime,
intelletto
la
voce,
nostri
sarem
trafficati
fatti
come
tombe e
annientarne
le
sono cagione
ma non
di superbia,
nostri fasti
patria.
Ma
genere
il
a' destini.
il
nome
la
mia
proprie sciagure;
sale,
ci
ma
le
sciagure derivano
umano
dall'ordine univei'-
Noi argomentiamo su
che
vicende,
le
L' universo
controbilancia.
Le nazioni
si
eff"etti
del tutto.
divorano, perch
una
1"
mia voce
agi' invasori
vendetta;
ancora vivo
vano
il
la
mondo, cercavano
vano principi
popoli
dove insanguinare
viscere.
Cosi
Canaan,
lor
ferri,
a'
nuovi im-
contro
sandro rovesci
figliuoli del
popolo di Giuda.
impero di Babilonia,
1'
si
corrucciava
non
che
della,
stessa religione
sbranavansi
fortuna di
Roma. Ma
divenne preda
e de' Papi.
delia
nipoti
vi
de'
Oh quanto fumo
di
d'
infamia
sar un di vendicato, e
Tutte
le
nazioni hanno
d'
loro et.
dianzi vilmente
col fuoco.
La
il
di
tributo, lo
terra
una
spiagge
il
cielo-
domani:
Ma
quei
quel
sangue-
Europei
degli
1"
ma-
che pagavano-
La fame
natura come la
foresta di belve.
n-
oceano portato-
un
figli
dall'
imporranno un giorno
mondo
Vandali
rovescer su
le
e-
nostre
le
si
altro-
Messene,
un
fosse
Ales-
Cosi
gli
sa-
e,
proprie-
le
abitatori
cerdoti le madri e
tre volte
incatena-
pacifici
fremita
il
Romani rapi-
deserti
ritorceano
li
de' vinti,
finch,
trucidavano
Israeliti
gli
g" iddi
liberissimi,
invoco contro-
perde tra
si
quando
mari
oltre a'
da devastare, manomettevano
peri
guar-
Io
dell' altra.
piango o fremo,
Italia
ma
cadaveri
18&
col ferro
i
diluvi
e-
sterilit di
anno vegnente
e-
globo apparecchiano-
altro.
chi
serve. I governi
eglino imporla, se
186
Chi ha clerubato per ambizione le intere provincie, manda solennemente alle forche chi per faine invola del pane. Onde,
quando la forza ha rotti tutti gli altrui diritti, per serbarli poscia
& s stessa, inganna i jnortali con le apparenze del giusto, fin
che un'
forza non
altra
la
distrugga. Eccoti
mondo
il
gli
prima
come
derisi
frenetici, e sovente,
come
malfattori, de-
<;apitati:
ma
somma non
che in
che
il
moto pre-
Questa
deificati.
de'
volghi
stimano
si
cieche ruote
la
dell" orinolo.
e che fanno
perch
^opra
1'
gli
passioni
la
anni
Ma
nel
globo
incominciano
secoli delle
le
uomini che
umana
n giustizia
debolezza, e cerca
della
de' conquistatori; e
opprimono
le
genti con
sventurati
errori
in noi,
e sentiti tutti
che,
tu
1-a
terre
tutte
sciagure
passioni e la debo-
il
mia
jjatria?
Non
dico a
me
ami
un amico
se'
guardo
io
lezza ed
di
virt!
Ma, mentre
<lella
tutti
compian-
tu
te
lagrimando:
dolori e la morte
te
ti
:
qui cadrai
forse, e
compianto. Abbandonato da
tutti,
piacere di essere
afflizioni
ma
187
tuo
il
cuore toi-na
all'are domestiche.
come
tiplicarsi
vermi e
g' insetti
soma
le
si
che
Perch dunque
modo
il
mano
fuggo?
io
non presento
io forse
di ristorarle.
e in quali lontane
disastri le infermit
sacre terre
membra
contrade io vado
gli
ci
ignorando sempre
Ah
la
indigenza
noi Io torner
affaticate,
miei pochi
dove ho tro-
dove nel
diletti,
con-
il
ci
le vostre
il
il
sonno
mio ul-
ombre pacifiche
XXXIII.
Carlo Botta.
xii- della
Destinavansi
il
di 9 luglio ed
il
1789.
campo
magnifico,
al
pubblico
solenne
188
solennit piena
cipii,
di
tutti
tanti augurii,
drappelli
deputati di
tutti
cedevano
e
Milano,
festa
la
in
di popoli
venire
ma
fatto
ed
un andar
la nobile
campo
il
andasse.
destino
Lazzaretto),
il
meglio
campane a
l'
gloria, tiravano
le
grida e
andavano
infinita contentezza
tumulto e
il
al
colmo.
le
de-
le
pi
di quattro-
Con-
della
folla
non solo
chiamarono
le
che pre-
una
ed a pressa
tutti
che
giorno
del destinato
accorrevano giulivamente
cannoni a festa
citt
V Italia a nuovo
federazione
la
contenti: pareva
ancora tutta
vi
tutta
muni-
guardie nazionali, di
delle
il
mini
Nel punto
dell'
ingresso
uni e gli
ad una
le
il
rallegrava.
si
verde ricamata
altri,
magnifico spettacolo.
le
bandiere
apposito
sull'altare
le
presentate bandiere.
1'
la
messa:
le
concerto strepi-
inscrizioni
secondo
il
tempo
-,
sopra,
mostrativi
del
francesi e
cisalpini
desiderio
morti
della
a'
lati
gratitudine
nelle battaglie
le
arti-
arcivescovo ad una
Seguitava un
d' inni, di
salve
sventola-
si
Dopo
coli' abito
popoli applaudivano,
in questo mentre a
glierie.
commoveva
seguitavano
il
le artiglierie,
si
Direttorio
per
verso
la
cisalpine allegrezze
soldati
salute della
e
cerimonie.
come a
ed
guerre
vincitore di tante
189
fondatore della
popoli circostanti.
N
gati
di
Ferrara,
Bologna,
di
non ancora
uncorcli
fosse
dell'
unita
non
e di
concordia italiana.
Emilia,
di
Mantova
stessa
ad
Repubblica, venuti
alla
ma non
solo inconsueta,
secoli;
silenzio
ciava
mezzo
in
repubblicane furono
opinioni
adunati popoli,
agli
favellare
incomin-
fatale
diversit
la
ridusse e ci
ci
liberi, e
troppo
per r avvenire.
facili
Sparisca,
passato
il
cittadini,
la
spirito
lunga
esempio
parte
di
che finora possa averci divisi; e perfino gli odiosi nomi, fonte
inesausta d civili
discordie,
mandati
siano
'1
in
dimenticanza.
ricevuto beneficio
una
sangue
procurava
la
libert;
grati-
a servit,
forma con
die
la vastit
de' suoi
lumi politici al
conser-
ha ad essere
costanza
d'
animo nei
territorio uniformi.
cittadini,
leggi
Accendiamoci
giuriamo concordemente
di viver
r esempio.
di
ed interessi in tutto
un amor santo
liberi o
giura
di morire.
il
il
di patria;
Il
Diret-
primo, e ve ne d
questo passo
colleghi, levati
il
suoi
190
il
il
lanciare
viva,
le
grida,
cappelli, lo sventolar
tuzione e le leggi.
caso imitiamole
Direttorio la consti-
1"
Europa
anime,
in
ogni
V antica
rinasce.
questo
lascino
Qui rincominciavano
il
Roma
uopo,
abitiamo
umano
d'
modo
s'
plausi,
instituiva
la
ed
cannoni strepitavano.
il
ogni canto
corto av-
e di cavalli, suoni,
Insomma
fu
una grande
mondo
si
solenne
riescono
Milano.
XXXIV.
Carlo Botta.
Fu imposto
tuzione,
odio
oligarchi, di
di
xii.
giurare
eterno
non
soffrire
le
osservanza inviolabile
governo dei
al
re,
degli
alla
consti-
aristocrati
straniero
ed
di
ugua-
tendevano
conservazione
alla
Per mitigare
le
alle
popolo, in-
come d'uomini
191
nuove opinioni,
d'
Imola, che
poi
la
elle facevano-
car-
il
papa sotto
fu
nome di Pio vii. Il suo testimonio e le sue esortazioni, comed' uomo di vita integerrima e religiosa, erano di molto momento. Pubblic egli adunque
anno
1797
La
ma sempre
non
fare,
cita
ragionevolmente
baldanzoso e
uomo,
non
tico adottata
fra
di
noi,
l'
chi
onest,
La forma
fin
legge
alla
la
di
sua
attiene a^
si
non
esposte n ripugna al
qui
li-
governo democra-
o-
si
una
fare
alla
lasciare
la virt
di poter
esercita ragionevolmente
Dio ed
piacere
il
la
ribelle*,
abbandona
agli uomini,
un dominio
vuol seguire
Dio ed
libert, cara a
vizio ed
il
in
Van-
gelo: esige anzi tutte quelle sublimi virt che non s'imparano
le quali,
se
saranno da voi
elogio
dii-e:
virt
delle
Se
le
degli antichi
Fatto
Romani,
il
poscia un vivo
cardinale passa
Verbo
di
Dio
fatto
ma
comune
di
uomo!... Le morali
dell'amore,
una democrazia
retta, e
lontana dagli
felicit,
ci
virt,
odii, dall'infedelt,
doveri.
Quindi
retto significato
ci
.
conserveranno
la quale,
1'
mancare
la
dall'ambiai
propri
dimostrando che
la legge si
estende
192
:a
divina ed
Ma
armonia
se
uomo non
si
e l'uguaglianza,
come un complesso
fu dato
quell'uguaglianza
della filosofia
ci
anche
perfetti
che
mortali e pi
del vangelo
faccia
ci
nel
dimostra la mancanza
conferiscano
gli
onde sistemare
presente
giro
La
eternit.
dei
storia
precetti
Ges
di
onde rendere
societ,
felici
dizioni
in
nell' aspettata
felici
vangelo
Il
di leggi,
ce ne dimostra l'esecuzione
Decidete quanto
che
il
uomini veramente
^giorni
legge
proteg-
alla
faccia
in
compimento....
il
vangelo, le
del
tra-
filosofi,
Il
luminoso oggetto
sentimenti,
Eccovi, o dilettissimi
gelici
glianza,
amore
la
fratelli,
Vedete
dettami.
splenda per
d"
di
forze
fisiche
mo-
per la
virt dell'
regolata
la
ma
civile
in
ri-
ugua-
somma
il
governi
altri
possibile
religione
la
repubblica:... la
qual influsso
massima
possanza,
uomo, per
libert,
e di tranquillit,
della
quale
ivi
massima
ssere
cuori,
di
virt,
sarete
veri
di
demo-
preziosa
sentimento.
Non
crediate che
ella
si
opponga
alla
forma del
al
vostro
193
simili
vostri
autorit constituite
Si,
mei cari
nuovo
radici al
buoni
fratelli, siate
soavit
delle
cristiani,
per la
raddolcivano
gli spiriti,
da un uomo cosi
dette
e cosi venerato
per dignit
stessi e dei
repubblica
della
gloria
la
eminente
temporale di voi
la felicit
procurare
santit
dei co-
cuori e preparavano
stato.
XXXV.
Ugo
Foscolo.
'l
sette.
nome
restituito la repubblica.
anima
in
uno
fors'
e indole
stile
r andamento
il
Pecchio
Vita di
orazione non
in
Milano
TI.
di questo
si
Il
sarcasmo e
delle
l'
farsi
Lettere di J. Ortis,
indegnazione vi regnano da
componimento.
lo stile
di grandissimi...
viri [cosf
La
stampata
tenevano
per guida
le
si
ma
il
incarico di rin-
l'
l'
Non
in allora
ne meritasse
impropriamente denomina
il
P. gli uomini
del
Comitato
13
ci-
194
salpino], si fece
a dipingere
disordini
del
veva,
commesse
sotto
romano, os
dire
esit
cammino
Quella
incumbeva.
rimase
Il
illeso.
presso
al
da questo momento
virtuoso
il
sacro
ostru'
si
da per s
il
alla fortuna.
inutile e
perniciosa
sfrenando
che,
le
V arbitrio
il
costituzione
forze e
usi
gli
a pena
popolo costi-
del
milizia e
della
dell' ei'ario,
legislatori
a'
tale si fu
la
nome davi
le
pure
Direttorio
del
con-
francese,
li-
suo rige-
Ma
il
sa su la natura le arti
tuito, e
depredazioni
le
non
ai
coraggio,
repubblicano, la
triennio
la tua
a divedere
a'
nivano
che
g' infausti
destini della
a quanta
dotti
mani
d'
leggi
commesse? Tacer
multuanti
propri suffragi
dianzi del
le
Consigli legislativi
;
come
gli
mercatanti
oratori
dei
quando che
gare territoriali; e
bliche
estorti
decreti circa
da que"
l'annona e
legislatori, a
cui
le
libert
tenute pubgloria
patria
il
domata
,tini
le
Tacer
ambizione
de' ricchi
oro, briga,
tremore
1'
cariche.... e tutto
delle
generale ignoranza di
tacer la
1'
dallo splendore
195
assemblee; imper-
queste
ciocch que' rari egregi nelle arti e nelle scienze, e che in tanta
ingegno
'd'
costumi
di
serbavano,
ma
dal
escluse
il
gentile, magnifico,
muse
Non
manomesso
forti e
Bonaparte, di dannare
perch
di quei
dalla
m' arroghi, o
eh' io
e servilmente
belle e le
arti
adunanze
interamente nelle
le
e le
tempo stolidamente
per gran
Ita-
li
avresti
si
agevolmente trovati
donarsi
ma
con-
straniero
di
un
celavansi.
poni
di
le
personaggi
per virt
erano stranieri.
tribunali e
per
ma
Nomi
gli eserciti
furono
governi, ignudi
nomi
nostri
tu,
il
la
comandavano? n
lo
il
sangue della
giueser-
corpi legislativi;
mentre
fosser
il
che
il
Dove
eri
ratificando
il
trattato
d'
cinque de-
196
fame
non
lennemente
forzando
il
ben
popolo e
1'
tenaci
allora lungi
tue vittorie, e la
e
precorrendo
le
fama
uomo
mente
Italia
d'
mortali imprese
la serviti! della
Francia
ma
l'
de'
pochi
nome
si
de-
modi onde
inobbe-
dell" altra,
spergiuri esecutori,
mari
per le
incliti
agli
elementi
con la politica
de' ti-
(tranne Bonaparte)
per
irredimibile
nella
traffico
della
pubblico
nuovi in-
comandando
affaticavano
Avresti
teneano
forse,
t'
legislatori
i
magnanime
de' suoi
cospiravano
il
pubblico
in
e la fortuna
inutili
dissi principi,
recente esempio
'1
tue navi
legislatori
legislatori
Te
ambascia-j
fu imposta, tirannica; pe
derisa.
di
una
e ri-
quando
tu,
principi,
nuove leggi
le
cret
eri
la tua spergiurando?
e magistrati; poich
de' patti,
il
proda
attenerlo
avrebbe
e accettato, ci
erario;
enormi censi,
inculcato in
patentemente consecrato
il
somma
diritto della
scelleraggine.
Men duro
l'avere pessime
leggi,
ma
Memoranda
quando
tutti
averne niuna;
anzich
pochi guasti o
ne die la Francia,
ricava
si
salute.
veramente ed
per
questo
197
non imporre
bere per
pando
vitupex'ii
tutte
cittadini
fierissimo di
chiamandole
rompe
leggi
le
assumendo
cosi
poteri, tutti
cose, tutti
leggi,
il
sembianze,
le
li-
ninna ne
usur-
tutti
addossandoci e
le
danni, pu pienamente
ed impunemente signoreggiare.
E quando
nerebbero
mento degli
ottime
senza
milizia,
la
stati
'1
a'
non
Lacedemoni
Ben
fosse.
italiane sopite si
ma non
morte percoteano;
a grandi
fatti
armi armi
giovinetti esclamavano,
petti
tutta.
Salutare vera-
armando
tutti
amorosi
di
affidava
la
all'
della
ardore
a'
malvagi,
scudo
di libert
mura per
con vilipendi
contro
a' ti-
maneggiavano
la
cittadini, a
quiete
di gloria
dal
memo-
il
tu
rie,
tor-
sicurezza ed ingrandi-
principio,
"1
le
con dissidi
N giova
ritolta.
istigamenti comandi ed
aiuti
fosse,
potentissimo
vera re-
inciampo sorgeva
a'
tradi-
impoverite pe
'1
mantenimento
di
ammutirono
non propi
eserciti, e
198
dal brando
de' generali
liberali e di sangue,
viaggi e da
vedemmo,
tutte
dalle
voi
fiere
le
guerra consunti, e
della
vedemmo piangere
dalla
ferite,
necessit
de' condottieri,
voi
al
Una
non
ma
ser-
vostri alleati.
nazionale
so, fu
mercenaria
per
corpo e
il
1'
anima,
quali non
a'
prigioni alemanni
lontane case natie. Tale fu sempre, se pochi ne scevri, la universalit de' soldati gregari che deserta avrebbono, insanguinata
tutti
durando n
disagi
e per la brevit
patria"
onore difen-
armi
si
g' infiniti
ritto
nome,
gli
quindi al misfatto,
suma che
tanti
sudava
ufficiali
l'
francesi
non pasciuto,
a
ridottisi
il
della
furore,
milizia,
pre--
quale dall^
patria
eh* egli
1'
arti e la
abbandona e
i
delitti
e l6
della repul)blica. E,
col disi
questi stipendi-
con eh*
infelice soldato.
dini
di queste^
effetti
gl'immensi dispendi
quand'anche armi
la
cotali a
le
de' citta-
ninna difesa
somma
forza
gerebbe a un tempo
dappocaggine
il
199
Che
chiamarci
ed incapaci
lo stato.
da tanti secoli
degeneri
popolo indipendente
di ridivenire
va-
da' nostri
avi
marziale; oh!
concittadine anime
perdendo, pieno
de' vostri
cadaveri
addolorata
Trebbia sempre
di
romani
al
nome
all'
rito di
e a
con la sconfitta
Genova accompagnaste
devoti furono
ignudi e spregiati.
dall' ardita
francesi
fremono
voi,
lo incalz
libera morte
guerrieri
di
facea
all'Adria
tutti
nostri
Stanno ancora
Forti, terribili,
bench pochi,
petti,
vessilli tolti
a'
nemici
trofei
del
l'Egitto.
battevano, e
ravi?
Ma
Buonaparte ha pieni
l'Italia
che con
e il
te e
Tirreno e
per te
l'audacia
comspi-
vivrai tu eterno?
Uomini nuovi
ci
n guerrieri (essenziali
tichi schiavi, novelli
doti
tiranni,
ne' capi
delle
repubbliche); an-
essi,
tutto
ma
perplessamente
quindi
diffidenti,
discordi, addossantisi
non temuti;
come
di pubblico bene
imbecilli,
e
spregiati;
libidine
di
scambievoli
vituperii
come
primeggiare,
ma
pensiero
200
pure
con
di onore-, vili
le
le
briglie
nieri.
audaci coi
gli audaci,
di oro puntellati
unica, perpetua,
niera obbedire,
stato.
vansi
danni,
sommi danni
per
Perfidi
Cotanti, e
che
profondi moltiplica-
generosa morte
di lenta
ma
mai costringere a
umana n
non
se tanta fortezza
pi delle
il
divina possanza pu
mondo gridando
amministrare
italiano soffriva di
porsei'O que'
emu-
di
ed
che, disperata
pro-
al
la
v'
niuno vi contendea
impugnarono
voi stessi
esempio ne
si
presta
di
creduta
ricomperarsi lo
soltanto
ampli, e
si
citt, nelle
forse
al
prncipi stra-
troppo
lare,
protette concussioni,
ma
con la fortuna, di
spegneano
vili,
comune
la
sciagura.
ben
il
deli al giuramento.
Ma
sono
accusatori
gli
testimoni ed
giudici
le vostre
Sostenere
ma
la ingiustizia
da
forte, dissimularla
stati;
il
popolo e
brame; codarda,
leggi impaziente;
corrompitrice
trono,
di
si
fatto
peste
e vari
sono
governo
tutti
di
i
gli
tiranni,
vizi del
il
dove molti
da schiavo;
opime spoglie
da bassissimo scellerato.
fama avessero;
di
tutte
fazioni,
201
ina
servili colpe
pure
malvagi, tutto
a'
con
speranze
le
quindi tur-
con la cabala
ingoiando;
amicizie;
regali
alle
con
matrone
di
le
e di
prodi-
nomi
e di vizi e di
alla terra
che
vituperi!
di
ed
ma
sostenne!...
li
al secolo
infamia, ed
stromento
necessario
anche delle
chi surse
specchio
di
maestro
a'
tranne
viventi, osano
la
N paghi
aspettano!
si
professori
non
cui
di
uomini che,
a' dotti
lunge vigilie
contro
scienza
di
ciurmadori, e
di
antichi
gli
licei
supremi
mai;
discepolo
fu
da
cacciati
gloria,
emolumento
della
persecuzione
nelle
ta-
lettere siedono
veniano la greca e la
esiliate
muse meretrici
latina lingua, e le
alle
di
mani
le
que' divini
poeti
Augusto
e in-
d'
non
ti
ammansare con
carmi
celesti
monarca
il
bunali
e ne' ministeri,
legazioni,
a' teatri
le
chi
dell'
universo,
muta,
si
e' ci
citt,
chi
le
di
e ne' tri-
delle
sopraintendente
con
dori'
de' magistrati
chi segretario
prefetto
ma
chi su
deluse speranze di
cicatrici
mercano che
trigna con le
d'illibati
mani vuote
al
petto
costumi e
di
studi,
non
ascondono.
Che
riesce
ed
alla
milizia
impunemente invadendosi
al
insufficienti
governo.
ministri,
tutto
202
il
moderni
de"
politici^
spaccio
nello
vile
sempre
delle
ognor raddoppiate
merce
derrate:
la
quale,
la
de' trafficatori
riparata con
fu
usure
ne raccendea; dote
le
che
schiatta
nai,
spesso, mutati
Spavento
arricchiva.
patria
della
1'
intimava
al
nomi,
obbrobrio
ma
a'
le
guerra, congiurate
monopolio
col
gra-
quell'ardito
gli
umana
quando, chiusi
imprender
telletto che
padri
della
in-
posteri storia
rapine della
armato dietro
trono, la
al
delle
madri e
montagne
per forza
di
destino
monete
negli usi
sciagure
pi
cittadini e
le
nello
ma veramente
nelle leggi
stesso
politica,
acefalo corpo
e nelle
ne' dialetti
servaggio,
due
la
con-
stte di
nomi
tutti
intenti al
opinioni,
non ha
misero non
ha pane
si
ricco
giustizia,
il
con
fraudi
con
una
armi
si
si
nuove
dalle
dismembrarsi
per
di
ossa.
bollivano:
straniera
arte
infaticabilmente
concitati,
dibatteano.
nome,
di
quali, opposti
di volghi,
per
umane
ora
onde
e le valli, gi
la
n
il
nazione
contendeano
trame
A^
20)^
onde
impudentemente
patrioti
sfrenati,
della
licenza
delle
cose
fernali
ignoranza
al
eternamente
civili
niuno conforto
che
speranza
dalla
il
folgori
delle
di
profanati altari,
mostravano,
lacri tacitamente
Giuda per
tu-
celesti,
da
di sudore
quasi
la cattivit di Babilonia
di la-
sacerdoti, fatti
templi distrutti.
ceremonie,
interdette
le
alla,
a'
un mondo diverso da
sentenziata
sciagurata
la
grime
la
fanatismo:
del
aristocratici stu-
gli
atterrati
gli
simu-
popolo
del
profeti
di
a'
tare
quella sentenza:
nostri reggitori
stte,
le
ma
spegnerle
un
umana
le religioni, e alla
si
ora
insegne,
di
contro
alle
proibite.
patrizi ed
il
volgo incurioso
traccia
in
di
martiri
parole
ad
avviluppavano talvolta
ogni
il
po-
di rodere
patrioti or
sacerdoti,
se
le cose spi-egiate
Ma
sgherri,
missionari di rivoluzione e
prodi
vizi,
lor
scure,
la
sotto
tratto
ridicol&
di
;
avventati
ed inerme
non
di
se-
mostrandosi,
e di tutto
con
le
sfogavano,
ma
con
lasciando intatta
creduta, e
1'
veri
libelli,
la
accuse
amor patrio
infami
nella
comune
taccia impuniti:
ben
per onni-
204
nome
fortuna,
confische,
zioni, di
patria affliggea.
di
mentre
ubbiaehezza della
catene,
di
esilii,
vittoria,
mense,
le
della
conquista
congiunti o
fanciulli, e le donne, e
pidati; e frementi
d'innocente ululato
o per virt
scienze
per
o per
lioni; e
atterriti
a'
carceri;
le
sen-
sbanditi,
di
misfatti; e
compri
al
gli
sostenute
la vita,
compagnia
la
asilo otteueano
libert,
tradimento; e
per
esilio
contami-
il
ancor pi grave V
misera
la
nostri campi,
tiano
proscri-
di
di pianto,
ingordigia
la
insanguinavano
letti,
per insania
le
navano
di
pochi
dignit insigni
Cristo capitano
di
ribel-
XXXVI.
Carlo Botta.
Italiani
dimandano
la
prima volta
documento
che
in
scritta
francese
in
appendice alla
Bocca, 1867).
Il
17 SO.
di
'ita
nel
1'
Al racconto aggiungo
luglio
dello storico
leggesi
ripubblicata
(Torino,
Lo
unit di repubblica,
convenzione
italica,
dell'ammi-
libert
loro
agl'italiani
di
maggior grado
adottare
e
convetratti
al
nostri
che
tale oggetto
vi
ma
nome
il
italico fosse
tizione Carlo
i'
unico ed
Boncompagni nella
il
solo nostro
il
primo tentativo
volesse
il
cielo
ecc., ecc.;
La
Ma
. . .
Romani, Piemontesi
si
205
momento
ragionamenti. In questo
tradizione
fatto nei
libe-
tempi moderni
il
che
erano
si
per ricuperarla
in
un
fosse
pretendere
lo
disegno
il
Francia
della
sforzo
di
unirla tutta
solo stato;
di unit italica
il
grande mezzo
di fortuna
ad aiutare
g'
Italiani
appresentarono, oltre
tate ai Cousigli
le
legislativi,
a'
Voi
la
quale,
soli
con
Il
1'
parole incominciava:
cia.
rappresentanti,
suoi
maggiore
presen-
dato la vittoria
non istampate
esortazioni
come
noi, ingannati;
voi,
come
noi,
traditi
da
un con
le
empie mani
gli
non
abominevoli
si
disegni
loro,
vendono
alleati.
che
delitti,
stette
accompagnati da atroci
come
gli
essi
vostri
spietati
di-
padroni
Ma
ora
s'
incomincia a
sperai'e.
Quanto dolce
ai nostri
206
trovammo!
quanto ella
divei'sa dalle
delle
non
n noi
avressimo accettati.
gli
gittare
Il
abbiamo, rintracciarne
speranze
le
nella
principii che
nella
naturali
alleati
sofferto
rimedi, collocare
Francesi
dei
lealt
possi-
fa
tirannidi
le
mostrarne
le cagioni,
giustizia
vennero,
ci
popoli
d"
mo-
Francia,
della
nei
Italia
unit
fia
d' Italia
due popoli,
V argomento
popolo francese ed
dello
suoi rappresentanti
a'
che indirizziamo al
scritto
tit,
francese
d'
terminavano dicendo: Se
Italia,
non dichiara
finalmente
1'
unit
poca en-
di
la
repubblica
non
essa
d' Italia,
tunque ingiustamente,
patti, alla
tutta
quale
il
di perfidia nei
negoziati,
di
di
corrotti. In
nome
agenti tanto
de" suoi
il
tivi
rappresentanti pi fedeli,
per
perfidi
quanto
essi
cac-
assemblee primarie; in
popolo dalle
nome
i
nei
sorgere in
osarono
fraude
dai
Consigli legisla-
sostituire
ai
luoghi
loro
nome
della
trattati
ingiusti,
avevano
il
coraggio
di
amare
la
armi
coloro
libert
virt e
;
ai i-epubblicani, e chiarirono
in
di
nome suo
ribelli
che ancora
opporsi
coloro
ai
loro
rifiutarono
che vole-
nome
le
il
207
tradimento di Scherer;
retto costume,
il
da tanta oppressione
La
e licenza.
mondo con
non sono
di lei
tanti mali
prodotti,
corpo
gando,
rappresentanti
d'Italia: palesano
fezione che
blicani
si
d' Italia,
d'
d'
ristorare
d'
Europa. Onorati
davano autorit
ma
numerosi
nomi
loro
e valore al discorso.
affezione
1'
volont
la
la
libert e
la
s'
patria
la
Pruovarono che
liberandola.
confermando,
repub-
danno dimentican-
ogni
sono intenti
solo
discorsi l'af-
ogni ingiuria e
all' Italia.
arin-
disgrazie
alle
porta
francese
diconlo,
sdegno
di
commessi, e
popolo
il
legislativo;
pieni
suoi,
che opera
fatti,
delitti
Dicelo
tanti
La libei't e
1'
il
unit
generoso
d' Italia,
richiedere
il
dai
chiamar tradi-
tore
queste
fortuna
la
e la
forse
fede verso la
improntitudini, perch
r unit della nazione italiana, come emola, ed essendogli molesta la sua potenza,
anche
liani,
si
gli
nei
alla
andava a grado.
dall'
sua grandezza;
discorsi
ed
rappresentanti,
dimostravano pi propensi
abborrivano ugualmente
inclinazione
vivano
non
pi vivi e che
orazioni
unit
ma
loro,
di
d' Italia,
queste
agi' Ita-
non avendo
cose
per isbattere
si
la
ser-
ripu-
208
tazione
la j^otenza
contro di
del
Direttorio
ed
aspreggiare
popoli
lui.
Cittadini rapiresentanti^
Da un
sonato de' veri interessi dei popoli alleati alla Repubblica fran-
Un
cese.
triumvirato despotico
denunziava
vi
delitti dei re
quando
gli
ma non
vi
gemerono a lungo
cia
Proconsoli emuli
sotto
il
despotismo
de' vostri
repubblicani svergognati
di Verre,
miseria;
alla
vassero: gli
tiranni.
signo-
li
no
voi
non
"1
arri-
vi
pur finalmente
il
luogo
che
d'
la
constituzione
vi assegna,
voi
primo
vi
dei
vostri
colleghi
sotto
l'
il
quale
indipendenza
assicuranza
del
popolo
angherie.
voi dovranno la loro felicit
il
elleno
ve
quelle repubbliche,
ne
serberanno
se
ap-
la riconoloro, cru-
indipendenza, grande
sar veramente.
Ma
v'
ha
le vittorie della
Fra
popoli che
re,
ve
la felicit
rati.
popoli
Sbranata
d' Italia.
in repubblichette,
mostra di membra
senz'
anima
sparse.
pomo
Il
della
sugger
spartito: la politica
a'
per meglio
questa
fu
discoi'dia
volta
tiranni
di
Francia ha serbato,
rappresentanti, rendere
a'
popoli italiani
209
1'
alla Sicilia
franchigia fu gi riconosciuta,
esistenza e
assolutamente
dichiai-ateli
la vita.
popoli d'Italia, la
forma
governo demo-
di
Assegnate a
per raccogliere
da loro
mandato
eletti col
una constitu-
d'
zione repubblicana.
Date finalmente
al Direttorio esecutivo
1'
amist
il
carico di proteg-
de'
fondato su
le
regole
Ecco,
F opera immortale
rappresentanti,
cittadini
che vi
il
una
rivale alla Francia. I popoli liberi, fin che virt e libert sono
lor parti,
fidenza. Se r
uno
d"
amicizia
con-
e di
il
meglio per
lui
perocch
sempre
Pitt
1'
pivi
l'
Francia
Italia e la
comune
utile a loro
restringere
ha raccozzato
nodi
si
devono
dell'
amist che
re contro la
libert
La Francia chiami
in
1"
campo
una
1'
di riunirsi contro
le
all' altra,
tiranni e
avvince.
la
democrazia.
repubblica
14
210
romana
Con questo
rete
utile la
magnanimit voi allontaneogni idea d' ingrandimento, che potrebbe dare ombra alle poatto di giustizia e
merete sotto
le
il
sospetto o la
voi
da generali repubblicani
stupefarete
Repubblica francese,
nemici.
Roma non
fu
l'
falangi,
e
da tutte
richiale
guidate oramai
mai
1'
alla
de' vostri
cosi
campeggiava
la
alla
e gitterete
pai-ti
Africano
la
indipendente
l'
Italia in
dell'
Amministras. centrale
dell'
Eri-
offic.
offic.
MociNi,
cisalp.
211
XXXVII.
I grandi morti della Repubblica Partenopea.
Primo ne
die la
Rapporto
<il
il
Colletta,
Ne
1814,
quegli
questi nel
1'
pro-
altro
nel
Carnot pubblicato
al cittadino
scrissero con
nel
il
dal
Storia del
della
vibrata eloquenza
accesa e
xviii
libro
Botta
1789
1734
Mariano d'Ayala;
e per
la
decreto
rimangono nelle
scritte
dal
stiziati
zione
il
del
postume dai
1799
un libretto che
in
giugno 1799 al
de" Bianchi,
cui
1800
sett.
seguenti ricordi;
virt nobilissima,
ma
di
su
tipi
statuti
Barbra in Firenze
compiuta
confortare
Da
tutti
condannati a
il
truppa
loro
di
linea,
mancavano,
La
di
in Napoli.
morti di Picerno.
de' giu-
questi stampati
il
'1
memorie
(Roma, 1883).
figli
offre la lista
ho scelto
le
Vite
I napoletani
generale
il
Comune Vindice
marmoree affisse a
del
qualche
virtuosi
loro
se
il
ufficiale e le
di
il
212
rolamo
a capo di tutto
mavera
letta
cui
le
movimento
il
La
del 1799.
,
su
di
di
politico
narra
pi volte
gli
Col-
il
mutato
il
porte;
le
Sino a
assalitori.
numerose andarono
assedio
all'
fu
agli
abitanti
piombo
consultato
del
rimedio,
poscia
piombi delle
di
ultimo
finestre, in
popolare
in
canne
le
con
necessit
munizione
la
parlamento
gli
utensili domestici
la polvere. I sacerdoti
proprio stato;
citt
le
e de' fratelli,
La
troppo
storico
e
f'
pur cancellata
in sorte di
del
il
10 maggio:
il
mano
la
memoria,
se a
13 giugno, sul
il
al cardinal Ruffo.
me, or
di que' morti
il
la
sarebbe
Ma
di Picerno
sacco
motto
la
iv]
libi'o
cadde
de' feriti;
come uomini, combattevano a fianco de' maingannando il nemico meno dalle mutate vest
uno
parecchie, vestite
riti
il
eccitavano alla
seguente
la
luce.
[G. Fortunato]
[
].
"
Il
nove
de'
Galvano,
una donna;
mani V imagine
Seguono
donne
altre diciannove.
213
11 giugno 1799.
Libero Serafini.
Merita assolutamente in
rativa
d'
un
luogo
questo
aver parte
fa addivedere
nar-
la
quale
in
stato
repubblicano.
il
signor
padre
1'
quali
trasportati
da entusiasmo
un
storo
s'
capitale
riacquisto.
il
dall'
mato notar
d.
sentirsi
sono
municipalit
presidente
d'Abruzzo
della
sirsi o
sgomentarsi
spose
Viva
l'
lo
ed ebbe
francamente rispondere
Agnone
d"
la
Chi viva?
dal
vedersi
Ed
egli,
dalle
cinto
in
Io
provincia
Repubblica francese
reali
napoletana
quell' in-
fosse
si
fu quella del
si
che
cliia-
et,
arrestato
co-
Ruffo,
Calabresi,
di
avanzata
la
eseguire
Eminentissimo
d'
ogni
da naturai curiosit, ne
addimandarono
volevano in
truppe di
Neil' atto di
commessoli
incarico
tal
alcune
si
lo
fosse
ri-
Questa
ascoltavano,
riflettuto al-
istante, che forse quel disgraziato privo fosse dell' uso di ra-
meno
si
sarebbe creduto da
1'
il
ognuno, se
contrario.
il
Fu quindi
Eminentissimo Duce, da
animo
quell' identiiche
la stolta turba
de' voluti
mente Porporato
di
farlo
repubblicani.
entrare
Procur allora
ne' suoi
doveri,
il
cle-
facendogli
214
comprendere
varsi detestando
addotte
eh' era
il
commesso.
fallo
invano
nille ragioni,
Ma
clie!
che
potea
invano
sal-
furono
gli
si
pure
il
No,
francese
Viva
rispondea,
Repubblica napoletana
alla
inefficace la
non posso
quindi
cam-
ho giurato fedelt
dunque
nono-
Re,
il
il
Vedendosi
si
a'
su
d'
una
altres,
forca,
come segui
che n pur
1'
aspetto
giorno appresso.
il
d'
il
da notarsi
fu
la
per-
rimuoverlo dalle
di ripoi'tare
Storia della
spediom
dell'
eminentiss.
card. d.
G.
Fabrizio Buff'Oy
Fortunato ]
29 giugno 1799.
Francesco Caracciolo,
n. in
da remoto
da Nelson
asilo, fu chiesto
mare
si
un servo
tante volte
che,
laudava
la
nell'altro,
si
vergogne, volle in
al
quindi
al
marziale di
mano
magnanimit
cieco
il
del vincitore.
Ma
questi,
rivale
per saziarsene di
proprio
ufiziali napoletani, e
ne fece capo
vascello
il
alle
vendetta.
adun corte
conte di
Thurn
La qual
il
Non
condann T
Thurn
presidente
morte fu
scritto
sciolse r
testi-
Nelson scrisse
lord
quel
allora
senato
la morte
documenti
avvisato
dimore
di schiavi
ma
che
di
accuse, quindi
corte, udite le
215
sentenza,
la
replic
due
mezzod; e nel
il
dotto
acquistate glorie,
meritevole
in
arte,
chiaro
per
lustri
alla
in guerra,
felice
per servigi
di
sette
domestiche
nelle
pareti,
tradito
compagno
dal
dal servo
d'
armi
lord
Nelson, tradito dagli ufiziali suoi giudici, che tante volte aveva
in guerra onorati, cinto di catene, menato su
rest
esposto, per
fu
per le
navilii
chi
legando
ludibrio,
al
cadavere
[Colletta]
Quando
un peso
napo-
la fregata
annunziata a Caracciolo
morte,
la
pas-
egli
tranquillamente
prosegui
il
capestro: la piet
volte militato.
grazioso
mentre
che,
Sbrigati,
io
glielo
sotto
gli
debbo
impediva.
disse
Egli
ordini
cui
di
tu
suo
piangeva
avea tante
Caracciolo;
morire,
il
di jjre-
debba
ben
piangere.
[Cuoco]
Il
sentenza di
cata
la
sentenza
dirizz
Francesco
Nelson ne
come un semplice
Nelson
Si
d'
essere
Caracciolo nella
confid
la
morte,
stata
ne
in-
eseguita la
maniera da
memoria
incidente ordinario:
di
nel
suo
lui
indi-
giornale,
216
coperto. Riunita
una
quando,
al
un viluppo che
le
vascello,
il
lunge
il
dopo
terzo giorno
onde spingevano
un cadavere,
in esso, vide
fissando
e,
re,
condannato ed
Atala]
tutto
il
stillanti,
andare a
meglio intendendo
re disse
confuso
quasi
lui
sguardo, conosciute
lo
Caracciolo! E,
Ma che vuole quel
le
morto?
Al
tosamente replic
sepoltura
Se
abbia
1'
sua stanza.
sieroso alla
Il
misere spoglie,
volgendosi inorridito,
rispose
a
il
nell'univer-
che,
il
il
chiese in
cappellano pie-
dimandare cristiana
re, e
and solo
cadavere fu raccolto
pen-
sotterrato
volendo
corpo,
spiegare
enfiato
nell'
il
il
Tommaso
me
il
re
),
si
di terra
lo
bench credulo
Dopo due
e superstizioso,
giorni
Fu
quegli,
offici
nella chiesa
che senza
fasto
lagrime sincere di
tutt'
riguardavano come
il
il
lo
ma
Colletta]
il
di
offici
veruno, e quasi a
accompagnati dalle
amico ed
il
loro padre.
[Cuoco]
217
26 luglio.
Andrea
Quando
nava
custode
Ti raccomando
pari di
[CuocoJ
loro.
20 agosto.
1768: Gen-
1744
di Cassano., n. in Napoli
Michele
sacerd.,
Pimentel,
Napoli 1734
in
n.
Eleonora Fonseca
Bovia 174S.
n. in
Ho sempre
desiderato
.
il
Afforcando
lui
spalle,
lor
il
il
pena
si
vecchio
quasi
don
applaudire,
vescovo- Natale,
dicendo, che
popolo
settuagenario,
il
boia
un" altra
si
volta
don Nicola
fu pure
il
patibolo,
donna
prima
Fortunato
gi
essa
si
suoi
compagni.
Marinelli,
Ma
morti
viris
concurrere
virgo.
avea meritata
1"
patria.
approvazione di Metastasio
per
suoi
versi.
218
Ma
la
da cui spira
tore napolitano,
Questo foglio
di patria.
il
pi puro ed
cost
le
ed essa
la vita,
bevere
suo
al
la
Piuma
di
sue
Cuoco
amor
aflfront
coraggio.
caff, e le
il
31oni-
sci'isse il
pi ardente
il
parole fu]
29 agosto.
Niccol Fiauo,
in
n.
di cavalleria.
commesse
sone che
di suggestioni
d"
Speciale
il
ma
della giunta,
lo
salvarti.
ferri, Io
confesso
nel
vederlo
le
giudice
mi
accuse contro
lo
ci
veggo
ti
Voglio
di boia.
coli'
sei
sedute
gli scorrono le
amico
che hai
tuo.
fatto.
di te.
me non
dica
a chia-
delle
convien che tu
ci che dirai a
manda
Tu non
Queste sono
ma
convinto n
per salvarti
gare,
sciolto,
abbraccia.
io ridotto! Io
Ma
era
si
mare; lo fa condurre
lagrime,
ma non
morte,
alla
fossa, ove
per-
destinato
le
si
sapr la giunta....
Fiani
Bi-
jier
memoria....
Fiani scrive.
Fiano non
per seppellirsi
stando sospeso,
rarlo, a
con
essendo
la
gran popolo
il
dimenarlo
napoletano, doveva
cadavere
il
cominci
e lo spogliarono
coltelli a farlo
in
pezzi,
rimanere
mattina seguente. Or
a
ignudo
che non
in-
sospeso
il
straziarlo,
e
[Cuoco]
giorno
ti-
incominciarono
lasciarono
altro
che
sospese,
de' coltelli
con
lazzari
pezzi
Dopo questo
non restano pi
de' forestieri,
come quelli
tunato
Napoletani.
de'
punte
alle
per la
gri-
citt,
carne
la
e vi fu chi
inumano,
fatto
carne
la
21^
tagliata
incominciarono andare
alla
carne
di
si
mangi
cadaveri
ma anche
sospesi,
Cronache
fritto il fegato.
anche
degli afforcati,
de'
sbito
tolti
Condannati^ dal
For-
4 settembre.
Il
le ingiurie,
resti
dicendogli
pi cauto:
ti
Se
entrambe
fossimo
niero partisse
df
Andria 1763.
n. in
non appena
-,
parle-
liberi,
e gli scosse
comand che
prigio-
il
dovendo
Don
ma come sempre
quasi mostruosa,
si
vili
temono.
Colletta
|
il
Fortunato]
24 settembre.
Fu Manthon,
rispondeva
fese, rispose
gogna
Ho
capitolato
Avvertito,
lu,
apprestasse
tante
le
di-
di usare altri
mezzi
mezzo
a'
suoi
220
non
vedendo
non ?
fra
Bassotta
loro
di
con noi
de" tuoi
vile
non conosciuti.
Ma
dire
vi so
eh' ei
ha saputo morire
siatemi
fratelli!
Ah,
voi
sog-
testimoni
il
il
costanti al par di
che,
lui,
sua
la
1 ottobre.
11
mai'chesino
baciato
fatto
il
di
Genzano, prima
una morte da
eroe.
decollato,
ha
Ha
essere
stata questa la
il
Viva
il
Ee
Naiwli 1778.
popolo ammutol.
di
modo che
boia in faccia, di
n. in
la
29 ottobre.
n. in
con amore
al
Domenico Leone
medico, profess.
quale
tutta
la
dell'
generazione
al
acuto n filantropo
migliorare quest'
pi
umana
benevolo
razza e
Cirillo, .
ii
Universit.
risguardava
patibolo dei
primi:
bene: n filosofo pi
di lui
mai
consolar
la
si
pose a
teiTa.
voler
Err,
ma
il
dovuta
Non
assassina.
f'
segno
capi
ai
segno
f'
Mori
odio.
piansero da
Il
all'
scelerata ed
gente
di
non
di timore,
estremo
221
suoi
un
discepoli^
rimiravano.
il
Il
Non
di felicitare
cui
il
di
lucubrazioni tanto
come buon
non
fece, se
contro
ragione,
affetto.
il
alta,
nome
La
legislativo,
l'
rendeva venerando.
ornava,
Ma
la
il
d' altri,
carnefici
non
vi
per vezzo
gridar
di
lui
indegno di
V illustrava, la
virt
esor-
disse
stimava indegno
della patria.
cosa vi
generosa e grande; ed
e la necessit
corpo
il
gra-
una seconda
ben
chi
di
repubblicane,
cariche
nelle
destino
il
sinistri.
Lasciossi,
merito
di questo,
g'
umanit
la
si
lui
per
per
canizie
rimanevano, perch
si
si
purch la domandasse,
ma
da tutto
mondo onorato
il
Emma
Rispose sdegnato,
poich
medesima che
del carnefice,
fu in quella
morire
peri
dei
La
pei'versi.
immacolato e sereno
tiranni,
e,
ancor esso; n
fedifragi,
ma
ai
fosse,
Liona.
differenza,
costanza
peri per
mano
Nelson
e lui
e tra
perch
1'
uno saliva
222
medico
Vi
nel suo
altro restava
Nella
repubblica?
me che
riprese Spe-
sei?
In faccia a te
stata
stati
afforcati,
Mercato
Un
eroe.
su
persone di
di
calzette, con
andava
Cirillo gli
Don
menico
rappresen-
<li
di-
in faccia a
ciale, che
[Cuoco
Ed
Botta
Cirillo, interrogato
1"
Max'io
misero
Don Do-
dezza
presenza di
vita. Si parl
morte negli
menico
ha
Gi
afforcati.
Ognuno
Per
la
sera
sostenere
sera avanti
la
Cirillo decise.
patito.
La
spirito.
che dovevano
niente, dicendo
tra
disse
di
loro
il
morte di questi
la luce
colloqui si rallentavano e
plizio di alcun
nostro
le
della vita e
decidersi
speravamo tanto
Pi funeste
cresceva.
carcere e
nostro
dal
affatto
silenzio
il
facile ne'
venuto
ci fosse
tolto,
al desiderio
!,
sempre gagliarde
1'
le
forze
della
natura
ricondussero
miseria
Kingraziamo Dio,
E tacque e
non pi
s'
muover
ud
della prigione
daron dentro,
si
1"
Y afflitte e logore
un
d' essi
con aspetto
membra.
i
Ma
V uscio
manigoldi an-
feroce grid
Fran-
non
egli solo
si
si
fecero attorno, ed
e mansuetudine
la
pace
l' un
compagni carissimi della sua fortuna disse sulla
Amici e patrioti, addio. Di me non piangete, che io
dopo r altro
soglia
223
del
dopo abbracciati
sembiante, e
suo
alla
m"
corta
morte, inevitabile a
tutti,
libert,
La
il
patibolo
a noi gloriosa; e mentr' ella separa gli altri amici per lunghi
anni, separa noi per solamente pochi di, e tutti ci vuol riunire
e per sempre. Saluter in
ci
hanno precorso,
quel
Io
divino
nome
vostro
congiungimento
di
cui
del
molti
magnanimi che
e gli
ma
M. Pagano
sola
dalle nostre
frutto
nel dialogo F.
anima
loro in
capace.
ossa,
perch
che noi
ver-
succederanno di vittime
si
deW
immortalit dell'anima]
11 novembre.
Pasquale
lingua
Baffi, n. in
e
Santa Sofia
letteratura
greca
all'
di
Universit,
bibliotecario
del-
l'Accademia Ercolanese.
N giov
1"
essere
di Ercolano. Letterato di
primo grado, fu
chi
non aveva
Ricus
il
lettere
Data
uomo
ceneri
il
la
che
del
condanna,
sfuggisse la vio-
sdegnosamente
funesto dono,
dell'
le
altre
un
tario della propria vita; voler andare all'incontro del suo destino,
comunque crudele
fosse;
non ispaventarlo
la morte,
non
224
disonorarlo
opere
il
le
confor-
il
non avere
lui
giusto essere
uomini
tieri gli
nefice,
fando
giusti,
il
corda, e
il
paziente
il
La moglie
car-
filoso-
la
raccomanda
il
l'esilio
del marito, e la
congeda confermandole
gli disse
allora
Ma
il
Ho
presto
quale
si
scusa che
causa
speranze che
le stesse
ma
la
al discorso....
la sentenza s'igno-
disperazione,
la-
destino
dice
le
Che
suo marito.
di
Questo appunto
io
marito. Addio.
condannato a morte,
il
Vostro
si
la
Ma-
buon animo:
di
Al pi
Ma quando?
sciolta
suo marito.
si
seconda volta.
Baffi gli
di
afiorcato
stato
vedere.
modo
Nel buttare
egli
volenil
voleva
un
altro
[Cuoco]
19 novembre.
Vincenzo Russo,
n. in
Palmanova 1770,
avvocato.
una
ne preparava
delie
e della
pi
virt.
forti
La sua opera
che
si
possano
lo
leggere.
Y avrebbe
spinse
de' Pensieri
resa
Egli
anche
225
ra sublime, straordinaria.
teva resistere alla forza delle sue parole. Sarebbe stato utile che
voce
di
il
suo
poteva
aspetto
che
con un calore
il
Quasi cinque
avvilirlo.
vi assistevano,
con cui
spiriti
di senti-
il
Oh!
troppo sublimi
ti
ei morto.
il
aggira ancora
dalla pi te-
fin
ma
pianto?,
Cuoco
ombra
che servirebbe
se la tua
di dispetto
impressioni degli
uffiziali
gli spilliti
a te
te,
forme
di
uomini
gli
potessero
si
reggimento politico ad un pi
felice
vivere,
cato
siia
la lingua,
mente benevola
il
quella
era
condizione
cer-
benefizio
degli
genti
regie
combattendo contro
Maddalena:
si
il
dritto
doveva
le
domandava
regio
e dello
mano che
la
sua
partito
pi fiero
di
dopo
gli
lui e cui
mut
volto,
non
f'
ma
Tion a morte,
ma
il
per
me luogo
non
di
sospiro estremo,
l'
insultavano
dolore,
ma
di
rivoltosi alle
gloria:
Questo,
qui
circo-
disse,
non
sorgeranno
15
226
marmi
che la tirannide
dizio: ella
ti
fa gridar
ti
tempo verr
in cui
viva
disgrazie
le
non
occhi
inganno
male, muoia
il
rendei'an
ti
il
la repubblica
quando che
risorger,
ma
mente sana;
la
nemici.
tuoi
il
giu-
al
bene
di
repub-
sia (e
forse
pi possente e pi bella
prima
di
Mentre
cosi
diceva,
il
Frane. Conforti,
n. in
Dopo
nome
avea altro
avergli
domandato
e la carica
ma
gli
suo
il
lo fa se-
non
eminente
da
lui.
Indi
parla
gli
mente
Non
saresti in
grado
il
che
la
Si,
Speciale riceve
delle pretensioni
tali interessi.
sponde Conforti.
Tu
premio
lavoro
del
la vita. Conforti vi si
rispettabile
mand
occupa:
quando
[Cuoco]
vecchio;
lo
Domenico Cim.arosa,
n. in
a morire.
naio 1801.
Domenico Cimarosa,
con infinito amore per
le
cui
tutta
la
generazione proseguiva
227
sentire era
obbligato di
scacciate,
composto
la
rono primieramente
dei
sicri
dove
di pi, se
Napoli. Saputo
suo gravi-
il
per
stette
Russi ausiliari
caso, e
il
verno napolitano,
le
al
sarebbe
e vi
stato
del re
l'
la
sua libe-
italico cigno
una
liberarono. Cosi in
a Cimarosa
dall' Orsa.
alla Russia.
Pure
il
un
di
Ruflfo, fu-
di
in prigione,
anche
mano
in
le
aveva
cose
le
animo ed
se
XXXVIIL
Ug-o Foscolo.
Capitano di stato
Genova del
consolare
cui
in
1799, egli,
dopo
il
Francia, die a
prima edizione
bert,
maggiore
1797);
di
Massena
alla
instituzione
difesa di
del
governo
Italia,
vm)
epistola.
A
ti
di
Io
nell' esercito
18 brumaio e la
Bonaparte.
giornate
conqui-
228
disarmato
citi,
Pio
VI, rovesciate
onnipotenza
Ed
nemici,
umiliato
iv,
l'impera-
e forzato
costituzione
all'Italia e
popolo francese.
al
ma
tue gesta,
giustamente
che
Italia,
primo
a'
cinque eser-
Ferdinando
sardo, atterrito
re
il
aspetta
restaurata
questa
di
da chi
libert
la
la fond.
Possa
intuonare di nuovo
io
il
Vero
licenza.
uomini guasti
colpa degli
Ma, poich
dall' antico
mani
!,
che
un con-
di
il
tuoi beneficii, e
li
pel tuo genio che sovrasta tutti gli altri dell' et nostra, siamo
ma
opera tua,
che
traffic la
italiano e la
mia
d'
solo
Italia
insospetti
patria,
non
rivoluzione
nazioni e scem
le
di-
il
fama
tua
campo. Tu
e la
ti se'
puoi
tua
adesso non
per
t'
te
glorioso
oflferissi
adulatore.
elogio,*
che versi di
Onde
t'
n a
invier
me
un
detti:
altro
n a
verrebbe
te
quindi
s'
ag-
che la taccia di
che
insociabili
Uomo
Europa.
per
giugnerebbe
all'
un
libert
restituire
Pure n per
virt te
locato sopra
fermamente
in
la verit.
la
uni-
imprese
sommi
ostacoli
incitamenti
potentissimi
229
mal
al
superiorit o la
fare.
Quindi o
il
il
del mondo.
Anche
ingegni. Che se tu aspirando al supremo potere sdegni generosamente i primi, aspirando alla im-
mortalit,
i
secondi.
il
Avr
il
il
quale commetter
viii
XXXIX.
Carlo Botta.
libro
xx
Se ne giva
il
1789.
Erano
le
genti
contrastano
g' italici
vanzante
di
terre
gi
pareggiate
testimonio
il
segno
del
delle
da
francese
battaglie:
essi
valore.
ite,
imparate a
230
da
sofferh'e,
a superare
essi
Vi segga sempre
le fatiche inseparabili
vincono
si
le
nuovi
condotti da lui
si
famoso nome
umanit
e la
e si
pace
di
a Buona-
trionfi vostri:
parte pruovate
La Francia
dalla guerra.
in
uomini
valorosi
che
pace alla
moto ed
il
1'
ruotati,
carretti
cassoni,
da
impedimenti
artiglierie,
ogni
di
S'aggiungevano
risa e le
le
sorte,
canzoni:
romore
ma
casi dubbi
si
carrette, let-
fra
dei soldati.
gli
scherzi, le
ma
liete
provvisto al
di
San Pietro
guerriere.
a festa,
Il
per voci
questo
tutto
al par
il
da bagaglie, basti
motti,
quelle
non a
ancora
truogoli, obici,
sdrucciolevoli,
maggio
Maraviglioso
maraviglioso
allegi'ia,
cannoni, carretti
di 17
il
Italia.
l'
strano
L' esercito
un
tratto
stranamente
fin
appresentavano
carri,
soldati, a braccia
si
vano, traevano, e pi
motti
facezie
si
affaticavano
parte
concetti,
il
tempo
gente
si
pericolavano.
sostenevano,
e
arguti,
pi
parte
puntella-
mettevano fuori
graziosi,
parte
carrette
carretti, le
Accoi'revano presti
piuttosto
affaticata e
si
dai
tuguri e
allegra,
non
sapevano darsi pace; pareva loro cosa dell'altro mondo. Invitati e pagati
per aiuto,
il
facevano volentieri.
Ma
pi bisogna
231
non
opere e per
le
arrivavano
il
siccome
primo,
che
quello
io
per
mandante,
alle
motti che
tardit
voglio
gli
delle
Cosi
dire.
l'incredibile
si
la
ma anche
volente
imprese pi rischievoli e pi
il
do-
pericolose. Quivi
cima
il
del gran
fondato
verno, non
si
1'
apre pi strada
eremo dei
eternale in-
d'
vedono
si
monti scoscesi ed
Ri-
erti.
umano ingegno.
puntel-
chi
pratichi muli
si
gida
dell'
anno
artiglierie
le
di
Francesco
carri
tir
i,
le
modo
immensa
Era una
tirate e portate.
di ripidi sentieri
navano. Fra
all'
voci
cammino
s'
tratta
apparivano
ora
g'
oi"a
vedeva
alto
Buonaparte
sdrucciolevoli e sulle
salmerie
al
in quelle svolte
scomparivano
compagni
bestie
medesimo
le
genti:
fondo, e con
in
le nevi, fra
le nebbie,
all'
fra le nubi
intorno risuo-
apparivano
le
quel
Godeva
rabile.
de' suoi
il
pensieri,
ed
Gi
ed a trovar facile
s"
avvicinavano
al
quello che
sommo
era
giudicato
impossibile.
232
gere
il
adito che, in
1'
verso la pi
varco
intendevano
quanto:
salire.
al
Di cotesto non
consolo
il
caglia
vi
suono
rono giunti,
compiuta
presso
l'
vittoria.
all'
uopo. Ebbero
vino,
soldati con
al papa,
quiete
cacio;
riposaronsi
volti dipinti
sostanze
religiosi,
sedata
di
preti,
ai
cannoni e
fra
I religiosi
autorit
ag-
Parl
accoppiava.
s'
s'
allegrezza:
dare
alla
seggio
il
religione:
n necessit
di
mense ap-
vedere
il
parl di s e
I
come
rallegrarono
si
allegrezza
Buonaparte
riani-
si
giravano fra
ba-
che
pane,
rispondevano;
maggiori
isforzi
rinfrancavano e
si
altro
1'
1'
fine delle
la cima,
uno con
Accrebbe
con
soldati, e
Voleva
altissimi aprendosi,
da
quell' aria,
modo
mutandosi, piegare
a voler fare per affezione quello che faceva per disegno, io non
lo so,
era certamente
l'influenza
perch
quella
di
da un lato efficacissima
piet e
di
monti,
quei
cose la natura di
lui.
un' ora.
l'
italico cielo
pericolosa
la
salita,
ma
benigna, incominciavano
sostegno. Oltre
ci
la
si
ancor pi
le
Voltavano
china vi
difficile
tcche
nevi,
ad intenerirsi
partisse.
peri-
da aria pi
era pi
ripida che
lo
dall?i
scen-
poco
s'
le
precipitosamente
del tardo
a Etrubles. Era un
prendevano e tante
risa
facevano
con
g'
uffi-
tanto di-
festa:
di quel volare e di
grossa e chi in
pi tardi per
procedere,
sdrucciolando fino
era una
pericolo, e pure
pericoli
calavano
si
ed
loro
prima
precipitati,
fatiche
ciali, soldati, il
letto
furono
avvantaggiavano. Impazienti
era pi soda,
la
Incredibili
233
sfuggendo
loro,
quel-
di neve.
polverio
salmerie, arrivarona
gli altri si
guardando verso
gelate e
le
scoscese cime,
che test
passato
con
tutti
g'
farsi
strada per
da perpetui rigori
tentemente chiusi
la costanza e la
mente del
d'
inverno.
Ammiravano
le
squagliavano,
vivavano
torrenti
s'
ingrossavano,
le
le
morte rupi
si
nevi
rav-
riconoscevano
nuovi
si
la
la esperienza ricordava
tava e l'ingrandiva:
le
il
vero, la
volont
forti
si
di
nei nuovi
riaccendeva,
rivederla e di
immaginazione
diventavano
ed invaghiti che
il
vederla:
rappresen-
efficacissime: gi
l'
Italia fosse
con-
234
XL.
Pietro Colletta.
La
Dal
<tl
Marengo
battaglila di
della Storia
libro v, capo u,
reame
del
Napoli dal
di
1734
1825.
Gli altri tre eserciti per altri monti e valli procedevano con
Chabran per
il
il
come
San Gottardo,
il monte
ed armi e macil
piccolo
e cavalli
L' esercito maggiore, poi che ebbe scacciato dalla citt di Aosta
e da Chatillon
tedeschi,
presidii
si
pi
si
arrest
stretto
alzano
al
Bard,
forte
della valle,
a' fianchi.
tra
Piccola
le
munivano
difese:
guardavano trecentottanta
:
passaggio
al
capo del
li
lo
le
respinse.
Al
le
capitano tedesco
assalto,
si
guard; e
vegnente, iterando
di
tornarono
i
del
colonne di
sotto
forte, lo
le
soldati
gli
viveri ed ogni
piede di
effetti
mezzo
le
in-
come indi
piccolo
averne:
castello
per altra
montagna (l'Alberedo) un
pericoloso a' cavalli, im-
a' fanti,
Francesi
presei-o,
scalando
muri,
ma
ferite e le morti,
essi,
cannoni per
campi
in
assedio
del
le
quello
forte,
le offese
lasciata
e giorni,
esercito
e gli
Susa
ordinanza
quattro colonne, la
quella guerra
dilargano
si
rapidit,
la
le
formazioni
cammino,
lo
scopo,
catena dell'Alpi;
ventura,
La
presa e scompiglio.
ordini
conquisti, ed
linee
le
azioni, che
si
di-
operazioni
diver-
ritirata difficile;
ma
nemico sor-
al
dell'
operazione, non
apportando
cagioni
delle
davano a
vantaggi
di
di
pochi,
specie di quella
Marengo palesa
scostan-
perch
nessuna base
ossia,
monti,
di
invasione, coi
caratteri della
che ne derivano:
essendo base
il
com' natura,
valli,
le
comune
non istavano
e Bellinzona,
che
per
battaglia;
di
taglia di
citt, sotto
uomini
perduti
cosi,
lo
della
le vie
fetti
nella
dell' esercito
Bernkopf, sugger
onorevole al capitano
Disperazione in
salute
la
di trasportare
rinnovarono
castello;
il
235
andare incerto
dissero
az-
capitani degli
scusa nei
falli,
bench di-
Fu dunque ventura
credendo
nova
de'
dell' esercito di
e su le
Francesi che
Dijon,
vano in mano
al
grande numero
d'
nemico,
armi
di
si
il
intorno a
travagliasse
mentre
cadeva la fortezza
viveri
di
Ge-
Pavia con
nessun presidio, e
vesti,
da Genova
il
generale Ott e
uomini, cavalli e
que' giorni:
Delfinato
il
cannoni.
le
La
presidio francese,
comandava
di ventimila soldati.
il
il
abbandon
il
Varo, chiam
Genova cede
fortezza
di
unendosi
alle
Nel tempo
stesso
che
in
dalla Italia
supe-
236
riore
proseguendo
Francesi
irruzioni valicarono
le
comunicazioni fra
le
ma
si
divise
a'
fianchi
Ottantamila
considerevoli.
non
computando
Alemanni
gli
Ancona
di
di
Toscana. Bisogna-
ma
il
bisogno
tova e
un cammino con
di aprirsi
confidando
dispersione
nella
sopra
vittorie
quegli, sen-
esercito
di
Mannel
francesi,
rimembranze delle
repubblica,
della
eserciti
gli
l'
campi
de'
nelle
il
Bizzarre ordinanze
minori
eserciti
Po,
il
Tedeschi
s'
ed alle spalle
raccolse
mila
render forte
villaggio
il
di
d' Italia
Tedeschi pi
Cosi stavano
versali d'
ambe
de' prigioni,
agevolmente.
Buonaparte
i
di
al
seguente fece
Tedeschi, forse ad
inganno,
tenute
lo
lontane
accampava
abilissimo capitano
1'
egli^
alcune legioni,
mila cinquecento
dietro
spie,.
degli
Marengo; e
assalire
abbandonarono,
altre allontanate,
come sorpreso
ed uni-
relazioni delle
le
de' disertori,
eserciti.
Moti celeri
giugno.
confondendo
parti,
dove la cavalleria,
di canali,
cose al 12 di
le
le
poi che
dubbioso
non segato
quando
Fu per
eia
14
ma
volgendo
nome,
cammino, schivar
concedendo
nimenti.
Form
la
nemico
battaglia;
ci che
pia
legioni, confidare
al
al
fortuna,
nel valore
furono
delle pre-
suoi propo-
le ore; e
correndo
le
file
de' soldati.
nuova
desiderio di gloria
il
E noi vinceremo, se
passate, concludeva
237
alla vittoria
la
dit la speranza del vincere; ma, bench l'esercito per tre ponti
valicasse
doppie
poich
fiume,
il
campo, spese
de' Francesi, e
corsero
mezzo
al
Assalirono Marengo
novelle
agli
assalti;
mezzod
1'
altri
il
abbandonando
valieri,
stavano in riserva.
Buonaparte spedi
di
riordinarsi;
uomini che
d'
faceva
il
quei primi
alla
ca-
artiglierie,
davano
somigliando
per la
gli
ti'ecentosessanta ca-
fanti,
nome
campo, riduce-
le sole
revole
il
tempo
Marengo, per
oste francese,
che nel
cosi
il
del
con forze
pericolo e poi
rinnovare la guerra in
dopo
1'
per
tragittava
di
castello di granito
dendo
d'
ogni parte
tattica, si
Francesi,
ma
gi
1'
oste
alemanna inva-
si
da' Tedeschi,
valor disperato.
Zaeh a raccrre
gli
ultimi sforzi di
per ordinare
le
nota
frutti
il
bench vedesse
non disponeva
difatti,
le perdite,
le ritirate,
mondo con
al
non raccoglieva
che
il
quai-tiere di
bramoso che
avvisato da precursori
sue genti,
della gior-
bullet-
per che
le
il
lo
combattere;
Sangiuliano,
scompiglio
generale
durasse.
Desaix con
238
nunzio
campo
resistesse
al
accert
la
nemico;
vittoria,
abbattute
le
squadre
resi-
stettero.
come
tempo
nostro
numerosi
de'
il
file
diceva
Abbiamo dato
il
. I
il
Ma
cinquemila soldati.
lo
affront
certo
vincere, con
di
ordinanza, quasi
in
essendo
uscito
impossibile al Tedesco
di molti
capi e
volte
abbatte ed imprigiona
Kellermann
Murat
e
i
fugano
il
aveva
della
ridotti,
la linea
resti col
vedendo
Marengo
vol-
ventura
soli
supremo, a consiglio
ma
sorte, smarrisce,
lo stesso
pi
resti
venne, e dove
iiccide,
primo
indietro
il
le veci
di
la meravigliosa
uccidono e
favore e la faccia.
Si riparano
tempo
fuggitivi a
Marengo
e a
Brmida;
e per
il
campo
perderono inoltre
cannoni,
parti
ziali
si
altre
armi
ma
fu la morte di
il
e feriti
bandiere: tra
minori;
Furono morti
sotto Alessandria.
pi compianta dalle
Desaix.
Il
valore
schiere e
degli
e fermiti d'ambe le
numero grande di ufi-
morti
eserciti
ne'
dalla
fu
Tedeschi
Francia
grande:
al
il
mattino;
di quiete,
le
scemate
Acqui
spalle in
e sconfidate,
o prigioni; convocato
nemico
il
con s
avuto
pi
rimproveri che
animo
di
concordar
Italia,
le
per cosi
appog-
dell'
auspicii
se a maraviglia o a conforto
ma
guerra sven-
di
esercito di Suchet,
1'
ed
va-
consiglio
passaggio
il
riposavano
schiere
col
passava dolente al
capitano: n
al
poche squadre
proponimento del
le
e vincitore, alle
senza ultima,
Francesi
al
furono
sorte, destini,
de'
combattenti
239
ordinanze
quegli
1'
uomo
viso decantato
della
mandare
nunzi di
altri
primo foglio
Marengo,
armi
le
del destino
dolenti
Per lunga
ventui-e.
il
cuore
1'
av-
vergogna
della
Aveva
scritto
di
nel
M.
Gli lacerava
ed arrossiva
vittoria,
di S.
l'
com-
raccogliendo
dria,
il
il
giorno,
ha battuto
noi,
gliamo
il
accampati
campi
nostro
sotto
le
particostari
Poi scrisse:
stessi
il
luogotenenti
combattendo negli
Ora
Cadente
notte,
di
esercito
mura
di
battaglia
quanto ne concede
nella giornata.
LETTURE
240
DEL. RISORGIMENTO.
di giugno
XLI.
Ugo
Foscolo.
la
riguardava
Orazione a Bonaparte,
prima
repub-
della
parte, n.
xxxv,
il
avvenire
nell'
di cui la
ma
il
cielo
abbandonata aveano
nume
fedele
agl'infeli-
uomini
il
non temo
Onde,
cielo.
io di laudarti
le
ritornino
gloriose
la patria
da
la propria
Illustri
certo e
salute?
n tu
sei tale
e gli
trapassando,
imprese tue
mai possiam
ma
Bo-
vilt,
la
fortuna
te,
sono
n beati n pochi
da
te
potenti
i
esserti grati? e
universale
la
conquistatori e
tiranni
capo
tuo
al
quello di
leone, queir
spiant, non
uom
f'
pari a Dio,
il
rifiorire,
memoria
di que'
pochi anni
felici
che
non
pi per la
popoli
sospiravano.
del
Roma
le
forze
mortali, e dove
parea che
alla italica
libert. II
nondimeno
le
nome
il
Bonaparte
di
elogio, poich la
cia in tuo
rovine scriver
La
Ma
gi veggo rinate
ziose,
non mantici
dini, e prepotenti
vende
quando
tutto
Correggeranno
la libert, e
tutti
repubblica
aristocratica, co
ma
leggi per
siamo pria
le
licen-
fatale mnraglia
povert estrema,
e la
immani
ricchezze, scala
essere citta-
di
supreme
necessit
della
gli
Queste
dall' oro.
governo
si
de' cittadini
ed
di pochi,
ignoranza
nella
due mor-
liberi
stati
'1
regnano
in noi
pu essere cemperato
infermit di
la
quelle
il
la vita
principii
cisalpino
la schiavit, e le
tali
un'altra
natura ed
ma
Bonaparte
Italia, e
l'
un'antica repubblica,
nello stato
con fremito
rovine
storia
cui Venezia fu
delle
si
annient
contro la sorte:
politica
e la
rovesciarono: udranno
lamentoso
241
il
ricchezze a cader
fond
nel terrore
nella
corruzione
pubbliche e
militari
le
ne reggeva, hanno
private
le
1'
ridotti
mento degli
nemici
eserciti
r entrate pareggiate
e la fede del
prodotte al
taciti
stranieri,
a"
bisogni
governo verso
prospe-
pi
e le infedelt
gravi
di chi
ogni
rotta
cittadini
estorsioni
sola fa
sostanze. I bisogni
il
dello
il
sommo
le
Ma
stato.
patibolo
restituiranno
agli
1'
usure, e tutti
l'allontanaincliti
ladri,
ordine pubblico,
242
pi
propriet,
civile
meno
urgenti,
commercio, meno
produzione dell'oro
lo
naro
le arti
tempo
inutile
lo
nel
contratti
diffusione e ri-
rianimato
per la celere
avvilite
per
sussidi i
scarsi e pi equi
derrate; e cosi
le
coltore, riconfortato
affama
ad nn
saranno
certi
meno
stato, e
sacro agri-
il
seppellito
disperato
il
da-
il
sudore della
1'
per
me
a un tratto da
repubblica
rinunziarono,
mortali
fieri
perfetta
sieno
agevolmente poi
degli
prima
1'
amor
risulti,
della patria
particolari ric-
alle
non
la
di
delle repubbliche
naturale
anni e
un codice
la giu-
facile vita,
libert
esperienza
la
costituzione:
edificate su
per la quale
una
te
il
plebe,
nell"
non pi
legioni,
non pi perpetui
non
eserciti
soldati nell'ozio,
difenderanno
rezza.
Ed
la patria,
da cui ricavano
gloria
libert e sicu-
corpo la
cisalpina su-
come
campi della
canteranno inni
vittoria
innalzeremo
gli eserciti; a te
deificato
simulacri ed
te
altari; a te
da noi
si
soli la libert e lo
aspettano; e la militar
g' Italiani,
che
il
rinato
valore, e pi
anime
audacia nemica,
nome
e la riverenza del
243
per tutta
ridesteranno
spegnete
ornai
le ire
han
vostre
fatto delle
combattere contro
contro
foi'ze
gli
voi
a'
quando
stessi? e
umani sdegni
Per
provincie.
comune
la
patria da
e la divina
il
genio
necessit
vostre
maligno e
nostro
a pugnar
ci tirassero
bari
le
il
nostre inimicizie!
forse dalle
negli
esilii,
stragi
con
ma
che
per chi?
tari,
le
n per
pr
risorgeranno
vendicarle?
il
bar-
a'
Non
li
figli,
n per
le vostre opinioni,
stesse passioni
per le quali
avete perduti?
n per
le spose,
n per
vostra
la
gloria,
per le vostre
cadaveri fondamento
de' vostri
li
combattuto n
madri, n per
le
sangue italiano
arti
eternamente
grider
vendetta, e grider la
Non
pi
vi siate
lavati
Cesari
accusi
nel
o i
sangue
romani pontefici o tutti gli altri monarchi europei, che ne' caduti secoli le fiamme fra noi della discordia attizzavano per
de' vostri
tiranni.
eh' io
ma
mirando
le belle citt
suonano ancora
piango
dov' io nudrito
fremo vedove
fui si
di eroi
dolcemente
fremo
serve
dove,
debellata
di altis-
veggendo
dalle
proprie sue armi e prostrata nel fango questa regina dell' universo.
fu
il
nostro destino
si
atroce,
che la
religione cristiana,
244
al
regi
soverchiando,
dir
spargeva
veleni
cielo,
il
ma
sangue per
di
vendendo
na-
altre
le
innondavano
del sacerdozio e
il
dissensione
e la
pi che
la
or
globo.
terra
furie,
zioni la
fiamme
il
e f' tributaria la
di
anni contristarono
compr, sparti
popoli
indulgenze e roghi
co' regi,
pose regal
puttaneggiando
poeta,
del
ora,
d'
armi
parti-
de' suoi
decimoterzo secolo
il
quegli esuli
ma-
commetteano
la patria alla
alla tirannide
lenta
Libex'atore,
a'
de'
templi
salpina la mitra
disgiungi
morali virt,
giati,
Dio
ma
fi-
benevolenza e la pace
la
N ignudi saranno
ricon-
sacerdoti
come Socrate
Chiesa
repubblica ci-
della
corona
dalla
fraudo-
la
o spre-
Uomo-
suoi disce-
a tutte
le virt e
a tutti
scure
Non
delitti.
violenti:
deporranno quindi
male
arti
fici
I cieli
cittadini,
a'
ma
inquisizioni
mandano
quali
statue e mausolei, e la
la
alle
riconoscenza
devozione
di
supplizii
i
i
il
voti
e
le
preti cattolici
onde
Maometti
vano
e popolari supplicazioni.
gli
de'
contemporanei erge
de' nipoti
il
nazioni
consacra. Raggio
Minossi
compiace
veneravano.
le
si
umani olocausti n
di
di
Odini
cantici ed
altari
ottene-
culto
sacer-
ne ispirasti, n turbare
noi
per te
adorazioni
le
245
eroi,
quali
che
solenni
feste
le
valore
col
possente
pubblica.
tu.
Primo
pace,
leggi,
fede
gloria,
ricchezza
presagii
fausti
somma
repubblica
della
sar pieno di
Deh! perch,
te.
ti
principi a
Numa,
le tenebre
che cuoprono
non vorrebbe
in
ti
ha dato
legisla-
Bonaparte? Ma quali
perpetuo
l'ombra
che dopo
genti
le
Romani
Numa
sacre
loro iddio;
de' Tarquinii, se
che se
ma
avea divorati
Numa ma
reverendo
il
Lascia
sei.
vietavane
il
tutto
se la
io vedrei forse
ma
si
piaghe; tutti
le
avverati
immortale? Chi
di lui,
nostra
in
colpe sa-
le
lo stato
servit,
dall'
non
la
vendetta
non pur
nome volerebbe
suo
invida tiranna!
agli
ma
uomini,
ma
1'
opre
pi per le
Tu
tempo ancor
in
alle leggi
non
alla
uomini
e al
ludibrio
della
memoria;
la
posteri
sommerso
romana
a"
frutti soltanto
fin
la
fortuna
immor-
ma
la
riconoscenza
vivranno la Cisalpina
a'
tuoi beneficii
e la
il
Francia.
verace
tuo esempio,
non vivr
se
non quanto
Provvedi dunque
gloria ad
tale
il
e alla
un tempo. Tali
nostro
vigore,
che
246
ninno
dopo
ardisca dominai'ci
pili
di te.
mai suc-
sar
chi
XLII.
Carlo Botta.
storia,
torno a Bonaparte
que
forte,
consolo
ancora,
incoronazione,
Ma
il
il
le
accennare
roniana
altre
scrivesse
si
il
il
di
pure
memorie
Ad
ogni
che
ma anche
Eu-
le genti d'
memorie
modo non
di Sani'
Elena e del
vero ci che
il
regno
dignit: basti
del
Giordani,
martirio
Botta troppo
il
Masche-
la
Sepolcri e le
Due
legislatore che
cio,
di
fran-
in
tratto
giudizi
grande capitano
aspira,
nell'altro
e
i
fa imperatore e re;
si
1"
dispiace
cese, a discendere.
le
avanti, su
suoi disegni;
fine,
impazienza
di
'1
maravi-
conseguirne precipitosamente
col
il
papa,
vinta r Austria,
coir Inghilterra,
si
nella
apparecchiava a mandar ad
mente aveva da
si
effetto ci
che
con tanta
derii
repubblicani in Francia
fargli
qualche
247
si
tieri
che
vole. Cosi
le
eoe
avrebbero
vinti,
1'
animo pi pieghe-
le
di
siccome
g' Italiani,
prima
adunque,
Deliberossi
similitudini.
alle
scoprirsi in Francia,
con
Italia,
Per
tutti,
spezialmente
Spargevansi ad arte
repubblica
independente
perch
era pi
prima
di constituirla
si
1'-
aveva
stabilmente, e
diventasse
capace
di
quieta dentro,
darle questi
creata
poi
gli
perch
dalla invasione,
avviliti
per
ordini
democrazia
ai
non troppo
la
dati
erano necessari,
fuori;
rispettata
che
necessari ordini di
non
dall' eroe
pi
potersi
di
pi
discordie,
Aver pace
vicini.
la
niuno
colui
che
lei
ricordatori
potentati
doversi
come a potenza
forti
riscattata;
constituire con
spetti
in
fidi
pericolava
oggimai tempo
ar^t
dai pi
le
so-
Eu-
concordia tur-
felice
ma
Europa;
per l'acquisto
dei
1'
stabilit;
gl'interessi,
le
opinioni, le
n Veneziani, Milanesi,
vestigi
dell'an-
e forte,
mano gagliarda
in
uno
le
costringes-
248
sero: richiedere
la
pace
d'
Europa, richiederlo
e virile
si
comandamenti impera-
Milano per V esecuzione, usciva un decreto della consolta legislativa della repubblica: ordinava che
dinaria
si
una
r ordinare
leggi
le
consulta straor-
e suo ufficio
sarebbe
il
do-
una deputazione
tribunali, delle
dei
dei notabili
Somm
il
Milano, un
dei
diparti-
numero a quatarcivescovo di
un Montecuecoli, un Oppizzoni, un
Rangoni, un Melzi, un Paradisi, un Caprara, un Serbelloni, un
Aldrovandi, un Giovio, un Pallavicini, un Moscati, un Gambara,
Castiglioni,
ambizione
un
fatto mirabile
che
una nazione
italiana
sue
sorti. Il
si
blica in
mezzo
alla
e del restitutore
della
mostrassero con
le
nazione valesse; a
gli
egregie
lei
nissuno
qualit
amore
loro
rispetto
l'ufficio
ricusasse;
quanto la cisalpina
conciliassero;
ogni
2id
pretesto di
mondo
al
r inevitabile
tumulto
tante
di
passioni,
nell'
avviluppamento
con-
nome
leale
di
grado fra
di
le
a fazioni, a
discordie,
di essere innalzati;
dovere a s stessa
se tanti lieti
mede-
un Sommariva, presidente
Trovarono in Lione
del governo.
il
pensieri
accennasse in
viso Talleyrand
il
seguitava.
L' importanza
gi
il
con
gli
che la independenza
stimarla
prediletta,
felicit
uomini savi
allignava; bene
di
e la salute
principal
della
lei;
della
sua gloria.
si
L' arte
deputati
cinque popoli
organiche
si
potesse
mandar ad
esecuzione.
gli
mandatori, un
conquideva. Dolevans
la
licenza soldatesca
con le
inesorabile governo
e
delle
perdute
sostanze, e
le
grida
"250
gianti a Lione.
Lione
si
discorreva e
si
obbediva. Allungato
il
consolo: era
il
di
Ognuno maravigliava
cezza e
semplicit
la
parte di grandezza:
alcuno ve
non
n* era, si
esser tenuti
adulazioni sorgevano.
le
ma
congregazioni, e con
l'intrinseco,
quello
ricevesse
altri
ammirava
il
non
collegi
consolo su
s'
liste
pareva
Chi conosceva
modestia.
In
nominolli
per
la
prima
che un esempio
risposte,
elettorali:
il
principal
alle
dava.
loro
fu appruovata la constituzione
dei
docile
che
ordine quello
presi-
constituzione; ora
che da
Ma
denti delle
volta
repubblicani, se
infigevano,
s'
la dol-
consolo:
rodevano,
faziosi
sciocchi; che gi
l'et.
del
gen-
la scorza,
macchinava
l si
TU
Era spettacolo
tasto,
Meno una
constituzione
portava
1
la
magistrati a tempo.
Fu data
l'
intesa ai
supremo
di presidente
quante volte
si
che malagevolezza,
per
la
per dieci
volesse.
anni,
con
parte
il
magistrato
perch
Cisalpini
gli dessero il
il
il
le
potenze,
consolo fosse
confessare che
a governare:
alcuni
251
mdavano
alla
iiligenze
coi partigiani,
asseverando
lie
salpini al consolo
medesimi,
un
storie vi sia
Confessarono, e
atto
vergognoso di questo.
si
aveva
ridotti,
clie
ra che idoneamente
gli
propri comandamenti:
nissun Cisalpino
Gradi
potesse governare.
consolo
il
che domani
disse
compagnato
Ci-
adulazione di lui e
clie
pi umile o pi
fra
le arti il
line desiderato.
da' ministri
Francia, dai
di
consiglieri
di
Acstato,
accoglienze ed
seggio recatosi,
come
a
liete
le
alto
principali cittadini
me
adunati
voi
plausi
loro
cosi
della
dei
festivi
favellava:
Cisalpini, in
Hovvi in Lione,
quanto
di voi
al
supremo grado
presidente,
di
commettessi.
dotti
Muovonmi
tal
carico
la gx'an
la
vostre.
leggi
ma Dio
campagne
uopo,
non
popolazioni numerose,
dico
esempio da Francia
generali,
vi salva, poich
La
forestieri, dall'altro
pure lietissimamente
un
ama-
applaudivano
252
doppi, come
servi
ma
non pi cisalpina
massimamente
essendo
quale,
al
dominare. Piacque,
Prina
parole
le
ed
severa
consolo ed
il
fidi),
di
natura
pi
coi
si
adulando,
di
aveva subodorato
innanzi
mano
in
Riprese,
consolo.
il
italiana
Dimostrarono de-
un concerto
novarese,
il
consolo
per rimunerazione
lui,
voleva
si
fu
il
bene
molto
arbitraria,
far
fatto
grande.
Chiamarono
ad alta voce
g' Italici
il
consolo presidentt'
rieleggere
si
si
potesse.
Restava che
ordini
Fosse
ecclesiastici.
religione
la
liberamente
verno
vescovi
si
apostolica e
cattolica
riti
acattolici
vescovi,
g' instituisse
ed instituissero
parochi,
il
go-
la
governo
il
approvasse;
gli
si
restituissero al clero;
mesi;
si
non
s'
ai religiosi soppressi
per
g'
innovati
domandasse
1'
fosse
condannato per
al
le
non
vescovi ricorressero
definissero
seminari, per
innovassero
si
braccio secolare; se
delitto, si avvisasse
il
si
rassegnassero,
un
ecclesiastico
rompesse od
il
culto od
od
suoi ministri
a ministrare
il
sacramento
del
da nissun magistrato
questo
modo
fu ordinata
253
laudabili
toccavano
sani,
giurisdizione
la
ecclesiastica,
clero
il
Nondimeno
assen-
italico,
tiva l'arcivescovo di
l'autorit civile
ciente
Ma
il
r intervento
se
autorit pontificia
dell'
sapeva che
agli ordini
civili,
1'
comanda
ardire
collegi
tre
commercianti erano
necessario.
papa
'1
altrui.
possidenti
dei
dei
il
1'
membri
collegi fosse
nominare
di stato, del
era
amicizia co
d'
consulta
revisione
di
Ancora accusassero
Bologna;
il
possidenti in Milano;
si
mai
di tal
dotti in
adunassero.
da
commercianti; sedesse in
sei
giorni dopo
peculato; cinque
legi si
ma
della
l'
et
servile
repubblica
rendeva
il
vice-presidente
inutile.
Fosse
il
ed
il
concludere
leggi
di stato,
nominasse; fossero
le
instruzioni
trattati.
ai ministri,
in
uno
ad un
ministri tenuti
d'ogni
esaminare
le
potenze
go-
e r esaminare
il
commesso ad un presidente, ad un
ad una consulta
vice-presidente,
il
era questo,
verno
constituzione e per
la fine delle
Se dopo
tre
modo
si
la
proponesse ai col-
254
legi,
ed
Aveva
collegi definissero.
deliberare intorno
colt di
presidente, e
legge
di
proposti
dal
consigliarlo
di
il
ai progetti
ma non
dal governo,
Tali furono
squittinasse.
massime
migliori,
dell" ita-
collegi
tre
ed
il
Letta ed accettata
solo,
constituzione, se ne tornava
la
con-
il
il
lionese
nominati
ministri,
avviava, contento
si
del
tarono
mente
il
acquistato presidente.
Le adulazioni mon-
per uniformit.
fastidiose
al colino,
i
1'
Presersi
solenne-
modestamente
di s,
acerbamente dei predecessori; tocc principalmente delle corgrande: Melzi viveva da principe,
ruttele. Il lusso fu
con grandezza
affettata.
Essendo
reggimenti
rend prospera
la
pagamenti agevoli. Le
che
adulatorie
le
lettere
libere.
Teuillet
le
erano
ostante
le
il
scienze fiorivano,
poteva pi udire.
poi
esiliato
con
d'
versi
poeti e letterati,
si
di
tri-
ma
pi
toccava
lui
si
Ceroni.
Le
La
consulta
quella che
trovarono
nelle
aver lodato
il
casse piene,
dove nissuno
Francia,
era docilissima,
parlare.
descrivevano ed in buoni
si
si
le
ma non
il
quali
cose
dell'
male
altri,
peste
solo per
adulare. Diceva
ma
tutta la ragione;
il
mettere
il
male fu che
il
di
255-
freno-,
si
scrissero in quel-
Tet; nissuna che avesse nervo, se non forse qualche imprecazione contro l'Inghilterra, i^erch le imprecazioni contra di
d'
l'
scrisse
si
-,
nissuna eh
ma
pi inspidi libricciattoli,
servivano
le
dai pi
pi informi gazzettacce
esemplare.
d'
lei
che
trovato
Buonaparte
gran
ed accettando
fatto,
somma
e si divertivano
negF intimi
a spese del
presi-
temeva.
gli
ordinati, P
l'
Il
lieto
mal umore
sfogavano
si
dente di Parigi.
In
il
il
soldati
si
molta
il
no
'1
1"
Italia,
efficacia.
e per
amava
che
italiana e
con arte;
aveva
innanzi.
Fra
Buonaparte, come
il
le
Il
fro
mura
del castello di
Milano.
ritraeva
mana
duomo
grandezza.
Diessi
mano
d'
anni vi
si
fece pi
Rendevasi la libert
al
finirsi
il
Fu
della rodi
Milano
impossibile,
si
che in
parecchi secoli.
acquistava la bellezza.
larmente allettavano
256
XLIII.
Vincenzo Monti.
degP
DaW
Dal discorso
e della civilt
Italiani.
primi scopritori
obbligo di onorare i
del vero iv
fatto di scienze, che fu prolusione agli studi nell' universit di Pavia recitata
il
ha
Monti
contro
preti e
il
La stamper, ma riformata
francesi.
agli 11 genn.
Melzi,
repubblica,
della
presidente
ma
fatto la
d'assai
1804
Il vice-
desider averla;
ministro dell' interno Felici gli scriveva non essei'e ancora stampata
e glie ne
mandava
la perorazione:
primo [Monti
e l'et che
come
[La
fu detta
poco
Cant,
il
il
se
quale pubblic
storia di tutti
Che r
press' a
stata cambiata.
ogni sa-
ha irrigata tutta
1'
que-
Eui'opa,
he tutto sprezza,
il
procedano
ed
altri
altri,
imitando
1'
sommo rammarico
il
calcio
un rabbioso
l'
alla
nome
aver
secchia,
ci
lungo conflitto
tra
il
tedesco
secondo
Si
Cavalieri
fondatore
di
il
pure
con
que-
veduto
l'inglese
del
ed
attinto,
tirino,
discorrerle
tutte
d'
disputarsi
senza ringraziamento,
affatto
proverbio, villanamente
ste
oltre
nieghino
inverecondi
pi
il
per
romor
calcolo
clamoroso.
sottomettono
logica
alla
fortuiti:
scrive
D'Alembert
il
dell' analisi
Ugenio
1'
257
probabilit
le
Olanda
in
Bernouilli, ne scrive
il
della
si
pone alla
il
Moivre, ne
e in
il
avanti in una sua lettera sul gioco dei dadi aveva gi istituita
umano
sapere, articolo
D' Alembert,
di
quel grande
in
Idrostatica
segnato della
si
affatto
tacesi
il
g' illu-
nome pi bene-
merito, quello del bresciano Castelli, che alle dottrine idrostatiche applic
primo
il
le
merit
il titolo
legislatore
di
1741
dall'
Accademia Reale
scienze
delle
Qual
due ingegnosi
consesso
ria
artifici!,
dell'
lande scontrasi
1'
del
non
un argano
Poleni
usi
Poleui suggerisce
il
ove
585,
p.
mi-
la
astronomo Lalande
4,
nome
il
artificio di
t.
sia
quegli
e l'altro
rico
l'uno
supplementi
nei
nobi-
die base
acque, e
delle
so
Isto-
all'
ragionasi
qual
del
La-
altro
patentemente copiato
n pur parola.
Io
sto-
che,
giorno vendono
costumi
al
forestiero
l'
erudizione
in
qual
terra
nel
suo
seno
il
Lisippo
uomo
scrive
che
a trenta soldi
dell' antichit
egli
l'
Italia si
il
i
al
nelle arti
ha chiamato, non
Canova per
iscolpire
1'
molto,
immagine
17
258
del
pi grand'
non
solo
uomo
vivente, e
con pace
di
tutti
terra che,
perch sa che
il
suoi
genio delle
non
arti
s'
La-Grange
r altro
italiani.
nome
de'
il
car-
si
principe
matematici,
Alfieri,
principe
il
appararle,
imbarca n
r uno
Lalande
il
tuo
al
secolo
a creare
tu
una nazione, un Lalande scriveva quel vituancor vivo! Calde erano ancora le ceneri di Pa-
un Lalande calcava
Mascheroni, e
di
si
brutalmente
delle scienze,
da bel prin-
l'italiana letteratura^
Accademia Reale
governo ecclesiastico o della troppa nostra delicatezza, ne regnent gure dans ce pays-l; cio nel paese
di Galileo.
frat-
metrizzata
questa
future?
la fisica? chi
fondamento ed
il
Le
il
germe
scienze fisiche e
dan ce pays-l!
chi
ci
cielo?
Vieta
glia e de' valenti suoi successori? Chi, se tutti questi non erano,
sublime
quella degl'indivisibili?
tica,
Cartesio
la
via
la
cosi
senza
alzarsi
di
dell' infinito
medicina,
speculazioni,
per
per
noi
noi
fatto
ri-
dai
sono
ha
non
si
sentite
e si
le
le
arabiche
leggi
del
ed empiriche
calcolo
tutta
per-
259
anatomica,
non paghi
Mmano abbiam
portato
momento
nel
mercede
un giorno
meraviglie
le
fibre
nelle
cui
fremo
in
pagano
si
beneficii,
che
saggi
dei
corpo
del
anatomico nelle
ferro
il
pi importanti sco-
delle
aver rivelate
d'
la
fecero
gloriosa?
sf
pighi?
Non
forse
non
pur molto,
alle
si
che tacite
si
mena
trascendente e
Ma
quelle
inviano senza
s"
strepito alla
ben custodirle
che rubano;
ma
immagini,
le
filosofi!
di
si
mutare
sembianza, n mai
rimangono rigorosamente
si
d'
la
Ma
stesse!
le
zioni
d'
Omero
Newton, che
Il
Fontenelle,
appropria
si
parlando
l'
le
compara-
Leibnizio
del
del
due,
Tuttavolta
le
Herschel, e
Eulero,
finite
tavole astronomiche
le
la
dell'
sul
pianeta
di
delle
equazioni
lineari
a differenze
predate da
del
Oriani
dei
non rubano.
tali
proprio. Concludasi
scienza
si
Brunacci,
adunque che
sono
state
tutte
abbastanza ricchi
rubamenti in fatto di
ricchi, o
260
Ma
invenzioni
rimaste
lo
rozze
della circolazione
suum principkim
tamquaji ad
che
di pi,
il
cuore, se prin-
venis
che
minimis
per
una porta
a notare
somma
committuntur,
e rientra per
il
1'
nettamente
un
scorre
vasi
da tutte
punto
per
d'
le
alzar
questa
sangue,
mani; ed
il
1'
esce
ridice
per
legatura: in
alla
grande
scoperta.
egli la tcca e la
velo e scoprirla.
che
le parti agli
dice
altra
del
ci
fluido
circolazione
la
scintilla
quei
entro
di
Ma
mano,
palpa
tanto in-
mettendo
circolazione^
ne raccoglie in un punto
stero
della
visione;
le
sciolse r aristotelico e
il
suo ritrova-
esperienze
del
Maurolico,
che
prima
il
distanze rende
costantemente la figura
fenomeno
tazione
dell'iride,
dell'uvea;
d'
un
megalografico
dell'Alberti;
la
Italia V
anatomia della
Leonardo da Vinci
di
esperimenti
ottici
alti-i
261
Viene
luce.
Grimaldi
il
scopre
ton, ed illustra
la
New-
comprende
r entrare V
giamente
punto
d'
altra
sue
le
una nel-
1'
il
insignorirsi
guarda
S caccia pe
'1
condensazione
belT arcano
pi
del
Gimaldi pi oltre
il
del
Il
Grimaldi se
dico
dell' ottica,
'1
tiene gi sotto
al
la
gli
miseramente fuggir
pugno
di
gnata agli
maldi ha
Ma
si
altri la via. Il
finito,
dovuta grazia
d'
e giustizia.
Non
cosi
Cartesio
il
con Antonio
iride si fa bello
medesima indole
chi di
Gri-
il
senza ono-
una parola.
scientifico della
sommo
Grimaldi non
il
si
il
il
pensiero di
un
altro
infortunio
Parma
e forse
la
gloria con
adoperare
gli
specchi concavi
di
mezzo della
riflessione
medesimi
effetti
venne
sulficientemente
della refrazione.
Dopo
condotto.
Lo converse
il
uno
agli
risultato
262
per
Io
Newton
il
Lo
fece
all'
ul-
celebre telescopio
di
ma-
turna cella
non
d'
un
frate
quanta giustizia
so dire con
come
in quello d'
un
lungo assai
alla strada,
mani
nelle
gemma
nel
opinione sic-
dello straniero;
d'
nell'
ricco.
il
accortamente raccolte o
purgandole
N poche
Io
lista delle
dito ad
contempli.
la
ogni macchia,
venute
fortuitamente
il
le
ha
fatte suo
1'
acquisto legittimo.
sa-
mio
delle
vecchie,
all'
ma
del
cane,
annunzia
al
pubblico
la
sua
scoperta
come
tinica
in
questo genere^ legge sulla medesima una ben lunga ed acclamata dissertazione, ne presenta le tavole leggiadramente
disegnate ed incise; e
membri,
si
si
quattro
di
rechino a verificare
Il
far
frat-
primo
Chereringhio e
pi
altri
mentovati dal
Redi.
Torn dopo
questi a vederlo
il
abitatori,
viventi ne die
vi trattengo?
suo trattato
tavole
Nel gabinetto
ma
ascaridi
replicate
precise.
viventi,
tre
a diversa grandezza.
nostro
que-
di
esimio succes-
che ne fece
Mangili,
fenomeno, perch
di tale
1'
pi
clie
deposito,
263
animali
degli
liceo si lia
sti
nel
il
dotto
il
gi scritto e osservato su
il
tal materia.
assai
d'
rivendicarne la
il
e nella
fama
un seguace. Per
mi parrebbe, ovunque
le
scienze
si
qual cosa
la
coltivano, lo sta-
prezioso
ne denunziasse
al
deposito
nazionali
delle
gran pubblico
gli
il
eternamente
talento e la
fama che
sclamava
la
scoperta
dell' obli-
n"
Altronde
il
pi'odotti
invenzioni,
usurpamenti. Perciocch,
si
La
vili
da
del
la-
perdita de'
1'
fi-
inven-
da Baldassare Capra
della vita
la
un vantaggio comune
all'
il
uomo
col
bruto,
di industria la
ci
le
quale pu
risar-
in
ci
ma
dai
nostri
fi-
sostanze
dalle
proprie
imposture,
264
ben
Ma
cordarsi
coloro che ne
d'
quale
saci'a, della
rosamente
il
sta gloria
non
spoglia.
delle penose
frutti
altro
hanno ereditata
ci
abbastanza, che
la
cosi
si
un sommo
ella forse
La
conservazione di que-
n di
n di
lettere
arti
fai'e
posto
e,
ne rimane che
pi
giustizie
la
della
fortuna
ci
l'
fortuna?
ha
ombre
le
emendare
traditi,
questo
non
la
le scienze
valor
talenti
ha
si
altro
le
in-
come V
cominciarono ad insospettire
che
padri,
dei
di
nuovo in una
il
da poi che
de' nostri
col
speranza
dalla
riabbracciandoci tutti di
ristorate
come
la
Italia,
politica
l'Italia;
suoi benefcii sarebbero ancora pi palesi e confessi, se V indolente avesse saputo tener registro di credito e cautelarsi contra
g' ingrati
nuti
adunando
paura grandissima
erudizione.
le
Ma
di
qual
si
tutto
pasto di
il
de-
son vetarli,
le
apparenze
le
nuvole, e furono,
ad af-
ferrare la verit
ben
la seppero
265
Toro
siccio,
il
tesoro
colla mondiglia;
mas-
ha sognato
nondimeno noi
duole che
Per
le qiiali
ammiriamo, noi
si
ma ben anche
ingegno,
sognato Pla-
ci
pervenuti
brillanti loro
registrassero
gli
filosofia; e
professiamo riconoscenza, e
le
non solamente
ardimenti infelici,
si
le
perch
attestano
il
coraggio e
non
fu
dire
Ha
intraprese
d'
felici
le
Aristotile,
1'
umano
ci
che
con-
tone,
ma
il
il
si
La qual sentenza
modo come
certo
quegli arditi
1'
verissima poich
arte del
filosofi
caddero
il
retto filosofare
il
in
si
col cadere.
le
ve-
sfortunate e
fine.
Giova che veggasi che, ove noi abbiamo imitato le follie dello
straniero nelle fogge de' vestimenti, egli ha imitato le nostre nel
ragionare, e che
nostri sogni
altro
monade leibniziana
dell'
tutto
ottimismo.
quem
Lamberto. La
lui
egual-
La materia
sottile
di
e polverizzata nel
cartesiancs
doctrince
il
Bruni;
prima disangolata
antesignanum jure
del
266
a cui fa eco
che
sai altri,
Bruclvero,
il
Leibuizio,
il
Daniele Uezo;
il
altri furti
ingegno
che r
siasi
acquista
ornarli, gli
il
physique qui ne
fili
liumain^
dasse poi
y et pus une
n'
une
nouveaut dans sa
un cahos au cahos
filosofo
fiorentino)
suoi successori
est
un esempio
progres de
les
uomo guar-
fisica, il
Lilli putto, e
Fei-ney
di
il 'filosofo
seide
erreur^ sostituendo
incresce,
il
il
riconoscenza. Incresce
d' Arisiote e
l'esprit
V universale
qii' il
a'
anzi
pensamenti:
ha saputo migliorarli ed
le
a de musiqiie
meilleur
ce
qu'
di
il
lasciasse
seguito.
Non
da
tacersi,
mente asseriscono
tornando
al
aver copiato
critici
il
concorde-
Gassendi
il
sistema
Democrito
e di
Leucippo.
pluralit
la
non
dei
mondi
forse
lieta
no-
vittima
abbellita
fatte
lui
que' primi nostri filosofi, che, primi e veraci liberatori della ra-
magnanime
insegnarono a sostenersi
le
opera
dell'umana fisonomia:
non
sorti
ma
1'
-pensieri,
che
cosi
mente
nella
sistema
il
sessuale
il
delle
occhio n
La-
stravagante sua
tatto
questo
il
quale,
de' privar
della
lode
botanica
stemi,
il
lui coltivato, e,
permetteva, felicemente
materialismi,
certi
nudrito.
cosmogonie,
certe
267
altri
certi
si-
coraggiose
certe
sioni,
non che
se
Pomponazzo? Anche
del
passioni
le
poemi
delle
patetiche, fu da
e di avventui-e
piante, e tutta la
argomento
nostri
a' di
esalamenti
fervidi
maggiore
dire se sia
il
stravaganza o la vastit
la
dell'
l'
'1
tengono
insipienza
dei piccoli.
La prima
ammirabile per
tesio
manco
Minerva,
di
per
sua
la
Giove gravido
ci
difficile
ingegno.
quantunque non
primi a indicarlo
che avanti a
tutti
Io
il
manda per
sublime
Sono
terra.
non
geometria,
le vertigini
ad
Se Carlo
del cervello di
ad aprire
stati
la scalata e
monta
si
sul
muro
dell'inimico^
della resa, verr egli escluso del tutto dall'onore della conquista?
il
vremmo
poi dire
onde addolcire
le
se,
sono anch'essi
come
si
tutto
il
mondo
che do-
scrivesse in quella
soldati
della
notissimo,
che
sempre comparsi
le
ragione,
tenebre
268
fica.
tutti gi, se
alla breccia,
della citt.
ma
gi militavano
quando
nell'ignoranza
nella
abbatteva
italiano
vittorioso
la
soli.
tuttavia
il
cme
esterne
Ed
potere
lui in
della
gli ausiliari,
presentano
si
mente
porte
le
letto
il
di baciarne le
ora che
abbandonato
armi
piaghe
si
perch
si
veneranda
lor
madre, vituperan-
La
storia di tutti
Fra
le
si
delle
arti
loro
dottrine
figli
il
Quando
nome
di
l'Italia
aureo
al secolo di
contava
quei beati
un
niegano
il
si
in
Agri-
apprendano
e gratitudine.
Noi
sottratti gli
1'
abbiamo
ai
a culto pi ragio-
e politiche.
Co-
269
ponemmo
abbiamo
arti e le scienze, e
nuovo
di
sapere
quel
ne toglievano
1'
rendendo stranieri
inimicando
sangue
unit,
fratelli
contro
fratelli.
le nostre
giano ancora
ossa straniere,
di
Ed
essi or
ambizione di prin-
all'
monumento
cadavere
fatti
che
ne appellano
vili
il
dicono noi
campi biancheg-
li
videro tutti
a"
loro piedi in
di
tempio della
concittadini
filosofia, noi
palpitare
nel
petto
1'
anima,
nel
gli
abbiamo
arti, colle
essi
Cicerone, di Tacito,
di
soggiogati colle
il
misera nostra
della
di
tedesche,
devastavano
madre.
Armi
togliendone
di
armi spagnuole
galliche,
loro
nostri
le
onesta ed utile
vamo
dando loro
rinciviliti,
il
nuovo nella
ricaduti di
fu benefizio.
ci
Ma
da molto tempo
ha
le
mani
Lione
Ma
partoriti.
ha posto gi
chiunque sen-
italiana, si riconforti.
questo lione
alle
si
chiome, che lo
Despotismo
cielo,
la
superstizione
richiama
dall' ingiusto
la filosofia:
ma un
suo esigilo, e
il
prosperare
l'
governo
filosofo
invita ad illuminare
d'
una nazione
prima ed eterna
di
in-
tutti
270
si
tagli,
bruti;
che
del
errori
gli
pronte sempre
a ferire
chi le
Ed
di
ma
Ella
apprezzare
non per
giudica
terrore.
reggitori
li
le
le difficolt di
filosofia.
sappiano
che
cittadini
ha bisogno
titudine,
pu
ci tutto
nazioni,
delle
le
virt
gli
ma
ne reprime
furori e le stravaganze, e
comando per
tutti
il
dentro
salute
alla
sacrifica
di
ma
somma, questa
lei
nome
il
bando
La
la terra.
il
dell' errore
fi-
rispetto
e
il
e noi
XLIV.
Pietro Giordani.
Bologna
il
di
la
r.
arti.
Accademia
solenne
di
belle
distribuzione
arti
in
de' premi,
tipi
U. Ramponi:
classiche
gnare
Agli esempi e
Giordani fu primo
il
de' nostri
in
sono
riproduzione
questa
in
accolte
emendazioni e
fatti presi
scrittori
del
fatti
271
moderni ad accompa-
medio evo,
de'
Cost
u'
ma
il
la
ad Armodio
vita
per
inni convivali
g'
nome
greco
a quella
die
cattive
il
di
suono
quegli eroi
di
con Serse pi
in
le riconduce-, e sul
sottrarre
del fatto
mano
la
di servaggio,
invano
le statue
alla
trionfanti
quel paese
che
giunse-,
memoria
e per
ne va la fama dove
d' Ificrate
non
favellare
sopravvivono
presto
perpetua colla
si
Prassitele di Antigono e
del
ad Aristogitone
La
fraternale
piet
di
Tisagora tent
il
ateniese,
ma
de' Persiani,
ma
stizia e la popolare
sembianze
dell'
pubblico
moltitudine
innocente ucciso
vidia
cantici Saliari, le
Nerone
Amano,
in
libert
de' grandi e
1'
di
gemme da Epitncano
Antiochia,
fiorentina
e di Livia
odio
Roma,
in
infamia e
all'
odio
Cesare Germanico,
Plancina, te
intagliate,
dell' in-
vendicano
Drusilla
i
monumenti
in riva di Reno, in
cima
Epidafne, a te guerriero a te
Girolamo
della
all'
ottimo
te,
Gn. Pisene
di
CI. Tiberio
di
ricreduta.
tardi
della seelleraggine
diede
Savonarola
romana
ben
pot
V invidia
corte opprimerlo
di rovina,
ma non
d'infamia; che
patibolo
scrittori
quel
santo
272
essei'e
siete
di ministrare volutt
non
oziosa,
ma
di
ma
santa
Non
ed ignoranti?
superbi
ricchi
a'
una
operosa? censori
vi
non fallace
filosofia
premia-
de' costumi,
nome
mortai
ne" posteri
vi
sopra
nome
tore di Eraclea e
ziosi
vestimenti
in
vostro
l'
altro
seguite,
da
porpora
d"
Efeso,
di
oro
d'
siate
non
tutti,
oro
cal-
d' oro,
listati
ambo
pi
con
pit-
celebri e dovi-
che savi.
capevoli di
nomi, affibbiar
di
in lettere
im-
tra' vostri,
sono
arti
prendere ambiziosi
sfoggiare
il
vostre
le
magnanima vocazione
bisogner
zari,
Pur
Sidone
Ardice
di
nuli' altro
che
fosse in Corinto,
Corinna
e di
la
Telfane)
le
lamenta-
nocua consolazione.
certamente
te,
delle
pi
ufficio
d'
ai
in-
bolognesi
bellissima e sven-
effigiando
ripulsa
la
non curarti
quella filosofia
e a sfogare
il
dispe-
il
figliuolo
come
di
alcuna
giocondit e sollazzo
1"
fiata
per s
anima rinno-
sia
273
ad Amore, poich
si
non
non
le tardi e
le
appo
il
Come
l'
che
arti;
arruffianando
si
riempiano
lascivie
con imagini
di
su-
si
manchino
delizie
degne
di
lui, si
tavola
di
Meleagro e
non vergogneranno
Atalanta?
d'
gli artisti di
prestare le
cittadini?
saccio,
due Peselli,
li
non
pane faeevan
a'
venuti
per
maggiormente vituperassero
gione, frapponendo
Grillandai
libert e procacciavano di
tossicare Firenze,
la pittura o la santit
della reli-
Cosmi
que'
animo (o
Scellerato
porre
a'
'1
insultando) pro-
non dovessero
fasto regale
maggioranza. Perano
cate, se
le arti, si
alle voglie o
non godr
impudiche o insolenti
di pittura
che
spengano, siano
alle virt
non
de' popoli,
dimenti-
ma
servire
uomo dabbene
sia a coloro o di
rimprovero o
di spavento.
mostri
lui
a'
di costoro? Fatti
maestro Salvator
mano
popoli speranza o
detta, e a tutti
documento
di
a'
crudeli tiranni
timore di ven-
la
18
for-
274
caduto alle
mani
di
di
dair immenso
Ela,
popolo,
come
nato alle
schiena,
scale
le vesti
A.
geraonie
colle
un capestro
fracassate e
zure che
d'
ogni parte
straziano; persona no
Non
ti
gli fa alzare
si
'1
mancher copia
scagliano
il
Galba
arma,
e chi lo urta
luogo dove
il
fu ucciso, e chi
il
scherniscono, lo
infiniti lo
lo
colle
Vitellio,
buono
subito furore
co' sassi
il
capo, Cristierno
rabbiato chiusi
in
gabbia
di ferro:
Bnaeossi nella
Passerino
piazza di
ammazzato
sbranato, minuzzato
ma
la
mano
il
non
cuore
ti
di
Modena
regger a
ritrarre tutti gli atti feroci che contro quel cadavere (tanto era
commise una
l'odio!)
infinita moltitudine di
vendetta.
chi fu
d'
animo
si
uomini
di fanciulli
non
fu veduta
spettacolo
frutto
si
mai n udita
degno
coglie chi
di Agtocli e di Mesenzi.
abbia insegnato
agli
Veggano
uomini
l qual
disimparare
innumerevole di tutta
la
di
Eccelino,
legato a supplizio
non
pi
d'
ingiurie
Alberico,
crudele di
di querele
il
mille
n di gemiti
tengono imbavagliato,
lo
suoi
orrendi
gli
e lo costringono
275
strazi,
famiglia innocente;
baster
all'
onore
e vituperate di viziose
eruditi
degli
di
che non
pubbliche e
le
hanno pi
artificio
che
spettatore
lo
della
scuola.
Qual pr
Ma
vostre
Ci
di
giuoco?
che entrando
cittadino o lo straniere
il
cuore di
il
di tante
Giuno
Gi
piene di antica e
Dir
fatiche?
loro che
di
o de' ricchi e
affetti
pur degno
le
moderna mitologia;
di favole;
ogni
non
trastullino la sciopei-ata
troppo
brutture:
nel tempio di
Gelone,
persona,
riceveva
il
dei
documento
egregio
di
regale
mano
tere in
popolo,
tcco
al
da riverenza e pi innamorato
nigno, rafferm re
posta fra
razione.
quale
le
memoria
di tanta civile
mode-
imagine
Cabria
voli' essere
effigiato,
a terra
1'
l'
di
un ginocchio appoggiato
dell'esercito
'1
be-
ricolo
il
di valor si
presso
coli'
Tebe
e'I
sbito
il
consiglio
a'
pedel
suoi
il
primo
ai
sa-
generali e agli
ar-
276
tisti
giamenti,
oltre
nomi
anche
seguentemente
che
quelli
forme
le
utili
gli
fatti
meritarono
onori
pari
ritrovati
di
dair
arti.
trofei di
si
credono,
li
Micone
tanto celebrati
parte
sia
Panno
Atene
il
e di tutta la Grecia.
presentato, e fra
in
vista
di
dieci
muover
di
vittoria
le
Poich
il
combattimento
rap-
ivi
era
alla
che
tramutarsi
r Europa
liberatori
sti-ateghi
Maratona, questo
in eroe; di l
e rassicurare
....
non crediamo
o forse
che pi sia possibile darci con calde pitture desiderio delle belr opere antiche?
tura
le
g'
invitamenti
me par
questo a
alto pensare.
Indegnamente
frutti
si
o la pit-
trascurano
si sterili l'et
non producessero. N
io
lontani
che
se-
credo che
si
nostri
narrano di quegli
progenitori.
altra natura
ed
membra
e di
animi
meno
grandi
comunque
la curiosit e
le
cose
mirazione allettino
Perch
di
poca somiglianza
altra
e
e
altro
ammondo
1'
influsso
costituzione
di
e forze
da tanto.
Ma
277
guiamo, costituirono
parte ci reggiamo,
magnanima
SI
poca stima
regina Tedelinda,
fu la
i
fatti
mantenerla
il
pro-
e di
senza impiet
distin-
ci
si
gloria loro
siamo
mediante
gli ordini
quali
nelle
fainiglie
le
de' suoi
Monza
non
che
non
non ebbe
quale
la
Longobardi,
come
mettesse
li
in
volesse
li
A me
la
artista
vane pompe
schiatta che
il
Ma
n' estinse.
veramente mi-
tenere di Firenze
voi, divini ingegni
ampli
Leonardo
opere di quelle
la vera
gi-andezza
Michelangelo, de-
come
non
vi poneste in
Anghiari
cuore
di
ravvivare
e la ingiusta
si
calda emulazione
uguale solleditudine a
genza, che
Tu
vostri cartoni
affatto
le delineaste,
coloi'irle?
Per
pi
la facile vittoria
poich con
vostr' arte
colla
prive
malode,
di
ammirati perirono.
che
di
lontano
ricolo di sua
il
libert;
come non
pensiero
avesti
scolpita
Decio
di
fatta
immortale
e tuttavia
patria,
lacrimabile la
non
fine
la vita
per
lei
le
di
di
giorni,
tua
speranze
Non
mano
fedele
quel
deplorare
profusa?
lasciarci
de' tuoi
le
ti
della
mine
bolli
278
non capitano ma
peva ammirare,
quando
sentisti
della
carnefice, odiatore
trattogli innanzi
la
soldati che
a"
in
che
rotto
mani
massimamente
ancora
di
ma, se
solo,
stupenda
la
ne
Stefano
si
costanza
Agnolo
nome romano,
nel
palagio
Perch
fare
stato,
V incredibile
anche
potest a
del
non
Firenze
coraggio
Pietro
di
un
re
il
Moro
sidie:
poco
meno
si
'1
si
Ma
tremendo.
rassicuravano
dell'
il
gli
mezzo
oratori, guatare
la
Italia,
Viniziani,
Arago-
gli
in
cittadini
so-
ganza
l'
le
anticata potenza
re
Senato
al
possanza
la
spetto;
di
Era gi grande
Siria
di
io
la
dello
Acciainoli, caldi
di
potesse,
giogo
non rinnovare
Giottino?
fecer
detto
divenne furore
riformatori
buon arcivescovo
il
sdegni,
gli
Tommaso
quattordici
spada
la
Perch non
crudel
il
non sa-
che
virt
finissero?
lo
dei
lo
ferocia
vile
nemico a
vinti.
il
popolo; e minaccevole
di ospite
con arro-
all'esercito, accogliere
con dispetto
Piero
strappa delle
mani
al
ma
l'eal
rentini
dice
la libert
il
popolo
Fio-
prima che
la
vita
ci toglierete;
E smontala
questa pure
riceve.
Oim!
di tanto
Italia
Roma
il
nome
Il
Capponi tanto
Piero
di
degna materia
poeti, che di si
279
colori e
a'
a'
solamente
d'Italia
pittori
versi
non acqui-
stano pregio?
Ora mi
nova
l'
si
monumento
la statua,
d'
che
esempio
diede
statua
la
come
ai cittadini
di
Ansaldo Grimaldi,
si
E non
lacrime vedendo
l'
anni.
Ma
il
la rcca di Toriglia,
di
Lamba
mura
di
E una
Corone.
primo
Doria,
pittura
segno
d'
massimamente
plebe
smorz
di tanta costanza
il
cia e di
Roma: quale
aggranditi,
ma
sugli occhi di
al
vide di famosis-
si
senato
animo imperturbato
alla
avrei
tumulti die
al pubblico palazzo, e
morte.
La
rompere
T insegna genovese
piantare
vin-
sopra
aman-
lietamente cadde
cendo presso
ritenni le
e della patria
mente
troverai che
Lomellino?
con-
vada innanzi
E non
al
Canevari? o
da lontana fama
sono
il
li
videro:
citt,
che
Forse gi alcuno
che
sia
io,
ragionando
vagato
colla
le
si
magnanime imprese
valenti
pittori,
Italia
quando
d'
pure in Bologna
licenza
che
si
degna
Comune? Voi
non
a dolere,
sia
perduta una
e quasi
fatiche
le
E non
Francesco Albani.
dir che
l'
le
deformata
si
Mi date dunque
animo
bolognesi.
a'
mirando
parlo
vivo e
io
280
Cignani
Carlo
di
di
centocinquant' anni
vincere
novecento
han
sostenuto
Cremona
nel
mezzo;
Monza
di
San Michele
in
di
tacer.
Un
Pur meglio
scuola
di
e
amist
ci(>
Parma,
di
nella
basilica
ammirano.
si
noioso
pi
Ma
quella
di
pensare,
non
di
arte
lo
non
consigli
si
di
compagno
'1
battisto
di
Roma;
di
ma
cinque secoli
Ardea pi antiche
anni conservate;
e forse pi
il
Marcantonio Franceschini,
congiunto,
Giacomo Boni; i quali, se nella vastisdi Genova dieron luogo ad allenon mancarono di porvi ancora di que' fatti pi
di costui
sino
rimembranza
antica
dell'
grandezza porges-
rusalemme; Genova
Ge-
re di Cipro;
vittoria navale di
vanni re
Per
le
di
Pisani in mare
Ponza;
sconfitti;
e col principe di
quali magnifiche
dipinture
ci
Almeria;
presa
la
duole
Aragona
captivo.
delT incendio
che
Dunque
1'
ingegno
de' nostri
non degner
sala
pittori bolognesi
le
cittadine?
far
Che mi
Farnese? un re
si
onore
offre
oltramontano,
281
appena
le
ciurmatore
cenda pi dicevole a
che
certamente
sono fac-
principe.
Dall' altra
ambizioso
che
pontefice,
mezzo
importuna
corti
un astuto feroce
di
guai
in
di
preghiere,
vili
principi
cristiani in discordia, e la
viaggi, e le
tiene
Italia
1'
lunghi
di
ogni
tenta
Che
se
sentassi
a'
tuoi
cittadini
la
oppressura
scar la
il
memoria
palazzo
dal Poggetto,
impeto contra
il
Milanesi
scacciati;
papa Eugenio
pur
contro Filippo
sfatto
'1
Non
t'
invitavano
nobili giovani
de' Brettoni
il
Betto
preso
di-
de' Viniziani,
erano riuscite
campo
le
pratiche
de'
nemici
nome
vendicarono?
due cavalieri
Guido
degl'Ita-
Circondava
cardinal
espugnarla, e
de' tradimenti.
BifiPoli
il
feroce Roberto
il
di
chiarissima vittoria.
presso
marchese
Castelfranco;
Niccol Piccinino
popolarmente
citt
di
in vano aiutandole
sima pugna
non
respinti,
le
le
usure a
felice
volte
le for^e del
duca Visconte
fortunato
d'
rotte a Castel-bolognese;
mal ten-
mura due
dalle
Casalecchio
n"
avevi
la patria in servit;
pericolosa materia,
ricuperata, e
la
pi
il
mento a mettere
quali stanco
ti
cardinal
del
consen-
ti
Bologna rappre-
di
ignominiosa
fuga
Farneto non
cardinale Alessandro da
il
tiva,
la
Gebennon gli
Vanno da Bologna
italiani:
si
fanno
282
incontro
due
un
lance, e ad
Guido
tratto
lo sforza
cadono
alT evento
della
incontrano
colle
ansiosi
Brettone
il
s'
ma Guido
da cavallo:
feriti
soprastando
primiero; e
rizza
stanno
provocatori:
steso
allo
si
nemico
semivivo
ed abbatte
il
suo avversario
il
vita del vinto. Bifibli, contento che tutti lui riconoscano vinci-
Lasciamo
Fra
tutt" altro.
V antica gente
che
giorni
tanti
di valore,
ed
combattendo per
magnifica
la
le
portando
il
ma non
di
ferocia.
mato
e preso.
mostran loro
Vedi
di
Ma
le
le
come
Vedi
vitto-
Augusto, scema
occhio cerchi e
nuore e
non tocchi
il
alzando
conie
lontano
le
schiere
nel
d'
folto
ogni bel
'1
fi-
re terribile
abbiano disar-
piccoli
braccia
sulle
lo
la
vittoria
de' figliuoli
le
il
aste
le
le
re figliuolo di Federico
pennoni;
di quercia
mo-
nelle
parole
di
ma-
'1
umidi
agli occhi
'1
che
ora
e tremolanti,
il
sbiancano
non
cuore,
ti
accorgi
ora incolorano
di
quale
guardando avidamente
celata
1'
alta
'1
non passa,
Ben
s'
maturo
i
fior
giovinezza che
di
intende come
lor pensieri
283
venticinque
quasi
maledicono
sfoderate circondano
e
]iretor
de' Bolognesi,
Lambertazzi
alla gazzarra,
la
pompa con
carro
trionfale
il
purpureo
il
una ciurma
viril
spade
colle
porpora;
Antonio
dell' esercito
battere delle
il
discorre.
palme
Seguono
de'
Cremonesi
di catenati Sard e
Tedeschi,
Buoso da Dovara,
covertato
battaglia
della
casi vari
La
rea.
che
luogotenenti
coi
fortuna, che
la
come vorrebbono
anni
cintura?
alla
il
tiranno
XLV.
Ugo
Foscolo.
Dalla Orazione
dell'
Uoivprsit di Padova
sol di poco e
il
leggermente
1'
discorso
meraviglia se da tali
con
dettati
si
vero,
ma
procede
della natura?
Ho
fece.
sembrami
di palesarlo), chi pi di
284
che vi querelate
se
gli
che illumina
il
frutto:
il
la
lettei'atura
si
loro
le
emanciparono
altissimo
ma
egregiamente,
filosofassero
soli
vevano
latino ed onorarono
il
grido,
amando
ambizioso costume
faconda
filosofia;
De'
delitti
delle
le
monete
pene
vivranno
elegante
1"
ed
nobile
Ma
lunnia.
vere
assoluto
stile
lo
si
loro
la
le
patria''
sicuro
trattato
del
retaggio
eterno
del
libro
noi;
tra
non sono
essi
soli
si
comune
colpevoli
agl'in-
pochi
se
in Italia
con
sudori e
alle opere
Quanti
con
fonde
loro
le
governo
e di
e
ci
oratori
non
esalta
degli
Tacito? chi
ci
alla
passione e di storia
e
dotto
Polibio
di
insigne
greco
dif-
garizzatori imprudenti e
riverenza
sommo
la
non
soavissimo stile?
non ser-
dotti
zelo
di loro
di
se
greche? e chi
e di militare scienza e d
quali, se
bano ancora
maestro
dalla
loro studi
concittadini,
lutari,
Sn
Galiani
tutti
Ma-
opere del
pochi esemplari
gegni
non perch
di dettare le scienze in
cerca.
lo
meditazioni, e perch
dall'
lodare
scopritori e
venali
scrittori
dei
secoli
nell'oblio
scorsi,
de' vol-
ad ogni
compei'are a gran
deturpando
prezzo
la nostra. Io
di Anacreonte, e
barbarismi
che
vanno ognor pi
non una
de' libri
filosofici
di
Plutarco,
non
una degna
tichi.
285
an-
di palesar
la filosofia degli
ma
Quadrio:
il
l'
nutra di maschia
spregiudicata
eloquenza vi accenda
che riponga
filosofia,
chiostri
Eccovi
ma
citt d'Italia:
di
ciasche-
E come
padi-i,
ma
de' nostri
non
se
come ricam-
principi italiani
Lorenzo
Italiani, io
vi
esorto
tesori
un esempio
d'
alle
belle
le arti
aspett che
Magnifico e di Leone x
il
Oceano.
niun popolo pi
si
docu-
de'
rammemora senza
archivi, rimeritasse
di l dall'
profittate
vero; niuno
Niccol
di
si
e le lettere;
le
congerie del
le
lagrime
parte
d' altra
duna
Ah
il
le
all'
cronache
com-
discerna
letteratura,
numero
annali
Crescimbeni ed
il
storia
la
venissero
ci
perche
storie,
di voi
rispettare,
la
poetica
ha
figlio
benemeriti
fratello
vent nelle
Ma
precetti
dell' italiano
od amico
guerre?
che
ed a
padri
nostri
palma?
difen-
1'
dalla
liberate
deve amare e
nutrice ai
memoria
perch angusta
pu contendervi
si
che
della
il
e chi ornai
Chi
sangue
tutta
virt,
sapienza,
sapere.
che
storie
delle
aff'etti
spenda
speranze,
nelle
di
ricompense
si
tutto
tutti
noi
non
la
gio-
gli
ap-
28G
pareccliiate
come
agonia
nel!"
morte
della
il pensiero di rivivere
principe che vi d
Oh come
italiano?
leggi
anima
i
alla
ma-
oh
Traiano,
poche sentenze
le
che
come
il
passioni frattanto
la misera
utilit e
possono prosperai-e
nome
autorit di
che
la patria
se
ciecamente
occupare
e dall'ozio
il
cosi
si
alle
vizi,
COSI
quando possedono
insinuarle tra
d'
profondamente;
ma
umano
bi-
1'
dnno ricorrere
a'
giornali,
alle
inavvedutamente
si
le lettere.
sapienza dtta
chio
il
Ma
indarno la Ciro-
possa
men
Germani
ammoniscono che
la
Viaggio
quanto
iniziare
de" ver-
nutrono di sciocchezze e di
il
indarno
novelle,
ed imparano a disprzzare
pedia e
campi ed
seggiatori
su-
devono
tra' libri,
rime;
soli
pubblica
la
tetti
vigore
tra
letterato,
il
non
che
hanno mezzi
alimenta,
obbedisce
perch hanno e
di
successori di Ce-
popolo
come
non pu guardare
plebe
letteratura
V idiota ed
tra
nostra
la
alle
si
sorride! ma,
adora la sublime
Tacito,
magnanimo
sogno
Secondo
Plinio
saggio
sare. Quali
il
degnamente il
compiacenza del nome
con
di
rimunerar
milizia
all'esaltazioni
studia di celebrare
quando legge
se
cittadini,
nobili fatti
potranno
panegirico
gnificenza del
consoler'
lo
de' suoi
d'
Anacarsi
un
ci
romanzo
porge
luminosissimo spec-
senza taccia
di
menzogna
e g' Inglesi ci
indarno
non vive
d'
mune
mondo
e che,
287
non
presenti, ed
ammaestrare con
morale:
con r
Secondate
fanciulle;
delle
ma
il
assuefateli,
uomini,
gli
ed
bello
il
saranno pi-ocacciati
la seduzione,
crite virt di
da
utilmente
voi,
bisogno,
il
proeaccerranno in secreto. Gi
li
le
lingua;
negli adolescenti
dore.
oscenit
la
come pedantesca
usi
segue
blime
poesia
lo
stile
rimare
le
sonetti
fogge
que' pochi
di
dell' et
1'
ingegno
del
che custodiscono
dalla filosofia,
d'
Ah
ma
che,
gemono verecondi
serbare invio-
e romiti.
corruzione e
della
non osando
afi'rontare l'in-
generosamente
le
quanto
concittadini!
pure in
sono
samento
vili!
Amate
di
voi,
ed
assumerete
la
e dell'
senza pre-
il
onest
palee
po-
coraggio
chi
su-
riputazione
la
vi
la
pu-
Boccaccio,
eminente n
il
su. gli
lato
sfiora
altri
il
ipo-
le
mille
di
non
F esempio,
sogni e
nostre
ed inetta la nostra
vero
il
et,
meno
altro, nutrire le
le
co-
bellezza
la
de' giorni
conoscere
im-
sembianze
non
bellezza
la
poich la natura e
oppriv'
arma
altri le
288
unica
virt
disinteressata
uomini;
negli
accademie grammaticali, ed
leggi delle
amate
La
verit e le
doviziosi
come ti dipingono
come t'umiliano gli
e
ti
onora
non
t"
di
di
le
Venere
e delle
nato per
la
anim Dante
con
Muse!
celebrarti,
fino
e
n amato
n
le
di
tanti eserciti,
da'
monaci spensero
de' Goti,
anim
nelle calamit
vedere,
pi ferventi
onoi-ato
barbarie
devastazioni
Latini, che
pi
di
chiunque non
ama? N
idioma.
inetti
presumono d'ammaestrarti!
chi
le
stile;
animosit provinciali, n
le
che
stranieri
non
lo
nostro
men
pu meglio descriverti
se
del
esatti,
tate r Italia!
chi
natie
e r aflfettazione de'
Ma
grazie
le
faranno pi
passioni
arricchirete
la vostra patria, e
purit e le ricchezze e
la
della
disprezzei-ete
gli
Etruschi
dell' esilio, e
il
Ma-
Inquisizione,
tutti
lungo
questi
amore
n
infelice,
tant' altri
nella
ingratitudine
grandissimi
ingegni
e infelici, e
come l'amor
della patria
289
XLVI.
Carlo Botta.
incoronato re
iN^iipoleone
1789.
Fu magnifico V
appresentarno
d' oro.
Dissero,
chiavi
le
tempo
Marengo. Gli
di
chiavi
le
aversegli gi da lungo
nome
dato
fu
municipali
esser
di
ingi-esso
d' Italia.
Milano,
fedel
della
cuori
popolo, al duomo,
il
giurava
invocava gF
della
incliti protettori
perenne dessero.
contentezza
tempio,
palazzo
il
la ferrea
a Milano trasportata,
lucidissimo,
di
s'
citt
Ambrogio
Terminate
domenica 26
gran sovrano,
si
cerimonie
le
del
dei
Presa in Monza
di
magnifica
fatto-
obbedienza
i-ispetto, fedelt,
il
[1805], essendo
incoronava
il re.
novello re....
apriva V adito
si
maggio
corona
ali"
il
La
incoronazione.
tempo bello ed
il
sole
meno che
ambe risplendevano
in
qualunque altro
mano
di giustizia in
pugno,
^ gnavano
viscieri,
araldi,
il
manto
reale, di
lo strscico, in dosso.
paggi,
aiutanti,
mastri
L'
di
lo
scettro
cui
due
accompacerimonie
19
n
LETTURE DEL RISORGIMENTO.
290
ad esse
le offerte:
dell'
con
vicini,
ed
presidenti
dei
gli
Imperio, procedevano
d' Italia,
grandi
Ed
di
ufficiali
collegi
tre
elettorali
mitiva.
Francia e
regno.
del
la risplendente co-
affaccendatissimo e rispet-
poleone.
gli
moderni non
la
regii.
cosi
trono,
sul
al
cardinale benediceva
il
corona
il
me
agli
adulatori, cio
mentre risuonavano
di
Le divote
grida unanimi
d'
cortigiani,
ma-
Dio
allegrezza. Incoronato,
all' altro
magistrati,
le
vlte in quel
ministri,
ma
guardavano
Saliva
signore
so se alcuno in questo
tinto del
Napoleone
Sed
ornamenti
Non
accompagnarlo.
pom-
capo
guerrieri
destra
Eugenio
vicer,
vano graziosamente
la
suprema
circostanti.
il
adottivo.
figliuolo
Onorato
doge ed
lui,
siccome
e speciale
luogo eb-
pomposissime. Giuseppina
si
celavano,
seta
di
le
con
s'ador-
gi guarda-
autorit,
la
araldi
e
re
solenne
gridossi
d' Italia,
Le ultime parole
contamin Buonaparte
>scur e
tutte
291
con
quel
Parigi
di
sue italiane
le
glorie
ma
suo animo
per lui
s'
affatica,
il
questo
anzi
propone, di servirsi
si
dei
nelT abbomiuevole
servigi
mondo
fatti
lei
per
dico che
fu
vile.
Terminata
La
sera,
andava
allegrezze.
al cielo; in
incoronazione, and
nell'
il
ambrosiana
tico
la
V inno ambrosiano
trassero,
si
si
un pallone aerosta-
facevano concetti
d'
eter-
loro.
si
XLVII.
Pietro Giordani.
Educazione militare
Dal Panegirico a Napoleone detto
sena
e coscrizione.
neW A-cademia
letteraria di Ce-
che usava
maggiori e delle
la
conclone
divenne
vocabolo di mala fama per abuso dei retori, sopraffattori e guastatori di
sovrani e di santi. Questo del Giordani un'analisi filosofica delle leggi
di
sentava
il
sire
fu,
ma
quale
in pi
popoli
cui
fu
commesso
di
Che
se
terrori-, il
mi
292
guerre eoa
siccome
meno
assai
necessit continuamente
naturale
per
antichi;
eccidii
riversano ai
si
come supecome pi
all'equatore trascorrono
rompere
mezzogiorno
suolo;
cura quando
tutta,
si
meno
dovremmo avere
e assai
ci
avrebbono
trucidati
ne
Ma
aiutarci.
tutti: io
non
nei
lo
(';
pure che
sopportare
il
campi
costumi,
nativi,
vestiti
de' padri,
lirsi sotto
man-
di
se la virt
sia
affermo che
leggi, la favella,
le
tempi nostri
sapremmo
fu si-
pi
non
ne'
Quanto poi
settentrionali vittorie,
le
gi dimenticato,
ingegno
la
cosi
d'
Europa non
1"
di
a resistere, se pur
atti
vantaggiano. Che se
nome romano
il
fieri e
che
quelli
provvidenza non
stando
le parti di
vengano ammorbiditi
e
settentrione,
del
inonderanno sempre
gli argini,
le inferiori
fato le generazioni
ora le
farsi
le
Ma
la
giugner:
ci
escano di casa
genti, questo
non
forestiere sono
poli. Italia
il
sempre
sopra
dove meglio
buono n
la
ali"
gli conviene.
tutti lo sa,
e regnarla
buone
la
ha provato,
lo
i
pontefici pote-
un solo corpo
lei,
ridurla in
autorit dava
loro
abbondavano
non
ricco.
d'
le
lunga
fu di
armi stranie
si
barbare a Ulcerare
italiane a ricomporla?
mondo
finch
si
presto
convocato
sventurata
provincia
occasione di
perdettero
ci-ebbero e furono
temuti
dal
potuto, se in vece
Italia avessero
ed essi
onore. I Veneziani
grandissimo
l'
Cosi a questa
293
mai principe
moneta, che
di
quanto
sentirono
come
poco
si
fede e di vigore
di
simi, e
una volta
videro
si
Europa congiurata,
gesse.
La repubblica
patria
e della
memoria
invidia
tutta
zelantissimi;
dopo
per
finirono
antica
dell'
affanni e dopo
molti
scampo solamente
indegnissimi
molti
al
caso
della
vituperata, tra-
dita, e a
venne per
le
milizie ribellate da
finalmente inutile,
il
Matone
1'
nianze
di
io
Taren-
Messinesi, de"
Cam-
crudelissima fatto
esempi andr
quanto siano
a'
a'
da Spendio; non
pericoloso e molesto
spregevoli
moltiplicando
odiose
le
testimo-
armi pagate.
fendono gagliardamente,
1'
evento non
e le pi
volte
falla.
con
Gli
uomini di-
successo,
le
non
finisce la battaglia
timori
cose
osti-
quali
294
dono
propria l'insolenza
miseria e
Ma
sanno
del
vincitore,
il
combattere se ce-
di
l'afflizione
la
vergogna
la
temono
chi
li
nare
mani
le
Tra
soldo e la infamia,
il
possono
facilmente
quale
pare a quella parte dove pi sperano. Intanto, chi a questi valorosi e fidi
dato in braccio,
si
E non
in
mano
a'
si
un
rimente pernizioso.
si
non
I principi
osarono a mettere
si
le
paarmi
domnio
con quelle
a'
suoi.
e la vita volentieri
leggermente
la disciplina della
meno avversa
le
contro
agli
strani
e contro
e sofi'rirono pi
garono
muniti
tennero
l'
oppressura
Tanto
milizia.
della
pravit
la
Ma
debite pene
comunemente
tirannide che
degli
uomini
dell'errore pa-
popoli e principi
che
come
imperatori,
non sanno
loro re.
Nel
fine della
virt,
vogliono o possono
potenza romana ci
r antica
sentirono
romani
de' re napoletani, e
molti
si
vide
per
ogni
paura
de' sudditi
1'
a'
disarmarono, e
li
a tenere
295
Brettagna
la
disarmarono
la
l'Illirico; e lo
prese
non poterono
si
e quella
occuparono
non
e quella
Pannonia;
gli
da' Visi-
resistere ai
rono preda
disarmarono
Vandali:
a'
l'Italia; e questa
rimase
Teodorico,
il
a'
da
s fondato.
Ma
in questo
tempo
di
ebbe
gli
Laonde
spogliati.
quanto
ne' successori
aveva
ne
e il
nome.
Il
esempio
quale
a'
anni
medesimi successi
Francesi
non
pei'ch
mani: sinch
ebbe
dai
viso e
Mi ripugna
1'
tennero
il
fremendo tutta
il
fallire
distrutti
strare
il
Langobardi furono
appresso,
avevano data
Goti
egli
Italia
ancora, sedici
eh' essi
l'
nell'
si
armi
cittadine,
percuoterli
che
animo a ricordare
si
Tedeschi
a'
alz
mo-
Federico
scendesse a patti.
meno
antichi, e per ci
casi
pot
pi dolorosi.
1'
quanto
sia
prudente
il
nostro imperatore,
perbamente
evidentissimo
per ambizione,
ma
di
non
solo
quanto ancora,
ma umanamente
per pubblico
296
non
popoli. Poich
dalle
e
gli
offese
contenta
si
manda che
tutti
ma
co-
ma
dire la patria;
in
non
affinch
disgreghino
si
cittadini quasi
operosa e fiera e
arrogante e
Niun cittadino
a servile pazienza.
ma
bile,
pertanto
valentia
la
dev" essere
tutti
1'
a'
ardimento
ma
vedevano dispettosi
e insolenti; e
cuore e di
di
vile
mano
sar
di
coraggio non
il
pochi:
onde questi
molti stavano
si
atterriti coi
Ma
1'
non vedr pi
l'
professione
con
aspettando
terri-
altri
visi bassi,
agli
per la patria,
si
avranno
tutti in
uguale rispetto.
le militari assise; e
ragunate,
Non
qualora
pi
a'
bor-
io gl'incontri
premano a
dispetto o mi rispingano.
miei santi
diritti
ciato, percossi
non temer
che
gli
d'
esser io
familiari, conturbata la
le
alla
fede
insultato
minac-
mensa, impedito
il
mio
ingiurie dove
non
li
ospiziale,
chi stia
le
non
aspetti resistenza.
Cosi
per
questa prudentissima
universale coscrizione,
armi
potendo
tutto
sapendo
il
1'
ogni
popolo quando
Europa
maneggiare
occorra
manterr nelle
vestirle,
le
ha
interne sue
quiete
si
civile; e
tempeste
boreali
quelle
di
comune
non
la
si
avr pi da tremare
si
297
che assai
savi
agevolezza
tezza di
quali con
adempiono
e di piacere
umani corpi
fisici
pi
pron-
di
funzioni
le
alla
natura convenienti, per simile non hanno pieno e costante vigore que' corpi civili dove
usanza in natura.
facilit in
fondati
lui
pace
alla
non
mento
e tale
animi
gli
un ribrezzo
di costoro
per consuetudine,
a'
al
pubblica c'impone:
salute
ne' giovani
tutto
Ma
travagli insoliti.
slontana
che
pace,
la
1'
mondo;
il
quali avranno
ricchir
ancor tenera, e
et
tarle e operarle
come
si
ausino
membra. Per
le
d'una generazione
tal
li
passeranno
chiami,
senza
assuefatti. Queste
del
mondo;
verun
dalla
pronti
la patria si ar-
aiutanti garzoni,
casa
al
campo
turbamento
medesime
arti
d'
giocosi esercizii
e dalla
scapito
animo, gi invogliati e
diedero
del
Pe-
giovinetti a trat-
ai
Romani
facile scuola
difficile.
modo
bene
di robusti e
che
dee rafi'ermare
trastulli
del
rincresci-
pericoli. Intanto
un
alla
si
il
la
ancora chetato
forse
si
propu-
Con lentezza
universale.
Campo
l'
impero
doveva, erano
Marzio.
Della
li-
298
XLVIII.
Camillo Vacani.
Bianchini
Il granatiere
Tarragona.
all' assalto di
campagne
delle
All'assedio
artc.
v)
in Ispagtia
Tarragona, nel
di
romano
granatiere Bianchini,
il
Con
que' prigionieri
che,
tare
primo all'assalto
il
di
Tarragona
N'ebbe
Come
la
si
marescialli
maggioi
d'
Europa
si
Napoleone disse
s*'^''ico
militare.
cose a operare.
Due miei
do a Suchet che ha
italiana, lo la
Presa
la divisione
in conspetto ai ministri
mon-
di
granatiere:
il
L'onore
promessa, e la promozione
il
un giorno
primi soldati
1'
lato e per
quando
avemmo ad ammirare
cui
un
attacco e la difesa,
il
cava-
generosa
la
ri-
avendo
non senza
IcSro
ripugnanza
dell' assalto, si
comando
dei trenta
il
primo
all'
granatieri
da pi migliaia
d"
tutti
il
la
ri-
avuta, di
solo in veste
arditamente
lui
francesi incaricati di
strada
aprire
granatiere italiano,
gnare a
promessa da
la
dell' azione,
bianca tra
all' alto
quel
le azzurre, se-
delle
mura nel-
sono
tirati,
a pena
Bianchini salta
il
299
pere all'assalto,
l'
Non
il
momento
il
parapetto,
prima co-
della
cammino
discoperto e tcca
il
prorom-
e,
di
slancia dal-
si
vallo per con uguale prontezza furono visti gli spagnuoli co-
da che
salto;
il
momento
in quel
offendere e
tra
onde
quali
adoperarli.
Ai primi fuochi
tenente Pernier ed
il
Morvan,
altri
menta
il
1'
breccia:
il
quali
onor nazionale
ma
gli
Non
si
sgo-
propria
d'
uom
il
mezzo a
ascende in
spagnuoli
capitano
il
primi in quell'assalto.
prima colonna:
Va-
uccisi, tra
quella
di
caddero fe-
assalitori
tutti
as-
lena
Pinot e
lessie,
dell'
aveva tutto
sorpreso,
breccia,
si
il
massa
fanno
il
il
suo
primo a
drappello
restante della
bersaglio
de" loro
vedendo sciagura,
si
lasciano
sdrucciolare
San Paolo,
mentre
all'
pre-
gli altri,
indietro e
s'
ag-
fissi
rimasto in piedi egli solo sul mezzo del pendio della breccia,
e da lui solo facevasi dipendere la sorte dell'assalto; poich, o
cedeva terreno o
il
guadagnava,
gli altri lo
vittoria.
avrebbero
seguito
il
Di gi molti sospettavano
pi funesto
dell' esito
all'
eser-
in vedendo
300
non
salire, occu-
muro
del bastione.
corava; gi
Gi gi
il
del
lo stesso
dinanzi
gli si offriva
a pie
un'ar-
tristo spettacolo di
si
medesimo al par di noi distintamente il Bianchini sollevarsi tutt' a un tratto, farsi ariete del capo e del fucile, e in
men che dirsi non saprebbe salir sull* alto, introdursi tra le
lance nemiche ed attrarre dietro a s in un baleno tutta quanta
egli
la
colonna gi inoperosa
animata
qual premio
il
primo posto
altri a seguirlo,
figurare
pi
fra le pi
lati si
primi
cosi
eroiche rimembranze.
sbandano: alcuni pi
sulla
nemici.
degno
tratto
dei
tra'
ascendere con
breccia
mobile e
al
al
Invocare
innanzi, pi
calma invitando
gli
Suchet scriveva
di
breccia e nelle
attigue
battono
batterie,
le
tracce
ferito, si
il
prescriveva;
ma
il
San
ne-
mico, sbaragliato sulla breccia, attrae seco, nel discendere a precipizio dal terrapieno per raggiugnere gl'interni spalleggiamenti,
1'
le sette ferite
di
onde
nuova gloria
il
e tutto li-
nuovo labirinto
lu solo
seguiva
il
prodigate,
il
trasse di
li
malgrado
le
molte cure a
lui
da
tutti
eroi.
3
-
301
XLIX.
Cesare
G' italiani sotto
Laugier.
di
il
[agosto 1812]
Dal
conte
voi.
di
venuta
(1.
Laugier,
Toscana
in
e.
nato
co'
3)
nel
1789
granduchi
campagna
alla
Russia,
de G' Italiani in
Portoferraio
in
prode
loreno-austriaci,
Montanara
il
1826.
Italia,
famiglia
di
11
francese
comandante la
italiano
prigioniero.
fu
vere e caratteristiche di quel tempo, anche ne' difetti ed eccessi dello stile
Il
dato
la
ci
il
Un
disse,
gioghi
notabilmente
si
alla
ed
alterato,
respettiva
loro
padroni,
V amor
ferire
minore. Si
il
una
d"
il
bene di
bisognava guardarsi
base italiana,
esempio
sin allora V
meno
dai
suoi
al principe, offerivano
un contrasto
assai
fatuit
ed un
pi osservatori,
tono
s'
da vincitori.
secondi,
pi
circospetti,
sott'
il
respettivo
e
si
pesavano a rigor
agli uni che
agli
bilancia
altri.
Guai
302
non
a lui se
vano
manteneva
le
militare
quest' occasione,
contro
il
allorch
servizio,
sotto
odi
segreti
delle animosit,
in
degli
g' Italiani
stessi
vessilli,
pe
vicer
gli
difficolt
schierati,
come
dovevano
marciare
in
nemico.
Italiani
'1
non
si
sfuggita
riosa
si
bollore
nel
con-
tribuiva e in lui
Ma una
un cambiamento
essere un
cagion
dell'ira
frase ingiu-
giorno fatale.
Una
divisione francese ed
di biscotto
patimenti ed
uguali.... Il
per
farli
ritto del
mente
Il
principe
uffiziali ....
ci che volete
non
Eh
vostri stiletti
La
non
vicer
d'
signori
possibile.
di-
il
accom-
disse loro
non temo pi
le
vostre
spade
di
che
cipe
principe Eugenio
al
di fame,
primo occupante.
pagnato da alcuni
il
morivano
pericoli-,
lo giustificava:
egli
il
prin-
ad Italiani.
il
si
un
sieme a quelli
rapidamente in cenere
Iato, e ridussero
La guardia
intiera contrada.
303
reale accorse, e
occup, in-
si
imprudente invettiva,
salvarla
l'ivalizzarono
G' Italiani
in
zelo
di
come egualmente
che per altre parti andava
premure
fossero sinistramente
principe
sotto
vicer ed
il
un aspetto sfavorevole.
generale
col dire
e ci detto
allora
dest
Si
occhi
agli
del
fra
il
massima fermezza
la
e dignit,
terminando
tore
interpretate e presentate
quale gliela
depose
restitu, e
la
spada
dall'
Impera-
si
il
adoper a raddol-
cire
si
era sopra
d'
il
cuore
conceder forza alla soverchiante opinione; possano esse strappare una sola pagina della sua storia,
il
Eugenio
e le
suoi
il
di lei
Europa
amore
e del
la
mondo.
reclami al principe
mando
quella
circostanza
la
campagna,
il
co-
ramment
il
della
franchezza lo
nazione e dei
onore
esso,
l'
rancore,
come pure
il
malcontento
304
che
volta
ella, e
il
quindi
Fu questa
la
prima
rammentarono non
esser
suo condottiero.
Italia, si
l'
vivamente avessero
ferito
il
cuore
Ma, per
del 1814.
tutto
il
corso della
mente spargersi,
Soldati
No,
lore.
succeder
di
Non
la
crediate
la
punto
ritirata
sar
in
quelle
si
va-
accorgerete
se
fa d'
400 leghe
uopo
vo-
dai
Essi
voi.
di tornare
vostra
buoni commilitoni
per
troppo
a
ne
ve
vi
al vostro
lasciate
vi
combatterci,
armata
fuggano innanzi
mento,
apprezzano,
lo
essi
costringe
potessero pi facil-
seguente.
all' altra,
stri rinfoi'zi.
modo
Russi
camerati:
un giorno
Vi
italiani.
che
credere
fa
perch
luoghi,
e concepiti nel
accetteranno
difficile.
massa
perfide
Essi
alle
parole,
voi
da
dicono
vi
vostre
che
che
combatti-
il
case.
Non
combattete
la
pace
senza ci egli
1"
avrebbe otte-
nuta da lungo tempo. Egli gioca col sangue dei suoi bravi. Ritornate alle vostre case-,
asilo nelle nostre
le
o, se
provincie
per un
momento
ti-
di
1'
numero
il
vocarne
agi' Italiani,
pi atto ad eccitarne
lo
fu giunta
sulle
sponde
Questo proclama
mento
armata svedese
sdegno.
Stimandosi
il
quantunque giunto
fermento, non
generalmente
fece
offesi,
in
un mo-
che progiurarono
d'
armi
305
dell' insulto
fatto
onore
all'
nazionale.
Il
posto avanzato o di
scoperta,
La
ma
fatto:
il
l'incertezza di
un
si
tra-
si
di
cedere
mostrarono sempre
in
mezzo
non gi a
una
ma
Noi
turpe
tale
speranza?
guerrieri
mondo
italiani
Non
vi
che po-
provarono
si
sempre,
un compenso
mai
altro. Essi
propria
1'
l'
insulto
gravissimo da
ci
riconoscerete ai colpi.
una nazione
da poco tempo rigenerata, non avremmo riacquistata quella dignit e quel valore, caratteristica immortale dei nostri progenitori?
V'immaginaste
forse,
che
mancavano
Ci
nemmo
r une
1'
le
non
si
fatto,
spense giammai:
bench
le
nostre
altro,
306
natura medesima
clie
ambivamo
e che la
ci
infiammano
1'
anima
d'
posizione
ci che
voi su quel
campo
di battaglia
ai
sentimenti
convengano a
si
possano
la vostra ingiuria,
naturali
dell'
uomo
d'
ri-
onore, e quali
L.
Cesare
di
Laugier.
voi.
(1.
ni,
e.
battaglia fu nel 24
Il
combattimento
dall' altra,
il
Ili
La
s'
ott.
1812.
riceveva
tutto
e dai dragoni
Regina
a Delzons, quando
erasi gi posto in
colpi di cannone ed
un
uffiziale speditogli
Sboccavano intanto
Ma-
fece
La
pili
daun parapetto
penosa.
da un fosso.
trista
di
307
il
Il
recarsi avanti.
La
un burrone che
fondo
il
s'
staccati,
Non
prode
ostante
e valente
foi'ze del 6
corpo.
continuo e micidial
il
generale Delzons
s'
fuoco
nemico,
del
impadroni
alcune
di
il
ele-
quando un colpo
attacco,
d"
secondo colpo
di mitraglia
le
braccia
le
germano,
del
cannone.
di
sue truppe,
stese
lo
quali per
quanto
accorressero
1"
arrivo delle
frettolosamente,
La Bedoyre
colonnello
per
spedito
fu
La guardia
caduto.
reale
1"
accelerare
imperatore
preceduta dalle
loro
la
dell'
ac-
Pino
divisioni
il
1"
opportunit
universale
equivoco
di
d'
ventura.
Le canzoni
fosse
militari
la loro gioia,
Correte
mai
il
battaglioni,
Correvano
la
quale
le
capi
vostri prodi
vostro valore
e voi
Un
grido
presagio non
colonne anzich
conducevano
le
nazionali rendevano
men grave
disse
egli
se
illustrare
parti da tutti
gioia
gloriosa
di
ansiet.
anche pi clamorosa
la fatica.
la vallata della
Lugia,
trovammo accampata
cannone raddoppiava
pre-
e
d'
abeti,
italiana. Il
bersaglieri
russi
avevamo
308
visti
nostri bravi
cavalieri
tembre; ne sapevamo
essi ci scorsero
ebri di gioia pe
impone
in cosi sublime
giorni
d'
di set-
abbracciai-li e
essere pi a proposito.
desio di gloria,
'1
ultimi
ed anelavamo
di emularli.
Appena
dagli
fino
le glorie,
mischiarono nelle
si
per
file
pericolo.
Rammentatevi
coprite
Italiani;
siete
di
essi dicevanci
eser-
nemico! perch non possiamo venire ad aiutarvi, a paronore? Che bel giorno
Felici,
1'
amanti
nostri pensieri
crime
ci
stringevamo
gli
uni cogli
di
pitava un cuore
fiero,
altri le
mani
animato da un sincero
intrepido,
la-
di patria.
le dieci e
ci
attesero
comandi
del principe.
capo
Il
raccozz
reno.
generale Guilleminot,
dieti-o
prese
alle case,
truppe, malgrado
lo
il
dell'
armata
comando
contrastando
divisione
incompara-
e condottiero, e
acquistato,
svantaggio della
le alture.
d' Italia,
della
il
palmo a palmo
fino
prode
divisione, e la
all'
posizione e
arrivo
il
ter-
delle
V inferiorit
tieri
una chiesa
dominavano
dovevano trincerarsi
per
grana-
di
e conservarsi,
alture,
dalle
scacciati
all'
il
309
compagnie
un appoggio
offrire
nostri
ai ritorni of-
fensivi.
si
Tutte
1'
oltrepassarono
le
disordinarono, ed
questi
fuci-
riprendendo V of-
nostri
posti,
prima
1'
altra della
14''^
e davanti
innanzi al sobborgo,
il
nemica:
linea
la
Malojaroslawetz, e
quale ne separato da
si
esito
1'
quello
di
di
Doktorof.
Il
corpo
il
combatti-
presa
fino a tre
e ripresa
volte.
Guilleminot
che
il
seconda brigata
mento
sulle
donde sono
le
partiti e
dove
allo scopei-to,
Ma
si
circolo
si
a pena
il
combatti-
oltrepassano
compariscono
il
in-
alture.
g'
di
e si stabilisce
battaglioni
le
il
citt
Broussier
nella
pianura,
dove sono
fa pi grande, eglino pi
non
file
accorrono degli
cedono
e si
altri
Russi continuamente,
rompono. Accrescono
il
avevano
il
termin di disturbare
visioni.
Furono
le
di
loro
e le
disordine
legno. Simile
avvenimento
310
I
paralizzata.
In allora
il
Le truppe guidate
serrata,
con silenzio
dal
marciavano in colonna
capo
loi'O
e ordine,
mostrando
1'
alla
d'
Ornano
lei tutte
Maloczkina la cavalleria
che
linea
salivano
prendeva in fianco
danneggiava
li
armata
Malojaroslawetz,
Il
vicer
gli
questa circostanza
gacit ed
basso
d'ammirare da vicino
il
come
esposti
volte
avemmo
l'
tal
cannoni
alcuni
l'agio
enei'gia la sa-
Intieramente
all' alto,
pi
astretti
contrappose
in
le
ma
in tal
cambiar posizione.
d' Italia.
le
truppe
tutta
e Villata-, e finalmente al
Una
della Lugia
sinistra
la fanteria della
scoperti,
contrastando
calma ordine
nemica prima
dal
giu-
al silenzio
e poi a ritirarsi.
il
ponte,
si
arram-
si
Ripreso
dallo
stesso
destra dentro
la
ne-
Fontana
si
port a
IS'^
divisione;
si
arrampic
pe'l rovescio del burrone ad investire le colonne russe, che respinto avevano la
due divisioni,
il
si
14.'^
Tosto
eh'
ebbero oltrepassate
le
anzidette
come
il
311
un impeto cotanto
scono di
tutti
La prima
spinse
Russi
Gourgaud aiutante
rovesci
li
il
gli edifizi.
Veruna
possesso di quelle
servono ad abbattere
la vista del
sione
mano,
si
g'
inasprisca e aggiunga
non
che fossero
ne
viddero
capaci
molti
Russi, al
ai
quando
1'
occa-
con una
afferrarsi
cadere senza
fumo
loro
la
dal
le ferite
di
presentasse. Se
feriti, o soffocati
maggiore
col
corpo a corpo,
combattevano per
Essi, che
alla posterit,
disputavano
si
il
sangue sempre pi
nuovo vigore.
mondo,
che
La pugna succede
accanimento.
spaventosissima
alle
delle
ruine,
Una
nel paese.
ravano
imperatore.
dell'
desi-
Col spillavano
loro
quando
d' artiglieria
il
moschetteria
tutto
il
si
la
ci
seconda
che
gli
si
brigata
parava,
sobborgo ed a coronare
vide sventolare l'aquila
italiana.
namento, ed
dell'
all'
avviso
il
terribile
canno-
La Bedoyre
la valle
della Lugia.
La
prima
strada maestra di
di
rodnia, e
giungere in questa
312
La
valle.
d'
questa
in
paral-
Non
dai
potevasi
il
nostri
campo
movimenti
di
di battaglia.
circondare
la
citt,
per essere la
per condurvela
che
fargli
di
traversare
il
sopra
truppe, n queste
non essendovi
artiglieria da rispondei'e,
avevano
le
fuoco
Il
al di
mezzo
altro
Tampoco
paese.
ponte, poich,
il
Lugia. Faceva
Questa
collocata
italiana
d'
citt tutta in
une
alla
alle altre se
di teatro ai
combat-
non calpestando
quali era
cadaveri dai
erano
per
tutt'
ora
troppo distanti da
piombare
il
il
avvicinata
dall' ala
strada
alla
destra
nemico,
del
Cziurikowa,
di
si
faceva
ne straziava
rioi'i
le file.
Il
generale
e subalterni, erano
cedere
al
numero
stati
e ritirarsi
Levier,
feriti
molti
essa
uffiziali
dovette
la
supe-
finalmente
pi
viva
resistenza.
Il
fin
il
morto
il
ai suoi piedi
il
suoi soldati.
Un
313
capo squadrone
Fontana,
general
ferito: il
numerosa quantit
di uffiziali
non ostante
gamba da un colpo
s'
Il
La Bedoyre, rimane
Lo
una
e la
pugna
ordinando Millo
pervenire alla
passaggio.
il
slancio della
della 13^ e
14"^:
per cacciare
sarlo
corpo
in
comando,
al
insistenza,
nuovamente
inasprisce.
vetta. Quivi
rimane
il
Il
arrampicare
combattimento:
di fucile, e
di fucile,
obbligato ad allontanarsi.
sempre pi
di
dal colonnello
Laschess ed una
colonnello
il
soldati
15'^
camminando
su
morti
strade e mutilandoli in un
Vedendo
divisione
essi si
modo
il
non po-
cacciatori e a
lonnello Peraldi,
la
il
seconda brigata;
rimasero che
I
granatieri,
ma
di
modo che
Lugia non
chiesa,
situata
al ponte,
dietro al
di rinforzare
furono lasciati
sobborgo;
il
loi'O
all'
primo successo
si
avanzavano
coli'
intenzione
314
d'
si
trovavano in Malojaroslawetz.
Il
scagliarono
in resta contro
aveva posti
si
Russi, che
il
Marina
furono essi
si
le
il
respinti
non prendon
fiato
inebriati dal
che hanno
ma
un fuoco
terribile e
destra
della
batteria
sopra di loro e
Russi,
colpi
venne
borgo. Col
fendendo
e dai fuochi
e vollero
loro
impa-
un botro
furono arrestati
di mitraglia, che la
trovandosi
scoperta, scagli
loi'O file: la
dalla
strade di
gli
passaggio, disordinarono le
intiero
siepi,
da una grandine
dei
fumo
il
delle
scagliati e dalla
pianura superiore
sotto
baionetta
e di Cziurickowa.
I cacciatori
da
esem-
e dall'
la
Russi da tutte
di baionetta
cacciatori con
sboscarono
Non
gli
che
corpo
il
di
Borosdin 7 tutto
si
con
fui'ia di
fermarono e
accanimento
si
serrarono
gli
tutti
sbocchi
Italiani, di-
gli
inferiori
della
citt
di
tanto valore.
Abbench diminuiti
brigata di Pino e
abbandonando
suoi
cacciatori:
gli
form in colonna, e
ad onta
dell'
immensa
sproporzione del numero dei suoi in confronto di quelli del nemico, gli condusse di nuovo contro
le
tevi
di
degl' Italiani
o vincere o
soldati,
Uscirono
vincere o morire.
315
Tamburi,
come
Ma
flancheggiossi ad
ca-
nemici,
al di l di
questa volta
alla
leoni, si slan-
colonnello Peraldi
il
trov
si
riparo
al
dal
che in vano
tentarono di sboscarlo.
Porzione
dell' artiglieria
italiana essendosi
messa in
linea,
spesero
Russi addossati
ai fortini so-
pensarono frettolosamente a
Chiese Peraldi
al principe
gendogli sicurezza
il
una completa
di
vittoria;
ma
desso
non
colpi di fucile e di
ov' essa
cannone
al paese,
riceveva tutti
che passando
prodi-, fra
quali
feriti
bi'avo capo-batta-
il
campo
la
pugna,
di battaglia.
La
generale Kutusofi",
massima parte
che
Ma
si
le divisioni
Egli
una
alla
fin
destra,
1'
della
le 9
allora la
un ultimo
Gerard
Compaus,
Erano
aveva gi avuto
glieria.
armata fran-
Davoust stavano-
1'
vecchia guardia
altra
alla
del
corpo di
mettersi
in
Da-
linea;
sinistra di Malojaroslawetz. Il
e.
31G
un
tratto partire
vincere un sol
una grandine
ed ordinati
delT armata
corpo
si
avan-
non aveva
napoleonica, accor-
sua impresa.
nella
insensibilmente a diminuire;
che verso
le
11.
Il
ma
la fucilata
Kutusoff stabili
non cess
del tutto
suoi posti
la
Ma-
ed una moltitudine
di ceneri
di cadaveri.
LI.
Carlo Botta.
libro
XXVII
La convenzione
appunto
di Schiarino-Rizzino,
in
questo luogo
capitolo,
il
il
regno
lit,
che
si
il
e italiani.
tra
g' Italiani
ed
Tedeschi, che
Era giunto
pagni:
piangenti
il
momento
dell'
sorti
auguravano;
ultimo grado di disgrazia chiamavano che la disgrazia gli separasse; offerivano gli umili abituri loro in Francia
si
ricorderebbero
dell'
venissero;
della con le
317
non
sarebbe, tutto
Italia
all'
il
benevolenza addolcivano
soldati di Francia le
amarezze
all'
contenti,
com-
l'Alpi gli
che, se
sieme commessi
il
conginngerebbero
gli
la
perdeva;
conforto
la patria si
loro
ricorderebbe di chi
soldati
francesi
ma
fondo
in
dell'
animo
gli
questo
ad essere
segne italiche;
in-
sarebbe
come
vedrebbero
nel
e
gli
avevano veduti
nelle
forti
dell' in-
pi tenace
disgrazie:
di
servimmo; benefici,
gli
gli
amammo
infelici,
fede loro
intende.
Partivano
poco
dall'Italia
ricordanze di
male
fatto,
sf
scomparivano;
ma non
numerosi anni, n
quello a Francia,
n la suppellettile
le
poco a
bene
fatto,
n anco
il
attri-
costumi immedesimati, n
g' intei'essi
dell'
il
Francia a
iscomparivano n le
ziali migliorati,
Tenda incamminandosi:
le
strade
fatte
gli
sicure
ei'etti
1'
ai
viandanti, n
edifizi
attivit
magnifici, n
le
i
318
n la curiosit
alle
menti, n
il
commercio
fatto
florido,
valor militare
non iscomparivano n
del
contaminata, n
ambizioni svegliate, n
le
V inquietudine
giudicare,
1'
degli
del
sottigliezza
umore soldatesco
Non
trarle,
arroganza
l'
uomini,
La memoria
ma
partiva Francia,
venti anni,
ma
le
pi secoli cor-
rino-Rizzino.
V ingor-
n la favella
di
Schia-
al
mondo
uomini.
LII.
Ugo
La rovina
Foscolo.
media
uscita neir
anno mdcccxxli,
ma
scritta
non
U. F.] e poi
Prose politiche di
raccolta nelle
renze,
Le Mounier, 1850):
tratto.
il
ragionamento
di su le quali
ai letterati del gi
regno
due edizioni
d' Italia,
ragioni modi
s dalle accuse,
fatti
della
mina
discorre,
italica
in
di
[Scritti
TI.
i^.
(Fi-
riprodotto questo
il
Foscolo allarg
che facean
Com-
nell'esiglio
finita
ed
nuovo regno.
parte
del
efficacia
non
come testimone
loro e con
e operatore,
del 1814. Certo che la storia del tristo 30 aprile e antecedenti e conseguenti
non
ma
un caldo ingegno
di patriota
con un po'
di
valtellinese
1'
orgoglio di certa,
come oggi
dicesi, posa, e
uomo
degli austriaci
di stato
il
conte
a pag. 324,
Memoria
la
storica
pubblicata
Ij''
319
Lugano,
in
nel giorno
Milano
20
Mezzo
Il
per
della
Bologna, Zanichelli,
nel
Utili a leggere,
conoscenza dei
la
fatti,
e il
La caduta
aprile ecc.
con data di
Milano seguita
Italia
alta
barone di
del
citori e di capitani,
ma
pi
eli'
ogni altro
sotto
loro maestro,
quistarsi regno da s.
dirne
il
la
verga del
temere
e a
ac-
d'
solo a re-
senso comune;
di forte
Napoleone esaltavalo;
negli anni addietro
l'
prontissimo a sen-
Inghilterra
si
e SI perch,
meno
del-
alleati
gli
quanto pi ardevano
risse d'invidie
stava in so-
ei
ravano
le
e ragioni manifestissime,
Ad
quel regno.
con
tutti
che
francesi
Mincio
l'
imperadore
verso
mandavagli,
rispondeva
Lione,
di federato austriaco,
pratiche
far
s'
non
Pur,
i
mentre
neggiare
eh' ei
patti
d'
Eugenio,
con casa
d'
Austria.
vero
che
sul
quantunque
comandi,
umile
all'
accorrere
di
il
accampato
era
preghiere
suo
sua
la
creato
di
di ripatriare,
Honneur
andii-ivieni
Fid-
et
ma-
320
pi cavalleresco
de' francesi d'
remediabilmente
pi saldi
temeva anzi
d'assai-,
Eugenio
napoletani
che
volto
il
armi
le
ir-
aggiungendo avvisi ad
avvisi, e
propalando
odio
loro
il
a'
putavasi prigioniei'e
per
francesi,
re,
che
ri-
fra' suoi.
tedeschi della
Lombardia
meridionale; che
quistato
divorerebbero in un sbito
ma da
Napoli,
trono di
il
si
l'
Italia
trono
quel
non avevano
un
re giacobino,
capitano ribelle.
Il re,
febbricitante di
dall'
altri
lombardi, guidati da
che
ufficiali
si
da-
li
a'
bei-are
a'
soldati
alla
quali un ardimento
il
regno o
impadronirsene e
zava
benefattore
di
tutto,
e si
avevagli
giurato
per la nuova
g'
dal
si
suo
non quando
d' ei
monar-
Napoli,
di
defezione
obbedienza, e non
ribellione o d'ingratitudine se
tavia
a'
il
mol-
improv-
farebbe atto di
ei fosse
convinto
certo della
ch'era tut-
uomo
lasciava
che
la
ragione
adulasse
leone
amicissimo
del
re
di
Napoli;
onde venuto
in
so-
ad Eugenio,
ietto
clie
ci a viso aperto a
partecipava
parteggianti
a'
suoi
321
die
fama
la
traditori,
di
tut-
redini
come
d'
un uomo
solo,
quando
cavalli
Il
che
tentavano
svincolarsi
di
dagli
altri, e
precipitarono e
e lo
il
il
carro,
Y impedivano
rimasero
si
sotto
rottami.
a'
un uomo
solo.
chi additasse
contado,
anche tutta
fors'
via
la
sarebbero armati
si
loro
ad
assi-
giovent nel
la
allora
conquista
tarsi e
combattere disperatamente
contro
distribuissero
postali
lettere,
campo
come
sero
del
re
di
Napoli.
de' traditori,
V andare
gli
E comecch
animo
di
molti
lo
Napoleone
smentise finzione
dal
venire
tedeschi. Il primo
dal
a'
vicer
il
Fu dunque
al di
a'
e per chi si
G' italiani
notte e di
mentre che
il
vicer
il
suo
stato
maggiore.
r Alpi,
sorti dell'
di lasciarsi
armi
tratto a circondarlo
E uno
fu
avviso con
guardare in
g' italiani
il
o tornando
fra'
con
deputato
reggimenti
che
partito
andando
un
ridomanda-
sempre in armi.
seguente,
italiani, insorgessero a
e
e ritorno.
stessero
reggimenti
le
sue guide
richiederlo,
ol-
fi'ancesi
definissero
s'
ei
regnerebbe
le
o d
21
LETTURE
322
DEL. RISORGIMENTO.
non
stendo pi
il
re
eh' ei
di successione al trono,
praticava
ei
a'
runo
di ribellione o ingiustizia;
in fuori di
versi.
che
La
s'
attentassero
reggimenti
fra
re
il
gli austriaci
principe
si
gione di patti
che
il
tempra ed
che
uno
1'
;
a ra-
starsi
loro
costituzioni.
di
opinione di
il
Eu-
di
legnaggio e
d'alto
italiani, era
figliuoli
che
tolti
modo.
ogni
sarebbe riconsigliato di
aveva
imparentato con re
gioni; e poich'era
filosofica
si
mo-
senza
coraggio de-
il
di
re
solo
dal
Napoli a
di
approssimarsi.
le
ve-
francesi e
poteva venirvi
ei
il
mani
principio
in
n rischio di danni,
civile
italiani,
venderli
di
gate
tedeschi.
esi-
diritto
ei
sper-
poche alterazioni,
con
forse,
de' generali
due
animo d'eseguirla
il
e onest
da ta-
s'
afi'rettarono
altissima
s,
ridussero
ma
ad
il
il
i
pi
il
con-
giurarono
si
tacquero
Fra
soldati
loro
per gratificarsi
de' generali,
si fare,
mezzo alcuni
per che
a radunare
delle
il
partito savio
perch fu noto
di
guidi da dittatore.
Murat su
le
rive
del
Mincio
e la
striaci
tremavano,
cesi
lombardi
armi
quando
ad
napolitani
passi
mezzo
anche dopo,
a'
invaderli
de' colli
regno
il
siderio d'indipendenza
Lusingavano
Eugenio, quando
il
de-
ma-
un irlandese sol-
decreto a chi e
loro
monarchi
come doveva
di-
alti
confederati,
meritava.
dell'
il
fran-
popolo in
il
poc.o
il
altri patti; e
vittoriosi mandas.-<ero
che
generali au-
li
d"
de" fiumi.
principe
il
impedire
di
323
ma non
Adun
deluso.
in
cosi
Man-
deputando oratori
a'
e currifiiani
Milano,
e uffiziali a Parigi, a
altro
signorirsi, anzi
Ma
a'
gli
prima che
mandavano
austriaci
pi seri
consigli
co'
tori
in
legittimit
dimostrarlo
stardi
vecchi
pie
alle
de' tirannetti
Romagna:
della
spie
uomo
per diritto
erano
confessori, e
co' loro
aveva
susurrato
gi
divino.
razze
degli
Incominci
bastarde
Sforza nati
tedesco, e grandesse
di
ba-
d'agricol-
pur nondimeno
titolate
procedere
regio
gentildonne,
Visconti
Mantova.
affare
Talleyrand,
di
vorrebbero in-
fortezza di
d' alto
patrizi
e senatori. L'
dall'alto
le lodi della
gli austriaci
poscia,
di
marcheSpagna.
Che fra esse la viceregina fosse primamente chiamata Madame Beauharnais, non par maraviglia; ma fu codardo motteggio d' uomo a donna che pur era figliuola di re, bellissima
fra le giovani e
d"
indole
angelica
madre
di
principi
di
nati
un caera uno
all' altro
324
non perderli
di salari, e voleva
senatore,
ma
pi
ricchissimo
aveva nomi
Allora
tutti
maggiordomo,
consigliere,
costumi, e
gravi
eh" altri
presidente
di
museo
del
per
Chi
vide in culla
'1
bero saputo
le
sapevano
meno vergogna,
sando
non
tro principe
pi
s"
chi
lasciare
il
governo
vero, taluni,
quando pur
e rimutarle
ma
*,
Le
uomini
il
monarchi
d senato o decreto di
Milano;
in
ritorno
per mezzo la
Lombardia,
vicer e
il
ricevessero denaro"'per
me
'1
dissero,
e si
la.
parti
un
cessione
ma non
avendo
egli
indizi
che
consulte
non
fosse
lasciava sparpagliati
ei
generale italiano
ufficiale
fortezza
della
anzi tempo,
mai n indagato:
l'ho avverato
patenti
austriaci e insieme
la
povert
tumulto in-
il
Come
agli
e trucidare foe
oratori
d'
alleati.
Mantova
rassegn
spirata la tregua,
da carnefice
non nati
con
spie frattanto
di
dav-
il
molti
profes-
vicer,
al
dusse
sedere e a di-
silenziosamente
chiamasse ad assisterlo
li
tornarsi a casa
di
n forse avreb-
ministri,
tornavano
farsi. I senatori
per
battezz Panurgo.
il
d'avidit
degli
au-
mercantile e
di
fermarlo,
ma non
forse di crederlo.
chi interrogava
dove
1"
da chi fosse
assalto al senato
stato
la
ordito
il
carnificina
tudel
molte faccie
come
il
sanno
credo,
pur
tutti
popolano
ricco
finanze,
delle
325
moglie
e presieduto dalla
una
sua,
di
un
quelle
La
>
rudt-lt raccolse.
indegnamente sopra
flette
educate
in Italia,
ombra
ali"
di
madri
giovani
infinite
mediocre fortuna
di
ri-
si
di famiglia
a quella
moderazione
de' desideri
paesi, e pi
dell'
anima femminile.
di corte,
mantiene vergine in
sola
congiura erano
Istigatrici della
mondo
dame
ohe
nistrarlo o per
donne,
quante ne
tiche
come
cagioni,
le
invaniscono a pedanteggiare di
parteggiano per questioni
Pur
direi
terrogare
modi
Spesso, pi
letteratura,
d'
cose poli-
di
sono gelose
che
le nostre,
talvolta
oratorie e candidati
di
ammi-
osservai,
anche
parlamento.
alcune gentildonne
matico
ne'
gen-
tre
vaghissima. Or,
dogma
tutti
co' loro
di
congiure
forestiere
monsieur V ambassadrice. Se
il
che
siedono
d'uomini
s'avviluppino fra
di
se
la
consiglio
l'
si
scontrino
loro, altri pi
sicura; e dove
aggiunga pre-
vanit
per
diplo-
ambassadeur
confessione
politici, e se la
donne
madame
stato o bri-
si
auriculare
e le
passioni
fatte
vie e
paese
cattolico
il
326
mondo
il
parve a
me
ed
tentato di richiedere
degn
altro di
1'
ei
di
s'
al
quale
venne
quel
parecchie
ci-n
tenti agli
guinosa
senato e
al
su
"1
Prina
ubbriachi
non che
portai fra
i!
se
il
danaro.
'I
generale
il
loro
al
mio
fatti
pa-
intorno
la
mio
tolsi dalle
Peyri
macchia san-
ma
d"
mani
eh' essi
di molti
chiamavano
deliravano stragi; e
mi
folla
la
tennero
i
una corda
me
"I
arrabbiata.
molta
dietro, e
pi prossimi mi
tanto ch'io
loro
a'
av-
mi stringeva
le
braccio diceva a
Non
del
sotto
Bens
Alcuni d'essi su
le
pur mi
stoltezza
a"
credessero,
'I
la
ricon-eggere
taluna la serbo.
cojjh, e
manigoldi
diedi
torchio,
'1
dell" assassinio
eserciti,
giustifica-
congiurare contro
gli
libro
lasciava
at-
Se mai non
era
gli
avviso, e fu intercettata su
sarebbe
stampatore
lo
anni egli
pi
si
acquist fra
Spagna,
prove, ne desse
da
fatta complicit.
si
fama eh
rispondere, la
di
ma
in
co-
Mazzuc-
del generale
il
era conosciuto a
stato
di
di quella
fra' secreti
nome
il
uomini
senatori
(ine'
volesse compiangerli, se
lui
entrassi
ed
la
la
punta
sua
a' suoi,
in
gli
camminava
te-
corda; e afferrandolo
per un
e se
modo
facevan motto,
si
rafi'rett,
movendomi innanzi
stringeva
tuttavia co
le reni, e la
'1
in quell'atto
mi
da teatro
si
Lo
de' Belgioioso.
327
spazio
distendesse, e mi circond
mavano
patria.
fiaccole,
mi nominarono
Parecchi, riconoscendomi
lume
al
m" era
eh' io
piazza
della
e tutti escla-
delle
loro
galantuomo della
il
alcuna speranza
buona morale,
Le
a'
loro
di tante ore, e si
figliuoli.
Parevano spossati
mi mostravano
loro
d'
ubbriachezza
mani armate
di coltella
mezzo
che non
tutti
Ed
storie.
io
della
libri
mi pensava
prete e patibolo;
ma
rotte
loro corpi
bar-
Voi,
quanto
da strozzare
di libert
mai
nelle
avere
pane,
lessi
dovete
miseri,
con
alcuni
corde
di
santissime
come pur
sentire,
finizione
voi
rab-
insegnarono pi teorie
filosofia, e
di
baccante,
furore
di
che
fiaccole
della
tutti
rimanevano ad ascoltare
della
giustizia di a ciascheduno
innanzi di avere
d'
il
suo ; perch
il
che
altri
diritto
di
vedete
manca
acquistare, e a voi
Chiunque
vi
possiede
possedere
e la fa-
che
credere
fa
le
facciano
ceduto
di
poterla
educare in
eguali,
tutti
guisa
che
vi fa
possiate
tutti a
si
rimarrebbe
dalla fame,
voi
che
catene
il
insuper-
esercitarla
fatti
pi
schiavi
dure.
La
diritto di propriet,
contendere
per la posses-
coperta
di
cadaveri
uccisi
al
dalla
siete e
lavoro. Cosi
328
la tirannide e la servit
sono
nmano;
non
e la libert
medicina, a rinvigorire
a prevenire o temperare le
sanit,
la
ma
ad applicni-si; n giova a
tutti
tutti,
muti
non abroghi
propriet
s'
bramano-, e dove
umano
genere
che
fino a tanto
da per tutto la
altra
1'
natura non
la
si
diritto di
onde anche in
e
rimedio difficilissimo
lo
sempre
affrettino a
punirmi
da che non
d' eresia,
farmi
potranno
precipi-
era
strascinare e sbranare
il
condussero solennemente
simi trucidatori
Gli
d'
un
al
l'
il
vedere
podest e
moltis-
consiglieri munici-
alti alleati in
indipendenza italiana;
erano accorsi
solo, e
altri
ma
di
legislatori.
Parigi a perorare
per agevolare
ed imbecilli,
Deputarono
i
diritti del-
trattato,
il
e meritarsi
tutti
mo-
l'indipendenza,
quanti
paesi
d' abitatori
e
si
barrata la
udirono
chiusa e
videro
ov' entrai.
lo ridussero
poco
pi
d'
sei
uno. Cassarono
ch'erano nati in
elettori
composti
denaro
rappresentare
il
ed ogni magistratura, e
re ove
il
non
che
eletti
tutte leggi a
di
senatori
mancasse
giudici
successione; in-
la
pari,
da' loro
non
329
fondamento
dipartimenti e
regno che
le citt del
membri rappresentavano
non parlavano il puro
uomini
pubbliche agli
e grati
venali,
cittadinanza.
di
uffici
faccende
nelle
come adulatori
dotti,
memori
acclamata fu decre-
ingerenza e consiglio
Or
inettis-
voi, di ci
genio di Napoleone ed
al
al vostro.
E non
tudine insanguinata
da' patrizi
canuti
meno
erano
grado in grado
di
parasiti a farsi
lor
da' preti
subornati
stati
esecutori di
furono
indotti
che
credere:
de'
ventiquattro dipartimento
torio milanese
dalle
che la prosperit
di
ricevuti
stipendi
gli
impste
dal terri-
tutti
Milano non
in
derivava in parte anche dalle rendite delle vostre famiglie traslocatesi in quella citt e dalle signorili allettate a dignit di
magistrature
suolo
elemosine
e
bens
corte,
e di
lombardo
che,
trovaste
parti e
avessero
nistri,
vava
nistri
di
invilito
nuovi
perch
1"
affluenza
bens
perch
la
di
che
traffichi e abitatori
danaro,
il
fertilit del
inesauribile
le
tutte
dalla
tristizia
delle
oro
de'
tutti ladroni, e
il
mi-
finanze, le-
da
portavano
lo
mi-
conte Prina fu
popolo; e fu sbranato.
que' patrizi
il
di se-
loro
buon
330
popolo, e
ed
1"
meno lavoro
tutto,
pi
pane;
invidiava chiunque
poco
di
malignit;
venerava
anche a patrizi
razze
educati da"
pareva arricchito
le
voleva saziare
umana
antiche
afferrarono
filosofe di
come da per
anche
ventre
al
moltitudine ed insegnale
le
stati
frati, e
che
lontana d'ogni
vranit
dare
ma
tregua o derogare
di violare la
consigli
all'assemblea
d'
a'
Onde vennero
a Parigi.
deputati
so-
alla
legislatrice
reggimenti ver-
soldato, e
onorandoli, dissero
avessero riinsignorirono
s'
ogni cosa....
non udirono
I soldati italiani
da lontano;
vano Mantova,
di stato
di
All' Austria
per
quattro
strare che la
provvidenza
de' cittadini
rovina
ad
a' preti
era
e tutti
citt
d'
Inoltre
essere
pi
avrebbe ridato
suoi
a'
governati
privilegi,
senno
alti
ad ogni principe
dimo-
di
uomini
della legit-
facile
monarchi plebei.
cosi che
che la giustizia
dominii, ad ogni
Milano rincresceva
in
V eloquenza
assennare
grassi
vano l'Austria;
dell'
basta-
chiamantisi
senatori
cura
ogni
allora
que' tre
leati,
rivoluzione se non
quella
si
gesuitica
di
al-
suoi
reggenza vaneg-
la
suo e che
1'
assemblea pero-
331
Hon facevano
non intorno
altri, e
frugare e
vecchio.
dell' esercito
ministero,
travolgere e
della
accampati qua
ge-
loro
Non
tregua.
e l a
guardia
mila soldati
quel
di
uni dagli
un
vi capit
guerra:
al ministero della
non
si
modo
vi fosse
senza
annientati
trovassero
che
com-
nostri
essere
mai
stati
vinti.
austriaci, cosa
vedove
intendevano di fare
de' nostri
nostre armi.
compagni morti
E prevedendo
in battaglia e del
artiglieria,
movessero
improvvisamente
di
gole
delle
di
monti attraverso
la Valsassina e la Valtellina e
sarebbero stati
nome
titudini di reggimenti e di
fra
gli
Grigioni
leoni a impedire
che
ad accamparsi
il
italiani.
Bergamasco
Ivi
arrampicassero
pochi
turbe di
ma
non
altro.
d'
una
citt
come
Non mancarono
oltre
fossero carne da
il
vero,
battaglioni
secretamente a provvederli
munizione
di
s'
e di vet-
afi'rettavano ad
appa-
un torchio
erano
poscia la stampa
g'
stati allevati
e frattanto alcuni
rieri
parlasse
garzoni di stampatori, ed
figliuoli
Piemonte
deserto
genovesi e disanimati
dall' ascoltarci,
fogli tanto
all' Italia.
d'
che
Tuttavia se
gli
abitanti
nelle
loro
case e
332
forse a trovarsi
di
mal-
';
non
inglesi,
io,
non
onore;
d'
ma
degli
che
si
trattavano promesse e
rimandati
d'
loro
a"
al
il
capitani
di
senato non
le
romani, se mai
eserciti
beneplacito
punisse
li
a'
1"
tempi
a"
di fare
ammenda
lady Hamilton,
di
siciliani
alla
inglese,
il
vi costituzione
quale possa reggere sotto case regnanti che siano state as-
solute;
educati
quel
Borbone
spergiurare
dette e bevere
sangue
stituzioni giurai-ono,
preparassero
ogni
di
sua
la
poco
famiglie
giovarono tutto
nuove
carnificine;
Onde
proteggerli
poco
poi
saziarsi
illustri.
ven-
di
qirante
co-
tanto
che
manc che
la
re-
da
che
ministero
il
sommovere
volere
tutti
gl'inglesi.
britannico
i
popoli
avesse
a
noi
allora
d'
armi,
decreto, che,
di
regno
dunque pareva
mostrato
di
non
libert
mentre
la reg-
1' indipendenza
de' genovesi era ristorata con un
quantunque in lingua moderna, sentiva in ogni
Roma
le
cose
governi: vero
gii
moderno
popolo
ogni
la
ufficiali
di
dell'
militari
loro onore
il
nome
de" nostri
altri
costi-
pubbliche, preserva
333
licenza,
le
teoria,
da' tempi. Io
Ma
sapeva pochissimo
dell' Inghilterra,
onde
la teoria
eroi,
a'
popoli
che avevano
che
siasi
prudente
e la filosofia
fidando pi nel
nome
di lord AVilliam
Bentinck che
ini
ma
l'
mi
che io
avviso
ritornassi
Tornatomi in Milano,
colore
un esemplare
de'
1'
1'
da savi: che
tare
suono
di
il
loro
la
s'
voce pieni
di verit.
anche ritiene
il
s'
intendano
Pur
il
uno
s'
de'
impregna
di
molte idee
dovevano aspet-
vocabolo,
indugio
congresso di Vienna; e
il
d'
comportassero arbitrariamente,
si
tima parola
1'
come dalla
autorit usurpata
ge-
il
quasi dono
visitai
lo
libro,
arriv
v'
ofierirgli,
di
seconda la religione
g' inglesi
e gli
scozzesi e
io
di
g'
l'
indole
irlandesi
certo
non ho
334
parmi
confessore.
all'
assoluzione del
onde applicando
la
cine l'usino,
Com'
penne
io
mia opinione su
la
governati
dalla
co-
la
lane aveva pi
volerci traviare
a false
speranze, e che a
non
oggimai
dall' Italia.
di partirmi
cevuto
le circolari le
generale Macfaril
merito di non
me non
restava se
rivelato
il
fuoco; n so eh'
e che,
secreto,
il
il
d'
alti-i
pei'icolo. Io
il
regno peri
si
so.
Quanto
gli
Pur
le
austriaci
n'
sore
il
me
d'
gli parlai,
calunnie.
non
e parecchi altri, se
maresciallo di Bellegarde,
molto, un francese, di
di emigrato e di portamenti
saggio in Milano,
il
Dopo non
diplomatici, venne
manigoldi di Robespierre
non v'era pi
Italia
taluno che
afifermi,
eh' esso
dalla Francia e
da Murat,
nare
ma
e a' pretoriani di
di patria
risposi che
Bonaparte contro
esercito.
Poscia riseppi,
ma non
cosi ch'io
da Genova e di eserciti
sommovere il popolo a scanDel denaro non so: Murat apparecchiavasi a
di spade e schioppi
tedeschi.
muoversi:
me ne parlava
quanto
al
nato
schiavi,
a desiderare
nuovi padroni e
rinnegarli
si
continu
il
ed io
lo
si
volessero.
Il
tutti;
t'atte
335
mai furono
pegjjio di quanti
e,
austriaci,
credo,
eh' era
ne' francesi
elie
sposto
oaanti in Milano,
il
perch.
congiu-
rati
quando
di quattordici
congiunti n
tre o quattro
notti, altri
amici
li
letto, e pigliati
V intervallo quando
rivedevano
pi-,
erano
a tre
sette e
pigliati.
n mai potevano
erano interrogati in
carcerati
di
obbligati con sacramento di non mai rivelare cosa che vedesudissero. Molti,
sero
d'
di sapere, aspettandosi
nien-
di
dormendo
e altri,
taverna in taverna,
il
giorno,
r ora
Le
notti erano
verno
le vie di
pagnie tedesche
vano tedeschi
1'
pi
ed era
com-
sentirli soffermati
Vecchi preti
boia, bastoni
mezza notte
alcuni immaginavano di
vansi ermeticamente
bini pagnottanti
torture,
;
cosi,
che
stavano
con
vocabolo
immaginando
vendicandoli di giacomilanese,
chiamavano
336
que' cittadini
regno,
del
che
per
esercizio
ma non
'
pubblici
d' uffici
erano domiciliati
s'
in^
uffici;:
lumenti erano
Un
cittadini e patrizi.
le
nominato
tristo,
tanti
modo da
quel
stati divorati a
ed emo-
uffici
Milanesi,
plebei,
il
quanti
strozzati o straziati
ma
cannoni
nelle
prigioni;
perch
stolti
altro,
in
le
campagne
pochi,
fossero
andavano apparecchiando
resciallo di Bellegarde
proscritti fuggiti
que' primi,
a"
non
li
sicari nel
lacci
il
ma-
tempo, molti
avesse umiliati in
oltre
crudelt
la
del secondo. I miseri villani con sacchi voti sulle spalle erano
che
si
ridevano rispondendo:
Ma
va a saccheggiare?
la prigionia
di
secreto impenetrabile
Ora governano
nuovi
del
le
guardie
dov'
loro
dalla
delitto e delle
loro
il
sort, e il
molto
d' assai
tutti
monarchi
Vienna a fondare
la
santa
domandavano dall'Austria
deri impotenti d"
nodo
sociale- che
e alla
e degli altri
que' caduti; e
semblea legislatrice
fu
le spoglie di
che ria'
desi-
e pi ch'altro all'as-
non paresse
disciolto
dal
sospetto e dal-
337
meva
il
-Ite
fratello,
penitenti
marito la moglie; e
il
chiese
nelle
in
benedizione sacramentale
s'udivano
figli
d'
un
fa-
fratello te-
padre. Allo
il
interrogare
de' loro
ricevere la
di
delatore.
il
si
non parava che fossero cose umane. Ogni uomo era acle case e le piazze di delazione. Dove uno era im-
piet
cusato per
gnatamente
e gli altri,
furti. 1 ministri
de' loro
s'erano partiti, o
si
del
d'
averlo tradito,
regno
Napoleone
di
da pochissimi in
fuori,
da'
era
commissari
Ma
stata
dell'
uni
gli
pativano di povert.
era
rin-
Austria
uomo
in
La
citt
tale in municipio,
sue
immiserita in un sbito dalla sua trasformazione di capied esaurita dagli eserciti austriaci, credeva
mura
le
g' italiani,
1'
ultimo
saniruc.
22
LETTURE
338
DEL, RISORGIMENTO.
LUI,
Casa di Savoia
dopo
Dal
La nota
il
Austria
1'
maggio 1814.
1814
del conte
come
e l' Italia
1814.
col pensiero
ambasciatore del re
a raccomandare
il
di
Sardegna
avessero
Francia
si
usa
dire,
l'
Austria
e dell'
a costituire
armi
a'
intente ad
Indi argomentava
doversi
un regno
e
le
al-
un durevole equilibrio
pie dell'Alpi
al bel paese,
all'Europa
procacciato
le
dirizzare
per
forte
che la casa
avei'ne lo scettro,
dell'
di
Europa,
medesima po-
conte d'Aglio
adoperato in Londra
quanta ingiuria
egli
come
fosse
regno subalpino e
setto 0,
si
per raccontare,
il
disegni
territorio per
Savoia dovesse
le
sventure nobilmente
che erano
Londra
tori in
il
Lombardia
il
loro; pure,
regno
di Milano, essi
d'
Praga,
allorquando,
Italia
e giunse a
mandarono esplora-
gli spiriti
ad unirsi
al
Piemonte.
Il
339
J/
al
opera
J'
di
aflFerrare
occasione di accrescere
1'
re lo stato, a s
al
Ho
d' Italia.
ai quattordici
che
r opinione
l'
una parte
Magra,
su
che
subalpino
stato
lo
tutta
fosse
si
Lombardia
la
cosa
util
cedere
esprimeva
sino
dell' altra
scritta
allargare dal-
dovesse
la
una
letta
maggio
di
alla
dell'isola di
ad occupare
subitamente
gnano
frase)
In quella
colle armi.
ministro del re
fosse possibile,
se
giovane
al
d trre
fortandolo a bene
sperare
dell'
amicizia
dell'
il
acquistando Mantova
mezzo,
curare
con-
Inghilterra
alla
Peschiera, solo
consi-
regno in Lombardia
sua
re stesso
al
maggiori acquisti,
Cari-
di
(per usar la
il
succes-
la
avvertiva
stessa lettera
le frontiere,
dall' Austria.
mandarono
Milano fumava
generosi
fra'
di
giovani
aborrivano
1'
Londra, che
che
-,
dall'Austria e da
l'
impresa
dell'
il
indipendenza
pi
ogni stra-
fondavano
sagace,
a sapere
consipi
sul
ordito
di-
discordie,
la
fine
e patrio
vivere
1'
esercito
narravano
poi
di
dalle
le
Milano, gli
parti e dalla
prevalere
le
ma
lieto
gli spiriti
animo
il
che
infine
340
principi di Savoia
all'
cari
esercito
all'
vecchie
odio delle
ammodernare
lo stato.
modi che
il
giungevano
re di
una
documenti intorno
altri
stesso
sollecitudini
gli
dava
commissione
la
in cui, lo-
pensamenti
dei
ma-
questa
Emanuele,
tempo
denza
Eu-
dell'
trovo
io
teria. Si trovo
disco-
si
le sorti
narchia.
regali,
di essere pi
dei
allevato
italico
stirpi
fama
l'
non erano
campi napoleonici
nei
indipen-
e suU'
consegnarli ad
di
Castlereagh
il
forma.
si
popolazione
due
comprende
lati
il
stato
La bagnano da
mare Mediterraneo
dalle
Papa, ed una
del
l'Adriatico:
il
resto cinto
vicini.
clima,
di
Al
di l di questi
usanze,
gode
fertilissimo, ed riguardato
tutti
come
un paese
pi eulta forse e
d'
la
pi
Europa. Nondimeno un
geografica
confini,
non potrebbero
vantaggi di
la
naturali
aspetto
di
estensione
meritato un
avrebbe
popolaposto se-
se si gettano
divisione
gli
geografica
occhi
sulla
dell' Italia
carta in
quale
era
nel 1792.
Questo paese era allora diviso in
nove
stati diversi,
senza
le
minime
la
(li
siffatta divisione
stati
d'
l'
non avevano n
Italia
la fortezza
Una
da
tal fatta di
ma
molti
de' suoi
stati
mente estranei
Quante volte
la
codesta parte
soli
la
dell' Italia
Sardegna,
di
che
estesi
gli
casa
di
coraggio.
Savoia,
1'
La
ufficio
situazione
custodi
di
quantunque per
d'
piena-
d' Italia la
non videro
Piemonte
li
re
nondimeno pi
Per
d" Italia.
del
stati
agli interessi
eccettuino
si
importante situazione
del
soggetti
fossero
politica
g' Italiani
infatti
la
ciasche-
forza di
Questa era
superiore, se
altri in
ad un
il
peri-
a'
sino
devastare
difesa
affari del-
avrebbe
riunioni,
duno stato;
alla
inetti
pubblici
ai
eoli inseparabili
mali
Codesti
di spiegazioni.
Europa.
Monaco.
principato di
il
in
341
debolezza
di
la esten-
vantaggio
il
principalmente,
in ci
aveva
li
che
le
alpi
motivo
ma non
degli
vicini
stati
inquietudine.
La casa
formidabile per la
stati in Italia. Il
n per
estensione
ducato
Milano,
di
stati
tempo
di
in
la
situazione
dei
suoi
ereditari:
il
numero
tempo
di guerra
la
delle
cosi che
distanza
342
misura che
il
di
sorpresa, e lasciava
istato di difesa.
sistema militare
si
estese in
Europa, ed
prin-
il
In tutti
di
dell'
Il
all'
casa
colla
Francia
Sardegna
re di
perch,
d" Italia,
queste in
la
suoi mezzi
resistette per
ture
secolo
Pure V esperienza
ebbe a combattere
passato
Italia.
forzate
alpi
le
calamit e
schiere
dalle
impadroniupno
si
sven-
le
francesi,
1'
lotta ineguale
1'
1'
ufficio suo.
il
pi/
cess
contraccambio
Ma
la corte
di
ad opporsi al-
non fornirono
che
grande interesse
di Torino, e dal
ogni
qualche provincia
per quanto
considerevoli
fossero
mali
dell"
antica
mensamente pi disastrosa
questa parte
divisione
sola:
cio
per
La
1'
Italia
quale disegnata
da un lato
in
generale, ed in
carta poltico-geografica di
la
non
porzione
offre
che una
occupata dalle
_^
Sardegna.
di
Ila debilit
(liena servit.
tte
anni
j.'jssa
lo
governi
italici,
Neil' antica
domanda
si
difesa
in qual
abbandon,
cede,
lo
ci che
modo V
che
baratt
lo
appropriarsi
lo
negli
quale
ultimi
tante volte,
le
contro
parte
cagione
la
disegna la sua
si
Austria, la
paese e
questo
di
plicando
chiara era
divisione
la
quello del
eccettui
se si
cosi poco in
lii'o
Ticino. Al
del
limite
dall'altro
distruzione di tutti
IH
antico
coli'
343
Vienna, e
della corte di
Sardegna
stati del re di
]iiimo gittare
nome
in
tutti
governi
quadru-
spoglie,
riguarda
il
re
Sardegna,
di
si
La
truppe.
stati suoi
territorio
il
che
considerazione,
che
codesto
di
qualit
in
situazione dello
la
stato,
cennato
di sopra, nulla
per la debolezza
d'
degli
il
re di
d'
Italia
lontananza
di
casa
stati
vicini
tutte
la
sue
le
sollecitudini
gono
Piemonte dal
il
debole
menti
fra
meno
d' Italia,
pi esposto
l'Austria e la
manca che
cambiata. Tanto
a'
quaranta ed
tempo
di
re
separano
di-
e proteg-
acquistata
cogli
cinquantamila uomini,
il
alla
altri
in armi in
il
pericoli.
contiguit
le fai-ebbero
la situa-
Infatti
re
di
cio
suoi
tempo
il
possedidi
pace
doppio al-
verso la
del Piemonte
Lombardia resterebbe pienamente aperta: nessuna for-
tezza
d'
inciampo,
nessun
ostacolo
naturale
si
oppone
al-
344
r avanzamento
tm
di
che
le
che
l'Aufitria, sol
Da
il
cosi
come
per questi
esposta
successivamente
per ci
li
aveva
stati distrugge
resi
d'Austria
giungesse
esercito
parte
dalla
possedimenti
isolati
meno
d'
onde
la situazione relativa
appropriarsi
tutte
queste
Le avvertenze esposte
come
Sardegna
spoglie,
si
grado
situate
agli
giunte di territorio
aumentare
si lasci
e di
di
possedeva
delle
alpi.
mettere
il
re
esercito
di
Sar-
con
ag-
il
Genova
compie
al
Piemonte
egli evidente
le alpi.
senza
La
riunione dello
dubbio importantissima,
ma non
distruzione
proprio
il
jierch
consideri,
stato di
si
principali delle
e dalla
sbocchi
se
degna
ai
il
sovrani
se casa
del re di
l'
spa-
superiore, e
repub-
della
possedimenti
considerazione e sicurezza; e
ad
Italia
dell'Austria.
nelT Italia
gli austriaci
pienamente
Piemonte traevano
del
a' jiericoli
nuovi
tempo
gnuoli
terrebbe in
un
italiani e principalmente
bastai
sarebbe
egli
che
condurre a Torino
re di
guarnigioni
le
giorni
pianure:
raduni
potrebbe in due
Italia,
quelle
in
esercito
smembramento
Francia
serve a miglio-
d" Ifcsiiia; e se si C(
il
i
re
di
sovrani del
Piemonte trovandosi
fra
Francia
la
a vessazioni
etti
forse
tempo non
violenze
pace,
in
vicino, e
stato
guerra
in
ambidue, se
di
potenze,
le
gosog-
si
uno o
dell'
rinnovasse
il
n impossibile n improbabile.
Ci nulla ostante
si
Francia
dei governi di
va dicendo, che
sensi di moderazione
due
potenze.
il
re di
temere dalle
e d'
di
Austria non
l'
nominale, e sarebbero
doli' altro
345
e s
queste
buone
gravi, e far
Ma
faccia astrazione
si
le
intenzioni di
di chi
qualche anno.
governer fra
ambizione
Se dunque,
geuerale
dell'
non
delle alpi
sia soggetta
continui
conferire
vi
le
stabilire
l'
come
politico,
fece
giova
dell'
Europa,
non
sovrani
del
indipendenza dei
che
secoli
passato, al
che
sperare
le
il
sistema
oi-a
contenteranno di
si
in
piedi
e
r edificio politico
solidi
ai
da tanti
ha regnato
efficacemente,
mantenimento dell'equilibrio
potenze,
interesse
n a Francia n ad Austria,
casa che
r illustre ed antica
non
cosi facile
degli
uomini che
amministrano.
importantissima
avvertenza
d'
qualit.
altra
Infatti
nome
sere divisa
di
in
qualche principe
tre
categorie;
di
famiglia
cio
che
le
paesi
la
parte
per l'Austria
austriaca
pu es-
che
famiglia
alla
millesetteceutodue;
altra
quelli
ragione;
346
uon
le
tati.
ducato
di
Toscana,
veneto
stato
ducato di
ducato
del
Milano,
gran
il
di
compresa T
Mincio,
sino al
il
ducato
il
data in
Istria
Milano
di
lo
conPaesi
e dei
le tre
Tenna;
lo stato di
quadro
si
Lucca;
tre provincia
le
Legazioni
di
possedimenti in Italia,
ma come
Bergamo,
Da
questo
sia
conservi anche
paesi ricevuti
come
devolissime parti
d' Italia
che non
appartenevano, e sulle
le
Ora
egli
equilibrio ge-
all'
Europa
il
posto
sieno rispettati
dare.
Ma
suoi- diritti
che
l'
limite
addiman-
sarebbe con-
lia si
duca Ferdinando
il
si
restituisca la
Toscana
di
al
gran
Vienna, la
cambio
perch
lo
il
il
ducato
di
veneto sino al
stato
Milano
ne
Mincio:
ebbe in contrac-
compenso eccessivo,
possedeva.
Bassi, ed allora lo
Dalmazia
l'
L'Austria cedo
poi
anche
grande
i
Paesi
giunta gratuita.
Appresso
l'Austria
guadagn pure
d'indennit tutto
distretto di
il
il
principato
nuove
cessioni, l'Austria
si
Milano. Che se
vogliansi
questi
acquisti
compensi,
teria di
codesti
ducato di
il
considerare
sotto
valore
di
erano del
Bassi
Vienna.
ultimi tempi,
ducato
Il
paesi
tutto separati
specialmente negli
e,
il
ma-
il
Paesi
ed
Tirolo.
il
di
totale
il
Paesi Bassi
si
con-
Saltzborgo, stato
di
Quindi
e cinque, costretta a
ebbe in contraccambio
vescovato di
territorio del
il
347
Trento
Mi-
di
lano,
il
suo territorio
se
si
fortezza
la
fra
di
parti
le
Mantova,
isolamento in cui
dall'
Per contro
da tutte
aperto
eccettui
acquistati
paesi
Le provincie venete
situazione.
si
non meno
e r Istria
di qualsiasi altra
sono
parte
e del distretto di
Il
il
fertili
d' Italia.
principato
di
si
momento occupato
al
e
Saltzborgo non
dall'Austria,
ma
cosi
Ti-
popo-
La Dalmazia
soprappi
Venezia.
il
disten-
Trento
Tirolo colla
invero in
questo
importante
che
lunga
il
abitanti.
Egli dunque
ma-
nifesto che
guisa che, a chi bene consideri, pur manifesto che gli scambi
per
la
348
di tenere a vile
quei
ai
di
conservare interi
uomo imparziale
appena equivalenti
compensi o tenerli
diritti sul
ducato
miglianti pensieri.
Per ci che riguarda le altre parti dell'Italia superiore che
Lombardia veneta,
austriache,
Lucca
lo stato di
Legazioni,
cio le
che
nessun trattato
per
le
appartennero poi.
la
dugentomila abitanti:
piccolo,
ma
Lucca con
stato
di
stato
dei
dello
territorio
il
ducato di Milano:
al
Presidii
Parma
Passiamo ai ducati di
il
gione
Fu
di
Parma
ed
alla spiaggia
continue inquietudini
all'
tal
che la
isola
e difficolt
Torino
d'
modo seque-
prossimit degli
pe'lre
Sardegna.
di
di cupidit
d'
ingrandi-
degna
tutti
paesi che
di somigliante
mente sugli
il
essa
Italia,
I principi di
vicini, che
avevano
potenti
stati loro,
1'
si
sarebbe
casa di Savoia
occhio
continua-
afforzarsi ed ingrandirsi a
che
occupa in
rimprovero.
sistema militare
misura che
vicini
di
ingrandivano, e
sere
se ottenesse
come
1'
potenza gi formidabile
il
non
una
pi vasta parte
la migliore e la
dominio sino
ai confini
una aggiunta
ottenere
grandimento non
un mezzo indispensabile
Per
contrario
lo
all'
g'
ma una
mezzi propor-
di
caso V in-
questo
guarentigia: esso
indipendenza.
non riguardano in
Anzi
ed indipendenza.
sicurezza
discorre,
di cui si
non riuscirebbe ad
bench
La
si
pu
ingrandi-
l'
apparenza
considerevole, in
ed alla di-
zione,
non sono
Austria
dell'
di necessit,
mento
suo
il
debbono tassare
territorio e
intendimenti
da verun motivo
giustificati
di
minacciata. In
un'ambizione
estendere
di
si
d' Italia e
Piemonte, non
del
349
Europa senza
quale afferma-
possano mai formare una sola nazione. Gli abitanti delle Provincie italiane soggette all' Austria non possono oggi assimi-
alemanni pi che no
larsi agli
'1
d'
La conseguenza
interessi di sentimenti e di
La dolcezza
pace ed in guerra.
la
idee
si
di
questa di-
far
sentire in
moderazione con
cui
si
maggiormente
tempo
gli
spiriti
di pace, e la
assottiglieranno
mancanza
dello
assai
le
rendite
in
spirito
di
il
sempre ed
ori-
onerosa pe
forze, e
"1
delle
spese
eccessive
aiuto
dei
popoli.
Infatti
che
gli
nei
fu
che
richieggono
quali
veduto in
eserciti
le
operazioni
nulla a sperarsi
ogni
austriaci
tempo, e
furono
dal-
pi
dopo un
350
solo
conquiste in
loro
Italia.
Sono pi
di trecento anni,
Francia accarezzano
e di
che
la falsa
Spagna
le corti di
idea,
Austria
d'
recano ad
e si
onore
pagato
il
sangue ed
danaro
il
fecero
di cui
Le
gettito.
Milano
di
sole
costa-
ronle pi assai che non vale quella provincia. Dirassi che oggi
d'Austria particolarmente
sono
tanto
dando
la
pace
Europa su
d'
basi
'1
il
preoccupazioni, e
quale
semplici e
si
ri-
che
adunano fon-
naturali,
sole
le
l'
descritta in
Vienna comunic
cento
le
(5
secondo
alla corte di
nove, e secondo
potenze alleate
le
disegno
il
che
la corte di
Sardegna
formando
La
linea segnata in
l'Italia
il
lago
di
quindi rimonta
la
*'
riviera
Enza
il
corso del
dell'Enza
Po
nel
Po;
tinua
in
sguito
il
alla
della
sua
Di
dove
scarica
il
Po presso Governolo
corso di
limiti della
Garda, e seguita
rimonta
l siegue la
Magra,
foce nel
con-
Medi-
terraneo.
I vantaggi di questa linea
come
essa
in
Mantova
corta che
si
351
si
della casa
d'
Austria
si
seguenti
trattato
1 le
tutta
quando
grande
la
si
che non
Legazioni
ti'e
La
essa la linea pi
Italia superiore
d'
l'
naturali. In
limiti
ai
modo che
il
appartennero
le
;
lo
stato
di
ducato di Guastalla.
mezzo
di abitanti, cio
l'
meno
Italia
con
del quarto
Siccome
la fortezza di
re
Sardegna, giova
di
notare,
che
nella
che
delle
opere, le
fezionamento.
Non
necessario
il
Non rechiamo
mente
lo
le
sottoponiamo
brio, in cui
confederati, alla
eravamo
in Italia
prima che
condizione
d'
equili-
la rivoluzione francese
l'
De
il
aprir gli occhi de' principi sabaudi contro le insidie e perfidie austriache
e verso l'avvenire.
Avvi un
altro titolo
egli
aveva
scritto nel
1804
352
denza ad aggrandire
ed la sua
ten-
di dorainii,
dimenti italiani dal buon senso universale e dalla sicurezza della penisola
e dell'Europa intiera. Questo quel gran delitto della casa di Savoia, che
il
non
ha mai perdonato
le
Emanuele
scriveva a Vittorio
a'
24 dicembre 1812
pi evidente
Interesse
I:
questa
di
18
il
luglio
sospensivo, barcheggiante,
procedere, timido,
capo degl'
impieghi
Il
re
Se rimaniamo
Mi mancano
inerti e
modo
si
di
faccia
vitale,
Lo
ma
termini,
al
anche di corte
civili e militari e
1812
nato dalla
nostro
Il
mortale.
real
non pos-
mostro
un
spirito austriaco
l'
tardi.
LIV.
e re d' Italia.
il
concetto della
Roma
'1
co
negli
nella
offici
Erano uomini
titolo
illustri,
scienza:
si
ricordano
tra
altri
gli
Melchior Delfico,
Genovesi,
Stati
quattro
Romani
Napoleone questa
Un
il
Due
mandarono a
scrittura.
Sua Maest
Sire
voi
Piemontesi,
l'
imperatore Napoleone
all'
piccolo
numero
d' Italiani,
primi
i
die
salutarono in
ammiratori
pi costanti
non troverete
nomi n
della
adulatori
degli
impedire
risoluto di tentare
un ultimo
prezzo
al
ciascheduno vorsangue, ha
proprio
del
quali
vostro potere n
del
353
lunga
nome
nome
della
dimandare
patria,
e la vostra
il
co-
Le coudizioni debbono
E quanto
polo.
popolo chiama
sto
Che Cesare
Sire,
la
esser
ma
sia grande,
ha bisogno
che que-
onore di governarlo.
all'
che
di voi; e, per
Roma
quanto
sia
L' Italia,
libera.
possan dirne
trattati,
Una gran
forza necessaria.
Il
vostro
braccio
solo po-
sulla
Campidoglio:
ma
di-
abbisogner
l. Sire,
gn
riposarsi.
L' impresa
rigliosa.
non
Ebro
al
Sire, che
l'
ma
gigantesca soltanto,
almeno
le
stessi errori,
Kilo
che
da quelli
hanno rimesso
questione
spesse volte
si
servano al-
al
Volga.
in
sembrava.
recano
La
conquiste.
le
compita,
la vostra
vostra
gloria
1"
esistenza
sar
bastantemente
impresa di cui
la
patria
v'
invita ad
accingervi.
Voi mostraste
ali"
attonita
terra ci
che
poteva
la
vostra
23
354
spada. Terminate
come
Sire,
un
sorgei'e la
sol
provargli
di
come
legislatore e
pu
che
ci
un
grido vostro,
.sol
la
genio,
passo, basteranno
si
vostro
far
nazione intera.
il
re cittadino.
terra
dei
primi
vostri
d'
averne
si
far.
spezzati
sarebbe schiava in
trionfi
eterno.
Voi avete
all'ammirazione dell'universo
offerto
delle
gloria
la
la gloria di
Wa-
shington.
Sire, qual
da voi aspettavano
la loro
Senna
ci
uno
immenso
e l'altro
partito trar
smembrati, che
1'
quelle
su
essi
Non
almeno, per
che
le libert
destini del
si
dei popoli;
mondo
intero
gi l'au-
tratta:
si
annunzia in modo
ostile,
minaccevole
trovarsi
vostri
ai
alti
destini
Voi vinceste
l'
Europa finch
foste
re, di
alleato
delle
cui eravate gi
nazioni.
l'arbitro:
impresso,
forse ci
il
alla
testa
della
ritroveremmo
secolo
al
delle
cro-
ciate.
Giammai,
andare n
al
Sire, per
quanto
di
Marengo
e di
Austerlitz.
Non pu adunque
che
la
Maest Vostra
offrirvi
il
un liberatore
che
tro,
le
Prima
le
nuovo chiede,
di
acconsente
clie
farne
di
suo
il
re, se
355
ai vostri
scet-
di tutto indispensabile
Se Essa
le accetta,
Vostra Maest
potr disporre del nostro braccio, della nostra vita e delle no-
Siamo,
stre sostanze.
ciascheduno
intrepida:
ma
cui
la
altro le prove
impallidire.
fu
loro.
la
morte bens
estranea
arrestarci
uno stesso
noi, la
della
egualmente per
sujiplizii
lo sa-
di
abbass.
pugnali n
voi
sguardi
gli
fiss
gli
armi fecero
all'
ma
numero;
vero, in piccol
anima
ci
faranno
niun pericolo
Confidiamo
al pi giovine di noi
il
ci
da un mede-
spirito, uniti
di
nostre....
periglioso onore
di re-
uno
sue
le
Marengo
dei bravi di
cicatrici
di
Eylau
o
di
per
mezzi ulteriori
le
corrispondere, noi
di
la
sup-
come sarebbe
utile
eh" esso
andasse
nel
mezzogiorno, Vostra
presso di quel
'l
re di
Napoli,
per
il
resto,
il
re
ben
si
lo
conosce
d'
antica data
come un vec-
pu contare.
il
l'J
maggio
16'
ti.
356
ma
mentale:
dicono
massime
le
statuto fonda-
dello
liberali
italiani andati
per ci
Sono
stato
la forza delle
e per
regno era
In
ma
punto
il
leggi che
caratteristico del
mio primo
Roma
io
un codice
mi sopravviveranno
principalmente per
di Francia,
l'estensione della
lo stesso
meno
Sar
principio.
ma non
prima,
la
ma
strepitosa,
forse pi
dell'Italia
manca-, e questa
difficile
plicate.
essi
il
comunicazioni molti-
delle
suo
egual tempo
in
slancio,
g'
immensi sviluppi
di
cui
ella
suscettibile.
Dar
all'
per
g" Italiani.
Io
non potei
loro
del
Napoli, Venezia,
la
cantieri di costruzione:
midabile:
far di
Roma un
una marina
for-
porto di mare.
l'Italia avr
trenta milioni
d'abitanti: in
Noi
cito
ci
bravo e
forte. Io scriver su le
ma
avr un eser-
niuno oser di
farlo.
Dopo essere stato Scipione e Cesare in Francia, sar Cammino a Roma: lo straniero cesser di calpestare il Campidoglio,
e
non
vi
il
gher alla
Roma
mio regno,
moderna civilizzazione
uguaglier Parigi,
Francia
senza
immense memorie,
delle sue
instituzioni di Sparta e
il
357
1"
del
cessare
collee
rimanere a livello
di
eh' essa
Sono
atticismo di Atene.
all'
si
il
stato in
colosso
della
pace.
(
l'
neW
evasione
dell'
imp.
Napoleone dal-
LV.
Zellide Pattiboni.
Memorie
storico-biogra fiche,
dedicate da celesta gentildonna romagnola alla vita del padre suo per rac-
contarne
fatti e
libro la
al racconto
di Pellegrino Rossi
il
memorie
le
re con titolo e
funzioni
di
commissario
Manzoni,
11
al
proclami
civile;
quali alcuni
enfasi retorica
documenti
vecchia canzone
commozione
ita-
degna accinto,
chiamava liberazione
fra altre
le
vecchie
idee,
ei
affettuosi
ed amabili
LKTTURB DEL
358
numerose
gliiero di
dono
capitali,
nostro suolo
il
RISORf;lMENT(),
animate n corti
che ren-
floridi e brillanti,
si
Napoleone
di
in Francia,
battere
1'
austriaco
marzo, e a vie-
di
cittadini,
liberatore, pubblicava
il
che
lo atten-
seguente proclama:
Italiani
La Provvidenza
chiama
vi
in
d' Italia.
fine
indipendente.
Dall'Alpi allo
dipendenza
Ed
indipendenza, primo
titolo
D' ITALIA.
diritto,
signoreggiano essi
titolo si
appropriano
le
dalle
tombe degli
figli,
pi belle
ricchezze
vostre
pano
le vostre
a qual titolo
invano
niero.
lungi
d'
le
barriere delle
alpi?
insormontabili ancora, la
di barriere pi
strap-
vi
ed a morire
finalmente
contrade? a qual
per trasportarle in
l'
dif-
italico ogni
dominio stra-
oppressione e di
stragi. Sia
oggi
mai ad
oltrepassarli
lati, se
non
ma
si affretta di
ne' limiti
i
limiti
che
le
vostri.
diede natura.
Non
aspirate
li
ha vio-
stati di
di
se
non
liberazione
la
d' Italia.
provato
gi
magnanimo
il
disegno. Torni
Sorga
ad usarle
in si nobile sforzo
la
359
all'
sanno
che
essi
armi
deposte chi
us
le
giovent inesperta.
e,
forme
energia
1"
nazionale.
decidere se
Trattasi di
V Italia
umi-
la fronte
liata al servaggio.
La
bella,
si
sovrani che
dranno della
trionfo.
le
si
distinguono
dello di reggimento
1'
profondere
e di
quel
mo-
che
libero
suoi
vostro
al
Inghilterra,
quel popolo
costituzionale,
go-
carattere,
applaudiranno
ed
di
govei'no liberale,
per grandezza di
intrapresa
la
insan-
uomini illuminati
vostra
ed
si
tesori per
vano; voi
vti ci
ci tacciaste forse
chiamarci in
sorpresi di
Ma
il
vostri
era per anco venuto; non per anco aveva io fatto prova della
perfidia de' vostri nemici; e fu
tisse le
antichi dominatori
si
pi'odighi
vostri
Sperienza pi'onta e
Reggio
di
Brescia,
di
Modena,
di
e patriotti
i
ferri!
virtuosi
quante
svelti dal
vittime
paese
d'estorsioni
un governo
di
vostra
scelta,
una rappre-
degna del
se-,
interna
360
tosto che
il
vostra indipeu-
la
deuza.
me
10 cliiamo intorno a
chiamo
tutti
quanti hanno
del pari
combattere.
per
bravi
Io
stituzione e
le
r indipendente
reggono
che
leggi
mai
oggi
felice
la
Italia,
Italia.
Gioacchino Natoleone.
11
clama
riportato pro-
Tutte
le
Gavonda
che sotto
disponevano a
si
ritirarsi.
I
si
guidata dal general Guglielmo Pepe se ne distaccava per condursi sulle alture della Madonna di Santa Maria del Monte,
d'
davano
si
precipitosa fuga.
Il
il
ne-
momento
Intanto una
mano
di
di Pepe,
con esso
citt, e vi
pi a precipizio, pe
farla pi breve,
si
terribile
il
de-
napolitani
entrarono improvvisamente in
ussero
si
finito
'1
di
sgombrare
gittavano
gi
gambe tronche:
raggiungere
suoi, che
fuggivano sempre
si
dalle
il
un
allora
pistola, e
alcuni,
il
suo padrone
'1
fini di
allontanavano
al
galoppo sentendosi
immensa
di cittadini gli
andava incontro,
gli
il
re:
una
folla
evviva salivano
Due
si
pendenza, circolavano,
Il
campione
costituiva
vedevano
si
marchese Costantino
Guidi
si
le
e noto,
che
lo
'pregio
eroe
all'
ma
di vaglia,
faceva
si
rapidit e vigoria
offrire
bat-
Gioacchino,
speranze.
patrie
di
tante
di
ammi-
esecuzione
di
incontri pi
il
ogni canto.
un
fece
del
affisse in
come
361
perigliosi
faceva
prova.
In
dunque
Guidi
casa
re prese stanza.
il
proclama
di
Ri-
Lo
zio
sere al presente
al
nelle
italiane
portare
anno prece-
ai disastri dell'
ansioso di es-
avanzava
milizie,
grato
poter ri-
il
Maest.
Il sottoscritto fa
r ultima
campagna
piazza
aver fatta
di
Veliti Reali, e di
congedo allorquando
gli fu
proposta
di
Ora che
il
reggimento
nel
si
ammesso
nome
sotto
le
auspicii
italiano, egli
di
V. M.
Vi supplica,
Giacomo Fattiboni.
Il rescritto
Rimandata
al
incorporare
sione.
in
una compagnia
di
granatieri
della
MlLLET.
Millet era
il
per farlo
sua divi-
LETTURE
362
II
dato
senza indugio
grado
il
RISORGIMENTO.
DEI-
appagato, e
jji
gli fu
Dragoni Napoleone,
gradita.
Re era partito fino dall' alba del primo aprile colF armata.
Comandante della Piazza di Cesena era il capitano Biscioni,
Il
che aveva degnamente militato nelle passate guerre, ed era fratello di quel dottor Biscioni
in
'1
Eccolo
si
trattava di un patriotta
provava.
lo
Il
Le bandiere
I)
occuparono
lasso di 13 mesi
Cesena.
di
una volta!
pi generoso dei
re,
Napoleone, conduce
V eroe Gioacchino
si
veduto
abbiamo
sangue
tutte le
mondo.
terre del
che pr
della
frutto
il
nostra virt, gli stranieri lottavano sempre fra loro per possedere la nostra bella patria:
noi
di
sempre, orrore!,
miserie
nostri
un
1"
figli,
l'altro
i
nostri
padri nostri.
nostri danni
noi ne
mormoravamo
Ah
membra
un
dio,
Napoleone.
denza
che rac-
maravigliosa na-
Un
morte!
grido
Un
suona
dall' alpi
Gioacchino
indipen-
Calabrie,
alle
e
da Trento
al
mare
Italiani abitanti la
citt
distretto
grido quello
di
Cesena,
della
all'armi!
gioia. Io vi
ho
gioi'no 30
il
mescolati
rabbia tedesca
vostri
non curar
sangue freddo
coi
napoletani, beffarvi
fratelli
coscrivono.
bravi
de" barbari,
altri
ad ogni ora
fatiche,
usati a
savignanesi,
longia-
alle
che componete
libere insegne.
sotto le
al
ita-
della
di pericoli
363
distretto di
il
Ce-
E non
non
si
di portare
popoli feroci.
tombe
Non
si
tratta
nostri,
si
di
rischio di
nemiche
mai pi
fratricidi.
I nostri
non
interessi
le
trovare
vincer
si
Italia.
1'
nelle schiere
Ma
la nostra schiavit.
costoi'O,
Che
diritto
hanno costoro
sulle
no-
che non
fin
questo
bel territorio!
voi so-
la gloria
arruolarvi. Voi
accorrete ad
il
re
li
3 aprile 1815.
C. Biscioni
364
un continuo
politani pareva
1'
dei na-
entusiasmo con
1'
fuoco e spiranti
di
armata in qualit
ed ovunque facevano
re,
pi vivo patriottismo.
il
ai
di
sosta pubbli-
mure
le
Il
Commissario
M.
civile di S.
Re Gioacchino Napoleone
il
Po
e Pineta.
Italiani.
Il
sommesso lamentarsi
e del
e quasi
disperarsi cessato. L' eroe a cui tutti erano vlti gli sguardi
degli italiani ne esaud
fra noi*, lev altissimo
caldi voti-,
circondato
di prodi vol
grido della
nazionale
indipendenza;
il
di lui
che
voce
alla
coli' invitta
sua
del
grande,
destra vuol
meva
di noi, se scintilla
veder V orgoglio
al
zante
d'
per
belle
straniero
nostre
le
pur
che ne
toglierne
passeggiare
contrade,
minaccioso e sprez-
noi
calpestare
esserlo e incapaci di
pesi.
nostri parenti ed
spogliati,
al
delizie,
amici,
noi
battuti,
di miserie scherniti
d' arti
oppressi,
anche
e vili-
mondo,
dovevamo
nostra, che non
arrossire di pronunziare
di onore
nostri te-
noi
noi
come
ma
d'
il
nome
della patria
del
primo
cui piaccia
voi
di
straziarvi
lo
365
vostro
il
si
Ah!
cessi
una
pure
ma
che
lete voi
la
nuova
ma
pronti,
infamia
all'
suoi prodi
indelebile
liberatore?
ne' vostri
caldi
all'
alla
vittoria.
Vo-
aggiunga
si
rimasti
dell'esservi
tardi
forse
volete
petti.
appello del
servaggio
di venti secoli di
grave e
e pi
alberga
ma
volonterosi,
uso a condurre
gran capitano,
forti
No, no
simo
'1
Abbiam comune
la
prontezza.
questa,
E
riera
vi
si
usurparvi
gli
speranza
italiani,
che
pi
d'
ogni
onori e le
Lo
valore,
il
della
il
energia,
accorrete.
Qual car-
non verr pi ad
straniero
ricompense dovute
all'
ingegno
verranno da voi
1'
patria,
causa vostra.
la
altro,
d'innanzi!
apre
pur comune
la patria: sia
giovani
voi,
al
quelli
che
stendardi
sotto gli
augusto mo-
dell'
che
accesi
sacro
del
carichi di fe-
campagne. Vecchi
in folti battaglioni:
raggiungete
soldati,
vostri
armi,
le
ai
capitani:
di
liberatori.
una vecchiezza
vostre
le
padri.
loro
patria.
Ritornati
felice,
da voi
giovinetti, che
battaglia
della
gia-
formatevi
aumentino numerosi
campi
negletti
volate:
file.
il
il
Essa
ai
vi
vostri
onorevole, deli-
366
parte della nazione, siate voi pure sollecite del pubblico bene;
jatria, e
coraggio,
di
energia,
di
di valore.
che
voi finalmente io
Da
voi tutto
aspetta la
si
somma
delle cose.
Vorrete rimanervi neghittosi nella grand'opera? Si ascolti l'autorevole vostra voce; sia pronunziato, pria che da ogni altro, da
voi quel grido onnipossente: patria:
L' indifferenza,
il
indipendenza italiana.
non mancherebbe,
Ma vadan
l'
infamia.
pu esservi diversit
italiani,
nascemmo
di inclinazioni di
desiderii
di
opinioni oggi che nuli' altro pi vuoisi che essere tutti italiani?
Or su dunque,
e glorioso
lorosi!
si
formavano pur
propria nazionalit.
tranquilli e di s
fino a noi, e
l'
faccia
esempio che
pure
padroni
giurarono
segua
ultimo
dall'
fondo
essi
una
dell' Italia,
ove
sono
stavano, volenterosi
si
non
ristarsi
finch
il
versammo
ci
del-
noi, che
e
i)er
corsi
vessillo
tanto sangue
grande
il
essi gi
Si
degli
con-ono
italiani
no-
campi della
sui
si
illustre esempio.
scenza
E
alla
ci
nu tempo.
amplessi
di
fratellanza
di
ricono-
vittoria,
il
quale
mentre ne
conduce
abitudine
il
vincere
!"
ma
secondarlo.
il
ma
durevole,
367
re
Gioacchino T
ma
efficace
Viva
italiana!
italico!
Dopo
dove
per ogni
altissimo,
cavaliere Rossi.
Il
la battaglia del
il
seguente manifesto
Italiani.
La
vittoria
ha condotto
os tentare di arrestar
S.
coronata
di allori, al
rimbombo
mi
indij^endenza italiana. Io
circondano
di
affretto
renderne pubblica
di
la
notizia officiale.
Il
nemico
forte di 10 a 12 mila
mente battuto
le
uomini
completa-
stato
sul
a guado a Spilimberto, e a
campo
baionetta
di
S.
gravemente
M.
dal
generale Carascosa
generale
il
ferito.
tre
La
Filangeri.
Giammai truppe
si
Il
dall' aiutante di
hanno
stato
con maggiore
batterono
per superarsi.
Quest' ultimo
fatto a
molti
gara
feriti.
colgono ancora.
Il
stato respinto a
tamburo battente
alle
fin sotto
splendore delle
allo
Modena, ove
fiaccole e in
illuminata in un batter
d'
occhio, e
non
Modena
4 aprile 1815.
1'
La
entusiasmo
meno ardente
S.
M.
mezzo
citt stata
de'
di
modenesi
quello di
3G8
Proseguono
Italiani
Chi
parole di Rossi:
le
il vile
di irresistibile fuoco
gran
nella
lotta?
chi
non
corre alle armi? chi non arreca quelle che giacciono presso lui
per
grande causa?
Accorrete, italiani.
Noi
risoluti, accorrete.
del commissariato
Persone, armi,
civile.
onore
il
Accorrete:
fratelli.
Dopo
il
cominci a volgere
noi
re
il
vi
Gioc-
11
sorti: tutto
illustre
ricompensa. Accorrete:
cedete
tutto
offerte,
alla patria.
di
Panaro cambiarono
male in peggio.
le
napoletani
maneggio
maggiore
assai
ad Occhiobello, a Carpi,
letani
fatti, e si
La
un
trovarono costretti a
1'
fu
trov
and allettera a
Disimpegnato
vi
una
].
esercito
austriaco. I napo-
il
Rimini per
commissario
al
ricevuto incarico,
se
ne
civile ivi
torn
di
volo a Cesena.
Erano momenti
nei quali
uno che
s'
interessasse
della cosa
amici,
bolognesi e faentini,
mani 18
aprile giunse
mano
tosto posto
il
369
re,
a fortificare Cesena
truppe.
parte
dalla
Fu
Savio;
del
Recatosi
babbo a vedere
il
all'
gli
apparecchi che
innalzamento
facevano,
si
di
per sollecitare
lui
Lo
del
Giacomo
Erano pure
zio
re.
lavori.
colla sua
ufficiali,
era colonnello
cugino
quale
il
Cesena
dragoni
trovava da noi
si
arrivati a
battaglione degli
il
unirsi a
al
sguito
Napoleone,
il
d'
amicissimi
del
babbo
ap-
dello zio,
di quei
giorni, che la
andavano
avevano
soldati che
fre-
altres
da ogni parte.
La mattina
improvvisamente
rompeva
Non
fila il
la
nostra
guardia nazionale
se ne
andavano.
pose in
si
marcia
La mattina
il
mare quei
disertori,
che accresciuti
gli
quali, in
momenti
di
seguente
tornare
era impossibile
simili,
fer^
non avrebbero
imbarazzi.
disertori,
civile
era udito
il
rimbombo
delle
d'
cannonate
venne
la
mattina del
24
na-
370
il
buon successo.
Il
aveva
re lo
aveva escla-
plaudente,
domani... a domani...
si'trovava pure
Il re
popolazione
mato
nemico
ma
questa
volta
alloggiato
in
casa del
marchese Guidi.
Non
fosse
rite
gli
era
Le parole
profe-
di
il
1'
il
animi in aspettazione.
seguito dal suo brillante stato maggiore, andava fuori
Il re,
di
ma non
era pi notte
la
stici
applausi: egli
ma
evviva,
lo
dicendo
rivolse
si
degli armati
Un
Io
tal Basilio
e prontamente rispose
Il
Maest, ecco
bravo comandante
cannonieri, ed
esso
pure
armi
le
ripeteva
essere
tornava
Delfini
dunque
tutti si
per-
fatto
posizione e
d'
armi
ma
fu tutt' altro
davano,
si
Di
si
il
re
tutta
la
strada
della
due
tal guisa,
montagna,
eserciti
nemici
si
stava in
somma
giornata
si
si
erano
guar-
ansiet.
la
ignorava, e
Ma
fuori
verificasse.
stette
il
che al
ritirarsi
11
verso
suo
giugnere
Tutti
1"
371
prove dolorose,
grandezza
d'
di
animo
mezzo
dovea poi
quali
alle
giovane e
alla
momento cominciavano
quale da quel
la
passare
le
con
invincibile.
LVI.
Giuseppe Pecchio.
dal
1802
Una massa
d'
1814
al
[par.
ii,
compagni
lumi, sempre
numerosi impieghi
ingegneri
d'
acque
e'^
generale.
civili e militari, la
un migliaio
e strade,
ricchezze e
le
d'
ex-regno
fondere
dell'
pi
geometri
di
equa distributrice dei beni, avevano acnumero V istruzione e 1' influenza del terzo stato,
delle successioni pi
cresciuto
sia del
il
medio
Ogni rimprovero
di prodigalit
Le due
e di lumi,
il
che
tacere in
si
libert costituzionale.
dirige contro
confronto
d'
1'
ammini-
un vantaggio
numero
una
il
terzo
sar
stato
potente
di
sicurato.
II
cambiamento
di tante
fortune,
le
metamorfosi
una inquietudine
della
sua classe.
quindi
che
di
tante
una voglia
in
Ciascuno voleva
nella
speranza
372
non procacciasse
a'
suoi
gradi
il
governo prodigava
degli
dotti e ai corpi
ai
scientifici.
La
sit e la
mania
per
le bettole,
la
mancava,
le
l'affluenza
il
dei
come quella
lettori,
de'
Il
d'
minci ad esercitare
spirito italiano, che
La
collezione
economisti
italiani.
mica diveniva
nostra
ed
opere
altre
opere
ognor crescente
Il
ma
altrettanta indila
nostra
un nuovo
quegli
stabili
stampa degli
econo-
scienza
stato, e necessario
che
stranieri
dietro
diedero vita
ci
in-
queste,
Muzzi in Milano,
una stamperia
reale,
1'
ardore
ed alimento a molte
governo
co-
che tennero
della
contro
nella
d" istruirsi,
italiani
morali, successe
giustificazione
gi
L' appai-ato
un pia-
proprio,
de' classici
amor
riguardo
in
torchi nazionali.
annunciava
uopo che
consumatori
nostro
fra
il
stampa.
Molte
ceti.
all'Italia
genza in
caff,
dell' ozio,
Senza
curio-
che
'1
si
distinsero
vinceva
tutte
le
civili
crimi-
nali,
vani
degli
la
de' gio-
amor
Lo
discussione.
v'
373
purgava
oratori,
dell'
commenti
fatte chiose e
esame
della
non
non fossero
cui
Se
go-
il
potuto
ed im-
parziale di tutte
clero,
Il
censure.
le
eccettuato
scandalo
lo
suo potere,
il
della corte di
apostati,
Roma
suoi nemici;
non
tempo
giovarono a togliere
al
mo-
colla
le
im-
s'
della rivoluzione,
lo
pochi
di
scritti
molti
gli
abusi
disordini
del
clero cattolico.
Le province componenti
gli antichi
il
governi perduto
il
regno
d" Italia
avevano sotto
1'
con essa
risentimento
lasciato estinguere
ferma:
gli
lo
verno.
La Lombardia
Papa da due
in
due
ergastoli
perdere
La
il
all'
che
superiori
creato
nel
Educata
rivale.
in
regno
dall'
terra
un funesto privilegio
agi' Italiani
essi
di
due reggimenti,
ambulanti.
province
soli la
di malviventi organizzati in
il
il
se
g" Italiani
prodigio di persuadere
La
coscrizione aveva
un' armata
in
di ottanta
n"
era
pochi anni
mila soldati.
divenuta
la
374
una
un
d"
cese,
nondimeno l'uniforme,
colori,
uomo
sol
bandiere
le
nazionali, le
un largo risarcimento
del 1814, se fra
d'
un segnalato coraggio
ammansa
padroni,
ma
Abdicarono
il
il
ed
nemica
la
de' loro
istitutori
riguardi che
sensibilit e
francesi
amor proprio
all'
l'
g'
figli.
irto sopracciglio,
1'
affabilit.
inglesi
Noi
e dagli
tributano
alla
de' fanciulli.
occa-
trovato chi
fosse
si
animi
tuono burbero,
Questo
un Kosciusko.
d'
gli
ella
fatti nell'aprile
prove
sioni date
s'
prometteva un gioi'no
sua indipendenza.
regno, la
al
da venti
giorno invocato
alle famiglie,
da
armata fran-
per
perseve-
le
che
vuoti
le fre-
era
feconda
pi
cognizioni
di
1'
un
amore
alla
Francia
Germania
alla
imprese militari
il
carattere nazionale.
pi lo sviluppo
guerriero?
Non
d'
governo
Ma
all'
sarebbe
ben
in Italia che
un carattere nazionale,
forse la
comunione
se
non
se
la
1"
amor
machiavellismo,
di vent'
di
le
gelosie,
che
si
rinfacciavano
il
1'
spirito
egoismo,
timido
fazione,
difetti tutti
lo
il
di
diffidenza,
applicato
vile
agi' Italiani
anni fa?
I giovani, creati
375
onorati, ricom-
un linguaggio
La
di cittadini
soppressione
governo
di
de'
intraprendenti.
monasteri
indusse
necessit
nella
parte francesi.
La
Francia. Tutta
Europa, gi da un
1'
donne francesi
questa preferenza
nell'
tempo pi amabile
riservato
dell'
dire
co-
della gio-
ozio
fatto
l'
Italia
aveva
che
cicisbeismo,
il
amore
l'
sesso
istruzione
aveva
che
bel
Il
sua vivacit,
la
colla
maggior
la
educatrici
straniere
scelta di
vent,
il
un mestiere. La razza
in
La
sollecita
spada,
la
quella
di
poco
delle lettere,
a'
suoi titoli
ultime
vicende
ricevuta
una
clta
educazione,
eransi
vano
di
usurpare
ai patrizi
1'
conobbero
la cortesia de'
fortuna
noi
il
modi
protagonista della
quel
poema
In vano
satira
era
del
e gli onori
scosse; e
si
rendendo pi invidiabili
invece che
ultimi
questi
si
doni
della
Parini;
si
sarebbe
la
detto
nobilt
oramai
il
confronto
della
nobilt
francese
britannica.
I ricchi
penso
de' tributi
ritrovare
un com-
376
pregiudizi,
care
loro lumi
di
commerciare o dedi-
all'
amministrazione pub-
non disdegnarono pi
e
loro
la
probit
blica.
appena
diritto di
stampare, che
si
che
transalpini,
viaggiatori
rivalicate le alpi ci
mandano
non avevano pi
g' Italiani
il
adulano in viso
ci
calci,
solo vegetabile
uomo.
LVII.
Ugo Foscolo.
Bouaparte
l'
Italia.
Regno
non
finita in
Dalle
Londra dopo
copie
il
italico,
fu scritta
ma
1822.
de' pi-otocoUi
Congresso
del
Parigi
di
dai
ragguHgli de' deputati milanesi presso gli alleati, vedo che lord
Castlereagh, predicandovi e pi-edicendovi meraviglie delle
narchie
a'
assolute
ove sono
legittime e
Ma
nendo
anche
a'
s"
voi, e pi
ingann peggiormente da
anche
suoi:
mortali di altro
mente
di
intelletto,
ma non
superava
superati da
s.
e paterna.
molti; e credo
Persisteva impo-
di
altr'
miserata
ad accorrere
mo-
imminenti
de' pericoli
anima
ei fini di
di
altro
morte com-
mente quel
misero,
Washington
di virt:
quanto
ma
persisteva
anch' egli in
uomini
gli
umano
iixjiprese
377
potere, e disprezzando
tutti ei
Non
rimonia
incoronare
di
imperadori,
gli
avea minacciati
e eh' egli
dicarsi
aveva abusato,
da
tasse
nuovo
avendo trovato
combattuto
d'
contro le
vinto
cerimonie del
ma non
elemosina
monarca
di
consun-
si
intim
lano,
l'
ridomandava morendo
abbelliva
di
prigione.
in
dall'
con un
decreto
1'
assedio
Oceano
all'
mai
partorirebbe
Inghilterra
la terra sta
tanti
potessero circondarlo.
quando, abbandonato da
Oceano, e non vi
si
precipit
all'
Inglesi potesse
di
diritti.
quel
Ma, quando
mai vedere
il
E abbandonandosi
in
suo
nelle
loro
di
al-
pur cir-
eserciti
che
tutti, rifuggi
cadavere,
ei
Mi-
condata
mari
ai
di fatto, e gli
titolo ch'ei
g'
preti
cattolico; se avesse
languire
di-
loro
il
cristiano,
papato vivere
il
quale
imperadore
restato
fosse
ei
s'
della
il
dottrine e le
le
lo avesse rifatto
riti,
lasciato
che
che avevano
come plebeo;
ed
traditi,
Pur,
consecrato.
re
fini
e adirandosi
di eserciti
d'
papa,
diritto regio di
il
diaprezzavano
lo
diritti
il
di
aveva
ch'egli
a tradirlo: e
ritto
sangue
di
avviliti, e
Roma
da
assunto
popolo, avessero
e tuttavia cacci
diventando
pontefici,
degli
parlava tuttavia
mani,
s'
fatto
de-
mer-
canti.
So quanto
luni
voi, molti
mi accuserete
di
in Italia
poca riverenza
378
aimo
Grandissimo era;
fra' mortali.
giudizio
anche
attoniti
per
che
storici
gli
mia sepoltura
la
porteranqo
di lui
quando
scriveranno
torno alle ragioni fra voi e me, bastimi che, prevedendo a che
termini ridurrebbe
cinove anni
et ed
d'
me-
l'
raviglia
ventisette.
ei
Mombello
aveva die-
io
io lo vidi
at-
Campoformio
le vostre citt: e in
n nuovo
le
mano
repubblica veneziana,
la
dono
sua
lo vidi postillare di
costituzionale per
statuto
d'
Austria.
che
g' Italiani
sono
meno
eh' esso
dizio
di
tutti
non merita;
capo
loro
delle
le
adulti,
non ho
rati e
mai
non
forse
giu-
Ritornatomi in Ve-
vie. I padri di
camminavano
muti
anche
e spergiurarsi
Dio che
da quattor-
liberi
del forte
Tuttavia
io giurai.
uno
adunarsi
per
e protestarono a
progenitori
di
pronunziato
da giurarsi
tutti
ammiro
lo
certo
di
filosofico.
parrocchie
loro
qua
mio
e questo
infami e spregevoli
allora in
d'
battaglioni
tutte
di
figliuoli
chiese
nelle
io
animo spassionato n
codardi,
ma
de' cento
da' vostri
d'
allora in
giuramenti giu-
servi
Ricordami come da
devano, ebbi nome
zatore
oltre
animo
riposato,
il
tali,
di
adoratore
giusto
delle
dopo
tanti
delle
cose patrie
straniere....
anni, anche
altre
genti
oggi
t'
anni che
Bonaparte
v'
o speranza,
entr
sino
disprez-
ad
dir: ch'io
al-
oggi,
Bens
dell'Italia ebbi
se
non
al
giorno
se
fra
che
que' venla
lasci
ogni
d'
redimerla;
di
nesse n pure
invasore.
ed
bisognava che
nome:
il
379
lui
lascer
diede
noi
ricordo,
forza
com'
ei
s'affrettava d'immedesimarla.
ma
Campidoglio:
Per
il
il
diadema
potendola
ei,
monarchia uni-
oppor-
non ne rima-
La sua
ro-
Francia.
io
sempre
sono
catene pi indissolubili
ne
Italia
l'
Bonaparte
forestiere.
le
avesse
sin
alleati
il
conquista,
diritto della
nezia, che
sangue italiano
uno
ma
voi, pi
che
altri,
uomini
vendeva Ve-
da" forestieri
gli
pur
de'
dotti,
ebbe
indipendenza. Vero
promettendovi
pi-incipio
fatto,
e vi
ser-
vit universale.
La
zione
via di parole di
onde
redenzione:
e,
portavasi
dalla
indivisibile
con
sua
corru-
la
cominci
tenda un
gazzettini
promettesse
de' Russi.
popolare
pi
Credo eh'
forse
che
libert
non
di armi,
si
per
scolastica,
essi; e
dotti:
da
teiTbili.
scaltrissimo
si
alla nazione fu
rest
e si
stupidi
per poca
educazione
per
patrimonio
e altre ragioni
storica, della
lin-
scritta e
di
voi,
uomini
fama
sempre
letteraria,
della sua
schiavi
di
suoi
temesse dell'opinione
gua comune
da
ingegno
agli
fino
spellasse
ei
pro-
torchio
beati
per
continuata
quand'era invincibile
arnese
pure
ei
380
e della antichit
bire;
in
pure
ci
sua
della
menti e
letteratura: e
medio evo
voi
compiacete
gli
monu-
rottami de'
ammaestrano a insuper-
lo
oltre
vero. Per
il
ammira
e di lettere, tanto pi
e tiene
presente
laste
il
al
Muiatori,
frati
Tuttavia Dante, e
papa Ganganelli,
a' di vostri, e
futuro
liberamente.
Giuseppe
stati
faccende
cerdozio
do' regni.
Leopoldo
d'
universit,
ogni
Bonaparte, accattandosi
annient
frati in fuori,
par-
il,
miei
giansenisti colleghi
teologi
gli
Paolo, e 'Venezia, e
fra'
di mostri,
la
tutti
che
da
Pur
com'
ei
non ve ne
voi
siete giovati; e
n pure della
voi
Parigi, e procedeva pi avvisato in Milano. Per, a fine di ritogliervi la libert della stampa, ide certe
astuzie
mercantili
venne pur
d' Italia.
che
fatto
vostri
concittadini
stampe delle
vostra,
citt
nel
credessero
1812 gli
come
la
imperiali
non pagandovi
di
Che
io
mi andava provando
letteratura
fra
il
fumo
il
Ufficio....
di
rimbombo
delle
armati che
le
mi fu
sorridere per
fra' dotti
artiglierie,
anche
il
s.
nati e
balia
Tanta era
Napoleone
di
d'
agguer-
educarli
di
impazienza
l'
381
guerrieri
italiani.
gli
battaglioni, e
Di
ci
un
di
che
temevano pi ch'altro
noia, e
primi
co'
guerrieri
regno
d" Italia,
alle
tanti;
citt
nomi
parere
di
loro maestri in
ritoi--
ne veniano altret-
cinque
sci-itto
rinnovavano
si
campagne,
alle
pensava a
ardevano
ascoltavano ammirando
e frattanto
io
d'
penna avevano
di patria, di libert e di
nando
Ma
militarmente.
s'esercitassero
come da nuova
giorni
in certi
avrebbe popolato
cittadini,
Ma
tadini guerrieri.
piaceva di fare
tutti
nazioni diverse,
regno
una generazione
d'
di
cit-
da che a voi
tro, e pretoriani,
il
carnefici
noi
di
tutti,
devoti
quel
solo. Frattanto
cesi: e si fiero
di
compagnie
navi,
mare a
aiutato dal
con cento
piccole
certe
in
altri
quella
in
pur, di valore.
rissa
Ma
illudono di speranze
hanno
liani
l'
ira,
ed
rischio,
che
il
ma,
per fantasia
se
vincere, e
il
si
di
subitanee e di
dall'avidit
rischio
li
di
a vincere
atti
impeto
due reggimenti
numero
di
forti
Francesi sono
persistere: guerreggiano
si
pi
che
navi vicine
fossero
il
impedire
potuto
comando di poche
non fossi stato
foco, io non avrei
che, se
so
dividerli e spegnere
ufficiali
che
Calais al
panici.
dir
che a
Gl'Ita-
non affrontano
amano pi
come
vendetta;
affronta,
pi
il
vittorie e d'onore, e
terrori
;
e,
morte
il
il
vendicarsi
combatte-
382
-,
di
Quanto pi contribuivano
sangue.
loro
vedevano sempre
alle vittorie e si
ravano
il
pi
ausiliari, tanto
g' Italiani
a redimersi pare
possa
ti'ovarsi se
non
impresa oggimai
fantasmi
fra'
dell'
adi-
si
ba-
al loro valore
ri-
II
non
che
immaginazione: pure,
necessarie
ridurrebbero
che
difficile
in
il
il
dividerli
soggiogarli riuniti.
uomini
voi, o
armati
tadini
che
tali,
dotti,
crescessero
Ma
ogni occasione
pericolo che
il
sorgeva
pretoriani
sieme e
1'
anima
concit-
non
vostro
contee, lo abborrivano
erano
anni
quasi
maggiordomi
silenziosissimi e senatori
tutti
che
Ma
ma
gli estremi.
proteggeva
si
le
patria.
Ma
si
marcorte
ed
ei
ne faceva
auditori
consiglieri,
lo
fidava,
a"
ascoltassero a
non
conni-
ogni
quali
voi,
universalit
antiche
taluni
tanto, e
fra voi
il
delle
istituzioni e
non
la
che
forza
promovere
di
tutte
principio
titoli di
dileguarono un
nuove quel
quante
in questo, e in tutto, la
Per ci a
le
codardi-,
si
che
consulenti
non
nuove; e
gli
.scudieri
principe esoso.
non
di
da repubbli-
ciamberlaui,
credeva
le
dal
mai
dileguata.
s"
vostri
li
avere
cato
nazione
farli
vostri concittadini
s'
ei
da
non v'ascol-
titoli
Adunque
nome di cittadino
mentre
allora,
pubbliche e
conveniva
gli
presidente
parlava
al
re-
delle
com'
non
passati
beneficii
Gli avreste
d' altro.
ei
e servi
e adulatori e
vostra patria
Roma
di
de' suoi
contento
rammentato
38S
di starsi
ma
che non
gli
la
e la rigenerazione d
nere umano.
La
sacri:
de' libri
religione
vostra
mander
il
scienze
terreno
fulminatore
di
lettere
di
tutti
di
si
ceva e scriveva:
so
come
gran
quando
ma
la
piimeg-
quei che
congratulavano
di
di
Istituto
rappresentava Giove
lo
giganti.
profezie
le
vostro
Il
suo ardentissimo
re e dell" astro
mio.
belle
arti
commentava
gli
Ciro
de' gazzettini
Allora
io
di-
dove ad uno
di
voi
luce.
a"
mecenati
suoi
fran-
memoria
di
molti e
le
mie
scritture lasciate
coni' io spesso
Milana
in
tempo sovra
^uoi
tori
e voi
avreste
dovuto
abita-
adorarlo
d'
ogni
Tanta era
le
1'
arte
1"
audacia
genio a immedesimare
la
perseve-
ricchezze, le
forse
le
di
tutti.
una dinastia
ed irreparabile, se non se
barbarie settentrionale.
se
384
da quell'uomo, avesse
l'Europa, a redimersi
mezza
la
ch
sarebbe
si
generazione successiva
d' allora in
1'
avrebbe ripopolata di
persuadano
com'
cittadini.
quali
mi
le
credeva a
io
legittimit e di
di
Santa Alleanza
divino e della
mutazioni
di
puntualmente
non credere
imitarono
lo
alcune
in
regio
diritto
sono fanciul-
Lo rovinarono perch
per-
dottissimi a servire, e la
schiavi
di
vittima di
fatto
il
dittatore.
sue
delle
arti
potr
parevano quelle
fila
ma
erano spesso
snervate
dalla
Parche
sue
le
di
Pla-
fortissime
doti
dal
suo
cuore
suoi
fibre de' pi
le
siano distinti
certamente
suo
le
magnanimi^
ingegno
dell'
Di che anime
comune
dalla
Mi
si
che
si
arrendano
stagioni ed
alle
un volume
di
lazioni vostre,
uomini
delle
all'
delle
e che
m'in-
supplichevoli adu-
Se non che
monarchi
annientamento dei
tempi pur
vi
lettere
essi,
Napoleone potente;
superioi-i.
varie
oppone-
esibivano di pi'ov-
avendo
io
n immaginato mai
d'
essere principe,
Non
duto
il
pericoli.
dignit
dell'
385
anima
alla
loro
come uomini,
che talvolta
io
doveva
compiangerli
si
loro posterit, io
presumendo
de' loro
padri o della
disprezzarli.
LVIII.
Vincenzo Gioberti.
Napoleone
Dal libro
i,
cap. 2,
e Tittorio Alfieri.
della filosofia
il
mondo:
il
uomini
forti,
pi ferrea n pi
Vittorio Alfieri.
cosi ferace
quella
Amendue sommi,
di
Napoleone
di
smisuratamente superiori
bench d'indole,
di vita
di
che
un tenacissimo
loro grandezza.
Certo
trare
si
i
guerra,
pu
dire
che
una
vastit di
dine
d'
imprese e di negozi
d'ingegno a concepire
il
un' attitudine
rara
straordinario, senza
sco-
disparatissimi,
nuovo
Io
non
sarebbei'o
state
condizioni
ci si
fosse
Se negli uomini
rari v'
si
38G
afterniasse clie
olii
lere
la loro eccellenza,
mondo
il
non andrebbe
fu vinto pi ancor
dall'
ingegno
dal vo-
Napoleone. La
di
mento docile
i
opportuno
a'
per im-
pur
si
non hanno
animi
gli
natura.
di pi forte
nomi pi
illustri
Ma
volse
come
uomini,
la felicit
tra-
gli
il
secondo
il
nella
fine,
modi
rotti e
da' suoi
successi,
a far cose
richieste
sguito,
volle
sovrattutto
s'
era condotto
cadde da
minor numero
in
con
governarsi
mesi
di
salirvi.
aveva
non
gloria
nome
dell' Alfieri
benedetto
sar
finch
compimento, e
poteva,
le
se la
e cre,
si
pu
1'
stabilirli
mente
volli.
cuore di
ruvide
Parole
in perpetuo.
parole:
il
Volli,
con-
il
darceli,
come
Nell'Alfieri,
dire, l'ingegno.
recato
quistatore ci rapi
con
vivranno Italiani,
ingegno,
e potente,
il
fu: por-
sempre
memorabili, degne
di
volli,
fortissima-
essere scolpite
nel
387
pronta del
concisione
un poeta
di
volont, te
il
principio
la
hanno
suo
direbbero
'1
verso
la
sem-
la scarsit dei
della
la terribilit
catastrofe;
in tutto
il
somma
di chiaroscuro; in
mancano
menomo
disegno e nelle
degno imitatore.
1'
uomo
il
avvezzo a tiranneggiar s
ei'a
strani
Fu
persone che
stesse
medesimo
giuramenti, uno
il
dei
suo
qual
il
comandava a bacchetta
cinquant' anni e
Ma
se queste esorbitanze
fino
all'
allori
greco a
!
il
estro poetico
ancor pi gloriosi
che
scrittore,
quelli
del
gli
coturno
italiano.
Gl'Italiani erano
cortigiane e
un popolo
schiavesche aveano
avvilito,
rotto
cui
in
ogni
il
le
sentimento
fremendo, immacolata
morte
lo
peggio.
della
morire in-
abitudini
nervo e spenti
388
Ma
il
onor
l'
straniere,
pendenza intellettuale
morale
vieta
presuppone
di
servire
l'
si-
indi-
barbari
ai
serva di Francia:
schiavit esterna
Austria,
d'
un
da
materiale
lato,
difficile
sarmonico
ma
il
collo
forse
e imbelle, di
costumi leziosi
e effemminati,
una
di
una
ipocrita
e traente
primo giogo,
star libert
condizioni
una
di
solo
scotesse
si
1'
il
acqui-
d' Italia
empia od
filosofia
E quando
empiet.
sarebbe fatto
si
si
all'
Alfieri nacque, lo
non
poco.
dir
una Gallia
Pareva che
cisalpina. Religione
modo
era forestiero:
di
di
l'
Italia era
Napoleone. Le armi
altrui
sotto
il
scrivere,
apertamente
la
di
ci,
e tonare
quando
colla
g"
l'Alfieri os
terribile
pen-
sua voce,
il
testa contro
il
l'
Francesi
ignavia
ebbe virt
questo
penetrativo dei
ri-
sventure, dove-
antiche
ligi e sudditi, ai
non
e delle
di
dei vinti.
poeti
salire
Ma
sommi qui
alle
fonti
conobbe che
erano
g' Italiani
389
dovevano
lezzo
et di Dante,
1'
la
repubblica
nostro
come
Ferrucci,
il
1'
moderna?
Ma
che
seggio
spirava
di
rispetti
pi vero e di
medio evo
il
d' Italia
d'ingegno non
e forza
libert
sarotti,
r Algarotti,
altri di
Bettinelli,
il
suo
delle
il
chiamato,
sia l'et
Firenze,
splendore,
civile
di
loro
del
conobbe
verso
ritirarsi
Roberti,
il
il
r-
Ce-
Galiani, e tanti
scritti
maestri di
compagni-,
liani,
non
ebbe
competitori
Che
g' Italiani
una
trivialit a dire-,
maestri.
un seggio unico
Quest' onore
fra
le
glorie
suo
nostre.
il
un volgare in-
trovare,
che
il
volgari.
Qual cosa
siete fratelli?
pi facile,
che
Italiani,
richiedevasi
medesimezza
Il
qual
il
dire
agli
uomini: voi
il
era
g' Italiani
un concetto vivo
e personalit civile
concetto
la
am-
profondo
altro che
di
quella
il
390
come
la personalit sussiste,
ne ha
tosto se
il
sperare,
coloro fra
posteri
ma
un tempio,
direi quasi
a Vittorio Alfieri.
LIX.
Santorre Santarosa.
fatti di
morie
di
Nicomede Biancui
Me-
nel voi.
HI
Santarosa,
Cousm
al principe della
nella
marzo
Ayanti la rivoluzione.
I)
Da Memorie
e Lettere.
[lettera a
una rapida
marcia e mi
e viva
veggo
davanti
sfilar
non nacqui
disperazione dico
Non
mai
sar
guidi fra
che
sino:
io
perigli soldati
il
stringa
prussiano, russo
miei
Nella mia
un brando
italiani?
italiano,
ausiliari
che
io
mio sangue
inglese,
per
1815].
disprezzati
antichi ne-
forse
disgra-
ziati a
Non
di
ba in
vi
simili pensieri
Emanuele
Vittorio
all'
ii,
potrebbe
creare
il
Piemonte
Tu
mila soldati
venticinque
essi
di
391
ci
ren-
insufficiente-
mai?
gi salito alla chiesa di
di
posta a mezzo
San
monte
il
Va un anno
ch'io la visitai:
minacciata
il
mio
bombardamento
di
dagli Inglesi.
comune
destino
della guerra;
r interesse
ma
Nel tempo
di stranieri.
Genova
assalivano Francesi in
bero forse, se
duto crollare
militare
della
Genova
donne
licenza,
Genova
trambi
I
i
i
accennava, Inglesi
Genovesi avreb-
loro
il
imperatore, ve-
atterrite, sofferti
Francesi volevano
occupare
per
ti
voci
le
perch
liana; e
italiana;
l'esservi esposti
di cui
i
1
dei popoli
ha
soffrire, e, vi
di pi,
avrebbe dovuto
panegirico sonante
il
d'
en-
Napoletani
pagano amaramente
il
ad un principe francese....
loro destini
e r aquila grifagna
li
fio
d'
avere affidati
Napoletani fuggono
fa impallidire.
mano amica.
insegne, ed
La
giunga
momento
il
di stenderci
una
all'
1'
artiglio.
operata o dai
prodi.
Noi abbiamo
sul
trono principi di
392
deo II
un
ai suoi successori?
di r
Ame-
lati, forse
avrebbero sforzata.
le
non
sai resistere
un robusto
italiano
ti
ti
stringa,
addolori,
ti
Lascia che
disperi.
ti
assicuri, e
il
insulti.
[Proemio a un
non
parole.
i
fatti,
Ma
pu giovare
un
letterato; sono
solo conosce
non sono
setta appartenendo,
Ardito
alzer
il
grido
della
il
grido
della
concordia, che fa
le
Mal supporrebbe
italiane
chi
felici.
mi credesse un soldato
di ventura, che
figli e
camp.
ci contrista
Il
con franchezza
di cuore,
onde non
si
Ho
si
incontrino
incontrino inutilmente.
presenti uomini
nemici non
le
d' Italia e
se
393
all'
esercito piemontese,
da
principe
M. Vittorio Emmanuele
S,
Carignano, rivestito
di
reggente, mi no-
dell' autorit di
mese
del 21 di questo
marzo a reg-
di
compagni d'armi
un
la voce di
deggio far
io
un suddito
queste
in
ai
miei
re
e di
sentii'e
aflfezionato
al
leale piemontese.
principe reggente,
11
abbandon
rente,
nazionale n
nella
la capitale,
il
cui liberale
animo
le
intenzioni
la cui divozione
con
la
Giunta
suoi ministri.
marzo cor-
del 21 al 22
notte
senza informarne
di tutti
dell'
ligi
di
un prin-
buoni. Alcuni
pochi
Austria ingannarono
prin-
cipe, cui
suoi
figli.
Soldati piemontesi, Guardie nazionali, volete la guerra civile? volete l'invasione dei forestieri,
le
vostri
campi devastati,
le
Comandanti
non
petti
fra-
di
v'
scampo
non questo
solo.
Annodatevi
soldati
tutti
qui
intorno
sponde
394
Po:
terra
la
lombarda
aspetta,
vi
terra
la
zione!
di portarne
1'
n di guidar soldati
piemontesi
onorato nome.
suo capo
il
possente aiuto.
Soldati
Guardie nazionali,
vogliono risoluzioni
La
La Giunta
circostanze
le
straordinarie.
nazionale,
com-
fanno
ministri
Fate
Pensateci.
onore.
l'
straordinarie
vostra esitazione
il
il
loro.
un giorno
il
servato
Dato
il
di
avergli con-
trono.
in
Torino
il
ventitr
marzo,
di
1"
milleottocento ventuno.
Santorre
conte
11
di
Santa Rosa
Chiamata
dei continoenti.
Ai primi suoi
al
pericoli,
governo, voi
adunati
nei depositi.
e vi
difficolt
lo
avete
fatto
quando
al
la
siete
delle
congiunture
governo di costringere
quando
v'
era
chi,
g'
non
indugia-
Giovani militari,
io
veracemente vi chiamo
la
parte
eletta
sua forza,
Le
voi
vi
raccogliete
sarete
di ribelli,
ribelli
sarebbero
dove
si
pre-
sono
stre insegne
I'
Le no-
ne andiamo
altieri,
Esse portano,
reali.
r aquila generosa
395
di Savoia.
quell' aquila si
mostr in Lombardia
raccomandata
al vostro
dell' Italia
valore,
comiia-
vi
gloria e
Le
doppia sventura
suo popolo,
e dell'
dell'
assenza del
ed
ora
si
provvidenza
la
il
abdicazione di un
suo successore,
trova
un linguaggio
clie
ci
fra
re caro
quale era
il
nemici
nostri
rammenteremo,
e in ogni
il
dalla quale le
nostre
letizia
con
fiducia
quelle
mancher
di voi
ad ammaestrarvi;
secondo
loro
daranno esempio
nelle prime
file
li
non secondo
meriti
il
fermezza.
di disciplina e di
favore.
Essi
Voi
mirerete
Questo giorno
riconoscere
figli
li
Genova
scritto sulla
se noi
d' Italia,
genovesi? Nel
voi,
vicino.
vi
ferocia
vi
farete
dest
primi
il
i
nome
di
nostri ne-
Dato
in Torino,
il
27
di
marzo,
1'
ottocento ventuno.
Il
conte
Santorre
di
Santa
Rosa.
09G
De
Conchiusione:
tomessa.
ma
all'
gli
erano
non hanno
infortunii
di
del
da poi
impegnate
politiche
ma
le
corti
di
negare ai loro
di
istituzioni.
ultimi
discretamente,
1820?
luglio
che
di tutta
si
Italia
capo della
altro
all'
assoggettamento
l'Italia
imperatore austriaco,
Torino
badisi,
1'
in
uno
dall'
ne fu
eflPetto
d'altronde,
Gi schiava
Napoli
1'
fatta
secoli,
di stranieri-, la
revolution pimontaise.
la
catene.
non
le
Oh
Ita-
scuotiamo in-
1'
ul-
tima sua speranza. Voi, uscendo del collegio o della casa paterna, pieni di
ardore
di
vita,
non
vi vedete
attorno
che
non avete innanzi che un avvegloria: non beni di fortuna il cui godimento
facolt, e credono
tue
le
disdegnoso.
Ne
dubiti? passa
da
diritto di aspettare
La
La
liberazione
spinta
gi
disegni
grazia di
lei
nemici
te gli
della
amici di
libert,
dovunque tu
che abbiano
lei.
Si
possono
Austria,
stendere
italiani
giacch
su te uno sguardo
Alpi, e intenderai,
docili principi
dell'
anzi
d' Italia
data.
zione a piacere, e
gara
te
le
di proscri-
vogliono
regnare
per
leggi.
L' Austria
gli
frutto
delle
a raccogliere
liste
possono servire
il
ma
camento:
s'ingannano,
tutti
la
397
degl'Italiani
passione
La potenza austriaca non pu che ritardare il momento dello scoppio, che sar per ci pi terribile. Grandi
ella costa.
esempi
ci
diedero
nostri antichi, e
loro figli e
il
danaro per
loro
non saranno
in vano: alla
Austria domander
1'
suoi
agi' Italiani
g' Italiani
interessi,
potere assoluto,
l'
Italia
e'
la nazionale esistenza e
g'
la libert
aristocrazia
1'
di tornare a dietro
inviolabili;
o di avanzare a
miserabilmente
'17
della
felicit
pareva disposto
tutto
governi
rappresentativi
era di prosperit
un grado degno
in
il
dei
nome suo
napoleonico ed ora
pareva
vittorie pi strepitose.
di
siano
questa
di
pubblica libert,
s'
capo
Alessandro, congiunto
sociale,
si
Nel 1816
instaurazione
paesi.
uomini
Europa.
pacifica
alla
tutti
dell'
Per qual
fatalit tutto
luta, e
pareva procedere
d'
un passo sicuro
d'
mutato?
la
monarchia asso-
mezzo a un po-
avergli
restituito
altri
perversi
disegni.
una
desiderii
a ritardare
il
il
cessar
ad
le
re
in
Difatti
Il
l'
1'
adempimento
de' loro
obblighi.
Il
gabinetto au-
398
1'
occasione
il
cammino
dello
l'
d'
spirito
sua bocca:
narie
i
mondo
Il
Ma un
ha detto
ricordano
ma
ministri prevaricatori,
civili
ma
ma
miglioramento
che
delira,
domanda
costituzioni imagi-
le
imposte e giudichi
la propriet
al
vogliasi, invenzioni
se
umano. Sa-
ungheresi in quelle
ai deputati
spe-
le
ogni progresso
ministri austriaci di
disgraziatamente,
ingannare
d'
inviolabile,
del
arbitrarli
perniciose
alla
ma
felicit
affari
gli
saranno,
principe,
uomini,
degli
Questa
dunque
la teoria politica
Sua Maest
di
l'
impe-
da poi che
si
fu accorto che
non poteva
far
gustare
Per devoto
essere
all'
impei-atore
il
primo riuscito a
dietro
trarsi
l'altro?
Ah!
se coloro che
ad
effetto
un rivolgimento
sociale.
nassero la societ per ricercarvi quello che v' non quello che vogliono trovarvi,
deriva forza e
dliatituzioni
politiche:
illuminati vi
si
rivolge
si
e
,
si
affezionano e
a questioni
serie,
mette in
mano
la
dalla
poich
le
le
pi
difendono,
fantasie
leva
1'
mancanza
uomini
gli
attenzione di tutti
esaltate
possibile:
si
calmano
le leve
gliele
non pi
segreti pericoli: e
tranquillo e solenne.
lunque tranquillit
Ma
governati
apparente, e
sopratutto
riprender
societ
la
ne' paesi
399
pericoli,
il
dalla
cammino
forza
~qlta--
il
'
una societ
j
da
governata
fanno
ferro
di
scettri
produrrebbero
leggi
o
di
piombo
s'
ottimi
frutti,
inaspriscono,
ma
Napoli
di
le
sotto
gli
guastano,
si
si
terribili.
dovea
dirle
impotenza
di
questo
perch
gli
Italia
l'
ne
io
compatrioti
una rivoluzione
uo-
Piemonte, e cre-
di
libro
miei
gli
gi vittoria piena.
schiacciata
in
temo che
io
Sono
tutta.
ho detto
non ab"21
dimo-
italiana.
Ili) Nell'esilio.
Da Memorie
Lettere.
luglio [1821].
Infelice
scritta
il
patria!
Questa parola mi
ad ogni momento.
E come non
viene
lo
Anzi
la
non
fine, e il
ardiste contrastare al
la
notte
libert,
;
tributi
la
la
disprezzo d'Europa.
nemico
mi viene
se questo
sonno?
il
sentimento doloroso.
il
detta,
sarebbe,
le
qual
speranza e
impoverivoi che
il
di
scem
la leggiadria
il
pas-
400
nore; ed
come
giunti,
vero suo
la
ma
suo
di ricalcare
quel po-
Fiore
dolore?
dove
la terra
il
calunnia ha
campo
il
aperto, dove
il
forestieri
differenza
mal simulata,
giorni
la
/dei campi;
\
il
le pietose
O
'
paventi
tu
andare in Francia.
persone qnando
le
sei tu crudele!
cuore!
tiranno e
in
il
forma.
-"crdoti
li
Ma
nome vuoto
dono, ci sar
ranno
la
non
osava predicare
tempo; pianga,
tiranno.
come
la bellis-
della sua
non
tiranni
lo
vestono
non portano
hanno venduto
d sorella,
passati
dal
il
esecrati
^leggiadra
nomi
li
protegge quando
la verit ai potenti
sa-
mondo. Amore
del
di-
ma
superbo e stolto ad un
deir anno
Ecco
].
finito
r anno 1821.
Lo incominciai
coli'
animo
lo
nome per
tamente
ma
avei'e
1'
asilo,
fortemente
col-
a mentire
disposto
mu-
ad intraprendere qualunque
agitato,
finisco
la
moglie e
pospone
ardente desiderio
suo
al
Ma
mio cuore.
del
di
anno
dolore e
di
seno a quella
finito in
dovere
saci'o
mi pu esser cagione
dulit
lio
un vivo
nuvoli ricoprono
densi
infelice,
ti
401
Ma
la
molto affanno.
va
Di
tutto ci che
mi
fa
il
esisto, nulla vi
patria-,
la quale
all' utilit
che
potrei ritrarre
dalle
conoscere
di
pamento
L'
di
che assicura
all'
America inglese
superiore
alla
madre
ghilterra
e'
pi vita,
blaterare contro
1'
e'
di persone.
vera non di
sive,
si
le
fa ricco,
un elemento neces-
n pu mai
propriet, sorgere
dirsi trista
le
case,
na-
parole,
non iscambio
1'
si
di
aristocrazie
oppres-
berta
sotto-
giardini, le vie
ma
il
faccia da
si
e ricchissima,
la
nell'In-
ma
Stolta cosa
per
patria
messa
uno svilup-
di libert e
governo
che parlando
di It
402
IV) Ritratto
e vita d S. Saiitarosa.
La monarchia
corona,
V erede
nobilt
fiore della
in
esilio,
Giflenga,
il
come
di
San Marzano,
nascita la for-
facevau degno di
Piemonte a Parigi
r ingegno superiore
cui
maturato
ori-ante per
suoi destini,
il
che
fu
insieme
stato
un movimento
liberale;
ministro
dato
pi
tali
sono
un com-
frutti d'
una
imprudente. L'Eu-
ed
1821
nel
ma
amari
gli
Piemonte
in
hauno
quelli che
ci
sia
l'istinto del
momento;
il
sia
diretto
nobilissima
ropa
spez-
mi
avrebbero
impresa
esperienza
casa di Savoia
tutti,
ufficiali
ridotti a
Londra,
o a
forse;
la vita,
di Lisio e di Colleguo,
il
or-
d' Italia,
caduto in disgrazia
amico, cui la
carattere e la dottrina
il
alla
quasi prigione,
primo generale
il
tuna
rinunzia
re rispettato che
compromesso
trono
del
Un
Il
nome
di
il
da valoroso nel
1825
grandezza,
difendendo
l'
isola
s'
era fatto
di
uccidere
Sfactera
contro
Sta
la
forza per
lui,
mi parve
zione,
domina
mi
De
fascicolo intitolato
me
dell' Alfieri,
sta il vero,
riconosciuto
quella
di
rivolu-
di trovare
figura
in
colpi.
inglese
per
Revolution pimon-
la
taise^
403
stituzionale,
il
suo
un governo co-
che
paese
1'
non
il
fa-
costituzione
accettazione della
occup pi
s'
stessi
gli
momento
nemici am-
dal senso di
Da
...
mode-
ultimo, quando
ministro di Russia alla corte di Torino, per ottenere una pacificazione generale
capi
all'
miglioramento
amnistia per s
per gli
il
me-
menti
una magnanima
di tutti, e
tra
il
tant"
assenza
d'
ogni spirito d
dolore
pungentissimo
dell' esilio
non
La
nello stesso
all'
formano
a'
si
rivela in
tutte
ultimo
sacrificio, e
di dignit,
le
senza dire
pagine di
questo
404
rivoluzioni
di
Napoli e
di
Piemonte.
Santa
quando
liosa,
lo
io
un
ma un
animava,
occhiali.
ma
bello,
suo
il
quando
volto,
Aveva una
Nessuna eleganza
N grande n
fsica.
piccolo,
un
straordinaria
n magro, per
grasso
leone.
si
cosi
di
di
acciaio,
e l'ho
guerra.
Amava
con passione
de' granatieri, e
fisico e nel
ma
nessuno pi
morale
le
visto
Animato
aspetto davano
d'
aria
le
membra
il
e nel
gesto
l'
di lui
1'
della
travagli
Non ho
il
per
quest'
di
dilatare
uomo
suo
il
robuste e la in-
di
il
respiro per
La bont
pensare
forza
non disturbare
della debolezza
si
la fragile creatura
non
raj)isc.e,
ha un incanto quasi
di
ambizione era
il
e insolenza.
grado; non
si
essere amato:
sarii.
ma
un amore
In materia
di
mala
ci
vien fatto di
tenerezza, della
servile
n democratico,
di ricchezza
la gloria.
perch
diviiio.
senza invidia
Amava
sentiva anche
il
bisogno di amare
o un'amicizia tenera
religione
era
gli
e di
eran neces-
tenuto in
Italia
di riverenza
per
uomo
il
di
cristia-
teologi
studiato
mi narrava
po' teologo:
contro
avea
che
nesiino,
protestanti
non
io
Cupido
quella
ho
difesa
che
visto
apprendere
di
d'
che
si
clamazioni pretese
meno
vedendo
liberali-, e
l'
ma
letterato e di filosofo,
ritto di
mente come
gravi
opinioni
le
religiosa venir
bisogno
il
di guerriero e politico
abborriva
arrischiate,
libe-
di
una
..
cuore,
di
tutto ci
Per quanto
fede
la
su-
tutto
libi'i
filosofia
cose
pratica.
rale,
parte
miei
la
suo
al
savoiardo.
vicario
altra
fondo
in
fede del
la
sapere,
e di
Ma
cattolicismo.
del
Manzoni,
un
esseve
argomentare
soleva
Isvizzera
del
fino
atteiitainente,
in
clie
405
Spesso
nelle
personali,
arbitrarie,
ripugnanza.
giusto e di-
paradossi
gli
trovava a ridire
senso
comune
mi riconduceva su
n originalit di pensiero,
ma
ha pagine veramente
Nato
il
il
ma
nobile
monte contro
la rivoluzione
Mondovi
lonnello;
e,
Senza n larghezza
di
belle; ed era
maestra del
la strada
francese,
campo.
Il
le
Piemonte
del
da poco,
dal padre,
Santorre
tra
nove e
poco dopo,
le
vittorie di
Napoleone
e l'assoggetta-
giovane
ivi,
parte a
Torino, egli fece ottimi studi classici con parecchi compagni, assai
conosciuti di poi nella letteratura, sotto
di Caluso. Il
nome
provincia ed
egli
della
il
stesso lo
portava
cosi
bene,
che
venti-
406
quale
ufficio
Ma non
giovinezza ed
era officio per
ac-
uomo
non dovizioso: persuaso, quantunque repugnante, ad entrare nelr amministrazione francese che governava allora il Piemonte,
fu
mandato
lut
provincia di Genova,
e vi si
con passione
credendo che
susciterebbe
1'
il
lasci
ne' cento
servizio
il
giorni
per
civile
le cose,
le
ricca, e
Allora, credo,
ne ebbe parecchi
alla corte, pi
si
figli.
rivoluzione napoletana
d'Italia. Io
sue cognizioni
le
debbo
1'
serbai-e
l'amicizia di Santa
al
un
tempo della
dominio
il
Rosa mi confid; ma
devo dire
io posso, io
amico
le cui
quanto
egli
opinioni
le sue,
per
manifesto non
stere
da solo
senza
fare a
1'
essere
di
la loro patria e s
a ricorrere a
il
mene
per
il
quale
non
potea
si
Lamentava
possidenti piemontesi
occulte.
me
lo
resi-
di
il
d'
Alla sua
dicesse,
lealt
io
cavalleresco,
tale
aver
dover loro
mente
civile,
nobili e
fu loro
essere
un moto
avvertire altamente
trioti
il
societ
le
quando
ultimo, proprio
necessit ed incolpava
perduto
all'
air Austria,
appoggio
meno
un
meno avanzate
lo
d'
erano
politiche
pa-
repugnava
scorgevo chiara-
ma come
stato a poco a
non
impunemente
legale d'esprimere
Le societ segrete
sono
la pste d'Italia-,
alcun modo
v'
pubblico e
proprie opinioni?
le
era fermato
s'
407
nel pensiero
mi
non par-
di
da ogni
azione e con-
potessero ope-
per
rare sull'opinione
mava una
Da
rigenerazione d'Italia:
la
che chia-
il
cospirazione letteraria.
lettere
a V. Cousin.
Riandando
le vite
panella e di alcuni
te.
Oh
avventurose
altri di
di
pensato
quel tempo, ho
sovente a
sibile, e
triste superiorit.
xix
Vi sono pensieri,
mi com-
la vita, e tu
me
stesso,
po-
molto desiderato
M'
tirla.
felice
pavento
la felicit, e
venuto a traverso
avvenire; ho
figli,
infelice.
il
la cui
Del
io
se
io
destino.
amo
Ed ho
un
tuttavia
soccombo
a'
manca. Scrivendo,
libri,
io
istinto, se
metter
una
la
mia
amaro
dimostrazione positiva
patria.
l'
madre
resto,
mia
Ho
litica,
del
ai
nuovi costumi
io
all' et,
408
Che avrai
maestro
di
fici
d'
una settimana
Londra portava
sacri-
dell' altro,
giornali, ho creduto
ben
in
Non
pi articoli
triste
mi sento
forza di fare
la
modo
ci,
straordinario:
la
uscire
Grecia in compagnia di
la
dal
che
chiaro
ogni
rassegnato
difficolt,
ancora un
utile, e
sono
qualunque di-
il
inglese, o
dovevo
avevo
offerto
di ritenermi.
Amico
e
non
ma
non so
-,
e in tutti
ritirare la
casi
potevo
Non
vi
lenne.
La
e valoroso, e
non
si
loro destini: or
secoli di schiavit
confuso
Il
le
bel
il
et Italia e Grecia
non potendo
io far nulla
un dovere consacrare
ca-
e poi, io lo consi-
hanno
per la pa-
alla Grecia
qualche
409
assai
non
me
Porto con
i
fatto
cui la vita
si
allora perch
un
degno
morale senza
il
Dammi
V) In Grecia.
Dal Diario di G. Collegno.
Santa Rosa ed
Il
del 1824 e
l'
il
lasciammo Londra
il
vedeva
si
a quanto
fu,
ridotto.
Fare
1"
il
novembre
di
5.
Il
da Notthingham,
cui
io
Inghilterra
il
il
quella
pare,
maestro
forzata nullit a
quando
lingua,
di
si
ha
comprendere
sapersi
se
non da
chi
ha provato. Intorno a
1'
ha un' anima^
forte,
Londra aveva
litare in
Grecia e domandato
gli fu risposto,
che
Quando
il
il
comando
governo greco
di
si
nanze
ecc.
liano e
Il
Londra, due
il
soli si
terzo,
le
piti
fi-
in ita-
lusinghevoli, e
di ci fosse,
corpo
tocc
aperte
di lettere
nostro viaggio:
si
riordinamento delle
del
allora a
si
ai
il
In
e al
era paruto
Santa Rosa,
10 di
ci
al nostro
dicembre, venne
capo a quindici
410
egli
giorni
present
si
nuovo
bel
di
Ai 2
gennaio
di
avrebbe
aspettati gli
Egina
Atene
tempio
il
il 6.
1825
del
il
ebbe in
u'
nome
il
governo, che ne
il
Epidauro,
Giove
di
amico Vidua,
eh' era
il
stato
Teseo
di
Atene
in
Ai 14
proprio.
giunse
monumenti
del suo
isola
l'
di codesta citt, e
trovato
impiegarlo,
Napoli di
d'
generale
segretario
un vedremo.
risposta
in
modo
qualche
in
al
sulle
gen-
di
tona e
capo Sunio,
il
Minerva Sunniade
sopra una
scrisse
quello
della
assai, e lo
nome e
monumento
suo
il
ami-
l'
infiacchirono
dimora in Atene
di porsi a
Romania, dove
due
de' suoi
lor trina
avrebbe
la mal' aria
In questo
chi,
d'
contribu a procacciarne la
difesa.
acclamarono l'entusiasmo e
d'Odisseo,
si
cess del
1'
Le
Santa Rosa
d'
Atene ne
d'averlo
pax-i
il
effemeridi
in conto
sicch egli
si
Di que'
Patrasso,
vigio
giorni,
il
di
Romania.
facendosi
gli
apprestamenti
dell'assedio di
prime proferte
di ser-
civile, e
si
Ma
furon
per giunta
creare degli
dire,
che
il
suo
imbarazzi al go-
verno greco a petto della Santa Alleanza, e che, se voleva indugiarsi in Grecia, gli conveniva assumere altro nome. Alloa'a
amici suoi
al di l, tutti
gli
411
gli obblighi
che poteva
adempiuti, e
lui
aver contratto
coi
de-
che
stesso, e
darno!
una nazione
quale
la
palesemente
Il
servigi egli
TripoHtza raggiunse
destinato
rino,
all' assedio di
seguit
Maurocordato
il
quartier generale,
Patrasso
presidente
il
si
Di col
Navarino; e
gliuoli, e
magine
il
di
scrisse a
il
parte
Santa Rosa,
alla
Ibrahim-pasci,
ed
un augurio
sinistro,
La debolezza
del presidio di
meditare, ad
il
in
ritratti
fazione
entr
a leggere,
Nava-
principe
il
-,
quest' accidente
in
l'esercito
d
stezza profonda
vedei'e
d'
21.
il
con
si
Navarino
quando
e,
Derossi.
di
mosse in soccorso
Leonderi.
nome
il
fu in-
ridei-ai,
miei
una
tenersi
il
ma
tri-
dal
domani
dopo ci
figli.
di
aspettar
lo
l'
degli
esito
Shakspeare,
il
avvenimenti.
Davanzati
Da
lettere di G.
Collegno a V. Cousin.
levare
1'
quella turca di
praticabile, e
vano davanti
il
giorni
il
nemico accampato a
le
due
flotte
combatte-
412
La
verso settentrione,
si
come
aveva ricacciati
vento
il
temeva che
Turchi
cuopre
il
porto, gi occupata da
cento uomini
giorno 8
Uno
di
mi
[Alle nove
impraticabile
mezzo Edoardo
la difesa, incontrato
dere
Grasset, ai
Santa Rosa,
Turchi pi da vicino
mene
momento
nel
dell' isola e
tagliando
g-
le
s'
mucchio
di rovine fu
turca,
testo
si
ancorata
flotta
dell' assalto;
a settentrione
me
Venite con
si
mezzogiorno
s'
a ordinarne
del prin-
servigi
Sfacteria
disse
gli
e quegli rispose
l'isola fu assaltata; a
si
difesa
alla
trovo.
punto
sul
II
Collegno:
scriveva al
egli
alle batterie
Vi furono inviati
quali
alle
del quale io
con
rinforzo,
Greci
tentassero impadro-
preso
dai
Turchi
toccasse
ai
giorno dieci:
il
Greci
che vi
si
trovavano.
Navarino gi mancava
due bicchieri a testa; e
rite:
acqua; da tempo
di
distribuivano
si
le
Il
Collegno
domand
con loro
usci
il
16 maggio per tentar di scoprire che fosse stato del suo amico,
per
quanto
lo
isola;
sotto le
non
v'
prevedesse
trovatolo
mura
di
pur
che
quegli
nella
Modone,
troppo.
avea
tenda del
u'
comandato
l'
assalto
luogotenente
d'
del-
Ibrahim
de' prigionieri
a bordo
il
in arabo
di
un bastimento
luogotenente colonnello,
austriaco.
o gli
Rosa che
spieg
il
Col-
Turchi, ai quali
nome
il
uomo che
compassione
agli
avamposti
gli disse
che
un soldato
morti V
uomo
di cui egli
si
1'
fecero
suo
del
tristi,
Il
gli
cercavano.
di
si
mattina do^^o
clie la
413
il
Collegno
reggimento
avea dato
contras-
segni.
Del come
il
ii,
il
1825.
Un
scrivea di
scritta:
versi
certo. Luigi
dove anche
de' liberali
francesi
monumento
sepolcrale
mano
cred
accorsi al-
di
tre
pietre,
Giovila
Scalvini^
1821,
nobile ingegno,
non indegni.
E come
il
Suir orizzonte,
tal nell'
appar pi grande
ore estreme
ei si ricinse.
Navi,
Il
si
le 9 mai
Ma
Ciam-
il
il
con questa
seppe
grotta,
una
d'
d'
eh' ei cadesse,
si
autore
il
Guasto
ferro
il
Ne riconobbe
il
I'
avea, che
mal
la spoglia
Quando
sul
campo
Poi che
le
membra
La grand' alma fu
Dianzi mal noto.
conta, e fulse
il
nome
414
LX.
Atto Vannucci.
voi.
Milano, 1887.
de
I,
I.
Da prima
domiciliato a Correggio.
ingegnere;
studi le matematiche e fu
ecclesiastico, e fu professore
di
cammino
della vita,
cooperare a tutto
di
Non
modi. Tutti
quando
pi
cittadini lo
era
senti
come
che potesse
ci
giunto
infelice
sia
la
sorto
imperversava
un
lo
sbirro Besini,
ispettoi-e di polizia,
natore Coccapani,
il
lo
giorni
dai
fino
da prima
in cui
tennero in casa di
sdegnosamente ogni
il
ufficio
d insi-
insidia, e quindi
le
minacce ora
le
Un
di gli diceva:
dette in suffragio
litto
che in
altri
delle
due messe
momenti
vi
costerebbe la
415
vi piet
che conosceva
II prete,
Ma
g'
inganni
si
perch
lo
reputava
si
abbass
1'
Il
sco-
chie-
morte
dell'
patria,
di
briga di fargli
la
IV
il
Con
spese.
le
volle avvertire
giorno
grazia
Andreoli, fece
ligiosissimo Francesco
si
in-
uomo
all'
prissero cospiratori.
lui,
capitano Giovanni
il
dabbene, e
non rimase
sbirreschi,
ad un' altra
Non
nega non
ci
il
re-
Il
ma
vita;
le
duca perch
il
neva
ci
di
diritto,
ma non
tirannide-,
concedesse la
gli
quantunque non
non
Il
si
si rifiut
cerimonia della
punto
all'
il
permesso da Roma.
Ai primi ottobre
separata
conte
dalle
Ippolito
altre,
che
si
appella la Carandina
La mattina
del
15
ottobre
un grande scalpitare
il
il
di
prigionieri
Dopo, quando
sentirono
vi
Ru-
prigione
perch un
si
strozz
prigionieri della
eavalli e rumoreg-
austriaca
fu sconsacrato.
orrida
fortezza sentirono
armi
in
accorse
di preti, e
il
proprio
il
alle
con essi
povero Andreoli
'
41G
profondo e diceva:
gione
Mi hanno sconsacrato:
detto che
I prigionieri
voce all'infelice
e di
guardia e
striaci di
sforzarono
si
far
di
vescovo mi ha
il
una brutta
solo in
ma
pri-
giungere la loro
gli
minacce
fiere
li
aufa-
cevan tacere.
La sentenza
quella
vesse
eseguirsi
mosso
dall'
le
morte fu
la
impeto
insieme
di
chiese
lettura
letta
all'
condanna;
stessa
Andreoli
a'
di 16.
Dopo
se vi
quando
do-
cancelliere,
il
assicur
1'
es-
per ri-
capelli
li
Vennero ad
ei
mostr
da Modena;
il
che
la
sulle
prime
animo commosso
pubblico
ma
difficolt di confessarsi
sua
quell'
uomo evange-
ma
mand
compagni
sciagura
le
a'
suoi
il
La conegli
dod
suo bicchiere di
il
latta.
Dopo rimase
tranquillo,
aspet-
gran
si
abbandon
al
si
rac-
a s
uomini piangevano
sul
delitto che
il
dispotismo
si
accin-
la
natura
lamenti.
di
pioggia e di grandine;
Il cielo si
ruppe a tempesta
si
unisse ai loro
il
l'Artoni,
ispettore
e,
alla porta.
faccia
intorno
Io
non pu
qualche affezione
al luogo del
serrato
parroco
cinto,
scuota
di
Rubiera
guard
senza
letargo
pure fosti
si
fece
1'
risposta,
non
ha una
da due confortatori
satelliti
(il
ri-
un sergente correva
Cosi
tremendo
il
volta
Chi
che' l'infelice
al mezzogioi*no.
Non importa
;
tutto
sospendesse
si
un processo
tu
un cappuccino), da dodici
cui
in
esclamazione
addio!
d'
dal
questa
disse:
capire
forse
manette,
dalle
di
stato prigioniero
zante
lo
prigione,
alla
speciale
movendo
Un' ora
17.
incaricato
Reg-
su
coi-re
in piedi
polizia
1'
nessuno
mezzogiorno dei
r Andreoli
aiutato
al
di
pietosa
il
il
prima,
una bufera
facevano
vento
infernale. Pure, a
417
una
la creatura sofi^ra
d'
un giudizio
statario,
e crudele sia
salva. Cosi vien detto all' Andreoli se vuol risalire al suo carcere: risponde di no, prega di essere lasciato
1'
agonia.
muta
d'
si
aspetto,
nuto finalmente
e
il
recita
lanca e r Andreoli
tavolato
si
sbalzi
il
momento tremendo,
abbandona
gi
sul
patibolo.
cosi risoluto
miserer
la
il
quando, ve-
gran porta
Egli
si
che la falce
feroce
pure non
si
spa-
prostra, e sul
lo
prende
27
fin
418
una traccia;
non rimase
cui
di
il
terra,
sepolcro ed un
Il
un
uomo,
sant'
vedere
persuase d pi che
si
Dio
e che
della natura.
Andreoli fosse
1'
aspettare
consenso papale
pergamo gridando
al
miracolo;
il
del
arring
cielo, sali
moltitudine
la
iv senza
puro
dal parroco
il
sul
il
e lo
di Rubiera,
il
spontaneamente tornato
cielo sereno,
un
rito.
le
tenebre della
Nel 1848, quando Modena rimase libera dalla duchesca tiricordato con venerail nome dell' antica vittima fu
rannide,
modenese andava
la giovent
alto a
Andreoli
il
E quando
indipendenza fece
di
Giuseppe
inchin la bandiera
d'
non dimentica
il
II.
Istruito
dal
il
processo, pronunziata
confermata la sentenza
portava nelle
solite
forme ad intimare
la
il
tribunale
sentenza
fiscale
si
al
nelle
braccia
e di
Fu condotto
due venerandi
il
parroco Chierici
del
abbandonarono pi.
lo
piccolo
419
oratorio destinato
ltime
le
pianto, consolato
ore
della
dall' assistenza
di
fratelli.
in armi
occupando
ma
il
del
Le truppe cominciarono
mano di fanti e di cavalli
a prendere
tre
che
strade
confluivano in quel
file.
Frat-
grazia, che
della
ad implorarla;
ma
il
tempo passava,
la grazia
Francesco
IV,
raddoppiare
ed accennavano
Erano
le 11 e
e stridente
l'
appressarsi
1'
ora
della
il
funebre rintocco
dell'
lo squillo
agonia, e
squallido
Reggio.
gruppo
era
ivi
il
che
piazzale
regnava
il
ronde,
il
esecuzione.
fatale
cominci
soprastava
delle
mestizia e lo spavento,
accrescevano la
le scolte
non comparve,
V ora
di
paese, e
il
porte
le
rocca. Sorse
a portata della
ultimo per
l'
rocca e
la
portici,
il
acuto
segno
mestamente
silenzio
come
di cimitero
solo qualche
Ancor
la porta e
il
bastione.
ferale.
Vidi
uscir
dal
forte
il
paziente
sostenuto a
come
il
volto procedeva
420
tosi
che
telli
con
lo
confra-
la croce velata
ma
dal palco,
Rammento
spavento.
lo
il
palco
non
al
tamburi,
infernale dei
quando
1"
mont
infelice
il
ma
ai soldati;
la
sulla miseranda
come ma-
giornata.
catastrofe
Fu
levato
il
ma non
il
portato nella
patibolo, sparve la
sangue: e
le
di vittima innocente,
tomba ad implorare
lo
ancor fanciulletti
pace
la
un
il
tennero
sacri-
concetto
conducevano sulla
ci
perdono
in
si
che la memoria
culto.
LXI.
Silvio Pellico.
Dal cap. LUI delle Mie prigioni pubblicate nel 1832. Silvio
n. in Saluzzo nel
in Milano, questi
il
7 e quegli
il
13
ott.
1820,
Pellico,
in
da commissione speciale
21 febbr. 1822; e
il
io fummo
Approdammo
salimmo
alle carceri.
Nove
sentenza
fatti
al
in
pubblico.
entrare in gon-
Comparve
d'
guar-
esser tratti in
soltanto a mezzod
si
accettammo, e fummo
grati,
Dosmo.
dottor
S'
non tanto
il
acqua
d'
di
dimostrava. Era
ci
pose
capo-sbirro, e ci
il
menta:
quanto della
di questa,
buon vecchio
avanz quindi
421
le
portone che dal cortile del palazzo mette sulle piazzette-, e qui
giunti
voltammo a
piazzetta era
il
sinistra
in
mezzo ad
la
immenso popolo
Per varie
terrore.
il
Ed
tedeschi:
soldati
di
file
mezzo della
esse.
laguna.
salire.
due
stavano
passammo
verso
dovemmo
palco ove
detto,
vedemmo
esservi
in quel-
lontananza,
parti, in
cannoni colle
tutto.
arresto,
luogo di disgrazia!
Sovvennemi
di quel
mendico, e pensai
Chi
sa,
che in tante
Il
guardassimo in
curiale con
alto.
ci
Obbedimmo,
volgessimo verso
e
vedemmo
il
palazzo
sulla loggia
era la sentenza.
La
lesse
un
con
voce elevata.
Regn profondo
morte
il
capitano
ci
f'
tile,
risalimmo
vamo
lo scalone,
di
a San Michele.
cenno
Nuovo
condannati a
scendere.
manette, indi
fummo
ricondotti
422
LXII.
Silvio Pellico.
Il
Il
speciale
contro la setta
dei
Carbonari,
il
22 dee. 1821.
La
come a
Marco
ai
di lui
condannati
la vigilia
Per
stato
con
sentenza fu letta
vicer.
la
fu,
condannato nel
reale
permesso
in
1'
ai
pubblico
assistente
di natale,
arciduca Ranieri
condannati di tener
Signor conte,
levato
si
il
cappello;
copra la testa e
e al
gli occhi
Non mi vergogno
tutti
disse
voglio
Vi sono per
mi veggano bene
gli
No,
rispondeva
Mori nello
I.
mavera,
si
trov assai
peggio la
nell'
state.
Sput
sangue, e and
in idropisia.
si
e'
atrocemente,
ma
ei si
rom-
vederlo e di pre-
non
si
avvili
giovane pati
mai.
il
quale, per
il
francese.
prima
di
sue
V animo suo
impediva
che potessimo
Schiller ci portava le
peva
quand'
afflizione,
di
onomastico,
suo padre,
s'
intener e
si
riprese, dicendo
cari,
poich' egli
Ma
alla
423
perch piango
vigilia
il
pi fortu-
raggiungermi
di
perdono
Io
cuore ai miei
di
nemici.
Gli chiuse
uomo
gli
il
condannati comuni;
<3ue
pagnammo
cogli occhi
lo
carro,
il
un uomo rozzo):
Ho
segnato con
si
cimitero:
di
guardie tor-
le
stra
Accom-
l era la fossa.
condannati e
di queste era
pensiero, sorprendente in
precisione
un angolo
il
tristo
il
vene, quando ci
corse per le
ci
non era pi
detto,
guardando dalla
all'
idea
d'
fine-
andare
confesso che quest'idea mi fa riMi pare che non si debba star cosi bene, sepolto in
questi paesi, come nella nostra cara penisola.
Fanciullaggini! Quando un vePoi ridea e sclamava:
stito logoro e bisogna deporlo, che importa dovunque sia
gettato?
mi
Mi vado preparando
a pena nel
Se questo
vita,
ma
calice
un
morte,
Sospirava e soggiungeva:
alla
disse
non pu al-
ancora, baciando
424
Tu
eli'
eri divino,
cevi: Si possibile
dico anch'
non
io.
est,
Ma
avevi pure
orrore
me
transeat a
calix
Perdona, se lo
morte, e di-
della
iste!
Verumtainen
II.
Ciascuno
di noi
compose un
concaptivo^
morava potesse ottenere di erigere almenoun ceppo, nel loco ove han riposo qiielle travagliate
ossa. Tra gli epitaffi fu scelto il mio. Delirio qual , lo esponga
qui come semplice testimonio del pio volere che rimarr senza
effetto fino a che non volgano tempi pi miti.
bandonata
una
la terra
pietra,
CEPPO MONUMENTALE
Supposto che
il
Simbolo
vita che
s'
OROBONI.
d'
lati,
sul
primo (cio
campo inseminato,
di rosa
desolato,,
di sventura,
eleva da morte.
Allusione:
risorgimento d'Italia, immortalit dell'anima
Al di sotto dovea leggersi il fatto storico. Eccolo:
Primo
lato,
ANTONIO OROBONI
d' itala
unico
figlio
terra
secreta
di stato
fuor di legge
425
condannato a morte
come
carbonaro
e per grazia di
Brunn
in
Moravia.
di
Homo
natus de muJiere,
Brevi vivens tempore,
I,
Job.
Secondo
Fame lentamente
il
lato.
il
perdon
a'
nemici
e spir.
speranze deluse
Vox audita
est in
Rama!
Plorattis et ululatus
Rachel plorane
Et
A''oce
multuml
filios suos,
noltit consolari,
quia non
Jeremia
stint.
Terzo
figli si
duole
E punto consolata
piiil
lato.
il
Dum
nome
di tutti
mea
adhuc ordirer
Succidi t me.
Ezechia.
426
Quarto
lato.
Stranieri
Le
E
il
di
una
la loro.
che
lo creta, io so
il
Ed
quest"
io,
io, nell'
umanato verbo,
io
serbo!
Job.
LXIIL
Silvio Pellico.
La gamba
Dai
capitoli
lxxxvi
il
di P. Maroncelli.
e vii delle
Mie
prigioni.
33
Il
Maroncelli, liberato
in
il
usciva a passeggio.
Un
mattino
un tumore
al
d'
ferri, e di
rado
Lo portammo
gersi.
Quando
levare
enorme
ferri. Il
medico
ei
vide,
si
tumore peggior
di
lo
il
non era pi
in
grado
d reg-
finalmente a fargli
decise
427
io
malata
zione
all' altra, ci
gamba
la
e trasportarla
il
occor-
volevano quarti
ora di spasimo.
d'
Dopo
mava
la suppurazione.
accrescimenti di
colle
pietre
si
lo
sfogo
delle
piaghe
for-
ma non
bruciamenti
recava alcun
al dolore.
oh quanto
io
pativa con
dolci,
perch usate a
fra
lunghi
lui
infelice
Le cure
Ma
degno amico.
si
di
d'
me; nondimeno,
infermiere
m' erano
verisimile
si
guarigione
atroci
tormenti, e
tenea
pi
la
morte che la
ah,
ci
'1
suo
m' angosciava in
co-
modo
ei
Non
nascondermi una
animo a me.
Ci eh' egli pati per nove lunghi
si
non
mesi
descrivibile.
tenesse un consulto.
il
Venne
il
Un momento
roncelli:
Il
appresso, viene
protomedico non
in sua presenza
temeva
eh' ella
il
s'
non avesse
manca
il
coraggio.
sottintendente, e dice a
Ma-
1'
la
forza
d'
ho assicurato che a
udirsi
lei
non
428
Spero disse
in soffrire senza
Maroncelli
Si, signore,
1'
Vuol
si
d'
Mi
amputazione. Se
esita
di
si
proporrebbe mai?...
non che
a
protomedico,
il
In
consigliarla.
sostenere
tanta
V amputazione
non
in breve egualmente, se
si
Dunque faremo
ed a pena venuto
Si signore.
Di
li
Che?
ci
il
permesso
ogni
cosa,
vuole un permesso?
ad otto giorni
1'
II
d'
di amputarla....
ei
dimand
eh' io lo seguissi.
mi
trovi
almeno
La mia compagnia
gli fu
diss' egli
che io
conceduta.
lit.
Questi,
assistere
venne contentarsi
io
II
la coscia
mie braccia. Al
di
il
coltello. Il
con-
gli
Io
le
opera-
all'
ma
il
taglio
d'un
sui
gambe
letto colle
gi:
un
vecchio
legaccio, segno
chirurgo
su
muscoli scorticati.
tagli
la
Il
pelle
sangue
ma
con
di seta.
filo
Per ultimo
429
queste vennero
gamba
la
tagliata, le
un nemico,
d'
gli
porta-
clie
legate
seg V osso.
si
vano via
tosto
compas-
di
non ho modo
di
ri-
munerarla.
Gliela portai.
dogli
Non ho
gratitudine.
Y offerse
ei
finestra
rosa,
una
rosa.
mi
disse.
vecchio
al
chirurgo,
dicen-
mia
provvedesse tutto
Ma, fatta
l'
1'
l'
occorrente, eccetto
amputazione,
di
Spielberg
portarono.
che mancavano
accorsero
s'
infermeria
i
diverse
ed
il
letto
Il di
seguente, liberarono
il
mezza chicchera
fu
passato
il
di
si
pericolo
della
d'
febbre
ovo sbattuto.
vulneraria,
E quando
cominciarono
le
forze
fossero
ristabilite,
gli
si
La
fummo
guarigione
si
quali
al
muro ed unendo
la nostra
430
LXIV.
Francesco I imperatore
Da una
d'
Gabrio Casati
nieri,
come capo
contro
il
la
Ferdinando
ma
delle prigioni
formalmente
mi ha ordinato
la
nel
la deportazione
inflittagli
vita,
castello
in
America
al
cosi
Gonfalonieri,
Numero
di annunziarvi la
la sua
fece
gli
dire del
quattordici, sua
morte
tomba
dopo
La Teresa premoriva
tutta
il
Memorie
sue
il
Teresa Gonfalo-
alle
d'
commutata
peratore
fratello della
documenti
di vostra
fece
l'
del
direttore
Maest Y immoglie
La
iscrizione Alessandro
Manzoni.
Gonfalonieri, arrestato
il
mia
sorella Teresa
del Bolza
furono
come umano
tali
direttore
loro
confronto.
ma
combinare per
ci fu inutile
l'
padre
sostenuta
quando
chiedersi:
privazioni;
ancora perfettamente
nell'
il
di
Federico, per
dovetti
di
somma
limitarmi a
che rendessero
carcere
il
ristabilito
inverno
Mi
polizia Jhausen, a
modi vio-
Fedeli verso
ragionevole al
nome
Cardani
polizia
dalla
dell' istesso
anno.
Non
saprei precisare
Il
processo
a quelle
dur
quasi
431
determinati
Non
conoscere essere
prossima a pronunciare
dato che
Quando
processo a suo
il
delitto
il
venti, Carlo.
Noi per
di
non
sicuri
me
portarsi
suocero
il
compagno:
terzogenito fra
figlio,
tenevamo
ci
pot
tradimento,
d' alto
determinazione
si
commissione,
la
il
la
revisioni
le
novembre 1823
nel
termine e
la sentenza,
dichiarasse constatato
si
medesimo quegli
al
salve tutte
per giammai
concesso
gli era
tenere
fare
indicati,
lui
ma-
il
vi-
potesse nep-
si
era
si
di ottenere
nostro
era
La
giungemmo a Vienna
fu
il
dicembre 1823,
Si cerc
ratrice, gi
:
compagno
pure condiscepolo
d'
dava prova
Bubna,
accademia
di
mio padre,
conte
mio padre
che,
mettendoci
e fratello,
sott'
visitandolo
fornivaci
me
ed
al
fu corte-
ci
noi
ti'ista
quattro,
situazione,
giovane Gonfa-
stessi
traprendevamo, giacch
trovavas
Saurau, esso
di
lonieri,
parlare
di
che
amicizia,
d'
giorno 8 di-
il
conte d
non posso
nostra partenza
da mia sorella
sissimo
non angu-
afHitto,
io
contava 25
anni e
pu
si
1'
22.
madre era
stata
in-
dire,
amico
Il;
una
gran maggiordoma,
432
ma
come madre
influenza
duca
del
di
Modena
ma non
imperatore,
veniva mai
ci
un
Un
terizza, la carit.
lei
mia
sorella fu
questa aveva
affabilit:
sua
-e
indicata:
somma
con
dall'imperatrice accolta
ostile, e la
sentimento che
il
la carat-
freddezza del
la
r imperatore
dicembre;
ci
annunciato
viene
ci
che
imperatore era
un
secondo piano, in
consueto
al
della
suo
nel
Gonfalonieri
conte
il
col figlio ed
rico. L'
facevano
vicini,
si
sorte
salotto
Fede-
di
appartamento
sta
il
al
trono
cominci
conte
dall'
ci ricevette
esprimere
1'
oggetto
cerc
fatto
preghiera,
onde ren-
scusare
di
contro
della
figlio,
le
il
figlio se
ramment
leggi,
vecchi
Allora
cere a lui
il
l'
anni,
clemenza a favore
l'
disse
possibile
di Federico Gonfalonieri
il
necessit del-
corso
alla giustizia;
suggerire in quel
momento
facendo cosi
le
mie e
terribile,
labbra.
le
padre ed
quanto
le
cercai
imperatore
questa essere
Mi surrogai
loro parti;
l'
il
ma
esercitare
la
il
il
di
fratello
parole
io
dire
mancavano
anche a
loro,
quanto potea
da quel proposito,
ma
..
Non mi
mi
esso
seccamente
rispose
con moto
ed esso
l'
alcuno
nuo-
insistetti
impazienza mi re-
d'
d'
questa
lei
si
tempo
arrivare in
ma
notizia,
piuttostoch
noi
a Milano, per
posso
direttamente
<iare
non posso
inutile,
Non
lasciai
plica
433
farcela
era
di
avere
sollecitare
di
preferito
comunicare; che
ritorno
il
abbandonare
la
avrebbe
Come
Bubna potea
maresciallo
essermi
al
popoli
ai
Pensai che
aiuto.
alla
racconto,
Ritornati a
meglio e
il
casa
corsi
sorella.
ognuno pu
di leggieri
desolazione,
commozione.
Ma
tutta
la
e,
1'
nell'
estremo
ma grave, ma riflessivo un
ma nello stesso tempo sa
;
glieri,
deva
notizia divulgatasi
ben diverso
della
La
come
fetto
mendicate
delle
sciagura.
da
ed immediatamente
giunsi da mia
frasi,
tenente
il
ricevere
di
di
rivestii
un esempio
dato
di
porre riparo
per Vienna
produsse
ed
suoi
dolore
padrotanta
un
ef-
consi-
s' imaginavano.
La nobilt vemal occhio colpire chi apparteneva alla sua casta
Metternich e Pilgramm,
di
28
434
un
fatto che
L* imperatrice ne fu
si
nel popolo,
sebbene in
poco
allora
vivamente
Wurmbrand perch
il
conte di
si
vestito,
discendere dal
letto.
le
lungo
soprabito
che usava
di
La
per implo-
fondere
si
le
un
rifiuto
r imperatore
mia
gran
In quel di havvi
la
so-
corte:
si
presenza di
a casa,
eh' era
cappella
con-
dovette limitarsi
al
a'
tutti
ma
fu dissuasa
sapeano benissimo
s'
mia
affetto.
congedarla soggiunto,
sorella nel
anticamera,
alcuna speranza vi
di
avrebbe ottenuto, e
Wurmbrand
sorti
fosse.
Fui
che
d'
L' imperatrice
d'
inviarmi
mi avrebbe
la
fatto
consegnandomi un
fors'
anco
viglietto,
il
ed
avea a
mattina
dire
il
cui
se
conte
senso
l'
si
il
piccava
Gonfalonieri, e
di rigorosa
dubbio che
il
ed esatta giu-
processo fosse
man-
di
il
fatto.
Fu
ma
che una
sospendere
435
V esecuzione
ritardare,
provvido consiglio,
seconda;
ma
ignoto
era
Viaggiammo
sostenere la fatica di
rella ed io,
premo
tutta
ed
notte
la
viaggio continuato.
ci
portammo
dal
presidente
il
Ma
non
ci
quel tedesco,
potex'e parlare
Ma
Aver
sagramento
io
soggiunsi
io
Se
l'
norma
il
esso
passibile aggiungeva:
e ripetea la frase
bruscamente da
a
Durante
della
ci
consigli
nulla
che anche
servano
Ma
il
il
farci
tedesco im-
questo
sapere di tutto
tal
riprendemmo
che
che congedatici
un poco
e
giun-
al 30.
lui,
Milano
Io
prima.
di
il
nostro
viaggio,
ligiosi.
vita
il
non
d'ufficio, e
signor presidente
gemmo
di
ad uso suo,
imperatore in per-
se la sentenza
parlava italiano
che
giorno
tribunale su-
del
ultima
pi oltre
Soli,
(se
1'
q^^iesto
fa
allora;
il
Verona,
tina a
fu
persone che
di
in
vecchio
il
sicch
ritardo,
a noi
seguente;
ote
o,
temendo
l'imperatrice,
stafifetta
fino
Pensavamo cosa
far
Federico. Tentare
impossibile:
dall'
allo
la
eminentemente re-
scopo
di
salvare
la
momento era
sua preda come tigre ane-
un' evasioxie
guardava
Salvotti
sua salvezza
poteasi
in
quel
la
436
per essa
le
firme
con-
dei
esserne portatore.
Appena
tempo
del
di ribattere la strada
permettea: ed
lo
fatto giorno,
ci
per
altri
si
occupammo
necessarie
le
gi
carrozza e
in
e santo vescovo,
pratiche: gli
commen-
altre
della sera
Mi fermai
la sottoscrizione di quel
degno
a Castelvecchio, incontrai
conte Gonfalonieri,
si
ci.
domi
di
era di
mi
la supplica
Gaysruck mi mun
io
io
il
di
Verona, vicino
quale veden-
il
andassi ad incontrarlo
io
mio viaggio,
e firmata
conoscere
fatto
insieme col
figlio la
il
Vienna
il
il
all'
motivo
del
mi rin-
cordiali;
*1
ed io
cambiamento
giava
il
supplica,
pomeri-
sei
albergo
ove allog-
chesemi ove avea lasciata mia sorella, non potendosi persuadere che in cosi breve tempo e con quella
stagione
io
avessi
la
sospensione
della sentenza: ci
in
simili
non
ritardare,
lo
le
ottenermi udienza
di
dall'
pregava a presentare
imperatore;
ma, per
la supplica
e la let-
Wurmbrand
tegno
visita.
Mi venne indicata
marted,
solennit
mi
tore
prodotta da quel
processo;
entro
lia,
di
premura
ma
mattina del
la
ad
inqualificabile;
che andai-ono
vuoto
parlarmi
del
Mi
fece
singoli individui.
sui
che mi
De-Castil-
di
avuto
si
a darmi,
aspettazione
degli
del
ad
un nuovo
sparmiare a s medesimo
che
interrogata
la
rapporti
tizia
della
sentenza di
di fatto in
che, se l'imperatore
Gonfalonieri,
non disprezzava
Salvotti
spinto
processo, vedendosi
zato
dal
detenuto,
torture morali.
contro
esso
dall' odio
seppe
opi-
Gonfalonieri
Salvotti contro
di
contro
era
cercava
tutti.
Que-
nato durante
eh' esso
E non
pubblica
la
affatto
la
no-
la
Milano che a
tanto
indicanti
spargersi
allo
odio
Frattanto, in
governativi
triste
per ri-
altri l'incarico,
dispiacere.
atti,
Vienna.
consolante
meno
sospen-
la
che avrebbe
st'
di essi,
lusinghe
padre
vecchio
al
antece-
una be-
affettava
far conoscere
nell'
temperare l'impressione
esso
usai"e
G,
L' impera-
messa.
la
volere
in particolarit
diedi
udienza per
aspetto
colloquio
e particolarmente
con-
il
ed
nignit
con
vedevasi
437
da Saurau;
ritornai
Epifania, dopo
dell'
offerse
si
dente udienza:
non
influente;
martoriare
ma
con
il
dispreztutte
la
le
sua
volea
ri-
438
guardo, che mi fu
riferita.
il
nuovo
quan-
pena. Finalmente
di
di gabinetto, Martin,
per
le
giorno 13,
il
venne annunciarmi
il
segretario privato
M. mi aspettava
clie S.
mente morto
duro in
1'
esterno.
ma
alla
Lo
giacch
societ,
vita, togliendo
morte
di
eflFettiva,
lui
che
condannava
lo
al
carcere
Gonfalonieri
la sorte di
la spe-
can-
sarebbe
si
giata. Esso
dicendo che
piuttosto
modo benevolo
espresse in
ma
clemenza che
alla
dubbi
al
rigore.
Si
mio nome
da
lui letti
me
stati
ma
affari
del
il
non avessi
1821, qualche
studente a
Avendo
evasione.
dopo mezzogiorno,
Milano
di sei
Gonfalonieri.
Ma
quindi
il
il
il
essere
si
l'
apportatore
correre
conosceva.
La
alla
casa
pedanteria
imperatore
1'
avea a
me
affrettai
comunicato,
oi'e
mi
ad un'ora
Credetti
a Milano tutto gi
ritorno, partii
il
sorella.
Mi
la
si
tenne a Vienna,
sull'
in-
II
439
almeno
vi
dovesse
essere
ancora
La sentenza
Milano. Dopo
si
da
fu letta
li
giorno preciso);
che fu un giorno
Gonfalonieri trasportato
ci, fu
derlo.
il
per
lutto
di
alle
carceri
di
imaginarsi
addio
1'
cuscino di
LXV.
F. A. Gualterio.
Colloquio
(li
<l
Metternich.
sospirato
ma non mai
la sentenza di
alla
men
capitale
carrozze,
della
miseranda
Lombardia.
Il
le
funereo
corteggio
catene,
ma
trattato
il
conte Federico
Gonfalonieri,
e direi quasi
Carico
amabi-
440
lit,
dove ebbe a
salire
avesse
d'
pot a
meno
di scherzare col
custode
suo
che,
dire
se
le
Al che
anche
stava forse in
che
gli fu risposto
immantinente riconosciuto,
neppure in quello
stato,
schiusero, e
si
di
s'
intro-
medesimo-
contegno, nel
decoroso
di
prigioniero avevalo
Il
non dimentico
con sereno
lui
appresso
di
Il
quale non avresti letto n vile umilt n ignobile sprezzo, leper salutarlo,,
testa
per fare
il
al
principe di Metternich.
E non
sf
Conte gli
sono dolentissimo
voi dipende
quelle
il
ancora
doloroso stato;
di trovarvi in si
far cadere
de' vostri
non
catene
le
compagni
pure conoscere
tutti, di quelli
rono a parte
delle
giudici,
che
ci
congiure?
vostre
potreste
ben dirlo
me.
affidarli a
nomi
il
voi
le
ma.
governo vuot
nomi
tutti,
ma.
speranze, e fu-
Or bene:
me.
forse da.
Perch cos
sventura.
ma
disse
solamente
vostre
di
ceste ai
un suono-
ci
nomi
che
di
ta-
questi
di altri signori
lombardi; in
fatti
libert
quello
che
tutti
riguardavano
come
capo, per colpire altri che non erano che parti secondarie della
congiui-a?
il
nomi
dei complici
ministro
colpirli
n avevano timore
441
Ma
uno che
uno era
si
complice che
il
aver
d'
cercava^
si
congiurato
di
fine
porre sul suo capo la corona del regno unito dell' alta Italia.
Federico
giudici
posti;
Gonfalonieri
dovere
nulla
-,
per
rincrescergliene
ad un'
rispose
il
aver palesato
aggiungere
potere
principe
Metternich
di
ponevano nel
che questi ed
non credete
alla
io
dell'
me
impero
lei
non
d'
officiali di
segreto?
Ma
La
che
Chi crederebbealla
fino
stesso
parte
gabinetto ai
non potrei
il
Confalonieri
persona alla
dirle nulla pi di
replic-
quale voi
ci che
il
Modena
la
ho
cesco di
sorte vostra,
sceso
suo
per-
la
quei nomi
ci.
se^
espressamente, e
vi ostinate.
Austria sarebbe
muover
compagni pu dipendere da
potrete palesare
e dei vostri
si
si-
suoi diritti
augusta dell'impero,
suo
del
suo gabinetto-
il
Carignano
togliere al principe di
de-
potere
abbass
si
offerta
tutta
suoi
ma non
danno proprio,
il
gi
ai
speranza di
il
le
brame
duca Fran-
442
Pietro Giordani.
Sotto
e gridante
Acquieta
o
il
tuo
magnanimo
dolore
non pi volontaria
sono in cospetto
INDICE
I.
Pietro Giannone.
virt
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
Richiamo
agli
Italiani alla
e disciplina militare
10
14
....
16
...
19
23
27
39
in Italia
VIII.
IX.
X.
frati in Italia a
mezzo
il
secolo xviii
polazione
libert,
libert
43
....
45
...
49
Della religione
54
57
civile
XI.
XIV.
XV.
XVI.
XVII.
XII.
XIII.
P^g
Fede
terario nazionale
75
77"^
81
82
Esortazione a liberare
l'
INDICE.
444
XIX.
sui
bisogni
della
Lombardia
XX.
pag.
88
?8
104
108
114
116
120
124
126
128
130
145
...
149
168
187
190
193
204
....
XXI.
XXII.
Carlo Botta.
XXIII.
XXIV.
avanti la rivoluzione e
Umori
l'
Milanese
invasione
1793
rivoluzione francese
XXV.
XXVI.
XXVII.
Pietro
XXVIII.
XXIX.
XXX.
XXXI.
pagna d'Italia
Verri.
del 1796 e 97
L' albero
della
libert
in
Milano
I
Francesi in Milano
unit
XXXII.
XXXIII.
Caduta
salpina
XXXIV.
XXXV.
XXXVI.
XXXVII.
pubblica cisalpina
dimandano
la
prima
tenopea
il
Gran
S.
211
227.
229
passa con
Bernardo.
INDICE.
La
445
XL.
Pietro Colletta.
XLI.
XLII.
XLIIL
XLIV.
XLV.
battaglia di
Marengo
240
246
256
270^'^^
agli
XLIX.
L.
LI.
Carlo Botta.
Eugenio
283
289
291
in
il
298
308
306
316^
318%
338
352
357
371
376
al-
vicer
Russia
Italiani
Addio
fra
soldati francesi
italiani
LIV.
LV.
LVI.
LVII.
LVIII.
LIX.
Santorre Santarosa.
LUI.
LII.
.^"^
Italiani perch
studino le storie
XLVI.
XLVII.
pag. 234
e re d' Italia
d' Italia
....
i).
Avanti
la rivoluzione
Nella rivoluzione
II).
III).
-^
Nell'esilio
v).
"
fieri
'^^^
Gioac-
chino
.,,j^^
399
402
409
Cousin)
385
390
393
INDICE.
446
LX.
G. Andreoll.
LXI.
LXII.
danna
MaroncelU.
di Antonio Oroboni ^
Il
una statua
di
420
422
42^6
430
439
417
martirio
LXVI.
Pag. 414
con-
...
Dante
DATE DUE
'
UC SOUTHERN REGIONAL
L'BRAB-'
FAUTY