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UNIVERSITY OF CALIFORNIA
RIVERSIDE

LETTURE
DEL.

RISORGIMENTO ITALIANO
SCELTE E ORDINATE
DA

GIOSU CARDUCCI
[

1749-1830]

BOLOGNA
DITTA NICOLA ZANICHELLI
(

Cesare

Giacomo Zanichelli

1896

.3i

(/'
Il

(/

,^

()

\,

Propriet letteraria.

BOLOGNA, TIPI

ZANIOHEI,T,,

18'J<),

DEL RISORGIMENTO

ITALIANO

I.

La

1.

mento

storia delle ideo e della letteratura del

la ricerca e

accordi fra
servatrici
spirito

le

l'

iniziative

nell'intento

moderno

esposizione

l'

inLiovatrici

Risorgie

degli

tradizioni con-

le

d'instaurare

restaurare o

di

lo

impronta nazionale nelle produzioni

della fantasia e del sentimento:

consentanea

contrasti

dei

all'altra

d'una

storia

contemporanea e

stessa restaurazione

in-

staurazione nelle dottrine filosofiche e morali e negl'instituti

e ordini

politici:

comincia co

'1

1749

va

fino

al 1870.

3. L'Italia non ebbe su

'1

finire del

medio evo chi

riducesse a forte unit: nazione federale, non


stere

parte

all'

la

urto delle

unit monarchiche

circondavano e avean

quali

le

bisogno

pot

di

la

resi-

d'ogni

espandersi

nella conquista per far dimenticare la libert: quindi per

un corso

di

anni [1494-1559] contrastato

Francia e Spagna, poi [1559-1700]

L'et che corse tra

il

il

il

dominio tra

predominio spagnolo.

1700 e 1748 rassomiglia a quella

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

IV

tra

1494 e

il

siiccessioiio

15"59.

Spagna che

(li

Milano,

con

minio e
dalla

dare

titolo

il

Spagna e

d'

Olanda,

Inghilterra,

con

mutamenti, lasciando

imperiali presso a

di

1'

al '38 le

don Carlo

1'

quale scem per una

Polonia

di

con

fini'

importando un lorbone

la

pace

parte
di

il

Parma

Lorena marito

Toscana. Dopo

Sardegna,

di

la

di

di

la

per-

in Italia; e

guerra

fu

tra-

Vienna [173G-38],

dominio

Spagna

e Sicilia e staccando dal milanese

vantaggio del re

Sabaudi.

a'

g' interessi

Austria contro Francia Spagna Sar-

la successione

tribuendole

de' feudi

Piacenza,

VI portarono nuovi turbamenti

sportata in Italia,

di

Parma

gelosie austriache

con prender parte

degna per

[1720]

Austria per l'aggiunta della Sicilia al regno

sonali di Carlo

la

finirono

Spagna borbonica un

alla

Napoli con la retrocessione della Sardegna

Dal 1730

iljdo-

guei-'a^rin nevata

Austria,

Toscana,

vacare,

crescere

quadruplice alleanza,

adito in Italia per g' investimenti in

rafforzando

dalla

Sardegna

Napoli
e

La

Savoia.

la opposizione della

Francia,
altri

Austria

Utrecht

di

spagnoli

li

piccoli stati

casa

di

trattati

ai

escludere

casa

diminuire

con

1700 la guerra per la

'1

finisce

con

e Rastadt [17131714],
penisola,

co

S' api'e

dell'Austria,

nel regno di Napoli

Novara

Tortona

ma compensava

1'

in

Austria

Piacenza e concedendo a Francesco


Ilaria Teresa

morte

di

futura imperatrice la

Carlo vi [20

ott.

1740] fu

com-

battuta gran parte in Italia la guerra per la successione


austriaca, e

fini

co

'1

trattato conchiuso in

r ottobre del 1718 e mandato a


Il

quale come un compendio

Ira

Spagna Austria

Aquisgrana nel-

effetto nel febbraio del '49.

concordato delle lotte

Francia per

il

dominio

d'

ItaHa

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


(Inranti

secoli

r Austria, con
Milanese e

con

le

aa*:ichi

xvi e xviii. Ognuna

memorie

le

Toscana;

la

la

del

uno,

il

'1

sua parte:

la

romano impero,

sacro

Spagna co

nome,

il

e la Francia

Parma

e Piacenza. Degli

Piemonte, potente

e giovine, gli altri,

dinastie, Napoli e Sicilia,


stati

ebbe

Santa Sede^'e repubbliche, vecclii e decadenti.

3.

La

met prima

storia italiana nella

potrebbe per certa guisa assomigliarsi

dramma:

si

quarto atto d'un

annunziato proparato e svolto

tutto ci che

negli atti anteriori,

al

del secolo xviii

ravvolge

di

nuovo,

tralcia. Nell'atto quinto, cio nella

mescola e

si

in-

seconda met, fuor

di

metafora, tutto ci che dell'antico sistema politico e della

vecchia societ rimane, precipita o accenna a precipitare,


per dar luogo a un nuovo ordine
questo mezzo

lo spirito e

o eclissato:

costume

il

e abiettato

Dante,
il

di

Non

per che in

pensiero italiano sia retrocesso

si ,

pur troppo, guasto, e depravato

sentimento;

il

di cose.

il

ma

l'ingegno nella terra

di

Miclielangelo, di Galileo, pi veramente che non

sole nei regni di Carlo quinto,

secolo XIV

il

non tramonta mai. Nel

lavoro artistico fu toscano; e quando nel

xv

e XVI allargandosi alla penisola divenne italiano, toscano

pur sempre rimase

il

motivo, toscane

almeno eran quelle dai grandi


All'opera del Rinascimento
conferirono co

'1

forma

anima

nell'

eran

le altre

popolazioni

latino o con l'elemento

la

impronta toscana.

la

nuova

infusione

forme, o

le

scrittori toscani consacrate.

letteraria

serbarono quasi

Del secolo xvii,


scientifica

italiane

volgare: nella

la

galileiana

tuale e meglio regolata imitazione

classica,

sempre

prosa,

per

per

1'

abi-

pur sem-

DEL UISOR(;iMENTO ITALIANO.

VI

ma

pre toscana;
rendosi co

nella

'1

Europa

servi',

il

sec. xviii

maggior poeta

'1

italiano

dopo

il

cui

il

solo

Tasso e del-

servi a

una condizione

e neces-

nostra prenunziata e presentita dal sec. ^v:

sit dell'arte

idealizzazione cio della poesia con

melodramma; che

nel

meridionale

suo magistero a rappresentazione

estetica per eccellenza,

l'

l'Arcadia;

quegli anni, Pietro Metastasio, fu tale perch

in

innalzandola co

finionte,

dal Tasso e sbizzar-

Marino, apparisce meridionale.

met prima del

vero poeta, e
l'

movendo

la poesia,

mus. a

la

l'opera tipica del settecent(

fu

e-

l'ultima forma poetica d'invenzione italiana, e termin c.a


la perfezione
di

neW

Atllio

Regolo dato

secolo XYiii, al che non avvertono

al teatro im.-^'iale

Ma

Vienna nel carnevale del 1750.


i

la

met

priiua del

superficiali esploratori

non veggenti oltre l'Arcadia, fu

della storia letteraria

anche tutta occupata dal gran lavoro della dottrina


tica intorno alla storia e al

stituzioni e alle leggi, alle

giure,

costumanze e

cri-

alle

in-

alle lingue,

che

alle origini

promosso nel secolo xvi dal Sigonio e da Vinc. Borghini,


emigrato nel xvii

Germania

in

e in Olanda, rimpatriava

originalmente ed eminentemente italiano con G. V. Gravina [1664-1718], G. B. Vico [1668-1744], L. A. Mura[1672-1750],

tori

S.

Mafiei

[1676-1748]. Quali uomini e


Il

alla

Meo

P.

Giannone

come immortalmente moderni!

rivelava la divinazione e la scienza dell'istorie

Germania per mezzo dell'Herder

Michelet, e rilegasi
pi

[1675-1755],

omogeneo

Montesquieu

al

Risorgimento nostro per

di Gius. Ferravi.

la

e alla Francia per

11

scritto

Gravina trasmetteva

al

La riunione

di

politico

di

massima fondamentale

tutte lo forze particolari

lo

il

costituisce

lo

stato

BEL RISORGIMENTO ITALIANO.


una nazione:
lo stato civile

arti antiche,

vali e

riunione

la

un

il

volont ne costituisce

de' primi evocatori delle

osava presentare

consiglio

al

Venezia; invano.

una pro-

Dieci

dei

che forse avrebber salvo

posta di riforme

Senato

il

severi moniti alla Curia

sue e savi consigli

nomia.

su le rapacit e iniquit

suo duca di buon governo ed eco-

al

di

due despotismi,

romi;:,a

vaticinando

gione,

destini

romana

ma dava

Giannone, rivendicatore della potest

il

vittima?,, egli

di

Muratori, non pur dava all'Italia

il

sua storia l'avviamento dell'avvenire,

la

medie-

de' primi affrontatori de' problemi

un

fiero abbattitore delle ultime medievali super-

un

stizioni,

con

di tutte le

Maffei,

VII

finiva con parola e

a casa Savoia,

futuri

merc

che

lo

civile,

mente

teneva pri-

la disciplina e la tradizione

deir armi.
4. Dopo questi cominciamenti, por maggior agevolezza
nel

procedere,

la

storia

del

Risorgimento e della sua

letteratura pu essere spartita in tre periodi eguali:


dal 1749 al

1789;

quarant'anni

di

pace, di

riforme,

di preparazione:

dal 1789

al

1830; quarant'anni di contrasto, di con-

fusione, di aspettazione:

dal 1830

al

1870;

quarant'anni

di

ravviamento,

di

svolgimento, di risolvimento.

IL
5.

primo aspetto

il

periodo dal 1740

all'

89 somiglia

queJlo che fu innanzi al 1494: la stessa apparenza di tranquillit,

le

stesse

impromesse

di

felicit, la stessa

bufera

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

Vili

improvvisa e

mina

chi ben guardi,

in fine.

Ma

cagioni ed efletti appaiono,

profondamente diversi: e son

condizioni politiche migliorano dal mutarsi

ranza straniera

almeno

in equilibrio,

meno autonomi. Risorge

dal pi al

rifarsi civile.

progresso
precipita

si

borghesia o

la

sempre

dazione dei vecchi


lare

della

1'

cit

aristocrazia

i-

a^ -

Tale miglioramento risorgimento

manifesta nei nuovi

pi

preponde-

la

principio, di stu'

al

dinanza tornando all'opera dello stato, e

cenna a

Le

questi.

rapida

la

monarchici, mentre

stati

degenerazione e degra-

stati aristocratici.

miluogo o foc

Il

produzione e operosit intellettuale e morale

sposta: gi de' cinque pensatori e scrittori che ricordai a

si

dietro pi caratteristici tre appartengono alla meridional'^


e due all'alta Italia, ninno alla mediana: ora
e

vecchi stati

pi produttivi nel Rinascimento appariscono spossati ed

esausti al confronto di quelli di

un bilanciamento

nuova maggese;

dopo

tra Napoli e Milano la prevalenza ter-

minativa lombarda e piemontese. L'impero rinsanguatosi


laico

prende piede

passo ia passo
quasi,

contro

terreno

il

determinato

alla

chiesa;

regalit.

quella che

da

delle idee straniere e

la

fu

questa
Il

cede di

che tutto, o
invasione

detta

specialmente francesi;

se

bene

da osservar subito che l'imitazione francese fu pi nelle

forme o nei fenomeni che nella intima sostanza.


beralismo,
l'Italia

che

r anima

prepar ne' suoi bei

di

quelle

secoli,

nest e propag teologicamente, che

idee,

che
1'

la

Il

ci

Riforma

li-

che
in-

Olanda e l'Inghil-

terra concretarono politicamente, che l'America rinnov

democraticamente,

mente

fino al

1789.

clie

la

Francia volgarizz letteraria-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


6. Nella rassegna degli stati italiani

IX

che questo anno

trov in piedi cominciamo dai vecchi, gi onorati, ora scascadenti.

duti

Po

Gli stati della Santa Sede dall' iniboccatura del

viene dispartire e considerare da per s

Bologna,

!'ira, di

di

con-

le legazioni di

Fer-

Romagna, che sono

metropoli del

fino

ma

a Terracina avevano 2 milioni e 500 mila abitanti:

rinascimento

sangue,

tutt' altro

scorcio

del

secolo decimoquinto e ne' principii del sedicesimo, la

me-

koraa,

la

morto nel 1750 Benedetto xiv


mirato

dal

la

Walpole

Giacomelli,

pistoiese

il

papa teologo-filosofo am-

Voltaire, morto

dal

Roma,

allora dell'Arcadia;

gesuitismo e

del

tropoli poi

nello

nel 1774

il

ultimo scrittore apostolico che per

doppia eleganza classica rendesse un'ombra dei prelati

del cinquecento, ora. sotto

Clemente

xrii

pontificati del

Piovi [17 75-1799

grande luce all'intorno

flette

Clemente xiv

1758-17G9 J, del Ganganelli

[1769-1775], del Braschi -

di

Rezzonico

j,

non

ri-

romana;

propria vita

ed condannata a esser sempre cosi, immobile, immutabile.

Un vero

poli,

Roma

stasio

poeta, venutole da Assisi e formatosi a

se l' lasciato rapire dall' imperatore:

compose

suoi capolavori in Vienna, poeta laureato

romano impero

del sacro

pi vero artefice
fra' suoi

prelati

Na-

Meta-

il

fra' suoi

vengono

poeta europeo de'

accademici e
alla

il

Il

maggior dotto

dalla

capitale

teatri.

Romagna

Vincenzo Monti da Fusignano, Gaetano Marini

1740-

1815J da Sant'Arcangelo, Di veramente insigne dal proprio seno Roma non d, o meglio lo prepara all' impero

di

Napoleone e a Parigi, che un ai'cheologo, un

felicissimo

interprete

dell'arte

antica

del classicismo,

DEL

RISORC;! MENTO ITALIANO.

Ennio Quirino Visconti [IT.ll-lSlSj: del


innitatori del

resto,

un poeteroUo dilettante della borghesia


de' Rossi [1754-1828J, e

dalla

Giov. Gherardo

in

sua plebe

sarto improv-

il

visatore, Frane. Gianni [1759-1823], specie


dall'

squallidi

Metastasio nelle cicale scoppiate d'Arcadia,

incrociamento

della

mulo nato

di

giumenta Arcadia con l'onagro

Ossianismo nella frega dell'enfasi rivoluzionaria. Cotesto

gobbo fremebondo, nella qualit sua d'improvvisatore,


genere ricercato allora come privilegio

dell'Italia

dagli

stranieri al pari delle ballerine e dei cantanti, divenne in

Francia un curioso campione del cosmopolitismo pontificio


trasteverino lustrato di pomice accademica.
il

meglio. Dalla disciplina romana,

come nato

Dimenticavo
in quel di

Vi-

terbo, prete, maestro di seminario, canonico, presso a dive-

nir vescovo,

provenne tutto intero Giovan Battista Casti

[1721-1803]: disciplina,

educazione, e dovevo

nomade

per qualificare una maniera


il

di

menestrello

della marcia e fetida arte del servaggio italiano.

Giullare di tutto e di

mutati

dissi,

dir corruttela. Costui fu

di

tutti,

favoriti e di favorite, che,

tempi, metteva in maschera bestiaio, di principi

riformatori e

di

autocratrici filosofesse, che poi non pagato

a bastanza metteva in burla

dopo morte,

di

ma prudentemente

monarchie che tradiva

alla larga

rivoluzioni

e di

a cui non credeva, cotesto prete guasto die segno finale


del

come intendesse

la libert,

ammorbando

delle Novelle

galanti l'Europa all'ombra della Repubblica francese.

Ma Roma,

citt

madre

del

cattolicismo,

la ispiratrice della religione. Sta bene.

logista delle dottrine

cristiano

quel

Il

la

sede o

maggiore apo-

tempo,

Giacinto

Gerdil [1718-1802], un savoiardo, cresciuto e vissuto

il

BEL RISORGIMENTO ITALIANO.

nolus orbi, vix nohis

pi fuori della disciplina vaticana:

Benedetto xiv

diceva

urbi,

Per

ci

che appartiene

ques;0 breve
In

della fede e

anni tanta copia

il

dell' enfasi

oratori.

sacri

di

pi gesuiti,

^utti

affannosa

accusano

nella

l'

compagnia

letteratura in Italia.

quando nel 1773 papa

Certo,

Non che

Ges, questa aveva in-

di

campi dello spirito

tutte

forme della

le

l'eloquenza sacra e

lettere e la filosofa e la filologia,

le

facevan

scede; facevan

critica,

tutto.

di

sacre

gesuiti facevan tra-

commedia, epopea, novella, romanzo; facevan

gedia,

satira, favole;

etisia

sormontar vittorioso del diavolo filosofismo

tiene al cappuccio.

li

Garigftnelli abol la

vaso

ninna et cont pi che

retori falsi: ossa fracide imbellettate di frasi:

sudata debolezza

che

d'

cardinale.

preconizzandolo

all' Italia,

dozzina di nomi, nessun romano,

l'tialche
;

corso

Xl

lirica,

facevano storia; facevano

Notevole

la

colonia

de' gesuiti

dalmati, scienziati e latinanti: Boscovich [1711-1787J, Stay

[1714-1801], Cunich

[1718-1749],

Zamagna

allora non affettavano d' esser croati.


la colonia

spagnola, che dopo la soppressione

patria dei santi popolari alia patria di

fece

[1735-1820]:

Numerosa

italiana,

teatri, la

prefer

Sant'Ignazio e

trattando ingegnosamente

critica, la storia,

e operosa

in

italiano

la
si

la

musica: Clavigero [1731-1788],

Lampillas [1731-1810], Eximeno [1732-1798], Hervas [17351809],

Andres [1740-1817], Requeno [17431811], Arteaga

[1747-1799]. De' gesuiti nostri, migliori quelli

rono l'antichit e

la

storia

delle lettere

che trattadelle

arti,

Girolamo Tiraboschi [1731-1791] e Luigi Lanzi [1732-1810],


due

dotti

uomini che promossero

animo perfettamente

la dottrina italiana

italiano: peggiori di tutti,

con

gesuiti

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XIT

d'eloquenza

d'eleganza infranciosata,

mistrati alla moda,


indicati

padre Roberti [1719-1786J e

il

gesuiti cala-

gesuiti starei per dive voltet'iani:

ho

padre Bettinelli

il

[1718-1808]. Di tutti questi frati e preti belletteristi ninno

La produzione

enrierge.

fu per tutto

quanto,

mano

coli'

secolo

il

letteraria de' chierici d'ogni sorta

decimoftavo strabocchevole tanto,

estendersi del pensiero

mano degradante

in

quando

ed annunzio che

devon lasciare

esercizio

1'

preti,

sempre pi

laico,

e degenerante:

di

segno questo
piena,

la civilt laica

delle lettere da essi gi dette

profane, che non da loro.

7.

La democratica Toscana,

milione
sotto

il

senza quasi che

nese fino
e

centomila do' suoi abitanti

granducato
al

1765 e

di

Francesco

di

Pietro Leopoldo

riformatore e conturbatore

svaniva. Affievolitole su

'l

per forza, in-

principato

vestito nel 1737 alla casa di Lorena,

ii

fino

ne sapesse nulla,

con reggenza lore-

al

gran legislatore
svigoriva

1790,

xvi

finire del secolo

inventivo e artistico, aveva nel xvii sotto

scuola di Galileo.

anche per

la

tonio Cocchi;

la

lo spirito

lavoro della Crusca

la

le

pubblicazioni

cosi

con

morte

la

Scemano

dette

di

l'ac-

con

di

l'Alfieri)

in

poi

lingua; finch

abolisce nel 1783 l'accademia:

filologico passa allora ad altre regioni,

An-

quarta imindi

nuova dinastia (Boreal scettro, inesorabil, duro,

ceva

la

Galileo finisce,

di

nel 175S con la

pressione del Vocabolario nel 1738.


e cessano

scientifica

La scuola sperimentale

buona prosa,
il

supremazia

Medici con-

servato la tradizione filologica o della lingua con

cademia della Crusca,

il

il

di-

lavoro

che forse ne ab-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


bisognavano: alla Venezia con G. P. Bergantini
e con A. Cesari [1760-1828],

al

XlII

1685-1774]

Piemonte con G. Rosasco

[1708-1791] e con Fr. Alberti [1737-1801]. In Firenze se-

Lami [1697-1770], con

guita la scuola degli eruditi con G.


L.

[1715-1792], con Aug. M. Bandini [1726-1803].

Mehus

Con un

altro Bandini, Sallustio Ant., pure prete

ma

senese

la

scuola

non pessimo prosatore [1677-1769], incomincia

degli economisti. D'agricoltura e di miglioramenti scrisse


'piano ed onesto G. Targioni-Tozzetti [1712-1783]. D'antichit, e di giure pubblico e della constituzione sociale, dis-

nuova

sert, con dottrina talvolta

tempo

dettati del

e della

come

1793], pi noto oggimai

meglio scrisse

Nel

latino.

anche indipendente dai

moda, Giov. M. Lampredi [1732critico

dell' Alfieri;

resto, la prosa

toscana

ma

il

di questi

ed altri anni assai senza vena, senza nervi, senza giunture,

esangue: una cosa barbara. L' infranciosamento, a cui


patria di

Dante

lasciossi

andare con

gli

la

ultimi Medici e

si

disfren coi Loronesi, corrose l'incarnato e la forza natia


della dizione; e mostra che porti

L'opera maggiore,

1'

uso abbandonato a s

Granducato

scritta

da R. Galluzzi [1739-1802J, una polemica contro

la vec-

stesso.

chia dinastia per la

nuova

ciardini e Machiavelli a

cosa

r opera dei

la storia del

e straniera: ahim, dal Guic-

che divenuta, o Toscana! Piccola

versi.

Chi vorrebbe vantar troppo

apologhi del Pignotti [1739 1812] frugoniani?

animato

di

spiriti

nuovi

gli

poeta pi

11

un imitatore, Giov. Fantoni

[1759-1804]. Chi vuol vantarsi del Batacchi [1749-1802],


si

serva.

mossa

di

Per qualche
bcero

cazione arcadica!

stilla

svelta,

che

di

lingua viva, per

quanta sciacquatura
difetto

di

di

qualche
versifi-

forza fantastica!

11

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XIV

popolo che die

degenerato

sia

in cotesto

effetto

l'

avea frollato e

peggior

fradicio

cilit

Un

ad ogni

che

medicea,

nepote

bruciavano

non

novit,

rompergli
resto

sonno.

il

c'era

che
pure,

dell'indo-

Michelangelo, per di-

di

granduca,

che ebbe col

suoi conterranei

di

qualche

nobilt,

repubblicana.

spetti

corruttela

popolo tanto da farlo restio

il

alle riforme austriache ree

massime nella

Machiavelli come appar

il

poeta nobile doganiere! Tale poe-

della

ad ogni pensiero,

ribelle

Boccaccio e

il

f'

si

francese; e mentre'

ebrei

gli

lapidavano

giacobini, egli, dopo conspirato con Baboeuf, ne scriveva

ropea:

invecchiava

la storia;

Michele Buonarroti

dico

mistura

commerci

di

d'

deva un focolar nuovo


che

patriarca della

Gaetano

da

Frattanto

[1760-1837].

industrie e di sangui nuovi accendi studi

polito allora e addottrinato

lettere

democrazia eu-

propositi

in

Livorno,

alla conversazione

Poggiali [1753-1814]

delie

da Glauco

Masi [1775-1860] era destinato a maggiori e diverse cose


])er

r avvenire.
Lucca, un'appendice toscana che gi sente del ligure,

con 120 mila abitatori tenevasi, sotto nome


la

di repubblica,

sua gretta e boriosa aristocrazia a vessare un popolo

di agricoltori

buoni

e a favorir

di

soppiatto

la

stampa

dei libri osceni.

8.

La repubblica

di

A'enezia inoltrava

il

terraferma nella Lombardia oramai austriaca


teneva

la

Dalmazia, parte dell'Albania e

tre milioni d' abitanti.

neutrale

di

Dopo

la

pace

di

le

dominio

fino a

Isole

di

Crema,
ionie:'

Passarowilz [1718],

proposito fermo, conservatrice tenacissima degli

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

ammonire severamente Scipione

ad

ordini

aotichi

Maffei

che avea proposto

fino

XV

riforme,

fino

fare

scrivere

dal suo teologo Facchinei bestiali contumelie contro

il

glo-

rioso libretto del Beccaria, Venezia serbava ancora un'im-

pronta sua propria; non latino, non italiano, linguaggio


delle leggi, del senato, del tribunale

piacer

nei

come

nelle acque

ogni paese, che

d'

accorrevano non

vi

quanto per

pierci

contatti e scambi d'idee

che gi avevano
riva

il

patrizio

di forestieri

per

tanto

carnevale perpetuo:

il

quindi

d'impressioni con

Immersa

dialetto.

il

era affollata

com-

continui

le

nazioni

primato nella coltura. Nel 1749 mo-

il

Ani

Conti,

nomo

molte se non pro-

di

fonde concezioni e di vasta coltura, che avea viaggiato


e

soggiornato

scienza tra
tico,

in Parigi

Newton

il

il

Londra,

in

traduttore di Pope e ammiratore di

Dante,

tore di Racine e di Voltaire e autore di


quali volea

pure

far

mostra

di

alla

corte

Nel 1749 anche viveva


bile

veneto,

Frane.

Algarotti

sicismo educato alle scuole di

arbitro di

eletto

matematico ed este-

Leibnitz,

conoscere

[17I2-1769J,
e di

nelle

Shakspeare.

prussiana

Padova

tradut-

tragedie

l'

il

altro nocui

clas-

Bologna erasi

fatto galantemente enciclopedico e filosofico a Parigi co

'1

Voltaire e cortigiano ora nella domesticit del gran Federico, troppo duro
sti

gonsi e
l'

Augusto

due ingegni veneti,


operano

aspirazione

contrasto che

nella

alla

la

1'

un deboletto Orazio. Que-

d'

Algarotti e

tradizione

novit,

molla

il

Conti,

dell'antichit

rappresentano
di

tutta

che svole

nel-

tipicamente

il

quasi la letteratura

italiana nel secolo decimo'ttavo.

La vecchia

repubblica, impotente ad altro, die, tra

il

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XVI

1730 e
quale

ima copiosissima

1770,

il

non

ebbe

secolo

nel

contro manifestazioni,
L'accademia

Tomm.

1'

letteraria,

propriamente

xvi,

accademia,

il

teatro,

[Gasp.

Granellesclii

dei

produzione

veneta;
giornale.

il

1713-1780:

Gozzi,

raccoglieva e rappresentava

Farsetti, 1720-1773J

una scuola intesa a conservare nella lingua nello


neir arte

le tradizioni

toscanesimo,

l'

del cinquecento,

elegante e togato

puro e allegro

il

classicismo,

maschera,

di

in

veramente popolare e vivo; ed

gliesse e rendesse la novit e la

modernit,

ciale e leggera:

di satira,

passabilmente

fiori

mezza, che viveva

fu

vivo

(se

si

con

e
il

servazione

Goldoni

Venezia, fu

naturale che racco-

ma

superfi-

il

tutto

contrasto
e

dell'

ci

{)u dire) di

la

quella

in

la

celia,

di

societ

mezza e

notte in piazza.

Per

Venezia pi che altrove

in

due

le

innovazione,

[1707-1792J, modenese

teatro e con

pettegolezzo,

di

giorno e

tra

Misantropo,

Tartufo e del

del

giornale, l)orghese,

il

tutto ci

buona
di

della

correnti,
e

cattiva.

conCarlo

padre, venezianissimo

madre, vien fuori con

la

riforma del

commedia popolare. Ed ecco

sbito

il

gentiluomo Carlo Gozzi [1722-180GJ, che alla riforma op-

pone

la

scrivendo

pone

la

goffo

consiglio dei dieci, peggior despota di

analisi e la vivisezione

Anche

non poteva ammettere, non che permettere,

Luigi xiY,
l'

il

'

quella continuit di feste e

le classi, in

teatro in Venezia, e solo

il

rinfrescati

nel brio grazioso della laguna. In quel rimescolar di tanto

genti e di tutte

stile

tradizione

popolare

falso e n frettato;

critica

con

ai

fial)e

alla coiiimcdia

accademica e

trasandato;

le

1'

principii

arte
della

maschere,

popolare op-

nobile,

scrivendo

filosofia

nuova

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


eli' e'

XVII

dice importati dal Goldoni e dal Chiari, e in generale

sono dalla commedia e dal romanzo, egli oppone


sime

di

una conservazione
senza

nata, sofista

raziocinio, pessimista

spiacevole, sornione, repulsivo.


gire

una patria dove non

mas-

le

religiosa e politica sconclusio-

Il

senza passione,

povero Goldoni deve fug-

n libert n virt n tolle-

ranza, dove la indifferenza pettegola, incivile, disumana.

Sta di mezzo Gaspare Gozzi, conservatore garbato, novatore modesto,

cato

ai vizi

rammodernatore

sermone oraziano

del

appli-

moamena [Gazzetta

e difetti mezzani, introduttore del giornal

rale all'inglese e trovatore della cronaca

veneta, 1760:

U Osser:atore,

1761].

moto

Il

letterario

si

propaga alle provincie. In Verona l'arte cinquecentistica


e arcadica, secondo le
Maffei,

si

norme

e dietro

trasforma a poco a poco e

si

gli

esempi

di Se.

concilia per gl'in-

nesti al nuovo, con G. B. Spolverini [1695-1762] e pi


Ipp.

Pindemonte [1755-1828]. In Padova,

sitaria, fresca della

con

la citt univer-

pedanteria greca latina italica

di Doni.

Lazzarini [1668-1734] e

di

la critica innovatrice di

seconda mano del Cesarotti [1730-

1808].

Movimento,

certo.

G. A. Volpi [1686-1766], prevale

Ma, fu bene osservato, da quella

come giovenile baldanza esce odor


zione ha pure

suoi fermenti e

Ultimo doge degno


nel 1763. Sotto

lo storico

succedenti. Luigi

di

cadavere.

La corru-

campisanti la loro fiora.

Marco Foscarini moriva


Mocenigo

Renier [1779], Lodovico Manin [1789-1797],

[1763], Paolo
la

corruzione

neir alto, nel basso, per tutto. Corruzione gi la bona-

riet sfiaccolata e la debolezza scostumata del popolo

non ha

pi coscienza.

l'aristocrazia

che

non ha pi vergogna:

nei versi del Batto, infamia del dialetto

che suon su
b

le

DEL RISORCmiEXTO ITALIANO.

svili

bocche dei Dandoli dei Pisani dei Morosini, ella oltraggia


s stessa,

bestemmia

suoi padri, rinnega la patria,

all'onore sostituisce

la societ nel bordello, alla virt e


il

mette

senso e l'interesse pi bruto. Missionario

di

tanto scia-

gurata depravazione va per l'Europa romanzando osce-

namente

bravamente truffando

ninna instituzione permesso, con


i

scusa

la

ammorbare a lungo

suoi bei giorni,

stocrazia veneta,

la

vilmente

Ma

Casanova.

la spia

il

eh' eli' ebbe

vicinato. L'ari-

ammalata, vilmente mori,

senza fede, senza coraggio, senza compianto.

9. Genova, retta da un' aristocrazia con a capo


eletti

ogni due anni, con 400 mila cittadini nel continente

e 150 mila

avea dato l'ultima e splendida

Corsica,

in

prova, quando nel decembre del 1746


e

con paura del senato,

fra

il

Piemonte

gavasi in

mare

riattacca in poesia alla

senza influenza ambedue su la


altro

spettacolo che di

nova

in questi

italiano

non ebbe mai mani-

pensiero speculativo proprio: alla

generazione anteriore avea dato


si

popolo, a dispetto

poco poteva in terra; allar-

commerci. Per
di

il

gran cacciata. Stretta

fece la

e l'impero,
a'

festazione artistica

che

dogi

il

Frugoni [1G92-1768J,

linea

del Chiabrera:

non

Ma

ben

offriva

Ge-

moderna.

lirica

lettere o di filosofa

anni all'Europa: lo spettacolo tutt' affatto

d'una guerra pi che

civile

con

con una brutta vendita allo straniero.


die un esempio

in

Pasquale Paoli del

civile di nostra razza, die

un esempio

la

Corsica, finiente

il

popolo crso

vecchio

dell' antico

eroismo
valore

italiano nella resistenza del 1708 alla Francia; alla quale


die r

anno

di

poi

Napoleone,

DEL RISORGIMENTO ITALIANO,


10.
lioni e

Il

regno meridionale, Napoli e

nastia boi'bonica di Spagna, sotto

dal 1755 in gi del figlio Ferdinando


cipio per certa

foga

Il

di

di-

Carlo lu

di

pare in

iv,

prin-

riforme e per valore d'ingegni

gareggiare con

sofici e riformisti

1734 dalla

regni

con 6 mi-

Sicilia

200 mila abitanti, conquistato nel

filo-

Lombardia austriaca.

la

popolo di Masaniello e la nobilt normanna, sveva, an-

parevano accomodarsi

gioina, aragonese,

lone che mangiava

maccheroni

quel re fanciul-

di

in teatro,

che ammoniva

gl'imperiali cognati Giuseppe e Leopoldo non seccassero


i

sudditi con troppo governo, ed

locco repubblicano

Carolina

import

r imperatrice madre Maria

da

alla sua casa; e


fratelli

ma

nell'

di

emulare
le

novit;

una prammatica, che prometteva

di

che

usurpato

per

gustare

galera a chi leggesse Voltaire e

cere a chi la gazzetta

ba-

adombr. Se non che, per

rivoluzione

vero, del 1777

anni

il

regno,

nel

anch' ella

nel

preti

regalava

Teresa teneva

prima parve

avversare

in vista della

si

San Leuco. Maria

di

austriaca

politica

la

egli

colonia

della

Firenze.

sei

mesi

di

tre

car-

pure, ira tali sbalzi

femminei, tra la prepotenza della baronia che nel continente

era tutto

anche

in

verno feudale che affliggeva

lettere
l'isola,

il

il

selvaggio go-

fervido speculativo

raziocinante vigore della razza meridionale, tutt' altro che


esauritosi co

'1

Vico e co

'1

Giannone, dava ancora un

sofo economista, Ant. Genovesi [1712-1790J; un

francesemente

enciclopedico

pur

tanto

filo-

ingegno

cordialmente

napolitano, che la Francia sparte con noi, Ferd. Galiani

[1728-1787J; un

infiammato

ed

eloquente amatore del-

l'umanit e d'ogn'alta idealit, Gaet. Filangeri [1752-17S8J;

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XX

allevava, eroiche vittime della sua


alla corda austro-borbonica,

e Mario

prossima rivoluzione,

Domenico

Pagano [1748-1799J. La

Cirillo [1739-1799J

facolt della poesia in-

feriore negl' ingegni meridionali alla speculativa e

quenza, come

onde a lato

il

fantastico cede

di tali

nomi

al

di savi

colorito e alla musica;

e filosofi sfigurano

rimatori, fiacchi imitatori del Metastasio,

vien rassegnare per nota dei modi varii


nelle

elo-

all'

poeti

quali pur con-

d'

arte prevalenti

diverse regioni: Saverio Mattei [1721-1795J, accla-

mato traduttore o

rifacitore dei salmi ebraici in cantate:

Fr. Saverio De' Rogati [1745-1827J, che ricant lodatissimo


gli

anacreontei

in

un autore

ariette [1787J:

di libretti

per

musica, G. B. Lorenzi [1719-1805], che ne fece uno buffo


notevole,

il

Socrate: Gasp. Mollo [1754-1823], duca im-

provvisatore, ammirato
nobile italiana,

ma non

come un campione

della istrionia

quanto

ne' salotti im-

il

Gianni,

periali di Parigi.

La

vanta

Sicilia

Giav.

Meli

maggiore

[1740-1815J,

senza paragone di cotesti e di molti altri napolitani, poeta

dove

felicissimo nel musicale dialetto; felicissimo, ma,

ammirato, non trascende

11.

11

Su

nell'

Alta

Italia.

Alta

Italia,

lo soglie dell'

e l'ambasciatore presso

il

con qualche privilegio,


Forl e

pide

ceneri

di

la

[70 m.

pontefice
di

comuni e

'1

suo senato

abitanti],

Ferrara [21G m.

Romagna

Ravenna [240 m.

de' suoi

ncciolo della

il

Bologna co

gi ducato estense legazione ora

di

pi

Arcadia.

trasformazione e

lievito della

innovazione fu

1'

ab.]

nelle due

con

signori

le

nella

il

ab.]

legazioni

ancor

te-

ristretta

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

ma

municipale,

vita

intensa

ben distinto per

XXI

gruppo

un

costituivano

sangue ed origine, se bene ognuna con

fisionomia propria, dalle altre popolazioni in dominio della

Santa Sede; e alla metropoli refluivano del vigor vitale

che lungo

tempo

il

secolo

il

Ferrara die a

Per

altro.

politici prelati del

Bologna

[1668-1732],

e la legazione di Forl tre papi

Mauro

storia

del

suo

declinare

del

secolo,

Sarti [1709-1766],

studio;

non

mutar

finita;

il

studi

di

trice d'

eleganza e

nuova

generazione

filosofia

mediocre.

tendenze.
il

Amori

arcadica propaga-

rappresentare la

con

non

[1765], e negli Annali intese, e

metodo e

il

lo stile e l'arte

degli

la critica

antichi,

Vide

maggiore

succedeva Ludovico Savioli

mente, a conciliare

un

che mostra, nel

[1729-

1804], che die al classicismo un' intonazione pi alla


negli

d'

Bologna ebbe

spegnersi con la famiglia Zanetti [Francesco,


e l'ultimo, mori nel 1777J la colonia

die

un dopo

1'

munificenza di Benedetto e per opera

religioso imolese.
la

ingegnosi e

tra' pi

card. C. Benti voglio

Benedetto xiv,

venute riguadagnando:

eran

xviii

Roma

del

proprio

moda

infelice-

Muratori

nell'entrare

della rivoluzione [1789]; alla quale e alla repubblica cisal-

pina egli pass francamente. Di passaggio, in tutte quasi


le regioni,

per questa seconda met

(ed un segno, quasi

si

per avanzare sbrigati

e sicuri

si

facesse

mettono insieme con

storie municipali.

di secolo, si

all'avvenire)

pi

risvegliano

inventario del passato

larghi

le

indagini

intendimenti

Ferrara offre un tipo singolare,

quasi

senza volerlo, se non

fonso

da Varano

dei

che primo trasform

l'

duchi

originale,
di

le
e,

indipendente. Al-

Camerino [170"'vl788];

l'ideale arcadico della

tragedia

DEL RISORGIMEKTO ITALIANO.

XXTI

storico

esempi

dei

Visioni,

che

lirico;

Voltaire

contro

pressenti

dettami

rom.antiche,

teoriche

le

torn

Dante,

ebbe

ed

le

ducato estense e la vecchia Ravenna.

Romagna
accennai

arde
a

Marini che

ma

grava a Roma:

dell'antichit

studio

lo

Gaet.

allevato

Per tutta
della storia:

Sant' Arcangelo

da

la

giovinetto

discepolo

V. Monti [1754-1828], germe bolognese, nato


il

gii

peregrinando fantasticamente e faticosamente

teologia,

tra

con

mi-

Marco Fantuzzi [1745-

in patria rest

1806], animoso e laborioso raccoglitore e illustratore dei

Monumenti ravennati. Da per


legi,

accademie,

nelle

culto del

buon

tutto nei seminarli, nei col-

poesia

latino, della

fervore

ne' palazzi,

ne' teatri,

italiana,

della varia

campioni

letteratura: fervore e culto che prepara validi

a quella che sar la scuola poetica e filologica del Monti


e romagnola; prepara menti, animi,
zione, ^lla repubblica cisalpina, al

13. Mentre

il

ducato

[1737-178:)] ed

di

sotto

abitanti, isteriliva

Ercole

Modena

regno

italico.

e Reggio, con

300 mila

ultimi estensi, Francesco ni

gli

quel

[1780-1797];

iii

rivolu-

braccia alla

Parma

di

Piacenza e Guastalla, con 500 mila, conquistato nel 1745

da Filippo infante
boni successi

ai

di

Spagna, parca

[1705-1802]. Questi, con aio


il

dovea

Dutillot,

cese;

ma

e s(jnetti;

riuscire

egli ragazzo

duca fece

specialmente per
corte, dopo

il

rifiorire sotto

Bor-

Farnesi, Filippo [1718-1765] e Ferdinando

in

il

Condillac e rettor politico

un Borbone foggiato

faceva altarini

di

soppiatto all'aio

Parma, Crisopoli,

poeti e

un

Frugoni ebbe

il

po'

anche

alla fran-

l'et dell'oro,

po' frati.

Poeta

di

Rezzonico [1742-1790], mi-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


Distro poeta

il

Manara

[1714-1800J, predicatore

chi [1724-1803], storico


il

p.

XXlII

il

p.

il

p.

Tur-

Aff [17411797J, bibliotecario

Paciaudi [1703-1785], tipografo G. B. Bodoni; ristaur

r universit, e

v'

accomod

tra altri

pi vantato de' poeti

il

parmensi, Ang. Mazza [1741-1817]; institiu premi annuali

opere drammatiche,

alle

del Monti.

Il

coron [178G] V Aristodemo

un tratto ad allargar

Dutillot pens

ma

con la dote dell'erede estense:

punto Maria Teresa se


duchi,

carrucol

Amalia, a scapestrare
la fioritura

cesco

III,

ediflzi,

il

gherm per uno

la

Parma una

in

lo

pili

de' suoi arci-

arciduchessa, Maria

sposo e sovvertire lo stato. Cosi

parmense and

Per Modena, Fran-

in paglia.

magnifico

universit,

lo stato

accortasene in buon

fece

molto;

tutto in vano,

quando

de' suoi principi,

codici, vie;

ma

cede alle lusinghe e alle larghezze austriache la nipote

Maria Beatrice,
di

tante nobili

confluivano

in cui

genti

il

sangue e

Estensi,

italiche,

retaggio

il

Malaspina, Cibo,

Pico della Mirandola, Pio da Carpi, Correggio. Dell'ul-

tima letteratura estense che resta?


Gir. Tiraboschi [1731-1794] e
disi

il

[1736-1783], economista e poeta.

gracili poeti o rimatori di

Il

nome

Modena

gran servigio
di

di

Agostino Para-

pure esso e

e Reggio, e

gli altri

tumidi e

Parma

e Piacenza, qualche tcco

lasciarono

e qualche impronta,

almeno formale, nel lavoro

di trasfor-

reboanti di

mazione della
era preparata

lirica.

ne'

due ducati

parmense, asciutta e nervosa

13.

la

coltura

umana

per l'avvenire, rigogliosa e frondosa nel

La Lombardia,

cio

il

in quel di

ducato

Mantova, con un milione e mezzo

di

di

Modena

e Reggio.

Milano e quel

di

abitanti, sotto l'im-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XXIV

pero

Maria Teresa [1745-1780] e

di

Giuseppe

di

ii

[1765-

1790J, governanti Milano Francesco in di Modena e dal


1771 r arciduca Ferdinando marito a M. Beatrice d' Este,

and scotendo

l'

ignavia e

l'

intorpidimento contratto dalla

dominazione spagnola, godendosi o discutendo


agricole ed economiche per suggestione

mente introdotte da Maria Teresa


politiche
flitte

le

le

riforme

paesana pianaamministrative

con irrequietudine autocratica in-

religiose

da Giuseppe. Intanto quella nobile popolazione, che

neir opera della letteratura nazionale non aveva ancora


fatto lavoro suo proprio

n impresso

suo marchio,

il

svegliava alacre in questa met del settecento.

lombardo nell'arte
pratico della

[1728-1798]

vita
e C.

appoggiavano
ralmente

le

e del

il

della citt.

Beccaria

le

il

senso

mentre P. Verri

promovevano

[1735-1793]

il

utili,

pi

mo-

restaurato giu-

spagnolerie secentistiche del

Lemene, venne svolgendo un

dalla tradizione paesana quel


spirito

Cosf,

altamente umane,

repudiate

Il

genio del buon senso,

riforme pi essenzialmente

efficaci, pi

dizio letterario,

Maggi

si

marchio

po' alla volta

meglio che restasse dello

lombardo incolume dalla soffocazione spagnola e

che per l'Accademia dei Trasformati risaliva

al

cinque-

cento. Cosi G. Parini [1729-1799], cominciato arcade, dell'

arcadia

meno

peggio, non pastorale, non rococ, a pena

cimentatosi al verso, procede co


all'utile;

nel

tendendo a correggere
di

la

rimembranze classiche

realistici,
civile.

'I

Giorno con poesia

pratico senso al vero e


squisita e potente

citt; nelle

di

in-

Odi, con un misto

ardimenti a volta a volta

formando, rinnovando, rafforzando

la coscienza

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


14,

degna

clie

faceva con la Savoia e

tre milioni d' abitanti, acquistato

Vittorio
di

Piemonte,

Il

Amedeo

sotto

ii,

Carlo Emanuele

iii

La

berto

incuor

le

la

l'Italia, la dinastia,

errori,

pi

nazionale

milizia

diverse

nelle

portava pur seco

meno

Amedeo

Emanuel

liberali, nulla; ella

fortune e

non

Fili-

che quegli

farebbe

rifiorire

nel diversi

Ma

fati d'Italia.

iii

ora sua prossima a

1'

del Machiavelli

vaticinio

il

da

regno arrotondato e afforzato

il

dinastia guerriera, da poi che

che avesse fatto

Sar-

la

titolo reale

il

[1730-1773] e di Vittorio

[1773-1796], sente anch' esso che

suonare.

XXV

di

riforme

d pensiero che

si

del suo esercito e della sua nobilt, le forze per le quali

E non

parie essere salita alla recente grandezza.

Prese

il

Giannone con un

sue fortezze

fin

uscire senza

il

che

vi morisse.

permesso del

re.

Dallo

Fuor

scherza.

sostenne nelle

tranello, e lo

non

stato

non

di stato

stampare; quanto a stampare nello stato,

pu

si
si

pu

Baretti e

il

il

Denina informano a che rischio e a che prezzo. Con tutto


ci, baliosi del

lungo esercizio delle armi,

piemontesi,

borghesi e nobili, vogliono pensare e scrivere

per pensare e per iscrivere scappano

Alberto Radicati, che avea


scritture Vittorio

Amedeo

servito

ii

[1733-37]

audacie

contro

Piemonte. Gi

di

anche troppo

ne' contrasti

la Chiesa, ripar in Inghilterra e in


la

anch'essi.

di

di

sue

potest con

Olanda a pubblicarvi

Bibbia

il

cattolicismo,

pi e meglio che volteriane. Carlo Passeroni [1713-1803]

accomod

la

sua ingenua poesia per tutta

la vita

a Mi-

lano: G. Baretti [1616-1789] migr in Inghilterra, C. De-

corse

nina [1731-1813] a Berlino: V. Alfieri [1749-1803]


tutta l'Europa: Giov. Luigi

Lagrange

[1736-181.3J

si

fece

DEL RISORGJMENTO ITALIANO.

XXVI

addirittura francese.

era adoperato per

la

conte Dalmazzo Vasco, che molto

Il

Corsica e per

il

Paoli, e avea pubblicato

un

sag-gio di legislazione civile e tradotto

fu

sostenuto

nel

castello d' Ivrea

stituzione per la Francia.

l'orientalista

1788],

il

Montesquieu,

1791

nel

Il

mori

vi

mandato attorno un disegno

nel '94, reo di aver

si

con-

di

bibliotecario Paciaudi [1710-

De Rossi [1742-1831],

tipografo

il

Bodoni [1740-1813], cercaron fortuna e quiete a Parma.

pure

la vita italica dal

mentre tutta

cuore va risalendo

loro alpi pensando all'Italia.

vivo e popolare.
di

Barett propugna un'Italia

per

ha sentito

il

sia

immortalmente

al

Rousseau

Petrarca

e la passione

prosegue con
crea,

l'

linguaggio

prima storia

al

ha

letto

il

e della

il

Montesquieu,
si

suo

coltura

ma

rialza diritto a

Machiavelli; rinnova con l'ingegno

una poesia
l'

glorificato

dell'educazione

contatti

per instituto e per coscienza ereditario

Dante

la

in

nostra gente col titolo di Rivoluzioni cV Italia.

Vittorio Alfieri

nome

e,

11

Denina mette insieme

Il

capo;

piemontesi scendono dalle

non accademica, scrivente moderna e franca

generale

al

penisola tace,

la

alla patria; concepisce, imagina,

acceso pensiero,

per

ci

virtualmente

Italia libera e una.

III.

14, Al rompere della rivoluzione francese,

in Italia le

riforme economiche legislative sociali erano gi condotte


assai innanzi, se

mento
tuzzare

non

al

termine, pe'l tacito o palese consenti-

dei principi nuovi e della borghesia illuminata a rinle

soverchierie

dell' aristocrazia

feudale e

le

inge-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


roiize dell'ordine ecclesiastico:

XXVII

che portava

il

neces-

la

provvedere a uq riassetto del paese, aiutando

sit di

lavoro,

promovendo

mutando

la prosperit,

il

curando

officii,

e saldando le piaghe lasciate dai passati dominii. In Italia,

lungi dalle astrazioni del filosofismo,


pratico:

il

favore dei principi fu tutto per

giurisprudenza

come

si

economia, e

proporre

nel

legislazione

alla

dell'

l'

rendite

civile

innovazioni
criminale,

pubbliche, al

censo-,

all'

dei
essi

filosofi,

bisogni

miglioramenti

amministrazione

commercio

al

al-

istruzione.

l'

La
di

poesia e la letteratura non ebbero quella tant' aura

favore che nel secolo xvi.

non fu male:

elle ne di-

vennero pi pratiche e indipendenti, nutrendosi


siero e sentimento

reale, e

facendosi ispiratrici

ai

il

Alfieri"

non

d' alti

Certo

e nobili sensi.

ma

alla

corte di

Parini avrebbe composto odi come quelle

il

Bernardo Tasso o un poema didascalico. Vero


pensatori e storici

rono nelle opere loro agli


care

economisti

ed

la coscienza nazionale,

pi

effetti

del

civili

dipendenza

immediati del

xviii diresto

quelli

umane riforme

rado

legislativi

del

come

alla

non

mai

ricostituzione

xvi

secolo

per

mira-

rivendi-

constituire la nazione in libert e dignit;

nei filosofi

pi

nel cinquecento un

pu n anche immaginare e

si

converso che

le

da cortigiane e accademiche

popoli

che quelli del settecento:

un mecenate
di

pen-

di

cinquecento conta scrittori e poeti o pi grandi o

perfetti

della

gli studi

opera

chiamavano, fu nel rappresentare a

del popolo e

delle

progresso andava

il

mentre

che manchi

che pur promovendo

negli

ordini

economici

accennarono

alla

della

In

patria.

in-

quel

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XXVIII

razionalismo umanitario la
poeti, 0, meglio, (V

patria

fu

un sentimento

un poeta, che ne invas

di

giovine e

la

prossima generazione.

la

15. La rivoluzione venne a tempo a salvare

da un riassorbimento austriaco, che

preparavano

esempi della Francia e con

gli

le

Vienna, e a rattizzare nella

arti ereditarie della corte di

borghesia con

le

l'Italia

gli stimoli di

Napoleone l'emulo e vivissimo sentimento della coscienza


nazionale. L'italianit efficace attiva combattente
e

crebbe

in

scombussolamento

quello

francese che

periodo delle repubbliche

il

rifece

si

occupazione

dell'

efimere,

nel

determinarsi e posarsi del consolato in Francia che tra


noi

il

dersi

quadriennio della repubblica

europeo

impero

dell'

Le repubbliche veneta

del regno italico.

nel

italiana,

che per noi

la
zia

se

non che quest'ultima

voce de' suoi grandi morti chiedente


contro la

troppo

il

foglie

posteri giusti-

borbonica.

e inonorato s'allunga l'esilio de' Sabaudi, Carlo

Emanuele

Emanuele

gna. Pi tardi e pi utilmente al regno

chino Murat [1808]; e


in Sicilia,

constituzione [1812].

pieno

iv

[1802-1821], in Sardedi

Napoli

mandati re francesi, Giuseppe Napoleone [1800]

Borboni

Pur

riunito ben presto alla Francia [1799],

[1799-1802] e Vittorio

de'

por-

dietro

lasciasi

ai

perfidia e la scelleratezza

Piemonte

etrusca

ligure

romana partenopea [1797-1799] passano come


tate dal vento;

disten-

stagione

la

d'intrighi

s'agita

dove imparano a giurare

la

sono
Gioa-

l'esilio

prima

vero che Bonaparte console e im-

peratore baratta e ribaratta altri stati


torie sue private; e finisce

come

fossero fat-

con riunire all'impero

fran-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


cese

Genova

Lucca

Ma

che?

mover

s'

spunta

dal

pie

Roma

fin

Apennino,

dell'

Alpi,

tra'

due

[1809].

gi

mari,

per

seme

il

msse verdeggia,

la

fiore,

il

e Piacenza [1808],

Toscana [1807] e

dolce piano, su verso le


gittato,

Parma

e la Liguria [1805],

[18)6], e fin la

XXlX

il

la foresta

addensa.

16.

Il

30 d'agosto del

clama l'indipendenza;

Reggio d'Emilia

179G,

d'ogni

lei

gl'italiani, esuli, cittadini, soldati,

che

in quei giorni

cant

Chi

l'ignoto

reggiani cosi?

a'

Gi gi

il

Scuotou

la oppressa

poeti.

pro-

corrono

parte

sannita

il

bruzio

chioma,

uniti al tsco e all' insubre

Volan coir armi a Eoma.

lioma, a

Roma:

Di libertade

ivi

ertesi

tempio ....

il

Se non poeta, profeta; e vedeva lontano, e bene. Dopo


quindici giorni, Reggio,

Modena, Bologna, Ferrara

stituiscono in Repubblica Cispadana; e levano

Pochi mesi, e

la

Cispadana

si

riunisce

si

co-

tre colori.

12 apr. 1797] alla

Transpadana (Milano e Mantova, Bergamo Brescia Crema),


e di tutte insieme

si

fa [12 giugno] la Repubblica Cisal-

pina; a cui Bonaparte annette la Valtellina e


di

Bormio

Chiavenna [26

feudi svizzeri di

mensi su
Cisalpina

la
si

Campione

sinistra

rileva

del

tersa

ott.]

le

contee

a'Grigioni, e

ritolte

Macagno, e terre gi par-

Po.

Dalla bufera nordica

la

nome

di

e purificata

Repubblica italiana [26 genn. 1802]; e

co
il

'l

bel

suo presidente

DEL RlSORGIMENtO ITALIANO.

XXX

le restituisce, dal

bardo

Piemonte ora francese,

Novara,

di

marzo

1805]

sizione

della

Vigevano,

regno

d' Italia.

Lomellina:

diviene

boricene,

[17

ricompo-

Pietosa questa

boccone

patria

spoglie lom-

le

oscuro

dall'

borgo ceduto da un qualsiasi Sforza agli Svizzeri


regina

alla citt

tore raggiunge

con

il

tradita

all'Austria

dal

cuore balza quando esso conquista-

nuovo regno [30 genn. 1806] Venezia

al

tutti gli stati di

terraferma, con l'Istria da Trieste

Pola e con

Dalmazia, che furono allora per tre

fino a

anni province

r impero
[0

dell'Adriatico

ma

conquistatore;

fino

la

italiane.

Napoleone
e

[29 nov. 1809],

se

cambio

die in

poi per

ritolse

le

Alto Adige

1'

giugno 1810] con Trento e Bolzano; e gi aveva an-

nesso [2 apr. 1808]

dai

vecchi stati pontificii

Macerata, Urbino e Camerino. Quanta gloria


liane rinnovellata

in

pochi

anni!

E quanto ingegno!

cordialit!

17. Alla repubblica e

al

regno confluirono da tutte

pen'sola amministratori

parti della

misti e politici e militari, dotti e

Moriva immaturo

tori, poeti.

Mascheroni
masco.
nezia,

che ardenza e

con

Ancona

di citt ita-

La

econo-

legislatori,
filosofi,

nei comizi di Lione

poeta

[1750 1800],

letterati,

scrit-

Lorenzo

matematico,

berga-

Romagna mandava Vinc. Monti; la Vema di madre greca dall' isole ionie,

non indigeno,

Ugo Foscolo

[1779-1827];

il

ducato boi'bonico, P. Gior-

dani [1774-1818]:

triumvirato che segna

questi anni e nel

nuovo

teratura;

il

modificazioni

il

passaggio, in

territorio italico, alla

neoclassicismo

nazionale,

nuova

let-

derivante con pi

soggettive e oggettive da quel

del

Parini

DEL RISOUGUMENTO ITALIANO.


e dell'

XXXI

Quali significative apparizioni, a pochi mesi

Alfiei'i.

l'una dall'altra, Il congresso

Udine,

d'

la

Maschcro-

niana, VOrazione a Bonaparte, Caio (raccOy


lettere, V

Orazione per

arti,

belle

le

Ultime

le

Sepolcri!

Dal

trecento in poi non erasi pi sentita, ne' metri nazionali


del Trecento, nella canzone del Petrarca e nella terzina
di

Dante, poesia

e vera

non

di storia

come quella

erasi fatta prosa

quella del Giordani:

cosi

rinnovava

retorica

Rousseau

il

il

Botta

[1766-1837],

quale,

il

indi

libert e di nobile e puro eloquio

dipendenza
della

d'

America,

cui

mo-

di

V Alfieri con

che nel colorito

accompagnato Carlo

seguite

mandava

sua

la

sentimentale, e

Young
pi

questi tre vuol essere

del suo Piemonte,

poi

in

elegantemente italiana come

quel che di greco avea nel sangue


e nello stile.

cosi splendida

cinquecento

dal

Foscolo improntava

il

dernit vigorosa anche dove


nel verso

viva

politica

del Monti:

Parigi

Storia

nella

Toscana

la

le

sorti

esempi

patria

alla

di

dell' in-

nei

premi

Crusca francesemente rinnovellata preferiva certe

mitologiche ottave
nozze

di

Luisa.

Il

Giove e

di
di

G. Resini [1766-1855], cantanti

Latona, cio Napoleone

Botta anche

Ant. Cesari

insieme pur co

[1760-1828]

neoclassicismo

lessicale

ebbe allora a punto


patria contro

il

la

ci

ricordano

che fu

detto

'1

il

le

Maria

Giordani

e con

meglio

purismo,

di
il

quel

quale

sua ragion d'essere come reazione

francesismo invadente.

franciosata Toscana era poi

si

bassa

come

la
le

povera

in-

miserie del

Resini davano a divedere: ella preparava in Lazzaro Papi


[1763-1831]

un futuro storico della Rivoluzione, chiaro-

veggente testimone e giudice

dei

tem[)i

con temperanza

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XXXII

libera e onesta:

precorse

studi

propria e

romano,

produceva a quegli anni una storia che


insigni

piena

stranieri,

di

erudizione

d'

L' Italia avanti

zelo italiano,

di

del livornese G. Micali [1769-1814].

il

doniinio

Le

terre in-

sanguinate della bella Campania e del Sannio mandavano


esuli

Milano Fr. Lomonaco [1771-1810],

Vite dei capitani illustri d'


1823], del quale resta

nel

memorabile

autore delle

Cuoco [1770-

che scrisse del 1802

ci

Comentario della rivoluzione di Napoli

lo stato d'Italia

governo

straniere,

Tale

che chiunque vuole o salvarla o occu-

parla deve riunirla, e non


il

e Vinc.

Italia,

si

pu riunire senza cangiare

di Roma . Da prode pi vicine, fatte in vano


Parma cedeva a Milano G. Rasori [17G6-1837],

prima cittadino ardente e irrequieto, poi medico novatore


e letterato;

mandava Piacenza

G. D.

Romagnosi [1761-

1835] a trattare la scienza della legislazione e delle constituzioni,

mandava M. Gioia

vigorosamente nei

a propugnare

[1767-1829]

principii della repubblica l'unit

ministero

dell'

interno

recensioni

le

contro

compilando nel

la federazione e a creare poi la statistica

delle

province

del

Regno. Alessandro Volta [1745-1827] a Parigi, nella presenza del primo console,
la

invenzione

sua della

in

seno

pila;

all'

B.

Instituto,

Oriani

dimostrava

[1752-1831],

Orian degli astri indagator sovrano, misurava


del meridiano tra Rimini e

Roma. Sotto

l'imperatore e re usciva l'Iliade,

il

1'

arco

gli auspicii del-

poema

de' forti, nella

recensione di Luigi Lamberti reggiano [1759-1813] per

le

stampe magnificamente artistiche del Bodoni, mentre

il

Monti ne verseggiava
europea possa

la pi bella

vantare.

Sotto

gli

traduzione che lingua


auspicii

del

vicer

il

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XXXIII

una nuova edizione del Vocabolario della

Cesari curava

lingua, e promossa dal governo

continuava dal 1801 al

1814" la collezione dei classici italiani in 190 volumi. Strade

intanto
fci

aprivano,

si

monumenti, pari

vestivano

si

mandre

e le

nuova coltura

di

combat-

tricolore,

Adige, su la Raab, in Spagna,

in vai d'

Per causa,

campagne

nuovo allevamento.

di

soldati italiani, attorno la bandiera

Russia.

levavano edi-

si

e lo

nuove alberature,

di

tevano e vincevano
in

montagne

le

allegravansi, coperte da

ponti,

grandezza e arditezza, se non

in

romani; e

superiori, ai
valli

gittavano

si

non nostra; ma

vero,

tempra,

la

infiacchita nel servaggio, rifacevasi, e dagli Stenterelli e


dai Giovanni
il

Bongee venivan

voce, lusingava
figlio,

per menarlo a

cretare alfine

indipendenza

tanta italianit

regione

Iterti

in

nova

il

permeava

francese

fatta

questi anni

l'

Roma, coronarlo

supremi

Torino

il

la

atleti del

re

1808,

Cam.

di

sotto

un altro

d' Italia

e de-

fatale penisola.

la

che in

terra e la gente,

sudditi

aspetta

nacquero a

francesi

Risorgimento, Vinc. Gio-

5 apr. del 1801, Gius.

28 luglio del

luglio del 1807,

di tutta

Fante e

del

mormorata

speranza,

l'imperatore

fidenti:

fuori Cosimo

E una

granatiere Bianchini.

Gius.

Cavour

Mazzini in Ge-

Garibaldi
in

Torino

in
il

Nizza
1

il

agosto

del 1810.

18. Forse
sopravvissuto

il

regno

all'

italico

non avrebbe a ogni modo

impero napoleonico,

ma

fu

vergogna

cadesse per la insurrezione del 20 apr. 1814; nella quale


si

risvegli pur

cando

ai

troppo

il

vecchio

forestieri italiani, e fu

municipalismo impre-

decretato

coccarda na-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XXXIV

zionale

il

bianco e

casa

colori di

rosso,

il

odio ai tre colori sotto

Ahim! qualcuno

l'Austria su la Raab.

1815

Intanto dal trattato del

d'Austria, in

aveano battuto

quali g' italiani

pag per

poi

piata di dominio con la Venezia, afforzata


alleati di casa in

mano
il

allungata su

le

Da

la penisola.

lei

pendeva

Terraferma e

erano

scambiate

meteora;

ma

tra

cospiratori

giovani

avevano

ci

Manzoni [1785-1873] lasciando


Pellegrino Rossi

l'

Regno per

pili

che

le

altrove

ferveano negli

[1787-1848]

in

cordi del passato

il

Il

Marche

esule

italico

Elba.

d'

fissato gli occhi, Aless.

in disparte gl'inni sacri

lasciandosi

Napoli

dietro

in

Piemonte

crucciavano

in

la cat-

Romagna. Per

la

negl' impiegati

officiali

Ge-

di

impero

tedra di Bologna; e a lungo se ne ricordarono


nel

papa

Murat era passata come una

Gioacchino

L' impresa di

accresciuti

unit ed

di

il

Borboni tornati anche

Sabaudi

nova. In vano parole sublimi


s'

la

buona volont,

restaurato in integro: a pena, con molta

di

con

Po,

*1

Legazioni, afi'ettando a viso aperto

avrebber potuto non dipendere

regno

su

Toscana e nei ducati emiliani, con

predominio su tutta

al

tutti.

tornava addop-

l'Austria

bagliori
tutto, e

Lombardia,

ne' letterati

raff'ronti al

ri-

presente.

tempo del carbonarismo.


carbonarismo, nutrito nascosamente tra le selve di

('alabria dai superstiti della Repubblica Partenopea, pla-

cato e aizzato dai Borboni esuli

una constituzione contro

il

allettato alla sua volta da


d'

indipendenza e unit,

INIarche e la

Romagna

con

dominio straniero

Murat con

invase
e

in Sicilia

indi

con
si

l'

la

piti

esercito

diffuse

1'

sca di

di

Murat,

vasta idea
di

lui

le

all'Italia supe-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


riore.

Ugo

Foscolo, quando profferiva

pappagalli

ai

sette

non

motto

il

Le

caro

cosi

bisogna

Italia

disfare

un

spesso gli avvenne, che


sette in Italia

martini

politici opportunisti

vano utopie; ed erano


Tra

le sette

il

le idee

e insi

e generose

pi alte

n anche intravvedevano, che


combinatori

la

le

lato

due maggiori) custodirono nei lor segreti e

le

temperati e rassegnati

nire.

1'

passionatamente.

trasmisero nei loro

che

rifare

come

vide,

della cosa, e

tendo

XXXV

verit e

dell'avve-

trionfo

il

chiama-

sistemi

di

carbonarismo fu la pi complessa e

larga a un tempo: dalle regioni e popolazioni che traversava,


i

come

sentimenti e

htare con
i

camaleonte della favola

il

bisogni del presente. In

gli officiali e

colori,

Piemonte fu mi-

nobili, alfleriano

pensatori: maggiore di tutti, letterato

co' letterati e

e militare,

torre Santarosa [1783-1825]. In Lombardia

e federale

coi disingannati del 1814,

avean tentato propagare idee

luzionarli co'

Bjron. Capi

San-

romantico

che nel Conciliatore


attratti alle

letterarie di mad. Stael,

dottrine storiche del Sismondi,

un

politiche di Ben. Constant, e

fu

progresso,

di

attingeva

po'

fantasticamente rivo-

naturali e

d'

autorit

erano

Fed. Confalonieri [1785-1846] e L. Porro [1780-1860]. Piero

venuto

Maroncelli

[1795-1816]

parvenza

musico e letterato, propagatore

di

rismo tra la giovent:

era

S.

dalla

Romagna,

in

carbona-

di

Pellico [1788-1854], G. Pecchie

[1785-1835], C.

Ugoni [1784-1854], G. Scalvini [1791-1843].

La sapienza

G. D. Romagnosi riguardava

la poesia

di

combattimento

e della vittoria.

novit e

il

di

favorevole:

con A. Manzoni in disparte preparava

d' idealit

moto

l'

inno del

pure con tanta voglia

italiano del 1821

non esce

DEL RISORGIMENTO ITALIANO,

XXXVI
dal cerchio

Toledo e

spagnola, gridata in via

era

la

Del resto

rivoluzione

la

piazza

iu

men durevole

francese del 1791, la

Napoli

in

constituzione

francese: la

della rivoluzione

[2

1820- 24 marzo

1.

Piemonte

1821] fu settaria e militare; in

di Castello,

a lunga prova.

marzo -9

[9

apr.

1821], militare e aristocratica; in

Lombardia sarebbe stata

letteraria e dottrinaria: da

tutto

non mancaron

per

ogni

modo

piemontese

rivoluzione

la

rosa: la napolitana lasci ad

giuro borbonico e

il

popolo;

rivel

un raro

Sicilia,

altro sper-

ad esempio

parlamento degnamente chiuso da Gius. Poerio


1843],

repubblicano

mand

all'estero un

rono
ai
di

in

all'

Europa

la

drappello

ai

[1775-

che testimonia-

esuli

di

mand

carceri austriaci un drappello

anime nobilissime che santificarono

il

dolore d'Italia

conspetto alle genti.

19.

Il

decennio tra

il

di prigioni d' esilii, corre

e di novit

nel

neoclassicismo,

'20 e

il

'30, si

lavoro dell'ingegno

maturato nel regno


le

storio

A. Manzoni, cominciata
il

lirica

1820 e

delle

compimenti
lettere.

d,

finite

Il

italiane del Botta e

nel
il

di

italico,

napolitano di P. Colletta [1775-1831].

seguita drammatica tra

doloroso di patiboli

per converso pieno

preparate in questi anni,

di

il

mancata federazione

la

virtuosa sofferenza degl' italiani,

modenesi e

patiboli

1799:

del

tro-

Santorre Santa-

in

ammonimento un

distacco della

si

da Cuneo a Messina.

d' Italia

d'anima perfettamente italiana

tipo

il

che, tementi da prima,

gli austriaci,

varono a un tratto padroni

manc

La manifestazione
regno [1806-1813],

22,

si

compie col ro-

manzo [1825]. Dinanzi alla rassegnazione a cui conchiude

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


il

Manzoni comincia [1826]

di

lo strazio della poesia e filosofia

Leopardi [1798-1837]. Tra

di G.

mezzo G.

Foscarini

XXXVII

B. Niccolini col

classici

Nabucco

romantici sta

[1815] e V

Antonio

[1827], gi accennante al rivoluzionai'io.

la

letteratura veramente rivoluzionaria comincia a campeg-

giare con la poesia: procede dal mezzogiorno Gabr. Rossetti

[1783-1854], improvvisatore,

tastasiano,

che

si

Bercliet [1783-1851], critico,

niano, che

esplica:

si

librettista,

arcade,

me-

trasforma: viene dal settentrione Giov.

il

romantico,

estetico,

manzo-

primo, monarchico in fondo, ac-

cenna presto all'unit senza forma determinata:

il

secondo,

fresco della storia del Sismondi, pare fermo per ora alla

federazione repubblicana.

IV.

20. L'insurrezione della Romagna e dell'Emilia


21 marzo 1831] e
di

Sardegna [27

1'

avvenimento

apr.

[3 febbr.
al

trono

1831] aprono la sbarra alla genera-

zione nuova e

incominciano

svolgimento

soluzione;

Carlo Alberto

di

il

quella

terzo

periodo che di

con

l'addurre la bor-

ghesia nel campo dell'azione, questo con k) svecchiamento


della

prevalente

La mossa

sabauda.

dinastia

Francia, e aderente

con

avvei'so

Luigi Filippo seguita

l'opinione nei pi. Intanto

va

di

male

in

Il

il

il

dottrinaria

movimento

del-

poter civile della Santa Sede

la

successione di Napoli con Ferdi-

[1830-1860]: Francesco iv di

perduta ogni

pur sempre dalla


politica

peggio con Gregorio xvi [1831-1816]: gio-

vent non migliora

nando

alla

speranza

dell'eredit

Modena

[1815-1846],

piemontese e

della

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XXXVIII

corona
cino

italica,

Lucca

di

chiarisce tristo all'in tutto:

Carlo Luigi [1821-1847]

duchessa

l'imperiai
il

si

a ogni

vento:

Parma

di

granduca Leopoldo

ii

di

Austria su

sfidante: e contro

lei

[1815-1847]

il

borbon-

Maria Luisa

divertono:

si

Toscana [1827-1859] pencola


minacciosa,

tutti,

sprezzante,

l'idea italiana, sola.

31. La letteratura della rivoluzione, che finora, salvo


del Foscolo rimasti per altro inediti, facea pi

gli scritti

volentieri sue prove nella poesia,

mina meglio nella prosa, o

come

si

allarga ora e deter-

sentimento e

di

romanzi, e qui tengono

campo

il

di fantasia

F. D. Guerrazzi

[1804-1873] e Mass. D' Azeglio [1798-1866], o di sentimento


e

ragionamento come sarebbero

libri

zano

discorsi d'

l'uno dell'altro sopravan-

dottrinali, e qui a fronte

Gius. Mazzini e Vinc. Gioberti.

tutti

per la trafila del 1821 e per

venienti,

eloquenza e

Ambedue

pro-

l'intermezzo

di

Santorre Santarosa, dalla tradizione dell'Alfieri, accen-

nano ambedue ricisamente


iniziativa straniera. Alta in

al distacco e al rifiuto

ambedue

d'ogni

l'idealit, onde, lungi

al sensismo e razionalismo francese del secolo xviii, dedu-

cono

la

credenza ferma della libert e della moralit nel

continuo perfezionamento del genere umano.


satori italiani a rifare la patria

onde primo

e di fede,

l'

il

avvers fieramente

umana

e civile

il

vol-

delle

rispetto alle cose divine, cosi all' esaltazione

cattolica del Gioberti risponde


]\[azzini;

pen-

abbisognavano d'entusiasmo

Alfieri

terianismo e proclam la necessit


l'eligioni e

E come

la

vocazione

mistica del

dietro loro si' delinea l'osservanza

apertamente professata dai pi

riottosi

a' preti,

cristiana
Niccoliai

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


Altissimo egualmente

e Guerrazzi.

montese
il

dell'altro

si

D'ambedue uno

dell'

Roma:

fino al

ligure volle andarvi

f.

la
si

compiono a vicenda.

uno l'intendimento a un
se

non che a quel

18i9 andare con

sempre con

fine

1.

ora

sempre, con pensiero ed azione,

vine Italia; e infiamm, persuase, attrasse,


giovent,

ma

degli

artigiani

pie-

il

la rivoluzione unitaria.

1834] all'eccidio dei fratelli Bandiera [9

Mazz/ini, per

fine

la federazione,

di

agit,

pie-

missione della terza

un decennio, dal tentativo

Giuseppe
[2

uno

spiegano e

l'obietto,

pi'ossimo, Italia e

montese voleva
il

nel ligure e nel

sentimeato del nome e dei destini d'Italia, e

il

Primato italiano

Roma

XXXlX

della

Savoia
1844],
la

Gio-

non pur

cittadinanza

la

gran

parte: Vincenzo Gioberti, staccatosi dalla Giovine Italia


nel 1831, torn a quella che

mava cospirazione
sua

predicando

il

che usci

nell'agone co

anime timorate e

le

attrasse e rapi
vasi dietro

che molto alto portava


'1

il

g'

ingegni

giovine clero, che alla sua

la tradi-

Primato, e

lega dei principi riformatori capo

la

fice attrasse

Santarosa voleva e chia-

letteraria, ed egli la fece con certa

filosofia battagliera,

zione italiana, fin

il

il

ponte-

timorosi,

volta trae-

popolo credente anche dalle campagne.

23. Al Gioberti dal Piemonte, modificandone e volgarizzandone le dottrine, aderirono, Cesare Balbo [1789-1853]
nelle
glio.

Speranze
Questo

guelfi:

vano

il

il

d' Italia, e

con pi

scritti

Massimo d'Aze-

primo gruppo dirittamente chiamato de' neo-

quali,

pur non sapendolo, svolgevano e applica-

concetto messo innanzi dal Foscolo nel 1815, della

gloria e forza, che all'Italia

venne e pu venire dal pon-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XL

teficato e della necessit

che

pontefice rimanga in Italia

il

difeso dagl' italiani e riordini la religione di

idee

tali

pare

il

neoguelfi dal 1842

1847

al

Cristo.

popolo italiano: mente

ordinamento

restituirlo al

spada Carlo Alberto,

lui dell'Italia,

una lega

finale

a strap-

intesero

papa dalle branche dell'Austria e

Con

che

dei principi riformatori

escludesse l'Austria: non rivoluzione, non constituzioni, n

unificazione n unit.

nigni

altezze

dalle

maggior

lor

solitarie

roliano e

sime

per

il

amicamente da Firenze G. Cap-

cospirava

gran

[1794-1876], rallegandole

tuttavia ondeggiante,

maggior poeta

il

Manzoni e Ant, Rosmini

A.

filosofo cattolici,

[1797-1855]:

poni

parte riguardavano be-

questa

come

lui,

tra

gente

Toscana,

di

guelfismo savona-

il

ghibellinismo leopoldino: consentivano, mas-

il

le

neoguelfe,

idee

indipendenti

altre,

in

da

Milano Ces. Cant [1805-1895] e N. Tommaseo [1802-1874]

da Venezia.

Il

D'Azeglio volle allargare contenenza o

significazione al
lesta,

dell'

opinion

polo gli chiam

un

intitolandolo,

partito

nazionale

moderati.

cos/ vi

troppo alla

po'

veramente

pi

si

il

po-

possono compren-

dere Giacomo Durando [1807-1809] l'autore della Nazio-

Terenzio Mamiani

nalit italiana che pensava da s e

[1799-1885] filosofo e poeta che guardava oltre


fsmo; e

si

pu dire che molto

dottrine economiche

F. Sclopis [1798-1878] e Camillo

Dinanzi alla

fase

delle riforme, Gius.

del

ma

egli rimase

ostinato

I.

Petitti

le

[1790-1850],

Cavour ancor giovane.

neoguelfismo e

Mazzini,

luzione, di democrazia,

di

neoguel-

contribuissero con

vi

e legislative

il

banditore

se

movimento

d' unit,

pareva minacciato
nell' unit,

al

di

di rivo-

solitudine:

pure accennava

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


a rimettere

di

rigidezza

in

altre

XLI

sua dot-

della

parti

trina e nel metodo. Di Lombardia, usciti dalla scuola del

Romagnosi, C. Cattaneo

[1801-1869] e G. Ferrari [1811-

un forte e un bell'ingegno, sintetizzatore pratico

1876],

della scienza

il

primo, analizzatore teorico della storia

secondo, tutto pieno

regno

il

primo

rimembranze cisalpine

di

prono forse troppo

italico,

ma

francese, repubblicani erano,

come federale sarebbesi

il

gi

il

e del

secondo alla iniziativa


si

chiarivano federali;

poi chiarito

Venezia D. Ma-

nin [1804-1857]. In Toscana, F. D. Guerrazzi, forte e torbido,

faceva parte da s tra cospiratore e opportunista;

G. Montanelli

zionario,

rimarr

al Gioberti;

avverso

il

e scrivendo

d'
il

aver messo

non partigiano
nel

circolo di

in burla

maggior male

di

Dio

naldo

Sicilia

po-

V Ar-

[1843], contro le dottrine del Gioberti e del Balbo,

vecchio ghibellinismo antipapale

all'

Prete

vecchio Niccolini mostrava aderire alla parte

rivoluzionaria ostentando nell'opera sua maggiore,

il

senti-

tornando rivolu-

pur

Mazzini e

al

G. Capponi, facea penitenza

Pero pensando
polo. Solo

G. Giusti [1809-1850], attratto

dell' unit;

nuovo

mobile a ogni

[1812-1862],

mento, era passato

balenavano

nella caligine:

alba del 12 genn. 1848

il

Napoli e

unitario.

ma Palermo

cominciamento

bandiva

dell'

epoca

quei

giorni

gloriosa dell'universale rigenerazione

r apparenza era tutta neoguelfa,

sostanza federale,

la

In

monarchica o repubblicana; d'unit poche speranze

lontane.

23.

Non

il

Quarantotto

scoppia,

tempesta

magnifica.

pi iniziativa francese; non carbonarismo aristocra-

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.

XLII

che

polo alfine,

Europa.

d'

motto

co'l

Del moto che va

gno 1846]

sette: era

vero

genn. 1848,

le

avvenimento

constituzioni,

Pio

IX,

apogeo

(dittatura

di

di

le

il

difese popolari di

tragedia.

Il

tre sono

fino al

12

ix:

idillio

Palermo)

13

al

al

ag. 1848,

guerra;

la

Venezia)

Venezia agli austriaci),

18i9]

mutazioni:

insurrezioni,

in

Pio ix [16 giu-

di

ag.

Carlo Alberto: epopea

Manin

suona-

guelfismo, Pio

termini e le

dal 12 genn. (insurrezione di


le

Gioberti

V.

Venezia [24

riforme e

po-

il

egli la rivoluzione

Carlo Alberto: L' Italia fa da

di

dall'

alla resa di

gli stadi,

popolo italiano,

il

moveva, che iniziava

si

vti di G. Mazzini e di

vano ad una
s.

non

militare,

tico

occaso

dal

di

13 ag. 1848

24 ag. 1849 (resa

di

democrazia, rotta di Novara,

la

Venezia e Roma, Giuseppe Mazzini:

neoguelfismo, che trionfante nel

mine avea trascinato gran parte del clero e

primo
del

guerra, condannato

nella rivoluzione e alla

ter-

popolo

dall' allo-

cuzione dei 29 apr. 1848: rotto dalla inesorabile realt


il

sogno,

il

roseo sogno

un mattino

d'

di

primavera, la

conciliazione della fede alla scienza, del cattolicismo alla


libert, del

papato all'Italia.

tima essenza sua e per

le

Il

papato almeno, per l'in-

condizioni del suo reggimento,

non pu essere nazionale n costituzionale.

sacerdoti

che benedicendo e pregando a capo de' crociati rinnova-

vano

gli spettacoli del

medio evo spariscono, o

tra<liscono,

apostatano, o sono condannati e muoiono martiri della


loro illusione. Ant. Rosmini, reo delle

Cinque piaghe della

Chiesa, in vece del cappello rosso ha l'indice; e dell'aver tentato di riunire

persecuzione dei

gesuiti

il

in

papa

all'Italia punito dalla

vita

dopo

morte,

nelle

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


opere e ne' suoi discepoli.

sue

XLIII

A. Gavazzi

Dei minori;

[18)9-1889], Savonarola delle piazze, abiura e


testante; F. Dall'

Ongaro [1808-1873], Metastasio romanche nel '49 celebr

tico dei

democratici,

scila in

San Pietro, torna

settecento;

vien
il

la

fredda e avversa

federazione

San

di

dei principi

gli

la parte

procede

rimeria del 1848, dopo

mocratica. Della troppa

nelli e le ballate di F. Dall'

e dicono

Madonna

guerra nazionale: Carlo Alberto tien solo

alla

ma

campo;

ferocia di armi straniere,

occhi alla sua

le braccia e gli

meno

un abate del

alla libera vita d'

Nel secondo termine

Luca.

Novum Pa-

il

Bassi [1801-1849J, Pietro eremita dei ga-

muore santamente per

ribaldini,

levando

Ugo

pro-

fa

si

de-

stor-

Ongaro, due poeti rimangono

molto: Giov. Prati [1815-1884], pe

Mameli [1828-1849], per

gli

la repubblica.

Per

l'

'1

re; Goffr.

Italia canta,

per l'Italia muore, Aless. Poerio [1802-1848]. Benedetto

sempre

il

comprano

suo

nome

e quel

di

tanti

poeti

del

Mameli! quanta

corruttori e servili!

vilt ri-

Nel

terzo

termine monarchia e democrazia sono a fronte. La rotta


di

Novara

sorti

[23

marzo

1849], che parea

della monarchia, soltanto

esilio la

proroga

morte rifanno una popolarit

democrazia non
lancia da

le

dover affondare

Roma

vince,
la

gP instrumenti,
il

cio

lascia

abdicazione

monarca. La

eredit di

vittoria, e

conferma prossima dell'unit

24. Mancati nel

e pi di tutti

ma

l'

al

1848 alla sistemazione


i

principi italiani tutti

pontefice; e

non per

ci

le

italiana.

giobertiana

fuor eh' uno,

avvenutone

lo

stabilimento durevole del governo a popolo, teorica aspi-

razione mazziniana; veniva a mancare

la

possibilit del-

DEL RlSORCxIMEKTO ITALIANO.

XLIV
i'

effettuamento pratico alle due dottrine, o meglio

metodi
viati;

come furono

politici,

ma

missione, dir

alla

un vero acquistato,
di

principio

in

e av-

giobertiana rimaneva

cos,

la fede di

due

a'

concetti

Savoia

casg,

su

campo

'1

Novara, e la divinazion mazziniana ebbe ragione nella

rivelazione d' un vero nuovo, la virt del popolo italiano


in

Milano e

Brescia, in

in

Roma

Venezia.

e in

Quindi,

tramontata la stagion prima della politica giobertiana,

Primato

successe

Einnov amento ; mentre

il

mazziniana avanzava sempre pi premendo per

Posto adunque che


lito e

r unit

1'

unit.

monarchica avea

la federazione

repubblicana non era

al

l'opinion

fal-

perch vi-

riuscita,

ziosa la prima nella sostanza e difettosa la seconda nella

forma, da poi che federazione

n con n senza l'Austria ed


la repubblica
l'

in Italia

idea dell'unit, che,

Vittorio

mento

la

parte

qui

la

Se no, no;

e Gius.

blica

unitaria,

amici

Il

aderendo

sogno

il

di tanti

alla

il

valore di

agevolarono l'appiana-

Manin rinunzia

ponendo a casa Savoia

Garibaldi,

il

eventi precipitano.
1'

monarchia scriveva

anni

Tutto cede

famoso

campione della repub-

per

al

lavoro

agli
Italia

farsi reale.

sar una, Italia sar degna delle sue glorie passate

che supera con

al-

venia

altre,

dei pi altra

fede e

della questione. Nel 1856 Daniele

alla repubblica federale

le

nell'opinione

[1820-1878]

ii

farsi

dall' altra

cadute e scartate

monarchica.

Emanuele

non potea

papa e

non pu essere che federale;

sormontando, non conveniva

forma che

italiana
il

Gli

d' unificazione,

accordo della tradizione e della rivolu-

zione tutti gli ostacoli.

La campagna

portato r alleanza francese, e

il

di

terzo

Crimea

[1855]

avea

Napoleone riprende

DEL RISORGIMENTO ITALIANO.


per l'Italia l'animo del

Dopo

primo.

che

italiana [27 apr.-r2 luglio 1859]

della Lombardia,

dalla Giovine

Farini

L. C.

Italia

la

fini

XLV

guerra francocon

cessione

la

[1812-1866], passato

rafforzare

moderati,

gi

Bettino

Ricasoli,

moderato indipendente, conducono l'Emilia eia

Toscana

ai

marzo

plebisciti [14 e 16

assente e consiglia, Gius. Garibaldi

proclamando

Egli,

Italia

Vittorio

co' suoi Mille all'unifirazione del

20

186)], e

ott.

zione delle
Sicilia
a'

1860]. Gius. Mazzini

coopera e combatte.

Emanuele, procede

mezzogiorno

[5

maggio-

generale Cialdini [11 seti] alla libera-

il

Marche

dell'Umbria; e queste e Napoli e

votano per plebiscito

26 febb. del 1861

il

regno

l'unit [3 nov.]. Constituito


d'Italia,

Camillo di Cavour,

che gi avea rapita o accettata la fede unitaria del Mazzini

del

Garibaldi,

con accettare per


liana

dal

1796

finisce

in

solennemente,

monarchia tutta

la

poi,

proclamando

bisciti

veneto del 21

ott.

anime,

n con

Roma

1866 e romano del 2

unit di nazione fu fatta per

grandi e pure intelligenze, n con


sante

maggior

25 marzo,

sola

non compiuta,

tale d'Italia. L'unit fatta, se

N mai

il

la rivoluzione ita-

sacrifici

libero

ott.

aspirazioni

capi-

co' ple-

1870.
di pi

di pi nobili

consentimento

tutte le parti sane del popolo.

Bologna 9

ott.

1S95.

G. C.

e
di

LETTURE
DEL

RISORGIMENTO ITALIANO

I.

Pietro Giannone.

Notevole che questo primo richiamo alla virt e disciplina militare e

r accenno

al

Piemonte e alla casa di Savoia come a forza e si)eranza d'Italia

venga da scrittore meridionale.


11

Giannone,

passo nella storia delle

paese in paese; e
litici

che scrittore!

in

mandava

sopra gli Annali di Livio

scritti

1'

po-

anno 1739, nel castello di Ceva,

Ormea a

solleci-

Roma.

gli occhi la

Certamente a chiunque avr solo avanti


zione delle province onde ora

mente

fuggire di

all'Italia nei Discorsi storici e

dove era detenuto per tradimento del ministro march, d'

di quelle che

nelle quali

Napoli, gran

della libert, dov

quella

storie e in

tali consigli

tazione della corte di

che circostanze!

1723 la Storia civile del regno di

finita nel

si

comprende

trovasi estinto

compone V

Italia, e

lo stato della

Chiesa di Roma,

ogni vestigio di milizia n

abitatori sanno che cosa sia guerra o

il

condi-

massima-

trattar

le

loro

armi, sem-

brer strano e portentoso come da queste stesse regioni cotanto

ora effemminate ed imbelli avesser potute sorgere schiere

numerose

di valorosi guerrieri,

quali

assoggettarono quasi tutto V orbe terreno.

Ma non

marsi allo stato presente delle cose, quasi

che

il

bisogna fer-

mondo non

avesse prima avuta altra faccia, disposizione, costumi,


e

leggi se

istituti

non quali ora sono.

Bisogna riportare in dietro la nostra attenzione,

e rigiiardare

le condizioni andate, e quale aspetto avessero nel tempo

Romolo

si

negli antichi tempi si

diede principio

alle

cose romane,

che

quando, mutata

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

forma

di governo,

innalz la romana repubblica cotanto, che

s'

giunse a tal grandezza che a pena poteva reggere s medesima.

Ci solo

unica e fedele depositaria delle antiche-

dall' istoria,

memorie, pu essere a noi somministrato,

e specialmente, trat-

tandosi de" romani, da questa incomparabile di Livio. Chi at-

tentamente porr mente

a'

corger che a que' tempi


e specialmente

vicini

non

primi

latini, gli albani,

non erano

in

due

della prima deca,

libri

popoli onde

l'

si

generalmente

eran

tutti gli altri

ed occupati in altre cure od

distratti

ac-

composta^

era

Italia

rutuli, e tanti altri eh'

campi laurenti ed albani,

a'

d" Italia,

se

arti

sole, ci nel!" agricoltura e nella milizia. Colti-

vavano con diligenza ed industria i loro campi, e pascevano


con accuratezza i loro greggi ed armenti, onde sostenevano s
stessi e le loro famiglie.

tese fra

Quindi in

Roma

nascevano tante con-

nobili e la plebe intorno la legge

plebe, che viveva sopra

non voleva

soffrire

torti

la divisione de' medesimi.

campi che
che

agraria, poich la

venivano

le

nobili tentavano

Erano per

distribuiti^

arrecarle per

ci contenti di

alimento

n cercavano agiatezza, n grandi

pomposi

suppellettile, n abiti

gidezza delle stagioni

loro

la

n preziosa

edifizi,

Erano paghi

o altre morbidezze.

capanne, dove potessero ricovrarsi nella ri-

di picciolo case o

da' venti, e

quanto

davano per

terra da essi lavorata e la greggia o l'armento lor

schermirsi

freddo

dal

dalle

piogge

dove la notte in placido riposo ristorar potessero le

membra stanche

dalle fatiche nel di

sofiFerte.

Erano paghi

di abiti semplici e pochi, solo bastevoli a coprirli e difenderli.

Non aveano

per ci bisogno di molti

erano addetti

a'

erano impiegate

lavori delle dita,

donne.

le

Ma

a'

sopra

d'

tutto

altronde per lo pi
aveasi

della milizia, nella quale tutti e quasi sempre

poich sovente un popolo, scorrendo oltre


l'insita

umana natura che

proprio,

ma sempre

gli riesca

acconcio

a s vicino prede

si

gran cura

esercitavano;

propri confini, per

l'uomo non mai contento del

desideroso dell' altrui e di profittarne quandofarlo,

il

di

scuno per difendere

fa

pochi cittadini

artefici, e

quali

commetteva

sul

campo

animali, vettovaglie od altro:


il

suo era costretto di star

del
si

quasi

popola

che cia-

sempre

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


con

le

armi alla mano

pronto ad

impedir

3
le

incur-

altrui

sioni e rapine.

Vivevano questi popoli, specialmente


diverse

romani, con massime

anzi opposte a quelle che al presente

teponevano sempre
che dalla pubblica

utilit e dovizia fosse

un equabile fermo

e durabile

il

ben pubblico

al

si

privato,

tengono.

per derivare

bene: e ci

An-

considerando

rendeva

a tutti
cittadini

pi concordi e pronti a rintuzzare

le oppressioni che per avventura potessero venir loro imposte da' pi potenti,
interni od
esterni che si fossero, ed a resister loro con
vigore e coraggio.

Al

contrario, anteponendosi il privato bene al pubblico,


avviene
che, ciascuno pensando solo di arricchir s stesso,
la repubblica

s'impoverisca. Quindi molti

divengono avari, superbi ed ople comodit e ricchezze non

pressori degli altri, e segue che

siano egualmente tra i cittadini distribuite, onde


si d
luogo
all'emulazione ed all'invidia fra loro oltre che, per la
dovizia
di pochi, molti s veggono patir miseria;
da che nascono le
servit, ed avviene che ciascuno sia facilmente
esposto all'al5

trui boria e soverchieria. Quindi volentieri i


romani al pubblico
bene sacrificavano non pur le sostanze, ma la propria
lor vita
e quella de' loro figliuoli.

D'onde avveniva

vasione, di danno od ingiuria per

parte

che, in caso

d'in-

de' popoli vicini,

pronti ad unirsi insieme ed a resister con le


armi.
Fra i popoli ond' era allora l' Italia divisa, certamente

eran

tutti

mani

e sotto

re e poi sotto

consoli

erano

ro-

pi agguerriti

ed esercitati nella milizia; e nelle occasioni di guerra,


sia offensiva sia difensiva, davano volentieri i loro nomi
per essere
arrolati nelle centurie, ciascuno militando
sotto 1 tribuni, e
questi sotto

consoli

duci. Cosi in breve

pretori, ch'erano destinati per supremi


tempo formavasi un numeroso esercito poicome per loro proprio mestiere, erano eser;

ch

tutt'

cittadini,

citati nelle

armi;

e finita la

mandosi l'inverno, fossero

guerra, ovvero quando, approssi-

stati

costretti a ritirarsi, tornavano


nelle lor case ad aver cura delle cose domestiche
ed a coltivare
i loro campi e ad attendere
alla custodia delle loro greggi ed armenti, pronti a ripigliar le armi ricominciando la
guerra. Ed in

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

modo in poco tempo, senza molto imbarazzo e


meno i romani che gli altri popoli rifacevano i loro
[dee.

I,

quale

di

lib.

Livio

eserciti.

7] rapporta che la prontezza e la facilit con la

romani reintegravano

loro eserciti intorno

Roma, quando non aveano n meno

dopo tanto pugne uccisioni

quando

non

difficolt,

tal

sotto

Augusto

1"

e morti, fu tale,

che

imperio era cotanto

sarebbe potuto sperare un

si

anno 406

all'

quinta parte d'Italia,

la

a'

tempi,

suoi

non

cresciuto,

si

pronto, numeroso e sollecito rifa-

cimento di corpi armati. Da' romani

che

Livio

dice

il

allora furono prestamente rifatte dieci legioni, di quattromila e

dugento fanti

e di trecento cavalieri

cito di nuovo, se forza

una

1'

Un

si

fatto eser-

alcuna esterna sopravvenisse, tutte queste

forze insieme raccolte del popolo romano, delle quali a

capace

il

mondo, oggi malagevolmente

pena

metterebbero insieme:

il

tanto siamo cresciuti in quelle cose per le quali solamente

travagliamo, ricchezza e lussuria

parlando non solo

de'

romani

ma

lo

degli altri popoli vicini, narra

come

essere stata veramente cosa meravigliosa,

che contro quelli ebbero


equi e veienti,

star

volsci,

due primi tra questi popoli tante volte vinti e

si

che tenessero solleciti

ro-

continuamente colle armi alla mano per combat-

terli e ridurli

finalmente nella loro dizione, e

d'

compensare tante

sconfitte ed uccisioni

oltre la saziet e

fastidio, quelli

il

onde mai po-

nuove guerre

tessero sorgere tanti soldati per apparecchiare

le

in tante guerre,

romani, specialmente contro

debellati ripullulasser sempre,

mani a

ci

medesimo,

scrittore

Io non dubito che,

che in tanti

libri

avran

lette

continue guerre co' volsci, non abbiano anche a considerare

quel che a

me

gi parso un miracolo esaminando gli scrittori

di queste cose pi prossimi a que' tempi, ci onde volsci

equi tante volte rotti traessero


lib. 6].

N pu non

Ma

chiama durum

bench tante volte

cesser vigorosi per

quello

soldati a tante guerre

istupire chi riguarda

della Liguria, che Livio


lib. 7],

numero

sconfitti da'

presso gli antichi romani

1'

dee.

ed
I,

bellicosi popoli

in armis genus

dee. Ili,

romani, anch'essi rifa-

e per valore

che maggiormente

come

dimostra

loro eserciti.

quanto fosse stato

amore del pubblico bene

che tutti

LETTURE DEL BISORGIMENTO.

per la repubblica militavano a proprie loro spese, e fino


di

Roma

sto

349 non ricevevano

tempo in poi

soldati pubblico stipendio

senato decret che la gente

il

d'

anno

all'

da que-

arme

fosse

soldata del pubblico, avendo finora quel tempo ciascuno militato


del suo [dee.

I, lib.

D' indi in poi con maggiore alacrit e

4].

prontezza ciascuno dava suo nome per iscriversi neir esercito;


e poich per supplire a cotali spese

polo

il

bisognava imporre al po-

secondo

tributo, a ci che ciascuno

le

sue forze contri-

buisse agli stipendi della milizia, fu da tutti gli ordini

sere esenti
altri,

senatori stessi

anzi questi, per dar esempio

Roma non

poich allora in

moneta

era vi

moneta;

autorevole; onde furon mossi


si

che da poi tutti con

stati tassati,

segue Livio

ma

fede,
il

all'erario,

la

tributo: I senatori

qual cosa deriv


avvicinandosi
scia, si
e,

l'

inverno,

che

richiedeva

r accurata disposizione

tutte

le

1'

rame

prima, finita la campagna ed

lo stipendio, cosi

pagna dimorare. Adunque

il

pagamento. Dalla

il

l'

annuo fu

obbedienza dovuta

soldati obbligati di svernare dove

non superbire

erasi

ritiravan tutti nelle loro case, po-

fatto costruire gli alloggiamenti, ed

d'animo nel non

bene

Roma non

argento, portando su can-etti

che, laddove

come annuo era

secondo

erano

d'

facevano anche bello e cospicuo

pro-

la cosa

gran perseveranza sostenevano

moneta

lo stesso;

secondo che dal censo erano

cominciata: essi primi contribuirono: e perch in

ancora battuta

solo

nell' erario

primi della citt a far

conferivano all'erario

con

agli

che rese la collazione pi

ci
i

somma

primi a mandar

tri-

argento (la

di

quale non fu posta in uso se non intorno l'anno 490),

spendevasi quella di rame, furono


carri pieni di quella

il

non vollero es-

buto imposto e volentieri accettato, dal quale

ivi

il

capitano,

comandante avesse

nuova cam-

fino alla

esatta disciplina militare,

dell' esercito, la

servizio,

il

al

costanza,

l'

1'

ordine e

intrepidezza

avvilirsi negl'infelici e sinistri successi ed

ne' prosperi

spedizioni

il

ed avventurosi, la felicit in quasi

militari,

la

sapienza non meno nelle cose

della guerra che nelle civili, la temperanza e giustizia ed


e discreto governo, tutte queste virt resero

alle altre nazioni e fecero lor conquistare

l'

un savio

romani superiori

imperio del mondo.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

Facciamo ora paragone


con quelli che

e costumi
Italia, e

li

queste massime

di queste virt, di

al presente

veggono introdotti in

si

troveremo del tutto opposti. Noi scorgeremo niuna

cura o pensiero del

pubblico bene,

attendere al privato

comodo ed

ma

utilit

ciascuno unicamente
sforzarsi

raggiugner dignit ricchezze ed onori; per

soltanto a

quali cose, porsi

le

in opra le arti pi vili e le pi sfacciate adulazioni, e ci nello

scopo

maggiore splendore, agiatezza, pompe,

di vivere in

fasti

e lussi, in giuochi, conviti ed altri diletti; quindi l'ambizione,

la superbia, la perfidia,

digia ed

mancar

il

milizia pur troppo per natura

l'avarizia, l'ingor-

di fede,

pi detestabili vizi tenere

campo.

il

poich

la

avversa alla vita morbida e

molle, per ci appunto vediamo or mai essersi estinta e perduta

a fatto ogni militar disciplina.

Tutto ci non dobbiamo imputare che a noi


educazione

de'

giovani ed

tanto, ancor che abbiano

a'

nostri

pravi

Non

che in noi

sia

mala

molti in-

massime antiche, amano pi

vere co' costumi moderni che conformarsi


disciplina.

stessi, alla

instituti:

tosto vi-

rigida

alla pristina

mutato clima o natura. La

natura sempi-e la stessa, e serba un tenor costante nella pro-

duzione

de" popoli e delle

plina. Della qual cosa

siamo ajjprendere
liguri

manca

nazioni; a noi sol

la disci-

pruova evidentissima a questi


propri

co' nostri

occhi,

alpini che

presenti e que' popoli

se

di pos-

riguarderemo

formano

il

ducato di

Savoia. Certamente in Italia niun' altra gente rimasa che so-

stenga

l'antica virt

ed

militar valore

il

de' suoi

maggiori,

fuori di questi popoli perseveranti ancora e duri nella milizia.

Quelli che ora chiamiamo piemontesi, monferrini, langhesi, ca-

navesi e simili, sono


lassi, taurini

ed

gli

altri

antichi

popoli

liguri

della

diciamo savoiardi, tarantasi, maurianesi e


tichi allobrogi,

seduni ed

altri

vagienni, sa-

statielli,

Liguria;

si

come

simili,

que' che

sono gli an-

popoli alpini. Or tutti

questi

sostengono ancor oggi, indurati alle fatiche della milizia,


tico valor d' Italia, perch ebbero la

nelle guerre sotto

Fu veramente

sorte

di essere

1'

an-

esercitati

prodi duchi di Savoia loro principi.

in questa

non meno antica che

illustre

real

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


famiglia

valore

il

ereditario,

l'

arte

quasi

militare

7
ed

proprio

pi'egio

quale con non interrotta successione da padre in

il

figlio

per pi secoli fu continuato e non mai intermesso. Quindi,

come

dal cavallo troiano, ne uscirono tanti famosi

guerrieri,

cederono
greci ed
sere;

ma

quali nel coraggio e nella grandezza

maggiori capitani

a'
i

romani

che

Lungo

stessi.

abbiano

d'

ed insigni

animo non
vantare

potuto

di lor catalogo potrei qui tes-

mio proposito noi comporta. Non posso per tacere

il

di tre eroi, che

a'

nostri tempi fecero vedere

che nella

nostra

Italia
nulla

manca

o sol la disciplina.

Amedeo

Questi furono V invitto ed intrepido re Vittorio

quale ebbe F ardimento non pur

di resistere a'

vincerli,

entrar

fugarli e fare

quindi

riose sue bandiere fin dentro la Francia stessa.


illustre capitano furono

non men

a*

del sangue che delle virt,

gli

a'

maggiori

animosi

nemica piene ed

cennar solo

dal
il

non men savio che

quale abbiam veduto,

Ma
i

ed

illustri vittorie,

di

del terzo chi avr

magnanimi

di Savoia,

avvalorando col

e forti suoi soldati riportare


al

suo

al cui

tori

ben ampia

oste

Lombardia gi credute inemai parole bastanti da acgrande,

maggior capitano del nostro secolo,


solo

nome abbiam veduto tremare

memorandi, che somministrei'anno

e doviziosa

1'

apparire ceder le

l'ottomano impero: principe che ha lasciato di s


trofei si chiari e

con

proprio

contro

e stupendi fatti? Io dico del

invitto, fortunato e glorioso

Eugenio

ili:

pericoli, ed

armi e rendersi quelle piazze


spugnabili.

di si

paterne gesta, a capo de' suoi eserciti esporsi

le

intrepidezza

esempio

le vitto-

Le orme

tempi nostri ricalcate dal suo erede

coraggioso re Carlo Emanuele

imitando

il

ma, libe-

del grande e potentissimo re Luigi xiv di Francia,

rando Torino,

li,

numerosi eserciti

in

Europa

agli

scrit-

materia

Di poema degnissima

e d' istoria.

Ci che io dico, maggiormente apparir chiaro,

se

faremo

attenzione che V Italia, ancor che serva, ha prodotti sempre ca-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

pitani illustri ed insigni,


dell'

quali, militando sotto le bandiere o

Imperio o di Spagna o

han riportato

di Francia,

primi

onori e gradi negli eserciti, e che per senno, condotta e valor


militare

sono

immortali, e la fama ne risuona e risuo-

resi

ner per sempre gloriosa nel concetto e nelle bocche degli uomini. Baster accennare solo

che

si

marchesi

di

Spagna;

coli,

famosi

resero

Caraffi,

Torrecuso Caraccioli,
Trivulzi

principi

Caprara,

nelTAlemagna

Montecuc-

Fiandre;

nelle

Cantelmi, e tanti

nella

Francia;

altri

Farnesi

nella
nelle

Fiandre: e chi potrebbe mai annoverarli tutti? Questo esempio,


che pu

principi

senz'andar molto lontano,

dirsi domestico,

di Savoia,

d' Italia,

per avvedersi che in Italia non

si

l'antico valore: essi, restituendo ne' loro popoli


litar disciplina,

il

piacere

d'

che

si

gli

mi-

e ritornata

loro sudditi abbiano

obbedire a principi

altri

scemato

la prisca

vedran V Italia sottratta da servit

all'antica gloria, facendo

gio ed

de' principi

dovrebbero aver sempre innanzi agli occhi

il

pre-

nazionali e di militare

sotto le insegne de' loro propri e naturali duci e signori.

II.

Antonio Genovesi.

Piace che anche questo sospiro

Antonio Genovesi, primo in


del 1754

a'

all' iioit

venga pur da un merdioDaley

Italia insegnante d'

due anni seguenti; nei quali pubblic

e d' economia civile, e forse di quel tempo

marittimo) onde furon

Vorrei

io in

il

le

civile dal 7 nov.

Lezioni di commercio

discorso

Del comnercio

tratte le parole qui appresso.

questo luogo dire un pensiero che ho sempre meco

d'intorno all'animo avuto ed ho tuttavia;


sia per incontrar

zelo

economia

ma

io

temo ch'egli non

male presso coloro che niun amore hanno e niun

nutriscono per l'Italia,

comune madre nostra; ma

il

dir

pure, in qualunque parte sia per prendersi da chi non guarda

pi in l del proprio

utile.

voler considerare

l'

Italia nostra

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


e

dalla

parte

suo sito

del

da quella degl' ingegni

per

quello che ha ella altre volte fatto e fa eziando, tuttoch di-

come

visa e

dilacerata,

converr

si

di leggieri eh' ella tra tutte-

d'Europa sia fatta a dominare: per che il sua


clima non pu esser pi bello n pi acconcio il suo sito rispetto alle terre e al mare che la circondano, n pi perspinazioni

le

caci e

accorti e

destri

capaci di scienze e

d' arti

e duranti

gran fatiche e oltre a ci pi amanti della vera gloria

di

suoi popoli, di quel che essi sono. Ond'

non

rimasta tanto a dietro

solo

ma

che par suo proprio,


quelle che

il

mollezza che

le

ricchezze e la pace

non dur lungo tempo;

vilimento

ma

queir averla

stata

nazioni in tutto ci

modo serva

di tuttesola.

Romani v'apportarono; per ch&

conquiste dei
le

eh' ella sia^

vogliono? Ella non stata di ci eausa la

questa morbidezza, che


dotta,

all' altre

divenuta in certo

dunque

v'

avevano introav-

la vera cagione del suo

suoi

figli

medesimi

in tant&

il suo
Gran cagione questa della,
ruina delle nazioni: pur non di meno ella potrebbe meno nuocerci, se que' tanti principati, deposta omai la non necessaria,
gelosia, la quale hanno spesse volte e pi eh' essi non vorrebbero sperimentata e al comune d' Italia e a s medesimi
funesta, volessero meglio considerare i propri e i comuni interessi e in qualche forma di concordia e di unit ridursi. Que-

si

piccole

primo nome

antico suo vigore.

sarebbe la

sta

smembrata, ch'ella ne ha perduto

parti

1'

sola

maniera

veder

di

rifiorire

l'

vigore degl' italiani. Potrebbe per questa via aver


delle

stra

formidabili armate navali

ingegno

e i

Italia

no-

l'

truppe terrestri

tante

che la facessero stimare e rispettare, non che dalle potenze


d'oltremare che pure spesso
devoli

che sono

impei'io

in

l'infestano,

che quello che la natura

dovrebbe e potrebbe difendersi


in

tutti

suoi

angoli

le

arti

commercio, e tutta nuovo abito

Se questi sensi s'inspirassero


forse che

ma

dalle pi riguar-

Europa. Ella non vorrebbe ambire

non sarebbe questo

le

ha

circoscritto;

altro-

ma

ella

suo. Potrebbe veder rinascere-

il

l'

industria,

dilatarsi

e la pristina bellezza

il

suo

prendere^

ai pastori di tutte le sue parti,

solo

un voto platonico. E' mi pare

LETTURE DEL KISORGIMEKTO.

10

he

principati d'Italia

non siano

si gli

he per massime vecchie che son passate

stume che per sode

ragioni.

e quelle cagioni

reciproci

di

Non

un degli altri gelosi,


a'

son ora

posteri, pi per co-

ma

volta ragionevoli sono ora non solo vane,


tutto e

alle

parti,

ben

se

non avr

comune

da riunire

Rettor del cielo,

Che

la piet, che

Ti volga al tuo

ti

al

meno

anche

de' suoi

nemici:

gelosi?

io

unione

dall'

e vero interesse suol riunire

egli forza

cose sono al presente, sperare

le

altronde la sua salute che dalla concordia e


principi. Il

nocevoli e

considerano. Egli per lo

si

come

certo eh" ella non pu,

tempi che erano

che potevano essere una

timori

cheggio

condusse in terra,

diletto

almo

paese.

III.

Pietro Verri.

Della patria degli italiani.


Tale

condo del

l'

intitolazione che

Caff, dal

Nel 1759 e GO

il

V autore diede a questo

primo giugno 1765

conte P. Verri aveva

al

scritto nel

tomo

se-

giugno 1766, in Brescia.

servito

da capitano

nell' esercito

austriaco e combattuto nella guerra dei sette anni.

In questa bottega s'introdusse ier l'altro un incognito,


-quale

comandazione per
sicure

delicate;

la
e

quale esternamente lampeggiano


fatti

pose a sedere, chiedendo

lui

il

nella sua presenza e fisonomia portava seco quella rac-

il

dovuti

caff.

offizi di

V era

decidente e ciarliere a tutta prova.

sorriso di superiorit

l'

anime
si

sfortunatamente vicino

un giovine Alcibiade, altrettanto persuaso

s quanto meno persuasi e coutenti sono

le

decente civilt,

e contento di

gli altri di lui:

Guarda

egli con

vano,

un certo

incognito; indi gli chiede se era egli fo-

LETTURE

DEL,

RISORGIMENTO.

Testiere. Questi,

eoa un" occhiata da capo

leno, squadra

interrogante, e con

1"

No

disinvoltura risponde

prese quegli.

questi.

No

11

piedi,

una certa

signore.

signore

a'

come un bacomposta

aria di

dunque milanese?

non sono milanese,

ri-

soggiunge

tale risposta, atto di meraviglia fa l'interrogante; e

ben con ragione, perch


questo

zione di

fummo

tutti noi colpiti

dialogo.

Dopo

la

introdu-

dall'

maraviglia, e dopo la pi

sincera protesta di

non intendere,

biade la spiegazione.

Sono italiano risponde

incerc dal nostro Alci-

si

l'

incognito

e un italiano in Italia non mai forestiere, come un francese

non

forestiere in Francia,

un inglese in Inghilterra, un olan-

dese in Olanda, e cosi discorrendo


nese

addurre in suo favore

di

d chiamare

dentro

nome

col

recinto

il

d'

1'

perch

pendolo con franchezza, soggiunse


nione

non

in

v'

l'

Fra

lo

il

mila-

d'

Italia

nato e non vive

incognito, interrom-

pregiudizi dell'opi-

anche questo; n mi maraviglio

che abbracciato

allora

non

di forestiere chi

una muraglia

Italia

Si sforz invano

universale costume

di ci se

veggo dalle persone di

spirito,

le quali con la riflessione con la ragione e col buon senso do-

vrebbero aver a quest' ora trionfato

ignoranza

dell'

e della bar-

barie.

Questo pu chiamarsi un genio mistico

che

rende inospitali e inimici di lor medesimi, e donde per

gli

conseguenza ne derivano

1'

arrenamento delle

degl' italiani,

arti e delle scienze,

e impedimenti fortissimi alla gloria nazionale,

mal

la quale

si

dilata quando in tante fazioni o scismi viene divisa la nazione.

Non

fa

italiano

l'

d' essere

uni cogli

seguit egli
incontrare,

di

natura

altri

sino

di

di

certamente grande onore

pu

si

quasich in

di forestieri ;

ritrovassero quanti italiani.

emulazione, di rivalit,

il

pensare

nazione diversi da' loro vicini, e gli

che

dai

a noi fatalmente discese, ne viene

disunione

al

dire ad ogni posta, viventi persuasi

chiamarsi col titolo

Italia tanti forestieri

genio

si

la

guelfi

Da

questo

ghibellini

disunione

dalla

reciproco disprezzo. Chi quelT italiano che abbia

coraggio di apertamente lodare una manifattura,


i^na scoperta,

un

libro d" Italia, senza

ciato di cieca parzialit e di

il

timore

un

ritrovato,

di sentirsi

gusto depravato e guasto?

tac-

A tale

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

12

interrogazione, un altro caffetante, a cui

che

la

pregio

le

cose proprie.

prese l'incognito, noi

uomini degli

Se tale

eco Alcibiade, esclam

natura degli uomini, ri-

la

siamo

altri italiani

il

doppio almeno pia

perch nessun oltremontano ha per la pro-

altri,

pria nazione V indifferenza che

Bisogna certamente che

sia

da astronomi, da

noi

cosi,

nell'Inghilterra; e lui vivente


poli,

f"

natura degli uomini era tale di non tenere mai in gran

abbiamo per

io

Appare Newton

risposi.

isola popolata da' suoi disce-

1'

da calcolatori, e

ottici e

la nostra.

la

nazione di-

fende la gloria del suo immortale maestro contro gli emoli suoi

Nasce nella Francia Descartes,

dopo

lanti

sue dottrine.

Il

morte

la sua

pongono in opera ogni sforzo per sostenere

le

francesi

ingegnose e crol-

dono all'Italia del suo Galileo;

cielo fa

e Galileo ha ricevuti pi elogi forse dagli estranei a quest' ora

che dagli

italiani.

Fattasi

comune, in cinque

allora

riconosciuto

conversazione,

buon senso

buon

patriota,

1'

eh'

eravamo

incognito per

da

tutti in vari

al

caff, la

uomo

clto, di

modi

si

declam

a cui da un pregiudizio troppo irragione-

contro la infelicit

vole siam condannati, di credere che un italiano non sia concittadino degli altri

italiani,

che Tesser nato in uno piut-

tosto che in altro punto di quello spazio

Che Appennin
confluisca pi o

sona.

Fu

meno

parte,
all'

il

mar

circonda e l'Alpe

essenza o alla condizione della per-

un poco, l' incognito cominci


Dacch convinti i romani della
primo dei loro re, di avere gli uo-

allora che, rallegratosi

a ragionare in

tal

guisa.

gran massima attribuita

al

mini in un solo giorno nemici prima

e poi cittadini, si deter-

minarono per salvezza della repubblica ad

interessare

tutta

Italia nella loro conservazione, passo passo tutti g' italiani

misero all'amministrazione della RepuVjblica:

il

am-

perch non vi

fu pi distinzione di quiriti, di latini, di provinciali, di colonie,


di municipi;

ma

dal Varo

momento romani.
liani

dice

all'

Arsa

tutti

popoli divennero in un

Ora tutti sono romani parlando degl' ita-

Strabene;

tutti

'adunque partecipi

degli

onori

di

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Roma,

tutti

distinzione

13

medesima condizione, con

alla

ridotti

la sola

censo, cio di patrizi e di plebe. Se le nazioni

del

dovessero gareggiar fra di esse per la nobilt, noi italiani cer-

tamente non

la

cediamo a nessun' altra nazione d'Europa; per-

ch, trattone alcune


gl'

imperadori

la

era

posteriore indulgenza

vigor de" romani,

il

de-

erano

condizione di px-ovincia rette da' magistrati italiani,

alla

tutte

colonie

allorch spento

e da regolata milizia tenute in dovere; nel tempo che l'Italia

rerum domina

chiamava, come prima dicevasi la sola Roma.

si

un

In cotesti tempi crediamo noi che


pi o meno

d'

un

patrizio

italiano

altro, o fosse forestiero in Italia?

fosse

No, certa-

se perfino la suprema di tutte le dignit, cio il concomune sino agli ultimi confini d' Italia si rese. Siamo
stati adunque tutti simili in origine; che origine di nazione io
chiamo quel momento in cui 1' interesse e 1' onore la unisce e
lega in un corpo solo, in un solo sistema. Vennero i barbari,

mente;

solato,

approfittando

pubblica
a'

della

nostra

non rimanendo

servit,

libert

nella

debolezza, ad imporci

non che

se

in

esistenza

geroglifico della

Senato

Romano. Sotto

del

medesime circostanze

pertanto siamo tutti caduti nelle

goti

e alla medesima condizione ridotti.

giogo di

il

Roma un

Le guerre

insrte fra

goti

e greci, la totale sconfitta di quelli e la sopravvenienza de' lon-

gobardi han fatto che


la

Romagna

tutto

ter

l'

la

due porzioni rimanesse divisa:

Italia in

regno di Napoli e

rimanente sotto

1'

de' longobardi.

Istria

Una

a'

dell'

greci

greci,

il

non al-

eran riinasti seguirono a partecipare degli

Napoli, de tribtmi e degl'


parte

ai

impero trasferito in Costantinopoli, memorie certe

essendosi conservate, ne' documenti di

d' Italia

barbari

sotto

tal divisione

condizione degl' italiani, se non in quanto che quelli

che sotto
onori

il

si

sotto

perdeva.

il

Ma

?j;aii

Romagna

o consoli; nel

tiranno

governo

rinnovato

l'

di

d' Istria

tempo che
duchi

l'altra
dei

re

impero in Carlo Magno,

eccoci di nuovo riuniti tutti in un sistema uniforme. Questo fu


lo

stato

d'Italia per

basta a non persuader

d'

lo

spazio di undici secoli; e questo

g' italiani d'

esser tutti italiani.

non

essere tutti simili fra di loro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

14

IV.

Cesare Beccaria.

Tiolenze. Pene dei nobili.

E
un
a

dato dall'autore al capo xxvii

titolo

il

litti e delle

pene.

nominato

de' cui antichi


vf'nt' otto

Stampato

ma

nell' Inferno di

anni in Milano tra

il

Trattato dei de-

Toscana Maria Teresa

il

gennaio

del 1764.
di

luogo

imperante in Lombardia e in

immortale

l'

anonimo e senza nota

Coltellini,

Austria,

d'

Dante, scriveva quel trattato

marzo del 1763

e pubblicato nell' estate del 64,

Livorno dalla tipografia

in

del suo

march. Cesare Beccaria Bonesana, di nobilt vetusta,

Il

sbito

libretto fu

tradotto

in francese dal Morellet (e la traduzione ebbe sette ediziooi in sei mesi),

comentato dal Diderot e dal Voltaire. In

morte dal senato


al

frate

tare

il

di Venezia, che

Italia fu proibito

vallombrosano Angelo Fachinei:

sotto

pena

di

comandava una confutazione

anche ne

il

quale s'affann a rappresen-

Beccaria come un Briareo armato contro tutte

le

potest del cielo

e della terra.

Gli attentati coutro la sicurezza e libert dei cittadini sono

uno
gli

maggiori

de'

assassini! e

delitti; e sotto

furti

questa classe cadono non solo

degli uomini plebei,

ma

quelli

ancora

una

dei grandi e dei magistrati; l'influenza dei quali agisce ad

maggior distanza

con maggior vigore, distruggendo nei sud-

diti le idee di giustizia e

diritto

del pi

forte,

di

dovere e sostituendo

quelle del

del pari pericoloso finalmente

in

chi lo

esercita e in chi lo soffre.

il

grande n

attentati contro

che

sotto

la

il

il

ricco

debbono poter mettere a prezzo

debole ed

tutela

delle

il

leggi

povero: altrimenti

sono

diventano r alimento della tirannia.


volta
di

le

leggi

il

Non

premio

dell' industria,,

vi libert

pei-mettano che in alcuni eventi

gli

le ricchezze^

l'

ogni qual

uomo

cessi

esser persona e diventi cosa: vedrete allora l'industria del

potente tutta rivolta a far sortire dalla folla delle combinazioni


civili quelle

che la legge

gli

d in suo favore. Questa scoperta

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


il

magico segreto che cangia

vigio

mano

che in

degl' incauti

1&

cittadini in animali di ser-

del forte la catena con cui lega le azioni


deboli. Questa la ragione per cui in

dei

al-

cuni governi, che hanno tutta V apparenza di libert, la tirannia.


nascosta,

sta

non prevista, in qualche angolo-

s'introduce

insensibilmente prende forza &

dal legislatore, in cui

negletto

ingrandisce. Gli uomini mettono gli argini pi sodi

s'

ma non veggono

tirannia;

impercettibile

l'insetto

aperta,

all'

che

rode

li

ed apre una tanto pi sicura quanto pi occulta strada al fiume


inondatore.

Quali saranno dunque


i

non esaminer

Io qui

e plebei sia utile in

egli

se

eccessi

pene dovute

le

ai delitti dei nobili

formano gran parte delle leggi delle nazioni?

privilegi dei quali

se

questa distinzione ereditaria tra nobili

un governo

o necessaria nella

monarchia;

un potere intermedio che limiti gli


due estremi, o non pi tosto formi un ceto che,

vero che formi

dei

schiavo di s stesso e di altrui, racchiude ogni circolazione d


credito e di speranza in

uno strettissimo cerchio, simile a quelle

feconde ed amene isolette che spiccano negli arenosi e vasti


deserti

d'Arabia;

inevitabile

sia

e se,

utile

quando
nelle

debba consistere pi tosto nei


in

una parte

che la disuguaglianza

sia vero

sia

societ,

vero altres eh' ella

che negl' individui, fermarsi

ceti

piuttosto che circolare per tutto

il

corpo politico^

perpetuarsi pi tosto che nascere e distruggersi incessantemente.


Io

mi ristringer

alle

rendo eh' esser debbono


cittadino.

sole pene dovute a questo rango, assele

medesime per

Ogni distinzione,

il

primo

e per

1'

ultima

sia negli onori, sia nelle ricchezze,,

perch sia legittima, suppone un' anteriore uguaglianza fondata


sulle

leggi,

che

considerano

tutti

come egualmente
hanno

sudditi

dipendenti da esse. Si deve supporre che gli uomini che


rinunziato

al

loro

naturale dispotismo

sar pi industrioso abbia

risplenda
rato,

speri

nei
di

pi,

tali decreti

onori, e

ma chi
ma non tema meno

suoi successori;

quei patti coi quali sopra

che

maggiori

gli altri

non emanarono

in

abbian detto:

pi

felice o

degli

sollevato

una dieta

fama

la

altri

Chi

di lu

pi ono-

di

violare

Egli vera

del genere

umano;

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

16

ma

tali

immobili rapporti delle cose;

negli

esistono

decreti

non distruggono quei vantaggi che

si

suppongono prodotti dalla

nobilt e ne impediscono gl'inconvenienti; rendono formidabili

medesima pena data

la

mente

chiudendo ogni strada alla impunit.

leggi,

le

che

chi dicesse

non

al nobile ed al plebeo

la stessa per la diversit della educazione, per

che spandesi su
sensibilit

del reo

di

una

non

misura delle pene,

maggiore quanto

4anno, tanto

famiglia, risponderei che la

illustre

la

real-

V infamia

ma

il

pubblico

da chi pi favorito

fatto

che r uguaglianza delle pene non pu essere che estrinseca,


ssendo i-ealmente diversa in ciascun individuo; che l'infamia
di una famiglia pu essere tolta dal sovrano con dimostrazioni

pubbliche di benevolenza

non

che

sa

le

all'

innocente famiglia del reo.

credulo ed ammiratore popolo

chi

tengono luogo di ragioni

sensibili formalit

al

V.

Pietro Verri.

Decadenza del papato.

Roma

Dai Pensieri politici sulla corte di


pubblica veneta, che furono composti
inediti di P.

V.

(Londra, 1825).

il

Sin

l'ab. Isidoro Bianchi, biografo del Verri


un

nuovo ordine

il

corpo

Un
frati

di cose

governo

della

Re-

da quest'anno (1783)

egli

nota

previde anche in Italia

errore commisero
ecclesiastico

domenicani,

e sttl

13 dee. 1783 e pubblicati in Scritti

frati

papi, e fu quello

venisse

diviso

agostiniani ec.

in

di permettere

Infatti

che

frati

minori,

costoro

forma-

corpi,

rono un corpo di opinioni delle private scuole, e pretendendo


a forza che venissero adottate costrinsero papi ad incorporarle nel simbolo; e quindi

nacque una sanguinaria odio-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


sissima persecuzione nel

secolo

veruna autorit, alien V animo

Ma

molti dalla corte romana.

di

questa alienazione non poteva avere

popoli continuavano nella credenza che

Dio

L' urto de' due

in terra.

apri la breccia fatale


sofferto

17

senza compenso di

che,

xiii,

sintanto che

effetto,
il

papa

fosse

domenicano

corpi

agostiniano

potenza pontificia, che aveva gi

alla

Hus

opinioni di Gerolamo da Praga e Giov.

dalle

un Vice-

in-

cautamente perseguitati. Martino Lutero agostiniano, sostenuto


dal

suo corpo pe

quale combatteva sul noto

'1

articolo

delle

indulgenze, fu cagione per cui gradatamente una sensibile parte

d'Europa

dominio papale. Eimanevano pur tut-

sottrasse al

si

tavia fedeli alle antiche opinioni

Francia,

muro

1'

di separazione.

Venne

Portogallo, la Spagna, la

il

Austria e tutta Italia.

proibito

il

quisizione divenne attiva pi che mai,

che in qualunque
tal

mezzo

1'

le

circond con un

parlare di religione,

si

modo combattessero

conserv

si

papa

Il

le

opinioni romane, e con

opinione de' secoli precedenti nei paesi

che rimasei'o obbedienti al papato. Conveniva che

Roma

antiche

sulle tracce

abbandonatasi

siastico,

Roma

che prometteva

corte

la

di

tenesse amici gli uomini sovrani

si

della pubblica opinione, cio

ma

in-

l'

proibi la lettura de' libri

pensatori e gli autori di merito;

ciecamente ad un nuovo corpo eccleessere la guardia pretoriana del pa-

d"

pato, cambi sistema, e colla persecuzione oppresse chi avrebbe

dovuto
della

accarezzare.

sede

gesuiti,

romana, ceto

e gloria de-lla loro

d'

quei

meravigliosi

uomini entusiasti per

giannizzeri

potenza

la

compagnia, arrogatisi nel cieco invanimento

di prospera fortuna la sovranit delle lettere, spinsero

opprimere ogni letterato che alzasse

Roma ad

la testa alla gloria, a

meno

che non fosse ligio ed alunno del loro ceto. Galileo, Sarpi,

Giannone, Muratori,
della patria, furono

pi illustri italiani che sostennero

animosamente

da Roma. Muratori dovette


del

la

onore

crudelmente perseguitati

sua pace

buon pontefice Lambertini. Lo

1'

all'

amicizia personale

stesso fecero

gesuiti

anche

nella Francia, prima col sig. Fontenelle, indi pi malignamente

ancora col

mancando

sig.
d'

Voltaire e col presidente di Montesquieu. L'Italia

un centro

di riunione

lascia

gli

uomini

let-

di

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

18

tere rari ed isolati. Galileo

tremava solo nella Toscana, Gian-

none diffamato dai pergami

di

Napoli fuggivaseue solo dalla sua

Venezia solo passeggiava

patria, Sarpi stilettato a

sotto la tonaca, Muratori solo nella

detto XIV.

francesi in Parigi

La

devolmente.

radunano,

si

man

persecuzione che a

non fu

gesuiti sopra de' poveri italiani

conosconsi vicen-

salva esercitavano

loro possibile

impunemente. Gii uomini

tarla in Francia

prevalevano

la difesa

uomini che pe

ingegno

e sapere foi'mavano la gloria della lor patria.

parte

videro verso la met di questo secolo uscire

si

ameno;

immensi

loro

Da

ogni

libri, scritti,

e lo

scopo di questo nembo

stile

di simili

smascherare in ogni modo possibile V impostura.

Fatti della storia che


d'

come

'1

commedie, tragedie, romanzi, esposti con uno

chiaro, interessante,
libretti fu lo

comune.

gesuiti per diffamare,

atei, cattivi cittadini e sudditi ribelli, gli

jjoesie, storie,

eserci-

con foize riunite quella superstizione

Si posero a combattere
si

d'

di lettere ivi si col-

legarono e forniai-ono una societ animata per

istessa della quale

giacco

col

Lombardia invocava Bene-

e noiosi

ignoravano, perch

s'

affogati

nel fondo

volumi, vennero presentati con grazia e leg-

giadria: le persone di

mondo

colia piacevole lettura di tai scritti

videro oggetti nuovi, interessanti, curiosi: V amor proprio rese


gloriosi

giovani

piacevoli societ
ridicolo

si

d'
s

aver

meno

dei

errori

and spargendo

uni all'evidenza per dissipare

luzione delle opinioni

si

estese fino

Nelle

antenati.

loro

nuovo lume:

il

il

frizzante

il

prestigio: la rivo-

a' servi,

che, resi curiosi per

qualche motto del padrone, nelle anticamere trovarono piacere


di leggere

ed istruirsi:

tribunali,

vennero circondati dal nuovo vortice.


prima, e poi

distrutti-, e

Roma,

il

ministri,
I

re

finalmente

gesuiti vennero scacciati

terrore

un tempo

dell'

Europa,

smascherata, avvilita, oniai V oggetto della compassione

ropa stessa. Se

papi non avessero permesso

corpo ecclesiastico separato, a mio

credere

Eu-

d'

che vi fosse un
sarebbe

tutt'

ora

presso poco quello che fu; soltanto, che avesse continuato ad


essere la protettrice degli uomini d' ingegno. I libri sono

che regolano

venendo

il

quei

mondo, cominciando dalla Bibbia, dal Corano,

alle Pandette, al Codice,

discendendo fino alla Pucelle

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


d' Orlans. Io

credo che

il

19

ceto degli ecclesiastici di ciascun paese

sarebbe stato sempre dipendente piuttosto dal papa ohe dal suo

sovrano naturale, senza bisogno d'alcun ceto


meglio

obbedire

temere oppressione, che ad uno nelle mani


che

ci

di

pu opprimere; meglio

di cui

vivere sotto

sovrano che

si

pu

viviamo e

V obbedienza di

immuni

colui che ci preserva da ogni tributo e che ci rende


sacri, anzich del

perch

frati;

ad un principe lontano, dal quale non

eguaglia al restante del popolo.

ci

L' interesse dell" ecclesiastico francese, spagnuolo, tedesco, ecc.

era di mantenersi suddito della monarchia pontificia, I sovrani,


ministri,

magistrati non vanno a scavare certamente negli

hanno

archivi e nelle biblioteche la origine delle opinioni, n


ozio o voglia di diventare
vola,

filosofi e

re,

Roma

Se

filosofi.

magistrati e

si

teneva bene-

ministri e tutto

mondo

il

avrebbe perseverato a portare la soggezione pontificia e consi-

Roma,

derare la propria sovranit dipendente da


era

un

uomini

asilo aperto a tutti gli

di

quale poi

la

qualunque nazione,

quali coir ingegno potevano farvi una fortuna assai maggiore


di quella

che loro poteva dare

un danno per V

Italia,

il

sovrano.

La rovina

giacch perdiamo con

lei

di

Roma

ogni influenza

neir Europa, e ciascuno di noi perde la patria comune in cui


era lecito di fare la nostra fortuna.
di questa rovina; e

nano una
d'

vita

il

Il frati smo stato la

cagione

fratismo una unione d'infelici che

meschina

e schiava,

me-

radunati per seduzione, privi

ogni sentimento di patria e di famiglia, che troverebbero la

felicit se venissero liberati.

VI.

Pietro Verri.

Costumi

educazione degl' italiaui.

Questa descrizione di costumi

1'

ultima

(1783) gi ricordati; e pu sonare ingrata,

parte de' Pensieri politici

ma

la

storia

la

letteratura

LETTURE DEL RISORGIMEKTO.

20
il

memorie

teatro e le biografie e

di quegli

non che

anni,

gli

strascichi

obbrobrios' della nostra abiezione e servit, T attestano, purtroppo!, vera.

D'onde viene mai che

costumi

di noi italiani siano corrotti

a segno, che per tutta V Europa ornai sia una vergogna

il

dire

sono italiano? Veramente siamo screditati in guisa, che non


possibile d'esserlo di pi. G" italiani nella

Inghilterra

hanno tante volte

fatti debiti

senza pagarli, in

fatte,

che un

onesto

somma
che

italiano

freme per la nazione.

Vienna

di

passi

le

Alpi

il

il

quali sorridendo ascolta-

rimproveri rozzamente e stoltamente dati alla

tedesco

hanno

arrossisce o

ho osservato appunto che

io

nazione,

ingegno gabba-

e frattanto colla superiorit del loro pervertito

vano

fede, ucciso,

tante cattive azioni

paese era fatto pe' malvagi italiani,

vano

Germania Francia

mancato

tradito,

laddove l'italiano d'onore, appunto impegnan-

dosi a mostrare candore ed

onest, finiva coli' essere gabbato

dal tedesco per sua naturale

avidit e per rappresaglia, cre-

dendosi esso di poterlo, non che impunemente, lodevolmente fare.


I forestieri poi,

che vogliono girare

noi stessi siamo malissimo

d'

Italia,

l'

osservano che fra

accordo. Ci raduniamo nelle con-

sommamente cauto come

versazioni, e

ciascuno

frammezzo

nemici, temendo la interpretazione, la diceria,

ridicolo.

ai

Una compagnia

v'interviene

il

amici una cosa non conosciuta. Le

di

conversazioni sono una i-iunione di gente dove ciascuno inter-

viene perch vi

si

deve, ciascuno vi

con fastidio,

trattiene

ciascuno se ne parte con noia e stanchezza: e questo


del costume cattivo,

smania

dell' invidia, del disonore,

di pi-imeggiare, in

somfna dei

tere giacciono nell' Italia, e

sione dell' inquisizione la quale


l'

Italia,

quanto per l'invidia

che danno

si

de'

stolti dalle lettere e dal

vecchi

animo. Le let-

immediata oppres-

limita soltanto a parte del-

d'

ingegno dalla fredda e

letterati

buon sentiero

sfaccendati o stentati imitatori.

un giovine ritrova

l'

frutto

letteraria, per cui alcuni giovani

un vivace contrassegno

maligna accoglienza

vizi dell'

non tanto per

il

dell' indiscret-?.

vengono

avviliti o di-

e finiscono poi coli" opere

francesi fanno

nei vecchi illustri

gli

amici

1'

opposto, ed

consiglieri

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


italiano teme che

fautori. Il letterato

amano

scienze,

amano sinceramente

oltremontani

letterati

amerebbero

la gloria nazionale e

venisse

lor

fatto.

21

alcuno pi di lui

alzi

s'

progressi

fanno agli

Nelle

altri

quello che

famiglie

nostre

delle

italiane

quanta miseria, quante gangrene celate per certa convenienza,


lodevole almeno perch sta invece della virt! Padri tiranni che

per r orgoglio e

avarizia opprimono

1'

sforzano le figlie

figli,

indirettamente al carcere perpetuo del monastero, lasciano lan-

guire

glia,

temono che acquistino cognizioni onde

nell'inopia^

figli

potere calcolare

occupate

il

valore paterno

mogli indifferenti per

adescare adoratori e nel coprire

nell'

allo sguardo de' mariti la loro pi'ostituzione

mento

del padre

in cui si scioglie colla

domestico,

scostano per sempre

si

tini, indebitati, disposti

bile prospetto vero e

nostre, dove in

Tali sono

bramata morte
:

fratelli che, al
il

mo-

governo

giuocatori, liber-

figli oziosi,

a diventare padri tiranni

ecco

il

misera-

genuino della maggior parte delle famiglie

vano cerchi un sentimento amoroso

corrotti nostri costumi, che

fami-

la

coli' ipocrisia

un uomo

e consolante.

onore, fermo,

d'

nobile, franco, deve sottrarsi alla societ e vivere con pochissimi.

La
s'
l'

corruzione

accosta ad

anima

lui.

nasce

Un

dai primi principii.

fanciullo,

nella

preticciuolo

comincia ad impadronirsi del-

Cerca di prevenire

ed innestargli

sibile,
il

di

un

quanto

la ragione

memoria

pos-

prima che

delle parole

fanciullo possa avere delle idee. Queste parole sono da cre-

dersi,

da non intendersi mai, da non esaminarsi;

fanciullo ne dubita! s'impallidisce


attoniti,

il

fanciullo

si

il

prete,

guai se

il

parenti rimangono

vede diventato un oggetto

d'

orrore. Fede,

fede, fede fanaticamente gli si grida all' orecchio

ed

il

fan-

ciullo nelle cose pi necessarie della vita avvenire, della

mo-

rale, della

cognizione de' propri doveri, in vece di essere invitato

a ragionare, a formarsi

de' principii,

a dedurne conseguenze

pratiche, in vece di ci, sgomentato, stordito,

ogni esame

Crescendo

impara a fuggire

con ribrezzo ed a obbedire ciecamente

sempre pi

uell' et,

vit dell' intelletto. Il prete

fede e fede cieca

indi

si

sopra di ogni

impone

al

prete.

va rinforzando questa schiacosa

va ripetendo

vari esterni esercizi di religione,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

22

mangiar magro. Che

ascoltar messe, recitar rosari, visitar chiese,


il

fanciullo poi nelle sue azioni sia nobile o vile, generoso o in-

teressato, sincero o simulato, sensibile o crudele, questo niente


si

cura, pur che

pieghi alle pratiche esterne. Rubare, tradire,

si

un desiderio venereo, sono tutti peccati clasmedesimo ordine di mortali nella mente di quel

assassinare, avere
sificati nel

giovane

onde, poich

tore, niente

in qual

v' d'

modo

l'

trova nella necessit di essere pecca-

si

assurdo fra la scelta

uno

d'

di questi.

Ecco

italiano viene allevato ai delitti. L' abuso della

confessione poi, la fallace speranza nelle piratiche d'atto esterno

uniscono a sempre pi incamminarlo nella scel-

di culto, vi si

leratezza.

della

vero che nella Spagna

Germania

popolare vi

la religione la

unito

nella Francia ed

medesima,

ma

in parte

nell'educazione

Lo spagnolo

qualche principio di virt.

coir esempio e colla voce impara a non macchiarsi con azioni

mantenere religiosamente

codarde, a

la

fede,

non violare

r amicizia, ad essere grato e riconoscente ai beneficii.

TI

fran-

cese impara la parola d'onore e la legge a caratteri d'oro:

un uomo senza onore un vilissimo rifiuto della natura: chi s


fida di un uomo d' onore non deve mai pentirsene; impara a diventare cortese, gentile ed amabile.
zia

impara

acquista

Il

tedesco dalla prima infan-

la fedelt verso del principe,

un' inclinazione

cesi, tedeschi

alla

il

coraggio ne' percoli,

guerra. I preti

spagnoli,

fran-

sono educati con queste massime; onde imprimono

nelle menti dei giovani

contemporaneamente

colle idee religiose

le

idee sociali. Quindi, se l'impeto della giovent conduce l'uomo

a'

pericoli della libidine e

mane per

il

tore bens,

ma im uomo

non ha violato
l'innocenza

perduta

l'

rompe

il

freno alla religione, gli ri-

sentimento della virt; sente d'essere un pecca-

onesto,

un uomo

d' onoi'e,

un uomo che

doveri sociali, e custodisce con tanta pi cura

morale,

poich la sola che rimane

dopo aver

innocenza religiosa.

mal costume dunque da noi si propaga alla ventura geperch non abbiamo altro principio delle nostre
azioni che la religione, ed i ministri della religione non hanno
Il

nerazione,

veramente n virt n scienza. La riforma

d'

Italia

potrebbe

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


nascere dalle operazioni che va facendo

l'

23

imperatore Giuseppe:

conviene sottomettere alla podest sovrana

abbassare

preti,

r orgoglio loro ed aprire gli occhi al popolo. Fatto ci, tutta la

cura dovr rivolgersi ai seminari, non ammettere


zione ecclesiastica se non giovani

d'

contensione nello studio

riflessivo, di

animo
e di

alla

educa-

sensibile, delicato,

placidezza nel carat-

dar loro una clta educazione, di cui la base sia la morale

tere,

pratica e la cognizione della storia ecclesiastica.


attuale

non

muta; tutta

si

per cambiare

1'

indole

d'

la

La generazione

speranza sta nelle

un popolo un principe

vuole un sguito di principi che

camminino

venture.

Ma

solo poco, vi

sulF istesse

tutti

tracce; poich la generazione vivente, opponendosi alla riforma


della

crescente, sempre le

imprime buona parte

de' vizi

vuole una gradata diminuzione di vizio

e COSI ci

suoi

per quattro

o cinque generazioni.

VII.

Giuseppe Parini.

Cagioni del presente decadimento


delle belle lettere e delle belle arti in Italia.
Questa scrittura fu dal Parini indirizzata a Carlo

quando era
Nel 1769

il

governatore

Firmian

generale

institui

l'

per

conte

di

Firmian;

Maria Teresa nella Lombardia.

insegnamento di belle lettere nelle scuole

palatine (le scuole regie ricordate in questa scrittura) a dispetto de' gesuiti

che malissimo

nomin professore

Havvi

certe

il
il

comportarono

segnalate cagioni

lettere e delle belle arti,

o distruggere;
de' governi

(scrive

un contemporaneo), e ne

Parini.

del

decadimento delle belle

che dipende da' governi

procedendo esse dalla natura

il

e dalla

fomentare
condotta

medesimi.

Nessuno negher certamente che

1"

oppressione della libert

LETTURE DEL ElSORGlilEXTO.

24
fiorentina,

l'eccessiva

potenza degli

spagnoli

ne facevano barbaramente tiranneggiare


da' loro governatori, la

caduta della grandezza veneta dopo la

Roma

lega di Cambrai, la ipocrisia introdottasi nella corte di

dopo

riforma di Lutero

la

zialmente dopo

e la crudelt dell' Inquisizione spe-

concilio di Trento,

il

non abbiano spento in

Italia ogni sentimento di gloria nazionale,

ed ogni libert pubblica


animi

viliti gli

belle
vit,

lettere

ingegno

Ci doveva dare alle

di quasi tutti g' italiani.

arti in Italia

della

carattere della ser-

il

Ma

barbarie.

lo

pochi e V esempio de' tempi

di alcuni

varono sempre, ad onta


che sarebbe facile

di

mali,

tanti

di

semi del buongusto,

nuovamente sviluppare

svegliamento degli ingegni e la produzione


le belle arti,

straordinario

andati conser-

sotto

benefico ed illuminato governo, a fine di ottenere

Circa

emulazione

di nobile

pensare e quindi sommamente av-

ed alle belle

della mediocrit

che

in Italia

pi belle contrade

le

il

l'

attuale

pronto ri-

opere eccellenti.

di

spezialmente del disegno, esse non sono

necessarie nello stato, perch non richiedono dal governo tutta

quella protezione dispendiosa che giustamente


scienze ed alle arti

Le

si

accorda alle

utili.

belle arti fioriscono nei vari tempi e ne' vari luoghi per

mille impercettibili combinazioni, la maggior parte delle quali

non dipende dalla volont


governo.

La

combinazioni ne spiegano

la

influenza immediata del

dalla

natura sola forma

1'

attitudine de' bravi artisti

facolt;

venzione diretta del governo non pu


artisti

ci

sono, essi soli

si

sue leggi. Anzi,


versi

crearli.

e
si

dannoso che

come

si

il

le

Quando

bravi

dell' arte

con qual metodo e disci-

debban condurre ed ammaestrare

dunque superfluo

volont o la inter-

possiedono la vera scienza

loro; essi meglio d' ogn' altro sanno

plina

e la

governo vi

pu andare

alunni:

loro
si

intruda colle

allo stesso fine per di-

metodi e per diverse discipline, cosi ogni bravo artista

tiene quella strada che pi gli giova sia operando sia

strando.

dunque

cosa fatale alle belle arti che

governo prescriva leggi

sistemi

intorno

1'

ammae-

autorit del

a ci, che chiuda

tutte le strade conducenti al bene per tenerne aperta

una sola

LETTURE
molto pi non essendo

DEE, RISORGIMENTO.

25

governo giudice competente n meno

il

della sicurezza di questa sola. Se in tutte le cose politiche im-

porta di lasciare

maggiore

per tutto

cittadini

ai

attivit

molto pi importa nelle belle

che

ci

quindi la maggior

onesto

la

possibile,

libert

ci

Esse dipendono dalla sen-

arti.

sivit dell' animo, dalla forza della fantasia, dalla finezza della

mente: cose quanto sentite nei loro


verno

ridurre esclusivamente tutti

di

belle arti sotto

un

modo

sol

ingegni

go-

il

per

le

uniformit normale di una sola disciplina,

di

un

di operare, di

esso governo non

g'

fatti

maestro, della cui abilit

sol

competente? Un'accademia per-

giudice

una scuola, massimamente

tanto

poco cono-

tanto

effetti,

Come adunque presumerebbe

scibili nella loro natura.

non dev' essere

di belle arti,

n un monopolio n una servit.

Le

belle arti fiorirono presso gli antichi e risorsero in Italia

moderni senza accademie n scuole

nei tempi
late

stabilite e rego-

con prescrizioni governative. Le loro accademie erano

libere

conversazioni dei bravi

navano comunicandosi
strandosi

loj'o

le officine dei

esempi

quali

artisti, nelle

le loro cognizioni e

loro

le

bravi artisti e

opere.

loro

si

Le

eccitavano

esemplari e

docu-

loro

vogliano ac-

si

non debbon essere esclusive, e le leggi


non debbon essere che quelle meramente
che risguardano il buon ordine da mantenersi in ogni
esse

conversazione di uomini.

La

sola

protezione

utile

che

esemplari e

mezzi

e di

cizio.

Tutto

La
che

sussidi
il

modelli,

e di

resto

non

di

"bravi

comodit per

che

pompa

studio

lo

zelanti
e

abbian luogo

d'

operare

procacciarsi guadagno e stima. Ci

d'

ec

maestri, di

per

1'

eser-

magnifica superfluit.

pi favorevole combinazione per le belle arti

gli artisti

go-

il

verno possa dare a simili stabilimenti di provvederli


celienti

mo-

scuole, queste

da imporsi ad
esteriori,

le

perfezio-

loro scuole erano

menti comunicati agli alunni. Qualora dunque

cademie

si

nell' arte

accade quando

quella

a fine di

loro
il

governo

costruisce e nobilita, senza pericolo di aggravare lo stato,

pub-

bliche fabbriche; quando a tale occasione lascia libero

con-

corso e quindi l'emulazione degli artisti 5

il

quando permette

ai

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

26
municipii di fare
e

stesso senza notabile aggravio dei cittadini,

lo

quando questi stimolati

blico

animano a

si

fanno

si

moda

fare

esempio del governo

dall'

medesimo. In

il

caso

gareggiano

fra

loro,

si

caso

della gloria e della perfezione. In tal

sidenti alle loro accademie, n di privilegi,

n di

pompe

colle quali cose o


nit, o

luogo

turba

si

alla

r invidia

e lo

semplicit

la

amor

alT

per essere eccitati


pre-

d' illustri

n di nobili qua-

dispendiose, n di soccorsi straordinari:

impicciolisce

si

cabala

pub-

e del

bravi artisti

eccitano

a studiare e perfezionarsi non hanno bisogno n

lificazioni,

vengono adoperati, guadagnano una co-

conoscere,

sussistenza,

tal

alT arbitrio

1'

animo pascendolo

dell'

ordine pubblico,

alla

predilezione,

scoraggimento dei buoni

va-

di

si

onde nasce

im-

e la insolenza e la

postura de' cattivi.

Venendo poi

ali"

eloquenza,

il

che pi importa, non

parlando

conosca la buona eloquenza italiana; se bene

e per gli

maraviglia che

non

si

nel

nostro

paese

antichi stabilimenti e per l'intromissione di


l'

deve

generalmente

far

regolari al-

tanti

ammaestramento della giovent sieno altronde


umanit e della rettorica.

molti-

cosi

plicate le scuole dell'

Chi risguarda la decadenza, in cui sono gi da gran tempo


le

scuole regie e quelle

canza

di

chi

vegliasse

d'

al

antica patria instituzione, per

buon regolamento

di

sguarda la mediocrit la bassezza state sempre


corruttela sopravvenuta

di

poi in tutti

malmente poste o tacitamente


vedr perch
loro

tutti

professioni

verno,

al

sione,

di

debbono scrivere

principe, al popolo,

maggior

e la

generi di scuole for-

manchino

chiarezza, di metodo,

di

che per natura delle

e parlare

a'

ministri,

di giustezza,

al

alle

dire

circostanze

accomodamento

delle

materie,

go-

di preci-

scelta, di gusto, di forza, e

finalmente di tutto quello che noi chiameremo eloquenza


cosa, vale

man-

chi ri-

ridotte sotto la direzione de' frati;

delle persone,

ceti

esse

delle

della

maniere del discorso

de' tempi,

de' luoghi

delle

persone.

Non parleremo
antica instituzione

delle

cattedre dell' universit e

patria,

poich talmente

noto

d' altre
l'

di

estremo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


decadimento in cui sono, che

ha potuto a meno

non

di

la

clemenza del principe non

una

rivolgersi ad

totale riforma di

Solo toccheremo che V esser cadute per molte e replicate

esse.

combinazioni quasi sempre in mano


l'

27

molte cattedre del-

de' frati

universit, e spezialmente quelle dell' eloquenza, ci vi

trodotto

medesimo

il

corrotto falso

sjjirito

domestiche ne' loro collegi e nelle

vede nelle loro instituzioni

modo pervenute

scuole in qualsivoglia

sotto alla loro cura.

non hanno mai insegnato n insegnano

frati

ha in-

e fazionario, che si

la

buona

eloquenza; anzi non ne insegnano punto, perch non ne hanno

medesimi convenevole idea; perch, anche avendola,

essi

hanno interesse
scelti

farlo

non insegnar rettamente;

di

ad insegnarla quelli fra


perch

che

loro,

partito

lo spirito di

che

sono

manco

regna fra

essi

vengono

pei'ch

essi

abili

rompe

r unit e la conformit della insti tuzione.

Fino dal tempo del Castelvetro, vale a dire quasi


nascere

dell'

eloquenza in

da

derisione lo

stile

la tenacit

delle

Italia,

opinioni,

rialit de' precetti, la

la insistenza sopra la

nuda mate-

fra

essi

filosofia,

pi lungo

secolari, sono le principali cagioni, per cui

scono

la

buona eloquenza

per verun

modo

in

delle scuole,

ignoranza della

mente parlando, regnato

fino dal

conosciuto e messo

carattere dominante

Il

frati.

era

che ha, general-

tempo che
frati

fra

non cono-

conseguentemente non la possono

insegnare.

Vili.

Giuseppe Baretti.

Degli ordini monastici e dei frati in Italia


a mezzo

voiano

con la intitolazione

il

secolo XVIII.

Di Bastiano Buonavoglia a don

Vittorio Sa-

nella Scelta di lettere familiari, Londra, Nourse, 1779; che

una scelta,

ma

ciascuna lettera

del

Baretti, attribuita a

non

questo e a

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

28

quello, o con uonii inventati. Notisi bene che

nel resto un

Baretti era

il

conservatore arrabbiato, contro le dottrine degli economisti, contro

no-

le

vit francesi, fin contro la indipendenza delle colonie anglo-americane.

Voi mi stuzzicate, signor don Vittorio; voi mi volete costrignere

dirvi

quel

eh" io

pensi

Ma quando

ve l'avr pur detto, che

bene avremo

mia

f!

fatto, io

dica.

'1

guadagneremo noi? Che

scrivendo e voi leggendo? Nessuno,

sappiate,

le

ad essere un' immensa caterva

non cesserete
siete.

mondo

il

per

di

dall' essere

le

tirer pure innanzi

gaglioffi privi di ragione, io

ad essere quel mezzo misantropo che sono

continuer

di

riuscite

eh' io ve

Ch'io dica bene, ch'io dica male, che voi sappiate

mie opinioni, che non

che

ci

mi

voi

de' frati;

quasimente importuno, insistendo ad ogni modo

e voi

quel sacerdote canuto ed immacolato

che dunque scrivere senza la minima probabilit

mutare d'un pelo

le

un'ombra

cose presenti? senza

di spe-

mio scrivere giovi ad anima nata? Contuttoci,


questa mia villa sono pure del tutto scioprato, vo-

ranza che

il

perch in

glio satisfare a questo vostro bizzarro desiderio, a questa vostra

fervida richiesta, che ho


e col solo patto voi

non

quasi voglia di battezzare capriccio;

anderete

poi

queste

leggere

ciance a que' quattrocento perdigiorni che

si

mie

stanno grattando

quelle loro pance lass in Aracoeli.


Cile

sieno

frati

a'

di

nostri in troppo gran

numero; che

troppi d'essi sieno soverchio ignoranti e soverchio sfaccendati;

che sieno per la maggior parte ipocriti, mal

casti,

abbindola-

eredipeti; che s'abbiano mostruosamente deviato dalle

tori

ed

loro

primitive l'egole; che sieno germinati troppo al di l di

quello che

sono verit

si

loro fondatori vorrebbono, se fossero tutt' ora vivi;

ovvie,

si

vengono ammesse per

cospicue,
tali

n tampoco negate da quelli


perbia dell'abito,

1'

amore

libertinismo, e sopratutto

per anco

evidentissime, che non soltanto

il

che,

ma

che non sono

stessi del loro ceto, ai quali la su-

all'ozio,

comodo

sradicata ogni virt del

reso l'intelletto

Gran

si

da ciascun secolare;

la

d'un segreto
non hanno
non hanno per anco

dolcezza

di vivere a ufo,

cuore,

onnimamente ingarbugliato

signor don Vittorio

mio

e buio.

cara,

gran

che,

che

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

uomo

ogn'

29

egualmente che ogn' uomo non savio, vegga e

savio,

conosca e sia convinto convintissimo esser del tutto impossibile

uomini

agli

vivere in un costante e rigido celibato e

il

servarsi in quello puri ed immacolati

che nondimeno

vita, e

omiciattolo

permetta ad ogni sciocco ed impronto

si

sovrumana perch

virt

un genere

abbracciai-e

d'

con-

il

sino alT ultimo della lor

di vita

che richiede una

possa dovutamente seguire; un ge-

si

nere di vita che viene a riuscire del tutto sozzo ed abbomine-

quando non

vole,

congiunga ad una castit del tutto inte-

si

merata, del tutto per cosi dire angelica! Ogni matto, egualmente

che ogni savio,


ai

lo

sa molto bene, lo sa indubitatamente, che

non meno che a

frati,

tutti gli altr'

senza un continuo miracolo

uomini, impossibile

tenere perfettamente a stecco

il

quell'impetuoso fomite cacciato loro nell'anima e nel corpo


dal

loro

stesso

Damasceno:

creatore
tutti

prima che sentano

che

gli

cura, gli uomini operino cosi


del

loro

tutt'

ora

lume naturale? come


assurdi,

si

ad

permettere

quando

si

ogni
per

come

si

si

faccian

frati

pu

si

anche

impetuoso

pigliandone tu

che,

all'

impazzata, cosi alla rovescia

si

pu che que' governi durino


bestialmente ostinati, da

si

spregevole omiciattolo, che

pi

Campo

nel

irresistibili di quell'

sgangherati,

si

faccia

anco del tutto imberbe, del tutto imbecille,

quando non sente per anco


raoli?

uomini

stimoli

gli

Adamo

nostri governi vogliono pur con-

Santa Provvidenza! come

fomite.

frate,

che plasm

di

il

quanti

permettere

tinuare

pu che

la forza irresistibile di quegli sti-

la tua

tanta

misericordia non

degni

per anco di mandare alla nostra Italia, comech infinitamente


peccatrice,
lore,

che

si

un papa tanto dabbene, o un principe di tanto varisolva ad ogni modo d' impedire agli uomini inetti

mentecatti lo scegliersi

opposto

alla

visibile

uno stato

di vita si

diametralmente

intenzione che avesti quando

plasmasti

quell'Adamo in quel Campo Damasceno? Possibile che tu non


voglia per anco togliere tanti e tanti individui della nostra specie

dal

branco

pericolo,
d'

anzi

dalla sicurezza,

animali colpevoli

pi nefanda immondezza?

d'

ogni pi

d'

essere

un giorno un

turpe bruttura,

d'

ogni

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

30

Ma, caro don Vittorio, a che ingolfarci in


marico

quando

inutile,

vuole per anco piegarsi


de'

un colpo repentino

rendere

meschini mortali, a

concedetemi eh'

pur chiaro che

farli

dell'

tutti

un ram-

sommo Dio non

il

diritti

lagrime-

e in

gli

storti

cervelli

ragionevoli e tutti savi con

onnipossauza sua? Deh, don Vittorio,

m' esca del morale

io

siffatte

un lamento

voli considerazioni! a che perderci in

d'

un

si

doloroso argo-

mento, e che mi ristringa unicamente alla sua parte politica,


lasciando

1'

santerello

a qualche penna pi puntuta, pi energetica

altra

mia!

della

esempligrazia, a voi, che siete un mezzo

voi,

che

v"

avete

sangue, a

bollimenti di

nondimeno
voi, dico,

che non ad un raondanaccio par mio


rale.

Fatelo dunque, se ve ne d

molte, di

vostri begli e buoni ri-

confarebbe assai meglio

si

1'

trattarne la parte

il

mo-

animo, in alcuna, anzi in

quelle prediche v' avrete a predicare nella prossima

quaresima; ch'io per

me non sono

non sar mai da tanto da

discorrerne efficacemente, se m' avessi a vivere mill' anni.

Or bene, signor don


quella
tanti

della Toscana,

mandaste saranno
Se quella
provincia
di

ogni

Vossignoria

ricorda

di

dice

lista

il

mi

':

vero, gli abitanti di quella piccola

ascendono a quasimente un milione, del quale pi

di

cinquemila

milione,

pi, contenendo,

migliaia

si

divisi nelle loro rispettive clasisi, che

dieci mesi

cinquemila e secento sono

porzione
in

Vittorio,

per ordine del presente Granduca, degli abi-

lista, fatta

il

Andando con questa pro-

paese nostro, che Dio

come

lo

di

pi

prosperi ogni di

contiene, tre interi milioni ed alquante

debbe

d' abitanti,

frati.

secento ed anche qualcuno

altres

contenere

il

numero poco

meno che tondo di diciotto mila frati senza contare altro


numero di ventiquattro mila monache, poich, secondo quella
lista, le monache della Toscana vanno al di l d'otto mila;
e senza contare n manco quell' altro numero di trentasei mila
della Topreti, poich, secondo quella stessa lista, i preti
1"

scana toccano
egli

in

essi

un errore

un numero

in

pure de' dodici mila. Gesummaria! Si pu


politica,

di tre

qual quello di permettere che,

milioni e di qualche

migliaio

di

sudditi,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


maschi

settantotto mila tra

come

vale

libato?

dissi,

governo, quando

s'

avevano pi

non vollero avere

che sette

in

femminelle

sole

ce-

nel

couti'ario,

dell'umana specie? Gli antichi

almeno quanto noi

intendessero

s'

vivono

la

se

diametralmente

stato

allo stato naturale

romani, che credo

diti,

femmine

un

in

dire,

31

buon

di

di quattrocento milioni di

sud-

quel loro sterminato impero

tutto

consecrate

celibato, giudicando

al

quel numero pi che bastevole a dar grandezza e magnificenza


alla loro

vogliamo, nel picciol numero

religione: e noi

mero

mila tra maschi

di settantotto

sproposito, oh

governo commettere

non

incredibile, se

femmine? Oh

avessimo

ora sotto agli occhi

tutt'

Rimettendo nondimeno ad un' altra volta

monache

onde non

de' preti,

si

ponga,

il

unicamente, come

suno fra
tanto
1'

di

umana

che

al

da

specie,

s'

suol

onde

s'

scemarne almeno

giorno facendo sempre

un

tratto

l'

abbia

danno

diciotto

mila

da buon senno ad appor-

veramente cristiana impresa

numero, che vassi anche


ampio, sempre

pi

s'

infinito

dentro

quell' avervi

affretti alla
il

dire,

abbia tanto di carit verso

fargli osservare

cagiona

disponga un tratto

si

tarvi rimedio?
d

si

pu, signor don Vittorio, che nes-

coscienza,

di

suo paese

onde

frati,

si

nostro discorso

il

tanti consiglieri e ministri del nostro sovrano

bont e

oh

far parole delle

come

troppa carne al fuoco, e limitando per ora


ai frati

errore,

possa da un

si

oh mentecattaggine degli uomini del tutto

1'

maiuscola che

la pi

bestialit

di tre

spaventevol nu-

milioni e qualche migliaia, consecrargliene lo

pi

di giorno in

disorbitante?

non dico l'oculatezza politica di que' consiglieri e di


ma la bont comune l' umanit e la coscienza
che non gli fanno volgere il guardo ad un disordine, ad

Dov',

que' ministri,
loro,

un male, a
di

cui

nessun epiteto

Ahim, don

diabolico?

non

altro

se

l'idea

d' instituire

detto,

come

impossibile

il

diavolo,

s'

adatta

Vittorio,

fu

le fraterie,

si

che

bene quanto quello


il

diavolo, e nessun

quello che sugger agli

uomini

sapendosi molto bene dal mala-

maggiore degli uomini assolutamente


menare quella vita pura ed immacolata che il fra-

alla parte
il

tesco celibato suppone, e che ogni bestiolina imberbe ed imbecille

LETTURE DEL RISORGIMENTO,

32
ardisce

prosuntuosamente promettere

quando

s"

incappucciai

che

quello

fu

Si,

si: il

Dio

diavolo,

il

menare

di

allor-

maladetto diavolo,

sugger quella funesta idea, per cosi

un

tirare

grosso numero d'uomini a mancare a Dio della lor parola, e

conseguentemente per poter cosi popolare con


prestezza

quell" orribile

Dio concedergli

baratro

chiavi

le

quale

del

dominio

il

Ma

facilit e

piacque

ecco eh'

con

signor

al

sono

io

ricaduto nella parte morale, anzi pure teologica, del mio argo-

mento!

torniamo ad

Dell,

mi vengano
arricciare

dette

delle

allontanarcene
verit

si

il

po'

mantenimento

una qualche parte

di

Fogniamo,
frate di tutto

signor
il

che

trista,

il

mio,

mezzo ciascun

mantenimento

a novecento

dei frati;

ed

un

di dell' anno.

si

semplice

richieggano

Evidentissima

di quel tal frate ascender, alla

anno.

ciascun

paoli

Che

Multiplichiamo

monta

mila, poich a tanti

una somma

eccoti supputata

sabile al loro mantenimento.


sta

nostr' occhio

il

per provvedere

che,

ascende a sedici milioni e dugento mila

che

modo

richiede in

sotto

quel tanto danno, che una tanta feccia

que' novecento paoli per diciotto

numero

avere

necessario al suo genere di vita,

soltanto due paoli e

pi

quindi

enorme spesa, che

frati

cagiona innegabilmente al paese nostro.

di fratismo

mila

de' nostri diciotto

onde poter

indispensabile,

cosa

disperate, da far

questa cosa, facciamo

di

conto, don Vittorio, di quella tanto

il

onde non

fretta,

si

capegli in capo ad ogni vero cristiano.

Rientrando adunque nella politica

un

in

crude,

le pare,

di

paoli,

indispen-

don Vittorio,

poca bagatella? Sa Vossignoria che sedici milioni

un

gentomila paoli formano

terzo, se

non

di

que-

du-

due quinti, della

nostra entrata pubblica; vale a dire, formano una

somma

agguaglia

che tutto

il

terzo,

o forse

paese nostro contribuisce

al

due quinti,

il

danaro,

di quello

che
il

principe, onde possa mantenerlo,

difenderlo e farlo prosperare?

renze loro non lavorano punto

E
le

siccome

le diciotto

nostre terre, non

mila Rives'

adoprano

in veruna delle manifatture nostre, non mercanteggiano punto,


e

in

somma non

professano

corr' egli sconciarsi a

arte

mestiere

lucroso,

oc-

provare che non accrescono per la loro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


tampoco d'un paolo Tanno

virt n

che

riescono anzi

le

di

tutti

riffe

milioni e dugentomila paoli, in-

mantenimento

necessari al

riunita

loro,

ricavino

si

ultimo quattrino dalle riunite

di raffe sino all'

dall'industria

fatiche,

capitali della lor patria

un peso addosso del tutto morto, poich

d'

bisogna pure che que' sedici

dispensabilmente

33

de' nostri agricoltori,

de' nostri

mercatanti, de' nostri operai e degli altri benemei'iti cooperatori

Ve

alla nostra pubblica ricchezza?

Dico

apporre una sola

qui una cosa che non sia vera da un capo

io

che no!

Certo

egli che

a questo conto, signor don Vittorio mio?

contrario

in

sillaba

Il

altro?

all'

conto mio innegabilmente giusto, e debbe

innegabilmente ammettersi da ogni persona non onninamente

da ognuno che

fatua,

di

col

una qualche classe

d'

godersi

in

l'

altre

di

abbia la minima bricia di raziocinio e

s'

lume naturale. Ma,

nome

di Dio,

qual diritto

s"

ha mai

mantenuta a ufo daluna perfetta sfaccendatezza una tanta

uomini

d'

essere

parte delle generali fatiche, della general industria dell' altre


classi? Certo nessuno, nessunissimo, ch'io sappia!

Ma

costume

il

lungo

l'

invecchiata

supinit del nostro

popolo, fattosi poco a poco frataio da pi e pi secoli, ita

oggimai

tant' oltre,

che non sente pi punto la gravezza

peso tanto enorme, tantissimo disorbitante: e se

non sente pi punto quella gravezza,


messere Tuttesalle

di

che

ti

il

d'

un

goffo popolo

dai tu affanno,

a che pr, o a che proposito, vieni tu qui

cercando cinque piedi al gatto, divincolandoti serpentinamente,

onde

g'

ignoranti

s'

avveggano della

lici dell' infelicit loro

ignoranza

loro

e gl'infe-

Ecco, don Vittorio, la bella risposta che un qualche


tato frataccio

gotto al parlare de' fratacci spietati, e che anzi sdegno


in

dialogo

con

essi,

lasciando

senza risposta, mi volgo

di

mini ricchi di ragione, dotati


dell'

spie-

mi potrebbe qui dare. Io per, che non mi

onesto e del giusto

quelle

frateschissime

nuovo a voi ed a quegli


d'

d"

sbi-

entrar

parole
altr"

uo-

umanit, schiettamente amanti

e dico che,

quantunque

le

larghe spal-

lacce del nostro goffo popolo sieno atte a portare queir enorme

quel

disorbitante

peso

senz' accorgersene

pi

punto,

non
3

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

34

non

tuttavia onest,

pi

glielo

ad un
un qualche

pu

cosi

fare

giustizia,

portare

oltre

tratto

mente

e per

che

il

buongoverno

sforzo
d'

onde

scemarglielo

uomini soffrono,

forza sia

consenso un male universale di

vennero

istituite,

almeno

poich

tutte, se

non sono

tutte idee

false,

il

obliqual'

buongoverno, ricevute nel mondo come vere da che


civili

lasciar-

il

nostro principe, se non

levarglielo d'addosso, dovrebbe

po' di

male, che alcune classi

non

e dico

idee di

le societ

insus-

idee

sistenti, idee ridicole.

Ma

che ciancio io qui

se

non

il

solo

il

un male, che non tocca finalmente

d'

mero interesse d'alcune

smnuimento delle borse

classi d'uomini, vale a dire


loro,

far

la

cosa piccola

possa? Buono Iddio! quel male non se non un'ine-

quanto

si

zia da

non farne punto caso, quando

si

ragguagli a quell'altro

molto maggiore della perdita successivamente fatta nel corso


d'

alcuni secoli dal paese nostro di quelle tante e tante migliaia

che

di

famiglie,

de'

conventi non

sarebbono pur formate in esso, se

si

si

le

porte

fossero da pi secoli tenute spalancate a quelle

tante e tante migliaia di spensierati e di fuggifatica, che vollero

pur

farsi frati in ogni parte della nostra contrada.

gli

un male,

al di cui ribocco tutte le

avrebbon dovuto far argine


gli

se

alle idee pi ovvie

nostri

tanti

frati,

docchioso padre maestro, se


detrimento a molte classi
del bisognevole, e se

punto n poco
scono

da

Questo

umane

pi'incipio!

per

d'

frati

al

suo

uomini

coli"

che
ve-

politica!

obbligarle a mantenerci

dal canto loro

bene spirituale,

Mi niegherai

si,

orribile,

risponder qui un qualche pi-

guenza un bellissimo equivalente a quelle


esse ricevono.

che

nostri tanti frati riescono d" alcun

non contribuiscono

bene temporale del paese

al

assai

d'una sana

si,

e divine

Questo

un male veramente miserando, vei-amente

ramente contrario

Ma

sino

leggi

tu questo,

loro, e' contribui-

danno per conse-

classi di

quanto daJ

mal cristiano che tu

sei?|

replico ic
mal cristiano o buon cristiano eh' io mi sia
a Sua Paternit
il paese nostro potrebbe molto bene posse-i'
dere un tesoro immenso di beni spirituali, se foss' anco prive

affatto

di frati,

avendo, come ha, quel numero, forse anch' ess

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


troppo

esoso,

ciie

non

le

Pa-

noi e miseri ben dav-

beni spirituali tre milioni di genti

di

meno

pi parte

la

mila preti non bastano ad ammucchiare

ventiquattro

se

quanto tesoro

preti,

meno scandalosi

sfaccendati e

molto Reverende. Miseri

ternit Vostre
vero,

mila

ventiquattro

di

meno

ignoranti,

35

s'

han biso-

gno, considerando massime come la pi parte di quei tre milioni

dal

cliiare

vorrebbono
il

canto

loro

diamo troppa
troppo

e sera d'

ammuc-

pi che possono di que" beni.

Ma non

non trascurano n

di genti

il

mattina

aneli' esse

maestri che

retta alle ciance de" nostri padri

creder

far

oro

non interrompiamo

V orpello, e

ci

di

nostro ragionare dando risposta ad ogni loro sciocca

parola.

Signor don Vittorio, V osservazione


imperi antichi

ancorch

latati,

che

sono virtuosamente

si

privi

affatto

pesa tanto addosso da tutte parti.

ci

come

lo

appare

pi

il

gli altri,

pur troppo, che, fra

inetto,

g'

cosi

Fa

s'

difrati

di

non fosse vero,

imperi odierni, quello che

pi transandato,

il

quello in cui F umanit

conservati

marmaglia

quella

di

che assai

assai ovvia,
retti

il

pi

peggiore di tutti

degradata,

s'

resa

pi abbietta, pi corrotta, pi misera, che non in qualsivoglia,


per
s"

appunto quello in cui

di potere.

gli

odierni

gianti forza annoverare

lo

innegabil-

quelli ne' quali


d'

frati

non sono pi

oziosaggine, a predicare

distacco dalle cose di questo mondo, ad estollere

tuttogorno

il

senza posa

le glorie

sciocche della povert, onde

bello estinguendo in ciascuno


S" egli

ha condannati
dustriarsi

in cui

imperi pi prosperi e pi torreg-

ammessi a dare pubblico esempio

stria.

formicolano,

pi

maneggio, pi d'autorit, pi

di

non fosse n anco vero, come

cosi

mente, che tra

frati

hanno pi d'influenza, pi

1'

amore della

si

venga bel

fatica e dell' indu-

vero che l'incomprensibile Provvidenza di Dio


gli

uomini sino ab

per vivere, e

s"

inizio

egli altres

ad

affaticarsi e

ad in-

vero che quella stessa

Provvidenza ha dato agli uomini sino ab inizio una buona dose


di forza corporale e mentale,

rare

quella

dirittissima

fatica e

appunto perch potessero adope-

quell' industria,

conseguenza,

che

non ne

da' frati

siegu' egli

per

da verun' altra

36

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

classe d' uoniiui

non

si

dovrebbono sciorinare

trine bastarde, che tendono diviato

r anima

e a distoglierci

dall'

di

adoperare

quella fatica

senza

torna qui a dire

Concedo che noi


maestria

gami

fedeli

amore

all'

per-

esortiamo tuttora quanto


quella cosa chiamata dai

di

Ma,

teologi povert evangelica^ povert cristiana.

volgaccio non ha tanto di cervello da distinguere questa

specie di povert da quel!' altra che tu

non avere della roba, che

fallo, se

il

ci

intendi e che

possiamo noi?

atto a distinguere

consiste

egli nostro,

povert da povert?

Padre, padi-e, voi non dite qui esattamente

pure barattarmi

sarebbe

volgo non sa tanto di teologia quanto ne sappiamo

non

noi, e se

ste

al nostro

altri frati, si dai sacri

ne' nostri librattoli divoti

si

padri

nostri

nel

le

carte

in

mano

il

Molto

vero, e vorre-

cosa mi

facil

provarvi come innuraerabili sciocchi del vostro ceto

il

predicano di fatto da' pergami ed inculcano ne' loro scempi


brattoli
ire

quel-

quel molesto padre maestro

pi possiamo

il

Piano, piano

se

corpo

il

r industria, necessaria, indispensabilmente necessaria,


vivere

dot-

cotesto

ad incarognirci

la

necessit assoluta

d'

li-

esser poveri di roba, chi vuol

facilmente in paradiso. Diamovi tuttavia per concesso non

predichiate e non inculchiate


sorte

di povert,

come ha

se

il

non

volgo

quell' altra vostra aerea

sbrogliare

vostre

le

ingarbugliate matasse teologiche senza prendere sbaglio?

ha a colpire nel vero senso


derli senza

di que' vostri

commetter equivoco, necessitato com'

stato a starsi

Come

gerghi e ad intenegli dal suo

reggendo un aratro lungo un campo, mazzicando

con un martello in una fornace, scoccando una spola sur un


telaio
d'

facendo mill' altre somiglianti

faccende per tante ore

ogni giorno che non sia festa? Deh, in vostra malora, fratij

miei, lasciate
teologici
altrui

una volta que'

e senza pi darvi

dove non pare

desimi, contentatevi

v'

d'

vostri parlari anfibologici anzi che'

il

ridicolo affanno di

abbiate troppa frega

esortare colle

d'

mandar

1'

pi semplici parole

polo ad industriarsi e ad affaticarsi, ciascuno

anime

andare voi me-

il

pi

il

po-

che pu,

onde procacci a s ed alla sua famiglia ogni bisognevole

e sto

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

37

per dire anche ogni superfluo, senza pi fare que' tanti sforzi che
per rendere

fate

La

siete!

vostre udienze sioccamente dotte

le

fatica e l'industria di tutti gl'individui

quella che mantiene


difendersi; e

non

paesi, che

vostre

le

non teologiche, evangeliche

prospera, che

li

come voi

d'un popolo
li

rende

atti

scimunite sottigliezze teologiche o

non evangeliche, cristiane

non

cristiane.

Ma, don Vittorio, volesselo Dio, che


di soltanto parlare

Dio,

volesselo

volgo!

un gergo mal inteso

frati

soltanto

esortassero

contentassero

si

mal interpretato dal

le

genti colle

diche e coi libri divoti ad esser anzi povere che ricche


periosa natura

1'

urgente

necessit

rettorica molto pi efficace che


e

non

s'

hanno

pi-e-

L' im-

entrambe una

la fratesca, e

basterebbono

strabasterebbono a somministrare un buon antidoto contro

veleni tutt' ora sparsi dalle goife bocche e dalle goffe penne di
questi incappucciati ciarlatani.

ceve

dal

loro essere

in

Un

altro male, che la societ ri-

troppo gran numero, quello che la

poco imbrigliata umanit cagiona

loro

costumi, spngendoli

ai

a sballare in privato delle dotti'ine assai diverse da quelle che

spacciano in pubblico. Ma, perch

condurrebbe mio malgrado a


parole caste, a sviluppare

dii-e

toccare questo punto mi

il

delle cose difficili a dirsi

e in somma a
nume comunemente chiamato

ad ogni modesta persona,


eretti a quel

tetemi ch'io non entri in questo

se

non

che

gli

spiegare un

di togliere

scoprire degli altari

Satanasso, permet-

lecceto, anzi pure nella pi

vasta e pi profonda pozzanghera che


m'affretti

con

idee da far recere le budella

certe

modo da me

1'

Italia

s'

abbia, e che

ghiribizzato, di scemare,

intieramente dal mondo, tutte queste fraterie

nocciono tanto per tanti

versi.

Lo sforzare i frati a scappucciarsi, vogliano o non vogliano,


come fece in diebus illis quel furfante d' Enrico ottavo, sarebbe
cosa troppo tirannesca; perch, a dar loro
s'

han pur

il

dovuto,

meschini

scelto quel genere di vita assicurati dalla fede

blica, la quale, caschi

mai.

L' esiliarli

fatto

non ha molto

il

mondo, non

vei'gognosamente
ai

si

pub-

vorrebbe violarla giam-

dalla

lor

patria,

come

s'

Gesuiti, senza badare pi ai colpevoli

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

88

che

sterminata

troppo

da

padrone. Vedete,

inetto

col proibii-e

ai

sudditi

fai-e

odioso

frati stessi,

a quelle tante

non dopo

farsi frati, se

dire

s'io son

se ne spicciolisse

Viniziani

anche questo mite ripiego,

perch

-ai

il

come sento

piuta una certa et,


a

don Vittorio mio,

non vorrei n manco

di sangue, che

padrone assoluto del

mal' arti

sue

atto di crudelt

commettere ad un ribaldo

lasciarsi

con

vecchi ed in-

ai

un

nibdesima ragione

la

diventato

portoghese,

suo

per

sarebbe

che

pi ai giovani e sani

agi' innocenti,

fermi,

d'

si

dolce

numero

il

aver com-

dispongano

oltre

riuscire

al

temerei non riuscisse odiosissimo eziandio

anime

di

mosca,

le

quali sono persuase che le

chiavi delle porte celesti sieno state poste unicamente in


ai frati. Il filo

ministro

dunque de' miei suggerimenti,

del

nostro

principe

(scusate

s'

il

mano

io fossi consigliero

non

verbigrazia),

tam-

vorrei che tendesse in conto alcuno a renderlo discaro n

poco

alle

anime

prefate

di

mosca

di cui ogni paese

abbonda

di sovei'chio, e vorrei anzi contribuisse a renderlo vie pi grato

e vie pi stimabile

presso

suoi sudditi e presso gli stranieri.

che direste voi, don Vittorio,

legge,

s'

io gli suggerissi

di fare

che conservasse ad un tempo intatta la sua

e sgravasse insiememente

il

suo paese

di

una

ortodossia

quel tanto peso delle

inutili fraterie?

La

legge

eh' io vorrei fargli

camente a considerare
stinati

colle

dai

loro

la

santissimi

parole e cogli

promulgare, imprendendo uni-

straboccata ignoranza

scritti

istituti

de' frati,

ad ammaestrare

egualmente che

col

de-

genti

le

buon esempio,

ordinerebbe: che nessun suddito possa quind' inanzi farsi frate,

non riporta prima una fede giurata da un certo numero di


professori dell'Universit, la quale dica come quel tal suddito,
se

volenteroso

di

farsi

frate,

sa

pi che mediocremente

la

lin-

gua latina e la lingua greca.


Con questo semplice trovato assai agevole Io scorgere,
che coir andar del tempo si torrebbono almeno di mezzo
que' tanti babbioni di frati, nati di contadini e d' altra
gente,

non atta a dare una studiosa educazione

Con questo semplice

trovato

s'

avrebbono

a'

povera

loro figliuoli.

de' frati, se

non estro-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


inamente
ch

cognizione di quelle

la

sapere

varie

di

prove, che chi

ed

sorti;

sa

il

s'egli vero

diminuire

onor suo

con

incorrere

fare

meno

di grandi

non

vizioso che chi

sa.

scanserebbe una contesa col

si

perch nessun papa potrebbe

de' frati,

schiamazzo

una

d'

tale

rebbe

ad essere da tutto

savio

moderato

provvidenza senza

somma,

protettore dell'ignoranza. In

di

don Vittorio, con questo semplice trovato


pi

atrascina dreto assai

che sia suo interesse l'accrescere anzi che

taccia

della

si

non bisognevole

cosa

trovato

numero

il

due lingue

per lo pi

Con questo semplice


l)apa,

39

almeno non istomachevolmente ignoranti, per-

ciotti,

il

d'

il

mio principe ver-

mondo considerato come

ogn' altro

punto inclinato a tiranneggiarli

sul

assai pi

fatto de" frati

nulla

ad opprimerli; accusa data

non senza qualche fondamento, almeno dai

d'

un principe

a pi

frati stessi,

de' nostri giorni.

IX.

Gaetano Filangeri.

Molti g-ran proprietari!, pochi proprietari! piccoli,


ostacolo alla popolazione.

Questo che

il

Gaetano Filangeri
dell'

capo iv nel libro n della Scienza della legislazione

io scriveva avanti

opera furono stampati

in

Gaetano era figliuolo del principe


scendeva da Tuceel, un
ciare del sec.

Puglia e

vent' otto anni: e

di Arianello,

de' quaranta peregrini

furono

xi

Sicilia,

primi

Gentiluomo

di

autori

camera

della

Filangeri, bellissimo della persona, a

della cotte e

il

d'una famiglia che

conquista e
di

Ptoma proib

1'

opera,

di

settimana

di

officiale de' volontari di

venticinque anni,

il

re

di-

monarchia

tra

marina,
bagliori

frastuono dei corpi di guardia, astraevasi a scrivere

nobili peasamenti.

libri

cavaliere

Il

normanni che nel comin-

maggiordomo

Ferdinando allora iv re di Napoli, anche


il

due primi

Napoli nel cominciare del 1780.

di

Napoli

la

suoi

premi chia-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

40
mando

l'autore al Consiglio supremo

Quando

una nazione

in

Gli spazi

pone
ove

la

non

non sono

poligamia ha luogo,

maggiore

dunque

la

somma

celibi.

sieno molti non proprie-

non

dove

il

numero

un solo sup-

delle

femmine

uomo che ha

dieci

gran proprietari moltiplicando

non proprietari debbono,

de'

d'

altriniente che ne' paesi

uomini, un

di quello degli

suppone nove

mogli

ci

gran propriet

infiniti: la

difetto di propriet di molti,

il

gran proprietari e

sono molti

vi

Fautore, morto

mente, lascioUa incompiuta.

della

pochi proprietari piccioli, bisogna che


tari.

ma

delle finanze;

a treni' otto anni per soverchio sforzo

in vigore delle

premesse, esser un ostacolo alla popolazione.

Ma non

colla sola diminuzione de'jjroprietari che questi

gran- proprietari impediscono

progressi della popolazione. Essi

maggiormente

ritardano

la

coli'

Se, in vigore de' principii che

cresce a misura che


terra

di

stato,

tolte

si

abuso

fanno

che

moltiplica la sussistenza, se due moggia

coltura tolgono forse una

alla

de" terreni.

sono premessi, la popolazione

si

famiglia dallo

qual vuoto non debbono lasciare nella generazione

tutti

quei boschi immensi che questi gran proprietari sacrificano alla


caccia, e tutte

al

popolo

un furto

gli

costoro che
lici

nascosta

a'

1'

la

si

perfeziona; non sono questi pochi fe-

immenso

non sono

ricchezza

maggior parte

come se si temesse d mostrarNo; non tra le mani di

suoi occhi,

agricoltura

la felicit nazionale,

delle

sembra interdetta

fatto alla sua sussistenza?

circondati da uno stuolo

stituiscono

veduta delle

quelle ville superbe e fastose, la

quali, destinata a sollevare lo spettatore ozioso,

d'

il

di miseri

il

che compongono

gran proprietari quelli che co-

una nazione.

de' cittadini,

famiglie

L' agio

comune

della

ben essere della maggior parte

vero barometro della prosperit

d'

uno stato

r unico veicolo della fecondit. In questo sublime equilibrio^

in questa mediocrit di

fortune,

Greci e

Romani

de* primi

germe della generazione. E un cattivo cittadino, diceva Curio, colui che riguarda come picciola una
porzione di terra che basta per alimentai'e un uomo.
secoli

trovarono

Come dunque

il

moltiplicare

il

numero

de' piccioli proprietari?

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


come smembrare oggi queste gran masse,
ha fatto acquistare una consistenza clie
popoli che ne sono

a'

cando

colla

sua

giore

canna

del

papaveri pi

vi

sti

male. Io avrei perduto in vano

pi sacri. Togliete prima

togliete

d'

mio tempo,

il

ogn' altro

fedecommessi. Sono queste

primogeniture che sacrificano

d'una famiglia; sono

le

se ar-

presunzione

numero

de' proprietari nelle

nazioni

ricchezze

primogenito

al

sacrificano

diminuiscono

altra

1'

primogeniture;
delle

maggior parte. Sono

molti cadetti

sostituzioni che

miglie ad una sola. L' una

le

cause

le

esorbitanti di pochi e della miseria della

il

suo giardino?

alti del

render gli uomini pi felici colle massime d'un despota.


pu rimediare a questo male senza ledere i dritti d'alcuno;
si pu anzi rimediare moltiplicandoli e rendendoli pi giu-

di

le

pesanti

qui proporre un rimedio peg-

io voglia

di predicare la tirannia e se avessi la stupida

dissi

tempo

il

quello che ci addit Tarquinio, fiac-

di

Dio non piaccia che

quali

rende pi

le

Qual rimedio a questo male?

oppressi?

dovr forse far uso

Si

alle

41

dell'

molte faall'

Europa,

infinito
1'

una e

r altra sono oggi la rovina della popolazione.

Quanti disordini

nascono da un istesso principio!

mali derivano da una sola legge ingiusta

che non pu avere che

non averne che un

solo.

un solo

tiplicit de' figli. II vto della

che

si

ottiene

un erede.

una casa

d'

natura

si

parziale!

sangue sono

dritto

momento che

d'

un bene

comune. Costretti a mutilarsi,

gli

rotti

da un altro fratello del comodo

che godevano nella casa paterna, non veggono in

il

per

calcola dalla mol-

crede soddisfatto sbito

usurpatore, che gli opprime e gli spoglia

avevano un

padre

altri tanti pesi

si

sacri vincoli del

dall' interesse. I fratelli, privati

quanti

Un

che sia ricco, vorrebbe

figlio

Egli vede negli

sua famiglia. L' infelicit

la

ha veduti nascere

e la legge

lui

al

essi

che

che un

quale essi

maledicono
li

degrada.

Tanti cadetti privi di propriet, e per conseguenza del dritto


d'

ammogliarsi, obbligano altrettante fanciulle a rimaner celibi.

Prive d'uno sposo, costrette da' padri, queste infelici sono spesse
volte loro malgrado

obbligate a chiudersi in un chiostro, dove

col loro corpo esse seppelliscono

per semjDre la loro posterit.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

42

I nostri posteri

saranno sorpresi

nel!'

osservare una contrad-

dizione cosi grande tra la maniera di pensare de' nostri politici


e le loro leggi, tra

governi e

massime

le

colle quali

iiionachismo penetrato in tutti

dirigono

si

Uno

determina/doni de' loro codici.

le

nostri

spirito d' anti-

La

gabinetti dell' Europa.

di-

minuzione di questi asili del celibato e della sterilit divenuto

uno degli oggetti pi

da per
il

amministrazione.
vto

il

clie lascia

monacliisino de' due sessi. Egli fa

gerlo,

ma

menta.

lascia nel

I chiostri

tempo

racchiuderebbero

solo primo a nascere

maggiori sforzi per ristrin-

foi'se tanti frati

e tante ver-

delle famiglie dello stato

destinato

al

vedrebbe forse

religione

{fiorati la

ministero veda

Il

nella generazione

istesso aperta la sorgente che lo ali-

una gran porzione

gini, se in
il

seri dell'

con dispiacere

tutto

non fosse

coniugio? Senza
tra'

suoi

sue vestali tante vittime della disperazione?

ministri

non racchiuderebbero

Queste sono

quenti.

Non

non

la

legge e dal

costume

un maggiorato. Egli crede

con una

de' grandi.

aumenta intanto sempre

si

sempre pi nelle mani


stengono

le

incoraggiare
all'

onusta

de' padri.

la

le

no-

numero
le

de'

non proprietari

sostanze

si

riuniscono

istesse leggi che so-

sostituzioni credono di

poter

popolazione con una tenue esenzione accordata

quindi d'impedirne

mutilano

Il

di pi;

scudi
di

ingiustizia autorizzata dalla

di pochi-, e quelle

primogeniture
la

sono pi fre-

o quattrocento

che abbia tre

istituisca

sua famiglia

primogenitui'e,

delle

quanto che

micidiali

ci cittadino

di rendita che
bilitare

pi

meno

forse pi virtuosi?

conseguenze

funeste

le

oggi rese altrettanto

senza

chiostri,

questa barbara istituzione, racchiudendo meno uomiiji


schiavi,

mag~

e tra le

Esse
le

formano un volcano,

irruzioni

maggior parte

di moltiplicarne

il

numero

con un argine

de' cittadini,

pretendono

di vetro.

Esse

pretendono quindi

col dispensare da' pesi della societ

Misera imbecillit degli uomini

un padre che ha

dodici

figli.

tu

pi funesta della peste istessa; perche

de' legislatori,

le

ma

sei

sue stragi non fanno che accelerare la morte degli uomini,


le

tue impediscono loro di nascere, e ne rendono

sibile la perdita!

meno sen-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


primo passo dunque che dovrebbe

II
il

numero

db' proprietari e

che inalzano

due
il

istituzioni

numero

darsi per moltiplicare

per ismembrare queste grandi masse

grandezza di pochi su

la

rebbe di abolire

le

43

primogeniture ed

la

rovina

espressamente per diminuire

fatte

molti, sa-

di

fedecomessi, che paiono

nell'

Europa

uomini.

de" proprietari e degli

X.

Mario Pagano.

La legge non

ma

toglie la libertf,

Tera idea della libert


Tale
parte

fu

l'argomento

gano cerc dedurre

al iv tra

La

la

seconda nel 1785.

Vico nella nuova

delle idee di

gorico mori di forca borbonica

la

saggi poliuci dell' autore; la cui prima

pi-imieramente nel 1783,

puVjblii^ata

la garantisce.

ctIc.

29

il

ott.

Il

Pa-

novello pita-

filosofia;

1799.

legge non toglie la libert, quando la linea segna oltre

quale proceder non pu

1'

operazione nostra.

vorisce e difende la libert; ne frena

il

La

solo abuso.

legge

fa-

Anzi senza

legge la libert ne rimane oppressa-, poich trionfa la violenza,


e viene impedito altrui l'uso delle proprie facolt. Mentre gli

uomini disdegnano
caro giogo, non

bricano

le

infrangono

si

il

sacro freno delle leggi e ne scuotono

avveggono che correndo alla licenza

proprie catene
i

sacri legami.

con quella

La

mano

si

stessa con cui ne

libert vera, opposta alla licenza

de' selvaggi e de' barbari, la libert civile, la facolt di

prare
e

le

l'

il

diritto di

adoperare

tutti

suoi

anzi la libert d'ogni diritto la base e la propriet;

modo tale, che, distrutta la libert, tutti


uomo e r istesso uomo morale vien distrutto.

per

ado-

sue naturali facolt secondo la legge, cio per quanto

come quella prescrive;

diritti:

il

fab-

diritti

del-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

44

Una
che

unione

di

uoniini,

quali non abbiano freno

alcuno

ritenga n cospirino ad un fine comune, tanto

li

sarebbe

peggiore, quanto pi sanguinosa diverrebbe la guerra tra coloro

Non

che per la vicinanza son soggetti a collidersi pi.

ma

degli uomini che forma la citt,


de' cittadini

dii-ige

ad uno

comune,

scopo

unione

1'

legge; la quale le azioni

la

pone freno alla

violenza privata, e nel tempo stesso protegge la libert de' cit-

Non

tadini.
dell'

gi che la legge civile impedir possa la possibilit

invasione e

Onde, per
all'

distruggere una

per

forze

le

fatta

si

potenze

le

istabilire pi la libert, la verrebbe ella

intutto

ostacoli

della violenza

distrugger dovrebbe

possibilit,

fisiche.

ad abbattere

perciocch, se mai la legge moltiplicasse assai gli

mezzo ancora, volendola

alla violenza, per questo

fisici

pi del dovere proteggere, estinguerebbe la civile libert. Se


di armati

la citt le strade

atto in ogni operazione


il

nudo

ferro in

mano

si

spirito

case stesse riempisse, se in ogni

Lo spavento

braccio, arresterebbe

il

Qual sicurezza adunque


maniera garantisce

la

li

vendica almeno.

de' delitti
il

di

dienza

loro

La

suoi

dii-itti,

li

alla

legge.

vendetta, donde

il

Avendo dunque

si

addossa

Finalmente
diritto
il

nello

ma

misfatto,

delle

legislatore

la

de' suoi

stato di

le

il

cit-

cagioni

non ritrovare

per contrario nelT ubbi-

cura ella

pene ha
in

la fi-

da una istantanea

peso di premunire

il

uomini

gli

lo

moto.

difende, ovvero

che gli son mosse, togliendo

nel

interesse

mentre la tutela

legge civile,

offese

mettendo

senso

promette la legge? in qual

al cittadino

violenza venga assaltato,


le

cuore stesso e

'1

perderebbe

lascia intatta a ciascuno nel caso che

tadino contro

spenta

de' suoi diritti,

chiuderebbe la bocca,

sua libert? Nello stato selvaggio

sica forza di ciascuno sostiene

diritti

gli

piede; e

il

agghiacciato

interamente

cittadino balenar su gli occhi

il

medesimi custodi

de'

sarebbe ogni libert civile.


frenerebbe

le

vedesse

la

mano

si

prende della

sua vera sorgente.

il

diritto di piunire,

alla violenza altrui questo potentissimo ostacolo delle pene op-

pone: allo

spirito de'

l'ei

cittadini, che

da fallaci piaceri vengono

al misfatto invitati,

propone un contrario motivo che ne

chiami, propone

timor della pena, argine fortissimo

il

li

ri-

p-

LETTURE DEL KISORGlilENTO.


ostacolo. In

tente

maniera prevenendo

tal

45
prestando

delitti,

suo soccorso, quando sia in tempo, al cittadino oppresso, o

il

vendicandolo col giusto castigo


e fa

protegge

de' rei, la libert civile

nascer la civile sicurezza e tranquillit.

XI.

Vittorio AljBeri.

Lettere senza libert.


Dal libro

(8 e 10) Del Priricipe e delle lettere, ideato dall'autore

nel fervore dei primi studi in Firenze

Di quest' opera giustamente

il

1'

anno 1778, disteso

in

Pisa

il

1785.

Gioberti (Studi, Torino, 1867): quantunque

in alcuni punti esagerata e in altri falsa,

nondimeno nella sua sostanza

buona e utilissima, ed esprime fortemente una verit troppo trascurata

comune

dal

massimo

degli uomini:

scrittore dalla

Quello che
il

difetto

uopo

fiore,

avere,

si

all'idea che

una saggia

1'

pel suo
lo

tutte le autorit fittizie ..

A. adombr del vero letterato appunto

rinviene ia quasi tutti

a ragione l'esistente servaggio,


sero

pensiero,

del

l'esercizio

cio,

una certa libert individuale che disgreghi

dipendenza e dalla soggezione di

manca

che

d'

filosofi

moderni, che, indegnando


eccesso e confu-

trascorsero nell'opposto

libert coli' indipendenza assoluta

Gli scrittori, per quanto esser possano caldi ed anche entusiasti,

rarissimamente sono da temersi per se stessi; o

ch la loro vita molle e sedentaria


guire

tentare

grandi;

azioni

li

rende poco

sia,

perch

comporre indebolisce nella massima parte


sdegno.

Da

temersi

cui pur tanto

si

legge

si

scrive,

Ma

per-

all'

ese-

sfogo

Io

minora

dunque sarebbero soltanto

nella persona dei diversi loro lettori.

sia,

atti

loro

in questo

il

del
loro

scritti

secolo, in

esaminiamo rapidamente
scritti, e in qual modo,

quali siano coloro che leggono, e quali


si

leggano. Quale animo vediamo noi infiammato da quei tanti

generosi

tratti di storia

antica

una profonda impressione,

dar segno

col fare o dire

di

averne ricevuto

tentare, o

almeno

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

46

caldissimamente lodare alcuna di quelle imprese alte e


rabili

moderni col freddo

dai

clic

Ma poniamo

vengono denominate?
dano pure leggendo,

non

il

e vile

vocabolo

anco che

cose

tali

con qualche frutto; chi

di

che

le

memopazzie
si

va-

legge?

popolo, che appena sa leggere; che, sepolto nei pregiudalla servit, fatto stupido dalla povert, non ha

dizi, avvilito

n tempo n mezzi n

per imparare a discernere

aiuti

suoi

propri diritti; ed egli pur solo potrebbe farli valere, conoscendoli.

Leggono adunque veramente

nel principato

rinchiusi nelle citt, e fra questi

pochi uomini

minor numero

il

di essi; cio

pochissimi, che non bisognosi di esercitare arte nessuna

quei

per campare, non desiderosi di cariche, non adescati dai


ceri,

non

pia-

non invidiosi dei grandi, non vaghi

traviati dai vizi,

ma veramente

pieni di una certa


un dolce pascolo all' anima
e un breve compenso alle umane miserie; le quali
forse assai pi Avamente vengono sentite da chi il minor
danno ne sopporta. E cosi fatti lettori (a questi soli attribuisco
io un tal nome), che non sono uno in dieci mila, spaventare
di

far

jiompa di

malinconia

potrebbero

dottrina,

riflessiva,

il

cercano

ne' libri

principe?

Leggere, come io l'intendo, vuol


sare; pensare, vuol

dire starsi;

Si esamini la storia, e

servit in libert,

non

dire

profondamente pen-

starsi vuol

dire

sopportare.

si

vedr, che

lo

furono gi per via di lumi e verit

penetrate in ciascuno individuo,

ma

popoli tutti ritornati di

per un qualche entusiasmo

saputo loro inspirare da alcuna mente illuminata, astuta e focosa; e neppur quella era una mente seppellita nell'ozio degli
stiidi,

ma

pensante per s stessa, e

da un sentimento naturale
tratto di
essi.

Ed

tale o tal libro,

in fatti

di

quel pensare che nasce

profondo; forse risvegliato da un

ma non

mai accattato dai molti di

Giunio Bruto, Pelopida, Guglielmo Teli, Gu-

glielmo di Nassau, Washington e

altri

pochi grandi che idea-

rono od eseguirono rivoluzioni importanti, non erano letterati


Crederei anzi (e l'effetto finora

di professione.

vero, pur troppo!) che

molti uomini

li

me

lo

dimostra

lumi moltiplicati e sparpagliati fra

facciano assai pi parlare, molto

meno

sentire,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

47

Pa-

e niente affatto operare. Si parla e si legge e si scrive in

obbedisce pure finora, quanto e pi che a Costan-

rigi; e ci si

fra'

nessuno scrive

dove

tinopoli,

Turchi, come

tempo in tempo un
scendo fuorch

ogni

in

pochi

san

Ma

leggere.

pure

dispotismo, sorge

asiatico

altro

di

capo, che, nessuna altra dottrina cono-

tal

natura fortemente sentite, dice con

le leggi di

energica rozzezza a molti di quegli idiotissimi uomini: questo


nostro principe irreligioso; tiranno; non guerriero

ponga,

uccida

si

viaggi

commercio

il

pedagoghi

bambini del
d'

Europa

In

oltre,

V uomo

cui

in

sforza anche

dispensabili riguardi coi

diverse

nasce

uomini

si

tono

cuore

il

stati.

ma

legge: e fra tutti

uomo

dell'

promulgano

si

!,

dolce fine

da

alcuni

effetti

gendo per via

poesia,

perorando
fando.

di

importanti.

popolo, o su

al

dunque

Toltane

traendo

o
le

la

maneggiarne

alcuna

di

Roma

che
di

ai

giovinetti

Atene

e di

d'

amore,

meno

dell' altre

esempi, bisogner pur sempre

Quindi

dai fonti

Sparta,

con colori
da cui

ci farsi,

della

o fin-

storia, o

ma

si

filoso-

che sotto ogni

virtuosi, se V autore

allegandone

eh' egli ricoi-ra

ampiamente

gu-

maniere;

molte

s stesse e

suole

scuoe

letti

umane generalmente

cose

passione

governo pu allignare, e pi sotto


vorr

in

stesso

che

quelli

illuminando

che

di novit,

non volgari

altri

universalmente

nobili patetici e forti le imprese grandi

fa-

opinioni

le

render

L'autore ottiene questa commozione in

in nessuna pi efficacemente,

oppresso,
alcuni in-

L'amore
di

pare che

siano pi

ne siano ridondati

come

Europa, allorch da

iscritto.

libri

meno

ad osservare

rapidamente in

anche

nostri pa-

tenere

questo stato di cose,

sudditi. In

migliore, sono le cagioni per cui

il

libero

uomini vengono poste in

l'ozio, la curiosit, e

pi

rimanervi alcuna picciola parte

pe' principi

estendono

si

il

possono

ci

pi risoluti oppressori

cilmente, pur troppo

eccellenti

non

politici

tutto.

de-

si

cambio hanno emanci-

V arte del

pato, per cosi dire, gli abitatori d'Europa: quindi

droni e

spesso viene egli e deposto e ucciso.

ai

insegnano

raramente o

splendidi

popoli
le

liberi.

cose

non mai

si

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

48

favella a loro di Persia d'Assiria

Volendo
zato

sotto

o accennarne

cercarla dove

stata;

le

somma

gire in

pare

la virt

scrittore

lo

d'Egitto e dei loro

qualunque velo insegnar

cagioni

ella

a narrarne gli

tere

non

rivi,

non abbia per sempre per

pu

vi

r insegnar

essere,

che

la virt.

utile arte per cui

1'

libro

fine principalissimo

intendo qui per virt

uomo,

col

di

sane let-

per qualunque mezzo vi ar-

quale,

il

ad iucorag-

imitazione di essa. Perci non mi

lettori alla

abbisogni d prove V asserire

elio

sfor-

indagarne

ad
e

effetti,

tiranni.

dunque

ed unico

ed

quella nobile

maggior vantaggio degli

altri,

procaccia ad un tempo la maggior gloria sua.

Ammessa
buon

riamente in quasi

mi pare innegabile, ogni

definizione, che

questa

che non

libro,

per di scienze esatte, dee necessa-

sia

tutti

illimitata; poich per

suoi

discreto e serbare riguardi, non pu pure

n molto meno pu insegnare


o accennare che
inai n

1'

il

obbedire

lo

autorit

l'

essere

scrittore

mai laudare

vizio

il

vera virt senza dimostrare

la

fonte di essa non pu


al

offendere

principii

quanto voglia anche

un

capriccio di

essere e

solo,

il

non

stato

servire, n

il

tremare.

Ci posto,
poesia,

opera

io

dunque dico: che nessuna vera sublime epica

nessuna tragedia n commedia n storia n


filosofica

arte

di belle lettere (tolto

roso

il

madrigale,

e la pastorale) potr

proprio dovuto scopo

o meno V autorit

n in

oratoria,

somma

mai riempire nel principato

e dare nel

senza

vero,

E,

assoluta.

potrei

ampiamente provare quanto

asserisco.

mi vaglia una sola;

buon

libro,

sioni

umane che

cipe, o

in

veramente stimato

tale,

fatti.

pi

Ma, per mille ra-

Domando: qua]

il

l'amore, o tutto o in parte, da qualche prin-

o calunniato, o perseguitato?
e

suo

che sviluppando altre pas-

qualche tempo, non sia stato

o schernito,
3ussistono,

siano

offendere

il

non volessi esser breve,

se

gioni,

amo-

sonetto puramente

il

satira,

alcun ramo

durano centra ogni

ella, pui'ch'essi sian ottimi.

ira,

proibito, o screditato,

Ma, che pr?

libri

potente o impotente sia

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

49

XII.

Vittorio Alfieri.

Secolo d' indipendenza delle lettere.


Dal libro in (9) Del Principe e
osserv pur giustamente
la naturalezza, la forza,

le

nuova per

cam-

brio e la schietta e libera gravit che vi

il

peggia; e se vi fosse alcune


e

Della prosa di V, A.

delle lettere.

{Stfdi), che bella e

Gioberti

il

meno

fiate

durezza, alquanto pi di eleganza

sopra tutto maggiore purit e propriet di lingua ella potrebbe citarsi fra

poche belle scritture che vanti

secolo xviii. Benissimo Fr. D' Ovidio

il

(Questione della lingua, Napoli, 1893). Pi

si

dovrebbe ricordare l'A.,

che seppe crearsi una maniera di prosa solida e robusta, a periodi larghi
senza stento.

Grande

e singoiar gloria

porta

secolo letterario
Pisistrato

moderna
gli

Alessandro n

di

Greci

dei

nome

il

di Pericle

la

Ma

da ci

politiche

fortemente lumeggiate

per qual ragione

di intitolarsi

da

Firenze da

veramente per

Mi

assai che per la loro citt.

lettere protette

di

scrittore e

perfidia

filosofo

si

non

rifletta

cio,

letterari,

fosse

ben

in vece

gli scrittori di questi

principi pi

non avrebbero pro-

vi fossero state protette

bene

a queste parole,

da colui che con orribile

vendeva ad Antonio

che

la

appellano da

si

suddetti tre

dir che

se elle

grazia,

da Augusto

ingratitudine e vile

primo

Roma,

si

li

intero poi sparse.

Parigi,

da Lodovico? Perch

tre secoli scrissero

sperato le lettere in

mondo

e nel

Augusto da Leone

da Augusto. Ma,

lettere

morali verit da quegli

tre seguenti secoli

Roma da

semi-tiranno di

indubitabilmente

solo

maggior perfezione delle greche

altra copia d' importanti


scrittori

ancorch la

stesso;

Ateniesi a s stessa, cosi da questo ultimo

nasceva

loro bel

il

Atene, e non di

di

letteraria vilt abbia pure voluto in ci assomigliare

Atene intitolando quel secolo.

le

ella che

secolo

di

mai

stato

in

la testa del

Roma;

del
4

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

50

gran Cicerone.

in

da un

fatti

poteva quali doveano divenire

animo

tore d' alto

sarebbe mai

si

protettore argomentar

tal

sott' esso

Quale

lettere.

le

potuto risolvere

Ma

proteggere dall' uccisore di Cicerone?

si

scrit-

lasciarsi

come, volendone pure

scansare la insultante protezione, ne avrebbe egli potuto sfug-

tano da Augusto e da

Le

perfezionate

giovamento
comincia

nessun

di

decadenza fra

ogni sublime

essi di

risorte

le

let-

Medici non ve

le

avesser protette.

lo

negano per me

il

divino Dante, Petrarca e Boccaccio,

che erano

state

poich da Augusto per V appunto

dir che in Italia pure non sarebbero

si

ed alto

non sono dunque

lettere

e virt.

tere, se

mente

suoi vili satelliti.

ai latini popoli,

la loro vilt e la

costume

Mi

tutti

sempre lon-

col rimanersi egli

gire la tirannica persecuzione?

grado

Medici

prima

stati

perdeva

si

lingua senz'

la loro

jnente la piena

aveano

di loro e spinta

affatto

latino

il

intelligenza

Mi

essi.

non

greco

del

si

si

lo voglio

perdita sarebbe stata per

Ma

luce di

lettere

latine

Italia.

greche e

qual virt, qual viver civile e

al pi eccellente

replica, che senza

certa-

restituiva

all' Italia.

che potrei pur disputare, in parte


1"

questo assoluta-

questo, su

ammettere;

gran

pure, da quella cosi gran

italiane quale

libero,

e ricchezza di popoli, quale altezza di

qual

accrescimento,

grandezza

sensi ne

Poco era

gl'italiani dappoi? nessuna, ch'io sappia.

felicit

scaturiva per
la

fioren-

tina repubblica prima de' suoi Medicei tiranni, e nulla divenne

dappoi: cosi
egli

il

rimanente d'Italia.

mai intitolare

quei Medici

E un

vero

reputar veramente

stessi, sotto cui il

potr

letterato

protettori

Machiavelli viveva

di

lettere

negletto,

il

Galileo impedito e perseguitato?

Di Lodovico decimoquarto non


altro

Europa
danno agli uomini moderni ha

V accrescere

perpetuare quasi

alla Francia ei giovasse col

esclusivamente
sospirare

d"

Era costui

il

primo

degli eserciti smisurati e perpetui: onde

ritrovatore in

ben

parler.

d'

amore

amore.

Ed

ai

la

lor

darle

un

egli

teatro,

Francesi insegnava

in fatti

il

arrecato

servit, di

che

quello

col-

che

sospirando

a n pure pi

vero amore sublime, che pur

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

ritrova pi presso loro, dopo

si

51
nei tempi

Francesi

paladini aveano bastantemente

dei lor

non

V animo e che

pu

di tanto innalzar ci

conosciuto

che ne

trattato,

stata

stabilita

per cosi dire in teatro la scuola. Tanto pi forte insegnator

una anche
minima virt il teatro, allorch nato egli fra i ceppi viene
come tale dall' oppressore di tutti approvato e protetto. Quindi
di ogni vizio r assoluto governo, che insegnatore di

r accrescimento e splendore apparente della monarchia francese,

da Lodovico decimoquarto in appresso


gior parte attribuire
alle loro lettere e

forza

alla

accademie;

nassero la loro lingua stata

chissimo accrebbero la

punto

a quel

fin

non

barbara, di po-

della luce per gli

francesi filosofi sono stati veramente

che

loro

bench molto perfezio-

le quali,

somma

deve in molto mag-

si

agli eserciti

tali, se

uomini

non

tutti.

quanto

in

accattarono dai liberi e non protetti antichi, o

la loro filosofia

inglesi, scrittori.

prodotto dunque di questi tre secoli letterari era, come

Il

accennava,

io pi sopra

Romani

di Tiberio,

di

il

seguente: del primo di Augusto,

Nerone, di Caracalla, di Costantino

della lunga sequela dei susseguenti imperatori in nulla l'omani:


del secondo e terzo letterario secolo dei
il

prodotto

era ad un

Atene;
e

dell'

moderni Italiani

tempo

cagione

quindi in parte

Leoni

e Francesi.

prodotto

fors'

Ma

popolo

il

Roma

in appresso. Questi

due popoli, presi insieme, vengono a comporre

potesse.
spuri,
di

non

si

fra gli

pura n

ma non

dunque era

efficace

abbastanza,

luce,
le

umano ingegno, poich

cosi

stessa

che

non

pare

che

il

volere originare

dalla libert

sarebbe come

ancorch

Atene,

quest' altri

tutti

erano

Ben

altro

sforzi

ne riusciva V

effetto

codesti

diverso

le
il

vere

raggi

tre

rischiarando venivano

e cosi possente ancora, tanti secoli dopo

me

grandezza

susseguenti nazioni.

fonte da cui nati

il

la

uomini allignare mai ne

quella

di

figli

possono poi dir parimente

cosi

alquanto,

dell'

noti che

si

quanta

secolo

sublime di

anco, per la influenza dei lumi

imitazione, lo stesso popolo di

felicit e virt tutta,

ne sono

e Luigi,

del greco

1'

lumi

impulso.

lettei'e

dai

Quindi a
pi-incipi e

volere qual pi preziosa ed

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

52

utile pianta sul nostro globo

freddo Saturno che

Ma

all'

alligni

si

attribuirla

qual nuova ed altissima cosa non potrebbe egli riuscire

un quinto secolo

non essere protetto da

che, per

letterario,

nessun principe, da nessuno di essi venisse


per essere

le lettere stesse procreatrici

da essa sola
n, perch

il

non

sia stato mai,

mondo,

secoli letterari,

materiali ed appianato

il

di leggere, rettificato

gusto dello scrivere, preparata

non

somma

in

semplice sublimit di

meno

cosa:

altro

ogni

annunziate, gli animi tutti pi o

stile

fortemente

incendano

gli

scere facilit,

ma

possono bens accrescere

versificargli e adattarli

vranno, pria

d'

di

un nuovo secolo

ogni cosa,

figli

di

gli

ostacoli

potrebbe riuscire

Ma

inciampi, se di-

moderni

letterario,

La

medesimi.
1'

loro

la

scrittori

di virt, di alto

essere doloro gloria

impulso necessario per

sempre maggiore

debb' esser

prevale dei favori.

di verit,

sarebbe di tanto maggiore di quanto

superare

g'

sapran destramente.

adunque, che vorranno essere padri


diletto, e fondatori

a riporre

e sforzino

oramai non possono accre-

sul trono la verit sola. I principi

si

lingue,

le

pi o

aspetta fuorch sublimi, chiare e intere verit, che con

si

men sublimando,

che

passati

mezzi, sminuzzato

Fissate sono

tutte le vie.

una certa smania

introdotta

quattro

dei

hanno oramai moltiplicato

che,

libert,

perci impossibile.

io

influenza

la

di

sarebbe per certo;

ei

credo

lo

appellato?

e protettrici

nome assumesse? Nuovo

L' invecchiare del

piuttosto al

almo vivificante pianeta.

utilit

quello

di

maggiore

tanto

quanto meno aspettata nel secolo della op-

pressione in cui scriverebbero. Cotali scrittori, eleganti, perch


dalle antecedenti eleganze ammaestrati; veraci e liberi, perch

amano

gli

uomini,

oltre ogni cosa la

non

gli

la

vera gloria

conoscono e ardentemente

bramano; caldi ed energici, perch

il

timor

agghiaccia, ed anzi dagli impedimenti generoso incita-

mento ritraggono;

cotali

forza e la leggiadria dei

ne dovrebbei'O ritrarre

come quelli
hanno pure

la

scrittori,

sommi

rinnovando

Ateniesi,

fama. Appunto

libert

perch, non

la proteggente e incentiva libert

ardito

la

la

maggior della loro

avendo

per lor madre,

saputo agguagliargli, ancor che nati in

LETTURE DEL RISORGIMEKTO.


servaggio. Anzi

sviluppare

nello

la

natura

dell'

uomo

che non

delle cose

godimento

altramente
tal altro

la

focose

veraci

tei'ribili

che tranquillamente gi la possiede.

umani

una cosa non mai posseduta


mantenere

petti

e quindi

e difendere

moderni sublimi

pi sublimi

d'

scrittori

ben altro scalintensa

brama

appena appena da

tali

altri il desiderio

somma

in

ben

non da

la

lun-

potrebbero

superare nella forza e nelT utile

Atene, di quanto per V appunto

conoscenza

poli nella

nato

di

un bene gi prima conosciuto

gamente gustato. Di tanto dovrebbero


i

libert,

essere

vi

espressioni, che

uomini conosciuta, che non ad accrescere in


di

la

brama, verr poi vestita da costui

pello ci vuole a scolpire negli


di

privazione

la

Quindi

esse.

appunto per non

dottamente studiata da ohi


ardentissimamente

di

riusci-

Greci; perch

e feroci dei

maggiormente sentire

di

il

importanti

verit

le

rebbero costoro anche asaai pi forti

53

e pratica del vero

moderni po-

minori sono del popol

di Atene.

Se dunque, in vece
ogni specie ed in
principati,

superati,

tal secolo

non

vero che

se pure anche ci fosse,

gi detto;

alla

luce

sarebbe

letterario

giarsi assai pi di ogni altro.


ripetere, che

foglietti, libri

uscissero

per V utile che arrecherebbero,

si

un

di effmeri

copia

Ed
tutti

per essere in lingue

essere sotto forme

non essere in

non

difficili e

fine adattato

al

sia

sato e sentito

che

sublime,

lo scrittore

torno a

stato gi detto.

Ma,

leggono tutto ci che stato

non note abbastanza, o per


dilettevoli appresentato, o per

gusto

ed ai tempi. Quindi

le

commedie, poemi,

nuove riappariranno del tutto

composizioni, ove

scrittore

per gli ostacoli

si

certamente da pre-

verit gi dette dai Greci nelle loro tragedie,


satire, storie etc,

eccellenti d

questi nostri

io insisto, e ripeto, e

tutto

il

non

in

in tali

moderne

abbia in s stesso assai pi pen-

non imitato:

e,

parlando

mai non dubito che

ci

io

sempre dello

altrimenti

possa

essere.

Un
giore

tale
d"

moderno secolo

ogni altro, io

lo

sommi ingegni moderni

letterario, che

pu diventare mag-

reputo gi bello e nato. Basta che


nati

per scrivere

vogliano

da prima

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

54

ben conoscere e stimare

loro nativi ceppi,

il

ben

loro corporeo

fama

loro

essei'e,

rotti

ricovrino in parte dove adoprare essi pos-

si

sano senza tremare


ingegni nati

che poscia la

s stessi; e

assai pi apprezzando che

tutte

le

lor facolt;

vogliano

soltanto per leggere

basta

che

belli

incontaminati

vi-

vere pensando e leggendo, lontani sempre da ogni aura pestilenziale di corte.

In tal modo,

le lettere

torneranno indubitabilmente purissime

ed alte e giovevoli; puri e


sacerdoti e

deit,

virt

che

il

devoti.

nascere

fea

sublimi essendone, come di alta

si

appeller questo secolo, dalla

proteggevalo

che

sola,

il

secolo

della indipendenza.

XIII.

Vittorio Alfieri.

Bella religione.
Dal libro ni (5) Del principe e delle

lettere. Capitolo

considerazione, compiuto e illustrato dalla satira vii

L' antirelgioneria.

Qui

il

principio

Risorgimento italiano, e che dall'Alfieri

dello

quell'idealit

di
al

degno di molta
stesso

autore,

che inform

il

Mazzini lo diversific sempre

e quasi in tutto dalla rivoluzione francese.

Una moderna non curanza

di

ogni qualunque

religione,

come ogni altra rea cosa, del principato, fa


si che i nostri santi non vengono considerati e venerati da noi
come uomini sommi e sublimi, mentre pure eran tali. Ci nasce, per quanto a me pare, da una certa semi-filosofia uni-

frutto anch' essa,

versalmente seminata in questo secolo da alcuni scrittori leggiadri,

non

veri,

mani

anche eccellenti, quanto


quanto

alle cose. I libri

di tutti, stante

la loro

allo stile,
di

seducente

ma

costoro,
facilit,

superficiali, o

andando per

le

imprestano una

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


certa forza

d'

ingegno a

clii

non ne avea per

a chi poca ne avea, un'altra poca

moltissima ne avea da

ne

natura, se

00

ma

accrescono;

altri

nessuna

s stesso

non avesse

libri

a chi
letti

che quelli, riuscirebbero forse a deviargliela affatto dalla vera


strada.

Da

questa semi-filosofia proviene, che non

non

le cose, e

studia n

si

si

essa proviene quella corta veduta, per cui non


santi
si

grand'

il

uomo

e nei

grandi uomini

si

sfondano

si

conosce appieno mai

uomo.

1'

santo. Per essa

il

scorgono manifestamente negli Scovoli e nei Regoli

tiri

della gloria

come

della libert-,

nei bollenti

Franceschi, Stefani, Ignazi e simili, non


stesse di quei

Fabrizi,

dai tempi diversi.

Scevoli

si

tutto ci, perch si rimirano

giudicano dagli

che

li

movea,

effetti

sublimi

anime

le

soltanto

nostri con

occhi offuscati da un pregiudizio contrario ai passati


si

non

mar-

ravvisano
modificate

Regoli,

Da

ravvisa nei

perch

che hanno prodotto, non dall'impulso

sublime

e dalla inaudita

tempera d'animo

abbench con minor

cui doveano essere dotati;

di

politico

utile

per r universale degli uomini V adoprassero.

Ma

in questi tempi, dai presenti

lodano n

destano

alcun

scrittori,

entusiasmo

quali mai

non

non ne hanno

perch

nessuno, vengono freddamente accennati con lodi poco

sentite

quei veri antichi santi di libert; e interamente vengono derisi


questi santi di religione. I moderni

zare e insegnare

la

sublimit,

scrittori, in

pigliandola

vece

d'

innal-

per tutto dove la

trovano, col loro debole sentirla e col pi debolmente lodarla,

deprimono ed obbliar ce

affatto la

Ma, poich

la fanno.

leggiadri fra essi, fattisi intieramente padroni di un'

possente

quanto

la

ingegnosa derisione,

di migliorare e illuminar

1'

uomo

pi

arme tanto

hanno pure scelto

col farlo ridere,

minoramento

grandissimo, a parer mio, hanno recato alla loro propria fama,

per non aver essi rivolto quell' acuta

massimamente contro
fatto e ci

in Dio, in

ai principi,

fanno tuttavia che non

leggiadria del loro stile

quali assai pi male

i
i

santi ed

ci

haa

preti. Il credere

somma, non nocque a nessun popolo mai; giov anzi


animo non toglie nulla; ai

a molti; agli individui di robusto


deboli sollievo

ed appoggio.

Ma

il

credere

nel

principe

ha

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

56

sempre
fama,

e torr,

Ed

popoli ogni vera virt, la felicit, la

tolto, e torr, ai

ed

ricchezze

le

il

lumi; agli individui ha tolto sempre

vero amore di gloria, la sublimit, la

vii'tu e

l'

ardire.

in prova di quanto io dico, la stessa religione cristiana,

ancorch acerba nemica della gloria mondana,


esaere ella stata, se

meno con

non

vede pure

si

incita trice di libert, compatibile

al-

una certa gran-

essa e con la felicit ed anche con

dezza dei popoli, in tutte quelle regioni ove ella veniva modi-

meglio ritratta verso

ficata alquanto, o per dir

antichi principii

Olandesi e

il

Ma

g' Inglesi.

mi

cipe mai (e siano pur anche

si
i

cosa

ed

Marc-Aureli,

non dico popoli magnanimi

ma

arditi,

molti

alcuni

liberi,

Traiani,)

tale,

ne ridon-

che impossibil

sublimi, virtuosi

liberi,

quali con opere o scritti insegnando virt e verit,

siccome

governi, non

uomini

gli

religioni

le

per

lo

governi alle religioni;

queste possono aver fatto,


I^rincipato lo faceano
agli

individui

procacciassero utile vero a tutti


se stessi.

semplici suoi

mostri da qual corte di prin-

Ti ti,

o da qual principato mai, veramente costituito

dassero,

che vediamo tuttavia fra gli Svizzeri, gli

all'

fama eterna a
soggiacciono

pi

ombra sempre

per mezzo del

viene di necessit a conchiudere

si

ai

siccome quanto male

che

uomini in ogni tempo stato arrecato assaissimo pi danno

dai principi

che non mai da' sacerdoti; e chiara cosa

migliorato o cangiato

governo,

il

migliorare e cangiare la religione,

che,

pu facilmente venire a

si

ad estirparne

abusi e

gli

adattarla alla libert felicit e virt.

Ora, perch dunque questi


scrittori,

ria e

con vie maggior

fama per

s stessi,

del ben adoprato

gione? Perch

il

pi

che

lo scrittore

preti, e

moderni

nostri

utile per gli

non combattevano
piuttosto

ridicolo

leggiadri

colle

armi possenti

principato che

il

acuti

uomini e assai pi glo-

reli-

la

principe armato era e temevasi; non lo erano

schernivansi. Vilt
il

penna pu pur per

libro

per anco

s stessa

questa; vilt inescusabile,

lettori

combattere centra

degrada.
il

Se

cannone

lungo

andare trionfarne, non otterr ella mai per certo

palma

col far ridere gli

uomini;

ma

ottenerla

poti'ebbe

la

e a
tal

bens

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


fremere e bollire di vendetta

col farli pensare, piangere,


gloria. Si
le felici

potranno per

rivoluzioni,

57

tal via

cangiare

per cui alcuni

le loro opinioni;

dalla oppressione

popoli

risorgeano a libert, nascevano per lo pi,

di

che

pur troppo!, dalle

parole tinte nel sangue, non mai dalle tinte nel riso.

Ma

ecco eh'

io,

noi volendo, mi sono pure alquanto

tanato dal mio tema.

Non

credo

per

essermene

di

allonfatta-

si

mente deviato, che da queste ultime me parole, senza sforzata


transizione, io
il

non possa venire a conchiudere coerentemente

presente capitolo. Dico adunque, che

che sommi poeti erano,

come ogni
mici

d'

santi ed

altro insegnatore

capi-setta,

martiri,

nati

per

profeti,

pi,

lo

di sublimit e virt, acerrimi ne-

ogni assoluta potest, sotto essa allignare non poteano

senza molto scapitare della loro forza e purit. Aggiungo, che


i

parole e focosi

loro fatti

insegnamenti svelavano

indubita-

bilmente un animo innalzato e insofferente di ogni oppressione,


farsi oppressola essi stessi. Onde cocome uomini senza dubbio ad ogni modo sublimi, merianche dai meno religiosi uomini, ammirazione, culto e

ove pure non volessero


storo,

tano,

venerazione.

XIV.
Vittorio Alfieri.

Panegirico di Plinio a Traiano.

1.

Dalla Vita di V. A., epoca

iv,

cap. xv.

In queste semiletture avea scorse


nore, e molto
le

mi avean dilettato

molte notizie su

le

si

le lettere di

Plinio

per la loro eleganza

cose e costumi romani

che vi

si

il

mi-

si

per

impa-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

58
rano; oltre poi

leggere

fama,

V autore. Finite

panegirico a Traiano, opera

il

ma

purissimo animo e la bella ed amabile indole

il

sviluppando

che vi va

non avea mai

cui

di

l'

impresi di

epistole,

che

mi era nota per


Inoltratomi per

letto parola.

alcune pagine e non vi ritrovando quell'uomo stesso dell'epistole e

molto meno un amico di Tacito qual

io sentii nel

mio intimo un certo

tosto, buttato l

egli si professava,
d'

indegnazione; e

sedere sul letto, dov' io gia-

libro, saltai a

il

moto

tal

ceva nel leggere; ed impugnata con ira la penna, ad alta voce

gridando
e

I'

amico

avresti

1"

me

dissi

stesso

emulo

1'

Plinio mio, se

ammiratore

dovuto parlare a Traiano

di

tu

eri

davvero

come

ecco

Tacito,

senza pi aspettar ne

impeto, quasi forsennato, cosi come la penna

riflettere, scrissi d'

buttava, circa quattro gran pagine del mio minutissimo scritto;


finch, stanco e disebriato dallo sfogo delle versate parole, lasciai di scrivere

dopo, ripigliato

quel giorno non vi pensai pi.

mio Plinio,

il

La mattina

per dir meglio, quel Plinio che

o,

tanto mi era scaduto di grazia nel giorno innanzi, volli conti-

nuar

di leggere il di lui panegirico.

facendomi gran forza, ne

un

seguire. Allora volli

panegirico

eh' io

avea

lessi

Alcune poche pagine

po' rileggere quello squarcione del

delirando

scritto

la

feci, o

credei farne,

viso alla meglio

il

una cosa serissima;

par d'ore

di entusiastico lavoi'O

sandovi poi e ruminandone tutto

mi accade, allorch non


pire e comporre;

dal di 10

me

al 17 di

l'oi^ora della lima,

so chi

una burla

fiato,

gli occhi,

scriven-

che dopo un

non mi fanno pi luce;


V intero giorno,

con

pen-

come sempre

mi d questa febbre

lo trovai tutto steso nella

marzo;

d'

e distribuito e di-

mio tma, senza pi pigliar

done ogni mattina quanto ne potevan

mio

mattina innanzi.

Lettolo e piaciutomi e rinfiammato pi di prima,

ne

pi,

poi non mi fu possibile di pi-o-

del conce-

quinta mattina,

pochissima variet, toltone

da quello che va dattorno stampato.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

in Parigi nel 1787. Di qui e dall' altra

Dal Panegirico, poi pubblicato

Ugo Foscolo ebbe

prosa di questo autore

59

primi

spiriti alla

sua oratoria

politica.

Traiano una comune gloria non pu bastar mai

gloria
e.ssere

comune

fra

fuorch

principi,

fondatori o restitutori

bench vincitore dei Daci


sua militar disciplina,

Ed

libert.

di

egregie

in

tue

vittorie

se

fatti,

Roma

e rinnovatore in

dalle

ed ogni

inaudita finora

la

antica

dell'

la

di
tu,

fama

di

non ne avrai per tanta giammai,


che a Cesare, non che superarlo, ti agguagli se dal comporre
in un sopore di pace la citt, dal farvi ad un tempo le molli
capitano

chiaro

aspetti,

ti

arti

le

non vere

vati animi

lettere e

dei

servaggio

il

funesta e timida politica presso

fama

potesse,

in

cei-to

fiorire e cosi gli

da ogni turbolenza

cittadini

tal

ad

uomini gi

liberi partorir

che esser pur mai non po-

arte,

trebbe la tua, di gran tratto superato saresti dal

ghissimo regno

che

molto

leggi,

d'Augusto-,

pure
solo

egli

se

sunto

nome

il

appena

all'

troppo

eh' io

lun-

allorch,

tacendo

le

Tito te ne ha, preoccupandola,

intercetta la via. Degli altri romani principi


profferirtene

pacifico

da una certa molle benignit,


principe

valuta nel

si

le interpreta,

sner-

ove tal

distn-e,

impero, altro

non ardir pure

ben so che Traiano, as-

pi caldo desiderio in

petto

memoria
pur anco obliare. E miglioi-e e pi certo e pi efficace mezzo
ad ottener tale intento sceglier tu mai non potresti, che d
non accolse che

ed in mente

sempre

di farne per

la

tua autorit giusta, bench illimitata, servendoti per invaria-

bilmente stabilir libert; la quale per s stessa poscia


i

Tiberi e

lor

uomini, neppur
tai

mostri;

o,

simili

non che ammettere

soffre, direi,

nati

il

peso

delle

Neron

imperio

da Natura

che vengano

appena, sotto

all'

leggi

degi

generat:
e

della

uguaglianza, nel proprio seno gli estingue.

Ed
la

in prova, osserva, ottimo principe,

scellerata

baldanza

la

inumana

come a poco a poco

stoltezza

crescesse

in

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

60

quei regnatori; come

tirannide
berio,

d'

valore di Cesare appianasse la strada

il

d'Augusto; come

alla pusillanimit

come da questa finalmente prorompesse

conoscer pi, la furibonda di

Caligola,

umano governo

intera

tissimo esempio, che

ti

le stragi,

principe

le crudelt,

mali

fatti,

una

riassumere

recen-

pu

in

tutti

violenze,

le

somma da

non meno che a

pochi anni

tra

sotten-

un mostro niente minoi'e

trare con intera^ nostra rovina

di

Tristo, orribile e

avverte, o Traiano, che alla tua bont,

umanit, giustizia e moderazione

sopra nomati.

breve intervallo

il

mezzi

sfrenata ed inaudita tirannide.

Ti-

di

senza limiti

poi,

Tito non fu per ba-

di "Vespasiano e di

stante a togliergli o a menomargli

coperta

crudele

Nerone, di Domi-

di

ziano. E, circa a quest" ultimo, osserva che


dell'

mite e

lenta

la

Augusto generasse poi V astuta

lui

le

rapine,

dei

onte,

le

mostruoso futuro

quel

autore di

impu-

a te

essi,

verranno, pur troppo: alla fama tua ne verr minoramento

tati

grandissimo, al tuo stesso

nome

memoria grand' odio: poich

potendo, per V autorit a te affidata dagli di e dal rinascente

genio della romana repubblica, restituir libert e togliere con


efficaci leggi

con ingegnosi mezzi per sempre

guito pure non


sciato succedere

tiranni, ese-

Chi perdonare pu a Tito

hai.

1'

Domiziano? Gli era

o essere doveagli, pi che

figlia.

fratello:

1'

essersi la-

ma Roma

gli era,

Noi pot, noi volle forse egli

ma-

spegnere, bench quello scellerato contro lui congiurasse:

gnanimo
che se

in ci

SI

non come principe:

privato,

proprie ingiurie perdonar pur volea, possente ritegno

le

clemenza

alla inopportuna

ma come

Tito,

atroci

gli

doveano essere tuttavia

desolata i-epubblica da Domiziano in possanza salito.

terna inopportuna

pietade

quasi intero eccidio


giunti non hai! che

sola repubblica
ti

fa

d'

di

era

dunque cagione

Roma. Felice

figli,

conti!

parenti,

Nessuna

te,

ogni

tante

dell'

Una

fra-

ultimo e

Traiano, che con-

pi

ingiustizia,

uopo per isgombrar questo

soglio.

cara

cosa

nella

nessuna crudelt
Ci

che dal di-

come parente, non come amico, non come


ma come ottimo fra i buoni, per 1' avvedutissimo

vino Nerva, non


laudatore,

le

ben prevedea doversi poi fare alla

ingiurie, che

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


rendere

SUO discernimento, ottenesti, tu

61

puoi a chi

il

pari, incominciar potrai oggi a farti veramente, e

maggior

di loro in chiarezza, in fama, in virt.

non avere pur molto accresciuto

potresti di

migliorato

spetta

comandare assolutamente ad uomini nati

tu, col cessare di

per sempre,

dubitar tu

tuo

il

lustro e

tuo essere; poich, libero cittadino facendoti, tanto

il

pi in pregio e la tua e la nostra libert

ti

ne sarai stato tu stesso, tu solo, tu primo,

Roma non

creatore; e se in

spenta

il

dev' essere, quanto

magnanimo

verace

del tutto la

memoria di
romano tre

Roma, ognun di noi sa che libero, cittadino e


nomi sono a cui nulla si agguaglia, nulla si aggiunge;
al posseditore di essi

1'

odioso

nome

nosti-a, Y

obbedienza,

e giustamente

1'

comando

assoluto

sterminato tribu.tasi

Ad

ma non

riuscir

ti

quel funesto

tu

lascia, se a te o alla

ti

procacciare,

la

amore, la gratitudine, se tu

1'

pervieni a disgombrar la tua mente da


che, infino che

infamia

Quanto pi a grado

gloria mai n splendore.

che

di re

o possanza

bens e vergogna e pericoli e danni pu

venerazione

tuoi

potenza

ma

alta prova,

pensiero,

sempre

dubitar

serbi,

tua. ossequio

sicura, tu metti

si

Roma

e te stesso.

io,

tua detraggo.
esporre,

non

me

Il

il

stesso procaccio; n

mio pensiero

Un

principe, a cui

ti

quali

ed in

me non

sicura: ci

farla per

La
nel

pubblico

il

far

chiaramente,

sempre

ardirtelo
di

sei, o

cittadino

vero,

egregio Traiano

tal

Roma, ed a' tuoi ben affetti,


Tuo primo e solo e pi

in

Roma

felice,

grande, tranquilla

una sola parola vuol

dire

il

libera.

legittima autorit in

senato.

1'

disdegni, in privato.

intenso desiderio egli


e

della virt

osa proporre di estirpar

aver egli di

animo. Tale tu

di principe, V

mostrasti.,

tra'

si

pai'-

principato, assai apertamente e generosamente pur

debbe essersi gi manifestato

non

ma

prova,

la

alcuna

atto,

un atomo pure della

pensiero di tutti

il

mio coraggio

del

Traiano sublime.

da radice

magnanimo

per consigliarti un cosi

ticolar gloria a

Questi

Roma

libera

ne rivestivano a

stava nella plebe e

vicenda ed

tempo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

62
consoli,

tribuni,

ma

Cose note, notissime;

dittatola.

da gran

sommessa voce
questo consesso, tremando, rammemorate. Piacemi qui,
non pi mai,

tempo, in questo senato


fuor di

col rammentarle altamente

col

con

non dubbie

parlarne io in

n oscure parole, manifestare a Roma, che sotto Ti'aiano non

delitto

e libert,

il

desiderarla e

console, che

Il

Roma,

ricordai'si di

il

sersi mostrato ai

il

un anno

d"

nemici di

investigarne la vera grandezza

l'

provvedere
d"

Roma

rinascimento di essa.

al

appagavasi dopo

impero

soldato ed ai propri

es-

soldati

cittadino, fra le patrie mura, pieno di verace gloria e di patrie

perdeva nel perdere la elettiva sua di-

virt, ritornato, nulla

gnit
le

anzi, aggiunte alle dolci prerogative di libero

impero ritenea; quello, che

bile e pi durevole

e verace virt d necessariamente

ed amante. Quindi

componea

si

di

sopra chi

cittadino

un pi no-

dolcissime lusinghe di chiara e meritata fama,

conosciuta

la

ammiratore

n'

uomini quel ve-

consolari

nerabil senato, che per tanti secoli era dei re della terra

mirazione ad un tempo e
costrinsero poscia

e con

somma

Roma

quasi di

dalle

pi

costumi e di

cittadini,

che

tosto

non pi dal cuore

di

Roma

am-

capitani;

lungamente
cessarono

Roma

niente

d'

il

es-

o dall' Italia

rimote provincie estraendosi,


civilt,

1"

e troppe guerre

a moltiplicare gli eserciti e

suoi

serlo. I soldati allora,

ma

Le lontane

terrore.

impi'udenza ne lasci ella troppo

comando ad alcuni
almeno,

il

barbari

mal cono-

scendo, di sangue gi ad essa nemico procreati, di libert vei-a


ignari, la repubblica nel lor capitano riposero, ogni volta

con

illustri e spesse vittorie di

in fomentare

molte ricche

lor vizi pi che in accrescere la

e valore, quel capitano, vie

men romano

lor

de' suoi soldati re,

lungo

il

d"

farsi

cittadini que' suoi

frattempo: quindi un

civile

non

soldati; e dal

fu n

esser

potea

moderato governo

tosto

esserlo al cessar la citt

cangiossi in un militare e violento. Furono da quel


poi

il

senato nostro,

le

tacita-

per farsi poi della sua patria ajjerta-

mente tiranno. Non eran pi


cessare essi

disciplina

adoperava.

di loro, si

Cesare ebbe primo la vile e crudele baldanza di

mente

che,

prede saziandoli,

pretoriane coorti;

punto in

tribuni del popolo,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


i

centurioni;

sacri consoli,

63

imperatore perpetuo ed unico;

1'

quale?

Roma,

nome

dello stesso tuo

appellarti

potesti;

cosi

cangiata, cosi vilipesa, cosi straziata, tutto soffrire, e tacerti?

Ma

tempo

il

pi bella

da medica

si,

man

tue

le

ristorate,

vuol

Gli

farsi.

romana

novella e veramente

lui

che sotto

eserciti,

sconfiggere e debellare

noscere

e adorar la repubblica; gli eserciti

vedimenti,

essere

d'

il

flagello

da cui riconosceva

cito,

esercitarlo

ora e

affidavasi,

momento

veramente

degno

si

ei

appresta

d'

che

dell' Italia

umani

somma, che

finora

pacifici,

far ridivenir

verace

potea signor del suo eser-

baldanza ad ogni

fare dell' autorit sua

soldati

suoi

saranno

provincie

la

stinti

avviliti,

dell'

sono

chi

nemici

di

impero,

dai

propri

per

la

cittadino

il

soldati

atterriti,'

veri

contro

al di dentro

soldato,

Da

questa

nomi,

ogni

per

della

romani

sotto consoli o capitani a

combatteranno.

felicit

cittadini

conservazione

non oppressi

quali,

aspettano che
la

Roma,

possibile,

beata antica mescolanza di


il

contrade
le

tutto

stessi,

oziosi

essi

salvezza

cittadini;

santa agricoltura,

repubblica: e terribili soldati

propria

necessaria

la

arti,

Traiano,

quelli che, liberi

soli e veri

per

le

un uso ben

ridivenir

o tatti, nelle tante desolate

dell' altre

soldati

rifatta

lo

suoi giusti provdella loro propria

terrore

il

mobilit

cui

nel fare

commercio,

il

ne riportino.

dirsi

rispettare, co-

a
in

uomini esauste, novelli cittadini richieggono

in esse

gli

tremava. Traiano, de' suoi soldati imperator

gran parte distribuendone,


si

proprio impero, nella cui forza per

il

della

non schiavo, a

nemici, che

cesseranno, per gli

Ninno imperatore finora

citt.

che

sue insegne imparato hanno non

le gloriose

meno a

aman temendolo,

ma

riceveano

disciplina

tuo

nu-

eserciti

merosi e superbi, da cui egli ricevuto V impero non ha,

da

acerrifarai

ti

saggia. L' imperatore

pi

vero

cittadino

tempo, che,

il

sovrana

non men grande

console

unico,

giunto;

al fin

piaghe

bissime

tempo,

lodevole
cui indi-

odiosa differenza,

ogni soverchiante possanza, ogni insidia alla libert viene impedita,

tolta

distrutta.

Cittadino, in

libera

contrada, vuol

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

64
dire

libero e sicuro

mogli,

delle

dei

posseditore
di

figli

aver suo,

dell'

soldato; e feroce e tremendo soldato

veramente sue cose. Non


bizione

del

Roma oramai

saggio senato.

abbastanza: spandasi
vera ed

bert

il

malvagia am-

ha,

se

impero

suo

del

confini

pe' vasti

di un non
non troppo,

cupidigia

rea

conquistato

maschio pensare

tale

per la difesa d queste

la

onor suo,

uomo

soldato, no, per la

non per

capitano;

dell'

medesimo. Ogni

la

maggiori, e

de' nostri

li-

Roma

per s stessa bastantemente difesa.

Chiaro che gli


sfrenati e cupidi,

ne furono

blica,

corrotta

di

Ma

rimanendo.

distruttori ne saranno,

grande repub-

troppo

ne son

sovvertimento,

il

immensi, perpetui^

moltiplicati,

esecciti

frutto

oppressori, e

gli

che un esercito compone chi a parte a parte V animo e


sieri e

desideri ne spiasse,

nemico veramente del


poca

terra, quieto

libert, basterebbero.

men buono pu

donde nasce, che

in migliaia

pen-

uno ne troverebbe

Uomini sono; per quanto

civile vivere.

rozzi e dissoluti e corrotti


felici,

non

ciascuno individuo

di

uomini sono, cui pienamente render


con moglie

e sicuro vivere,

Ecco dunque che ciascun

essere per ancora cittadino: or

sono

tutti riuniti costoro

pi

donde mai,

contrario

il

figli

d" essi o

d'

ogni

viver civile? Lieve cosa le ragioni assegnarne. Erranti seni-,


pre,

non conoscono patria;

tanto

la

umana

di

affetti

rattemprano

ferocia

fanno;

domestiche

delle

privi

non conoscono quei potentissimi

delle

dolcezze,

padre e marito, che


sventure

altrui

alle

rapine e alle

prede, scialacquatori facilmente diventano delle

mal acquistate

compassionevoli cotanto

ricchezze

ci

a continua e dura

avvezzi

obbedienza

quella

costretti,

re-

pressa lor rabbia con fierissima inumanit poi disfogano contro


i

pi deboli di loro; delle loro

ragione,

ogni

ogni

speranza,

armi in

nelle armi sole ripongono. Tali sono

mani, gi non dir, n


nutriti

han

saranno,

mano

la

Roma
soldati

spada

e la

di

che

tali

cittadini

soldati

esser

vivendo, ogni

loro

soldati

Roma; ma

distrutta.

somma

ogni

ordine,

cittadinanza

pur troppo, roche da

debbono,

Roma
sempre

non sono; che colla stessa


e che, non

marra a vicenda non trattano

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


diventando mai padri, cessano

Ma

esser figli di vera repubblica.

d'

nella

cota mostri, la di cui pestifera reit

nione

consiste,

umanamente

dispersi,

divisi,

ridivengono e cittadini, a un solo cenno


Si, ottimo principe,

65

loro

con doppio guadagno per

e,

riu-

uomini

Traiano ne faccia.

clie

ad un solo tuo cenno, migliaia

di cittadini rinascono

sola

trattati,

migliaia

la

oppressa

repubblica, migliaia e migliaia di nemici, di oppressori, di di-

spariscono.

struttori di essa,

tanto prodigio riserbato


cittadini

che

terrore

il

superbi eserciti,

a'

Ed

loro

sublime esempio, poi per s stesse

in folla

si

per la creatrice

questi

sommo

splicabile e

per un

un bene

di

core ben

fatto

tuo

libert,

vedranno rinascere. Traiano, tu allora godrai

bene ignoto sempre a chi impera;

veri

principalmente pe'

un

di

appena nei

giustamente cagionano

da prima

le virt,

dagli immortali

era

tuoi tempi. Cessato

di

un

ine-

infinito,

magnanimo;

il

trovar emuli nella virt.

Alcuni ancora, e non pochi, io qui dintorno rimiro,


loro tacito dubitare
l'

inquieti

imperio, distrutti che saranno

ose, che tutte

che

ostacoli

gono costoro

soli

libert:

vedono

qual

fine vi si

lace calma; la total


i

alle

ranno quelli pi

da

novit delle

mutazione,

tal

maggiori

del

dagli

vero, ritrag-

Romani,

e perplessit. Pensate, o

distruzione.

e dalla

propone da questi sconvolgimenti

soldati,

ne invadano V impero
fino

soldati

assai

dall' addormentai'ci

dispersi a pena

trovandolo

infinito timore

e pesate qual

debbono sconvolgere a

si

col

tremanti per la sicurezza del-

nel seno

di

sia vero, che

da ogni parte

la

passeggera fal-

non

nemici

che,

di

Roma

e poniamo pur anco che senza difesa


mura di Roma pervengano: vi nuoce-

quanto vi nocquero

Cesare, da Galba, da

Ottone,

feroci eserciti vostri

da Vitellio centra voi

stessi

condotti? vi nuoceranno mai codesti nemici quanto vi nocquero,

senza n pure
N[erone e

solenti coorti?

scattava

il

velo di

Domiziano, in

Roma

guerra, sotto Tiberio, Caio, Claudio,

Roma

stessa

Dai Galli assediatori


coir oro;

ma

le

del

pretoriane

loro

Campidoglio

libera rimaneva, e

si

inri-

vincitrice indi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

66

Da

a non molto tornava.

da questi

eserciti,

Roma, saccheggiata,
pure col sangue

signori

profanata,

arsa,

riscattava; ed

si

ed annichilata rimaneasi. Contro


che

libert, nella virt

necesst,

si

prima

il

pi degno

satelliti

avvilita

oppressa, e

doma,,

vinta, e

ma

e-

contro agli oppres-

necessariamente

trova da opporre, se non la-

si

Roma

se

lei?

schiavi^

disti-utta, n-

nella disperazione stessa

di opprimerci, corrotti

di

esterni nemici, nella

veri

ai

figlia,

hanno, niun' arme

ci

grime, pazienza e vilt.

sarebbe

di

ritrovano armi e coraggio;

sori domestici, che,

ed avviliti

n'

imperatori di romanf

crudeli

questi

pacifici

vili

coli'

pur dovesse, qual fine

finir

armi in mano, superati,

ma

mura
in difesa di esse morendo; o vero, come vii gregge, senza n
pure attentarsi di piangere, ad uno ad uno svenati da un nonon

vinti,

generosamente

suoi cittadini fra le proprie

vello Nerone, che di tal vista

Ma

cessi

nessuna

di tali

felici, soldati

da

gran

il

Giove

vicende soggiaccia.

dezza di

Roma

consistere

immensit

nella

dell'

rinserra e costringe

gia e lieve mutazione

il

tempo

nell' esser

che

F han fatta
che

riordinatore,

il

deponga ogni pen-

si

libera

costumata, non'

allargando

vizi

ripetano in

somma

e felice; e quelli,

antichi

con la sag-

mani vedendosi,

Traiano ad ottenere un

Roma, che

Felice

custode ritrova

felice

in lui

doveri di

cen-

umano, inaudito

comizi, estirpare la

venalit, dalla confusione in cui giacciono rimettere in


i

il

Traiano, che, tanta

cosi nobile,

memorabile uso pu farne! Riordinare

e in vigore le prerogative e

virtA

le

in tutto gli

mutati tempi richiedono, la ritor-

fine le vaglia.

autorit nelle sue


e

eh" ella

conosca meglio la vera gran-

felice e potente. L' autorit di

magnanimo

sore,

si

impero,

si

principi!, che potente

neranno

Roma,

I cittadini resi liberi, e fatti

confini dell'impero diventino; condotti siana

ai

elettivi consoli e proconsoli a

siero di ulteriore conquista;

si

piglierebbe infame, diletto?

si

conservatore di

chiaro-

ciascuna dignit;

air

somma, che quasi nude ossa della estinta repubblica


rimangono, rannestarne una nuova, simile per quanto si pu

nomi

in

all'antica; raffrenare

il

osservanza

le

leggi,

lusso sterminato;

per

rimettere in piena

magnanimo esempio

sottoporvisi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


primo

son questi

egli stesso:

l'altezza dell'

animo

mensi, che a

cotanto

per cui

Ma,

solo accordati.

questi

Roma:

riserbata

cui

im-

obblighi

gli

questa la via,

ove per V abuso finor pro-

divinit,

meritamente poi sarebbero

fossero,

uffieii

son

avr

principe

onori della

gli

non

fanati

divini

Traiano:

di

67

a Traiano

adulazione e incredibile vilt ed

se laida

oblio totale di lor decoro e di s stessi fece dai maggiori nostri

nomare

venerar

ratori pi crudeli e

che

scere
e

men

impe-

altri

far rina-

memorando
Traiano uomo,

sortivano, sacro sar per s stesso e

il

eternamente venerato

divino ed

Augusto ed

di Cesare,

grandi di questi; dopo una lunga vita,

non negheranno a Traiano, poich a

di

veri

Roma

come

che ad uomini oppressi e non

nome

il

di

spontaneamente restituiva,

liberi

pi preziosa assai che la vita, la libert.

Gi gi mi
la caligine

squarcia dagli occhi quel tenebroso velo, che,

si

dei

passati e

futuri

secoli

involvendo,

pensier

il

nostro neir angusto termine dei present tempi confina. Io veggo,


SI,

e d'

un solo rapidissimo sguardo,

ne' suoi

felicissimi

tempi, qual

novella prosperit e grandezza,


venerabili
e

di

ombre

tanti

aspetto

quella

altri

nell'

romani, mi

illustri

che

virt, qual forza,

sciassero

nei

Roma

qual era

con

quale,

nostri,

avvenir potr essere. Le

dei Catoni, degli Emili, dei Bruti, dei Regoli,

magnanima

Roma

veggo

io

ella

essi

scorta mi

si

abitavano.

quanta

felicit

qual santit e

in

severa

si

appresentano in lieto

offrono a farmi conoscere

gara mi

narrano

quali

quei loro concittadini la-

osservanza

leggi

di

qual

plebe, qual senato, quali eserciti; quanta costanza nell'avversa,

quanta modestia nella prospera fortuna; qual religione e culto


degli di; quanto in somma d'inaudito e d grande la bene
ordinata repubblica per la prosperit de' suoi cittadini radunato
si avesse.

tutto,

quanto quei generosi

spirti

con

si

nobile tra-

sporto mi svelano agli occhi, tutto diverso, tutto per


contrario esser veggo a ci che la presente

Prima

virt di quegli ottimi conosco

e l'osservare le leggi; nostra,

Roma

1'

appunto

rinserra.

essere stata

il

sapere

pur troppo!, da gran tempo

si

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

68
fatta,

ed ignorarle

deluderle

trasgredirle,

sovverterle,

il

quegli pi grande fra noi, con incredibile cecit di giudizio,


fa reputato, che, con pi rovina nostra e disdoro, maggiormente

seppe sopra
dei

La

inermi ammutolite leggi innalzarsi.

le

romani animi con maravigliosi

forza

esempi mostravasi nel tol-

lerare le militari fatiche, nelT affrontare pericoli per la repub-

dove dal cessare

blica, nel correre lieti e volontari alla morte,

dei loro individui ne fosse al pubblico ridondato gloria e van-

taggio: la forza dei moderni animi, con eterno vituperio nostro,


nianifestavasi finora nel sopportare, tremando
ingiustizia, ogni rapina, ogni oltraggio:

tacendo, ogni

se qualche scintilla

romana fortezza in alcun romano di tempo in tempo si


andava pure mostrando, all' uscire volontariamente di vita per
di

isfuggir la

consecrata

tirannide

Deci

addietro

l'immolarsi

onore ed

utile ritornava-,

era

la

dove per

altri

lo

in pubblico

fra

noi quei pochissimi,

morte, in

pubblico danno tor-

l'uccidersi

che al servire anteponeano

soltanto.

Curzi e tanti

nava, poich un buon cittadino meno, dove gi pochi ne sono,


irreparabile

pubblica vergogna

ed in

perdita;

ed infamia

tornava, poich la generosa morte di quelli dimostrazione vi-

vissima era pur troppo della vilt di quegli

altri

che

tutti,

non vendicavano o non imitavano. Felicit somma ed


unica un di era in Roma la sicurezza e V uguaglianza; donde

forti

costumi, le domestiche

parsimonia nascevano
e

ninno

nemico

o dell'

lice;

grandezza ne
rare

mi

finora!

virt,
felicit

rovina

dalla

era

il

vedere

quale sia stata

intervalli

la

n' stata

dell'emulo,

del

propria

felicit dei

mai ninna,

momenti in

cui

si

la

fe-

sicurt

Oim! qual pianto mi accora,

ti'aeva.

forza

la

fede,

uomo

ogni

congiunto,

del

amico stesso pur troppo,

Pubblica, non ve

brevissimi

amicizie, la

vere

le

se nar-

tempi nostri

se

videi'O

non

se

nei

dall'usur-

pato soglio precipitare quei mostri, che fatto aveano fede essere in noi maggiore di gran lunga

che non in
Vitellio,

essi

la

Domiziano, trucidati

e del tardo furore

l'

indegna sofferenza e vilt

crudelt efferata.

di pochi,

tutti,

Nerone, Caio,
vittime

cadendo, faceano

dei
col

loro

Ottone,
delitti

morir

loro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


conoscere gustare

romani un' ombra vana

ai presenti

ma

seggera felicit:

tosto in

69

lagrime

lor successore scontar si facea la stolta gioia di


felicit,

apparente e non vera, in questi'

derono soltanto quei pochi infami,

Roma. Privata
tempi

orribili

che

di pas-

sangue dal barbaro

di

delle

go-

la

delle

libidini,

estorsioni, delle uccisioni fatte dai principi creandosi esecutori


e

ministri,

sangue impinguati,

dell' altrui

pasciuti, infra le

inumanit e impudenza,
fra

tolli,

che

d'

ogni ricchezza e
grida,

universali tacite

le

dell' altrui

rovine pubbliche, con baldanzosa

nella principesca reit securi

erano allora

le leggi

punto perch

Roma

Roma

obbediva,

ap-

facea; osservate, venerate, temute

elle

distrutte, rinvigorite

esse

Inique, trasgredite, vilipese

nostre, perch son fatte

petue loro rapide e

da UNO.

uno

dall'

suoi con-

gravose

vicende ben

ma

il

sagace conoscitor de' suoi

le

per-

prova ne fanno,

lai'ga

dal privato interesse, dall' assostessa per anco,

luto capriccio, dalla stolidit e dalla insania

Era

le

create, dall' altro

da questi, riannullate da quelli;


risibili

che non dal ben pubblico,

dettate elle sono.

non meno

viveano. Sante, sacrosante

erano, perch ciascun cittadino rispettava in


cittadini e s stesso.

ogni vizio sa-

nella propria

a cui quella vera

le

d'

pianto

insoflTribile

romano popolo
dritti,

in

quei

felici

difensore acerrimo

tempi
ge-

d' essi,

neroso emulatore delle patrizie virt, ferocissimo in guerra, in

pace mitissimo, religioso osservator degli

discernimento, ogni
Il

popolo,

nome

di,

parco nel vivere,

sempre ed amator della gloria; ma, con avveduto

operante

che ora

soltanto,

gloria riponea nella


di

romano

in ogni crapola,

ingolfato, novelli dritti

creati

si

antichi: non libero, divertito ei

si

gode,

nei
ha,

libert

della

patria.

non meritandolo,

il

pi sozzi vizi ed eccessi

immemore

vuol essere:

in

tutto degli

i-icchezze,

gi

a cittadini tremanti, vuole che fra esso

con

prodiga mano ritornino in giuochi in conviti in bagordi.

Un

dai tiranni

tal

i-apite

le

popolo non pi soldato; dei propri soldati egli trema;

nemici dell'impero pi non conosce; dei patrizi nemico, e

non emulo; sagrilego disprezzator degli


timide e

vili superstizioni

di, e

pienissimo:

ad un tempo di

questo, questo pur

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

70

troppo quel popolo, che gi degnamente

Marte

figlio di

inti-

s'

tolava.

Ecco dunque, ecco,


la

Roma ingombrando
un

voglia,

al tacer degli eserciti, rivivere, rifiorire

Ecco disperdersi quelle

libert.

incutono

timore nel cuore dei

fiero

virt nessuna giammai.

chiano

beato

benedicono
a poco
r

amor

ha cangiate.

timore,

dal

in folla

cittadini

fattosi

e di-

accer-

lo

ha mirato da presso

lo

lui

vero padre con voci di giubilo gridano. Ritorna

a poco

negli

animi lungamente avviliti ed

della patria or che patria pu

l'emulazione

principe noi

un pi gradito nobile

reputa chi pi

si

lui

cittadini:

che

armati,

-d'
il

Ecco Traiano, che, d'imperatore

cittadino, le pretoriane coorti in

gnitoso corteggio

nubi

folte

ancor che

pure,

al

ben

dirsi,

il

oppressi

verace valore,

fare, l'ardente divino furore di acquistarsi

con chiare opere eterna la fama. Incese veggio, incenerite e


spianate quelle

moli che sopra

insultanti

il

Palatino torreg-

giano, gi destinate ad albergo d assoluto signore. Traiano


il

primo ad abbatterle; ed in privata magion ricovrandosi, di

ben altra grandezza


signori nel fare

ei

fa

loro

pompa, che non quei superbi

immensi

edifici orgoglioso

primo comanda che agli

Traiano, che fra

gli altri

altrui si

velo

mi

Quell' alto seggio, da cui nel senato ei

lor nullit.
egli

dei

vili

alla

ascolta,

ben certo

pareggi;

sedendosi non sar per ci mai fra

gli altri confuso.

AI grido, che tosto

la

rapida rimbombante fama

di

si

ma-

raviglioso cangiamento fino all'estremit dell' impero ne porta,


in folla
d'

da ogni pi rimota parte

ogni et,

divino,

d'

una

di

ogni grado, a rimirar

esso

vengono

co* loro

occhi un

cosi incredibile ed inaudita virt; e

sudditi,

uom

si

testimoni poi

ne riportano alle loro genti l'ammirazione, l'amor di Traiano,


della patria, della restituita libert.

Ogni padre, baciando ed abbracciando i suoi figli, per l'alFigli miei, che tali da oggi
legrezza piange, ed esclama

soltanto
jassicurati

riputarvi

mi

siete

nomarvi incomincio;

da oggi,

figli

miei

non prima. Osservando

cari,

io

le

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


sacre leggi, non

pavento che

miei lari oramai

vi rapisca

.gli

antichi moribondi

violenza

la

da voi in tutta sicurezza e pace


miei saran

occhi

voi, donzellette, dal fianco dei dolci ed

non l'ossa mie perturbate

L veggo

il

ricco,

non

custodire e nascondere

ono, intatti glie

li

jd

mia fama, che

che se male acquistati non

vece che

le leggi; in

spogliamelo

di

la

ritolta.

tremante, non pi sollecito nel

suoi tesori

serberanno

non contenti

"fama, sotto

Qua

legittimi

amati mariti disvelte;

non

disperse;

peggio pur fora, calunniata e

principi,

chiusi; voi,

sostanze mie, non tremo che spogliati ne siate; n

eredi delle

a,ssai

71
dai

crudelt

la

affatto,

anco

passati

la vita e la

velo di apposti delitti, iniquamente gli toglieano.

il

povero con innalzata fronte rimiro passeggiarsene pe

il

fro, dalla oppression

limento e timore

rare chi di ricchezza


il

sprone

all'

dal passato avvi-

inacerbito

suo

cuore

s'

per farsi colla virt chiaro e in cittadinanza supe-

aggiunto,

Ma

dei potenti securo;

nobile

'1

lusso,

ogni vizio

leggi, inutili

il

soverchia.

fomentatore e principesco padre di

mortifero

delitto,

non

rafi'enato

o sbandito

da sontuarie

ma

vilipeso bens

sempre ad estirpare quell'idra,

dai modesti privati esempli di Traiano

per la cangiata opinion

dei romani, con cittadinesco decoro e vantaggio, rivolto ora-

mai

ville,

pando, degli
stino

Le

lusso soltanto alla magnificenza dei pubblici edifizi.

il

immense

aratro

boschetti

e giardini

utili e robusti abitatori

restituiti,

di

novelle famiglie dei liberi

lungamente

che, la

stati

il

dorate

la dispogliavano,

messi

copiose

agricoltori.

occu-

Italia tutta

fan

al

pri-

liete

Gi gi que' luoghi,

le
si

ricovero d'ogni ozio e mollezza, testimoni

ritornano delle antiche domestiche virt; ossequio ai genitori


ne'figli

verace amore nei padri; modestia e fede nelle mogli;

maschia fierezza ne' giovani alla libert educati; maturo consiglio,

avvedimento provido

libert ritornati e vissuti; infra

timore
i

vicini,

amorevolezza; parsimonia ed innocente

Le tremule
ispesa

voci ascolto

dei vecchi,

nessuno,

nei

pace; infra

vecchi

in

congiunti,

letizia fra tutti.

finora

la

male

felicitar

stessi

cui

con fatica serbata vita incresceva,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

72

qui strascinata, poich a

d' avei'la fin

giorno del veder

si lieto

rinascer repubblica, conservata pur l'hanno. Contenti muoiono;

han

visto

dietro nei

La giovent baldanzosa, dove

Traiano.

teatri, nei circhi, negli

fami gladiatori

per anco,

osceni

delia salute, dei costumi e del virile animo,


di

bel

nuovo discesa nel campo

domar

strieri

possanza

la

a militar fatica

membra;

altrove,

sudore

nobil

di

qui con generosa

adin-

espresso-

feroci

di

sotto

le

de-

addestrai-^

lotta

non pi contaminate

robuste, libere, e

le

l'

g'

consumava; eccola

Marte:

di

fra

danno

con

giorni interi,

per

conviti, e

sue-

armi co-

pesanti

spersa, neir acqua lanciandosi, con forte nuoto soverchiare del

Tevere l'onda:

somma

per tutto in

alla repubblica, dolce

mostrarsi crescente speme-

verace sollievo

a'

suoi genitori,

mara-

viglia e terrore ai nemici.

Gi odo nel fro

risorta quella maschia, libera e veramente-

romana eloquenza, per


lari tribuni,

la guerra,

qua

dell'

quelli, a cui

dalla tribuna tuonando, l

cui,

consoli, delle importanti

pace

accordar la
sublimit

la

mancar mai non

lascia;

cui

libert,

materia

tacciono quegli

altri parlatori

servit di oratori

niego

una
il

ma, colpa

il

Ma,
pur

dispersi,

tanti,

COSI nobile arte prostituivano;

poca maest

augusto senato

che nella lunga nostra

di tal ordine,

maest; non pi
Il

senato di

contendere

non pi

d' esigli, di

Roma,

'I

il

tacersi.

oramai pi non odo, con cosi

delle concussioni

nelle desolate provincie;

dei tempi, no

mentre, se libero non era

sempre

giorni interi, per de-

cretar poi a gara mentiti ed infami onori

non pi conoscere

la patria

avviliti e confusi,

non meno, che con sordide adulazioni

parlare, liberissimo era pur

In questo

ragionare

al

amor per

nome usurpanvansi; colpa

di essi

popo-

muover

maestra dell'energico-

parlare primiera, di lodevole ardire, di ealdo


e di tenace costanza soccorre.

Oratori veri son

discutono.

soggetto

del

del

leggi,

le

al

vizio

dei proconsoli

imperante;;
e

questori

reciproche accuse di lesa

confische, di morti, di proscrizioni.

al suo antico e sacro uffizio riassunto, alla

sicurezza dei cittadini veglia e

provvede; la pace

mantiene,

ove con decoro del romano popolo mantenersi ella possa;

la

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


guerra ordina;

e,

per mezzo di cittadini

73

soldati

capitani

di

guerra pi disastrosa

cittadini, coli' antica virt e felicit ogni

e terribile vince.

La

sacra via, che al Campidoglio conduce,

romani

di veri

ti'ionfi si

soldati timido

un' altra

volta

un

carro

eccelso

inesperto capitano; coi citta-

ma un

dini suoi crudele, assoluto, e feroce;

veri applausi

alle leggi rimiro tra

mente ascendere

Campidoglio, e

in

sovra

non ha, effeminato ed im-

che visti

imperatore, coi nemici,


belle; coi propri

Non

adorna.

di

del

imperator sottoposto-

libera

gioia modesta-

proprio

valore

di

quel dei soldati ascrivere piamente al solo massimo Giove la

cagione ed

frutti.

Delle superbe
fro ed

immagini

marmoree

ben giusto

gino, gran parte abbattute ne veggo,


alla oltraggiata plebe rimanersi nel

una vera

virt, che in liberi cittadini

repubblica

si

fra queste, sola di

coronata di

fango.

fiori,

a vicenda la

veggono.

rialzate, rifatte, riadoratesi

chi

1'

impero

assoluto

avesse occupato,

moltiplicata in tutte le parti dell'impero, per

immagine

Traiano. Ritornato in onore, per la rarit e la scelta, ci

che, per la sterminata quantit e

ramente cessato
dei cittadini;
sforzi,

si

di esserlo,

che per la patria

Roma

si

la

prostituzione, avea inte-

riaccenderanno a virt

cuori

riudiranno quei generosi magnanimi incredibili


si

videro cosi diversi, cosi frequenti,

gi libera; e ad ottenere pubbliche statue, a mille a

mille gareggieranno
sia

erette a

con manifesto utile della

tutto accerchiata di prosternati cittadini, torreggia la

in

maggior

dovuto schema

Le poche

giaceano vilipese, or che

ha l'impero,

virt ripreso

di

il

mostrasse, rimangono: o vero, se esse dallo sfac-

ciato vizio rovesciate

statue, che

pubblici edifici non ben dir se pi adornino o sfre-

Romani

in virt, allorch dimostrato

ben

che non pi mai ottenute, senza essere veramente meritate,

verranno.

Le ultime provincie
popoli sono, in libert,

dell'

impero, se acquistate sopra liberi

ma

romana, tornate,

della loro pri-

stina memori, nuli' altro avvedendosi di aver perduto nelT esser

vinte da

Roma

che la loro barbarie; tanto pi diverranno

ro-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

74
inane, quanto
fi

libei'e

nemici

ombra

all'

diverranno.

basteranno

Toman capitano

condotti

non mai

secure

ricche,

dalle invasioni dei

stesse

con

popoli,

loro

migliori leggi, pi

di

difender

romana da

disciplina

Roma

da

ribellarsi

ster loro la perpetua certezza di non essere da ribaldi,


ed,
l'

oppresse

assoluti ministri predate,

potere

arbitrario

rmi, tanto

lieve

pili

un

di

re

sar,

r ordine, nella fede, nella

sconvolte. Ma, se al-

avranno sottratte

le

felicit

le

romane

compagne, nel-

serve divenute

di

ba-

avari

mantenerle. Nella Italia in-

tera non miro oramai n l'ombra pure di un soldato:

citta-

Roma ha nemici, soldati


ha Roma un tiranno, cittadini

dini vi moltiplicano in folla; e se

ma

tutti, e la

salvano;

tutti e lo

spengono.

se

Roma

Gi gi questa

seconda,

guagliandosi, nella felicit

1'

avanza.

di

una tanta

un nome

virt, di cosi lieto vivere, di chiarezza si luminosa, di


SI

venerando
Traiano.

Non Romolo

teramente non
poich" egli

che

e tei'ribile, pi

co

la lasciava;

'1

il

restitutore,

fondar la

cacciarne

'1

non

stesso signoria nessuna

novel creatore

il

poich libera in-

citt,

non Bruto co

son

primiera ag-

virt alla

in

fama

son

tii-anni,

anzi,

ritoglieva,

insieme con la propria e pubblica libert, eminenza di grado

ad un tempo

a s procacciava; non

eroi cittadini

co

'1

ai doveri di cittadino

co

'1

latte succhiati

suno, per certo, di questi, agguagliare

tanti e tanti altri nostri

Roma, poich

servire difendere ed accrescere

si

soddisfaceano

nes-

potr mai a Traiano

Traiano, che, di assoluto padrone di essa, se ne facea spon-

taneamente cittadino; che

di

schiava ch'ella era, in libert la

tornava; che di avvilita, grande; di contaminata, pura; di viziosa in somma, rea,


giasta, costumata, e

scellerata
d'

ed infame,

la

trasmutava in

ogni alta virt vivo specchio ed esempio.

Traiano, nato tremante

non

libero,

sotto all'impero

di

Claudio; sfuggito, per miracoloso volere dei numi, alla persecutrice crudelt dei susseguenti tiranni, e pervenuto finalmente

all'impero; avendo

egli,

per propria

stato di assoluta signoria, conosciuto

esperienza,

non meno

nell'orribile

timori e l'in-

certezza, e l'impossibilit di esercitar la virt in chi serve, eh

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


i

timori

rimorsi e la vilt di

75

chi assoluto comanda-, Traiano

come pi nobile e pi sicura e sola dignit veramente orrevole all' uomo, di farsi e di essere cittadino di roma.
E, per esserlo egli con securt e diletto, un tanto bene a tutti

sceglieva,

gli

uomini del romano imperio viventi, e nei futuri tempi

ai pi

lontani nepoti, sotto custodia di ben restituite leggi assicurava.

XV.
Vittorio Alfieri.

Fede e costanza nel concetto


del genio letterario nazionale.

1* dei seguenti passi dalla

dalla Risposta alla lettera di


Altri

li.

Vita, ep. iv, cap. xvii (1787):

notare giudizi! passionati

potr

il

2",

de' Calsabigi (1783).

parziali:

ma

il

sentimento

nobiiissimo, e quale occorreva per rifare la coscienza individuale e nazionale.


1.

Io

mi sentiva veramente necessit

di parlar

italiano e di cose

due anni mi
mio

si

italiane:

di

conversare sulT arte,

tutte

faceano sentire non poco

privazioni che

scapito, nelT arte principalmente del verseggiare.

se questi ultimi famosi uomini francesi,

come Voltaire

da

grande

e ci con assai

certo,

Rous-

seau, avessero dovuto gran parte della loro vita andarsene erranti in diversi paesi in cui la loro lingua

fosse

stata ignota

o negletta e non avessero n pure trovato con chi


essi

non avrebbero

forse avuto la imperturbabilit

costanza di scrivere per semplice amor


sfogo,

come faceva

tivi, costretto

ropa da

noi,

tale si

dell' arte e

tenace

per mero

ed ho fatto poi per tanti anni consecu-

dalle circostanze di vivere

con barbari che


:

io

parlarla,

e la

conversare sempre

pu francamente denominare tutta

quanto alla letteratura italiana; come

lo

1'

Eu-

pur

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

76

troppo tuttavia, e non poco, una gran parte della stessa Italia,

Che

sui nescia.

giamente

anche per gT

se si vuole

che

si

italiani scrivere egre-

tentino versi in cui spiri l'arte del Petrarca

e di Dante, chi oramai in Italia, chi che veramente e

ed intenda

vivamente senta Dante

e gusti e

in mille, a dir molto.

Con

tutto ci, io,

il

legga

Petrarca? uno

immobile nella persua-

sione del vero e del bello, antepongo d'assai (ed afferro

occasione di far

gran lunga antepongo

tal protesta), di

vere in una lingua quasi che morta


di

vedermi anche sepolto prima

ogni

di scri-

per un popolo morto e

morire allo scrivere in co-

di

deste lingue sorde e mute, francese ed inglese, ancorch dai loro

cannoni ed

non

ignorati,
inglesi

vadano ponendo

eserciti elle si

versi italiani

purch ben

torniti,

intesi o scherniti; che

d' altro

immediatamente

tutti.

Troppa

esser

letto,

la differenza dal

orecchi, ancorch

ai propri

quando anche ne do-

applaudito ed ammirato da

suonare

nessuno

ti

la nobile e

ascolti, al

cornamusa, ancorch un volgo intero

vii

tanti

ti

ora

non versi francesi mai od

simil gergo prepotente,

vessi

moda. Piuttosto-

in

quali rimangano per

di

soave arprt

suonare 1a

orecchiuti

ascol-

faccia pur plauso solenne.

2.

Tra

le

tante miserie della

nostra

annovera, abbiamo anche questa


che per farvelo nascere

cagione porta

stessa
al vero

che

gli

forti,

si

nella

di

Italia,

non aver

abbisogni
base

d'

che

Ella

si

bene

teatro. Fatale cosa

un principe. Questa

un impedimento necessario

progresso di quest' arte sublime. Io

credo fermamente

uomini debbano imparare in teatro ad esser

generosi, trasportati per la vera virt, insofferenti

liberi,
d'

ogni

violenza, amanti della patria, veri conoscitori dei propri diritti,


e

in

era

il

tutte

le

passioni

loro

teatro in Atene; e tale

sciuto air

troduce su

ombra

di

le scene,

ardenti,

retti e

magnanimi. Tale

non pu esser mai un teatro cre-

un principe qualsivoglia. Se l'amore s'indeve essere per far vedere

fin

dove quella

passione terribile in chi la conosce per prova possa estendere

LETTURK DEL RISORGIMENTO.


i

suoi funesti

ranno

efiFetti:

77

a cosi fatta rappresentazione impare-

uomini a sfuggirla o a professarla,

gli

ma

tutta la

in

sua estesa immensa capacit-, e da uomini fortemente appas-

grandemente disingannati ne nascono sempre gran-

sionati

dissime cose. Tutto questo mi pare escludere

buona parte dell'Europa,

ma

onde non

non

va pensato

ci

giorno queste mie tragedie: non

un mero piacere
tendo

che

ci

potessero

far

aurora di

reciteranno un

ammet-

nascere un teatro, se non

buono e parlante esclusivamente

ottimo,

si

sar allora; sicch egli

ideale per parte mia. Del resto anche

principi

vero teatro da

penso. Io scrivo con la sola

ci

che, forse, rinascendo degli italiani,

lusinga,

il

principalmente dall'Italia tutta;

d'

amore,

non vedo

giorno in Italia. L' aver teatro nelle nazioni

tal

mo-

come nelle antiche, suppone da prima F esser veramente


nazione e non dieci popoletti divisi, che messi insieme non si
derne,

troverebbero simili in nessuna


costumi,

privata e pubblica,

mate, guerra, fermento, belle


dica: ebbero teatro

Ma

g' Inglesi.

nobile

arte

lagrime,

il

cosa:

coltura,
arti, vita.

Greci e

suppone educazione

poi

eserciti,

Romani,

commercio, ar-

V esempio per

lo

hanno

miglior protettore del teatro,

virt,

suflFragi, le

me

lo

Francesi e

come

d'

ogni

sarebbe pur sempre un popolo libero.


vive entusiastiche lodi del popolo

d'

Le

Atene

erano e sarebbero, credo, tuttavia pi caldo incentivo e pi

generosa

non

le

mercede a qualunque tragico autore ed

attore,

che

pensioni e gli onori dei principi, che ogni cosa tolgono

o danno fuor che la fama.

XVI.
Vittorio Alfieri.

Esortazione a liberare l'Italia dai barbari.


Dal libro ni (11) Del Principe

e delle lettere. Il tcco degli

enormi

e sublimi delitti un segno di quella falsa indipendenza dell' io senziente.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

78

sentimentale, selvaggio, che

non ne fu

l'Alfieri

ebbe

impronta letteraria dal

1'

esente, infuri col

Byron

Tra quante schiave contrade nelT Europa


nuovo aspetto

al

rimiro, nessuna

delle lettere potrebbe pi facilmente, a parer

mio, assumere un nuovo aspetto politico che la

Non

so se

1'

Pv.ousseau, e

e nel romanticismo.

esservi io nato di ci

coi fatti, codesta penisoletta

nostra Italia.

mi lusinga: ma, ragionando

pur quella che da prima con-

quistava con r armi quasi tutto

il

rimanente del mondo allora

conosciuto, e che, conquistando, libera nondimeno ad

rimanea: esempio unico nelle

Ed

storie.

Italia quella che, pi secoli dopo, tutto

illuminava colle lettere e scienze,


Grecia,

che

d'

ma ben

manente
arti,

altrimenti

oltremare ricevute
d"

Europa

oltre

ai

stanca, vecchia,

Ed

lei

anni, colla

reggiava tutte r altre


e virt;

che

imitate.

Ed

il

pur quella
tutte

altre

ingegno

tribu-

con cui la Italia signo-

regioni, abbracciano

tutte le

umane

tempo una

cercavano nelle altissime imprese

diversi tempi,

fa-

fanno indubitabile vivissima prova che fra

assai

ma

semjjre

pur

somma

che

maggior copia

quei bollenti animi che spinti da impulso naturale la

di

ria

ri-

belle

ancor governava e

sola astuzia ed

suoi abitatori vi stata in ogni

vero, di

pur dessa che

battuta, avvilita e di

tarie rendendole. Questi quattro modi,

colt

Europa

d
il

monti trasmesse da quelle

superiorit dispogliata, tante altre nazioni


atterriva per tanti

dire

rigentiliva da poi con tutte le divine

pi assai riprocreate da

in fine, che

ricovi-ate, a

fossero.

si

rimanente

il

un tempo

pure la stessa

era

diversa,

riuscivano

glo-

secondo

a procac-

Che pi? la moderna Italia, nell'apice della sua vilt


e nullit, mi manifesta e dimostra ancora (e il deggio pur
dire?) agli enormi e sublimi delitti che tutto di vi si van
ciarsela.

commettendo,

eh' ella,

d'

nulla

manca per

il

la

anche adesso, pi che ogni altra con-

Europa abbonda

trada

di caldi e

fare alte cose

che

ferocissimi
il

campo ed

spiriti,
i

cui

mezzi. Ma,

primo dei mezzi ad ogni alto ben fare essendo la verit e


ragione a pien conosciute e fortemente sentite, agli italiani

scrittori si aspetta per ora di jirocacciare ai loro

conservi per

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

79

via d un tal mezzo tutti gli altri: alla giusta e nobile ira dei

drittamente rinferociti e illuminati popoli

aspetta poscia

si

campo e vittoria.
L' Italia dunque stata sotto tutti gli aspetti ci che non
sono finora mai state V altre regioni del globo. E ci attesta
che gli uomini suoi, considerati come semplici piante, di pili
procacciarsi e

robusta tempra vi nasceano

rinascono pur sempre


forza

disnaturi

il

le

piante

le stesse,

ancorch

malvagio

cultore.

nello

per

terrena

stesso

tempo

alcun

Farmi

in

le

che

oltre

l'Italia dal presente suo stato politico possa, pi che niun' altra

regione

d'

Europa, ricever favore. Divisa in molti

debolissimi

per finire

principati e

avendone uno nel suo bel centro che sta


che occupa la miglior parte di essa, non potr

tutti,

soli principi,

almeno

senza riunirsi

certamente andare a lungo,

sotto

due'

che o per matrimoni da poi o per conquista

ridurranno in uno. Quell" uno poscia, come potentissimo, oltre


ogni limite abusando anche in casa
dagli italiani, che

allora riuniti

suo eccessivo potere^

del

avranno

ed illuminati

tutti

imparato a far corpo ed a credersi un solo popolo, d^gli itaquell'uno

liani riuniti verr poi allora

la

sua fatale unit

Itali,

pi per non

scor-

abolito e per molte generazioni aborrito e proscritto.


in oltre

ha sempre racchiuse in

darsene affatto
repubbliche,
bei't

pur

si

le

stessa,

nome che per goderne

il

quali bench

affatto

re: cosa, di cui

la

vantaggi, alcune

lontane da ogni vera l-

avranno per sempi-e insegnato agli

pu senza

italiani

clta

ma

che esistere

troppo guasta

Francia non ardir forse mai persuadersi. L' Italia non

spo-

un certo amore del grande


manifestar non potendosi traluce pure

gliata affatto, n lo stata mai, di


e del bello,

nei

Serbano

che ad altro

moderni sontuosi

suoi

g'

italiani

una

edifizi,

certa

mista di servile vilt; e misto

cosi

fierezza
al

che

pubblici.

carattere,

ancorch

privati
di

timore della oppressione ser-

bano un certo generoso implacabile sdegno contro


onde

essi

incensano

lo esecutore di esso

si

e si

1'

opjiressore;

prosternano all'assoluto patere,

ne sfuggono sempre ed in cuor

'"

ma

-bborri-

scono. Gl'italiani in ci sono affatto diversi dai france.-i. Questi,

LETTURE DEL RISORaiMENTO.

80

come nazion
giano
jjato

il

con una minore apparente vilt corteg-

militare,

ma

re,

con

vezzeggiano ed

mentovati piccioli

maggiore avvilimento

assai

princi-

il

principe adorano. Tutti questi sovrani-

il

sintomi

ma non

addormentato

di

estinto

grand' animo credere mi fanno e sperare, e ai-dentissimamente

bramare, che

siano per essere

g" italiani

ropa questo nuovo, dignitoso


alle lettere; ed

da

come

primi,

un nuovo

esse

primi a dare in Eu-

ben giusto, a ricevere poscia

grandioso

veramente importante aspetto

aspetto

durevole

politica

di

societ.

il

credere o

uomini non

il

dire

che quanto gi

possa pi da

si

altri

uomini

stato

rifare e

fatto

dagli

massimamente

in quello stesso terreno, questo un assurdo e debole assioma;

questa

la solita e ottusa

arme

impossibile affermano tutto ci

inferma vista non estendono pi


nerazioni di uomini.

sente e

riflette

tempi dei Deci


i

Ma

non possono

da vero. Questi,

non vede
romano nasce

se egli

e dei Regoli, gi

e la loro

che a una o due sole ge-

certamente

cosi

che

dei timidi e vili ingegni,


eh' essi

colui che

nei divini

piange in s stesso nel vedere

lontani corrotti nepoti di quelli, che per la successione

na-

turale delle cose, peggiori nascendo, fra pochi secoli la repubblica in perdizion

presente

Roma

si

manderanno. Ma,
trova esser nato,

stesso, nel rimirare col

tempo

se
si

Deci

egli al contrario nella

allegra ed innalza in s
risorti

ed

Regoli, stante

che tutto ci che ha potuto essere pu ritornare e sar; e

colmo della sua nullit essendo giunta quasi oramai


derna
lo

Italia,

dunque

non potr
finir

fra breve se

con un assioma

la

al

mo-

non retrocedere.
affatto

diverso

da quello

dei pi, ed : Che la virt quella tal cosa, pi ch'altra, cui


il

molto laudarla,

lo insegnarla,

fanno pur essere; e che

amarla, sperarla e volerla, la

nuli' altro la

r obbrobriosamente reputarla

rende impossbile quanto

impossibile.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

81

XVII.

Vittorio Alfieri.

Al popolo italiano futuro, Dedicatoria del Bruto,

che

il

il

popolo italiano nominato. Salve, o gran padre

Da

primo

scrittore che

popolo italiano: la prima volta

il

voi, o generosi e liberi Italiani, spero

donato r oltraggio che


avi o

stri

nomina

io stava

fra molti altissimi personaggi, era

lingua

scordato

mano

e
d'

aver

il

popolo.

quanto era grave Y

sento anch' io

e intelletto

avuto

ai vo-

due Bruti;

loro

donne, interlocutore e attore,

tragedie, nelle quali, in vece di

Ben

che mi verr per-

innocentemente facendo

nel 1' attentarmi di presentar

bisavi

chi,

questi tre doni

offesa,

per

essersi

dalla

di

attribuire

interamente

natura, credeva

impossibile quasi, che altri fosse per riacquistarli giammai.

Ma

se le

mie parole esser dn seme

Che frutti onore a chi da morte


io

mi lusingo che da voi mi sar

uon scevra

di

vostri bisavi

forse retribuita giustizia,

qualche laude. Cosi pure

mi veniva

io desto,

lio

di ci dato biasimo,

certezza,

clie, se

dai

non potea egli per


non poteano mai

essere scevro del tutto di stima: perch tutti

odiare o sprezzai'e colui che nessuno individuo odiava, e

manifestamente sforzavasi, per quanto era in


tutti

od ai pi.
Parigi^ 17 gennaio 1789.

lui,

clie

di giovare a

T.ETTURE DEL RISORGIMENTO.

82

XVIII.

Giov. Frane. Galeani Napione.

Piemonte.

Italaniti del

il

capo VI dal

fu

contro

una battaglia

uso e dei pregi della lingtra italiana,

libro Dell'

ii

pubblicato nel 1791. Cotesto,


il

pit

che trattalo

francesismo

ma

nazione piemontese^

all'antica,

dele ai vecchi instituti

potenze d'Italia

in

di

buono

fu

proponeva

nel 1791

anche nel 1797, allo

grammatica o

Piemonte.

italiano,

di retorica,

Napione

Il

dice,

per quanto

fe-

una confederazione delle

stabilirsi della

Repubblica Cisal-

pina, ribatteva su la confederazione e indipendenza da ogni straniero

che fosse

Parlando sempre nella supposizione


della nazion nostra

idioma, se

deliberare qual esser debba

il

o vero

francese

il

l'

sempre pi glorioso per essa


d'

ingegno

1'

italiano,

io

onore della italiana letteratura, come

rono in ogni tempo l'antemurale della italica

modo che

vantarono, in un

dando
della

fosse

spetti far

le

armi pie-

co' pi

disegni

uomini

grandi

vegliarono
e

di

stato

tutela

alla

cosi

prosperit,

costumi spiega

libert.

di spiriti italiani

nostri

che la lingua dominante, che

nazionali

non

principi

pubblica possanza

sarebbe
i

loro

sarebbe

colle opere

valore e dal senno de' nostri sovrani fu-

montesi guidate dal

stesso

facolt

suo clto

dico che

difendere anche

il

in

il

ed

allo
si

che secona'

progressi

convenientissimo

nazional

il

Ed

ognor

carattere ed

dimostra ed invigorisce,

diversa

che per

altri ri-

pi riputati

ministri

dalla professione aperta d'italiani

dobbiamo.

Persuasi

nostri

regnanti

ed

loro

che tutto concorrer dovesse a rendere italiana affatto la nazion


piemontese,

avvisarono

che la

lingua

grande influenza aver

dovesse nel promuoverne e coltivarne le propensioni e la naturale indole, e giudicarono di maggiore importanza, per conseguir r effetto, un tale spediente, di quello

che comunemente

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


si

Emanuele

creda. L' immortai duca

83
a pena

Filiberto,

rien-

trato in possesso del suo antico dominio, ordin per legge, che

ogni atto pubblico stender

mentre

le

dovesse in lingua italiana; e ci

si

lombarde proseguivano

provincie

vicine

ogni cosa appartenente agli interessi


de' privati,

lingua

in

dettar

pubblico

del

cosi

come

ogni scrittura forense, ogni giuridico procedimento,

dur

che

pratica

latina-,

que' confinanti

in

paesi

sino a questi ultimi tempi. L' adottare, ansi V ordinar per legge,

una pubblica professione

l'uso della lingua italiana fu quasi

che venne a far quel principe, che a buon diritto

mare

il

come

di fatti in

rigeneratore della nazion nostra,


tutte

modo a

solenne

non
che

stato,

repubblica

colla

Venezia,

di

seguir dovesse tra

pi

il

abbiano

sovrani

nostri

ben

coni' ei'a

antico

consiglio la libert e la gloria,

mente mantenersi arbitro


tutto sino air esti'emo

grandemente a ragion

destino

del

della vita

a'

n"

1'

pi-

che

antica

arti

seppe

Italia

d'

animo ed

nome,

il

principe

di

ed

a"

egli final-

serbare

di

italiano.

chiari ingegni
edifici

d"

in

cui

La
Ita-

sontuosi

Paciotti piantava fortezze; Giraldi dettava no-

che con eleganti

Firenze a Mondovi; ed

vano nelle scienze

mente

la

ultima prova. Palladio disegnava

suoi servigi;

velle,

1"

pregiava,

si

protezione da lui impartita alle

non

di lui

che da tanto tempo ne sostengono colle

d" Italia,

armi

lia

dopo

avuto guerra

conveniente

principato

repubblica
e col

le

ed ultimamente quella

esempio, ed anche

vi fosse
i

die in

il

come notano

divedere. Soleva compiacersi,

del Foscarini, che

italiano,

operazioni sue

ambasciadori veneziani

relazioni degli

mai non

rimanenti

le

pu chia-

si

principe

di

tipi

altri

imprimeva
uomini

il

di

la giovent nella universit

Nella sua corte stessa

ristaurata.

Torrentino venuto di
grido italiani instrui-

il

da

lui

novella-

conte di Camerano,

principalissimo cavaliere, scrivea clte rime, tentava V epopea

ed una regolare tragedia condusse a compimento. Neil' esercito

non pochi erano

capi italiani; e la celebre

di Valois, cui innumerabili opere

niera consecrate, seco lui

d'

uno

nata francese, nel proteggere

madama Margherita

venivano dai
spirito e d'

dotti d" ogni

ma-

un cuore, tuttoch

begli ingegni italiani

secondava

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

84
il

genio

dell'

augusto suo sposo, ed emulava in questa parte

vanto del suo gran padre Francesco

Ed

l.

il

a chi mai (quello che

merita maggior cQnsiderazione), se non se ad uomini italiani


affid r instituzion

unico

figliuolo

duca Carlo Emanuele

letteraria del

successore?

suo

i,

mentovato,

poc' anzi

Giraldi

Il

Guido Panciroli, Giov. Battista Benedetti, Antonio da Vimercato,


Alfonso del Bene, Giovanni Argenter ebbei'o in diversi tempi
il

glorioso incarico di formar alle lettere

gran principe. Or pongasi mente che


nato a regnare
di coloro che

si

mezzo pi

il

cose

sulle

zione

da

lui

di tutti

una maniera

pensare

genio dominante,

il

il

di

riesca

carattere

il

duca Emanuele Filiberto accidental-

tal partito seguisse. Italiana volle la

politica,

perch

temperamento naturale
avendo

di

modo che l'educa-

di

ricevuta former, singolarmente quand' ei


di spiriti elevati,

da dire che

mente un
ragion

sapienza

popoli che saranno sottoposti al suo governo.

un principe

d'

profondamente specula-

una nazione che un'altra;

personaggio

maniera quel

ogni

efficace trovato dalla

di stato pi

rono, onde imprimere pi tosto

operare in

d'

instituzion

l'

molto

bene

de' popoli italiano

alle cose d' Italia rivolto

italiani in
di quella

scorgea

un colla lingua

1'

vie pi

era

pi agevolmente

un

in

Casa

di

l'indole

perch in

animo, volea che


infusi

Savoia,

solo corpo

d'

il

fine,

costumi

ne' popoli

allora posse-

servissero

a riunir

nazione quelle italiche

di

Provincie che presagiva che aggiunte

e radicati

parte del Piemonte odierno, gi sin

duta dalla invitta regal

nazion sua per

che

si

sarebbono agli antichi

dominii.

Che

il

dal duca

sistema abbracciato

questo particolare della lingua


lazioni pi tosto che d
si

raccoglie, che

Filiberto in

politiche specu-

casualit, da ci

pi-ineipalmente

corso naturai delle cose dovea allora spin-

il

gere e persuadere a

Francia pi tosto

mera

Emanuele

figlio fosse di

seguire

che quelli

tempo che durarono

in

modi

d' Italia.

Piemonte

le

costumi e

Non

n del dominio che tennero nel

parlo

gueri-e

de' francesi dal principio insino oltre alla

met

marchesato

1'

di

le

idioma
del

di

lungo

invasioni

del secolo xvi,i

Saluzzo insino

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


fine.

al

corso

Lascio

da parte quella affezione che

anni

avranno non pochi piemontesi,

di

gentiluomini, contratta verso

mal grado

saranno

si

vrano men risoluto avrebbe


qualche riguardo.

Emanuele

Quello

creduto

pi,

eh'

loro

di

buona parte

Chamberf, stato nodrito fuori


sulle guerre

Germania

di

duca

del

d'Italia sin

principal

la

medesimo nato era

Egli

da' monti.

in

in sua giovenile et, in

d' Italia,

Fiandra; avea praticato

e di

so-

altro

dover mostrare

aveano sempre fatta

secoli

di

cui forse di

un

progenitori

Filiberto, tuttoch signori di

dal mille, da diversi

residenza

segnatamente

pregiudicio, cui

forse

lungo

cosi

in

cose francesi, di

le

spogliati

85

corti

straniere, guidati stranieri eserciti. Quelli eh' ebbero cura della

educazion
n'

oltramontani

sua

ebbe tutta

gloria

la

furono;

Lullins. Oltramontano pur fu

poi vescovo di

Losanna;

sorella e zia de"

portarlo

dominare

a far

in

che

sciuto
poli

doveano vincerla

menti; se non
della

Casa

1'

d'

allora

gloria,

la

di

sa, figlia,

costumi francesi, se

mente non avesse cono-

indole

stessa naturale

de'

po-

richiedeano che la cosa andasse altri-

avesse antiveduto

Savoia

di

qua dalle Alpi,

nome
Non

Piemonte

della sua

rispetti politici e

che

Ogni cosa per tanto dovea

di Francia.

colla forza e penetrazione

ispecie

sua consorte, come ognun

la

monarchi

in

Ginevra barone

di

precettore Luigi Alardet,

suo

il

colui

Aimone

fu

si

la

che

innanzi

il

nerbo

della

potenza

dovea esser riposto

rinomanza nel

far

rispettar

di
il

e la libert d' Italia.

italiano

bevuto

fa d'
si

d'

uopo

di

pregiasse

passar adesso a mostrare quanto


il

di

suo successore Carlo Emanuele

una educazione italiana

coni' ei

fu

cuore
l,

im-

cresciuto in

una corte pressoch tutta d'italiani composta. Ognun sa qua!


vasta parte degli antichi suoi stati di l da' monti sagrificato
egli

abbia alla sicurezza alla gloria alla difesa delle contrade

italiche, voglio dire per restar pacifico signore del


di

marchesato

Saluzzo, su cui vantava pure incontrastabili diritti; quanto

per r occupazione di Pinerolo fatta dalle armi francesi nel


de' suoi giorni

si

accorasse, disgusto

che non poco

probabilmente ad abbreviargli la vita; come a

lui,

fin

contribu

quasi ad unico

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

86

campione

propugnacolo e difensor validissimo,

riguardassero.

d' Italia

qual fu

grido nelle scienze e nelle

arti,

uomo

che da

lui

non indirizzasse

tempo

fatto

popoli

non ricevesse patro-

cinio, favori, guiderdoni segnalati? che a lui

vigilie

tutti

in Italia di qualche

alcun

dimora? Egli medesimo tiene onorato luogo nella

pieciolissima schiera de' sovrani,

che

alla

prudenza ed

civile

alla professione delle armi, da lui con singoiar perizia, se

sempre con egual


congiunto

Se

felicit,

men

de"

la storia, a dir cosi, proseguir

che

fecero

zione che ricevette


cipi suoi

il

nostri

duca Vittorio Amedeo

lingua francese in cui

uomini
le

e clti

ed in

in

i,

negozi

politiche

1*

addurre

1"

ogni

impieghi

in

ragionar volessimo degli

esempio

negoziazioni
d'

si-

che a questi ultimi tempi abbiano

di stato pi riputati

gravi pressoch

co' prin-

nudriti, tutto-

ed

rilevanti

se poi

cose pubbliche amministrate, basterebbe per

nelle

un

genio

institu-

perauco a que' tempi

erano

adoperati.

car de' viventi,

di

filosofica

gnori di sangue principesco e principescamente

ch assennati

aperta e

principi

e la

il

scrittori.

da Giovanni Boter, e la totale ignoranza

fratelli

importantissimi

nobilitano

dovesse della

si

comprova

italiano, recar si potrebbe in

della

opere di lui

le

piemontesi che degli italiani

professione

non

maneggiate, abbiano con raro vanto

pregio di letterati; e

il

catalogo non

dichiarata

sue

frutti delle

che alla sua corte non abbia

di

tutti,

maneggio degli

e nel

senza toc-

quel personaggio, che

maniera primeggiava

a'

affari

tempi

pi

che

il

rinomato Marco Foscarini straordinario ambasciatore della Signoria di Venezia stendeva


di

la relazion

sua del nostro sistema

governo.

Per istringere adunque


suasi non

meno

il

tutto in breve,

pi celebri

nazion

pi illustri e pi savi della

gioso e pi conforme alla natura

r onor del Piemonte

il

che non

perarne

r idioma servilmente.

direi

cosi,

seguire

italiano, in

nostra, esser pi

de' popoli,

modi

le

vantag-

pi decoroso per

pregiarsi di cuore, di genio, di

italiani,

il

sempre furono per-

principi che gli uomini

tra' nostri

costumi

usanze francesi e

La quale

ado-

inclinazione e spirito,

nessuna maniera meglio

si

manifesta,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

87

che neir abbracciar unicamente come propria, nel far uso pubfamigliare della lingua d'Italia.

blico letterario e

bitar vorr che

che

gli

Piemonte pi non

alla gloria del

augusti nostri reguanti sieno pi tosto

d'Italia che

secondi

della

timo senso di riconoscenza non pretender

esprime

il

mar

memoria
pu

se ne

prosieguo

che fa

sin

dalla

come

spiriti ripieno,

d' Italia,

dove la fortezza

in

del

romano

quella

regione

altronde discacciata

e virt italiana,

dal piacere o dalla fraudolenza, fosse dalla ne-

o dall' ozio

insidie ed

cessit del sito tra le

delle vicine guerre

perigli

accolta ed alimentata e ne' proprii gloriosi

occhi di tutte

le

trofei

Se per natura sua adunque


pari

al

la

della

lingua italiana

leggiadri ed

ameni come

tempi serviva, non ostante

ne' quali

dell'

ugualmente bene, purch adoperar

italiano, che riesce

che da

contrastata; se esagerata

r universalit della lingua francese in paragone

ed

pu aspirar

universalit

francese,

soltanto le vien

estrinseche

attraversavano

esposta agli

straniere nazioni.

alla universalit

altri

chia-

lo stesso scrittor

inclinazione

divina previdenza collocata

dalla

ne' soggetti

una
come si

cui,

V esempio del valor latino, che sola

dire,

con qual in-

sostenere e suscitare colle azioni

la depositaria; famiglia,

imperio

cagioni

Italia per sua

famoso Gravina degli antichi romani

tanti sono srti gli eroi per


loro la

l'

du-

chi

convenga,

primi principi

Regale invitta famiglia, da

prosapia?

SI illustre

nazion francese?

si

ne' scientifici,

maggioi-i

si

idioma
voglia

che in

ostacoli che se gli

minori aiuti che avea, a tutti quegli usi

con tanto strepito

si

adopera

a' di

nostri

il

francese;

come di maniere di
dire, pi sciolto, pi armonico, pi immaginoso ed espressivo;
perch mai noi piemontesi non l' abbraccei'emo e adotteremo

e se inoltre pi ricco

non tanto

di voci

per nostro, anche nel caso che libera ne


all'

ultimo

le naturali

propensioni ed

fosse la

proprii

scelta?

se

nostri interessi

ricercano, che in ogni cosa, e nella lingua principalmente, veri


italiani ci
tria; se in

dimostriamo

e zelanti dell'

somma non possiam

onore

della

comune panon

esser buoni piemontesi, se

slam pure ad un tempo buoni italiani; sembra che ragion pi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

88

non rimanga da aggiungere per persuadere

chiari

che non mancano nella nazion nostra, a farne uso


scrittura, in ogni opera, di qualunque specie siasi e

ingegni,
in

ogni

di

qua-

lunque argomento.

XIX.
Pietro Verri.

Leopoldo H imperatore, gi gran

Vienna del 6 maggio 17D0

invit

duca

di

Couaigli

Toscana, con dispaccio da

eleggere deputati che raccogliessero ed esponessero


sogni dello stato. Allora

il

mali

suggerire

non

accaduto

ii

invita

quanto

conveniva che sopportasse

giovi

assai

la

le

presentare

sudditi a
alla

corte

per

a schiarire gli

si

li

potere
oggetti.

Da

questa.

di

questa provincia un

felice

pi

av-

rimostranze pubbliche:

macchia d'intrigante, d'impor-

tuno, d fanatico, chi le promoveva.


figli

chiesero

delegati

epoca pi fausta

venimento. Appena erano tollerate

loro, a recarsi

poteva desiderare

si

secoli

Leopoldo

di

ed

bisogni

a viva voce

Non

bi-

discorso fu pubblicato solo nel 1825.

il

La Maest
loro

rimostranze e

le

Verri compose questo discorso, col quale veni-

a chiedere dirittamente una constituzione.

vasi

meno;

Lombardia a

provinciali Hi

Ora s'invitano

a presentarsi al padre, gli uomini

monarca

uomo

all'

si

animano

sovrano, gli

Se non

esseri che

soffrono

al

esporremo

tutto, la

colpa sar nostra. Se colle domande indi-

screte e

sensibile

inopportune screditeremo

la

causa

sar la colpa. Se meschinamente ignorando

remo un sistema precario


tichi anzich

il

virtuoso.

la reviviscenza di

regno stabile della ragione,

la

nostra

pubblica,
principii

cerche-

pregiudizi an-

colpa sar tutta

nostra.

Non

vero che

lunghe oppressioni delle generazioni passate

e della presente generazione, sbigottita

da una serie

di

arbi-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


trari atti del

degradati

nullit e

un

virt ed

di coprire

delirio

punto di considerare una chimera la

al

V amor della patria. Eccoci

nomi

nostri

89

potere ministeriale, abbiano ridotti gli animi alla

d'

infamia

onorare per sempre noi stessi e

presso

al

della

momento,

nostri in faccia dei

figli

o di

storia,

se-

eoli venturi.

Siamo

punto di un' epoca

al

perch colla scioperatezza

esempio

sione, suir

di

che

sar

memorabile sempre,

perduta la pi bella occa-

sar

si

quanto fecero

nostri maggiori, costretti

ad impetrare alla met del secolo decimoquinto un padrone


che

governasse, dopo

li

di alcuni imbecilli

d'

aver sofferto

disordini del

che allontanarono ogni

reggimento della citt;

di

che

ci

uomo

fa testimonio

la

comando

senno dal

di

storia ed

il

detto famoso di Nicol Machiavelli che al proposito nostro ne

ha assicurato

la ricordanza.

Le passate vicende altro sentimento non lasciarono negli


animi comuni fuori che il timore, n altri precetti ricevemmo
dai nostri padri che la sommissione e

coir onorevole

nome

di

rit verso della patria,

prudenza.

il

fuoco sacro in

1"

avvilimento coonestato

veracit

l'amore del giusto,

1"

ingenua, la ca-

entusiasmo nobile

un cuore buono ed energico scompar-

del vero, ogni slancio di

vero:

La

somma

della

virt

pena

si

conserv

presso di alcune anime privilegiate, la di cui vista offende gli


occhi deboli ed infermi

Ognuno

si

di patria si

dolorosamente soffrirono

la

luce.

nome

promossero obliquamente

cioli ceti esclusivi e si

ger di sollevare

uomini

che

riconcentr a pensare alla sua famiglia, e col

li

vantaggi

di alcuni pic-

consider nemico della patria chi sug-

cittadini dall' oppressione di alcuni ceti. Gli

volgari, allevati in tai principii e

sprovveduti di ogni

idea pubblica, altro non cercano che la ripristinazione del

stema che abol Giuseppe


della patria coli' attenzione

non pensa

n.

Ma

chiunque esamina

che merita un oggetto

si

la

si-

salute

prezioso,

una volta caduta al primo


impeto che venne dato, dunque non rifabbrichiamola pi colla
medesima centina. Un foglio di carta nemmeno firmato dal mocosi. Egli dice cosi: se

narca ha in un

momento annichilato

la

congregazione dello

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

90
stato, tutti

ceti municipali,

tutte

ammimstrazioui

le

che la

piet de' nostri maggiori aveva istituite per soccorso dell' indi-

genza.

Dunque

base

j)er

tutto

il

sistema antico era precario; non aveva

una costituzione, n potevasi allegare ostacolo

legge contro la volont del ministro.

Il

dere dunque di tornare a tal precaria condizione.

momento

fu soggetto al dispotismo dal

naturali principi. Questo dispotismo

di

peggio che possa accaIl

Milanese

in cui cessarono

suoi

esercitava da alcuni corpi

si

potenti sotto del governo spagnuolo; poi ne furono gradatamente

venne tutto collocato nelT arbitio

spogliati, e

Sarebbe un problema accademico


funesto

sia pi

quello che

conviene uscire dallo stato

fa

d'

proposito per ora

al

si

ragionevoli

sudditi

solo.

si

che

geme

da

fedeli

al

ci

vuole uomini e che degno di coman-

Una

costituzione finalmente convien cercare,

nuovo monarca, che


cio

un uomo

di

disputare quale dei due

abbiezione sotto cui

schiavi malcontenti diventare

dare agli uomini.

il

una legge inviolabile anche nei tempi avvenire;

la

quale

assicuri ai successori la fedelt nostra da buoni e leali sudditi

ed assicuri

questo

il

ai nostri cittadini

fine

Conviene che

venga garantita

tal costituzione

un corpo permanente interessato a

il

ministero

movere per invaderla. La


volte

si

coli"

andare

facilit

dovr riclamare, come

del

del

il

riclamo

la libert

monarca dagli

tempo potesse profar

dove

nuziale.

le leggi

lasciano aperto lo scioglimento

Guai

se

non avere avanti


tico sistema

Non

delegati avessero la vista


degli occhi se

non

che rare

produce

del divorzio

maggiori riguardi nella famiglia, e rarissimi sieguono


l

da

e difesa

custodirla, e di cui le voci

possano liberamente e in ogni tempo avvisare


attentati che

essendo

un' inviolabile p'opriet^

unico di ogni governo.

del

divorzi

contratto

miope a segno

la ripristinazione dell'

di

an-

una pusillanime prudenza: il monarca c'invita


che timore vi pu mai essere nel
presentarglieli tutti con ingenuit e candore? Qual maggior
ascoltisi

ad esporgli

mali nostri:

male pu mai avere un paese

di

quello di vivere sotto di unj

dispotismo che^a suo arbitrio opera' sulla massa degli uomini?]

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

91

Perch non lo esporremo noi dunque? perch non impetreremo


da un monarca giusto e illuminato la estinzione di tal mostro
ed un governo moderato

monarchico? Questo dispotismo in

corte, centro di pi regni e

una piccola provincia rimota dalla

non pu essere
monarca n mai esercitabile da lui immediatamente; ed ogni principio d'un avveduto sovrano lo induce a
stabilire un governo composto in modo, che V autorit de' ministri, libera e pronta, possa agire sin tanto che non offende o
mai

dispotismo

provinciale

questo

stati ereditari,

di utile al

danneggia

monarca

ma venga

provincia,

la

momento

in cui ne voglia

esposta

di lasciare

raffrenata

Non

abusare.

un potere

vincia rimota, confinante con paesi


altri stati,

provincia di facile

ed oppressa per

contenuta

arbitrario

al

del

dell' interesse

una pro-

con repubbliche ed

liberi,

emigrazione e che

depauperata

la ingiustizia del ministero ricaderebbe a

danno

del monarca.

Quindi, chiedendo noi


l'interesse del sovrano

una costituzione

civile,

medesimo, non che

il

cercheremo

nostro-,

cerche-

remo quello che saremmo vilmente colpevoli se no '1 chiedessimo-,


e cercheremo in fine un rimedio che, quand' anche non ci venisse
per sciagura dei tempi

chi incaricato ad esporre

Come mai

la virt di

pubblici bisogni lo ha chiesto.

giustificherebbero altrimenti la loro condotta co-

loro che accettarono

responsali

sempre onorer

accoi-dato,

commissione,

di

parlare

eseguita

avere

d'

se lasciassero

la patria signoreggiata

per

tutti

onoratamente
marcire

sotto

la

che a tutti sono

importantissima

un potere arbitrario

anche in avvenire non dalle

dal volere degli uomini potenti? No, cittadini, salvate

leggi
il

vostro da tale infamia; e rinunziato alla commissione, se

cate di lumi
priet.

Ecco

d'

lo

animo, cardini

L'

corollari

uomo deve

vivere

tutte

le

sicuro

legge e senza bisogno di abbassarsi


d'

alcun altro

leggi,

tutta

sicurezza della pro-

scopo unico che debbesi avere di vista e da cui

emaneranno come
porsi.

di

ma

nome
man-

uomo rinforziamo

annientiamo

il

riforme che sono da prosotto

la

protezione

della

impetrare la protezione

la riverenza

ed

il

potere delle

capriccioso potere de" ministri; e non avr

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

92
pi luogo

samente
ingiusti,

rimprovero che

il

officiosi, ipocriti

voi

compensate
nione, e
ci

ci

non

se

Uomini inconseguenti ed
un governo arbitrario, non ci

opprimete sotto

ci

permettete di conoscere

che

virt

altra

d"

avere

facciano

Si

voi che

vizi della schiavit

tutti

uomini

gli

legge e liberati dai pericoli de' mali


si

obbedienza, non ri-

1'

pi indifferenti e docili a qualunque opi-

rimproverate

tenete schiavi!

Italiani di essere insidio-

si fa agi'

simulati.

un

d'

soggetti

vedr comparire qualche nobile energia negli animi,

ma non

nuit modesta

non

tremante,

alla

arbitrario potere
1"

inge-

ma
ma
somma

candore prudente bens

il

non

deriso, la probit dilatata nelle azioni civili

solo

collocata negli impieghi e non perseguitata: la virt in

oser compaiire e ritornare dal lungo esilio, e la nazione s'alzer dalla pozzanghera in cui infracidisce da secoli.
Sicurezza
sicuro sotto
beni.

protezione

Nessuno tma pi

menti che per una legale

ordinazione

nessuno sia o bandito o posto in

tolta

sia

gli

avvenire

in

sia

nella persona

legge e

della

che

uomo

ogni

della propriet, cio


la

libert

la

potere

del

giudiziario:

o in carcere se

arresto

nei

altri-

non

per ordine legale del poter giudiziario. Sia fissato un termine


per detenere un

uomo

sospetto di un delitto: ogni sentenza sia

proferita

da un collegio

prima

ogni sentenza

d'

ragioni. In

una parola,

minale degno
secolo.

Non

di

uomini di probit

sia

il

lumi conosciuti

sia fissato

anche da noi un sistema

Leopoldo secondo, degno della luce

vi sar

da insistere minutamente su

avendo noi da supplicare un monarca che ha gi


rare la sublimit della sua politica

eliminata per sempre

la

ogni delitto e crimen


essere permesso

La
ed

il

il

in

tal

criminale, ed

al

libert, l'onore, la vita

sotto qual si voglia

di

1'

cri-

questo

proposito,

fatto

ammi-

Ma

sia

delitti politici:

non pu mai

onore ad alcuno.

d'ogni cittadino, anche l'ultimo


all'

ombra sacra

da ogni attentato. Non sotto pretesto


di famiglia o di ragione

di

potere

togliere n la libert n

tal

di

proposito.

chimerica divisione

pi vile, dehbon essere,

reo abilitato a dire tutte le sue

di

delle leggi, sicuri

correzione, di ragione

stato o di spediente

economico o

pretesto la facolt politica deve attentare

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


alla personale sicurezza del cittadino;

talvolta la circo-

se

93

stanza esigesse che la forza politica arrestasse, la ragione

manda che immediatamente venga


onde abbia

giudiziario competente,

senza che

il

suo

il

una monarchia giusta ogni uomo pu

di

conservare la libert personale sin

una legge

La

ed

solo che fa argine

r organo

tutti

che riesca una


plici.

Ma

sicuro

essere

non abbia

all'

abuso del potere ministeriale,

quale

del

monarca

il

nazione, perch questo

la

la

verit dalla

male

del

istrutto

per estinguerli

mera

capanna
cercano

si

modo,

o vero per formarli in

da scena per appagare

illusione

bene

e del

persone impiegate nei governi. Quindi

le

pretesti o

mezzo

per

passa al trono ed
che fanno

d'

eh' ei

capricciosa cecit ebbe

della

in orrore ogni corpo rappresentante


il

dire

tanto

scritta e proclamata.

politica del dispotismo

corpo

corso la giustizia,

governo politico vi abbia ulteriore ingerenza. Sotto

di

offesa

co-

ci denunziato al tribunale

la vera e stabile politica

d'

sem-

un monarca illuminato,

buono, previdente, considera sotto un aspetto opposto una tale


istituzione

come

s stesso al

le insidie

dei

popolo e rendersi forte

comuni; cerca

cortigiani,

eoli'

per accostare

adesione degli interessi

un corpo che

formare

di

mezzo per regnare

solo ed imprescindibile

il

con gloria, per evitare

d'ogni

sia al sicuro

oppressione ministeriale, composto di tanti quanti bastano per


rendere

difficile

la

blici, e scelto dal

mente pu ricevere
legittima.

subornazione e dibattere

popolo
il

La maest

A'uole sudditi.

rappresenta

che

gl'interessi

dal

pub-

quale unica-

mandato per avere una rappresentanza


Leopoldo li non ci vuole schiavi; ci

di

Le massime

governo sono gi pubbli-

suo

del

cate: imperocch la costituzione dei Belgi, ben lungi d'essergli


invisa, la propose anzi per
dell'
i

modello degli

pochi uomini che coltivavano la

vano o neir erudizione


rali,

altri

regni e provincie

augusta sua casa. Nelle tenebre dei secoli passati, mentre

trascurando la

fanno sussistere
sidiosa

politica

nell'

scienza

della

ignoranza

bastava

per

loi'o

ragione tutti

matematica

o nella

di

societ

ed

s'

occupa-

nelle cose natui

diritti

che la

questa oscura notte, una in-

tenere

atterrita

sommessa

la

LETTURE DEL KTSOKGIMENTO.

94

massa degli uomini,

si

che non

nuovo giorno;

fatto luogo a

s'

mondo

regina del

forza stessa. Se

intermedio

potere

il

mali

che

popoli

dell'

lesione

notte

la

cui

ministeriale

ha

cam-

si

piega la

si

perseverasse

tempo esposti anche

ne' suoi antichi principii, verrebbero col

migliori principi, anche

della

Ma

rapidamente

opinioni

le

biano; e l'opinione la

accorgesse

dei mezzi per rianimarla.

de' suoi diritti

indole pi placida, a tutti

accompagnano un rapido cambiamento

d"

ordine.

Nella chiara luce de' tempi presenti necessario un corpo rappresentante

narca

e dei disordini, e

da ottenere questo

fine

catastro censuario

dividansi

priamente uguali;
scelga

ed

suoi deputati, e

mero

sia tale

corpo dello

il

da impedire

stato.

per sei anni

loro

il

Conviene pure che

ogni

che

Conviene che

Questa assemblea, come tutte

le

aff"ari

vedr

la verit,

stri,

quali

sceglier

il

le

annebbiata

sono

vero tubo ottico per cui

agli

e veglier

alla

occhi
sei

mesi

allo

al

trono

de'

mini-

monarca. Ella

del

conservazione

spese generali incombenti

radu-

monarca

il

prima dagli interessi

in

cateratta

la

suo presidente, che durer

nuove leggi
Tutte

il

loro

senza angustia o pre-

dominio dei ministri. Ella potr direttamente umiliare


sue circostanze, e sar

il

ne eambi la met.

se

tre

altre municipalit, potr

narsi quando voglia e trattare gli

le

nu-

seduzione ministeriale e rendere

la

utile al suo fine la rappresentanza.


ufficio sa

questa massa

in

rappresentante: gli no-

pubblico

il

masse pro-

in tante

raduninsi nel borgo che sia

gli eletti

centro di essa e nominino

minati formino

stabilmente.

possessori

comunit compresa

ogni

il

che sia. organi zzato per

ottenerlo
i

momodo
Abbiamo il

possa informare

liberamente

che

lo stato,

mali

de'

conoscer delle

della

costituzione.

dovranno essere

stato

decretate da questo corpo di rappresentanti e dipendenti dalla

sua determinazione, trattone


sar perpetuo e determinato

il

tributo fisso sulle terre,

nella

quantit.

Non

si

il

quale

potr in-

traprendere fabbrica alcuna, strada, canale, edificio od impegno

qualunque che porti carico


o comunit, senza

Tutti

conti

il

allo

stato,

previo decreto del

saranno

subordinati

all'

ad una

citt,

provincia

corpo rappresentativo.
ispezione

del

governo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


quale rimane

al

d'impedire

la facolt

pubblico. Neir impsta annuale preventiva

95

abuso del danaro

ogni

porr sempre una

si

partita d'approssimazione delle spese eventuali;

miti di questa sar facoltativo


la loro assegnazione,
blici si far
l'

prende

atto che

possesso

suo posto e

tire del

li-

riparto dei pesi pub-

Ogni individuo, al-

carica,

giurer

fedelt

non acconsentire giammai a par-

di

Il

sua

della

dentro

corpi pubblici, giusta

sul catastro censuario.

monarca

inviolabile al

spese.

far le

di

sempre

tutti

se

ritirarsi,

non quando

dal suo successore legittimamente eletto.

rimpiazzato

sia

Ogni controversia che

nascesse fra citt e citt verr decisa dal corpo rappresentante

dipenderanno. Le strade

quale

lo stato dal

che

non sono n

comunitative n provinciali, non guidando da una citt

servendo

all'

uso generale, incombono

dello stato per

sime istesse

si

modo saranno

all'

all' altra,

ora alla generalit


tutta

l'

eco-

azienda generale dello stato. Sulle mas-

organizzi ogni

formati

d'

Avr insomma

manutenzione.

la

nomia appartenente

fin

municipale, ed in tal

consiglio

corpi pubblici permanenti e con

indi-

vidui successivi e temporanei; e inerendo alla riforma censuaria

ricever una forma

legale

stabile

la

monarca illuminato ed umano, che


contro

il

1"

provincia, suddita

d'

un

avr per sempre assicurata

funesto dispotismo provinciale che

1'

ha degradata ed

oppressa.

Riassumendo

Siamo noi radunati per esporre

vrano, che ce lo ordina,


ci

dette, tutto si riduce a

qui

cose sin

le

principii e chiari.

gravami

ed

al

pochi

nuovo so-

mali della provincia?

siamo noi sottoposti per sistema ad un governo arbitrario e

dispotico?

Si.

Un

soggetto? Egli

il

tale

governo egli un male per chi vi

sommo,

il

primo

dei mali.

noi occultare la sincera esposizione di tale

Possiamo dunque

sommo male

nella

rimostranza che stiamo per fare? No, se non vogliamo meritare


il

della patria, e se non vogliamo essere ri-

titolo di traditori

putati

li

pi inetti

degli

uomini.

Possiamo noi temere alcun

rimprovero esponendo questo gravame? No. Sotto d'un monarca


che ha dichiarato in

faccia

zione belgica e di bramare

dell'

che

Europa

di

amare

servisse di modello

la costitu-

agli

altri

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

96

non

suoi stati,

una simile

che sia discara la supplica di darci

possibile

Sotto

costituzione.

vuole

il

sibile

che sia mal ricevuta

benessere e

la giustizia

popoli.

per fine

un

di

contentezza

la

essere

colle nostre

il

nere una

la

volta

di fargli conoscere

nime,

chi

affari.

sicurezza

che? Avrete
per tutti

di parlai'e

dunque accettata

voi

concittadini?

vostri

r augusto ministero di reggere

il

consultare

momento,

Ma

indossato

lumi vostri, senza


se aveste

timidezza vostra sarebbe

la

ora, posti in ufficio a vegliare sulla sicurezza

della patria, mostrerete

per

sublime carica
siete

aveste chiesto soccorso assistenza

se

nei lumi d' altri istrutti cittadini,

stata virtuosa.

la
vi

pusilla-

timone degli

animo? Se aveste impallidito,

vostro

diffidato in quel

Chi
al

causa pubblica in questa im-

la

senza

portantissima occasione,
consultare

anima da schiavo palpitante

un'

voi

pericolo dello sdegno ministeriale, che forza pure

il

frontare per esser fedeli al vostro

non operavano

alla vostra

re

quando

nostri maggiori,

nel 1185,

d'

quando nel 1450,

li

il

25 giugno,

non dove

zione se non dove

capace
Io

vi sicurezza

della pro-

siavi

non ho esposto quanto richiedesi per questa grand' opra;

maturate

vostri

tcchi principali. Nobili, aprite gli occhi,

consigli,

r Europa, leggete almeno


blica opinione, svegliatevi.

rappresentanza della

di voi

Non

una costituzione. Non vi costituun corpo interessato a difenderla e

sia

vi

di farlo.

unicamente ho dati

la

delle

3 di marzo, altra costituzione sti-

pularono con Francesco Sforza.


priet, se

af-

patria? Cosi

stabilirono in Costanza la costituzione che sta nel corpo


leggi, e

di

bisogno di otte-

il

mano

la

permesso

sia

ci

propriet P

dello

non stenda

imbecille,

massimo, cio

bisogno

de' suoi

non immischiarsi

di

bisogni del suo popolo; e dubiteremo noi se


fargli conoscere

pos-

ha per base

che

contentezza

la

comanda al ministro
deliberazioni, comanda a noi

sovrano

Il

giusto e

non

f/opoli

proposizione

la

ben

il

monarca che

de' suoi

ha

nulla
fogli

Non

citt.

precipitate.

pubblici,

pi

Mirate

intorno

esaminate la pub-

tempo da arrogarvi

Ogni cittadino possidente

al

soli

paro

diritto di eleggere e di essere eletto in servigio della

LETTURE DEL KISORGIMENTO.

97

potevate concentrare la

patria. Neil' oscurit de" passati

secoli

municipalit nel vostro ceto

sostenere un'oligarchia;

ragione ha fatto progi*esso,

odierna che rischiara


1

1'

ministro provinciale ha degradati

il

degradarvi ben

e torner a

tosto che le circostanze

favorevoli glielo permetteranno, se persistete.

che esercitate, o

decurioni,

letti dai ministri regi e

illegale

non dalle

La rappresentanza

ed abusiva:

voi

siete

Milano nemmeno vi

citt.

conosce per suoi rappresentanti; e se non

samente

vi dichiara

impetuo-

mo-

dissenso pubblico, esaminate se gli applausi vi

il

la

Europa. Avete voluto, o nobili, degra-

vostri concittadini; e

voi stessi

ma

ribrezzo e sdegno ci che

Vi vuol giustizia nella pienezza della luce

gotico e deforme.

dare

oi'a fa

strino alcuna pubblica confidenza. Se voi insistete sulla pratica,

medesima autorizzerebbe

la pratica

spoticamente su di

purch abbiate

voi.

Se

governo ad operare di-

il

accontentate di essere

vi

de' schiavi sottoposti a voi, sarete voi

della patria. Se scegliete questo


a rovina. I principi!

partito, vi

sociali sono

schiavi,
i

sviluppati nel centro

ropa; la luce dilatasi rapidamente:

il

nemici

annuncio in breve
d'

Eu-

popolo milanese sar fra

pochi anni illuminato, vi chiamer vilissimi traditori del pubblico, vi chiamer....

La mia penna non

anticiper

d'

annun-

ziarvi le qualificazioni che infallbilmente otterrete, se insistete

per un'oligarchia odiosa ed ingiusta. Siate uomini; e se volete

comparire

nobili, siate nobili nei pensieri e generosi nelle azioni;

siate nobili
stizia.
le

Date

pratiche

seguendo disinteressatamente
al
all'

monarca

la

esempio

interesse pubblico

d'ogni idea di ceto:

umano. La

1'

felicit

il

ceto

la

un uomo dabbene

di

pubblica sia la vostra mira;

mortale autore dello Spirito

delie

leggi

per parlare

nome

di

quale instituito
so: le circostanze

il

tutti,

che

principii

e delle

Spogliatevi
il

genere

la ragione

e d'essere

dini contemporanei dell' autore Dei delitti

gnit conveniente al popolo

pregiudizi

della provincia.

virt vi guidino. Mostrate di conoscere

scelti

ragione e la giu-

di sagrificare

dell'

im-

degni citta-

pene. Cittadini

parlate colla verit e di-

rappresentate e per bene del

governo. L' esito non in vostra mano, lo

potrebbero

rendere vane

per ora

le

vostre
7

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

98

Ma

cure.

sempre

star

vestigio di quanto ora farete. T semi

il

della verit annunciata dalle autorevoli voci vostre germoglie-

ranno, e

dura

nomi

degli uomini, e la storia ne passer

memoria

la

saranno ricordati con gloria in sino che

vostri

racconto

il

pi tardi nipoti.

a'

Che

se per imperizia, per

tradendo

s'

veduto

se trascuraste

custodita da un corpo
propriet,

e obliquit traviaste^

fausto,

si

costituzione

per cui sia assicurata la

modellata suU' esempio

costituzione

che da secoli

procurare una

di

indistruttibile

la-

occasione; se

bella

si

un momento

sciaste fuggir infruttuoso

non

dappocaggine

perdendo una

la patria e

quella dei

di

Paesi Bassi gi lodata e conosciuta degna di servir di modello

ad

altri stati

del

re

Leopoldo

proporgli le nostre brame


i

mali che continuer a far per

riale.

Voi

stessi sarete autori d'

carnificina dei vostri

invita

ci

avvenire

1'

giacch

tutti

potere ministe-

il

una rivoluzione funesta

concittadini,

va sempre a terminare;

non rimota. Voi

medesimo, che

ii

voi stessi sarete gli autori di

e della

dispotismo cosi

il

chiunque ha occhi ne scorge l'epoca

tradito la patria e

stessi avrete

un

re che

si

fida di voi e vi cerca consiglio.

XX.
Alessandro Verri.

Al Pantheon.
Dalla sesta, nella parte seconda, de
l'autore imagin le

ombre

polcri degli Scipioni,


po' innanzi la porta

scoperti

in

Roma

notti

romane. Nella parte prima

romani a colloquio intorno


l'

a.

se-

1780 su )a Via Appia un

San Sebastiano: nella seconda inaagina che un postero

interlocutore guidi le

confrontare

Le

degli illustri

ombre

l'antica e la

al

lume

moderna

nel 1792, la seconda nel 1804.

della luna

urbe.

La forma

per

La prima
e

il

colli e

parte

colorito di

fu

rioni

pubblicata

quello

spiri-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

99

tualismo fantastico d'oltretomba che invalse su la fine dfl secolo; sente del

Monti e pressente un poco dello Chateaubriand: sostanza la ingloriazione

romana:

della umanit e giustizia odierna contro la violenza

d'allora pi d'una

depressione italiana

fine al colloquio qui riportato

maggiore opera
ispagnolo,

in

di

A. Verri

due o tre volte

fu voltata

popolarmente

tra noi, e fu quasi

certo in

ha ragione V ombra di Marco Bruto. Questa

tedesco,

inglese, in

che in quella

il

inopportuno, e

volta

olandese:

in

letta

fino

in francese; e in

moltissime edizioni ebbe

poco

dopo

18-10.

il

Le

imagini o busti indicati a pp. 101 e 102 sono di Camillo Rusconi scultore

milanese morto nel 1723, Annibale Caracci pittore bolognese m. nel 1309,
Raffaello Sanzio d'Urbino m. nel 1520, Flaminio Vacca scultore

romano

m. nel 1600, Antonio Sacchini napolitano musicista m. nel 1786, Arcangelo


Fusignano m. nel

Gorelli violinista di

m. nel 1782, Raffaello Mengs

1713,

Pietro Metastasio

d'Assisi

Aussig (in Boemia) m. nel 1779, Nicol

di

Poussin pittore francese m. nel 1665.

Le

larve tacite

incominci

il

volsero per la Flaminia Via.

si

suono misto delle

r aura, quand' elle osservarono


quali surgono ne'
le abitazioni de'

non

della via,

percossa:

volte
cosi

pur

fra tutti

gli smisurati

saziavano

nella

contemplare

di

quale

come essa avea

ergea maestosa

si

ben presto
ad agitare

fastosi palagi

contro

resistito

la

Colonna vinci-

quella

il

fortunate

le

fulmine

all'ira

1'

ha pi

de' Barbari,

del cielo. Ella sola

monumenti rimane ancora nel suolo antico

che

trapassata la met

veggono scolpite

si

M. Aurelio imperadore. In vano

di

Ma

diverse

di quella, certo pi vasti e pi alteri

Camilli e degli Scipioni.

si

trice del tempo,

imprese

lati

voci loro

in cui

fu collocata, siccome ne fa testimonianza la sua base in ninna

parte avvallata.

per gli spettri

veramente sulla terra


verso le magnifiche

divenuta

la

loro.

mine

stanza dei

si

Quindi

compiaceano
io

della Basilica di Antonino. Ella, ora

pubblicani ed ingombrata in ogni aula

di merci,

parea strano e

tristo

ludibrio

maestoso

dell' atrio,

nel

quale

pur ora stanno

greco

stile,

di spaziarsi

m' inoltrai nella citt

mal, diceano

le turbe,

di

fortuna.
le

L' aspetto

colonne di

convenirsi alla vilt di quel-

mormorio della moltitudine loquace, e per


declinai a destra incamminandomi al prossimo delubro delle
r uffizio. Crescea

il

Terme

M. Agrippa, veggendo

quale io

il

sperai dovessero

moderarsi tante querele.

Come,

se all'

da lungo tempo

improvviso giunga in porto una nave creduta

apparve queir

concorrono

naufragata,

pelaghi

in lontani

genti bramose di rivederla, cosi le ombre

monumento. Stettero poscia immobili

illustre

contemplandolo; nel qual silenzio era manifesta

tacite

le

adunavano quando

si

raviglia estrema di cui erano ingombrate.

Le tenebre

ma-

la

della notte

recavano maestosa melanconia all'ampio vestibolo del tempio:


il

di

venerevole

aspetto

delle

sue pareti
e del

di vittime arse,

templazioni. Sembra

animo

che

occupavano

la

pura

si

dove non giungono

dicatrice. Eglino in placido


delitti,

godeano

incominciavano
lersi

le travi

le

sem-

le flebili

augusto portico,

scordevoli de' loro

il

le

ornamento sembravano

le

plumbee lamine

vestibolo,

loro

un fosco tugurio

quali

ora

le

Affrica

al

di

travi cosi private di

Non

villereccio.
le

sue metalliche

manifestamente erano diverse


certo io era consapevole

Genserico re dei Vandali depredate


all'

superiore con-

vece pareano loro

in

del

preziose delle antiche.

rono poi nel tragitto

gi

bronzo prezioso, del

simulacri nel portico, non pi

impste al tempio,

Ma

considerazioni. Quindi io sentiva do-

del portico erano coperte e la

poi

in quella

serena innocenza.

misero tetto a cosi augusto edifizio

meno

preziose colonne

le

percosse della giustizia ven-

la tranquillit della

fuori. Nell'interno

di severe con-

sonno immersi,

Ora

antico incenso

sangue umano

di

vessit del tempio tutta risplendea.

pi vedeano

dell'

nell'

alcuni spettri perch non vedeano

quale e

illustre

la ricordanza di quegli splendidi riti, che

ricoveravano contaminati

soglia,

nome

mente

ancora suoni fra

brano presenti. Giaceano alcuni plebei


quali

il

dell' atrio, il colore fosco delle

che fa testimonianza del vapore

fumo

cosi neir

colonne,

egiziane

Agrippa scolpito nella fronte

le

nel

avea,

mare

che

che

naufraga-

di Sicilia.

La qual

tradizione delle storie io tacqui per non porgere nuovo alimento

a quella amara tristezza.

N tampoco

ed a quale effetto fossero divelti

g'

manifestai in qual

modo

inestimabili bronzi, perch

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


non isperava

addurre

poterne

di

Fui pertanto sollecito che

giustificazioni.

turbe entrassero nel tempio, sendo

le

ad ora tanto illeso da recar loro consolante ammirazione.

fino

101

accette

loro

quando

fu questa lusinga fallace, poich,

elle videro in

colonne ancora lucenti


bianti

ciascheduno

di

mesto considerando
l'

1'

ogni

marmoree
dell'antico splendore, apparve ne' sem-

sua parte salvata fra tante ruiue^ la sacra mole e

manifesta

ampia

allegi-ezza.

Io

le

rimanea

solo

volta, la quale poc' anzi tinta del-

antico vapore dei sagrifizi conciliava pietosa contemplazione,

ma

ora tersa di candido

ornata delicatamente,

erano cosi

lieti

dopo

incontrarsi,

d'

avea perduto, quasi matrona

colore

Ma

suo contegno decoroso.

il

e di tante fortune, in quel celebrato

Romani

rivolgere di tanti secoli

il

che non po-

tempio,

lor

neano mente a questo mio doloroso pensiero. Stavano anzi intenti a

paragonare

stato primiero.

ornamento
d'

La

delle

immagini

quelle dello

d'

uomini

con

gli occhi

me

pur

ma

magnanimo nome

il

disponendo

tacito,

Tullio

mi

interrogandomi in questa guisa

porta

erette

mostra-

si

fatto silenzio spontaneo,

favellassi; e

aspettazione. Io rimanea

rit,

nuovo

chiedevano parole convenienti a quella

fisi

imminente discorso;

il

moderni

illustri

ogni intorno alle interiori pareti del tempio. Gi

vano desiderosi ch'io ne

l'

con

consuetudini

presenti

le

pi notabile delle quali sembr loro

vi trasse

Camillo?

di

Chi

Ed

pensieri al-

con la sua autocostui

quale

il

io risposi

Egli

scultore orn questa citt con le opere sue, e qui rimane questo

simulacro in segno della sua fama. Eccoti pur altro chiaro artefice
il

per

le

tavole maravigliose

da

lui

dipinte,

il

quale ebbe

tremendo nome del vostro implacabil emulo cartaginese. Vedi

ch'egli

si

chiam Annibale;

ma non

r arte sua fu anzi nemica delle


suete discipline.

Mira presso

lui

te

ne sdegnare, perocch

armi, siccome tutte

questo

le

man-

nomato Rafaele, nel

quale adun la natura liberale tanta copia di doni, che per lui

rinacque

speranza

mentre
porta

1'

arte e la gloria de' greci dipintori, ed spenta ogni

di

mai pi trapassarlo: tem d'essere vinta

egli visse e di

nome

illustre

morire

fra

voi,

con

lui.

Eccoti

altri

la
il

Flaminio, pure scultore.

natura
quale
Questi

LETTURE DEL RISORGIMENTO,

102

non

lungi, che

ha

il

nome

del triumviro Antonio, cittadino par-

tenopeo, maraviglioso inventore di canto


le

genti celebrato.

un chiaro nostro
plettro.

ritrovatoi-e di concenti deliziosi sulla

Quindi mira

da questa

eroico e pi'esso tutte

sguardo a questa immagine di

lo

quale pur qui ha monumento

lira, il

tito

Or volgi

vita,

per

pi in alto un romano poc' anzi par-

ivi

quale con voce greca

il

moderna

dolcezza del suo

la

appella Trasfor-

si

da umile fortuna emerse ad altissimo decoro.

mato, perch

L' unica soavit

de' suoi

emuli

versi,

de' concenti

musici, gli

ammirazione non anco da

altri ottenuta, cio

da' grandi insieme, dal volgo e da' sapienti.

Vedi nelle sue sem-

fece conseguire

bianze spirare quel medesimo affetto del quale son caldi


volumi. Viveranno perpetui, se non
grata disciplina: che se
delle armi,

il

il

perda

si

vostro idioma

metro. Eccoti quelli che

a'

tempi

suoi

mondo ogni

diffuse col terrore

si

con

penetra ne" cuori

nostro

nel

g'

incanti del suo

furono barbari, qui ora

tuoi

celebrati per alto stile nelle dipinture. Questi, che pur Rafaele
si

appella, procur innalzarsi

Germano; ma

gloria

alla

versale di nobili arti, emulando

opere sulle quali

il

pi

nome. Fu

tempo non istender

1'

uni-

dipintori, lasci

illustri

Quegli che l vedi nacque nella Gallia,


il

tanto

di

in questa patria vostra, or divenuta scuola

ombra delP oblivione.

ai

tempi vostri feroce:

suo pennello maraviglioso fu rivale de' primi, ed a ninno se-

condo. Tutti per fine questi simulacri

sono di

tere, in discipline, in studi liberali, famosi.


ria, la

quale presso voi era conceduta soltanto al ferro distrug-

gitore, noi

serbiamo alle grate opere

a micidiali eroi ergiamo immagini


a quegli ingegni celesti

la ferocia de' costumi

li

di artifizi innocenti.

entro

quali con

rendono

pacifici templi,

coli della sociale

Certo

egli

benevolenza.

Non

ma

soavi prestigi temperano


delicati.

allettamenti, penetrando nel petto de' mortali,

viso

uomini, in let-

per quella glo-

Eglino con dolci


stringono

vin-

proruppe Marco Bruto, mostrandosi all'improv-

uopo che

le arti vostre

sieno tutte molli di oziosa

codardia, perch ninno simulacro ergeste a cittadino illustre per


la difesa dell' imperio.

non avete pertanto nemici

di quello.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


o eglino rimangono vincitori

come esempio da

jDonete,

gloria di quelle arti,

senza

imitarsi

a'

ed

viventi

quali noi lasciammo

le

103

cimenti. Qui pro-

difficili

a' posteri,

la

vinti e scaduti

a'

Greci. Qui in vece di eroi spenti per la patria veggo celebrarsi


citaristi,

musici,

dipintori,

poeti,

de' sensi, e mantenitori

grandezza alla
nazioni.

durevoli n distruggitori

gli

effetti

perniciosi

alla

formidabili le

Lunga pace regna nella

turbata

sia

ma

rende

che

onestamente risposi

nostra Italia, e quando

soave corruttela

alla

grati

disarmato,

eccellenza

fox'za alla

Ed io

ozio

di

non sono n

armi

dalle

quelle;

di

imperocch or

niuna gente in Europa, come per arte sua propria, mantiene


armi

le
il

sole,

n spregiando ogni onesta disciplina di pace tende

turbare continuamente V altrui.

nella forza di quelle da opprimere

Niuna sovrasta cosi


gP innocenti, come

le altre

fu con-

ceduto a voi dalla fortuna complice degl' iniqui disegni vostri.

Tutte vivono in una

armata

pace

ottenga nelle vittorie preponderante

minacciosa; e se alcuna

pongono. Cosi da molti secoli rimangono


mai'avigliose

conquiste

senza

op-

felicit, le altre vi si
g'

imperi nostri senza

lamentevoli

devastazioni.

Le

consolatrici arti, le belle discipline, le utili scienze or sono di-

venute cosi in pregio, che sarebbe presso noi barbaro ed odioso

costume

il

trascurarle.

Mentre

dimostrava la consueta gravit


sorriso

ma

amaro soggiunse

io dicea.
de' suoi

Marco nella fronte

Lodo questa cura

biasimo eh' ella sia sola presso di

Quindi con

pensieri.

voi. Io

delle

discipline,

sono certo, senza

molte considerazioni, che un imperio nel quale non suoni altra

fama che quella di questi monumenti, rimane ludibrio della


Che se voi siete paghi di questi ozi, i quali vi lasciano

fortuna.

in preda agli oltraggi

-severe parole,

potenti

di

invidiabile contentezza.

ed erano

pronti nell' intelletto

convenevoli ad impugnarle.
fine al suo discorso,

offenditori, certo godete

non

Io incominciai a rispondere a quelle

Ma

la

mi fissava con

ritrosa

occhio

strando vie pi r antica sua impazienza

perata ad umile sommissione.

d'

mio

larva,

argomenti

poich pose

dispregiatore,

ogni

mo-

dottrina tem-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

104:

XXI.
Pietro Verri.

Condizione del Milanese


aranti la riToluzione e
Dalla Storia

invasione dei Francesi repubblicani nel

dell'

nese l'anno

1796,

[28 giugno]

e pubblicata la

Mila-

cominciata a scrivere nel 97, interrotta per la morte

prima volta nel 185G.

Maria Teresa

il

Milanese fu tanto felice

possibile di esserlo sotto

il

potere assoluto, poich la

Sotto

quanto

invasione.

l'

il

passione

regno

dell'

di

imperatiice

per farsi

un nome dopo

di

la

spinse a dare ottimi provvedimenti in ogni genere e sgombrare


la barbarie

antica.

maggior perfezione

L'
i

economia pubblica venne portata

tributi ripartiti sopra

alla

un catasto ben for-

mato. L' amministrazione delle gabelle avocata alle mani del


sovrano, e liberati
della

popoli dal giogo

Camera esattamente

leggi uniformi e giuste,

commercio
altri

frutti

delle

loro debiti
terre;

diminuiti-,

alcuni

de' cittadini illuminati e

mate coir abolizione

liberi

introduzione

delli studii e della universit

resi

liberi

cariche non

le

ma

da pregiudizi;

postivi

le

al

aboliti^

tributi

viziosi

simulazione,

dell' inquisizione,

creditori

comunit regolate con

minor danno pubblico;

imposti con

riservate alla ipocrisia ed alla

della stampa e

de'fermieri;

soddisfatti; le

pi

anche

finanze ani-

con una discreta libert

de' libri,

colla fortunata riforma

di Pavia,

con pubbliche biblio-

teche aperte a universale utilit, col porre alle cattedre uomini

nome,

d' illustre

coli'

accordare stipendio

che onoravano la patria senza bigottismo,

onore

coli'

ai cittadini

innalzare osser-

vatori! e corredarli d' istrumenti, orti botanici, teatri anatomici.

venne tollerato, ma posto ia


Toscana invitato a rimpatriare con uguale

Allora Beccaria non solamente


carica; Frisi dalla

stipendio

Parini gratificato

di

una pensione onesta

della

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


cattedra

eloquenza,

di

Sant'Alessandro
clto

Giuseppe

dimenticato. Tanto pu

di

nessun uomO'
sentimento'

il

un sovrano anche non illuminato.

della gloria in

madre

levato

Brera e

di

dettare la teologia dogmatica

il

onesto rimase

10&

dalle scuole

suo

li,

non era men voglioso della

successore,

d'epoca nella storia; ma, allevato

di servire

dal

mo-

scovita Laiis, prese a operare sulle traccie di Pietro Alexiowitz,


e

non volendo che

felici

fare

il

bene togliere

assoluto

abusi

gli

non adoper che

suoi popoli, altri mezzi

come sovrano, ponendo sotto i suoi


Con retto line rovesci

tutto

uomini
:

all'

ateismo.

Intraprese guerre e

disordin'

incautamente

tutto: volendo togliere la superstizione, condusse

principii

rendere-

comanda

piedi tutte le opi-

nioni e costumanze.

gli

e
il

diresse

le

senza

non credeva cBe facesse bisognonon volere efficacemente. Lasci la monarchia

era un ignorante che

a un principe se

degradata, disordinata, in mezzo a pericoli interni e al di fuori.


Il

suo successore Leopoldo, timido

la retta intenzione

libertinaggio
e rassodare
gli

trono vacillante, invit

gravami;

e tortuoso,

che portava

che non aveva

decurioni

le

falsit

la

ultima indecenza, per ricomporre

all'

il

del fratello

suoi

sue provincie ad espor-

Milano segnalarono

di

stati

la

loro-

non chiedere cosa alcuna essenzialmente gioveprovincia, ligi tutti come erano dell' arciduca Ferdicui, come governatore assoluto della Lombardia, con-

incapacit nel
vole alla

nando,

di

viene che io pi'emetta qualche idea, avendo io avuto pi volte

occasione di conoscerlo da vicino.

aveva qualche curiosit nel maneggio della elet-

L' arciduca
tricit, e

molta

ingegnosamente

facilit nell'aritmetica
de' ripieghi

per

e nell'

condurre

imaginare anche

delle

speculazioni

nel rimanente egli derideva sinceramente gli uomini


scienze, e

filosofi

come seguaci

di

singolarmente; che da prima consideravali

vani

delirii,

indi,

zione della Francia accaduta per


odiarli e perseguitarli

avversione pe

'1

dati alle

poich credette la rivolu-

opera loro, pass a temerli

come personali

suoi nemici.

merito letterario sembrava

non essendosi mai accostato

al

trono

insita

austriaco

Questa sua
nel sangue,

alcun

filo-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

106

ed avendo

sofo,

noscenza

russo, Federico

che Caterina, signora

grande,

il

Svezia, ambivano

Stanislao

aver per amici.

di

alti'

onori se non quelli che

che

ambire

de'

principi,

di

nessun

fama che

la

1'

merito

che non tollera

che trasmettono

agli

cesso frequente che avevano

erano padroni

tutta

di

quella

del

altri

di Leopoldo al soglio, invitati

che

mente

debole corpo

il

ci che, all'

popoli ad esporre

Inalzamento

lontana

la

accrescimento

di

che assicurasse
tributo

una

testo

non venisse
leggi e

tolta

le

nessuno,

1'

se

non

dipendentemente

costituzione, che, rappre-

elezione temporaria dei deputati del po-

somma,

antichi mali del dispotismo ministeriale

e profittare

di

de' Paesi Bassi, pe

un principe intimidito
'1

dell'

per

l'

di togliere gli

della oc-

aperta rivolta

fermento gi manifestato nel regno d'Un-

gheria, per la guerra

apparenza

stati,

verun pre-

polo, da essa fosse custodita; in vece, in

casione unica

approva-

degli

la libert sotto

dal regolare processo;

sentando per libera

1'

costitu-

fortune col proibire ogni

non previa adesione

se

che per costituzione impedisse che


<3alle

pi

ugual-

limite

provincia,

limite che con

zione impedisse la creazione di nuove leggi senza


stati,

invece di domandare un limite al potere

afflisse

utile al trono ed a' sudditi,

zione degli

bisogni e

vennero trascelti per questa importantis-

sima commissione;
che

ad un

questi

opportune, miseranda cosa!,

ti'ovassero

inetti fra' decurioni

ministeriale

ceto coli' ac-

loro

municipalit,

Accadde per

decurionale a loro talento.

riforme

nomi

arciduca: onde que' pochi aulici

all'

cenn, ad un' occhiata del principe, volgevano

le

posteri

a'

era tratti intorno uomini

primeggiare. Alcuni di costoro erano

il

imponevano

decurioni, e ne

s'

poca penetrazione, nella compagnia

di

di

venisse dall' edu-

ci

monarca ha compartiti, anzi


acquista per mezzo di uomini

arciduca Ferdinando

de' quali trovava facile

impero

il

veri conduttoi'i

far co-

di
dell'

Polonia, Gustavo

di

vero da un poco raffinato orgoglio

cazione,

che sono

Giuseppe evitato

ne' suoi viaggi

co' filosofi illustri

infelice

antico rivale,

il

del

Turco,

per

re di Prussia,

la

minacciosa

per tante an-

gustie costretto a nulla ricusare ai popoli per ricomporli nella

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


fede-,

deputati ignoranti, non

'uandare

riflessivi,

vane decorazioni pi insulse

le

dell'

frivole

da

eto, con manifesta indignazione del popolo


dito. I deputati di

107

limitarono

si

essi

diminuite

partecipare al governo

di

loro

cosi

tra-

teressi della lor patria-,

di lui,

ot-

ducato, di vedere

quel

gravezze, aboliti alcuni

le loro

del

Mantova, perch non pendevano dall'influenza

arciduca, se bene soggetti del pari al governo

tennero di

do-

ti'ibuti, e

fecero gl'in-

qual paragone alien pienamente la

il

confidenza de' milanesi verso de' loro decurioni.

Mentre queste cose accadevano in Milano, scoppi in Francia la rivoluzione. L' audacia dell' impresa, la generosit

nazione ed
bili

una corte depravatissima,

torti d'

oppressori, la verit luminosa

nemente proclamati

campagna, uno

no-

solen-

che da principio

spirito di filantropia benefica

movimento,

diresse quel grande

uomo

accarezzare anche agli uomini di

fatti

dell'

de' diritti

della

gli abusi de'

le

luminose verit che

darono sviluppando nella Convenzione sulla scienza

s'

an-

sociale,

furono un avvenimento che risvegli l'Europa, e riscosse l'am-

mirazione

de' saggi, e

volgari, rallegr
il

cagion uno sbalordimento negli uomini

volgo per da noi, che aveva

he

il

dispotismo

turb

filosofi cospiratori e

di

Giuseppe aveva

cangiando violentemente
il

Quando
1'

si

non disprezzare

nella Francia

desse una umiliante lezione

tocc la religione, quando

si

patibolo un

re

non crudele

i quali,

seguendo

fili

dal popolo rimediare

si

anche

loro sudditi.

ereditaria nobilt, quando, finalmente,

favorevole alla Francia

usanze

antiche

le

gli oggetti pi cari e venerati,

volgo vide con piacere che

ai principi d

degl'insulti

massa degli

alla

fatti

uomini, costringendola ad abbandonare

Anche

clero.

il

memoria

la fresca

si

n sanguinario,

restrinse

ai

soli

s'

abol

condusse A'ittima al
allora

il

partito

uomini illuminati

della rivoluzione, conobbero noi potersi


ai

della loro origine senza

molti

dall' antichit

abusi consacrati

una smossa generale; non

potersi ro-

vinare r antico edificio senza poi rimanere esposti alle ingiurie


della nazione,

anzi che

il

nuovo venisse costrutto;

avvenimenti essere inseparabili

le

irregolarit

ne'

delitti

grandi
e

gli

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

108

una

orrori d'
l'

d'

un potere

Lo

come un
quale camminava

filosofi

traverso del

sincera fondata sulle leggi, e

rimanente

dell'

avrebbe goduto
popolo

frutti

lumi sopra

s'

aggiunse

1'

loro

Europa senza suo danno

in

obbligando col timore

diritti,

sprezzati

nello

popolo a una libert

il

con ingiustizia.

retti

non venissero

loro sudditi

questo

ostinazione dell' arciduca nel rimirare come ne-

mici gli uomini clti e


oppressione

Francia

inevitabile

quella rivoluzione, diffondendo nel

di

suoi

orrore

dal-

esaltato

un nuovo or-

consolavano considerando che

si

uman genere

monarchi a meglio vegliare perch


n oppressi n

d'

stato del disordine passeggiero della

consideravano

stato a

il

dittatorio

odio dell' antica oppressione e dalla smania

dine di cose.
lo

anarcliia

coli'

illuminati,

incarcerare

nell'

usare indirettamente

degl' innocenti

opinioni, la violazione

del

diritto

sul

dubbio

delle genti

delle

colla sor-

presa fatta a Semonville che passava sulle terre delle Leghe


Grigie nostre confinanti,

la

ingiusta condotta di vietare

troduzione de'fogli francesi permettendone

a'

l'

in-

suoi favoriti l'in-

troduzione della quale facevano un'insultante mostra, la sciocca

perseveranza di far riempiere

nostri giornali di favole e ca-

lunnie in dileggio dei francesi: tutte

vano sempre pi

porzione

la

rendevano spiacevole

il

le

quali cose

pi ragionevole

indispetti-

de" cittadini,

governo austriaco.

XXIL
Carlo Botta,

Umori

utopie in Italia nel 1793.

Dal libro in della Storia


era egli stesso

Lombardi
il

di

il

d' Italia

1789

dal

Botta. Pubblic nel 1797 in

una maniera

di

governo

suo biografo Dionisotti (Torino, 1867)

loro scopo dovesse essere di migliorare

al

18 14.

Degli utopisti

Milano una Proposizione ai

libero. Egli additava

scrisse

principal

ai legislatori

che

costumi, procurare

il

amore

alla

LETTURE DEL RISORGIMENTO,


virt; di un

vma vera

una significazione reale

societ; dare

allora non l'aveva; fare

degli Aristidi scacciati,

ed inaspriti,
i

una rivoluzione

il

il

Lombardia divenisse

la

fin

uomini da bene fossero


l'asilo

riposo degli uomini agitati da tante rivoluzioni

ricovero ed

Lombardi quasi come

che

alla parola patria,

cui gli

per cosi dire, di amare: onde

costretti,

109

aggregamento d'uomini viventi senza vincolo comune fare

conforto di tutti gl'infelici; e che servissero

il

di argine per arrestare

che minacciava di allagare e disertare

tutto

il

torrente della corruttela

mondo

il

Pi proponeva

una specie di legge Uainia: che dei beni della nazione certa parte fosse
assegnata alle famiglie bisognose con
zionali

non bastassero,

si

perpetua

ove

rotazione:

aggiungessero quelli delle

comunit

beni na-

religiose, e

finalmente anche beni spiccati dalla propriet dei ricchissimi: con formazione di colonie agrarie fornite degli instrumenti del lavoro (capo v

Gli uomini

erano generalmente divisi in due parti, quelli

si

che parteggiavano pei governi


quelli

che parteggiando

nello stato. Fra

pei

fra

vecchi detestando
francesi

le

desideravano

primi alcuni cosi opinavano

cuni per superbia, alcuni

numerosi

quali chi per tenerezza

per fedelt, al-

Erano

per interesse.

verso

novit, e

mutazioni

fedeli

le

esperienza delle

azioni

umane,

numero

il

dei

famiglie

gnanti, e questi erano pochi; chi per bont di giudizio

vano

superbi osservavans principalmente


di

nobili,

mescolavansi

Per interesse poi aborrivano

che vivevano del vecchio,

e questi

lo stato

Si aggiungevano

si

il

nuovo

amor

credito

ma-

tutti coloro

non equalit,

la

libert

godessero o sperassero gli stipendii.

prelati ricchi ed oziosi, per interesse,

popolari e buoni, per

pi.

erano numerosissimi: a co-

storo poco importava la equalit o la

o la tirannide, solo che

anche non pochi

popolani che volevano diventar nobili od almeno tenere


gistrati.

re-

per

che teme-

nobili,

perdere in uno stato popolare V autorit ed

loro: tra questi, oltre

pi

quali era pi

largo; e chi finalmente per consuetudine, e questi erano

Fra

).

preti

della religione. In tutti poi operava

una avversione antica contro

francesi,

nata

per opera dei

governi italiani, sempre sospettosi della potenza di quella nazione e del suo appetito di aver signoria in Italia.

Di

tutti quelli

che fino a qui siamo andati descrivendo, al-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

110
cuni erano

uomini intelligenti

quali aiutavano

poi

governi, alcuni disutili, alcuni dannosi. Gli

utili ai

utili ei'ano gli

di stato e pratichi del

mondo,

principi coi buoni consigli. Utilissimi erano

preti popolari, ed

popoli da

ammaestrati. Solo

loro

sarebbe desiderato che avessero usato maggior temperanza

si

nel

dire; perch, magnificando di soverchio le cose di Francia, sce-

mavano appresso

a molti

fede

parole loro, ed operavano

alle

che non credessero loro neanco la verit. I disutili apparivano


gli

amatori teneri delle persone principesche,

soliti

nella fortuna prospera ed a piangere nelT avversa,

erano

nobili ed

pi sicuro lo stato
far
Il

argomento

di

prelati ambiziosi,

loro

dannosi

quali credevano di render

coli' esagerarlo,

proponevano

si

di

gran fiducia con mostrar maggiore insolenza.

non pareva buono

frenargli

ad adulare

perch temevano e di

ai govei'ni,

alienar coloro di cui avevano bisogno e di mostrar debolezza ai


popoli. L'odio di costoro principalmente mirava contro gli uomini

della condizione mezzana,

quali supponevano dottrine per

nei

lettura, orgoglio per dottrine, autorit col

popolo per contatto.

Gli uni chiamavano gli altri ignoranti, insolenti, tiranni; gli altri

chiamavano
ad

giacobini; e tra mezzo

gli uni ambiziosi, novatori,

ire si sfrenate,

non trovando

dotta la discordia nello stato,

gli

si

animi moderazione ed intro-

preparava

1'

adito ai forestieri.

Ora, per raccontar di coloro che inclinavano ai

almeno desideravano che per opera

loro

si

nello stato, diremo che, per la lettura

dei

Francia era srta una setta

lenti

ed inesperti

una era novella


gli antichi

migliori,
sofiche,

di queste passioni

e prepararsi

libri dei

quali, si

filosofi

di

come benevo-

umane, credevano esser nata

un secol

d' oro.

Costoro, misurando

le riforme.

pi generosi uomini;

Questa esca aveva clto

e, sf

che son vere in astratto,

come

le

speculazioni filo-

allettavano

portavano opinione che a procui-ar l'utopia fra


si

od

governi solamente dal male che avevano in s e non

desideravano

dal bene,

di utopisti,

francesi

facessero mutazioni

gli

animi, cosi

gli

uomini non

richiedesse altro che recare ad atto quelle speculazioni, per-

suadendosi, certo con molta semplicit, che la felicit

umana

potesse solo e dovesse consistere nella verit applicata. Atteso

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


che

iioi

Ili

governo della repubblica pareva loro assai pi con-

il

iorme a quelle dottrine filosofiche che quello della monarchia^


per la repubblica: ognuno voleva

parteggiavasi genei'almente

ognuno

essei'e,

vantava

si

di esser repubblicano,

governo della repubblica.

del

maniera

statuito questa
alle

di

amatore

cio

francesi avevano a questi tempi

governo:

che die maggior fomento

il

nuove opinioni, trovando esse appoggio in un

fatto che,

ve-

duto di lontano e consuonando coi tempi, pareva molto allet-

Queste radici tanto pi facilmente

tativo.

profondamente

e pi

allignavano, quanto pi trovavano un terreno bene preparato a


riceverle ed a farle

della

Roma

memoria
si

mavano

prosperare, massime in

delle cose antiche.

Le

cagione

Italia,

della

storie

Grecia

e d

riandavano con diligenza e maravigliosamente infiamanimi. Chi voleva esser Pericle, chi Aristide, chi

gli

Scipione; e di Bruti non v'era penuria. Si come poi un famosofilosofo francese

aveva

scritto

che la virt era la base delle

repubbliche, cosi era anche nata

mente non

pu negare, ed

si

non vogliamo, per quanto sta


nino coir andar dei secoli le

la

moda

della virt.

Certa-

posteri deonlo sapere (poich

in noi, che le opinioni

che

virt),

contami-

gli utopisti di

quei

tempi, per amicizia, per sincerit, per fede, per costanza d'animoe

per tutte quelle virt che alla vita privata

non siano

pi tosto singolari che

stati

rari.

si

appartengono,,

Solo errarono, perch

credettero che le utopie potessero essere di questi tempi, perch


si

fidarono

uomini infedeli

di

mini che erano

la

sentina de'

Costoro, cosi affascinati


ai disegni dei

sguito
stesso

in

visavano

perch supposero virt in uo-

come erano,

offerivano fondamento-

repubblicani di Francia, perch avevano

Italia;

modo.

vizii.

ma

fra

di

non

loro

pi temperati, ed erano

non doversi

muovere

quietamente quello che portassero

cosa
i

il

tutti

molto-

pensavano allo

maggior numero, av-

alcuna ed

aspettavano

tempi. Altri, pi audaci^

opinavano doversi aiutar l'impresa coi

fatti; e

per

s'allega-

vano, tenevano congreghe segrete ed avevano intelligenze in


Francia, procedendo, a fine di un bene immaginario, con modi

degni di biasimo.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

112

come

tutti questi,

perversi,

di virt, di repubblica,

avvenire,

suol

quali celavano

rei disegni

di

magnifiche parole

uguaglianza. Di questi

arricchire;

altri

mai abbia maggiori dimostrazioni

altri

patria, che costoro facevano. Essi soli erano


tuosi, essi

patrioti

ed

uomini

accostavano

avidi,

gli

gli

amici della libert; e nissun creda

ambiziosi eran diventati

che

di

libert,

alcuni volevano signoreggiare,

s'

sotto

fatto

d"

amor

zelatori, essi

di

vir-

poveri utopisti eran chiamati aristo-

un orribil avvenire; imperciocch


non solamente pronosticavano mutazioni nello stato vecchio,

crati: accidenti tutti pieni di

ma

ancora molto disordine nel nuovo.


I

buoni utopisti intanto non

si

svegliavano dal forte sonno

e continuavano nelle loro beatitudini: non che scusassero

enormit di Francia, che anzi

le

fra breve dover cessare per far


blica.

Fra loro

detestavano,

luogo

alla

migliori e quelli che non

grida sapevano che non

si

poteva mutar

calamit, n ignoravano che

la

lo

ma

le

stimavano

felicissima repub-

andavano

presi alle

stato senza

molte

presenza in Italia di una gente

inquieta non poteva portar con s se non un diluvio di mali;

ma

si

consolavano col pensare che

francesi,

come

incostanti,

avrebbero finalmente lasciato Italia in balia propria e con quel

reggimento politico che pi

aggiungevano

altri stimoli:

si

certamente bisogno di riforme

qualunque

fosse

il

modo

di

desiderava.

credevano
;

ma

tutto

questo

si

governi italiani aver

molto pi ancora credevano,

governo che

si

avesse ad ordinare,

che r Italia abbisognasse di sottrarsi a quell' impotente giogo

a cui era posta da tanti secoli e di risorgere a nuova vita ed


a nuova grandezza; nel qual pensiero erano infiammatissirai.
Spargevano esser venuto il tempo che Italia pareggiasse Germania e Francia per potenza, come le pareggiava per civilt]
e per dottrina; dovere F Italia moderna assomigliarsi all'antica;'
quei governi vieti ed umilianti non esser pari a tanto disegno;
quelli

spartimenti di

stati

essere

pregiudiziali alla

denza; assai e pur troppo aver corso


l'Italia;
sieri; ora

doversi

indepen-

forestieri a psta loro

finalmente alzar l'animo a pi

dovere questa nobile provincia aver

tali

larghi pen-,

condizioni,!

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

113

che la speranza della debolezza sua non dia pi ai forestieri


ardire di assaltarla;

poich la libert comune non

poteva

si

conseguire se non con un rivolgimento totale, cosi questo doversi meglio desiderare che

fuggire.

che montare mali pas-

Benediranno, aggiun-

seggeri in soggetto di perpetua felicit?

gevano, benediranno

posteri con infinite laudi coloro ai quali

non rifuggi l'animo d'incontrar mille


a calamit senza

Era

fra

soggettarsi

di

una rara spezie: quest'era

zelatori di novit

buoni costumi

ecclesiastici di

pericoli,

per creare un beato vivere air Italia.

fine,

profonda dottrina,

e di

di

quali,

nemici alla potenza immoderata dei papi che chiamavano usurpata,

s'

immaginavano

che,

come

in Francia essa era stata di-

strutta, cosi sarebbe in Italia, se

questi pareva che

il

francesi vi ponessero piede.

governo popolare politico molto

si

con-

facesse con quel governo popolare religioso che era in uso fra
i

cristiani nei

accordati

tempi primitivi della chiesa. Gridavano

essersi

papi coi re per introdurre la tirannide nello stato

e nella chiesa;

doversi

libert con ritirare

1'

accordare

popoli

uno

1'

altra verso

per introdui'vi la

suoi principii. I gio-

vani allievi delle scuole di Pavia e di Pistoia avevano e pro-

pagavano queste

dottrine.

Fra

vecchi poi ve

n'

de' pi pertinaci nelle opinioni loro; e questi, per

avevano grandissima, mettevano divisione

tutte queste sette

vogliam

dire,

si

erano anche
autorit che

1'

fra la gente di chiesa.

aggiungeva quella degli ottimati o

per parlar secondo

la quale, avida anch' essa del

tempi, la setta aristocratica;

dominare, e nemica ugualmente

all'autorit reale ed all' autorit popolare, sperava che in


alle turbazioni potesse

avvisavano che

lo stato

crazia, per r autorit


le dottrine, la

sorgere

la

popolare

si

sempre

all'

aristo-

ricchezze,

le

esperienza e la celebrit del nome; e non dubil'

autorit reale e male ordinata

quella del popolo, avesse a nascere


il

volge

che danno necessariamente

tavano che, debilitata o spenta


quale

mezzo

sua potenza. Questi settarii

1'

anarchia,

popolo suol sempre ricorrere

all'

per fuggir la

autorit

dei

pochi.

Fra questi erano quei nobili massimamente, che, ragguardevoli


per ricchezza e per virt, non tenevano

magistrati

se

ne

LETTURE DEL RISORaiMENTO.

114

vivevano lontani dalle

come

corti.

Desideravano

novit; ma,

le

erano astuti e pratichi del mondo ed anche

che

quelli

pretendevano dignit ad ogni proceder

non macchinavano,

loro,

anzi se ne stavano in disparte ad aspettar quietamente quello

che la fortuna

vano che a
cessit,

cacciasse avanti; imperciocch non ignora-

si

chi comincia

senza

loro dominio.

nissuna
Cosi

sempre mal

n'

incoglie

e che

ne-

la

cooperazione loro, avrebbe indtto

costoro

aiutavano

n disaiutavano

potenza reale che pericolava, ed aspettavano

il

la

la loro esaltazione

dalla potenza popolare che loro era nemica.

XXIII.

Pietro Verri.

Opinioni e sentimenti su la rivoluzione francese.


Dalle Lettere [al fratello Alessandro] pubbl. in Milano nel 1881.

8 dicembre 1792.

Nessun gran cambiamento


grande

molti disordini.

mai accaduto senza una scossa

francesi unanimi

nuovo ordine

pegnati a sostenere

il

trovano buono pe

loro stato, ed io

asserire che

non

"1

una massa cospicua

insensata,

non

s'

hanno

a questa parte. Essi


tere assoluto,

hanno

hanno disarmato

accorga

offeso

offeso

tutto

essi

tutti

da

corpo

po-

del

ecclesiastico

ricco,

padroni del genere umano; e questi sicura-

ove dominano, che guida alla ricerca del vero, n


i

progressi

de' principii

son giuste, non certamente per mancanza


di

tempo,

ma

ne" paesi

trascurano

disastrosi

tuale ordin sociale. Eccovi le mie massime in astratto

o di contenzione o

anni

tre

depositarli

mente non conservano quella tranquilla imparzialit,


mezzi per impedire

lo

una nazione che

d'

infelice

essere

il

mostrano im-

dunque

non ho fondamento per

uomini,

d'

d"

si

di cose;

d"

amore

ali"
:

se

del

at-

non
vero

per difetto della mia mente.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

Amo

la quiete; desidero di

cuoi'e

che

115

paese nel quale vivo

il

e quello in cui siete voi

non soffrano scompiglio; nia

timento non influisce in

me

volgo milionario, dice che

sono molto fanatici:


iintifona

sulla ragione.

sono

filosofi

volgo,

II

canaglia,

sen-

il

anche

non posso salmeggiare in coro a simile

io

taccio e credo

d"

aver fatto tutto quello che

possa

si

mai esigere da un uomo ragionevole. La mia professione


fede in questa materia : che la tirannia
sia ella esercitata

tata

che

gli

ed hanno

che non
rienza

non

mi ha

che

eserci-

mossa da invidia n insulta

uomini anche poveri sono della nostra fami-

lo stesso

che abbiamo noi alla felicit;

diritto

di spregevole,

v'

di

un male gravissimo,

da uno o da pochi o da molti;

da molti dura meno,

la virt;

glia,

il

francesi

abbietto, che

di

vizio.

il

pi ragione virt

fatto trovare

L'espe-

merito nelle

persone popolari; e ne' nobili ho trovati vizii mascherati.


30 gennaio

La

il

timargli la

ribrezzo.

fa

scoi'tar lui e la

morte se ritorna,

offende il vinto

sparso senza conoscerne


d' eccitare la

vendetta

famiglia al confine, in-

trimestre. Allora anche

ad ammirare

non teme

di lui.

Ma

anzi

con

la necessit,

al di fuori e la

tal

con-

questo sangue
vero

compassione
Il

pericolo

al di dentro

tempo scoprir

se v' era motivo bastante. Colla sola preponderanza di

una

generosa nazione,

la

e l'odio contro ai giudici... non la capisco.

voti decidere

stato

un largo assegno annuo,

fissargli

una cassetta consegnargli un

trarli sarebbero stati costretti

che non

Quanto sarebbe

comparire colpevole colla pubblica-

farlo

zione delle carte, indi

in

mi

catastrofe del re

nobile e politico

179.3,

cinque

causa! non la capisco.


6 febbraio 1793.

Mi ha rivoltato 1' animo la condotta de' francesi col


non era legalmente provato colpevole. Quand' anche
stato, era inviolabile.
si resi

La morte pu

nemici non pi

carneficine de' primi

sovrani

giorni

di

re.

lo

Egli
fosse

essere fatale alla Francia, che

ma

popoli, inorriditi dalle

settembre e da questa

umana

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

116

vittima scannata senza nessuna opportunit. Io tmo che l'as-

semblea perda
lato uomini di

ma

rimane

la riverenza del popolo; e allora lo stato

una desolazione

in

irreparabile. Nella

sommo

Convenzione hanno par-

merito, e schiarite tutte le grandi verit;

popolo o per

la pluralit, o per vendetta o per timore del

motivi poco plausbili, ha voluto questa estremit.

altri

XXIV.
Lazzaro Papi.

Napoleone Buonaparte.
Dal libro v dei Commentari della rivoluz.

Luigi XVI

Pellet, in Varits rvolutionnaires

Fa prova

cosi giudic:

fa.

La prima parte su

che mostrano

chiariti

uno straniero abbia

sorpresi che

Commentarti

r occasione

considerazioni

uh fu

di far la corte a un'opera

Nacque

assai pi
tale

egli in Aiaccio

primo ordine

madre Letizia

al

messo a instanza
spese

dello

stato

stampato un mal giudizio, nel-

nuova piena

di preoccupazioni.

il

seconda

cinque maschi che furono Giuseppe, Napo-

Girolamo, e tre femine Maria

Elisa, Paolina e Carolina.

del 1769, e in et

filosofiche

somma, pur con

Carlo Buonaparte, assessore nel

di

leone stesso, Luciano, Luigi

Anna

tardi... Si

opera sessanta

tribunale di quella citt, e di Letizia Ramolini; e fu


di otto loro figli;

Marcellino

generali

del Papi sono un libro di

la Italia ignorato. Ultimamente

sign.

Ammirevole l'acume onde


tutto

autore assai innanzi al suo tempo ... In

1'

le loro lacune,

del

potuto scrivere

ha

tutto

il

Troisime srie (Paris, Alcan, 1890),

di vera imparzialit.

penetr avvenimenti che furono

anni

frane, dalla morte di

Del Papi un buon repubblicano francese,

ecc.

di

nove

Venne

dieci

in luce ai 15 di agosto

anni, raccomandato dalla

Marboeuf governatore della Corsica, fu amdi

questo nella scuola militare di Brienna a


indi

in quella

di

Parigi, ove

molto studioso delle matematiclie e della storia;

ma

si

mostr

poco pr-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


fece nelle lettere,

fitto

gij\

la

cosi che,

117

per quanto affermano alcuni

non seppe mai correttamente scrivere n

suoi famigliari,

lingua sua naturale italiana n la francese. Era per natura

pi taciturno e pensieroso che non sogliono essere


faticante, sprezzante, caparbio, breve

sposte

non trovando

de' suoi condiscepoli, se

nella

diletto

giovanetti;

spesso aspro

compagnia

nelle rine" diporti

ne stava per lo pi appartato da loro.

Dicono che molto leggeva Plutarco e cercava imitare quegli


antichi grandi; e

molte cose intorno all'adolescenza di

lui si

raccontano, come suole avvenire di ciascuno che sale in fama,


le

quali

come dubbie

poca

e di

ninna importanza

Solo parmi assai notabile un detto, che

io tralascio.

dicesi fuggitogli

di

bocca in una conversazione; dal quale pu facilmente arguirsi


quali

fin

d'allora fossero quelle opinioni sue che poi nel corso

di sua vita

doveano regolarne

compagnia

il

avendo detto

eh' ella

famoso capitano

il

giovine Buonaparte

g'

in quella

maggiore stima quel

in

in

fiamme

Palati-

il

riprese tosto e con qualche sdegno

se quell' incendio era

Quindi egli tenne sempre

allo scopo del suo

molto

Commendavasi

non avesse messo

ci

necessario?

opere.

terrebbe anche

se egli

Che importa

nato,

le

maresciallo di Turena, quando una certa dama,

avanzamento,

e,

a'

suoi disegni

suoi pensieri rivolti

pur che

il

conseguisse, non

importava del modo.

Scoppi intanto

la rivoluzione,

feconda nutrice

di

ambizioni

tutta la famiglia Buonaparte abbracci con molto ardore


rivoluzionarie

repubblicane dottrine, che indi a

anni per un suo contrario interesse

le

non molti

doveva prendere

in odio

Napoleone, colla mente accesa in quelle idee di libert che


allora correvano, gittossi, o finse gittarsi,

che professavano massime pi smoderate

alla parte di
e fiere;

ma

di loro dopo che furon caduti, sempre col volgendosi

sperava maggior vantaggio. Avvi un opuscolo da


cato col titolo

La cena

di

quelli

nulla cur

lui

donde
pubbli-

Beaucaire contenente opinioni

molto diverse da quelle che di poi profess,

che egli per

ci,

al cambiarsi di sua sorte, studiossi, bench in vano, di distrug-

gere affatto, comprandone a caro prezzo gli esemplari.

Dopo

il

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

118
racquisto
del

Tolone fu spedito

famoso Paoli

in

Gran

era data alla

si

I
quale per opera

Coi-sica, la

Brettagna-, e tent,

in vano, scacciare g' Inglesi di Aiaccio.

dell'artiglieria nell'esercito d'Italia sottoposto

per alcuni sospetti che di

Kellermann,

al

V Albitte

presero

lui

ma

Mandato comandante
il

Saliceti e

'1

Laporte, rappresentanti del popolo presso quell'esercito medesimo, fu messo in arresto; ma, essendosi giustificalo, riebbe dopo

una quindicina

di giorni

Parigi, venne rimosso


all'

la

Chiamato

libert.

a poco a

indi

dal servigio dell'artiglieria e destinato

esercito dell" occidente,

ossia della

Vandea, in qualit

generale di brigata nella infanteria: al che ripugnando

Comitato

di

Pubblica Salute, composto

della Manica, del Merlin


del Cambacrs,

cancell

il

impiegati. Cruccioso,
nel

primo posto

allora

Tourneur

del

Donai, del Berlier, del Boissy e


dalla lista degli

afflitto,

insieme con

condur con

e rivolgendo in

mente mille stravaganti pensieri,

alcuni
s,

le

altri

eh' egli

disegnava

maneggio

dell' arti-

francesi

ufiziali

milizie della Porta nel

glieria e nella difesa e costruzione

delle fortezze, abilitandole

rendendo

cosi a fare pi 'efficacemente la guei'ra alla Russia e

Ma

per ci un indiretto servigio alla Francia.


gli fu

conceduto; onde

egli,

fermano contro qualcuno che

n pur questo

se deesi fede a molti che ci afil

nega,

si

vide ridotto a

delle cose pi necessarie, egli che indi a pochi anni

esser

pago

vasta e
strettezza

generali

ufiziali

cercando in vano di esser rimesso'

governo di far passaggio in Turchia per instruire,

al

ofiferse

di

di

egli, il

di

regnare sopra

profonda e
si

fiera la

la

Francia e la Italia; tanto

umana

cupidigia.

trovava la madre sua colle tre

Corsica in Marsiglia,

le

mancar

non doveva,

quali riceveano pe

'1

in

minore

figlie rifuggite di

loro sostentamento

que" soccorsi che la repubblica soleva in que' tempi concedere

a coloro che per la causa della libert erano costretti a lasciar


la patria.

me

Queste cose non degne

soltanto, perch

della fortuna che da

sempre pi
si

si

dell" istoria si

raccontano da

conosca quanto sia

umile stato lev poi

il

potere

tant' alto

questa

famiglia, e quali e quante furono le difficolt che superar dovette quest"

uomo

nello stupendo arringo da lui percorso.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

Dopo aver
contro

un segnalato servigio

egli renduto

sollevati quartieri di Parigi

;5 ottobre

119

1795], fu nominato

il

alla

Convenzione

giorno 13 vendemmiale

secondo generale dell'esercito

interno, e indi a poco, per la rinunzia del Barras, ne fu generale


in capo.

Per sollicitazione

di esso si

ammogli con Giuseppina

Tasclier de la Pagerie nata nella Martinicca, maggiore di lui di

alcuni anni e vedova del generale Beauharnais gi condannato a

morire sotto la mannaia. Poco

Carnet

e sostenuto dal

triotta,

ottenne

il

di

poi,

proposto dal direttore

Barras e dal deputato Saliceti suo compa-

comando

dell'esercito d' Italia, che con ripetute

instanze e perseverante fervore addimandava. Egli era allora in


et di circa ventisette anni,
litare,

poteva

bench avesse studiato V arte mi-

e,

mentre non pochi

dirsi in quella tuttora inesperto,

generali a lui sottoposti,

sena e alcuni

come

1'

Augereau

Serrurier

il

erano gi in arme famosi.

altri,

bondava una cotale giovenile baldanza, ardore


nelle proprie forze

di

il

Mas-

soprab-

gli

animo, fiducia

Aveva mezzana

orontezza nelT operare.

Ma

statura, avvenente aspetto, occhi vivi e penetranti, corpo tole-

rante delle fatiche, mente astuta e veloce

pensioni

le

mire e

a conoscere le pro-

debolezze di coloro ch'egli dovea reggere

le

o soggiogare, le opportunit delle occasioni, tutti

dimenti che

si

que' provve-

possono prendere alla contraria fortuna

que' vantaggi che

tutti

possono trarre dalla buona. Con una certa

si

sua naturale facondia, che nasceva da forte e ardente imaginazione, sapeva dare alle cose quell' aspetto eh' ei desiderava: era

talora anche

eloquente,

ma

di

una eloquenza, per

cosi dire,

soldatesca, brusca e rotta. Nella bevanda e nel cibo contentavasi di poco: univa in s le cognizioni politiche alle guei'riere,

r ardimento della giovinezza alla circospezione dell'et matura;


e per le qualit sue, per le disposizioni degli
de'

animi

e per quelle

tempi che correvano, era attissimo a sconvolgere

antichi e fondarne di nuovi.

menti,

sapeva,

come

del

Bench tenace

greco

Alcibiade

si

ordini

gli

de' suoi

narra,

proponipiegarsi

mirabilmente per meglio riuscirvi. Altiero e violento per natura,


era

nondimeno per

quillo,

secondo che

riflessione e
il

per politica moderato

tran-

bisogno richiedeva; anzi spesso fingevasi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

120

tutto preso dall' ira per impaurire sorprendere e sbalordire coloro co' quali trattava.

schivare

Il

vedremo animoso

pericoli, severo e indulgente a

abilissimo a cattivarsi
alla fortuna ove

amore

1'

dei

e insieme

tempo,

soldati

non mai

cauto a

sopra tutto
affidarsi

consiglio valesse, e dove questo era inutile

il

tutto sperare dall'audacia; magnificare

suoi prosperi successi,

coprire o scemare quelli del nemico; mostrar sempre sicurezza

niun minimo dubbio

di vincere,

di pex'dere;

molto re-

fingersi

ligioso co' religiosi, e ridersi poi co' pi scaltri della simulazione

usata coi semplici; nascondere spesso

apparenze d'una franca schiettezza;


fosse necessario

il

fidare

pensieri

suoi

sotto le

tranne que' soli a cui

e,

un segreto, essere impenetrabile per

ogni altro; proporre vasti disegni come

facili

ad eseguirsi; pro-

cacciarsi la benevolenza di ciascuno

farsi

temere da quelli

eh'

e'

non potea guadagnare.

XXV.
Vincenzo Goco.

Guerre

mutamenti in

Italia

Montenotte [11 apr. 1796]


alla pace di Campoformio [17 ott 1797].

dalla

Dal capo

battaglia

iii

del

di

Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli, pubbli-

cato la prima volta in Milano nel 1802.

In breve

tempo

li

Francesi

si

tratto eh' lungo la sinistra

e padroni

videro vincitori

delle Fiandre, dell' Olanda, della Savoia, e di tutto

1'

immenso

sponda del Reno. Non ebbero per

in Italia si rapidi successi; e le loro

armate stettero

tre

anni

a piedi delle Alpi, che non potettero superare e che forse non
avrebbei'o

superate

giammai

se

il

genio

di

Bonaparte non

avesse chiamata anche in questi luoghi la vittoria.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Quando V impresa
che disperata. Egli

mancava

tutto,

ma

Italia fu affidata a

Bonaparte era quasi

trov alla testa di un' armata alla quale

si

che era uscita dalla Francia nel momento

del suo maggiore


ai disagi

d'

121

entusiasmo

ed alle fatiche;

che

era

da

avvezza

anni

tre

trov alla testa

si

coraggiosi av-

di

venturieri risoluti di vincere o morire. Egli avea tutt'

e quello specialmente

di

amare dai

farsi

talenti,

senza del

soldati,

quale ogni altro talento non vai nulla.

Se

le

campagne

nare a quelle che

di

fecero

parago-

Italia si vogliono

Bonaparte in

Romani

in

paesi

stranieri,

po-

si

tranno dir simili solo a quelle colle quali conquistarono la Macedonia. Scipione ebbe a combattere

non avea nazione: molti

un grandissimo capitano che

non ebbero a fronte n generali

altri

n nazioni guerriere: solo nella Macedonia

Romani trovarono

potenza bene ordinata, nazione agguerrita ed audace per freschi


trionfi, e

almeno

generali

inutili

mani. Supera
di

le

come

di

evoluzioni

da una guerra

fors

buona porzione

ma

armistizio forse necessario

cedere a titolo di deposito

al

fino

campagna non

fu che

una

certo

alla

ancora potea e che difender dovea


la

paese,

loro

il

Costrnge

re

il

anni,

pri-

serie

jjace

fino

un

sottoscrivere

non onorevole, ed a
piazze

quelle

Dopo

alla morte.

che
ci

continua di vittorie.

L' Italia era divisa in tanti piccoli stati,


niti

Ro-

domimi, abbandonato dagli

de' suoi

Austriaci ridotti a difendere

di-

faccia ai

cinque

di

cangi

Tedeschi

de'

Alpi e piomba nel Piemonte.

Sardegna, stanco

vato

la tattica,

falangi de' Macedoni in

le

sapevano

genio

il

Bonaparte cangi

pesanti

la pratica dell'arte; e le

vennero

non aveano

quali se

la pratica dell' arte.

quali per riu-

pur potevano opporre qualche resistenza. Bonaparte fu

destro

da dividere

loro

interessi.

Machiavelli, di quelle nazioni

le

Questa

sorte,

la

quali han gi guadagnata la

riputazione delle armi: ciascuno brama la loro amicizia,

scun procura distornare una guerra che teme. Cosi

han combattuto sempre


vinti tutti. Il

Papa

si

dice

cia-

Romani

uno ad uno, e li han


una lega italica. Con-

loro nemici ad

tent di stringere

correvano volentieri a questa alleanza

le

corti

di

Napoli

e di

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

122

Sardegna-, la prima delle quali

Ma

Repubblica Veneta.

la

s'incaric
savi

di

anche

invitarvi

questa Repubblica alle

di

Senato

proposizioni del residente napolitano risposero che nel

Veneto era gi quasi un secolo che non parlavasi


che

si

ma

sarebbe proposta inutilmente,

Repubblica

vi

Allora

si

1"

con

fatti

unione italiana

vide quanto

la divisione

vi

il

gabinetto

lega

la

che la

difficile

Vienna

di

oppose acremente, e

si

che pi della rivoluzione

fran-

degl' Italiani

fosse

stato politico

lo

mai

se

pure

divisi in tanti piccoli stati, che

non solo perch

infelice,

quando

trattative

tali

mostr con parole


cese temeva

Ma

accedesse.

ebbe cognizioni di

che,

non era

fosse stata stretta tra gli altri principi,

di alleanza;

non sarebbe stata

da duecento anni o conquistati

ma

pi grave de' mali,

il

o,

quel che

perch

peggio, protetti

dagli stranieri, all'ombra del sistema generale d'Europa, senz'

aver guerra tra loro, senza temerne dagli esteri,

vit e la protezione, avean

perduto

ogni virt militare. Noi in questi ultimi

abbiam potuto rinnovar


chissimi,

ma

gli

dell'

illustri

ma

divisi tra noi,

ed

non

solo

anti-

avi

de' nostri

Europa, eravamo

tutta la

italiani, liberi

Lombardia

furono respinti fino

tempi

dei

indipendenti

noi

da tutto

pi

il

ed armati.

fu invasa;

al Tirolo.

vicini,

rimanente

non poterono sostener

Gli Austriaci rimasti soli

nemico:

patria

tempi non

esempi antichi

la ser-

tra

di

quali riuniti conquistarono tanta parte dell" universo,

n anche quei meno

quando

amor

ogni

impeto

1'

Mantova cadde, ed

essi

Bonaparte era gi poco lontano

da Vienna-, l'Europa aspettava da momento a momento azioni


pi strepitose; quando
pace, colla quale

si

essa

vide la Francia condiscendere ad

acquistava

il

possesso

della

Magonza,

una

sinistra

l'Au-

sponda del Reno

e dell'importante piazza di

stria riconosceva

l'indipendenza della Repubblica Cisalpina in

compenso della quale

le si

davano

dominii della Repubblica

Veneta. Questa col risolversi troppo tardi alla guerra altro non

avea

fatto

che dare

ai

pi potenti un plausibile motivo di ac-

celerare la sua mina.

Per qual forza

di

destino avrebbe potuto sussistere un go-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


verno

123

quale da due secoli avea distrutta ogni virt ed ogni

il

valor militare,

avea

stato

nella sola ca-

pitale e poscia avea concentrata la capitale in

poche famiglie,

clie

ristretto tutto lo

impero non altra massima

quali sentendosi deboli a tanto

le

aveano

clie la gelosia,

non

che

sicurezza

altra

debolezza

la

pi che ogni nemico esterno temer doveano la virt

de' sudditi, e

de' propri sudditi?

Non

ma

so che avverr dell'Italia;

com-

il

inmento della profezia del Segretario Fiorentino, la distruzione


quella vecchia imbecille oligai'chia veneta, sar sempre

ili

un gran bene. Ed

r Italia
i

popoli

il

esser gi

fama
Il

le

1'

sommo vantaggio

oprar virtuoso
il

nobile,

veder tolto

veneziani godevan

gentiluomini

antico

1'

giu-

al

credo

io

per

errore

menti del volgo

nelle

di sapienti reggitori di stato.

trattato di

Campoformio

vantaggioso

ei'a

potenze contraenti. L' Austria sopra tutto

gnato moltissimo;

e se

tutte

coli principi di

Ma

era

rimaneva ancora qualche

oggetto

altro

pic-

Germania essa avrebbe guadagnato- anche

facile

avendo sola tra

due

avea guada-

vi

a determinarsi era facile a prevedere che a spese de' pi

pi.

per

beni che posson ricevere

primo luogo do a quelli della mente, cio

dicar retto onde vien poi

cui

che tra

io

di

egualmente prevedere che V Inghilterra,


guerra

gli alleati colla

guadagnato

dovendo

sola restituire, esser dovea lontana dai pensieri di pace.


Il

governo che allora avea

almen per poco, rinunciato

cratizzazione

universale;

il

Francesi immaginato, era


entusiasmo.

bramavano,

da per tutto

gli ordini di

Ma

il

e pi

lungamente

al

molti cre-

progetto di demo-

al

modo come l' aveano i


in un momento di

eseguibile

Romani mostravan

dini che essi

meglio

quale,

solo

che che

la Francia,

dessero, avea,

di

rendere

ai

popoli

gli or-

ma non avevan

la

Roma:

Romani conservarono

1'

quindi

smania

apparenza di liberatori

governo francese riteneva tuttavia

per vendere a pi caro prezzo

le

il

di

portar

de' popoli.

primiero linguaggio

sue promesse

nacce; eravi sempre una contraddizione tra

le

proclami

sue
de'

mige-

nerali e le negoziazioni de' ministri; tra le parole date ai popoli


e quelle date

ai re;

tra

queste

continue

contraddizioni

si

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

124

uu

faceva ora coi popoli ora coi re

ranze e

continuo di

traffico

spe-

di timori.

Gi da questo ognuno prevedeva che

il

trattato di

Campo-

formio avea sol per poco sospesa la democratizzazione di tutta

Italia. Il re di

Sardegna non era che

blica francese in Torino;

duca

il

il

ministro della repub-

Toscana ed

il

un vecchio governo teocratico non cost che

tale lo stato dell' Italia che

cuparla deve riunirla, e non

si

volerlo:

pu riunire senza cangiare

avvenimento mostr bene qual progresso

avean

il

chiunque vuole o salvarla o oc-

governo di Roma. L' indijffereuza colla quale


tale

papa non

occup Roma: la distruzione

erano nulla. Berthier finalmente


di

di

il

1"

Italia riguard

le

nuove opinioni

animi degli Italiani.

fatto negli

XXVI.
Alessandro Verri.

Modo

di guerreggiare de' Francesi e Austriaci

nella

d'Italia del 1796 e 97.

campagna

Dal libro iv delle Vicende memorabili dal


per lo pi partigiana

buon segnale
I nostri

d'

d'

uom che

torn a dietro,

1789 al ISOl: opera


ma non senza qualche

ingegno e di arte.

antenati

lasciarono

ci

gran fama della furia dei

quando Carlo ottavo scese da noi; ora possiamo trasmetterla a' posteri maggiore. Essi combattevano con impeto
straordinario, con rapidit feroce, con disprezzo tremendo della

francesi,

morte;

e,

quantunque

bellicosi e per illustri

popoli

di

Germania sieno

imprese celebrati nelle

questi cimenti dopo onorate prove occup

gli

di

storie,

natura
pure in

animi loro una

misera tristezza, per la quale deponevano sul campo a migliaia


le

armi

si

spesso temute e

razione degli

stessi

si

vincitori.

rendevano prigionieri con ammi-

Ma

gli eserciti

dall'

una parte

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


erano condotti alla vittoria, e
suo capitano

del

dall' altra

ed espedienti nuovi, per

dovevano ascrivere

menti

marciava a

quali passavano
stretti in

scemarne

le

Non usavano impedi-

loro.

dignit superiori,

dall'

una

a nuoto,

massa, trapassavano

Fu

lieti soff'erivano

ove

risa

spingevano

ne' cimenti
le

le

sott' esse, e nelle balze,

Non che

pazienti ne' disagi,

loro

l'

pronti a scop-

esempio che con

ma

squadre contro

ne' tedeschi

voce,

dignit

talvolta

gli

nemico, rimanendo essi

il

alquanto dietro a regolarle. Ammiravano


docile intrepidezza di quelle genti,

la

erano in

de' loro uomini,

al fianco

maggiori ed eguali

cava-

singhiozzerebbe. I sovrastanti nelle

altri

comandavano pi con

perocch, sempre

notevole destrezza loro occupare

intemperie, per natura

le

mentre

corrente superiore per

la

nemiche strisciandosi carponi

piare dalle

rimanente

il

appoggiandosi alle

altra ripa,

all'

guado

rampicandosi, trovare vie intentate.

officiali

aveano spenta

quali non a solo ardimento e fortuna


vittorie

fanti o a

la violenza.

artiglierie

battaglie

errori

non mai con tende; valicavano fiumi senza ponti,

con funi stese

lieri,

continui

come un fante comune; poneano campo a

piedi,

cielo aperto,

ma

le

bagaglio; fuorch

guerriero confidava nella mente

Vi erano anco nella disciplina de' francesi modi

quella fede.

si

il

125

francesi la

gli stessi

sommesse

alla voce

di

re-

moto condottiero. L' esercito imperiale era guidato da uomini


provetti e di progenie illustre, talch
la

mente che

lo contrario,

il

braccio:

non giungea

il

loro

in

si

valutasse pi

generale supremo dei francesi, per

agli anni trenta, e

suoi condottieri,

giovani ansiosi di vittoria, tutta la affidavano nello ardire.

fu di poca importanza V assoluta podest, con la quale

Bona-

parte amministrava la guerra; perch

aveva

il

Direttorio

gli

conceduto farla con ogni mezzo per vincere, senza dipendere

da altro imperio che da' suoi occulti pensieri: e per, non mai
perdendo

le

occasioni per lentezza di risolvere, n comunicando

altrui ove tendesse la

mente

sua, rapidi

scivano gli eventi. All' opposito


gloria

delle

armi tedesche

il

fu

quanto improvvisi riu-

ostacolo non leggiero alla

sistema

della

corte imperiale.

Sedeano in Vienna, in un consiglio denominato

di guerra,

LETTUKE DEL RlSORtlMENTO.

126

provetti deir arte,

risolvevano

con ponderate

quali,

imprese.

le

arbtrio di secondare

fortuna,

la

lente discussioni,

campo

lo

ma, quasi meri esecutori

di

Non godevano

generali in

tardo e remoto imperio, deploravano o troncato


vittoria o impedita la occasione di ottenerla

lagevoli imprese.

seduzioni

N
di

segreti

cupando luoghi

senza sospetto

fu

commesse ma-

che

svelassero per

si

quel consiglio; talch

francesi, preoc-

traessero da queste notizie inesti-

e occasioni,

mabile utilit: Bonaparte invece solea dire che, se


pello penetrasse

il

minimo

de' suoi pensieri, lo

incontanente. Sbaragliate per tanto

le

francesi vittoriosi incalzavano con

quali, ingombrati da tensore,

si

persecuzioni

veloci

giunse, trionfando, al suono di


alla fine di gennaio,

celerit

sceso

in

Italia,

fuggitivi,

prigionieri.

fatti

generale francese Joubert

il

stromenti guerrieri, in Trento

quella

citt

da'

nemici

al fiume

Essi vantavano d'aver in pochi giorni distrutto


cito imperiale,

suo cap-

gettavano a nuoto ne' fiumi,

lmanendo sgombra

vasta regione da

tutta la

il

avrebbe lacerato

armi austriache in

somma

erano a torme

ove, prossimi a sommergervi,

Con queste

della

corso

il

vano a ricuperare

la

ai francesi

della

il

Piave.

quinto eser-

Italia contro la

nazione pi potente del mondo. Mantova fu ridotta a capitolare

ad onorate condizioni

il

giorno secondo di febbraio, dopo l'as-

sedio di nove mesi e da gran tempo senza miglior cibo che la

carne

fame

de' cavalli: gli


e

difensori

abitanti

non meno

perivano

vi

questi, in

di

epidemia

numero

di

di

ben dodici-

mila, ne uscirono prigioni, pi simili a spettri che a

guerrieri.

XXVII.
Pietro Verri.

L' albero della liberti in Milano.


Dalla Storia dell' invasione dei Francesi repubblicani nel Milanese.

La
il

Societ popolare

comparve

in

pubblico la prima volta

giorno 18 maggiore dal palazzo del principe di Kewenhiiller

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


in Ru,a,-abella partissene,

si

127

port sulla piazza del

duomo a

piantare T albero della libert. Ivi alcuni avvinazzati e fanatici


lessero le arringhe

al

popolo per invitarlo a gridare viver

morire. Tali cerimonie, se

beri

e religioso,

li-

non abbiano un senso mistico

non possono comparire al popolo come cosa seria


avendo di connessione un palo colla ma-

e significante, niente

niera

essere governati. Infatti

d"

incerto se fosse effetto

neir incertezza niente

popolo rimir questa novit

il

una pazzia

d'

o di

un buon

mosse n applaudi;

si

consiglio, e

soci

si

ritira-

rono assai malcontenti di non aver trovata alcuna approvazione


nel popolo.

Ma

nessun uomo illuminato

loro discorsi troppo inopportuni, e

ranno

d'

potuto pro-

avrebbe

una semplice mascherata;

mettergli altro effetto, essendo la loro

il

ripetuto

titolo

di

ti-

go-

contro del

Austria, e le ingiurie che slanciarono

verno a pena nove giorni dopo che era partito, non potevano
fhe urtare e spiacere

agli

ascoltanti

motivi. Primo:

per pi

perch, dipendendo dai varii eventi della guerra e della diplo-

mazia

il

un passo pe-

ritorno delT austriaca dominazione, era

ricoloso troppo lo slanciarsi.

Secondariamente:

rappresentavano in quella scena non erano


striaco avesse perduto assai

presso

del

da sedurre

tali

confidenza del popolo. In terzo luogo: se bene

persone che

le

popolo

la

Governo au-

il

affetto

l'

la

considerazione, non era per giunto a tale da riguardarsi come

una

tirannia, n abborrito tanto

da fare che

pentinamente a una detestazione manifesta


scire

ad un

riverite dal

tal

popolo

attentato
l'

d'

il

conducessero

Io
i

pi cara che

bisognava che

torti del
si

accortamente,

si

la plebe in

ricordando

cessato governo, e mostrandogli

nuovo governo francese non facesse verun

usurpare,

contento

di soddisfare

la guerra in

tivo per la repubblica, spogliando e facendo


tutto

Per riu-

gode sotto di un governo repubblicano:

armata non facesse convertire

Ma

volgessero re-

popoli.

cambiamento bisognava che persone amate

gl'inconvenienti e
la vita

si

bisogni del-

un mezzo lucra-

nuda

la provincia.

fece senz' altra politica che la insensata di formare

un partito che invadesse

e cosi, creata

una guerra

civile e

le

sostanze degli agiati,

pescando

nell'

acqua torbida,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

128
fosse pi

facile

percli da noi

il

ricco nobile,

altri

1'

soggetti ai medesimi giudici della

nobili

ultimo plebeo ottenere giustizia contro del pi

non avendo n caccie riservate n

mezzi coi quali nella Francia

tiranni del popolo. Per ci

dico

Francia per noi;

per quanto

infatti,

accuse calunnie eccitamenti

d'

diritti feudali

nobili

s'

ricchi

un decreto della

ogni sorta per indurre la plebe

prevalendo

efiPetto,

stanze non gi sopra

poveri

il

la distruzione

total rovina de' poveri; tanto pi

tendeva distruggerli per trasportare

si

della

andassero ripetendo

si

buon giudizio del popolo, che conosceva che


che

erano resi

V imitazione

insensata

a moversi contro de' nobili, ci non ebbe

de' ricchi era

politica,

non era n oppressivo n malefico

ceto nobile

al popolo, essendo

plebe, potendo

Dico insensata una tale

preda.

la

ma

nella Francia.

loro so-

le

Dopo

di

questa

solennit fi'eddissima della fanatica Societ popolare^ comparve

un

editto di

Buonaparte

neva una tassa militare

maggio, che impo-

Saliceti, del 19

sul

Milanese di 20,000,000 di franchi,

cio pi di 25,000,000 delle nostre

lire.

XXVIII.
I francesi in Milano.

Da

Lettere al fratello Alessandro.

giugno 1796.

Le sciagure
alle

fiamme

tutto a

le

di

Pavia saccheggiata

Binasco consegnato

leggerete nei fogli pubblici,

una trama

quali attribuiscono

aristocratica e teocratica. Vi forse

teresse di cosi spargerne

la cagione. Io

mancanza

occupazione di tutte

di politica nell'

credo

le

casse e regie

e bancali e di pie istituzioni, fatta di notte; nelle


di eavalli,

duemila in poche ore di tempo,

zioni fatte militarmente. L'imaginazione


si

credette

il

popolo giunto

alla

un in-

che siavi stata

requisizioni

con simili opera-

popolare

sua rovina,

le

si

sbigott:

opinioni da

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


prima radicate nelle menti dal governo
la plebe alla disperazione, e

comparvero

quindi senza capo e senza disegno

tumulti. Cosi credo

io,

massa erano tanto ignoranti quanto


imaginare un progetto
che

alcuni
essi.

creda

si

V opposto

per

ma

male;

di

nobili in

tanto inetti a

orgogliosi,

avere pretesto

giova ad
contro

di

Giacobino era per V addietro la marca della persecuzione

d'ogni galantuomo, vi

met

anche perch

bene quanto

di

129
portarono

e dai preti

flemma

perseguita

e cosi

la

Eretico e Papista^

T altra.

dove V amor proprio vizioso sfogasi. Vi vuole

genej'e d' opinioni

tutta la

sostituito Aristocratico;

si

umano

del genere

il

sangue freddo per tenersi alla ragione ed

evitare gli scogli, singolarmente nella passione in cui

ci

hanno

collocato. I Francesi, tutti ne convengono, sono buoni, disci-eti,

ragionevoli, e niente simili a quei che sotto

d'

un

re

rende-

si

vano insopportabili colla loro indiscrezione. Tutti quei che


alloggiano sono in questo uniformi

tegno de' loro

In

ospiti.

hanno abusato della


diti

della

mio hanno

senso

degli errori in politica, e

si

Credo

biamo giurato fedelt obbedienza


piantato nella

la

testa

non

sommessione:

pacata, e non

avvilirsi

voi non dovete

col

che

rispetto,

il

-sebbene nel mio


I

per

cuore

tributi imposti

le

lo

Si fa la

impazzire con tante

stile delle

amico non ha
merita ogni

passato

detestassi.

argenti, e sono stato costretto ad

Ho

Duomo.

menti

le

governo.

massime

Per

vostre lettere

artifizio: la

pru-

Io

non

aristocratiche,

me sono

occupatis-

sono angustianti. Io devo privarmi degli

.ho salvati. L' essere nella

pesi maggiori.

nella

maggior numero. Memento rebus

cambiarvi: un

:offendeva, scrivendo,

simo.

ab-

le

pui-e

della libert lombarda. Bi-

4n arduis aequam servare meniem. Nello


denza insegna

Siamo sud-

giacche

si,

piazza del

anno primo

data in alcuni scritti, V

sogna aver

di

dice di no, e le stravaganze son grandi, L' al-

si

bero della libert

bollenti, e

con soggetti che

loro confidenza; ed ecco tutto.

repubblica francese?

municipalit

da principio

fatto

sono consigliati

gli

buon con-

nel lodarsi del

offrirli. I

cavalli

municipalit mi

riformato ogni genere di

Ja mia tavola; contentissimo per

utile

lusso

sin ora

gli

per evitare
e

de' sacrifizi fatti,

diminuita
se

vengo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

130
garantito con

senza merito

punto
stato,

di

dall' orgogliosa

essi

alcuno

albagia

per abiezione

uomini,

degli

erano

vizii

potermi impunemente offendere. Tale

che

giunti al

ed sempre

mio animo impaziente della schiavit.

il

XXIX.
Melchiorre Gioia.

Eepubblche, federazione,

nnit;i.

Dalla Dissertazione sul problema Quale dei governi liberi meglio

convenga

alla

felicit

dell' Italia .

Il

problema o tma

fu

per consiglio di Bonaparte, dall' Amministrazione generale


bardia

10

il

vendemmiale anno v della Rep.

premio d'una medaglia d'oro del valore

frane.

Lom-

1796],

[1 ott.

di 200 zecchini a

proposto,

della

eoa

chi meglio lo

avesse sciolto o trattato. Nel germinale dell'anno appresso [marzo-aprile

1797]

M.

premio dalla Societ

il

di

pubblica

istruzione

fu

aggiudicato a

Gioia, e la dissertazione di lui usci a stampa in Milano l'anno

della

Repubblica Cisalpina [1797].

L' Italia salir

ella

al

massimo grado

di felicit

spezzan-

dosi in repubbliche isolate e indipendenti? L'idea di divisione

congiunta

chiama

all'idea

al pensiero

l'

di

debolezza:

la

diversit

d'interessi

imagine della discordia. Seguiamo

rezione di queste due idee, ed osserviamo le

la di-

conseguenze che

ne emergono.

Tante repubbliche

isolate formerebbero tante sfere differenti

di patriottismo, la forza
dell'

del

quale sarebbe in ragione inversa

estensione dello stato. Ora lo spirito patriottico di sua na-

tura esclusivo cangiasi sempre in indifferenza e molte volte in

Sembra che l' idea d straniero copra


uomo; e, siccome all'aria di famiglia s'eccita nell'animo
r amore, cosi quando quella si dilegua questi rimane stupidamente indifferente: il cuor umano una corda che non rsuona
che air unisono. Per ci i Romani chiamavano barbare le naodio verso gli stranieri.

r idea

d'

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


zioni poste al di l dell' impero
rarne,

pendenti e restringendo

molto

che

acquistando un

isolata,

grado

rebbe degl' immensi vantaggi

Ma

che

gelosia

veglia

popolazione,
stupida

acutezza fa

agire

pi

plausibili

con

gare la cittadinanza e rispingere


idea che
blico
vizi

d'

si

cade

disprezzo
limitrofi

una presunzione

facile

frequenti

passaggio

il

sopra

ne sono

forti

pi

l'

l'

Dunque

l'

del

la

pericolo,

ci

il

respirava

si

la

sentimento della
debolezza

della

lontananza sminuisce la
la

vicini

deve raddoppiare.

deve tenerci

generare in

noi

ansia-

un abi-

verr sgombrato dall'animo che dalla

Romani, ascoltando meno


del patriottismo,

se

sorte, e

Sembra che
stato: qui non

canto de' bardi

il

sentimento

prossimit

la

loro decadenza.

confini dello

il

amarezza va a get-

il

de' nostri

mente perplessi sulla nostra


che non

pi

idea di perdere la patria deb-

calma,

ingrandimento

tuale timore

fatti,

stati

idea di chi ha poter bastante per tentare

deve cagionar inquietudine;


probabilit

Dal

piccoli

Di

spinte.

le

insolente,

inflessibile.

ed in

odio,

all'

condurre a termine un'invasione. Ora, se

forza in noi produce

d'

una ostinazione

d'

contrae tutti

affezioni

essere amareggiante ed afflittiva. Questa

tarsi e si fissa

difetti

pub-

spirito

in

patriottismo animato,
b'

Lo

vili

tutti

una

progetto ed

orrore ogni

da queste oscure e

una vanit insultante,

d'

per ne-

pretesti

presenta coi caratteri di straniera.

nudrito

ciascuna

di

armato

che

puntiglioso

di-

vicinanza mol-

la

de' pregiudizi

custodia

quell' orgoglio

che

Dal disprezzo nasce quella

paragone.

alla

stranieri,

cangiata in

gli

quando

nazionale

tiplica le occasioni di

prive-

unione.

dell'

sembra innocente, presto

ci

sentimento

sprezzo dal

giacch ciascuna repubblica

di patriottismo di pi, si

Questa indifferenza verso

di pi.

v'

a prima vista

vantaggio proveniente sarebbe

il

perdita,

alla

inferiore

igno-

d"

l'Italia in repubbliche indi-

attenzione suU' indifferenza reciproca

1'

che ne risulta, vedremo


(li

sovente affettavano

nome. Dunque, dividendo

il

131

1'

amore della patria scriva su

est 'pro
1"

odio

me, contra
degli

sentimenti

rallegravano

al

d'

me

stranieri

est.
:

Per ci

per ci

umanit che

la

voce

racconto delle dissensioni

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

132
di

Germania

degli

ne consideravano la rovina come un favore

lii.

Dal timore

ingrandimento, dal desiderio

dell" altrui

accendersi

deve

trui rovina

degli affari politici cangiare a vista

marsi e rompersi per unirsi


inaspettatamente;

ciliarsi

della guerra;

fuoco

il

d'

occhio

nuovo; delle

di

il

continente;

il

ralizzare e distruggere

dividono, pi

candosi in una infinit


della guerra;

massa,

se

nemici.

sono esposti a

perfidia e la

nel

cuore

menzogna sono

il

divisa in

prevedere.

ci fa

teatro
si

di

li

capricci
la loro

rovina. Se

essi

ne

le

sottode' loro
de' loro

rancore pi acui-

il

La storia conferma quanto il


La Grecia nel suo pi bel fiore non

sanguinose rivoluzioni: ella

gran numero

maggior superficie

Su

pugnali della vendetta.

raziocinio
fu che

tutti

perdita

accordi, e pi sono costretti a dissimulare

scono

uniche basi

la

1'

masse

le

moto per

al

mentre

dei trattati,

condizioni, giui-ano

le

La

coprirsi

piccoli stati, toc-

un urto perpetuo che

circostanze gli sforzano a

scrivono

moltiplicano

di punti,

piccoli sono in

si

gran corpi resistono

mare

il

guerre del continente pa-

marina. In -somma, pi

la

superficie

le

le

nemiche con-

teatro della guerra passare

rapidamente or da una banda or dall'altra;


di flotte e rovinare

delle leghe for-

citt

della discordia suscitai-si

le scintille

in seno della pace pi profonda;

dell' al-

l'aspetto

di stati differenti

alla guerra ed alle altre politiche calamit.

moltiplici confini di

questi stati,

l'inquietudine, gettano continuamente

1'

il

ambizione, la gelosia,
grido della discordia:

questo grido ripetuto dalle citt circonvicine


colonie, passa agli alleati; e in

avvampa sopra

la

si

propaga

un momento l'incendio

di

alle

guerra

Grecia intera. Io veggo Atene armarsi contro

Sparta, Sparta contro Atene,

Tebe comparisce

non sembra

che per presentare

in

scena

indebolirsi

con

vicenda e cadere.

Pelopida ed

copre di gloria attaccando e combattendo

le

Epaminonda,

si

altre repubbliche,

e la sua gloria s'estingue a Mantinea. Gettate lo sguardo sopra

tutta r estensione della Gi'ecia, e vedrete da per tutto gli scogli

insanguinati
di Etruria di

d'

una universale anarchia. Le antiche repubbliche


di Saninio della Campania ci ripetono

Taranto

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


la

vano colle pi famose del Peloponneso


meriterebbero

I'

ammirazione

repubbliche, divise

d'

asso-

d"

in-

del proprio

rovina che

dell" altrui

queste

storia,

vincolo

ogni

d'

si

un

Pausania

la

scritto

interesse, sciolte

bramose

ciazione, pi

un

se

de' secoli

un Zenofonte ne avessero

Tucidide

Acaia, e che

dell'

pote-

gareggiar

che

repubbliche

Queste

lezione.

stessa

133

grandimento, odiandosi pi vivamente quanto meno erano potenti a nuocersi,

si

combatterono a vicenda,

alzarono

s'

1"

una

"opo r altra al colmo della gloria e ne furono precipitate dalle


>ro

rivali.

L'impotenza

ma

la loro libert;

di sollevarsi garanti

per qualche tempo

l'odio che non perdona, la diffidenza che di

sua natura irreconciliabile, non permise loro

mente

legami

coi

Germania,

della

d'

di quelle della

non

coli popoli vicini

che

e leale.

La

unirsi stretta-

d'

storia delle trib

Gran Bretagna prima

Romani, ad una voce

la conquista de'

battersi,

una pace solida

la moltiplicit de' piccoli stati moltiplica

su la terra. Di

fatti, se la

guerra tra

pie-

com-

e per

conoscono che per temersi

si

dopo

confermano che

ci

disastri

regni grandi fatta con

poca animosit, dalle piccole trib spinta con tutto l'impeto


di

una dissensioue

privata, e

il

risentimento

nazioni

delle

implacabile come quello degli individui.

Una

verit egualmente evidente che risulta dalle sopracitate

storie si

che

piccoli popoli vicini, dopo essersi indeboliti a

vicenda, cadono vittime

d'

una potenza

Le

straniera.

trib bri-

tanniche passionate per la libert, opposte di mire, avide di potere,

per risentimento, per gelosia, ricusando soccorrersi quando

erano

assalite

dai

Romani, sorridendo

delle sue rivali senza temer per essa

ciascuna
stessa

la

terono separatamente e rimasero soggiogate: n

Caractaco, n

Druidi

la

disperazione di Boadicea, n

poterono sottrarre dagli

le

artigli

Osserviamo sotto un altro punto


scono

dalla

questi

il

tendono

moltiplicit

patriottismo
a

confondersi

di

piccoli

forte perch

con

di

la

combat-

bravura di

fanatismo dei

il

dell'aquile

vista

rovina

alla

sorte,

mali

romane.
che

stati circonvicini.
di

cittadino

particolari,

conviene

g' interessi

g' interessi

na-

Se in

per riflettere che gli odi personali, la vanit V avarizia

1"

am-

LETTURE DEL RISORGIMEKTO.

134

bizione condensate in poco spazio, fanno degenerare

tismo in ispirito di partito, e dividono


In mezzo a questi tumulti

zioni.

L' animosit dell' interesse,

risentimento

il

infiammano

oltraggi

grido della piet.

suoi dritti.

personale

colorito

vittoria, la dispera-

della

zione di successo, la memoria delle ingiurie,

timor di nuovi

il

contribuiscono

lo spirito e

patriot-

prdono

sociali

le istituzioni

tutta la forza, e sovente la natura riclama in vano

col titolo di patriottismo, l'orgoglio

il

in tante fa-

cittadini

soffocare

il

siccome V odio e la vendetta consentono a

purch nuocano, quindi le fazioni jDortano a tal grado


r accanimento, che amano meglio precipitarsi nella stessa tomba
colle loro rivali che loro cedere un passo volontariamente. Se
soffrire

non che

gelosia degli stati circonvicini sta guatando questo

la

soccorso

op-

partito

spettacolo di sangue, per correre

in

presso, che continua a lacerare

seno alla patria col pretesto

di liberarla da' suoi

nemici.

appoggio in Isparta,

gli

inondata

magistrati

ai Volsci,

sorte

Corcira

di

scontento

che abbracciano

maggior piacere quanto che

del

trovano

Atene; e Corcira

in

altri cittadini

sangue. Coriolano

di

a presentarsi

il

Roma

di

va

suo partito con tanto

il

un pretesto per

loro somministra

vendicarsi de' loro rivali. Nelle guerre civili frequentissime tra


i

popoli divisi della Germania,

sempre appoggio
tutti

progetti di

riunire

tente
storia

suffragi

delle

Roma

venivano da
e

si

discordia e

la

Apriamo

particolai-e.

la

repubbliche che comparvero sul teatro dell'Italia

fanno

e del

vittoria tener vivo


d stati diversi
ribili ai loro

provincie frontiere;

rovesciati coli' azione po-

dell' interesse

nella media antichit, e vedremo

ghe che

delle

per allontanare

que' popoli

gelosia

della

pi deboli trovavano

le fazioni

ne' governatori

il

fazioni pascersi delle pia-

le

sangue che spargono; l'incostanza della

fuoco

delle guerre

confondere insieme

civili;

loro odi e

nemici; degli ambiziosi mettersi

fazioni ed acquistarsi
stati, le gelosie di

un

la diversit de'

fuorusciti

comparir ter-

alla

titolo tra gli usurpatori;

commercio,

dei

testa delle
limiti degli

costumi, la con-

trariet delle mire, sorgenti eterne d' odio e di sofismi per giustificarlo, servire di pretesto

all'

interesse,

all'

inquietudine, al

LETTURE
timore, alla vanit,

all'

DEL, RISORGIMENTO.

degli stati vicini e cogliere


I

lumi della riflessione

que a dimostrarci che


rovina, se

si

andrebbe

pendenti. Mentre queste spargerebbero


sputarsi r onore di dominare,

sopra d'esse

fisso

loro

nemici

esteri

terrebbero

progressi

indi-

sangue per didelle

fa-

r accrescimento degli odi nazionali, spierebbero con at-

zioni,

tenzione

coglierebbero con

La Casa

alle loro mire.

ingrandimento nel far

celerit

la

stato che le appartenne, e

potenze

la

non

di politica

d'

suo

dei

titoli

per

di

vista

uno

dall'

impossibi-

Austria, che, mentre le altre

massime

di

uniforme

troverebbe in Italia de" popoli

pronti

giammai

perde

arrestata che

Casa

Europa cangiano

d'

un sistema

il

guerra o la pace; che ha messo in

usurpare; la cui ambizione non

di riacquistarlo

momento favorevole

il

d'Austria, che non consulta che

riquisizione tutti gli archivi, onde avere

lit

alla propizia

isolate

loro

il

sguardo, e seguendo

lo

s'uniscono dun-

incontro

repubbliche

piccole

dividesse in

negli affari

frutto- delle altrui discordie.

il

e quelli della storia

Italia

l'

135

per intromettersi

orgoglio

di

condotta, tiene

la

Casa d'Austria

e costante;

abbastanza ciechi per lasciarsi

ingannare dalle sue promesse, abbastanza deboli per accettare


abbastanza inaspriti contro

i suoi benefizi,

nel di

lei

le forze,

titolo d'

Ella fomenterebbe

seno.

porgerebbe

amica

d"

la

mano

agli

le

gli altri

per

oppressi

per gittarsi

per indebolire

discordie

acquistarsi

il

alleata e di benefattrice de" popoli. Preceduta

dalla pubblica opinione, spalleggiata dagli alleati, abbastanza


forte per atterrire

eccitare de' sospetti,

la

maschera

le

alla

e direbbe agli Italiani

a poco a

ecco

poco,

e,

le

dell' Italia,

v'

im-

e noi

apparenza favorevole

obbiezione che

telletto e gli amabili deliri dell'


si

leggi che

a rispondere

pu colpire quella

d'uomini che, coltivando in disparte

sangue che

quando

leverebbe

dissimuliamo un' obbiezione in

divisione

classe

avanzerebbe

e gl'Italiani sarebbei'o costretti

eseguiremo

Non

s"

in posizione di poter tutto soggiogare, si

si vedesse

pongo

abbastanza per non

suoi nemici, prudente

piaceri

imaginazione, non

sparge sulla terra n ricevono

dell'in-

veggono

le scosse

de'

il

go-

LETTURE DEL KISORGIMENTO.

136
verni

vivono

soltanto

s'arrestano al canto

d"

un poeta

lo

sguardo

stendere

della Grecia e dell' Italia,

brillarono in

fatta discendere

predicano che

menta

sempre; questi

poco

a questa

gelosia vicendevole di ijiccoli

uomo

e trae V

indolenza,

dell'

gloria

de' talenti

se,

all'umanit:

mortali

genio, io dispenserei
schetti dell'

Accademia,

focle, neir inferno di

dell' Italia

splendore

ella

pu sollevarsi

come ne

fino all'entusiasmo

fa fede la storia d'


la

principalmente dovuta
quelle contrade,

d' aprirsi

Augusto

1'

aria

di

So-

genera-

sangue

di

che

1'

anche negli

e di

il

emulazione

stati estesi^

Luigi xiv. Altronde

libert che

dell'Italia

spir

sopra di

ne avr per garanti non degli eruditi che

nuove

sui

passi

carriere,

altrui

ignorano

non dei poeti

bra simpatizzare colla schiavit,

ma

tando

germe della

ne' loro cuori incorrotto

politici,

le

bo-

uomo raddoppi

della Grecia

gloria

all'

strascinarsi

delle

ne'

indipendenti, sosterr che

di moltiplici stati

posso aggiungere che

avvezzi

tingere

vede degli emoli a fianco e

si

delie-

genio

condurmi

mi dicesse che

la

fe-

arti,

ne' portici della Stoa, nel teatro di

Dante, purch

Concedendo che

quando

inerzia

promossero
delle

opporre

storia dal

la

della pace senza

fermenti in mezzo

l'

cagionarono

che, per

ombra

all'

contro

teatro della loro gloria.

zioni vissero

che, se

dir

io

agisce

lo

dir

volentieri

ci

nascere e fo-

unica ala del genio.

sangue

cero ancora spargere de' fiumi di

piaghe

umana

V hanno

per opporre erudizione a eru-

ravvivarono

secoli

uomini, io dico,

obbiezione
stati

Grecia

dizione, le divisioni della

1"

filo-

talento-

politiche

di stati vicini fa

moltiplicit

Per rispondere in

uomini a

rivoluzioni

le

emulazione e che questa

1"

su' bei

fissi

cui gli

indipendenti e la ragione

cui

per

forse
la

d'un

quadro intero delle na-

sul

in

storia

la

o ai sogni brillanti

secoli

moltiplici stati

inalz ad un grado da

forze

scorrendo

che entusiasmati ed ostinatamente

zioni;

la

che

passato;

nel

sofo senza

s'

da-

che, stranieri al corso degli eventi che loro passano

vanti,

il

il

il

piacere

cui genio

di questi filosofi che,

sempor-

virt e de' talenti

sentono di non poterlo sviluppare che sopra d'un vasto

teatro avanti

1"

imagine augusta della

libert.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Abbandoniamo
esaminiamo

il

federalismo.

de' corpi politici, e sa

ad

pronti

disprezzo,

Chiunque ha analizzato

persuader facilmente che

dificili

alla

nelle mire,

ne' progetti, limitati


la

al

riconciliazione^
si

confederazione di vari corpi po-

che hanno un' esistenza a parte, leggi

proprie,

interessi

particolari, debb' essere lenta a formare de' piani, pi lenta

confederazione, non calcolando che

il

membro

Ciascun

eseguirli e pronta soltanto a dividersi.

tanando ogni idea

ed

spirito

lo

quante siano avidi di stima, sensibili


allarmarsi,

fecondi in pretesti, ostinati

litici,

137

pi-ogetto delle repubbliche indipendenti

il

ad

della

proprio interesse, allon-

di futuro particolare

bisogno, decantando

propri servigi, poco riflettendo agli altrui, chiudendo gli occhi


sul bene generale, deve

frapporre degli ostacoli

quelle de-

terminazioni dalle quali non gli proviene un pronto

La

colare vantaggio.

d genio figlio della diversit delle leggi,

permanente d'interesse,

dentale

mente sparsa,
particolari che

tendono

la

contrariet acci-

la luce scientifica

preminenza, sono

quistioni sulla

le

parti-

direzione diflFerente delle mire, la diversit

rilasciare

il

filo

dell'

inegual-

tante forze-

unione. Met-

tiamo questi raziocini alla prova dell'esperienza.


Il

consiglio degli Anfizioni tenne

mente unite varie

citt della Grecia,

per lungo tempo stretta-

perch erano eguali in ri-

putazione, perch conservavano viva la memoria della passata

avevano

tirannia,

lo stesso

speranze gli stessi timori


nistri di

spingesse

coli,

governo

afi'atto

opposti,

stesse

le

suo seno ai mi-

un

solo centro, allora

bench fosse rassodato dal corso

non fu capace

d'

impedire

valit di Sparta e di Atene. L'

stati

nemici
il

quando manc un nemico comune che

le forze parziali in

d' attivit

effetti di

gli stessi

ma, quando aperse

repubbliche ineguali di forze, diverse di genio, dirette

da principii

manc

-,

le

il

consiglia

di vari se-

funeste conseguenze della ri-

Olanda prova frequentemente

gli

questa contrariet d'interessi e di mire-, giacch, se gli

generali dichiarano la guerra,

le

provincie marittime come-

r Olanda e la Zelanda vogliono che sia protetto

mercio con

forti e

della Gueldria e

d'

numerose squadre;

al contrario

loro

il

le

Over-Iesel situate nel continente

com-

provincie
si

curano

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

138

poco

clie le coste

siano ben difese, purch

marcino ad allontanare dalle loro

Da

nemico.
da' quali
bili.

citt

delle

armate

forti

dalle

loro terre

il

queste dissensioni nascono mille ritardi e contrasti,

spargono sopra tutta

si

1'

Olanda

de'

mali

incalcola-

Chi non sa quanto la debolezza del legame federativo in

America nocque

al

successo della guerra contro

Chi non ravvis

indipendenza americana?

il

nemico della

poca forza del

la

congresso generale delle diverse repubbliche nel concorrere al

comune vantaggio, bench


siasmo in cui tutte

le

momento

quel

fossero in

passioni ammutiscono e non

entu-

di

sente che

si

la voce della patria?

Dividete V Italia in tante repubbliche confederate

le

citt

bagnate dal mare, esposte ad una pronta invasione, saranno


gi conquistate quando

il

congi-esso dell'Italia sar ancora oc-

cupato a deliberare. Egli far marciare delle armate quando


nemici

nuove
l'

si

saranno gi

forze.

Alpi-, la

Che

il

Calabria

ritii'ati

torneranno

fuoco della guerra


si

non verr che a passi

accenda

si

forse

le

lenti

altre

ai piedi del-

chiamare molte volte in aiuto e

far

ad estinguerlo. Se qualche Xerse

scender dai monti del Tirolo per cadere sopra

Lombarda,

repubbliche

gelose

la

Repubblica

dell'

onor patrio

non vorranno combattere che guidate da un Euribiade,


non ritroverassi un Temistocle che salvi l' Italia come
cia fu salvata

Salamina.

La

facilit

d'

confederazione

confedei-ate,

Gre-

la

na-

gelosia

lentezza inerente alla

la

mi fanno abbandonare

e forse

la

invasione in Italia,

la difficolt di far concorrere tutti alla difesa,

turale alle repubbliche

attacco con

all'

progetto

il

del federa-

lismo.

Quanto abbiamo detto contro


strutto dalla felice sorte
l'

il

federalismo

che godono

le

Elvezia. Questa nazione, circondata da

vono

di

rcche ed arrestano V ambizione

abbastanza per non tentare


tente per difendersi

natura che

1'

non viene

montagne che

de' conquistatori,

alti'ui avidit,

da qualunque invasore.

tra

le

ser-

povera

abbastanza poLibera come

la circonda, sparsa per valli profonde,

acuti, su r orlo di torrenti precipitosi,

di-

provincie unite del-

boschi

la

sopra monti

che gareg-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


^iano coi secoli in antichit, sembra ricevere

che la circondano lezioni

.;etti

La

la

giustizia regna

da

og-

indipendenza. Forzata a col-

d"

ivare la terra, conserva le forze del corpo ed


della natura.

139
tutti gli

cuore

nel

corruzione espulsa da' suoi tribunali.

costumi semplici

de" suoi

giudici, e

pnbblici affari, poco

complicati e da per tutto analoghi, tolgono alle passioni liberticide

mezzi ed

bolire r unione-,

ostacoli che

si

pretesti per disorganizzare lo stato

e inde-

buona fede degli individui leva

tutti gli

e la

opporre

potrebbero

natura ha destinata

della felicit, mentre dall' alto delle sue

fiamma

pubblica

alla

nazione

questa

montagne

della discordia e della guerra che

Questa

ropa intera.

fuori, simplificando gli affari al di dentro,

grit de' costumi, ravvivando


sensibili

difetti del

Quelli che

chiamano
poli,

dimandano

quali sparsi su
libert,

fuoco della libert, rende

Galli

d'

le

vincie Unite, gli Stati

ci

una grande estensione


ai

Etrusci

le

pericoli

di terreno aspi-

piccole

delle

Lega Achea:

Latini le

Kon

esclusivamente

Questa obbiezione su

Gre-

Lega Elvetica, le Prodell'America, tutti ripetono ed una voce

grido di confederazione.

la scienza sia

re-

Greci ebbero

Lucumonie,

loro

ci

dicono, che que' po-

la

possibile che

tante nazioni

sianosi ingannate nella scelta di questo governo, e molto

che

meno

loro Citt, e gli ultimi sospiri della

cia furono illustri nella

il

al di

governo federativo per V Italia

il

dell'esperienza e

per sottrarsi

loro Amfizioni, gli

loro Ferie,

V Eu-

promovendo V inte-

pubbliche indipendenti, ricorsero al federalismo.


i

mostra la

federalismo nell' Elvezia.

al tribunale

rarono alla

il

le

sopra

scorre

incutendo terrore

situazione,

fisica

La

utilit.

godere della calma e

di cui

concessa

al

fanno punto coloro

nostro

che diffidando

della loro ragione seguono

servilmente

raccogliendo a cosi dire

voci canonizzano per ottimo

le

le

altrui

stema sostenuto dalla maggioranza, che incapaci

meno

secolo.

pedate,

forse

il

che
si-

di rin-

venirne un migliore mettono tutta la loro abilit nel giustificarlo,

che lasciandosi per debolezza imporre dal grido menzognero


della

fama non osano giudicare

de'

popoli

da

con una stupida divozione; questa obbiezione,

essi

io dico,

ammirati

scompa-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

140

risce agli occhi di chi riflette che lo spiito d" imitazione dirige

come quella

la condotta de' popoli

seguono ciecamente

le

pericoli che incorsero

dimostri loro

quelli che

precedettero

li

che

ciata da alcune nazioni perch loro

danni che subirono

abbrac-

fu

offerse coi caratteri del-

s'

perch non conobbero un miglior piano da sosti-

l'antichit,

trovarono sul principio degli ostacoli

tuirvi

esperienza

1'

confederazione

la

che essi

individui-

degli

strade battute, malgrado che

organizzarlo

nell'

o probabilmente furono arrestati dallo spirito di diffidenza che


presiede alla culla della libert, e che poi lasciarono sussistereil

federalismo spaventati dai mali

d'

una rivoluzione. Una prova

poi della molta saggezza del nostro secolo

la confessione

si

sincera d'ignorare molte cose, bench sia esposto

pericola

al

Egli ne d

della presunzione, se paragonasi cogli antecedenti.

una seconda prova mettendo a profitto gli errori de' suoi magammirando i loro piani con discernimento. Se lodevole un nocchiero che allontanasi da uno scoglio intorno di
giori ed

cui ondeggiano sparsi

non meritano

rimasugli

la stessa lode

di scostarsi dalla

de' vascelli

confederazione, acci

mali che resero celebri

che

que' filosofi

gli altri

che

urtarono,
all' Italia

non vada incontro

confederati

stati

1"

dicono

ai

Questi filo-

per giudicare sanamente degli inconvenienti e de' vantaggi

sofi

del federalismo

menti

di

non

s'

degli interessi e delle mire

seguono a traverso
guerra,

considerarlo

nel

commercio, nella

quelli di disgrazia; e loro

quanto pi

s'

de'

tempi

sembra

di

ma

lo-

pace,

nella

nell' interno

dello

prosperit

di vedere che le

allontanano del punto

mo-

influenza

componenti

della

tanto pi tendono a neutralizzarsi ed a spezzare

game

1'

de' secoli, nella

legislazione,
ne'

ne' primi

ancora

sentesi

particolari

le rivoluzioni

stato e ne' rapporti esteriori,

litiche

arrestano

sua esistenza, in cui non

in

masse po-

loro
il

come

origine

debole le-

della confederazione.

Sembrano avere maggior ragione

quo' federalisti

quali ci

dicono che, quanto pi uno stato esteso, tanto maggior forza

dovendosi concedere
eseguite in tutti

al potere esecutivo acci le leggi

punti della repubblica,

vengano

questa immensit di

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


pu facilmente divenire uno strumento

forze

giacch non
("

il

numero

il

numero assoluto che pu divenire

loro

Rispondo che

strano che r Italia


stranieri,

violato

blemi

pretesto

col

hanno sempre

proteggerci

di

che

Spagna hanno a vicenda sopra

la

nostro suolo stato per

il

di cui sono

venute

discutere

nazioni; che, F Italia

essendo

tanti

em-

pu opporre

la

teatro su

il

pretensioni

loro

le

noi domi-

di

secoli

facilmente

estere

le

accessibile quasi

tutte le parti ai nemici esteri, conviene darle quel

da

governo che

massima resistenza all'invasione; ora questo

assolutamente la repubblica una indivisibile: vis unita


disordini delle repubbliche indipendenti,

dimo-

storie

patrimonio degli

il

sono impadroniti delle nostre sostanze; che la Francia

r Alemagna
;

sempre stata

nostri dritti e dandoci dei nomi, dei colori, degli

si

quali

quasi

10 mila possono

nostre

le

ma

fatale allo stato:

ma

cento uomini non ne soggiogano 10 mila,

oppressione,

di

popolazione,

de" soldati relativo alla

far tremare dei milioni.

nato

141

fortior.

la lentezza

e la

gelosia delle repubbliche confederate invitano V Italia ad unirsi


in

una sola repubblica

torio italiano

le

Di

indivisibile.

fatti la

parate da alcun ostacolo naturale;

clima

il

dall'una all'altra estremit; la

fertilit

continente, lo stato precario

alcune

tiere

mente

la quantit dei fiumi


e

da per tutto

abbondanza

il

nostre

le

desiderio

porti, la capacit de' seni

ricchezze

ci

d'

che

d'

poste

sulle fron-

altre

le

1'

ci

di costoro;

moltitudine

trasmettono
le

resistere

l'esperienza

del

cupidit

altrui

di

estere

le

parti agi' invasori

sola

alla

forza

al-

l'unione che pu dare

masse italiane quella solidit onde renderle

eterno de' conquistatori

nostra

altrui derrate; la

rendono accessibili da tutte

avvedutezza all'ambizione

alle

cangia

situate nel

un' invasione; la

poco

delle citt

provocando

che mentre

r impotenza di ciascuna citt


l'

non sono se-

che

possono far circolare rapidae

genere che

in ogni

mantiene vivo

natura del terri-

cui parti avvicinate tra di loro

passato

lo

scoglio

che

ricorda

air Italia che divisa fu conquistata e tiranneggiata dalle estere

nazioni; lo stato di
nostra marina che

depressione

diverrebbe

il

in

cui

riparo

giace

al

presente la

della libert se

fosse

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

142

sostenuta dall' unione;

il

commercio che

da per tutto

arrestato

da mille ostacoli sollevati dalla gelosia

piccoli

di

stati

indi-

pendenti e rivali; quella diffidenza indecisa, quella inquietudine

accompagna

attiva che

inquietudine che

le

rivoluzioni e tende a disorganizzarle,

sminuisce in ragione degli associati

si

che

desimi pericoli; l'intelletto

campo

estende

si

il

politici

che togliendo di mezzo

di

le

madri

di discordie e di

degli

passioni

piccole

uomini in una distanza che annienta

ai

me-

misura che

sua attivit; la grandezza

estende

lari gelosie

g' interessi

si

oggetti

tiene

gli

e le partico-

sedizioni; la religione che

unisce tutta l'Italia sotto d'uno stendardo comune; gli stessi

costumi che danno alla pubblica opinione la

direzione

istessa

e ne costituiscon la forza; la stessa lingua che facilita

municazione

de'

sentimenti e

ricorda

ci

stessa

la

stesso gusto per le arti per le manifatture

per

le

stessi mali, le stesse speranze, gli stessi timori; in


il

morale,

fisico, il

massima

possibile

politico

il

strettezza

tutto

nel

e"

seno

invita ad
d'

la co-

origine;
scienze,

lo

gli

una parola
unirci

colla

una sola repubblica

indivisibile.

Esaminiamo

j^i

da vicino

la nostra fisica posizione, e ci

il

nostro cai-attere

nazionale e

persuaderemo sempre pi che

reijubblica indivisibile pu sola essere V istrumento ed

La

della nostra libert.


di

Genova

di

Milano

Italiani pronto

Pavia dimostra che

ad accendersi

un primo successo,
ostacolo; che

storia di Napoli di

e di

ma

domina

Roma
il

il

la

riparo

Firenze

di

carattere degli

ad estinguersi spera tutto da

tutto dispera

quando

arrestato

da un

d'inquietudine e

in lui quella specie

di

movimento che proviene dalla debolezza congiunta alla memoria della forza; ch'egli ha bisogno d'essere arrestato nelle
sue impetuosit e sostenuto nelle vacillazioni di sua incostanza.

Quasi

tutti gli altri popoli, eccettuato

in stabilit ed in fermezza.

Dunque,

delle repubbliche indipendenti o

il

se

francese, lo superano
si

erigessero

confederate,

l'

in Italia

inquietudine e

r incostanza degl' Italiani alimentate dalle dissensioni


gelosie di detti governi aprirebbero
feroci che

si

il

campo a mille

riprodurrebbero sotto tutte

le

e dalle

discordie

forme possibili: egli

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

dunque necessario

opponga

ci

una forma di governo che lasci alla


campo d' esercitarsi a suo capriccio, ma

stabilire

nostra attivit libero


le

143

il

delle forti barriere acci

non degeneri

in discordia;

a dire, necessario fissare la repubblica indivisibile. Al-

tronde gli uomini


questi uomini che

tempo

faccia

la

distinguono sopra gli

e dello spazio;

imperi,

degli

pazienza

altri colla

non compariscono che

col coraggio coi talenti,

sione del

a cangiare

propri
si

rari sull'esten-

restante viene travolto dalla

il

corrente irregolare de' pregiudizi, e resta soggiogato dal carat-

dunque, in vece

tere nazionale:

ed in conseguenza

pericolo d'introdurre
d'

mare

sicuro

ostinazione

La

le

lia

ha

d'

posizione

dall'amor della gloria, dalmorte, dominando


camminano d'un passo

della

un grande oggetto, combattendo con

dell' Italia, le

qualit

conducono

ci

suo

del

clima,

sue

le

alla stessa conclusione. L'Ita-

un' estensione abbastanza vasta

per potere aspirare al-

indipendenza, e limitata abbastanza per non essere indebolita

dalla sua grandezza.

La natura circondandoci

stina alla navigazione

collocandoci sopra

che cerchiamo ne' solchi delle campagne

creando in

mezzo

noi

di

un'

mari

di

clima dolce e voluttuoso, che

maginazione ed incantare
inventore

congiunto con

abbellisce e perfeziona
propriet,

la

coltiira

la nostra

quella

la

genio

nostro

matura

riflessione

uniamo

produzioni

nostro

all'

l'

arte

vivace

che

ed

tutto

industria alla
d'

impiegarle.

comunicazione delle terre centrali

coi porti, dei porti colle terre centrali


di spedire e di ricevere

d le

ci
Il

quanto pu adescare l'im-

il

vogliono che

delle

fiumi che assicurano

ci offre

de-

vuole

grandezza;

immensa popolazione

sensi;

ci

fertili terreni

braccia necessarie ai travagli della terra e del mare.

chia-

uomini illumi-

que' pochi

disgrazie la fortuna e gli uomini.

ricchezze moltiplici

l'

che animati

verso

d'inquietudine e

lo spirito

eventi invece di lasciarsi dominare,

fermo

ed esporsi al

una sola repubblica

stabilire

orgoglio della libert, dal disprezzo

gli

popolo

del

alla rappresentanza nazionale

nati, fieri, sensibili,


l'

governo

nel

incostanza, conviene

repubbliche

di moltiplicare le

rappresentanti

navigli

in

il

tutte

clima che permette


le

stagioni

seni

LETTURE

144

RISORGHIENTO.

DEL,

mezzi che la

numerosi

natura

ci

addita per attrarre V altrui superfluo ed ismaltire

nostro.

La natura ha

sono

la vasta estensione delle coste,

sparso intorno di noi tutti

il

germi della

prosperit e della grandezza. Ora io dico che questi germi non

possono svolgersi che

Di

la libert.

Senza

ombra

all'

r anima delle

fatti

jnenti, le arti

cadono in paralisia,

un mucchio

agevolare V influsso della

oppone

angolo

di ricchezze

barriere, gettare

de" vagli

tare le operazioni, per simplificare

calcoli,

errori dell'ignoranza, per paralizzare


stessi

Questo sistema
rapporti

fisici,

di

pesi,

miglioramento

massima prontezza,

chi

per

le

ge-

la

per diminuire gli

mala

monete,

le

conviene

fede,

misure.

stesse

deve calcolarsi

sopra tutti

morali, politici, presenti e futuri, deve eseguirsi

cupidigia, dell' ignoranza,

Ora

stesse

le

vantaggio. Per facili-

nerazioni future senza ritrarne presente

gli

off"re

qualche

di

nel seno di qualche monte; conviene agire

stabilire

ci

d'oro in un

andare a raccoglierlo alla foce

di terra ed

fiume

colla

agenti che

gli

Per

gli osta-

spezzare de' monti, costruire delle

de' torrenti,

delle

asside indi-

s'

conviene abbattere

libert,

suoi stru-

le lascia perire.

natura e rinforzare

la

conviene arrestare
strade, sollevare

commercio

il

indivisibile.

commercio

abbandona

di essa V agricoltura

spettito sopra

coli che

una repubblica

d'

arti, delle manifattui-e, del

non vede che

tenersi fisso in

dissensioni,

le

mezzo

pregiudizio

del

la

r inquietudine, lo spirito di vertigine di

urti della

agli

malignit.

della

lentezza,

gelosia,

la

indipen-

repubbliche

denti o confederate, oppori'ebbero degli ostacoli insormontabili

all'eseguimento

di queste

non

dell'

industria

La

operazioni?

che

la

fatto le nazioni per rovinarsi.

Sopra

storia del

degli sforzi

storia
il

mare

commercio
che hanno

sopra

conti-

il

nente esse hanno sollevato delle barriere che impediscono alle


ricchezze di spandersi e
artificiosa
litti,

mettersi

livello.

ha inventato delle proibizioni,

Una

legislazione

fatto nascere

dei de-

imposto delle pene a quelli che vollero arricchire

zioni. In

vano

la

natura aveva regolato

sue leggi ciascuna contrada

sarebbe

le

na-

che colla scorta delle

opulenta, forte

della ricchezza, della potenza e della felicit delle altre.

felice

Esse

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


piano

lianno disordinato questo


<letrimento di tutte.
|iinte

La

universale benevolenza col

loro ambizione, la

le ha
un sistema

gelosia

loro

a staccarsi dalla causa comune, intraprendere

parte ed aspirare ad

;i

d'

145

una prosperit

esclusiva.

Queste consi-

derazioni insieme unite dimostrano che, per trarre


]iossibile

massimo

il

vantaggio dalla nostra posizione, dal nostro territorio,

nostro clima, dalla nostra industria, conviene stabilire

lai

una

<ola repubblica indivisibile: repubblica alla cui voce taceranno


le
I'

gelosie,

s'

ammutiranno

dissensioni, e

le

non risponder che

eco della pubblica felicit.

XXX.
Carlo Botta.

Predicazione del cappuccino Luigi Colloredo


al

popolo veronese.

Dal libro x della Storia dal 17 S9. Di questa concione, che sarebbe
stata

uno

l'autore

Pasque veronesi del IT aprile 1797,

degli incentivi alle orribili

d'un Ragionamento critico srdla storia di

C.

Botta

1825)

(Italia,

atferma lo storico nostro avere soltanto ripulito qua e l la dicitura: lo


ne possedetti, aggiunge, un esemplare scritto di
cerusico dell' infante

mano

di certo Ant. Galli

don Ferdinando gi duca di Parma:

opera del vescovo Turchi.

Il

frate Colloredo fu poi, gli 8

fucilato dai repubblicani francesi sotto le

mura

di

Verona

sospettavasi

giugno 1797,
aveva settan-

tadue anni.

Stupivano massimamente

s"

infiammavano

pettaeolo maraviglioso che sorse in

viluppata tempesta; e questo

fu di

le

genti ad uno

mezzo a quella tanto av-

un

frate

cappuccino

predicava ogni giorno sulla piazza, stando attentissimo


polo affollato ad ascoltarlo.

Non desumeva

argomenti da motivi di religione,

ma

nella nazionale independenza

pi

di

questo frate

che

po-

il
i

suoi

piuttosto da quanto havvi


dolce,

di

pi nobile, di
10

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

146

pi generoso; e sebbene
dirette contro

secondo V uso antico, barbari


di loro guerra,

cacciamento

adagio, paiientia laesa


Italiani,

parole fossero principalmente

sue

le

Francesi, erano nonostante generali, e chiamando,

diceva

fii

predicava contro

forestieri,

Preso

per

qualunque paese,

di

sesso

voi

esse son pur quelle dei Scipioni,

Fabii,

dei

di

qualunque-

impugnate

siate,

dei

son pur quelle degli Sforza, degli Alviani, dei

impugnate

testo V antico

furo\

egli,

condizione, di qualunque

tutti

e morte.

armi:

le

Camilii-, esse

Castrucci. Ita-

armi, impugnate le armi; e non

le

deponete,

finch questi barbari, di qualunque favella essi siano,

non siano

liani,

le

cacciati dalle dolci terre italiane. Vedete lo strazio


di voi?

Vedete che

il

danno a

lor

son contenti, se non aggiungono

che fanno

non basta? Vedete che non


scherno?

lo

rubamenti non

saziano questa gente avara: questa gente superba vuole


properii ed

evvi

il

il

vilipendio. Sonvi le querele imputate

silenzio imputato a congiura: o che serviate o che

mannaie, perch

serviate, vi apprestano g' insulti o le

vire

chiamano

vilt, il resistere, ribellione.

Vi accusano

deboli, che ai deboli


coltella!
e

1'

Adunque, poich

ed

fucili

contro

usare

mag-

stili

hanno ora posto

vi

e le

accagionano,

di stili e di coltella vi

poich un risguardo di Dio, protettore degli oppressi,

sopportabile superbia loro

armi

di

cannoni contro

pi forte gli

il

non
ser-

il

nascoste; vi chiamano gnte traditrice; come se non fosse


gior vilt al pi forte V usare

im-

g'

a delitto;

fucili ed

l'

in-

can-

noni in mano, usategli, usategli, e pruovate che anche gl'italiani petti sono forti contro

rimbombi

Credete voi che siano costoro


siano pi valorosi

pensiero:
i

di

Per

voi?

Dio,

Non

furono da lor prese

sommovono

governi per tiranneggiare

Bergamo

sotto spezie

veneziane fortezze?

le

popoli contro

tevi di Brescia, di

Non

governi, non

popoli

di

voi

Ma

Crema,

da

Genova,

ami-

di

Non da
loi"o

che parlo
fatte

che
falso

si

perfidia sono

di

sotto spezie di amicizia fu invasa

insidiata Gavi, conculcata Livorno?

si

credete

non abbiate

no,

valorosi non son perfidi, ed opei'a

fatti recenti.

cizia

e le guerriere tempeste.

invulnerabili?

si

loro

usano

Ricorda-

ribelli al loro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

Non

signore dai tradimenti di costoro.

147

avete

voi test letto

manifesti nimicbevoli contro di voi mandati da quel Landrieux,

primario insidiatore, sotto colore


citt?

Non

vedete voi qui

il

da loro perch con mani italiane

sangue italiano? Non

versi

moveste pure or ora a sdegno nel leggere

vi

ventato da loro ed apposto

Dio voglia
il

amicizia, di quelle misere

di

pubblicato scritto di un Lahoz, pagato

puro quanto la causa

sia tanto

manifesto, e nessuno

ancoi'a

ma

1'

il

santa? Vero disse

sa meglio che chi lo scrisse;

infame fraude, non a liberare

a dar cagione agli oppressori


di

dirgli per dargli in

mano ad

qui nell'innocente

Verona

scelerati

solo nido,

valorosi che abbiano

denza; che

ma

il

covo

tra-

noi

Non abbiamo

noi

infami fraudi

d'

in

Buonaparte

vincitoi'e inso-

segreto? Sono questi

tremare? Tolga Dio questa cre-

farvi

valore virt, e la perfidia

satelliti codardi.

pagne pocanzi

caso

Non ebbimo

contaminar Verona? Non

ma

lente in palese, insidiatore scelerato

rosi,

di

mandati espressamente da Buonaparte, sotto

vili,

pi'etesto di reggerla, a

non

vera

subornatori venuti per

prezzo da Lonato, da Desenzano, da Brescia?

stesso,

poi

popoli,

insoJite tirannidi.

ma

oppressi diretta,

gli

tradire gli oppressi

di

sommovere prima

veramente scelerato

qui capitani

manifesto in-

il

Battaglia, a quel Battaglia, che

al

Fumano

al

liete e dilettose della

ed arse dai barbari. Sono bruttati

non soldati valo-

fa,

cospetto vostro le

cam-

Brenta, ed ora consumate


tempii,

sono spogliate

le

case, ogni opera dell' italiano ingegno, utile o magnifica, fatta

preda di soldatesche sfrenate. Adunque


rono

Raffaelli,

Ai-iosti,

Tiziani,

Paoli?

Tassi scrissero perch

coloro che non

intendono?

g'

lo rapissero,

barbari travaglia-

die

il

il

mano

di

povero l'obolo

il

perch uomini gi
ed in prezzo di

prezzo di corruzione contro gl'Italiani stessi

Adunque port

Petrarca, gli

testi loro gissero in

Adunque

suo alla Casa santa di Loreto,

da tanti rubamenti

pei

Adunque

il

fatti

ricchi

meretrici in

convertissero?

povero per incorrotta fede nei Monti di piet

risparmiato frutto di tante veglie,

chi

perch fosse involato da


non veglia che nei bagordi nei giuochi nelle fraudi? Ov"

l'Italia adesso?

il

suo fiore perduto. Dove

costumi? conta-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

148

minati da fogge forestiere. Dove


disperse o serve.

Dove

Dove

r arte dello scrivere, gi

si

insegnarci

ed

lo scrivere

ingegno!

le italiane

nate dai

il

al

ve

voi

ne

perduto pregio del-

il

piangono

madri,

contro

perch a

tutti

veronesi

le

tiranni; piangono

querelano indarno del contaminato

starete?

non brandirete

voi

armi?

le

per vendicare, per liberare

fiato

da tanto strazio? La vittoria vostra

Italia

scrit-

venuti ad

son

prima ingannate, poscia abbando-

figlie,

le

strani.

maestra

da insegne,

libercoletti

uccisi nelle battaglie

madri

mondo

pensare! Oh, vergogna nostra sem-

non spenderete V ultimo

voi

da

pavesi

le

vili seduttori, e si

onore.

Piangono

figli

famosa

non vendichiamo

piterna, se con r armi

madri

da parlari

lordata

tace, o adula, o imita. Scrittoruzzi

di tanti?

toruzzi da giornali, scrittoruzzi

l'

armi? tradite pria, poscia

le

lingua?

la

comune,

vittoria

puzza questo barbaro dominio, ed

il

primo messo

apportatore delle veronesi battaglie far muovere a redenzione


popoli.

Sdegnata

Germania

oscurato

valor

mili-

tutti

tare,

sdegnata Genova della perduta independenza, sdegnata

Roma

dell'offesa religione,

dell'

sdegnata Toscana dell'oltraggiata

amicizia, sdegnata Napoli dell' esser


vit

una

d' Italia.

rizzata insegna, tutti

rosa Verona.
stre sta:

fatta stromento alla ser-

Tutti aspettano un valor primo, tutti

La mole

agognan sorgere

domandano
gene-

in aiuto della

intera dell'italica libert nelle

mani vo-

perch molti combatteran contro pochi, virtuosi contro

viziosi, oppressi contro oppressori;

della libert. Vinti

n mai vano riesce

Francesi, qual altro barbaro

s'

frontare la vincitrice Italia? Tutti saran cacciati:

1'

ardir
il

arder
d'

af-

sole ita-

liano non splender pi che su fronti italiane; l'aria non udir

pi

le ispide favelle;

solchi di questa terra, tanto ferace

ma-

non produrran pi per altri che per noi i dolci frutti loro;
spose intatte non daran pi al mondo che forti, che sinceri,

dre,
le

die

liberi italiani.

Fu

gi

Venezia ricovero

contro l'inondazione d'antichi barbari;

casione

ai liberi italiani di (tacciare

fia

ai

barbari moderni.

lore libex'er l'Italia, T unione preserveralla; e gi

sentano alla rallegrata

mente nuovi

italiani

liberi

Venezia nuova oc-

secoli

mi

s'

Il

va-

appre-

per questa antica

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


madre

Ma

mondo.

del

sangue

di barbavi.

veggio

io vi

rossi

Deh, fate voi che

segno della salute nostra, n mai senza


libert.

Ha

o che

tiranni versassero

il

sommo

libert versasse
le

mannaie

il

gli

independenza

libert e la tirannide. Il principe vostro,

il

fortunate,

1'

amore,

furore, le donne,

il

armi, fate che

1'

la

servit,

la

vi

tra

la

cielo propizio, sorti


i

figli,

T inco-

chiamano ad un'alta

e non pi udita impresa; e poich la rotta pazienza vi


all'

la

scegliete tra

Ite,

padri,

minciate battaglie, queste prime vittorie,

rere

fia

acquista

vita e la morte, tra la

la

tra

fiori,
1'

s'

oppressi, o che

sangue degli

il

sangue degli oppressori.


sparsi

sangue loro

il

sangue

libert! Ite,

di

quando ordin V universo, voluto,

Iddio,

gloria e l'ignominia, tra

sangue! questo

di

seme

sia

quest'uomini truculenti:

correte, uccidete

149

cor-

f'

armi non siano impugnate indarno

XXXI.
Carlo Botta.

Caduta

Dai

dell' aristocrazia

libri

e xii della St.

diecine

come cadde.

dire

Basti

di giorni avanti

il

dal

1789

al

che

l'

1814.

a che

pusillanimit

ziana per la corruzione e la


cadf^re

veneta

tradimento alla nuova repubblica.

maggio 1797)

fu de' pili

tutto ci

tegno di Bonaparte verso la

rinnovata repubblica

Gran onore

queste pagine del Botta.


tera di

lui,

padopoli,

che vale molta prosa

a'

15

luglio 1834,

il

venuta merit

di

non so quante

pazzamente allegri
francese

furono odiosi

compianto

scrittore e

oggigiorno.

da Parigi:

qualche compiacenza, come di


scrissi

d'

tradimento

il

di

L' aristocrazia vene-

ultimo carnevale

che Venezia ricordasse. Con

lerati; e nobilissima l'indignazione

era

che

con-

il

scel-

prorompe da

d'uomo! c' una

let-

Scriveva ad Antonio Pa-

Di queste

mie

storie io

buone opere, massimamente

sento

per quanto

per la povera Venezia. Quando comparir al cospetto di Domeneddio

per essere giudicato,


di questo secolo e

il

che non tarder molto, per essere la mia et mezza

mezza

dell'altro, io porter

quale

usbergo aperta sul

LETTURE

150

DEL, RISORGIMENTO.

storia. Doraeoeddio dir: Tu sei stato un goloso


ed io
Signore, vero, ma scrissi per Venezia Tu sei stato un presuntuoso ed io Signore, vero, ma scrissi per Venezia Tu hai troppo

mia

petto la

risponder

amato

le

Venezia.

zicai

un poco,

Pietro,
che

ldia, la

ed io

Signore, vero, massime

cosi via per tutti

disse

giusta,

donne

Signore, gridai, Venezia, Venezia

di fango.

memoria ed

la

Tu ben

celano

servendoti delle

scrivesti,

ma

me

Domeaeddio; ed

Ponza ponza; che

il

ad Ant. Papadopoli

tonelli,

La

1886) pp.

anima

se

vilt, la per-

generazioni

le

barbaro,

di questo
sotto

dolci

aspetti

mie parole, che sono

1'

andar contro

scelte e

chi

Cosi dir, anzi intuo-

me

la

godr nella gloria

miglior segno di animo giusto, retto e

roso, , in un secolo corrotto,

liani

Signore allora

beati quel!'

per l'amor mio verso Venezia,

io

per dir meglio, verso la verit e la giustizia,

eterna.

il

per

scrissi

tutti forse piz-

le aspetto al Giudizio,

traditore di Venezia avr da fare con

ner, la sonora voce di


o,

nome

il

stesse

sepolcri imbiancati. Si, sono veramente;


il

Ed

tradimento di un barbaro.

il

come fanno,

perch sono diventate barbare esse

loda

ma

vero scrisse per Venezia contro la

il

soperchieria ed

presenti adorano,

anime

che di

sette peccati capitali,

apri largo, apri largo; e lascia venire fra

giusto ed

il

le belle,

sfcolo. Lettere d'

il

gene-

ili.

ita-

annotate da G. Gozzi (Venezia, An-

11.3-14.

dichiarazione di guerra fatta da Buonaparte non pareva

a lui poter bastare

per

arrivare

suo

al

fine

del

cambiar

la

forma del governo veneziano. Per arrivarvi aveva con tanto


veementi parole intimorito
capitolo del

cambiamento

di

aveva ordinato a Baraguey

legati

veneziani,

toccato

loro

governo: a questo medesimo

d' Hilliers

che

si

accostasse coi sol-

dati alle rive dell' estuario e d' ogni intorno tempestasse,

se volesse farsi strada alla sede stessa della Repubblica.


fine

ancora Villetard

il

fine

e gli altri repubblicani rimasti in

come
questo

Venezia

menavano un romore incredibile contro 1' aristocrazia come se


ella fosse la maggior pste che sia al mondo, esaltavano la democrazia, accennavano che il solo mezzo di placar lo sdegno di
Buonaparte era

di ridurre

citavano contro

le

eglino, confortati

favorevole,

piti

il

governo alla democrazia: a questo

medesimi continuamente

fine altres dai

antiche

forme

gli

si

dall' aspetto delle cose

apertamente insidiavano

animavano

amatori di

ai disegni

e si con-

novit;

ed

loro tanto

minacciavano

lo stato:

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


;il

medesimo intento finalmente

congreghe

secrete,

di

terrore era grande,

dei buoni,

accomodarsi

pi
al

si

151

spargevano ad arte voci

di

congiure occulte, di armi preparate.

Il

le fazioni

si

accese,

malvagi

trionfavano:

ristavano per timor dell' avvenire, volendo

cambiamento che

si

vedeva in aria: pochi co-

raggiosi procuravano la salute della repubblica.

Non

ostante tutto

egli era o per

questo,

trame ordite facevano poco

le

cui sedeva la

frutto nel senato in

somma

dell" autorit,

voler perseverare nelle massime

risoluto a

perch

prudenza o per consuetudine o per ostinazione

Gi aveva ordinato che diligentemente


r estuario. Prevedevano

dell'

antico

fortemente

stato.

munisse

commesso

novatori che, ove fosse

si

al

senato di proporre alterazioni negli antichi ordini della constituzione al Consiglio grande,

era investita la sovra-

in cui

nit e dal quale solo simili alterazioni dipendevano,


il

senato vi

si

non mai

sarebbe risoluto. Per la qual cosa coloro

indirizzavano tutti questi consigli segreti

si

che

deliberarono d

modo per evitare 1' autorit del senato, allegando che


ad accidenti straordinari abbisognavano rimedi straordinari.
I Savi attuali, dei quali Pietro Donato aveva qualche entratura
con Villetard, operarono in modo, che si facesse un'adunanza

trovar

illegale e contraria

ordini

agli

repubblica nelle stanze

della

private del doge la sera dei 30 aprile....


il

cavalier

Assumendo

Dolfin ragionava che fosse molto

le

parole

a proposito

alle

cose della repubblica V obbligarsi Haller, col quale egli aveva


amicizia, ed era, secondo che egli opinava, molto innanzi nel-

r animo

di

Buonaparte,

per

mitigare

il

La quale

vincitore.

proposta dimostra a quanto abbassamento fosse condotta quelera parere di uno

r antica e gloriosa repubblica; poich

principali statuali, gi ambasciadore in Parigi, che


la

sua salute in

si

ponderoso momento

si

dei

aspettasse

dall' intercessione di

un

pubblicano.

Non

erano

ancora

che non deridessero

gli

la

animi dei

vanit

del

circostanti
partito

tanto abietti,

posto

dal

Dolfin.

Seguitavano diversi pareri. Voleva Francesco Pesaro, genero-

samente opinando, che non

si

alterasse a

modo alcuno

la

con-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

152
stituzione e

facessero le pi efloaci risoluzioni

si

fino all'estremo quell'ultimo ridotto

Disputava
rit

Mentre

ordini.

Zaccaria Vallaresso

dall' altra parte

legati di trattare

ai

arrivar novelle che gi

Francesi dalle rive

cannoni.

gran terrore fra

dell' estuario

rimento
e

non

che

Donato

di Pietro

si

letto.

di

sta notte no

semo

Per poco stava che per sugge-

Antonio Ruzzini non

della dedizione:

trattasse

serenis-

il

gi per la camera

passeggiando, lasciava intendere queste parole

n anche nel nostro

ten-

romor dei

il

adunati:

gli

simo principe, tutto paventoso pi volte su

per

dell" estuario,

Parve s'udisse

a Venezia.

Si suscitava

auto-

desse

posti, ecco

partiti

soprantendente alle difese

tavano di avvicinarsi

sicuri

si

con Buoiiaparte dell'alterazione degli

stavano esaminando

si

Tommaso Condulmer,

per difender

della potenza veneziana.

che

cosa

si

farebbe

cedesse
credere

Veneziani fossero divenuti meno che uomini, se veramente

in questo fatto solo operava la paura. Vinceva per altro ancora


in questo

la

fortuna

gagliardamente

mandava

Condulmer

al

ostante, operando

partito che
la

della

al partito

il

le

Nicol Erizzo,

resistesse alla forza

timore e

il

Repubblica; perch, opponendosi

Giuseppe Friuli

con

la forza.

instanze dei novatori, fu preso

doge medesimo esponesse

al

maggior Consiglio

condizione della repubblica, proponesse la facolt

la constituzione, si convocasse

guente primo

di

si

Non

il

maggior Consiglio

di
il

alterar
di se-

maggio. Fatta questa risoluzione, desiderio prin-

cipale di Buonaparte, e mentre ella


gretario Alberti distendendo,

il

tuttavia

si

stava dal se-

procurator Pesaro, lagrimando,

memorande parole: Vedo che


mi non posso sicuramente preaiuto: ogni paese per un galantuomo xe patria:

disse in dialetto veneziano queste

per

la

starghe

mia patria
vertii

la

xe finia:

nei Stmzeri se poi facilmente occuparse.

sapendo che Buonaparte domandava


cesco Pesaro,

se,

come

lasciato

trapassando

sua vita nell'elvetiche montagne,

mondo l'esempio

al

Poi cesse da Venezia,

sua morte. Felice Fran-

disse, cosi avesse fatto, e se,

ritirato e dolente la restante

avesse

la

di

un amore

di

patria

scevro da ambizione, che s stesso, Venezia, Italia avrebbe per-

petuamente onorato

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Era

la

cadere da per

neziana doveva

Era

era teso.

nell'

agguato

clie le

cannoni

micce accese: apparato inso-

presti, le

da tanti secoli in quella quieta repubblica. Custodivano

per antico rito gli arsenalotti


capi di strada

s stessa

palazzo pubblico circondato per ogni parte da

il

genti armate,
lito

153

mattina del primo maggio, quando la repubblica ve-

pieni

stanze del palazzo:

interiori

le

uomini

d'

in

armi.

maravigliava

Si

il

popolo, ignaro della cagione, a quel romor soldatesco: la citt


tutta

occupava un grandissimo terrore: quH luoghi medesimi

che per sapienza di governo, per benignit


tezza

di

erano

sito

stati

sempre pieni

di

per natura, civilissima per costume, ora risuonavano

d'armati; e quelle armi


salvamento,

ma

Convocati

per for-

cielo,

gente allegrissima

di

d'armi e

armati accennavano non

quegli

a distruzione della pati'ia.


padri al suono delle solite

campane (non senza

lagrime io queste cose racconto), e adunatisi in maggior Consiglio,

rappresentava con gravissime parole

il

doge la funesta

condizione a cui era ridotta la repubblica, infelicissima,


cente

Tale essere

la

ma

inno-

condizione della repubblica, combattuta

da un amico divenuto nemico doj^o tanta ospitalit usata verso


di lui, appetita

da un

amico per cui

erano sofferte tante

si

disgrazie, insidiata forse da cittadini perversi


vertire era uso, piacere,

in
i

un secolo

in cui V

diritti nulla, la

massima

innocenza

per cui

il

sov-

speranza; essersi abbattuta

non creduta,

derisa, la fede

forza tutto; solo le stragi e le vittorie aversi

la virt non attendersi, se non per contaminarla.


Che potere Venezia a cui solo erano scudo V innocenza e la
virt? Cedessero adunque, cedessero, esortava, ad una necessit

in onore;

ineluttabile;

e,

poich l'estremo dei tempi era giunto, in quel-

r estremo tempo pensassero

che

meglio

era recidere qualche

ramo, sebbene essenziale, che l'albero tutto; che cosa di poco

momento

era una modificazione, pui-ch

pubblica; che
getto di

bisognava, a guisa

una parte

del

carsico

dei

si

per salvar

la

la re-

marinari,

nave

far

Posto

il

fu appruovato con cinquecentonovan-

partito e raccolti

totto favorevoli e

ventuno contrari. Lodava

vti,

conservasse

provvidi

il

doge la virt del

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

154

naggior Consiglio, esortava ad aver costanza, a non disperare


repubblica, a tener credenza del partito deliberato

della

scia, tra

il

dolore la mestizia ed

nire, si scioglieva

po-

avve-

terribile aspetto dell'

il

Consiglio.

il

crudo capitano intanto perseguitava Venezia. Calava Buo-

Il

naparte furibondo dalle Noriche Alpi, e la circuiva d'ogni intorno. Villetard ed

suoi aderenti

insidiavano

l'

la costanza mostrata in Treviso

accusava

generalissimo,

il

quella provincia. Sde-

di

Veneziani

di

Pesaro,

degl' inquisitori,

Rispondeva Giustiniani,

le

del

enormit

d'

domandava

de' suoi

somma

con

amica

di

Verona

soldati;

sempre

generosit

insopportabile dispendio avere mantenuto per


l'esercito di Francia;

diti

freno,

soldati di Francia, avergli

anche quando

armi tedesche;

fortuna

la

di ci far fede

anzi

ttata

dell'impe-

mostrava favorevole

si

la esperienza,

francesi

cagione

la

impertinenza

del

di ci

dell'

fatto

contro

un

armatore

di

ordini

rompitore

altra

su-

sarebbe

si

nazione,

che

a disprezzo tanto insolente della sovranit fosse trascorso.

queste risposte

guardando,
dalla

g'

Buonaparte,

intimava

terraferma;

se

plicava Giustiniani,

se

no,
il

gii

del

senato;

che

atto

di furioso

togliesse

V avrebbe

fatto

Giustiniani

davanti, sgombrasse

ammazzare.

Re-

senato avere commesso alla sua fede

Treviso, non potere n volere

ordine

in

di

Lido essere

del

armatore,

qualunque

gli

in

alle

moderazione,

perbo delle municipali leggi; la resistenza medesima


usata

sud-

sempre tenuti

del senato, inculcatori sempre di pazienza, di


assistenza verso le genti

con

non avere mai usato tante

fedele,

danno dei Francesi; non che avesse concitato

contro

lungo tempo

si

occasioni propizie per congiungersi con gli eserciti


ratore a

il

comandante del Lido.

Oltremincio e

essere state provocate dalle insolenze


essere stata passiva Venezia,

perfidie, di

di

tradimenti, di assassinii; minacciava sterminio;

sangue

raccontare

il

cospetto del generalissimo

in

da Angelo Giustiniani provveditore


gnato

Pia-

dentro.

cerai in tanta depressione di spiriti e vilt d'animi

non

partir
lo

da Treviso,

spaventava

il

se

non per

morire;

poich egli aveva sete di veneziano sangue, pigliassesi

il

che,

suo.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


ed

il

Tanta fermezza faceva, secondo

restante risparmiasse.

cendogli che sapeva

dolcezza

il

Entrava in

Buonaparte.

solito, piegare

155

sull'

aveva governato con integrit

eh' egli

Trivigiano: veniva finalmente sul promettergli che


case dei no-

nella ordinata distruzione delle propriet e delle


bili

il

accarezzarlo, di-

veneziani

sue sarebbero

le

preservate:

certamente

offerta

vile in un' occorrenza tanto miserabile della patria veneziana, e

degna

Non

chi la faceva.

di

rimaneva per questo

si

Vene-

il

Ge-

ziano, imputandosi ad ingiuria la promessa mansuetudine.

nerosamente pertanto

capitano di Francia parlando,

al

immune

cliiarava che, poich egli trovava lui e la sua condotta

colpa,

di

ancora essere innocente

confessasse

comandamenti

del

gli di-

senato, dai

il

qual riverente figliuolo, riconosceva

quale,

quanto aveva fatto; ch'egli era stato amico dei Francesi, per-

ch

che se

senato era;

il

loro

stato

fosse

nemico

senato,

il

anch' egli sarebbe stato; conciossiach egli era sempre stato e

sarebbe fedele esecutore


per pruovare

1"

bili gli si offeriva in ostaggio in

mandarlo. Aggiungeva

non r

accettasse.

rifiutare

le

sua adorata patria,

Quanto
l'

le

immunit

alla

lui,

concittadini il-

de' suoi

fin

fardo e dispettoso

Era

umane

il

giustizia

lo

il

stodivano:

patria,

dir Giustiniani

attonito

tra

giorno 12 di maggio destinato da chi regge


della

maggior Consiglio:

stavano vuote

al

gli arsenalotti,

Lido:

si

queste

ma

pochi,

dall'estuario,

si

il

cu-

acco-

vedeva un avviluppamento degli ul-

timi Schiavoni che s'imbarcavano:

sapendo che

bef-

veneziana repubblica. Era

navi difenditrici, ritirate

le

pie

lasciava andare

cose alla distruzione

adunato

e di

a'

uso ad avere

d' allora

intorno adulatori, n sapendo che cosa volesse


di

se

beni,

spada, la metteva

la

del conquistatore. Buonaparte, gi

con quel suo amor

de' suoi

offerta

ed eterno rossore avrebbe, se

fumanti

ceneri

scignendosi

lese restassero. Quivi,

piacesse

gli

infame dono, poich, perduta la pa-

perduto per

propriet sue fra

qualunque luogo

non sarebbe eroe Buonaparte,

che

sdegnosamente

tria, tutto era

della

voleri

dei

innocenza della quale con documenti irrefraga-

il

popolo atterrito, n ben

significassei'o quei sinistri

presagi,

si

raccoglieva

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

156

in folla intorno al palazzo:

per ridurre

congiurati di dentro discorrevano

maggior Consiglio a spegnere l'antico governo:

il

congiurati di fuori spargevano mali semi. Aiutava

loro la risoluzione

antiche forme.

le

Orava

La

congiure,

desidri
date,

Buonaparte,

di

se

dell" inutile

riformasse: proponeva

si

governo rappresentativo. Mentre

il

fraudi

tremante sui pericoli presenti: par-

dei

resistenza e delle promesse


infine

le

modificare

al

setta democratica trionfava.

doge pallido

il

lava delle

primo maggio favorevole

del

stava deliberando,

si

ecco udirsi improvvisamente alcune scariche

d'

archibusi fatte

per festa e per forma di saluto nell' atto del partire dagli Schiavoni, che nel

sottoposto

ugualmente per

festa e

canale s'imbarcavano: rispondevano,

forma

per

di

deva

gli

tenti

ad ammazzare

privi

coi

doge e tutto

il

fama per

d'animo

di

le

tiri

loro

subito spavento pren-

adunati Padri: credettero che fossero

era corsa la

n'

saluto,

Un

Bocchesi alloggiati a San Zaccaria.

congiurati in-

ceto patrizio, siccome

il

congiure. Si aggiravano per la sala

consiglio; gridavano

confusamente e con

gran pressa, parte, parte, che in lingua veneziana significava,


squittinisi, sqiiittinisi.

Posto

il

partito,

si

vinceva con cinque-

centododici voti favorevoli, venti contrari, cinque non sinceri.

fine di preservare

le vite e

Venezia

incolumi, diceva

sostanze

le

e di

degli

il

ceto patrizio

con questo che


rentita,

che fossero

verso

tutti

la

religione

della

citt

di

conforme

ai partiti gi presi
il

giusti riguai'di avuti

partecipi

la sicurt della zecca

maggio, accettava

di

decreto,

allontanare l'imminente pericolo di novit vio-

lente, ed altres sulla fede

verso

il

amatissimi sudditi

il

dello

stato,

banco fosse gua-

e del

primo e quarto giorno

maggior Consiglio

sentativo, purch a questo fossero conformi

il

governo rappre-

desideri del ge-

neralissimo di Francia; ed importando che in nissun niomento

senza tutela la patria comune restasse,


gistrati
l'

di

provvedervi.

antichissima loro autorit

in

una tanta

disgrazia,

ma

questo
si

si

modo

faceva carico
i

ai

ma-

patrizi veneti del-

dispogliarono, non con dignit

minacciati da due sudditi

nome, ed aggirati da due colleghi

infedeli;

d'

oscuro

non per armi pe-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

ma

rirono,

per insidie; non

157

ma

per imprudenza animosa,

per

un nemico aperto, ma
per frauda di un amico disleale. Non manc il iDopolo al governo, ma il governo al popolo e mori una pianta con le ra-

imprudenza debole; non per assalto

di

perch era

dici buone,

conforto

aver perduto

dello

guasta; n ebbero

la testa

stato

lo

per

patrizi

perch coraggio non mostrarono e la cautela fu vizio.


se

buoni ebbero compassione a Venezia pe

simarono per

la

mente esempio
quel tradire

debolezza:
terribile

gli stati

di

il

certa-

lagrmevole

Il

d'

Europa, e fu

Polonia, perch in questo fu pi violenza

che fraude, in quello pi fraude che violenza.

ranno difficilmente fede

ai principi,

quando

e'

popoli preste-

dicono di essere

restitutori dei diritti e degli stati legittimi, se jjrima

per,

presagi pieno,

pubblico

gius

Ma

schernirono.

funestissimi

di

destino, la bia-

"1

per prepararne la rapina.

caso di Venezia turb tutto

peggiore di quel

la

tristi

fu,

il

soperchiata,

virt

non re-

stituiscono Venezia. Foise alcuno dir che conviene all'Austria

r avere Venezia, ed al re dei Paesi Bassi

1'

avere

il

Brabante

Austriaco: a questo sto cheto. Quanto all'Italia, peri con Venezia

il

principale fondamento della sua independenza ed

il

pi forte propugnacolo contro la potenza alemanna. Era Ve-

nezia contro

Alemagna

che

quello

era

Sardegna

di

re

il

contro la Francia. Quella peri per fraude, questo per foi-za:

perde

l'

independenza, non

s'

acquist la

libert,

1'

Italia

si

fu

serva.

Poich
l'

autorit

patrizi ebbero

preso

partito

il

propria e di rimettere lo stato

di

nelle

rinunziare al-

mani

di

Buo-

naparte, tale un timore gli assalse in quelle stanze, piene tuttavia delle immagini dei loro forti antenati
essi fatto di

grande

e di glorioso si in

e di

quanto fu da

pace che in guerra, che,

non sapendo pi n dove restassero n dove gissero, si abbandonarono, come perduti, ad ogni affetto pi disperato. Si
ritraevano alcuni alle stanze private del doge, che, tutto smarrito,

aveva dato ordine che

sero: altri,

mando

usciti

gridando

di tutti

ducali segni

all'aperto per ritirarsi alle

Non

pi

si

dispoglias-

case loro, lagri-

Venezia, non pi san Marco

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

158

facevano uno spettacolo miserabile in mezzo alle turbe affollate,

che ancora non

ben

sapevano

sovrastasse alla patria loro.

quale

avvenuto quello che aspettavano,

pensavano

essere-

un vecchio ge-

questi

tra

quanta sciagura

novatori, che

nerale Salimbeni soldato della repubblica, trepidando dall'al-

Viva la libert! Ma

legrezza gridavano

popolo, che prima

il

era stato incerto n poteva recarsi nelT animo tanta abbiezione


dalla parte

dei

patrizi,

saputo

fatto,

il

accendeva

si

furia incredibile, ed incominciava minaccioso

tumultuazione, chiamando unitamente

Cresceva

la folla, a cui si

erano

fatti

non ancora imbarcati. Accorrevano


con

fanciulli, e

verso
le

1'

san Marco,

donne

le

vecchi

ed

amore

antica e veneranda patria. Sventolavansi dalle finestre


si

rizzavano sulle antenne piantate

in cospetto alla chiesa di san Marco.

Cominciavano

a correre gridando e schiamazzando, e

mettevansi a grado a grado fuori delle finestre

Ma non

di

compagni pochi Dalmati

voci davano gli ultimi segni del loro

le

bandiere di san Marco; tre

biose

nome

il

una

di

a fare una gran

pu

anzi tosto

le

turbe rab-

dove passavano

le dilette

bandiere.

popolo sollevato star lungo tempo sui generali,

il

nei

particolari o

d'

amore

o d' odio.

Avvertito

che in una delle contrade per alla piazza abitava un pizzica-

gnolo che aveva fatto certe dimostrazioni a favor di un uscito

men che non

dai piombi, correva alle sue case, ed in

si

dice

sperdeva o rompeva ogni mobile; poi, trovatagli una nappa


tre colori addosso, gliela

stava iu atto di mozzargli

iscampo della

il

capo, quando

prometteva

vita,

cosi tosto usciva dalla sua

una mano

di

di

conficcava in fronte: gi uno Schiavone

di jjalesare

bocca

il

mal

il
i

arrivato, per

rei delle

nome

di

congiure.

qualcuno, che

popolo partiva per mettere a sacco

la

casa del

nominato. Saccheggiavansi per tale modo Zorzi, Gallino, Spada,


Zatta libraio.

Fu avuto

rispetto ai palazzi

dei ministri,

anche

a quello di Francia. Villetard, non sapendo fino a qual termine


potesse

trascorrere

quel

furor

popolare,

si

era nascosto

ministro di Spagna

altro importava

calmar quel furore, facevano opera che

il

dal

Villetard e Donato, ai quali pi di ogni

adunassero alcune compagnie

di

soldati

italiani,

si

presidia-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


vanne

il

ponte

Rialto.

di

Vi conduceva Bernardino Reyner

fine a

quell'

incomposto accidente. Usavano Villetard

Donato

e Battaglia la occasione, e

vilio a

Mestre la notte dal IG

comandamento
cesi.

Baraguey

di

popolani

tre o quattro

due cannoni, coi quali tratto ed ucciso

poneva

159

La mattina molto

preparato e mandato

na-

il

17 maggio, levavano, sotto

al

per tempo

scoprivano

si

il

quattromila soldati fran-

d' Ililliers,

schiei-ati sulla

piazza di San Marco: soldati ed armi forestiere non mai viste


in Venezia da quindici secoli. Creossi
sero cose che

non

il

municipio,

attennero, lusingossi con

si

vitossi coi fatti, e tanto si

continu

promi-

si

parole, gra-

le

inganno, che la ricca e

l'

potente Venezia fu data, spogliata ed inerme, in preda all'imperator


stizia

d'

non

Da

questo imparino

gli

uomini, che

Alemagna.
pi fra

preservare che con

ed alle promesse

non

per essere

armi,

le

dei forestieri

solo preda,

ma

che

popoli che la giu-

gli stati

non

possono

si

credere alle lusingherie

il

un volere ingannai-si da

ancora scherno

segno

di

s,

ca-

lunnie da parte dei forestieri medesimi.

In questo mentre

Buonaparte

se

voci che gi

lui

era concluiio

levavano,

si

Vicenza qual fosse


Francia n

si

Il

atterrivano

destino

il

trattato di

il

ne tornava a Milano.

dei

Campoformio:

suo parlar diverso,


i

popoli.

Veneti,

e le

Interrogato a

rispondeva n la

avere alcun diritto sopra di loro. Qui soggiun-

geva un Tiene vicentino, che sarebbero pronti a spendere ogni


pi preziosa cosa per conservar l'independenza. Replicava nulla

ancora essere deciso: n

la

Francia n egli non sarebbero mai

per operare cosa alcuna contro di loro, n per disporre di un

popolo sopra del quale non avevano nissun


a Verona, gi pi vicino al suo sicuro nido
si

credeva che

la parte austriaca

delle veneziane sorti

vi

diritto.
di

Ma, giunto

Milano, e perch

fosse potente, interrogato

da un De Angioli presidente del governo,

faceva sentire questo suono, che Verona era ceduta all'Austria.


Diss' egli allora
sotto

derci

il

presidente:

Perch non lasciarci piuttosto

Veneziani? Perch, dopo tante promesse


all'

Austria?

questo tratto

di libert

rispondeva

il

ven-

capitano

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

160
atroce

a uomini ai quali egli aveva

difendetevi.

Riprendeva

mamente rispondendo tuonava


ditore, e

sgombra da queste

difenderemo.

tolte, e ci

attonito; e

di trepidazione

di

dolenti

cittadini

ma

ci

in

piena

grida

le

ne

se

avvilito,

la citt

Udiva

spavento.

Vattene, trahai

barbaro a tale rincalzata,

grido:

il

venditore;

il

il

Ebbene,

magnani-

armi che

terre: rendici le

Taceva

camera. Spargevasi intanto

parole, e

modo

a questo

armi

le

le

non vergognoso,

ritirava

si

tolte

presidente

il

di

altra

dolore

disperate

partiva

frettoloso

dei

per

Milano.
L' ora estrema di Venezia era

Scriveva da Milano

giunta.

Buonaparte a Villetard: pel trattato

di

pace essere

Fi-ancesi

obbligati a vuotare la citt di Venezia, e per ci potersene l'im-

ma

impadronire:

peratore

non doverla vuotare che venti o

trenta giorni dopo le ratificazioni: potere tutti

volessero spatriarsi, ricoverarsi

patriotti che

nella repubblica

cisalpina, in

cui godrebbero dei diritti di cittadinatico; avere facolt per tre

anni di vendere

un

tondo,

il

beni loro: essere indispensabile che

quale potesse alimentare quelli fra

si risolvessero a lasciar

sufficienti

per

d'allodio

avessero bisogno,

possedeva nella

che

molte munizioni navali, o

partenevano

non avessero facolt

con la vendita dei beni

Cisalpina:

guerra o

di

quivi

Venezia

pubblica (questa era una congregazione

di salute

di municipali) le trasportasse, pi presto

perch

esservi

commercio, che ap-

di

governo veneziano; essere indispensabile chela

al

congregazione

loro

creasse

essere la repubblica francese parata a

vivere:

soccorrergli, se ne

paese

il

si

patriotti che

potessero

quanto fosse per esser

essere vendute

il

in

meglio, a Ferrara,

pr

utile alle opere navali

dei fuorusciti:

di

Tolone, tosto

s'imbarcasse per Corfu, e se ne facesse stima, onde del ritratto


si

soccorressero

fuorusciti:

cannoni

e le polveri

sero alla Cisalpina: accordassesi Villetard con

con un Forfait

vedere a qual pr

con la congregazione
si

di

vendese

salute pubblica per

potessero condui-re una nave ed una fre-

gata recentemente disarmate, otto galeotte,

argano da inalberare,

si

un Roubault

le piatte,

il

sei

Bucintoro e

cannoniere, un
le

barche do-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


rate,

barconi,

palischermi

grossi e

161

navi da guerra, sei

sei

fregate, sei brigantini, sei cannoniere e tre galere sui cavalietti.

Aggiungeva Buonaparte a

Villetard, badasse

la prima, lasciar nulla che

potesse servire

creai'e

un navilio

la

seconda,

bene a

trasportar

sciti: in

modo

possibile, perch

somma

si

si

ogni altra opera facesse che

il

le sorti dei

pubblica e coi deputati delle

di

fuoru-

T oc-

Veneziani che
suo ob-

fosse

con la congregazione
citt

ai

tempo

volessero ricoverare in Cisalpina: finalmente

bligo di pensare, di concerto

vendesse nel

pi fosse profittevole

correnza richiedessero per assicurar

cose:

Francia quanto

in

fosse utile alla nazione; la terza, usare quanto

miglior

tre

all'imperatore per

di

salute

terraferma, alla

salute

dei fuorusciti loro.

Avuto Villetard questo mandato, duro per


stato autore

per

la

della

perduta patria, nella

lui

per

essere

duro pei Veneziani

rivoluzione veneziana,

adunanze

sala delle

recatosi, e

ragionato prima delle condizioni dell'Europa, che secondo

^ rendevano pericolosa alla Francia una nuova guerra


nente, in cotale guisa ai municipali favellava

lui

sul conti-

Cittadini, voi

gi anteponeste all'interesse vostro l'interesse della patria: un


altro

maggiore sforzo, un altro pi nobile

fare; e quest'

il

l'interesse di tutta l'Europa.

Gi udiste

citamente sparse dai nemici vostri

le

almeno ai
mandato ricevuto hanno, il
che con lagrime. Ma, cittadini,

dolore di adempirlo con altro

nemici vostri sono anche nemici nostii:

la Francia,

funeste voci solle-

esse l'isparmiano

che questo infausto

vostri amici,

sacrifizio vi resta a

dare l'interesse della vostra patria stessa al-

come

se

ella

trafficasse

voi contro la libert e contro

essi

calunniato hanno

carne umana, affinch

di

difenditori suoi parte

r odio voltaste che alla tirannide ed

a'

di quel-

suoi sostenitori portate-

No, per Dio, no: che la francese repubblica questa vendita

infame lascia
mini

liberi

vendetta

ai re: ella

ovunque

perseguita

gli trovi.

Ma

la

re,

ella protegge gli

sua protezione e

debbono terminarsi dove nascerebbe

suoi propri concittadini.


sparsi, meglio

la

uosua

la offesa dei

soldati della Repubblica, ora troppo

fomenteranno,

ristretti

nella

Cisalpina, la noli

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

162

velia libert. I territori! veneti, forse la citt stessa di Venezia,


alle

ranno. Alcuni fra

di voi,

a piegare

collo

il

inesorabile.

di

stoica, fra

Bene ho a

giudicare qual

una

dopo

leno della calunnia,


che, perduta

su

lidi

morii'e

il

fia il

ogni

uomo

sotto

un

ivi

eh' ella

La

cittadini

titolo di

il

citt, o sotto gli

pre-

ed asilo a coloro

cisalpina repubblica, per

avrete,

libert,

in tanta

potrete

che

potentissima Repubblica.

cosi

veneziani

Per tale guisa

lontananza

la

assicurare
il

loro che preferiscono la libert alle lagune!

si

apre

forti,

alla

o nelle

il

beni

con voi

favor vostro stipulava

Veneziani in Venezia, assicurava almeno

Dette queste parole,

vi

una sede

ivi

umili tugurii duve abitano gli uomini

fondarla:

Veneziani trasportare

e lagrimoso,

io

generoso.

sacrificio

ricovero

offre

tirannide.

alla

virtuosi e liberi,

non potendo

Non

aver purgato la mia patria dal ve-

di

novella Venezia, o che vi piaccia presso alle terre

popolose

con

diroc-

antica Venezia, vorranno fondarne una nuova

1'

inaccessi

grembo:

mura

libero

una rassegnazione

fra

intercessione della Francia e per amore della


il

Veneti

mura

le

degli stranii.

meglio

onorevole, fra

ritirata

dirvi,

ed

mano

cate pi tosto che lasciarle in

come

Altri,

a lasciar le insensate

la patria

Evvi finalmente chi elegge

sumer

Ottomani fanno, sono pronti

gli

sonsi risoluti

per trasportar sulle navi


lei.

come

fato

al

gloriosi avoli loro,

occupe-

imperiali genti: fo's' elleno gli

i-esteranno aperti

la

generosa Francia,
libero stato ai

il

viver libero a co-

giovane Villetard, pallido, tremante

tacque. Poi

gli

esortava,

in

nome anche

di

Buonaparte, che ordinassero quanto era necessario, perch Venezia sottentrasse intera e salva al nuovo dominio.

r indt'gnazione,
lenzio, ora
il

il

furore agitavano

mormorii

di

maledizione.

cuore funesto aveva per

la

il

consesso.

Il

morte del

La

rabbia,

Ora era

il

si-

buon Vidiman, che gi


fratello,

antico gover-

natore delle isole, che non aveva potuto sopravivere alle rapine
coreiresi, visto accostarsi
fratello, se

la

morte della patria a quella del

ne stava un pezzo attonito e sbattuto. Poi, ritro-

vando in s quella forza d'animo che pi gli uomini temperati


hanno che gli sfrenati, faceva risoluzione di andarsene all'esilio,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


non gi per adular Buonaparte

ma

ambizioni,
virt

si

per viversene umile

te

per correr

dietro

ed

ignoto

nuove

dove ancora

pregiasse. Fortunato Veneziano, anche nelle disgrazie,

poich la virt non solo consola,

da

163

impareranno

ma

gran

misura

felicita,

avranno vita queste carte ch'io

posteri, se

vergo, e divozione verso la patria, ed integrit di costume

amore della

che essi anteporranno

l'

Buonaparte, distruttore

Riprendeva
neralissimo

scampo della

veneziane spoglie.
la

ed umile Vidiman

esule

natura italiana

si

glorioso

al

di patrie innocenti.

parole Villetard, ed offeriva in

le

ed

ed

costanza nell'esilio; e forse tempo verr

libert e

loro vita

nome

nel vicino

del ge-

esilio

le

questa offerta, veramente buonapartiana,


scosse e mostrossi intiera. Ritenessesi, ri-

spondevano concordi, gl'infami doni: non

essi

aver consentito

a governare un di la patria loro in tempi infelicissimi per di-

vidersene

le spoglie;

sapere come

preferisca la povert al-

si

l'infamia: gli esempi che correvano non avere fin l contaminato


le

anime veneziane

basta la potenza,
lito

basta

poter

ma non

essere

avviliti,

la virt, intrinseco e

caduco come
ziane spoglie,

la

traditi,

perch per tradire

perch per non essere avvi-

durevol pregio, non esteriore e

potenza: prendessesi pure la Francia

ma non

cercasse di chiamar a

le

vene-

parte del furto

Veneziani: aver essi perduto la patria, non voler anco perdere


l'onore: se

si

pascevano

potenti delle rubate ricchezze, volere

buona coscienza, n non esser mai per


consentire che quelle mura e quelle acque, tante volto testimoni
gli esuli pascersi della

di virtuosi fatti, gli

vedessero far fardelli di veneziane ricchezze:

sapere, per aver voluto servire alla Francia ed alla patria, aver

incorso V odio di molti compatriotti,

timo atto della vita pubblica loro

ma

gli

sperare che quest' ul-

purgherebbe, ed a tutti

dimostrerebbe che, se furono troppo confidenti, non furono al-

meno
di

colpevoli. Ci detto,

se

ne stavano fremendo con segni

grandissima indegnazione.

Di questo sdegno
parte:

amor

e di

E' bisognava

patrio, perch io

questo rifiuto scriveva Villetard a Buona-

ch'io avessi tanta fermezza stoica quanto


il

doloroso carico che mi dste accettassi.

LETTURE DEL RISOKGIMENTO.

164

me

Era presto, per quanto in

meco
di

stesso

fosse, di adempirlo*,

mi rallegro almeno

Venezia animi troppo

ma

bene

io

di aver trovato nei municipali

per voler cooperare a quello che

alti

per mezzo mio loro avete proposto. Cercheranno eglino altrove

una

libera terra

air infamia.

ma

-,

preferiranno, se necessario

Non consentiranno

che

la

fia,

povert

possa dir di loro che

altri

abbiano durante alcuni giorni usurpato la sovranit della nazione loro per metterla in preda. Per un tal procedere pruove-

ranno almeno che non melfitano


rando. Gemono,

vero,

nazione francese: un

stan loro prepa-

si

bestemmiano,

le

non ancora

otto anni di rivoluzione

machiavelliche; non

le dottrine

s'

hanno

gli

non hanno

assuefatti alle disgrazie; bestemmiano, perch ancora

imparato

vero, la

unanime di volere nella ruina della


mani seguitava i vostri comandamenti.

rifiuto

loro patria mescolar

Gemono, perch

ceppi che

su cotesti ceppi

ardiscono, perch an-

cora non sono tanto corrotti che non abbominino la sfrontatezza


politica.

lor

Pure ed

della Cisalpina ed

che di

mente militare, pe
quello ch'eglino

'1

adunque, o generale, altro modo

resta

ordinare in Venezia

quale voi a

nome

nome

sovranit

della

quale tanto meno

il

governo mera-

il

della Francia richiederete


del

loro aveva la sua fede posta, ricusano di fare.

Buonaparte,

fia

pare un delitto;

lor

grande per non fare giusta stima di questa

Non

loro scrupolosit.

giovar loro

be-

francese recheransi ad onore, se non

d'uopo comperargli per quello che a

e voi siete troppo

di

titolo di cittadini

il

della nazione

nefizi

popolo, che

in

comportava

di

esser bia-

simato del male, quanto pi amava di farlo, e parendogli che

che

pazzia

piuttosto

fosse

pria patria n consegnarla

a Villetard queste

rabbiose e

tadino, la vostra lettera


al

suo

Non ha
ci

contenuto.
la

obblighi

taggi quei
altro

uomo

di

dei

il

mano

non voler rubare


dei

barbare

ti"e

la

pro-

forestieri, rescriveva

parole:

Ebbi,

cit-

annebbiatore. Nulla compresi

Forse non bene

repubblica

miei concetti vi spiegai.

francese vincolo alcuno di trattato che

anteporre

della

altro

in

ai

nostri

interessi

ed

ai

nostri

van-

congregazione di salute pubblica o di verun

di Venezia.

Non mai

la

repubblica

francese

fece

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


guerra per gli

la risoluzione di far la

pere qual sia

che

si

il

quarantamila Francesi contro

desiderio

che nulla costa ad un branco di ciarloni, che

e sento

che questi

blica universale. Vorrei


d'

ipocriti,

poco son

interessi,
i

popoli

per

fatti

alcuni

effeminati

Se

gli

Non ebbe n meno

effetti

gi

Alemagna

quando

come par che


in

la

tragedie di

le

che sulF esercito

si

creda, gli stati veneziani:

stati

per

dritto

ma

alla Francia,

realt

governo francese
1'

grado di
eh' ei

fosse entrato l'eser-

gli assassinii,

punto perch questi

del

in

partoriscono. Del rimanente, la repubblica fran-

non appartengano

massima

veneziano,

il

noi avressimo veduto, se non rinuovellarsi

cese non pu dare,

allor

veneziano

il

codardi

tanto

corrotti,

non seppe per qualche tempo difenderla

vili oligarchi-,

medesimi

me

coraggio di conquistarla contro

il

Verona, almeno moltiplicarsi

non

aperta per pruovarlo:

nella citt di Zara-, e forse, se in


cito,

con

facessero

e spezialmente

d' Italia,

libert.

la

pregiarla, la occasione

difenda.

volere la repub-

di

signori

inverno. Inoltre la nazione veneziana pi non

Divisi in tanti

quanto

il

interesse vero della repubblica fran-

l'

meglio contrasegnerei chiamandogli pazzi,

una guerra

sa-

comandi

sacrifichino

So

Vorrei

altri popoli.

precetto o di filosofia o di morale, che

espresso della nazione e


cese.

165

di

esercito francese

conquista

di

non

perch

dare alcun popolo. Adunque,

sgombrer

il

paese, potranno

diversi suoi governi fare quelle risoluzioni che pi crederanno

utili

alla patria loro.

Vi diedi carico

gregazione di salute pubblica intorno


possibile che V esereito faccia,
ai partiti pi utili e pel

guarentiti

paese e per

avrebbero tutto

francese

vendere

loro beni,

g'

il

che

appigliarsi

individui che elegges-

repubblica cisalpina, e rico-

dalla francese. Voi

fatto assapere che coloro

con la con-

alla evacuazione,

a ci che potessero

sero ritirarsi nei paesi uniti alla


nosciuti e

di conferire

parimente avete

quali amassero seguitare

1'

lor

esercito

tempo necessario, perch possano

qualunque abbia ad essere

il

destino del

loro paese, e di pi eh' io sapeva che era intento della repub-

blica cisalpina di conferir loro

il

titolo di cittadini. Il

vostro l debbe terminarsi. Del resto,

e'

mandato

faranno a posta loro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

166

quanto vorran
sentano

clie tutto

abbastanza defto, perch

Voi avete loro

fare.

ancora non

era T effetto di un gran

che quanto accadeva

perduto:

disegno:

che, se

francesi,

eserciti

gli

continuassero a far la guerra prosperamente contro una potenza

che stata

nervo ed

il

il

cofano di tutta la lega, forse Venezia

tempo potrebbe divenire unita


che son codardi, e che non san far
che

fuggano; non ho bisogno

e'

questo
lui,

perdevano un'antica

gione di

lui,

andavano raminghi ed

lui,

avevano

iu

tempi tanto

di loro.

gione di

coloro che, per ca-

di

e nobil patria,

Francia.

lava di loro, solo perch avevano rifiutato

ed abborrito dal contaminarsi

man

le

nobili parole:

uomini

Non

che

col

politica,

conosco

repubbliche:

uomini sono,

il

loquaci,

non

sue infami

Rispondeva
non

pazzi,

sangue francese

mia

si

frasi,

ge-

o codardi

vili

vi favellava;

faccia loro
le

il

queste

una re-

conosco

la

coraggio di questi sognatori di universali

ma parecchi padri di
ma negozianti sono,

della evacuazione del paese


dell'

modo par-

le offerte

Conosco, come voi,

pubblica universale.

doloi'oso carico

del furibondo Buonaparte

sono coloro dei quali nell'ultima

voglion essi

il

questo

nella dazione e nell'ul-

timo ladroneccio della infelice patria loro


neroso Villetard alla lettera

per ca-

che,

che, per cagione di

esuli,

sinistri accettato

di servire al paese loro ed alla

veggo

che fuggire: ebbene,

altro

modo parlava Buonaparte

Ma

Cisalpina.

alla

col

loro

famiglia
che,

sono,

dell'invasione

imperatore che ne debbe seguitare,

ma

atterriti dalla

dei

vecchi
novella
soldati

creduto hanno di non

aver pi diritto di governare, quando governare pi non po-

tevano che a loro proprio

profitto,

che di un" autorit tem-

poranea, non confermata ancora dalla nazione, investiti sola-

mente

si

conoscevano. Abbiate del resto per certo che da radice

di probit e di altezza d'

procede
la

il

veneziana nazione.

Ma, per toccare

non aveva
non

si

animo, pur troppo

a'

nostri giorni rare,

rifiuto di espilare a profitto della parte

la

il

democratica

fondo della risposta di Buonaparte, se

Francia nissun obbligo di trattato verso Venezia,

vede perch

il

generalissimo invocasse un trattato quando

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


trattava d rubarla; perch,

si

pi sincero sarebbe stato

chiamarlo pigliarsi
canto

s"

le

non pi onorevole, almeno

se

chiamar rubare

il

167

il

rubare e

Da un

cose promesse dai trattati.

non
altro

intende benissimo che Buonaparte non era obbligato a

ammazzare quarantamila Francesi per conservar Venezia


libera; ma s'intende anche benissimo che non era colpa dei

far

Veneziani, se la Francia voleva serbar per s


la

sponda

striaca, e

sinistra del

Mantova,

vede,

perch

nuovo

ma

Magonza,

la

Paesi Bassi, e

Lombardia Au-

Che Venezia pagasse per

e Corf.

pag;

degno

Reno,

che

obbligata,

vi fosse

Trccio gV incentivi dati

dei tempi.

altri si

argomento

Veneziani

ai

verso la libert dal Direttorio, da Buonaparte e da' suoi generali

ed agenti, perch sono vitupri a chi voleva dar Venezia

in preda all'imperatore.

Rivoltare

per tradire era certamente

opera nefanda.
In tanto pi'ecipizio
pali,

messe. Adunarono
i

dell'

antica patria pensarono

poich la forza dominava, che la volont almeno


i

popolo:

del

soli sacerdoti raccolsero

nicipali

vto per la libert.

il

deputavano Sordina, Carminati, Dandolo

a ci che andassero a Parigi, portassero

trattava da rei; e

gli
si

chiamava
vede

inserito nel trattato di

consentiva che
Il dir

ma

ei

fece

deputati: orribile comandamento. Cosi, se

non s'armavano,

che

di

se

fosse

Campoformio, che

l'imperatore

consentire,

vili;

quando

d'

mu-

il

vto,

armassero

mandavano un'altra

fini

a Milano:

s'

Giuliani,

al Direttorio

Veneziani

per difendere la libert. Coi medesimi

deputazione a Buonaparte

operavano,

spontanei

desidri

vti: fu

Nissun oratore parl

la libert.

soli

e lo pregassero che permettesse che

viaggio

espri-

popolari comizi, affinch deliberassero se

Veneziani volevano conservar

in cospetto

municisi

arrestar in
i

Veneziani

volevano armarsi, gli

pregno quel capitolo


la

repubblica francese

Alemagna possedesse Venezia.

si sfoi'za,

mi pare un' astuzia pi tosto

ridicola e stomacosa che altro.


Serrurier,

non temendo

di

fatti,

accettata da Buonaparte

ed

mandato

il

di fare la

maculare
la

Io

splendore

suprema autorit

in

de' suoi

Venezia

gran consegna, svaligiati prima, se-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

16b

condo

comandamenti

avuti,

fondachi pubblici del sale e del

biscotto, spogliato avarissimamente

bellissime

le statue

che

in

lui

si

1'

arsenale, rotte o mutilate

miravano,

fatto

salpare le

grosse navi, affondate le minori, rotte a suon di scur


minciate, arso in

Bucintoro,
cose

reliquia

per

San Giorgio,

veneranda per

opere eccellenti di

le

inco-

la

memoria

scoItui*a

che

delle

il

antiche

l'adornavano,

deserta ogni cosa che allo stato appartenesse, con-

rovinata

segnava

agli

Alemanni,

lietissimi

grezza, onde

si

accresceva

di

Faceva

quista, la citt di Venezia.

il

tanto

il

maravigliosa con-

popolazzo qualche alle-

dolore universale:

nascosti: dei patrizi,

fuggiti,

le

a fine di cavai'ne le dorature,

democrati, o

pi piangevano, alcuni anda-

vano alle ambizioni nuove. Francesco Pesaro, mi vergogno, e


mi sento addolorare in dirlo per la contaminata fama di lui,
riceveva, come commissario imperiale, i giuramenti.
Cosi peri Venezia. Ora, quando si dir Venezia, s' intender
di Venezia serva: e tem^o verr, e forse non lontano, in cui,
quando si dir Venezia, s'intender di rottami e d'alghe marine, l dove sorgeva una citt magnifica, maraviglia del mondo.
Tali sono

le

opere buonapartiane.

XXXII.

Ugo

Sfoghi d'

iiu

Foscolo.

fuoruscito veneto.

Dalle Ultime Lettere di Jacopo


Milano, data nell' ottobre 1802.
politico,

non sono n anche

in

Ortis, la cui

infelici, 1799.

composte, e di certo stampate, o negli


Dell'

fieramente
si

le

tutte d'

di

argomento

embrione nella composizione prima dei ro-

manzo, Vera storia di due amanti

Foscolo

prima edizione

Queste qui riprodotte,

stessi

Probabilmente furono

giorni o poco

dopo che

Orazione pe' comizi di Lione deplorava e dipingeva


condizioni della Repubblica cisalpina,

ma

il

cosf

prodigava anche

ben colorite lodi a Bonaparte. La lettera del 7 marzo [1798] non in

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


nessuna delle molte slampe dal 1802 al

1814, e

quella procurata dall'autore l'anno 1816 in

mai veduto

Edizione prima che pur

macchia da un gentiluomo

alla

1'

Montaperto

[lett.

tagne ov' a pena

25

sett. ]

un

fantasie guerrazziane.

essa

lettera

germi, e

in

Venezia

troverebbe.

si

dirupate vie delle mon-

quella visione un
i

niuno ha

autore afferma fatta

Jac. Ortis vede le

gi son qui

dato leggerla in

solo

Zurigo: perocch

quale

e nella

collicello:

1'

169

fio

prenunzio di

certe

molta

di

lineette,

le

prosa di es^o Guerrazzi e del Mazzini.

Da' Colli Euganei, 11 ottobre 1797.

consumato: tutto

sacrificio della patria nostra

Il

duto; e la vita, se pure ne verr concessa, non

per piangere

nome

le

nostre

sciagure

la

infamia.

nostra

nella lista di proscrizione, Io so:

ma

per-

rester che

ci

Il

mio

vuoi tu ch'io per

salvarmi da chi m'opprime mi commetta a chi mi ha tradito?

Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime


ho lasciato Venezia per evitare
feroci.

Or dovr

io

le

le

abbandonare anche questa mia

antica, dove, senza perdere dagli occhi

il

capricciare, Lorenzo: quanti sono

degl' Italiani.

mia

della
e la

il

Il

laviamo

Tu mi

fai

gli sventurati?
le

mani

nel

racnoi,

sangue

me, aspetto tranquillamente la prigione

mio cadavere almeno non cadr

fra braccia stra-

mio nome sar sommessamente compianto

uomini buoni, compagni delle nostre miserie;


poseranno su

pi

Per me segua che pu. Poich ho disperato e

pati'ia e di

morte.

niere;

stessi Italiani ci

dunque

e le

solitudine

mio sciagurato paese,

posso ancora sperare qualche giorno di pace?

pur troppo, noi

ho ubbidito, e

prime pei'secuzioni,

le

da' pochi

mie ossa

la terra de' miei i)adri.

13 ottobre.

Ti scongiuro, Lorenzo: non ribattere pi.

non allontanarmi da questi


a mia madre di rifuggirmi
bastato

il

cuore; e

Ho

deliberato di

vero eh' io aveva promesso

in qualche altro paese; ma non mi


mi perdoner, spero. Merita poi questa

vita di essere conservata


de' nostri concittadini

colli.

con

la vilt e

gemeranno

con l'esilio? Oh quanti

pentiti, lontani dalle loro case!

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

170

potremmo

perch, e che
disprezzo,

che

aspettarci noi

non

se

se indigenza e

compassione? solo conforto

pi, breve e sterile

o, al

Ma

nazioni incivilite offrono al profugo straniero.

le

dove

cercher asilo? in Italia? terra prostituita, pi'emio sempre della


vittoria. Potr

vedermi

io

dinanzi

statori de' popoli,

tni caccerei

un

sovente

questi

papi

disperando

mia

altri?

ci

Deva-

d' ira?

ser-

si

vendicarmi

di

coltello nel cuore per versare tutto

fra le ultime strida della

che

coloro

servono della libert come

si

vivano delle crociate. Ahi!

gue

occhi

agli

non piangere

lianno spogliati, derisi, venduti, e

il

mio san-

patria.

hanno comperato

nostra

la

schiavit,

Tacquistando con Toro quello che stolidamente e vilmente hanno


perduto con

armi.

le

Davvero ch'io somiglio un

di que'

ma-

lavventurati che spacciati morti furono sepolti vivi, e che, poi


Tinveuuti,

sono trovati nel sepolcro fra

si

letri, certi

di vivere,

ma

a morire fra

-costretti

le

tenebre e gli sche-

le

lume della vita

disperati del dolce

bestemmie

fame.

e la

perch farci

vedere e sentire la libert, e poi ritrcela per sempre? e infa-

memente!
17

La natura

crea di propria autorit

ssere se non generosi. Venti

rimanevano

inerti

ma

d'

tempi

oggi hanno ridestato in essi

tempra,

tal

sentenza

infelici,

verit di cui

fra molti nostri concittadini: e

miro

da che,

dere nel

loro

se

secreto

il

Ma,

s'

Ed
io

io

mi sono uno

scrivessi

dell'Italia,

patria

di

pericoli

di questi

intoi-no a

spezzarli puoi,

questa:

mortali

compiango insieme

li

desiderio

cari

che

la

glorio-

mi sono accertato convivendo

Dio non ha piet

che abbandonarlo, avranno


la morte.

si

natie loro

le virili e

antichi

strugge o addolora tutta la vita

perch

ingegni

fatti

metafisica

verit che splende nella vita di molti

samente

si

ed assiderati nel sopore universale d'Italia:

non mai. E non

piegarli

ingegni da non poter

anni addietro

ed hanno acquistato

passioni,

tali

marzo [1798].

quello

non

e
e

e tu,

eh' io

e gli

am-

dovranno chiufunestissimo!
d

meno, anzi

quell' angoscia

mio Lorenzo.
vidi e

so

delle

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


cosa

cose nostre, farei


tutti

dimi, la patria

piango secretamente,

la

Che

lagrime mie

le

Un' altra specie

amatori

d'

voce a sua posta. Esclamano


se

si

diti; e se

e desidero

spargan

sole.

quereli ad

d' Italia si

d'

me: piango, cre-

altissima

essere stati venduti e traditi: ma,

sarebbero stati vinti forse, non mai

fossero armati,

fossero difesi sino

si

si

in voi

ridestando

crudele

superflua e

furore che vorrei pur sopire dentro di

il

171

avrebbero potuto venderli, n

ultimo sangue, n

all'

sarebbero

vinti si

attentati di

comperarli. Se non che moltissimi de' nostri presumono


libert

possa comperare a danaro; presumono che

si

amore

straniere vengano per

volmente

su' nostri

che hanno fatto parere

l'Italia!

esecrabile la divina

Ma

teoria

blica libert, faranno da Timoleoni in pr nostro?

intanto

si

nato dove

fidano

Giovine

nel

parla

si

il

Eroe nato

crudele

non m" aspetter mai cosa

importa

eh'

abbia

mente volpina,

il

e se

vigore

Schah che

Circassi

guerrieri

pub-

della

Moltissimi

sangue italiano,

un animo basso

del

leone,

basso e crudele

se

ha

negli

la

che non ha egli venduto Venezia con

aperta e generosa ferocia? Selim


trenta mila

Si,

scambieFrancesi,

ed alta per noi. Che

utile

fremito

il

ne compiace?

epiteti sono esagerati.

di

idioma. Io da

nostro

che la
nazioni

le

equit a trucidarsi

dell'

campi onde liberare

tra-

vincitori

che fece scannare

arresisi

alla sua

sul Nilo

fede, e

Nadir

nel nostro secolo trucid trecento mila Indiani, sono

pi atroci, bens

meno

spregevoli. Vidi con gli occhi miei

una

costituzione democratica postillata dal Giovine Eroe, postillata


d

mano sua

cettasse; e

firmato; e

mandata da Passeriano a Venezia perch s' acpi giorni


il trattato di Campo Formio era gi da
nuche
l'Eroe
la
fiducia
trafficata;
Venezia era
e
e

triva in noi tutti ha riempito

grazioni e

d' esilii.

come branchi
piango

di

la patria

Non

pecore

le

1'

Italia

di

proscrizioni,

emi-

nazioni: cosi fu sempre, e cosi sar:

mia.

Che mi fu

d'

accuso la ragione di stato che vende

tolta, e il

modo ancor m' offende.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

172

sei

Nasce italiano,

un giorno

soccorrer

creato tiranno: e

Alcuni

veggendo

altri de' nostri,

pur predicando doversi sanarle

Ben

libert.

dove la religione non

ne' costumi d'

un popolo,

quanti ne

mente

repubblica in guerra, e con

1'

vuoi

sommo

Finalmente abbiamo plebe, non gi

simi. I medici, gli avvocati,


i

fanno

ricchi mercatanti,

non

professori

propria-

il

non sapere mai


o pochis-

cittadini,

d'

la

e in

universit,

lette-

innumerabile schiera degl' impiegati,

1'

non per hanno


guadagna sia pane,

arti gentili, essi dicono, e cittadinesche;

gemme, con

terre,

bottega.

con una mano

fare e

nerbo e diritto cittadinesco. Chiunque


sia

non gi sacer-

ma non ha

nulla.

il

vanno

d' Italia,

frati,

Italia

rati,

non l'ha.

governano in pace;

altra la

fasto de' nobili

ha

io

inviscerata nelle leggi e

difendono

patrizi

altri

natura

amministrazione del culto

1'

L' Italia ha de' titolati

da che

piaghe

le

ha preti

vero: l'Italia

La

rimedi estremi necessari alla

co'

doti: perch,

patrizi

tiranno non guarda a patria;

il

alla ^patria:

sempre

creda; io risposi, e risponder

non

se

industria sua

l'

non parte

si

personale, e non padrone d

di plebe;

meno

meno

misera, non gi

serva. Terra senza abitatori pu stare; popolo senza terra,

non

mai: quindi

pur

pochi signori

sempre dominatori
preti e frati

patrizi;

facciamo

forme sacrileghe

esilii,

convertiamo

ma badiamo

priet famigliari

terre

titolati

in

molti almeno, in cittadini abbienti e

di religione,

di

nazione. Or di

della

arbitri

de' sacerdoti

tutti, o

saranno

in Italia

senza carnificine, senza

da che,

agrarie n

leggi

se

ri-

senza fazioni, senza proscrizioni

senza aiuto e sangue e depredazioni

senza divisione

se

ed

invisibili

popolani

possessori di terre

delie terre

mai (a quanto

armi straniere,

d'

rapine

di pro-

intesi ed intendo)

mai questi rimedi necessitassero a liberarne dal nostro inio per me non so cosa mi piglierei

fame perpetuo servaggio,

ma

n infamia, n servit:

crudeli e spesso

inefficaci

restano molte vie di salute

neppur essere esecutore

rimedi
;

non

non che

fosse altro,

il

pu sotterrar tutta quanta.

una nazione non

si

vessi, esorterei

Italia a pigliarsi in

l'

se

pace

il

ali'

sepolcro.

di si

individuo

Ma

per, se scri-

suo stato presente,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

173

e a lasciare alla Francia la obbrobriosa sciagura di avere sve-

nato tante vittime


de'

Cinque o

hanno piantato

alla libert

tutti

Un

di

e pianteranno

come

in minuto,

umane

Cinquecento o

de'

le

solo

quali la tirannide

torna tutt'uno

hanno per fondamenta

minuto

loro troni, e vacillanti di

troni che

su

cadaveri.

Firenze, 27 agosto.

Dianzi
e d

io

adorava

Michelangelo;

hanno

brivido. Coloro che

Machiavelli

Galileo, del

sepolture di

le

nell'

mausolei sperano forse di

eretti que'

scolparsi della povert e delle carceri con le quali

punivano

la

grandezza

di que' divini intelletti?

persecuzioni

a'

vivi e gli onori a' morti sono

umano gregge.
marmi mi parea di rivivere

maligna ambizione che rode


Presso a que'

miei fervidi, quand'


tali,

io,

mi gittava con

forse.

la

Ma

razioni future.

La mia mente

guasto qui

Ritienti le

mandasti

loro avi

quanti per-

Ma

documenti della

1"

vegliando su gli

immaginazione

ora

Oh

saranno venerati da' posteri

seguitati nel nostro secolo


le

da

appressarmivi io tremava preso

troppo

cieca,

le

fra

membra

grandi mor-

plausi delle gene-

per me!

cose

alte

anni

quegli

in

scritti de'

vacillanti,

pazze

il

cuore

nel profondo.

commendatizie

io le

di cui

mi

scrivi

ho bruciate. Non voglio pi

da veruno degli uomini potenti. L' unico mortale


rava conoscere

era

Alfieri:

Vittorio

ma

che mi

quelle

oltraggi n favori
eh' io deside-

odo dire eh'

ei

non

accoglie persone nuove; n io presumo di fargli rompere questo

suo proponimento, che deriva forse


pi ancora

fosse

vanno

dalle

sue

passioni e

anche una debolezza,

rispettate: e chi n'

le

da' tempi,
dall'

da' suoi

esperienza

debolezze di

si

studi e

del

mondo.

fatti

mortali

senza, scagli la prima pietra.

Firenze, 25 settembre.

In queste terre beate

muse

le

nacquero

lettere.
e le pie

si

ridestarono dalla barbarie

Dovunque
zolle

io

mi volga, trovo

le

le

sacre

case ove

dove riposano que' primi grandi to-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

174

scani: ad ogni passo ho timore di

La Toscana

tutta

quanta una

popolo naturalmente gentile;

il

Ma

di vita e di salute.

eccomi

di citt in citt, e

domani, nel

mio viaggio

il

su

quello gi
io fossi

s'

reliquie.

un giardino;

e l'aria

il

domani

piena

viene, ed

mi pesa sempre pi questo

N pure mi

conceduto

andare a

di

stato di

di proseguire

Roma

nostra grandezza. Mi negano

a prostrarmi

passaporto:

il

mandatomi da mia madre per Milano: e qui, come


venuto a congiurare, mi hanno cii'cuito con mille

ma

interrogazioni: non avran torto,

tendo.

cielo sereno,

il

paese vicino

avea decretato

le reliquie della

loro

l'amico tuo non trova requie: spero

sempre

esilio e di solitudine.

calpestare le

citt continuata e

Cosi noi

appena dal nostro

Italia: e lontani

n fama n

illibati

tenti di mostrare

costumi

ci

porte,

risponder domani pare stranieri in

n ingegno

territoriuccio,

sono di scudo: e guai

una dramma

appena dalle nostre

io

siamo fuorusciti

tutti italiani

sublime coraggio

di

se t'at-

Sbanditi

non troviamo chi ne raccolga. Spotraditi sempre da tutti,

gliati dagli uni, scherniti dagli altri,

abbandonati da' nostri medesimi concittadini,

quali, anzi che

comune calamit, guardano


come barbari tutti quegl' Italiani che non sono della loro provincia, e dalle cui membra non suonano le stesse catene
dimmi, Lorenzo, quale asilo ci resta? Le nostre mssi hanno
arricchiti i nostri dominatori-, ma le nostre terre non sommicompiangersi

soccorrersi

nella

nistrano n tuguri n pane a tanti italiani che la

ha

balestrati fuori del cielo natio, e che

di stanchezza

hanno sempre

ali"

consigliere dell'uomo destituto

Per noi dunque quale

tomba?

ma
cui

asilo

e la vilt! e chi

rivoluzione

languenti di

orecchio

il

solo

il

da tutta la natura,

pi resta, fuor che

pi

avvilisce,

si

il

fame

supremo
delitto!

deserto e la

il

pi

vive forse;

vituperoso a s stesso, e deriso da quei tiranni medesimi a


si

Ho

vende, e da" quali sar un di trafficato.


corsa tutta Toscana. Tutti

insigni per

le

fraterne

cadaveri intanto

fondamenta

a'

battaglie

d' infiniti italiani

monti

di

e tutti

quattro secoli

campi sono
addietro:

ammazzatisi hanno

troni degl' imperadori

de' papi.

Sono

fatte le

salito

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Monteaperto, dove infame ancor

de' Guelfi.

investita da tutte

e rizzare

della sconfitta

oscurit

le

con

fredda,

anima

1"

sbranano la

sventure che

antiche e fiere

mio Lorenzo!

giorno; e in

di

mi sono sentito abbrividire

io

capelli; io gridava dall'alto con voce minacciosa

E mi

spaventata.

parea che salissero e

pi dirupate della montagna


si

memoria

la

Albeggiava appena un crepuscolo

quel mesto silenzio, e in quella

nostra patria

17&

erano uccisi, con

ombre

le

spade

le

scendessero

capo

al

insanguinate, guatarsi

Oh! per chi quel sangue?

padre e

scellerata

squassa per

lo

carnificina?

per cui vi

I re,

vostre vesti e

rerti

di

dunque,

debbo

mia

quando
e

chi

anil

tanta

stringono

si

dividono le

si

fuggiva precipi-

mi se-

fantasie

mi trovo

solo

di

con essi uno spettro

sempre

conosco.

solo

poterti

di

io

io

accusarti

patria,

senza niuna speranza

Urlando

spettri,

eh" io

tutti, e

trucidate,

quelle orride

ancora,

mi sento attorno quegli

pi tremendo

gerti,

dietro.

guitavano sempre;
notte,

vostro terreno.

il

e per

pacificamente

nel bollor della zuffa le destre, e

tosamente guatandomi

le

tronca

figliuolo

il

chiome

le

che

di tutti que' toscani

e le vesti

biechi, e fremere tempestosamente, e azzuffarsi e lacerarsi

tiche ferite.

dalle vie

emendare

perch io

compiandi

soccor-

mai?
Milano, 27 ottobre.

Ti
la

scrissi

dunque
d"

da Parma,

settimana addietro
la tua

ti

mi capita

onde partii sino

poi da Milano

scrissi
si

da' 28 settembre

di

ma invadono

tutte le propriet;

rasilo sacro che


Sia pure!

io

me

le
'I

sventure

per la

gino inviolate.

le

il

di

Come

Tos(?ana
:

le

secreto, la preziosissima

tacite

cercano

dovea prevedere:

le

via

Mi morde un sospetto

ma

querele,

nel petto

profanano

dell'amicizia.

que' loro manigoldi

andranno pi a caccia delle nostre parole


Trover compenso, perch

di ch'io ci giunsi::

governi millantano la sicurezza

intanto

vietano

il

lettera lunghissima.

tarda,

nostre lettere sono intercette.


delle sostanze;

una

nostre lettere

non

e de' nostri pensieri.


d'

ora in

poi viag-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

176

Tu

ini

chiedi novelle di Giuseppe Parini: serba la sua ge-

nerosa fierezza,

ma

panni sgomentato dai tempi

Andandolo a

chiaia.

e dalla

stanze mentr' egli strascinavasi per uscire. Mi ravvis,

mi pos

tosi sul suo bastone,

Tu

mano

la

vieni a rivedere quest' animoso cavallo, che

mazza

fra via, e si

per

rialza soltanto

ferma-

e.

su la spalla dicendomi:

cuore la superbia della sua bella giovent,

tuna.

vec-

visitare, lo incontrai su la porta delle sue

ma

della for-

battiture

le

sente nel

si

che ora stra-

E' paventa di essere cacciato dalla sua cattedra,

trovarsi costretto dopo settanta

anni di

studi e

e di

ad

gloria

di

agonizzare elemosinando.
Milano, 11 novembre.

Benvenuto Cellini a un

Chiesi la Vita di

libraio

Non

l'abbiamo. Lo richiesi di un altro scrittore; e allora quasi dispettoso mi disse eh'


civile parla

ei

non vendeva

elegantemente

La

italiani.

libri

francese,

il

a pena

schietto toscano. I pubblici atti e le leggi sono scritte

cotal lingua bastarda, che le ignude frasi suggellano

ranza

e la servit di chi

dtta. I

le

Demosteni

gente

intende

lo

una

in

igno-

la

di-

Cisalpini

sputarono caldamente nel loro senato per esiliare con sentenza


capitale dalla Repubblica la lingua greca e la latina. S' creata

una legge che avea


il

cos'

1'

unico fine

abbiano scritto contro alla

sbandire da

di

matematico Gregorio Fontana

libert,

prima che

fosse discesa

prostituirsi in Italia; so che sono presti a scrivere

essa.

nizione

quale pur fosse


li

la loro colpa, la

assolve, e la solennit

d'

anche per

ingiustizia della

pu-

una legge creata per due

soli individui accresce la loro celebrit.

sale de" Consigli Legislativi

impiego

ogni

Vincenzo Monti poeta: non so

Chiesi

pochi m' intesero,

ov'

erano

le

pochissimi mi

risposero, e ninno seppe insegnarmi.


Milano, 4 dicembre.
Siati questa

ho veduto

gli

1'

unica risposta

uomini sempre

a'

tuoi consigli. In tutti

di tre sorta:

dano; l'universalit che serve;

paesi

pochi che coman-

molti che brigano. Noi non

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

177

possiam comandare, n forse siam tanto scaltri; noi non siam

vogliamo ubbidire; noi non

ciechi, n

degniamo

ci

di brigare.

come que' cani senza padrone, a' quali


Che vuoi tu eh' io accatti
non toccano n tozzi n percosse.
impieghi
in
uno
stato
io sono reputato straed
ov'
protezioni
meglio

il

vivere

donde

niero e

Tu mi

esalti

capriccio

il

sempre

meno

n pi n

di

rintuzzando quel

non

facessi

il

irrita

potenti, e dissimulando

letterato di corte,

non rimproverarli della

gini. Letterati!

lascio

Oh! tu

da per

dirai, cosi

o che gli uomini mutassero


il

la virt e

non

modo

da* trivi al trono

hanno

d'

uopo

scienza, per

scellerag-

loro

tutto.

sia cosi:

che mi facessero mozzare

avveggano delle brighe;

si

vaglio?

impacciarmene, vorrei

s'io dovessi

facile.

Non

ma

uomini balzati

capo sul palco; e questo mi pare pi

rannetti

sfrattare?
io

nobile ardire

la

loro ignoranza e delle

mondo com'; ma,

il

farmi

quanto

sai tu

che vale la mia entrata: se per altro io

di ci

che

spia pu

ogni

mio ingegno:

il

di faziosi

gli

che

ti-

che poi non possono

contenere. Gonfi del presente, spensierati dell' avvenire, poveri


di

fama

di

coraggio

satelliti, da' quali,

e d'ingegno,

armano

si

quantunque spesso

pi svilupparsi: perpetua ruota di servit


rannia. Per essere padroni e ladri

opprimere,

lasciarsi

depredare,

del

non sanno

licenza e

di ti-

popolo conviene

pi'ima

di

conviene

d adulatori e di

traditi e derisi,

leccare

spada

la

grondante del tuo sangue. Cosi potrei forse procacciarmi una

anno

di pi,

reciter

mai

carica, qualche migliaio di scudi ogni

infamia. Odilo un'altra volta:

Non

rimorsi ed

la

]yurte

del

piccolo briccone.

Tanto
turba

tanto so di

immensa

de' miei

calpestato,

essere

simile

conservi,

ma almen

a quegli

sono sbadatamente schiacciati da chi passeggia.

Non mi

come

si

del

tanti altri della servit;

mio avvilimento. Serbino ad

lieneficii; e' vi

tuperio

miei tiranni

fra

la

che

insetti

glorio

pasceranno

ingiurie e

lor

son tanti che pur vi agognano! Io fuggir

il

vi-

altri

morendo ignoto. E, quando

dalla mia oscurit,

le

loro

io fossi

costretto

anzich mostrarmi fortimato

della licenza o della tirannide, trre!

d'

ad uscire
stromento

essere vittima deplorata.


12

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

178
Cile se

mi mancasse

pane

il

il

additi fosse l'unica sorgente di vita,

me

io

vi sono n delatori

n'

cessi

andrei alla patria di

non

dove un

non per

giustiziato
di o

altro

1'

altro

verranno

tutti

dove

non perch

se

ad abitare con

corte

di

delitto;

il

dove non

tutti,

conquistatori n letterati

principi; dove le ricchezze non coronano


sero

cielo ch'io in-

il

che non potrebbero imitarmi

sulti alla necessit di tanti altri

da vero, Lorenzo,

mi

fuoco, e questa clie tu

il

mi-

misero;

me

e a ri-

mescolarsi nella materia, sotterra.

Aggrappandomi
lume

eh' io scorgo

Anzi mi pare che,

sul dirupo della vita, sieguo

da lontano
s"

io fossi

con tutto

corpo dentro la fossa

il

mi vedrei sempre

e che rimanessi sopra terra solamente col capo,

quel lume sfolgorare su gli occhi.


dinanzi, e cosi mi

non reggono
e

gnersi
d'

gloriai tu

mi

corri

il

dal giorno che tu pi

non

sei la

sopra

il

Quante

cade,

un mucchio

risolve in

si

ma

raggi;

ben presto

tuo scheletro, sorridendo della


volte,

vergognando

accarezzato io medesimo

bisogno e

il

mia sola

tuo risplendente fantasma comincia a spe-

barcollare;

languidi

sempre

mie piante

ossa e di ceneri, fra le quali io veggio sfavillar

alcuni

il

lusinghi a un viaggio a cui le

Ma

pi.

prima passione,

un

volte

alle

che non posso raggiungere mai.

le

di

io passer

ti-atto

tratta

camminando

mia delusa ambizione.

morire ignoto

mio

al

secolo,

ho

mie angosce, mentre mi sentiva tutto

coraggio di terminarle!

avrei

forse

soprav-

non mi avesse rattenuto il folle timore che la pietra posta sopra il mio cadavere non sepj^ellisse
ad un tempo il mio nome. Lo confesso sovente ho guardata
vssuto alla

mia

patria, se

con una specie di compiacenza


parea che la fortuna e

me

il

ecco
e

il

il

le miserie

d' Italia,

poich mi

mio ardire riserbassero forse anche a

merito di liberarla. Io lo diceva ier sera al Parini.


il

Addio:

messo del banchiere che viene a pigliar questa lettera;

foglio tutto pieno

mi dice

di finire.

Pur ho a

dirti

an-

cora assai cose: protrarr di spedirtela sino a sabbato, e continuer

a scriverti.

Dopo

tanti

anni di

si

affettuosa e leale

amicizia, eccoci, e forse eternamente, disgiunti.


altro conforto che di

gemere teco scrivendoti:

A me

non resta

e cosi

mi libera

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


alquanto da' miei

pensieri,

la

meno spaventosa. Sai quante


aggirandomi lentamente per
e quelle carte

mi

notti io

le

risveglio, e m' alzo, o

stanze t'invoco! siedo e

d'

poi

cielo

il

Ne
mi manda

momenti

questi

quanto pi di fermezza mi

Ma non mi

di calma, io

ti

miei

il

Quando

scrivo con

contristarti del
tutt' altro

scriverti;

di

mio Lorenzo,

tu,

non

possibile per

mio immenso dolore. N mi stancher


conforto perduto

de'

serbo taluna, e molte ne brucio.

inviartele.

scrivo;

ti

sono tutte macchiate di pianto e piene

pietosi deliri e de" miei feroci proponimenti.

cuore

179

mia solitudine diventa assai

stancherai di leggere

ti

queste carte eh' io senza vanit senza studio e senza rossore

ho sempre

sommi

scritto ne'

mia. Serbale. Presento che un di


vere,

almeno come

ler sera

sommi

piaceri e ne'
ti

saranno necessarie per vi-

potrai, col tuo Jacopo.

dunque

passeggiava con quel vecchio venerando

io

un boschetto

nel sobborgo orientale della citt sotto


egli

si

ti

dolori dell'anima

di

tigli:

sosteneva da una parte sul mio braccio, dall' altra sul

suo bastone-, e talora guardava gli storpi suoi piedi, e poi senza
dire parola volgevasi a me, quasi

fermit

mi ringraziasse

accompagnava.
il

suo servo

ci

dolesse di quella sua in-

assise sopra uno di que' sedili

S'

stava poco discosto.

pi dignitoso e pi eloquente eh'


d'

si

della pazienza con la quale io

io

Parini

Il

lo

ed io con lui:

personaggio

il

m' abbia mai conosciuto

altronde un profondo, generoso, meditato dolore a chi non d

somma eloquenza? Mi
e per le antiche

parl a lungo della sua patria, e fremeva

tirannidi e per la

nuova

licenza.

Le

lettere

una in-

prostituite; tutte le passioni languenti e degenerate in

dolente vilissima corruzione; non pi la sacra ospitalit, non la

benevolenza, non pi
annali recenti,
di
d'

nominare, se

1'

amore

le

loro

masnadieri che affrontano


il

onesto in
di

patibolo

somma

un sovrumano

scelleraggini

animo, non dir di Siila e

presso

figliale

e poi

mi tesseva

ma

il

mostrassero

di Catilina,

misfatto,

ma

di

il

vigore

quegli animosi

quantunque

vedano

e" si

pi
A quelle parole io m'infiammava

ladroncelli, tremanti,

tacerne.

gli

degnerei

delitti di tanti uomicciattoli eh' io

furore, e sorgeva gridando:

saccenti

Che non

si

tenta?

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

180

Egli
morremo? ma frutter dal nostro sangue il vendicatore.
mi guard attonito: gli occhi miei in quel dubbio chiarore
scintillavano spaventosi, e il mio dimesso e pallido aspetto si
rialz con aria minaccevole

io taceva,

ma

sentiva ancora

si

un fremito rumoreggiare cupamente dentro il mio


presi: Non avremo salute mai? ah! se gli uomini
sero sempre al fianco la morte, non servirebbero

Il

Parini non apria bocca; ma, stringendomi

guardava ogni ora pi

petto.

ri-

conduces-

si
si

vilmente.

mi

braccio,

il

Poi mi trasse, come accennandomi

fisso.

perch'io tornassi a sedermi:

pensi tu, proruppe, che, s'io

discernessi un barlume di libert, mi perderei, ad onta della mia

giovine degno di

inferma vecchiaia, in questi vani lamenti?

patria pi grata! se non puoi spegnere quel tuo ardore fatale,

che non lo volgi ad altre passioni?

Allora

damente

io

guardai nel passato

ma

al futuro;

allora io mi voltava avi-

errava sempre nel vano,

io

le

me

braccia tornavano deluse senza pur mai stringere nulla, e co-

nobbi tutta tutta

la disperazione del

mio

e al

mio pianto

monte donde

tutto

il

io

non veggo pi che

gli dissi,

madre affettuosa

le

mie pedate

il

suo

pianto.

ansiosi miei giorni.

Pure,

s'

Ma

1'

Egli

sorrise

mi sembr

di

sommo

ella

essa afferravami per la

volgendomi non udiva


spiasse tutti gli occulti

termine degli

il

la

speranza di tentare la libert

mestamente; e poich s'accorse

che la mia voce infiochiva e

immoti

sepolcro: sono

unica fiamma vitale che anima ancora

questo travagliato mio corpo


patria.

il

seguirmi fino a

miei guai, implorerebbe ella stessa dal cielo

della

mie parole

stava per diruparmi; e mentre era quasi con

corpo abbandonato nelT aria

falda delle vesti, e mi ritraeva; ed io

pi che

alle

e benefica; spesse volte

vederla calcare tremando


il

vecchio pietoso pi volte sospir dal cuore

il

No, io

profondo.
figlio di

Narrai a quel ge-

stato.

neroso italiano la storia delle mie passioni...

miei sguardi

si

abbassavano

sul suolo, ricominci: Forse questo tuo furore di gloria

potrebbe trarti a
eroi spetta

difficili

un quarto

e r altro quarto

a'

imprese;

ma

credimi;

alla loro audacia,

loro delitti.

Pur

se

ti

la

fama

due quarti alla

degli
sorte,

reputi bastevolmente

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

181

fortunato e crudele per aspirare a questa gloria, pensi


i

tempi

te

ne porgano

mezzi?

giogo della nostra patria non

non

che

questo

di tutte le et e

hanno per anco insegnato che

ti

dee aspettare libert dallo straniero? Chiunque s'intrica

si

nelle faccende di
blico

gemiti

tu

danno

un paese conquistato non

stanno su la punta della spada,


e

pretende

il

nemico

al

popolo romano?

Un

1'

fama

universo un

sar dato di essere giusto

ti

giovine dritto e bollente

ed incauto d'ingegno, quale

di ricchezze

sangue,

allora? avrai tu la

valore di Annibale che profugo cercava per

impunemente.

pub-

il

doveri e diritti

forte scrive le leggi col

il

sacrificio della virt.

il

ritrae che

Quando

propria infamia.

e la

di

cuore,

r ordigno del fazioso o la vittima del potente.

ma

povero

sar sempre o

sei tu,

dove tu nelle

pubbliche cose possa preservarti incontaminato dalla comune


bruttura, oh! tu sarai altamente laudato,

pugnale notturno della calunnia;


donata

da' tuoi amici, e

secreto sospiro,

tenza degli

il

ma

spento poscia dal


sar abban-

la tua prigione

tuo sepolcro degnato appena

Ma poniamo

che

tu,

stranieri e la malignit

superando

de' tuoi

e la

concittadini

corruzione de' tempi, potessi asjDirare al tuo intento,


gerai tutto

di

di'

un

prepoe la

spar-

sangue col quale conviene nutrire una nascente

il

tue case con le faci della guerra civile?

repubblica? arderai

le

unirai col terrore

partiti? spegnerai con la morte le opinioni?

adeguerai con
diti

le stragi

esecrato dagli uni

le

fortune?

come

Ma

se tu cadi tra via,

demagogo, dagli altri

Gli amori della moltitudine sono brevi ed infausti

che dall'intento, dalla fortuna; chiama virt


scelleraggine l'onest che

le

il

come
:

ve-

tiranno.

giudica, pi

delitto utile, e

pare dannosa; e per avere

suoi

plausi conviene o atterrirla o ingrassarla, e ingannarla sempre.

ci sia. Potrai tu allora inorgoglito dalla sterminata fortuna

reprimere in

mentata

te la libidine del

e dal

supremo potere che

ti

sar fo-

sentimento della tua superiorit e dalla cono-

scenza del comune avvilimento?


schiavi, naturalmente tiranni,

nllora a puntellare

il

mortali

sono naturalmente

naturalmente ciechi. Intento tu

tuo trono, di filosofo saresti fatto tiranno;

e per pochi anni di possanza e di

tremore avresti perduta la

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

182

tua pace e confuso

spoti.

nome

tuo

il

immensa turba

fra la

Ti avanza ancora un seggio

mezzo

afferra per

un ardire

di

per profondere, e spesso

che t'aita a

salire.

lambe

mi stringeva

la

mano

ma

e quella severa sua fisonomia

io!

si

na-

non

la

Se tu n speri n tmi fuori

si

mano

al

se

ed io dopo lunghissimo silenzio esclamai

la

geme

non ha per conforto

Nerva! tu almeno sapevi morire incontaminato.

mi guard:

de-

dei

quale

il

una avidit che rapisce

vilt per cui si

speranza di sorridere su la sua bara.

Tacque

capitani;

o figliuolo! l'umanit

un conquistatore;

scere di

feroce, di

una

di

Ma

fra'

Alz

Cocceo

Il

vecchio

di questo

mondo

gli occhi

al

cielo;

raddolciva di soave conforto,

come s' ei lass contemplasse tutte le sue speranze. Intesi


un calpestio che s' avanzava verso di noi, e poi travidi gente
rizzammo; e l'accompagnai sino alle sue stanze.
Ah! s' io non mi sentissi oramai spento quel fuoco celeste che
nel tempo della fresca mia gioA'ent spargeva raggi su tutte

fra' tigli: ci

le

cose che mi stavano intorno, mentre oggi vo' brancolando in

una vota oscurit; s'io potessi avere un tetto ove dormire sicui-o; se non mi fosse conteso di rinselvarmi fra le ombre del
mio romitorio; se un amore disperato, che la mia ragione comquesto amore ch'io
batte sempre e che non pu vincere mai

me

celo a

stesso,

ma

che

onnipotente, immortale

riarde

ogni giorno e che

s'

fatto

ha dotati

di

questa

ahi! la natura ci

passione che indomabile in noi forse pi dell'istinto fatale


della vita

se

calma,

tuo povero amico vorrebbe sciogliere ancora

il

e poi morire. Io

io potessi in

odo

che vedesti. Mander

la

somma

impetrare un anno solo di

mia patria che grida:

un vto

Scrivi

ci

mia voce dalle rovine, e ti detter la


mia storia. Piangeranno i secoli su la mia solitudine; e le
genti si ammaestreranno nelle mie disavventure. Il tempo abbatte

il

forte: e

tu lo sai,

la

delitti di

Lorenzo; avrei

gegno va morendo con

le

sangue sono lavati nel sangue.


il

coraggio

mie

forze,

di

scrivere;

ma

l'in-

vedo che fra pochi

mesi avr fornito questo mio angoscioso pellegrinaggio.


JVIa

voi pochi sublimi animi, che solitari o perseguitati su le

LETTURE DEL RISORGIMENTO,

183

antiche sciagure della uostra patria fremete, se

tendono

di lottare contro la forza,

alla posterit
dite al

non

ci

nostri mali? Alzate la voce in

cieli vi

con-

perch almeno non raccontate

nome

di tutti, e

mondo: che siamo sfortunati, ma n ciechi n vili; che


manca il coraggio, ma la possanza. Se avete le braccia

in catene, perch inceppate da voi stessi anche

letto, di cui

tiranni n

vostro intel-

il

la fortuna, arbitri d' ogni cosa,

pos-

sono essere arbitri mai? Scrivete. Abbiate bens compassione


a' vostri concittadini, e

politiche-,
II

ma

umano

genere

crepitezza

ma

non

istigate

vanamente

loro passioni

le

sprezzate l'universalit de' vostri contemporanei.

oggi ha

d"

1'

umano

frenesie e la debolezza della de-

le

genere, appunto quand" prossimo a

morte, rinasce vigorosissimo. Scrivete a quei che verranno, e

che

soli

saranno degni

guitate con la verit

d'

udirvi e forti da

vostri persecutori.

vendicarvi. Perse-

poich non potete

opprimerli, mentre vivono, co' pugnali, opprimeteli almeno con

r obbrobrio per

tutti

secoli futuri.

la patria la tranquillit e

marito, se tutti paventano

il

Se ad alcuni

di voi rapita

sostanze, se ninno

le

nome

dolce

osa divenire

di padre per

non pro-

creare neir esilio e nel dolore nuovi schiavi e nuovi infelici,

perch mai accarezzate cosi vilmente la vita ignuda di


piaceri? perch

non

la consecrate all'

degli uomini generosi, la gloria? Giudicherete V

e la vostra sentenza illuminer


vi

mostra terrori

r avvilimento
potente, e

il

e pericoli;

le

ma

tutti

unico fantasma eh' duce

Europa vivente,

genti avvenire. L'

umana

vilt

voi siete forse immortali? Fra

delle carceri e de' supplicii v' innalzerete sovra

suo furore contro di voi accrescer

il

il

suo vituperio

e la vostra fama.
Ventimiglia, 19 e 20 febbraio [1799].

Alfine eccomi in pace!


sepoltura.

Ho

Che pace? stanchezza, sopore di


Non v' albero, non

vagato per queste montagne.

tugurio, non erba. Tutto bronchi,


<iua e l molte croci che
nati.
i

gi

il

segnano

il

aspri e lividi
sito de'

Roia, un torrente che, quando

ghiacci, precipita dalle

macigni, e

viandanti
si

assassi-

disfanno

viscere delle alpi, e per gran tratto

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

184

ha spaccato

il

vista; e percon-endo

due argini

cavernosi, appena

vedono impste su

si

neve che

ondeggiando

la

La

terraneo.

da quelle

biancheggia e

cielo, e tutto

spalancate alpi cala e passeggia

tramontana,

invade

e per quelle fauci

medi-

il

tutti

viventi.

confini, o Italia, son questi!

ma

sono tutto di sormon-

Ove

ogni parte dalla pertinace avarizia delle nazioni.

tati d'

sono dunque

tuoi figli? Nulla

concordia. Allora

ma

per te:

voce?

le cervici dell' alpi altre

natura siede qui solitaria e minacciosa, e cacciit

da questo suo regno


I tuoi

burroni

di altissime rupi e di

immergono nel

s'

confonde:

si

un ponte

Mi sono fermato
dove pu giungere la

sentiero.

su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin

alpi di

due questa immensa montagna.

in

presso alla marina che ricongiunge

che

ti

manca

se

non

la forza della

spenderei gloriosamente la mia vita infelice

io

pu

fare

il

mio braccio

solo

e la

nuda mia

Ov' r antico terrore della tua gloria? Miseri! noi an-

diamo ogni

memorando

di

la

libert e la gloria

degli

avi,

lo

quali quanto pi splendono tanto pi scoprono la nostra abbietta


schiavit. Mentre invochiamo quelle

nemici calpestano

perdendo

le

loro sepolcri.

sostanze e

simili agli schiavi

1"

ombre magnanime,

intelletto

la

voce,

domestici degli antichi, o

miseri Negri; e vedremo

nostri

verr forse giorno che noi,

sarem

trafficati

nostri padroni schiudere le

fatti

come

tombe e

disseppellire e disperdere al vento le ceneri di que' grandi per

annientarne

le

sono cagione

ignudo memorie; poich oggi

ma non

di superbia,

nostri fasti

Cosi grido quand'io mi sento insuperbire nel petto


italiano, e rivolgendomi intorno io cerco, n trovo pi,

patria.

Ma

genere

il

a' destini.

il

nome

la

mia

poi dico: Pare che gli uomini sieno fabbri delle

proprie sciagure;
sale,

ci

eccitamento dall'antico letargo.

ma

le

sciagure derivano

umano

dall'ordine univei'-

serve orgogliosamente e ciecamente

Noi argomentiamo su

gli eventi di jjochi secoli:

che

sono eglino nell'immenso spazio del tempo? Pari alle stagioni


della nostra vita mortale, paiono talvolta gravi di straordinarie

vicende,

le

L' universo

quali pur sono comuni e necessari


si

controbilancia.

Le nazioni

si

eff"etti

del tutto.

divorano, perch

una

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


non potrebbe sussistere senza
dando da queste alpi

1"

mia voce

agi' invasori

vendetta;

ancora vivo

di tanti popoli trapassati,

vano

il

la

mondo, cercavano

vano principi

popoli

dove insanguinare
viscere.

Cosi

Canaan,

lor

ferri,

a'

nuovi im-

contro

sandro rovesci

figliuoli del

popolo di Giuda.

impero di Babilonia,

1'

arsa tutta la terra,

si

corrucciava

non

che

cacciarono dalla Grecia

della,

stessa religione

sbranavansi
fortuna di

Roma. Ma

divenne preda
e de' Papi.
delia

nipoti

vi

de'

do' Cesari, de' Neroni,

Oh quanto fumo

di

d'

infamia

sar un di vendicato, e

Tutte

le

nazioni hanno

de' Costantini, de'

d'

loro et.

turare la propria schiavit

dianzi vilmente
col fuoco.

La

il

di

tributo, lo

terra

una

spiagge

il

cielo-

domani:

Ma

quei

quel

sangue-

Europei

degli

1"

ma-

che pagavano-

La fame
natura come la

foresta di belve.

n-

oceano portato-

Oggi sono tiranne per

chi sa? fors' anche le sciagure di questo

un

figli

un campo che prepara V abbondanza per


la prosperit di

dall'

imporranno un giorno

la pste sono ne' provedimenti della

mondo

Vandali

innumerabili popoli, che

rovescer su

le

e-

furono ingoiati dalla

umani roghi ingombr

nostre

le

si

altro-

Messene,

medesimi antenati. Cosf

timore n invidia recavano agli Europei, fu


a contaminare

un

fosse

in pochissimi secoli la regina del

America! oh quanto sangue

Ales-

Cosi

Messeni, che pur greci erano-

antichi Italiani, finch

gli

sa-

dopo avere passando-

e,

universo. Cosi gli Spartani tre volte smantellarono

proprie-

le

abitatori

Babilonesi poi strascinarono nella schiavit

cerdoti le madri e

tre volte

incatena-

non trovando pia

pacifici

fremita

il

Romani rapi-

deserti

ritorceano

li

de' vinti,

finch,

trucidavano

Israeliti

gli

g" iddi

liberissimi,

invoco contro-

perde tra

si

quando

mari

oltre a'

da devastare, manomettevano

peri

guar-

Io

dell' altra.

piango o fremo,

Italia

ma

cadaveri

18&

col ferro
i

diluvi

e-

sterilit di

anno vegnente

e-

globo apparecchiano-

altro.

Frattanto noi chiamiamo pomposamente virt tutte quelle

comanda e alla paura


impongono giustizia; ma potrebberoper regnare non l'avessero prima violata?

azioni che giovano alla sicurezza di chi


di

chi

serve. I governi

eglino imporla, se

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

186

Chi ha clerubato per ambizione le intere provincie, manda solennemente alle forche chi per faine invola del pane. Onde,
quando la forza ha rotti tutti gli altrui diritti, per serbarli poscia
& s stessa, inganna i jnortali con le apparenze del giusto, fin
che un'

forza non

altra

la

distrugga. Eccoti

mondo

il

gli

omini. Sorgono frattanto d'ora in ora alcuni pi arditi mortali,

prima

come

derisi

frenetici, e sovente,

come

malfattori, de-

che se poi vengono patrocinati dalla fortuna ch'essi

<;apitati:

ma

-credono lor propria,

somma non

che in

che

il

moto pre-

potente delle cose, allora sono obbediti e temuti e dopo morte

Questa

deificati.

de'

volghi

stimano

si

cieche ruote

razza degli eroi, de' capisette e de' fon-

la

datori delle nazioni,

quali dal loro orgoglio e dalla stupidit

Quando una rivoluzione

dell" orinolo.

matura, necessariamente vi sono

e che fanno

perch

^opra

1'

gli

passioni

la

anni

Ma

nel

globo

incominciano

trono di chi la compie.

schiatta non trova n felicit

la terra, crea gli di protettori

secoli delle

le

uomini che

de' loro teschi sgabello al

umana

premi futuri del pianto presente.


1

per proprio valore; e sono

saliti tant' alto

n giustizia

debolezza, e cerca

della

gli di si vestirono in tutti

de' conquistatori; e

opprimono

le

genti con

furori e le astuzie di chi vuole regnare.

Lorenzo, sai tu dove vive ancora la vera virt? in noi pochi


deboli
-gli

sventurati

errori

in noi,

e sentiti tutti

dopo avere sperimentati

che,

guai della vita, sappiamo

gerli e soccorrerli. Tu, o compassione, sei la sola


le altre

tu

1-a

terre

dall' alto le follie e le fatali


le

tutte

sciagure

passioni e la debo-

Non sospii'o ogni


Tu hai una madre

pianto, soli elementi dell'uomo?

il

mia

jjatria?

Non

dico a

me

ami

aspetta una turba di miseri, a cui

un amico
se'

guardo

io

umanit, non mi sento forse tutte

lezza ed

di

virt!

sono virt usuraie.

Ma, mentre
<lella

tutti

compian-

tu

te

lagrimando:

caro e che forse sperano in


straniere

dolori e la morte

te

dove fuggi? anche nelle

perseguiranno la perfidia degli uomini e

ti
:

qui cadrai

forse, e

di te; e tu senti pure nel tuo misero petto

compianto. Abbandonato da

tutti,

ninno avr compassione


il

piacere di essere

non chiedi tu aiuto dal cielo?

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


non t'ascolta;

pure nelle tue

afflizioni

ma

involontario a lui: va, prostrati;

187
tuo

il

cuore toi-na

all'are domestiche.

natura! hai tu forse bisogno di noi sciagurati, e


sideri

come

tiplicarsi

vermi e

g' insetti

senza sapere a che vivano? Ma, se tu

funesto istinto della vita,

soma
le

si

che

Perch dunque

modo

il

hai dotati del

dono ancor pi funesto

mano

fuggo?

io

non presento

io forse

tutte le nostre calamit,

di ristorarle.

e in quali lontane

a perdermi? dove mai trover

disastri le infermit

che prime udiste

sacre terre

volte ho riposato queste mie

membra

vato nella oscurit e nella pace


dolore ho confidato

contrade io vado

uomini diversi dagli uomini?

gli

che fuori della mia patria mi aspettano?


voi,

ci

delle sue infermit ed ubbidisca irrepugnabilmente a tutte

tue leggi, perch poi darci questo

ignorando sempre

Ah

la

indigenza

noi Io torner

miei vagiti, dove tante

affaticate,

miei pochi

dove ho tro-

dove nel

diletti,

miei pianti. Poich tutto vestito di tri-

stezza per me, se nuli' altro posso ancora sperare che

eterno della morte

voi sole, o mie selve, udirete

timo lamento, e voi sole coprirete con


il

con-

mortale non cada sotto la

il

della ragione? Noi tocchiamo con

ci

che vediamo brulicare e mol-

le vostre

il

il

sonno

mio ul-

ombre pacifiche

mio freddo cadavere.

XXXIII.
Carlo Botta.

Festa della repubblica cisalpina.


Dal libro

xii- della

Destinavansi

il

Storia d' Italia dal

di 9 luglio ed

di Porta Orientale, vasto e

il

1789.

campo

magnifico,

al

del Lazzaretto fuori

pubblico

solenne

ingresso della cisalpina repubblica. Accorrevano, chiamati alla

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

188
solennit piena
cipii,

di

tutti

tanti augurii,

drappelli

deputati di

tutti

reggimenti assoldati della repubblica. Era nei giorni

cedevano
e

Milano,

festa

la

in

di popoli

venire

ma

fatto

ed

un andar
la nobile

campo

il

andasse.

destino

Lazzaretto),

il

meglio

campane a

l'

gloria, tiravano

le

grida e

andavano

infinita contentezza

tumulto e

il

al

colmo.

le

de-

le

pi

mondo. Pareva, ed era veramente, un gran

passo da quella vita


dei Francesi

di quattro-

mocrati non capivano in s dall' allegrezza, e dicevano


strane cose del

Con-

della

innumerevoli bandiere tricolorite col turchino

o col verde sventolavansi all'aria, e


esultazioni per

folla

non solo

chiamarono

le

che pre-

una

ed a pressa

centomila cittadini. Suonavano

tutti

che

giorno

del destinato

accorrevano giulivamente

cannoni a festa

citt

V Italia a nuovo

(che cosi dal

federazione

la

contenti: pareva

ancora tutta

Aprivasi alle nove

vi

tutta

muni-

guardie nazionali, di

delle

morta dei Tedeschi a quella vita viva

la magnifica Milano, citt di per s stessa e per

naturale indole allegrissima, ora tutta, pi che fatto non avesse

mai, sin dall'intimo fondo suo

Entrava nel campo

il

d'argento alla cisalpina:

mini

Nel punto

dell'

ingresso

uni e gli

ad una

le

il

rallegrava.

si

verde ricamata

magistrati e gli uo-

altri,

magnifico spettacolo.

le

bandiere

apposito

sull'altare

le

santo sacrificio benediva

presentate bandiere.

1'

la

messa:
le

concerto strepi-

suoni, di viva repubbli-

Sorgeva in mezzo l'altare della patria; aveva sui

inscrizioni

secondo

il

tempo

-,

sopra,

leggiatore dell'amore della patria;

mostrativi

del

francesi e

cisalpini

desiderio

morti

Repubblica. Quest' erano

della

a'

lati

un fuoco acceso, simbopiedi urne con motti di-

gratitudine

nelle battaglie
le

arti-

arcivescovo ad una

Seguitava un

d' inni, di

salve

sventola-

si

quando a quando rimbombavano

tosissimo, e pure melodioso


cani.

spesseggiavano vie pi con

vano: celebrava l'arcivescovo

Dopo

coli' abito

popoli applaudivano,

in questo mentre a
glierie.

commoveva

seguitavano

il

eletti delle citt; gli

le artiglierie,

si

Direttorio

per

verso
la

cisalpine allegrezze

soldati

salute della
e

cerimonie.

Assisteva Buonaparte, seduto in ispecial seggio, alla festa; al

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


<juale,

come a

ed

guerre

vincitore di tante

Repubblica, risguardavano principalmente

189
fondatore della

popoli circostanti.

piccola parte dell' onesto spettacolo erano gli uomini dele-

N
gati

di

Ferrara,

Bologna,

di

non ancora

uncorcli

fosse

dell'

unita

non

esser presenti a quella solennit,


vista

mai nel corso dei

e di

concordia italiana.

Emilia,

di

Mantova

stessa

ad

Repubblica, venuti

alla

ma non

solo inconsueta,

grande testimonianza d'amore

secoli;

Serbelloni, presidente del Direttorio, dal luogo suo levatosi


e

sopra un pi elevato seggio postosi, in cotal modo, fattosi

silenzio

ciava

mezzo

in

repubblicane furono
opinioni

adunati popoli,

agli

Noi fummo un tempo


:

favellare

incomin-

queste medesime terre


delle

fatale

diversit

la

ridusse e ci

ci

liberi, e

troppo

spesso variata servit. Rammentiamoci,

serie dei cessati infortuni; ed

ci sia d' utile

per r avvenire.

facili

mantenne per molti secoli in estera e

Sparisca,

passato

il

cittadini,

come lampo, ogni

la

spirito

lunga

esempio
parte

di

che finora possa averci divisi; e perfino gli odiosi nomi, fonte
inesausta d civili

discordie,

mandati

siano

Serbiamo con indelebile memoria pe

'1

in

dimenticanza.

ricevuto beneficio

una

gratitudine eterna verso la francese repubblica, che col valore


e col

sangue

de' suoi soldati ci

procurava

la

libert;

grati-

tudine ancora eterna sia in noi verso V immortale Buonaparte,


che, emolo dell' Africano Scipione, ci tolse con le sue vittorie

a servit,

forma con

die

la vastit

de' suoi

lumi politici al

nostro libero governo. Ci crediamo, ci inculchiamo nel pi

profondo degli animi nostri, che a voler mantenere


vare la prosperit di una repubblica democratica

conser-

ha ad essere

fra di noi virt nei padri, educazione nei figliuoli, costume e

costanza

d'

animo nei

territorio uniformi.

cittadini,

leggi

Accendiamoci

giuriamo concordemente

di viver

torio della cisalpina repubblica lo

r esempio.

di

ed interessi in tutto

un amor santo

liberi o

giura

di morire.
il

il

di patria;
Il

Diret-

primo, e ve ne d

questo passo

colleghi, levati

il

presidente, sguainata la spada, ed

suoi

cappelli, ad alta voce giuravano. Giuravano

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

190

al temijo stesso gli

uomini deputati, giuravano

gimenti, giurava l'adunato popolo intiero:


plausi,

il

batter delle mani,

il

lanciare

capi dei reg-

viva,

le

grida,

cappelli, lo sventolar

uno spettacolo misto, romoroso ed alorando il presidente, manterrebbe

delle bandiere facevano

legro. Ci detto, continuava

col sangue e con la vita, se fosse

tuzione e le leggi.

Scevola, dei Catoni:

caso imitiamole

Direttorio la consti-

la terra dei Curzi, degli

1"

Europa

anime,

in

ogni

ogni speranza di vincerci


s'

accorga che qui

V antica

rinasce.

questo

lascino

Qui rincominciavano

il

imitiamo quelle grandi

nostri nemici, e insieme

Roma

uopo,

abitiamo

gavi che questa terra che

umano

d'

Sovvengavi, terminava, o cittadini, sovven-

modo

s'

plausi,

instituiva

la

ed

cannoni strepitavano.

repubblica cisalpina, mandata

da un principio che pareva eterno ad un dubbio


venire. Furonvi tutto
balli, festini in

il

giorno corse di can-i

ogni canto

dentro che fuori del teatro.

corto av-

e di cavalli, suoni,

poi la sera bellissime luminarie

Insomma

fu

una grande

allegrezza; e queste feste non in altra citt del

mondo

si

solenne
riescono

tanto liete e tanto magnifiche, quanto nella bella e splendida

Milano.

XXXIV.
Carlo Botta.

Omelia del card. B. Charamonti.


Dallo stesso libro

Fu imposto
tuzione,

odio

oligarchi, di

di

xii.

giurare

eterno

non

soffrire

contribuire con tutte

le

osservanza inviolabile

governo dei

al

re,

degli

giammai alcun giogo

alla

consti-

aristocrati

straniero

forze al sostegno della libert ed

ed
di

ugua-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


glianza ed

tendevano

conservazione

alla

Per mitigare

prosperit della repubblica.

impressioni contrarie concetta dal

le

maggior parte troppo dediti


poco frutto. Tentarons

alle

popolo, in-

come d'uomini

magistrati alle persuasioni, ma,

191

nuove opinioni,

gli ecclesiastici, e fra gli altri

dinale Chiaramonti, vescovo

d'

Imola, che

poi

la

elle facevano-

car-

il

papa sotto

fu

nome di Pio vii. Il suo testimonio e le sue esortazioni, comed' uomo di vita integerrima e religiosa, erano di molto momento. Pubblic egli adunque

anno

1797

La

della sua diocesi.

giorno del Natale del presente

ma sempre

non

fare,

cita

ragionevolmente

baldanzoso e

uomo,

non

tico adottata

fra

di

noi,

l'

chi

onest,

La forma

fin

legge

alla

la

di

sua

attiene a^

si

non

esposte n ripugna al

qui

li-

governo democra-

dilettissimi fratelli, no,

o-

umana. Non eseroppone

si

una

fare

temporale sovranit, chi

alla

lasciare

la virt

opposizione colle massime

di poter

esercita ragionevolmente

Dio ed

piacere

il

sua libert chi

la

ribelle*,

abbandona

agli uomini,

un dominio

sotto la legge divina ed

bert chi contraddice

vuol seguire

Dio ed

libert, cara a

facolt che fu donata alT

vizio ed

il

un' omelia, in cui parlava in questa guisa ai fedeli

in

Van-

gelo: esige anzi tutte quelle sublimi virt che non s'imparano

che alla scuola di Ges Cristo, e

le quali,

se

saranno da voi

religiosamente praticate, formeranno la vostra felicit, la gloria


e lo splendore della vostra repubblica.

elogio
dii-e:

virt

delle

Se

le

degli antichi

Fatto

Romani,

il

poscia un vivo

cardinale passa

morali virt cosi resero cospicua la latina libert,

con quanta maggior ragione dobbiamo noi riputar necessaria la


virt nella presente democrazia, noi che

non viviamo invescati

dal lezzo e dall' ambizione di sognar deit, noi che santific


11

Verbo

di

Dio

fatto

poi altro che l'ordine


tici,

ma

comune

di

uomo!... Le morali
dell'amore,

una democrazia

retta, e

lontana dagli

felicit,

ci

virt,

che altro non cura che

odii, dall'infedelt,

zione, dall' arrogarsi gli altrui diritti e dal

doveri.

Quindi

retto significato

ci
.

conserveranno
la quale,

che non sono

faranno buoni democra-

1'

mancare

la

dall'ambiai

propri

uguaglianza intesa nel suo

dimostrando che

la legge si

estende

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

192
:a

tutti g' individui della societ e nel dirgergli e nel

gergli e nel punirgli, ci dimostra ancora

divina ed

umana quale proporzione debba

nella democrazia tanto rapporto


tesso ed ai suoi simili.

Ma

armonia

se

uomo non

si

e l'uguaglianza,

come un complesso

fu dato

quell'uguaglianza

della filosofia

ci

anche

perfetti

che

mortali e pi

del vangelo

faccia

ci

nel

dimostra la mancanza

conferiscano

gli

onde sistemare

presente

giro

La

eternit.

dei

storia

di tal progetto: la storia

precetti

Ges

di

onde rendere

societ,

felici

degli apostoli e dei gran

dizioni

in

nell' aspettata

felici

vangelo

Il

di leggi,

ce ne dimostra l'esecuzione

Decidete quanto

che

bene della societ, desidera altre molle per

il

uomini veramente

^giorni

legge

Dio quanto rapporto a

la sua sussistenza e per la sua perfezione.


Cristo ci

proteg-

alla

tenere ogni individuo

perfetti doveri dell'

possono compire nella sola virt moi*ale:


fa r

faccia

in

compimento....

il

vangelo, le

del

tra-

padri e dottori cri-

filosofi,

stiani, a conservare la pace, a far risplendere la vera gi-andezza

dello stato democratico, a fare di tanti uomini, dir cosi, tanti


eroi di umilt, di prudenza nel governare, di carit nel frater-

nizzare fra loro stessi e con Ges Cristo....

Il

luminoso oggetto

della nostra democrazia dev'essere di stabilire la massima possibile unione di


rali,

sentimenti,

Eccovi, o dilettissimi
gelici

glianza,

amore

la

fratelli,

Vedete

dettami.

splenda per

d"

di

forze

fisiche

mo-

per la

virt dell'

regolata

la

ma

civile

in

ri-

ugua-

somma

il

governi

altri

nella democrazia studiatevi

possibile

religione

la

durevole felicit degli

cratici: studiate ed eseguite

repubblica:... la

qual influsso

che fa la sussistenza e V onore della

baster una virt comune;

massima

possanza,

uomo, per

per quell' unione

libert,

e di tranquillit,

della

uno sparuto abbozzo degli evan-

quale

ivi

massima

democrazia. Forse per

ssere

cuori,

di

onde ne derivi una soave fratellanza nella societ....

virt,

sarete

veri

di

demo-

vangelo, e sarete la gioia della

cattolica sia l'oggetto pi

preziosa

del vostro cuore, della vostra divozione e di ogni altro vostro

sentimento.

Non

crediate che

ella

si

opponga

alla

governo democratico. In questo stato vivendo uniti

forma del
al

vostro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

193

divin Salvatore, potete concepire una giusta fiducia dell' eterna


salute, potete operare

simili

vostri

autorit constituite

Si,

mei cari

nuovo

radici al

buoni

fratelli, siate

soavit

delle

cristiani,

per la

raddolcivano

gli spiriti,

da un uomo cosi

dette

e cosi venerato

per dignit

stessi e dei

repubblica

della

Queste parole, con tanta


stumi, calmavano

gloria

la

e sarete ottimi democratici.

eminente

temporale di voi

la felicit

procurare

santit

dei co-

cuori e preparavano

stato.

XXXV.
Ugo

Foscolo.

Tristi condizioni della Repubblica cisalpina,


per difetto d leggi e di armi nazionali,
per reit di uomini e astio di
Dalla Orazione a Bonaparte pe

'l

sette.

congresso di Lione. Pare che

Foscolo avesse dal comitato di governo delia Cisalpina


graEiare e lodare in

nome

restituito la repubblica.

fu effettivamente detta in presenza di Bonaparte,

nel gennaio del 1802, quando a Lione


notizie e osservazioni di Gius.

bisogna pur ricorrere, dopo

anima

in

uno

fors'

e indole
stile

r andamento
il

Pecchio

Vita di

orazione non
in

Milano

Comizi. Giova riferire

TI.

F. cap. iv], al quale

maledizioni, chi voglia

di questo

si

Il

sarcasmo e

delle

l'

farsi

un' idea del-

Lettere di J. Ortis,

indegnazione vi regnano da

pu dire ch'egli avesse creato n

componimento.

lo stile

troppo evidente eh' egli ebbe

panegirico a Traiano d'Alfieri... Gli encoraii che tributa a

Bonaparte sono smisurati, quantunque Bonaparte

di grandissimi...
viri [cosf

La

stampata

tenevano

pi copioso e sonoro di quello

anche troppo pomposo.

per guida

le

si

ma

complessa del tanto adorato Ugo. L' orazione scritta

un capo all'altro... Non

il

incarico di rin-

del popolo Bonaparte, che dopo la battaglia di

Marengo (14 giugno 1800) aveva

l'

l'

Non

in allora

ne meritasse

arrestandosi agli encomi, con sorpresa dei Trium-

impropriamente denomina

il

P. gli uomini

del

Comitato
13

ci-

194

LETTURK DEL RISORGIMENTO.

salpino], si fece

a dipingere

disordini

del

veva,

con un ardimento da tribuno

commesse

sotto

romano, os

dire

esit

debito che g'


tunati. Egli

cammino
Quella

incumbeva.

rimase

Il

illeso.

presso

al

per que' governanti e

da questo momento

virtuoso
il

sacro

ostru'

si

da per s

il

alla fortuna.

inutile e

perniciosa

sfrenando

che,

le

V arbitrio

cede r ambizione del nome,

il

che fondata non

costituzione

forze e

usi

gli

a pena

popolo costi-

del

milizia e

della

dell' ei'ario,

delle cariche alla potest esecutiva,

legislatori

a'

tale si fu

costituzione, onde tu, per decreto

la

nome davi

le

pure

Direttorio

del

e diritto alla nostra repubblica;

mente presagiva forse

con-

furore delle ringhiere e la dimen-

ticata o delusa sanzione di opposte innumerabili leggi.

francese,

li-

suo rige-

sono sempre sfor-

coraggio e la virt non

Ma

il

che sempre rende giustizia

punto tra V amicizia

sa su la natura le arti
tuito, e

depredazioni

le

triumviri stessi... Pieno d'entusiasmo per la vera

neratore, rincorato dal pubblico

non

tenapi in cui scri-

ai

berta, elevato dall' uflicio d' interprete della nazione

coraggio,

repubblicano, la

triennio

luttuosa oppressione degli Austro-Russi; e, giunto

la tua

nostre disavventure, e gemevi nel ge-

Ben hai dato


mondo quanto

neroso tuo cuore aspettando tempo di vendicarne.

a divedere

a'

tuoi salvi concittadini e all'attonito

mortali quelle leggi riuscissero; poich, con quelle ordinata es-

sendo la Francia, ove dalla ardimentosa tua dittatura non ve-

nivano

di repente annientate, certo

che

g' infausti

destini della

Polonia sovrastavano la vincitrice di tante nazioni.

a quanta

pi obbrobriosa rovina non dovevano strascinare noi, non lunit

dotti

ma legati, non armati ma atterriti dalle armi, non fatti


ma insaniti per le sanguinose vostre rivoluzioni? E a che

mani

d'

leggi

commesse? Tacer

altronde e a quale senato vennero queste fondamentali

multuanti

propri suffragi
dianzi del

le

controversie ond' erano faziosi e tu-

Consigli legislativi
;

come

gli

mercatanti

oratori

dei

e la ridicola arroganza de' molti, che ignari pur


e del perch obbedivano, e proni,

quando che

fosse, a obbedire, scienza e coraggio affettavano di libert; e le

gare territoriali; e
bliche

estorti

decreti circa

da que"

l'annona e

legislatori, a

cui

le

libert

tenute pubgloria

patria

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


essendo

proprio utile, fra la fame e

il

polo, ratto sursero opulentissimi.

domata

,tini

imprecazioni del po-

le

Tacer

ambizione

de' ricchi

oro, briga,

tremore

1'

cariche.... e tutto

delle

generale ignoranza di

tacer la

audace povert degli

1'

da' beneficii del Direttorio e

dallo splendore

195

assemblee; imper-

queste

ciocch que' rari egregi nelle arti e nelle scienze, e che in tanta

malvagit illibata fama

ingegno

'd'

costumi

di

serbavano,

ignudi al tutto erano della feroce fortezza e della sapienza ne-

ma

cessarie ad ordinare gli stati,

dal

escluse

saero ozio delle

lor discipline e dalla semplicit dell' antico lor istituto.

il

gentile, magnifico,

armonioso nostro idioma che primiero dalla

muse

notte della barbarie dest le vergini


lettere, adulterato

Non

manomesso

chi atto era a governare, n


i

forti e

dai pochi, seb-

Bonaparte, di dannare

sapevi n potevi a un tratto conoscere

tue ele;^ion5 che n

perch

di quei

indolente e paurosa igno-

dalla

m' arroghi, o

eh' io

e servilmente

patrii affari in linguaggio stra-

niero disputandosi, tutto era quindi

bene apparentemente sancito

belle e le

arti

adunanze

interamente nelle

senatori obbliato; e dai pochi

le

e le

tempo stolidamente

per gran

ne' pubblici editti, fu indi

ranza dei pi.

Ita-

che Consulta Legislativa appellavasi,

liani! nel recente senato,

li

avresti

si

agevolmente trovati

saggi italiani sapeano non

donarsi

ma

con-

quistarsi la libert, e sdegnosi quindi di essere stromento dello

straniero
di

un

celavansi.

poni

tunque pieno ancora


e per tionfi

di

nostre leggi opra

le

personaggi

per virt

di essi primate del

erano stranieri.

tribunali e

per

ma
Nomi

per prosapia e per dovizie

possanza cospicui, e ognun

gli eserciti

furono

governi, ignudi

nomi

nostri

tu,

il

la

comandavano? n

lo

il

sangue della

scettro de" capitani

cisalpino popolo flagellava.

Liberatore, quando assediato di armati

giueser-

corpi legislativi;

mentre

vostra nazione ci redimea dalle catene,


e de' proconsoli francesi

fosser

Senato Romano, quan-

il

mondo, che potea pi quando non

stizia e le avite leggi


citi

che

dio, e gli esecutori santissimi;

il

Dove

eri

Consiglio de' Se-

niori fu astretto a scrivere la sentenza capitale della repubblica,

ratificando

il

trattato

d'

alleanza perfidamente dai

cinque de-

LETTURE DEL RISORGIMENTO,

196

spoti imposto? imperciocch,

fame

non

accettato, ci tornava nell'in-

e lagrimevole stato di conquistati

un palese meritato servaggio. Dove

Trouv e Riveau, conculcato


e magistrati a giurai*e

lennemente

forzando

il

ben

popolo e

vasori altamente sdegnava. Fra

1'

tenaci

allora lungi

tue vittorie, e la
e

precorrendo

le

fama

uomo

mente

Italia

d'

mortali imprese

la serviti! della

Francia

ma

l'

de'

pochi

nome

si

de-

modi onde
inobbe-

dell" altra,

spergiuri esecutori,

mari

per le

incliti

agli

elementi

con la politica

de' ti-

(tranne Bonaparte)

per

per maturare sicura-

irredimibile

nella

traffico

della

Cisalpina veduto giudici

non penale statuto

pubblico

nuovi in-

viva forza dai

comandando

affaticavano

Avresti

decretate estorsioni, non

dovere del giusto,

teneano

forse,

t'

legislatori
i

magnanime

de' suoi

cospiravano

inesorabili, capitali sentenze,

il

pubblico

in

e la fortuna

inutili

nostra patria infelice.

dissi principi,

recente esempio

'1

tue navi

ranni, che a remote,


tutt'

legislatori

legislatori

dita; e per la venalit e bassezza

Te

ambascia-j

costituzione, per origine, illegale*, per gli

fu imposta, tirannica; pe

derisa.

di

universo fremito intanto della

loro seggi strappati, sfrontatamente

una

e ri-

quando

tu,

principi,

nuove leggi

le

schernita maest popolare, fra le proteste


imperterriti e santamente

cret

eri

solennemente un' altra costituzione, so-

la tua spergiurando?

e magistrati; poich

de' patti,

gius delle genti,

il

tori si convertii'ono in despoti,

proda

attenerlo

mati air universo sconoscenti e sleali infrattori


condotti a

avrebbe

e accettato, ci

per la calcolata impossibilit di lungamente

erario;

enormi censi,

inculcato in

patentemente consecrato

il

somma

diritto della

scelleraggine.

Men duro

l'avere pessime

leggi,

avari o imbelli tiranni,

ma

tremanti, siede e regna la


plebe.

Memoranda

quando

tutti

averne niuna;

anzich

che nelle citt senza leggi, sbalzati dal trono

pochi guasti o

pur pochi sempre e sempre quindi


orrenda multiforme tirannide della

fede di questa sentenza

ne die la Francia,

al potere nuotavano per mari di sangue. Brevi

nulladimeno della moltitudine sono gl'imperi, sempre dalla


stessa immensa lor mole precipitati; e dalle sostenute burrasche

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


sovente esperienza

ricava

si

salute.

veramente ed

tutti gli stati fu

per

questo

197

dove una diuturna straniera armata autorit,

non imporre

bere per

impone; onde tutte

pando

vitupex'ii

tutte

cittadini

fierissimo di

chiamandole

rompe

leggi

le

assumendo

cosi

poteri, tutti

cose, tutti

leggi,

il

delle citt cisalpine,

sembianze,

le

li-

ninna ne

usur-

tutti

opprimendo, tutte invadendo

addossandoci e

le

danni, pu pienamente

ed impunemente signoreggiare.

E quando
nerebbero

mento degli

eterne fosser le leggi, nulle per noi

ottime

senza

milizia,

la

stati

per niun' arte permetteva

'1

a'

non

divo Licurgo, clie appartenente alla guerra


su

Lacedemoni

Ben

fosse.

italiane sopite si

armi: n sperse andavan tue voci, che anime

ma non

morte percoteano;

a grandi

fatti

armi armi

giovinetti esclamavano,

cemente fu quella istituzione, che,

non compre mani ed a


citt,

petti

tutta.

Salutare vera-

armando

tutti

amorosi

armi era splen-

di

dida e forte in que" giorni la repubblica

affidava

la

all'

della

ardore

ed alla santa carit per la patria; onde e spada erano

della giustizia contro

a'

malvagi,

Ma, dopo non molto,

scudo

di libert

mura per

ranni domestici, ed inespugnabili

con vilipendi

coloro che slealmente

con denaro strozzarono su

cole vendicatore, che, ove fosse

contro

a' ti-

gli esterni nemici.

maneggiavano

cose, impalliditi al cospetto della forza popolare, e

la

cittadini, a

quiete

assuefacendoli a un tempo alle arti guerresche,

di gloria

dal

memo-

tuo esempio spronate, e dalle avite, gloriose, incalzanti

il

tu

tuo dipartire, alla nostra salute provvedendo, principale con-

siglio a noi davi le

rie,

tor-

sicurezza ed ingrandi-

principio,

"1

le

con dissidi

nascere quest' Er-

robustamente cresciuto, avria

repubblica dalle ladre e tremanti lor mani

N giova

ritolta.

dissimulare che male avrebbero tanta scelleraggine consumata,


se

istigamenti comandi ed

aiuti

non scendeano dalle Alpi;

perch questa repubblica, quando forte, indipendente,


pubblica stata

fosse,

potentissimo

vera re-

inciampo sorgeva

a'

tradi-

menti e air orgoglio del Direttorio francese. Per ci custodite e


assediate quasi da uuumerabili schiere confederate
le citt

impoverite pe

'1

mantenimento

di

ammutirono

non propi

eserciti, e

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

198
dal brando

de' generali

guate. Voi soli

liberali e di sangue,

viaggi e da

commissari arbitrariamente dissan-

vedemmo,

tutte

o soldati francesi, voi di eroiche virt

dalle

voi
fiere

le

guerra consunti, e

della

molto pi dalla ingordigia ed ingratitudine


soli

vedemmo piangere

fame, dai lunghi

dalla

ferite,

necessit

de' condottieri,

voi

nostro pianto, e chiamar Bonaparte,

al

che tanti trofei aveva eretti in Italia per comperare la vostra


miseria, la infamia della vostra nazione e la ignominiosa
A'it de'

Una
non

ma

ser-

vostri alleati.

nazionale

larva frattanto di milizia, se


soldata d'flomini non

so, fu

mercenaria

legge deletti n per et,

per

disertori de' principati confinanti, o fuorusciti

restava che vendere

corpo e

il

1'

anima,

quali non

a'

prigioni alemanni

dallo squallore convinti e dalla forza e dalla disperazione delle

lontane case natie. Tale fu sempre, se pochi ne scevri, la universalit de' soldati gregari che deserta avrebbono, insanguinata

ed arsa la repubblica, dove

tutti

durando n

disagi

n sostanze n congiunti n amici n altari

devano: se non che,

e per la brevit

patria"

onore difen-

del tempo, e per le rade

legioni, e per le perpetue fatiche, e per lo zelo de' pochi patri!

capitani, e per la divozione al tuo

armi

si

g' infiniti

ritto

nome,

gli

questori tripudiando, nudo,

quindi al misfatto,

suma che

tanti

sudava

ufficiali

l'

francesi

non pasciuto,
a

ridottisi

scarsa laude pu mercare e dalla

il

della

furore,

milizia,

pre--

quale dall^

patria

eh* egli

1'

arti e la

abbandona e
i

delitti

e l6

impunit della rapina,

vastazioni e gli omicidi nelle terre, le reciproche ire

della repul)blica. E,

col disi

questi stipendi-

da quella che elegge. Quindi la militare licenza,


il

con eh*

insegne rifugge della propria repubblica,

vittrici gloriose libere

pene della fame,

infelice soldato.

grande onore o eccitamento recassero; che colui

dini

di queste^

effetti

ritorsero soltanto nell'esaurimento dell' erario

gl'immensi dispendi

quand'anche armi

la

cotali a

le

de' citta-

ninna difesa

somma

forza

giungessero, tremendo, certo, e da pi genti esperimentato sor-

gerebbe a un tempo

dappocaggine

il

pericolo, che gli ambiziosi capitani dalla

de' magistrati, dal silenzio d'

inermi leggi, da' ne-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

199

ghittosi odii de' cittadini, dalle servili speranze de' soldati,


lidi

mezzi traessero per occupare tirannescamente

Che

se taluno per ci insultando alla fortuna

chiamarci

avversa agli Italiani osasse

ed incapaci

lo stato.

da tanti secoli

degeneri

popolo indipendente

di ridivenire

va-

da' nostri

avi

marziale; oh!

sorgete voi Italiani caduti nelle battaglie, quando Scherer, tante

concittadine anime

perdendo, pieno

de' vostri

cadaveri

scorrere l'Adige; che fuggente dalle sponde indifese

addolorata

sdegnosa portava sangue venduto. Gridate voi

morti nelle valli

Trebbia sempre

di

ove ora con voi infinite ombre


fra g' insepolti

romani

al

nome

vendetta, che rapida col terrore

all'

rito di

e a

con la sconfitta

Genova accompagnaste
devoti furono

ignudi e spregiati.
dall' ardita

francesi

fremono

del secondo Annibale, n dalla

voi,

lo incalz

che da' recupe-

alle sedi degli eroi lo spi-

Giuseppe Fantuzzi, gridate voi

libera morte

armi libere infausta,

guerrieri

di

negli elvetici monti, sono ancora placate.


rati colli di

facea

all'Adria

tutti

nostri

Stanno ancora

Forti, terribili,

bench pochi,

petti,

vessilli tolti

a'

nemici

giovent bolognese, che n da legge n da stipendi

costretta e terre e citt redimea da' ribelli. Stanno

trofei

del

Tirolo e della Toscana dedicati dagli Italiani agli augurii della


vittoria, di cui

l'Egitto.

battevano, e
ravi?

Ma

Buonaparte ha pieni

chi potea vincere genti


a'

l'Italia

che con

e il

te e

quali tu la virt e la fortuna e

Tirreno e

per te

l'audacia

comspi-

vivrai tu eterno?

Uomini nuovi

governavano, per educazione n politici

ci

n guerrieri (essenziali
tichi schiavi, novelli

doti

tiranni,

e delle cii'costanze che

ne' capi

delle

repubbliche); an-

schiavi pur sempre di s stessi

n sapeano n voleano domare; fra

pericoli e l'amor del potere ondeggianti,

operavano; regia autorit era in

essi,

tutto

ma

perplessamente

per inopia di corag-

gio e d'ingegno n violenti n astuti; consci de' propri vizi, e

quindi

diffidenti,

discordi, addossantisi

non temuti;

datori di cariche e palpati,


potenti, e

come

di pubblico bene

imbecilli,
e

spregiati;

libidine

di

scambievoli

vituperii

alla plebe esosi

come

convennero con iattanza

primeggiare,

ma

pensiero

LETTURE DEL RISORaiMENTO.

200

pure

con

di onore-, vili

le

le

sempre imminente rovina,


con

briglie
nieri.

audaci coi

gli audaci,

accuse coi beneficii, e

di oro puntellati

unica, perpetua,

niera obbedire,
stato.

vansi

danni,

sommi danni

per

Perfidi

Cotanti, e

per voi non

che

profondi moltiplica-

generosa morte

agonia obbrobriosamente la repubblica intera pe-

di lenta

volte volevate la forza; che n

ma

mai costringere a

umana n

non

se tanta fortezza

pi delle

il

divina possanza pu

mondo gridando

amministrare

italiano soffriva di

porsei'O que'

emu-

tornare privati, alla Francia

di

ed

essendo la patria, veruno

che, disperata

pro-

al

sua vita consacra. Che

la

era dato, o principi cisalpini, di

v'

niuno vi contendea

impugnarono

voi stessi

delitti chi alla salute della patria e

prio onore fortemente e lealmente

esempio ne

si

presta

di

creduta

ricomperarsi lo

soltanto

ampli, e

si

citt, nelle

forse

doversi alla spada stra-

riva. Forzati in vero talora voi foste,

al

prncipi stra-

troppo

discolpa secretamente vociferavano

lare,

Nella povert dell'erario, nelle lagrime delle

protette concussioni,

ma

con la fortuna, di

proconsoli e di tradimenti con

spegneano

vili,

querele con le minacce; e per la

comune

la

sciagura.

ben

due del Direttorio che generosamente

trattato di alleanza, e que' pochi legislatori fe-

il

deli al giuramento.

Ma

sono

de' vostri delitti

accusatori

gli

testimoni ed

giudici

tante improvvise malnate ric-

le vostre

chezze, onde di poveri e abbietti, superbi oggi andate ed impuni.

Sostenere

ma

la ingiustizia

da

forte, dissimularla

ritorcerla a proprio vantaggio, dividendo quasi

le vesti de' pi-opri concittadini,

stati;

il

popolo e

di questo assai pi,

brame; codarda,
leggi impaziente;

corrompitrice

trono,

di

si

fatto

peste

e vari

sono

governo
tutti

di
i

gli

tiranni,

abbietta fortuna, di altere

invereconda; al comandare incapace; delle


ne' fastosi

vizi del

molle secolo corrotta, e

mercadanti del proprio ingegno, delle mogli,

delle soi'elle, e della fama, se


di

il

dove molti

niuno r assoluto signore. Gente

da schiavo;

opime spoglie

da bassissimo scellerato.

Dir io quanti e quali complici intorno a


sudassero? mostri fra

fama avessero;

di

tutte

fazioni,

niuna patria; barattieri; delatori; citaredi; usurai; delle

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

201

patrizie angariate famiglie patrocinatori venali,

cimanni delle occulte avani'e


n amici

ina

servili colpe

pure

malvagi, tutto

a'

con

speranze

le

quindi tur-

de' regnanti; persecutori de' buoni,

con la cabala

ingoiando;

vergini incettatori, agevole scala

amicizie;

regali

alle

con

matrone

di

le

e di

prodi-

ghi di danaro, quasi semenza in letame;.... orribile mfstura

nomi

e di vizi e di

alla terra

che

vituperi!

di

ed

ma

sostenne!...

li

al secolo

infamia, ed

stromento

necessario

anche delle

luni, armati di tutte arti, dittatori

onde dalle cisalpine universit

chi surse

specchio
di

maestro

a'

tranne

viventi, osano

la

N paghi

aspettano!

si

professori

non

cui

di

uomini che,

a' dotti

lunge vigilie

contro

scienza

di

ciurmadori, e

di

antichi

gli

licei

supremi

mai;

discepolo

fu

da

cacciati

gloria,

emolumento

della

persecuzione

con censoria autorit cacciare

sepolture di Virgilio e di Orazio

nelle

ta-

lettere siedono

veniano la greca e la

esiliate

muse meretrici

latina lingua, e le

ingegni depressi, e da'

alle

scelleraggini del governo e alla tirannide degl'invasori.

di

e conturbarne le ossa, predicandoli adulatori

mani

le

que' divini

poeti

Augusto

e in-

d'

degni di liberissime menti.... Ahi ciurma! ahi libera nel mal


fare

non

ti

vegg' io fetida di adulazione e di beneficii, non

ammansare con

carmi

celesti

monarca

il

rimate vandaliche ciance blandire


tirannucci; sicch, se

modo omai non

essere appellati italiani.

bunali

e ne' ministeri,

legazioni,
a' teatri
le

chi

dell'

universo,

muta,

si

e' ci

Pompeggiano intanto costoro


nelle

citt,

chi

esultando tutti fra

le

di

e ne' tri-

delle

sopraintendente

ed agli spettacoli, e chi questore di eserciti, e

cattedre de' licei

con

dori'

de' magistrati

chi segretario

prefetto

ma

rimorsi di pochi vacillanti

chi su

deluse speranze di

benemeriti cittadini e di magnanimi giovani, che per mostrar


di sudori e di
altro

cicatrici

mercano che

trigna con le

d'illibati

ripulse, per cui

mani vuote

al

petto

costumi e

di

studi,

non

fuggendo dalla patria masi

ascondono.

Che

riesce

espediente preporre all'erai-io, all'ambascerie, all'annona, alla


interna vigilanza
cosi

ed

alla

milizia

impunemente invadendosi

al

insufficienti

governo.

ministri,

tutto

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

202

commercio, magnfica sentenza

il

moderni

de"

politici^

nella repubblica universalmente fioriva, non gi nel lusso ci-

spaccio

nello

vile

sempre

delle

ognor raddoppiate

merce

derrate:

povert dello stato,

la

quale,

la

de' trafficatori

riparata con

fu

usure

provocate forse, palliata veniva ed esul-

cerata ad un tempo, tal che ogni debito spento uno pi grave

ne raccendea; dote

pubbliche sostanze facendosi della in-

le

che

fedele astuzia mercantile,

schiatta
nai,

spesso, mutati

Spavento

arricchiva.

patria

della

efferata stolidit di Caligola

1'

intimava

al

nomi,

obbrobrio

ma

a'

pi orrenda; poich la sterilit della natura e

le

guerra, congiurate

monopolio

col

gra-

quell'ardito

annali presenti dar

gli

umana

quando, chiusi

popolo romano la fame:

imprender

telletto che

padri

della

in-

posteri storia

rapine della

armato dietro

trono, la

al

cisalpina plebe affamarono; e le vane strida degli agricoltori,,


e lo sconsolato compianto

delle

madri e

de' figliuoli morenti,,

e la disperazione, e le pestilenze, sorgenti furon di lucro;

dalle traspadane rive all'Appennino le

montagne

per lunga fecondit beate, di bestemmie suonano ancora

Gli asti provinciali frattanto, armi gi di veechia

per forza

di

destino

quindi repubblica questa


i

monete

negli usi

sciagure

pi

cittadini e

le

nello

ma veramente

nelle leggi
stesso

politica,

acefalo corpo
e nelle

ne' dialetti

servaggio,

due

stranamente usurpati; aristocratici, patrioti: e


proprio utile fondato su

la

con-

stte di

nomi

tutti

tenacit delle proprie

intenti al

opinioni,

patria avendo veruna (e chi patria nomerebbe la terra dove

non ha

misero non

ha pane

n leggi n gloria n forza?), satellite ciascuno

si

ricco

giustizia,

finanti stranieri, che


l'Italia,

il

con

fraudi

con

premio sempre della vittoria!

de' propri suoi vizi, aizzata era

una

armi

si

si

province soltanto. Micidiali avversari

fratelli e gli sposi partivansi in

nuove

dalle

dismembrarsi

per

di

ossa.

bollivano:

straniera

arte

infaticabilmente

concitati,

dibatteano.

nome,

di

quali, opposti

di volghi,

per

umane

gemiti, luttuose per esequie recenti e seminate di

ora

onde

e le valli, gi

la

n
il

nazione

fea de' con-

contendeano

lorda ciascuna setta

al furore, l'altra alle

trame

A^

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

20)^

dalla incauta persecuzione contro la religione de' nostri padri

onde

impudentemente

patrioti

sfrenati,

diosamente superstiziosi, strascinavano quasi


delitti

della

licenza

plebe dal fato

delle

cose

fernali

ignoranza

al

eternamente

civili

niuno conforto

che

speranza

dalla

questo ove mangia

il

folgori

delle

di

profanati altari,

pane bagnato sempre

mostravano,

lacri tacitamente

Giuda per

tu-

celesti,

da

di sudore

quasi

la cattivit di Babilonia

di la-

sacerdoti, fatti

templi distrutti.

ceremonie,

interdette

le

alla,

a'

un mondo diverso da

misei'ando e sedizioso spettacolo alle citt,


i

sentenziata

Derisi intanto e minacciati e denudati

sciagurata

la

bisogno e alla fatica, e quindi alle colpe e

multi, da ninno spavento illusa clie

grime

plebe agi' in-

la

fanatismo:

del

aristocratici stu-

gli

atterrati

gli

simu-

popolo

del

profeti

di

gementi nelle viscere delle

famiglie abborrimento inculcavano per la repubblica, la ster-

minatrice ira vaticinando del Dio vendicatore. Ignota fu sempre

a'

tare

quella sentenza:

nostri reggitori
stte,

le

ma

spegnerle

un

non doversi persegui-

domarle con V oro ed avvilirle fomentando


tenti, e disprezzarle, se deboli.

umana

le religioni, e alla
si

Al solo tempo spetta

vorrebbe la natura nostra combattere che,

ora

insegne,

di

contro

alle

proibite.

patrizi ed

il

volgo incurioso

traccia

in

di

martiri

guaci, morte e sangue gridavano, feroci di mente


in

parole

ad

avviluppavano talvolta

ogni
il

po-

di rodere

patrioti or

demagoghi sempre; armati


sediziose dicerie, d' irritanti minacce

sacerdoti,

se

le cose spi-egiate

Ma

sgherri,

missionari di rivoluzione e

prodi

vizi,

incostanza di farle obbliare; e mal

abbandonando, anela sempre


delatori,

lor

scure,

la

sotto

tratto

ridicol&

di
;

avventati

ed inerme

non

di

se-

mostrandosi,

impresa impotenti; se non che

governo, che di tutto ignaro

e di tutto

dubbio, ad ogni avviso della regnante setta inchinavasi; non

con

le

armi o con aperte magnanime

sfogavano,

ma

con

lasciando intatta
creduta, e
1'

veri

libelli,

la

accuse

amor patrio

calunnie e clamori; talch, di niuno

fama, fatta era inutile la virt, perch non

infami

nella

comune

taccia impuniti:

avverso partito e per soffocati ribollenti rancori

ben

per onni-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

204

potente ricchezza e per prisca autorit di

nome

di religione tremendo, al primo voltar

fortuna,

confische,

zioni, di

patria affliggea.

di

mentre

ubbiaehezza della

catene,

di

esilii,

vittoria,

mense,

le

della

conquista

che, asilo implorando di

braccio de' citta-

padri e gli orfani,

congiunti o

fanciulli, e le donne, e

pidati; e frementi

d'innocente ululato

o per virt

scienze

per

o per

lioni; e

atterriti

a'

carceri;

le

sen-

sbanditi,

di

misfatti; e

compri

al

infermi vecchi la-

gli

sostenute

securi, confinati in barbare terre;

la vita,

compagnia

la

asilo otteueano

libert,

in tutta Italia gli amici e

tradimento; e

per

esilio

contami-

il

profughi in Francia limosinando di porta in porta

ancor pi grave V

misera

la

nostri campi,

dini piantava inquisizioni e patiboli; onde

tiano

proscri-

di

di pianto,

ingordigia

la

insanguinavano

letti,

per insania

russe turme e le tedesche con la

le

la rabbia della vendetta desolavano

navano

di

pochi

dignit insigni

Cristo capitano

di

ribel-

da per tutto violamenti, saccheggi, incendi, carnificine!

XXXVI.
Carlo Botta.

Italiani

dimandano

la

prima volta

Dal libro xvi della Storia dal


il

documento

che
in

scritta

francese

in

appendice alla

Bocca, 1867).

Il

17 SO.

una petizione indirizzata

di

'ita

nel

unit della patria.

1'

Al racconto aggiungo

al Consiglio dei Cinquecento:

1799 dal Botta,

luglio

dello storico

leggesi

ripubblicata

composta dal Dionisotti

(Torino,

ministro di polizia Duval intimava al Botta lo sfratto da

Parigi e la relegazione a venti leghe dalla capitale e dalla frontiera delle


Alpi.

Lo

storico scriveva in data 16 luglio al Pico segretario

nistrazione del Piemonte in Grenoble:

unit di repubblica,

convenzione

italica,

quella costituzione repubblicana che


nienza.

Vi possiamo assicurare che

dell'ammi-

Continuamente andiamo gridando:


sar

libert

loro

agl'italiani

di

maggior grado

vari rappresentanti sono stati

adottare
e

convetratti

al

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


nostro parere dall' evidenza dei
si

stampa una memoria su

nostri

che

tale oggetto

faremo pervenire. Ci siamo

vi

messi su questo proposito con parecchi dei Cisalpini


che non

ma

nome

il

italico fosse

tizione Carlo

i'

unico ed

Boncompagni nella

il

solo nostro

il

primo tentativo

per affermare al cospetto dello straniero

volesse

il

cielo

ecc., ecc.;

nome. Di cotesta pe-

La

terza delle lezioni su

rale piemontese scrisse che fu

Ma

. . .

Romani, Piemontesi

parlasse pi di Cisalpini, Toscani,

si

205

momento

ragionamenti. In questo

tradizione

fatto nei

libe-

tempi moderni

diritto della nazione italiana.

il

che

G' Italiani ricoverati in Francia, dico quelli

erano

si

acquistato maggior credito nelle faccende, avevano persuaso a


loro

medesimi che in tanta tempesta

per ricuperarla
in

un

fosse

pretendere

lo

disegno

il

Francia

della

sforzo

di

unirla tutta

perch non dubitavano che a questa parola

solo stato;

di unit italica

il

grande mezzo

di fortuna

ad aiutare

a far risorgere l'Italia e

g'

Italiani

bramosamente non concorressero a

procurarla. Per la qual cosa, volendo trar frutto dall'occasione,


si

appresentarono, oltre

tate ai Cousigli

le

legislativi,

a'

Voi

la

quale,

unit d'Italia, con queste

tradimento e la perfidia hanno

soli

con

Il

efficacia gli favoriva,


foste,

1'

ad un nemico barbaro e crudele. Chi

parole incominciava:

cia.

rappresentanti,

suoi

favellando della necessit di creare

maggiore

presen-

con una rimostranza stampata e

diretta al popolo francese ed

dato la vittoria

non istampate

esortazioni

come

reggeva allora la vostra Fran-

noi, ingannati;

voi,

come

noi,

traditi

da

coloro che dell' assoluta potest dilettandosi volevano voi tutti


in

un con

le

empie mani

gli

non

la libert dei popoli precipitai'e in quell' abisso che


loro

abominevoli
si

avevano aperto. Per pochi giorni

disegni

loro,

pi santi, vendettero a prezzo,

vendono
alleati.

che

delitti,

compissero; per pochi giorni stette che voi, come noi,

pi non aveste n patria n leggi. Violando


ritti

stette

accompagnati da atroci

come

gli

essi

vostri

spietati

di-

padroni

gli schiavi loro, la libert vostra, la libert dei vostri

Ma

ora

s'

incomincia a

sperai'e.

Quanto dolce

ai nostri

cuori mostrossi la vera ed amichevole ospitalit che in Francia

LETTURK DEL RISORGIMENTO.

206

trovammo!

quanto ella

avare vessazioni degli

divei'sa dalle

agenti, dei somministratori,

compagnie che hanno spo-

delle

non

gliato l'Italia! Gli aiuti da quesf uomini vili

n noi

avressimo accettati.

gli

gittare

Il

verso la patria nostra, mandare in dimenticanza, se


bile, la

grandezza dei mali che da tutte

abbiamo, rintracciarne
speranze

le

nella

principii che

nella

hanno manifestato, pruovare che

debbono essere amici ed

naturali

alleati

sofferto

rimedi, collocare

Francesi

dei

lealt

possi-

fa

tirannidi

le

mostrarne

le cagioni,

giustizia

vennero,

ci

nostri liberi sguardi

popoli

d"

mo-

Francia,

della

nei

Italia

strare che vogliono esser liberi, porre in chiaro finalmente che


1'

unit

fia

ed alla prosperit dei

necessaria alla felicit

d' Italia

due popoli,

V argomento

popolo francese ed

dello

suoi rappresentanti

a'

che indirizziamo al

scritto

Dette poscia molte altre cose, parte vere, parte


suir unit

tit,

francese

d'

terminavano dicendo: Se

Italia,

non dichiara

finalmente

1'

unit

poca en-

di

la

repubblica

non

essa

d' Italia,

potr mai purgarsi da quella opinione in cui venuta, quan-

tunque ingiustamente,
patti, alla

tutta

quale

il

di perfidia nei

negoziati,

di

Direttorio ha dato occasione

di

Europa per mezzo

corrotti. In

nome

agenti tanto

de" suoi

il

della repubblica francese esclusero

tivi

rappresentanti pi fedeli,

gli agenti delT aristocrazia,

per

perfidi

quanto

essi

cac-

assemblee primarie; in

popolo dalle

nome
i

nei

sorgere in

osarono

della repubblica francese

ciare con le baionette

fraude

dai

Consigli legisla-

sostituire

ai

fautori dei tiranni; in

repubblica francese obbligarono ad accettare

luoghi

loro

nome

della

trattati

ingiusti,

nome suo il libero parlare ed il libero


scrivere fu spento; in nome suo, cacciati dagli uffizi arbitrariamente gl'impiegati; in nome suo rotto, anche di nottetempo,
l'asilo sacro dei cittadini; in nome suo tolte loro per forza le
propriet, confuse le potest civili e criminali; in nome suo
poi gli violarono; in

dichiarati licenziosi e nemici della

avevano

il

coraggio

di

amare

la

scialacqui ed alle loro depredazioni


le

armi

coloro

libert

virt e
;

ai i-epubblicani, e chiarirono

in

di

nome suo

ribelli

che ancora

opporsi

coloro

ai

loro

rifiutarono

che vole-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


vano difendere
in

nome

native sedi contro

le

in fine della repubblica

il

207

tradimento di Scherer;

francese introdussero la oli-

garchia, contaminarono con istudiate corruttele

retto costume,

il

e per tale guisa prepararono le sollevazioni dei popoli sdegnati

da tanta oppressione

La

e licenza.

repubblica francese, che va

mondo con

a gran destino, debbe dimostrare al

non sono

di lei

tanti mali

prodotti,

corpo

gando,

rappresentanti

d'Italia: palesano

fezione che
blicani

si

d' Italia,

d'

d'

ristorare

dei Francesi, quello che la natura vuole, con

d'

Europa. Onorati

davano autorit

ma

numerosi

nomi

parte aneora vere, e parte an-

mescolate ancora di non comportabile intem-

peranza; perch, se era lodevole


Francesi

loro

e valore al discorso.

Gravi parole erano queste,


cora eccelse,

affezione

apprestino ad incamminare a tal destino questa

bella ed infelice parte


sottoscritti

1'

volont

la

la

libert e

la

la unit d' Italia, e si persuadono che la giustizia e

s'

patria

la

Pruovarono che

liberandola.

ragione eterna, che la naturale legge richieggono

confermando,

repub-

danno dimentican-

ogni

sono intenti

solo

immense sue ruine

discorsi l'af-

Nel loro giusto sperare

ogni ingiuria e

dosi, neir esilio loro


loro, dalle

all' Italia.

arin-

disgrazie

alle

questi scritti, palesano questi

porta

francese

diconlo,

sdegno

di

commessi, e

popolo

il

legislativo;

pieni

suoi,

che opera

fatti,

delitti

Dicelo

cui ella debitrice di ricorreggere.


ne' suoi scritti indirizzati al

tanti

La libei't e

quel voler giudicare

1'

il

unit

generoso

d' Italia,

richiedere

il

dai

bene era da biasimarsi

governo francese, quel volersi intromet-

chiamar tradi-

tere nelle faccende domestiche di Fi-ancia, quel

un capitano a cui manc piuttosto


V animo in un solo fatto che la rettitudine

tore

patria. Il Direttorio disprezzava

queste

fortuna

la

e la

forse

fede verso la

improntitudini, perch

r unit della nazione italiana, come emola, ed essendogli molesta la sua potenza,

anche
liani,

si

gli

nei

alla

andava a grado.
dall'

sua grandezza;

discorsi

ed

rappresentanti,

dimostravano pi propensi

abborrivano ugualmente

inclinazione

vivano

non

pi vivi e che

orazioni

unit

ma
loro,

di

d' Italia,

queste

agi' Ita-

non avendo
cose

per isbattere

si

la

ser-

ripu-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

208
tazione

la j^otenza

contro di

del

Direttorio

ed

aspreggiare

popoli

lui.

Cittadini rapiresentanti^

Da un

pezzo questo tempio della libert non aveva pi ri-

sonato de' veri interessi dei popoli alleati alla Repubblica fran-

Un

cese.

triumvirato despotico

denunziava

vi

delitti dei re

quando

gli

metteva conto cacciarli per un momento da' troni,

ma non

vi

parlava pi dei popoli che egli avea liberati dalla

tirannide per soggettarli a pi orribile giogo.


Si, cittadini rappresentanti: tutti

gemerono a lungo

cia

Proconsoli emuli

sotto

il

popoli alleati della Fran-

despotismo

de' vostri

repubblicani svergognati

di Verre,

reggiarono, spogliarono, ridussero

miseria;

alla

sapevate. Essi sofifocarono le loro doglianze, che

vassero: gli

tiranni.

signo-

li

no

voi

non

"1

arri-

vi

uomini animosi che avessero osato denunziarvi

quegli orrori sarebbero stati vittime della loro virt.

Grazie a voi, rappresentanti

pur finalmente

il

luogo

che

avete atterrato que' mostri

un gran popolo. Eiprendendo

d'

la

constituzione

vi assegna,

voi

che lavoravano alla sordina per la

dissoluzione della repubblica, e avete reso alla Francia la sua


gloria e libert. Grazie a quello

primo

vi

dei

vostri

colleghi

propose decretare: la constituzione

delle repubbliche alleate esser

sotto

l'

il

quale

indipendenza

assicuranza

del

popolo

francese: colpevole del crimine di lesa nazione chiunque faccia


lox'o

angherie.
voi dovranno la loro felicit

provate cotale proposta:


scenza in eterno;

il

elleno

ve

quelle repubbliche,

ne

serberanno

popolo francese, rendendo a

delmente conculcate in suo nome, dignit

se

ap-

la riconoloro, cru-

indipendenza, grande

sar veramente.

Ma

v'

ha

di pi, cittadini rappresentanti.

le vittorie della

Fra

popoli che

Francia liberarono dalla presenza dei

ne ha di quelli che ben son lungi dal potersi godere

re,

ve

la felicit

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


e

vantaggi della libert, ove non siano novellamente rigeneTali

rati.

popoli

Sbranata

d' Italia.

V Italia, questa grande un giorno

in repubblichette,

mostra di membra

e fiorente contrada, oggi fa brutta e orribile

senz'

anima

sparse.

pomo

Il

della

sugger

spartito: la politica

a'

per meglio

questa

fu

discoi'dia

volta

d'Europa questo salu-

tiranni

di

Francia ha serbato,

dominare, questa partizione.

Sta a voi, cittadini

tevole avviso: la politica de' triumviri

rappresentanti, rendere

a'

popoli italiani

Dichiarate tutti dall'Alpe


cui

209

1'

alla Sicilia

franchigia fu gi riconosciuta,

esistenza e

assolutamente

dichiai-ateli

indipendenti e liberi di darsi quella

la vita.

popoli d'Italia, la

forma

governo demo-

di

cratico che pi reputeranno a s conveniente.

Assegnate a
per raccogliere

da loro

tutti questi popoli tempo e luogo opportuno


una convenzione nazionale di rappresentanti

mandato

eletti col

della grande opera

una constitu-

d'

zione repubblicana.

Date finalmente

al Direttorio esecutivo

gere aotesta assemblea e saldare

1'

amist

trattato d' alleanza ofi^ensiva e difensiva,

il

carico di proteg-

de'

due popoli con un

fondato su

le

regole

della pi scrupolosa eguaglianza e della pi severa giustizia.

Ecco,

F opera immortale

rappresentanti,

cittadini

che vi

una repubblica grande, degna della saviezza

resta a fare. Create

vostra e della maest del popolo che voi rappresentate. Lungi

da voi r idea meschina,

il

una

fanciullesco timore di crescere

rivale alla Francia. I popoli liberi, fin che virt e libert sono
lor parti,

non possono rivaleggiare che

fidenza. Se r

uno

d"

amicizia

con-

e di

da poco che se ne scordasse

di essi fosse cosi

tendesse le mani alle catene della tirannia,

il

meglio per

lui

che r altro possa ricondurlo a giustizia o renderlo a libert. Ecco


i

mutui servigi che

perocch

sempre
Pitt

1'

pivi

l'

Francia

Italia e la

comune

utile a loro

restringere

ha raccozzato

nodi

si

devono

dell'

amist che

re contro la

libert

La Francia chiami

in

rate ci che fece

Italia unita ne' bei giorni

1"

campo

una

1'

di riunirsi contro
le

all' altra,

tiranni e

avvince.

la

democrazia.

popoli degni e idonei. Considedella

repubblica
14

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

210

romana

paragonatelo a ci cb' ella ha potuto fare per la libert

in questi ultimi giorni di strazi e di schiavit; e decidete tra' due

tempi in qual sarebbe pi

Con questo
rete

utile la

sua amicizia alla Francia.

magnanimit voi allontaneogni idea d' ingrandimento, che potrebbe dare ombra alle poatto di giustizia e

tenze neutre o alleate: raccoglierete intorno a voi tutti gli amici


della libert che

merete sotto

le

il

sospetto o la

correranno a riunirsi alle vostre


vittoria
fine

voi

da generali repubblicani
stupefarete

Repubblica francese,
nemici.

Roma non

de' terreni ove

tma han dilungati:

loro insegne g' italiani che

fu

l'

falangi,
e

da tutte

richiale

guidate oramai

mai

1'

paura nel cuore

alla

de' vostri

grande come quando disponeva

cosi

campeggiava

la

alla

degni della loro fiducia: in

Europa che quasi non crede pi

e gitterete

pai-ti

Africano

esser di pi che dichiarando libera

la

Francia non potr

indipendente

l'

Italia in

quella stessa che masnade barbare la tengono schiava.


Salute e rispetto.

Carlo Botta, membro

dell'

Amministras. centrale

dell'

Eri-

Cavalli, gi membro del Governo provvisorio di Piemonte


Giov. Raff. Bari di Torino,
cisalpino Ant. Bari,
piemontese Frano. Ciaja, inviato della Repii^bb. napolitana
Fedele Grecy, rifugiato napol. Giov. Giulio Roberti,
jiemontese Testi Giuseppe M. Travaglio Carlo
Bocca, libraio P. Ricchini, presid. dep. del Tanaro Giov.
Garelli Bonomo Ippoliti, veneziano Nicol Corner,
venez. Giulio Barbaran, venez. Federico Clas, venez.
Placido Memmi, romano Stemagna, rappr. cisalpino
GiAC. Pederzoli, cisalp. ex rappresentante Giunio Poggi,
cisalp. Giov. Batt. Saroldi, cisalp. ex direttore Calepio,
gi ministro cisalpino in Spagna Mascheroni, membro del
Cons. dei giovani della Rep. cisalp. Carlo Franzini, ex
ctmm. dep. del Mincio F. Gillantovani, cisalp. Pozzi
rapp. cisalp. Giov. Giunio Labus di Brescia Pietro
dano

offic.

offic.

MociNi,

cisalp.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

211

XXXVII.
I grandi morti della Repubblica Partenopea.

Primo ne

Tavola necrologica Francesco Lomonaco scampato

die la

Rapporto

dall' eceidio a Milano, nel suo


su'

fugo Vinc. Cuoco,

<il

il

Colletta,

Ne

1814,

quegli

questi nel

1'

pro-

altro

Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli (Mi-

nel

lano, 1801 e 1806).

Carnot pubblicato

al cittadino

Secondo ritrasse taluni di quei patrioti

primi del 1800.

scrissero con

nel

della Storia d' Italia

il

dal

reame di Napoli dal

Storia del

della

vibrata eloquenza

accesa e

xviii

libro

Botta

1789
1734

sino al 1825. Altre ricerche delle memorie di quelli che in Napoli

andarono al patibolo per riscattar

Mariano d'Ayala;

e per

patria dai Borboni fece

la

opera sua e per

decreto

de' martiri fu fatto pubblico nel 1865 su due lapidi

destra e a sinistra della maggior porta del palazzo di citt:

rimangono nelle

scritte

Ultimo nel 1884

dal

stiziati

zione

il

del

postume dai

deputato G. Fortunato die dai

1799

un libretto che

in

giugno 1799 al

de" Bianchi,

cui

1800

sett.

toccava pe' suoi

seguenti ricordi;

virt nobilissima,

ma

di

su

tipi

statuti

Barbra in Firenze

compiuta

confortare

Da

tutti

condannati a

prime dal Fortunato due narrazioni

il

governo avesse inviati

truppa
loro

di

linea,

mancavano,

La

di

in Napoli.

morti di Picerno.

I paesi della Lucania, scrive

non faceva perire

de' giu-

questi stampati

il

Coco, fecero prodigi di

valore opponeodosi all'unione di RuflFo con Sciarpa;


fato

registro della Congrega-

'1

che non sono di suppliziati

memorie

(Roma, 1883).

figli

offre la lista

morte; con altre notizie da cronisti contemporanei.

ho scelto

le

degV italiani benemeriti della libert

Vite

della patria uccisi dal carnefice pubblicate

I napoletani

generale

il

Comune Vindice
marmoree affisse a

del

qualche

virtuosi
loro

se

il

bravi fratelli Vaccaro, se

non pi che cento uomini

ufficiale e le

di

munizioni da guerra che

forse la causa della libert

non sarebbe perita

resistenza della Basilicata alle orde dello Sciarpa ebbe

r ultima sua pagina gloriosa

il

suo glorioso compendio nella

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

212

eroica difesa di Picerno,

rolamo

a capo di tutto

mavera
letta

mura caddero appunto Gi-

cui

le

movimento

il

La

del 1799.
,

su

Michele Vaecaro gentiluomini

di

Avigliano, che furono

di

Basilicata nella pri-

politico

piccola citt di Picerno

narra

che aveva festeggiato con sincera allegrezza

politico reggimento, assalita da' borboniani, sbarr

aiutandosi del luogo allontan

pi volte

gli

Col-

il

mutato

il

porte;

le

Sino a

assalitori.

che, declinando le sorti universali della repubblica, torme pi

numerose andarono

assedio

all'

fu

agli

abitanti

combattere dalle mura. Finita dojio certo tempo


di

piombo

consultato

del

rimedio,

fu stabilito che si fondessero

poscia

piombi delle

piombo come abbondava

di

ultimo

finestre, in

e g' istrumenti di farmacia,

popolare

in

canne

le

con

necessit

munizione

la

parlamento

organo delle chiese,

gli

utensili domestici

quali compensi abbond

la polvere. I sacerdoti

guerra con devote preghiere nelle chiese e nelle piazze;


vecchi,

proprio stato;

citt

donne prendevano cura pietosa

le

e de' fratelli,

che per valore

La

troppo

storico

e
f'

pur cancellata
in sorte di

del

il

10 maggio:

il

15 lo Sciarpa, sicuro ormai

mano

la

o ricordo fin oggi.

memoria,

se a

13 giugno, sul

il

al cardinal Ruffo.

me, or

di que' morti

il

prima volta quest' oggi vede

la

sarebbe

poco, non fosse toccato

poter trascrivere da' libri parrocchiali

documento, che per

Ma

non un cronista mai n

di Picerno

sacco

motto
la

iv]

libi'o

cadde

ponte della Maddalena, strinse


dell' eccidio

de' feriti;

come uomini, combattevano a fianco de' maingannando il nemico meno dalle mutate vest

della Basilicata, mosse alla volta di Napoli:

uno

troppo giovani pugnavano quanto valeva debilit del

parecchie, vestite
riti

il

eccitavano alla

seguente
la

luce.

[G. Fortunato]
[

Traduz. dal latino

].

"

Il

10 maggio del 1799^ nel combatti-

mento di questa terra di Ficerno,


chiesa di

San Nicol sema pompa

seguenti furono sepolti nella

funebre. Nicol Caivano, ucciso

in chiesa a colpi di pietre^ in piedi, tenendo nelle


e la croce di nostro

nove

de'

Galvano,

Signore Ges Cristo


di cui

una donna;

mani V imagine

Seguono
donne

fra molti altri

altre diciannove.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

213

11 giugno 1799.

Libero Serafini.
Merita assolutamente in
rativa

d'

un

luogo

questo

fatto singolare, die

aver parte

fa addivedere

di frenesia giunsero taluni invasati dallo spirito

Portavasi, poco dopo

nar-

la

quale

in

stato

repubblicano.

arrivo dell' esei'cito in Avellino,

il

signor

colonnello don Scipione Della Marra, in compagnia del

padre

1'

maestro Cimbalo, a sedare in un quartiere


fucilieri,

quali

trasportati

da entusiasmo

conto dirigere la marcia per la


tarne immaturamente

un

storo
s'

capitale

riacquisto.

il

dall'

mato notar

d.

felice, anzi si chiese a

sentirsi

sono

municipalit

presidente

d'Abruzzo

della

sirsi o

sgomentarsi

spose

Viva

l'

lo

ed ebbe

francamente rispondere

Agnone

d"

la

Chi viva?

dal

vedersi

Ed

egli,

dalle

cinto

in

Io

provincia

Repubblica francese

senza punto arrostruppe,

reali

napoletana

seconda risposta mosse a tale sdegno coloro che


che

quell' in-

fosse

si

Quest' ardita risposta tir seco un' altra dimanda,

fu quella del

si

che

cliia-

et,

arrestato

quegli stesso, chi mai

ognuno a sbalordire nel


il

co-

Ruffo,

Calabresi,

di

avanzata

cagione per cui venisse

la

eseguire

Eminentissimo

d'

ogni

da naturai curiosit, ne

Libero Serafino. Mossi

addimandarono

volevano in

incontrarono per istrada con un picchetto

conducevano legato un uomo pi tosto

truppe di

da per loro ten-

Neil' atto di

commessoli

incarico

tal

alcune

avrebbero sul fatto ucciso, se non

si

lo

fosse

ri-

Questa

ascoltavano,
riflettuto al-

istante, che forse quel disgraziato privo fosse dell' uso di ra-

gione; e tale senza


fatto

meno

si

sarebbe creduto da

non ne avesse poscia addimostrato

queir ex-presidente condotto innanzi

1'

il

ognuno, se

contrario.

il

Fu quindi

Eminentissimo Duce, da

domande dava con tal pacatezza


risposte, come se stato si fosse fra

cui interrogato su le stesse


d'

animo

quell' identiiche

la stolta turba

de' voluti

mente Porporato

di

farlo

repubblicani.
entrare

Procur allora

ne' suoi

doveri,

il

cle-

facendogli

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

214

comprendere

varsi detestando

addotte

caduto nelle forze reali e

eh' era
il

commesso.

fallo

invano

nille ragioni,

Ma

clie!

che

potea

invano

sal-

furono

gli

procur qualunque espediente

si

per esimerlo dal rigor delle leggi, ed invano finalmente riusc

pure

il

tentativo di fargli pronunziare

stante la promessa che a questa sola

pata la sua morte.

No,

francese

Viva

rispondea,

Repubblica napoletana

alla

inefficace la

non posso

quindi

clemenza con un soggetto

talmente depravato che

cam-

ho giurato fedelt

n devo pi retrocedere dal prestato giuramento

dunque

nono-

Re,

il

voce avrebbe egli

il

Vedendosi

cui cuore era

rendea del tutto incapace di ravve-

si

dimento, fu sbito rimesso

a'

ministri della giustizia, per essere

giudicato e condannato a tenor delle leggi. Se ne fece per ci


la causa nella notte stessa, e fu

su

d'

una

altres,

forca,

come segui

che n pur

1'

aspetto

condannato a perdere la vita

giorno appresso.

il

d'

il

da notarsi

fu

la

per-

rimuoverlo dalle

suasione de' padri assistenti valsero affatto a


folli idee

una morte infame n

da cui era allucinato, contentandosi cosi

di ripoi'tare

premio del suo giuramento alla repubblica. [D. Petkomasi,

Storia della

spediom

dell'

Napoli, Manfredi, 1801

eminentiss.

card. d.

riferito dall' on.

G.

Fabrizio Buff'Oy

Fortunato ]

29 giugno 1799.

Francesco Caracciolo,

Napoli 1752, ammiraglio.

n. in

L' ammiraglio Caracciolo, preso per ti*adimento di

da remoto

da Nelson

asilo, fu chiesto

devasi per salvare un prode


della guerra e del
le arti

mare

si

un servo

cardinal Ruffo, e cre-

compagno a' pericoli


rammentando il rancore che

tante volte
che,

marinaresche del Caracciolo avevano talvolta concitato

laudava

la

che sua mala fortuna

nell'altro,

si

vergogne, volle in

al

quindi

al

marziale di

mano

magnanimit
cieco
il

del vincitore.

Ma

questi,

amore avevano destinato

rivale

per saziarsene di

giorno stesso e sul

proprio

ufiziali napoletani, e

ne fece capo

vascello
il

alle

vendetta.

adun corte

conte di

Thurn

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

La qual

perch primo in grado.

processo scritto mancava),

il

cred giusta la inchiesta di esaminare

Non

condann T

Thurn

presidente

morte fu

scritto

infame concilio alle

sciolse r

testi-

Nelson scrisse

lord

quel

allora

senato

infelice Caracciolo a perpetua prigionia;

Nelson, saputa dal

la morte

documenti

avvisato

dimore

essere necessarie altre

di schiavi

ma

che

di

accuse, quindi

corte, udite le

r accusato (in discorso, per che

monii della innocenza:

215

sentenza,

la

replic

dove leggevasi prigionia. Si


ore dopo

due

mezzod; e nel

il

punto stesso Francesco Caracciolo, principe napoletano, ammiraglio di armata,

dotto

acquistate glorie,

meritevole

in

arte,

chiaro

per

lustri

alla

in guerra,

felice

per servigi

di

sette

patria ed al re, cittadino egregio e modesto, tradito

domestiche

nelle

pareti,

tradito

compagno

dal

dal servo

d'

armi

lord

Nelson, tradito dagli ufiziali suoi giudici, che tante volte aveva
in guerra onorati, cinto di catene, menato su

letana la Minerva (rinomata


felici battaglie di lui),

rest

esposto, per

per chi a piet, sino alla notte; quando,


a'

fu

per le

navilii

chi

legando

ludibrio,

al

cadavere

[Colletta]

piedi, fu gettato nel mare.

Quando

appiccato ad un' antenna come pubblico

malfattore, spir la vita; e

un peso

napo-

la fregata

ancora essa tra

annunziata a Caracciolo

morte,

la

pas-

egli

seggiava sul cassero ragionando della costruzione di un legno


inglese che era dirimpetto, e

tranquillamente

prosegui

ragionamento. Intanto un marinaro avea avuto l'ordine


parargli

il

capestro: la piet

sulla sorte di quel generale

volte militato.

grazioso

mentre

che,

Sbrigati,
io

glielo

sotto

gli

debbo

impediva.

disse

Egli

ordini

cui

di

tu

suo

piangeva

avea tante

Caracciolo;

morire,

il

di jjre-

debba

ben

piangere.

[Cuoco]
Il

conte di Thurn, eseguita

cellenza r ammiraglio lord

sentenza di
cata

la

sentenza

sommario rapporto a Nelson

dirizz

Francesco

Nelson ne

come un semplice

Nelson

Si
d'

essere

Caracciolo nella
confid

la

morte,

stata

ne

in-

eseguita la

maniera da

memoria

incidente ordinario:

di

d parte a Sua Ec-

nel

suo

lui

indi-

giornale,

Piccola brezza, tempo

216

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

coperto. Riunita

una

corte marziale. Giudicato,

appiccato Francesco Caracciolo. [D'

quando,

al

un viluppo che

le

Asprissime leggi dettava


r arrivo, scopri da
verso

vascello,

il

lunge

il

dopo

terzo giorno

onde spingevano

un cadavere,

in esso, vide

fissando

e,

re,

condannato ed

Atala]

tutto

il

fianco fuori dell' acqua ed a viso alzato, con chiome sparse

stillanti,

andare a

meglio intendendo
re disse

confuso

quasi

lui

minaccioso e veloce; quindi,

sguardo, conosciute

lo

Caracciolo! E,
Ma che vuole quel

le

morto?

Al

sale sbalordimento e silenzio dei circostanti,

tosamente replic
sepoltura

Se

Direi che viene

abbia

1'

sua stanza.

sieroso alla

Il

misere spoglie,

volgendosi inorridito,

rispose

a
il

nell'univer-

che,
il

il

chiese in

cappellano pie-

dimandare cristiana

re, e

and solo

cadavere fu raccolto

pen-

sotterrato

nella piccola chiesa di Santa Maria la Catena in Santa Lucia:


e,

volendo

corpo,

spiegare

enfiato

nell'

maraviglioso fenomeno, fu visto che

il

il

acqua, non pi tenuto a fondo dal peso di

cinquantadue libbre inglesi (misui-ate dal capitano

Tommaso

Hardy, comandante del vascello dove con Nelson stava

me

imbarcato, testimonio e narratore a

stesso di que' fatti

il

re

),

si

alz neir acqua, e per meccanico equilibrio ne usci dal fianco,


menti'e vento

di terra

sospingeva nel mare. Parve che la

lo

fortuna ordir volesse lo spavento e

bench credulo

Dopo due

e superstizioso,

giorni

rimorsi del re;

non mut costume.

Fu

quegli,

offici

nella chiesa

Santa Lucia, che era prossima alla sua abitazione:

tanto pi pomposi quanto

che senza

fasto

dispetto di chi allora poteva tutto, furono

lagrime sincere di

tutt'

riguardavano come

il

il

raccolto dai marinari che

tanto r amavano, e gli furono resi gli ultimi

lo

ma

Colletta]

cadavere di Caracciolo apparve sotto

il

vascello, sotto gli occhi del re...

di

offici

veruno, e quasi a

accompagnati dalle

poveri abitanti di quel quartiere, che


loro

amico ed

il

loro padre.

[Cuoco]

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

217

26 luglio.

Andrea
Quando
nava

Titaliani) n. in Napoli 1765, oriolaio.

fu annunziata a Vitaliani la sua sentenza, egli suo-

la chitarra: continu a suonarla

ed a cantare finch venne

r ora di avviarsi al suo destino. Uscendo dalle carceri disse al

custode

Ti raccomando

miei compagni: essi sono uomini, e

tu potresti essere infelice un giorno al

pari di

[CuocoJ

loro.

20 agosto.

1768: Gen-

Griuliano Colouna, ^n'c. di Aliano, n. in Napoli

naro Serra, duca

1744

di Cassano., n. in Napoli

Michele

Natale, vesc. di Vico Equense, n. in Casapulla 1751: Nicola


Pacifico,

sacerd.,

Pimentel,

Napoli 1734

in

n.

Eleonora Fonseca

Bovia 174S.

n. in

Quest'oggi [20 agosto]

grande giustizia nella piazza del

Mercato. Furono prima decollati don Giuliano Colonna

Gennaro Serra: quest'ultimo, vedendo


disse

Ho sempre

per la mia morte

desiderato
.

spass molto sulle di

il

Afforcando
lui

spalle,

lor
il

il

pena

si

vecchio

quasi

don

applaudire,

meglio; ed essi giubilano

vescovo- Natale,

dicendo, che

non avrebbe ninno questo guato. Afforcato


Pacifico,

popolo

settuagenario,

il

boia

un" altra

si

volta

don Nicola

fu pure

canuto e grasso che a

poteva muovere. Ultima ad ascendere

il

patibolo,

donna

Eleonora Fonseca andiede alla morte con molta intrepidezza,


e

prima

di essere afforcata salut

Immediatamente sopravvenne una


riferito dal

Fortunato

gi

essa

si

suoi

compagni.

Marinelli,

Pimentel Eleonora Fonseca. Audet

Ma

morti

forta pioggia. [D.

viris

concurrere

virgo.

come Camilla nella guerra,


Giovinetta ancora, questa donna

spinse nella rivoluzione,

per solo amor della

avea meritata

1"

patria.

approvazione di Metastasio

per

suoi

versi.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

218

Ma

la

poesia formava una piccola parte delle tante cognizioni

che r adornavano. Neil' epoca della repubblica

da cui spira

tore napolitano,

Questo foglio

di patria.

il

pi puro ed

cost

le

morte con un' indifferenza eguale


avviarsi al patibolo volle

ed essa

la vita,

bevere

suo

al

la

Piuma

di

sue

Cuoco

amor

aflfront

coraggio.

caff, e le

il

rono: Forsan haec olim meminisse juvaiit.

31oni-

sci'isse il

pi ardente

il

parole fu]

29 agosto.

Niccol Fiauo,

Torremag giove {Foggia) 1757, capitano

in

n.

di cavalleria.

commesse

Speciale, a cui venivano particolarmente

sone che

di suggestioni

d"

Speciale

amico; Niccola Fiani era

povero Fiani languiva tra

il

ma

della giunta,
lo

salvarti.

ferri, Io

confesso

nel

vederlo

le

parli ora al tuo

giudice

mi

accuse contro

lo

ci

veggo

ti

Voglio

di boia.
coli'

sei

sedute

gli scorrono le

amico

che hai

tuo.

fatto.

In giunta fosti saggio a ne-

di te.

me non

dica

a chia-

delle

Povero amico! a quale stato

convien che tu

ci che dirai a

manda

non gi nel luogo

nelle sue stanze

Tu non

Queste sono

ma

convinto n

sono stanco di pi fare la figura

per salvarti

gare,

sciolto,

abbraccia.

io ridotto! Io

Ma

era

ricorda della sua antica amicizia: dal fondo di una

si

mare; lo fa condurre
lagrime,

ma non

morte,

alla

fossa, ove

per-

inganni per servire alla vendetta della

corte. Niecola Fiani era suo antico

destinato

le

volevan perdute, nulla rispai'miava n di minacce

si

sapr la giunta....

Fiani
Bi-

presta fede alle parole dell' amicizia; Fiani confessa....

sogna scriverlo; servir

jier

memoria....

Fiani scrive.

Fiano non
per seppellirsi
stando sospeso,
rarlo, a

con

essendo

la

gran popolo

il

dimenarlo

napoletano, doveva

cadavere

il

cominci

e lo spogliarono

coltelli a farlo

in

pezzi,

rimanere

mattina seguente. Or
a

ignudo

che non

in-

sospeso
il

straziarlo,
e

[Cuoco]

viato al suo carcere, e dopo due giorni va alla morte.

giorno

ti-

incominciarono

lasciarono

altro

che

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


r ossa

sospese,

de' coltelli

con

lazzari

pezzi

e lo fegato del Giacobino!

punta degli spuntoni

Dopo questo

non restano pi

de' forestieri,

come quelli
tunato

Napoletani.

de'

punte

alle

per la

gri-

citt,

Chi vuol vedere

carne

la

portando de' pezzi di carne anche

e vi fu chi

inumano,

fatto

carne

la

21^

tagliata

incominciarono andare

dando, quasi vendendo

alla

carne

di

si

mangi

cadaveri

ma anche

sospesi,

Cronache

fritto il fegato.

anche

degli afforcati,

de'

sbito

tolti

Condannati^ dal

For-

4 settembre.

Ettore Carafa, conte di Ruvo^

conte di Ruvo, svillaneggiato dal giudice Sambuti, ruppe

Il

le ingiurie,

resti

dicendogli

pi cauto:

ti

Se

entrambe

fossimo

fanno audace queste catene

polsi sul viso. Quel vile, impallidito,

niero partisse
df

Andria 1763.

n. in

non appena

-,

parle-

liberi,

e gli scosse

comand che

prigio-

il

uscito, scrisse la sentenza che al

vegnente mand quel forte

al supplizio. Egli, nobile,

dovendo

morir di mannaia, volle giacere supino per vedere, a dispregio^


scendere dall' alto la macchina che

Don

Ettore Carafa sali

ma come sempre

quasi mostruosa,
si

vili

temono.

Colletta
|

patibolo, lacero, con lunga barba

il

spogli da s. [Marinelli, dal

con grande intrepidezza, e

Fortunato]

24 settembre.

Gabriele Manthon, n. in Pescara 1764, generale d'artiglieria.

Fu Manthon,

antico ministro di guerra, condotto alla pre-

senza di Speciale, e quante volte era interrogato da

rispondeva
fese, rispose

gogna

Ho

capitolato

Avvertito,

lu,

apprestasse

tante
le

di-

Se la capitolazione non mi difende, avrei ver-

di usare altri

mezzi

col capestro al collo, in

Condannato a morte, camminava,

mezzo

a'

suoi

compagni, con fronte

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

220

non

alta e serena: poi, vlti gli occhi intorno, e scortigli tutti,

vedendo

non ?

fra

Bassotta

loro

di

con noi

Oh, disse, perch

Fugli risposto, aversi salvata la vita col disvelare e

denunciare repubblicani nascosti


giunse, assassino

de" tuoi

vile

non conosciuti.

ch'io la vilt sua aveva scoverto, e


giorni sono.

Ma

dire

vi so

eh' ei

frutto de' suoi tradimenti: ei

ha saputo morire

siatemi

fratelli!

Ah,

voi

sog-

testimoni

volli far uccidere pochi

il

non godr lungo tempo

il

morr infame, poich onorato non

Cosi detto, Manthon, tra sdegnoso e ge-

neroso, co' suoi compagni

costanti al par di

che,

lui,

sua

la

costanza ammiravano, se ne marciava al patibolo. Salite, senza

mutare n viso n atto, le fatali scale, dimostr che 1' uomo,


quantunque percosso dalla fortuna, pi forte di lei, e che
non lo spaventa la morte. [Botta]

1 ottobre.

Filippo de Marini, march, di Gemano,

11

mai'chesino

baciato
fatto

il

di

Genzano, prima

una morte da

eroe.

rinelli, dal Fortunato

decollato,

ha

Ha

essere

stata questa la

plebaglia non ha gridato

il

Viva

il

Ee

Naiwli 1778.

popolo ammutol.

di

modo che

boia in faccia, di

n. in

prima volta che

la

per giubilo. [Ma-

29 ottobre.

Frane. Mario Pagano,


cato.,

n. in

Brienza {Basilicata) 1743, avvo-

inofess. dell' Universit

Grumo Nevano 1739,


Mario Pagano,

con amore

al

Domenico Leone

medico, profess.

quale

tutta

la

dell'

generazione

con rispetto, fu mandato

al

era visso innocente, visso desideroso di

acuto n filantropo
migliorare quest'

pi

umana

benevolo
razza e

Cirillo, .

ii

Universit.

risguardava

patibolo dei

primi:

bene: n filosofo pi

di lui

mai

consolar

la

si

pose a

teiTa.

voler

Err,

ma

LETTURE DEL RISORaiMENTO.


per illusione; ed

il

suo onorato capo fu mostrato in cima agli

dovuta

infami legni, sede solo

Non

assassina.

f'

segno

capi

ai

segno

f'

Mori

odio.

piansero da

Il

con amare lagrime

altro d' Italia

all'

scelerata ed

gente

di

non

di timore,

qual era vissuto, placido, innocente e puro.

estremo

221

suoi

un

discepoli^

che come maestro e padre, e pi ancora come padre che come


maestro,

rimiravano.

il

piansero con pari affetto tutti coloro

Il

che credono che lo sforzarsi


e lo straziarla delitto.

Non

di felicitare

Domenome suonava onora-

cui

il

tamente in tutta r Europa, non isfuggf


ebbe amato in tempi tanto
entrare

di

lucubrazioni tanto

come buon

non

fece, se

contro

ragione,
affetto.
il

alta,

nome

La

legislativo,

l'

rendeva venerando.

ornava,

Ma

la

il

d' altri,

carnefici

non

vi

per vezzo

gridar

di

lui

indegno di

V illustrava, la

virt

esor-

disse

stimava indegno

propor cose a pregiudizio


dottrina

della patria.

cosa vi

generosa e grande; ed

re e contro gli ai-istocrati


il

e la necessit

cittadino, piegare a queste novelle

corpo

tazioni. Eletto del

il

gra-

una seconda

dite di scienze benefiche e consolatorie. Gli fecero

volta suonare agli orecchi

ben

chi

di

aveva negato, perch

repubblicane,

cariche

nelle

destino

il

Richiesto una prima volta

sinistri.

increseeva l'allontanarsi dalle sue

Lasciossi,

merito

che un Mario Pagano sia morto sulle forche.

di questo,

nico Cirillo, medico e naturalista,

g'

umanit

la

potr dir peggio dell' et nostra

si

lui

per
per

canizie

rimanevano, perch

si

tempo era venuto che una illusione proveniente da fonte


buona coli' estremo sangue si punisse ed alla virt vera non
il

si

purch la domandasse,

perdonasse. Se gli offerse la grazia,

non perch virtuoso dotto

ma

da tutto

mondo onorato

il

Emma

perch aveva servito della sua arte Nelson ed

Rispose sdegnato,
poich

non volere domandar grazia

suoi fratelli morivano, volere

desiderio alcuno portar con s di

conda degli adulteri, dei

medesima che
del carnefice,
fu in quella

morire

peri

dei

La

pei'versi.

immacolato e sereno

suprema ora gran

tiranni,

e,

ancor esso; n

un mondo che andava a se-

fedifragi,

mosti' coi detti, mostr coi fatti

ma

ai

fosse,

Liona.

differenza,

costanza

peri per

mano

Nelson

e lui

e tra

perch

1'

uno saliva

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

222

nel suo preparato seggio in cielo,

sonorato seggio in terra.

medico

tante del popolo

Vi

nel suo

altro restava

Nella

repubblica?

me che

riprese Spe-

sei?

In faccia a te

gran giustizia nel

stata

stati

afforcati,

Mercato

Un

eroe.

su

persone di

di

con quest' ordine, Pagano,

Cirillo, Ciaia e Pigliacelli; tutti e quattro bendati.

Pagano andava senza

calzette, con

andava

Cirillo gli

Don

due dita di barba

calvo di testa, e pati nel morire.

vestiti: era tutto

menico

rappresen-

gran merito. Sono

<li

di-

in faccia a

pensava cosi avvilirlo

ciale, che

[Cuoco

Ed

Botta

qual fosse la sua professione in tempo

Cirillo, interrogato

del re, rispose

1"

Max'io

misero

Don Do-

dietro con berrettino bianco in testa

e giamberga lunga di color turchino: procedeva con intrepi-

dezza

presenza di

vita. Si parl

morte negli

menico

ha

Gi

afforcati.

Ognuno
Per

la

sera

avanti cenarono poco o

poco una breve


come avvenisse la
suo parere, e don Doper

sostenere

sera avanti

la

Cirillo decise.

patito.

La

spirito.

che dovevano

niente, dicendo

tra
disse

di

loro

il

morte di questi

tali la citt tutta

[Marinelli, dal Fortunato]


era scomparsa

la luce

colloqui si rallentavano e

plizio di alcun

nostro

le

prime ore della


del sup-

della vita e

decidersi

compagno. Ma, perch qualche giorno

era pur varcato senza che verun prigione

speravamo tanto

Pi funeste

cresceva.

pi paurose scorrevano a noi, come sapete,


notte, perch in quelle soleva

carcere e

nostro

dal

affatto

silenzio

il

facile ne'

venuto

ci fosse

mali estremi credere

tolto,

al desiderio

!,

speravamo, dico, che quella notte ancora sarebbe trascorsa non


macchiata del nostro sangue. Oltracci

sempre gagliarde

1'

le

abito fatto ad ogni

forze

della

natura

ricondussero

miseria

in poco d'ora dentro di noi altissima quiete e profondo sonno:


il

che scorgendo Pagano, disse come tra s

Kingraziamo Dio,
E tacque e

che lor concede sulla terra questo dolce ristoro

non pi

s'

muover

ud

della prigione

daron dentro,

si

1"

Y afflitte e logore

apri con istrepito e tumulto e

un

d' essi

con aspetto

membra.
i

Ma

V uscio

manigoldi an-

feroce grid

Fran-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Cesco Mario Pagano

non

egli solo

si

Costernati tutti gli

si

fecero attorno, ed

commosse n annebbi minimamente

e mansuetudine

la

pace

l' un
compagni carissimi della sua fortuna disse sulla
Amici e patrioti, addio. Di me non piangete, che io

dopo r altro
soglia

223

del

dopo abbracciati

sembiante, e

suo

vo incontro alla vita

alla

m"

corta

morte, inevitabile a

tutti,

libert,

La

scala a salire fra gV immortali.

il

patibolo

a noi gloriosa; e mentr' ella separa gli altri amici per lunghi
anni, separa noi per solamente pochi di, e tutti ci vuol riunire
e per sempre. Saluter in
ci

hanno precorso,

quel
Io

divino

nome

vostro

congiungimento

di

cui

non desidero vendicatori uscenti

non dubito punto

del

molti

magnanimi che

amplessi che mi date render

e gli

siamo. Forse pi generazioni ancora


e di carnefici;

ma

M. Pagano

sola

dalle nostre

copioso del sangue

frutto

nel dialogo F.

anima

loro in

capace.

ossa,

perch

che noi

ver-

succederanno di vittime

si

F Italia sacra e star eterna. [T. Mamiani,


ovvero

deW

immortalit dell'anima]

11 novembre.

Pasquale
lingua

Baffi, n. in
e

Santa Sofia

letteratura

greca

all'

di

Calabria 1749, profess. di

Universit,

bibliotecario

del-

l'Accademia Ercolanese.

N giov

a Pasquale Baffi la dolcezza incredibile della sua

natura, la straordinaria erudizione,


cisti del

1"

essere

testo, dei manoscritti greci di

di Ercolano. Letterato di

air ultimo supplizio da

Filodemo, trovati sotto

primo grado, fu

chi

non aveva

Ricus

il

affermando non essere in potest

lettere

Data

suo amico, affinch con morte volontaria

lenta, gli offerse oppio.

uomo

ceneri

il

la

che

del

condanna,

sfuggisse la vio-

sdegnosamente

funesto dono,
dell'

le

dannato anch' egli

altre

saper sottoscrivere una sentenza di morte.

un

uno dei primi gre-

suo tempo, n V avere pubblicato una traduzione, col

far getto volon-

tario della propria vita; voler andare all'incontro del suo destino,

comunque crudele

fosse;

non ispaventarlo

la morte,

non

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

224
disonorarlo

opere

il

patibolo; Dio esservi

rimuneratore delle buone

prima opera meritoria essere

nell' altra vita

marsi di buon grado alla volont sua; appresso a


accesso gli odii, non

intemperanze dei tiranni

le

confor-

il

non avere

lui

giusto essere

Iddio e mansueto e pietoso, ed accrre nel grembo suo

uomini

tieri gli

nefice,

fando

mansueti e pietosi; venisse pure

giusti,

troverebbe rassegnato e pronto. In cotal

il

corda, e

carnefice don Pasquale Baffi,

il

paziente

il

La moglie

car-

filoso-

la

raccomanda

il

l'esilio

del marito, e la

congeda confermandole

gli disse

Baffi era stato gi

allora

Ma

il

Ho

presto

quale

si

scusa che

causa

speranze che

le stesse

ma
la

al discorso....

la sentenza s'igno-

disperazione,

la-

rimproveri di quella moglie infelice? Speciale

destino

dice

le

Che

suo marito.

di

affettuosa moglie! ignora

Questo appunto

io

capito: sei bella, sei giovine, vai cercando

marito. Addio.

perch insultare questa povera

condannato a morte,

con un freddo sorriso


finanche

il

uno che era presente

rava dalla moglie. Chi pu descrivere


menti, le grida,

Vostro

altre occupazioni potuto disbrigar la

altra volta le avea date.


infelice?

avea nuova della causa

si

moglie ritorna da Speciale,

non ancora avea per

la

Ma-

buon animo:

di

Al pi

Ma quando?

Intanto scorsero molti giorni: non


di Baffi: la

sciolta

suo marito.

marito non morr, gli diceva Speciale: state

non avr che

si

seconda volta.

Baffi gli

di

afiorcato

stato

rinelli, dal Fortunato

vedere.

modo

bene amando, Pasquale Baffi mori. [Botta]

Nel buttare

egli

volenil

voleva

un

altro

[Cuoco]
19 novembre.

Vincenzo Russo,

n. in

Palmanova 1770,

avvocato.

impossibile spinger pi avanti di quello che egli

r amore della patria


2olitici

una

ne preparava

delie

e della

pi

virt.

forti

La sua opera

che

una seconda edizione,

si

possano

lo

leggere.

Y avrebbe

spinse

de' Pensieri

resa

Egli

anche

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

225

La sua eloquenza popolare

migliore rendendola pi moderata.

Egli tonava, fulminava: nulla po-

ra sublime, straordinaria.

teva resistere alla forza delle sue parole. Sarebbe stato utile che

memorie sulla sua condotta nel carcere.

si fossero raccolte delle

Egli fu sempre un eroe. Giunto al luogo del supplizio, parl

lungamente con un tuono


mento,

voce

di

non mai per

il

suo

poteva

aspetto

mesi dopo, ho inteso raccontarmi

che

con un calore

il

Quasi cinque

avvilirlo.

suo discorso dagli

con quella forte impressione che

vi assistevano,

sublimi lascian perpetua in noi, e con quella specie

con cui
spiriti

di senti-

quale ben mostrava che la morte potea distruggerlo

il

Oh!

troppo sublimi
ti

ei morto.

il

aggira ancora

dalla pi te-

fin

amico, che piango, non

ma

pianto?,

Cuoco

ombra

furon cari, rimira me,

nera nostra adolescenza tuo

che servirebbe

se la tua

di dispetto

impressioni degli

gli spiriti vili risentono le irresistibili

intorno a coloro che

uffiziali

gli spilliti

a te

te,

la patria, per cui inutilmente tu

Vincenzo Russo, giovane singolarissimo per altezza d'animo,


per eloquenza e per umanit, port con

aver creduto che

forme

di

uomini

gli

gli altri supplizio dello

condurre con nuove

potessero

si

reggimento politico ad un pi

felice

vivere,

con ugual vigore secondava


che nella

cato

siia

la lingua,

mente benevola

uomini concetta. Fu preso


al ponte della;

il

quella
era

condizione

cer-

benefizio

degli

genti

regie

combattendo contro

Maddalena:

morte: l'illusione sua

si

il

dritto

doveva

dei castelli conservare. Prevalse

le

domandava

regio

e dello

mano che

avere con la lingua per cui tanto poteva, e con la

la

sua

far compatire, la capitolazione


il

partito

pi fiero

strazii infiniti che nella sua prigione furono fatti

di

dopo

gli

lui e cui

sopport con costanza ineffabile, fu dato in preda al carnefice.


ISIon

mut

volto,

non

f'

atto alcuno indegno di lui; serb,

ma

solo la equalit dell* animo,

Tion a morte,

ma

a miglior vita andasse, e certo andava. Giunto

l dov' ei doveva dare

il

stanti e feroci turbe che

per

me luogo

non

ancora la serenit. Pareva che

di

sospiro estremo,
l'

insultavano

dolore,

ma

di

rivoltosi alle

gloria:

Questo,
qui

circo-

disse,

non

sorgeranno
15

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

226

marmi

ricordevoli dell'uomo giusto e saggio: pensa, o popolo^

che la tirannide
dizio: ella

fa ora velo agli

ti

fa gridar

ti

tempo verr

in cui

viva

disgrazie

le

allora conoscerai quali siano

Sappi ancora che


blica e che

non

occhi

inganno

male, muoia

il

rendei'an

ti

il

tuoi amici, quali

la repubblica

quando che

risorger,

ma

mente sana;

la

nemici.

tuoi

sangue dei repubblicani seme

il

giu-

al

bene

di

repub-

sia (e

forse

lontana Tor), come dalle sue proprie ceneri la fenice^

pi possente e pi bella

prima

di

Mentre

cosi

diceva,

il

boia lo strangol. [Botta]


7 decerabre.

Frane. Conforti,

Galvanico {Salerno)^ sacerdote^ prof, di

n. in

storia all' Universit.

Dopo

Speciale interrog Conforti.

nome

dere. Gli fa sperare la

avea altro

avergli

domandato

che nella repubblica avea ottenuto,

e la carica

clemenza del re;

delitto che la carica,

ma

gli

suo

il

lo fa se-

dice che egli

che una carica

non

eminente

era segno di patriotismo, e per ci delitto in coloro che eranostati

senza merito e senza nome elevati per solo favore di fa-

zione rivoluzionaria: Conforti era tale che ogni governo sarebbe


stato onorato

da

lui.

Indi

parla

gli

corte avea su lo stato romano.

mente

Non

saresti in

grado

il

che

la

La corte ha molte memorie mie, rima la rivoluzione ha fatto perdere tutto^


di occupartici di nuovo? E cosi dicendo

Si,

gli fa quasi sperare in

Speciale riceve

delle pretensioni

conosci, gli dice, ijrofonda-

tali interessi.

sponde Conforti.

Tu

premio

lavoro

del

la vita. Conforti vi si

rispettabile

mand

occupa:

quando
[Cuoco]

vecchio;

ne ebbe ottenuto l'intento,

lo

Domenico Cim.arosa,

Napoli 1754. m. in Venezia 11 gen-

n. in

a morire.

naio 1801.

Domenico Cimarosa,
con infinito amore per

le

cui

tutta

la

generazione proseguiva

sue mirabili melodie, ed a cui chiunque

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


non era straniero

227

sentire era

alla delicatezza del

obbligato di

tanti affetti soavi pruovati, di tante tristi ed annuvolatrici cure

scacciate,

non trov grazia appo coloro che reggevano

composto

la

rono primieramente

dei

sicri

dove

di pi, se

Napoli. Saputo

suo gravi-

il

per

di tanti canti amabili, gittate

ben quattro mesi,

stette

Russi ausiliari

caso, e

il

verno napolitano,

le

al

sarebbe

e vi

stato

non fossero giunti a

del re

non avendo potuto ottenere dal go-

quale T avevano domandata,

razione, generale ed ufficiali corsero al carcere, e

l'

la

sua libe-

italico cigno

una

liberarono. Cosi in

a Cimarosa

dall' Orsa.

alla Russia.

Pure

Italia, in una Napoli, la salute venne


Mi vergogno per
Italia, rendo grazie
l'

misero Domenico, quantunque fosse posto

il

in libert, tra per V afflizione dell'


al

un

di

Ruflfo, fu-

di

rompersi sulle dure selci; poi egli medesimo cacciato

in prigione,

anche

mano

in

sue case saccheggiate; anzi

le

cembalo, fonte felicissimo


finestre a

aveva

musica per un inno repubblicano, opera

Luigi Rossi. Venuta Napoli

cose

le

di Napoli con le ire, e le ire coi supplizi. Pregato, egli

tempo della sua carcerazione,

animo ed

se

patimenti del corpo

ne mori poco dopo a Venezia,

dove era stato chiamato per comporre un'opera. [Botta]

XXXVIIL
Ug-o Foscolo.

Capitano di stato

Genova del
consolare
cui

in

1799, egli,

dopo

il

Francia, die a

prima edizione

bert,

maggiore

1797);

di

Massena

alla

instituzione

difesa di

del

governo

ristampare V ode Bonaparte liberatore, la

Bologna {Italia, anno primo

dell' italica li-

Italia,

vm)

epistola.

A
ti

di

ad essa ultima ristampa {sesta edizione,

mise innanzi questa

Io

nell' esercito

18 brumaio e la

Bonaparte.

dedicava questa oda quando

tu, vinte dodici

e venticinque combattimenti, espugnate dieci fortezze,

giornate

conqui-

LETTURE DEL RISORGIMENTO,

228

state otto Provincie, riportate centocinquanta insegne, quattro-

cento cannoni e centomila prigionieri, annientati

disarmato

citi,

Pio

due antiche repubbliche

VI, rovesciate

tore alla ti-egua, davi pace

onnipotenza

Ed

nemici,

umiliato

iv,

l'impera-

e forzato

costituzione

all'Italia e

popolo francese.

al

ora pur te la dedico non per lusingarti col suno delle

ma

tue gesta,

per mostrarti col paragone la miseria

giustamente

che

Italia,

primo

a'

cinque eser-

Ferdinando

sardo, atterrito

re

il

aspetta

restaurata

questa

di

da chi

libert

la

la fond.

Possa

intuonare di nuovo

io

il

canto della vittoria quando

tu tornerai a passare le Alpi, a vedere ed a vincere!

Vero
licenza.

lontananza la nostra rovina

che pi che della tua

uomini guasti

colpa degli

Ma, poich

servaggio e dalla nuova

dall' antico

mani

la nostra salute sta nelle

quistatore, ed vero, pur troppo

!,

che

un con-

di

fondatore di una re-

il

pubblica deve essere un despota, noi, e per

tuoi beneficii, e

li

pel tuo genio che sovrasta tutti gli altri dell' et nostra, siamo

in dovere di invocarti, e tu in dovere di soccorrerci,

perch partecipi del sangue

ma

opera tua,

che

traffic la

italiano e la

per fare che

mia

d'

solo

Italia

secoli tacciano di quel trattato

insospetti

patria,

non

rivoluzione

nazioni e scem

le

di-

gnit al tuo nome.


E" pare che la tua fortuna, la

ne abbiano in tempo aperto

il

fama

tua

campo. Tu

seggio donde e col braccio e col senno

e la

ti se'

puoi

tua

adesso non

per

t'

te

glorioso

oflferissi

adulatore.

elogio,*

che versi di

Onde

t'

n a

invier

me
un

ralmente accolto, mostrerai


virt e potenza, e che io,

detti:

altro

n a

verrebbe

te

quindi

s'

ag-

che la taccia di

consiglio, che essendo da te libe-

che

non sono sempre

insociabili

quantunque oscurissimo, sono degno

di laudarti, perch so dirti

Uomo

Europa.

me onesto sarebbe s' io


laude. Tu se' omai pi grande

per

tuoi fatti che per gli altrui

giugnerebbe

all'

un

libert

restituire

a noi, prosperit e fede alla tua repubblica e pace

Pure n per

virt te

locato sopra

fermamente

tu sei e mortale, e nato

in

la verit.

tempi ne' quali

la

uni-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


versale scelleratezza

imprese

sommi

sentimento della tua

frappone alle magnanime

ostacoli

incitamenti

potentissimi

229

mal

al

superiorit o la

fare.

Quindi o

il

conoscenza del comune

avvilimento potrebbero trarti forse a cosa che tu stesso abborri.

Cesare prima di passare

il

Rubicone ambiva alla dittatura

del mondo.

Anche

negli infelicissimi tempi le grandi rivoluzioni destano

ingegni. Che se tu aspirando al supremo potere sdegni generosamente i primi, aspirando alla im-

feroci petti ed altissimi

mortalit,
i

secondi.

il

che pi degno delle

Avr

il

sublimi anime, rispetterai

nostro secolo un Tacito,

il

quale commetter

la tua sentenza alla severa posterit. Salute.

Genova, 5 agghiacciatore, anno

viii

[26 nov. 1799].

XXXIX.
Carlo Botta.

Bonaparte console passa con P esercito francese


il Gran San Bernardo.
Dal

libro

xx

Se ne giva

della Storia d' Italia dal

il

1789.

consolo alla stupenda guerra.

Erano

le

genti

gi adunate tutte a Martigny di Val lese sul Rodano, terra posta


alle falde estreme del

gran San Bernardo. Guardavano con ma-

raviglia e con desiderio quelle alte cime. Diceva loro Berthier


quai'tiermaestro: Vincono

soldati renani gloriose battaglie:

con valore estremo ad un nemico sopra-

contrastano

g' italici

vanzante

numero. Accendetevi e riconquistate, emolandogli,

di

oltre r Alpi, quelle

terre

gi

Soldati nuovi, ecco che suona

pareggiate

testimonio
il

segno

del

delle

veterani tante volte vincitori

da

francese
battaglie:
essi

valore.
ite,

imparate a

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

230

da

sofferh'e,

a superare

essi

Vi segga sempre

solo colla disciplina

le fatiche inseparabili

vincono

si

con voi; vien" egli a vedere

le

guerre. Soldati, Buonaparto

nuovi

che siete sempre quegli

condotti da lui

si

famoso nome

umanit

e la

e si

pace

di

Francia ed alla umanit con

a Buona-

trionfi vostri:

parte pruovate

La Francia

dalla guerra.

mente questo pensiero, che solo col valore

in

uomini

valorosi

che

luminosa gloria acquistaste.


vi richieggono: voi

pace alla

le forti destre date .

Questo parlare infinitamente infiammava quegli animi gi da


per s stessi tanto incitati e valorosi. Partivano

da Martigny per andarne a conquistar


r ardore loro, maravigliosa

moto ed

il

1'

ruotati,

carretti

cassoni,

da

impedimenti

artiglierie,

ogni

di

S'aggiungevano

risa e le

le

sorte,

canzoni:

piacevolezze alla francese erano

romore

ma

casi dubbi
si

carrette, let-

fra

dei soldati.

gli

scherzi, le

poche, e gli Austriaci


terribile

ma

liete

provvisto al
di

San Pietro

guerriere.

a festa,
Il

quei luoghi ermi, solitari

e da tanti secoli muti, risuonavano insolitamente e ad

per voci

questo

tutto

al par

a vittoria certa pareva che andassero.

propagava da ogni banda

il

da bagaglie, basti

motti,

quelle

ne toccavano delle buone. Non a guerra

non a

ancora

truogoli, obici,

sdrucciolevoli,

tiche, cavalli, muli, bardature, arcioni, basti

soldati aff'aticantisi ed ufficiali affaticantisi

maggio

Maraviglioso

maraviglioso

allegi'ia,

fervore delle opere. Casse,

cannoni, carretti

di 17

il

Italia.

l'

strano

L' esercito

un

tratto

stranamente

malagevole viaggio saliva per V erta alla vlta


dove giunge la strada carreggiabile. Pure

fin

spesso erte ripidissime, forre sassose, capi di valli sdrucciolenti

appresentavano

carri,

soldati, a braccia

si

vano, traevano, e pi
motti

facezie

si

affaticavano
parte

concetti,

frizzanti: cosi passavano

il

tempo

gente

si

pericolavano.

sostenevano,
e

arguti,

pi
parte

puntella-

mettevano fuori
graziosi,

parte

e la fatica. I tardi vallesani,

che erano accorsi in folla dalle case o


dalle tane loro, vedendo

carrette

carretti, le

Accoi'revano presti

piuttosto

affaticata e

si

dai

tuguri e

allegra,

non

sapevano darsi pace; pareva loro cosa dell'altro mondo. Invitati e pagati

per aiuto,

il

facevano volentieri.

Ma

pi bisogna

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

231

faceva un francese che tre vallesani. Le parole


i

buona gente per

soldati dicevano a quella

non

opere e per

le

arrivavano

repubblicani a San Pietro

il

fogge del vestire,

siccome

primo,

che

quello

io

per

mandante,

alle

motti che

tardit

voglio

gli

delle

Cosi

dire.

Lannes colla sua schiera


ardimento

l'incredibile

consolo sempre mandava, lui non solo

si

la

ma anche

volente

imprese pi rischievoli e pi

il

do-

pericolose. Quivi

era arrivato ad un luogo in cui pareva che la natura molto

pi potesse che l'arte od


alla

cima

coraggio; perciocch da San Pietro

il

San Bernardo, dove

del gran

fondato

religiosi a salute dei viaggiatori in quei luoghi

verno, non

si

1'

alcuna battuta. Solo

apre pi strada

eremo dei

eternale in-

d'

vedono

si

monti scoscesi ed

sentieri stretti e pieghevoli, su per

Ri-

erti.

umano ingegno.

fulse la pertinacia del volere e la jiotenza dell"

Quanto si rotolava fu posto ad essere tirato quanto si tirava,


ad essere portato, Posersi le artiglierie grosse nei truogoli, i
;

truogoli sugli sdruccioli, e dei soldati, chi tirava,

minute sui robusti

lava, chi spingeva: le

puntel-

chi

pratichi muli

si

caricarono. Cosi, se lan Iacopo Triulzi mont e cal con grosse


funi di roccia in roccia per le barricate nella stagione pi ri-

gida

dell'

anno

artiglierie

le

quelle della repubblica sui

di

Francesco

carri

tir

i,

rannate a quest' intento. Seguitavano

le

modo

immensa

Era una

tirate e portate.

di ripidi sentieri

chi era pervenuto


le rallegratrici
difficile

navano. Fra

all'

voci

cammino

s'

tratta

apparivano

ora

g'

oi"a

vedeva

alto

Buonaparte

sdrucciolevoli e sulle

salmerie

al

in quelle svolte

scomparivano

compagni

bestie

medesimo
le

genti:

fondo, e con

in

incoraggiava. Questi rispondevano, ed al

incitavano. Tutte le valli

le nevi, fra

le nebbie,

armi risplendenti, apparivano

all'

fra le nubi

intorno risuo-

apparivano

gli abiti coloriti dei soldati:

le

quel

miscuglio di natura morta e di natura viva era spettacolo mi-

Godeva

rabile.

de' suoi

il

pensieri,

consolo, che vedeva andar le cose a seconda


e

soldatescamente parlando a questo

ed

quello, che in ci aveva un' arte eccellente, gP induceva a star


forti

Gi

ed a trovar facile
s"

avvicinavano

al

quello che

sommo

era

giudicato

impossibile.

giogo, ed incominciavano a scor-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

232
gere
il

adito che, in

1'

mezzo a due monti

verso la pi

varco

fatiche loro, con gioiose voci

intendevano

quanto:

salire.

al

Di cotesto non

consolo

il

caglia

vi

date a salir voi, e lasciate fare a noi

suono

nei tamburi, ed al militare

mavano. Infine guadagnarono


che

rono giunti,

compiuta
presso

l'

vittoria.

all'

uopo. Ebbero

vino,

soldati con

al papa,

quiete

cacio;

riposaronsi

volti dipinti

sostanze

religiosi,

sedata

di

preti,

ai

cannoni e

fra

I religiosi

autorit

lui, se, tratto

ag-

Parl

accoppiava.

s'

s'

allegrezza:

dare

alla

seggio

il

religione:

dei re modestamente, della pace bramosamente.

romiti buoni, che non avevano n cognizione n uso n

n necessit

di

mense ap-

vedere

il

ai religiosi della piet loro, di voler

parl di s e
I

come

rallegrarono

si

allegrezza

bont con forza su quel supremo monte

Buonaparte

riani-

si

dove non cosi tosto fu-

bagaglio sparse, fra ghiacci e nevi agglomerate.

giravano fra

ba-

aveva loro mandato denari al-

che

pane,

rispondevano;

eremo rusticamente imbandite per opera dei

provvidenza del consolo,


l'

maggiori

isforzi

che riposassero al-

rinfrancavano e

si

altro

1'

1'

fine delle

Stanchi, facevano dar

la cima,

uno con

Accrebbe

con

soldati, e

Voleva

altissimi aprendosi,

sublime cima. Salutaronlo, qual

dell' infingere, gli

da

quell' aria,

modo

credevano ogni cosa. Quanto a

da quella quiete, da quella solitu-

dine, da quella scena insolita, si lasciasse,

mutandosi, piegare

a voler fare per affezione quello che faceva per disegno, io non
lo so,

n m' ardirei giudicare

era certamente

l'influenza

perch
quella

di

da un lato efficacissima
piet e

di

monti,

quei

dall'altro tenacissima incredibilmente e sprezzatrice dell'umane

cose la natura di

lui.

Fermossi a riposare nel benigno ospizio

un' ora.

Quando parve tempo, comandava


passi l dove
ficile

l'

italico cielo

pericolosa

la

salita,

ma

colosa la discesa; conciossiach

benigna, incominciavano
sostegno. Oltre

ci

la

si

ancor pi

le

Voltavano

china vi

difficile

tcche

nevi,

ad intenerirsi

parte settentrionale. Quindi

partisse.

incominciava a comparire. Fu dif-

peri-

da aria pi

davano mal fermo

era pi

ripida che

accadeva che era lento

lo

dall?i

scen-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


uomini e cavalli con

dere, e che spesso


di

sotto le nevi, nelle

sepolti che morti.

poco

s'

le

precipitosamente

del tardo

a Etrubles. Era un

prendevano e tante

risa

essere involti chi in neve

facevano

con

g'

uffi-

tanto di-

festa:

di quel volare e di

grossa e chi in

Quelli che erano rimasti al governo delle

pi tardi per

procedere,

sdrucciolando fino

era una

pericolo, e pure

pericoli

gioghi dove la neve

calavano

si

ed

loro

prima

precipitati,

fatiche

consolo stesso, scegliendo

ciali, soldati, il

letto

furono

avvantaggiavano. Impazienti

era pi soda,

la

profonde valli erano

Incredibili

233
sfuggendo

loro,

quel-

di neve.

polverio

salmerie, arrivarona

incontrati ostacoli. Riuniti a Etrubles, gli un

rallegravano dell' esser riusciti a salvamento, e

gli altri si

guardando verso

gelate e

le

scoscese cime,

che test

passato

avevano, non potevano restar capaci del come un esercito intiero

con

tutti

g'

impedimenti avesse potuto

farsi

strada per

luoghi orribilmente disordinati da sconvolgimenti antichi e po-

da perpetui rigori

tentemente chiusi
la costanza e la

mente del

d'

inverno.

Ammiravano

consolo-, delle future imprese felice-

mente auguravano. Pareva loro che a chi aveva superato il


San Bernardo ogni cosa avesse a riuscire facile e piana. Intanto
si

le

aure soavi d'Italia incominciavano a soffiare:

squagliavano,

vivavano

torrenti

s'

ingrossavano,

le

le

morte rupi

e si rinverdivano. I veterani conquistatori

si

nevi

rav-

riconoscevano

quel dolce spirare: gridavano Italia: con discorsi espressivi ai

nuovi
si

la

descrivevano: nei veterani

accendeva un mirabile desiderio

la esperienza ricordava

tava e l'ingrandiva:

le

pareva a quegli animi

il

vero, la

volont
forti

si

di

nei nuovi

riaccendeva,
rivederla e di

immaginazione

diventavano

ed invaghiti che

il

vederla:

rappresen-

efficacissime: gi
l'

Italia fosse

quistata: solo pensavano alle vittorie, non alle battaglie.

con-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

234

XL.
Pietro Colletta.

La
Dal
<tl

Marengo

battaglila di

della Storia

libro v, capo u,

reame

del

Napoli dal

di

1734

1825.
Gli altri tre eserciti per altri monti e valli procedevano con

pari stento e felicit:

Chabran per

il

generale Moncey per

il

Cenisio: sessantamila combattenti,


chine, venivano

come

San Gottardo,
il monte
ed armi e macil

San Bernardo, Thureau per

piccolo

e cavalli

torrenti per quattro precipizi nell' Italia.

L' esercito maggiore, poi che ebbe scacciato dalla citt di Aosta
e da Chatillon

tedeschi,

presidii

fondato sopra grosso macigno nel

si

pi

rupi deserte ed invalicabili che gli

si

arrest
stretto

alzano

al

Bard,

forte

della valle,
a' fianchi.

tra

Piccola

citt fortificata gli sta vicino, e scorre sotto in abisso precipi-

toso la Dora: la cinta, di figura elittica,

appena trecento metri;


cresceva

le

munivano

difese:

guardavano trecentottanta
:

passaggio

al

capo del

tentati gli assalti,

li

lo

le

respinse.

Al

le

capitano tedesco

assalto,

si

guard; e

vegnente, iterando

di

tornarono
i

del

neg; minacciato, rispose da

colonne di

chieste, le minacce, la guerra,

nanzi; ed intanto mancavano

sotto

spalto traversa la citt. Chiesto

forte, lo

prode; formate a spavento

mura ventidue cannoni;

le

soldati

Bernkopf piccola strada per


il

volge in giro quanto

e qualche torre distaccata dal forte ac-

gli

viveri ed ogni

la impresa divulgavasi: perivano al

piede di

effetti

mezzo

le

in-

come indi

piccolo

averne:
castello

quelle genti, quel genio, que' destini.

Necessit fece aprire

per altra

varco a scaglioni, disagevole


possibile alle artiglierie. I

montagna (l'Alberedo) un
pericoloso a' cavalli, im-

a' fanti,

Francesi

presei-o,

scalando

muri,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


foga

la citt; assalirono nella

ma

ferite e le morti,

essi,

cannoni per

buona schiera per


altri tre

campi
in

assedio

del

le

quello

forte,

le offese

lasciata

e giorni,

esercito

e gli

giunsero alle pianure d'Italia. Ma, bench ponessero

Susa

ne' disegnati luoghi tra

ordinanza

quattro colonne, la

quella guerra

dilargano

si

rapidit,

la

le

formazioni

cammino,

lo

scopo,

catena dell'Alpi;

genti, viveri alla

ventura,

La

presa e scompiglio.

ordini

conquisti, ed

d' altra parte, celeri

linee

le

opposti eserciti molte

azioni, che

si

di-

operazioni

diver-

ritirata difficile;

ma

nemico sor-

al

guerra sino alla bat-

dell'

zardoso di Melas e di Buonaparte; e

operazione, non

apportando

cagioni

delle

davano a

vantaggi

di

di

pochi,

specie di quella

Marengo palesa

scostan-

perch

nessuna base

ossia,

monti,

di

invasione, coi

caratteri della

che ne derivano:

essendo base

il

com' natura,

valli,

le

comune

non istavano

e Bellinzona,

che

per

battaglia;

di

dosi dalle origini

taglia di

citt, sotto

uomini

perduti

cosi,

lo

della

le vie

sebbene partano vicino da gruppo

fetti

nella

dell' esercito

Bernkopf, sugger

onorevole al capitano

Disperazione in

aperte del castello.

salute

la

furono con perdita maggiore discacciati.

di trasportare

rinnovarono

castello;

il

non contando per

notte gli assalti

235

andare incerto

dissero

az-

capitani degli

scusa nei

falli,

bench di-

scendessero da invincibile natura delle cose.

Fu dunque ventura
credendo

nova

de'

dell' esercito di

e su le

Francesi che

Dijon,

sponde del Varo

vano in mano

al

grande numero

d'

nemico,

armi

di

si

generale Melas, nulla

il

intorno a

travagliasse

mentre

cadeva la fortezza

viveri

di

Ge-

magazzini pieni venidi

Pavia con

nessun presidio, e

vesti,

senza onore di combattimento. Ma, presa Milano, e per mille


voci per

molti fatti avuta certezza che

esercito grande stesse in Italia, Melas

da Genova

il

generale Ott e

uomini, cavalli e
que' giorni:

Delfinato

il

cannoni.

le

La

presidio francese,

comandava

di ventimila soldati.

il

primo console con

il

abbandon

il

Varo, chiam

sue schiere, uni quanti poteva

Genova cede

fortezza

di

unendosi

alle

generale Suchet, form buono

Nel tempo

stesso

che

in

legioni che nel


esercito

dalla Italia

supe-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

236
riore

proseguendo

Francesi

deir alta e bassa Italia

irruzioni valicarono

le

general Murat prese Piacenza

comunicazioni fra

le

di quattro eserciti; stando

ma

si

divise

a'

fianchi

Ottantamila

considerevoli.

non

soldati obbedivano a Buonaparte; cento e seimila a Melas,

computando

Alemanni

gli

Ancona

di

di

Toscana. Bisogna-

ma

vano giorni a Melas, battaglie a Buonaparte;


tito

il

bisogno

tova e

un cammino con

di aprirsi

confidando

dispersione

nella

maggior numero dei combattenti


fresche

sopra

vittorie

quegli, sen-

esercito

di

Mannel

francesi,

rimembranze delle
repubblica,

della

eserciti

gli

l'

campi

de'

nelle

il

Bizzarre ordinanze

due maggiori nel mezzo, ed

minori

eserciti

Po,

il

Tedeschi

interruppero, e V oste intera

s'

in due, sotto Alessandria e sotto Mantova.

ed alle spalle

raccolse

intorno ad Alessandria trentunomila soldati, de' quali ventitre-

mila

ed artiglierie poderose: fece oc-

fanti, ottomila cavalieri

cupare innanzi alla Brmida

render forte

villaggio

il

di

Marengo, che dall'alto vede vasta pianura; solo terreno in


quella parte
ne'

d' Italia

Tedeschi pi
Cosi stavano

versali d'

ambe

de' prigioni,

agevolmente.

Buonaparte
i

di

al

seguente fece

Tedeschi, forse ad

inganno,

de' pensieri di Melas,

tenute

lo

lontane

Marengo con quindici-

accampava

fanti, tremilasettecento cavalieri.

abilissimo capitano

1'

egli^

alcune legioni,

mila cinquecento

dietro

spie,.

degli

Marengo; e

assalire

abbandonarono,

altre allontanate,

come sorpreso

ed uni-

relazioni delle

le

facevano incerta la posizione

de' disertori,

eserciti.

Moti celeri

giugno.

confondendo

parti,

dove la cavalleria,

di canali,

cose al 12 di

le
le

poi che

dubbioso

non segato

forte, potesse volteggiare

quando

Fu per

eia

agli albori del di

14

vidde sboccare dalla Brmida sopra tre ponti colonne poderose


di Tedeschi. Potea,

ma

con onta del

volgendo

nome,

bramava, un varco per l'alta


in fretta le distaccate

cammino, schivar

concedendo

nimenti.

Form

la

nemico

battaglia;

ci che

pia

Italia; quindi accettarla, rivocar

legioni, confidare

senti, nelle arti proprie e nella

al

al

fortuna,

nel valore

furono

delle pre-

suoi propo-

in linea le poche genti, con ordini convenevoli

suo maggior bisogno,

le ore; e

correndo

le

file

de' soldati.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


accendendo

nuova

desiderio di gloria

il

col ricordo delle geste

E noi vinceremo, se

passate, concludeva

237

non mancher tempo

alla vittoria

Conobbe Melas, per

la

opposta parte, che stava nella rapi-

dit la speranza del vincere; ma, bench l'esercito per tre ponti

valicasse

doppie

poich

fiume,

il

campo, spese

de' Francesi, e

corsero

mezzo

al

Assalirono Marengo

novelle

agli

assalti;

mezzod

1'

altri

il

abbandonando

guardie consolari, ottocento

valieri,

stavano in riserva.

Buonaparte spedi

alle proprie genti di

di

riordinarsi;

uomini che

d'

faceva

il

quei primi

alla

gli assalti de'

ca-

artiglierie,

davano

somigliando

per la

valli, le offese de' fanti, gli esterminii delle

immobilit a quadrato meno

gli

ti'ecentosessanta ca-

fanti,

pianura; e l formati a quadrato, sostenendo

nome

campo, riduce-

corpi francesi combattevano

le sole

revole

il

nemico, vicino e superbo,

ritorno sanguinoso e lento. Tutti

tempo

Marengo, per

luoghi della pianura... Alla prim'ora

oste francese,

vasi alle colline; ed

che nel

cosi

del giorno fu necessit de' Francesi lasciar

il

del

con forze

espugnavano, quando novelle forze ac-

pericolo e poi

rinnovare la guerra in

dopo

1'

una sola porta

per

tragittava

tre ore all' uscita.

mura, ebbe ono-

di

castello di granito

Poscia richiamati dal piano, scemati di numero non di animo,

guerreggiavano in altro campo

dendo

d'

ogni parte

tattica, si

Francesi,

ma

gi

1'

oste

alemanna inva-

confusero gli ordini, spari la

si

combatteva alla spicciolata, la battaglia era vinta

da' Tedeschi,

non rimanendo che superare

valor disperato.

lasciati luogotenenti Ott e

Zaeh a raccrre

nata, and in Alessandria per far


tini la battaglia e

gli

ultimi sforzi di

per Melas, formando a colonne

per ordinare

le

nota

frutti

il

primo console dal suo

bench vedesse

non disponeva

difatti,

le perdite,
le ritirate,

mondo con

al

non raccoglieva
che

il

quai-tiere di

bramoso che

avvisato da precursori

sue genti,

della gior-

bullet-

imprese del vegnente giorno.

Si stava intorno alle tre ore della sera, e durava

per che

le

il

lo

combattere;
Sangiuliano,

resti dell' esercito,

scompiglio

generale

durasse.

Desaix con

novemila soldati or ora giungerebbe a soccorso, ne mand an-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

238

nunzio

alle sue genti,

campo

resistesse

al

accert

la

nemico;

vittoria,

comand che ogni

abbattute

le

squadre

resi-

stettero.

Alle quattro ore dopo


consolo, correndo quelle
assai passi:

come

tempo

nostro

numerosi

de'

mezzogiorno giunto Desaix,

il

file

diceva

Abbiamo dato

il

di avanzare, per poi riposare nella notte,

costume, nei campi della vittoria

. I

il

generale Zach andava,

Ma

cinquemila soldati.

lo

affront

certo

vincere, con

di

ordinanza, quasi

in

essendo

di terra, esercito francese; ed

uscito

impossibile al Tedesco

evitar la zuffa o aver soccorso, per che gi da due ore

teggiamenti delle due parti andavano


nesso, senza capo

di molti

capi e

Desaix: Kellermann, generale di Francia, corre con


traversando

volte

abbatte ed imprigiona

Kellermann

Murat

Desaix, contro gli altri corpi

e
i

schiera, tornano fuggitivi verso

fugano
il

aveva

della

ridotti,

la linea

mille cade" soldati,

suo capo. Procedono

resti col

Boudet, che teneva


quali,

vedendo

Marengo

innanzi difendevano a mala pena


gli

vol-

pur combatte con valore alemanno. Muore

valli sopra Zach, e tre

ventura

senza ordini, senza

soli

supremo, a consiglio

ma

sorte, smarrisce,

lo stesso

pi

resti

Francesi accampavano a Sangiuliano, dove Desaix

venne, e dove

iiccide,

primo

indietro

il

le veci

di

la meravigliosa

Francesi, che poco

piccolo terreno dove trista

prorompono nel piano,

uccidono e

troppo assicurati vincitori. Cosi cambia della fortuna

favore e la faccia.
Si riparano

tempo

fuggitivi a

Marengo

Pedrabona, per dar

e a

agli avanzi della disfatta di valicare la

Brmida;

e per

combattendo sino a notte piena, quanti poterono ripassare


fiume posero

il

campo

nella battaglia settemila dei

perderono inoltre
cannoni,
parti
ziali

si

altre

armi

ma

fu la morte di

il

e feriti

Tedeschi, settemila de" Francesi;

Tedeschi tremila prigionieri, venticinque


e

bandiere: tra

contavano parecchi generali

minori;

Furono morti

sotto Alessandria.

pi compianta dalle

Desaix.

Il

valore

schiere e

degli

primo console non combatt: lentezza

e fermiti d'ambe le
numero grande di ufi-

morti

eserciti

ne'

dalla
fu

Tedeschi

Francia

grande:
al

il

mattino;

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


ordinanze poco sapienti incontro alle
tutte le schiere tedesche impegnate,

riserva; nessuno assalto estremo,

di quiete,

le

scemate

Brmida. Melas, veterano

Acqui

spalle in

e sconfidate,

o prigioni; convocato

nemico

dosso agli stati

il

con s

avuto

pi

rimproveri che

animo

dell' esercito nell' alta

di

concordar

Italia,

sponde del Mincio,

le

per cosi

appog-

Impero, e cominciare con migliori

dell'

nuova guerra. Diceva sovente nel suo dolore, n saprei

auspicii

se a maraviglia o a conforto

ma

guerra sven-

di

esercito di Suchet,

1'

ed

adunare sessantamila soldati su


giare

va-

generali migliori o morti o feriti

consiglio

passaggio

il

riposavano
schiere

avendo incontro esercito forte

ristoro alla sfortunata vecchiezza, decise in

col

passava dolente al

capitano: n

al

turato, incerto tra pensieri varii,

poche squadre

proponimento del

cagioni della vittoria de' Francesi.

le

Franchi, perch intenti a ricomporre

e vincitore, alle

senza ultima,

nessuna azione, facile nelle

La notte, dispensiera benigna


campo alemanno e dolentissima
licar nel mattino la

Francesi

maggior uopo del generale Desaix,.

al

furono

sorte, destini,

de'

combattenti

fortune, ardimentosa-, e d'altra parte ostinato

primo console, arrivo

239

ordinanze

quegli

1'

uomo

viso decantato

della

mandare

nunzi di

altri

primo foglio

Marengo,

armi

le

del destino

dolenti

Per lunga

ventui-e.

il

cuore

1'

av-

vergogna

della

Aveva

scritto

di

nel

sanguinosa battaglia ne' piani di

M.

Gli lacerava

ed arrossiva

vittoria,

di S.

la battaglia era vinta per noi,,

l'

imperatore hanno battuto

com-

piutamente r esercito francese condotto in Italia e comandato


neir azione dal generale Buonaparte. Altro foglio dir
ed

lari della battaglia

raccogliendo
dria,

il

il

giorno,

ha battuto

noi,

gliamo

il

accampati

campi

nostro
sotto

le

miseri avanzi della

de' rimedii, per

particostari

Poi scrisse:

nemico, afforzato da esercito novello,

stessi
il

che nel campo

generali Ott e Zach. Di Alessan-

luogotenenti

combattendo negli

Ora

frutti della vittoria,

14 di giugno del 1800, al cadere del giorno

Cadente

notte,

di

Mare-ngo per gran parte della


vincitore

esercito

mura

di

battaglia

quanto ne concede

nella giornata.

questa fortezza, raccoperduta, e consiiltiamo

lo stato delle cose o la for-

LETTURE

240

DEL. RISORGIMENTO.

tuna del vincitore. Di Alessandria, alla mezzanotte del 14 al 15

di giugno

XLI.

Ugo

Foscolo.

Voti italici a Bonaparte.

seconda parte, che riguarda innanzi

la

blica italiana, dell'

riguardava

Orazione a Bonaparte,

prima

repub-

della

parte, n.

xxxv,

passato della repubblica cisalpina.

il

Cosi la fortuna e gli uomini e


l'Italia;

avvenire

nell'

di cui la

ma

il

cielo

ora la dea Speranza, solo

abbandonata aveano

nume

fedele

agl'infeli-

cissimi mortali, la fine di tanta ira predice; poich teco, o

naparte, in nostro aiuto par che

uomini

il

non temo

Onde,

cielo.

io di laudarti

le

ritornino

gloriose

la patria

da

la propria

Illustri

certo e

salute?

n tu

sei tale

e gli

trapassando,

imprese tue

mai possiam

che deve aspettarsi

ma

Bo-

per quelle cose che a pr della repub-

blica nostra farai: e di che altro

vilt,

la

fortuna

te,

sono

n beati n pochi

da

te

potenti
i

esserti grati? e

sangue italiano, fuorch


per

universale

la

conquistatori e

da aspirare a gloria comune, ed

tiranni

capo

tuo

al

manca ancora 1' unico lauro, da niun mortale posseduto mai,


salvatore de' popoli conquistati. Che se Timo-

quello di

leone, queir

spiant, non

uom
f'

pari a Dio,

il

radicato servaggio della Sicilia

per tanto la celeste libert

rifiorire,

tornasse ad allignarvi la tirannide, tremenda ancor

memoria

di que'

pochi anni

felici

che

non

pi per la

che indarno poi quei

popoli

Non odi tu l'Italia che grida? Stava l'ombra


mio gran nome in quella citt che fondata sul mare gran-

sospiravano.
del

deggiava secura da tutte


destini di

Roma

le

forze

mortali, e dove

eterno asilo serbassero

parea che

alla italica

libert. II

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


tempo governatore delle terrene vicende,

nondimeno

generazioni uscir dalle sue

le

nome

il

Bonaparte

di

elogio, poich la

cia in tuo

rovine scriver

La

Ma

gi veggo rinate

ziose,

non mantici

dini, e prepotenti

vende

quando

tutto

Correggeranno

la libert, e

tutti

repubblica

aristocratica, co

ma

leggi per

siamo pria
le

licen-

fatale mnraglia

povert estrema,

e la

immani

ricchezze, scala
essere citta-

di

supreme

necessit

della

pochi opulenti comprano la patria,

gli

Queste

dall' oro.

veneta, la quale, di popolare divenuta

governo

si

de' cittadini

ed

di pochi,

ignoranza

nella

due mor-

allontanarono da' suoi

liberi

stati

volger degli anni e delle

'1

venne nelle mani


de' patrizii

regnano

in noi

pu essere cemperato

infermit di
la

quelle

furor del potere, onde la famelica moltitudine per

il

la vita

principii

cisalpino

la schiavit, e le

trono e alla oligarchia. Uomini

tali

un'altra

agi' incendii della plebe,

alla invasione degli ottimati.

natura ed

ma

un tempo reputata immortale; non leggi

che persuade sempre


al

Bonaparte

Italia, e

l'

un'antica repubblica,

nello stato

con fremito

rovine

seduta sopra quelle stesse

storia

pi grande e pi libera ne fondava

cui Venezia fu

delle

ritorcer questa tac-

si

sorte stava contro

annient

contro la sorte:

politica

e la

rovesciarono: udranno

forti nazioni, e forse gli stessi suoi vizii la

lamentoso

241

il

ricchezze a cader

fond

nel terrore

nella

corruzione

squallida della plebe.

Quindi tua prima cura la giustizia, nella quale ogni virt


ogni possanza ed ogni gloria riposta, e che
rare le

pubbliche e

assai dell' entrate,

militari

le

ne reggeva, hanno

private

le

1'

ridotti

mento degli

nemici

eserciti

r entrate pareggiate
e la fede del

prodotte al
taciti

stranieri,
a"

bisogni

governo verso

fede ne' cittadini

prospe-

pi

e le infedelt

gravi
di chi

ogni

rotta

agricoltura, vera nostra ricchezza, av-

vilita la onesta industria,

cittadini

estorsioni

perduta la pubblica economia,

fede sociale, angariata

sola fa

sostanze. I bisogni

il

dello
il

sommo

le

Ma

stato.

patibolo

restituiranno

agli
1'

usure, e tutti

l'allontanaincliti

ladri,

ordine pubblico,

popolo ricondurr la reciproca

talch, rassicurate veggendosi ciascheduno le


16

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

242
pi

propriet,

civile

meno

urgenti,

commercio, meno

produzione dell'oro

lo

naro

le arti

tempo

inutile

moltitudine, e finalmente con

lo

nel

contratti

diffusione e ri-

rianimato

spavento che tenendo


fa

per la celere

avvilite

per

sussidi i

scarsi e pi equi

derrate; e cosi

le

coltore, riconfortato

affama

ad nn

saranno

certi

meno

stato, e

sacro agri-

il

seppellito

disperato

il

da-

il

sudore della

esempio della pubblica onest

1'

corretta la privata scostumatezza e tolta ogni esca alla usura.

per

me

conosco alcun savio italiano

a un tratto da

repubblica

rinunziarono,

mortali

fieri

perfetta

sieno

alla lor solitaria

agevolmente poi

degli

prima

chezze; onde quella divina legge

1'

amor

risulti,

della patria

particolari ric-

alle

unica forza e palladio

Allora non pi ausiliarie, non pi mercenarie


pi coorti dalla feccia della

che neir esterna pace e


e povert perenne,

non

la

che necessario distrre ogni straniera pre-

di

ponderanza, dar pane alla plebe e freno

delle repubbliche

naturale

anni e

un codice

natura stessa della nazione cisalpina compieranno


di leggi;

la giu-

facile vita,

libert

esperienza

la

costituzione:

edificate su

goda della riposata

stizia si che la universalit

per la quale

una

ordinare per noi

te

bens, ove le cose della

quale stimi potersi

il

plebe,

nell"

non pi

legioni,

non pi perpetui

non

eserciti

abbondanza interna covano guerra

soldati per arte,

soldati nell'ozio,

cittadini nelle battaglie; bens devoti figli della repubblica

difenderanno
rezza.

Ed

la patria,

da cui ricavano

ecco omai, e per mantenere

gloria

libert e sicu-

nel vigore del

corpo la

fortezza dell" animo, e per correggere la effemminatezza de' tempi,


e per apprestarsi alle guerre future, la giovent

cisalpina su-

dare negli esercizii marziali. Te, Bonaparte, invocheremo nelle


battaglie,
ne'

come

campi della

canteranno inni

Romani invocarono Romolo

vittoria

innalzeremo

gli eserciti; a te

deificato

simulacri ed

te

altari; a te

consecreranno ecatombe so-

lenni su le sepolture de' nemici, sopra le quali tu ergesti questa

repubblica. Generosa emulazione saremo a tutti

da noi
si

soli la libert e lo

aspettano; e la militar

g' Italiani,

che

splendor de' padri nostri giustamente


disciplina, e

il

rinato

valore, e pi

LETTURE DEL RLSORGIMENTO.


assai la concordia delle citt cisalpine

anime

Italia le prische virt, le forti

audacia nemica,

nome

e la riverenza del

mari star schermo immortale

latino, che pi delle alpi e dei


all'

243
per tutta

ridesteranno

voi, figli d' Italia,

spegnete

ornai

le ire

che di principi della terra vituperosi e smembrati tributarii vi

han

vostre

fatto delle

combattere contro
contro

foi'ze

gli

voi

a'

quando

stessi? e

umani sdegni

Per

provincie.

comune

la

patria da

barbari: a che dunque struggete le

e la divina

il

genio

necessit

vostre

maligno e

nostro

a pugnar

ci tirassero

fra d noi, combattasi fino alla vittoria, e riserbisi contro

bari
le

il

nostre inimicizie!

forse dalle

negli

esilii,

stragi

con

ma

che

per chi?

tari,
le

n per

pr

risorgeranno

vendicarle?

il

nuove sciagure que' tanti nostri concittadini morti


nelle carceri e nelle civili battaglie? Riparerete le
le

stragi? racquisterete l'onore la libert e la pos-

sanza con quelle forsennate

bar-

a'

combattere fino alla morte. Inveterate, pur troppo, sono

Non
li

figli,

n per

vostre sacre dimore

le vostre opinioni,

stesse passioni

per le quali

avete perduti?

per gli al-

n per

le spose,

non avete voi gi combattuto n per

n per

vostra

la

gloria,

per le vostre

cadaveri fondamento

de' vostri

Oh, dalle mani italiane gronda ancora

al trono degli stranieri.


!

li

combattuto n

madri, n per

le

bens per fare

sangue italiano

arti

avete gi voi finor

eternamente

grider

vendetta, e grider la

vostra infamia eternamente fino a che non

Non

pi

vi siate

lavati

Cesari

accusi

nel

o i
sangue
romani pontefici o tutti gli altri monarchi europei, che ne' caduti secoli le fiamme fra noi della discordia attizzavano per
de' vostri

tiranni.

eh' io

accorrere quindi ad estinguerle e pagarsi del proprio beneficio

ma

con la nostra schiavit:

mirando

le belle citt

bench nato non

suonano ancora

piango

dov' io nudrito

fremo vedove

fui si

libero, appresi liberi sensi:

di eroi

dolcemente

fremo

serve

dove,

dove tante imprese

dove sorgono tanti sepolcri

simi personaggi; e piango e

debellata

di altis-

veggendo

dalle

proprie sue armi e prostrata nel fango questa regina dell' universo.

fu

il

nostro destino

si

atroce,

che la

religione cristiana,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

244

speranza per noi di mansueti costumi e di comune concordia,


ribellatasi dal suo istitutore,

al

regi

soverchiando,

dir

spargeva

veleni

cielo,
il

barbariche, non pure in aiuto


giani

ma

sangue per

di

vendendo

na-

altre

le

innondavano

del sacerdozio e

il

dissensione

e la

pi che

la

or

globo.

terra

furie,

misera Italia straziarono

zioni la

fiamme

il

e f' tributaria la

tradimento V avarizia, tutte sue

di

anni contristarono

compr, sparti

popoli

indulgenze e roghi

co' regi,

maledizioni e pugnali, che di errori


mille cinquecento

sede in Italia, donde

pose regal

puttaneggiando

poeta,

del

ora,

d'

armi

parti-

de' suoi

sovente dai loro stessi avversarli invocate; onde nel

decimoterzo secolo

il

gran padi-e Allighieri

quegli esuli

ma-

gnanimi, vagando ravvolti nella maest delle loro disavventure,

commetteano

la patria alla

spada degl' imperadoi'i germanici,

non restava a sottrarla


papi. Tua merc intanto, o

poich' altra via

alla tirannide

lenta

Libex'atore,

a'

de'

templi

suoi principii rinasce, e tu dai

salpina la mitra

disgiungi

morali virt,

giati,

Dio

ma

fi-

benevolenza e la pace

la

N ignudi saranno

istilleranno nel cuore de' cittadini.

ricon-

sacerdoti

come Socrate

duci alla pia vita dell' evangelo, per cui,


losofi dell' antichit, le

Chiesa

repubblica ci-

della

corona

dalla

fraudo-

la

o spre-

Uomo-

n opulenti ad un tempo n oziosi; e poich T

alle terrene leggi obbediva, alle terrene leggi

suoi disce-

poli obbediranno; leggi universali ed inesorabili, scudo e premio

a tutte

le virt e

a tutti

scure

padre degli uomini del fumo

Non

delitti.

violenti:

deporranno quindi

male

con cui per venalit e per orgoglio

arti

tutti que' mortali

fici

I cieli

cittadini,

a'

ma

inquisizioni

con puro animo

mandano

quali

statue e mausolei, e la

la

alle

riconoscenza

devozione

di

supplizii

i
i

il

voti
e

le

preti cattolici

onde

Maometti

vano

e popolari supplicazioni.

gli

padre degli uomini


quei grandi e bene-

de'

contemporanei erge

de' nipoti

sono della mente

il

nazioni

consacra. Raggio

Minossi

compiace

gran tempo perseguitarono che in diverse are

con preci diverse

veneravano.

le

si

umani olocausti n

di

di

Odini

cantici ed

altari

Dio ottimo massimo;


divino

ottene-

culto

Non vorranno dunque

sacer-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


che

doti trci dal cuore la religione

ne ispirasti, n turbare

dovremo un giorno a quegli

noi

con r intelletto costumata e

per te

co" tuoi beneficii tu

adorazioni

le

245

eroi,

quali

che

solenni

feste

le

valore

col

avran fatta questa re-

possente

pubblica.

tu.

Primo

perch quanta e quale prospe;:it non prometti

air Italia, tu che

pace,

leggi,

fede

gloria,

ricchezza

breve tempo alla Francia restituisti? Vieni! Tutte

ranno alla tua presenza espiate; risanate tutte


i

presagii

fausti

somma

repubblica

della

sar pieno di

divina salma e vita

Deh! perch,

te.

vina e sovrumane forze

ti

principi a

Numa,

le tenebre

che cuoprono

non vorrebbe

in

ti

ha dato

legisla-

Bonaparte? Ma quali

perpetuo

l'ombra

che dopo

da tanti secoli trapassate,

genti

le

Romani

Numa

cercare nelle foreste

morte veneravano come

sacre

loro iddio;

cercarlo e nominarlo sommessamente, per che la tirannide

bene in tempi men guasti, non

de' Tarquinii, se

delle sue virtudi

che se

ma

avea divorati

Numa ma

reverendo

il

bocche degli uomini


vestigio

Lascia

sei.

vietavane

primo Bruto non commetteva

il

della castit di Lucrezia e della


di

tutto

natura mente di-

se la

successero? Oh! se dato mi fosse di diradare

io vedrei forse

ma

si

piaghe; tutti

le

avverati

ha conceduto, perch non

immortale? Chi

tore, capitano, padre, principe

di lui,

nostra

in

colpe sa-

le

lo stato

servit,

dall'

non

generosit delle nazioni,

la

vendetta

non pur

nome volerebbe

suo

invida tiranna!

agli

ma

e alla ingratitudine degli

uomini,

ma

1'

opre

pi per le

Tu

tempo ancor

in

alle leggi

non

alla

alle stesse sue forze: diversamente,

uomini

e al

ludibrio

della

crederesti la stabilit di questa tua impresa. Star


talit della tua

memoria;

la

posteri

ogni alta cosa, ogni alto senso, ogni alto

sommerso

romana

a"

frutti soltanto

fin

la

fortuna

immor-

fama anche quando nuovi delitti, nuovi imperii,


la terra, n pi orma forse apparir di

nuove favelle terranno


noi

ma

la

riconoscenza

vivranno la Cisalpina

a'

tuoi beneficii

e la

nostra prospei'it e alla tua


sieno le leggi, tale

il

Francia.

verace

tuo esempio,

non vivr

se

non quanto

Provvedi dunque
gloria ad

tale

il

e alla

un tempo. Tali

nostro

vigore,

che

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

246
ninno

dopo

ardisca dominai'ci

pili

cessore degno di Bonaparte

di te.

mai suc-

sar

chi

XLII.

Carlo Botta.

Comizi dei Cisalpini in Lione,


Repubblica italiana, Bonaparte presidente.
Dal libro xxii della Storia dal 1789. Qui,
che segue pi

storia,

torno a Bonaparte

que

forte,

consolo

ancora,

incoronazione,

Ma

il

il

le

della vittima dei re .

accennare

roniana
altre

scrivesse

si
il

il

di

pure

memorie

Ad

ogni

che

ma anche

Eu-

le genti d'

della prepotenza napoleonica: la glorifica-

memorie

modo non

di Sani'

Elena e del

vero ci che
il

regno

discorso che segue del

Caio Gracco, alcuni

d' Italia nulla

dignit: basti

Monti e del Monti stesso


scritti

del

Giordani,

martirio

Botta troppo

il

avesse nervo, nulla che avesse

Masche-

la

Sepolcri e le

rime e prose del Foscolo.

Due

qualit contrarie erano nel consolo; pazienza

gliosa nelproseguire cautamente, ancbe pe


i

legislatore che

Botta anche scrisse negli anni in cui non

cio,

ricisamente afferma, che, durante la repubblica e


Italia

di

fran-

zione ricominci dopo divulgate le

in

tratto

del Botta in-

giudizi

grande capitano

aspira,

vecchie parti dei repubblicani e dei legittimisti

ropa avean fresche

nell'altro

e
i

come diceva quel bravo

fa imperatore e re;

si

1"

suonano forse troppo severi ed acerbi. Certo dispiac-

dispiace

cese, a discendere.
le

avanti, su

suoi disegni;

fine,

impazienza

di

'1

maravi-

corso di molti anni,

conseguirne precipitosamente

quando ad esso approssimava. Riconciliatosi

col

il

papa,

vinta r Austria,

ingannato Alessandro, confidente della pace

coir Inghilterra,

si

nella

apparecchiava a mandar ad

mente aveva da

si

pertinacia procurato. Voleva che


l'

effetto ci

lungo tempo concetto


le

che

con tanta

prime mosse venissero dal-

Italia, perch temeva che certi residui di opinioni e di desi-

derii

repubblicani in Francia

non fossero per

fargli

qualche

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


non

jnal giuoco sotto, se la faccenda

247

spianasse con qualche

si

precedente esempio. Sapeva che nella nostra razza imitatrice

cosa molto efficace l'esempio, e che gli uomini vanno volendietro

tieri

che

vole. Cosi
le

eoe

avrebbero

vinti,

1'

animo pi pieghe-

armi francesi aveva conquistato

le

fare sue sperienze italiane, confidando

di

siccome

g' Italiani,

prima

adunque,

Deliberossi

similitudini.

alle

scoprirsi in Francia,

con

Italia,

condiscendenze italiane voleva conquistar Francia. Le rap-

presentazioni che sanno di teatro sempre piacquero agli uomini,

massimamente a Buonaparte. Sapeva che


tano

Per

tutti,

spezialmente

ci volle alle sue italiane

Spargevansi ad arte
repubblica

independente
perch
era pi

prima

di constituirla

si

1'-

aveva

stabilmente, e

conveniva; che ordini

diventasse

capace

di

quieta dentro,
darle questi

creata

poi

gli

perch

dalla invasione,

avviliti

per

ordini

democrazia

ai

ropa, averla Italia, non

bare con ordini

non troppo

la

dati

erano necessari,
fuori;

rispettata

che

necessari ordini di

non

dall' eroe

pi

potersi

di

pi

discordie,

Aver pace

vicini.

la

niuno

colui

che
lei

Buonaparte nel 97,

ricordatori

potentati

doversi

come a potenza

forti

riscattata;

constituire con

spetti

Cisalpina voci che

in

fidi

con quei governi temporanei; ch'era

pericolava

oggimai tempo

cose insolite allet-

dare pomposo cominciamento.

ar^t

dai pi

le

Francesi, nati con fantasia potente.

so-

Eu-

concordia tur-

felice

ncomposti; volersi vivere in repubblica,

disforrae dai governi antichi conservati in

ma

Europa;

sola potenza essere la Cisalpina in Italia che, a favor di Francia


stando, fosse in grado di tener in freno

per l'acquisto

dei

1'

Austria, tanto potente

dominii veneziani; n essere la repubblica

per acquistare la forza necessaria se non con leggi conducenti

stabilit;

varii essere gli umori,

gl'interessi,

abitudini delle cisalpine popolazioni;

le

opinioni, le

n Veneziani, Milanesi,

Modenesi, Novaresi, Bolognesi nel medesimo desiderio concorrere,

n la medesima cosa volere; rimanere

vestigi

dell'an-

non consenzienti non poter


se un governo stretto se una

tiche emolazioni; parti separate e

comporre un corpo unito

e forte,

mano gagliarda

medesimo volere non

in

uno

le

costringes-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

248

adunque un reggimento nuovo concorde

sero: richiedere
la

pace

d'

Europa, richiederlo

e virile

la quiete della Cisalpina, richie-

derlo le condizioni felici alle quali era chiamata.

Mentre questi semi

si

spargevano nel pubblico, Petiet coi

capi della Cisalpina negoziava, affinch


tivi del

comandamenti impera-

consolo avessero a parere desiderii e supplicazioni spon-

tanee dei popoli. Maturati

consigli, a Parigi pe/l disegno, a

Milano per V esecuzione, usciva un decreto della consolta legislativa della repubblica: ordinava che

dinaria

si

una

adunerebbe a Lione in Francia,

r ordinare

leggi

le

consulta straor-

e suo ufficio

sarebbe

fondamentali dello stato ed informare

consolo intorno alle persone che nei tre collegi elettorali


vessero entrai'e

il

do-

sarebbe V assemblea composta dai membri at-

tuali della consulta legislativa,

da quei della commissione ec-

cettuati tre per restare al governo del paese, da


di vescovi e di curati, e dalle deputazioni

una deputazione
tribunali, delle

dei

accademie, della universit degli studi, della guardia nazionale,


dei reggimenti della truppa soldata,

menti, delle camere di commercio.

dei notabili

Somm

il

trocentocinquanta. Kisplendevanvi un Visconti

Milano, un

dei

diparti-

numero a quatarcivescovo di

un Montecuecoli, un Oppizzoni, un
Rangoni, un Melzi, un Paradisi, un Caprara, un Serbelloni, un
Aldrovandi, un Giovio, un Pallavicini, un Moscati, un Gambara,
Castiglioni,

un Lecchi, un Borromeo, un Trivulzi, un Fanton, un Belgioioso,


un Mangili, un Gagnoli, un Oriani, un Codronchi arcivescovo
di Ravenna, un Bellisom vescovo di Cesena, un Dolfino vescovo di Bergamo. Andarono a Lione chi per amore, chi per
forza, chi per

ambizione

grande aspettazione era in Cisalpina

in Francia le menti attentissime. Pareva

un

fatto mirabile

che

una nazione

italiana

sue

governo cisalpino esortava con pubblico manifesto

sorti. Il

si

conducesse in Francia per regolare le

deputati: gissero a fondare

blica in

mezzo

alla

e del restitutore

della

mostrassero con

le

nazione valesse; a

gli

ordini salutari della repub-

maggior nazione, in cospetto dell'autore


Cisalpina;

egregie
lei

nissuno

qualit

amore

loro

rispetto

l'ufficio

ricusasse;

quanto la cisalpina
conciliassero;

ogni

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

2id

calunnia togliessero; nel lionese congresso livore

pretesto di

nissuno, odio nissuno, parzialit nissuna recassero

mondo

al

disvelassero, buonamente, nobilmente, affettuosamente verso la

patria procedendo, esser loro quei medesimi Cisalpini che nel-

r inevitabile

tumulto

tante

di

passioni,

nell'

avviluppamento
con-

di tante vicende, nelT alternativa di politici eventi tanto


trari,

mai non attesero a vendette, a

persecuzioni, a sangue; pruovassero clie


cisalpino popolo
se a sublime

nome

leale

di

grado fra

di

non invano aveva

buono-, pruovassero che,

nazioni erano destinati, a sublime

le

grado ancora meritavano

a fazioni, a

discordie,

di essere innalzati;

dovere a s stessa

dei propri ordini restare la Cisalpina obbligata; solo s

sima potrebbe accagionare,

se tanti lieti

mede-

augurii se tante con-

cepite speranze fossero indarno.

Questi nobili sentimenti verso la cisalpina patria e questa


rinunziazione di ogni affetto parziale ed interessato predicava

un Sommariva, presidente

Trovarono in Lione

del governo.

ministro Talleyrand, che aveva in s i-accolti tutti

il

pensieri

del consolo; trovarono Marescalchi, che, riconosciuto da Francia

per ministi'O degli

accennasse in

Cisalpina, guardava dove

affari esteri della

viso Talleyrand

il

seguitava.

L' importanza

era che vi fosse sembianza di discutere liberamente quello che

gi

il

consolo aveva ordinato imperiosamente. Gi aveva sparso

sue ambagi: volere la


gliarsi

con

gli

che la independenza
stimarla

prediletta,

felicit

uomini savi

allignava; bene

di

e la salute

principal

della

Cisalpina; volere consi-

niuna cosa pi desiderare

lei;

sua; amarla come sua figliuola


parte

della

sua gloria.

dispeneva la materia. Parti vansi

si

in cinque congregazioni, che rappresentavano

L' arte

deputati

cinque popoli

esaminassei'o la constituzione gi data dal consolo per Petiet

a Milano, e come per leggi

organiche

si

potesse

mandar ad

esecuzione.

Discutevasi a Lione dai mandatari:


straziava intanto
tasse

gli

mandatori, un

conquideva. Dolevans

la

licenza soldatesca

con le

inesorabile governo
e

delle

perdute

sostanze, e

degli innumerevoli oltraggi, e della durissima servit:

le

grida

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

"250

degli straziati a Milano furono soffocate dalle grida dei festeg-

gianti a Lione.

Lione

si

discorreva e

si

obbediva. Allungato

farne pubblica dimostrazione quanto potesse parere dignit

il

e sufficienza di discussione, arrivava

consolo: era

il

grande a chi mirava


perch

di

spegnere per legge la libert, che

Ognuno maravigliava

gi innanzi era perita per abuso.

cezza e

semplicit

la

parte di grandezza:

alcuno ve

non

n* era, si

esser tenuti

adulazioni sorgevano.

le

ma

con questi nomi cominciava a chiamargli

congregazioni, e con

l'intrinseco,

quello

ricevesse

altri

ammirava

il

non

collegi

consolo su
s'

liste

pareva

Chi conosceva
modestia.

In

nominolli

per

la

prima

doppie presentate dalle congregazioni.

era ancor toccato

che un esempio

risposte,

parve buona, e fondamentale

elettorali:

il

principal

Italia era stata fatta venire in Francia.


si

alle

dava.

loro

venne alla conclusione comandata:

fu appruovata la constituzione
dei

docile

che

l'arte; chi l'ignorava, la

fine dai discorsi permessi si

ordine quello

presi-

approvava, ora emendava, ora domandava

constituzione; ora

che da

loro discorreva intorno alla

consiglio. Conti'additor benigno e

Ma

non tanto per

quanto per non esser tenuti pazzi o

Buonaparte metteva mano all'opera; chiamava

denti delle

volta

repubblicani, se

infigevano,

s'

la dol-

pareva loro che fossero

consolo:

rodevano,

faziosi

sciocchi; che gi
l'et.

del

gen-

compassionevole a chi denti'O;

la scorza,

macchinava

l si

TU

Era spettacolo

naio: Lionesi e Cisalpini a gara accorrevano.

per cui mezza

tasto,

Meno una

constituzione

aspettava dagl' Italiani. Trattavasi di nomi-

nare un presidente della Cisalpina. Importava la persona, im-

portava
1

la

durata del magistrato

magistrati a tempo.

Fu data

l'

a Buonaparte non piacevano

intesa ai

chiamassero capo della repubblica, e

supremo

di presidente

quante volte

si

che malagevolezza,
per

la

per dieci

volesse.

anni,

pai-te coi Cisalpini,

potesse esser rieletto

con

parte

padrone della Cisalpina. Importava anche


i

il

magistrato

Avevano queste due deliberazioni qual-

evidente dipendenza verso Francia, se

niun Cisalpino fra

perch

Cisalpini

gli dessero il

Cisalpini fosse atto

il

il

le

potenze,

consolo fosse
confessare che

a governare:

alcuni

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

251

vlta di Melzi. I ministri di Buonaparte fecero

mdavano

alla

iiligenze

coi partigiani,

asseverando

ora lodando Melzi, ora

avrebbe grande autorit nei nuovi ordini. Ebbero

lie

salpini al consolo

nella quale era tanta

medesimi,

tanta depressione di loro

un

storie vi sia

Confessarono, e

atto

vergognoso di questo.

sforzarono anche di pruovare con loro ra-

si

aveva

ridotti,

clie

ra che idoneamente

gli

nelle umili parole

propri comandamenti:

nissun Cisalpino

Gradi

potesse governare.

consolo

il

che domani

disse

convocati Cisalpini in pubblica adunanza sederebbe.

compagnato

Ci-

adulazione di lui e

non credo che nelle

clie

pi umile o pi

gioni, a tanto di vilt gli

fra

le arti il

Appresentai'onsi colla deliberazione fatta

line desiderato.

da' ministri

Francia, dai

di

consiglieri

di

Acstato,

dai generali, dai prefetti e dai magistrati municipali di Lione,


fra

accoglienze ed

seggio recatosi,

come
a

liete

le

alto

principali cittadini

me

adunati

voi

plausi

loro

cosi

della

dei

festivi

favellava:

Cisalpini, in

Hovvi in Lione,

cisalpina repubblica, appresso

mi avete bastanti lumi dato, perch V au-

me imposto, come primo magistrato del popolo


primo creator vostro, riempire io potessi. Le
come
francese e
elezioni dei magistrati io feci senza amore di parti o di luoghi:
gusto carico a

quanto
di voi

al

supremo grado

ninno ho trovato fra

presidente,

di

che per servigi verso la patria, per autorit nel popolo,

per sceveramento di parti abbia meritato eh' io un


gli

commettessi.

dotti

Muovonmi

tal

carico

motivi da voi prudentemente ad-

ai vostri desiderii consento. Sosterr io, finch fia d'

la gx'an

mole delle faccende

mie cure V udire

la

vostre.

confermazione dello stato vostro e la pro-

sperit dei vostri popoli.

Voi non avete

possedete quanto gli pu creare,


fertili,

leggi

ma Dio

abitudini nazionali, non eserciti forti:

campagne

uopo,

Dolce mi sar fra tante

non

popolazioni numerose,

dico

esempio da Francia

generali,

vi salva, poich

Questo favellare superbo del consolo fu da altissimi plausi


e di Francesi e di Cisalpini seguitato.
de' lati mitigata dall'imperio sopra

reggiata dal vilipendio

La

servit era dall'

forestieri, dall'altro

pure lietissimamente

un

ama-

applaudivano

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

252

doppi, come

servi

se onorati e liberi fossero.

ma

non pi cisalpina

massimamente
essendo

quale,

al

dominare. Piacque,

Prina

parole

le

ed

severa

consolo ed

il

fidi),

Buonaparte. Consenti facilmente

di

natura

pi

coi

chiamasse, cosa molto pregna

si

adulando,

di

aveva subodorato
innanzi

mano

in

Riprese,

consolo.

il

italiana

Dimostrarono de-

un concerto

siderio che la repubblica (quest'era

novarese,

il

consolo

per rimunerazione

lui,

voleva

si

fu

il

bene

molto

arbitraria,

far

fatto

grande.

Chiamarono

ad alta voce

g' Italici

il

consolo presidentt'

Ebbe Melzi luogo di


vice-presidente. Era Melzi uomo generoso, savio, molto amato
dagl'Italiani: pendeva all'assoluto, ma piuttosto per grandezza
per dieci anni,

rieleggere

si

ordinasse la constituzione. Cominciossi dagli

si

potesse.

che per vanit.

Restava che
ordini

Fosse

ecclesiastici.

religione

la

liberamente

verno

vescovi

si

apostolica e

cattolica

romana, religione dello stato; ci non ostante

riti

acattolici

potessero celebrare in privato; nominasse

vescovi,

g' instituisse

ed instituissero

parochi,

il

go-

Santa Sede; nominassero

la

governo

il

approvasse;

gli

ciascuna diocesi avesse un capitolo metropolitano ed un seminario;


le

beni non alienati

si

restituissero al clero;

le fabbriche, fra tre

mesi;

si

non

s'

ai religiosi soppressi

per

g'

innovati

domandasse

1'

confini delle diocesi

fosse

condannato per

al

appruovazione della Santa


pene canoniche fos-

le

non

sero dai vescovi puniti; se gli ecclesiastici

vescovi ricorressero

definissero

seminari, per

assegnassero pensioni convenienti

innovassero

Sede; gli ecclesiastici delinquenti con

si

congrue in beni pei vescovi, pei capitoli, pei

braccio secolare; se

delitto, si avvisasse

il

si

rassegnassero,

un

ecclesiastico

vescovo della con-

danna, acciocch^quanto dalle leggi canoniche fosse prescritto


potesse fare; ogni atto pubblico che

rompesse od

il

culto od

od

suoi ministri

bito; niun paroco potesse essere sforzato

a ministrare

il

sacramento

del

buoni costumi cor-

offendesse, fosse proi-

da nissun magistrato

matrimonio a chiunque fosse

vincolato da impedimento canonico.

questo

modo

fu ordinata

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

253

la chiesa italiana nella lionese consulta. Alcuni capi, ancorch

laudabili

toccavano

sani,

giurisdizione

la

ecclesiastica,

con acconcio discorso, a nome di tutto

clero

il

Nondimeno

sarebbe stato necessario V intervento del pontefice.

assen-

italico,

Ravenna: assentimento non necessario se


aveva dritto di fare quello che fece, non suffi-

tiva l'arcivescovo di

l'autorit civile

ciente

Ma

il

r intervento

se

autorit pontificia

dell'

consolo su quelle prime tenerezze

non aveva timore,


Quanto
dotti e dei

sapeva che

agli ordini

civili,

1'

comanda

ardire

collegi

tre

commercianti erano

necessario.

papa

'1

altrui.

possidenti

dei

dei

fondamento principale della

il

Repubblica: in loro era investita

autorit sovrana. Ufficio dei

1'

membri

collegi fosse

nominare

di stato, del

corpo legislativo, dei tribunali

era

amicizia co

d'

della censura, della


di

consulta

revisione

di

cassazione, della camera dei conti.

Ancora accusassero

gistrati per violata constituzione e

per peculato; finalmente

dispareri nati tra la censura ed

governo per accuse

sorte definissero. Sedessero

Bologna;

il

possidenti in Milano;

commercianti in Brescia: ogni biennio

si

mai

di tal

dotti in

adunassero.

Magistrato supremo era la censura: componessesi da nove possidenti,

da

commercianti; sedesse in

sei

Cremona; desse per

s e giudicasse le accuse date per violata

giorni dopo

peculato; cinque
legi si

ma

della

l'

et

servile

repubblica

rendeva

il

consiglio legislativo. Avesse

vice-presidente

inutile.

Fosse

il

ed

il

concludere

leggi

di stato,

nominasse; fossero

le

instruzioni

trattati.

ai ministri,

in

uno

ad un

ministri tenuti

pei ministri presso

d'ogni

esaminare
le

potenze

Potesse nei casi gravi derogare alle

sulla libert dei cittadini ed all'esercizio della constitu-

zione; provvedesse in qualunque


blica.

go-

presidente la potest esecutiva,

loro atto verso lo stato. Ufficio della consulta fosse V

e r esaminare

il

commesso ad un presidente, ad un

ad una consulta

vice-presidente,

il

adunanze dei col-

adunasse; dieci giorni e non pi sedesse. Ordine buono

era questo,

verno

constituzione e per

la fine delle

Se dopo

tre

modo

alla salute della repub-

anni qualche riforma giudicasse necessaria

pi ordini della constituzione,

si

la

proponesse ai col-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

254
legi,

ed

Aveva

collegi definissero.

deliberare intorno

colt di

presidente, e

legge

di

proposti

dal

sopra quanti affari fosse da lui

consigliarlo

di

Consiglio legislativo fa-

il

ai progetti

richiesto. Il corpo legislativo stativo statuisse le leggi proposte

ma non

dal governo,

Tali furono

discutesse n parlasse; solo

squittinasse.

principali ordini della constituzione

liana repubblica, forse

massime

migliori,

dell" ita-

collegi

tre

ed

il

magistrato di censura, che Buonaparte abbia saputo immaginare.

Letta ed accettata
solo,

constituzione, se ne tornava

la

traendo a calca e con acclamazioni

con-

il

popolo, nel suo

il

palazzo. Poscia, ricevute le salutazioni degF Italici e

lionese

nominati

ministri,

avviava, contento

si

del

successo del suo

italiano sperimento, al maraviglioso e maravigliato Parigi.

Fecersi molte allegrezze nell'italiana repubblica per la data


constituzione e per

tarono

mente
il

acquistato presidente.

Le adulazioni mon-

per uniformit.

fastidiose

al colino,
i

1'

Presersi

solenne-

magistrati secondo gli ordini nuovi: Melzi, prendendo

suo, parl magnificamente del consolo,

modestamente

di s,

acerbamente dei predecessori; tocc principalmente delle corgrande: Melzi viveva da principe,

ruttele. Il lusso fu

con grandezza

affettata.

Essendo

r independenza maggiore. I soldati

reggimenti

rend prospera

rendita dello stato, che, non

la

pagamenti agevoli. Le
che

adulatorie

libert, era posto


di stato,

le

lettere

libere.

Teuillet

le

erano

ostante

le

il

scienze fiorivano,

poteva pi udire.

sapeva fare star cheto

Seppelo Ceroni, giovane

poi

esiliato

con

d'

versi

poeti e letterati,

si

di

tri-

ma

pi

toccava
lui

si

Ceroni.

Le

La

consulta

quella che

chi avesse voglia di

ingegno vivo e generoso,


d"

independenza and car-

trovarono

nelle

generale italiano, Cicognara ed alcuni

aver lodato

il

casse piene,

Chi voleva favellare con qualche

dove nissuno

che per qualche verso che


cerato,

Francia,

che per questo era stata creata, siccome

era docilissima,
parlare.

descrivevano ed in buoni

si

ordinavano. Prina, ministro di finanza, talmente

si

buto annuo che i^agava alla

le

ma non

presidente lontano, pareva

il

quali

cose

misero in sul pi bello

dell'

male

altri,

peste

solo per

udite dagli altri

adulare. Diceva

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Buonaparte che era tempo

ma

tutta la ragione;

il

mettere

il

male fu che

il

di

255-

freno-,

nel che ayeva

mise ugualmente sul

favellar bene e sul favellar male. Molte cose

si

scrissero in quel-

Tet; nissuna che avesse nervo, se non forse qualche imprecazione contro l'Inghilterra, i^erch le imprecazioni contra di

erano diventate parte

d'

adulazione. Nissuna cosa

avesse dignit, serpeggiando

l'

adulazione per tutto

avesse novit, perch la lingua ed

scrisse

si
-,

nissuna eh

pensieri erano levati di peso

ma

dalla lingua e dai libri francesi, e neanco dai buoni,


cattivi;

pi inspidi libricciattoli,

servivano

le

dai pi

pi informi gazzettacce

Buon modo aveva

esemplare.

d'

lei

che

trovato

Buonaparte

presidente perch gli scrittori non facessero scarriere: questo fu


di arricchirgli e di

gran

chiamargli ai primi gradi. Pareva loro un

ed accettando

fatto,

Tuttavia qualche volta


simposi! loro

somma

vivere tacevano o adulavano.


gli assaliva, e

e si divertivano

negF intimi

a spese del

sapeva e ne rideva, perch non

presi-

temeva.

gli

la letteratura fu servile, le finanze prospere,

ordinati, P
l'

Il

lieto

mal umore

sfogavano

si

dente di Parigi.

In

il

il

soldati

independenza nulla. Pure un certo sentimento del-

essere e del vivere da s nasceva e

si

propagava negli animi^

che col tempo avrebbe potuto fruttare. Melzi, uomo di natura


tutta

molta

il

no

'1

1"

Italia,

nodriva questi pensieri

che, giunto alla grandezza del suo procedere,

efficacia.

e per

amava

che

italiana e

con arte;

aveva

Questi andamenti non piacevano al presidente;

teneva pi in quella grazia in cui Y aveva per la

innanzi.

Fra

tutto questo sorgevano opere di singolare magnificenza.

Buonaparte, come

il

dove prima s'innalzavano

le

Il

fro

chiamavano, fondossi nel luogo

mura

del castello di

Milano.

questo un maravigloso disegno, che molto

ritraeva

mana

duomo

grandezza.

Diessi

mano

da tanto tempo imperfetto,


in poco

d'

anni vi

si

fece pi

Rendevasi la libert

al

finirsi

il

Fu

della rodi

Milano

tanto fu promossa V opera, che


lavorio

impossibile,

si

che in

parecchi secoli.

acquistava la bellezza.

Tutte queste cose e quel nome di repubblica italiana singo-

larmente allettavano

popoli della penisola.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

256

XLIII.

Vincenzo Monti.

Rivendicazione dell' ingegno

degP

DaW

Dal discorso

e della civilt

Italiani.

primi scopritori

obbligo di onorare i

del vero iv

fatto di scienze, che fu prolusione agli studi nell' universit di Pavia recitata

il

26 nov. 1803. Giovanni Paradisi

ha

Monti

contro

preti e

il

ne scriveva a Dionigi Strocchi

sua prolusione con concorso grandissimo, inveendo

La stamper, ma riformata

francesi.

agli 11 genn.

Melzi,

repubblica,

della

presidente

ma

fatto la

d'assai

1804

Il vice-

desider averla;

ministro dell' interno Felici gli scriveva non essei'e ancora stampata

e glie ne

mandava

la perorazione:

primo [Monti

e l'et che

come

[La

fu detta

poco

Cant,

il

il

se

quale pubblic

fu sua, Milano, 1874, pp. 33-35] la perorazione


incomincia ecc.], che nella
i popoli

storia di tutti

stampa del 1803 era

Che r

Voi vedrete nella vostra saviezza

press' a

vi siano cose offensive . Cosi

stata cambiata.

ogni sa-

Italia, rinate le scienze, sia stata la fonte d'

pere, la fonte che largamente

ha irrigata tutta

1'

que-

Eui'opa,

sta verit lucentissima; e l'invidia che tutto rode, l'orgoglio

he tutto sprezza,

il

malcontento che tutto diminuisce, non po-

tranno eternamente non confessarla. Che molti ci non ostante

procedano

dissetatisi ai nostri fonti

ed

altri

altri,

imitando

1'

sommo rammarico

il

calcio

un rabbioso
l'

alla

nome

aver

secchia,

ci

lungo conflitto

tra

il

tedesco

secondo

Si

Cavalieri

fondatore

di

il

pure

con

que-

veduto

l'inglese

invenzione del calcolo infinitesimale, e fra

del

ed

attinto,

tirino,

discorrerle

tutte

delle armi e le grida de' combattenti


il

d'

^ella costumata filosofia verissimo.

male creanze chi potrebbe

disputarsi

senza ringraziamento,

affatto

animale dai lunghi orecchi,

proverbio, villanamente

ste

oltre

nieghino

inverecondi

pi

il

per

romor

ninno ha mai profferito


quel

calcolo

clamoroso.

/LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Si

sottomettono

logica

alla

sorte negli eventi

fortuiti:

testa del calcolo; ne scrive

scrive

D'Alembert

il

dell' analisi

Ugenio

1'

257
probabilit

le

Olanda

in

Bernouilli, ne scrive

il

della

si

pone alla

il

Moivre, ne

ultimo lo sfortunato Condorcet: tutti

e in

citano r olandese, e ninno

povero Galileo che mezzo secolo

il

avanti in una sua lettera sul gioco dei dadi aveva gi istituita

questa analitica applicazione, la pi ammirabile forse di quante

ne sieno mai state ideate. Neil' Enciclopedia,


deposito dell'
cifra

umano

sapere, articolo

D' Alembert,

di

quel grande

in

Idrostatica

segnato della

ricordano colla debita lode

si

stratori di questa scienza e

affatto

tacesi

il

g' illu-

nome pi bene-

merito, quello del bresciano Castelli, che alle dottrine idrostatiche applic

primo

il

geometriche, e di scienza incerta che

le

era e quasi contadinesca facendola scienza certissima


lissima

merit

il titolo

legislatore

di

problema proposto del

sicura a tutte le teorie posteriori. Sul

1741

dall'

Accademia Reale

scienze

delle

Qual

gliore e pi atta struttura dell' argano per tutti

due ingegnosi
consesso
ria

artifici!,

dell'

lande scontrasi

1'

del

non

un argano
Poleni

usi

Poleui suggerisce

il

ove

585,

p.

mi-

la

astronomo Lalande

4,

nome

il

artificio di

da quei del Poleni;

t.

sia

quegli

premiati da quell' illustre

e l'altro

matematica del Montucla,

cabestano navale, sotto

rico

l'uno

supplementi

nei

macchina nelle navi

cui serve questa

nobi-

die base

acque, e

delle

so

Isto-

all'

ragionasi

qual

del

La-

altro

patentemente copiato

n pur parola.

Io

sto-

che dissimula questo furto quello stesso Lalande,

che,

dopo aver pubblicato una mostruosa sartagine di sciocchezze


in quella sua ridicola ambulazione in Italia compilata nelle
che

sagrestie, e sulla fede di quei Ciceroni

giorno vendono

costumi

al

forestiero

l'

de' popoli, si fa lecito di

erudizione

stampare nelle sue note

geografo inglese Guthrie, che di presente

che nelle lettere non vanta un


musica.

in

qual

terra

nel

suo

seno

il

Lisippo

uomo

scrive

stolide villanie? Nella terra

che

a trenta soldi
dell' antichit

egli

l'

Italia si

il
i

al

nelle arti

superiore^ salvo che nella

mai questo cinico cosi

ha chiamato, non

Canova per

iscolpire

1'

molto,

immagine
17

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

258
del

pi grand'

non

solo

uomo

vivente, e

con pace

di

tutti

terra che,

belle arti, fa viaggiare

perch sa che

il

suoi

genio delle

alunni in Italia per

non

arti

s'

La-Grange

degli eruditi, siccome in

r altro

italiani.

nome

de'

il

car-

si

principe

matematici,

ingegno supremo, che ba-

Alfieri,

stavi tu per te solo a dar

principe

il

appararle,

imbarca n

reggia: nella terra che possiede in Quii'ino Visconti

r uno

Lalande

ma di seme italiano ancor esso: nella


mantenendo in Roma una splendida accademia d
pi grande,

il

tuo

al

secolo

a creare

tu

una nazione, un Lalande scriveva quel vituancor vivo! Calde erano ancora le ceneri di Pa-

solo la gloria d'


perio, e tu eri
rini

un Lalande calcava

Mascheroni, e

di

si

brutalmente

delle scienze,

da bel prin-

l'italiana letteratura^

L' istorie dell'

Accademia Reale

cipio pronuncia che le scienze fisiche e matematiche, colpa del

governo ecclesiastico o della troppa nostra delicatezza, ne regnent gure dans ce pays-l; cio nel paese

di Galileo.

frat-

tanto chi ha stabilita sul trono la sincera filosofia? chi ha geo-

metrizzata

questa
future?

ne ha data la legislazione del moto, e in

la fisica? chi

fondamento ed

il

Le

il

germe

scienze fisiche e

dan ce pays-l!

chi

di tutte le possibili cognizioni

matematiche ne regnent gure

dunque ha pesata quest'aria che

ci

porta air orecchio tanta bestemmia? chi ha fatto l'uomo signore


del

cielo?

che starebbe l'astronomia della Senna senza un

Cassini? la matematica del

senza l'algebra del Tarta-

Vieta

glia e de' valenti suoi successori? Chi, se tutti questi non erano,

chi avrebbe spianata al gran

sublime

quella degl'indivisibili?
tica,

Cartesio

la

via

Chi avrebbe creata la geometria

la

cosi

senza

meccanica, la statica, l'idrosta-

r architettura militare, la prospettiva, da chi hanno

cevuto elle mai la restaurazione e la vita? Che


posteri per aggrandirle, che tutto
cipii gi per noi stabiliti?
la

alzarsi

di

dell' infinito

medicina,

speculazioni,

per
per

noi

noi

fatto

ri-

dai

sia derivazione dei prin-

Per noi s' imparato a ragionare


cadute

sono

ha

non

si

sentite

r economia del moto animale

e si

le

le

arabiche
leggi

del

ed empiriche
calcolo

messo sulla bilancia

tutta

per-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

259
anatomica,

rino la traspirazione. Creatori noi soli della scienza

noi r abbiamo pur anche arricchita


perte,

non paghi

Mmano abbiam

portato

vene e nel cuore de' vegetabili.


nel ricordare di qual crudele

momento

nel

mercede

forse spenta in Italia la generazione

un giorno

meraviglie

le

fibre

nelle

cui

fremo

in

pagano

si

beneficii,

che

saggi

dei

corpo

del

anatomico nelle

ferro

il

pi importanti sco-

delle

aver rivelate

d'

la

fecero

Non mi veggo io qui circondato dai


Non veggo io qui redivivo un Maltra queste mura medesime che il genio

gloriosa?

sf

Viviaui, dai Torricelli?

pighi?

Non

forse

non

italiano coi contatti metallici ha strappato,

mani della natura il pi prodigioso


E manco male che questa scoperta

pur molto,

de' suoi segreti?

alle

si

che tacite

divulgano e dai modesti lor padri

si

mena

trascendente e

tanto romore, che non pu pi temere d' usurpazione.

Ma

quelle

inviano senza

s"

gran luce del pubblico, chi pu rendersi certo

strepito alla

ben custodirle

e servarle dai rubatori?

che rubano;

ma

immagini,

quali trapassando d'un idioma nell' altro, coli' in-

le

filosofi!

di

pazienza fosser poeti

si

rubasse non pi che concetti ed

una parola mutano subito

vertere d' un" idea col

mutare

sembianza, n mai

rimangono rigorosamente

si

d'

la

Ma

stesse!

le

involar esperienze, invenzioni, calcoli, teorie, e involarle colla


stessa disinvoltura con che Virgilio

zioni

d'

Omero

Newton, che

Il

Fontenelle,

appropria

si

parlando

coi denti si disputavano

l'

le

compara-

Leibnizio

del

del

invenzione del calcolo

infinitesimale, n volendo defraudare di tanta gloria ninno

diceva sensatamente che gli uomini ricchi

due,

Tuttavolta

le

Herschel, e
Eulero,
finite

tavole astronomiche

le

la

dell'

sul

pianeta

di

note del Mascheroni sul calcolo difi"erenziale di


soluzione

delle

equazioni

lineari

a differenze

a coefficienti variabili del second' ordine, sottilissimo ri-

trovato dell' illustre collega nostro

predate da
del

Oriani

dei

non rubano.

tali

proprio. Concludasi

scienza

si

Brunacci,

che hanno fama di essere

adunque che

commettono anche dai

sono mere apparenze.

sono

state

tutte

abbastanza ricchi

rubamenti in fatto di

ricchi, o

che certe ricchezze

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

260

Ma

sorge motivo di maggior dolore per noi in mirando

sfortunato destino di tante nostre

invenzioni

rimaste

lo

rozze

incomplete per difetto di mezzi e di patrocinio, o vituperosa-

mente neglette dai successori, o arrenate e sommerse per un


minimo che nel punto di entrare a piene vele nel porto. Scopre
il Colombi di Cremona pe '1 primo
la circolazione minore del
sangue detta la polmonare, e Andrea Cesalpini poco dopo, illustrando con nuove osservazioni questa scoperta e ragionando
maggiore, insegna che sanguis fugit ad cor

della circolazione

suum principkim

tamquaji ad

che

di pi,

cipio del sangue, arteriarum quoque et


necesse est; di pi, che le arterie e le

il

cuore, se prin-

venarum iwincipiuyn esse


vene oportet et patet

CONTINUAS ESSE CUM CORDE: di pi, osserva le anastomosi


si combaciano colle estremit delle vene e nitidamente le spiega chiamandole arteriarum ramusculos qui cum
arteriose che

venis

che

minimis
per

una porta
a notare

somma

committuntur,

e rientra per

il

1'

nettamente

un

scorre

vasi

da tutte

punto

per

d'

le

alzar

questa

sangue,

mani; ed
il

1'

esce

ridice

per

legatura: in

alla

grande

scoperta.

egli la tcca e la

velo e scoprirla.

dugia che un destro inglese gliela strappa


a profitto

che

occhi del Cesalpini, e gli scherza

le parti agli

e trastullasi, dir cosi,

e sta tutto sul

dice

costantemente. Giunge perfina

altra

del

ci

fluido

gonfiar delle vene inferiormente

circolazione

la

scintilla

quei

entro

di

Ma

mano,

palpa

tanto in-

mettendo

altra bella scoperta nostra delle valvole nelle vene,

gridando pel primo

circolazione^

ne raccoglie in un punto

tutto l'onore alle spese degli Italiani

L' invenzione della camera oscura, che mise


tore Giambattista della Porta a

stero

della

visione;

le

sciolse r aristotelico e

il

suo ritrova-

due dita dal maraviglioso mi-

esperienze

del

Maurolico,

che

prima

omai disperato problema del perch

il

raggio solare traversante un fro di qualsivoglia figura e intercetto a certe

distanze rende

costantemente la figura

circolo; le scoperte dell'arcivescovo

fenomeno
tazione

dell'iride,

dell'uvea;

d'

un

Antonio de Dominis sul

quelle del Sarpi sulla contrazione e dilal'artificio

megalografico

dell'Alberti;

la

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


formazione del cosi detto color bianco
e pi

Italia V

anatomia della

Leonardo da Vinci

di

avevano gi avanzata molto in

esperimenti

ottici

alti-i

261

Viene

luce.

Grimaldi

il

scopre

ton, ed illustra

la

New-

diffrazione del raggio solare chiamata poi inflessione dal

con replicate esperienze questa bella scoperta,

precipuo fondamento delle ammirabili teorie che in processo


di

tempo ne scaturirono. Spinge

ricerche, osserva la dilatazione

comprende
r entrare V
giamente
punto

d'

altra

sue

le

raggio cadente sul prisma,

eh' essa V effetto di duplice refrazione,

una nel-

1'

prisma, ne rappresenta egre-

nell' uscire del

fenomeno con tavole accuratissime; ed eccolo

il

insignorirsi

guarda

S caccia pe

'1

condensazione

belT arcano

pi

del

refrangibilit della luce.


occhi, lo

Gimaldi pi oltre

il

del

Il

Grimaldi se

dico

dell' ottica,

'1

tiene gi sotto

al

la

gli

riguarda per ogni lato, n mai lo ravvisa.

capo che questo bel gioco sia alternativamente una


e rarefazione di luce

fratta gli comparisce, e si lascia

secondo che pi o meno re-

miseramente fuggir

pugno

di

questo grande segreto riservato al pi veggente di tutti gli occhi,


quello di Newton.
stato

gnata agli
maldi ha

Ma

vuole esser giusti. Se

si

altri la via. Il

finito,

dovuta grazia

d'

e giustizia.

Newton ha cominciato dove

Non

cosi

Cartesio

il

con Antonio

iride si fa bello

qui cade a proposito la menzione di

medesima indole

quale egualmente raccolse

chi di

Gri-

il

senza ono-

una parola.

scientifico della

sommo

Grimaldi non

ed egli con generoso candore gliene rende la

de Dominis, delle cui scoperte sulT


rarlo

il

avventuroso di farsene possessore, ne ha per inse-

si

il

il

pensiero di

un

altro

infortunio

non molto noto, del

gran Newton tutta

nostro discapito. Fino del

Parma

e forse

la

gloria con

1616 venne al gesuita Zuc-

adoperare

gli

specchi concavi

di

metallo in luogo degli obbiettivi di vetro, onde conseguire col

mezzo della

riflessione

medesimi

replicati frustranei tentativi gli


di questi specchi

effetti

venne

sulficientemente

della refrazione.

Dopo

fatto alla fine di aver

condotto.

Lo converse

oggetti terrestri e celesti, ed ottenne coli' esperienza

il

uno
agli

risultato

indicatogli dalla ragione. Questo ingegnoso ritrovamento rimase

LETTURE DEL RISORGIMEKTO.

262
per

Io

spazio d cinquanta e pi anni negletto.

timo ritornar nella mente degli eruditi


riflessione costruito dal

Newton

il

Lo

fece

all'

ul-

celebre telescopio

di

ma-

nel 1672; ed ecco un'altra

ravigliosa invenzione, che nata umilmente nell" oscura e taci-

turna cella

non

d'

un

frate

non ha trovato chi

quanta giustizia

so dire con

come

che una bella

un povero non acquista mai pregio

in quello d'

un

lungo assai

alla strada,

mani

nelle

gemma

nel

opinione sic-

catalogo delle scoperte per noi gittate

dello straniero;
d'

nell'

ricco.

il

accortamente raccolte o

purgandole

N poche

Io

scoperte italiane. So bene che la riputazione de' pa-

lista delle

dri fa spesse volte quella de' figli, e

dito ad

contempli.

la

ella sia stata cancellata dalla

ogni macchia,

venute

fortuitamente

quale, con pazienza educandole e

il

le

ha

soQ quelle che, mutato

fatte suo
1'

acquisto legittimo.

abito semplice con che

sa-

lutarono questo cielo, levano adesso di s gran grido fuori di


patria in abito splendido e meretricio.

molte pur ne ravviso

che involate in pieno meriggio vengono, come parti legittimi,


presentate dai ladroncelli

mio

delle

vecchie,

all'

applauso del pubblico ed al pre-

Accademie. Che pi? Ve n'ha talune per noi gi

ma

del tutto novissime e vergini per lo straniero

del

qual numero piacciavi eh' io ne accenni una sola tutta recente


e di apparato singolarissimo.
Il

cane,

clinico Collet-Meygret scopre

annunzia

al

pubblico

la

un lombrico nelle reni d'un

sua

scoperta

come

tinica

in

questo genere^ legge sulla medesima una ben lunga ed acclamata dissertazione, ne presenta le tavole leggiadramente

disegnate ed incise; e

membri,

si

nomina una deputazione

che colle lenti sul naso

si

quattro

di

rechino a verificare

processo verbale di questa nuova novissima maraviglia.


tanto egli tre secoli che noi Italiani la conosciamo.

Il

far

frat-

primo

a cui venne veduto questo verme maraviglioso fu il Cesalpini.


L' osservarono dopo lui Tommaso Bartolini, il Delestanghio,
il

Chereringhio e

pi

altri

mentovati dal

Redi.

Torn dopo

Redi medesimo, che nelle reni si del cane


che della martora trov quando uno quando due di questi in-

questi a vederlo

il

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


comodi
dentro

abitatori,

viventi ne die

vi trattengo?

suo trattato

tavole

Nel gabinetto

ma

ascaridi

replicate

precise.

viventi,

tre

a diversa grandezza.

men punto romore

nostro

que-

di

esimio succes-

che ne fece

Mangili,

fenomeno, perch

di tale

modesto naturalista sapeva tutto

1'

pi

clie

di storia naturale di questo

sore di Spallanzani e collega nostro

deposito,

263

animali

degli

un rene canino contenente non uno n due

liceo si lia
sti

nel

il

dotto

il

gi scritto e osservato su

il

tal materia.

D' una verit qualsivoglia rileva

assai

d'

rivendicarne la

il

gloria al suo primo ritrovatore, onde gli eredi della sua

abbiano nei domestici esempli

e nella

fama

pubblica stima un ec-

citamento a nuove ricerche. Senza questo dolce e nobile im-

un seguace. Per

pulso la sapienza non avrebbe


utilissimo

mi parrebbe, ovunque

le

scienze

si

qual cosa

la

coltivano, lo sta-

bilimento di una, dir cosi, scientifica Polizia, la quale attenta


vegliasse sul

prezioso

ne denunziasse

al

deposito

nazionali

delle

gran pubblico

gli

da quando Enopide Chio rub a Pitagora


quit dello zodiaco,

il

eternamente

talento e la

fama che

suoi pirati ancor esso.

sclamava

la

scoperta

dell' obli-

regno scientifico ha sempre avuto ed avr

n"

Altronde

il

pi'odotti

emerge non sono cose

sciarsene libera ed impunita la depredazione.


gliuoli

invenzioni,

usurpamenti. Perciocch,

si

La

vili

da

del
la-

perdita de'

gran Galileo vendicando a s

1'

fi-

inven-

zione del compasso geometrico con tanta impudenza usurpatagli

da Baldassare Capra
della vita

la perdita de' figliuoli, delle sostanze,

medesima non pareggia

la

perdita della gloria che

scaturisce dal nostro ingegno: perciocch la procreazione de'


gli

un vantaggio comune

all'

sono acquisto fortuito o lucro


cire

il

uomo

col

bruto,

di industria la

perduto, e lo spoglio della vita

ci

le

quale pu

risar-

priva del poterci noi

pi n di questa n di altra perdita lamentare. Solamente


die' egli
l'

in

estremo grado di dolore

ci

onore, della fama, della meritata gloria,

n dalla sorte n dal caso,

ma

dai

nostri

fi-

sostanze

riduce colui che del-

bene non ereditato


studi,

dalle

fatiche, dalle lunghe vigilie contribuitoci, eoa false

proprie

imposture,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

264

con fraudolenti inganni, con temerari usurpamenti


Questo vivo e doloroso parlare ne fa chiari
quei sapienti, a cui involansi dopo morte

ben

loro meditazioni, ove fossero vivi,


cersi.

Ma

cordarsi

coloro che ne

d'

quale

saci'a, della

rosamente

il

sta gloria

non

spoglia.

delle penose

frutti

farebbero che ta-

altro

hanno ereditata

aver accettata con tutti

ci

abbastanza, che

gloria debbono ri-

la

pesi e doveri eredit

cosi

dichiarano decaduti, tollerandone vitupe-

si

saccheggio. Dir di pi.

un sommo

ella forse

La

conservazione di que-

interesse politico, e Y or-

namento e l'orgoglio pi ragionato delle nazioni? E se quelle


danno tant' opex-a ad aumentarla, che, potenti di commercio e
di armi,

n di

n di

lettere

arti

abbisognano onde procacciarsi

riverenza e rispetto, che non dovr egli

quel popolo, cui

fai'e

n forze marittime, n commerciali stabilimenti, n formidabili


eserciti,

n unit nazionale ponno rendere rispettato? Scaduti

pur troppo dair antica nostra grandezza


ritornare nel

posto

e,

sola famiglia, consolare

ne rimane che

pi

giustizie
la

della

fortuna

ci

l'

fortuna?

ha

ombre

le

emendare

traditi,

questo

non

la

le scienze

valor

talenti

ha

si

altro
le

in-

potremmo noi bene; che


natura. Nessuna gente d'Eualle scienze

come V

cominciarono ad insospettire

religiosa; e nessun' altra le

che

padri,

dei

di

nuovo in una

il

ropa ha trovato impedimenti tanti

da poi che

de' nostri

col

speranza

dalla

riabbracciandoci tutti di

ristorate

come

la

Italia,

politica

l'Italia;

suoi benefcii sarebbero ancora pi palesi e confessi, se V indolente avesse saputo tener registro di credito e cautelarsi contra
g' ingrati

Noi possediamo farragine immensa di opere formanti


posito del bene e del male, che in materia di scienze

nuti

adunando

vecchi nostri italiani

paura grandissima
erudizione.
le

Ma

di

qual

si

tutto

pasto di

il

de-

son vetarli,

sia pi coraggioso indagatore di

in questa grande quisquiglia trovansi mescolate

opere di eminenti intelletti, che, forzati

minare in cerca del vero per vie non


abbracciarono molte volte

le

apparenze

com' erano a cam-

mai battute ed oscure,


e

le

nuvole, e furono,

direi quasi, g' Issioni della filosofia; o se pur giunsero

ad af-

LETTURE DEL KISOEGIMENTO.


non

ferrare la verit

ben

la seppero

265

vestire o polirla, per

rimase come irreperta, o V affogarono di grandi cancie


fusero

Toro

siccio,

il

tesoro

colla mondiglia;

Nella storia dello spirito

l'oro vi pur sempre e

mas-

qualche volta pi che

ha sognato

nondimeno noi
duole che

Per

le qiiali

ammiriamo, noi

cose io vorrei che

si

ma ben anche

ingegno,

sognato Pla-

ci

pervenuti

brillanti loro

consola almeno dei nostri.

registrassero

gli

filosofia; e

professiamo riconoscenza, e

le

non solamente

ardimenti infelici,

si

le

perch

vigore di quegl' ingegni (e un bell'ar-

attestano

il

coraggio e

non

fu

mai senza lode),

dire

Ha

ha sognato tutta l'antica

oscui-i e imperfetti ci sieno

intraprese

d'

sogni dell' immaginazione vagliono

vaneggiamenti, la memoria de' quali

felici

e de' suoi progressi tutto

veglie della ragione.

le

Aristotile,

1'

umano

sono splendidi monumenti

sono fonti di maraviglia; e

ci

che

con-

quale, deterso, separato e raccolto in massa, formerebbe

prezioso. Gli stessi deliri

tone,

ma

il

il

perch questi errori medesimi

si

diedero occasione ed impulso alle scoperte de' secoli posteriori.

La qual sentenza
modo come

certo

quegli arditi

1'

verissima poich
arte del

filosofi

caddero

l'ono il rigoroso tributo,

il

retto filosofare

camminare che imparasi


essi pe" posteri, e

per loro paga-

che ordinariamente domandano

rit filosofiche avanti di arrendersi, cio temerit

grandi traviamenti. Giova anche

il

in

si

col cadere.

le

ve-

sfortunate e

tenerne conto per altro

fine.

Giova che veggasi che, ove noi abbiamo imitato le follie dello
straniero nelle fogge de' vestimenti, egli ha imitato le nostre nel
ragionare, e che

nostri sogni

medesimi han levato sotto

altro

cielo grandi romori e partorita riputazione di begli spiriti a chi

ne ha fatto l'onore di travestirli. La teoria della tei-ra, ond'ebbe


fama il Burnet, non , p. e., che un bel commento alla teoria
del Patrizi nel suo

monade leibniziana

primo dialogo intitolato


pensiero

mente r idea elementare


de' vortici cartesiani erasi

dell'

tutto

ottimismo.

quem

Lamberto. La
lui

egual-

La materia

sottile

di

e polverizzata nel

cartesiancs

doctrince

omnem propemodum ejus


quem De immenso et innume-

dieas, adeo accurate

compositionem pnesignavit in eo libro

il

Bruni;

prima disangolata

cervello bollente dello stesso Bruni,

antesignanum jure

del

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

266

rabilibiis inscripsit: parole, credo assai chiare, di

a cui fa eco

che

sai altri,

Bruclvero,

il

Leibuizio,

il

Daniele Uezo;

cardinal Gerdil, e as-

il

ricordano dal Cai-tesio commessi sul pa-

altri furti

trimonio degl' Italiani. Ai quali gi non incresce che un tanto

ingegno
che r

siasi

alcuna volta degnato d'invaderne

acquista

ornarli, gli

bens che egli,

il

physique qui ne

fili

liumain^

dasse poi

y et pus une

n'

une

nouveaut dans sa

un cahos au cahos

filosofo

fiorentino)

suoi successori

est

un esempio

progres de

les

dico, che questo grand'

uomo guar-

Galileo, col disprezzo

fisica, il

scrivendo che tout

Lilli putto, e

Fei-ney

di

il 'filosofo

seide

erreur^ sostituendo

incresce,

con che Ercole un


{del

il

vero ristoratore della

il

riconoscenza. Incresce

ritardando cosi plus de cinquante ans

d' Arisiote e

l'esprit

V universale

Cartesio, di cui afferma

faut avouer qu'

qii' il

a'

anzi

pensamenti:

ha saputo migliorarli ed

artificio mirabile, ond' egli poi

le

a de musiqiie

meilleur

ce

qu'

di

decisione troppo duro e troppo

il

lasciasse

seguito.

Non

da

tacersi,

mente asseriscono

tornando

Bruni, che da lui

al

aver copiato

critici

il

concorde-

Gassendi

il

sistema

corpuscolare resuscitato sulle ruine della filosofia d'Epicuro di

Democrito

e di

Leucippo.

dalle grazie di Fonteuelle

pluralit

la

non

bilissima fantasia di quella

dei

mondi

ancor essa una

forse

Ci che affermo del Bruni (e pi altre usurpazioni a


1'

lieta

no-

sventurata del fanatismo?

vittima

potrebbesi ricordare) francamente

abbellita

fatte

lui

affermo di tutta la serie di

que' primi nostri filosofi, che, primi e veraci liberatori della ra-

gione, a forza di cadute


e in

raccolti dal fango e


e

magnanime

insegnarono a sostenersi

le

mezzo a grandi deliramente vibrarono grandi

rinomanze fortunatissime. Cosi

caratteri fisionomici del

vater furono prima disegnati dal Porta

opera

dell'umana fisonomia:

piante, passato gi per la

idea non confusa


se

non

sorti

ma
1'

-pensieri,

che

ben educati dai posteri fruttarono celebrit

cosi

mente

nella

sistema

il

sessuale

il

condurlo a maturit, non per

delle

di Teofrasto, risurse egli pure

splendida nello spirito del Patrizi;

occhio n

La-

stravagante sua

tatto

questo

il

quale,

finissimo del Linneo onde


si

de' privar

della

lode

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


d'averlo prima di

botanica
stemi,

il

per quanto l'infanzia della

lui coltivato, e,

permetteva, felicemente
materialismi,

certi

nudrito.

cosmogonie,

certe

267

altri

certi

si-

coraggiose

certe

opinioni, colle quali la filosofia reprimeva le teologiche preten-

che altro sono alla fine

sioni,

non che

se

delle teste vulcaniche' del Telesio, del

Pomponazzo? Anche

del

passioni

le

psicologia vegetabile divenuta


ziosi

poemi

delle

patetiche, fu da

e di avventui-e

piante, e tutta la

argomento

nostri

a' di

esalamenti

fervidi

Campanella, del Vanini,


di gra-

prima una ragio-

nevole bizzarria del famoso nostro Cardano, del quale

maggiore

dire se sia

il

stravaganza o la vastit

la

dell'

Egli un grande saggio quando in s stesso, e no

cinquanta catene quando vaneggia. Con tutto


de'

l'

'1

tengono

insipienza

grandi talenti infinitamente pi istruttiva che la sapienza

dei piccoli.

La prima

scioglie le ali allo spirito, e g" insegna

alzarsi: la seconda gliele mozza, e

ammirabile per

tesio

manco

Minerva,

di

Molto pi convien farlo


quali,

per

sua

la

pe' suoi sublimi deliri.

Giove gravido

ci

difficile

ingegno.

quantunque non

primi a indicarlo

che avanti a

tutti

Io

il

manda per

sublime

Sono

terra.

non

geometria,

le vertigini

ad

Se Carlo

del cervello di

bisogna farne gran caso.

di quei benemeriti indagatori del vero,

abbiano interamente svelato, sono

ad aprire

stati

la via di conseguirlo. Il soldato

la scalata e

monta

perch resta morto sulla trinciera n

si

sul

muro

dell'inimico^

trova presente ai capitoli

della resa, verr egli escluso del tutto dall'onore della conquista?

Sar egli onesta cosa

il

calcarlo senza riguardo, e diruparlo gi

nelle fosse, e lasciarlo ludibrio delle pioggie

pasto de' cani,

invece di pregargli riposo e onorai-lo di sepoltura?

vremmo

poi dire

onde addolcire

le

de' vili? I filosofi

se,

lagrime dei congiunti, lo

sono anch'essi

come

si

tutto

il

mondo

scientifiche spedizioni sono


fingai'di
d'

che do-

scrivesse in quella

soldati

della

che vanno alla conquista della verit rinserrata fra


dell' errore.

anzi che registrarlo nella lista de' valorosi,

notissimo,

che

sempre comparsi

le

ragione,

tenebre

alla testa delle

non molli n in-

n balordi Italiani, e eh' eglino scevri di pretensione e

orgoglio insegnarono alle altre nazioni la vera tattica filoso-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

268
fica.

a Dio piace, sono rimasti spenti in mezzo

tutti gi, se

alla breccia,

della citt.

ma

molti sonosi impadroniti delle porte e del cuore

gi militavano

tremare e oltremonte giacevano

quando

barbarie e nel sonno,

nell'ignoranza

nella

abbatteva

italiano

vittorioso

la

Gli ausiliari d'ol-

soli.

tuttavia

il

cme

forze con loro

esterne

presero: no, e sempre mai no: essi erano

gl'idoli dell'errore e forzava la natura a capitolare e a conse-

Ed

gnargli la chiave de' suoi segreti.

sono venute per

potere

lui in

sono gi spalancate, ora che

della

gli ausiliari,

e la tavola, irrompono a far

presentano

si

primi alla divisione de' premi

e strascinansi nella polvere

mente

porte

le

letto

il

bottino e scrivono superbamente

cancellano dal catalogo del valore

di baciarne le

ora che

abbandonato

accaduti, perch gli ultimi a pigliare le

la storia dei conflitti

armi

ora che le verit capitane


filosofia,

piaghe

si

perch

si

canuti ed intrepidi veterani,

sacri lor cadaveri? perch invece

maledicono? perch insultasi crudel-

al dolore dell' antica e

veneranda

lor

madre, vituperan-

dola come r ultima delle donne, angosciandola come madre di


neghittosi di storpi e di ciechi?....

La

storia di tutti

popoli incomincia dalla data delle loro

barbarie; la nostra incomincia dalle memorie del nostro sapere.

Fra

le

genti che prime

si

presentano negli annali italiani sono

gli Etruschi, e le preziose reliquie

vvono tuttavia. Ove piacciavi


in compagnia degli di e de"

delle

arti

loro

dottrine

di risalire pi alto, vi troverete


incliti degli di, fondatori di

figli

citt, datori di leggi, e di arti pacifiche insegnatori e di schietti

costumi, che meritarono


nostri progenitori.

il

Quando

nome

di

l'Italia

aureo

al secolo di

contava

quei beati

tra' suoi sapienti

un

Pitagora e un Filolao in Crotone, un Timeo in Locri, un Archita


in Taranto,

un Epicai-mo in Siracusa, un Empedocle

gento, qual mai


ci

niegano

il

si

era lo stato morale di quei

in

Agri-

popoli che ora

genio della morale filosofia? Guardino indietro, e

arrossiscano. Consultino gli annali della civile loro esistenza, e


rispetto

apprendano

e gratitudine.

Noi

sottratti gli

coltelli insanguinati dei Druidi, noi tradotti

nevole, noi dato

1'

abbiamo

ai

a culto pi ragio-

esempio delle virt guerriere

e politiche.

Co-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

269

ininciarono ad essere uomini quando divennero nostri schiavi-,

qiogo che loro

ponemmo

barbarie, noi gli

abbiamo

arti e le scienze, e

nuovo

di

sapere

che poi gli ha

quel

armi fiamminghe, armi

ne toglievano

1'

rendendo stranieri

inimicando

sangue

unit,

fratelli

contro

g' Italiani fra gl'Italiani,

Ingrassavano del proprio

fratelli.

glebe per servire

le nostre

giano ancora

ossa straniere,

di

niera ferocit nel disputarsi

Ed

essi or

ambizione di prin-

all'

monumento
cadavere

fatti

che

ne appellano

vili

il

dicono noi

nepoti di quei magnanimi


catene; e

campi biancheg-

li

funesto della stra-

videro tutti

a"

loro piedi in

incapaci delle grandi azioni che


Scipione, di Cesare,

di

Bonaparte; e indegni ne reputano di sederci con

tempio della

concittadini

filosofia, noi

palpitare

nel

petto

1'

anima,

sepolto nel sonno, e privato

genio della madre che

sveglier; e tale gli

nel

gli

abbiamo

invenzioni, coi pensamenti, e forzati

arti, colle

ad accorrere alle nostre scuole per dirozzarsi.


tesi

essi

Cicerone, di Tacito,

di

Machiavello; noi che, vinti ancora ed oppressi,

soggiogati colle

il

misera nostra

della

per vivere loro schiavi, noi

nascono dal coraggio, noi compatrioti

di

tedesche,

devastavano

nervi precipui del coraggio

cipi forsennati e di astuti pontefici; e gli italici

madre.

Armi

campi per punirci delle nostre beneficenze. Ne divide-

togliendone

di

mentre noi da?

armi spagnuole

galliche,

vano per dominarci

loro

loro pur tanto, che facevano essi per noi

nostri

le

onesta ed utile

cosi rinomati, cosi potenti, cosi temuti.

vamo

dando loro

rinciviliti,

il

nuovo nella

ricaduti di

sinceri elementi di ogni

disciplina, e le easte scintille di


fatti

fu benefizio.

ci

Ma

da molto tempo

ha

le

mani

Lione

de' suoi artigli,

Ma

partoriti.

ha posto gi

chiunque sen-

italiana, si riconforti.

questo lione

alle

si

chiome, che lo

far ruggire di nuovo.

Despotismo
cielo,

la

superstizione

con pena del capo,

richiama

dall' ingiusto

avevano proscritta dal nostro

la filosofia:

ma un

suo esigilo, e

tutte le classi. Egli sa che

il

prosperare

co-mpatibile coli' ignoranza, fonte

l'

governo

filosofo

invita ad illuminare

d'

una nazione

prima ed eterna

di

in-

tutti

mali politici; sa che la suprema compiacenza di un magistrato

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

270

quella di regger uomini e non

si

popolo sono spade a due

tagli,

bruti;

che

del

errori

gli

pronte sempre

a ferire

chi le

maneggia; che le cure i sudori la saggezza di chi comanda


non ottengono lode e riconoscenza che in proporzione dei lumi
di chi obbedisce.

Ed

sue fatiche, valutare

di

ma

Ella

apprezzare

non per

giudica

terrore.

reggitori

assolve dalle calunnie, ne fa risplendere

li

le

rendergli fortunati e rispet-

le difficolt di

filosofia.

sappiano

che

cittadini

tare r autorit per sentimento


farlo la sola

coscienza della sua ret-

egli, forte nella

ha bisogno

titudine,

pu

ci tutto

nazioni,

delle
le

virt

gli

illumina sui veri loro interessi. Ella veglia alla conservazione


dei diritti del i3opolo-,
gli

ma

ne reprime

furori e le stravaganze, e

insegna a benedire quel magistrato che, non bisognevole di

comando per
tutti

il

dentro

essere venerato e felice,

salute

alla

sacrifica

di

proprio suo riposo. Ella rinserra finalmente la religione


lo stato,

ma

da cui erasi emancipata per dominarlo;

vendica la religione segregandola dal fanatismo e assolvendola


dai delitti che hanno desolata nel di
losofia in

somma, questa

lei

nome

delle leggi e la riforma dei costumi,

il

bando

La

la terra.

bella figlia del cielo, vuole

il

dell' errore

trionfo della ragione; ella vuole tutti istruiti, tutti felici


Io

fi-

rispetto
e

il

e noi

saremo, se sapremo ben amarla ed ascoltarla.

XLIV.
Pietro Giordani.

Del ministero civile delle


Dalla orazione preparata a dirsi nella

Bologna

il

di

26 giugno 1806 per

la

r.

arti.

Accademia

solenne

di

belle

distribuzione

arti

in

de' premi,

e che fu stampata con altri discorsi Io stesso anno in Bologna per

tipi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


ma

U. Ramponi:

classiche

gnare

Agli esempi e

Giordani fu primo

il

de' nostri

questo discorso esempii e

in

sono

riproduzione

questa

in

iute delle edizioni di poi.

accolte

emendazioni e

dalle storie e lettere

fatti presi

scrittori

del

fatti

271

moderni ad accompa-

medio evo,

de'

comuni, del rina-

scimento; e notisi con quanto calore e qual colore.

Cost
u'

ma
il

la

ad Armodio

vita

per

inni convivali

g'

nome

greco

a quella

die

cattive

il

di

suono

quegli eroi

di

con Serse pi

Asia; poi, come indegnando

in

passaggio ricevono da' Eodiani ospiziale in-

le riconduce-, e sul

sottrarre

del fatto

mano

la

seguono volentieri Seleuco che a casa

di servaggio,

vito e onoranze divine.

invano

le statue

ruina di Atene, e viaggiano

alla

trionfanti

quel paese

che

giunse-,

memoria
e per

ne va la fama dove

d' Ificrate

non

favellare

sopravvivono
presto

perpetua colla

si

degli autori ne' petti dei cittadini,

Prassitele di Antigono e
del

ad Aristogitone

tormenti costantissima Leena aver voluto liberare la patria:

La

fraternale

piet

di

Tisagora tent

vincitor di Platea alle indegne catene-,

il

egli della ingratitudine

non meno che

ateniese,

ma

de' Persiani,

trionfa continuamente nelle pitture del portico. Atroce ingiuria

ma

fu fatta in Socrate alla filosofia;

contro la sacerdotale tri-

leggerezza surse Lisippo, e avvivando le

stizia e la popolare

sembianze

dell'

pubblico

calunniatori e di dolore e di vergogna compunse la

moltitudine

innocente ucciso

vidia

cantici Saliari, le

Nerone

Amano,

in

libert

de' grandi e

1'

di

gemme da Epitncano
Antiochia,

letterato illustre inalzati.

fiorentina

e di Livia

nel Fro ne' Teatri nel Circo di


dello

odio

Roma,

in

infamia e

all'

odio

Cesare Germanico,

Plancina, te

intagliate,

dell' in-

vendicano

Drusilla
i

monumenti

in riva di Reno, in

cima

Epidafne, a te guerriero a te

quel fermissimo propugnacolo della

Girolamo
della

all'

ottimo

te,

Gn. Pisene

di

CI. Tiberio

di

ricreduta.

tardi

della seelleraggine

diede

Savonarola

romana

ben

pot

V invidia

corte opprimerlo

di rovina,

ma non

d'infamia; che

patibolo

non macchiato, tuttavia si onora nelle carte degli


che non vollero essere timidi amici del vero, e quel

scrittori

quel

santo

nome, dall'ignominia del

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

272

volto acceso di libert ancora spira nelle


figliuoli di

imagini ritratte dai

Andrea della Robbia...

Pertanto che vi pare, o pittori e scultori? Eleggete. Vi basta


artefici?

essei'e

contenti a un po' di guadagno? al titolo

siete

di ministrare volutt

cape neir animo

non

oziosa,

ma

essere maestri d'

di

ma

santa

Non

ed ignoranti?

superbi

ricchi

a'

una

operosa? censori

vi

non fallace

filosofia

premia-

de' costumi,

fama? esercitare un magistrato

tori della virt, dispensatori di

liberissimo, che la potenza de' grandi e l'incostanza del popolo

non paventi? aver preminenza non pericolosa

nome

mortai

ne" posteri

tanta dignit. Se questa


certi

vi

sopra

nome

tore di Eraclea e
ziosi

vestimenti

in

vostro

l'

altro

seguite,

da

porpora

d"

Efeso,

di

oro

d'

siate

non

tutti,

oro

cal-

d' oro,

listati

come quelT antico

ambo

pi

con
pit-

celebri e dovi-

che savi.

Sia pur dunque vero


in

capevoli di

nomi, affibbiar

di

in lettere

im-

tra' vostri,

sono

arti

dito, cercati, venerati

prendere ambiziosi

sfoggiare
il

vostre

le

magnanima vocazione

che per andar mostri a

bisogner

zari,

Pur

Sidone

Ardice

di

nuli' altro

che

fosse in Corinto,

Corinna

e di

j'ittura e la scultura (0 fosse

la

mosse dalla pietosa industria di

Telfane)

abbiano cercato da prima

che ristoro agli affanni e al mesto desiderare degli

amanti, confortando col dono delle care sembianze


bili dipartite

le

lamenta-

non sarem tanto severi che ricusiamo ognora


alcun

dolenti giovani e alle angosciose donzelle

nocua consolazione.

certamente

saria chi desse carico a

te,

delle

pi

ufficio

d'

ai

in-

disumano che savio mi

bolognesi

turata Maria Properzia de' Rossi, perch

bellissima e sven-

effigiando

ripulsa

la

onde infuri la egiziana matrona intendesti a scolpir querele


del crudo giovane ostinato d

non curarti

rato ardore di che innanzi tempo moristi...

quella filosofia

e a sfogare

il

dispe-

Dura troppo sarebbe

che non comportasse alle arti di alleviarne e

raddolcirne tante amarissime pene di questa vita. Che anzi se


taluno, seguendo

il

figliuolo

discepolo di Evnore efesino,

vorr prendere licenza di piacevoleggiare


e per altrui, e

come

di

alcuna

giocondit e sollazzo

1"

fiata

per s

anima rinno-

LETTURE DEL RISORaiMBNTO.


vare;

moderato, e noi riprenderemo.

sia

273

ad Amore, poich

non togliamo gi ogni ragione

fa padre di si gentili arti,

si

sulle figliuole: si px-eghiamo quello iddio die

non

non

le tardi e

distolga da quella gloriosa altezza a cui virt le invita, per

le

collocarle con Pallade Minerva

appo

trono di Giove, dispen-

il

satrici di bei pensieri a' mortali.

Come
l'

poi potreni sostenere

che

arti;

arruffianando

abominevole obbrobrio del-

si

riempiano

lascivie

con imagini

mostruose dissoluzioni la nefanda reggia di Capri? Cosi


blimi ingegni

di

su-

avvalleranno in servit de" vizi? ed affinch a

si

manchino

qualche sozzo Tiberio non

delizie

degne

di

lui, si

rinnover l'infamia di Parrasio con quella oscenissima

tavola

di

Meleagro e

non vergogneranno

Atalanta?

d'

gli artisti di

mani alle voglie de' tiranni o tender lacci a' suoi


Erano inutili, pure non dannevoli, Bello, Paolo, Ma-

prestare le
cittadini?
saccio,

due Peselli,

due Lippi, Benozzo, Sandro,

in sino a che per le cappelle e per


de'

li

tempi dipingevano. Ma, quando per un po' di

bottega della loro e della pubblica


metterla sotto

non

pane faeevan

a'

venuti

per

so se fossero pi vili o esecrabili; n se

maggiormente vituperassero
gione, frapponendo

Grillandai

libert e procacciavano di

piedi a quegli speziali di Mugello

tossicare Firenze,

chiostri secondo l'usanza

la pittura o la santit

misteri della divina Epifania

della reli-

Cosmi

que'

e Pieri e Lorenzi e Giuliani con insegne e adornamenti da re.

animo (o

Scellerato

porre

a'

fosse insidiando, o fosse

cittadini che la licenza e

'1

insultando) pro-

non dovessero

fasto regale

sdegnare in coloro ne' quali gi sopportavano una pi che civile

maggioranza. Perano

cate, se

le arti, si

non debbono giovare

alle voglie o

non godr

impudiche o insolenti

di pittura

che

spengano, siano

alle virt

non

de' popoli,

de' tiranni. L'

dimenti-

ma

servire

uomo dabbene

sia a coloro o di

rimprovero o

di spavento.

Vuoi dipingere ad alcuno


Rosa: da
si

mostri

lui
a'

di costoro? Fatti

maestro Salvator

mano

apprendi con quanta fierezza di spirito e di

popoli speranza o

detta, e a tutti

documento

di

a'

crudeli tiranni

timore di ven-

non abusare ad oltraggio

la
18

for-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

274

tuna. Vedi quale spettacolo ha fatto di quel Policrte gi fe-

caduto alle

licissimo e superbissimo signore de'Samii; poich

mani
di

Oronte prefetto del re Dario sta sulT altissima vetta

di

Micale spenzolato alle forche.

tu ardisci a mostrare sulla

piazza di Girgenti Falaride, mentre martoria ed insulta Zenone


di

dair immenso

Ela,

popolo,

come

nato alle
schiena,

scale

le vesti

A.

geraonie

colle

un capestro

fracassate e

e legittimo principe Ser. Sulpicio

punte delle spade

zure che

d'

ogni parte

straziano; persona no

Non

ti

gli fa alzare

si
'1

mancher copia

scagliano

il

Galba

arma,

e chi lo urta

luogo dove

il

fu ucciso, e chi

viso e porgerlo alle soz-

il

scherniscono, lo

infiniti lo

piange; morte, se gi fosse, gli tarda.


di terribili

esempi: Marino Faliero sulla

scalea del ducale palagio in Venezia mozzato


re di

lo

mani legate alla

colle

Vitellio,

stracciate, alla gola

a guardare intorno le sue statue

buono

subito furore

stramazzato e spento. Mostra per la via sacra strasci-

co' sassi

il

capo, Cristierno

Dania, Guglielmo marchese di Monferrato, dal popolo ar-

rabbiato chiusi

in

gabbia

di ferro:

Bnaeossi nella

Passerino

Mantova, inseguendolo Luigi Gonzaga

piazza di

co' suoi figliuoli,

traportato dal cavallo urtare nella porta del palazzo publico,


cadere, essei'e

ammazzato

sbranato, minuzzato

ma

Ottobuono Terzi in piazza

la

mano

il

non

cuore

ti

di

Modena

regger a

ritrarre tutti gli atti feroci che contro quel cadavere (tanto era

commise una

l'odio!)

infinita moltitudine di

di femine, da' convicini paesi

vendetta.

chi fu

d'

animo

si

uomini

di fanciulli

concorsa per disbramarsi della


fiero

che bastasse a figurare nel

palazzo del Consiglio di Trevigi tanto orrenda tragedia, quale

non

fu veduta

spettacolo

frutto

si

mai n udita

degno

coglie chi

fra barbari? quella scuola, quello

di Agtocli e di Mesenzi.

abbia insegnato

agli

Veggano

uomini

l qual

disimparare

di San Zenone un mondo


Marca Trivigiana, di Padova, di Vi-

umanit. Mirino a pie del castello

innumerevole di tutta

la

cenza, di Verona, venuti a vendicare quarant' anni

atrocissime ed esterminare la schiatta di Onra:


fratello

di

Eccelino,

legato a supplizio

morti, ha libert solo di lagrime,

non

pi

d'

ingiurie

Alberico,

crudele di

di querele

il

mille

n di gemiti

LETTURE DEL RISORGIMENTO,


che

tengono imbavagliato,

lo

suoi

orrendi

gli

e lo costringono

275

vedere sugli occhi

non vo' dir quali e quanti, della sua


non perdonarsi a un bambino in fasce;

strazi,

famiglia innocente;

non aversi misericordia della moglie Margherita, invano bella


ancora e giovane; non di due nobili donzellette, Griselda e
Amabilia.

baster

all'

onore

e vituperate di viziose

eruditi

degli

di

che non

pubbliche e

le

hanno pi

di lascivie, di carneficine, di allegorie,

artificio

che

spettatore

lo

della

scuola.

Qual pr

Ma

vostre

quanto vale? qual merito

Ci

di

giuoco?

che entrando

cittadino o lo straniere

il

cuore di

il

di tante

siete venuti all'eccellenza in

tanti travagli e studi pi che d'altro ozioso

Giuno

Gi

piene di antica e

onde la fantasia s'ingombra, e rimane

Dir

fatiche?

loro che

di

o de' ricchi e

alto sentire del volgo

alla patria utili vto e freddo.

affetti

pur degno

private pareti sono

le

moderna mitologia;

di favole;

ogni

non

ammirazione della plebe,

trastullino la sciopei-ata

troppo

non siano contaminate

dell' arti eh' elle

brutture:

nel tempio di

in Siracusa alzava gli occhi a quella statua di

Gelone,

senza ammanto, senza diadema, re solamente nella maest del


volto e della

persona,

riceveva

il

buon principe vincitore

dei

documento

egregio

modestia e di popolare gratitudine

di

regale

ricordando quel giorno che

Cartaginesi ad Imra, e ricom-

peratore di tutta Sicilia, scese dispogliato nel fro, e volle met-

mano

tere in

popolo,

tcco

al

popolo l'amministrazione della repubblica; e

da riverenza e pi innamorato

nigno, rafferm re

posta fra
razione.

quale

le

memoria

di tanta civile

mode-

imagine

Cabria

chiunque in Atene riguardava

voli' essere

effigiato,

a terra

1'

l'

di

un ginocchio appoggiato

minaccevolmente protesa, rimemorava

dell'esercito

prode capitano; che

'1

be-

suo liberatore, e ordin che scolpita fosse e

cose divine eterna

allo scudo, l'asta

ricolo

il

di valor si

presso

coli'

Tebe

e'I

sbito

il

consiglio

impensato provedimento trov

a'

pedel
suoi

gi stracchi e sgominati salvezza, e ferm Agesilao nell' impeto


della vittoria.

Lodevole Cabria per valore

viezza nella citt; che mostr

il

primo

ai

nell' oste e per

sa-

generali e agli

ar-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

276
tisti

di conservare, colla imitazione

giamenti,

oltre

nomi

anche

seguentemente

che

quelli

delle figure e degli atteg-

forme

le

utili

gli

fatti

meritarono

onori

pari

ritrovati

di

dair

Questo fu veramente immortale benefizio alla patria,

arti.

darle perenne scuola di grandi esempi e col non lasciarne al-

cuno perire moltiplicarli. Io non dubito che


Salamina,

trofei di
si

credono,

e que' miracoli di valore

dovesse la Grecia in gran

li

Micone

fratello di Fidia, sia a

tanto celebrati

che oggi a fatica

parte

sia

Panno

e a Polignoto figliuolo e disce-

polo di Aglaofonte, certo a quella generosa pittura del Pecile


colla quale
di

Atene

popolare decreto onor singolarmente

il

e di tutta la Grecia.

presentato, e fra
in

vista

di

dieci

muover

di

vittoria

le

Poich

il

combattimento

rap-

ivi

schiere e comporle ed inanimarle

era

alla

non lasciava dormire

che

tramutarsi

Temistocle. Ivi quello scapigliato giovanastro senti

r Europa

liberatori

Echetlo e Milziade eminenti

sti-ateghi

Maratona, questo

in eroe; di l

mosse infiammato a frenare T Asia

e rassicurare

....

Ora forse non riputiamo pi necessario

non crediamo

o forse

che pi sia possibile darci con calde pitture desiderio delle belr opere antiche?

tura
le

g'

invitamenti

me par

questo a

che solamente da Greci


all'

vero; n buono mi sembra

da Latini prenda V eloquenza

alto pensare.

Indegnamente

prove di sublime animo, di che non furono

guenti che maravigliosi


altri

frutti

si

o la pit-

trascurano

si sterili l'et

non producessero. N

io

esempli possano proporsi o a considerare pi dilettevoli o

a imitare pi acconci, che quelli operati ne' tempi a noi


da' propri

lontani

che

se-

credo che

si

nostri

narrano di quegli

progenitori.

altra natura

ed

membra

e di

animi

meno

grandi

comunque

la curiosit e

pascano, sembrano quasi in un altro

accadute, e tra uomini che


di cieli

le

cose

antichissimi popoli che tanto inter-

vallo di secoli da noi disgiunge,

mirazione allettino

Perch

di

avendo vivuto con


elementi

poca somiglianza

altra

e
e

altro

ammondo
1'

influsso

costituzione

di

niuna cognazione ab-

biano con noi: per n d'imitarli molto desiderio sentiamo, n

crediamo aver modi

e forze

da tanto.

Ma

coloro che fondarono

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


o

277

ampliarono afforzarono abbellirono queste citt medesime denlingua che

tro le quali noi abitiamo, trovarono questa propria

noi parliamo, principiarono

guiamo, costituirono
parte ci reggiamo,

pagarla nostro interesse,

magnanima

SI

poca stima

regina Tedelinda,

fu la
i

fatti

mantenerla

il

pro-

tramandarla a posteri non pos-

e di

scansarci o senza vilt sconfidare. Pia

senza impiet

distin-

ci

quali ancora in gran

attengono a noi per tanti vincoli, che la

si

come una eredit nostra;

gloria loro

siamo

mediante

gli ordini

quali

nelle

fainiglie

le

de' suoi

Monza

rappresentati nel palagio di

non

che

non

non ebbe

quale

la

Longobardi,

come

mettesse

li

in

volesse

li

specchio di regnare innanzi agli occhi del suo Adaloaldo.

A me

non duole che Giorgio Vasari,

nore dei sommi, empiesse

la

artista

vane pompe

clericali, e delle atroci o insidiose

schiatta che

il

Ma

n' estinse.

veramente mi-

reggia di que' suoi Medici di tante

tenere di Firenze
voi, divini ingegni

ampli

Leonardo

opere di quelle

la vera

gi-andezza

Michelangelo, de-

come

gnissimi fra tutti di rendere immortali le grandi azioni,

non

vi poneste in

gloriosi fatti del


di

Anghiari

cuore

di

ravvivare

buon popolo fiorentino? Non

e la ingiusta

si

calda emulazione

uguale solleditudine a
genza, che

Tu

vostri cartoni

affatto

le delineaste,

coloi'irle?

Per

pi

la facile vittoria

guerra di Pisa erano solamente

teria da voi: pure queste imprese non

poich con

vostr' arte

colla

prive

malode,

di

perch non aveste

vi sta, per quella negli-

ammirati perirono.

poi, o Buonarroti, si ardente per la patria,

che

di

lontano

non pur chiamato accorresti a chiuderti fra le combattute


mura, per soccorrerla di tutto il tuo ingegno nelT estremo pe-

ricolo di sua

il

libert;

come non

pensiero

avesti

dipinta V effigie di quel vero

scolpita

Decio

di

buon Francesco Ferruccio? Perch non abbiamo

fatta

immortale

e tuttavia

e valoroso cittadino col

patria,

lacrimabile la

quale caddero tutte

che negli ultimi gemiti fu inteso

della sua Firenze,

non

fine

la vita

per

lei

le

di

di

giorni,

tua

speranze

Non

mano
fedele

quel

deplorare

profusa?

lasciarci

de' tuoi

le
ti

della

mine
bolli

neir animo dolore e sdegno, tal che ad eterna infamia e dete-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

278

stazione di tutte V et volessi tramandare


satelliti della tirannide,

non capitano ma
peva ammirare,

quando

sentisti

della

carnefice, odiatore

trattogli innanzi

la

soldati che

a"

in

che

rotto

mani

massimamente
ancora

di

ma, se

solo,

stupenda

la

ne

Stefano
si

costanza

Agnolo

nome romano,

nel

palagio

Perch

fare

stato,

V incredibile

anche

Cartaginese, anche da lungi

potest a

del

non

Firenze

coraggio

Pietro

di

un

re

il

Moro

sidie:

poco

meno

si

'1

si

Ma

tremendo.

pontefice deploravano tardi

rassicuravano

dell'

il

gli

mezzo

oratori, guatare

imporre condizioni non


di fiero

la

Italia,

Viniziani,

Arago-

gli

in

cittadini

so-

da insperata prosperit insuperbito. Mi par vederlo

sulla piazza de' Signori, in

ganza

l'

mal pensate in-

le

anticata potenza

confidavano del valore provato in guerra

re

Senato

al

possanza

la

nesi: la citt piena dell' armi oltramontane;

spetto;

di

Era gi grande

Siria

di

fortuna di re Carlo aveva gi isbigottita tutta quanta


e

francamente antepongo alla tanto ce-

io

la

dello

Acciainoli, caldi

lebrata audacia di Q. Fabio e di C. Popilio?


il

di

ogni luogo d'Italia, non ha effigiata

potesse,

Gino Capponi; che

giogo

non rinnovare

Giottino?

fecer
detto

divenne furore

riformatori

buon arcivescovo

il

sdegni,

gli

Tommaso

quattordici

spada

la

Perch non

crudel

il

Gualtieri e di Cerrettieri Bisdmini? perch


i

non sa-

che

virt

finissero?

lo

conservare la memoria di quel giorno


l'abusata pazienza del popolo, e fu

smarrita pittura che

dei

sfortunato giovane, gli f

lo

toglier la celata e la corazza, gli cacci colle sue

nella gola, poi gittollo

ferocia

vile

che Fabrizio Maramaldo,

nemico a

vinti.

il

popolo; e minaccevole

gravoso ad amici minori,

di ospite

con arro-

all'esercito, accogliere

con dispetto

Piero

strappa delle

mani

al

ma
l'eal

cancelliere gli oltraggiosi patti; e sulla fronte del re gli straccia;


e addita ai cortigiani, addita agli armati

rentini

dice

la libert

il

popolo

Fio-

sanno morire meglio che con infamia vivere:

prima che

sperate a vii patto.

la

vita

ci toglierete;

E smontala

questa pure

superbia transalpina; e gli

oratori sul partire son rattenuti; e Firenze sola di tutta

meno dure condizioni

riceve.

Oim!

di tanto

Italia

grande opera, che

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

Roma

miglior secolo di Atene o di

il

grido tra noi?

nome

Il

ne sarebbe onorato, qual

Capponi tanto

Piero

di

negli annali vive che par sepolto! che fanno


e

degna materia

poeti, che di si

279

colori e

a'

a'

solamente
d'Italia

pittori

versi

non acqui-

stano pregio?

Ora mi
nova
l'

si

rinnova nella mente quanto volentieri vidi in Ge-

monumento

la statua,

immortale beneficio, rizzata al-

d'

ottimo e felicissimo cittadino e della comune libert vindice

ed autore Andrea Doria

che

esempio

diede

statua

la

come

ai cittadini

di

Ansaldo Grimaldi,

debbiano colle private

si

E non

ricchezze soccorrere le necessit del Comune.

lacrime vedendo

l'

imagine del fortissimo

anni.

Ma

il

la rcca di Toriglia,

di

Lamba

r ostinata resistenza de' Turchi


le

mura

di

E una

Corone.

primo

Doria,

pittura

segno

d'

massimamente

intrepida fortezza che pi non

simi capitani in battaglia.

plebe

Giacomo Lomellino oppose

popolare tempesta; oppose

smorz

di tanta costanza

il

cia e di

Roma: quale

aggranditi,

ma

sugli occhi di

al

vide di famosis-

si

furibonda faceva assalto


il

senato

animo imperturbato

alla

corpo al cannone; e collo stupore

la sedizione e ricondusse a sani

sigli la plebe. Discorri nella

che stia appresso

avrei

tumulti die

ferocemente gridava a tutto

al pubblico palazzo, e

morte.

La

rompere

T insegna genovese

piantare

voluto di colui che dentro la citt e negli urbani


tale

vin-

non ancora compiuti ventidue

mio pensiero cercava pure una pittura che ram-

mentasse r egregia virt

sopra

aman-

lietamente cadde

tissimo giovinetto Pietro Canevari, che

cendo presso

ritenni le

e della patria

mente

troverai che

Lomellino?

con-

pi gloriosi tempi di Gre-

vada innanzi

E non

al

Canevari? o

da lontana fama

sono

propinqui alla memoria nostra, e quasi ancoi'a

non pochi tuttora viventi; che a me, a me stesso

furono Canevai'i e Lomellino raccontati da coloro che

onde pur mi giova avere

il

materno sangue da quella

li

videro:

citt,

che

sino agli estremi tempi raccese alcuna face di virt italiana...

Forse gi alcuno
che
sia

io,

ragionando

vagato

colla

le

si

meraviglia, e in suo pensiere mi accusa,

magnanime imprese

mente per diverse regioni

valenti

pittori,

Italia

quando

d'

pure in Bologna
licenza

che

si

degna

Comune? Voi

non

a dolere,

sia

credete che io mi contristi

perduta una

e quasi

fatiche

le

Emilio Taruffi non aver potuto

tanta lodata opera

E non

Francesco Albani.

de' pi illustri discepoli di

dir che

l'

dipinture di due chiarissimi vostri cit-

le

deformata

si

Mi date dunque
animo

bolognesi.

a'

non taccia quello che mi punge

tadini nel palazzo del

mirando

parlo

vivo e

io

ognora che considero

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

280

Cignani

Carlo

di

di

centocinquant' anni

vincere

quando non solamente sappiamo che Caio Secondo a' tempi


Flaviani vide le pitture di Marco Ludio Elota in Lanuvio e
nel tempio di Giunone in

novecento

han

sostenuto

Cremona

nel

mezzo;

Monza

di

San Michele

in

di

tacer.

Un

Pur meglio
scuola

di
e

amist

ci(>

Parma,

di

nella

basilica

ammirano.

si

noioso

pi

Ma

quella

di

pensare,

non

di

arte

lo

non

consigli

si

di

compagno

'1

battisto

Cignani, un bolognese, a tanto valore

trovar migliore subietto

noi stessi vederne

Pavia pitture longobardiche

di

sopra mille duecnto anni durate


molestia quasi mi libera altro

Roma;

di

ma

cinque secoli

possiamo nel duomo


che

Ardea pi antiche

anni conservate;

e forse pi

il

suo concittadino, e di sangue

Marcantonio Franceschini,

congiunto,

Giacomo Boni; i quali, se nella vastisdi Genova dieron luogo ad allenon mancarono di porvi ancora di que' fatti pi

di costui

sima sala del gran Consiglio


gorie e favole,

egregi, che al popolo genovese

sino

rimembranza

antica

dell'

grandezza porges-

e desiderio; l'armi vittoriose portate in

rusalemme; Genova

Ge-

arricchita delle spoglie di Cesarea, ed ono-

rata dall'astinenza del vincitore Guglielmo; restituito nel regno


il

re di Cipro;

vittoria navale di

vanni re

Per

le

di

Pisani in mare

Ponza;

sconfitti;

e col principe di

Navarra, Alfonso re di Napoli e

quali magnifiche

dipinture

ci

Almeria;

presa

la

Taranto, con Giod'

duole

Aragona

captivo.

delT incendio

che

nella giovinezza de" nostri padri le consum.

Dunque

1'

ingegno

alle virt straniere,

de' nostri

non degner

a vedere in questa gran

sala

pittori bolognesi
le

cittadine?

far

Che mi

Farnese? un re

si

onore
offre

oltramontano,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

281

operante in Bologna non so quali prestigio di guarigioni, che

appena

femminette posson credere;

le

ciurmatore

cenda pi dicevole a

che

certamente

sono fac-

principe.

Dall' altra

parte la trionfale entrata in questa citt

ambizioso

che

pontefice,

mezzo

importuna

corti

un astuto feroce

di

guai

in

di

sia crudele sia turpe di

preghiere,

vili

principi

sua vecchiezza affatica

cristiani in discordia, e la

viaggi, e le

tiene

Italia

1'

lunghi

di

ogni

tenta

che alla prole bastarda, e quasi

pi di lui scellerata, faccia uno scettro.

Che

se

sentassi

a'

tuoi

cittadini

la

oppressura

scar la

il

memoria

palazzo

dal Poggetto,

popolo spinse fuora; se

impeto contra

il

mal cittadino Romeo, che, cresciuto

Milanesi

ziani de' Fiorentini e di

scacciati;

papa Eugenio

Niccol da Tolentino fatto prigione

pur

contro Filippo

sfatto

'1

Non

t'

invitavano

nobili giovani

de' Brettoni

con barbarico esercito

il

Betto

preso

di-

de' Viniziani,

erano riuscite

campo

le

pratiche
de'

nemici

nome

vendicarono?

due cavalieri

Guido

degl'Ita-

Circondava

cardinal

espugnarla, e

de' tradimenti.

BifiPoli

il

feroce Roberto

nese; e indarno la forza adoperava ad

il

di

chiarissima vittoria.

liani dallo insultare

presso

marchese

Castelfranco;

Niccol Piccinino

popolarmente

d'Asciano a dipingere quella giostra onde

citt

di

domestica tradigione, castigate con fortis-

in vano aiutandole

sima pugna

non

respinti,

genti de' Vene-

le

notturne insidie del signor di Carpi

le

usure a

felice

volte

le for^e del

duca Visconte

covo della tirannide

fortunato
d'

rotte a Castel-bolognese;

Monferrato cacciate di Castel San Giovanni e


la libert

mal ten-

era fatto stru-

mura due

dalle

Casalecchio

poi dalla bastita di

n"

avevi

la patria in servit;

pericolosa materia,

ricuperata, e

la

pi

il

tanta ricchezza quanta niun privato ebbe, se

mento a mettere

quali stanco

era grave rinfre-

ti

cardinal

del

delle domestiche risse, effigiando

tata vendetta contro Giovanni da Oleggio

consen-

ti

Bologna rappre-

di

ignominiosa

fuga

Orsini e del cardinale Beltrame


dell"

Farneto non

cardinale Alessandro da

il

Cignani, che nel publico

tiva,

la

Gebennon gli

Vanno da Bologna
italiani:

si

fanno

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

282
incontro

due

un

lance, e ad

Guido

tratto

lo sforza

cadono

alT evento

della

incontrano

colle

ansiosi

Brettone

il

s'

ma Guido

da cavallo:

feriti

soprastando

primiero; e

rizza

stanno

provocatori:

tenzone due popoli.

steso

allo

si

nemico

semivivo

a rendersi prigione. Betto dopo molto contrasto ferisce

ed abbatte

il

suo avversario

getta da cavallo, e va addosso

a colui per ammazzarlo. Accorre

cardinale, e prega per la

il

vita del vinto. Bifibli, contento che tutti lui riconoscano vinci-

tore e padrone del nemico, al legato pregante lo dona.

Lasciamo

Fra

tutt" altro.

V antica gente

che

giorni

tanti

vide memorandi e gloriosi, non fu argomento di

immortale pittura quel giorno che


con gara

di valore,

ed

combattendo per

della vittoria, la quale presso al Panaro,


libert

magnifica

la citt trionfando festeggi

la

popolo e cavalieri avevano ottenuta?

Spettacolo desiderabilissimo di essere a tutti i^secoli rinnovato.


Si sentono

le

trombe; appaiono da lontano

lampeggiano. Vengono incoronate

portando

riose, quali a cavallo e quali a pie,

mici. Dietro a quelle


la fronte d' orgoglio

il

ma non

di

ferocia.

mato

e preso.

mostran loro

Vedi
di

Ma

stra che loro

le

le

spoglie de' ne-

come

Vedi

vitto-

Augusto, scema

occhio cerchi e

nuore e

non tocchi

il

alzando

conie

lontano

le

rate e imbaldanzite per la


de' mariti.

schiere

nel
d'

folto

ogni bel

Lambertlo Butrigari, Michele Orsi e

gliuolo di Guido Lambertini, che

'1

fi-

re terribile

abbiano disar-

piccoli

braccia

sulle

lo

madri, poco fa spaventate, ora sicusalute

la

vittoria

de' figliuoli

donzelle in vista non giulive,

le
il

aste

le

le

re figliuolo di Federico

popolo sono cupidamente da ogni


saluto ringraziati

pennoni;

di quercia

mo-

passato pericolo n la presente glo-

ria de' padri e de' fratelli; e negli atti

nelle

parole

di

ma-

linconica piet pare che cordoglino la sventura di Arrigo, e

'1

miserabile compianto che ne far la dolorosa regina Adelasia,

con quelle povere fantoline. Elena, Maddalena, Gostanza: pure


ai petti anelosi, ai volti

umidi

agli occhi

ansia veramente lor batte


statura, e

'1

che

ora

e tremolanti,
il

sbiancano

non

cuore,

ti

accorgi

ora incolorano
di

quale

guardando avidamente

fiero aspetto, e la bellissima e

celata
1'

alta

aiutante persona del

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


principe, e

'1

non passa,

Ben

s'

maturo
i

fior

giovinezza che

di

biondi capegli che cadono

intende come

lor pensieri

283
venticinque

quasi

maledicono

pot tradire quella gagliardia e quel valore; e

sfoderate circondano
e

]iretor

de' Bolognesi,

Lambertazzi

alla gazzarra,
la

pompa con

carro

trionfale

il

purpureo

sul carro in abito

il

Lodovico Geremei; mesce


e

una ciurma

viril

spade

colle

porpora;

Antonio

dell' esercito

battere delle

il

discorre.

palme

Seguono

de'

Cremonesi

di catenati Sard e

Tedeschi,

facce dimesse e torbie

Buoso da Dovara,

covertato

battaglia

della

casi vari

La

rea.

che

mio concittadino Filippo Ugone

luogotenenti

coi

fortuna, che

la

come vorrebbono

maledire la vittoria, che a tanto bel garzone fu


turba pi volentieri mira la nobile giovent,

anni

cintura?

alla

il

tiranno

strascinanti per la polvere le cattivate bandiere.

XLV.

Ugo

Foscolo.

Conforti agli italiani perch studino le storie


e

vogliano e facciano una letteratura propria,

rispondente ai bisogni dei tempi.

Dalla Orazione

dell'

Uoivprsit di Padova
sol di poco e

il

origine e delV ufficio della letteratura, detta nella


22 gemi. 1809.

leggermente

1'

del Monti, del Giordani, del Foscolo.


arti, delle lettere fu

discorso

meraviglia se da tali

con

dettati

si

vero,

ma

raccolto insieme, interrompendo

Rado o non mai


alti sensi di

procede

Italiani! qual popolo pi di

della natura?

Ho

ordine dei tempi, questi tre pezzi d' eloquenza


delle scienze, delle

moralit e civilt: non

una letteratura che tanto

fece.

noi pu lodarsi de' benefizi

chi pi di noi (n dissimuler ci che

quando l'occasione mi comanda

sembrami

di palesarlo), chi pi di

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

284

noi trascura o profonde que" benefizi?

che vi querelate

se

germi delT italiano sapere sono coltivati dagli stranieri che ve


usurpano? Meritamente ne colgono

gli

che illumina

il

frutto:

il

vero fa sovente obliare gli

la

lettei'atura

con gratitudine chiunque sa renderlo amabile a chi


Pochi, vero, in Italia levarono

si

loro

le

emanciparono

altissimo

ma

egregiamente,

filosofassero

soli

vevano

latino ed onorarono

il

grido,

amando

ambizioso costume

faconda

filosofia;

De'

delitti

delle

le

monete

materno idioma: quindi

pene

vivranno

elegante

1"

ed

nobile

mille italiani sanno difenderlo

Ma

lunnia.

vere

assoluto

stile

lo

si

loro

la

le

patria''

sicuro

trattato

del

retaggio

eterno

del

libro

noi;

tra

con eloquenza, poich non

non sono

essi

corrono a dissetarsi ne' fonti

soli

valgono delle at-

si

comune

colpevoli

agl'in-

pochi

se

in Italia

con

l'amore alla lingua ed

sudori e

alle opere

esalta Tucidide che fu esempio al

Quanti

con

fonde
loro

le

governo

e di

e
ci

oratori

non

esalta

degli

Tacito? chi

ci

alla

passione e di storia
e

dotto

Polibio
di

insigne

greco

dif-

traduce con amore eguale alla

fama? Giacciono que' solenni

garizzatori imprudenti e

riverenza

sommo

guerra? chi mai


li

la

non

soavissimo stile?

loro ricchezze? chi

non ser-

dotti

zelo

di loro

Senofonte, pregno di socratica virt e di

di

se

greche? e chi

velocit di Sallustio e alla fede di

e di militare scienza e d

non sono pi sa-

quali, se

sembrano almeno pi limpidi?

bano ancora

maestro

usurpazione e dalla ca-

dalla

poich oggi gli scienziati non degnano di promuo-

loro studi

concittadini,

lutari,

Sn

Galiani

curano, se pochissimi possono vendicare la loro fama,

tutti

Ma-

opere del

pochi esemplari

trattive della loro lingua per farli propriet cara e

gegni

non perch

di dettare le scienze in

chiavelli e di Galileo risplendono ancora tra


di

cerca.

lo

perch egregiamente scri-

meditazioni, e perch
dall'

lodare

scopritori e

venali

scrittori

dei

secoli

nell'oblio
scorsi,

de' vol-

ad ogni

italiano educato pur forza di studiarli in lingua straniera e

compei'are a gran

deturpando

prezzo

la nostra. Io

di Anacreonte, e

barbarismi

che

vanno ognor pi

vedo cinquanta versioni delle lascivie

non una

de' libri

filosofici

di

Plutarco,

non

una degna
tichi.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

285

quei tesori di tutta

an-

di palesar

la filosofia degli

Volgetevi alle vostre biblioteche. Eccovi

mentari e biografi ed elogi accademici, e


Tiraboschi ed

ma

Quadrio:

il

dov' un libro che

vere cause della decadenza dell' utile

l'

nutra di maschia

spregiudicata

eloquenza vi accenda

scriversi nelle arcadie e nei

che riponga

che col potei-e del-

filosofia,

chiostri

Eccovi

ma

citt d'Italia:

di

ciasche-

E come

bierete le vigilie de' Jiostri

padi-i,

menti che vi apprestarono?


la liberalit della

ma

de' nostri

non

se

come ricam-

principi italiani

Lorenzo

Italiani, io

vi

esorto

tesori

un esempio

d'

alle

belle

le arti

aspett che

Magnifico e di Leone x

il

Oceano.

niun popolo pi

si

docu-

de'

rammemora senza

famiglia de' Medici verso

archivi, rimeritasse

di l dall'

profittate

vero; niuno

che illumin la barbarie dell'Europa;


de' secoli di

Niccol

di

aspett che un inglese, dissotterrando

si

dov' una storia d'Italia?

Machiavelli, se voi potete e non volete seguirli?

e le lettere;

le

congerie del

le

oserete lodare senza rossore gli esempi di Livio

lagrime

parte

d' altra

benemerito Muratori, ed edizioni obliate di storici

duna

Ah

uomini grandi non possono

genealogia e memorie municipali, e

il

le

degli scrittori, che

emulazione degli uomini grandi?

all'

\irt le sventure e gli errori degli

cronache

com-

discerna

letteratura,

numero

r onore italiano pi nel merito che nel


vi

annali

Crescimbeni ed

il

storia

la

venissero

ci

perche

storie,

pu mostrare n pi calamit da com-

di voi

piangere, n pi errori da evitare, n pi virt che vi facciano

n pi grandi anime degne di essere

rispettare,

obblivione da chiunque di noi sa che


dere ed onorare la terra che fu

noi e che dar pace e


alle storie,

la

poetica

spiega la nobilt dello

ha

figlio

benemeriti

fratello

vent nelle

Ma

precetti

dell' italiano

od amico

guerre?

che

ed a

padri

nostri

arena degli oratori

palma?

difen-

alle nostre ceneri. Io vi esorto

stile, tutti gli

l'incanto della poesia, tutti


progressi e

1'

dalla

liberate

deve amare e

nutrice ai

memoria

perch angusta

pu contendervi

si

che

della

il

e chi ornai

Chi

sangue

tutta

virt,

sapienza,

sapere.

che

storie

delle

aff'etti

spenda

speranze,

nelle

di

ricompense

si

tutto

tutti

noi

non

la

gio-

gli

ap-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

28G
pareccliiate

come

agonia

nel!"

morte

della

almeno nel petto

il pensiero di rivivere

vede che la storia in Italia non tramandi


fede delle venture generazioni

principe che vi d

Oh come

italiano?

leggi

anima
i

alla

Forse la sola poesia e la

ma-

oh

Traiano,

poche sentenze

le

che

come

il

passioni frattanto

la misera

utilit e

possono prosperai-e

nome

autorit di

che

la patria

se

ciecamente

occupare

e dall'ozio

il

cosi

si

alle

vizi,

COSI

quando possedono
insinuarle tra

d'

profondamente;

ma

umano

bi-

per agi e per

1'

dnno ricorrere

a'

giornali,

alle

inavvedutamente

si

le lettere.

loro patrie per dignit e per costumi, ne

sapienza dtta

chio

il

Ma

indarno la Ciro-

possa

men

Germani

ammoniscono che

la

anch'essa romanzi alla Musa e alla Storia;

Viaggio

quanto

iniziare

de" ver-

nutrono di sciocchezze e di

Telemaco, tramandatici da due mortali cospicui nelle

il

indarno

novelle,

vanno imbevendo dell'ignorante malignit

ed imparano a disprzzare

pedia e

campi ed

degli uni, delle stravaganze degli altri, del vaniloquio

seggiatori

su-

devono

cuore e la mente sono adescati dal diletto

tra' libri,

rime;

soli

L'alta letteratura riser-

basi a pochi, atti a sentire e ad intendere


que' moltissimi, che per educazione

pubblica

la

tetti

vigore

tra

letterato,

il

non

che

e certezza di eredit, e che,

hanno mezzi

alimenta,

obbedisce

perch hanno e

e di partecipare allo stato?

di

successori di Ce-

influisce in que' cit-

vita, in que' cittadini

virt civili e domestiche,

popolo

come

non pu guardare

plebe

preme necessit della

letteratura

V idiota ed

tadini collocati dalla fortuna tra


la ragione di stato che

tra

nostra

la

quali opinioni governa nelle famiglie?

alle

si

sorride! ma,

adora la sublime

Tacito,

magnanimo

popoli air imperio del pi

sogno

Secondo

Plinio

saggio

di Traiano, e giustifica quelle vittorie che assoggettarono

sare. Quali

il

degnamente il
compiacenza del nome

con

di

rimunerar

milizia

all'esaltazioni

studia di celebrare

quando legge

se

cittadini,

nobili fatti

potranno

panegirico

gnificenza del

consoler'

lo

de' suoi

d'

Anacarsi

un

ci

romanzo

porge

luminosissimo spec-

senza taccia

di

menzogna

dotti nel santuario della storica filosofia;

e g' Inglesi ci

dicono che la giovent

indarno

non vive

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


che

illusioni e di sentimenti, e che

d'

mune

dalle insidie del

mondo

e che,

287

stumi non concedono di presei'vare la giovent


dalle passioni, la letteratura deve, se

non

presenti, ed

ammaestrare con

morale:
con r

la storia delle famiglie.

Secondate

fanciulle;

delle

loro difetti ne' libri, a cercare

ma

calore con cui

il

assuefateli,

uomini,

gli

ed

bello

il

cominciarono" ad istruire spi-

rer continuo ne' petti. Offerite spontanei que' libri che, se

saranno pi-ocacciati
la seduzione,
crite virt di

da

utilmente

voi,

bisogno,

il

proeaccerranno in secreto. Gi

li

mille romanzi inondano

le

lingua;

negli adolescenti

dore.

oscenit

la

come pedantesca

usi

segue

blime

poesia

lo

stile

rimare

le

sonetti

fogge

que' pochi

di

dell' et

1'

ingegno

del

che custodiscono

palladio della patria letteratura.

tutte le citt d' Italia

dalla filosofia,

d'

Ah

incolpabile vita, e dolenti

ma

che,

sidie del volgo dei letterati e le

gemono verecondi

serbare invio-

e romiti.

corruzione e

della

non osando

afi'rontare l'in-

minacele della fortuna, vivono


miei

generosamente

trete alfine conoscervi tra

le

quanto

concittadini!

servare la nostra patria dagl' ignoranti e dai


e

pure in

sono

scarsa la consolazione d'essere puro ed illuminato

samento

vili!

Amate

lettere e la vostra nazione,

di

voi,

ed

assumerete

la

coscienza dei sapere

e dell'

senza pre-

il

onest

del desiderio della vera ed utile fama. Osservate negli

palee

po-

coraggio

della concordia: n la fortuna n la calunnia potranno

mervi mai, quando

chi

su-

riputazione

la

vi

la

uomini prediletti dalla natura, educati

della venalit delle lettere;

pu-

Boccaccio,

eminente n

degli stati e dei principi basta per avventura a


il

il

trattanto chi de' nostri contemporanei va fingendo novelle

su. gli

lato

sfiora

altri

pi gentile ornamento de' loro labbri,

il

ipo-

le

case; gli al-

mille

di

non

F esempio,

sogni e

nostre

lettamenti del loro stile fanno quasi abborrire

ed inetta la nostra

vero

il

racconti svaniranno dalla fantasia

le illusioni de" vostri

et,

meno

altro, nutrire le

le

finch son creduli ed innocenti, a compiangere


i

co-

bellezza

la

de' giorni

cuori palpitanti de' giovanetti e

conoscere

im-

sembianze

nocive, dipingere le opinioni gli usi e

non

bellezza

la

poich la natura e

oppriv'

arma

altri le

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

288

passioni che voi sentite, dipingetele, destate la piet che parla


in voi stessi, quella

unica

virt

disinteressata

uomini;

negli

abbellite la vostra lingua della evidenza, dell' energia

luce delle vostre idee; amate la vostr' arte,

accademie grammaticali, ed

leggi delle

amate

La

verit e le

doviziosi

modi non raffredder

come ti dipingono
come t'umiliano gli
e

ti

onora

non

t"

di

di

le

Venere

e delle

nato per

la

anim Dante

con

Muse!

celebrarti,

fino
e

n amato
n

le

di

tanti eserciti,

da'

monaci spensero

de' Goti,

anim

nelle calamit

vedere,

pi ferventi

onoi-ato

barbarie

devastazioni

folgori de' teologi, n gli studi usurpati

Latini, che

pi

vostri pensieri. Visi-

di

chiunque non

ama? N

idioma.

inetti

presumono d'ammaestrarti!
chi

in quest' aure quel fuoco immortale che


i

le

stile;

avranno veste italiana,

belt? chi pu parlarti

animosit provinciali, n
le

che

stranieri

con pi candide esortazioni

non

lo

nostro

men

viaggiatori che ostentano di

pu meglio descriverti

eh' ei vive, la tua

se

del

esatti,

amabile terrai o tempio

tate r Italia!

chi

natie

vostri vocabolari; le scienze

e r aflfettazione de'

Ma

grazie

le

faranno pi

passioni

arricchirete

non contaminerete con merci straniere

la vostra patria, e

purit e le ricchezze e

la

della

disprezzei-ete

gli

Etruschi

dell' esilio, e

il

Ma-

chiavelli nelle angosce della tortura, e Galileo nel terrore della

Inquisizione,

Torquato nella vita raminga, nella persecu-

zione de' retori, nel


delle corti,

tutti

lungo
questi

amore
n

infelice,

tant' altri

nella

ingratitudine

grandissimi

ingegni

nella domestica povert. Prostratevi su' loro sepolcri, interrogateli

come furono grandi

e infelici, e

come l'amor

della patria

della gloria e del vero accrebbe la costanza del loro cuore, la

forza del loro ingegno e

loro beneficii verso di noi.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

289

XLVI.
Carlo Botta.

incoronato re

iN^iipoleone

1789.

Dal libro xxii della Storia dal

Fu magnifico V
appresentarno
d' oro.

Dissero,

chiavi

le

tempo

chiavi; credere, amarlo

Marengo. Gli

di

posate sopra un bacile

chiavi

le

aversegli gi da lungo

nome

dato

fu

municipali
esser

Napoleone in Milano. Entrava

di

ingi-esso

per la porta Ticinese, a cui

d' Italia.

Milano,

fedel

della

cuori

acquistati. Rispose, serbassero le

Milanesi; credessero, lui amargli. Per-

venuto, traendo e gridando lietissimamente una foltissima calca


di

popolo, al duomo,

cardinal Caprara arcivescovo,

il

giurava

segli incontro su la soglia,

sommessione, augurava conservazione

invocava gF

della

incliti protettori

e Carlo, acciocch a lui ed a tutta la

perenne dessero.

contentezza

tempio,

palazzo

il

la ferrea

a Milano trasportata,

lucidissimo,

di
s'

citt

Ambrogio

sua famiglia salute piena

Terminate

per l'acquistata grandezza, accoglieva

domenica 26

gran sovrano,

si

cerimonie

le

del

duchi, ornato a festa e tutto esultante

dei

Presa in Monza

di

magnifica

fatto-

obbedienza

i-ispetto, fedelt,

il

[1805], essendo

incoronava

il re.

novello re....

non senza solenne pompa

apriva V adito

si

maggio

corona

ali"
il

La

incoronazione.

tempo bello ed

il

sole

Precedevano Giuseppina impera-

trice. Elisa principessa, in abiti ricchissimi:

di diamanti, dei quali in Italia,

meno che

ambe risplendevano
in

qualunque altro

paese, avrebbero dovuto far mostra. Seguitava Napoleone, por-

tando la corona imperiale in capo, quella del regno


e la

mano

di giustizia in

pugno,

grandi scudieri sostenevano

^ gnavano

viscieri,

araldi,

il

manto

reale, di

lo strscico, in dosso.

paggi,

aiutanti,

mastri

L'
di

lo

scettro

cui

due

accompacerimonie
19

n
LETTURE DEL RISORGIMENTO.

290

ordinari, mastro grande di cerimonie, ciamberlani, scudieri

posissimi. Sette dame,

ad esse

le offerte:

dell'

con

vicini,

ed

presidenti

dei

onori di Carlomagno, d'Italia

gli

Imperio, procedevano

d' Italia,

grandi

Ed

ecco Caprara cardinale,

di

ufficiali

collegi

tre

elettorali

Ministri, consiglieri, generali, accrescevano

mitiva.

Francia e
regno.

del

la risplendente co-

affaccendatissimo e rispet-

toso in viso, col baldaccliino e col clero, accostarsi al


e sino al santuario

santo rigettato Teodosio


prelati

poleone.
gli

moderni non

la

regii.

cosi

trono,

sul

al

minuto con Na-

cardinale benediceva

il

corona

re all' altare, e, presasi la

il

ed in capo pstolasi, disse queste parole, che fecero far


raviglie

me

agli

adulatori, cio

a tutta una generazione

la diede, guai a chi la tocca

mentre risuonavano

di

givasi a sedere sopra


della navata.

Le divote

grida unanimi

d'

cortigiani,

ma-

Dio

allegrezza. Incoronato,
all' altro

magistrati,

le

vlte in quel

un magnifico trono, alzato

ministri,

ma

sangue dei Tessalonici;

guardavano

Saliva

signore

so se alcuno in questo

medesimo tempio Ambrogio

tinto del

Napoleone

Sed

ornamenti

Non

accompagnarlo.

punto pensasse, avere da questo

pom-

ricchissimamente addobbate, portavano

capo

guerrieri

r attorniavano. Le dame specialmente, in acconce gallerie se-

Sedeva sopra uno scanno a

dute, facevano bellissima mosti-a.

destra

Eugenio

vicer,

quello a cui doveva restare

vano graziosamente

la

suprema

circostanti.

bero neir imperiai tribuna

il

adottivo.

figliuolo

Onorato

doge ed

con loro quaranta dame bellissime

lui,

siccome

e speciale

luogo eb-

senatori liguri: stavano

pomposissime. Giuseppina

ed Elisa in una particolar ti'ibuna risplendevano. Le vlte,


pareti, le

colonne sotto ricchissimi drappi

si

cortine di velo, con frange d'oro, con festoni

navano. Grande, magnifica

celavano,
seta

di

le

con

s'ador-

maravigliosa scena fu questa,

degna veramente della superba Milano. Cantossi


messa, giur

gi guarda-

autorit,

Napoleone: ad alta voce dagli

Napoleone Primo, imperatore dei Francesi

la

araldi
e

re

solenne
gridossi

d' Italia,

incoronato, consecrato e intronizzato: viva l'imperatore ere .

Le ultime parole

ripeterono gli astant con vivissime acclama-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


ioni tre volte.

Con questo splendore

contamin Buonaparte

>scur e

tutte

291

con

quel

Parigi

di

sue italiane

le

glorie

conciossiach a colui che od in pace od in guerra, non per la


patria,

ma

suo animo

per lui

s'

affatica,

soggettarla e porla al giogo,

il

questo

anzi

propone, di servirsi

si

dei

nelT abbomiuevole

servigi

mondo

fatti

lei

per

Dio faran giustizia:

sono queste azioni scelerate, non gloriose. Se piacquero all'et,


r et

dico che

fu

vile.

Terminata

solenne corteggio a cantar


chiesa.
s"

La

sera,

andava

allegrezze.

al cielo; in

incoronazione, and
nell'

il

ambrosiana

Milano tutta festeggiava: fuochi copiosissimi

accesero, razzi innumerevoli

tico

la

V inno ambrosiano

trassero,

si

veder tante pompe,

nit: gi gli statuali

si

un pallone aerosta-

ogni parte canti, suoni, balli, tripudii,

facevano concetti

d'

eter-

adagiavano giocondamente sui seggi

loro.

si

XLVII.
Pietro Giordani.

Educazione militare
Dal Panegirico a Napoleone detto

sena

e coscrizione.

neW A-cademia

letteraria di Ce-

XVI ag. MDcrcvii: di su la prima edizione bolognese (Masi, 1808),


accettando emendazioni e giunte da qualcuna posteriore. Panegirico, nelle
li

pangiris, cio nelle adunanze solenni del pondo greco, era

che usava

dirsi in lode de' gloriosi

maggiori e delle

la

conclone

citt: tra noi

divenne
vocabolo di mala fama per abuso dei retori, sopraffattori e guastatori di
sovrani e di santi. Questo del Giordani un'analisi filosofica delle leggi
di

Napoleone: e ben fu osservato che l'oratore

sentava

il

sire

non qual era o

fu,

ma

quale

in pi

popoli

primo che dovesse essere: onde Luigi Lamberti, a


scriverne un parere a norma della corte, lo not qua

d'un passo rappresperavano su quel

cui

fu

commesso

di

e l per troppo ardito

e scarso d' encomii.

Che

se

terrori-, il

mi

diceste, essere con

vana paura esagerati questi

mondo avere cambiato natura; non pi l'Europa

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

292

star esposta ai pei'icoli di quegli

guerre eoa

siccome

meno

assai

necessit continuamente

naturale

per

antichi;

eccidii

riversano ai

si

come supecome pi

poli della teri-a dall' equatore le correnti dell' aria

all'equatore trascorrono

riori e dai poli

rompere

mezzogiorno

suolo;

cura quando
tutta,

si

meno

nacquero in pi molle terreno

dovremmo avere

e assai

ci

avrebbono

trucidati

ne

Ma

aiutarci.

tutti: io

non

nei

lo
(';

pure che
sopportare

il

campi

costumi,

nativi,
vestiti

troppo pi acerba e pi lunga miseria che seppel-

de' padri,
lirsi sotto

man-

di

se la virt

sia

affermo che

leggi, la favella,

le

tempi nostri

sapremmo

un dispettoso padrone, lavorare come schiavo


spogliarsi la religione,

fu si-

poich l'esperimento non

pi

Napoleone era manco pronta ad

non

ne'

Quanto poi

settentrionali vittorie,

le

gi dimenticato,

pi antico di otto anni

ingegno

teneva congiunta pi-essoch

la

divisa e discorde e inferma?

cosi

d'

Europa non

1"

qual maggiore fermezza poteva sperare

suetudine abbiano anche oggid

di

a resistere, se pur

atti

vantaggiano. Che se

nome romano

il

siano desiderosi di pi mite

fieri e

che

quelli

provvidenza non

stando

le parti di

ed pur da natui-a che gli abitatori di pi duro

vengano ammorbiditi
e

settentrione,

del

inonderanno sempre

gli argini,

clima crescano pi robusti e


e ferace

le inferiori

fato le generazioni

dense, cosi con perpetuo


se possano

ora le

farsi

atroce fine; io vi rispondo prima, che,

ruine della patria e sfuggire a un tratto alle mi-

le

serie infinite della servit.

Ma

la

giugner:

pigrizia trovatrice assai ingegnosa di argomenti sog-

bisognano dunque armati per nostra sicurt: che bi-

sogna per ci che


Si prenda
si

ci

escano di casa

compri difensori quanti

genti, questo

non

forestiere sono
poli. Italia

figliuoli e lascino qui noi?

principe delle nostre sostanze quanto gli occorre, e

il

sempre

sopra

dove meglio

buono n
la

ali"

gli conviene.

ruina de' principi,

tutti lo sa,

che tante volte

ogni suo male riconosce da quelle. In antico

e regnarla

buone

ruina de' po-

la

ha provato,

lo
i

come capi: tanta

pontefici pote-

vano, con loro gloria immortale e con felicit di

un solo corpo

imperatore n a voi. Le armi

lei,

ridurla in

autorit dava

loro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


]a religione; tanto

abbondavano

non

ricco.

d'

le

lunga

fu di

armi stranie

si

Che non avrebbero

barbare a Ulcerare

italiane a ricomporla?

mondo

finch

si

presto

convocato

sventurata

provincia

occasione di

perdettero

ci-ebbero e furono

temuti

dal

travagliarono in mare, perciocch ivi non altre

forze adoperarono che le proprie; ma,


di terra,

potuto, se in vece

Italia avessero

ed essi

onore. I Veneziani

grandissimo

l'

Cosi a questa

tolsero ogni speranza di bene

293

mai principe

moneta, che

di

quanto

sentirono

come

poco

si

volsero alle cose

fede e di vigore

di

nelle armi assoldate; furono vicino pi volte a pericoli gravis-

vennero ognora scadendo, sino a rimanere

simi, e

altezza con solo una

una volta

videro

si

Europa congiurata,
gesse.

La repubblica
patria

e della

memoria

contra per timore

invidia

tutta

fiorentina, piena di svegliatissimi ingegni

non esercitata nelle armi, come

zelantissimi;

dopo

per

senza che V Europa se ne accor-

finirono

tutta involta nelle mercature, e


suoi difensori;

antica

dell'

inutile e inonorata; e quelli che

sempre costretta a comprare

affanni e dopo

molti

obbrobri, dopo aver dovuto lo

scampo solamente

morte opportuna del duca Giangaleazzo

indegnissimi

molti

al

caso

della

poi del re Lanzilao,

finalmente fu da quelle perfide armi straziata,

vituperata, tra-

un papale bastardo venduta. N io qui rammenter a


qual estremo pericolo Cartagine dopo la prima guerra romana

dita, e a

venne per

le

milizie ribellate da

verr qui ripetendo come fosse


tini, e

finalmente inutile,

il

Matone

1'

nianze

di

io

Taren-

Messinesi, de"

Cam-

crudelissima fatto

male creduli Regini; n da

esempi andr

quanto siano

a'

eccidio con frode

da D. Giubellio negli sventurati


infinita copia di antichi

a'

soccorso del re Pirro; non raccon-

ter l'atrocissimo tradimento de'Mainertini

pani agli Etruschi, non

da Spendio; non

pericoloso e molesto

spregevoli

moltiplicando
odiose

le

testimo-

armi pagate.

Basta guardare a quello che naturalmente esser dee; poich


delle naturali cagioni mai

fendono gagliardamente,

1'

evento non

e le pi

volte

falla.

con

Gli

uomini di-

successo,

le

proprie; nelle altrui riescono pigri e disutili. Quelli sono


nati a resistere a' quali

non

finisce la battaglia

timori

cose
osti-

quali

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

294

aspettano maggior danno e ignominia dopo

dono

propria l'insolenza
miseria e

Ma

sanno

quali, se ritornano vinti,

del

vincitore,

il

combattere se ce-

dover trovare in casa

di

l'afflizione

la

vergogna

la

dolorosi rimpi-overi degli amici e de' cari congiunti.

temono

mercenari, che non

chi

paga (poich niuuo

li

armato ha temenza del disarmato), non hanno pur da temere


quello che viene incontro. Quale ardire qual forza pu dunque

amor n odio n paura spinge a mesono d questa non

essere in costoro, cui n

nare

mani

le

Tra

soldo e la infamia,

il

curanti, di quello soltanto avidi", e poich

acconciarsi col nemico, al

possono

facilmente

non deono ceder nulla del

quale

proprio, guardano solo al guadagno, e passano quante volte lor

pare a quella parte dove pi sperano. Intanto, chi a questi valorosi e fidi

dato in braccio,

si

E non

ostante queste cose

in

mano

a'

manifeste, quasi sempre popoli

si

un

e principi furono involti in

rimente pernizioso.

trova schernito e oppresso,

si

comprato disonore e danno.

e di avere assai caro

errore, agli uni e agli altri

non

I principi

osarono a mettere

si

le

paarmi

popoli, cui volevano a baldanza opprimere e ingiu-

riare; per d loro pi che de' nemici esterni temevano. Quindi


il

domnio

con quelle

a'

suoi.

e la vita volentieri

leggermente

la disciplina della

meno avversa
le

contro

agli

strani

e contro

popoli ripugnarono a questa iniqua e stolta usanza;

e sofi'rirono pi

garono

confidarono a guardie da prezzo

muniti

tennero

l'

oppressura

Tanto

milizia.

della

pravit

la

Ma

alle ingiurie che alla fatica!

debite pene

comunemente

tirannide che

degli

uomini

dell'errore pa-

popoli e principi

che

questi furono tante volte venduti o cacciati o morti da mercenari eserciti;

come

tiranni antichi di Sicilia, molti de'

e greci e turchi e russi

imperatori,

Lodovico duca milanese: e

non sanno
loro re.

popoli dovettero imparare, che, se

difendersi, assai rade volte lo

Nel

fine della

virt,

vogliono o possono

potenza romana ci

parte manifesto: perocch

r antica

sentirono

romani

de' re napoletani, e

molti

si

vide

per

ogni

Romani, quando ebbero dimenticato

paura

de' sudditi

quelli voltassero le armi a vendicare

1'

e per sospetto che

avara e superba domi-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


nazione
soldo

a'

disarmarono, e

li

a tenere

295

confini diedero pi tosto

barbari: di che trovarono la ruina dove male avevano

cercato la difesa. Disarmarono

Brettagna

la

pot salvare dai Sassoni: disarmarono

disarmarono

cedette agli Unni:

la

l'Illirico; e lo

prese

non poterono

si

e quella

occuparono

Slavi: disarmarono le Spagne; e quelle furono


goti: disarmarono le Gallie; e quelle

non

e quella

Pannonia;

gli

da' Visi-

resistere ai

Franchi: disarmarono Africa, Sicilia, Sardegna; e quelle resta-

rono preda

disarmarono

Vandali:

a'

l'Italia; e questa

rimase

aperta a un diluvio di barbari che ne fecero ogni strazio. Sicch


io pi

debbo maravigliarmi che da tanto

Teodorico,

il

quale in Italia succedette

a'

fallo non si guardasse


Romani; e fu, secondo

que' tempi, assai valoroso e savio e giusto signore nell' imperio

da

s fondato.

Ma

pecc grandemente, che male te-

in questo

mette gl'Italiani e d'armi affatto

non pass tanto

tempo

di

ebbe

gli

Laonde

spogliati.

quanto

ne' successori

aveva

ne

regnato, che le mediocri forze dell' imperio greco, trovata

sprovveduta a ripararsi, bastarono a spegnere


gnoria
lo

e il

nome.

Il

esempio

quale

faceva, e non giov

per lo medesimo errore, quella pena che

de' Goti la si-

a'

anni

medesimi successi

Francesi

non

pei'ch

oltre a cento anni

mani: sinch

ebbe
dai

viso e

Mi ripugna

1'

tennero

bel paese: corsero la misera

il

Borgognoni, Saraceni, ultimamente Ger-

Italia dalle battiture acquist consiglio, e

fremendo tutta
il

fallire

distrutti

e questi ancora, pi fortunati che savi nella vittoria,

Italia Ungari, Bulgari,

strare

il

Langobardi furono

appresso,

avevano data

Goti

patirono da' Langobardi. Ne' quali, continuando,


i

egli

Italia

doveva pur assennare chi

ancora, sedici

eh' essi

l'

nell'
si

armi

cittadine,

percuoterli

che

animo a ricordare

si

Tedeschi

a'

alz

mo-

Federico

scendesse a patti.

meno

antichi, e per ci

casi

pot

pi dolorosi.

Pi presto mi giova confortare

1'

questa legge militare argomento

quanto

sia

prudente

il

nostro imperatore,

qual savio perfetto, sia buono;

perbamente

animo considerando come

evidentissimo

per ambizione,

ma

di

non

solo

quanto ancora,

com'egli vuole che non su-

ma umanamente

per pubblico

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

296

bene siano regnati

non

popoli. Poich

perseverante forza a guardarli

questa forza sia dentro civile

dalle
e

basta avere una

gli

offese

esterne; vuole che

modesta. Per non

contenta

si

che una parte de' cittadini stia pei-petuamente armata,

manda che

tutti

ma

co-

con perenne vicenda sottentrino alle armi. K

questo solamente per ci che a tutti comune debito di costo-

ma

dire la patria;
in

non

affinch

due spezie, V una robusta

disgreghino

si

cittadini quasi

operosa e fiera e

arrogante e

ministra di tirannide, V altra oziosa e languida e troppo molle

Niun cittadino

a servile pazienza.

ma

bile,

pertanto

valentia

la

dev" essere

insieme farsi temere

tutti

1'

a'

ardimento

fatto universale, cesser tra gli

era qualit di tutti

ma

vedevano dispettosi

e insolenti; e

cuore e di

di

vile

mano

sar

di

coraggio non

il

pochi:

onde questi

molti stavano

si

atterriti coi

pazienza la saziet o la stan-

Ma

1'

et che ci-esce sotto questa fortunata

non vedr pi

l'

iniqua e ignominiosa differenza tra

chezza de' prepotenti.


istituzione

professione

con

aspettando

terri-

altri

uomini una molestissima disu-

guaglianza; quale durata sino a noi, perch

visi bassi,

agli

nemici della patria. Quando

soldato e cittadino. Tutti arditi e pronti, e istrutti egualmente

per la patria,

si

avranno

ghesi daranno paura


nelle pubbliche

tutti in

uguale rispetto.

le militari assise; e

ragunate,

Non

qualora

pi

a'

bor-

io gl'incontri

non avr a patire che mi guardino


un codardo, che mi

torto e con sorriso schernitore, quasi prodi

premano a

dispetto o mi rispingano.

Se la patria vorr che

accolga in casa mia, non temer oltraggi


a'

miei santi

diritti

ciato, percossi

non temer

proprio letto, votate

che

gli

d'

esser io

familiari, conturbata la
le

alla

fede

insultato

minac-

mensa, impedito

il

mio

camere, fatta violenza ontosa in quello

uomini guardano come pi caro. Non hanno luogo

ingiurie dove

non

li

ospiziale,

chi stia

preparato a sopportare e chi

le

non

aspetti resistenza.

Cosi

per

questa prudentissima

universale coscrizione,

armi

potendo

tutto

fatto r imperatore che

sapendo
il
1'

ogni

umanissima legge della


cittadino

popolo quando

Europa

maneggiare

occorra

manterr nelle

vestirle,

le

ha

interne sue

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


part tranquilla; niuna essendone
tra possa assaltarla

quiete

debole e sfornita che un'al-

si

con isperanza di opprimerla:

civile; e

tempeste

boreali

quelle

di

comune
non

la

conserver, senza detrimento di libert

si

avr pi da tremare

si

297

che assai

volte nei secoli passati miserabilmente ci flagellarono.

Siccome per dicono

savi

agevolezza

tezza di

quali con

adempiono

e di piacere

umani corpi

quelli tra gli

fisici

essere in eccellente sanit costituiti

pi

pron-

di

funzioni

le

alla

natura convenienti, per simile non hanno pieno e costante vigore que' corpi civili dove

buoni ordini non siano passati in

usanza in natura.

facilit in

questa pure stata altissima pro-

videnza dell'imperatore, a rendere immobili ed eterni


gnacoli da

fondati

lui

pace

alla

atento la generazione presente


faticosa vigilanza cui

non

mento

e tale

animi

gli

un ribrezzo

di costoro

l'aspro della novit

per consuetudine,

a'

al

mossa dall'antico ozio

pubblica c'impone:

salute

ne' giovani

tutto

Ma

travagli insoliti.

slontana

che

pace,

la

1'

mondo;

nostro luogo nel

il

quali avranno

quasi congenito e insieme con essi nudrito,

ricchir

ancor tenera, e

et

tarle e operarle

come

si

ausino

membra. Per

le

d'una generazione

tal

li

passeranno

chiami,

domestica alla militare


di sanit,

senza

assuefatti. Queste

del

mondo;

verun

dalla

pronti

la patria si ar-

aiutanti garzoni,

quali, se la voce del

casa

al

campo

disciplina, senza pur piccolo

turbamento

medesime

arti

d'

giocosi esercizii

e dalla

scapito

animo, gi invogliati e

diedero

del

Pe-

giovinetti a trat-

ai

Romani

e a quella virt, cui nulla resistere

facile scuola

difficile.

che nelle armi

modo

bene

di robusti e

pieni di ardire e di maschia avvenenza


re

che

dee rafi'ermare

valore e l'uso delle armi, che a noi fu nuovo e

trastulli

del

rincresci-

pericoli. Intanto

rocch ha sapientemente disposto l'imperatore


si

un

alla

raddolcisce a quelli che vengono dietro a

si

noi per tenere appresso

il

la

ancora chetato

forse

si

propu-

Con lentezza

universale.

Campo

l'

impero

doveva, erano

Marzio.

Della

li-

bert europea sar custode perpetua la bene cresciuta giovent.

LETTURE DEL RISORGIMEKTO.

298

XLVIII.

Camillo Vacani.

Bianchini

Il granatiere

Tarragona.

all' assalto di

Dal volume terzo [Campagna del Mncccxi, parte seconda,


della Storia

campagne

delle

dal MDCCcviii al mdcccxiii, Milano, 1823.

All'assedio

artc.

v)

in Ispagtia

e degli ass'dii degli Italiani

Tarragona, nel

di

giutrnodel 1811, era generale in capo Suchet; comandante ladivisinne italiana,


il

romano

Palorabiui. In un assalto al forte Olivo,

granatiere Bianchini,

il

bolognese, contadino, avea fatto prigionieri quattro officiali e cinque soldati.

general Palombini present a Suchet

Con

que' prigionieri

che,

dimandato qual ricompensa desiderasse, rispose

tare

primo all'assalto

il

di

Tarragona

N'ebbe

Come

a sergente e la stella della legion d'onore.

nerale della piazza

la

si

marescialli

maggioi
d'

Europa

si

Napoleone disse

s*'^''ico

militare.

cose a operare.

Due miei

do a Suchet che ha

italiana, lo la

G' italiani saranno

Presa

la divisione

in conspetto ai ministri

contendono una divisione

mon-

di

portasse all'assalto ge-

Tarragona, Suchet e Macdonald avean chiesto ciascuno per s


italiana Palombini:

granatiere:

il

L'onore

promessa, e la promozione

18 giugno racconta qui sotto lo

il

un giorno

primi soldati

Enino due ore innanzi


V altro era disposto per
liere Bianchini, di

1'

lato e per

quando

avemmo ad ammirare

cui

un

notte, e gi tutto e per

attacco e la difesa,

il

cava-

generosa

la

ri-

sposta data al generale in capo la notte della presa dell'Olivo,

avendo

da' suoi capi sollecitato e

non senza

IcSro

conseguito di recarsi dai campi italiani al sito


ofifri

spontaneo nel sobborgo allo stesso generale Suchet, e

cordandogli in tuono dignitoso


potere in fatti essere
il

ripugnanza

dell' assalto, si

comando

dei trenta

il

primo

all'

granatieri

agli altri la strada sulla breccia.

da pi migliaia

d"

tutti

il

la

ri-

avuta, di

assalto della citt, ebbe tosto

solo in veste

arditamente

lui

francesi incaricati di

strada

aprire

bello fu a punto a vedersi

uomini, o testimoni o parte

granatiere italiano,

gnare a

promessa da

la

dell' azione,

bianca tra
all' alto

quel

le azzurre, se-

delle

mura nel-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


listante decisivo.

sono

tirati,

a pena

Bianchini salta

il

299

quattro colpi simultanei de' mortai

per indizio che giunto era

pere all'assalto,
l'

Non

il

momento

il

parapetto,

ultima trincea alla testa del suo drappello,

prima co-

della

cammino

lonna, rapidissimamente lascia addietro ottanta tese di

discoperto e tcca

il

prorom-

seguito con non

e,

dissimile ardore da uffiziali e soldati francesi

di

slancia dal-

si

piede della breccia. In questo celere inter-

vallo per con uguale prontezza furono visti gli spagnuoli co-

ronare con animo deciso alla difesa la sommit della


sicch

da che

salto;

nemico, non trovandosi

il

momento

in quel

offendere e

tra

onde

quali

adoperarli.

Ai primi fuochi

tenente Pernier ed

il

Morvan,

altri

Francould, gareggiante tra

menta

il

1'

breccia:

il

quali

onor nazionale

ma

gli

Non

si

sgo-

propria

d'

uom

il

mezzo a

ascende in

segue a pochi passi

spagnuoli

capitano

il

primi in quell'assalto.

de' granatieri, cui tien dietro in grossa

prima colonna:

Va-

capitani del genio

uccisi, tra

quella siepe di spade ed a quel tempestare di sassi


sulla

quella

di

caddero fe-

assalitori

Bianchini, e con quella calma che

che sente ed apprezza

tutti

as-

a suo favore, e posizione e forza e mezzi per

lena

Pinot e

lessie,

dell'

aveva tutto

sorpreso,

linea e delle batterie dei fianchi alcuni


riti,

breccia,

ebbe gran motivo di stare ansanti sulla sorte

si

il

massa

fanno

il

il

suo

primo a

drappello

restante della

bersaglio

de" loro

colpi, r urtano delle lance, e ferendolo nel petto in volto e nella

gola lo squilibrano su quel terreno arrendevole, su cui egli solo


fattosi poscia pi saldo nei piedi si rista,

vedendo sciagura,

si

lasciano

sdrucciolare

glomerano quale armento dietro

San Paolo,

mentre
all'

pre-

gli altri,

indietro e

s'

ag-

la faccia sinistra del bastione

incerti del partito cui appigliarsi, se di avanzai-e o

retrocedere. Tutti gli occhi erano

fissi

in quel soldato italiano,

rimasto in piedi egli solo sul mezzo del pendio della breccia,
e da lui solo facevasi dipendere la sorte dell'assalto; poich, o

cedeva terreno o

il

guadagnava,

sempre o nel disastro o nella

gli altri lo

vittoria.

brevissimo di esitazione fu per riuscire


cito assediante.

avrebbero

seguito

a punto questo istante

il

Di gi molti sospettavano

pi funesto
dell' esito

all'

eser-

in vedendo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

300

la truppa appartarsi dal piede -della breccia,

non

salire, occu-

parsi in rispondere al fuoco dei difensori o coprirsi

muro

del bastione.

corava; gi

Gi gi

il

del

generale Sucbet se ne ac-

lo stesso

dinanzi

gli si offriva

a pie

un'ar-

tristo spettacolo di

mata costretta dopo immensi lavori a levarsi dall' assedio,


quando il generale Rogniat, eh' era accanto di lui sopra una
torre del sobborgo,

si

allegra della breccia superata, al vedere

medesimo al par di noi distintamente il Bianchini sollevarsi tutt' a un tratto, farsi ariete del capo e del fucile, e in
men che dirsi non saprebbe salir sull* alto, introdursi tra le
lance nemiche ed attrarre dietro a s in un baleno tutta quanta
egli

la

colonna gi inoperosa

animata

qual premio

il

primo posto

altri a seguirlo,

figurare

pi

fra le pi

lati si

primi

cosi

eroiche rimembranze.

sbandano: alcuni pi
sulla

donde tuttavia fanno fuoco


assalitori. Il

nemici.

nell' assalto, lanciarsi

degno

tratto

cannonieri, sono uccisi

dei

tra'

ascendere con

breccia

volte ferito sulla

mobile e

suo ristarsi, ed ora resa

al

suo muoversi ed avventarsi

al

Invocare

innanzi, pi

calma invitando

gli

Suchet scriveva

di

Gli spagnuoli per

ostinati, sopra tutto uffiziali e

breccia e nelle

attigue

battono

sulle riserve che

capitano Valessie, comunque

batterie,
le

tracce

ferito, si

sforza di condurre la prima colonna a diritta nel bastione

Giovanni, come l'ordine d'assalto

il

prescriveva;

ma

il

San
ne-

mico, sbaragliato sulla breccia, attrae seco, nel discendere a precipizio dal terrapieno per raggiugnere gl'interni spalleggiamenti,
1'

audacissimo Bianchini, impaziente

vido di sangue per

le sette ferite

di

onde

nuova gloria
il

e questi appunto, correndo sui fuggitivi in quel


di difesa ed

e tutto li-

suo corpo era colpito;

indicando alla gran massa che

nuovo labirinto

lu solo

seguiva

il

pi sicuro cammino ad una compiuta vittoria, sulle tracce del


disordine e del sangue degli spagnuoli, ebbe nuova e profonda
ferita nel petto, la quale,

prodigate,

il

trasse di

li

malgrado

le

molte cure a

lui

da

tutti

a poco a dura morte, eh' egli sostenne

con altezza, indivisibile compagna degli

eroi.

3
-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

301

XLIX.
Cesare
G' italiani sotto

Laugier.

di

vicer Eugenio in Russia.

il

[agosto 1812]

Dal
conte

voi.

di

venuta

(1.

Laugier,

Toscana

in

e.

nato
co'

3)

nel

1789

granduchi

divisione toscana a Cariatone e

campagna

alla

Russia,

de G' Italiani in

Portoferraio

in

prode

loreno-austriaci,

Montanara

il

1826.

Italia,

famiglia

di

11

francese

comandante la

29 maggio 1848, era del 1812

di Russia capitano nel!' eser^-ito

italiano

prigioniero.

fu

Queste pagine e le seguenti, narrative della battaglia di M., sono delle pi

vere e caratteristiche di quel tempo, anche ne' difetti ed eccessi dello stile

Il

giovine principe aveva

dato

la

proprio dej maggior numero, favorendo

pu esser vero, che

ci

tanti secoli a diffei'enti

il

Un

disse,

carattere degli Italiani sottomessi da

gioghi

notabilmente

si

alla

ed

alterato,

respettiva

loro

popolo avvezzo alla servit dee necessariamente

acquistare l'abitudine di simulare: spesso ingannato

padroni,

V amor

ferire

minore. Si

il

ha contratto delle modificazioni analoghe


posizione.

una

d"

capo era francese,

il

bene di

bisognava guardarsi

base italiana,

esempio

sin allora V

gran moderazione. In un governo ove

meno

dai

suoi

facile a lasciarsi blandire.

generali francesi e gli ufiziali superiori delle due nazioni,

che stavano dintorno

al principe, offerivano

un contrasto

assai

notevole. I primi, critici per carattere anzi che no, millantatori


e boriosi,

fatuit

univano alla scioltezza delle maniere una tinta d

ed un

pi osservatori,

tono
s'

da vincitori.

secondi,

pi

circospetti,

intendevano fra loro mediante un sogghigno

non ostentando nulla, ridevano

sott'

occhio delle leggerezze

dei falli che sfuggivano ai loro colleghi d' oltre monte.

In questo conflitto di caratteri e di pretese, che

amor proprio faceva

sima a sostenere. Si contavano


le

il

respettivo

spiegare, la parte del vicer era difficilis-

parole che egli indirizzava

e
si

pesavano a rigor
agli uni che

agli

bilancia

altri.

Guai

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

302

non

a lui se

vano

manteneva

le

militare

quest' occasione,

contro

il

allorch

servizio,

sotto

odi

segreti

delle animosit,

seminavano delle maggiori

che, scoppiando pi tardi,


il

un giusto equilibrio! ne deriva-

in

degli

tosto delle scissui-e,

g' Italiani

stessi

vessilli,

pe

vicer

gli

difficolt

schierati,

come

dovevano

marciare

in

nemico.
Italiani

L' aflFezione degli

'1

non

si

era per mai

smentita: la sua giovent, la sua premura per la conservazione

deir ordine, della disciplina, e le sue cure in favor del soldato,

sfuggita

riosa

univa per farlo amare.

si

bollore

nel

con-

dell'imperatore, tutto insieme

l'esser egli figlio adottivo

tribuiva e in lui

Ma una

un cambiamento
essere un

cagion

dell'ira

frase ingiu-

cambiamento che doveva

negli animi a suo riguardo,

giorno fatale.

Una

una italiana erano quasi contempo-

divisione francese ed

raneamente giunte in Dokszyce. Eravi un magazzino

di biscotto

sfuggito al saccheggio dei Cosacchi. I Francesi, presentatisi

primi, se ne impadronirono. Gl'Italiani sopravvennero e ne ri-

chiesero la divisione. Essi avevano diviso, ed erano per dividere,


i

patimenti ed

uguali.... Il

per

farli

ritto del

mente

Il

bisogni urgentissimi delle sue truppe*, egli era

principe

uffiziali ....

ci che volete

voi n di lei: sappiate che

non

Eh

vostri stiletti

La

non

vicer

d'

signori

possibile.

di-

il

accom-

disse loro

Se voi non siete

non m'importa nulla n

non temo pi

le

vostre

spade

di

che

frase era terribile per cuori pieni d' onore

e consapevoli delle loro azioni. L'

cipe

loro diritti erano

principe Eugenio

generale resist esponendo viva-

contenti, tornate pure in Italia, che

al

di fame,

valere. Il principe obiett la presa di possesso,

primo occupante.

pagnato da alcuni
il

morivano

pericoli-,

generale \Do7n. Pino] presentossi

lo giustificava:

egli

imbarazzo in cui era

il

prin-

non doveva dimenticare che era

Italia e che essendo francese parlava per

ad Italiani.

Gli animi ne rimasero esacei'bati, e parve loro scorgere a nudo

quello del principe.

Mentre cosi discutevasi,


ove alloggiava

il

si

vide innalzare intorno al castello

principe un fumo densissimo; ben tosto le

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


fi

un me sorsero per ogni

un

sieme a quelli

rapidamente in cenere

Iato, e ridussero

La guardia

intiera contrada.

303

reale accorse, e

stessi ufiziali uditori dell'

occup, in-

si

imprudente invettiva,

al abbattere tutto ci che accostava la casa del principe, onde


dall' incendio.

salvarla

l'ivalizzarono

G' Italiani

in

zelo

di

come egualmente
che per altre parti andava

quest'opera, e ne vennero. ben presto a capo-,


riusc loro d'estinguere l'incendio,
ail

premure

estendersi per Y intiero borgo. Si vocifer che tali

fossero sinistramente

principe

sotto

vicer ed

il

un aspetto sfavorevole.

generale

da quest' ultimo con

col dire

e ci detto

allora

dest

Si

occhi

agli

del

fra

il

Pino una nuova altercazione, sostenuta

massima fermezza

la

e dignit,

terminando

Ebbene, poich V. A. non vuol rendere agi' Italiani

la giustizia che essi

tore

interpretate e presentate

quale gliela

meritano, volo ad ottenerla

depose

restitu, e

la

spada

dall'

Impera-

sul tavolino del principe,

con blande parole

si

il

adoper a raddol-

r animo del generale giustamente sdegnato.


Era Pino un prode militare, di genio intraprendente, splen-

cire

dido oltre misura; e


dell'

si

era sopra

d'

ogni altro cattivato

il

cuore

armata italiana. Possano queste belle qualit precedenti

conceder forza alla soverchiante opinione; possano esse strappare una sola pagina della sua storia,

il

20 aprile 1814! Bene-

merito della patria, avrebbe recato alla tomba


di lei gratitudine e la stima universale dell'
Il

generale Pino, malgrado tutti

Eugenio

e le

suoi

il

di lei

Europa

amore

e del

la

mondo.

reclami al principe

prime disposizioni del maresciallo Berthier, non

aveva mai potuto ottenere, durante tutta

mando

della cavalleria italiana, n

quella

circostanza

la

campagna,

il

co-

tampoco della guardia reale


della quale era comandante come primo capitano. Sdegnato
forse anche di tutti questi antecedenti, si attir sempre pi in
colla

sua nobile. e militare

sdegno del principe. Egli difese


suoi guerrieri;

ramment

il

della

franchezza lo

nazione e dei

impavidamente per causa non pro-

pria. Tali rimbrotti eccitarono lo

forse in lui stesso

onore

loro servigi, le loro gesta, le fatiche,

le pene, gli strazi incontrati

esso,

l'

sdegno del vicer contro di

rancore,

come pure

il

malcontento

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

304

deir armata italiana verso

che

volta

ella, e

il

quindi

Fu questa

la

prima

rammentarono non

esser

suo condottiero.
Italia, si

l'

Eugenio italiano: origine forse delle peripezie


quanto

vivamente avessero

ferito

il

cuore

Ma, per

del 1814.

dell' esercito le indi-

non cess esso per tanto in

screte espressioni del principe,

tutto

campagna di dimostrargli la medesima devozione


e lo stesso contegno come pe '1 passato. Ne dette una riprova
non equivoca, quando il giorno appresso, nel marciare verso
Berezino, furono trovati una quantit di proclami stampati, la-

il

corso della

sciati dai Russi in diversi

mente spargersi,

Soldati

No,

lore.

succeder

di

Non

la

crediate
la

punto

ritirata

sar
in

quelle

si

va-

accorgerete

se

fa d'

400 leghe

uopo
vo-

dai

Russi per poter credere

Essi

voi.

di tornare

vostra

buoni commilitoni

per

troppo
a

ne

ve

vi

al vostro

ingannare dai nostri primi mo-

lasciate

vi

combatterci,

armata

che voi siete lungi

fuggano innanzi

mento,

apprezzano,

lo

essi

vimenti. Voi conoscete


essi

costringe

potessero pi facil-

seguente.

battaglia. Pensate che un'

all' altra,

stri rinfoi'zi.

modo

non rendono giustizia

Russi

camerati:

un giorno

Vi

italiani.

che

credere

fa

perch

luoghi,

e concepiti nel

accetteranno

difficile.

massa

perfide

Essi

alle

parole,

voi

da

dicono

vi

vostre

che

che

combatti-

il

case.

Non

combattete

pace: no, voi pugnate per l'insaziabile ambizione d'un

sovrano che non vuol

la

pace

senza ci egli

1"

avrebbe otte-

nuta da lungo tempo. Egli gioca col sangue dei suoi bravi. Ritornate alle vostre case-,
asilo nelle nostre
le

o, se

provincie

pi vi piace, accettate intanto un


meridionali. Fra noi voi oblierete

parole di coscrizione, bando e retrobando, e tutta quella

rannia militare che non vi lascia uscire

per un

momento

ti-

di

sotto al giogo di ferro del vostro oppressore.

Allorch nel 1708

1'

del Dnieper, Pietro I


il

numero
il

vocarne

agi' Italiani,

pi atto ad eccitarne
lo

fu giunta

servi dello stesso

sulle

sponde

mezzo per diminuire

dei suoi nemici.

Questo proclama

mento

armata svedese

sdegno.

Stimandosi

il

quantunque giunto
fermento, non

generalmente

fece

offesi,

in

un mo-

che progiurarono

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


vendicarsi nel primo fatto

d'

armi

305

dell' insulto

fatto

onore

all'

nazionale.

un caporale per andare ad un


che munito non fosse di una

giorno di poi non parti

Il

posto avanzato o di

scoperta,

qualche risposta per passarla ai posti


migliore di tutte era certamente
tal

La

avanzati dei Russi.

ma

fatto:

il

l'incertezza di

un

avvenire fece preferire per allora questo mezzo.

Quella che pi circol, e della quale sollecitamente

si

tra-

scrissero diverse copie, fu la seguente.

Soldati russi. I soldati italiani, sorpresi che abbiate potuto

pensare anche un momento che essi fossero suscettibili


al vilissimo

mezzo della seduzione, mentre

si

di

cedere

mostrarono sempre

imperturbabili nella via dell' onore, hanno perduta di voi quella

stima che nutre, anche nemico, un bravo soldato per

non hanno mai immaginato che

in

mezzo

gnitosa, la pi onorevole, potesse emergere

per nascondere e salvare la

non gi a

una

tesse alimentare in voi


essi anzi

ma

Noi

turpe

a coloro che lo inventarono.

tale

speranza?

guerrieri

mondo

italiani

Non

vi

che po-

provarono

sorpassare, se fosse possi-

dunque vendicar dobbiamo

voi recato al nostro


bravi, nella

si

ad Austerlitz ed a Friedland in specie, che

sempre,

primi soldati del

un compenso

mai

degni sono di combattere emulare


bile,

altro. Essi

debolezza. Esso fa torto

propria

quelli a cui diretto,

Qual riprova vi dettero

1'

alla carriera la pi di-

l'

insulto

gravissimo da

onore: e lo vendicheremo da soldati, da

prima occasione. Voi

ci

riconoscerete ai colpi.

Credeste forse che noi, perch appartenenti ad

una nazione

da poco tempo rigenerata, non avremmo riacquistata quella dignit e quel valore, caratteristica immortale dei nostri progenitori?

V'immaginaste

forse,

che

tali virt fossero soltanto in-

digene delle nazioni grandi, da lungo tempo unite e guerriere?

Voi v'ingannaste. L' amor patrio in noi non


esist

sempre nel nostro cuore una patria di

miserabili frazioni tale

mancavano

Ci

nemmo

r une

1'

le

non

si

fatto,

spense giammai:

bench

le

nostre

la facessero apparire agli occhi altrui.

circostanze ed un capo: ora che otte-

altro,

osiamo lusingarci aver a sufficienza di20

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

306

mostrato, che eravamo degni dello stato

natura medesima

clie

ambivamo

e che la

aveva creato. Noi sapremo conservarcelo.

ci

infiammano

vedesti sentimenti che

1'

anima

d'

ogni guerriero ita-

liano sono certamente comuni alla nazione cui appartenghiamo.

Possa questa moderata risposta alla vostra insultante pro-

posizione
ci che

possa la memoria delle nostre passate imprese, e di

saremo per operare nel primo incontro che avi'emo con

voi su quel

campo

di battaglia

che voi fuggite e cbe noi avi-

damente bramiamo per purgare


chiamarvi

ai

sentimenti

convengano a

si

possano

la vostra ingiuria,

naturali

dell'

uomo

d'

ri-

onore, e quali

dei prodi instituiti alla difesa della patria.

L.

Cesare

di

Laugier.

Battaglia di Malojaroslawetz vinta dagP Italiani.


Dal

voi.

(1.

ni,

3) dell' opera gi citata. G' Italiani in Russia.

e.

battaglia fu nel 24

Il

combattimento

dall' altra,
il

Ili

La

s'

ott.

1812.

impegn vigorosamente da una parte

con grave discapito di Delzons, che

fuoco dei Russi senza poter loro

riceveva

tutto

rispondere, perch coperti

dalla cresta della collina.


Il

principe Eugenio scortato dai dragoni della guardia reale

e dai dragoni

Regina

a Delzons, quando

erasi gi posto in

colpi di cannone ed

moto per appressarsi

un

uffiziale speditogli

dal predetto generale lo prevenne dell'accaduto. Dato l'ordine alle


divisioni di accelerarsi, prosegui frettolosamente a quella volta.

Sboccavano intanto

e successivamente dai boschi dietro

Ma-

lojaroslawetz nella pianura, alla vetta del poggio, in faccia alla


citt le colonne di KutusofF, e vi si schieravano in battaglia. Egli

fece

immediatamente ergere dietro

la loro fronte quattro fortini,

quali furono coperti durante l'azione

La
pili

daun parapetto

posizione di Delzons non poteva esser n pi

penosa.

da un fosso.
trista

fuochi dei Russi gli piombavano addosso, e tra-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


versavano
gnato.
e

di

307

fondo della sinuosit nella quale egli era impe-

il

vicer gli ordin di uscire da quella critica situazione

Il

recarsi avanti.

La

un burrone che

strada che parte dal ponte segue

fondo

il

inoltra e sale serpeggiando per queir erto

s'

pendio, interrotto da grossi blocchi e massi di pietra

staccati,

occupati dai numerosi bersaglieri dei Russi, sostenuti alla cima


deir erta dalla massa delle

Non
prode

ostante

e valente

foi'ze del 6

corpo.

continuo e micidial

il

generale Delzons

s'

fuoco

nemico,

del

impadroni

alcune

di

il

ele-

vate posizioni, e gi cominciava a dar esecuzione al ben concepito piano

quando un colpo

attacco,

d"

pur vittima fra

timi soccorsi, rimase


d" iin
Il

secondo colpo

di mitraglia

le

braccia

le

germano,

del

cannone.

di

principe Eugenio non cessava di sollecitare

sue truppe,

stese

lo

ed aiutante, volendo prestargli gli ul-

al suolo. Il suo fratello

quali per

quanto

accorressero

1"

arrivo delle

frettolosamente,

sembravagli non sarebbero mai giunte sufficientemente in tempo.


Il

La Bedoyre

colonnello

per

spedito

fu

marcia, ed in egual tempo per avvertire

La guardia

caduto.

reale

1"

accelerare

imperatore

preceduta dalle

loro

la
dell'

ac-

Pino

divisioni

Broussier trov questo bravo uffiziale alla discesa della collina

che sovrasta la valle della Lugia.


bravi Italiani:

il

compagni son compromessi


perdete

1"

opportunit

universale

equivoco

di

d'

ventura.

camminare, e la celerit con

sembrava che non

Le canzoni

fosse

militari

la loro gioia,

Correte

mai

il

battaglioni,

Correvano
la

quale

le

capi

vostri prodi

vostro valore

e voi

Un

grido

presagio non

colonne anzich

conducevano

le

in proporzione della loro

nazionali rendevano

men grave

disse

egli

non giungete a tempo,

se

illustrare

parti da tutti

gioia

gloriosa

di

vicer vi aspetta impazientemente:

ansiet.

anche pi clamorosa

la fatica.

Discesa la collina, imboccata

la vallata della

Lugia,

cisamente alla sinistra della strada, presso ad un bosco

trovammo accampata

in riserva tutta la cavalleria

cannone raddoppiava

lo strepito, le palle dei

pre-

e
d'

abeti,

italiana. Il

bersaglieri

fischiavano gi al disopra delle nostre teste. Noi non

russi

avevamo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

308
visti

nostri bravi

cavalieri

tembre; ne sapevamo

essi ci scorsero

ebri di gioia pe

impone

in cosi sublime

giorni

d'

di set-

abbracciai-li e

essere pi a proposito.

correndo di un passo cosi frettoloso,

desio di gloria,

'1

cercare l'amico e compire

ultimi

ed anelavamo

Lo scontro non poteva

di emularli.

Appena

dagli

fino

le glorie,

mischiarono nelle

si

per

file

doveri che questo vincolo cosi santo

momento. Essi porgevanci

dei liquori, degli

alimenti, dei consigli, degli esempi, delle esortazioni; scordavano


i

loro cavalli e venivano senza accorgersene a frammischiarsi nel

pericolo.

Rammentatevi
coprite

Italiani;

siete

di

essi dicevanci

che siamo che

nuova gloria questo nome!

avventurosi ben voi, che siete per misurarvi contro tutto


cito

eser-

nemico! perch non possiamo venire ad aiutarvi, a paronore? Che bel giorno

tecipare dei vostri pericoli, del vostro

per la nostra patria! ne saranno orgogliosi


le

Felici,
1'

amanti

parenti, gli amici,

fra questi che cosi ci dicevano eranvi dei nostri

congiunti o dei parenti di quelle che dopo F onore occupavano


i

nostri pensieri

crime

ci

stringevamo

gli

uni cogli

commozione cadevanci dagli occhi

di

pitava un cuore

fiero,

altri le

mani

animato da un sincero

intrepido,

la-

sul petto, ove palaffetto

di patria.

trovammo gi alla vista


quando richiamati
dal dovere abbracciammo i nostri commilitoni, che tanti non
dovevano pi rivedere, riprendemmo 1' ordine, il silenzio, e si
Erano

le dieci e

mezzo che noi

ci

dei nostri, impegnati e jjronti a soccorrerli,

attesero

comandi

del principe.

Questi frattanto, riconosciuta l'immensa disparit delle forze


14"^

combattenti, aveva gi disposto di porzione della


per andare in soccorso della 13^,
bile suo

capo

Il

raccozz
reno.

una seconda volta

capo dello stato maggiore

generale Guilleminot,
dieti-o

prese

alle case,

truppe, malgrado

lo

il

dell'

armata

comando

contrastando

Per conservare quello

divisione

incompara-

rimasta vacillante e indecisa nei

e condottiero, e

suoi movimenti, aveva cedute

che, privata dell'

acquistato,

svantaggio della

le alture.

d' Italia,

della

il

palmo a palmo
fino

prode

divisione, e la

all'

posizione e

arrivo

il

ter-

delle

V inferiorit

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


<lelle

tieri

una chiesa

dominavano

due case, situate

dovevano trincerarsi

per

grana-

di

ingresso del paese, cbe


la strada. Questi posti

quand' anche fossero

e conservarsi,

alture,

dalle

scacciati

all'

burrone pe'l quale passava

il

309

compagnie

sue forze, fece occupare da alcune

un appoggio

offrire

nostri

ai ritorni of-

fensivi.

L'evento giustific la saviezza

late alle spalle

si

Tutte

utilit della misura.

1'

oltrepassarono

volte che le ti'uppe russe

le

disordinarono, ed

questi

fuci-

riprendendo V of-

nostri

posti,

fensiva ne approfittavano per respingerli. Guilleminot raggiunto

dalla prima brigata di Broussier rispinse

Russi nel paese. Le

tre brigate presero posizione in faccia della

prima
1'

seconda della 13^ dentro

altra della

14''^

e davanti

innanzi al sobborgo,

un profondo burrone, che

il

nemica:

linea

la

Malojaroslawetz, e

quale ne separato da

estende ad oltre 600 tese lungo e

si

parallelamente alla strada di Kaluga.


Il

generale Kutusofi^, veduto che

esito

1'

completo della gior-

nata dipendeva da questo punto importante, spedi tutto


di Rajeff'skoi, in soccorso

quello

di

di

Doktorof.

Il

corpo

il

combatti-

mento ricominci allora con un nuovo accanimento. La


fu

presa

fino a tre

e ripresa

volte.

Guilleminot

che

vennero rispiuti dal valore e dalle forze smisurate


vestivano fino verso

il

ponte, dove stava

care delle mosse e preparare


la

seconda brigata

mento

sulle

donde sono

le

partiti e

dove

allo scopei-to,

Ma

si

circolo

si

a pena

il

combatti-

oltrepassano

scostano dal punto centrale

compariscono

il

in-

sue riserve. Spedisce egli tosto

alture.

case, a pena essi

g'

vicer per giudi-

Broussier. Retrocede allora

di

e si stabilisce

battaglioni

le

il

citt

Broussier

nella

pianura,

dove sono

fa pi grande, eglino pi

non

bastano. Oppressi dai fuochi di un' intiera armata, sconcertansi


e retrocedono
nostre

file

accorrono degli

cedono

e si

altri

Russi continuamente,

rompono. Accrescono

il

gli ostacoli del terreno. Gli bizi scagliati dalle

avevano

il

fuoco a quella citt

termin di disturbare
visioni.

Furono

le

di

loro

e le

disordine

due parti posto

legno. Simile

avvenimento

evoluzioni e gli attacchi delle due di-

esse per la quinta volta costrette a retrocedere.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

310
I

Russi guadagnai-ono sempre pi del terreno e la difesa rimase

paralizzata.

In allora

vicer lanci in loro soccorso la divisione Pino.

il

Le truppe guidate
serrata,

con silenzio

dal

marciavano in colonna

capo

loi'O

e ordine,

mostrando

ansiet e la vera ar-

1'

dente brama di gloria.

Rimase nella piccola valle

alla

bosco la cavalleria leggera

d'

Ornano

della guardia reale, e seco

lei tutte

Maloczkina la cavalleria

che

linea

salivano

prendeva in fianco

danneggiava

li

armata

non solo cannonava orribilmente


penetravano in

Malojaroslawetz,

Il

modo che furono

vicer

gli

questa circostanza

gacit ed

basso

d'ammirare da vicino

valore dei nostri artiglieri.

il

come

esposti

manovrarono con una

stezza, che costrinsero quella batteria

volte

avemmo

l'

tal

cannoni

alcuni

l'agio

enei'gia la sa-

Intieramente

bersagli ai colpi del nemico

all' alto,

pi

astretti

contrappose

dell'artiglieria leggera della guardia reale, e noi

in

le

ma

reggimenti di fanteria della guardia reale,

in tal

cambiar posizione.

d' Italia.

punta del colle alla

batteria collocata dai Russi sulla

sinistra della loro

bagaglio, la grossa arti-

le

glieria e le munizioni di riserva dell'

truppe

tutta

e Villata-, e finalmente al

di l del bosco presso al villaggio di

Una

della Lugia

sinistra

guardia reale; pi indietro e all'ingresso del

la fanteria della

scoperti,

contrastando

calma ordine

nemica prima

dal

giu-

al silenzio

e poi a ritirarsi.

Frattanto gl'Italiani di Pino, traversato

il

ponte,

si

arram-

picavano, senza far fuoco, per quelle balze, e snidandone


mici

si

Ripreso
dallo

fiato e riunite le truppe, la

stesso

destra dentro
la

ne-

stabilivano sull' orlo del colle presso alla chiesa.

prima brigata condotta

general Pino e dal general

Fontana

Malojaroslawetz per proteggere la

seconda guidata dal generale Levier (crso)

si

port a

IS'^

divisione;

si

arrampic

pe'l rovescio del burrone ad investire le colonne russe, che respinto avevano la

due divisioni,
il

si

14.'^

Tosto

eh'

ebbero oltrepassate

le

anzidette

slanciarono all'assalto, mostrando disprezzare

pericolo e prodigando la loro vita

come

il

ricco la sua for

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

311

tana. I Russi urtati senza posa, percossi, sopraffatti e storditi da

un impeto cotanto
scono di

inatteso, cedono-, e gl'Italiani s'impadroni-

quei luoghi eh' erano stati loro indicati dal prin-

tutti

cipe e dal generale

La prima
spinse

Russi

Gourgaud aiutante

rovesci

li

il

gli edifizi.

Veruna

possesso di quelle

servono ad abbattere
la vista del

gli occhi del loro capo,

sione

mano,

si

g'

inasprisca e aggiunga

non

che fossero

ne

viddero

capaci

molti

Russi, al

ai

quando

1'

occa-

con una

afferrarsi

cadere senza

ferire coli' altra, e vinti o vincitori

fumo

loro

prima volta sotto

la

stere in fondo a quelle balze e nelle fiamme.

dal

le ferite

mostrar volevano ad esso,

di

presentasse. Se

feriti, o soffocati

maggiore

col

corpo a corpo,

combattevano per

Essi, che

alla posterit,

disputavano

si

coraggio degl' Italiani; sembra anzi che

il

sangue sempre pi

nuovo vigore.

mondo,

che

La pugna succede

accanimento.

spaventosissima

fiamme, che gi divo-

alle

due parti voleva cedere all'altra

delle

ruine,

Una

nel paese.

mischia attaccossi allora in mezzo

ravano

imperatore.

dell'

brigata, penetrata in Malojaroslawetz, incalz re-

desi-

Col spillavano

o divorati dal fuoco. In breve

scheletri anneriti e calcinati offrivano un'aspetto orribile,

loro

quando

r occhio tentava ravvisarvi un resto di figura umana.

Avanzavasi frattanto lungo


cidialissimo

d' artiglieria

il

burrone e sotto un fuoco mi-

moschetteria

della divisione Pino. Abbattendo

tutto

davanti, essa pervenne a riprendere


le alture,

ove dopo eroici contrasti vi

il

si

la

ci

seconda

che

gli

si

brigata
parava,

sobborgo ed a coronare
vide sventolare l'aquila

italiana.

Fino da Borowsk aveva udito Napoleone

namento, ed
dell'

all'

avviso

il

terribile

recatogli dal colonnello

canno-

La Bedoyre

accaduto, pstosi alle 11 e mezzo in cammino, al galojjpo

era giunto col suo stato

maggiore ad un' ora pomeridiana in

faccia a Malojaroslawetz, sopra

un poggio che circonda

la valle

della Lugia.

La
prima

Borowsk a Malojaroslawetz, due leghe


citt, traversa il villaggio d Gho^
approssimandosi immediatamente alla valle della Lugia.

strada maestra di
di

rodnia, e

giungere in questa

LETTORE DEL RISORGIMENTO.

312

dirigesi lungo la cresta

La

valle.

d'

un poggio che fa capo

questa

in

strada di Tarutino a Malojaroslawetz, passata la Lugia

a Spasskoie, la costeggia per la vetta di un altro colle

paral-

va insensibilmente appressandosi. Na-

lelo al primo, al quale

poleone, collocato sopra un poggio intei'medio alle due strade,


era perfettamente situato per vedere V arrivo e
tutte le colonne russe ed

Non

dai

potevasi

il

nostri

campo

movimenti

di

di battaglia.

circondare

la

citt,

per essere la

collina su cui fabbricata ripidissima e boschiva a piccola di-

stanza dalla destra e solcata di burroni alla sinistra.


delle

numerose batterie russe collocate nella pianura

di Malojaroslawetz tempestava fracassava

per condurvela

che

fargli

di

traversare

il

sopra

truppe, n queste

non essendovi

artiglieria da rispondei'e,

avevano

le

fuoco

Il

al di

Russi potevano circondarlo per dirigersi verso

mezzo

altro

Tampoco

paese.

ponte, poich,

il

tosto che essi sboccavano in vista della valle, erano fulminati


dall' artiglieria

Lugia. Faceva

Questa

collocata

italiana
d'

fiamme aveva servito

citt tutta in

tenti fino dalla mattina, e le truppe


le

une

sponda sinistra della

alla

uopo pertanto battersi dentro Malojaroslawetz.

alle altre se

di teatro ai

combat-

non potevano appressai'si

non calpestando

quali era

cadaveri dai

essa ingombra. Napoleone informatone sollecitava V arrivo delle


altre truppe, le quali

erano

per

tutt'

ora

troppo distanti da

giungere in tempo per disporne.


Frattanto la seconda brigata di Pino fu attaccata in fronte

da nuove forze e presa in fianco


che, essendosi

piombare
il

il

avvicinata

dall' ala

strada

alla

destra

suo fuoco, dall'altura in cui

nemico,

del

Cziurikowa,

di
si

faceva

trovava, sopra tutto

rovescio del poggio, fino al ponte della Lugia. L'artiglieria

ne straziava
rioi'i

le file.

Il

generale

e subalterni, erano

cedere

al

numero

stati

e ritirarsi

Levier,

feriti

molti

essa

uffiziali

dovette

dopo avere opposto

la

supe-

finalmente
pi

viva

resistenza.

In Malojaroslawetz non cedeva per


gata.

Il

fin

general Pino, dopo avere avuto

il

allora la prima bri-

suo cavallo ucciso,

posto piede a terra e colla spada alla mano, incoraggiava col-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


r esempio e colla voce

morto
il

ai suoi piedi

il

suoi soldati.

Un

313

colpo di fucile stende

capo squadrone

di lui fratello e aiutante

suo nipote Fontana, aiutante pure di campo del divisionario,

Fontana,

general

ferito: il

numerosa quantit

di uffiziali

egli stesso ferito in


ci

non ostante

una mano da un colpo

gamba da un colpo

s'

Il

La Bedoyre, rimane

Lo

una

e la

pugna

ordinando Millo

soldati della guardia

forza di stenti e di coraggiosa


di farla

pervenire alla

ai suoi uffiziali di riunirla, la lascia

dentro al paese, onde

passaggio.

il

slancio della

della 13^ e

14"^:

per cacciare
sarlo

corpo
in

italiana cercava di fare

suoi pezzi su queir altura:

per recarsi alla testa della brigata eh'


ottenere

comando,

al

vengono finalmente a capo

insistenza,

nuovamente

inasprisce.

corsero volontari ad aiutarli.

vetta. Quivi

rimane
il

generale Galimberti, accompagnato

colonnello Millo dell' artiglieria

Il

arrampicare

combattimento:

di fucile, e

non potendosi pi sostenere

di fucile,

obbligato ad allontanarsi.

sempre pi

di

alla testa della sua divisione, coprendo

del fratello clie vuol far trasportare, Ferito

dal colonnello

Laschess ed una

colonnello

il

sono posti fuori

soldati

precipitarono insieme a quelli della

15'^

Russi dal paese. L' artiglieria pot allora traver-

camminando

su

morti

strade e mutilandoli in un

Vedendo

Pino aveva rianimato

divisione

essi si

modo

moribondi ammucchiati nelle


orribile.

vicer che le truppe della sua sinistra

il

non po-

tevano pi sostenersi, ordin al reggimento dei

cacciatori e a

quelli dei granatieri della guardia, comandati

primo dal co-

lonnello Peraldi,
la

il

seconda brigata;

rimasero che
I

granatieri,

ma

di

modo che

Lugia non

dopo aver superata V altura in faccia


iti

riserva presso alla

chiesa,

situata

al ponte,

dietro al

cacciatori, postisi innanzi alle truppe della se-

conda brigata di Pino, corsero


contenti del

di rinforzare

alla sinistra della

veliti reali e la cavalleria leggera.

furono lasciati
sobborgo;

il

secondo dal colonnello Crovi,

loi'O

all'

primo successo

si

incontro dei Russi, che non

avanzavano

coli'

intenzione

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

314
d'

imi^adronirsi del ponte e tagliare la ritirata alle truppe

si

trovavano in Malojaroslawetz.
Il

prode Peraldi, precedendo

cacciatori e facendoli insen-

sibilmente spiegare per colonne di battaglioni, gridava


tirate, cacciatori: la

pio del loro capo,

scagliarono

in resta contro

aveva posti

si

Animati da queste parole

Russi, che

il

Marina

furono essi

avanzavano nel disordine in cui

si

le

paese e questo dei cacciatori

il

case eh' essi occupavano.


fino al bivio

respinti

non prendon

fiato

inebriati dal

che hanno

essi traversati, dai colpi

dronirsi dei cannoni nemici;

ma

un fuoco

terribile e

destra

della

batteria

sopra di loro e

Russi,

colpi

venne

borgo. Col

fendendo

e dai fuochi

e vollero

loro

impa-

un botro

furono arrestati

di mitraglia, che la

trovandosi

scoperta, scagli

cavalleria nemica, clto

loi'O file: la

destro opportuno, gli assali;

dalla

strade di

cagion gravi perdite. Ansiosi di trovare un

gli

passaggio, disordinarono le

intiero

siepi,

da una grandine

dei

fumo

giunti alla sponda di

profondo e scosceso, coperto di foltissime

il

delle

scagliati e dalla

pianura superiore

vittoria, s'inoltrarono nella

sotto

baionetta

e di Cziurickowa.

I cacciatori

da

esem-

e dall'
la

combattimento ostinato della divisione Pino.

Russi da tutte

di baionetta

cacciatori con

L' attacco simultaneo dentro

sboscarono

Non

baionetta l'arme della guardia: alla ba-

ionetta, bravi Italiani

gli

che

corpo

il

di

Borosdin 7 tutto

in linea, e gli respinse fino nei giardini del sob-

si

con

fui'ia di

fermarono e

accanimento

si

serrarono

gli

tutti

sbocchi

Italiani, di-

gli

inferiori

della

citt

un nemico numeroso, inasprito ed emulo vero

di

tanto valore.

Abbench diminuiti
brigata di Pino e

abbandonando

della met, raccolse Peraldi la seconda

suoi

cacciatori:

gli

la sua posizione difensiva,

form in colonna, e
ad onta

dell'

immensa

sproporzione del numero dei suoi in confronto di quelli del nemico, gli condusse di nuovo contro

le

tevi

smisurate colonne russe.

tutto! Rammenta che questa la battaglia


morire Si ripeterono feroce-

L'entusiasmo nazionale viene a capo

di

egli disse ai suoi soldati

degl' Italiani

o vincere o

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


mente
ricai

soldati,

Uscirono

vincere o morire.

315

Tamburi,

come

essi di fatti dai giardini

ciarono nuovamente con la baionetta spianata verso


e

tornarono ad incalzarli fino

Ma

limite del primo successo.

flancheggiossi ad

fuoco della batteria

ca-

nemici,

quel botro profondo,.

al di l di

questa volta

un piccolo bosco ove

alla

leoni, si slan-

colonnello Peraldi

il

trov

si

riparo

al

e dagli attacchi dell' artiglieria,

dal

che in vano

tentarono di sboscarlo.

Porzione

dell' artiglieria

italiana essendosi

messa in

linea,

pot finalmente verso sera render male per male. In allora la


vittoria

spesero

non rimase pi dubbia.


i

Russi addossati

loro attacchi: gl'Italiani

ai fortini so-

pensarono frettolosamente a

trincerare gli sbocchi del paese e ad assicurare la loro conquista.

Chiese Peraldi

al principe

gendogli sicurezza

il

rimanente della guardia, por-

una completa

di

vittoria;

ma

desso

non

volle privarsi di cosi pi'eziosa riserva. Questa frattanto, tenuta

inoperosamente in un basso fondo sotto


i

colpi di fucile e di

al disopra dei loro

ov' essa

cannone

al paese,

riceveva tutti

che passando

dell' esercito russo,

compagni combattenti venivano a piombare

trovavasi. Immobile e imperturbabile nella sua perico-

losa posizione, senza poter prender

compagni, perdette molti

prodi-, fra

vendetta dei morti e


i

quali

feriti

bi'avo capo-batta-

il

glione MafiFei, stramazzato da una palla di cannone.

Mentre infieriva con tanto calore


cese erasi appressata al

campo

la

pugna,

di battaglia.

aveva preso posizione a Ghoi'odnia: Ney

La

generale Kutusofi",

massima parte

che

profonde masse che

Ma

si

le divisioni

Egli

una

alla

fin

destra,

1'

della

le 9

allora la

un ultimo

form colle riserve delle

avanzarono sostenente dalla loro arti-

Gerard

Compaus,

voust, erano state inviate da Napoleone


1'

Erano

aveva gi avuto

dei suoi corpi impegnati, volle tentare

sforzo per conquistar la citt.

glieria.

armata fran-

Davoust stavano-

scaglionati fra Ghorodnia e Malojaroslawetz.


sera. Il

1'

vecchia guardia

altra

alla

del

corpo di

mettersi

in

Da-

linea;

sinistra di Malojaroslawetz. Il

colonnello Seri'uzer dell' artiglieria leggera francese, superando


le difiGolt del

guado della Lugia, con una ben concepita

e.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

31G

meglio eseguita evoluzione, aveva penetrato dentro ad un bo-

un

schetto, dal quale fece tutto ad

tratto partire

di mitraglia e di obici. G' Italiani riuniti

zavano per proseguire


potuto

vincere un sol

una grandine

ed ordinati

delT armata

corpo

si

avan-

non aveva

loro successi. Kutusoff, che

napoleonica, accor-

gendosi dei sopraggiunti soccorsi, non cred opportuno di persistere

sua impresa.

nella

insensibilmente a diminuire;

che verso

le

11.

combattimento cominci allora

Il

ma

la fucilata

Kutusoff stabili

non cess

del tutto

avanzati alT im-

suoi posti

boccatura del bosco, e prese posizione dietro la Korigea lungo


strada di Kaluga, alla distanza di due miglia circa da

la

Ma-

lojaroslawetz. G' Italiani rimasero padroni della pianura esterna


<3

della citt, la quale

ed una moltitudine

non presentava che un mucchio

di ceneri

di cadaveri.

LI.

Carlo Botta.

Addio fra soldati francesi


Dal

libro

XXVII

della Storia dal 1789 al 1814.

La convenzione
appunto

di Schiarino-Rizzino,

in

questo luogo

capitolo,

il

il

regno

Francesi dagl'Italiani, nasceva una

tale disproporzione di forze

lit,

che

concluse addi 16 aprile, spegneva del tutto

si

italico; perch, segregati

il

e italiani.

tra

g' Italiani

ed

Tedeschi, che

quale dava quindici giorni di indugio alle osti-

era piuttosto derisione che sicurezza.

Era giunto
pagni:

piangenti

il

momento

dell'

ultimo vale fra gli antichi com-

soldati di Francia salutavano commossi, abbracciavano


i

soldati d'Italia; a loro migliori

sorti

auguravano;

ultimo grado di disgrazia chiamavano che la disgrazia gli separasse; offerivano gli umili abituri loro in Francia
si

ricorderebbero

dell'

venissero;

avuta amicizia, delle comuni battaglie.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


medesime

della con le

317

ai'mi acquistata gloria; fuorich Italia

non

parrebbe loro Italia; la medesima amicizia, la


medesima fratellanza troverebbero; voler essi con le povere

sarebbe, tutto

facolt loro pagare


litare

Italia

all'

dei soldati d' Italia. Questi,

debito di Francia. Cosi con mi-

il

benevolenza addolcivano

soldati di Francia le

amarezze

incontro, ai loro partenti

all'

pagni andavano dicendo: gissero

contenti,

com-

l'Alpi gli

che, se

separei'ebbero, V affezione e la ricordanza dei gloriosi fatti

sieme commessi
il

conginngerebbero

gli

pensare che cbi conservava

la

perdeva;

conforto

la patria si

loro

ricorderebbe di chi

la disgrazia rinforzare l'amicizia; avere per

r amore dei soldati italiani verso

immenso; vedrebbero quello che

soldati

francesi

ma

fondo

quell'ultimo eccidio fosse

in

dell'

animo

bene questo credessero,

loro serbassero, che,

forti nelle battaglie, cosi

gli

questo

ad essere

per loro a farsi per satisfazione propria e per onore

segne italiche;

in-

sarebbe

come

vedrebbero

nel

e
gli

avevano veduti

nelle

forti

dell' in-

pi tenace

disgrazie:

questo speravano di mostrare al mondo, che, se pi patria non

avevano, patria almeno

di

avere meritavano. Che Eugenio e che

Napoleone a noi? dicevano. Gloriosi,

servimmo; benefici,

gli

serbammo ma per l' Italia i


nomi diemmo, per V Italia combattemmo, per l' Italia dolore
sentimmo: il dolerci per si dolce madre fia per noi raccomandazione perpetua a chi con animo generoso a generosi pensieri

gli

amammo

infelici,

fede loro

intende.

Partivano

poco

dall'Italia

ricordanze di

male

fatto,

sf

gli ultimi segni di

scomparivano;

ma non

numerosi anni, n

quello a Francia,

n la suppellettile

le

poco a

bene

fatto,

n anco

il

attri-

costumi immedesimati, n

g' intei'essi

dell'

il

Francia a

iscomparivano n le

questo a pochi Francesi

buendosi: non iscomparivano n


parentele contratte, n

ziali migliorati,

Cenisio e del colle di

Francesi, alla volta del

Tenda incamminandosi:

le

mescolati: non iscomparivano

accresciuta scienza, n gli ordini giudi-

strade

aperte fra rupi inaccesse,

fatte
gli

sontuosi tempii a fine condotti, n

sicure
ei'etti
1'

ai

viandanti, n

edifizi

attivit

magnifici, n

le
i

data agli animi,,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

318

n la curiosit

alle

menti, n

il

commercio

fatto

florido,

r agricoltura condotta in molte parti a forme assai migliori, n


il

mostrato in tante battaglie. Dall' altro lato

valor militare

non iscomparivano n
del

digia delle tasse, n la

contaminata, n

ambizioni svegliate, n

le

V inquietudine

giudicare,

1'

degli
del

sottigliezza

umore soldatesco

vestigia di lei rimanevano.

Non

trarle,

arroganza

l'

uomini,

La memoria

ma

partiva Francia,

venti anni,

ma

le

pi secoli cor-

sero dalla battaglia di Montenotte alla convenzione

rino-Rizzino.

V ingor-

n la favella

ne vivr, finch saranno

di

Schia-

al

mondo

uomini.

LII.

Ugo

La rovina

Foscolo.

del regno italico in Milano.

Dalla Lettera apologetica agli editori padovani della Divina

media

uscita neir

anno mdcccxxli,

ma

scritta

non

Londra, pubblicata prima da Gius. Mazzini a Lugano nel 1844


politici ined. di

U. F.] e poi

Prose politiche di

raccolta nelle

renze,

Le Mounier, 1850):

tratto.

Dagli editori padovani e dal ribattere una calunnia

il

ragionamento

di su le quali

ai letterati del gi

regno

due edizioni

d' Italia,

buona nel conformare

ragioni modi

le attitudini servili nel

s dalle accuse,

fatti

della

mina

discorre,
italica

in

di

[Scritti

TI.

i^.

(Fi-

riprodotto questo
il

Foscolo allarg

che facean

collegio dei dotti ed ebbero premi e onori da Napoleone

loro, per difender

Com-

nell'esiglio

finita

ed

nuovo regno.

parte

del

efficacia

non

come testimone

loro e con

e operatore,

Lombardia nella primavera

del 1814. Certo che la storia del tristo 30 aprile e antecedenti e conseguenti

non

tutta qui nella

sua verit effettiva;

ma

un caldo ingegno

di patriota

storico e di storico poeta e di osservatore sarcastico, con lampi d' eloquenza

e d' indignazione fra tacitiana e giovenalesca, pervade la rea compagine, e

con dritta coscienza, pur tra

con un po'

di

valtellinese

1'

orgoglio di certa,

come oggi

punta di pettegolezzo, la rivela ai posteri. L'


il

conte Diego Guicciardi, la spia

dicesi, posa, e

uomo

degli austriaci

di stato
il

conte

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


non saprei affermare.

(rhisleri bolognese, del terzo

a pag. 324,

Memoria

la

storica

pubblicata

Ij''

319

apologia, cui alluso

Lugano,

in

nel giorno

Milano

20

Mezzo

Il

per

dominazione francese nelV

della

Bologna, Zanichelli,

TIelfert [traduz. ital.,

nel

Utili a leggere,

conoscenza dei

la

fatti,

ministro Prina di Massimo Fabi [Novara, Pedroli, 1860] e

e il

La caduta

aprile ecc.

con data di

Milano seguita

Parigi, nel nov. dello stesso anno, Sulla rivoluzione di

Italia

alta

barone di

del

1894]: notevole un capitolo

secolo di patriotisnio di R. Bonfadini [Milano, Treves, 18S6].

principe Eugenio, eh' era stato allevato ne" campi di vin-

citori e di capitani,

ma

pi

eli'

ogni altro

sotto

aveva imparato a guerreggiare

loro maestro,

quistarsi regno da s.

dirne

il

vero, pareva nato

gnare in tempi tranquilli, dotato com' era


di cuore perplesso a chi

la

verga del

temere

e a

ac-

d'

solo a re-

senso comune;

di forte

non sapeva incalzarlo; amorevole, non

per liberale n confidente; poco magnifico, se non in cose che

potevano fruttare o rivendersi a un tratto


tirsi

Napoleone esaltavalo;
negli anni addietro
l'

prontissimo a sen-

predominare dalle menti e dalle anime superiori alla sua.

Inghilterra

si

per ira a Murat, che pi d'una volta

aveva tenuto pratiche con

e SI perch,

politiche e caserecce fra que' due, tanto

meno

del-

alleati

gli

quanto pi ardevano

risse d'invidie

stava in so-

ei

spetto di vedere disobbedita la sua dittatura in Italia. Peggio-

ravano

le

sue vicende; e per quanto

e ragioni manifestissime,

Ad

quel regno.

Eugenio, standosi in forse, pur doleva di per-

derlo. Agli ordini

con

tutti

che

francesi

Murat, sotto colore

Mincio

l'

imperadore

verso

mandavagli,
rispondeva

Lione,

di federato austriaco,

pratiche

far

s'

non

aveva insegnato anche

Pur,
i

mentre

neggiare

eh' ei

patti

d'

Eugenio,

non pertanto spianavasi

con casa

d'

Austria.

vero

che

sul

quantunque

comandi,

umile

obbedirli. I Francesi, scuorati e ardenti solo

furono di facile illusi dal grido


nte

all'

accorrere

di
il

accampato

era

co' generali italiani.

Napoleone incalzato in Francia ripetesse


trista fortuna

preghiere

altri gli scrivesse

non volle mai dichiarare indipendente

suo

sua

la

creato

di

di ripatriare,

Honneur
andii-ivieni

Fid-

et

ma-

Pur Murat aveva cuore

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

320
pi cavalleresco
de' francesi d'

remediabilmente
pi saldi

temeva anzi

d'assai-,

Eugenio

napoletani

che

volto

il

armi

le

che se non fossero

ir-

ciarlieri sarebbero consiglieri astuti e guerrieri

aggiungendo avvisi ad

avvisi, e

troppo zelo ogni cosa e pi eh' altro

propalando
odio

loro

il

a'

straziavano la mente poco gagliarda di quel misero

putavasi prigioniei'e

per

francesi,

re,

che

ri-

In vano alcuni degli altri italiani

fra' suoi.

Eugenio aspirando a co-

gli ripetevano per lettere e messi, eh'

rone sarebbe stato contento d'oro e di feudi in Germania; che


i

tedeschi della

Lombardia

meridionale; che
quistato

divorerebbero in un sbito

ma da

Napoli,

trono di

il

si

l'

Italia

avevano sempre ricon-

principi dalla Sicilia

trono

quel

non avevano

racquistata mai la Sicilia-, che gli alleati non avrebbero patito

un

re giacobino,

capitano ribelle.

Il re,

Borboni un Borbone, n Bonaparte un


passione in passione, e

febbricitante di

non mai spronato irresistibilmente

dall'

unica che pi stavagli


ed Eugenio e

a cuore, temporeggiava. Per, mentre egli

altri

molti erano fatti certissimi dell' abdicazione a Fontainebleau,


soldati napoletani e

lombardi, guidati da

vano del traditore chi dell'imperatore

che

ufficiali

si

da-

e chi dell'onore italiano,

continuavano a trucidarsi sulle rive del Mincio.


Frattanto due generali italiani, cari
titudine e circondati d'amici, e

viso sarebbe bastato

li

a'

bei-are

a'

soldati

alla

quali un ardimento

il

regno o

impadronirsene e

pi probabilmente cadere con generosa rovina sotto


chi confederati, ondeggiavano. L'

zava

benefattore
di

tutto,

e si

e eh' esso pure,

avevagli

giurato

per la nuova

g'

dal

si

suo

chiamandosi debitore a Napoleone

non quando

libert dell'Italia. Poscia, bendi' ei fosse

d' ei

monar-

Napoli,

di

defezione

obbedienza, e non

ribellione o d'ingratitudine se

tavia

a'

uno rispondeva che disprez-

principe Eugenio, e fidavasi poco de! re

il

per certo antico rancoi-e

mol-

improv-

farebbe atto di

ei fosse

convinto

certo della

ch'era tut-

da tentare, niuno avrebbe potuto persuadernelo, quancom' ogni altro

uomo

lasciava

che

la

ragione

adulasse

impulsi del cuore. L' altro generale viveva avverso a Napo-

leone

amicissimo

del

re

di

Napoli;

onde venuto

in

so-

LETTURE DEL RISORGIMENTO,


,

ad Eugenio,

ietto

clie

l'aveva scostato dall'esercito, incomin-

ci a viso aperto a

pendere verso Murat,

partecipava

parteggianti

a'

suoi

321

non per tanto

die

fama

la

traditori,

di

tut-

tavia stava a bada, e rovesciava nel cuore degli amici suoi la

sua sciagurata perplessit.


tutti

redini

come

d'

un uomo

solo,

quando

cavalli

revano chi qua chi


fra di loro
11

vero schietto parevami fosse

Il

che

principi e generali in Francia e in Italia, assuefatti alle

tentavano

svincolarsi

di

dagli

altri, e

cocchiere sta barcollando e rovina cora strascinarsi

precipitarono e

e lo

il

il

carro,

Y impedivano

rimasero

si

sotto

rottami.

a'

che avverr sempre dove la salute delle nazioni sta tutta in

un uomo

solo.

soldati italiani aspettavano

chi additasse

congiunti, non potendoli riavere,


sterli: le citt e il

contado,

anche tutta

fors'

via

la

sarebbero armati

si

loro

ad

assi-

giovent nel

la

l'Italia settentrionale, come con l'impeto d'un solo animo, se

non avesse temuto di guerreggiare per mantenere la


guardava intorno accanita ad avvena' francesi,

allora

conquista
tarsi e

combattere disperatamente

contro

rumoi'e da Fontainebleau (perch


ufficii

distribuissero

postali

lettere,

campo
come

sero

del

re

di

Napoli.

vilt impossibile all'

de' traditori,

V andare

gli

venne in Mantova a noi

E comecch
animo

di

molti

lo

Napoleone

smentise finzione

vicer e da" parlamentari

dal

venire

tedeschi. Il primo

un francese suo secre-

tario privato fu deputato a dii'igerli)

dal

a'

non lasciava che

vicer

il

austriaci fuori della fortezza lo raffermarono. I francesi rimor-

moravano sedizione, patria


vano a che

Fu dunque
al di
a'

e per chi si

G' italiani

notte e di

mentre che

il

vicer

il

suo

stato

maggiore.

o di ripartirsi senz' altro


tre

r Alpi,

sorti dell'

di lasciarsi

armi

tratto a circondarlo

E uno

fu

avviso con

guardare in

g' italiani

il

o tornando

fra'

con

deputato
reggimenti

che

partito

andando

parlamentarli fuori delle mura sarebbe passato

un

ridomanda-

sempre in armi.

tenuto consulta fra pochi, e fermato

seguente,

italiani, insorgessero a
e

e ritorno.

stessero

reggimenti

le

sue guide

richiederlo,
ol-

fi'ancesi

luogo sicuro finch

definissero

s'

ei

regnerebbe

le

o d

21

LETTURE

322

DEL. RISORGIMENTO.

non

difendersi allora da essi per vita o morte, quand' essi,

stendo pi

il

re

rappresentava e non avendo

eh' ei

di successione al trono,

dovevano tenerlo per invasore, tanto

pi quanto vedevano eh'

praticava

ei

a'

runo

di ribellione o ingiustizia;

in fuori di

versi.

che

una breve guerra

La

s'

attentassero

reggimenti

fra

re

il

fortezza essendo pur nostra,

gli austriaci

liberato e le sorti avrebbero provveduto

principe

si

gione di patti

che

il

altro starebbero fra g' italiani.

genio, presagiva eh' ei

tempra ed

che

uno

1'
;

a ra-

starsi

loro

costituzioni.

di

opinione di

regno, ed esserne debi-

il

tore alle armi degli italiani, e giurare, senza pericoli di


giuri, alle

Eu-

di

legnaggio e

d'alto

italiani, era

figliuoli

molti, e mia, eh' ei dovesse ottenere

che

tolti

modo.

ogni

sarebbe riconsigliato di

aveva

Chi sapeva la natura

imparentato con re

gioni; e poich'era
filosofica

si

mo-

senza

coraggio de-

il

Napoli fosse venuto

di

re

solo

uccidere, o arreso a ra-

fosse partito, o lasciato


;

dal

Napoli a

di

approssimarsi.

le

ve-

francesi e

poteva venirvi

ei

fossero g' impedimenti dell' inerte perplessit,

il

mani

principio

in

n rischio di danni,

civile

che avrebbe indtto di sbito

italiani,

venderli

di

questo partito aveva

gate

tedeschi.

esi-

diritto

ei

sper-

poche alterazioni,

con

forse,

quelle del regno bastavano per allora.

Se non che ninno

de' generali

sapeva della consulta;

due

o tre de' congiurati innanzi giorno cominciarono a riconsultare

animo d'eseguirla

se gli altri avi'ebbero avuto


cerla. Gli altri

il

e onest

da ta-

riseppero a un tratto, e tutti invilirono; non

per alcuno la rivel: bens molti, quasi ne fossero stati


vinti,

s'

afi'rettarono

altissima

s,

ridussero

ma

ad

il

principe o non sa-

giuramento a maggiore solennit.

il
i

pi

a pochissimi, e per documento

il

con-

giurarono

si

tacquero

tentato puerilmente, lo registro qui

libert, ogni qualvolta

Fra

soldati

loro

per gratificarsi

de' generali,

si fare,

Parecchi soldati gridarono,


per

voce vita e regno ad Eugenio Napoleone. In quel

mezzo alcuni
per che

a radunare

delle

non sar chi

tempo degli accampamenti

il

partito savio

perch fu noto

imprese soldatesche alla


le

di

guidi da dittatore.

Murat su

le

rive

del

LETTURE DEL KISORGIMENTO.


caduta di Napoleone,

Mincio

e la

striaci

tremavano,

cesi

lombardi

armi

quando

ad

napolitani

passi

mezzo

anche dopo,

a'

invaderli

de' colli

regno

il

siderio d'indipendenza

Lusingavano

Eugenio, quando

il

de-

ma-

un irlandese sol-

decreto a chi e

loro

un trono, pose speranze negli

monarchi

come doveva

di-

pur sempre dall'ambizione

alti

confederati,

suo senso comune ne rimanesse

tova quanta ricchezza

meritava.

abdicazione, esibirono ad Eugenio

dell'

il

fran-

popolo in

lombardi; e lasciavano precorrere

stribuirsi r Italia. Il vicer, allettato

il

poc.o
il

ne venne una tregua d'armi, tanto che

altri patti; e

vittoriosi mandas.-<ero

che

generali au-

disdissero: e chi ne ha fidato, se*

li

Ma, non prima udivano

d"

de" fiumi.

principe

il

nifesti ciarlataneschi di generali inglesi e di

dato ibride, poi

prevedendo imminenti a ogni

impedire
di

323

ma non

Adun

deluso.

in

cosi

Man-

arredi ei poteva da' palazzi imperiali;

deputando oratori

a'

senatori e a'soldati, e a.^-petrandosi pi ch'altro d'essere ri-

e currifiiani

Milano,

e uffiziali a Parigi, a

chiamato in Francia, andava mercanteggiando a sapere, quand'

altro

non avvenisse, per quanto

signorirsi, anzi

Ma
a'

gli

prima che

mandavano

austriaci

pi seri

consigli

co'

con alcuni primati


ispirazione

tori

in

legittimit

dimostrarlo

stardi

vecchi

pie

alle

de' tirannetti

Romagna:

della

spie

uomo

per diritto

erano

confessori, e

co' loro

aveva

susurrato

gi

divino.

razze

degli

Incominci

bastarde

Sforza nati

tedesco, e grandesse

di

ba-

d'agricol-

pur nondimeno

titolate

sane, principesse dell" impero

procedere

regio

gentildonne,

Visconti

Mantova.

affare

di stato valtellinese, per

Talleyrand,

di

vorrebbero in-

fortezza di

d' alto

patrizi

e senatori. L'

dall'alto

le lodi della

gli austriaci

poscia,

di

marcheSpagna.

Che fra esse la viceregina fosse primamente chiamata Madame Beauharnais, non par maraviglia; ma fu codardo motteggio d' uomo a donna che pur era figliuola di re, bellissima
fra le giovani e

d"

indole

angelica

madre

di

principi

in Italia. Spia degli austriaci guidatrice delle altre era

valiere di Malta, gi stato frate. Ospite fidatissimo gli


fra' nobili

di

Milano, famoso per ci che viaggi sino

nati

un caera uno

all' altro

LETTURE DEL RISORGIMEXTO.

324

emisfero, e scrisse un libro; ed era anche di

devoto della religione gesuitica

non perderli

di salari, e voleva

senatore,

ma

pi

ricchissimo

aveva nomi

Allora

tutti

maggiordomo,

consigliere,

costumi, e

gravi

eh" altri

presidente

di

museo

del

direttore della stamperia reale, mastro giardiniere, e altre cose:


e

per
Chi

vide in culla

'1

Queste novit non


che

bero saputo

le

sapevano

meno vergogna,

sando

non

tro principe

pi

s"

chi

lasciare

il

governo

vero, taluni,

quando pur

e rimutarle

ma

*,

e fra questi, o fingendo o

Le

stituzionali, volevano coronare Eugenio.

uomini

vicer a non aspettare

il

monarchi

d senato o decreto di

Milano;

in

ritorno

per mezzo la

Lombardia,

aveva adunato. Che

vicer e

il

ricevessero denaro"'per

me

'1

dissero,

e si

la.

parti

un

cessione

ma non

avendo

egli

indizi

che

consulte

non

fosse

lasciava sparpagliati

ei

generale italiano

ufficiale

fortezza

della

anzi tempo,

mai n indagato:

l'ho avverato

patenti

austriaci e insieme

la

povert

calunnia del paese e de" tempi; e


lasciati

tumulto in-

il

portandosi quanto tesoro

considerando la ricchezza del principe,


striaci e la

Come

agli

venti e pi mila agguerriti italiani eh'

e trucidare foe

oratori

d'

alleati.

Mantova

rassegn

spirata la tregua,

da carnefice

non nati

con

spie frattanto

stato ordirono che la plebe

di

del municipio tumultuasse a fare


restieri italiani e ministri

dav-

senato in ci non aveva poteri co-

il

tre o quattro de' senatori

molti

profes-

vicer,

al

affaccendavano a dimostrare doversi chiamare un padrone

e averne merito innanzi tratto

dusse

sedere e a di-

silenziosamente

del regno finch' al-

chiamasse ad assisterlo

li

tornarsi a casa

rimanersi fedele alle costituzioni

di

n forse avreb-

ministri,

tornavano

farsi. I senatori

scorrere consigli, chi volendo

per

battezz Panurgo.

il

d'avidit

degli

au-

dall' altra parte,

mercantile e

di

raggiri di cambiali con pubblicani e banchieri; dubiterei d'af-

fermarlo,

ma non

forse di crederlo.

chi interrogava

multo della plebe

dove
1"

da chi fosse

assalto al senato

stato
la

ordito

il

carnificina

tudel

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


conte Prina ministro

molte faccie

come

il

patrizie e palazzi. O^gi,

sanno

credo,

pur

tutti

concilio de'nobili congiurati fu tenuto nella casa di

popolano

ricco

venivano poscia additate

finanze,

delle

325

moglie

e presieduto dalla

una

sua,

di

un

quelle

adultere premiate di celebrit, dalle quali fu in ogni tempo av-

verata r esclamazione del buon Parini,


Vi^'cr dalla libidine

La

>

rudt-lt raccolse.

Cosi la splendida ignominia

indegnamente sopra

flette

educate

in Italia,

ombra

ali"

dieci o venti sciagurate

di

madri

giovani

infinite

mediocre fortuna

di

ri-

si

di famiglia

a quella

moderazione

de' desideri

paesi, e pi

ne'corrottissimi, la modebtia domestica e la belt

dell'

anima femminile.
di corte,

mantiene vergine in

sola

congiura erano

Istigatrici della

mondo

tildonne ritirate dal

dame

ohe

una d'esse giovinetta santa


o

nistrarlo o per

donne,

quante ne

tiche

come

cagioni,

le

non sogliono affaccendarsi


casereccia.

invaniscono a pedanteggiare di
parteggiano per questioni

Pur

direi

terrogare

modi

Spesso, pi

letteratura,

d'

cose poli-

di

sono gelose

che

le nostre,

talvolta

oratorie e candidati

di

ammi-

osservai,

anche

parlamento.

che pochissime, se mai pur taluna, s'attentano d'ini

loro mariti intorno a gravi faccende di

gare a condurre secreti

alcune gentildonne

matico

ne'

ne' paesi cattolici. Qui, ricche e povere,

e avidissime d' autorit

gen-

tre

vaghissima. Or,

dogma

ne' paesi protestanti

per divozione e vecchiaia, e alcune

sia per alcun difetto inerente nel


altre

tutti

co' loro

di

congiure

forestiere

monsieur V ambassadrice. Se

il

dominio alla belt femminile,


trovi opportunit a secreti
e le brighe

che

siedono

mariti dicono spesso

d'uomini

s'avviluppino fra

di

zione del fatto pare

se

la

consiglio
l'

si

scontrino

loro, altri pi

sicura; e dove

governo assoluto, sar manifesta.

aggiunga pre-

vanit

per

diplo-

ambassadeur

confessione

politici, e se la

donne

madame

cel bato do' preti


e

stato o bri-

raggiri di parti. Per di

si

auriculare

e le

passioni

fatte

vie e

acuto l'accerti. L'osservail

paese

cattolico

il

LETTURE DEL RISOROIMBNTO.

326

Nella loro apologia


che

mondo

il

parve a

dardia crudele avessero rivelato


chelli ed

me

ed

tentato di richiedere

degn

altro di

1'

e pi che altrove nelle guerre

ei

di

s'

mentita in una gazzetta svizzera;


spia tedesca,

al

quale

venne

quel

parecchie

ci-n

tenti agli

guinosa

senato e

al

su

"1

Prina

ubbriachi

non che

portai fra

i!

se

il

danaro.

'I

generale

far della notte

ventarono, e r uno mi ravvolse


reni. Io sino dalla
il

potesse strascinarmi con

il

loro

al

mio

fatti

pa-

intorno

la

mio

tolsi dalle

Peyri

macchia san-

ma

d"

mani

eh' essi

di molti

chiamavano

deliravano stragi; e

mi

folla

la

tennero
i

una corda

me

"I

arrabbiata.

molta

dietro, e

pi prossimi mi

soprabito, perch era giorno piovoso, e

tanto ch'io

loro

a'

av-

mi stringeva

le

mattina m'era armato d'una daga nascosta

nendola impugnata; cosi

braccio diceva a

Non

del

volto agli accusatori. In quel giorno

plebe con fiaccole dalla lunga, finch

sotto

Bens

petto e le braccia a traverso

Alcuni d'essi su

le

pur mi

stoltezza

ministri lasciai che

a"

credessero,

'I

la

ricon-eggere

taluna la serbo.

cojjh, e

del tumulto io con lungo pericolo

manigoldi

diedi

torchio,

'1

uomini amici e nemici rimandasse- o

dell" assassinio

eserciti,

giustifica-

recrimin izinni a noi tutti di colpe

originate dalla loro avidit di

congiurare contro

gli

libro

lasciava

per io rispondeva se non a manifestare la


espediente a difendersi

at-

Se mai non

era

gli

avviso, e fu intercettata su

fatto d" averne

sarebbe

bench un prete cattolico

stampatore

lo

anni egli

pi
si

acquist fra

Spagna,

zione ad ogni calunnia di tradimento.

prove, ne desse

da

fatta complicit.

si

fama eh

rispondere, la

di

ma

a lui; n P uno mai

in

co-

Mazzuc-

del generale

mio. Del generale, non si;

il

era conosciuto a

stato

di

di quella

fra' secreti

nome

il

uomini

senatori

(ine'

volesse compiangerli, se

lui

entrassi

ed

la
la

punta
sua

a' suoi,

in

gli

camminava

te-

fu al collo, innanzi eh' ei

corda; e afferrandolo

per un

che mi seguitassero a quel

una casi vicina;

e se

modo

facevan motto,

compagno sarebbe scannato. La moltitudine

si

rafi'rett,

ei miei manigoldi gridavano che accorresse, ed io che accorresse,

movendomi innanzi
stringeva

tuttavia co

le reni, e la

'1

sicario e la sua corda che

mia daga sempre

in quell'atto

mi

da teatro

liBTTURB DBL RISORGIMENTO.


sino presso al palazzo
lasci che la folla

si

Lo

de' Belgioioso.

327

spazio

distendesse, e mi circond

mavano

patria.

fiaccole,

mi nominarono

Parecchi, riconoscendomi

lume

al

m" era

eh' io

piazza

della

e tutti escla-

delle

loro

galantuomo della

il

tragedia proibita, e che m' avrebbero accompagnato salvo dove


volessi. Io pi per dar a vedere fiducia, che per

alcuna speranza

buona morale,

della loro salute, predicai di patria e di pace e


e che andassero
furia

Le

a'

loro

di tante ore, e si

figliuoli.

Parevano spossati

loro grida di patria e di libert, e le

mi mostravano

loro

d'

ubbriachezza

mani armate

di coltella

mezzo

e di sacchi vuoti a rubare, m'

che non

tutti

Ed

storie.

io

della

libri

mi pensava

prete e patibolo;

ma

rotte

loro corpi

bar-

Voi,

quanto

da strozzare

in queste tre cose,

di libert

mai

nelle

avere

pane,

lessi

dovete

miseri,

con

alcuni

corde

di

santissime

sono, non per sta la patria. Voi in terra

come pur

veruna non potete

pensare n parlare di patria. Voi non intendete la de-

sentire,

finizione

voi

rab-

insegnarono pi teorie

filosofia, e

di

baccante,

furore

di

che

fiaccole

faccie pallide atroci e labbra tremanti

bia e occhi pieni di stupidit o di delirio, e


collanti

della

tutti

rimanevano ad ascoltare

della

giustizia di a ciascheduno

non possedete cosa veruna,

troppo, e sapete che

innanzi di avere

bisogna avere la facolt

d'

il

suo ; perch

il

che

altri

diritto

di

vedete

manca

acquistare, e a voi

Chiunque

colt e r occasione di usarla.

vi

possiede

possedere
e la fa-

che

credere

fa

le

facolt della ragione vi

facciano

bire di dote che spesso

avete scarsissima, e di rado vi con-

ceduto

di

poterla

educare in

eguali,

tutti

guisa

che

vi fa

possiate

utilmente; e chi vi dice creati liberi dalla natura e


dalla

societ, vi fa delirare a meritarvi

natura vuole che, se alla societ manca


gli

uomini siano condannati

tutti a

sione della terra e a non potere


e perch cosi
rissa

si

rimarrebbe

dalla fame,

voi

che

catene
il

insuper-

esercitarla
fatti

pi

schiavi

dure.

La

diritto di propriet,

contendere

per la posses-

mai possederla n coltivarla;

coperta

di

cadaveri

uccisi

non possedete mai nulla,

sarete servi eternamente di chiunque vi nutre

al

dalla
siete e

lavoro. Cosi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

328

infermit ingenite nell' animale

la tirannide e la servit

sono

nmano;

che rimedio utilissimo, come que' della

non

e la libert

medicina, a rinvigorire

a prevenire o temperare le

sanit,

la

malattie e forse prolungare la vita;

ma

ad applicni-si; n giova a

tutti

tutti,

giov non dur per molti secoli: e


libert fu eredit di

muti

non abroghi

propriet

s'

bramano-, e dove

umano

genere
che

fino a tanto

da per tutto la

altra

1'

natura non

la

la legge fatale e inviolabile del

si

diritto di

Sia questa la professione della mia fede politica,

onde anche in
e

rimedio difficilissimo
lo

sempre

poca parte del

serviva, e serve, e servir

ci molti cessino d'affaccendarsi a interrogarmi,

affrettino a

punirmi

da che non

d' eresia,

farmi

potranno

ricreder di cose professate oggi mai da vent' anni.

Gli ascoltanti miei in un sbito m' abbandonarono

precipi-

tandosi verso pi molte fiaccole e urla lontane, che Prina

era

stato scoperto e dissotterrato dal suo rifugio, e uccidevanlo


tutti,

da pochi in fuori che pur vollero farmi da scorte, n

partirono se non quando


porta della casa

strascinare e sbranare

il

condussero solennemente
simi trucidatori

Gli

d'

un

al

l'

il

strarsi discordi, deboli

vedere

podest e

moltis-

consiglieri munici-

primati della congiura, crearono una

alti alleati in

indipendenza italiana;

palazzo del podest. Ivi

reggenza del regno, e un'assemblea


ambasciadori agli

erano accorsi

cadavere nudo del conte Prina, e lo

solo, e

pali, e le spie tedesche e

altri

ma

di

legislatori.

Parigi a perorare

per agevolare

ed imbecilli,

Deputarono
i

diritti del-

trattato,

il

e meritarsi

fecero legge che dal regno fossero esclusi

tutti

mo-

l'indipendenza,
quanti

paesi

che non avevano fatto parte del ducato di Milano. Cosi di


milioni

d' abitatori

e
si

barrata la

udirono

chiusa e

videro

ov' entrai.

lo ridussero

poco

pi

da' ruoli gli ufficiali tutti quanti dell'esercito

d'

sei

uno. Cassarono

ch'erano nati in

nuovo regnetto, e che non


per tanto da vent' anni avevano versato sangue e procreato
figliuolanza legittima; e solo per essi gli italiani cominciarono
a non essere nominati codardi fra le nazioni. I collegi degli
Francia o fuori

elettori

de' confini di quel

composti

de' notabili fra' possidenti di terra e di

denaro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


per

sapere nel regno; stabiliti

rappresentare

popolo tutto, ed eleggere

il

ed ogni magistratura, e

re ove

il

non

dipendenti dalla corona;


revocabili n
costituzioni.

che

eletti

tutte leggi a

di

senatori

mancasse

giudici

successione; in-

la

pari,

da' loro

non

mai pagati; erano fatti radice vera di tutte le


Pur nondimeno anche i collegi furono in quella

notte pervertiti, mutilandoli di quanti


i

329

fondamento

dipartimenti e

regno che

le citt del

membri rappresentavano
non parlavano il puro

dialetto lombardo. Finalmente con legge

uomini

pubbliche agli

simi a tutti diritti ed

e grati

venali,

cittadinanza.

di

uffici

faccende

nelle

come adulatori

dotti,

memori

e d' ogni cosa siate

acclamata fu decre-

ingerenza e consiglio

tato, doversi inibire ogni

Or

inettis-

voi, di ci

genio di Napoleone ed

al

al vostro.

E non

per tanto, anche

tudine insanguinata
da' patrizi

canuti

meno

erano

grado in grado

di

parasiti a farsi

lor

da' preti

sciagurati di quella molti-

subornati

stati

esecutori di

ogni scelleraggine con sicura coscienza; e senza dire della religione,

furono

indotti

che

credere:

de'

ventiquattro dipartimento

torio milanese

dalle

del regno, bens

che la prosperit

di

ricevuti

stipendi

gli

da voi, per adulare Napoleone, non derivavano


ricchezze

impste

dal terri-

tutti

Milano non

in

derivava in parte anche dalle rendite delle vostre famiglie traslocatesi in quella citt e dalle signorili allettate a dignit di

magistrature
suolo

elemosine
e

bens

corte,

e di

lombardo

che,

trovaste

parti e

avessero
nistri,

vava
nistri

di

invilito

nuovi

perch

1"

affluenza

bens

perch

la

segnatamente per mezzo del ministro


tasse affinch

di

che

traffichi e abitatori

danaro,

il

fertilit del

inesauribile

le

sempre lavoro, pur nondimeno pigioni

pane incarivano, non

tutte

dalla

quantunque non bisognassero a voi


tanto

tristizia

delle

oro

de'

tutti ladroni, e

il

mi-

finanze, le-

forestieri fossero nudriti da' milanesi. I

dunque furono tenuti

da

portavano

lo

mi-

conte Prina fu

sentenziato ad essere sbranato a tradimento di patrizi e furore


di

popolo; e fu sbranato.

que' patrizi

non parve vero

dere sul trono una volta e governare da patriarchi

il

di se-

loro

buon

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

330

parlandogli alle orecchie

popolo, e

ed

questa occasione. Or va e parla alla

1"

meno lavoro

tutto,

pi

pane;

invidiava chiunque

poco

di

malignit;

venerava

anche a patrizi

per tradizione, e credeva

razze

educati da"

pareva arricchito

le

voleva saziare

umana

appetito naturale e insaziabile della

antiche

afferrarono

prosperit pubblica e di libert! Voleva in Milano,

filosofe di

come da per
anche

ventre

al

moltitudine ed insegnale

le

stati

ch'erano cresciuti nelle impurit sfacciatis-

frati, e

sime di adulterii promiscui,

erano abbrutiti nell'ozio e

che

nell'antichissima servit sino dall'et de' Visconti, e acciecati

nell'ignoranza e atterriti alla voce

lontana d'ogni

che non intendevano


milanese,

vranit

dare

ma

del popolo libero,

tregua o derogare

di violare la

consigli

all'assemblea

che con alcuni de' loro

d'

a'

Onde vennero

a Parigi.

deputati

so-

alla

legislatrice

reggimenti ver-

rebbero a mantenere concordia, finch gli alleati


sposto

soldato, e

onorandoli, dissero

rieseirono aristocratici inetti. Gli austriaci,

avessero riinsignorirono

s'

ogni cosa....

non udirono

I soldati italiani

da lontano;

della caduta di Napoleone,

vano Mantova,
di stato

di

All' Austria

per

quattro

a nessuno secondi, apostoli della dottrina

strare che la

provvidenza
de' cittadini

rovina

ad

diati da' loro pari

a' preti

era

e tutti

citt

d'

Inoltre

essere

pi

da padrone a padrone antepone-

avrebbe ridato
suoi

a'

governati

governanti erano atrocemente invi-

privilegi,

senno

alti

ad ogni principe

rivoluzione francese. Per, lasciando che


giasse a padroneggiare

dimo-

di

credevano alla promessa degli

uomini

della legit-

facile

monarchi plebei.

cosi che

che la giustizia

dominii, ad ogni

Milano rincresceva

in

da' loro vecchi patrizi

V eloquenza

impero francese fu maturata dalla

assennare

grassi

vano l'Austria;

dell'

basta-

chiamantisi

senatori

cura

ogni

allora

la discordia calunniatrice italiana, e

que' tre

timit per diritto regio divino

leati,

rivoluzione se non

quella

che avevano perduto

si

di s e della patria e di tutto.

gesuitica

di

guardavano intorno tuttavia sbalorditi dal modo

al-

suoi

confusi e rapiti dalla

reggenza vaneg-

la

suo e che

1'

assemblea pero-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

331

Hon facevano

rasse costituzioni ed indipendenza, gli austriaci


loro resse e faccende, se
e

non intorno

tuttoch non fossero entrati in Milano,

cominci autorevolmente a indagare e

altri, e

frugare e

vecchio.

dell' esercito

ministero,

travolgere e

della

accampati qua

ge-

loro

Non

tregua.

e l a

guardia

stavano da dodici in quattordici

de' limiti del terreno neutro, si

mila soldati

quel

di

riordire ogni cosa, senza rispetto a' termine

uni dagli

un

vi capit

nerale, e fattosi alloggiamenti delle stanze

.nolto rimoti gli

guerra:

al ministero della

Onde non prima rassegnai

miei stipendi e m' ebbi quella munificenza, insorse la necessit

che pochi fra noi pensassero se


militoni

non

si

modo

vi fosse

senza

annientati

trovassero

che

com-

nostri

essere

mai

stati

Importava che noi potessimo interrogare efficacemente

vinti.

austriaci, cosa

vedove

intendevano di fare

de' nostri

nostre armi.

compagni morti

E prevedendo

in battaglia e del

artiglieria,

tratto gli avanzi de' nostri

movessero

improvvisamente

di

gole

delle

importava che innanzi


notte

di

monti attraverso

la Valsassina e la Valtellina e

sarebbero stati

nome

che la risposta sarebbe fatta da mol-

titudini di reggimenti e di

fra

gli

di noi e degli orfani e delle

Grigioni

leoni a impedire

che

ad accamparsi
il

italiani.

Bergamasco
Ivi

arrampicassero

pochi

turbe di

cacciatori e cani tedeschi avviliti gi da quindici anni di per-

petue sconfitte, e proverbiati da' nostri veterani

ma

pur quanto era utile

non

altro.

d'

una

citt

come

Non mancarono

oltre

fossero carne da

il

vero,

battaglioni

amici concittadini esibitisi da pi

secretamente a provvederli

munizione

di

tovaglia e denari per forse un mese, e

s'

e di vet-

afi'rettavano ad

appa-

recchiare ogni cosa. Precorsero alcuni pochi soldati che innanzi


la loro coscrizione

un torchio

erano

stissimi vegliavano nelle

poscia la stampa
g'

stati allevati

e frattanto alcuni

rieri

generosi di patrizi tri-

mie stanze a ricopiare


dal

parlasse

inglesi avessero legato

delle Alpi e del

garzoni di stampatori, ed

figliuoli

Piemonte

deserto

genovesi e disanimati

dall' ascoltarci,

sarebbero poscia periti

fogli tanto

all' Italia.

d'

che

Tuttavia se
gli

abitanti

nostri ultimi guer-

inedia su le montagne, o tornati

ladroni di viandanti, o fuggiti a ricoverarsi

nelle

loro

case e

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

332
forse a trovarsi

dopo non molto contubernali innocenti

di

mal-

fattori nelle prigioni,

';

Ne' manifesti ciarlataneschi precorsi in

non

inglesi,

io,

non

che sia d'ipotecare

che discorrono sempre

onore;

d'

ma

degli

che

stimarlo oro schietto.

si

trattavano promesse e

rimandati

d'

loro

a"

al

il

capitani

di

senato non

le

romani, se mai

eserciti

voleva per valide, erano

popolo nemico che a suo

beneplacito

punisse

li

avere tradito con patti eh' essi non avevano facolt

della capitolazione violata in Napoli

aveva poi conferito

a'

perch somigliava troppo


Mediteri'aneo e altro

1"

tempi

a"

di fare

ammenda

lady Hamilton,

di

una costituzione. Fu pessima,

siciliani

alla

inglese,

quand' altro mare

Oceano. Senza che non

il

vi costituzione

quale possa reggere sotto case regnanti che siano state as-

solute;

educati

quel

Borbone

spergiurare

dette e bevere

sangue

stituzioni giurai-ono,

preparassero

ogni

di

sua

la

moglie austriaca s'erano

poco

famiglie

giovarono tutto

nuove

carnificine;

Onde

proteggerli

poco

poi

saziarsi

illustri.

ven-

di

qirante

co-

tanto

che

manc che

la

re-

gina non avesse fatto registrare nella storia della Sicilia un

da

altro vespro patito

che

ministero

il

sommovere

volere

tutti

gl'inglesi.

britannico
i

popoli

avesse
a

noi

allora

tenersi secondo la religione di Bonaparte. Anzi,

genza milanese farneticava


vano

d'

armi,

decreto, che,

di

regno

dunque pareva

mostrato

di

non

con promesse da man-

libert

mentre

la reg-

gli austriaci la spoglia-

1' indipendenza
de' genovesi era ristorata con un
quantunque in lingua moderna, sentiva in ogni

parola la irremovibile longanimit e magnanimit del senato di

Roma

onde, quali pnr fossero allora

consigli agitati dal mi-

nistero britannico o dal congresso di Vienna, a noi pareva de-

creto dettato dall'aristocrazia, la quale nelle monarchie


tuzionali,

purch non amministri

le

cose

governi: vero

uomini spesso non sanno

gii

moderno

popolo

ogni

n di ottenere. Tuttavia l'Inghilterra, forse -per fare

la

ufficiali

parlino; e molti sono educati a spendere rame dorato

di

dell'

militari

loro onore

il

nome

avevano mai avuto fede.

de" nostri

altri

Primo obbligo degli uomini


pai-e

costi-

pubbliche, preserva

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

333

'gnitosamente la patria dalla tirannide e dalla


iltre

licenza,

le

questa non che

vera generalmente; bens smentita alle volte da' costumi

teoria,

da' tempi. Io

Ma

nazioni dalle diplomatiche iniquit.

sapeva pochissimo

dell' Inghilterra,

onde

la teoria

'ingann. L'aristocrazia romana ritenne sempre indole di la.oni

eroi,

iniquissimi a tutti, fuorch

a'

popoli

che avevano

obbedito al cenno di confederarsi alle loro armi; e nella aristo-

che

crazia britannica pare


de' giureconsulti, la

innestata la giustizia sottile

siasi

onest de' mercanti

prudente

e la filosofia

della vita contemplativa. Forse anche oggi m' inganno. Allora


di certo io,

fidando pi nel

nel suo grado di generale,

nome

di lord AVilliam

Bentinck che

mossi verso Genova a interro-

ini

garlo di quanto potrebbe aiutare o impedire non la salute

ma

r onore tradito del nostro esercito.

mezza via mi raggiunse

l'

mi

che io

avviso

ritornassi

speditamente a sviare sospetti, e che non indugerei a vedere


chi saprebbe rispondermi.

Tornatomi in Milano,

nerale Macfarlane: per sotto


d'ospitalit militare,

colore

un esemplare

cuccoli e non so che altro

de'

esecuzione, e che per

1'

1'

avrebbe annientato l'impresa. Risposerai che

da savi: che
tare

suono

di

il

loro

la

s'

voce pieni

di verit.

anche ritiene

il

s'

ogni popolo. Ci che

intendano

coscienza. Quest' ul-

Pur

il

uno
s'

de'

vocaboli che per

impregna

di

molte idee

significato radicale d'ogni

suono medesimo in molte lingue,

riesce diverso in tutte, perch


cV

dovevano aspet-

generale la pronunziava con espressione di volto

a ben comprendersi. Inoltre

vocabolo,

indugio

congresso di Vienna; e

il

essere frequentissimo in ogni discorso


difficili

d'

impresa non era

comportassero arbitrariamente,

si

era da lasciare che consultassero

tima parola

1'

gli ufficiali degli eserciti alleati

decreti de' loro principi dopo

che agli austriaci, comecch

come dalla

autorit usurpata

guerra ogni ora

dagli austriaci nel ministero della

ge-

senza dare molta

ombra. Gli esposi quant' era gi apparecchiato,


sua risposta pendeva

il

quasi dono

commentari del Monte-

visitai

lo

libro,

arriv

v'

ofierirgli,

di

seconda la religione

g' inglesi

e gli

scozzesi e

propriamente per coscienza,

io

di

g'

l'

indole

irlandesi

certo

non ho

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

334

inai potuto appurarlo; e per g' italiani

parmi

sando pi eh' altro

confessore.

all'

assoluzione del

senta, scritto pi sopra

onde applicando

coscienza all'animo d'uomini militari

la

cine l'usino,

Com'

penne

io

mia opinione su

la

governati

dalla

co-

scienza di principi e di ministri guidati dal vescovo Tallejrand,

mi persuasi in un sbito che

nostra impresa sarebbe stata

la

disperatissima. Ragguagliai tutti gli altri che

lane aveva pi
volerci traviare

a false

speranze, e che a

non

oggimai

dall' Italia.

di partirmi

cevuto

le circolari le

non avrebbero mai

generale Macfaril

merito di non

me non

restava se

Allora quanti avevano ri-

rimandarono firmate per accertarmi che

rivelato

il

dove fosse stato

compagni tuttavia nel

fuoco; n so eh'

ed oggi dopo tanti anni

e che,

secreto,

il

scoperto, mi sarebbero stati


le gittai tutte al

il

ogni altro ufficiale britannico

d'

alti-i

pei'icolo. Io

n'abbia riparlato mai;

generale Macfarlane, che fu beneme-

rito a noi del consiglio, attester, spero, che, se

il

regno peri

si

vilmente, la colpa fu di tutti fuorch dell' esercito.

so.

Quanto

gli

Pur

tante congiure appostemi

le

austriaci

abbiano sospettato o risaputo, non

n'

pur dar mai prova n indizio


distrutto e

sore

il

me

d'

gli parlai,

calunnie.

non

e parecchi altri, se

maresciallo di Bellegarde,

la terra era fecondissima di

molto, un francese, di

di emigrato e di portamenti

saggio in Milano,

fosse stato a noi difen-

quale, da quel poco ch'io

il

parmi non ignorava che

Dopo non

allora da' milanesi, senza

alcuna, avrebbero senz' altro

nome che parevami


come di pas-

diplomatici, venne

teneva tavola e strette conversazioni con

uomini che avevano virilmente desiderato indipendenza


anche sotto Napoleone.
a'

manigoldi di Robespierre

la libert erano succeduti

non v'era pi

Italia

taluno che

afifermi,

eh' esso

dalla Francia e

da Murat,
nare

ma

e a' pretoriani di

di patria

risposi che

Bonaparte contro

missionari di Talleyrand, e che in

esercito.

Poscia riseppi,

ma non

cosi ch'io

avevali indtti a sperare aiuto di denaro

da Genova e di eserciti
sommovere il popolo a scanDel denaro non so: Murat apparecchiavasi a
di spade e schioppi

eh' essi facessero di

tedeschi.

muoversi:

me ne parlava

quanto

al

popolo, se pure era popolo, fu sempre

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


inettissimo a governarsi da s,

nato

schiavi,

a desiderare

nuovi padroni e

per cominciava a odiare a morte

rinnegarli

si

continu

suo cammino. Se vero

il

ed io

lo

si

volessero.

viaggiatore francese ne diede indizi puntuali agli

Il

tutti;

tedeschi. Sopra speranze

tramarono una congiura; n mai seppi che

t'atte

335

mai furono

pegjjio di quanti

e,

austriaci,

credo,

eh' era

stato deputato a ordire quel raggiro, ei di certo vi pose un' arte

pare natura. L" avresti creduto disegnato di-

ne' francesi

elie

sposto

condotto gradualmente ad atterrire e disunire tutti

oaanti in Milano,

senza che mai veruno sapesse

il

perch.

congiu-

Gli accusatori e gli accusati erano sconosciutissimi.

erano circondati da soldati nel loro

rati

quattro per notte. Poi, dopo

quando

di quattordici

congiunti n

tre o quattro

notti, altri

amici

li

letto, e pigliati

V intervallo quando

rivedevano

udire perch fossero carcerati.

pi-,

erano

a tre

sette e
pigliati.

n mai potevano

erano interrogati in

carcerati

secreto; ed essi, e gli scrivani ed

di

giudici, erano strettamente

obbligati con sacramento di non mai rivelare cosa che vedesudissero. Molti,

sero

temendo non fossero accusati, bramavano

n s'attentavano d'interrogare, per non parere conscii d'al-

cuna complicit. Molti temevano


tedimeno

d'

di sapere, aspettandosi

essere carcerati di notte

nien-

onde alcuni accattavano

rifugio nelle case d' amici che poscia


colti

di

dormendo

e altri,

taverna in taverna,

il

giorno,

ricorrevano talor anche quasi a sacrario

pi incognito ne' postriboli.

r ora

de' teatri, ove,

tremavano d' averli racandavano errando fra l'ombre

Le

notti erano

timidi affettavano pi allegria. Poscia dopo


di

verno

le vie di

pagnie tedesche

vano tedeschi

ora in ora suonavano cupe di passi di

1'

pi

ed era
com-

sentirli soffermati

rimedio alla paura e alla veglia, tura-

orecchie e sognavano tuttavia e vaneggia-

inquisizione secreta e le prigioni sepolture di vivi.

Vecchi preti
boia, bastoni

mezza notte

alcuni immaginavano di

alle loro porte; e per unico

vansi ermeticamente

rumorose sin dopo

per non lasciarsi sospettare di colpa,

bini pagnottanti

e patrizi frattanto tripudiavano,

torture,
;

cosi,

che

stavano

con

vocabolo

immaginando

vendicandoli di giacomilanese,

chiamavano

LETTURE DEL KISORGIMENTO.

336
que' cittadini

regno,

del

che

per

esercizio

ne' ministeri e nel senato e nella corte

Milano. Erano troppi;

ma non

'

pubblici

d' uffici

erano domiciliati

s'

quegli uomini, bens gli

in^

uffici;:

molti de' quali co' loro emolumenti venivano conferiti sopra un


solo individuo: pur mezzi, a dir poco, di

lumenti erano

Un

cittadini e patrizi.

dava intorno per

le

nominato

tristo,

tanti

modo da

quel

stati divorati a

ed emo-

uffici

Milanesi,

plebei,

principe Resini, an-

il

botteghe da caff interrogando quanti fos-

sero stati imprigionati la notte passata, quanti bastonati davanti


a' giudici,

quanti

strozzati o straziati

ma

mai s'indugiasse? Erano baie;


non poceano udir
uffiziali di

cannoni

nelle

prigioni;

perch

credevano; tanto pi quanto quegli

patrizi ostentavano d'essere potentissimi consiglieri degli

stolti

altro,

in

loro misere famiglie, che

le

casa d'Austria; anzi, temendo non tanti reggimenti


tedeschi

campagne

pochi,

fossero

andavano apparecchiando

trucidatori che entrassero fra' contadini ad af-

follarsi in citt in certi giorni di feste solenni. Certo, se

resciallo di Bellegarde
proscritti fuggiti

que' primi,

a"

non

li

primo tumulto, e molti

sicari nel

avrebbero penato a scansare

lacci

il

ma-

tempo, molti

avesse umiliati in

oltre

crudelt

la

del secondo. I miseri villani con sacchi voti sulle spalle erano

venuti alle porte della citt, interrogando

che

si

ridevano rispondendo:

Ma

va a saccheggiare?
la prigionia

di

secreto impenetrabile

Ora governano
nuovi
del

terrore di ogni passione,

le

guardie

dov'

a chi minaeciavali della forca,


i

signori nostri padroni.

complici a lunghi intervalli;

loro

dalla

delitto e delle

loro

il

sort, e il

discordia in fuori che scapric-

ciavasi calunniando liberamente, raffermarono la conquista agli


austriaci pi

molto

d' assai

che gli eserciti e

e la lenta sapienza del congresso di

tutti

monarchi

Vienna a fondare

la

santa

alleanza. Que,' pochi mesi imposero silenzio alle grida di quanti

con Bonaparte avevano perduto ogni cosa,

domandavano dall'Austria
deri impotenti d"

nodo

sociale- che

e alla

e degli altri

que' caduti; e

indipendenza senz' armi,

semblea legislatrice
fu

le spoglie di

che ria'

desi-

e pi ch'altro all'as-

reggenza del nuovo regnetto; e non

non paresse

disciolto

dal

sospetto e dal-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

337

odio reciproco. Alcuni per paura pi che per venalit

r.'vano merito d'indicare nuovi colpevoli: spesso

meva

il

-Ite

fratello,

penitenti

marito la moglie; e

il

chiese

nelle

[.recati dal confessore

in

benedizione sacramentale

s'udivano

figli

d'

un

fa-

fratello te-

padre. Allo

il

interrogare

modo che temevano

de' loro

ricevere la

di

Che se niun figlio a


sua madre e ninna madre

delatore.

quei giorni temeva tradimenti dalla


da' figli, fu per

il

si

potenza invincibile di natura. Onore o A'ergogna

non parava che fossero cose umane. Ogni uomo era acle case e le piazze di delazione. Dove uno era im-

piet

cusato per

prigionato, cento erano pubblicamente additati


nelle

in espiazione de' loro delitti passati

gnatamente

e gli altri,

furti. 1 ministri

de' loro

s'erano partiti, o

si

del

d'

averlo tradito,

cose pubbliche, se-

regno

Napoleone

di

stavano oscuramente in Milano; e

da pochissimi in

fuori,

tenuta finzione. Tutta la loro amministrazione

vaugata dalla Reggenza, e poscia

da'

era

commissari

Ma

stata

dell'

uni

gli

pativano di povert.

era

rin-

Austria

che stavano tuttavia esaminando: e frattanto avreste detto che


ogni
le

uomo

in

Milano sapesse come

nistri avesse investito ne'

La

citt

quando avessero trafugato

tale in municipio,

sue

banchi della Francia e dell'Inghilterra.

immiserita in un sbito dalla sua trasformazione di capied esaurita dagli eserciti austriaci, credeva

ogni cosa, ed esecrava


le

casse de' loro ministeri, e quanti milioni ciascheduno de' mi-

mura

le

g' italiani,

che per non essere nati fra

avevano pi crudelmente succhiato

1'

ultimo

saniruc.

22

LETTURE

338

DEL, RISORGIMENTO.

LUI,

Luigi Carlo Farini.

Casa di Savoia

dopo

Dal

La nota

il

Austria

1'

maggio 1814.

1814

libro in della Storia d' Italia dal

sino ai nostri giorni

San Martino d'Agli dell'agosto

del conte

Qui incontra ritornare indietro

come

e l' Italia

trattato di Parigi del HO

1814.

col pensiero

negli ultimi anni dell'impero napoleonico

ambasciatore del re
a raccomandare

il

di

Sardegna

quanti travagli di guerra


gelose ambizioni della

avessero

Francia

si

usa

dire,

Italia all' amicizia della

l'

Austria

e dell'

a costituire

armi

a'

intente ad

Indi argomentava

e per virt guerresca,

doversi

un regno
e

le

al-

non potersi disegnare un sodo as-

un durevole equilibrio

pie dell'Alpi

al bel paese,

all'Europa

procacciato

come quella che pi

ne era degna per

le

dirizzare

per

forte

che la casa

avei'ne lo scettro,

dell'

di

Europa,

medesima po-

senza mettere la penisola in istato che per se


tesse difendersi.

conte d'Aglio

adoperato in Londra

quanta ingiuria

egli

largarsi in Italia, e giudicava

come

fosse

regno subalpino e

Gran Bretagna. Rammentava

setto 0,

si

per raccontare,
il

disegni

territorio per

Savoia dovesse

di ogni altra regia stirpe

antiche glorie, per

le

sventure nobilmente

sopportate e per la intiera fede ai confederati serbata. I ministri britannici,

che erano

stretti all'Austria co' patti di

peritavansi nel chiarire le intenzioni

caduto Napoleone, and sossopra

Londra
tori in

il

romore del moto

Lombardia

il

loro; pure,

regno

di Milano, essi

d'

Praga,

allorquando,

Italia

e giunse a

mandarono esplora-

colla commissione di indagare se

gli spiriti

di indipendenza vi fossero accesi e se nei popoli e negli avanzi

dell'esercito italico fosse inclinazione

ad unirsi

al

Piemonte.

Il

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

339

J/

ambascadore sardo, avuta notizia della pratica, ne scrisse

al

conte Rossi ministro del re in Sardegna, esortandolo a fare

opera
J'

di

aflFerrare

occasione di accrescere

1'

onore, e di preparare la franchezza

lunga lettera data da Londra

re lo stato, a s

al

Ho

d' Italia.

ai quattordici

per cautela in dialetto piemontese, nella quale egli

che

r opinione
l'

una parte

Magra,

su

che

subalpino

stato

lo

tutta

fosse

si

Lombardia

la

cosa

util

cedere

esprimeva

sino

dell' altra

scritta

allargare dal-

dovesse

la

una

letta

maggio

di

alla

Savoia bassa, come

troppo francese (cosi diceva), in contraccambio

dell'isola di

Corsica, la quale consigliava,

ad occupare

subitamente

sione del trono

gnano
frase)

In quella

colle armi.

ministro del re

fosse possibile,

se

giovane

al

d trre

fortandolo a bene

sperare

dell'

quale la casa di Savoia doveva

amicizia

dell'

il

acquistando Mantova

mezzo,

curare

con-

Inghilterra

alla

Peschiera, solo

consi-

regno in Lombardia

gliavalo a fare ogni sforzo per dilatare


e

sua

re stesso

al

maggiori acquisti,

Cari-

di

(per usar la

condannava ricisamente. Scriveva poi

il

succes-

la

Carlo Alberto principe

intenzione che da buon piemontese

avvertiva

stessa lettera

come taluno macchinasse

diceva, per si-

che altrimenti sarebbero sempre minacciate

le frontiere,

dall' Austria.

mandarono

Gli esploratori inglesi

Milano fumava
generosi

fra'

di

giovani

niero giogo, ma, che


glio

aborrivano
1'

Londra, che

che

-,

dall'Austria e da

l'

impresa

dell'

il

indipendenza

desiderio e sugli impensati accidenti che sopra ben

pi

ogni stra-

animo avendo prode pi che

fondavano

sagace,

a sapere

municipale e cortigiano orgoglio

consipi

sul

ordito

di-

segno; che la moltitudine desiderosa delle lautezze della paco

poco era educata a libero


civili

discordie,

la

fine

e patrio

vivere

Austriaci signoreggiare, fremere

1'

esercito

narravano

poi

vituperosa del moto

di

dalle

le

Milano, gli
parti e dalla

discordia travagliato, pochissimi uomini sperimentati nelle cose


dello stato accogliere con
col Piemonte,

prevalere

le

ma

lieto

gli spiriti

animo

il

pensiero dell' unione

municipali prevalere ai nazionali,

private vanit alle patrie ambizioni

che

infine

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

340

principi di Savoia

all'

cari

esercito

all'

vecchie

odio delle

ammodernare

Queste notizie, che molto non

lo stato.

in cui poco gradite

modi che

il

giungevano

re di

una

documenti intorno

altri

lettera del re Vittorio

stesso

sollecitudini

gli

dava

commissione

la

una nota che darebbe a lord


partenza per Vienna. Ubbid

in cui, lo-

pensamenti

dei

ma-

questa

Emanuele,

che aveva esposti suU' accrescimento del regno


dell' Italia,

tempo

ai ministri britannici le notizie

dato r ambasciatore delle sue

denza

Eu-

dell'

Sardegna teneva nel ristauro della mo-

trovo

io

teria. Si trovo

disco-

si

le sorti

ropa gi erano tratte in Parigi, e vi giunsero nel

narchia.

regali,

che ogni altro italiano principe alieni dal-

di essere pi

stavano dal vero, giunsero a Londra quando

dei

allevato

italico
stirpi

amatori degli ordini moderni perch avevano

cari erano agli

fama
l'

non erano

campi napoleonici

nei

indipen-

e suU'

consegnarli ad

di

prima della sua

Castlereagh

conte di Agli e scrisse in questa

il

forma.

L' Italia superiore


alpi

si

popolazione

due

comprende

tutta la contrada che

distende sino ai confini dello

lati

il

stato

La bagnano da

di circa dieci milioni di abitanti.

mare Mediterraneo

dalle

Papa, ed una

del

l'Adriatico:

il

resto cinto

dalla lunga catena delle Alpi che la separa nettamente e rici-

samente dai paesi


le differenze di

vicini.

clima,

di

essere maggiori. Il paesH

Al

di l di questi

usanze,

gode

fertilissimo, ed riguardato

tutti

come

paese che ha tanti


zione e condizione

un paese

pi eulta forse e
d'

la

pi

Europa. Nondimeno un

beni, e che per la sua

geografica

confini,

non potrebbero

vantaggi di

la

industriosa contrada di questa parte

naturali

aspetto

di

estensione

meritato un

avrebbe

popolaposto se-

gnalato fra gli stati europei, fu da lungo tempo quasi di nessun


peso nella bilancia politica dell' Europa. Di che pu trovarsi
facilmente la ragione,
cui disegnata la

se si gettano

divisione

gli

geografica

occhi

sulla

dell' Italia

carta in

quale

era

nel 1792.
Questo paese era allora diviso in

nove

stati diversi,

senza

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


computare

le

minime

la

repubblica di San Marino,

(li

siffatta divisione

stati

d'
l'

non avevano n

Italia

la fortezza

Una

mezzi necessari a tenere

da

tal fatta di

ma

molti

de' suoi

stati

principi stranieri, legati di sangue e di


di corti lontane.

mente estranei

Quante volte

la

codesta parte

soli

la

dell' Italia

Sardegna,

di

che

estesi

gli

qual cosa ed anche per

casa

di

coraggio.

Savoia,

1'

La

ufficio

situazione

custodi

di

principi subalpini costantemente adempiuto,

sione del territorio

quantunque per

non potessero meritarlo. Ed

della situazione consisteva

d'

piena-

di questi stati era derivata ai principi

locati fra le potenze di second' ordine,

sicuravano dalla parte

d' Italia la

non videro

una considerazione particolare, avvalorata da

Piemonte

particolare degli stati

li

re

nondimeno pi

Per

d" Italia.

del

stati

otto secoli di valore, di saviezza e di

d' Italia da'

agli interessi

condizione della maggior parte

eccettuino

si

importante situazione

del

soggetti

fossero

politica

g' Italiani

infatti

quali, sebbene poco vasti, erano

la

ciasche-

forza di

Questa era
superiore, se

altri in

ad un

proprio paese per contese alle quali erano

il

peri-

a'

sino

questo rimedio non poteva essere posto ad atto

in Italia, essendo che

devastare

difesa

affari del-

avrebbe

riunioni,

certo segno potuto sopperire al difetto della

duno stato;

alla

inetti

pubblici

ai

confederazione generale, bench esposta

eoli inseparabili

mali

Codesti

di spiegazioni.

ed impotenti a prendere parte

Europa.

Monaco.

principato di

il

non hanno mestieri

armi una milizia regolare; per ci erano

in

341

frazioni, quali lo stato detto dei Presidii,

debolezza

di

la esten-

vantaggio

il

principalmente,

in ci

aveva

li

che

le

alpi

Francia nel mentre che dalla parte


toglieva ogni

motivo

d'Austria era in verit un potente vicino,

ma non

degli

vicini

stati

inquietudine.

La casa

formidabile per la
stati in Italia. Il

n per

estensione

ducato

Milano,

di

staccato e lontano dagli altri

truppe che vi teneva in

stati

tempo

non poteva dare apprensione

di

in

la

situazione

dei

suoi

che essa possedeva, era

ereditari:

il

numero

pace era picciolo

tempo

di guerra

la

delle

cosi che

distanza

LETTURE DEL RISORGIMENtO.

342

toglieva ai preparativi ogni possibilit

tempo per mettersi in

misura che

il

di

sorpresa, e lasciava

istato di difesa.

sistema militare

si

estese in

Europa, ed

in proporzione degli ingrandimenti della Francia e dell'Austria,


le

mantenere l'equilibrio g-'

potenze, a cui stava a cuore di

nerale, e sovra tutte V Inghilterra, furono molto sollecite di fare

come quello che era

forte lo stato del re di Sardegna,

prin-

il

cipale puntello dell' equilibrio politico nel mezzodi dell'Europa.

In tutti
di

grandi trattati stipulati nel

Savoia ottenne ingrandimenti in

dell'

ultima guerra che essa

Il

all'

casa

colla

Francia

importanza della sua situazione.

Sardegna

re di

perch,

d" Italia,

queste in

la

non erano propor-

suoi mezzi

resistette per

cinque anni alla Francia

in rivoluzione e ritard di cinque anni lo

ture

secolo

Pure V esperienza

ebbe a combattere

dal 1792 in avanti prov, che


zionati

passato

Italia.

forzate

men d'un anno

alpi

le

calamit e
schiere

dalle

impadroniupno

si

sven-

le

francesi,

del restante della

Le funeste conseguenze delle vittorie del capitano che


allora comandava
esercito francese sono abbastanza note, e
tutta Europa pu rammaricarsi che la potenza, alla quale era
commessa la difesa delle porte d' Italia, non avesse mezzi pi
penisola.

1'

larghi e pi adatti a compiere

qui mette bene

lotta ineguale

1'

1'

ufficio suo.

aggiungere, che nel tempo di codesta

piccoli stati dell" Italia superiore

n un uomo n un obolo alla comune difesa,


Vienna, la quale aveva
l'

il

pi/

invasione de* francesi, non

cess

contraccambio

Ma

la corte

di

ad opporsi al-

mai dal mercanteggiare in


chiederle ad

istante la cessione di qualche fortezza o di


in

non fornirono

che

grande interesse

di Torino, e dal

quel frangente colla corte

ogni

qualche provincia

de' suoi soccorsi.

per quanto

considerevoli

fossero

mali

dell"

antica

divisione dell" Italia superiore, quella che ora divisata im-

mensamente pi disastrosa

particolare pel re di Sardegna.

questa parte
divisione

d' Italia tal

sola:

cio

per

La

1'

Italia

quale disegnata

da un lato

in

generale, ed in

carta poltico-geografica di

la

non

porzione

offre

che una

occupata dalle

_^

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


nappe austriache
aU

Sardegna.

di

Ila debilit

(liena servit.

tte

anni

j.'jssa

lo

governi

italici,

Neil' antica

domanda

si

difesa

in qual

abbandon,

cede,

lo

nazionali, dei quali vorrebbe

ci che

modo V

che

baratt

lo

appropriarsi

lo

negli

quale
ultimi

tante volte,

le

contro

parte

cagione

la

disegna la sua

si

Austria, la

paese e

questo

di

ora reclamarne la maggior

plicando

chiara era

divisione

la

quello del

eccettui

se si

dell'Italia superiore; in questa

cosi poco in

lii'o

Ticino. Al

del

limite

dall'altro

uno sguardo su questa carta appare manifesta

distruzione di tutti
IH

antico

coli'

343

Vienna, e

della corte di

Sardegna

stati del re di

]iiimo gittare

nome

in

tutti

governi

quadru-

spoglie,

possedimenti che vi aveva prima della guerra? Per

riguarda

il

re

Sardegna,

di

quale sarebbe la sproporzione degli

vede a prima giunta

si

l'Austria in Italia, se questa conservasse tutto

ora occupa colle sue


principe godeva

La

truppe.

con quelli del-

stati suoi

territorio

il

che

considerazione,

che

codesto

di

principale potenza nella Italia

superiore, andrebbe pienamente

perduta; e ci che pi monta,

qualit

in

situazione dello

la

stato,

onde principalmente traeva forza

sicurezza, diverrebbe pericolosa grandemente.

zione in passato era tale, che

cennato

di sopra, nulla

per la debolezza
d'

degli

il

Sardegna, come fu ac-

re di

avendo a temere dalla parte

d'

Italia

lontananza

di

casa

stati

Austria, poteva rivolgere

vicini

tutte

la

sue

le

sollecitudini

fesa della barriera naturale delle alpi che

gono

Piemonte dal

il

sicuro dalla parte

debole

menti
fra

meno

d' Italia,

pi esposto

l'Austria e la

lato della Francia.

manca che

cambiata. Tanto

a'

quaranta ed

tempo

di

re

separano

di-

e proteg-

Ora questa situazione

che da questa parte appunto pi


L'

enorme ingrandimento del-

acquistata

cogli

cinquantamila uomini,
il

alla

Sardegna possa vivere

altri

abilit di tenere in Italia in

delle truppe che

in armi in

il

pericoli.

contiguit

le fai-ebbero

la situa-

Infatti

re

di

cio

suoi

tempo
il

possedidi

pace

doppio al-

Sardegna potrebbe mantenere

verso la

del Piemonte
Lombardia resterebbe pienamente aperta: nessuna for-

tezza

d'

di pace. Oltre ci la fi-ontiera

inciampo,

nessun

ostacolo

naturale

si

oppone

al-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

344

r avanzamento

tm

di

che

le

che

l'Aufitria, sol

Da

il

cosi

come

per questi

esposta

successivamente

per ci

li

aveva

stati distrugge

resi

d'Austria

giungesse

esercito

parte

dalla

possedimenti

isolati

meno

d'

formidabili. L' abolizione di codesti

onde

la situazione relativa

appropriarsi

tutte

queste

Le avvertenze esposte

come

Sardegna

spoglie,

si

grado

situate

agli

giunte di territorio

aumentare

si lasci

e di

di

possedeva

delle
alpi.

mettere

il

re

esercito

di

Sar-

con

ag-

popolazione; ma, se in cambio di ci

dall' antico assetto d' Italia,

il

Piemonte per difendere

Genova
compie

al

Piemonte

egli evidente

mezzi che ab antiquo

le alpi.

senza

La

riunione dello

dubbio importantissima,

la linea naturale di difesa dalla parte di

ed apre una comunicazione col mare,

ma non

rare in veruna guisa la frontiera dal lato


puti lo

distruzione

proprio

il

che nella stessa misura diminuiscono

jierch

consideri,

esposta a pericolo anche quella frontiera de' suoi stati

che era guarentita

stato di

si

principali delle

e dalla

sbocchi

solo rimedio sarebbe stato quello


in condizione di

se

Francia sia stata debilitata dal-

ultimo smembramento della Savoia

degna

ai

il

sulla situazione attuale degli stati

acquistano maggior peso,

la difesa dal lato della

fortezze che erano


Il

sovrani
se casa

l'indipendenza del solo principe italiano che regner in Italia.

del re di

l'

spa-

superiore, e

vede manifestamente in che termini sarebbero condotti


e

repub-

della

possedimenti

considerazione e sicurezza; e

ad

Italia

dell'Austria.

nelT Italia

gli austriaci

pienamente

Piemonte traevano

del

a' jiericoli

nuovi

tempo

blica veneta aveva in ogni

gnuoli

terrebbe in

un

Sardegna potrebbe opporle.

italiani e principalmente

L' esistenza degli stati

bastai

casa di Savoia regna in Piemonte,!

otto secoli che la

sarebbe

egli

che

condurre a Torino

re di

essa non fu mai


il

guarnigioni

le

giorni

superiore a quello che

pianure:

distanze per acquistare la persuasione

raduni

potrebbe in due

Italia,

quelle

in

esercito

computare sulla carta

smembramento

Francia

serve a miglio-

d" Ifcsiiia; e se si C(

della Savoia, non offre alcuna aggiunta

mezzi che prima aveva

r Italia. Di che siegue, che

il
i

re

di

Sardegna per difendeie

sovrani del

Piemonte trovandosi

LETTURE DEL RISORCUMENTO.


rinchiusi cosi da vicino

fra

Francia

la

a vessazioni

etti

forse

r alleanza che esisteva fra

tempo non

violenze

pace,

in

vicino, e

stato

guerra

in

ambidue, se

di

potenze,

le

gosog-

si

uno o

dell'

rinnovasse

che nel progresso del

il

n impossibile n improbabile.

Ci nulla ostante

si

Francia

dei governi di

va dicendo, che

sensi di moderazione

due

potenze.

parole sono senza costrutto, perch, se pur

buon grado da ogni personalit,

cale contrari indizi molto

il

re di

termini di buon vicinato potr

temere dalle

vivere in pace e nulla

Austria debbono assicurare

e d'

Sardegna, che osservando egli

di

Austria non

l'

nominale, e sarebbero

drebbero che di una indipendenza

doli' altro

345

e s

queste

vogliano tenere in non

buone

gravi, e far

Ma

faccia astrazione

si

le

intenzioni di

coloro che ora governano la Francia e l'Austria, nessuno possa


fare a fidanza con quelle

di chi

qualche anno.

governer fra

una preda divenuta omai

egli credibile che

tenti presto o tardi la cupidigia e la

ambizione

de' suoi vicini?

come non pare dubbioso, egli nell"


Europa che la parte d' Italia che sta

Se dunque,

geuerale

dell'

non

delle alpi

sia soggetta

continui

conferire

vi

le

stabilire

l'

come

politico,

fece

giova

dell'

Europa,

non

sovrani

del

indipendenza dei

base cosi debole, quale

che

secoli

passato, al

che

sperare

le

il

sistema

oi-a

contenteranno di

si

Piemonte sopra una


divisato da alcuni go-

verni e quali sono le intenzioni temporanee


li

in

piedi
e

quali tengono congresso per assestare su fondamenti

r edificio politico

solidi

ai

da tanti

ha regnato

efficacemente,

mantenimento dell'equilibrio
potenze,

interesse

n a Francia n ad Austria,

casa che

r illustre ed antica

non

cosi facile

degli

uomini che

amministrano.

r attuale divisione dell' Italia superiore suggerisce una

importantissima

avvertenza

d'

qualit.

altra

Infatti

d'Italia ora occupata dalle truppe austriache o


in

nome

sere divisa

di

in

qualche principe
tre

categorie;

di

famiglia

cio

austriaca appartenevano prima del

che

le

paesi

la

parte

per l'Austria

austriaca

pu es-

che

famiglia

alla

millesetteceutodue;

furono in sguito dati per cambio o per

altra

quelli

ragione;

LETTURE DEL RL50EGIMENTO,

346

uon

quelli clie sino ad ora

appartennero per virt di trat-

le

Nella prima categoria sono

tati.

ducato

di

Toscana,

veneto

stato

traccambio della cessione


Bassi;

ducato di

ducato

del

Milano,

gran

il

Modena: nella seconda

di

compresa T

Mincio,

sino al

il

ducato

il

data in

Istria

Milano

di

lo

conPaesi

e dei

ducati di Parma, Piacenza e Guastalla: nella terza la

Lombardia veneta che abbraccia


Brescia e Crema;

le tre

Tenna;

lo stato di

quadro

si

Lucca;

tre provincia

le

Legazioni

di

lo stato detto dei Presidii.

vede come l'Austria non solo

possedimenti in Italia,

ma come

Bergamo,

Bologna, Ferrara e Ra-

Da

questo

rientrata ne' suoi

sia

conservi anche

paesi ricevuti

nel millesettecentonovantasette in contraccambio della cessione

come

di queste stesse provincie, e

devolissime parti

d' Italia

inoltre occupi molte ragguar-

che non

appartenevano, e sulle

le

quali nessun rogito lo diede diritto.

Ora

senza dubbio importantissimo

egli

equilibrio ge-

all'

Europa

nerale, che l'Austria conservi fra le potenze d'

il

posto

segnalato che occupa da lungo tempo, e per ci ella cosa equa


e

prudente che nei grandi scompartimenti che debbono attuarsi

sieno rispettati

dare.

Ma

ed abbia contraccambi equivalenti

suoi- diritti

alle perdite o cessioni

che

interesse generale possa

l'

tutto ci che trapassasse questo

limite

come alla prudenza.


Applicando queste massime alla divisione

addiman-

sarebbe con-

trario cosi alla giustizia

lia si

noter da prima, che, se

duca Ferdinando

il

si

restituisca la

attuale dell" Ita-

Toscana

ducato di Milano alla corte

di

al

gran

Vienna, la

casa d'Austria possederebbe esattamente ci che aveva innanzi


la guerra, e che tutto ci che di pi

dette alla Francia

cambio
perch

lo
il

il

ducato

di

veneto sino al

stato

Milano

ne

Mincio:

ebbe in contrac-

compenso eccessivo,

territorio veneto di terraferma tre volte pi

del ducato che

possedeva.

Bassi, ed allora lo

Dalmazia

l'

L'Austria cedo

poi

anche

grande
i

Paesi

scambio parve presso a poco eguale nel-

r estensione del territorio.


la

occupa sarebbe una ag-

Nel millesettecentonovantasette l'Austria ce-

giunta gratuita.

Appresso

l'Austria

Istria, e pi, nel mille

guadagn pure

ottocento e due, ebbe a

Letture del risorgimento.


titolo
il

d'indennit tutto

distretto di

Brixen posti fra

Nel mille ottocento

il

il

principato

nuove

cessioni, l'Austria

si

pu senza tma affermare, che

paesi eccede assai in estensione

Milano. Che se

vogliansi

questi

acquisti

rispetto della convenienza,

compensi,

teria di

codesti

ducato di

il

considerare

sotto

valore

di

erano del

Bassi

Vienna.

ultimi tempi,

ducato

Il

paesi

tutto separati

specialmente negli

e,

assai poco affezionati alla corte di

il

ma-

quale di gran momento in

il

Paesi

dalla monarchia austriaca,

ed

Tirolo.

il

di

totale

il

Paesi Bassi

vedr come superino

si

dati in cambio. Infatti

con-

Saltzborgo, stato

di

siderevole posto tra l'Austria propriamente detta ed

Quindi

Tirolo e la frontiera d'Italia.

e cinque, costretta a

ebbe in contraccambio

vescovato di

territorio del

il

347

Trento

Mi-

di

quantunque meno lontano, era anche esso sequestrato

lano,

dagli stati ereditari,

il

senza linea di difesa,

suo territorio
se

si

fortezza

la

r importanza della quale era diminuita

fra

di

parti

le

Mantova,

isolamento in cui

dall'

Per contro

era dal resto del territorio.

da tutte

aperto

eccettui

acquistati

paesi

dall'Austria in contraccambio non ve ne ha uno solo, che oltre


il

vantaggio della contiguit non offra peculiari vantaggi di

Le provincie venete

situazione.

si

rolo austriaco ed alla Carniola;


lose

non meno

e r Istria

di qualsiasi altra

sono

parte

e del distretto di
Il

il

fertili

d' Italia.

principato

di

si

territorio del vescovato di

Brixen mette in comunicazione

momento occupato

al
e

Saltzborgo non

dall'Austria,

ma

cosi

Ti-

popo-

La Dalmazia

soprappi

sono anch' esse contigue, e per

dono lunghesso l'Adriatico:

Venezia.

legano alla Carinzia,


oltrech

il

disten-

Trento

Tirolo colla

invero in

questo

importante

che

l'Austria far senza dubbio ogni sforzo per riaverne la domi-

nazione; esso conta trecentomila

lunga

il

abitanti.

Egli dunque

ma-

compensi avuti dall'Austria eccedono di gran


valore dei Paesi Bassi e del ducato di Milano; di

nifesto che

guisa che, a chi bene consideri, pur manifesto che gli scambi

uno dei pi felici eventi


monarchia austriaca. Le quali cose sono qui poste in
chiaro, perch noto che il governo di Vienna fa sembiante

del millesettecentonovantasette furono

per

la

348

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

di tenere a vile

quei

ai

Paesi Bassi, tentando

di

Milano. Ora ogni

conservare interi

uomo imparziale

appena equivalenti

compensi o tenerli

diritti sul

ducato

potr fare giudizio di so-

miglianti pensieri.
Per ci che riguarda le altre parti dell'Italia superiore che

ora sono occupate dalle truppe


la

Lombardia veneta,

austriache,

Lucca

lo stato di

Legazioni,

cio le

e lo stato dei Presidii,

basta ripetere che questi stati non appartenevano a casa d'Austria


nel mille settecento novantadue, e

che

nessun trattato

per

le

appartennero poi.

la

Le tre Legazioni equivalgono quasi


Lombardia veneta poco meno: lo

dugentomila abitanti:
piccolo,

ma

Lucca con

stato

di

stato

dei

dello

territorio

il

ducato di Milano:

al

Presidii

importante alla Toscana.

Parma

Passiamo ai ducati di

Piacenza. Questi stati es-

sendo dati a un principe d'Austria compirebbero la linea di


confine col Piemonte,

il

quale resterebbe per

strato dal restante d'Italia: aggiungi


stati di

gione

Fu

di

Parma

ed

alla spiaggia

continue inquietudini

spesso ripresa la corte di

all'

tal

che la

isola

e difficolt

Torino

d'

modo seque-

prossimit degli

Elba sarebbe ca-

pe'lre

Sardegna.

di

di cupidit

d'

ingrandi-

mento, ma, se quella di Vienna persistesse nell'intendimento di


conservare

degna

tutti

paesi che

di somigliante

posti fra due

mente sugli

il

essa

Italia,

I principi di

vicini, che

avevano

potenti

stati loro,

1'

si

sarebbe

casa di Savoia

occhio

continua-

hanno sempre dovuto studiare modo

afforzarsi ed ingrandirsi a

che

occupa in

rimprovero.

sistema militare

misura che

vicini

di

ingrandivano, e

acquistava una estensione sconosciuta

ne' secoli passati.

Nelle presenti congiunture la corte di Torino, anzich es-

sere

mossa da ambizione, sarebbe assai soddisfatta

se ottenesse

la restituzione di tutti gli stati suoi senza aggiunta, purch

resto d' Italia fosse scompartito

come

1'

novantadue. L' antica divisione, sebbene cattiva, almeno


era tanto pericolosa pei sovrani del Piemonte. Ma, quando

potenza gi formidabile

il

era nel mille settecento

non
una

annunzia l'intenzione d'appropriarsi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


I

pi vasta parte

la migliore e la

dominio sino

ai confini

una aggiunta

ottenere

zionati al pericolo da cui

grandimento non

un mezzo indispensabile
Per

contrario

lo

all'

g'

guisa alcuna la sua

ma una

mezzi propor-

di

caso V in-

questo

guarentigia: esso

indipendenza.

non riguardano in

Anzi

ed indipendenza.

sicurezza

discorre,

di cui si

non riuscirebbe ad

bench

procacciare all'Austria veri e sodi vantaggi.

quantunque possa sembrare strana,

La

si

pu

ingrandi-

l'

apparenza

considerevole, in

ed alla di-

altro che alla servit d'Italia,

struzione dell' equilibrio politico nel mezzod dell'

zione,

non sono

Austria

dell'

di necessit,

andare pi oltre ed affermare senza esitanza, che

mento

suo

il

debbono tassare

territorio e

intendimenti

da verun motivo

giustificati

di

minacciata. In

un'ambizione

estendere

di
si

che la corte di Torino fosse per fare col

di cupidit gli sforzi


fine di

d' Italia e

Piemonte, non

del

349

Europa senza

quale afferma-

fondata sulla ra-

gione e sulla sperienza. I confini naturali, che separano l'Italia


dall' Allemagna,

sono troppo spiccanti perch questi due paesi

possano mai formare una sola nazione. Gli abitanti delle Provincie italiane soggette all' Austria non possono oggi assimi-

alemanni pi che no

larsi agli

'1

vennero in podest dell'Austria.


sunione

d'

potessero un secolo fa quando

La conseguenza

interessi di sentimenti e di

La dolcezza

pace ed in guerra.

la

idee

si

di

questa di-

far

sentire in

moderazione con

cui

si

dovranno amministrare quelle provincie per non esasperarne

maggiormente

tempo

gli

spiriti

di pace, e la

assottiglieranno

mancanza

dello

assai

le

rendite

in

pubblico non av-

spirito

vivato da veruno interesse n dal sentimento nazionale le ren-

der inutili in tempo

guerra. Forse sono un peso cosi a ca-

di

gione della guerra che

il

sempre ed

possesso loro origin

ori-

giner tuttavia, come per la natura di questa guerra grandemente

onerosa pe
forze, e

governo, a motivo della incomoda dispersione delle

"1

delle

spese

eccessive

militari in paesi segregati,


l'

aiuto

dei

popoli.

negli ultimi anni,

Infatti

che

gli

nei
fu

che

richieggono

quali

veduto in

eserciti

le

operazioni

nulla a sperarsi

ogni

austriaci

tempo, e

furono

dal-

pi

dopo un

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

350

rovescio obbligati ad abbandonare le

solo

conquiste in

loro

Italia.

Sono pi

di trecento anni,

Francia accarezzano

e di

che

la falsa

Spagna

le corti di

idea,

Austria

d'

recano ad

e si

onore

come dicono, un piede in Italia. D' allora in poi


disgraziato
paese fu campo di guerre sanguinose. Pur
questo
non si vede che i possedimenti acquistati da quelle in vari
tempi abbiano procacciato loro verun aumento di forze n
di avere,

pagato

il

sangue ed

danaro

il

fecero

di cui

guerre che l'Austria guerreggi pe'l ducato

Le

gettito.

Milano

di

sole

costa-

ronle pi assai che non vale quella provincia. Dirassi che oggi

grandi stati e quello

d'Austria particolarmente

sono

tanto

capaci de' veri interessi loro che non possono sacrificare

poso e la felicit dei popoli ad antiche


anzi adempiranno al nobile ufficio pe

dando

la

pace

Europa su

d'

basi

'1

il

preoccupazioni, e

quale

semplici e

si

ri-

che

adunano fon-

naturali,

sole

le

che possano guarentirne la durata?

l'

descritta in

una carta qui unita un'

Italia superiore tracciata

Vienna comunic
cento
le

(5

secondo

alla corte di

nove, e secondo

potenze alleate

le

altra divisione del-

disegno

il

che

la corte di

Sardegna nell'anno mille otto-

intenzioni che allora manifestavano

di afforzare la parte d' Italia situata ai piedi

delle alpi, ingrandendo gli stati del re di

Sardegna

formando

una buona frontiera egualmente dalla parte della Francia che


dell'Austria.

La

linea segnata in

questa carta divide

l'Italia

superiore in due parti eguali, ed tracciata quasi intieramente


sul corso di quattro riviere.

Essa parte dagli antichi

Lombardia veneta; attraversa

il

lago

di

corso del Mincio sino alla sua foce nel

quindi rimonta
la
*'

riviera

Enza

il

corso del

dell'Enza

Po

nel

Po;

cresta degli appennini sino alla sorgente

tinua

in

sguito

il

questa riviera sino

alla

della

sua

Di

dove

fino pi-esso a Brescello l

scarica

il

Po presso Governolo

sino alla sua sorgente negli appennini.

corso di

limiti della

Garda, e seguita

rimonta

l siegue la

Magra,
foce nel

con-

Medi-

terraneo.
I vantaggi di questa linea

come

frontiera sono grandi

essa

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


appoggiata al
W''

gran parte protetta dal lago di Garda, dalla fortezza di

in

Mantova

e dal corso del Po, per

corta che
si

351

nord alle alpi italiane, al sud agli appennni

si

voglia tener dietro

una fortezza pure

della casa

d'

Austria

mai per verun


Lucca;

si

seguenti

trattato

1 le

tutta

quando
grande

la

trova alcuna linea naturale

si

troverebbero ancora in possesso


stati,

che non

Legazioni

ti'e

3 lo stato dei Presidi ed

La

essa la linea pi

Italia superiore

importanza, se eccettui Mantova.

d'

Secondo questo disegno,

l'

naturali. In

limiti

ai

pianura da Torino al Mincio non


di difesa n

modo che

possa tracciare a traverso

il

appartennero

le
;

lo

stato

di

ducato di Guastalla.

superficie data al re di Sardegna, compresi gli antichi

suoi stati, presso a poco la quinta parte di tutta

mezzo

circa quattro milioni e

di abitanti, cio

l'

meno

Italia

con

del quarto

dell'intiera popolazione d'Italia.

Siccome

la fortezza di

nella parte data al

re

Mantova, secondo quel disegno,

Sardegna, giova

di

parte dell'Austria sarebbe quella di

notare,

che

nella

Legnago sull'Adige poco

lungi e quasi di contro a Mantova: fortezza anche quella

che

nel mille settecento novantasette e nel mille ottocento e due fu

tenuta abbastanza importante per la regolarit

delle

opere, le

quali allora furono credute meritevoli di ampliazione e di per-

fezionamento.

Non

necessario

il

fare altre avvertenze su questo disegno.

Esso fu tracciato secondo


saviezza dei quali noi

Non rechiamo
mente

lo

idee degli stessi

le

sottoponiamo

innanzi pretensioni. Questa memoria mira sola-

al fine di essere posti nella stessa

brio, in cui

confederati, alla

con illimitata fiducia.

eravamo

in Italia

prima che

condizione

d'

equili-

la rivoluzione francese

ponesse tutto a soqquadro. Questo fine non sarebbe raggiunto,


se r Austria ottenesse tutto

l'

ingrandimento a cui mira

In quegli stessi giorni, e negli anni anteriori,

De

Maistre, ambasciatore del re di

il

famoso conte Giuseppe

Sardegna a Pietroburgo, instava ad

aprir gli occhi de' principi sabaudi contro le insidie e perfidie austriache
e verso l'avvenire.

Avvi un

altro titolo

egli

aveva

scritto nel

1804

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

352

nella casa di Savoia all'odio dell'Austria verso di lei;

denza ad aggrandire

ed la sua

ten-

T essere chiamata a maggiori posse-

di dorainii,

dimenti italiani dal buon senso universale e dalla sicurezza della penisola
e dell'Europa intiera. Questo quel gran delitto della casa di Savoia, che
il

non

suo potente vicino

ha mai perdonato

le

Emanuele

scriveva a Vittorio

a'

24 dicembre 1812

pi evidente

Interesse

I:

questa

di

casa, interesse ch'essa divide con l'Italia intiera, che l'Austria

segga nella penisola un sol palmo di terreno

18

il

luglio

conte Valesia ministro del re: Badate allo spirito italiano.


rivoluzione, e rappresenter presto una gran tragedia.

sospensivo, barcheggiante,

procedere, timido,

capo degl'

italiani, in tutti g'

impieghi

Il

re

Se rimaniamo

Mi mancano

inerti e

modo
si

di

faccia

vitale,

ecco l'ultima mia parola:

diventiamo un ostacolo, requiem aeternam. An-

cora (29 luglio 1814, al conte Valesia):

Lo

ma

termini,

al

anche di corte

civili e militari e

chiami indifferentemente de' rivoluzionari, eziandio a nostro danno.


essenziale, capitale.

1812

nato dalla

nostro

Il

mortale.

real

non pos-

mostro

un

spirito austriaco

l'

Si accarezzi lo spirito italiano.

abbiamo conosciuto, bench troppo

tardi.

LIV.

Napoleone imperatore dei Roinaiii


Nella primavera del

e re d' Italia.

1814, agitandosi nella penisola

il

concetto della

indipendenza e dell'unit, un pugno d'italiani cospirava ad effettuarlo in

Roma

'1

co

negli

nella

offici

Erano uomini

dell'impero nella persona di Napoleone.

titolo

per nascita e per ingegno

illustri,

scienza:

si

che avean dato prova di s nelle armi

ricordano

tra

altri

gli

Melchior Delfico,

Luigi Corvetto, Pellegrino Rossi. Tennero convegni in Bologna, in Milano,


in

Genova, in Torino. Di qui un comitato di quattordici, due Crsi, due

Genovesi,
Stati

quattro

Romani

Napoleone questa

Un
il

due del gi Regno


delle

Due

italico, quattro degli


Sicilie,

mandarono a

scrittura.

Sua Maest
Sire

voi

Piemontesi,

(come allora dicevasi)

l'

imperatore Napoleone

all'

isola dell' Elba.

piccolo

numero

d' Italiani,

liberatore della patria loro, che

primi
i

die

salutarono in

primi furono eziandio

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


ed

ammiratori

pi costanti

non troverete

nomi n

della

vostra gloria, fra

adulatori

degli

impedire

risoluto di tentare

un ultimo

prezzo

al

ciascheduno vorsangue, ha

proprio

del

quali

vostro potere n

del

dei disertori della vostra caduta, caduta che

rebbe aver potuto

353

sforzo, per far risorgere dalla

lunga

ignominia sua V abbattuta fronte della penisola italiana.

nome

Essi vengono, Sire, in


vostro

nome

della

dimandare

patria,

spada, e ad offrirvi in cambio la

e la vostra

il

co-

rona del rinascente impero romano.

Le coudizioni debbono

E quanto

polo.

popolo chiama

sto

Che Cesare
Sire,
la

dunque degne d'un gran po-

esser

dire che lo saranno

ma

sia grande,

ha bisogno

che que-

altres dell' eroe

onore di governarlo.

all'

che

di voi; e, per

Roma

quanto

sia

L' Italia,

libera.

possan dirne

trattati,

natura vi fece italiano: voi risponderete alla sua voce.

Una gran

forza necessaria.

tente assai per dispiegarla.

Il

vostro

braccio

solo po-

Nuovo Archimede, appoggiato

sulla

rcca del vostro esiglio, istruito dall' esperienza dei vostri


sastri, voi rinnalzerete il

Campidoglio:

ma

di-

abbisogner

l. Sire,

fermarvi: stanco della creazione l'onnipotente istesso non sde-

gn

riposarsi.

L' impresa
rigliosa.

non

carriera di prodigi, che


dall'

Ebro

al

Sire, che
l'

ma

gigantesca soltanto,

bens ardua e pe-

Essa non sar che pi degna di farvi proseguire quella


gi percorreste dal Tevere

almeno

le

grandi lezioni del passato

avvenire: allora l'avvenire

stessi errori,

Kilo

che

da quelli

hanno rimesso

questione

spesse volte

si

servano al-

sar scevro ed esente

ci che per altro tanto stabilmente consolidato

al

Volga.

in

sembrava.

necessario. Sire, di rinunziare, e rinunziare per sempre e

sinceramente, a quel sistema di strage universale, che seco loro

recano

La

conquiste.

le

compita,

la vostra

vostra

gloria

canto vostro adempite

1"

esistenza

sar

bastantemente

bastantemente risplendente, se dal

impresa di cui

la

patria

v'

invita ad

accingervi.

Voi mostraste

ali"

attonita

terra ci

che

poteva

la

vostra
23

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

354
spada. Terminate

come

Sire,

un

sorgei'e la

sol

provargli

di

come

legislatore e

pu

che

ci

un

grido vostro,

.sol

la

genio,

passo, basteranno

faccia l'Italia, e l'Italia

si

Se mai nella tomba scender poteste pria


ferri,

vostro

far

nazione intera.

Dite come Dio alla luce:

il

re cittadino.

terra

dei

primi

vostri

d'

averne

si

far.

spezzati

sarebbe schiava in

trionfi

eterno.

Voi avete

all'ammirazione dell'universo

offerto

pugne: non sdegnate d'adottare oramai

delle

gloria

la

la gloria di

Wa-

shington.

Finalmente giudicar dovete,

Sire, qual

potevate da due popoli generosi,

da voi aspettavano

la loro

Senna

ci

uno

immenso

e l'altro

partito trar

smembrati, che

rinascenza nazionale, e che accrsi

sarebbero dalle due estremit


rive della

1'

dell'Europa per rendervi sulle

che voi fatto avreste per

quelle

su

essi

della Vistola e del Tebro.

Non

della sola Italia, Sire, forse oggi

rora delle ristorazioni

almeno, per
che

le libert

destini del

si

dei popoli;

mondo

intero

gi l'au-

tratta:

si

annunzia in modo

ostile,

minaccevole

non impossibile sarebbe

trovarsi

vostri

ai

alti

destini

subordinati nuovamente dovessero.

Voi vinceste

l'

Europa finch

Voleste divenire l'alleato dei

foste

re, di

alleato

delle

cui eravate gi

nazioni.
l'arbitro:

fu allora sol che cadeste.

Egli pur anco in vostro potere di porvi


civilizzazione europea. Se mai
esservi

impresso,

forse ci

il

alla

testa

della

moto retrogrado giungesse ad

ritroveremmo

secolo

al

delle

cro-

ciate.

Giammai,
andare n

al

Sire, per

quanto

vi sorpassate voi stesso, potreste

di l n al disopra dei prodigi

di

Marengo

e di

Austerlitz.

Non pu adunque

esser nelle guen-e

che

la

Maest Vostra

ricercar debba nuovi allori.

Noi non venghiamo, Sire, ad


come r appannaggio dei troni.

offrirvi

il

sangue dei popoli

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Noi porgiamo

un liberatore
che

tro,

le

Prima
le

nuovo chiede,

di

acconsente

clie

farne

di

suo

il

non veder nello

questo re consente lui stesso di

re, se

355

sguardi una nazione sottomessa, che

ai vostri

scet-

insegne della magistratura suprema.

che Vostra Maest conosca

di tutto indispensabile

sono di una necessit sme qua non

basi fondamentali che

alla nostra piena cooperazione.

Se Essa

le accetta,

Vostra Maest

potr disporre del nostro braccio, della nostra vita e delle no-

Siamo,

stre sostanze.

pete. Sire, la nostr'

ciascheduno

intrepida:

maggior parte nei campi, spesse volte

ma

morte, e non noi


carriera

cui

la

altro le prove

impallidire.

fu
loro.

la

morte bens

estranea

Veruno ostacolo potr

far vacillare. Mossi da

arrestarci

uno stesso

noi, la

della

egualmente per

sujiplizii

lo sa-

di

Quei fra noi

abbass.

pugnali n

voi

sguardi

gli

fiss

gli

armi fecero

all'

ma

numero;

vero, in piccol

anima

ci

faranno

niun pericolo

simo giuramento, animati da un egual pensiere, una parola


Vostra Maest sar bastante a decidere delle azioni

Confidiamo

al pi giovine di noi

il

ci

da un mede-

spirito, uniti

di

nostre....

periglioso onore

di re-

care a Vostra Maest queste sommarie proposizioni. Voi cono-

uno

scerete. Sire, nella di lui persona


di

Jena: esso potr mostrarvi

sue

le

Marengo

dei bravi di
cicatrici

di

Eylau

o
di

Friedland, e non avrete al certo dimenticata la nobil condotta

che tenne a Brienne ed a Montmirail.

Allorch Vostra Maest avr dato


uffiziale

per

mezzi ulteriori

le

sue istruzioni a.qiiesto

corrispondere, noi

di

la

sup-

plichiamo di rimandarlo sul continente pi presto possibile: e

come sarebbe

utile

eh" esso

andasse

nel

mezzogiorno, Vostra

Maest potrebbe confidargli una missione pe


air oggetto di accreditarlo
glielo

presso di quel

personalmente conoscere come

'l

re di

Napoli,

sovrano, e per far-

investito in questa occa-

sione della vostra piena confidenza e della nostra pure: poich,

per

il

resto,

il

re

ben

chio soldato su cui

si

lo

conosce

d'

antica data

come un vec-

pu contare.

Torino, (/iuoedi a ueccanotte,

il

l'J

maggio

16'

ti.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

356

Napoleone non pure accett

ma

mentale:

dicono

massime

le

statuto fonda-

dello

liberali

che nell'ottobre 1814 eoa due

italiani andati

per ci

all'Elba tenesse press* a poco questo discorso:

Sono

stato

la forza delle

grande sul trono


armi

e per

regno era
In

ma

punto

il

leggi che

caratteristico del

mio primo

la gloria delle conquiste.

Roma

dar a questa stessa gloria un' altra direzione.

io

Essa sar altrettanto risplendente quanto


avr

mia influenza sul-

un codice

r intiera Europa. Io ho dato ai Francesi

mi sopravviveranno

principalmente per

di Francia,

l'estensione della

lo stesso

meno

Sar

principio.

ma non

prima,

la

ma

strepitosa,

forse pi

durevole, poich non assomiglier ad alcun' altra.


Io far dei differenti popoli

dell'Italia

imprimer loro l'unit dei costumi che ad


sar l'impresa la pi

manca-, e questa

che mai abbia tentata.

difficile

Aprir delle strade, dei canali,


L'industria prender

plicate.

una sola nazione:

essi

il

comunicazioni molti-

delle

suo

egual tempo

in

slancio,

che r agricoltura concorrer ad aiutare la prodigiosa fecondit


del suolo e ad acquistare

g'

immensi sviluppi

di

cui

ella

suscettibile.

Dar

all'

far per loro

Italia leggi proprie


fin'

per

g" Italiani.

Io

ora che delle cose provvisorie: dar

non potei
loro

del

definitivo: esso durer quanto l'impero.

Napoli, Venezia,

la

cantieri di costruzione:

midabile:

far di

Fra venti anni

Spezia saranno trasformati in immensi


avr dei vascelli ed

Roma un

una marina

for-

porto di mare.

l'Italia avr

trenta milioni

d'abitanti: in

allora essa sar la pi potente nazione dell' Europa, altrettanto

inaccessibile alle invasioni quanto la Russia.

Noi
cito

ci

asterremo dalle guerre di conquista;

bravo e

forte. Io scriver su le

ma

avr un eser-

sue bandiere la mia divisa

della corona di ferro, guai a chi la tcca

niuno oser di

farlo.

Dopo essere stato Scipione e Cesare in Francia, sar Cammino a Roma: lo straniero cesser di calpestare il Campidoglio,
e

non

vi

ricomparir mai pi.

LETTURE DEL PJSORGIMENTO,


Sotto

il

gher alla

Roma

mio regno,

moderna civilizzazione

uguaglier Parigi,

Francia

senza

immense memorie,

delle sue

instituzioni di Sparta e
il

357

antica maest del popolo re

1"

del

cessare

collee

rimanere a livello

di

assoder alla forza delle

eh' essa

Sono

atticismo di Atene.

all'

si

mio primo impero;

colosso della guerra, sar in Italia

il

stato in

colosso

della

pace.
(

l'

neW

Vedi Delle cause italiane

evasione

dell'

imp.

Napoleone dal-

Elba: Bruxelles, Tarlier, 1829).

LV.
Zellide Pattiboni.

L' impresa del re Gioacchino.

Memorie

Dalla parte prima [Cesena, 1SS5] delle

storico-biogra fiche,

dedicate da celesta gentildonna romagnola alla vita del padre suo per rac-

contarne

fatti e

patimenti e raccogliere tanti ricordi di rivoluzioni e cospira-

zioni e di sventure e gioie e glorie italiane.

libro la

mossa del Murat scelgo

al racconto

per ci a presentare in questo

della sign. Fattiboni, perch ella

domestico iutramette proclami e documenti, tra

di Pellegrino Rossi
il

memorie

le

re con titolo e

funzioni

di

commissario

che pur con quella che oggi pu parer


10 spirito d'allora.

Manzoni,

11

al

proclami

civile;

quali alcuni

Bologna per seguire

che allora lasci la cattedra di

enfasi retorica

documenti

rendono vivo vivo

magnifico suono del proclama di Rimini,

lasci le strofette degl' inni sacri per le stanze della


lica; e in tre versi espresse l'aspettazione e

vecchia canzone

commozione

ita-

dei tanti che vo-

levano una patria,


delle imprese alla pi

degna accinto,

Signor, che la parola bai proferita


Clie
11

tante etad indarno Italia attese.

povero Leopardi, vittima postrema della rea educazione signorile gesuitica,

rappresentava allora, giovinetto,

chiamava liberazione
fra altre

le

del Piceno nel

vecchie

idee,

scrivendo per ci eh'

ei

maggio del 1815 una orazione, dove,

cose, discorreva dei nostri sovrani

affettuosi

ed amabili

diceva Divisa in piccoli regni, l'Italia offre lo spettacolo vario e lusin-

LKTTURB DEL

358
numerose

gliiero di

dono

capitali,

nostro suolo

il

RISORf;lMENT(),

animate n corti

che ren-

floridi e brillanti,

bello agli occhi dello straniero .

si

pena avuta notizia del ritorno

Napoleone

di

in Francia,

Murat, r intrepido Gioacchino, colle sue schiere di Napoli, corre


a marce forzate a questa volta, ansioso di
e

battere

1'

austriaco

proclamare V indipendenza italiana.


Gioacchino giunse in Riniini sul cadere

niaggiorniente accendere gli animi dei

devano quale eroe

marzo, e a vie-

di

cittadini,

liberatore, pubblicava

il

che

lo atten-

seguente proclama:

Italiani

L' ora venuta che debbono compiersi gli alti destini

La Provvidenza

chiama

vi

in

d' Italia.

ad essere una nazione

fine

indipendente.

Dall'Alpi allo

dipendenza

Ed

a qual titolo popoli stranieri pretendono togliervi questa

indipendenza, primo
titolo

un grido solo: l'in-

stretto di Scilla odasi

D' ITALIA.

diritto,

signoreggiano essi

titolo si

appropriano

le

dalle

tombe degli

figli,

pi belle

ricchezze

vostre

regioni ove non nacquero?

pano

primo bene d'ogni popolo? a qual

le vostre

a qual titolo

invano

ferenza dei linguaggi e dei costumi,

Sgombri dui suolo

Padroni una volta del

niero.

lungi

perigliosa con venti secoli

d'

le

barriere delle

alpi?

insormontabili ancora, la

di barriere pi

caratteri? No, no.

strap-

vi

ed a morire

In vano dunque lev per voi natura


vi cinse

finalmente

destinati a servire a languire


avi

contrade? a qual

per trasportarle in

l'

dif-

invincibile antipatia dei

italico ogni

dominio stra-

mondo, espiaste questa gloria

oppressione e di

stragi. Sia

oggi

vostra gloria di non aver pi padroni.

Ogni nazione deve contenersi


Mari

monti inaccessibili, ecco

mai ad

oltrepassarli

lati, se

non

ma

si affretta di

ne' limiti
i

limiti

che

le

vostri.

diede natura.

Non

respingete lo straniero che

aspirate
li

ha vio-

tornare ne' suoi.

Ottantamila italiani degli


dati dal loro re, e giurano

stati di

di

Napoli marciano coman-

non dimandare riposo

se

non

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


dopo

liberazione

la

d' Italia.

provato

gi

mantenere quanto giurano. Italiani delle


date

magnanimo

il

disegno. Torni

tra voi e si addestri

Sorga

ad usarle

in si nobile sforzo

la

359

all'

sanno

che

essi

altre contrade, secon-

armi

deposte chi

us

le

giovent inesperta.

chiunque ha cuore ed ingegno,

e,

snodando una libera voce, parli in nome della patria ad ogni


petto veramente italiano. Tutta in somma si spieghi ed in tutte
le

forme

energia

1"

nazionale.

decidere se

Trattasi di

dovr essere libera o piegare ancora per secoli

V Italia

umi-

la fronte

liata al servaggio.

La

vedremo assicurata lungamente

lotta fia decisiva, e

prosperit di una patria

che lacera ancora

bella,

si

guinata eccita tante gare straniere. Gli


ogni contrada,
i

sovrani che

dranno della
trionfo.

le
si

distinguono

Potrebbe ella non applaudirvi

dello di reggimento

reca a gloria di combattere

1'

profondere

e di

quel

mo-

che

libero

suoi

vostro

al

Inghilterra,

quel popolo

costituzionale,

go-

carattere,

applaudiranno

ed

di

govei'no liberale,

per grandezza di

intrapresa

la

insan-

uomini illuminati

nazioni intere degne di un

vostra

ed

si

tesori per

l'indipendenza delle altre nazioni?


Italiani,

vano; voi
vti ci

voi foste lunga stagione

ci tacciaste forse

chiamarci in

sorpresi di

ancora d'inazione, allorch

suonarono d'ogni intorno.

Ma

il

vostri

tempo opportuno non

era per anco venuto; non per anco aveva io fatto prova della
perfidia de' vostri nemici; e fu
tisse le

d'uopo che l'esperienza smen-

bugiarde promesse, di cui vi erano

antichi dominatori

nel riapparire tra voi.

si

pi'odighi

vostri

Sperienza pi'onta e

fatale: ne appello a voi, bravi ed infelici italiani di Milano, di

Bologna, di Torino, di Venezia,

Reggio

di

Brescia,

di

Modena,

di

e d' altrettante illustri ed oppresse regioni.

Quanti prodi guerrieri


natio! quanti gementi tra

e patriotti
i

ferri!

virtuosi

quante

svelti dal

vittime

paese

d'estorsioni

ed ambizioni inaudite! Italiani, riparo a tanti mali! Stringetevi


in salda unione; ed

un governo

di

vostra

scelta,

sentanza verainente nazionale, una costituzione

una rappre-

degna del

colo e di voi, garantisca la vostra libert e prosperit

se-,

interna

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

360
tosto che

il

vostro coraggio avr garantita

vostra indipeu-

la

deuza.

me

10 cliiamo intorno a

chiamo

tutti

quanti hanno

del pari

combattere.

per

bravi

Io

profondamente meditato sugli

interessi della loro patria, affine di preparare e disporre la co-

stituzione e

le

r indipendente

reggono

che

leggi

mai

oggi

felice

la

Italia,

Italia.

Rimini, 30 marzo 1815.

Gioacchino Natoleone.

giorno susseguente alla pubblicazione del

11

clama

riportato pro-

napolitani erano in marcia alla volta di Cesena.

Tutte

le

porte della citt erano state chiuse dagli austriaci,

Gavonda

gli ordini del colonnello

che sotto

disponevano a

si

ritirarsi.
I

napolitani divisi in due colonne

si

avanzavano: T una era

condotta dal general Carascosa e teneva la via postalo: l'altra

guidata dal general Guglielmo Pepe se ne distaccava per condursi sulle alture della Madonna di Santa Maria del Monte,
d'

onde cominciarono a far fuoco. Gli austriaci, vedendo

mico tanto vicino,

davano

si

precipitosa fuga.

Il

il

ne-

momento

era supremo: tutto era confusione, disordine.

Intanto una

mano

ardimentosi cittadini trovarono

di

Santa Maria, dalla quale

stro di aprire la porta di

di Pepe,

con esso

citt, e vi

lui alla testa,

pi a precipizio, pe
farla pi breve,
si

terribile

il

de-

napolitani

entrarono improvvisamente in

erano accolti con entusiastici applausi. Gli austriaci

non avevano ancora

ussero

si

finito
'1

di

sgombrare

gittavano

gi

precipitava col cavallo:


salto le

gambe tronche:

ucciderlo con un colpo di

raggiungere

suoi, che

fuggivano sempre

timore di restar prigionieri:

si

dalle
il

un

povero animale ebbe pe

allora

pistola, e

alcuni,

mura. Tra questi

il

suo padrone

'1

fini di

via pi che di corsa per

allontanavano

al

galoppo sentendosi

inseguiti dai napolitani di Pepe.

Sul tardi di quel memorabile giorno giunse

immensa

di cittadini gli

andava incontro,

gli

il

re:

una

folla

evviva salivano

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


al cielo.

Due

poesie, antecedentemente preparate, in onore

prode guerriero che

si

pendenza, circolavano,
Il

campione

costituiva

vedevano

si

marchese Costantino

Guidi

si

taglie, cui si affidavano tutte

le

non era strategico

e noto,

rare dagli intelligenti per la

che

lo

'pregio

eroe

all'

ma

di vaglia,

faceva

si

rapidit e vigoria

offrire

bat-

Gioacchino,

speranze.

patrie

di

tante

di

ammi-

esecuzione

di

segnalava, non che per lo smisurato coraggio di cui negli

incontri pi
il

ogni canto.

un

fece

del

dell' italiana indi-

affisse in

alloggio nel suo palagio al re invitto,

come

361

perigliosi

faceva

prova.

In

dunque

Guidi

casa

re prese stanza.

In Cesena veniva tostamente ristampato

il

proclama

di

Ri-

mini, da tutti ricercato ed avidamente letto.

Lo

zio

Giacomo, che in sguito


incorporato

sere al presente
al

nelle

italiane

Re r onorevole istanza che qui mi

portare

anno prece-

ai disastri dell'

dente avea dovuto far ritorno alla vita privata,

ansioso di es-

avanzava

milizie,

grato

poter ri-

il

Maest.
Il sottoscritto fa

r ultima

campagna

presente alla Maest Vostra


d' Italia

aver chiesto ed ottenuto


la

piazza

aver fatta

di

Veliti Reali, e di

congedo allorquando

gli fu

proposta

alfiere sotto stendardi stranieri.

di

Ora che

il

reggimento

nel

tratta di combattere sotto gli

si

per una causa tanto gloriosa al


Sire, per essere

ammesso

nome

sotto

le

auspicii

italiano, egli

di

V. M.

Vi supplica,

Vostre Bandiere e per ot-

tenere la Vostra considerazione.


Vostro suddito fedele

Giacomo Fattiboni.
Il rescritto

che vi fu apposto fu questo:

Rimandata

al

incorporare
sione.

in

signor Ispett. Generale D'Ambrosio

una compagnia

di

granatieri

della

MlLLET.

Millet era

il

capo dello stato maggiore generale.

per farlo

sua divi-

LETTURE

362
II

dato

senza indugio

desiderio dello zio fu

grado

il

RISORGIMENTO.

DEI-

appagato, e

di sergente: invece poi di essere

natieri fu incorporato nel reggimento Veliti

cosa che a lui torn

jji

gli fu

messo nei gra-

Dragoni Napoleone,

gradita.

Re era partito fino dall' alba del primo aprile colF armata.
Comandante della Piazza di Cesena era il capitano Biscioni,

Il

che aveva degnamente militato nelle passate guerre, ed era fratello di quel dottor Biscioni

in

che nel 1799 fu tradotto prigioniero

Venezia dagli austriaci che pe

'1

schiettissimo, e infatti pubblic

Eccolo

si

trattava di un patriotta

un proclama che ben

provava.

lo

Il

comandante della piazza

Le bandiere
I)

occuparono

lasso di 13 mesi

r Italia. Ci noto per far vedere che

Cesena.

di

una volta!

italiane sventolano libere finalmente

pi generoso dei

re,

Napoleone, conduce

V eroe Gioacchino

ottantamila dei nostri guerrieri alla libert della patria. Quanti


secoli sono scorsi

da che un esercito italiano non

si

veduto

raccolto sotto gli italiani vessilli! Noi sempre venduti e compri

abbiamo

sangue

inaffiato del nostro

tutte le

mondo.

terre del

Per tutto sono vestigi della bravura inarrivabile della nostra


nazione.

che pr

Gli stranieri raccoglievano

della

frutto

il

nostra virt, gli stranieri lottavano sempre fra loro per possedere la nostra bella patria:

noi

combattevamo per aggravare


amici, le mogli,

di

sempre, orrore!,
miserie

nostri

un

1"

figli,

l'altro
i

nostri

padri nostri.

Noi conoscevamo per

nostri danni

noi ne

mormoravamo

ad ogni istante, noi ad ogni istante andavamo sospirando, perch


sorgesse un liberatore della patria, un eroe,
cogliesse le
zione.

Ah

membra

sparse di questa nostra

un

dio,

questo giorno venuto.

L' indipendenza dell' Italia proclamata dal re

Napoleone.

denza

che rac-

maravigliosa na-

Un

morte!

grido

Un

suona

dall' alpi

grido suona dal Friuli

Gioacchino
indipen-

Calabrie,

alle
e

da Trento

al

mare

di Toscana, all'armi! all'armi! per la libert nazionale!

Italiani abitanti la

citt

Io so che per voi questo

distretto

grido quello

di

Cesena,

della

all'armi!

gioia. Io vi

ho

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


veduto
liano,

gioi'no 30

il

mescolati

rabbia tedesca

vostri

non curar

sangue freddo

marzo, eoa audacia e

coi

napoletani, beffarvi

fratelli

Montanari intrepidi usati

coscrivono.

vendicarvi degl' insulti

bravi

de" barbari,

altri

ad ogni ora

fatiche,

usati a

savignanesi,

longia-

alle

che componete

nesi, montianesi, e voi tutti

libere insegne.

sotto le

deposito di Forl settanta

al

giovani coraggiosi e pieni di patriottismo ed


si

ita-

della

per carattere e per ardor

di pericoli

nazionale. Per tutto corrono volonturi

Questo capoluogo ha gi spedito

363

distretto di

il

Ce-

sena, alla voce della patria sareste voi lenti?

E non
non

tratta pi di combattere per

si

di portare

popoli feroci.

tombe

Non

si

tratta

nostri,

per r Italia, e non

si

andar a morire lontano dalle

di

combatter per l'Italia;

dei nostri padri. Si

camminer trionfando che per

Ora noi non correremo pi

rischio di

nemiche

degl' italiani a combattere.

mai pi

fratricidi.

I nostri

non

interessi

armi in climi stranieri, in luoghi deserti, fra

le

trovare

vincer

si

Italia.

1'

nelle schiere

Noi non saremo pi, no,

nemici saranno quelli che pretenderanno perpetuare

Ma

la nostra schiavit.

quando, a forza pari, hanno

costoi'O,

osato combattere con noi?

Che

diritto

hanno costoro

sulle

no-

stre propriet, sulla nostra religione, sulle nostre vite? costoro,


di cui

non intendiamo nemmeno gli strani linguaggi, costoro


ci portarono mai altro che miseria, rapina, irreligione,

che non

mal costume, servaggio?


Bella e ardita giovent di

pra tutto, valorosi, che


sdegnaste

fin

questo

bel territorio!

avendo gi combattuto per

voi so-

la gloria

ora di servir gli oppressori della nazione, secon-

date la vostra vivacit naturale:

arruolarvi. Voi

accorrete ad

conoscerete questa volta, nell' accoglimento che vi sar fatto, che

non siete pi i consacrati al capriccio degli stranieri, ma si i


magnanimi cittadini che vogliono libera la patria. Uno sforzo
solo e la buona causa avr trionfato per sempre.
Viva, viva

il

re

viva, viva la nazione italiana.

Dal Comando militare della piazza di Cesena

li

3 aprile 1815.

C. Biscioni

LETTURE DEL RISORfilMENTO,

364

Gli austriaci continuavano a ritirarsi. L' avanzarsi

un continuo

politani pareva

trionfo, taiato era

1'

dei na-

entusiasmo con

cui venivano accolti dalle popolazioni.


Il

cavalier Pellegrino Rossi seguiva

commissario civile del

cava proclami pieni

1'

fuoco e spiranti

di

Ecco quello che diresse

armata in qualit

ed ovunque facevano

re,

pi vivo patriottismo.

il

bolognesi a pena giunto fra

ai

di

sosta pubbli-

mure

le

della grande citt.

Il

Commissario

M.

civile di S.

Re Gioacchino Napoleone

il

nei Dipartimenti del Reno, Rubicone, Basso

Po

e Pineta.

Italiani.
Il

tempo deir inazione

sommesso lamentarsi

e del

e quasi

disperarsi cessato. L' eroe a cui tutti erano vlti gli sguardi
degli italiani ne esaud
fra noi*, lev altissimo

caldi voti-,

circondato

di prodi vol

grido della

nazionale

indipendenza;

il

egli di schiavi vuol farne italiani.

Potremo noi non accorrere


vuol salvi?

di lui

che

voce

alla

coli' invitta

sua

del

grande,

destra vuol

quella macchia che da tanti secoli ne disonora?

meva

di noi, se scintilla

veder V orgoglio

al

zante
d'

per

belle

Chi non fre-

gli restava di sacro fuoco italiano,

straniero

nostre

le

pur

che ne

toglierne

passeggiare

contrade,

minaccioso e sprez-

noi

calpestare

ogni maniera opprimere e vilipendere, e a noi insultare

a schiavi nati per

esserlo e incapaci di

nostri palagi, devastate le nostre


sori, rapiti

pesi.

nostri parenti ed

eravamo per colmo

spogliati,
al

delizie,

amici,

non esserlo? Invasi


divorati

noi

battuti,

di miserie scherniti

d' arti

oppressi,

anche

e vili-

recarne talvolta in estere contrade, noi italiani, noi

mondo,

dovevamo
nostra, che non

e di scienza e d' ogni bella cosa maestri,

arrossire di pronunziare
di onore

nostri te-

nati e cresciuti nella terra degli antichi dominatori del

noi

noi

come

ma

d'

il

nome

della patria

insultante commiserazione era causa.

Voi, ne dicea sogghignando lo straniero, di valore, di patria

nulla sapete: divisi e nimici fra voi, siete la preda

del

primo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


V insignorirsi

cui piaccia

voi

di

straziarvi

lo

365

vostro

il

paese un giardino, che voi servi della gleba coltivate, onde in


esso

si

ristorino dalle fatiche

Ah!

cessi

una

pure

queir energia e quel vigore che


Accorrete,

ma

che

lete voi

la

nuova

ma

pronti,

infamia

all'

suoi prodi

indelebile

liberatore?

ne' vostri

caldi

all'

alla

vittoria.

Vo-

aggiunga

si

rimasti

dell'esservi

tardi

che siamo in-

forse

volete

petti.

appello del

servaggio

di venti secoli di

grave e

e pi

alla voce del nostro

alberga

ma

volonterosi,

uso a condurre

gran capitano,

che scendono a dominarvi.

forti

volta, o italiani, cotanta ingiuria. Sviluppate

degni veramente di essere indipendenti?

No, no
simo

'1

volete. Il grido dell'

tremendo in vicini paesi:

Abbiam comune
la

prontezza.

questa,

E
riera

vi

si

usurparvi

gli

speranza

italiani,

che

pi

d'

ogni

onori e le

Lo

valore,

il

della

il

energia,

accorrete.

Qual car-

non verr pi ad

straniero

ricompense dovute

all'

ingegno

valore. Rispettati e forti voi stessi, voi lascerete

verranno da voi

1'

patria,

causa vostra.

la

altro,

d'innanzi!

apre

diffonda e tosto, per tutto.

pur comune

la patria: sia

giovani

voi,

indipendenza sorse gi altissi

al

quelli

che

retaggio migliore, una patria. Volate dunque

alle armi. Raccoglietevi

stendardi

sotto gli

augusto mo-

dell'

narca, che incominci la grande opera; di questo eroe, che

vero padre de" popoli e

Mirate quei valorosi italiani che ne rimasero


rite e di onori,

che

accesi

sacro

del

carichi di fe-

amore della patria voi

sospirano che gi combatteste con essi e che or


cete nelle nostre

campagne. Vecchi

in folti battaglioni:

raggiungete

soldati,

vostri

ancor non trattarono

armi,

le

Voi sarete in mezzo

ai

capitani:

di

premi dovuti ai suoi

focolari, voi condurrete

liberatori.

una vecchiezza

vostre

le

padri.

loro

patria.

Ritornati

felice,

da voi

giovinetti, che

battaglia
della

gia-

formatevi

aumentino numerosi

campi

Voi sarete cosi doppiamente benemeriti


prepara

negletti

volate:

coir esempio e colle parole istruiti ed animati

file.

il

vero amico de' suoi soldati.

il

Essa
ai

vi

vostri

onorevole, deli-

ziosa; la trarreste altrimenti misera, oscura, avvilita.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

366

voi madri, spose, giovinette, voi rispettabile, bella e cara

parte della nazione, siate voi pure sollecite del pubblico bene;

che anche a voi mira la


insinuazioni sieno
v"

ha che pi del valore

molto ne aspetta. Le vostre

jatria, e

coraggio,

di

energia,

di

di valore.

che

sia bello e sia caro?

mi volgo, magistrati, parrochi, ministri

voi finalmente io

Da

tutti del culto, autorevoli cittadini.

voi tutto

aspetta la

si

somma

nazione: in voi per gran parte riposta la

delle cose.

Vorrete rimanervi neghittosi nella grand'opera? Si ascolti l'autorevole vostra voce; sia pronunziato, pria che da ogni altro, da
voi quel grido onnipossente: patria:
L' indifferenza,

il

indipendenza italiana.

tepore, la neutralit in questa gran lotta,

son colpe. Ove ogni altra pena mancasse, la maggiore di tutte

non mancherebbe,

Ma vadan

l'

infamia.

pu esservi diversit

italiani,

nascemmo

lungi da noi tali pensamenti. Se tutti

di inclinazioni di

desiderii

di

opinioni oggi che nuli' altro pi vuoisi che essere tutti italiani?

Or su dunque,
e glorioso

lorosi!

si

formavano pur

propria nazionalit.
tranquilli e di s
fino a noi, e
l'

una sola massa.

faccia

esempio che

pure

padroni

giurarono

segua

ultimo

dall'

fondo

essi

una

dell' Italia,

ove

sono

stavano, volenterosi

si

non

ristarsi

finch

il

versammo

ci

del-

noi, che
e

i)er

resteremo freddi all'invito di

questi generosi, all'invito de" nostri fratelli,


stri,

e tanti tesori per gare straniere

ribadire le nostre catene, noi

corsi

vessillo

indipendenza italiana non sia piantato sull'alpi.

tanto sangue

grande

il

un regno; avevano pur

essi gi

Si

popoli di Napoli ne hanno dato. Va-

che tutto abbandonarono e che

degli

con-ono

italiani

no-

campi della

sui

battaglia per la nostra indipendenza? No, ciie non saremo noi


stupidi e sconoscenti ad
confratelli
si

si

illustre esempio.

scenza

E
alla

ci

nu tempo.

nuovi battaglioni de' loro

formino, e corrano inverso


Gli

amplessi

di

prodi che ne danno

fratellanza

di

ricono-

stringano. Uniamoci, combattiamo, vinciamo.

chi oserebbe dubitare della

vittoria,

pugna quel monarca, quel capitano

gi ripiena l'Europa, e per

il

quale

mentre ne

conduce

delle cui gesta eroiche

abitudine

il

vincere

!"

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Sia dunque gloria di tutti
gli risuoni d' intorno,

ma

secondarlo.

il

ma

durevole,

367

quel grido: Viva l'Italia! Viva T indipendenza


il

re

Gioacchino T

ma

efficace

Viva

italiana!

italico!

Bologna 25 aprile 1815.

Dopo

dove

per ogni

altissimo,

cavaliere Rossi.

Il

Panaro vinta dai napoletani. Pelle-

la battaglia del

grino Rossi pubblicava in Bologna

il

seguente manifesto

Italiani.

La

vittoria

ha condotto

os tentare di arrestar

S.

M. in Modena. In vano l'inimico

passi del nostro eroe. Egli appare, ed

ogni ostacolo vinto; e la fronte de' prodi che lo

coronata

di allori, al

rimbombo
mi

indij^endenza italiana. Io

circondano

quel grido onnipossente:

di

affretto

renderne pubblica

di

la

notizia officiale.
Il

nemico

forte di 10 a 12 mila

mente battuto
le

uomini

completa-

stato

Panaro, dopo essere stato scacciato da tutte

sul

sue posizioni dalla Samoggia in poi. Questo fiume fu passato

a guado a Spilimberto, e a

ponte di Sant' Ambrogio.


presa a

campo

baionetta
di

S.

gravemente

M.

dal

quarti di lega al di sopra del

testa del ponte stata sforzata e

generale Carascosa

generale

il

ferito.

tre

La

Filangeri.

Giammai truppe

si

Il

dall' aiutante di

hanno

nemico ha avuto molti morti

stato

con maggiore

batterono

coraggio. Infanteria, cavalleria, artiglieria

per superarsi.

Quest' ultimo

fatto a

molti

gara
feriti.

Gli sono state fatte molte centinaia di prigionieri e se ne rac-

nemico cacciato a viva forza dal ponte

colgono ancora.

Il

stato respinto a

tamburo battente

entrato a sette ore

alle

fin sotto

splendore delle

allo

Modena, ove
fiaccole e in

acclamazioni di un' immensa popolazione.

illuminata in un batter

d'

occhio, e

per r indipendenza italiana

non

tutti gli altri abitanti d' Italia.

Modena

4 aprile 1815.

1'

La

entusiasmo

meno ardente

S.

M.

mezzo

citt stata
de'

di

modenesi
quello di

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

3G8

Proseguono
Italiani

Chi

parole di Rossi:

le

Chi avvi fra voi che non arda

il vile

che resti indifferente

di irresistibile fuoco

gran

nella

lotta?

chi

non

corre alle armi? chi non arreca quelle che giacciono presso lui

mente, braccia, sostanze

inoperose? chi ricusa adoperare


la

per

grande causa?
Accorrete, italiani.

Noi

risoluti, accorrete.

del commissariato

voi ottimi bolognesi, primi, numerosi

vi attendiamo, e in folla, alla residenza

Persone, armi,

civile.

azione rimarr senza

onore

il

Accorrete:

fratelli.

Dopo

il

glorioso combattimento del

cominci a volgere

non erano pi quei

noi

re

il

vi

Gioc-

padre dei popoli, l'amico de' suoi soldati.


cavaliere Rossi.

11

sorti: tutto

illustre

ricompensa. Accorrete:

accoglieremo e tratteremo come


chino l'italico

cedete

tutto

offerte,

Nessun servigio'sar dimenticato: nissuna

alla patria.

di

Panaro cambiarono

male in peggio.

le

napoletani

soldati provati in tante battaglie, sui quali

Gioacchino avrebbe potuto fermamente contare. Erano in gran


nuova, indisciplinata, inesperta

parte un' accozzaglia di gente


al

maneggio

maggiore

assai

bene ordinato quale era

ad Occhiobello, a Carpi,

letani

fatti, e si

La

un

delle armi, che s trovava a fronte di

trovarono costretti a

dolorosa notizia correva

1'

in altri scontri rimasero soprafritirarsi.

ovunque: mio padre l'impar

a Forl; doveva per affari recarsi a Bologna; non


trimenti; se ne torn invece a casa, dove
lui diretta dal vice prefetto

della Guardia nazionale


Il

fu

trov

and allettera a

nominato capo battaglione

giorno 17 poi fu dal vice prefetto spedito

Disimpegnato

vi

una

].

comunicare un importante dispaccio


residente.

esercito

austriaco. I napo-

il

Rimini per

commissario

al

ricevuto incarico,

se

ne

civile ivi

torn

di

volo a Cesena.

Erano momenti

nei quali

uno che

s'

interessasse

della cosa

pubblica avrebbe voluto essere da per tutto nel medesimo tempo:


trov che erano giunti molti suoi

amici,

bolognesi e faentini,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

austriaci. L' indo-

emigrati dalle loro citt gi occupate dagli

mani 18

aprile giunse

mano

tosto posto

il

369

con buona parte delle

re,

a fortificare Cesena

giudicandosi quella posizione la meglio

truppe.

parte

dalla

Fu

Savio;

del

acconcia per trince-

rarvisi e far resistenza alle forze austriache.

Recatosi

babbo a vedere

il

trov che presiedeva

all'

gli

apparecchi che

innalzamento

facevano,

si

una trincera un suo

di

intimo amico, l'ingegner Poletti, che lo invitava di

per sollecitare

lui

Lo
del

Giacomo
Erano pure

zio

re.

lavori.

colla sua

ufficiali,

era colonnello

cugino

quale

il

nini e Lanciai, veliti,

Cesena

dragoni

non che quello


di

trovava da noi

si

compagnia era giunto

arrivati a

battaglione degli

il

unirsi a

al

sguito

Napoleone,

il

dell' artiglieria, di cui

mia madre, Pier Damiano Armandi;


alloggio, come i tenenti Cremo-

d'

amicissimi

del

babbo

ap-

dello zio,

partenendo alla stessa compagnia.

Mi raccontava mia madre, parlando

di quei

giorni, che la

nostra casa pareva quasi un quartiere, tanti erano

andavano

venivano per ambasciate. Si

avevano

soldati che

fre-

altres

quenti visite di amici emigrati, che incessantemente arrivavano

da ogni parte.

La mattina

dei 19, triste spettacolo! Si vide

improvvisamente

arrivare un' intera divisione napolitana con armi e bagagli.

rompeva

vano disertato dal campo ed a marcia forzata


Indignata

Non

passaggio di quei codardi, che in massa ave-

fila il

la

nostra

guardia nazionale

se ne

andavano.

pose in

si

marcia

per inseguirli, senza poterli raggiungere;

arriv a Rimini alla

sera: tutto era ivi disordine e confusione.

La mattina

il

babbo ricevette ordine dal commissario

colla guardia nazionale a Cesena, perch

mare quei

disertori,

che accresciuti

gli

quali, in

momenti

di

seguente
tornare

era impossibile
simili,

fer^

non avrebbero

imbarazzi.

dissipare la dispiacevole impressione destata nella citta-

dinanza dalla vista dei codardi

disertori,

giorno 21 la notizia del brillante fatto


si

civile

era udito

il

rimbombo

delle

d'

cannonate

venne

la

mattina del

armi del Ronco: gi


fino dall'alba:

24

na-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

370

poletani avevano respinto

il

buon successo.

Il

aveva

re lo

fatto sperare, poich al suo rien-

aveva escla-

plaudente,

domani... a domani...

si'trovava pure

Il re

e fatti parecchi prigionieri.

poteva essere un principio di

popolazione

trare in citt, vlto alla

mato

nemico

ma

Questo non era un trionfo,

questa

volta

alloggiato

in

casa del

marchese Guidi.

Non
fosse
rite
gli

ancor giorno, quando tutta

era

ansiet di vedere quale

Le parole

profe-

innanzi dal re avevano ravvivata la speranza e posto

di

il

1'

risultato della giornata dei 22 aprile.

il

animi in aspettazione.
seguito dal suo brillante stato maggiore, andava fuori

Il re,

di

ma non

era pi notte

popolazione era gi in moto, per

la

buon mattinoli! popolo

stici

applausi: egli

ma

evviva,

seguiva salutandolo con entusia-

lo

dicendo

rivolse

si

degli armati

Un

non voglio degli

Io

Dugheria trasse dal

tal Basilio

fodero la sciabola della guardia nazionale che aveva al fianco

e prontamente rispose
Il

Maest, ecco

bravo comandante

cannonieri, ed

esso

pure

armi

le

ripeteva

Cesena una buona

essere

che non era da abbandonarsi

da Rimini coi suoi

tornava

Delfini

dunque

tutti si

per-

suadevano che dovesse qui aver luogo qualche importante

fatto

posizione e

d'

armi

ma

fu tutt' altro

senza che niun attacco

Gli austriaci, pigliata


condotti a Polenta.

davano,

si

Di

si

il

re

tutta

la

strada

della

due

tal guisa,

montagna,

eserciti

nemici

si

stava in

sul fare della

somma

giornata

si
si

erano

guar-

condottieri delle due armate

ansiet.

mezzanotte ogni dubbiezza era dissipata:

r armata napolitana tutta in corpo cominciava a


Rimini. Alle due ant. continuava a udirsi ancora
carriaggi,

la

spiavano attentamente, restando in sospeso.

ignorava, e

Ma

fuori

verificasse.

Quali consigli avessero presi


s'

stette

il

marciare di quella truppa

che al

ritirarsi
11

verso

via vai dei

suo

giugnere

aveva suscitate tante speranze, e che ora andandosene lasciava


dietro di s squallore, deserto.

Tutti

patriotti risolvevano di seguire

1"

armata. Mio padre

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

371

esso pure se ne andava, dopo aver detto addio

tenera sposa, per

prove dolorose,

grandezza

d'

di

animo

mezzo

dovea poi

quali

alle

giovane e

alla

momento cominciavano

quale da quel

la

passare

le

con

invincibile.

LVI.

Giuseppe Pecchio.

Spirito pubblico del regno d' Italia.


Dal Saggio storico sulla amministrazione finanziera
d' Italia

dal

1802

Una massa

d'

1814

al

[par.

ii,

gli agi fra le classi inferiori dello stato,


i

compagni

lumi, sempre

numerosi impieghi

ingegneri

d'

acque

e'^

comodi. L' istru-

generale.

civili e militari, la

un migliaio

e strade,

ricchezze e

le

tendeva anche a dif-

dell' ozio e dei

zione adunque era divenuta pi facile

d'

ex-regno

impste di cento cinquanta milioni, ogni anno

gettata in circolazione, se tendeva a distribuire

fondere

dell'

cap. 3] pubblicato nel 1820.

creazione del corpo


e

pi

geometri

di

impiegati nelle operazioni del nuovo censo, finalmente la legge

equa distributrice dei beni, avevano acnumero V istruzione e 1' influenza del terzo stato,

delle successioni pi

cresciuto
sia del

il

medio

Ogni rimprovero

di prodigalit

strazione del regno deve


cosi eminente.
e

Le due

e di lumi,

il

che

tacere in

si

libert costituzionale.

dirige contro

confronto

d'

1'

ammini-

un vantaggio

cariatidi del dispotismo sono la miseria

r ignoranza. Ogni volta che

numero

una

ceto, la sola base d'

il

terzo

sar

stato

potente

di

trionfo del regime costituzionale sar as-

sicurato.
II

cambiamento

di tante

persone, avevano generato

ciascuno di lanciarsi fuori


migliorar sorte.

fortune,

le

metamorfosi

una inquietudine
della

Non v'era padre

sua classe.
quindi

che

di

tante

una voglia

in

Ciascuno voleva
nella

speranza

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

372

un giudice, un magistrato, un generale,


figli una clta educazione. Questa nuova

di aver nella famiglia

non procacciasse

a'

suoi

specie di speculazione era fomentata dalla jirospettiva dei tanti

gradi

tante cariche amministrative

dell' esercito, delle

onori e guiderdoni che

il

governo prodigava

degli

dotti e ai corpi

ai

scientifici.

La

successione degli avvenimenti politici suscit

sit e la

mania

politici, letterari, scientifici, gli opuscoli

per

le bettole,

la

che circolavano pe'

erano una prova del maggior comodo,

Bodoni aveva gi da gran tempo procacciato


vanto, che ancora
il

mancava,

le

l'affluenza

il

dei

come quella

lettori,

cere ed in una eleganza comune.

de'

Il

d'

tesori del nostro sapere.

minci ad esercitare
spirito italiano, che

La

collezione

economisti

italiani.

mica diveniva
nostra

ed

opere

altre

opere

ognor crescente

Il

ma

altrettanta indila

nostra

un nuovo

quegli

stabili

stampa degli
econo-

scienza

stato, e necessario

che

stranieri

dietro

diedero vita

ci

in-

queste,

Muzzi in Milano,

una stamperia

reale,

1'

ardore

ed alimento a molte

molti altri tipografi per la bellezza e pe

governo

co-

grand' arte dell'uomo di stato.

che tennero

tipografie. Bottoni in Brescia,


I

della

contro
nella

d" istruirsi,

italiani

questo museo dello

morali, successe

utile ne' primordi d'

giustificazione

gi

la nostra ricchezza nella stoi'ia

L' appai-ato

sultavano come fanciulli

un pia-

proprio,

de' classici

nella poesia e in una elegante verbosit,


filosofia

amor

riguardo

in

pens a far mostra dei

torchi nazionali.

annunciava

uopo che

consumatori

nostro

irritato dalle millanterie oltremontane,

fra

il

stampa.

prurito della lettura, questo

alle manifatture, convertisse quest' onore nazionale

Molte

ceti.

sentimento del bello generalmente spai-so in quest' ul-

perfezionamento sarebbe rimasto senza imitatori. Era

all'Italia

di eleganti caratteri nella

timo periodo di v^nt' anni, senza

genza in

caff,

dell' ozio,

della vanit e insieme della propagazione de' lumi in tutti

Senza

curio-

della lettura in tutte le classi. I molti giornali

che

'1

si

distinsero

lusso de' tipi.

vinceva

tutte

le

altre in diligenza e correzione.

L" uso delle pubbliche arringhe ne' processi

civili

crimi-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


mentre prometteva allo stato

nali,

lingua barbara del foro

vani

degli

infiammava l'amor proprio

la

de' gio-

contribuiva altres ad istruire nella legislazione la mol-

amor

titudine ascoltante, e a far nascere V

Lo

discussione.
v'

373

purgava

oratori,

dell'

era notizia, legge, proclama del governo, a

commenti

fatte chiose e

esame

della

non

spirito della critica era cosi indefesso, che

non fossero

cui

ne' vari crocchi de' cittadini.

Se

go-

il

verno fosse stato meno prepotente, avrebbe molte volte

potuto

approfittare della censura popolare, eh' la sola giusta

ed im-

parziale di tutte
clero,

Il

censure.

le

eccettuato

scandalo

lo

pose una condotta pi severa. Gli


che la guerra muta che

suo potere,

il

tempi della riforma

della corte di

apostati,

Roma

suoi nemici;

non

tempo

governo fece per qualche

giovarono a togliere

al

mo-

colla

non altrimenti che

accuse de' protestanti contro

le

im-

s'

della rivoluzione,

posero nella necessit di confondere

lo

destia e integrit de' costumi


ai

pochi

di

scritti

molti

gli

abusi

disordini

del

clero cattolico.

Le province componenti
gli antichi
il

governi perduto

il

regno

d" Italia

avevano sotto

abitudine delle armi

1'

con essa

sentimento della gloria. L' oligarchia veneta, temendo pi

risentimento

de' propri sudditi

lasciato estinguere

ferma:

gli

lo

spirito militare nelle

Schiavoni costituivano quasi

litare. L' esercito del

verno.

La Lombardia

Papa da due

dal servizio militare, non forniva

in

due

ergastoli

perdere

La

il

all'

che

superiori

creato

nel

Educata
rivale.

in

regno

dall'

terra

un funesto privilegio

Austria che poche reclute


o,

per meglio dire,

Come mai potevano


straniere

guerra e la coscrizione operarono

agi' Italiani
essi

terrore delle armi

di

sua potenza mi-

secoli era ai quartieri d' in-

due reggimenti,

ambulanti.

province

soli la

austriaca, esente per

di malviventi organizzati in

il

che un' estera invasione, aveva

il

se

g" Italiani

non colla guerra'

prodigio di persuadere

nemici della loro indipendenza non erano ad


valore.
d'Italia

La

coscrizione aveva

un' armata

in

di ottanta

esempio del valor francese,

n"

era

pochi anni

mila soldati.
divenuta

la

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

374

Sebbene combattesse per T ambizione

una

un

d"

cese,

nondimeno l'uniforme,

colori,

uomo

sol

bandiere

le

nazionali, le

ricordavano ad ogni momento eh" ella aveva una patria.

aveva costato molte lagrime

un largo risarcimento
del 1814, se fra

anni era venuto. In

d'

un segnalato coraggio

avesse anche la eroica temerit

ammansa

L' istruzione, che

padroni,

ma

Abdicarono

il

il

ed

nemica

la

de' loro

istitutori

dispotismo, deposero la sferza,


e sostituirono la dolcezza

riguardi che

sensibilit e

francesi

amor proprio

all'

l'

g'

figli.

irto sopracciglio,

1'

affabilit.

inglesi

Noi

e dagli

tributano

alla

de' fanciulli.

La vaccinazione generalmente propagata


governo riempi largamente

ranti cure del

padri ch'essi non sono gi

eravamo per ancora lungi dalla tenera benevolenza


affettuosi

occa-

trovato chi

fosse

si

animi

soltanto gli amici e gli

tuono burbero,

Questo

un Kosciusko.

d'

gli

ogni tirannia, persuase finalmente


i

ella

fatti nell'aprile

generali italiani che avevano in tante

prove

sioni date

s'

prometteva un gioi'no

sua indipendenza.

regno, la

al

da venti

giorno invocato

alle famiglie,

da

armata fran-

politica gelosa fosse per lo pi dispersa nell'

per

perseve-

le

che

vuoti

le fre-

quenti coscrizioni producevano.


L' educazione de' nuovi licei

era

feconda

pi

cognizioni

di

di quella degli antichi collegi. I convittori furono vestiti di

uniforme militare. Si censur

1'

un

educazione del governo, come

quella che tendeva troppo di buon'ora ad infondere ne' giovani


1'

amore

alla

delle armi. Questo rimprovero

Francia

Germania

alla

imprese militari

il

carattere nazionale.

pi lo sviluppo
guerriero?

Non

d'

governo

Ma

all'

sarebbe

ben

hanno gi creato e abbellito


mai poteva accelerare

in Italia che

un carattere nazionale,

forse la

comunione

se

non

se

la

1"

amor

machiavellismo,
di vent'

di

le

gelosie,

che

si

rinfacciavano

il

1'

spirito

egoismo,

timido

fazione,

difetti tutti

lo

il

di

de' pericoli e della gloria,

la fratellanza contratta sotto le insegne, che estingue

diffidenza,

applicato

Inghilterra, dove le lettere le

vile

agi' Italiani

anni fa?

I giovani, creati

uomini pi presto dalla legge che accor-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

375
onorati, ricom-

ciava la minorit, lodati ne' bollettini militari,

pensati ne' ministeri, avevano preso un portamento, uno sguardo,

un linguaggio

La

di cittadini

soppressione

governo

di

de'

intraprendenti.

monasteri

indusse

necessit

nella

affidare molte case di educazione ad istitutrici per

parte francesi.

La

Francia. Tutta

Europa, gi da un

1'

donne francesi

secolo, accorda alla grazia ed allo spirito delle

questa preferenza

nell'

educazione delle fanciulle.

tempo pi amabile

italiano avrebbe reso col

rattemprandola col contegno

riservato

mune al bel sesso francese.


La carriera civile e militare, occupando
aveva estirpata un' usanza,

scherno degli stranieri, voglio


trasformata la passione

dell'

dire

co-

della gio-

ozio

fatto

l'

Italia

aveva

che

cicisbeismo,

il

amore

l'

sesso

istruzione

aveva

che

bel

Il

sua vivacit,

la

colla

maggior

la

non era una

educatrici

straniere

scelta di

parzialit servile per la

vent,

il

aprire collegi per l'educazione delle fanciulle e di

un mestiere. La razza

in

de' cavalieri serventi era quasi estinta.

La

nobilt che da secoli pi non brandiva


dell'istruzione de' viaggi

sollecita

spada,

la

quella

di

poco

delle lettere,

confidava in passato la sua primazia nella societ

a'

suoi titoli

e al suo fasto. I giovani di oscuri natali, che aveano nel corso


delle

ultime

vicende

ricevuta

una

clta

educazione,

eransi

aperto V adito ne' circoli, e con la seduzione de' lumi minaccia-

vano

di

usurpare

ai patrizi

1'

applauso delle brigate

delle cariche. L'orgoglio alloi-a di

conobbero

la necessit di far fronte ai

la cortesia de'

fortuna
noi

il

modi

protagonista della
quel

poema

In vano

satira

era

del

e gli onori

scosse; e

si

nuovi rivali abbellendo

rendendo pi invidiabili

co' pregi dello spirito.

invece che

ultimi

questi

si

doni

della

sarebbe ricercato fra

Parini;

si

sarebbe

una calunnia contro

la

detto

nobilt

lombarda. Questa nobilt consecrata alle armi e alla magistratura sosteneva

oramai

il

confronto

della

nobilt

francese

britannica.
I ricchi

penso

gi provetti in et, mirando

de' tributi

ritrovare

un com-

che pagavano allo stato, rinunciarono antichi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

376
pregiudizi,

care

loro lumi

di

commerciare o dedi-

all'

amministrazione pub-

non disdegnarono pi
e

loro

la

probit

blica.

Cosi r individuo cominciava a riscuotere rispetto dallo straniero; e

appena

diritto di

stampare, che

gia n dignit, e che


in Italia

si

che

transalpini,

viaggiatori

rivalicate le alpi ci

mandano

non avevano pi

non hanno n forza n ener-

g' Italiani

il

adulano in viso

ci

calci,

che abbia degenerato

solo vegetabile

uomo.

LVII.

Ugo Foscolo.

Bouaparte

l'

Italia.

Dalla citata Lettera apologetica. Occorre ricordare che A segnatamente

Regno

indirizzata ai dotti e letterati italiani del

non

finita in

Dalle

Londra dopo

copie

il

italico,

fu scritta

ma

1822.

de' pi-otocoUi

Congresso

del

Parigi

di

dai

ragguHgli de' deputati milanesi presso gli alleati, vedo che lord
Castlereagh, predicandovi e pi-edicendovi meraviglie delle

narchie
a'

assolute

ove sono

legittime e

popoli governati da costituzioni, esortava tutti

alia casa d'Austria, che

Ma

nendo

agli organi della sua

anche

a'

s"

voi, e pi

ingann peggiormente da

anche

suoi:

mortali di altro

mente

di

intelletto,

ma non

superava

superati da

s.

e paterna.

molti; e credo

Persisteva impo-

reggere a faccende gravi

di

altr'

sapere; onde la snerv innanzi tempo, ed

miserata

ad accorrere

governava legittima insieme

era ingannato da altri: ingann

mo-

imminenti

de' pericoli

anima

ei fini di

di

altro

morte com-

compianta; n voi dovete esecrarlo. Napoleone

mente quel

misero,

Washington

di virt:

quanto

ma

l'uno e l'altro erano

persisteva

anch' egli in

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

uomini

gli

umano

impossibili a lui e ad ogni

iixjiprese

377

potere, e disprezzando

pur era predominato da spregevole vanit.

tutti ei

Si cieca era in lui questa passione, che alimentavasi della storia

Non

senza raccoglierne alcuna lezione.

rimonia

incoronare

di

pi potenti nell' opinione del


funesti a molti regnanti

cur che, per quella ce-

imperadori,

gli

Samuele. Cerc parentadi

avea minacciati

e eh' egli

dicarsi

aveva abusato,
da

tasse

nuovo

avendo trovato

combattuto

d'

contro le

vinto

cerimonie del

ma non

elemosina

monarca

di

consun-

si

intim

lano,
l'

ridomandava morendo

abbelliva

di

prigione.

in

dall'

con un

decreto

1'

assedio

Oceano

all'

mai

partorirebbe

Inghilterra

la terra sta

tanti

potessero circondarlo.

quando, abbandonato da

Oceano, e non vi

si

precipit

all'

Inglesi potesse
di

diritti.

quel

Ma, quando

mai vedere

il

E abbandonandosi

in

suo
nelle

bitore della sua sepoltura alla terra

loro
di

al-

pur cir-

eserciti

che

tutti, rifuggi

modo che nessuno

cadavere,

ei

Mi-

un' altra corona di diritto regio divino in

Oceano. N pare volesse avvedersi che

condata

mari

ai

Inglesi lo avrebbero riconosciuto

avrebbero aggiudicato ne' trattati

di fatto, e gli

titolo ch'ei

g'

preti

cattolico; se avesse

languire

zione; se non avesse creduto che la rovina e l'assedio

avrebbe potuto arricchirlo;

di-

loro

popolo senz' altari n

il

cristiano,

papato vivere

il

quale

imperadore

restato

fosse

ei

s'

della

suo carceriere non lo trat-

il

dottrine e le

le

lo avesse rifatto

riti,

lasciato

che

che avevano

razze antiche e derise


ritto divino, se,

come plebeo;

avevano acquistato di-

ed

traditi,

Pur,

consecrato.

re

antica razza di re legit-

querelandosi della fortuna

fini

e adirandosi

di eserciti

d'

papa,

diritto regio di

il

diaprezzavano

lo

diritti

il

distruzione, e anelavano di ven-

di

aveva

ch'egli

a tradirlo: e

ritto

sangue

di

avviliti, e

Roma

da

dal quale egli aveva mendicato la unzione e

timi ch'egli aveva

assunto

popolo, avessero

e tuttavia cacci

diventando

pontefici,

degli

parlava tuttavia

mani,

s'

fatto

ragione de' loro

de-

mer-

canti.

So quanto
luni

voi, molti

mi accuserete

di

in Italia

poca riverenza

qui e forse altrove taalle ossa del grandis-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

378
aimo

Grandissimo era;

fra' mortali.

giudizio

anche

attoniti

aiuno sapr additare

per

che

storici

gli

mia sepoltura

la

porteranqo

di lui

quando

scriveranno

e la vostra. Bens, in-

torno alle ragioni fra voi e me, bastimi che, prevedendo a che

termini ridurrebbe

cinove anni

et ed

d'

me-

Italia e la sua propria fortuna, io per

l'

non mi sono ingannato sino da quando

raviglia

ventisette.

ei

Mombello

aveva die-

io

io lo vidi

at-

tizzare rancori vecchi e nuove calunnie a dividere peggioi-mente

Campoformio

le vostre citt: e in

n nuovo

vendendole quel beneficio per

le

mano

repubblica veneziana,

la

tre milioni e pigliandosi in

dono

da pi mesi aveva venduto

gli avanzi delle nostre navi; e gi

Venezia, con tutte

sua

lo vidi postillare di

costituzionale per

statuto

sue citt e cittadini, alla casa

d'

Austria.

Poi giustific r infamia del suo tradimento codardo, allegando

che

g' Italiani

sono

meno

eh' esso

dizio

di

tutti

non merita;

capo

loro

delle

le

adulti,

non ho

rati e

mai

non

forse

giu-

Ritornatomi in Ve-

de' J'rancesi e le loro ar-

vie. I padri di

famiglia tutti, con

camminavano

muti

anche

e spergiurarsi

Dio che

da quattor-

liberi

del forte

Tuttavia

io giurai.

uno

adunarsi

per

e protestarono a

progenitori

di

pronunziato

da giurarsi

tutti

ammiro

non morrebbero servi che per violenza

vti vani di inermi


qua

lo

certo

di

filosofico.

parrocchie

loro

qua

mio

e questo

volevano vivere discendenti


dici secoli, e

infami e spregevoli

allora in

d'

battaglioni

tutte

di

figliuoli

chiese

nelle

io

animo spassionato n

nezia, vidi moltiplicati


tiglierie

codardi,

ma

Forse sei meritavano;

de' cento

da' vostri

d'

allora in

giuramenti giu-

principi e da' loro

servi

Ricordami come da
devano, ebbi nome
zatore

oltre

animo

riposato,

il

tali,

che del rimanente talor mi cre-

di

adoratore

giusto

delle

dopo

tanti

lora non guardava alle

delle

cose patrie

straniere....

anni, anche

altre

genti

oggi

t'

anni che

Bonaparte

v'

o speranza,

entr

sino

disprez-

ad

dir: ch'io

al-

ed et, se non per im-

parare a non avere cura che dell'Italia.

mai sollecitudine alcuna

oggi,

Bens

dell'Italia ebbi

se

non

al

giorno

se

fra

che

que' venla

lasci

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


a beneplacito
tunit

ogni

d'

redimerla;

di

nesse n pure

invasore.

ed

bisognava che

nome:

il

379

lui

lascer

diede

noi

ricordo,

forza

com'

ei

s'affrettava d'immedesimarla.

manzesca ambizione era

ma

Campidoglio:
Per

il

il

diadema

potendola

ei,

monarchia uni-

preservare, voleva che precipitasse con quella

versale alla quale

oppor-

non ne rima-

La sua

ro-

de' Cesari trionfatori dal

suo trono vero stava piantato in

Francia.

professava letteratura avversa a leggi lingue ed usanze

io

straniere; perch l'impedirle era in voi soli, uomini dotti; e le

sempre

sono

catene pi indissolubili

ne

Italia

l'

Bonaparte

forestiere.

le

sapeva che, per quanta esperienza

avesse

aveva imparato anzi a dolersene che ad acquetarvisi;


da

sin

alleati

eh' egli, senza n pure

il

conquista,

diritto della

non era stata mai contaminata

nezia, che

r essere egli nato di luogo e

sangue italiano

ludervi ed aiutarlo a far tutt'

uno

ma

voi, pi

che

altri,

uomini

vendeva Ve-

da" forestieri
gli

pur

valse per il-

Francesi e degli Italiani:

de'

dotti,

ebbe

indipendenza. Vero

promettendovi

pi-incipio

fatto,

e vi

avete congiurato alla

ser-

vit universale.

La
zione

rivoluzione francese, come che maturata


d'

Europa, era stata promossa, guidata

via di parole di

onde

redenzione:

e,

portavasi

dalla

indivisibile

con

sua

corru-

la

cominci

tenda un

gazzettini

promettesse

de' Russi.

popolare

pi

Credo eh'

forse

che

libert

non

di armi,

si

per

scolastica,

essi; e

dotti:

da

teiTbili.

scaltrissimo

si

alla nazione fu
rest

e si

stupidi

per poca

educazione

per

patrimonio

e altre ragioni

storica, della

lin-

non mai parlata

scritta e

di

voi,

uomini

non sono popolo

Pur popolo ambizioso


memoria della sua indipendenza

lasciarsi governare dalle gazzette.

fama

S'avvedeva che gl'Ita-

sempre

letteraria,

onde anche per questa

della sua

schiavi

di

suoi

temesse dell'opinione

non sono popolo che creda mollo a parole. La

gua comune

da

ingegno

meritava; e per ci a punto gli

parevate necessari stromenti e


liani,

agli

fino

spellasse

ei

pro-

torchio

stampatore, che dal campo della battaglia moltiplicasse

beati

per

continuata

quand'era invincibile

gred per via di quelle parole;

arnese

pure

ei

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

380
e della antichit

gli edificii del

bire;

in

pure

ci

sua

della

menti e

letteratura: e

medio evo
voi

quanto men sa di storia

compiacete

gli

monu-

rottami de'

ammaestrano a insuper-

lo

oltre

vero. Per

il

ammira

e di lettere, tanto pi

e tiene

per savi que' suoi concittadini che vivono in concetto di dotti;


e tanto pi quanto lo adulano delle sue glorie passate. Intorno
al

presente

laste
il

al

Muiatori,

non concedevano che

frati

Tuttavia Dante, e

papa Ganganelli,

a' di vostri, e

futuro

liberamente.

Giuseppe

segnatamente in Pavia, erano

stati

faccende

cerdozio

do' regni.

cooperazione di ogni uomo, da'

Leopoldo

d'

universit,

ingerenza del sa-

ogni

Bonaparte, accattandosi
annient

frati in fuori,

una selva popolata

loro istituti, e distrusse

par-

implacabili ad ogni dot-

trina fratesca e pratica gesuitica e ad


nelle

il,

miei

giansenisti colleghi

teologi

gli

Paolo, e 'Venezia, e

fra'

di mostri,

la

tutti

che

da

pi secoli frapponevasi, dividendo la vostra mente dalla mente


della nazione.

Pur

com'

ei

non ve ne

voi

siete giovati; e

n pure della

non pu essere uscito di mente


precipitavasi ad effettuare ogni suo nuovo disegno in

libert della stampa.

voi

Parigi, e procedeva pi avvisato in Milano. Per, a fine di ritogliervi la libert della stampa, ide certe

astuzie

mercantili

di reciprocit di diritti e d'obblighi fra' librai dell'impero fran-

cese e del regno

venne pur

d' Italia.

che

fatto

Dopo lunghe pratiche

vostri

concittadini

nuova censura era desiderio ed opera


di provvedere che le

stampe delle

blicassero le opere vostre se

vostra,

citt

nel

credessero

1812 gli

come

la

che voi, a fine

non ripubogni nuova edi-

imperiali

non pagandovi

di

zione, vi eravate deliberati di stare a quelle sue leggi inaudite

anche all'inquisizione del santo

Che

io

mi andava provando

letteratura

fra

il

fumo

il

Ufficio....
di

spargere lume e armonia di

rimbombo

delle

spesso ridetto da alcuni di voi; e vi vidi


deridere. Io

armati che

le

mi fu

sorridere per

non per tanto aveva praticato pi molto fra' ciechi


veggenti; e, purch avessero trovato chi

fra' dotti

avesse mostrato a dito


nere

artiglierie,

anche

il

sentiero, essi avrebbero saputo discer-

occasioni per dipartirsi dalla tutela francese e andare

LETTURE DEL KLSORGIMENTO.


innanzi da
rire

s.

nati e

balia

Tanta era

Napoleone

di

d'

agguer-

nascenti, che ei senz" avvedersi lasciava in vostra

educarli

di

impazienza

l'

381

guerrieri

Aveva decretato che

italiani.

gli

scolari tutti quanti nelle univei'sit fossero diposti a ordinanze


di

battaglioni, e

Di

ci

un

di

tante centinaia di giovanetti vergini


e

che

temevano pi ch'altro

noia, e

primi

co'

guerrieri

regno

d" Italia,

ogni letteratura e scienza; e a centinaia


loro

alle

tanti;

citt

parevami che quattro

nomi

parere

di

loro maestri in

ritoi--

ne veniano altret-

anni della loro edu-

cinque

sci-itto

rinnovavano

si

campagne,

alle

pensava a

ardevano

ascoltavano ammirando

e frattanto

io

ogni educazione fratesca,

d'

penna avevano

tratti della loro

di patria, di libert e di

nando

Ma

onde ascoltai senza dare parere.

militarmente.

s'esercitassero

come da nuova

dere per esimersi


le risa

giorni

in certi

professori tennero consulta in Pavia ad interce-

cazione militare accademica, ove fosse stata procurata da letterati

avrebbe popolato

cittadini,

Ma

tadini guerrieri.

piaceva di fare

tutti

nazioni diverse,

regno

una generazione

d'

di

cit-

da che a voi

degl' Italiani e di voi e dell' esercito tre

giovani in armi sarebbero cresciuti, senz' al-

tro, e pretoriani,

il

a voi parevano pretoriani

carnefici

noi

di

tutti,

devoti

quel

solo. Frattanto

cesi: e si fiero

abborrimento ne avevano gli Italiani, che io

pretoriani devoti suoi erano quasi tutti fran-

nel 1804, standomi nel porto

di

compagnie

navi,

mare a

aiutato dal

con cento

piccole

certe

in

altri

quella

in

pur, di valore.

rissa

Ma

illudono di speranze

hanno

liani
l'

ira,

ed

rischio,

che

il

ma,

per fantasia

se

vincere, e

il

si

di

subitanee e di

dall'avidit
rischio

li

di

a vincere

atti

illusioni profonde e tenaci

impeto

due reggimenti

numero

di

forti

Francesi sono

persistere: guerreggiano
si

pi

che

non ardessero vvi

navi vicine

fossero

il

impedire

potuto

comando di poche
non fossi stato
foco, io non avrei

che, se

so

dividerli e spegnere

ufficiali

francesi in alcune altre

che

Calais al

panici.

dir

che a

Gl'Ita-

non affrontano

amano pi

difendono sino alla

come

pigliano coraggio dal-

vendetta;

affronta,

pi

il

vittorie e d'onore, e

terrori
;

e,

morte

il

il

vendicarsi

combatte-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

382

vano tanto accaniti nelle battaglie


vedevano scorrere
n

-,

Napoleone, se non quando

di

Quanto pi contribuivano

sangue.

loro

vedevano sempre

alle vittorie e si

ravano

il

pi

ausiliari, tanto

vani panegirici nelle gazzette

stavano a placarli della umiliazione reale della servit.


durre

g' Italiani

a redimersi pare

possa

ti'ovarsi se

non

impresa oggimai

fantasmi

fra'

dell'

adi-

si

ba-

al loro valore

ri-

II

non

che

immaginazione: pure,

se mai, predirei che le battaglie

necessarie

ridurrebbero

nuovamente riescirebbe meno

che

difficile

in

il

il

dividerli

soggiogarli riuniti.

uomini

voi, o

armati

tadini

che

tali,

dotti,

crescessero

Ma

ogni occasione

pericolo che

il

sorgeva

pretoriani

sieme e

1'

anima

concit-

non

vostro

contee, lo abborrivano

e avidit di salari a blandirlo da re


trent'

erano

anni

quasi

maggiordomi

silenziosissimi e senatori

tutti

venza a opinioni cristiane

che

Ma

ma

gli estremi.

proteggeva

si

le

patria.

Ma
si

marcorte

ed

ei

ne faceva
auditori

consiglieri,
lo

fidava,

a"

ascoltassero a

non

conni-

ogni

quali

non siano cattoliche rende


le

voi,

universalit

antiche

mentre era abbattuta

antiche, tornava agevole di

taluni

tanto, e

fra voi

il

delle

istituzioni e

non

la

che

forza

promovere

di

tutte

pi, che giovasse alla vostra

rimanevans taciturni adoratori del

papa-, e taluni cantavano inni al

principio

titoli di

dileguarono un

uni e gli altri per ignoranza precipitavano verso

nuove quel

quante

in questo, e in tutto, la

Per ci a
le

quanti avevano toc-

codardi-,

menti in Italia ondeggiava allora fra


gli'

si

che

consulenti

non

nuove; e

gli

.scudieri

dirgli di no. De' preti

principe esoso.

non

di

da repubbli-

poi gli vennero intorno per vanit di

tratto dagli occhi,

ciamberlaui,

credeva

patrizi, a' quali ei

cano toglieva una parte delle loro entrate


chesati e di

le

dal

in voi, sino dall' ora eh' ei si

potere far senza voi. Perch

mai

dileguata.

s"

vostri

li

mai voluto indurre Napoleone a stimare V ingegno in-

avere

cato

nazione

farli

fosse creduto che

nuovo Maometto. Che

vostri concittadini

s'

ei

da

non v'ascol-

tavano, vi sarebbe egli tosto prodigo di danari ad accaparrarvi?


e poscia di

titoli

a nobilitarvi? e di magistrature e di dignit

farvi parere pi venerabili al popolo?

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

Adunque
nome di cittadino

mentre

allora,

pubbliche e

conveniva

gli

presidente

parlava

al

re-

delle

com'

non

passati

beneficii

Gli avreste

d' altro.

doveva tenervi confederati

ei

e servi

ogni cosa, finch'ei sdebitavasi delle promesse alla

e adulatori e

vostra patria

Roma

di

de' suoi

presenti e futuri alla vostra patria; e


di e notte

contento

avreste fatto da savi se aveste in-

dell' Italia, voi

cominciato e continuato a parlargli

rammentato

38S

di starsi

ma

che non

sareste stati venali complici mai,,

gli

n stromenti ciechi a ribadire catene. Se non che a voi stava a


cuore

la

Francia redenta dall'anarchia;

e la rigenerazione d

tutta l'Europa; e la vendetta meritata dagli oppressori del ge-

nere umano.

La

sacri:

de' libri

religione

vostra

mander

il

scienze

terreno

fulminatore

di

lettere

di

tutti

di

ed erano deputati oratori,

si

ceva e scriveva:

so

come

gran

quando

parve debito di darne avviso in secreto


cesi; e potrei

ma

la

piimeg-

quei che

congratulavano
di

di

Istituto

rappresentava Giove

lo

giganti.

profezie

le

vostro

Il

dell' Istituto e del

suo ardentissimo

re e dell" astro

mio.

belle

arti

giavano principi a un' ora

commentava

gli

Ciro

Senato del regno


del

de' gazzettini

Allora

io

di-

dove ad uno

di

voi

luce.

a"

mecenati

suoi

fran-

darne prove, non per oggi vorr nominarlo;

memoria

di

molti e

mi sono tuttavia testimoni

le

mie

scritture lasciate

coni' io spesso

Milana

in

diceva che, se quel-

r astro rinianevasi ardente a risplendere per lungo

tempo sovra

l'Europa, la avrebbe ridotta deserto affricano; e

^uoi

tori

sarebbero ridivenuti bruti

e voi

avreste

dovuto

abita-

adorarlo

muti ricoverati nelle caverne. Napoleone in questo, fuor

d'

ogni

dubbio, nasceva pi che mortale, e vivr memorabile pi d'ogni


altro conquistatore.

Tanta era

rante rapidit del suo


armi,

le

1'

arte

1"

audacia

genio a immedesimare

la

perseve-

ricchezze, le

passioni e le menti dell' Europa, che tutte cooperavano

attive, simultanee, efficacissime, e quasi

per impeto di fatalit,

a crearlo dominatore assoluto di tutto e di

deva che, dov'

egli avesse piantato

la servit sarebbe stata universale

forse

le

da una nuova inondazione

di

tutti.

una dinastia

Per io mi cree quel sistema,

ed irreparabile, se non se
barbarie settentrionale.

se

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

384

da quell'uomo, avesse

l'Europa, a redimersi

mezza

la

ch

sarebbe

si

sua generazione vivente,


spopolata

generazione successiva
d' allora in

1'

avrebbe ripopolata di

qua mi sono avveduto

persuadano

que' giorni. Questi espedienti

com'

cittadini.

quali

mi

le

credeva a

io

legittimit e di

di

Santa Alleanza

divino e della

mutazioni

di

puntualmente

non credere

imitarono

lo

alcune

in

regio

diritto

sono fanciul-

de' suoi discepoli,

laggini a chi le rafi'ronta alle arti del loro massimo

Lo rovinarono perch

per-

dottissimi a servire, e la

schiavi

di

vittima di

fatto

sacrificio era giusto

il

dittatore.

sue

delle

ciarlatanesche facili ad impararsi; onde altri imitandoli

arti

potr

rovinarli a sua posta, e senza che ne resti ricordo se non negli

annali de' loro regni. Gli organi

parevano quelle

fila

ma

tone ordivano la divinit degli di:

erano spesso

snervate

dalla

Parche

sue

le

di

Pla-

fortissime

doti

dal

suo

cuore

suoi

fibre de' pi

le

e de' pi pusillanimi fra gli animali.

siano distinti

certamente

suo

le

millanteria e dalla inverecondia

del ciarlatano; e trasparivano

magnanimi^

ingegno

dell'

adamantine delle quali

Di che anime

non so; n rileva

discepoli fra di loro,

osservarle: per che sono tutte di quella stampa

comune

dalla

quale la natura produce moltitudini innumerabili per lasciarle


rimodellare alla fortuna
agli

Mi

si

che

si

arrendano

stagioni ed

alle

accidenti e servano obbedientissime alle anime

un volume

toccato d' avere sott' occhio

di

autografe di moltissimi, se non forse di tutti fra


loro mogli, sorelle e figliuole, a

lazioni vostre,

uomini

delle

dotti d' Italia.

all'

delle

e che

m'in-

supplichevoli adu-

Se non che

umiliavansi per la necessit di riparai'e

monarchi

annientamento dei

loro regni, mentre la prostituzione dell' ingegno vostro

vasi a quelle opportunit che

tempi pur

vi

lettere

essi,

Napoleone potente;

dussero a pensare meno severamente

superioi-i.

varie

oppone-

esibivano di pi'ov-

vedere pi onestamente alle vostre fortune e alla patria.

avendo

io

n immaginato mai

d'

essere principe,

Non

non saprei de-

rivare un' unica congettura di ci che avrei fatto se avessi ve-

duto

il

mio popolo a que'

Adunque, leggendo il volume


ammirava in que' principi la for-

pericoli.

di lettere autografe, io spesso

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


tezza sovrumana di posporre la

dignit

dell'

385

anima

alla

loro

salute de' loro sudditi; e spesso, sapendo tuttavia che dovevano


sentire

come uomini,

che talvolta

io

doveva

compiangerli

ricordassero della gloria

si

non poteva che

loro posterit, io

presumendo

de' loro

padri o della

disprezzarli.

LVIII.

Vincenzo Gioberti.

Napoleone
Dal libro

i,

cap. 2,

e Tittorio Alfieri.

della Introduzione allo studio

della filosofia

pubbl. nel 1840.

L'Italia pu gloriarsi di aver prodotto negli ultimi tempi

due uomini pi poderosi che da un secolo in qua abbia veduto

il

mondo:

il

che prova che qualche favilla di vita alberga

ancora nel sangue


di

uomini

forti,

pi ferrea n pi
Vittorio Alfieri.

de' suoi figli. L' antichit stessa,

cosi ferace

non ha generato virt pi maschia, tempra


formidabile che

quella

Amendue sommi,

alla turba dei loro coetanei; e

di

Napoleone

di

smisuratamente superiori

bench d'indole,

di vita

di

che

un tenacissimo

e indomito volere fu la causa principale della

loro grandezza.

fortuna difi'erentissimi, in ci somiglianti,

Certo
trare

si
i

guerra,

pu

dire

una sagacit grandissima nel pene-

che

cuori degli uomini,

una

vastit di

una somma perizia nell'arte della

mente abile a comprendere con preci-

sione e chiarezza, a condurre con senno e vigore una moltitu-

dine

d'

imprese e di negozi

d'ingegno a concepire

il

un' attitudine

rara

straordinario, senza

sco-

disparatissimi,

nuovo

starsi dal possibile e dal vero,

Io

non

sarebbei'o

state

bastevoli alla fortuna maravigliosa del primo, se non

condizioni
ci si

fosse

aggiunto un animo tenacissimo e una risoluzione insuperabile.

Se negli uomini

rari v'

ha una qualit sopreminente a cui


25

si

LETTURE DEL KISORGIMENTO.

38G

debba principalmente attribuire


errato

afterniasse clie

olii

che dal braccio di ferro e

lere

la loro eccellenza,

mondo

il

non andrebbe

fu vinto pi ancor

dall'

ingegno

dal vo-

Napoleone. La

di

sua indole squisitamente italiana trov nella Francia uno stru-

mento docile
i

opportuno

peto, apprezzano negli


e

suoi disegni smisurati; imperoceb

a'

per im-

Francesi, che vanno a salti ed a sbalzi e procedono

pur

ricerca a ben governarli

si

non hanno

altri quella tenacit eh' essi


;

come accade che

animi

gli

vivi ed instabili sono agevolmente presi e soggiogati da quelli

Se Napoleone fosse andato innanzi col

natura.

di pi forte

senno medesimo delle sue mosse, egli avrebbe potuto superare


i

nomi pi

nel vanto di comandare agli

illustri

Ma

nel piacere e nel merito di beneficarli.

volse

come

uomini,

la felicit

tra-

gli

cervello; e laddove ne' suoi principii egli era proceduto,

il

secondo

una grande audacia congiunta a

fare italiano, con

il

una grande prudenza, doti egualmente


straordinarie di qualunque genere; nel
accecato

nella

fine,

modi

rotti e

da' suoi

successi,

a far cose

richieste

sguito,

volle

sovrattutto

scomposti, secondo la furia francese,

tanta altezza a cui

s'

era condotto

che non aveva speso anni a

cadde da

minor numero

in

con

governarsi

mesi

di

salirvi.

Napoleone volse ad ambizione que' doni che il cielo gli


largiti a salute degli uomini, e rovin. Per ci la sua

aveva

non

gloria

pura, o per dir

meglio la sua rinomanza non sar

vera e perfetta gloria nella incorrotta posterit. All' incontro


il

nome

dell' Alfieri

benedetto

sar

finch

avendoli arricchiti delle meraviglie del suo


loro,

ultime reliquie, invece di

compimento, e

poteva,

le

mente era grande,

se la

e cre,

si

pu

1'

stabilirli

Volle essere poeta,

tento unico. Egli stesso ci apre


quelle

mente

volli.

cuore di

ruvide

Parole

in perpetuo.

parole:

il

Volli,

con-

il

darceli,

come

Nell'Alfieri,

animo era ancor pi vasto

dire, l'ingegno.

recato

per quanto un privato pu farlo, que' beni, di cui

quistatore ci rapi

con

vivranno Italiani,
ingegno,

e potente,

il

fu: por-

secreto della sua eccellenza

sempre

memorabili, degne

di

volli,

fortissima-

essere scolpite

nel

ogni italiano; perch, come valsero a mutare un gio-

LETTURE DEL RlSORGIMKTO.

387

vane scapestrato in un poeta sommo, basterebbero a fare di


una nazione serva e avvilita un grande e libero popolo. Le
bellezze e

difetti delle alfierane tragedie

pronta del

concisione

un poeta

di

volont, te

nervo e la durezza del

il

del pari l'im-

onde nacquero. Se tu non sapessi die

principio

l'Alfieri fu, per cosi dire,

la

hanno

suo

direbbero

'1

verso

la

sem-

plicissima orditura della favola; la mirabile concatenazione del

dialogo e la perfetta unit della composizione

la scarsit dei

personaggi, la solitudine della scena, la mancanza di episodi;


la

cupa energia dei sentimenti;

della

la terribilit

catastrofe;

la fiera e rubesta idealit dei caratteri; la crudezza delle tinte


e dei contorni, che

in tutto

il

non isfumano n tondeggiano

somma

di chiaroscuro; in

mancano

quel fare forte e risentito, che spicca

menomo

disegno e nelle

sue parti, e non trova nel

bene e nel male alcun modello, come non pu promettersi alcun

degno imitatore.

1'

uomo

in Vittorio rispondeva al poeta.

accusato di trattare imperiosamente quelle

amava con amore ardentissimo:


poich egli

il

che non dee far meraviglia

avvezzo a tiranneggiar s

ei'a

proprio ingegno con quegli

strani

Fu

persone che

stesse

medesimo

giuramenti, uno

il

dei

suo

qual

caus la perdita irreparabile di due tragedie bibliche che g


bollivano in mente, quando stese

il

Sanile, sublimssimo de' suo

poemi. Singolare volont, che gli faceva imparare

comandava a bacchetta

cinquant' anni e

Ma

se queste esorbitanze

fino

all'

allori

greco a
!

nocquero alla vena del tragico, fu-

rono causa di molti suoi pregi, eziandio come


fruttarono

il

estro poetico

ancor pi gloriosi

che

scrittore,

quelli

del

gli

coturno

italiano.

Gl'Italiani erano
cortigiane e

un popolo

schiavesche aveano

avvilito,

rotto

cui

in

ogni

semi della prisca virt. L'Alfieri ridest

il

le

sentimento

dignit civile; insegn col suo esempio a vivere

fremendo, immacolata

Trasse la vita intera,

morte

lo

camp dal veder

peggio.

della

morire in-

contaminato; cosa rara, e virt eroica in molli tempi.


Disdegnando

abitudini

nervo e spenti

LETttlR DEL RISORGIMENTO.

388

Ma

il

decoro civile non pu sussistere veramente senza

onor

l'

nazionale; e questo non ha luogo in un popolo che non pa-

drone di s stesso. L' indipendenza politica, che esclude la


gnoria dei governi e delie armi

straniere,

pendenza intellettuale

morale

vieta

presuppone

di

servire

l'

si-

indi-

barbari

ai

(ed barbaro ogni invasore) nella lingua, nei costumi, negli

da gran tempo serva

errori, nelle opinioni. L' Italia

serva di Francia:

schiavit esterna

Austria,

d'

un

da

materiale

lato,

interna e spirituale dall' altro. Ora questo secondo servaggio


tanto pi pestifero, quanto pi riposto, pi intrnseco e

difficile

a sradicai'e. Importa certamente agl'Italiani di sottrarre


dal giogo viennese*,
pi, di liberar V

sarmonico

ma

il

dee loro importare non meno,

collo
forse

ingegno dai vergognosi lacci di un idioma di-

e imbelle, di

costumi leziosi

e effemminati,

una

di

scienza frivola o falsa, di una letteratura posticcia e deforme,


di

una

politica puerile e ciarliera,

ipocrita

e traente

primo giogo,
star libert

condizioni

una

di

solo

scotesse

si

1'

il

acqui-

poco, perch invece di

muterebbe signore. Quando

d' Italia

empia od

filosofia

E quando

empiet.

sarebbe fatto

si

si

all'

Alfieri nacque, lo

eran forse per questo secondo rispetto peg-

giori eziandio che al presente*, e

tutta la penisola fosse divenuta

non

poco.

dir

una Gallia

Pareva che

cisalpina. Religione

piuttosto irreligione, favella, versi, prosa, belle arti, filosofia,


politica,

modo

era forestiero:
di

di
l'

pensare e di sentire, di opex*are e

Italia era

Napoleone. Le armi

altrui

sotto

il

scrivere,

apertamente

codardia nostra suggella-

la

rono poscia r indegna servit. Per


sare, os dire

di

uno spartimento francese assai prima

ci,

e tonare

ferro dei conquistatori, che

quando

colla

g"

l'Alfieri os

terribile

pen-

sua voce,

Italiani per sito, per

natura, per genio, per la dignit e felicit propria, per la

cordanza delle antiche glorie

vano esser nemici, anzich


grido ebbe

il

testa contro

r insulto dei vincitori

il
l'

Francesi

ignavia

ebbe virt

questo

coraggio di una pro-

penetrativo dei

ristette: vide pi innanzi:

ri-

sventure, dove-

antiche

ligi e sudditi, ai

pregio di una scoperta e

l'Astigiano con quell'istinto

non

e delle

di

dei vinti.

poeti
salire

Ma

sommi qui
alle

fonti

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


del male, e

conobbe che

divenuti una gene-

erano

g' Italiani

389

razione bastarda, per aver tralignato dai loro antichi

che per uscire di tanto


principii, e rinnovare

dovevano

lezzo

et di Dante,

1'

meno quando periva


nostre lettere e del

la

repubblica

nostro

come

Ferrucci,

il

1'

ultimo degl' Italiani. Che

pu oggi negare che per molti

moderna?

Ma

che

seggio

spirava

di

rispetti

pi vero e di

medio evo

il

d' Italia

d'ingegno non

e forza

libert

sarotti,

r Algarotti,

altri di

questa razza, erano colla voce o cogli

Bettinelli,

il

suo

memorande sentenze? Chi

chiedevasi per pensare e parlare in questo modo, quando


il

delle
il

chiamato,

di patria, d' essere

pi doloroso in un tempo di queste

sia l'et

Firenze,

splendore,

civile

gran segretario, degno per amore

et aurea che venne

di

loro

Petrarca, del Savo-

del

narola, del Machiavelli, di Michelangelo

conobbe

verso

ritirarsi

Roberti,

il

il

r-

Ce-

Galiani, e tanti
scritti

maestri di

eloquio e di senno alla penisola?


L' Alfieri,

compagni-,
liani,

non

come poeta illustre e amatore di libert, ha dei


come restitutore del genio nazionale degl' Ita-

ebbe

competitori

privilegio, e gli assegna

Che

g' Italiani

una

trivialit a dire-,

maestri.

un seggio unico

Quest' onore

fra

le

glorie

suo

nostre.

abbiano un genio nazionale loro proprio, pare

non per tanto

il

primo che concep di-

stintamente questa formola non poteva essere

un volgare in-

gegno. Le verit morali paiono comuni, ovvie, agevolissime a

come prima son concepite; ma l'esperienza ci mostra


quando fa d'uopo
contrastare ai tempi e all' opinione, non impresa da spiriti

trovare,

che

il

rinvenirle e trarle alla luce, sovra tutto

volgari.

Qual cosa

siete fratelli?

pi facile,

che

non riconoscere nel Cristianesimo


mirano, come straordinario,

poter affermare che

Italiani,

richiedevasi

medesimezza
Il

qual

il

dire

agli

uomini: voi

Tuttavia anche coloro, che hanno la sventura di

il

era

sua divina origine,

g' Italiani

non debbono essere

un concetto vivo

e personalit civile

concetto

la

am-

trovato della fratellanza umana.

profondo

altro che
di

quella

che la vita delle nazioni.

una scoperta morale, che conteneva

il

germe della redenzione patria; imperocch nei popoli non meno

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

390

che negl' individui

come

la personalit sussiste,

ne ha

tosto se

sentimento. Se questo germe diverr una pianta, com' da

il

sperare,

coloro fra

che godranno del gran riscatto

posteri

dovranno innalzare, non una statua,

ma

un tempio,

direi quasi

a Vittorio Alfieri.

LIX.

Santorre Santarosa.

dare un' idea degli intendimenti e dei

Mazzini salutava eminente tra


i

fatti di

questo che Giuseppe

migliori d' allora abbiamo scelto, oltre

suoi ordini del giorno nella rivoluzione piemontese, da queste opere:

morie
di

e lettere inedite di S. S., raccolte da

Nicomede Biancui

Me-

nel voi.

HI

Curiosit e ricerche di storia subalpina, Torino, Bocca, 1870: De la

revolution pimontaise, Paris, 1822: lettera di V.


Cisterna, intitolata

Santarosa,

Cousm

al principe della

Renne des deux niondes,

nella

marzo

1840: Diario dell'assedio di Nuvarrino, d Giacinto Collegno, Torino,


Pelazza, 1857.

Ayanti la rivoluzione.

I)

Da Memorie

e Lettere.

Lui^ Provana, 9 maggio

[lettera a

Egli sopra tutto quando

una rapida

miei corni da caccia suonano

marcia e mi

e viva

veggo

davanti

sfilar

giovani di aspetto ardito e quasi dispettoso, che


bolle e ribolle dentro le vene.
PeVch

non nacqui

disperazione dico

Non

mai

sar

guidi fra

che

sino:

io

perigli soldati

il

stringa

prussiano, russo

miei

Nella mia

Perch non nacqui francese?

un brando

italiani?

italiano,

ausiliari

che

io

Noi piemontesi, noi prodi,

noi animosi, che siamo noi? Deboli ausiliari degli

mici della grande patria,

mio sangue

Egli allora che dico tra me:

inglese,

per

1815].

disprezzati

antichi ne-

forse

disgra-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


segno

ziati a

Non

non esser ammessi

di

ba in

vi

simili pensieri

Emanuele

Vittorio

onore delle battaglie

all'

cre la Prussia creando

ii,

potrebbe

creare

il

Piemonte

creando un esercito. Sessanta mila soldati disciplinati


derebbero rispettabili:

Tu

mila soldati

venticinque

mente ordinati che sono

essi

passeggi Genova. Sei

che morire di rabbia e di di-

di

spetto? Federico, padre di Federico


l'esercito:

391

ci

ren-

insufficiente-

mai?
gi salito alla chiesa di

di

Francesco che ha vista sul porto, ed

posta a mezzo

San

monte

il

nella jjarte occidentale?

Va un anno

sguardo spaziava nella

superba Genova in quei giorni irre-

ch'io la visitai:

minacciata

quieta, paurosa, agitata, perch

il

mio

bombardamento

di

dagli Inglesi.

comune

destino

della guerra;

r interesse

ma

Nel tempo

di stranieri.

Genova

assalivano Francesi in

bero forse, se

duto crollare

militare

della

Genova

donne

licenza,

Genova

trambi
I

i
i

accennava, Inglesi

Genovesi avreb-

loro

il

imperatore, ve-

lagrimose de' vecchi

atterrite, sofferti

disagi della fame

Francesi volevano

occupare

volevano occupare Genova ita-

italiana, che vuol dire debole, avvilita, infelice,

avrebbe dovuto tacere


lambire

per

ti

voci

le

perch

italiana, perch Inglesi

liana; e

italiana;

loro tetti, sentite

de' fanciulli e delle

l'esservi esposti

di cui

Francesi non tradivano

i
1

V essere esposti alle calamit

dei popoli

destino degli Italiani

ha

soffrire, e, vi

piedi e tessere a vicenda

di pi,

avrebbe dovuto

panegirico sonante

il

d'

en-

duci stranieri desolatori del suo j^opolo....

Napoletani

pagano amaramente

il

ad un principe francese....

loro destini

e r aquila grifagna

li

fio

d'

avere affidati

Napoletani fuggono

fa impallidire.

Duci napoletani, acclamate un principe italiano; rimanete


armati ed aspettate che

mano amica.
insegne, ed

La

giunga

momento

il

di stenderci

una

Si accosteranno gli elmi agli elmi, le insegne alle

all'

aquila non giover

1'

artiglio.

futura liberazione dell'Italia dev'essere

operata o dai

Piemontesi o dai Napoletani: questi pi numerosi, pi ricchi;


noi pi animosi

prodi.

Noi abbiamo

sul

trono principi di

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

392

sangue italiano; Napoli da pi secoli porta un'insegna straniera.

Nobili Siciliani, perch non vi ha conservati Vittorio

deo II

un

Stringendo Italia dai due

ai suoi successori?

di r

Ame-

lati, forse

avrebbero sforzata.

Sfacciata meretrice, che stendi

le

braccia a drudi stranieri

non

baci dei sucidi Tedeschi e de' sprezzanti Galli? Quei baci,

sai resistere

che ai tuoi paesani, sono pi saporiti dunque

cangiano in morsicature rabbiose, in

sai pure, tosto si

Allora scarmigliata piangi,

un robusto

italiano

ti

ti

stringa,

addolori,
ti

Lascia che

disperi.

ti

assicuri, e

il

insulti.

chiuda l'adito delle

tue stanze ai ribaldi schernitori delle tue bellezze.

[Proemio a un

libro abbozzato Speranze d'Italia 1820].

L' Italia vuol fatti e

non

che forse di poco precedono

parole.
i

fatti,

Ma

in questi nostri giorni,

pu giovare

alla patria chi

ragiona delle sue condizioni e delle sue speranze senza alcun


rispetto, salvo che della religione e della giustizia. Io

un

letterato; sono

solo conosce

un soldato che, a niuna

non sono

setta appartenendo,

suoi altari la sua patria e la sua spada.

banditore delle popolari verit

Ardito

alzer

il

grido

della

nostra guerra d'indipendenza, e pi fortemente

il

grido

della

concordia, che fa

guerre giuste tremende

le

Mal supporrebbe

italiane

chi

felici.

mi credesse un soldato

di ventura, che

ardenza militare incita ad ambiziose e temerarie imprese.


moglie
stano
tabili,

figli e

camp.

ci contrista

Il

pensiero dei pericoli

duramente; ma, quando

pericoli sono inevi-

onore e prudenza di cittadino vogliono che

con franchezza

di cuore,

onde non

si

Ho

che loro sopra-

si

incontrino

incontrino inutilmente.

Io non so se un italiano possa desiderare la pace con infamia:

ben so (e chi pu non saperlo,


i

presenti uomini

nemici non

le

d' Italia e

se

guarda attorno a se?) che

la superbia e la malignit dei suoi

consentono nessuna sosta di pace.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

393

II) Nella rToluzone.

Ordine del giorno

all'

esercito piemontese,

Carlo Alberto di Savoia,

da

principe

M. Vittorio Emmanuele

S,

min con suo decreto

Carignano, rivestito

di

reggente, mi no-

dell' autorit di

mese

del 21 di questo

marzo a reg-

di

gente del ministero della guerra e marina.


10 sono un' autorit legittimamente costituita,
terribili circostanze della patria

compagni d'armi

un

la voce di

deggio far

io

un suddito

queste

in

ai

miei

re

e di

sentii'e

aflfezionato

al

leale piemontese.

principe reggente,

11

abbandon

rente,

nazionale n

nella

la capitale,

il

cui liberale

animo

uomini disertori della patria


le

le

intenzioni

la cui divozione

furono sino ad ora la speranza

con

la

Giunta

suoi ministri.

Nessun piemontese dee incolpare


cipe,

marzo cor-

del 21 al 22

notte

senza informarne

di tutti

dell'

ligi

di

un prin-

alla causa italiana

buoni. Alcuni

pochi

Austria ingannarono

calunnie e con ogni maniera di frodi un giovane

prin-

mancava l'esperienza dei tempi procellosi.


Si veduta in Piemonte una dichiarazione sottoscritta dal
re nostro Carlo Felice: ma un re piemontese in mezzo agli
austriaci, nostri necessari nemici, un re prigioniero
tutto
quanto egli dice non si pu non si dee tenere come suo. Parli

cipe, cui

in terra libera, e noi gli proveremo d' essere

suoi

figli.

Soldati piemontesi, Guardie nazionali, volete la guerra civile? volete l'invasione dei forestieri,
le

vostri

campi devastati,

vostre citt, le vostre ville arse e saccheggiate? volete per-

dere la vostra fama, contaminare

le

vostre insegne? Proseguite:

sorgano armi piemontesi contro armi piemontesi


telli

Comandanti
non

petti

fra-

di

incontrino petti di fratelli!

v'

scampo

dei corpi, ufBziali, sott' uffiziali


se

non questo

solo.

Annodatevi

soldati
tutti

alle vostre insegne, afferratele, correte a piantarle sulle

qui

intorno

sponde

394

LETTURE DEL KISORGIMENTO.

del Ticino e del

Po:

terra

la

lombarda che divorer

lombarda

aspetta,

vi

terra

la

suoi nemici allo apparire della nostra

vanguardia. Guai a colui che una diversa opinione sulle cose


interne dello stato allontanasse da questa necessaria delibera-

Egli non meriterebbe

zione!

di portarne

1'

n di guidar soldati

piemontesi

onorato nome.

Compagni d'armi! Questa

un'epoca europea. Noi non

siamo abbandonati. La Francia anch' essa solleva

suo capo

il

umiliato abbastanza dal gabinetto austriaco, e sta per porgerci

possente aiuto.
Soldati

Guardie nazionali,

vogliono risoluzioni

La

prometter tutta la patria, tutto


vostro dovere.

La Giunta

circostanze

le

straordinarie.

nazionale,

com-

fanno

ministri

Fate

Pensateci.

onore.

l'

straordinarie

vostra esitazione

il

il

loro.

Carlo Alberto sar rinfrancato dalla vostra animosa concordia,


e

un giorno

re Carlo Felice vi ringrazer

il

servato

Dato

il

di

avergli con-

trono.

in

Torino

il

ventitr

marzo,

di

anno del Signoro

1"

milleottocento ventuno.

Santorre

conte

11

di

Santa Rosa

reggente del ministero di gueri-a e marina.

Chiamata

dei continoenti.

Soldati dei contingenti delle brigate, la patria contenta di voi.

Ai primi suoi

al

pericoli,

primo cenno del

governo, voi

adunati

nei depositi.

avete lasciato le vostre case,

e vi

difficolt

lo

avete

fatto

quando

avrebbe forse permesso


tori alla partenza, e

al

la

siete

delle

congiunture

governo di costringere

quando

v'

era

chi,

g'

non

indugia-

mosso dalla paui'a o

disleale verso la patria, vi consigliava di ristarvi.

Giovani militari,

io

veracemente vi chiamo

la

parte

della nazione. Essa vi dee tutto; la coscienza della


le

eletta

sua forza,

sue speranze di difesa e di salute.

Le

insegne, intorno alle quali

voi

vi

raccogliete

sarete

ordinati in battaglioni per marciare prestamente alle frontiere,

non sono insegne

di ribelli,

ribelli

sarebbero

dove

si

pre-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


parasse ai forestieri

sono

stre insegne

I'

entrata nel territorio piemontese.

Le no-

ne andiamo

altieri,

Esse portano,

reali.

r aquila generosa

395

di Savoia.

Nel secolo decimoquarto

quell' aquila si

mostr in Lombardia

per salvarla da una masnada di avventurieri, terrore


settentrionale. Ora,

raccomandata

al vostro

dell' Italia

valore,

comiia-

vi

rir per liberare popoli fratelli, e per far risorgere la

gloria e

la virt degl' italiani.

Le

nostre insegne sono quelle del re: e se

ha voluto mettere ad estrema prova


fliggerci della
al

doppia sventura

suo popolo,

e dell'

tanta nostra speranza


costretto a parlare

dell'

assenza del

ed

ora

si

provvidenza

la

nostro coraggio coli' af-

il

abdicazione di un

suo successore,
trova

un linguaggio

clie

noscere dal suo cuore; noi sempre

ci

fra

re caro

quale era

il

nemici

nostri

non potremo mai rico-

rammenteremo,

e in ogni

fortuna, che la nostra fedelt ai principi di Savoia dee agguagliare

il

nostro affetto alla costituzione,

dalla quale le

nostre

famiglie aspettano la loro sicurezza e la loro felicit.

Giovani soldati, prendete con

letizia

con

armi consegnatevi dalla patria. Neppur uno

fiducia

quelle

mancher

di voi

nel giorno degli onorati pericoli. Avrete prodi ufiziali e sottoufiziali


litari

ad ammaestrarvi;

secondo

loro

daranno esempio
nelle prime

file

vedrete progredire negli onori mi-

li

non secondo

meriti

il

fermezza.

di disciplina e di

nel di della battaglia.

favore.

Essi

Voi

mirerete

Questo giorno

Soldati piemontesi, voi sorridete a quel pensiero!

riconoscere

figli

li

dei difensori di Cosseria, la cui

suoi passi nella conquista


austriaci per alleati.

Genova

scritto sulla

se noi

d' Italia,

genovesi? Nel

voi,

vicino.
vi

ferocia

maraviglia in Napoleone Buonaparte, e forse fermava

vi

farete

dest

primi

non avevamo allora


vedere

bandiera della vostra legione,

il
i

nome

di

nostri ne-

mici diranno atterriti: ecco gli uomini del 1746.

Dato

in Torino,

il

27

di

marzo,

1'

anno del Signore mille

ottocento ventuno.
Il

conte

Santorre

di

Santa

Rosa.

reggente del ministero di guerra e marina.

LETTURE DEL KISORGIMENTO.

09G

De

Conchiusione:

Questa rivoluzione la prima, da


senza aiuto o intromesse

tomessa.

ma

all'

gli

erano

popoli qualunque benefizio

non hanno

infortunii

di

del

da poi

impegnate
politiche

ma

le

corti

di

negare ai loro

di

istituzioni.

ultimi

fatto che pi semplice la condizione nostra,

sappiamole portare queste catene-,

discretamente,

1820?

luglio

che

pi diretta la servit, pi scoperte le nostre


liani!

di tutta

conquistata, non sot-

che era ella prima

si

Italia

capo della

altro

all'

assoggettamento

l'Italia

imperatore austriaco,

Torino

badisi,

1'

in

prima che ha mostrato

uno

dall'

ne fu

eflPetto

d'altronde,

Gi schiava
Napoli

1'

fatta

secoli,

di stranieri-, la

due popoli italiani rispondentisi


penisola. So bene che
Italia all'Austria:

revolution pimontaise.

la

catene.

non

le

Oh

Ita-

scuotiamo in-

ci resti libero il cuore.

Giovani del mio sventurato paese, in voi esso ripone

1'

ul-

tima sua speranza. Voi, uscendo del collegio o della casa paterna, pieni di

ardore

di

vita,

non

vi vedete

attorno

che

non avete innanzi che un avvegloria: non beni di fortuna il cui godimento

stranieri che vi umiliano-, voi

nire senza onore e


vi sia sicuro,

non piaceri che non possano esservi avvelenati

dall'insulto e dal disprezzo de' vostri padroni o dei loro satelliti

pi odiosi ancora. Ti disprezzano, giovent italiana! e sperano

che una vita molle e poltrona snervi

facolt, e credono

tue

le

che tu non avrai energia e coraggio altro che di parole. Cosi


dicono

nostri tiranni e sorridono fissando

disdegnoso.

Ne

dubiti? passa

vada, che pensino di

da

diritto di aspettare

La

La

liberazione

spinta

gi

disegni

grazia di

lei

nemici

te gli

della

amici di

libert,

dovunque tu
che abbiano

lei.

sar un avvenimento del secolo xix.

Si

possono

Austria,

stendere
italiani

giacch

che per diritto

lascia fare, e si appresta

su te uno sguardo

Alpi, e intenderai,

docili principi

dell'

anzi

d' Italia

data.

zione a piacere, e

gara

te

le

di proscri-

vogliono

regnare

per

leggi.

L' Austria

gli

frutto

del loro acce-

delle

a raccogliere

liste

possono servire

il

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

ma

camento:

s'ingannano,

tutti

la

397
degl'Italiani

passione

per r indipendenza nazionale cresce a misura de' sacrifici che

La potenza austriaca non pu che ritardare il momento dello scoppio, che sar per ci pi terribile. Grandi
ella costa.

esempi

ci

diedero

nostri antichi, e

prima guerra europea, quando


i

loro figli e

il

danaro per

loro

non saranno

in vano: alla

Austria domander

1'

suoi

agi' Italiani
g' Italiani

interessi,

sapranno adoperarli meglio. Nella grave questione che agita


r Europa, complicata pi che mai dai ciechi ostinati partigiani
del

potere assoluto,

l'

Italia

vendo ella conquistarsi


interna. Si tratta per

entra pi che altro popolo, do-

e'

la nazionale esistenza e

Italiani di vivere o sotto

g'

la libert

aristocrazia

1'

de' capoi'ali austriaci e delle spie o sotto la protezione di leggi

di tornare a dietro

inviolabili;

o di avanzare a

miserabilmente

'17

della

felicit

pareva disposto

tutto

governi

rappresentativi

era di prosperit

del loro genio.

a qual punto pochi

Triste a pensare sino


beff'ati

nella civilt vergognosamente

un grado degno

in

divenisse l'uomo del secolo; poich

il

dei

nome suo

napoleonico ed ora

pareva

grandi beneficii politici

imprimon^jne' cuori umani^ ben pi profondamente che

vittorie pi strepitose.

di

siano

questa

di

pubblica libert,

al ristabilimento e al progresso della

s'

capo

Alessandro, congiunto

sociale,

gi alla caduta dello splendido dispotismo

si

Nel 1816

instaurazione

paesi.

uomini

Europa.

pacifica

alla
tutti

dell'

Per qual

fatalit tutto

Spagna cred bene esperimentare ancora

luta, e

pareva procedere

d'

un passo sicuro

puniva cosi crudelmente

polo eh' egli

d'

mutato?

sbito; ma, intanto che dur, ispir


i

la

monarchia asso-

mezzo a un po-

avergli

restituito

altri

perversi

disegni.

suo sangue, deludevano

una

desiderii

indi ira ed esaltamento in que' giovani, e gli errori

che seguono sempre


errori quelli

a ritardare

il

il

cessar

ministri del re di Prussia, scordandosi a qual patto

eroica giovent avea versato


de' popoli

ad

le

re

in

trono. Questo scandalo nella storia delle nazioni dovea

Difatti

Il

l'

esaltamente in societ mal ferme: dai quali

che ne erano causa prendevano occasione e pretesto

1'

adempimento

de' loro

obblighi.

Il

gabinetto au-

LETtURt: DEL RISORGIMENTO.

398

striaco fu sollecito a cogliere

ranze della Germania, e


sociale disegn fermare

1'

occasione

il

cammino

dello

rebbe forse ingiusto chi accusasse tutti

l'

d'

spirito

sua bocca:
narie
i

mondo

Il

Ma un

ha detto

ricordano

parole che tutti

ma

ministri prevaricatori,

civili

ma

quello che certo,

ma

miglioramento

potevano uscire solo dalla

che

delira,

domanda

costituzioni imagi-

le

imposte e giudichi

tribunali indipendenti nell' esercizio

la propriet

sicuro dai rescritti

al

vogliasi, invenzioni

se

umano. Sa-

ungheresi in quelle

ai deputati

parlamento che stabilisca

delle loro funzioni,

spe-

inimicizia personale, sistematica, dell' im-

peratore alle istituzioni politiche da cui questo


deriva. Egli stesso lo

le

ogni progresso

ministri austriaci di

opporsi ad ogni miglioramento sociale:

disgraziatamente,

ingannare

d'

nemico per natura

inviolabile,

del

arbitrarli

perniciose

alla

ma

felicit

affari

gli

saranno,

principe,

uomini,

degli

iraaginarie no, mi pare.

Questa

dunque

la teoria politica

Sua Maest

di

l'

impe-

ratore d'Austria, e quindi l'origine dell'avversione sua agl'Italiani,

da poi che

si

fu accorto che

non poteva

far

gustare

a Milano n a Verona n a Venezia la beata stupidit della


Carinzia e della Stiria.

Per devoto

o inclinato eh' altri possa

essere

all'

impei-atore

Francesco, non potr negare che Alessandro gli sia superiore.

Com' dunque che

il

primo riuscito a

dietro

trarsi

l'altro?

Gli hanno mostrato la potenza delle societ segrete, gliele han


fatte vedere pronte a condurre

Ah!

se coloro che

ad

effetto

un rivolgimento

sociale.

primi levarono questo grido di paura esami-

nassero la societ per ricercarvi quello che v' non quello che vogliono trovarvi,

deriva forza e

persuaderebbero sbito che alle societjegrete

potenza d^ una sola causa,

dliatituzioni

politiche:

illuminati vi

si

rivolge

si

e
,

si

affezionano e

a questioni

serie,

perturbatori non hanno

mette in

mano

la

dalla

dove queste sono,

poich
le

le

pi

difendono,
fantasie

leva

1'

mancanza
uomini

gli

attenzione di tutti

esaltate

possibile:

si

calmano

le leve

gliele

monarchia assoluta. Promulgata che avrete

la vostra carta, eretta che avrete

una tribuna, quando nessuno

LETTURE DEL RISORGIMENTO,


non pi

nello stato sar sopra la legge;

non pi

segreti pericoli: e

tranquillo e solenne.

lunque tranquillit

Ma

governati

apparente, e

sopratutto

riprender

societ

la

ne' paesi

399

pericoli,

il

dalla

cammino

forza

~qlta--

fuoco sotterraneo nutrito

il

dalle passioni degli uomini ardenti; passioni che in

'

una societ
j

da

governata

fanno

ferro

di

scettri

produrrebbero

leggi
o

di

piombo

s'

ottimi

frutti,

inaspriscono,

ma

Forse ancor tempo di riparare;

illusi dai facili trionfi

Napoli

di

dono gi aver veduta a fronte


No, non r hanno veduta,
ragioni

le

sotto

gli

guastano,

si

si

terribili.

dovea

dirle

biano mai a pensare che


strino r

impotenza

di

questo

perch
gli

Italia

l'

ne

io

compatrioti

avvenimenti del 1820 e

una rivoluzione

uo-

Piemonte, e cre-

di

libro

miei

gli

gi vittoria piena.

schiacciata

in

temo che

io

mini, invaghiti del potere assoluto, sperino

Sono

tutta.

ho detto

non ab"21

dimo-

italiana.

Ili) Nell'esilio.

Da Memorie

Lettere.
luglio [1821].

Infelice
scritta
il

patria!

Questa parola mi

ad ogni momento.

E come non

viene
lo

mio pensiero, che appena interrompe

Anzi

miei sogni mi rinnovano

la

quasi r onore. Forestieri la ingombrano

non

fine, e il

ardiste contrastare al

la

notte

libert,
;

tributi

la
la

disprezzo d'Europa.

nemico

mi viene

se questo

sonno?

il

sentimento doloroso.

il

patria pi infelice? Ella ha perduto

scono; villanie senza

detta,

sarebbe,

le

qual

speranza e

impoverivoi che

aspre gole di Antrodoco,

sapevate che la vostra fuga inabisserebbe la vostra patria?


27 settembre [1821].

Voglio scrivere un ricordo


fu bellissima; e

il

di

Barberina della Cisterna. Questa

dolore delle sventure fraterne pi che

sare della fresca giovinezza

scem

la leggiadria

il

pas-

del suo viso.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

400

Ieri ella partiva per ritornare

nore; ed

fortuna, clie dividi

come

giunti,

vero suo

la

ma

suo

di ricalcare

quel po-

Fiore

dolore?

dove

la terra

il

servi del tiranno fanno legge ogni lor volere, dove

calunnia ha

campo

il

buoni fuggono, che

aperto, dove

il

vero fugge; terra che

ingombrano; terra che punisce

forestieri

lagrime! Ivi gli scherni, la infinta compassione, l'in-

differenza

mal simulata,

giorni

appena osa proferire

cuore di buona sorella!

timidezza che dimentica

la

pareti domestiche! tu sei

/dei campi;
\

il

le pietose

O
'

paventi

tu

cuori sono con-

Ella non piangeva;

Chi potrebbe pensare

dolcissimo d' Italia,

andare in Francia.

persone qnando

le

sei tu crudele!

cuore!

tiranno e

Piemonte colla sorella mi-

in

fratello partiva per

il

forma.

-"crdoti

li

Ma

nome vuoto

dono, ci sar

ranno

la

non

osava predicare

tempo; pianga,

tiranno.

come

la bellis-

de' suoi vivi colori e

della sua

non

tiranni

lo

vestono

rispetto che alla

non portano

atterra, o all' altare che

hanno venduto

d sorella,

passati

dal

tuo stelo dolcemente mosso dal vento d'estate,

il

\sima rosa che s'alza superba


spada che

esecrati

amore santissimo cresciuto tra le


come il giglio che sorge sul ciglione

e le spine bramose di sangue

^leggiadra

nomi

li

protegge quando

la verit ai potenti

sa-

mondo. Amore

del

di senso ai loro orecchi; e, se lo inten-

sventura del proscritto: Viva solo

di-

sia chi lo consoli nella terra dell' esigilo. Egli


la libert e la patria,
erri,

ma

superbo e stolto ad un

solo; e n pure sappia se l'amata so-

rella ancora vive .

va a Parigi, dove scrive T ultimo giorno

[Scacciato dalla Svizzera

deir anno

Ecco

].

finito

r anno 1821.

Lo incominciai

coli'

pieno dei pensieri di cospirare per la patria:

animo

lo

r animo dimesso e sconsolato, proscritto, obbligato


il

nome per

tamente

ma

avei'e

1'

asilo,

fortemente

col-

a mentire

nulla sperando dell' avvenire, e

disposto

mu-

ad intraprendere qualunque

pi ardimentosa cosa per la libert italiana.


figli?

agitato,

finisco

la

moglie e

Vivere con loro sarebbe mio maggior bene; rendere felice

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


colei che tutto

pospone

ardente desiderio

amore pel marito,

suo

al

Ma

mio cuore.

del

r avvenire. Addio, anno 1821, anno


di rovina!

Oh perch almeno non


mi pare un

di

anno

dolore e

di

seno a quella

finito in

a Parigi altro che per com-

dovere

saci'o

mi pu esser cagione

dulit

lio

un vivo

nuvoli ricoprono

densi

infelice,

ti

beata Svizzera? Dio sa se venni


piere ci che

401

Ma

la

mia onesta cre-

molto affanno.

[Scacciato dalla Francia nel '22,

va

Londra, di dove scrive al

Provana addi 14 giugno 1824].

Di

tutto ci che

mi

fa

provare che ancora

di pi vivo e di pi forte che


e

il

esisto, nulla vi

mio desiderio della

patria-,

ne nasce una indifferenza nel vedere cose e uomini nuovi,

nuoce pur molto

la quale

all' utilit

che

potrei ritrarre

mie involontarie pellegrinazioni. Credo tuttavia

dalle

conoscere

di

abbastanza la costituzione della societ inglese per poterti dire


senza taccia
e

pamento
L'

temerit ehe essa ha una saldezza incredibile,

di

che assicura

all'

uomo una porzione

America inglese

superiore

alla

madre

ghilterra

e'

pi vita,

blaterare contro

1'

e'

pi nobilt d' animo.

alle leggi, e alla

di persone.

una nazione grande

vera non di

sive,

si

le

fa ricco,

un elemento neces-

n pu mai

propriet, sorgere

dirsi trista
le

case,

na-

come per incanto, tu benedii-esti l'incognita


prodigi. Ma non incognita. La ibert,

parole,

non iscambio

non un anelare verso

1'

si

di

aristocrazie

oppres-

uguaglianza perfetta che la na-/

tura delle cose respinge, non un

berta

sotto-

giardini, le vie

divinit autrice dei

ma

il

faccia da

si

Un' aristocrazia che

e ricchissima,

a ragione. Se tu vedessi crescere


scere

la

nell'In-

quale pu sorgere agevolmente chiunque

per r industria propria o dei suoi


sario in

ma

Stolta cosa

aristocrazia inglese, bench qui

uno sterminato numero

per

patria

maggiore uguaglianza introdotta nelle istituzioni;

messa

uno svilup-

di libert e

delle sue facolt maggiori che negli altri Stati d'Europa.

governo

che parlando

di It

fa arbitro delle vostre azioni tutte o indiscreto guidatori

della vostra foggia di vivere.


26

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

402

IV) Ritratto

e vita d S. Saiitarosa.

Dalla Lettera di V. CousiN al Principe della Cisterna.

La monarchia

piemontese, opera della politica e che pu so-

stenersi solo con la politica,

dalla rivoluzione del J821.

corona,

V erede

nobilt

fiore della

in

esilio,

Giflenga,

per sempre, voi stesso, mio caro


e sopra tutto

rappresentare con tanto utile

il

come

di

San Marzano,

nascita la for-

facevau degno di

Piemonte a Parigi

condannato a starvene inoperoso tutta

r ingegno superiore

cui

maturato

ori-ante per

suoi destini,

il

che

fu

insieme

rammenta a pena che

stato

un movimento

bello tra quel breve

liberale;

ministro

dato
pi

tali

sono

un com-

frutti d'

una

imprudente. L'Eu-

ed

1821

nel

ma

amari

gli

Piemonte

in

hauno

quelli che

ci

sia

l'istinto del

rumore distinsero alcune parole che rive-

lavano una grande anima.

momento;

il

sia

diretto

signor di Santa Rosa, proscritto,

nobilissima

ropa

spez-

mi

avrebbero

V Europa, che va a morire in Grecia, in

battimento poco degno di lui:

impresa

esperienza

casa di Savoia

alla patria piemontese e alla


atto a reggere

tutti,

animo eroico meglio


dall'

ufficiali

ridotti a

zare le loro spade; in fine quegli che vi superava


il

Londra,

o a

forse;

la vita,

di Lisio e di Colleguo,

permesso dirvelo, quegli

il

or-

d' Italia,

caduto in disgrazia

amico, cui la

carattere e la dottrina

il

alla

quasi prigione,

primo generale

il

goglio e speranza dell' esercito,

tuna

rinunzia

re rispettato che

compromesso

trono

del

poco manc, non fosse distrutta

Un

Il

nome

di

Santa Rosa rison un

fu risentito pi tardi negli avvenimenti delia Grecia,

e si seppe che l'uomo,

il

quale nella sua breve dittatura del 1821

era apparso con un' ombra di

da valoroso nel

1825

grandezza,

difendendo

l'

isola

s'

era fatto

di

uccidere

Sfactera

contro

Tarmata egiziana; poi il silenzio torn profondo, eterno; e la


ricordanza di Santa Rosa non vive pi che in poche anime
disperse fra Torino Parigi Londra.

LETTURE DEL PvlSORGlMEKTO.


Leggendo un

Sta

la

forza per

lui,

nel conte di Santa Rosa, capo

mi parve

zione,

domina
mi

De

fascicolo intitolato

me

dell' Alfieri,

sta il vero,

riconosciuto

quella

di

rivolu-

un eroe da romanzo. La sua

di trovare

figura

modo gli avvenimenti di que' trenta giorni, che sola


Lo vedevo da prima fautore del sistema parlamentare

in

colpi.

inglese

per

Revolution pimon-

la

che portava per epigrafe un verso

taise^

403

non domandare per

stituzionale,

il

suo

un governo co-

che

paese

con due camere, una ereditaria. Poi, quando

tale esempio de' Napoletani e

spagnola ebbero trascinato

1'

non

tutti gli spiriti,

il

fa-

costituzione

accettazione della

occup pi

s'

che della direzione militare; e portato dalle circostanze a una

vera dittatura, dimostr un' energia che


mirarono, senza scostarsi pure un

razione cosi raro in tempi rivoluzionarii


tutto era perduto,

stessi

gli

momento

nemici am-

dal senso di

Da

...

mode-

ultimo, quando

Santa Rosa tratt col conte di Mocenigo,

ministro di Russia alla corte di Torino, per ottenere una pacificazione generale

con un' amnistia e qualche

interno, offrendo d rinunziare


altri

capi

all'

miglioramento

amnistia per s

per gli

costituzionali e di esiliarsi volontariamente per

glio assicurare la pace e

il

me-

benessere della patria.

Rimasi fortemente colpito da questa nobile condotta, e per


gli amici: signori, in Torino

pi giorni andavo ripetendo a tutti


c'era un uomo!

La mia ammirazione raddoppi quando venni

a sapere che l'eroe di questo libro ne era anche l'autore; n potei


sottrarmi a un sentimento di rispetto conoscendo nel difensore di

una rivoluzione non fortunata


parte, e

menti

una magnanima

di tutti, e

tra

il

tant"

assenza

d'

ogni spirito d

lealt che rende giustzia agi' intendi-

dolore

pungentissimo

dell' esilio

non

lascia sfuggirsi n recriminazioni ingiuste n amari risentimenti.

La

passione per una nobile causa fino

nello stesso

del raro ingegno che


libro,

all'

tempo una moderazione piena

formano

a'

si

rivela in

tutte

ultimo

sacrificio, e

di dignit,
le

senza dire

pagine di

questo

miei occhi uno di que' be' caratteri cento volte

LETTURE DEL RTSOtlOIMENTO.

404

pi interessanti, per me, delle due

rivoluzioni

di

Napoli e

di

Piemonte.

Santa

quando

liosa,

conobbi, era sui quarant' anni; di

lo

io

statura mezzana; testa sviluppata; fronte calva; labbra e naso

un

po' grossi; e di solito portava

ma un

nelle suo maniere,

civilissime. Tutt' altro che

animava,

occhiali.

ma

bello,

suo

il

quando

volto,

animato era sempre, aveva non so che

Aveva una

passionato che ne diveniva attraente.


forza

Nessuna eleganza

tono maschio e virile sotto forme per

N grande n

fsica.

piccolo,

un

vigore e agilit era proprio

straordinaria

n magro, per

grasso

Poco che lasciasse

leone.

si

cosi

di

non camminava, balzava. Muscoli aveva d'


una mano che serrava come una morsa i pi robusti:
contenersi,

di

acciaio,
e l'ho

visto levar su, quasi senza sforzo, tavole pesantissime. Paziente

sembrava nato per

delle pi lunghe fatiche,

guerra.

Amava

con passione

de' granatieri, e
fisico e nel

ma

nessuno pi

morale

le

visto

avea sortito da natura

Animato

aspetto davano

d'

aria

uovimento per esercitare

le

membra

il

e nel

gesto

idea della forza.

l'

mai spettacolo pi commovente,


avea tanto bisogno

cosi forte, che


petto, di

di lui

1'

della

travagli

suo mestiere. Era stato capitano

qualit di vero soldato.

serio: tutta la persona e

Non ho

il

per

quest'

di

dilatare

uomo
suo

il

robuste e la in-

trasmutava in una vera suora

di

carit, ora taciturno, ora gaio, trattenendo le parole e quasi

il

stancabile attivit, quando

respiro per

La bont
pensare
forza

non disturbare

della debolezza

si

la fragile creatura

non

raj)isc.e,

forse ancora debolezza

ha un incanto quasi

di

ambizione era
il

e insolenza.

grado; non

si

essere amato:
sarii.

ma

un amore

In materia

di

mala

ci

vien fatto di

tenerezza, della

servile

n democratico,

Non avea ambizione n

di ricchezza

curava del benessere materiale; l'unica sua

la gloria.

culto del dovere,

perch

diviiio.

Egli era costituzionale da vero, n

senza invidia

che egli curava.

Amava

sinceramente la virt, ed avea

sentiva anche

il

bisogno di amare

o un'amicizia tenera

religione

era

gran piet; e realmente era pieno

gli

e di

eran neces-

tenuto in

Italia

di riverenza

per

uomo
il

di

cristia-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

teologi

studiato

mi narrava

po' teologo:

contro

avea

che

nesiino,

protestanti

sua fede non era


cuore

non

io

Cupido

quella

ho

difesa

che

visto

apprendere

di

d'

che

attenesse alla morale ed alla

si

clamazioni pretese

meno

vedendo

liberali-, e

l'

morale, nobile, alta..

ma

letterato e di filosofo,
ritto di

mente come

gravi

opinioni

le

religiosa venir

bisogno

il

di guerriero e politico

abborriva

arrischiate,

ispiravano una profonda

libe-

di

una

Certamente non aveva animo di

..

cuore,

di

tutto ci

Per quanto

fede

la

su-

tutto

libi'i

influenza delle de-

nella societ europea, tanto pi sentiva

filosofia

cose

pratica.

pi tosto perch tale, egli temeva

rale,

parte

miei

la

suo

al

savoiardo.

vicario

altra

bordinando alla politica, egli divorava tra

fondo

in

fede del

la

sapere,

e di

Ma

cattolicismo.

del

Manzoni,

un

esseve

argomentare

soleva

Isvizzera

del

fino

atteiitainente,
in

clie

405

Spesso

nelle

personali,

arbitrarie,

ripugnanza.

giusto e di-

paradossi

gli

trovava a ridire

su molte delle mie opinioni, e dagli stretti sentieri e pericolosi


delle teorie personali

senso

comune

mi riconduceva su

n originalit di pensiero,

ma

con gravit e passione. La

ha pagine veramente

sua opera su la rivoluzione piemontese

Nato

il

il

suo primo saggio: vivendo, che sarebbe divenuto?

18 novembre 1783 a Savigliano, citt

meridionale, di buona famiglia


il

ma

nobile

conte di Santa Rosa, che combatt

monte contro

la rivoluzione

dieci anni fu condotto al


di

Mondovi

lonnello;

e,

Senza n larghezza

sentimenti profondi e vigorosi,

di

egli si esprimeva, parlava, scriveva

belle; ed era

maestra del

la strada

e della coscienza universale.

francese,

campo.

Il

le

Piemonte

del

da poco,

dal padre,

prime guerre del Pie-

Santorre

tra

nove e

conte fu ucciso nella battaglia

alla testa del reggimento di Sardegna, di cui era co-

poco dopo,

le

vittorie di

mento del Piemonte troncarono

Napoleone

e l'assoggetta-

la carriera militare del

Santorre. Ritiratosi in famiglia a Savigliano, parte

giovane

ivi,

parte a

Torino, egli fece ottimi studi classici con parecchi compagni, assai
conosciuti di poi nella letteratura, sotto
di Caluso. Il

nome

provincia ed

egli

della

il

celebre abate Valperga

sua famiglia era cosi rispettato nella

stesso lo

portava

cosi

bene,

che

venti-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

406

quattro anni fu dai cittadini eletto

quale

sindaco di Savigliano; nel

pass parecchi anni della sua

ufficio

Ma non

quist la pratica de' negozi civili.

giovinezza ed
era officio per

ac-

uomo

non dovizioso: persuaso, quantunque repugnante, ad entrare nelr amministrazione francese che governava allora il Piemonte,
fu

mandato

lut

sottoprefetto alla Spezia, in

provincia di Genova,

tenne dal 1812 sino alla ristaurazione. Santa Rosa sa-

e vi si

con passione

credendo che
susciterebbe

1'

il

ritorno della casa di

Savoia; e nel 1815,

arrivo di Napoleone a Parigi

una lunga guerra,

lasci

ne' cento

servizio

il

giorni

per

civile

campagna del 1815 come


guardia reale. Dopo la caduta di

quello militare e combatt la breve

capitano dei granatieri della

Napoleone lasci ancora, quiete

le cose,

armi per darsi a

le

funzione dove combinassero a servirgli bene


civili e militari:
alti uffici.

ricca, e

Allora, credo,

ne ebbe parecchi

alla corte, pi

ammogli con donna pi nobile che


Con buona riputazione, in favore

si

figli.

ancora poteva aspettarsi, quando

rivoluzione napoletana
d'Italia. Io

sue cognizioni

le

entr nel ministero della guerra, e giunse ad

debbo

1'

serbai-e

l'amicizia di Santa

al

Austria affett apertamente

un

tempo della
dominio

il

religioso silenzio su tutto quello che

Rosa mi confid; ma

devo dire

io posso, io

che, nella profonda solitudine in che vivevamo, parlando a

amico

le cui

quanto
egli

opinioni

le sue,

per

manifesto non
stere

da solo

senza
fare a

1'

Santa Rosa ben venti volte mi assicur che n

essere

di

la loro patria e s

a ricorrere a

il

mene

per

il

quale

non

potea

si

Lamentava

possidenti piemontesi

medesimi non facendo

occulte.

me

lo

in lui, nel suo sentimento

resi-

di

il

d'

Alla sua
dicesse,

lealt

io

cavalleresco,

tale

aver

dover loro

re del pericolo, e sforzando cosi

ogni mistero; e senza che

mente

civile,

nobili e

fu loro

un moto militare impotente

essere

un moto

avvertire altamente

trioti

governo piemontese capace

il

societ

le

quando

ultimo, proprio

del concorso delle societ segrete.

necessit ed incolpava

perduto

all'

air Austria,

appoggio

meno

un

meno avanzate

lo

n gli amici suoi avevano avuto rapporti con

segrete se non assai tardi,

d'

erano

politiche

pa-

repugnava

scorgevo chiara-

una certa ver-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


gogna interna d'essere
Spesso mi ripeteva:

ma come

stato a poco a

non

impunemente

legale d'esprimere

poco spinto a tale estremo.

Le societ segrete

farne senza, quando

narrava che da lungo

sono

la pste d'Italia-,

alcun modo

v'

pubblico e

proprie opinioni?

le

era fermato

s'

407

nel pensiero

mi

non par-

di

da ogni

azione e con-

tentarsi a pubblicazioni politiche e morali, die

potessero ope-

tecipare ad alcuna societ, d'astenersi

per

rare sull'opinione

mava una

Da

rigenerazione d'Italia:

la

che chia-

il

cospirazione letteraria.

lettere

a V. Cousin.

[Londra 30 settempre 1823].

Riandando

le vite

panella e di alcuni
te.

Oh

avventurose

altri di

Giordano Bruno, del Cam-

di

pensato

quel tempo, ho

sovente a

quel platonismo fiorentino, dal quale usci una valorosa

generosa gioventii, che avrebbe salvata la patria, se era pos-

sibile, e

ne salv almeno l'onore! Noi italiani del secolo

non abbiamo n pure questa

triste superiorit.

amico mio, che inseguono un uomo tutta

xix

Vi sono pensieri,

mi com-

la vita, e tu

prendi e mi compiangi. Quanti rimproveri rivolgo a

me

stesso,

po-

e a che prezzo vorrei riscattare quei trenta giorni di vita

molto desiderato
M'

tirla.

felice

pavento

la felicit, e

venuto a traverso

avvenire; ho

figli,

infelice.
il

la cui

Del

coscienza ne' miei

io

se

io

destino.

amo

Ed ho

un

tuttavia

e stimo, che mi faranno

soccombo

a'

miei mali, non

n voglio n posso cre-

sempre per volont, per

manca. Scrivendo,

libri,

io

istinto, se

metter

una

la

mia

ed avr sempre dinanzi agli occhi la

questo uno dei moventi della mia vita interna.

Bene o male, cosi


non posso appartenere
nuova.

amaro

vuoto, l'orribile nulla a cui

dimostrazione positiva

patria.

l'

avevo una gran facolt di sen-

madre

resto,

dere, che respingo ora e

mia

Ho

segnata di tanti errori! Sto per compiere 40 anni.

litica,

del

per questa onnipotente ragione


tutto

ai

nuovi costumi

io

all' et,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

408

[Nottingham, 26 agosto 1824].

Che avrai

tu pensato sapendo che io ero divenuto

maestro

lingua a Nottingham? Che vuoi? a corto di denari, cono-

di

scendo che la spesa


di

fici

d'

una settimana

Londra portava

sacri-

avendo una ripugnanza insuperabile a scrivere per

dell' altro,

giornali, ho creduto

mio dovere procurarmi un pane senza n

vergogna n lavoro antipatico. Che


ticoli di giornali

ben

in

mesi interi alla mia famiglia, vergognandomi a chiedere

Non

pi articoli

mestiere scrivere ar-

triste

mi sento

forza di fare

la

altro che articoli.

[Londra, 31 ottobre 1824].

Domani, amico mio, parto per


Collegno. Mi bisognava

modo
ci,

straordinario:

la

uscire

Grecia in compagnia di

la

mio torpore per qualche

dal

mia inettitudine a lavorare veniva da

che r anima mia sentiva di aver da adempiere

dovere nella vita attiva. Io non so se potr riuscire


quindi pronto
spiacere

che

chiaro

ogni

rassegnato

difficolt,

ancora un
utile, e

sono

qualunque di-

mi bisogna bene: sappi che Bowering mi ha detto


comitato

il

inglese, o

almeno molti suoi membri,

disapprova la mia andata. Voglio credere che ne abbiano giusti


molivi, con qual fondamento
io,

dovevo

avevo

offerto

di ritenermi.

Amico
e

non

ma

non so

-,

e in tutti

mia parola? Solo

ritirare la

casi

potevo

deputati greci, ai quali

miei servigi senza patto alcuno, avevano diritto

Non

V hanno fatto, ed io parto.

mio, non mi sentivo nessuna simpatia per la Spagna,

sono andato perch non vi sarei stato buono a nulla:

vi

per la Grecia sento un affetto che ha un non so che di so-

lenne.

La

patria di Socrate, intendi?

e valoroso, e

non

si

rattere da dieci lunghi

loro destini: or

tria mia, stimo quasi

popolo greco buono

secoli di schiavit

dero un popolo fratello. In tutte

confuso

Il

lasciato distruggere del tutto

le

bel

il

et Italia e Grecia

non potendo

io far nulla

un dovere consacrare

ca-

e poi, io lo consi-

hanno

per la pa-

alla Grecia

qualche

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

409

anni di vigore che ancora mi restano. Torno a dirtelo

assai

probabile che la mia speranza di far qualcosa di buono non


effettui

me? La coscienza d'aver

della Grecia e lavorare per

della divinit, mi avr restituita quella energia

non

me

Porto con
i

fatto

un culto che solo

altro sacrificio a ci che io adoro, con

cui la vita

si

non potrei vivere in un cantuccio

allora perch

un

degno

morale senza

che un sogno insipido.


tuo Platone. Ti scriver da Atene.

il

Dammi

tuoi ordini per la patria de' tuoi maestri e de' miei.

V) In Grecia.
Dal Diario di G. Collegno.

Santa Rosa ed

Il

del 1824 e

l'

il

lasciammo Londra
il

vedeva

si

a quanto

fu,

ridotto.

Fare

1"

il

novembre

di

5.

motivo principale, che indusse

Il

da Notthingham,
cui

io

Inghilterra

il

Santa Rosa a partire

il

quella

pare,

maestro

forzata nullit a

quando

lingua,

di

si

ha

pensiero e la capacit di grandi cose, un martirio da non

comprendere

sapersi

se

non da

chi

ha provato. Intorno a

1'

questo tempo egli scriveva ad uno dei suoi amici

ha un' anima^

forte,

Londra aveva

litare in

offerto ai deputati greci di

Grecia e domandato

gli fu risposto,

che

Quando

il

il

comando

governo greco

di

condursi a miun battaglione


:

sarebbe ascritto a ven-

si

tura di commettergli incarichi ben pi importanti, e gli


dell'

amministrazione della guerra,

nanze

ecc.

liano e

Il

Londra, due
il

soli si

terzo,

le

piti

fi-

in ita-

lusinghevoli, e

mostravano favorevoli noi

di ci fosse,

sbarco a Napoli di Romania, che fu

corpo

tocc

De' tre deputati greci, eh' erano

cognato del Conduriotti,

sempre contrario. Che che


dal

aperte

di lettere

in francese, piene d' espressioni

nostro viaggio:

si

riordinamento delle

del

Santa Rosa parti lator

di lettere in greco suggellate.

allora a

si

conviene operare, scrivere o morire.

ai

il

In

e al

era paruto

Santa Rosa,

10 di

esecutivo accolto freddamente.

ci

al nostro

dicembre, venne

capo a quindici

IjEeture del uisougimento.

410
egli

giorni

present

si

nuovo

bel

di

Rliodios per sentire se volevasi,


putati di Londra,

Ai 2

gennaio

di

avrebbe

aspettati gli

Egina

Atene

tempio

il

il 6.

1825

del

il

ebbe in

u'

Santa Rosa se ne and da

nome

il

governo, che ne

il

Epidauro,

ordini in Atene. Visit

Giove

di

amico Vidua,

alcuni anni prima, vi scrisse accanto

eh' era

il

stato

Teseo

di

Atene

in

Ai 14

proprio.

giunse

monumenti

avendo su una colonna del tempio

del suo

isola

l'

e sbarcato la sera del 4,

Spese qualche giorno a contemplare

di codesta citt, e

trovato

impiegarlo,

Romania, dopo aver avvertito

Napoli di

d'

generale

segretario

un vedremo.

risposta

in

modo

qualche

in

al

commendatizie dei de-

sulle

gen-

di

naio imprese un pellegrinaggio nell' Attica per visitare Mara-

tona e

capo Sunio,

il

Minerva Sunniade

sopra una

scrisse

amici Provana ed Ornato, a


cizia. Ritornato,

quello
della

ebbe degli accessi di terzana che

confermarono nelT idea

assai, e lo

colonna del tempio di

nome e
monumento

suo

il

ami-

l'

infiacchirono

dimora in Atene

di porsi a

Romania, dove

piuttosto che a Napoli di

due

de' suoi

lor trina

avrebbe

la mal' aria

potuto prolungargli V indisposizione.

In questo
chi,

mezzo Odisseo, che pareva

d'

accordo coi Tur-

avendo minacciato d'impadronirai d'Atene,

contribu a procacciarne la

difesa.

acclamarono l'entusiasmo e
d'Odisseo,

si

cess del

1'

Le

Santa Rosa
d'

Atene ne

operosit; ma, cessate le minacele

d'averlo

pax-i

il

effemeridi

in conto

sicch egli

si

allontan da Atene, e sui primi di marzo trasse a raggiungere


gli

amici suoi a Napoli

Di que'
Patrasso,
vigio

giorni,

il

di

Romania.

facendosi

gli

apprestamenti

Santa Rosa, che delle sue

dell'assedio di

prime proferte

di risposta, insistette per aver parte a quell'impresa.

parole gettate: non

di ser-

non aveva avuto mai dal corpo esecutivo alcun cenno

civile, e

si

Ma

furon

trov per lui alcun impiego n militare

per giunta

egli dovette sentirsi

nome troppo conosciuto poteva

creare degli

dire,

che

il

suo

imbarazzi al go-

verno greco a petto della Santa Alleanza, e che, se voleva indugiarsi in Grecia, gli conveniva assumere altro nome. Alloa'a

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


gli

amici suoi

al di l, tutti

gli

411

rimostrarono che eransi da

gli obblighi

che poteva

adempiuti, e

lui

aver contratto

coi

de-

putati del governo greco a Londra, co' suoi conoscenti, con s

che

stesso, e

darno!

una nazione

non osava accettarne

quale

la

non doveva pi nulla. Tutto


Santa Rosa parti da Napoli con l'uniforme

palesemente
Il

servigi egli

r armi di semplice soldato greco e sotto

TripoHtza raggiunse

destinato
rino,

all' assedio di

seguit

Maurocordato

il

quartier generale,

Patrasso

presidente

il

si

Di col

Navarino; e

che aveva chiesto di accompagnarlo, prese


del 19 aprile contro lo truppe

gliuoli, e

magine

il

di

20, essendosi accorto

scrisse a

il

parte

Santa Rosa,
alla

Ibrahim-pasci,

ed

un augurio

sinistro,

un suo amico a Londra: Tu ne

La debolezza

del presidio di

pigliar l'offensiva, e perci

meditare, ad

L' ultime sue letture furono

il

in

de' suoi fi-

ritratti

fazione
entr

d'aver mezzo cancellata l'im-

sento ch'io non debbo pi rivedere

a leggere,

Nava-

principe

il

anzi mi confess che non poteva

-,

quest' accidente

in

l'esercito
d

Teodoro, volendola rasciugare, ne prov

stezza profonda
vedei'e

d'

Portava sempre sul petto

21.

il

con

spinse innanzi a riconoscere la posizione degli

si

eserciti e lo stato della fortezza di

Navarino

quando

e,

Derossi.

di

mosse in soccorso

Leonderi.

nome

il

fu in-

ridei-ai,

miei

una

tenersi

il

ma

tri-

dal

domani
dopo ci

figli.

Navarino non permetteva

di

Santa Rosa pass quindici giorni

aspettar
lo

l'

degli

esito

Shakspeare,

il

avvenimenti.

Davanzati

canti di Tirteo del suo amico Luigi Pi'ovana,

Da

lettere di G.

Collegno a V. Cousin.

Frattanto, essendosi sbandato

levare

1'

1' esei'cito greco che


doveva far
non avendo potuto impedire a
approdare a Modon, l' assedio, che sembrava

assedio, la flotta greca

quella turca di

rallentare gli ultimi d'aprile, era stato ripreso con pi vigore;


la breccia era aperta e

praticabile, e

cento passi dalle mura. Tutti

vano davanti

il

giorni

il

nemico accampato a

le

porto, occupato ancora da

due

flotte

combatte-

una squadra greca.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

412

La

sera del 7 maggio,

verso settentrione,

si

come

aveva ricacciati

vento

il

temeva che

nirsi dell' isola di Sfacteria che

Turchi

cuopre

il

porto, gi occupata da

mille uomini e armata di quindici cannoni.

cento uomini

giorno 8

Uno

di

sbarco non mi pare

mi

[Alle nove

impraticabile

mezzo Edoardo

la difesa, incontrato

dere

Grasset, ai

Santa Rosa,

Turchi pi da vicino

separarono]. Alle undici

Turchi ne erano padroni.

salvarono raggiungendo la squadra


era fatta sti'ada a traverso la

mene

momento

nel

dell' isola e

nel porto, che

tagliando

g-

le

pi avevano passato un guado

erano gettati su Paleo-Castro. Co-

s'

mucchio

pot mai sapere qual sorte

di rovine fu

turca,

due vennero a nuoto dall'isola

testo
si

nell' isola, alcuni

ancorata

flotta

dell' assalto;

alla fortezza, e riferirono che

a settentrione

me

Venite con

si

mezzogiorno

Di millecento o ducente uomini che erano

s'

a ordinarne

No, rester qui: voglio ve-

del prin-

servigi

Sfacteria

disse

gli

e quegli rispose

l'isola fu assaltata; a

si

difesa

alla

trovo.

punto

sul

II

Collegno:

scriveva al

egli

cipe Maurocoidato, venuto nell' isola di

alle batterie

Vi furono inviati

and Santa Rosa,

quali

nove del mattino,

alle

del quale io

con

rinforzo,

Greci

tentassero impadro-

preso

dai

Turchi

toccasse

ai

giorno dieci:

il

Greci

che vi

si

trovavano.

Navarino gi mancava
due bicchieri a testa; e
rite:

acqua; da tempo

di

distribuivano

si

munizioni di guerra erano gi esau-

le

onde Ibrahim Pasci propose una capitolazione

gli fossero inviati parlamentari.

Il

Collegno

domand

con loro

usci

il

16 maggio per tentar di scoprire che fosse stato del suo amico,

per

quanto

lo

mano Bey come


l'

isola;

sotto le

non

v'

prevedesse

trovatolo

mura

di

pur

che

quegli
nella

Modone,

troppo.

avea

tenda del
u'

Gli indicarono Soli-

comandato

l'

assalto

luogotenente

ebbe risposta che

d'

del-

Ibrahim

de' prigionieri

era che un europeo solo, un tedesco, eh' avean gi posto

in libert ed era allora

a bordo

Solimano fece chiamare

il

in arabo

di

un bastimento

luogotenente colonnello,

segnali di riconoscimento di Santa

austriaco.

o gli

Rosa che

spieg
il

Col-

LETTURE DEL RlSOliGIllENTO.


legno gli dettava in francese, e ordin

Turchi, ai quali

nome

il

quando seppero che

uomo che

compassione

e riguardavano col silenzio della

agli

avamposti

avea visto tra

gli disse

che

un soldato

morti V

uomo

di cui egli

si
1'

fecero

suo

del

tristi,

amico che ve-

18 Solimano Bey, chiamato

Il

gli

cercavano.

Santa Rosa non era sconosciuto,

di

temeva della sua morte,

si

niva a farne ricerca.

mattina do^^o

clie la

riportasse notizie precise su la sorte dell'


I

413

il

Collegno

reggimento

avea dato

contras-

segni.

Del come

il

Santa Rosa morisse, non


Grecia

polini, esule toscano in

greco, dice [parte


d'

ii,

il

1825.

Un

scrivea di

scritta:

versi

certo. Luigi

dove anche

de' liberali

francesi

monumento

sepolcrale

mano
cred

accorsi al-

di

tre

pietre,

Giovila

Scalvini^

1821,

nobile ingegno,

non indegni.

per la greca libert sul campo.

E come

sol che a sera

il

Suir orizzonte,

tal nell'

D' inusata virtude

appar pi grande

ore estreme

ei si ricinse.

Ultimo, incontro ad Ibraim, rimase


Sul lido raoraita alle assalenti

Navi,
Il

si

le 9 mai

Santarosa mori non dal suo ferro,

Ma

Ciam-

Au comtk Sanctorre de Santa-Rosa tue

dei nostri proscritti del


lui

il

una Storia del risorgimento

Peloponneso e l'isola di Sfacteria dal-

il

invasione egiziana, fece alzare un

con questa

seppe

grotta,

una

d'

colonnello Fabvier, uno

l'aiuto de' greci, liberato che fu


l'

d'

pag. 673] che credevasi fosse stato ucciso per

UQ rinnegato maltese. Alla bocca

eh' ei cadesse,

si

autore

il

sacro terren, sin che gli valse

braccio, propugnando. In tante parti

Guasto

ferro

il

Ne riconobbe

il

I'

avea, che

mal

la spoglia

suo superate amico,

Quando

sul

campo

Poi che

le

membra

La grand' alma fu
Dianzi mal noto.

lo cerc tra' morti.

sue fr pote in terra,

conta, e fulse

il

nome

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

414

LX.
Atto Vannucci.

Supplizio di Gius. Andreoli.


Dal

voi.

Milano, 1887.

I martri dalla libert italiana, settima edizione,


da una nota dello stesso libro riproduciamo altre partico-

de

I,

da uno che fanciullo

lari notizie raccolte

assist al triste spettacolo.

I.

Giuseppe Andreoli era nato a San Possidonio nel 1791,

Da prima

domiciliato a Correggio.

ingegnere;

poi segui lo stato

studi le matematiche e fu

ecclesiastico, e fu professore

di

eloquenza nel paese del suo domicilio. Aveva nobile ingegno-,


era di innocenti costumi e di semplicissimi
onesti e generosi

alla patria e studavasi

cammino

della vita,

cooperare a tutto

di

Non

renderla libera e grande.

modi. Tutti

quando

pi

amavano, perch faceva decoro

cittadini lo

era

senti

come

che potesse

ci

ancora a mezzo del

giunto

infelice

sia

la

sorto

degli uomini costretti a vivere sotto la sferza di feroce tiranno.

Arrestato per sospetti di carbonarismo

imperversava

un

lo

sbirro Besini,

ispettoi-e di polizia,

natore Coccapani,

il

lo

giorni

dai

fino

da prima

in cui

tennero in casa di

ove con lusinghe fu tentato dal gover-

quale prestavasi al turpe

sdegnosamente ogni

diatore. Il prete respinse

fu condotto in prigione. Ivi

il

ufficio

d insi-

insidia, e quindi

Besini gli faceva visite spesse, e

studiava di indurlo a confessare, usando ora

le

minacce ora

le

lusinghe. Ei voleva dargli ad intendere che confessandosi reo lo

avrebbero solamente mandato a far penitenza in un convento di


frati.

Un

di gli diceva:

Voi, mio caro prete, siete fortunato

in confronto degli altri, perch

dette in suffragio
litto

che in

altri

delle

con cinquanta rosari

due messe

anime del purgatorio scontate un de-

momenti

con altro sovrano

vi

costerebbe la

LETTURE DEL RISORaiMENTO.

415

testa. Se confessate, mi fo garante per voi: per chi

vi piet

che conosceva

II prete,

Ma

clto a quel laccio.

g'

inganni

si

perch

lo

reputava

si

abbass

fame mestiere di delatore, e

1'

duca, che molto favoriva

Il

sco-

nella sua politica intesa a tenere

chie-

morte

dell'

patria,

di

briga di fargli

la

IV

il

Con

spese.

le

volle avvertire

giorno
grazia

Andreoli, fece

ad un montanaro, che a sangue freddo aveva ucciso

ligiosissimo Francesco

si

in cui segn la sentenza di

padre per togliersi

in-

mostrava inesorabile quando

congiure e dai pensieri

rici lontani dalle

uomo

all'

Andreoli fu condannato nel capo.

vi fu misericordia per lui.

preti ligi e adulatori, si

prissero cospiratori.

lui,

capitano Giovanni

il

confess carbonaro. Il Malagoli

Malagoli, non stette in guardia con

dabbene, e

non rimase

sbirreschi,

prova non era pronto,

ad un' altra

soccomb. Messo nella carcere in cui era

Non

nega non

ci

il

re-

suoi sudditi che, in

sua sentenza, un prete carbonaro era pi reo di un parricida.


vescovo di Reggio monsignor Ficarelli, a pena sentita la

Il

sentenza, preg e scongiur

ma

vita;

le

duca perch

il

preghiere non valsero nulla. Prima che la sentenza

fosse eseguita, bisognava procedere alla trista

sconsacrazione del prete.

neva

ci

di

diritto,

ma non

tirannide-,

concedesse la

gli

quantunque non

non

Il
si

si rifiut

cerimonia della

vescovo Ficarelli, a cui apparteprest

punto

all'
il

fosse ancora giunto

opera comandata dalla

Cattani vescovo di Carpi,


il

permesso da Roma.

L' Andreoli era cogli altri prigionieri nella fortezza di


biera.

Ai primi ottobre

separata
conte

dalle

Ippolito

neir anno 1688.

altre,

del 1822 lo posero

che

si

appella la Carandina

La mattina

del

15

ottobre

un grande scalpitare

giare di carrozze: tutta la guarnigione

il

il

di

vescovo di Carpi, entr nella Carandina:

prigionieri

Dopo, quando

sentirono

vi

Ru-

prigione

perch un
si

strozz

prigionieri della

eavalli e rumoreg-

austriaca

tamburo sonava. Quindi uno stuolo

fu sconsacrato.

orrida

Lodovico Carandini di Modena

fortezza sentirono

armi

in

accorse

di preti, e
il

proprio

il

alle

con essi

povero Andreoli

la fortezza torn nel silenzio,

una voce lontana che veniva da luogo

'

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

41G

profondo e diceva:

gione

Mi hanno sconsacrato:

mi raccomandi a Dio: sono

detto che

I prigionieri

voce all'infelice

e di

guardia e

striaci di

sforzarono

si

far

di

vescovo mi ha

il

una brutta

solo in

ma

mandargli qualche conforto;


con

gli sgherri ducali

pri-

giungere la loro
gli

minacce

fiere

li

aufa-

cevan tacere.

La sentenza
quella
vesse

eseguirsi

mosso

dall'

le

morte fu

la

impeto

sere egli solo,

insieme

di

chiese

lettura

letta

all'

condanna;

stessa

Andreoli

a'

di 16.

Dopo

fosse qualche altro sul quale

se vi

quando

e dal calore della preghiera,

do-

cancelliere,

il

assicur

1'

es-

non pot contenersi dal ringraziar Dio battendo

mani. Volle tagliarsi egli stesso

per ri-

capelli

sparmiare, diceva, la pena al carnefice, e preg qualcuno che

li

portasse a sua madre.

Vennero ad
ei

mostr

da Modena;

assisterlo vari preti

dal duca. Per ci fu fatto venire

il

che ben conosceva V infelice e

che

L' Andreoli accolse con


lico; gli fece in

la

sulle

prime

Chierici pai'roco di Rubiera,

poteva ispirargli fiducia.

animo commosso

pubblico

ma

da gente che era mandata

difficolt di confessarsi

sua

quell'

uomo evange-

confessione; ricev da lui

viatico, e lo incaric di eseguire le ultime sue volont.

fiscazione g' impediva di disporre delle cose sue;

ma

mand

compagni

licenza di lasciare per ricordo di s

sciagura

le

a'

suoi

il

La conegli

dod

povere cose che possedeva nella prigione; e lasci

a chi la sua tabacchiera, a chi un fazzoletto, a chi un libro, a


chi

suo bicchiere di

il

latta.

Dopo rimase

tranquillo,

aspet-

tava con animo fermo la morte, n credeva di fare con essa un

gran

sacrifizio alla patria.

comand r anima a Dio,

Bevve una limonata, mangi,


poi

si

abbandon

al

si

rac-

sonno, nel quale

sogni confusi gli agitarono la mente. Gli pareva d'avere intorno

a s

suoi scolari che piangendo domandassero grazia per lui,

e si protendeva dal letto per abbracciarli.

Quella fu una terribile notte a Rubiera. Mentre nel castello


gli

uomini piangevano

sul

delitto che

il

dispotismo

si

accin-

geva a commettere, parve che anche

la

natura

lamenti.

di

pioggia e di grandine;

Il cielo si

ruppe a tempesta

si

unisse ai loro

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


fulmini e tuoni e impetuosissimo

il

battere dei martelli,

Allo spuntare del giorno


piantato
gio. L'

dove la via Emilia fa gomito

l'Artoni,

ispettore

campana, senza che

e,

alla porta.

che era tempo. Andreoli


la

faccia

intorno

Io

non pu

qualche affezione

al luogo del

serrato

parroco
cinto,

scuota

di

Rubiera

guard

senza

letargo

pure fosti

si

fece

ancora trentacinque minuti


rassegnata, ubbidiente

1'

risposta,

non

ha una

da due confortatori
satelliti

(il

ri-

un sergente correva

andata, perch mancavano

Cosi

tremendo

il

che la vittima sia pronta,

non importa che

pi lunga agonia; basta che la formalit


violento, d'

volta

Chi

che' l'infelice

al mezzogioi*no.

Non importa
;

tutto

suo lungo dolore. Cosi V agonizseguito

sospendesse

si

corteo dovette sostare.

un processo

tu

un cappuccino), da dodici

cui

in

esclamazione

addio!

era per uscire del castello, quando

ansante a dire che

d'

dal

questa

disse:

capire

forse

manette,

dalle

di

Entra allora V Artoni annunziando

stato prigioniero

zante

lo

prigione,

alla

speciale

agonia. Al secondo tcco della

impressi molti baci sul Crocifisso,

movendo

Un' ora

17.

incaricato

Reg-

su

coi-re

Ges mio, aiutami, aiutami adesso:


,

in piedi

polizia
1'

nessuno

mezzogiorno dei

sembra giaciuto, rompe in

r Andreoli
aiutato

al

di

questa esecuzione, fece sonar

pietosa

conficcare dei chiodi.

il

palco ferale della guillottina era

il

Andreoli doveva salirvi

prima,

una bufera

facevano

vento

malgrado del temporale, fuori del castello

infernale. Pure, a

non cess mai

417

una

la creatura sofi^ra
d'

un giudizio

una legge capricciosa

statario,

e crudele sia

salva. Cosi vien detto all' Andreoli se vuol risalire al suo carcere: risponde di no, prega di essere lasciato

dov' era, e siede

che la camChe desolamento, che tremenda

su di un muricciuolo allato della porta, intanto

pana continua a sonar

1'

agonia.

certezza provavi tu allora, o povero prete, nel vedere


calcolo che

muta

d'

si

faceva del tuo sangue e del tempo!

aspetto,

nuto finalmente

e
il

recita

lanca e r Andreoli
tavolato

si

sbalzi

il

momento tremendo,

abbandona

gi

sul

patibolo.

cosi risoluto

miserer
la

il

quando, ve-

gran porta

Egli

si

che la falce

feroce

pure non

si

spa-

prostra, e sul
lo

prende
27

fin

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

418

sull'omero destro. In quel punto crebbe a dirotta la pioggia;


era

mandata da Dio a lavare quel sangue

una traccia;

dopo cinque minuti

non rimase

cui

di

sole rifulse sulla

il

terra,

suir orrida lama, e su quel capo reciso, che aspetta ancora

sepolcro ed un

popolo fu colpito dal

Il

tenne per un prodigio, e

un

uomo,

sant'

vedere

persuase d pi che

si

Dio

e che

della natura.

Andreoli fosse

1'

in questa credenza fu confermato

aspettare

consenso papale

pergamo gridando

al

miracolo;

dicendo gravi parole e celebrando


Cosi fu uccso

il

del

arring

cielo, sali

moltitudine

la

le virt del martire.

sacerdote Giuseppe Andreoli per avere con

generoso animo aspirato a cacciar via

iv senza

avesse osato di porre le mani nel

sangue del sacerdote, a quel sbito mutamento

puro

dal parroco

quale indignato di gi che Francesco

il

sul

il

e lo

lo avesse manifestato a tutti col lutto

di Rubiera,
il

spontaneamente tornato

dopoch l'onorata testa fu recisa dal busto;

cielo sereno,

un

rito.

le

tenebre della

servit dalla sua nobile patria.

Nel 1848, quando Modena rimase libera dalla duchesca tiricordato con venerail nome dell' antica vittima fu

rannide,

zione sulle tombe di Ciro Menotti e di Vincenzo Borelli.

modenese andava

la giovent
alto a

alla guerra dell'

Rubiera per rendere omaggio alla memoria

Andreoli

il

E quando

indipendenza fece
di

Giuseppe

capitano Antonio Araldi disse generose parole, e

inchin la bandiera

d'

Italia sulla terra

martire. Nel 1859 la citt,

bagnata dal sangue dei

non dimentica

dell' orrido supplizio,

fece pubbliche esequie nel luogo ove fu tronco l'onorato capo,


e ivi

il

professore Giuseppe Silingardi, dopo le preci del clero e

del popolo, ricord la virt del martire e la santit del martirio.

II.

Istruito

dal

il

processo, pronunziata

confermata la sentenza

duca, alla vigilia della luttuosa esecuzione,

portava nelle

solite

forme ad intimare

la

il

tribunale

sentenza

fiscale

si

al

desolato sacerdote chiuso e guardato con rigore nella cosi detta

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


prigione del duca. Svenne

nelle

braccia

un venerando cappuccino che non

e di

Fu condotto

o piuttosto portato nel

due venerandi

il

parroco Chierici

del

abbandonarono pi.

lo

piccolo

a confortatorio nel morente; ed ivL pass


vita tra le preghiere ed

419

oratorio destinato

ltime

le

pianto, consolato

ore

della

dall' assistenza

di

fratelli.

Nella sera frattanto furono mandate nuove truppe di fanti


e di cavalli

in armi

quali a pubblico spavento, stettero tutta la notte

occupando

ma

il

del

e splendido era il cielo;

Le truppe cominciarono
mano di fanti e di cavalli

trista e smarrita la vita del paese.

a prendere

posti designati, e grossa

chiusero gli sbocchi delle

tre

che

strade

confluivano in quel

punto, e circondarono V infame palco a raddoppiate


tanto tutti
si

cuori battevano in aspettazione

file.

Frat-

grazia, che

della

credeva non negata al vescovo che era corso fino al Cataio

ad implorarla;

ma

il

tempo passava,

che fu negata dal crudele

la grazia

Francesco

IV,

raddoppiare

ed accennavano

Erano

le 11 e

e stridente

l'

appressarsi

1'

ora

della

il

funebre rintocco

dell'

lo squillo

agonia, e

partenza dal forte del funebre corteo. Deserto

squallido

Reggio.

gruppo

era

ivi

il

che

piazzale

regnava

il

ronde,

il

esecuzione.

fatale

mezzo circa del giorno, quando

cominci

soprastava

delle

mestizia e lo spavento,

accrescevano la

le scolte

non comparve,

V ora

della compassionevole fine. L' andare e venire

di

paese, e

giorno fatale, che dovea essere

povero Andreoli. Sereno

il

porte

le

infame palco del supplizio nel trivio

rocca. Sorse

a portata della

ultimo per

l'

rocca e

la

portici,

nella notte stessa sorse

il

acuto

segno

mestamente

dalla Rocca mette alla porta a

silenzio

come

di cimitero

solo qualche

di mesti e smarriti, accorrenti al doloroso spettacolo si

vedevano sulla cortina che congiunge

Ancor

la porta e

il

bastione.

fanciulletto e inconscio vidi silente e spaventato quel-

r orribile apparecchio, e ancora mi suona all'orecchio quello


squillo

ferale.

Vidi

uscir

dal

forte

il

paziente

sostenuto a

braccio dall' arciprete e da un venerando cappuccino. In abito


secolare di ingato con benda che gli copriva
lento, vacillante, e

come

il

volto procedeva

a scosse, sostenuto a braccio dai pie-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

420
tosi

che

telli

con

lo

confortavano in quella tremenda agonia

confra-

procedevano mesti, bisbigliando inter-

la croce velata

rotta la prece degli estinti. Io pure presi posto a poca distanza

ma

dal palco,

poco o nulla vidi per

Rammento

spavento.

lo

il

mettersi in armi dei soldati all'arrivo del condannato; ricordo


lo strepito

palco

non

al

tamburi,

infernale dei

quando

1"

mont

infelice

il

veggo ancora quel teschio sanguinoso mostrato dal boia


popolo

ma

mi suona confusa nell'animo

ai soldati;

voce del Chierici, che disse parole di dolore

la

sulla miseranda

e sopra tutto V improvviso temporale che,

come ma-

ledizione di Dio, di repente successe al sereno della

giornata.

catastrofe

Fu

levato

il

cadavere, e fu dalla confraternita

chiesa vecchia, ove fu seppellito. Sparve


scure;
fizio di

ma non

il

portato nella

patibolo, sparve la

sparve nel popolo la ricordanza di quel

sangue: e

le

di vittima innocente,

tomba ad implorare

madri nostre, che

lo

ancor fanciulletti

pace

la

dello sventurato divent

un

il

tennero

sacri-

concetto

conducevano sulla

ci

perdono

in

si

che la memoria

culto.

LXI.
Silvio Pellico.

Dal cap. LUI delle Mie prigioni pubblicate nel 1832. Silvio
n. in Saluzzo nel

1789 e Piero Maroncelli nato

in Milano, questi

il

7 e quegli

il

13

ott.

1820,

Pellico,

Forl nel 1795, arrestati

in

da commissione speciale

eretta in Venezia contro la setta dei Carbonari furono condannati a morte


il

21 febbr. 1822; e

il

giorno dopo fu letta loro la

io fummo
Approdammo

Alle 9 antim., Maroncelli ed


dola, e ci condussero in citt.

salimmo

alle carceri.

Nove

sentenza

fatti

al

in

pubblico.

entrare in gon-

palazzo del Doge,

o dieci sbirri sedeano a farci

dia; e noi, passeggiando, aspettavamo l'istante

piazza. L' aspettazione fu lunga.

Comparve

d'

guar-

esser tratti in

soltanto a mezzod

l'inquisitore ad annunciarci che bisognava andare. Il medico

si

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


present, suggerendoci di bere un bicchierino

accettammo, e fummo

grati,

profonda compassione che


il

Dosmo.

dottor

S'

non tanto

il

acqua

d'

di

dimostrava. Era

ci

pose

capo-sbirro, e ci

il

menta:

quanto della

di questa,

buon vecchio

avanz quindi

421

le

Seguimmo lui, accompagnati dagli altri sbirri.


Scendemmo la magnifica scala de' giganti, ci ricordammo
del doge Marin Faller ivi decapitato, entrammo nel gran
manette.

portone che dal cortile del palazzo mette sulle piazzette-, e qui
giunti

voltammo a

piazzetta era

il

sinistra

in

mezzo ad

la

immenso popolo

Per varie

terrore.

il

schieravansi altri armati. Ci fu

micce accese da per

Ed

tedeschi:

soldati

di

file

mezzo della

Dalla scala dei gi-

esse.

Montati l sopra, guardammo intorno,


l'

laguna.

salire.

due

stavano

ganti fino a quel palco

passammo

verso

dovemmo

palco ove

detto,

vedemmo

esservi

in quel-

lontananza,

parti, in

cannoni colle

tutto.

settembre 1820, un mese


un mendico aveami detto: Questo

era quella piazzetta, ove nel

prima del mio

arresto,

luogo di disgrazia!

Sovvennemi

di quel

mendico, e pensai

Chi

sa,

che in tante

migliaia di spettatori non siavi anch' egli, e forse mi ravvisi?

capitano tedesco grid che

Il

guardassimo in

curiale con

alto.

ci

Obbedimmo,

una carta in mano

volgessimo verso
e

vedemmo

il

palazzo

sulla loggia

era la sentenza.

La

lesse

un

con

voce elevata.

Regn profondo
morte

silenzio sino all' espressione:

Allora s'alz un generale mormorio di compassione.

Successe nuovo silenzio per udire

mormorio s'alz all'espressione:

il

resto della lettura.

capitano

ci

f'

tile,

risalimmo

vamo

lo scalone,

di

stati tratti, ci tolsero le

a San Michele.

Gettammo un' altra


e scendemmo. Rientrammo nel cortornammo nella stanza donde era-

cenno

volta lo sguardo intorno,

Nuovo

condannati a carcere duro,

Maroncelli per vent' anni e Pellico per quindici


Il

condannati a

scendere.

manette, indi

fummo

ricondotti

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

422

LXII.
Silvio Pellico.

martirio di Antonio Oroboni.

Il

Il

conte Antonio Fortunato Oroboni, della

nezia dalla Commissione

speciale

Fratta di Rovigo, in Ve-

contro la setta

dei

Carbonari,

Felice Foresti e altri imputati del Polesine e di Ferrara,


capo, commutatagli per grazia imperiale
cere duro,

il

22 dee. 1821.

La

come a

Marco

ai

di lui

favore speciale era

condannati

la vigilia

spettacolo dal gran balcone del palazzo

Per

stato

con

pena a quindici anni di car-

sentenza fu letta

sur un palco della piazzetta di San

vicer.

la

fu,

condannato nel

reale

permesso

in

1'

ai

pubblico
assistente

di natale,

arciduca Ranieri

condannati di tener

coperta la testa e gli occhi col cappello durante la esposizione al pubblico.


L' Oroboni erasi

Signor conte,

star qui scoperto.

levato
si

il

cappello;

copra la testa e

e al

suo secondino che

gli occhi

Non mi vergogno

di esser in questo luogo.

una bella e santa causa. Voglio che

tutti

disse

voglio

Vi sono per

mi veggano bene

gli

No,

rispondeva

Mori nello

Spielberg di consunzione per fame a ventinove anni.

I.

Dal cap. i.xxvi delle Mie prigioni.

Oroboni, dopo aver molto dolorato

mavera,

si

trov assai

peggio la

nell'

state.

inverno e nella pri-

Sput

sangue, e and

in idropisia.

Lascio pensare qual fosse la nostra


stava estinguendo

si

pere quella crudele parete che


stargli

e'

atrocemente,

ma

ei si

rom-

vederlo e di pre-

non

si

avvili

giovane pati

Ebbe i socbuona sorte, sa-

mai.

il

quale, per

il

13 giugno 1823. Qualche ora

francese.

Mori nel suo

prima

di

nuove. L' infelice

sue

V animo suo

corsi spirituali dal cappellano,


il

impediva

che potessimo

nostri amichevoli servigi.

Schiller ci portava le

peva

quand'

afflizione,

presso di noi, senza

di

onomastico,

di spirare, parl dell' ottogenario

suo padre,

s'

intener e

LETTURE DEL RLSORGIMENTO.


pianse. Poi

si

nato de' miei

riprese, dicendo
cari,

poich' egli

Ma

alla

423

perch piango
vigilia

il

pi fortu-

raggiungermi

di

air eterna pace?

Le sue ultime parole furono

perdono

Io

cuore ai miei

di

nemici.
Gli chiuse

uomo

gli

occhi don Fortini,

Povero Oroboni! qual gelo


fu detto eh' ei

il

carro in cui veniva portato al cimitero

condannati comuni;

<3ue

pagnammo

cogli occhi

Pochi istanti dopo,

narono indietro. Una

lo

carro,

il

un uomo rozzo):

Ho

segnato con

luogo della sepoltura, affinch, se qualche parente

portarle al suo paese,

si

cimitero:

di

prendere quelle ossa e

sappia dove giacciono.

Quante volte Oroboni m' avea


il

guardie tor-

le

Kubitzky. Mi disse (gentile

od amico potesse un giorno ottenere

stra

Accom-

l era la fossa.

condannati e

di queste era

pensiero, sorprendente in

precisione

Traevano quel carro

convoglio fino al cimitero. Entr

un angolo

il

seguivano quattro guardie.

tristo

il

nella cinta. Si ferm in

vene, quando ci

corse per le

ci

Ed udimmo le voci ed i passi di


cadavere E vedemmo dalla finestra

non era pi

chi venne a prendere


il

suo amico dall' infanzia,

tutto religione e carit.

detto,

guardando dalla

Bisogna ch'io m'avvezzi

all'

idea

d'

fine-

andare

confesso che quest'idea mi fa riMi pare che non si debba star cosi bene, sepolto in
questi paesi, come nella nostra cara penisola.
Fanciullaggini! Quando un vePoi ridea e sclamava:
stito logoro e bisogna deporlo, che importa dovunque sia

a marcire l entro: eppur


brezzo.

gettato?

Altre volte diceva:

mi

Mi vado preparando

sarei rassegnato pi volentieri ad

a pena nel

tetto paterno, abbracciare le

Se questo

r ultima mattina della sua

vita,

crocefisso che Kral gli porgea:

ma

calice

lontanarsi, o mio Dio, sia fatta la tua volont!

un

morte,

ginocchia di mio padre,

intendere una parola di benedizione e morire!

Sospirava e soggiungeva:

alla

una condizione: rientrare

disse

non pu al-

ancora, baciando

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

424

Tu

eli'

eri divino,

cevi: Si possibile

dico anch'

non

io.

est,

Ma

avevi pure

orrore

me

transeat a

calix

Perdona, se lo

ripeto anche le altre tue parole

sicut ego volo, sed sicut tu

morte, e di-

della
iste!

Verumtainen

II.

Dalle Addizioni alle mie prigioni di Pietro Maroncelli.

Ciascuno

di noi

compose un

nel dolce delirio che un giorno

epitaffio all' estinto


1"

concaptivo^

ultimo di noi che avesse ab-

morava potesse ottenere di erigere almenoun ceppo, nel loco ove han riposo qiielle travagliate
ossa. Tra gli epitaffi fu scelto il mio. Delirio qual , lo esponga
qui come semplice testimonio del pio volere che rimarr senza
effetto fino a che non volgano tempi pi miti.
bandonata

una

la terra

pietra,

CEPPO MONUMENTALE
Supposto che

il

mezzo un verde bzzolo

Simbolo
vita che

s'

OROBONI.

ceppo avesse quattro

su quello di faccia) figurerebbe un


e nel

d'

lati,

sul

primo (cio

campo inseminato,

di rosa

desolato,,

non ancora dischiuso.

speranza che surge dal seno stesso

di sventura,

eleva da morte.

Allusione:
risorgimento d'Italia, immortalit dell'anima
Al di sotto dovea leggersi il fatto storico. Eccolo:
Primo

lato,

ANTONIO OROBONI
d' itala

unico

figlio

terra

giovinetto di padre ottagenario.

Nel 1821 in Venezia


da commissione

secreta

di stato

fuor di legge

austriaca in suolo italiano

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

425

condannato a morte

come
carbonaro

Francesco primo imperatore

e per grazia di

a soli quindici anni di carcere duro


sullo Spielberg

Brunn

in

Moravia.

di

Homo

natus de muJiere,
Brevi vivens tempore,

L'uom, nato dalla donna

JRepIettir midtis mseriis.

Breve sortia la vita

I,

di miserie molte eli' fornita

Job.

Secondo

Fame lentamente
il

lato.

consunse due anni.

il

mattino xlll di giugno 1823


pianse suo padre e Italia,

perdon

a'

nemici

e spir.

Ventinove travagliati anni

speranze deluse

furono la sua vita.

Vox audita

est in

Rama!

Plorattis et ululatus

Rachel plorane

Et

A''oce

multuml

filios suos,

noltit consolari,

dalla montagna udita fui

Pianto e ululato molto!

Rachele che de' suoi

quia non
Jeremia

stint.

Terzo

figli si

duole

E punto consolata

esser non vuole

Perch'ei non sono

piiil

lato.

L' ultimo de' suoi concaptivi,

riedendo alla cara patria,


lasciava in
le loro

il

Frcecisa velut a texente vita

Dum

nome

di tutti

lagrime e questa memoria


di.... 18....

mea

Un' antica speranza a Lui sorrise,

E il filo della vita a lei s'attenne;


Ma la cesoia del testor sorvenne,

adhuc ordirer

Succidi t me.
Ezechia.

nel bel dell' ordire Ki lo recise.

LETTURE DEL KISOEGIMENTO.

426

Quarto

lato.

Stranieri

Le

E
il

di

ossa reclamano la patria.


voi ne avrete

una

che renderete a queste mie

Scio qiiod Eedemptor ineus vivit,


Et in novissimo die de terra stirrecttiriis siim,

la loro.
che

lo creta, io so

il

Redentor mio vive

E che al di estremo verr sulla terra


A solver l'ossa che giacean captive.

Et rursus circumdabor pelle mea,

Et in car ne nieavideboDeum salvatore mtneti IH,

Qtiem visurus sum ego ipse,


Et oculi mei conspecturi sunf, et non alius.
deposita est hccc sp)es mea in sinu meo.

vestir la carne alleviata,

Ed

quest"

io,

io, nell'

umanato verbo,

Fisser la pupilla insaziata.

Questa speranza che gelosa

io

serbo!

Job.

LXIIL
Silvio Pellico.

La gamba
Dai

capitoli

lxxxvi

insieme col Pellico

il

di P. Maroncelli.

e vii delle

Mie

prigioni.

1 ag. 1830, esul nel

33

Il

Maroncelli, liberato

America; e mori nel

in

1846 a Nuova York cieco ed alienato.

Intanto era venuto al mio povero Maroncelli

ginocchio sinistro. In principio

il

soltanto a zoppicare. Poi stentava a trascinare

usciva a passeggio.

Un

mattino

un tumore

al

dolore era mite, e lo costringea

d'

ferri, e di

rado

autunno, gli piacque d'uscir

meco per respirare un poco d'aria: v'era gi neve; ed in un


fatale momento eh' io no '1 sosteneva inciamp e cadde. La percossa fece immantinente divenire acuto

Lo portammo
gersi.

Quando

levare

enorme

sul suo letto


il

ferri. Il

medico

ei

vide,

si

tumore peggior

di

lo

il

dolore del ginocchio.

non era pi

in

grado

d reg-

finalmente a fargli

decise

giorno in giorno, e divenne

sempre pi doloroso. Tali erano

martirii del povero

infermo, che non potea aver requie n in letto n fuor di letto.

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


Quando

gli era necessit

427

muoversi, alzarsi, porsi a giacere,

dovea prendere colla maggior delicatezza possibile

io

malata

reva. Talvolta, per fare

zione

all' altra, ci

gamba

la

lentissimamente nella guisa che

e trasportarla

il

occor-

pi picciolo passaggio da una posi-

volevano quarti

ora di spasimo.

d'

Sanguisughe, fontanelle, pietre caustiche, fomenti ora asciutti


medico. Erano

or umidi, tutto fu tentato dal

Dopo

strazio, e niente pi.

mava

la suppurazione.

accrescimenti di

colle

pietre

si

lo

sfogo

delle

piaghe

for-

ma non

Quel tumore era tutto piaghe-,

mai diminuiva, non mai


lenimento

bruciamenti

recava alcun

al dolore.

Maroncelli era mille volte pi

oh quanto

io

pativa con

dolci,

perch usate a

fra

lunghi

lui

infelice

Le cure

Ma

degno amico.

si

di

d'

me; nondimeno,

infermiere

m' erano

vederlo cosi deperire,

non potergli recar salute

presagire che quel ginocchio non

sarebbe mai pi risanato

scorgere che l'infermo

verisimile

si

guarigione

atroci

tormenti, e

tenea

raggio e per la sua serenit


indicibile

pi

la

morte che la

doverlo continuamente ammirare pe


!

ah,

ci

'1

suo

m' angosciava in

co-

modo

In quel deplorabile stato,

ei

jDoetava ancora, ei cantava, di-

scorreva; el tutto facea per illudermi, per


parte de' suoi mali.

Non

nascondermi una

potea pi digerire n dormire, dima-

grava spaventosamente; andava frequentemente in deliquio; e


tuttavia, in alcuni istanti, raccoglieva la sua vitalit e faceva

animo a me.
Ci eh' egli pati per nove lunghi

Finalmente fu conceduto che

si

protomedico, approv tutto quello che


e,

non

mesi

descrivibile.

tenesse un consulto.
il

Venne

il

medico avea tentato,

senza pronunciare la sua opinione sull'infermit e su ci che

restasse a fare, se n' and.

Un momento
roncelli:

Il

appresso, viene

protomedico non

in sua presenza

temeva

eh' ella

il
s'

non avesse

annunziare una dura necessit. Io

manca

il

coraggio.

sottintendente, e dice a

Ma-

avventurato di spiegarsi qui

1'

la

forza

d'

ho assicurato che a

udirsi

lei

non

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

428

Spero disse

in soffrire senza

Maroncelli

Si, signore,

1'

Vuol

si

averne dato qualche prova,

d'

Mi

amputazione. Se

vedendo un corpo cosi emunto,


debolezza,

urli questi strazi.

esita

sentir ella capace

di

si

proporrebbe mai?...

non che
a

protomedico,

il

In

consigliarla.

sostenere

tanta

V amputazione

ella esporsi al pericolo?...

Di morire? E non morrei

non

in breve egualmente, se

si

mette termine a questo male?

Dunque faremo

ed a pena venuto

Si signore.

Di

li

Che?

ci

il

subito relazione a Vienna

permesso

ogni

cosa,

vuole un permesso?

ad otto giorni

1'

aspettato consentimento giunse.

malato fu portato in una stanza pi grande

II

d'

di amputarla....

ei

dimand

eh' io lo seguissi.

mi

Potrei spirare sotto V operazione

trovi

almeno

fra le braccia dell' amico.

La mia compagnia

gli fu

diss' egli

che io

conceduta.

Wrba, nostro confessore, venne ad amministrare i


sacramenti all' infelice. Adempiuto questo atto di religione,
aspettavamo i chirurgi, e non comparivano. Maroncelli si mise
ancora a cantare un inno.
I chirurgi vennero alfine: erano due. Uno, quello ordinario
della casa, cio il nostro barbiere, ed egli, quando occorrevano
operazioni, aveva il diritto di farle di sua mano e non volea
cederne V onore ad altri. L' altro era un giovane chirurgo, allievo della scuola di Vienna, e gi godente fama di molta abiL' abate

lit.

Questi,

mandato dal governatore per

assistere

zione e dirigerla, avrebbe voluto farla egli stesso,

venne contentarsi

io

II

malato fu seduto sulla sponda del


tenea fra

la coscia

mie braccia. Al

di

cominciava ad esser sana, fu

del giro che dovea fare

il

coltello. Il

tutto intorno, la profondit


tagliata, continu

con-

gli

di vegliare all' esecuzione.

Io

le

opera-

all'

ma

il

taglio

d'un
sui

gambe

letto colle

gi:

sopra del ginocchio, dov


stretto

un

vecchio

legaccio, segno

chirurgo

dito; poi tir in

su

muscoli scorticati.

tagli

la
Il

pelle

sangue

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

ma

fluiva a torrenti dalle arterie,

con

di seta.

filo

Per ultimo

429

queste vennero

gamba

la

tagliata, le

Ella m' ha liberato

un nemico,

d'

gli

porta-

clie

diede un' occhiata

sione, poi, voltosi al chirurgo operatore, gli disse

legate

seg V osso.

si

Maroncelli non mise un grido. Quando vide

vano via

tosto

compas-

di

non ho modo

di

ri-

munerarla.

V era in un bicchiere sopra la


Ti prego di portarmi quella
Ed

Gliela portai.
dogli

Non ho

gratitudine.

Y offerse

ei

finestra

rosa,

una

rosa.

mi

disse.

vecchio

al

chirurgo,

dicen-

altro a presentarle in testimonianza della

mia

Quegli prese la rosa, e pianse.


I chirurgi

avevano creduto che

provvedesse tutto

Ma, fatta

l'

1'

l'

occorrente, eccetto

amputazione,

di

Spielberg

ferri eh' essi

portarono.

che mancavano

accorsero

s'

infermeria
i

diverse

cose necessarie; tela incerata, ghiaccio, bende, ec.


II

misero mutilato dovette aspettare due ore, che tutto questo

fosse portato dalla citt.

ed

il

Finalmente pot stendersi sul

letto

ghiaccio gli fu posto sul tronco.

Il di

seguente, liberarono

il

tronco dai grumi di sangue for-

mativisi, lo lavarono, tirarono in gi la pelle e fasciarono.

Per parecchi giorni non

mezza chicchera
fu

passato

il

di

si

diede al malato, se non qualche

brodo con torlo

pericolo

della

d'

febbre

ovo sbattuto.
vulneraria,

E quando

cominciarono

gradatamente a ristorarlo con cibo pi nutritivo. L' imperatore

aveva ordinato che, finch

le

forze

fossero

ristabilite,

gli

si

desse buon cibo, della cucina del soprintendente.

La
fummo

guarigione

si

oper in quaranta giorni, dopo

quali

ricondotti nel nostro carcere: questo per altro ci venne

ampliato, facendo cio un' apertura

al

muro ed unendo

la nostra

antica tana a quella gi abitata da Oroboni e poi da Villa.

LETTURE DEL RISORGIMEXTO.

430

LXIV.
Francesco I imperatore

Da una

lettera del conte

Austria e Teresa Gonfalonieri.

d'

Gabrio Casati

pubblicata da F. A. Gualterio tra

nieri,

come capo

storiche. Federico Gonfalonieri,

contro

il

la

Ferdinando

ma

cesco Io grazi della prigionia,


e la perdita dei diritti civili.

delle prigioni

formalmente

mi ha ordinato

la

nel

la deportazione

inflittagli

vita,

castello

in

America

marito nel 1830; e

al

allora avea proibito che niuna notizia

cosi

Gonfalonieri,

Numero

di annunziarvi la

Teresa era bellissima e pia: per

la sua

fece

gli

dire del

quattordici, sua

morte

tomba

dopo

successo del 1836 a Fran-

La Teresa premoriva

r imp. Francesco, il quale fino


mondo arrivasse al carcere del

tutta

20 genn. 1824, fu rinchiuso

il

di Spielberg in Moravia, fino che

Memorie

sue

9 ottobre del 1823

il

pena in quella del carcere duro per

esposto alla berlina in Milano

Teresa Gonfalo-

alle

una cospirazione lombarda

d'

dominio austriaco, fu condannato a morte

commutata

peratore

fratello della

documenti

di vostra

fece

l'

del

direttore

Maest Y immoglie

La

iscrizione Alessandro

Manzoni.

Gonfalonieri, arrestato

13 dicembre 1821, fu condotto nelle

il

prigioni di Santa Margherita, o sia della direzione generale di


polizia in Milano. Fui testimonio del suo arresto.
lenti usati dai commissari di

mia

sorella Teresa

del Bolza

furono

come umano

tali

direttore

del conte Vitaliano Gonfalonieri

loro

confronto.

ma

combinare per

meno duro per

ci fu inutile
l'

padre

sostenuta

quando

chiedersi:

invio di que' mobili

privazioni;

ancora perfettamente
nell'

il

di

Federico, per

dovetti

di

somma

limitarmi a

che rendessero

carcere

il

massime che Gonfalonieri non era

ristabilito

inverno

Mi

polizia Jhausen, a

implorare se poteasi rilasciarlo sotto cauzione anche


esagerata;

modi vio-

Fedeli verso

da doverci lodare del contegno

ragionevole al

portai quella sera stessa dal

nome

Cardani

polizia

dalla

dell' istesso

malattia mortale da lui

anno.

Non

saprei precisare

dalle prigioni della polizia sia stato tradotto

della casa di correzione a Portanuova.

Il

processo

a quelle

dur

quasi

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

431

due anni. In questo frattempo mia sorella potea vedere


rito in giorni

determinati

oggetti elle venivano da


possibili.

Non

colloquio senza testimonio.

conoscere essere

prossima a pronunciare
dato che

Quando

processo a suo

il

era la morte; mia sorella prese

delitto

il

aggiungersi esso pure. Essa volle

vecchio conte prese seco V altro

venti, Carlo.

Noi per

di

non

sicuri

pure imaginare che una sentenza di

me

portarsi

suocero

il

compagno:

terzogenito fra

figlio,

tenevamo

ci

pot

tradimento,

d' alto

determinazione

a Vienna, onde implorare grazia dall'imperatore; ed


di lei volle

si

commissione,

la

quale a norma del codice,

il

la

revisioni

le

avere seco lui

novembre 1823

nel

termine e

la sentenza,

dichiarasse constatato

si

medesimo quegli

al

salve tutte

per giammai

concesso

gli era

tenere

fare

indicati,

lui

ma-

il

vi-

potesse nep-

si

morte per tale giudizio

venisse confermata, e tutto lo studio nostro

era

si

di ottenere

massima mitigazione di pena, sicch speravasi ridotta ad


una relegazione in piazza fortificata. Partimmo con questo
la

convincimento, sicch V animo


stiato;

nostro

era

La
giungemmo a Vienna

difficolt di portarsi a coabitare col marito.

fu

il

dicembre 1823,

cembre a mezza giornata.

Si cerc

a Vienna in quel tempo,


utili consigli. Il

ratrice, gi
:

compagno

pure condiscepolo

d'

dava prova

Bubna,

accademia

di

mio padre,
conte

mio padre

che,

couchiuse con un sermone diretto a

mettendoci

e fratello,

sott'

visitandolo

fornivaci

me

ed

al

fu corte-

ci

noi

ti'ista

quattro,

situazione,

giovane Gonfa-

occhio V esempio del rispettivo cognato

onde sapessimo regolare noi

stessi

con miglior senno

nella carriera della vita sociale che in allora,

traprendevamo, giacch

trovavas

Saurau, esso

di

nel mentre affettava prendere parte alla nostra

lonieri,

parlare

di

che

amicizia,

d'

dire altrettanto del


di

giorno 8 di-

il

Wurmbrand, maggiordomo dell'impe-

conte d

non posso

nostra partenza

da mia sorella

coi pi influenti. Il tenente maresciallo

sissimo

non angu-

afHitto,

mentre poi mia sorella lusingavasi ottenere senza gravi

io

contava 25

anni e

pu

si
1'

22.

vecchio conte credette trovare nelT arciduchessa Beatrice


protettrice: ad essa sua

madre era

stata

in-

dire,

amico

Il;

una

gran maggiordoma,

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

432

ma

s'ingann: quella principessa fu acremente

come madre

influenza

duca

del

di

Modena

rava vendetta. Si chiese da mia sorella


l'

ma non

imperatore,

veniva mai

ci

un

Un

terizza, la carit.

lei

mia

sorella fu

questa aveva

affabilit:

donna pia non per osten-

cuore, sentiva la disgrazia altrui;

tazione, la religione nutriva in

sua

da noi udienza al-

-e

indicata:

somma

con

dall'imperatrice accolta

ostile, e la

assai dannosa: spi-

sentimento che

il

tale ritardo d' udienza,

la carat-

freddezza del

la

conte di Saurau, un certo non so che di misterioso nelle parole

e nel contegno di coloro che alla corte erano


temere che
ci

eravamo imaginati. Finalmente

r imperatore
dicembre;

ci

annunciato

viene

ci

che

avrebbe ricevuti in udienza la mattina del 24

ma non mia sorella, soltanto


io. Vi andammo trepidanti

imperatore era

un

secondo piano, in

consueto

al

della

suo

nel

Gonfalonieri

conte

il

col figlio ed
rico. L'

facevano

vicini,

volesse infliggere pena pi severa di quanto noi

si

sorte

dopo la sala ove

salotto

Fede-

di

appartamento
sta

il

al

trono

d'apparenza; era in piedi a pochi passi dalla porta d'ingresso,


accosto della finestra. Esso
Il

cominci

conte

dall'

con certa quale seriet.

ci ricevette

esprimere

1'

oggetto

invocando la clemenza sovrana a favore del


desse la pena pi mite possibile;

mai avesse commesso alcun

cerc

fatto

preghiera,

onde ren-

scusare

di

contro

della
figlio,

le

il

figlio se

ramment

leggi,

r antico attaccamento della sua famiglia alla dinastia, parl


de' suoi
dire.

vecchi

Allora

cere a lui

il

l'

anni,

quanto un padre potea e dovea

dover dichiarare non

clemenza a favore
l'

disse

imperatore prese la parola soggiungendo, dispiaessere

possibile

di Federico Gonfalonieri

esempio costringerlo a lasciar lbero

il

necessit del-

corso

alla giustizia;

quindi aver segnata la sentenza di morte,


gi spedita.

tale inaspettata notizia,

di Gonfalonieri tentarono esprimere

suggerire in quel

momento

o spiravano sulle loro

facendo cosi

le

mie e

terribile,

labbra.
le

che valesse a rimuovere

padre ed

quanto
le

cercai

imperatore

questa essere

Mi surrogai

loro parti;
l'

il

ma

esercitare

la

il

il

di

fratello

lor cuore potesse

parole
io

dire

mancavano

anche a

loro,

quanto potea

da quel proposito,

ma

..

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


inutilmente:

Non mi

mi

esso

seccamente

rispose

vamente con calore

con moto

ed esso

l'

darla esso stesso a


se

alcuno

nuo-

insistetti

impazienza mi re-

d'

Quindi dirige la parola a

d'

questa

lei

si

tempo

arrivare in

ma

notizia,

piuttostoch

noi

aveva a darei un consiglio,

a Milano, per

posso

un sermone. Aggiunse che non


udienza a mia sorella, perch non voleva

direttamente

<iare

non posso

inutile,

noi due giovani per regalarci


aveva indicata

Non

sgomentare da quella attitudine che

lasciai

avrebbe in quell' istante chiamata tiberiana,

plica

433

farcela

era
di

avere

sollecitare

di

preferito

comunicare; che
ritorno

il

vedere Federico avanti che

la sentenza capitale fosse eseguita.

con questo bel conforto,

Mi sovvengo che nell' uscire di l, nell'irritazione


Pu
cupa in cui mi trovava, dissi a Carlo Gonfalonieri
l'imperatore ringraziare Iddio che mi sento dominato dalla
ci conged.

abbandonare

religione e debbo quindi

la

vendetta nelle mani

avrebbe

di Dio: altrimenti, quella finestra

Come

portare la notizia a mia sorella

Bubna potea

maresciallo

essermi

senza lasciarci scorgere, mi

Bubna. Esso rimase sorpreso


s'

al

popoli

ai

Pensai che

aiuto.
alla

racconto,

Ritornati a

meglio e

il

casa

corsi

Pur troppo, ad onta

sorella.

ognuno pu

di leggieri

desolazione,

commozione.

Ma

tutta
la

e,

1'

anima sua era

nell'

estremo

ma grave, ma riflessivo un
ma nello stesso tempo sa
;

neggiare s stesso, e pensa al modo

glieri,

deva

notizia divulgatasi

ben diverso

della

sua desolazione non era triviale: era un

dolore possente, immenso,

La

come

immaginarsi, fu presa da un sentimento

di chi sente profondamente,

fetto

mendicate

delle

comprese tutta la gravezza della situazione,

sciagura.

da

ed immediatamente

colpo fatale. Lasciai tempo a Bubna, quindi lo rag-

giunsi da mia
frasi,

tenente

il

accinse venire da mia sorella a prevenirmi, onde disporla

ricevere

di

di

rivestii

un esempio

dato

pi grande di quello che vuol presentare esso stesso

di

porre riparo

per Vienna

di quello che V imperatore

produsse

ed

suoi

dolore

padrotanta

un

ef-

consi-

s' imaginavano.
La nobilt vemal occhio colpire chi apparteneva alla sua casta

Metternich e Pilgramm,
di

28

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

434

taceva V odio di nazionalit per V umore di classe


importante, non volevasi credere che
rigore per

un

fatto che

L* imperatrice ne fu

si

nel popolo,

sebbene in

o per meglio dire nella classe media,

poco

allora

potesse passare a tanto

non aveva avuta alcuna conseguenza.


commossa. Mand verso sera

vivamente

Wurmbrand perch

conducesse mia sorella quale

il

conte di

si

trovasse; e difatto ella non avea in quel di neppure mutato

vestito,

teneva ancora quel

discendere dal

letto.

le

lungo

soprabito

che usava

di

scere diverse dal marito.

La

trattenne pi di due ore; per due

per implo-

volte in questo intervallo portossi dall' imperatore

rare grazia, e ritorn con

fondere
si

le

un

rifiuto

decise per la partenza nel giorno successivo,

r imperatore

mia

gran

In quel di havvi

la

so-

corte:

porta alla messa con numeroso seguito. Pensava

si

sorella aspettarlo al passaggio e gettarsi

presenza di

a casa,

eh' era

cappella

con-

dovette limitarsi

sue colle lagrime di mia sorella. Ritornata

lennit del Natale.

al

Vi and. Quella buona creatura avea vi-

suoi piedi alla

a'

per commuovere quell' animo

tutti

ma

fu dissuasa

dal far ci da coloro che conoscendo la tempera di Francesco

sapeano benissimo
s'

eh' essa nulla

avea mai conosciuto cosa fosse

mia

affetto.

congedarla soggiunto,

sorella nel

seguente alla sua

anticamera,

alcuna speranza vi
di

avrebbe ottenuto, e

esponeva a qualche durezza per parte

Wurmbrand

sorti

fosse.

Fui

che

d'

L' imperatrice
d'

inviarmi

mi avrebbe

la

fatto

difatti alle ore otto,

consegnandomi un

fors'

anco

un uomo che non

viglietto,

il

ed

avea a
mattina
dire
il

cui

se

conte
senso

imperatore avea gi preso in considerazione ci che


potea ritenersi a favore di Gonfalonieri (non ho sott' occhio le
quel biglietto era sibillino ). Questo ci fece
precise parole
era che

l'

credere che non vi fosse pi alcuna speranza, e si decise della


partenza pe '1 mezzogiorno. Seppi da poi che V imperatrice durante la notte continu a perorare la causa di

conoscendo che Francesco


stizia fece nascere in lui

si
il

piccava

Gonfalonieri, e

di rigorosa

dubbio che

il

ed esatta giu-

processo fosse

man-

cante delle forme, e quindi la sentenza fondata sopra dati non


giuridici. Quest' argomento fece qualche breccia sull' animo

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


dell' imperatore, sicch decse

di

a che avesse potuto verificare

il

fatto.

Fu

ma

dopo mezza notte;

alle quattro ore

che una

sospendere

435

V esecuzione

spedita una staffetta

ritardare,

tenne che dopo mezz'ora ne fosse inviata una

provvido consiglio,

seconda;

videnza; che difatto alla prima occorse un

prevenuta dalla seconda. Tutto ci

temevano non giungere

ma

ignoto

era

Viaggiammo

sostenere la fatica di
rella ed io,

premo

tutta

ed

notte

la

viaggio continuato.

ci

portammo

dal

presidente

il

Ma

non

ci

quel tedesco,

sapea dir altro:

potex'e parlare

Ma

Aver

sagramento

io

soggiunsi

io

Se

l'

norma

il

esso

dubitare ehe l'esecuzione sa imminente; parrai

possa darci que' lumi

prendere una opportuna determinazione

passibile aggiungeva:
e ripetea la frase

bruscamente da
a

Durante
della

ci

consigli

nulla

che anche

servano

Ma

il

il

farci

tedesco im-

questo

sapere di tutto

tal

riprendemmo

che

che congedatici

un poco
e

giun-

ad un' ora dopo mezzanotte del 29

al 30.

lui,

Milano

Io

prima.

di

il

nostro

viaggio,

viaggio fui testimonio dell' afflizione e forza d'animo

mia cara Teresa,

ligiosi.

vita

il

non

d'ufficio, e

viaggio per giungere in tempo, per cui dobbiamo

signor presidente

gemmo

di

ad uso suo,

imperatore in per-

sona mi ha fatto questa comunicazione, ed


sollecitare

mia so29 mat-

se la sentenza

parlava italiano

che

giorno

tribunale su-

del

era gi stata pubblicata, e cosi prendere opportuna


condotta.

ultima

pi oltre

Soli,

non m'inganno, Pleneis), per conoscere

(se

1'

conte non avrebbe potuto

q^^iesto

fa

allora;

il

progredimmo senza interruzione. Giunti

Verona,

tina a

fu

persone che

di

tempo ad abbracciare per

in

vecchio

il

sicch

ritardo,

a noi

sicch partimmo al mezzogiorno coli' angustia

seguente;

ote

per meglio dire, disposizione della prov-

o,

volta queir infelice.

temendo

l'imperatrice,

potesse per qualche accidente

stafifetta

fino

e de' suoi sentimenti

Pensavamo cosa

far

Federico. Tentare

impossibile:

dall'

allo

la

eminentemente re-

scopo

di

salvare

la

momento era
sua preda come tigre ane-

un' evasioxie

guardava

Salvotti

lante sfamarsi in essa:

sua salvezza

poteasi

in

quel

non eravi altro mezzo che ottenere

la

imperatore. Deliberavasi quindi fra noi sten-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

436

dere una petizione, e raccogliere

per essa

le

firme

con-

dei

giunti, amici, e persone pi notabili del paese, per presentarla


al trono, se la strettezza
oflFersi

esserne portatore.

Appena

tempo

del

di ribattere la strada

permettea: ed

lo

fatto giorno,

ci

Io diedi sbito gli ordini per la partenza;

per

vernatore conte di Strassoldo


prossimi congiunti

altri

si

occupammo

necessarie

le

gi

di lettere per l'imperatore;

carrozza e

in

e santo vescovo,

pratiche: gli

commen-

altre

della sera

Mi fermai

partiva per Vienna.

la sottoscrizione di quel

degno

monsignor Gabrio Maria Nava, nostro concit-

tadino e lontano congiunto.

a Castelvecchio, incontrai

conte Gonfalonieri,

si

ci.

occuparono a raccogliei'e firme sotto

mezz'ora a Brescia per ottenere

domi

di

mi portai dal go-

datizie ebbi per persone distinte; ed alle ore undici

era di

mi

che mia sorella avea fatta preparare. L' arcivescovo

la supplica

Gaysruck mi mun
io

io

immediatamente per Vienna, onde

il

met del corso

spavent, quasi credendo eh'

di

Verona, vicino
quale veden-

il

andassi ad incontrarlo

io

apportatore di troppo triste notizie. M'afi-ettai di rassicurarlo;


sicch retrocesso alla posta,

mio viaggio,

e firmata

conoscere

fatto

insieme col

figlio la

graziarono entrambi con espressioni veramente


continuai

il

viaggio senza mai arrestarmi che pe

de' cavalli, per cui giunsi a

Vienna

il

tenente maresciallo Bubna;

il

all'

motivo

del

mi rin-

cordiali;
*1

ed io

cambiamento

sul fare delle

diane del giorno 3 gennaio 1824. Scesi

giava

il

supplica,

pomeri-

sei

albergo

ove allog-

quale vedendomi entrare

chesemi ove avea lasciata mia sorella, non potendosi persuadere che in cosi breve tempo e con quella

stagione

io

avessi

potuto andare a Milano, fermarmivi un giorno, e poi essere di

nuovo in allora a Vienna. Al mio arrivo seppi

la

sospensione

mi aperse l'animo alla speranza, giacch


frangenti una sospensione ordinariamente tutto.

della sentenza: ci
in

simili

Portai la mattina seguente

gran scudiere, che fiingea


teressandolo ad

non

ritardare,

lo

le

dispacci al conte di Trautmansdorff


veci

ottenermi udienza

di

gran maggiordomo, in-

dall'

pregava a presentare

imperatore;

ma, per

la supplica

e la let-

tera dell' arcivescovo immediatamente. Vidi sbito

Wurmbrand

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


qualche altro

tegno

deir altra volta non

visita.

Mi venne indicata

marted,

solennit

mi

tore

prodotta da quel

processo;

entro

lia,

di

premura

ma

mattina del

la

ad

inqualificabile;

che andai-ono

vuoto

parlarmi

del

Mi

fece

singoli individui.

sui

clemenza per alcuni

che mi

De-Castil-

di

promesse gettate con animo

non adempirle; sistema consueto. Soggiunse che, sorto qual-

che dubbio di legalit nel processo, avea ordinata

avuto

sarebbe deciso; che, se avesse una notizia

si

a darmi,

aspettazione
degli

del

ad

un nuovo

sparmiare a s medesimo

che

interrogata

la

rapporti

commissione stessa non

impressione prodotta nel pubblico

tizia

della

sentenza di

di fatto in

che, se l'imperatore

Gonfalonieri,

non disprezzava

dal passo a cui era stato

Salvotti

spinto

processo, vedendosi

zato

dal

detenuto,

torture morali.

contro
esso

dall' odio

seppe

opi-

Gonfalonieri

Salvotti contro

di

contro

era

cercava

tutti.

Que-

nato durante

non solo non temuto

eh' esso

E non

pubblica

la

affatto

mezzo termine onde retrocedere

Gonfalonieri e dall' animosit di Pilgramm


di

la

no-

la

Milano che a

tanto

indicanti

spargersi

allo

quei giorni potei novellamente assicurarmi

nione, conveniva trovasse un

odio

Frattanto, in

governativi

triste

per ri-

altri l'incarico,

dispiacere.

rapporto della commissione sulla legalit o

atti,

volea smentirsi, venivano

Vienna.

consolante

m' avrebbe fatto chiamare per comunicarmela esso

stesso; altrimenti, ne avrebbe dato

meno

sospen-

la

che avrebbe

sione della sentenza e che in sguito al rapporto

st'

di essi,

lusinghe

padre

vecchio

al

antece-

una be-

affettava

per Gaetano De-Castillia:

far conoscere

nell'

temperare l'impressione

esso

usai"e

G,

L' impera-

messa.

la

ben diverso che

volere

in particolarit

sentire essere disposto

diedi

udienza per

aspetto

colloquio

e particolarmente

con-

il

m' accaparrava per una successiva


1'

una confidenza paterna. Venne

ed

nignit

con

vedevasi

437

da Saurau;

ritornai

Epifania, dopo

dell'

offerse

si

dente udienza:

non

influente;

martoriare

ma
con

il

dispreztutte

contenersi dall' esprimere

rabbia dal vedersi Strappare dalle mani la vittima che

la

le

sua

volea

immolare, con qualche parola acerba ed insultante a mo

ri-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

438

guardo, che mi fu

riferita.

Rimasi a Vienna aspettando

il

nuovo

quan-

invito air udienza imperiale, sempre ancora nel dubbio,

tunque per verit la voce pubblica assicurasse gi della commutazione

pena. Finalmente

di

di gabinetto, Martin,

per

le

giorno 13,

il

venne annunciarmi

il

segretario privato

M. mi aspettava

clie S.

ore otto della mattina del di seguente. Fui accolto questa

volta pure con tutta benevolenza dall' imperatore. Dissemi che

avea creduto commutare la pena

mente morto
duro in
1'

esterno.

ma

alla

Lo

giacch

societ,

vita, togliendo

morte

di

eflFettiva,

lui

che

condannava

lo

al

carcere

ogni possibile comunicazione col-

ringraziai che conservasse la vita a mio cognato;

aggiungeva per, che non potea distruggere in me

ranza che col tempo

Gonfalonieri

la sorte di

la spe-

can-

sarebbe

si

non volle escludermi questa speranza; mi trattenne

giata. Esso

lungamente parlando del processo,

dicendo che

promossi sulla legalit non sussistevano,


voluto dar ascolto

piuttosto

modo benevolo

espresse in

ma

clemenza che

alla

dubbi

al

rigore.

Si

a mio riguardo, dicendo che in tutti

non aveva veduto

mio nome

da

lui letti

qual cosa fu per

me

rassicurante, giacch, sebbene

avuto alcuna ingerenza diretta negli


fatto particolare, a cui

stati

che tuttavia avea

gli atti processuali


la

ma

egualmente ritenersi come assoluta-

per Gonfalonieri dovea

affari

del

il

non avessi

1821, qualche

avea preso parte essendo

studente a

Pavia, avrebbe potuto dare appiglio agli inquisitori a procedere

a mio danno; sicch fuvvi un'epoca in cui aveva pensato all'

Avendo

evasione.

dopo mezzogiorno,

tutto dis^iosto per


e giunsi a

avendo dovuto perdere pi

Milano

di sei

rovesciata e rotta la carrozza.


della fausta novella,

Gonfalonieri.

Ma

quindi

il

il

il

essere

si

l'

apportatore

correre

conosceva.

La

alla

casa

pedanteria

messo per questo favorevole


l'

imperatore

1'

avea a

me

governatore della Lombardia conte di Strassoldo

r avea reso noto a mia


certezza,

Kraubat per essermi


d'

affrettai

annunzio. Lo stesso giorno 14 in cui

comunicato,

oi'e

mi

ad un'ora

alle oi'e 2 del giorno IH,

Credetti

a Milano tutto gi

austriaca non volle eh' io fossi

ritorno, partii

il

sorella.

tempo necessario che

Mi
la

si

tenne a Vienna,

sull'

in-

comunicazione venisse fatta

LETTURE DEL RISORGIMENTO.


contemporaneamente a Milano.

II

439

Salvotti, per gustare

almeno

-qualche cosa del piacere della vendetta, allorch arriv la con-

ferma della sentenza, quantunque

vi

dovesse

essere

ancora

qualche tempo all'esecuzione, fece prendere quelle precauzioni


usate pei condannati alla pena capitale.

La sentenza

a poco (non so rammentarmi in questo momento


quello che ben rammento

Milano. Dopo

si

da

fu letta

li

giorno preciso);

che fu un giorno

Gonfalonieri trasportato

ci, fu

polizia. In quel frattempo fui

derlo.

il

per

lutto

di

alle

carceri

di

con mia sorella una volta a ve-

Essa vi fu altra volta; ciascvxno che ha un cuore pu

imaginarsi

addio

1'

vero che consegn a lui un

cuscino di

suo lavoro, che a Gonfalonieri fu negato.

LXV.
F. A. Gualterio.

Colloquio

(li

F. Gonfalonieri col princ.

<l

Metternich.

Dal cap. IV de Gli idtimi rivolgimenti italiani [1850].

Erano gi consumati quei processi, e tutte le seduzioni e


tiomande dei giudici non avevano potuto strappare ad alcuno
il

sospirato

ma non mai

la sentenza di

apertamente domandato segreto. Gi

crudele relegazione nello Spielberg, e


tene, seiTati in varie
spalle

alla

men

morte era stata commutata nella non so se

capitale

carrozze,

della

detenuti carichi di ca-

avevano date rapidamente

miseranda

Lombardia.

Il

le

funereo

cammin sempre unito fino ad un certo punto ove


una carrozza separossi dalle altre, e in luogo di seguire la

corteggio

strada che conduceva allo Spielberg fu avviata silenziosamente

su quella che conduceva a Vienna. In questa carrozza solo col

suo custode era chiuso


<3i

catene,

ma

trattato

il

conte Federico

con tutta umanit

Gonfalonieri,
e direi quasi

Carico

amabi-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

440
lit,

fu cosi condotto alla capitale dell' impero, e fatto scendere

al palazzo della polizia,

dove ebbe a

molte scale per

salire

entrare in una camera destinatagli a prigione, sebbene

avesse

una decentissima abitazione. La sera stessa


del suo arrivo gli si die una cena quasi lauta il perch no
tutto r aspetto

d'

pot a

meno

di scherzare col

custode

suo

che,

dire

se

le

catene non fossero, egli non potrebbe neppure riguardarsi come


prigioniero.
far cadere
le

Al che

anche

stava forse in

che

gli fu risposto

ceppi dei quali era gravato.

porte della camera del Gonfalonieri

immantinente riconosciuto,
neppure in quello

stato,

schiusero, e

si

dusse per esse un inaspettato visitatore.

di

s'

intro-

medesimo-

contegno, nel

decoroso

di

prigioniero avevalo

Il

non dimentico

con sereno

lui

appresso

di

Il

quale non avresti letto n vile umilt n ignobile sprezzo, leper salutarlo,,

vossi'^n piedi, e leggermente inclinata la

testa

scosse alcun poco col piede le sue catene

per fare

che fosse rimprovero


era

il

al

principe di Metternich.

E non

sf

tosto fu entrato, ed 'ebbe-

Conte gli

udita la tacita rampogna della vittima,

sono dolentissimo
voi dipende
quelle

il

ancora

doloroso stato;

di trovarvi in si

far cadere
de' vostri

non

catene

le

compagni

ostinatamente volete voi nascondere

pure conoscere
tutti, di quelli

che ebbero comuni con

rono a parte

delle

giudici,

che

ci

congiure?

vostre

potreste

ben dirlo

me.

complici potreste bene

affidarli a

ministro non cercava

nomi

il

voi

le

ma.

governo vuot

nomi

tutti,

ma.

speranze, e fu-

Or bene:
me.

forse da.

Perch cos

sventura.

Perch sopra tutto tacere

ma

disse

solamente

vostre

di

ceste ai

un suono-

personaggio visitatore. Quel personaggio-

ci

nomi

che
di

ta-

questi

chiaro che V accortO'

di altri signori

lombardi; in

fatti

a che tanta premura per avere qualche vittima di pi? a che


promettere la

libert

quello

che

tutti

riguardavano

come

capo, per colpire altri che non erano che parti secondarie della
congiui-a?

Non cercava neppure

il

piemontesi, imperocch n poteva

nomi

dei complici

ministro

colpirli

n avevano timore

quanto dei propri sudditi, ed infine per aver in Piemonte la


rivoluzione operato alla scoperta erano tutti a bastanza noti, e

LETTURE DEL RLSORGIMENTO.

441

per essere fuggiti non potevano cadere nelle mani vendicative

Ma

della polizia austriaca.

uno che

uno era

voleva trovar reo

si

complice che

il

aver

d'

cercava^

si

congiurato

di

fine

porre sul suo capo la corona del regno unito dell' alta Italia.

Questo complice era Carlo Alberto. Alle dimando del ministro,


a'

Federico

giudici

posti;

Gonfalonieri

dovere

nulla

-,

per

rincrescergliene

tradire la verit. Allora

ad un'

rispose

il

aver palesato

aggiungere

potere

principe

Metternich

di

gnore, e mostra l'importanza

ponevano nel

che questi ed

non credete

fiducia in me. Forse

alla

io

dell'

verr qui a trovarvi.

me

impero
lei

mia parola. Or bene

non

d'

pi bassa, destinata dalla politica del


pi abietti

officiali di

segreto?

Ma

Dite a queir augusta

fate allusione, che io

La

che

Chi crederebbealla

fino

stesso

parte

gabinetto ai

non potrei

il

Confalonieri

persona alla

dirle nulla pi di

replic-

quale voi
ci che

detto a voi; che nulla ho da aggiungere, nulla da palesare


Fallito questo tentativo,

il

della corte di Vienna, e in pari

Modena

la

ho

nobile prigioniero fu ancor esso

avviato alla volta dello Spielberg. Cosi furono deluse

cesco di

sorte vostra,

polizia o ai pi corrotti processanti, per

possedere questo preteso


imperterrito

sceso

suo

per-

la

quei nomi

ci.

se^

espressamente, e

vi ostinate.

Austria sarebbe

vostri segreti solo

muover

compagni pu dipendere da

mai che Francesco

potrete palesare

volete nascondere. Conte,

e dei vostri

si

si-

suoi diritti

augusta dell'impero,

nelle orecchie della persona pi

suo

vedo che voi non avete

non confidando in me, voi bramate deporre


sona pi augusta

del

suo gabinetto-

il

Carignano

togliere al principe di

Conte Confalonieri egli replic

de-

potere

abbass

si

che trascinava nel fango la corona

offerta

tutta

suoi

ma non

danno proprio,

il

gi

ai

speranza di

tempo svani per


una corona.

il

le

brame

duca Fran-

LETTURE DEL RISORGIMENTO.

442

Pietro Giordani.

Sotto

nna statua di Dante sedato


" Ahi serra Italia...

e gridante

Nella villa Puccini presso Pistoia: 1827.

Acquieta
o

il

tuo

magnanimo

dolore

Dante padre nostro

alla tua Italia serva

non pi volontaria

e gi dolente di sua lunga pigrizia


or

sono in cospetto

tempi che tante desiderasti

Dedicato da Nicolao Puccini


r anno DLXii dalla nascita di Dante

INDICE

I.

Pietro Giannone.
virt

II.

III.

IV.

V.
VI.
VII.

Richiamo

agli

Italiani alla

e disciplina militare

Antonio Genovesi. Appello all' unit d' Italia


Pietro Verri. Della patria degli Italiani.
Cesare Beccaria. Violenze. Pene dei nobili
Pietro Verri. Decadenza del papato
Costumi e educazione degl' Italiani
Giuseppe Parini. Cagioni del presente decadimento delle belle lettere e delle belle arti
.

10

14

....

16

...

19

23

27

39

in Italia

VIII.

Giuseppe Baretii. Degli ordini monastici e dei

IX.

Gaetano Filangeri. Molti gran proprietarii,


pochi proprietarii piccoli, ostacolo alla po-

X.

Mario Pagano. La legge non toglie la


ma la garantisce. Vera idea della

frati in Italia a

mezzo

il

secolo xviii

polazione
libert,

libert

43

....

45

...

49

Della religione

54

Panegirico di Plinio a Traiano

57

civile

XI.

Vittorio Alfieri. Lettere senza libert

XIV.
XV.

XVI.
XVII.

XII.
XIII.

P^g

Secolo d'indipendenza delle lettere

Fede

costanza nel concetto del genio let-

terario nazionale

75

Italia dai barbari.

77"^

Al popolo italiano futuro, Dedicatoria del


Bruto
XVIII. G. F. Galeani Napione. Italianit del Piemonte

81

82

Esortazione a liberare

l'

INDICE.

444

XIX.

Pietro Verri. Discorso

sui

bisogni

della

Lombardia

XX.

pag.

88

?8

104

108

114
116

120

124

126
128

130

145

...

149
168

187

190

193

204

....

XXI.

Alessandro Verri. Al Pantheon


Pietro Verri. Condizione del

XXII.

Carlo Botta.

XXIII.

Pietro Verri. Opinioni e sentimenti su la

XXIV.

Lazzaro Papi. Napoleone Buonaparte


Vincenso Coco. Guerre e mutamenti in
Italia dalla battaglia di Montenotte
alla pace di Campoformio

avanti la rivoluzione e

Umori

l'

Milanese

invasione

e utopie in Italia nel

1793
rivoluzione francese

XXV.

XXVI.

Alessandro Verri. Modo di guerreggiare


de' Francesi e Austriaci nella cam-

XXVII.

Pietro

XXVIII.

XXIX.

3Ielchiorre G^tota. Repubbliche, federazione,

XXX.

Carlo Botta. Predicazione del cappuccino

XXXI.

pagna d'Italia
Verri.

del 1796 e 97

L' albero

della

libert

in

Milano
I

Francesi in Milano

unit

XXXII.
XXXIII.

Luigi Colloredo al popolo veronese


dell" aristocrazia veneta e tra-

Caduta

dimento alla nuova repubblica


Ugo Foscolo. Sfoghi d' un fuoruscito veneto
Carlo Botta.

Festa della repubblica ci-

salpina

XXXIV.

XXXV.

Omelia del card. B. Chiaramonti


Ugo Foscolo. Tristi condizioni della Re-

XXXVI.

Cao'lo Botta. Italiani

XXXVII.

Vincenzo Cuoco., Pietro Colletta ed altri.


I grandi morti della Repubblica Par-

pubblica cisalpina

dimandano

la

prima

volta r unit della patria

tenopea

XXXVIIL Ugo Foscolo. A Bonaparte


XXXIX. Carlo Botta. Bonaparte console
l'esercito francese

il

Gran

S.

211

227.

229

passa con

Bernardo.

INDICE.

La

445

XL.

Pietro Colletta.

XLI.
XLII.

Ugo Foscolo. Voti italici a Bonaparte


Carlo Botta. Comizi dei Cisalpini in Lione,
Repubblica Italiana, Bonaparte pres.

XLIIL

Vincenso Monti. Rivendicazione dell'ingegno

XLIV.

Pietro Giordani. Del ministero civile delle arti

XLV.

Ugo Foscolo. Conforti

battaglia di

Marengo

240

246

256

270^'^^

e della civilt degli Italiani

agli

Carlo Botta. Napoleone incoronato re d'Italia


scrizione

XLIX.

Cesare di Laugier. Gl'Italiani sotto

L.

LI.

Carlo Botta.

Eugenio

283
289

291

in

il

298

308

306

316^

318%

338

352

357

371

376

al-

vicer

Russia

Battaglia di Malojaroslawetz vinta dagl'

Italiani

Addio

fra

soldati francesi

italiani

LIV.

Ugo Foscolo. La rovina del regno italico


in Milano
Luigi Carlo Favini. Casa di Savoia l'Austria e r Italia dopo il trattato di Parigi
del 30 maggio 1814
(Ignoto) Napoleone imperatore dei Romani

LV.

Zellide Fattiboni. L' impresa del re

LVI.

Giuseppe Peechio. Spirito pubblico del regno

LVII.
LVIII.

Ugo Foscolo. Bonaparte e l'Italia


Vincenso Gioberti. Napoleone e Vittorio Al-

LIX.

Santorre Santarosa.

LUI.

Pietro Giordani. Educazione militare e co-

XLVIII. Camillo Vacani. Il granatiere Bianchini


l' assalto di Tarragona

LII.

.^"^

Italiani perch

studino le storie

XLVI.
XLVII.

pag. 234

e re d' Italia

d' Italia

....

i).

Avanti

la rivoluzione

Nella rivoluzione

II).

III).

-^

Nell'esilio

iv). Ritratto e vita (di Vittorio

v).

"

fieri

'^^^

Gioac-

chino

.,,j^^

399
402

409

Cousin)

In Grecia (di Giacinto Collegno)

385
390
393

INDICE.

446

LX.

Atto Vannucci. Supplizio di

G. Andreoll.

LXI.

Silvio Pellico. Lettura della sentenza di

LXII.

Silvio Pellico e Piero

danna
MaroncelU.
di Antonio Oroboni ^

Il

falonieri col principe di Metternich

Pietro Giordani. Sotto

una statua

di

420

422

42^6

430

439

417

martirio

LXIII. Silvio Pellico. La gamba di Piero MaroncelU


LXIV. Gabrio Casati. Francesco I imperatore d' Austria e Teresa Gonfalonieri
LXV. F. A. Gualterio. Colloquio di Federico Gon-

LXVI.

Pag. 414

con-

...

Dante

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