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LEZIONE 1 - LA POLITICA ECONOMICA

La politica economica una scienza che si occupa del problema delle scelte economiche
del policy maker, a differenza delleconomia politica, che si occupa delle scelte dei
consumatori, cio scegliere cosa acquistare, e imprese, scegliere cosa e quanto produrre e
con quali tecniche di produzione.
Dallincontro nel mercato di consumatore e impresa si crea lequilibrio di mercato, che pu
essere concorrenziale o meno.
Se il mercato perfettamente concorrenziale lequilibrio ha caratteristiche apprezzabili, di
ottimalit paretiana, e sembrerebbe che non sia necessario alcun intervento di istituzioni
esterne al mercato, in realt queste condizioni spesso non si realizzano e quindi si crea uno
spazio in cui subentra lintervento pubblico.
Dovere prendere delle decisioni implica sempre una scelta tra due alternative, ogni scelta
compiuta determina una serie di effetti, il primo non scegliere lopzione scartata.
Quindi si stabiliscono degli obiettivi e si sceglie lopzione che maggiormente consente di
avvicinarsi a tali obiettivi.
NOZIONI INTRODUTTIVE
Obiettivo della politica economica capire come le istituzioni pubbliche compiono le proprie
scelte:
- scelte correnti: che hanno a che fare con la gestione corrente dellazione politica e le
istituzioni che le prendono, strategie ottimali per il raggiungimento di obiettivi quotidiani.
- scelte istituzionali: scelte che sono compiute per definire quali sono le istituzioni pi adatte
al raggiungimento di determinati obiettivi di pe, anticipa il livello delle scelte correnti.
- scelte sociali: scelte di quelli che sono gli obiettivi che una societ s prefigge di
raggiungere.
In logica gerarchica prima si definiscono gli obiettivi, poi si definisco i soggetti che s
occuperanno del raggiungimento degli obiettivi, poi si sceglie giorno per giorno di cosa
devono fare le istituzioni per il raggiungimento degli obiettivi.
La politica economica una forma di intervento pubblico nelleconomia, che si giustifica
quando il mercato, lasciato a s stesso tende a produrre risultati subottimali (fallimenti di
mercato). Se il mercato potesse fare sempre scelte ottimali non vi sarebbe il bisogno
dellintervento pubblico.
La politica economica pu essere uno strumento per colmare divario tra ci che la societ
desidera (desiderata) e la realt dei fatti.
Va definito quali sono gli obiettivi socialmente desiderabili, i desiderata (scelte sociali), che
poi sono confrontati con la realt per definire quali sono le istituzioni ottimali per riallineare i
desiderata (scelte istituzionali) con la realt e i compiti da assegnare a ciascuna istituzione
per il riallineamento (scelte correnti).

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LEZIONE 2 - I FALLIMENTI MICROECONOMICI


Stato e Mercato sono le due istituzioni che interagiscono in economia, quando vi uno
spazio per lo Stato per intervenire negli assetti organizzativi del mercato. La politica
economica si occupa di ricercare il giusto equilibrio tra Stato e mercato, in modo tale che
vengano perseguiti gli obiettivi ed i principi verso i quali la societ dovrebbe tendere. Una
volta definiti gli obiettivi che si ispirano a dei principi, si deve vedere dove, come e quando
c un margine di intervento per lo Stato, cio laddove il mercato, lasciato a s stesso non
in grado di raggiungere gli obiettivi, cio non efficiente, o non garantisce unequa
distribuzione degli output prodotti.
Gi obiettivi che devono essere raggiunti sono quindi efficienza ed equit,
Efficienza: attiene al mondo di produzione e scambio (quantitativi di output da produrre)
Equit: distribuzione delloutput prodotto
EFFICIENZA: pu essere intesa in molteplici declinazione declinazioni:
Efficienza statica: si tratta di analizzare le caratteristiche di efficienza o non efficienza di
situazioni per loro natura statiche, di equilibrio dove non vi una dinamica evolutiva
(crescita, innovazione ecc)
S suddivide in vari sotto concetti di efficienza:
- efficienza allocativa: unallocazione A (di risorse, input output di qualsiasi tipologia di bene
ecc) socialmente preferita ad unallocazione B, quando ha effetti favorevoli per almeno
un individuo e non ha effetti sfavorevoli per tutti gli altri individui . Questo un concetto
che si definisce criterio paretiano di efficienza allocativa. Questo criterio di efficienza
allocativa implica un giudizio di valore, perch la situazione A preferita a B se almeno
un individuo sta bene, ma se lindividuo che preferisce A gi privilegiato rispetto agli altri,
ed quello che migliora la situazione essendo gi pi ricco mentre gli altri non hanno
variazioni rispetto allopzione, rispondendo al principio dellindividualismo etico (Sen
1987): ciascun individuo il miglior giudice di se stesso ed in grado di valutare
autonomamente il proprio Stato di benessere. Essendo un giudizio di valore potrebbe non
essere condiviso da tutti, ma si ha comunque una situazione di efficienza, perch il
miglioramento, anche se di un solo soggetto, non implica il peggioramento di altri. I giudizi
di valore si distinguono dai giudizi di fatto, che, anche se sbagliati sono oggettivi e
inopinabili, mentre il giudizio di valore presuppone la sua accettazione, soggettivo. Se
io dico che la penna blu, ma in realt nera d un giudizio di fatto sbagliato, ma un
giudizio di fatto.
- concetto di ottimo paretiano: una allocazione paretianamente ottima se non esiste
nessunaltra allocazione dove sia possibile migliorare la posizione di un individuo senza
peggiorare quella di almeno un altro individuo. Cio quando non pi possibile riallocare
le risorse in modo che un soggetto migliori la propria posizione senza che peggiori quella
di almeno un altro soggetto. Lottimo paretiano, in uneconomia di produzione e consumo,
richiede efficienza in tre ambiti:
- 1) efficiente allocazione nel consumo dei beni: uguaglianza nel s.m.s., si ha quando non
possibile attraverso lo scambio di due prodotti (es. latini di coccola e piatti di pasta)
migliorare la posizione di un consumatore senza peggiorare quella di un altro.
- 2) efficienza dellallocazione degli input produttivi: uguaglianza nel s.m.t., si ha quando
non possibile migliorare la produzione di un prodotto senza che venga peggiorata la
produzione di un altro prodotto.
- 3) lefficienza generale, combinato di efficienza allocativa e produttiva.
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Questi tre principi devono essere simultaneamente soddisfatti perch ci sia situazione di
ottimo paretiano, in assenza di una di queste efficienze si dovr modificare la
distribuzione e lallocazione di imputo e/o output e avere un miglioramento anche di un
solo soggetto senza che vi sia un peggioramento per gli altri.
- efficienza x: la capacit di scegliere i programmi di produzione tecnicamente efficienti;
cio s ha efficienza x quando dato lo Stato delle conoscenze tecnologiche, si in grado
si scegliere la migliore tecnologia a disposizione delle imprese, quindi si ha efficienza x
quando le imprese cio sono in grado di produrre, cio fare scelte di programmi di
produzione in grado da ottenere il massimo della produzione (es se non ci sono lavoratori
o macchinari che operino al di sotto delle proprie capacit). E una precondizione perch
ci sia efficienza nella produzione, efficienza allocativa, che unita a efficienza generale
definiscono il concetto di ottimo paretiano.
Efficienza dinamica: lefficienza in ambiti in cui vi una dinamica di evoluzione,
lequilibrio si modifica nel passare del tempo.
Efficienza adattiva: la capacit di apprendimento graduale dei problemi e delle risposte
corrette, cio di adattare e dare risposte efficienti ai problemi che si pongono dinamicamente
nella attivit produttiva
Efficienza innovativa: la capacit di introdurre innovazione di processo o di prodotto nella
produzione, cio introdurre dinamicamente tecnologie di produzione via via pi efficienti,
non tutte nello stesso istante perch domani potrebbero nascere nuove tecnologie pi
efficienti, la conoscenza cresce nel tempo, la capacit innovativa deve essere in grado di
introdurre le tecnologia via via pi efficiente, va evidenziata la differenza con efficienza x
che riguarda saper scegliere e utilizzare al meglio la tecnologia migliore disponibile in un
dato momento, quindi in un contesto statico..
EQUITA: anche questo concetto ha molteplici distinzioni
- equit dei punti di partenza: equit ex ante: pari opportunit, concetto fortemente

promosso da Einaudi (es. scolarizzazione, societ equa se consentito a tutti di avere


uno stesso livello di formazione o istruzione)
- equit nei risultati finali: equit ex post loutput finale deve essere distribuito in maniera
equa
- equit nelle procedure distributive: devono essere eque, non contenere meccanismi
perequativi tra diversi soggetti, diverse classi sociali, diverse localizzazioni dei soggetti
ecc
Il primo teorema delleconomia del benessere:
Nel 1776 Adam Smith definisce il concetto di mano invisibile, in base al quale, il libero
operare delle forze di mercato, a loro volta dirette dallagire di individui egoisti, promuove la
crescita economica e linteresse pubblico. Questo concetto realizzabile se si verificano
determinate condizioni, formalizzate ne due teoremi delleconomia del benessere.
Il primo teorema delleconomia del benessere stabilisce che, in presenza di mercati
completi, ogni equilibrio di concorrenza perfetta un ottimo paretiano, cio lequilibrio del
mercato in concorrenza perfetta pareto efficiente: un ottimo in senso paretiano, non sar
possibile migliorare la condizione di un soggetto senza peggiorare quella di un altro
soggetto. Se uneconomia di mercato riesce ad ottenere un funzionamento perfetto ha un
equilibrio efficiente in senso paretiano, cio non ci sono margini di miglioramento per un
soggetto senza causare un peggioramento per altri soggetti. Di conseguenza, un mercato
di concorrenza perfetta, lasciato libero a s stesso produce una situazione di ottimo
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paretiano. Non importa se lindividuo che migliora gi il pi ricco se il suo miglioramento


non produce peggioramento degli altri soggetti (giudizio di valore di individualismo etico).

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LEZIONE N. 3 - I FALLIMENTI MICROECONOMICI (II)


Equilibrio di concorrenza perfetta
La presenza di un mercato in equilibrio di concorrenza perfetta precondizione per
lottimalit paretiana.
Le condizioni di perfetta concorrenza sono:
1. Omogeneit dei prodotti: cio ciascuna impresa produce lo stesso identico bene (output
identico) es. pullover prodotto da impresa A identico in tutto e per tutto a quello prodotto
da impresa B, che identico a quello dellimpresa C. Questa condizione non sempre
verificata, perch nella realt i prodotti vengono differenziati.
2. perfetta simmetria informativa: (trasparenza di mercato), ossia tutti gli operatori
dispongono di informazioni complete: cio ciascuna impresa sa esattamente le
condizioni nelle quali si trovano a produrre e operare tutte le altre imprese, gusti e
numero dei consumatori ecc, cio tutte le caratteristiche del mercato. Linformazione
completa, cio non vi sono imprese con maggiori informazioni rispetto ad altre, ed
diffusa nello stesso modo in tutte le imprese. In realt se operiamo su un mercato cinese
possibile che i cinesi abbiano pi informazioni dellimprenditore straniero.
3. Il prezzo imposto dal mercato, le imprese che operano sul mercato hanno una
dimensione atomistica, tale da non potere influenzare in alcun modo i prezzi di vendita
(le imprese sono price taker) cio ciascuna impresa che opera in concorrenza perfetta
una goccia nelloceano, cos come una goccia nelloceano non ha possibilit di
influenzare le correnti delloceano, il singolo imprenditore non avr nessun potere di
influenzare il mercato di concorrenza perfetta e non incidere sul prezzo creato dal
mercato. Se riesce ad adattarsi potr vendere qualsiasi quantit di prodotto.
4. Non esistono barriere allingresso e alluscita dei concorrenti: non vi sono asimmetrie tra
imprese che si trovano ad operare in un determinato momento nel mercato e le imprese
che stanno per entrarvi. Le imprese entranti non hanno barriere normative (es. licenza)
Condizioni di completezza dei mercati:
1. Ci deve essere un mercato per ciascun bene, presente o futuro.
2. Assenza di esternalit: cio vantaggi o svantaggi che loperatore produce su un altro
operatore senza riceverne un corrispettivo o pagarne un prezzo, non sono quindi oggetto
di scambio.(lattivit di produzione/consumo di A non influisce su quella di B) inteso come
esternalit negative
3. Assenza di beni pubblici: (non rivalit/non escludibilit per cui non possibile fissare un
prezzo): non i devono essere beni caratterizzati da non rivalit nel consumo o non
escludibilit, es. onde radio, che nn sono rivali nel consumo, se io ascolto la radio non
limito la possibilit degli altri e non possono essere escluso dallascolto di un segnale
trasmesso in chiaro.
4. Assenza di incertezza/asimmetria informativa (moral hazard/adverse selection):
asimmetria informativa consente di classificare i due problemi caratterizzanti dei mercati
non completi:
- azzardo morale: es. se io so che la mia auto verr rubata e sar indennizzato
con il valore intero della macchina non avr nessun incentivo ad assicurarmi che la
macchina sia al sicuro, perch se me la rubassero lassicurazione mi risarcir
interamente. Questo avviene se c asimmetria informativa, perch lassicuratore non
pu controllare il mio comportamento riguardo alla messa in sicurezza dellauto.
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- selezione avversa, si realizza in condizione di asimmetria informativa, es. se


premio assicurazione elevato, avr incentivo ad assicurare la propria auto quel
soggetto che meno attento alla propria auto, che non prudente, perch ha alta
probabilit di fare incidente, un guidatore attento e diligente ha meno interesse a
stipulare una polizza costosa. Lassicuratore andr a selezionare i soggetti che
hanno una maggiore attitudine al rischio.
Equilibrio Warlassiano di concorrenza perfetta:
Dati n mercati, lequilibrio warlassiano si verifica quando esiste un vettore di prezzi P (p1,
.pn) tale da eguagliare esattamente la domanda Dn e lofferta Sn in ogni mercato
(equilibrio economico generale). E un equilibrio che massimizza lutilit dei consumatori e i
profitti degli imprenditori.
Tale equilibrio assicurato se:
- le funzioni di utilit dei consumatori hanno le caratteristiche normalmente ipotizzate (non
saziet, completezza, transitivit.)
- non vi sono rendimenti crescenti di scala (convessit degli insiemi di produzione)

LImiti del primo teorema delleconomia del benessere:


I requisiti posti alla base del mercato di concorrenza perfetta sono non solo stringenti, ma
anche poco realistici, difficile che questo equilibrio sia osservabile nella realt quotidiana,
quindi la portata propositiva del primo teorema delleconomia del benessere piuttosto
limitata.
Un ulteriore limite del primo teorema fondamentale delleconomia del benessere attiene alla
definizione stessa di ottimo paretiano:
- un ottimo paretiano pu essere raggiunto in condizioni di mercato efficienti (efficienza
allocata) ma in un regime dittatoriale o di schiavit,
- un ottimo paretiano pu sussistere in presenza di una distribuzione profondamente iniqua
della ricchezza
si pu parlare di ottimo in situazioni di schiavit o di posizioni di estrema ricchezza? in termini
paretiani s, ma moralmente ed eticamente? un equilibrio desiderabile? si parla di ottimo
solo in termini economici, riguardanti condizioni di efficienza delle risorse, esulando da altri
concetti generalmente associati al termine ottimo, quindi non implica che la condizione sia
desiderabile.
Secondo teorema delleconomia del benessere
Modificando lallocazione iniziale delle risorse, in un mercato perfettamente concorrenziale
si pu ottenere equilibrio in ottimo paretiano con una pi equa redistribuzione delle risorse.
Si apre lo spazio per lintervento pubblico nelleconomia. Il policy maker pu modificare la
dotazione iniziale delle risorse dei soggetti del mercato, lasciandolo poi agire
autonomamente per il raggiungimento del proprio equilibrio.
Si evidenzia cos una differenza di compiti tra le istituzioni, il mercato ha compito di produrre
situazioni efficienti in senso paretiano, equilibri di consumo e produzione efficienti, lo Stato
ha il compito di guidare verso lequilibrio efficienze maggiormente desiderato in termini di
equit e redistribuzione del reddito. A condizione che il mercato sia perfettamente
concorrenziale.
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Si definisce un trade off tra equit ed efficienza per il policy maker. Il mercato punta
allefficienza, lo Stato allequa distribuzione delle risorse, differenziazione netta.

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LEZIONE N. 4 I FALLIMENTI MICROECONOMICI (III)


Lo Stato trova spazio per lintervento pubblico nel mercato quando pu spostare il sistema
economico da un a situazione di ottimo paretiano ad un altro sistema ancora in ottimo
paretiano, ridistribuendo la ricchezza, secondo i due teoremi delleconomia del benessere.
Un ulteriore spazio di intervento dello Stato si determina nel momento in cui il mercato non
in grado da solo di determinare condizioni ottimali in senso paretiano. nella produzione e
nello scambio, quando non sono rispettate condizioni della prima teoria del benessere, cio
equilibrio che ha caratteristiche dellottimo in senso paretiano del mercato lasciato a s
stesso, cio assenza di un mercato perfettamente concorrenziale ci sono dei margini di
miglioramento riportando il mercato verso le condizioni di perfetta concorrenza.
I mercati completi concorrenziali possono fallire se:
-

non vi un regime effettivamente concorrenziale


presenza di esternalit
presenza di beni pubblici
costi di transazione ed asimmetria informativa

Anche qualora si raggiungesse lottimo paretiano vi sono punti di critica associati a tale
equilibrio:
- infatti vi possono essere ottimi paretiani in cui la distribuzione del reddito iniqua,
lequilibrio paretiano c, ma socialmente desiderabile?
- bisogni meritori: bisogni da perseguire sono quelli con unutilit sociale, a prescindere dal
tipo di mercato in cui questi bisogni sono domandati ed offerti e dalla distribuzione iniziale
delle risorse: sanit, istruzione ecc. Bene meritorio diverso da bene pubblico, hanno in
comune estrernalit positive sociali, ma a differenza dei beni pubblici i beni meritori non
sono oggetto di non rivalit nel consumo e non escludibilit. (es, istruzione a numero chiuso,
si possono non ammettere tutti gli studenti)
- specificit concetto di efficienza: si rif ad un giudizio di valore etico, cio il principio

dellindividualismo etico che rappresenta il fondamento morale sul quale si basa il giudizio
di valore che consente di definire ottima o subottimale una situazione di equilibrio
paretiano rispetto ad un altra.
Mercati non perfettamente concorrenziali:
La concorrenza perfetta presuppone leguaglianza tra prezzo e costo marginale (costo
dellultima unit prodotta di un determinato bene) la caratteristica fondamentale della
concorrenza perfetta. La produzione si fermer quando prezzo e costo marginale si
eguagliano. Quando questa situazione non si verifica (concorrenza monopolistica,
monopolio, oligopolio) impossibile raggiungere lottimo paretiano. La condizione di
raggiungimento di ottimo paretiano uguaglianza tra prezzo e costo marginale
La politca economica (ad es. attraverso la legislazione antimonopolistica) pu cercare di
rimediare a questo fallimento di mercato, spingendo le imprese a portare il prezzo al valore
del costo marginale.
Quando non si realizza la concorrenza perfetta:
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una delle caratteristiche della concorrenza perfetta non realizzata:


- scarsa numerosit degli operatori e rendimenti di scala:
- il monopolio pu essere di fatto (circostanze storiche) legale (concessione, brevetto

ecc.) o naturale (un solo produttore che ha la materia prima per produrre un prodotto,
es. se ci fosse un solo paese con giacimenti petroliferi), si ha la coincidenza tra offerta
complessiva del mercato e offerta dellimpresa. Es. public utilities, monopolio creato sia
per la presenza di economie di scala sia per scelte del legislatore. Il monopolista
produce una quantit q tale da eguagliare il costo marginale al ricavo marginale, il
prezzo praticato dal monopolista maggiore del costo marginale. In monopolio non
viene rispettata la condizione di prezzo uguale a costo marginale e quindi il sistema non
in grado di determinare equilbri pareto efficienti, cio efficienti in senso paretiano. la
quantit di output prodotta inferiore a quella ottimale e alcune risorse non sono
sfruttate nel loro potenziale.
- oligopolio: mercato non concorrenziale che si realizza pi frequentemente del
monopolio, oligopolista fissa il prezzo o quantit ottima osservando il comportamento
delle altre imprese rivali (scelte strategiche), ci implica che non si raggiunga
necessariamente un equilibrio efficiente in senso paretiano, la politica economica pu
cercare di rimediare a questo fallimento mercato ad es. attraverso la legislazione
antimonopolistica.
- mancanza di libert dentrata e duscita (mancanza di contendibilit)
- contendibilit dei mercati: la possibilit che nuove imprese entrino o escano liberamente

dal mercato, ci pu avvenire se ci sono extra profitti, se il produttore di un mercato x


ha extra profitti, questo pu attrarre altre imprese ad entrare nel mercato, se vi fossero
barriere allingresso queste imprese non potrebbero entrare, se invece possono entrare
si innesca un meccanismo di concorrenza tra le nuove imprese e quelle gi presenti,
che determina labbassamento del prezzo e laumento quantit prodotta, questo si
interromper quando saranno ristabilite le condizioni di concorrenza perfetta. In realt
spesso vi sono barriere allentrata per la presenza di sunk cost)
- imperfetta informazione e costi di transazione:
- in assenza di informazione perfetta su livello dei prezzi praticati nelle diverse

contrattazioni relative allo stesso bene, si ha le cosiddetta segmentazione dei mercati e


la conseguente possibilit di squilibri su alcuni segmenti, senza possibilit di riequilibrio
tra domanda e offerta, in alcuni mercati vi pu essere eccesso di domanda e in altre
eccesso di offerta.
- omogeneit dei prodotti: spesso le imprese seguono strategie che mirano proprio alla
differenziazione del prodotto da pubblicizzare come fiore allocchiello di unazienda.
- accordi collusivi: in presenza di accordi collusivi anche il rispetto della frammentazione
dellofferta (moltissime imprese) non si garantiscono risultati di concorrenza perfetta.

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LEZIONE N. 5 I FALLIMENTI MICROECONOMICI (IV)


I problemi causati dallincompletezza dei mercati sono riconducibili ad un allontanamento
dal concetto di ottimalit paretiana.
Completezza del mercato: si riconduce allesistenza di mercati competi, cio per tutti i beni
e servizi in essere nel periodo considerato, che pu essere un dato momento o una
successione di periodi, in questo caso un equilibrio intertemporale, dove vengono prese
in considerazione scelte presenti o future.
La completezza dei mercati entra in crisi quando non esistono mercati per determinati beni,
le condizioni sono:
Esternalit: si ha esternalit quando unattivit di produzione o di consumo di un soggetto
influenza negativamente o positivamente il benessere di un altro soggetto senza ricavarne
una compensazione (in caso di impatto negativo) o paghi un prezzo (nel caso di impatto
positivo) pari al costo del beneficio sopportato o ricevuto. Ci determina assenza del
mercato, lesternalit non ha un mercato, ha effetti che non vengono incanalati allinterno
della logica di mercato. Possono avvenire dal lato della produzione o dal lato del consumo
Produzione: es. esternalit negativa cagionata da impresa che inquina laria o un fiume, se
non compensata determina assenza di mercato. positiva: attivit di training forza lavoro,
acquisizione di capacit conoscitive attraverso ricerca e sviluppo che hanno effetti positivi
anche sulle altre imprese.
Consumo: es. fumando una sigaretta posso danneggiare le persone vicine che subiscono il
fumo passivo, senza una legge di divieto si ha esternalit negativa non compensata che si
sottrae alla logica del mercato. positiva
I soggetti riceventi le esternalit non hanno alcun ruolo decisionale nellattivit, ci comporta
divergenza tra costi privati e costi sociali, es. fabbrica che inquina, in assenza di una
normativa che vieti linquinamento limpresa inquina senza subire nessun costo, il costo
dellinquinamento determina un costo sulla collettivit, per cui il costo sociale della
produzione dovr contenere oltre ai normali costi il costo legato allinquinamento (es. costo
per ripulire lambiente), che non invece compreso nel costo privato. In presenza di
differenza tra costo privato e costo sociale impossibile raggiungere condizioni di equilibro
di concorrenza perfetta e di conseguenza di ottimo paretiano, determinando un fallimento
di mercato che apre uno spazio per lintervento del policy maker, che pu per es. imporre
una tassa pari al costo sociale a carico dellimpresa, tassa pigouviana, determinando un
meccanismo che riporta il costo privato al costo sociale. Quindi leffetto sar una contrazione
della quantit prodotta sui livelli socialmente ottimi di produzione, riportando il sistema verso
ottimo paretiano. Perch si scarica il costo dellinquinamento sullimpresa? perch si accetta
che esternalit sia integrata aggravio dei costi di inquinamento su impresa? perch si
suppone che il diritto della societ a non essere inquinata prevalente rispetto a quello
dellimpresa, come se la propriet dellaria fosse della societ. Se invece il diritto di propriet
dellaria spettasse allimpresa bisognerebbe internalizzare esternalit in modo differente,
cio come lesternalit negativa sar internalizzata attiene al modo in cui i diritti di propriet
vengono definiti.
Teorema di Coase: a met anni 60 propose teorema orientato a dimostrare che lattribuzione
dei diritti di propriet sia elemento fondamentale x definire dinamica di convergenza verso
equilibrio socialmente ottimo, e dimostra che avendo attribuito in maniera completa i diritti
di propriet si determina che la collettivit, cittadini e produttori, mediante accordi tra di loro
saranno in grado di riportare il sistema verso un equilibrio socialmente ottimo e condizioni
di efficienza paretiana, questo avverr a prescindere da come verranno attribuiti i diritti di
propriet, comunque sia il risultato sar il medesimo attraverso la negoziazione.

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Esistenza di beni pubblici


Sono caratterizzati dalla non rivalit e dalla non escludibilit
- non rivali e non escludibili: beni pubblici puri
- rivali ed escludibili: beni privati (es fetta di torta, se io la mangio pi grande gli altri ne
hanno meno)
- non rivali ma escludibili: beni di club : es. parco naturale in un club privato, non rivale nel
consumo, perch lo posso vedere come gli altri soci del club.
- rivali ma non escludibili: beni comuni
Problemi dei beni pubblici nelleconomia:
free riding o parassitismo quando la presenza di un bene pubblico induce i soggetti
economici a comportarsi da free riders, cio tendono ad avere un comportamento per cui
vogliono beneficiare dei vantaggi dei beni pubblici senza sostenerne i costi, es, costruzione
di un faro da parte di un armatore che vuole supportare la propria flotta. Anche gli altri
armatori potranno beneficiarne senza sostenerne i costi, per cui altri armatori hanno
interesse ad aspettare che un altro costruisca il faro. Questo problema si ripresenta in molti
casi, es. chi prende un mezzo pubblico senza pagare il biglietto, che rappresenta un
contributo che non copre totalmente il costo, mette quindi in crisi il sistema.
Sovrasfruttamento di un bene pubblico come un lago, se una comunit si affaccia su un
lago che ha un determinato tasso di crescita di pesci, se gli abitanti pescano al di sopra del
tasso di crescita dei pesci questi andranno ad estinguersi, occorre porre dei limiti. Vi un
incentivo a comportarsi da free riders da parte di ciascun individuo, perch se ognuno
rispettasse le quote stabilite si garantirebbe la sostenibilit nel tempo, ma se nessuno
rispettasse le quote stabilite il lago morirebbe, ma se 999 rispettano la regola e uno solo no,
questo potr pescare molto pi pesce, senza avere il problema del deperimento del bene
pubblico, ma in questo caso tutti potrebbero imitarlo esaurendo il bene (tragedia dei
commons)
In questo modo ci si allontana dal principio di ottimo paretiano, es. se due armatori hanno
uno stesso spazio nel porto e beneficerebbero entrambi di un faro, se si accordassero per
costruire insieme un faro subirebbero un costo di produzione dimezzato ed un beneficio di
es. 8 euro al giorno, se uno dei due rifiuta, quello che costruisce subir i costi di produzione
e godr di un beneficio pari a 5, mentre laltro godrebbe di un beneficio di 11 non subendo
nessun costo. Se entrambi non costruissero il faro avrebbero beneficio pari a 6. Se ogni
armatore aspettasse laltro comportandosi da free riders, lequilibrio verso il quale converge
6, e non equilibrio pareto efficiente, (equilibrio di nash), ma subottimale, se scegliessero
di collaborare si realizzerebbe equilibrio pareto efficiente, questo giustifica lintervento dello
Stato nella costruzione dei beni pubblici perch lasciando ai privati questi si orientano verso
lequilibrio di nash.
Costi di transazione
Asimmetrie informative e Rischio di incertezza
Non tutti gli agenti economici possiedono informazioni rilevanti al fine di compiere una
determinata scelta,cio si in presenza di asimmetria informativa, le parti pi informate
possono assumere comportamenti che danneggiano la parte meno informata, questo
determina problemi di agenzia, come ad es. assicurazione, lassicuratore ha meno info del
cliente che pu assumere comportamenti di azzardo morale e di selezione avversa,
lassicuratore tender ad assicurare soggetti con maggiore tendenza al rischio. Qui lo spazio
di intervento pubblico giustificato per ottemperare ai problemi di selezione avversa e
azzardo morale
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Distribuzione del reddito ed equit:


Secondo alcuni economisti una migliore distribuzione del reddito pu incrementare
lefficienza del sistema invece che ridurla.
Gli interventi del settore pubblico possono anche basarsi su una logica diversa dal mero
ripristino dellefficienza del mercato, ma piuttosto possono trarre fondamento dallequit (es.
bisogni meritori). lo spazio di intervento in questo caso non orientato a ripristino di
condizioni di efficienza ma allottemperamento di beni che ricadano nei beni meritori con
obiettivo di redistribuzione di reddito ed equit.
Intervento dello Stato quindi pu essere orientato o a ripristino di efficienza paretiana o ad
ottemperare ad obiettivi di redistribuzione del reddito o di equit

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LEZIONE N. 6- I FALLIMENTI MACRO ECONOMICI


I fallimenti macroeconomici si manifestano nel mercato nelle sue grandezza aggregate. Il
mercato fallisce quando non in grado di ottenere risultati compatibili con equilibrio generale
paretiano, questo dovuto al ricorrere ciclico di situazioni di crisi, caratterizzata da
disoccupazione, inflazione, squilibri della bilancia dei pagamenti, sottosviluppo. Queste
situazioni evidenziano la instabilit del sistema capitalistico, che non indica solamente la
mancata convergenza del sistema verso un determinato equilibrio, ma anche la possibilit
che leconomia si evolva o permanga in situazioni di non efficienza o non equit.
Le situazioni di disoccupazione, inflazione, squilibrio della bilancia dei pagamenti e
sottosviluppo sono fallimenti macroeconomici, cio dellintero sistema economico, perch:
indicano la presenza di inefficienza o iniquit, che sono anche le cause dei fallimenti micro
economici e si presentano nel mercato nelle sue grandezze aggregate.
Disoccupazione che va oltre quella volontaria.
Si ha quando nel mercato del lavoro la domanda di lavoro insufficiente rispetto allofferta.
In economia la domanda di lavoro posta in essere dalle imprese che hanno bisogno di
impiegare la forza lavoro e la cercano sul mercato, lofferta data da chi in possesso
dellinput lavoro, cio i lavoratori. Se domanda e offerta sono disallineate, cio la domanda
insufficiente rispetto allofferta, allora si ha disoccupazione involontaria.
Disoccupazione volontaria: una libera scelta di un individuo, che dato il salario di mercato
decide volontariamente di non lavorare perch lo reputa troppo basso. E una
disoccupazione che non ha rilevanza dal punto di vista economico.
Disoccupazione frizionale: un tipo di disoccupazione che fisiologica con il sistema
economico capitalistico, caratterizzato da segmentazione in vari mercati, se un ingegnere
si licenzia e cerca un altro lavoro e lo trova altrove, il tempo di attesa dal licenziamento alla
nuova assunzione rappresenta una funzione nel raggiungimento della piena occupazione,
ed compatibile con le caratteristiche strutturali delleconomia di mercato. E fisiologica.
Disoccupazione involontaria: quella che interessa agli studiosi di politica economica, il
sistema di fronte a lavoratori che a quel determinato livello di salario sarebbero disposti a
lavorare, non ha possibilit di far corrispondere unadeguata domanda di lavoro. Se il
mercato funzionasse questa pressione dei disoccupati involontari tenderebbe a far diminuire
il salario di equilibrio e portare il mercato al piena occupazione. Se il mercato non in grado
di allineare domanda e offerta si ha il fallimento macroeconomico, si crea infatti un problema
di efficienza, perch il livello di sottooccupazione presenta un dislivello da output potenziale
e output effettivo, che uno scostamento dallequilibrio, perch si potrebbe avere equilibrio
paretiano impiegando pi forza lavoro e migliorando la condizione di qualcuno senza
peggiorare la situazione di qualcun altro. Lincapacit del sistema di andare verso questo
miglioramento paretiano determina un fallimento macroeconomico.
Gli elementi di negativit rispetto a questo fallimento sono:
- disuguaglianza tra chi occupato e chi disoccupato: problema di equit.
- instabilit sociale: elevata disoccupazione pu determinare instabilit sociale, per
rivendicazione dei disoccupati, per famiglie viene meno fonte di reddito.
Rimedi alla disoccupazione: se ci sono problemi di equit, dove il mercato fallisce si crea
lambito di intervento nello Stato per:
- ripristinare lefficienza,
- definire una riduzione della disuguaglianza associata con le situazioni di elevata
disoccupazione.
Lo Stato pu erogare indennit o sussidio di disoccupazione, ci sono diverse azioni
intraprese da diversi paesi, es uk sussidio di disoccupazione, per averne diritto bisogna
dimostrare di essere attivamente alla ricerca di un lavoro e di porre in essere attivamente
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delle azioni volte alla riqualificazione della proprie competenze, questo richiesto per
evitare un sussidio di disoccupazione che crei azzardo morale, se so di avere un sussidio
per la disoccupazione, questo mi pu disincentivare a cercare un lavoro. In Italia non c
sussidio di disoccupazione, ma la cassa integrazione guadagni, che ha come obiettivo
quello di integrare da parte dello Stato il reddito del lavoratore disoccupato o occupato a
ritmi pi blandi, orari ridotti, la funzione duplice: stabilizzatore sociale, si d reddito ad una
famiglia che ha problemi di disoccupazione, altra finalit attraverso lintegrazione del reddito
si introduce un elemento di flessibilit nel mondo del lavoro, perch si riduce lattrito tra
datore di lavoro e lavoratore, il datore potr pi facilmente ridurre la forza lavoro in caso di
difficolt con minori resistenze da parte del lavoratore perch sa di avere integrazione da
parte dello Stato.
Un ulteriore intervento di policy quello volto ad incentivare le assunzioni, quando
disoccupazione molto forte tra una certa categoria di lavoratori, si possono attivare
politiche mirate allassunzione di questa categoria di lavoratori.
Questi interventi hanno comunque effetti indesiderati e conseguenze impreviste.
Inflazione:
Se il livello generale di prezzi a livello aggregato tende a crescere si ha inflazione, se tende
a diminuire si ha deflazione. Un elemento di fallimento del mercato inflazione, ma
nellattuale condizione economica generale anche la deflazione rappresenta un fallimento
del mercato, Entrambe hanno effetti patologici che definiscono fallimento del mercato nel
suo complesso.
Inflazione pu essere definita in vari modi secondo due binari paralleli
- guardando alle cause che la determinano:
- eccesso di domanda o carenza di offerta di beni
- politica monetaria espansiva, introduzione di liquidit da BCE, perch aumentando la
quantit di moneta si pu causare laumento dei prezzi
- aumento dei costi: se in un sistema economico il livello dei costi di produzione tende a
crescere, es. se diminuisse lofferta di lavoro, questo determinerebbe un aumento del
costo del lavoro, che potrebbe tradursi in un aumento generale dei prezzi, es. se c
una guerra la gente viene reclutata sottraendo forza al mercato del lavoro
- extraprofitti: in forme di mercato non concorrenziale, volont dellimprenditore di
ottenere extra profitti, principio del costo pieno mette in evidenza ottenimento di extra
profitti con variazione di livello dei prezzi, il prezzo secondo la teoria del costo pieno
uguale a costo di produzione pi mark-up, cio extra profitto. Se introducendo una
liberalizzazione di mercato si ha una contrazione del potere di mercato del singolo
operatore si ha una tendenza a riduzione dei prezzi.
- guardando alla dimensione che il fenomeno assume
- strisciante. intorno a 2-3%
- moderata: sopra 3% ma inferiore a 10%
- galoppante, incrementi a 2 o 3 cifre (20% . 200%)
- iperinflazione: quando supera 300% annuo
Dal dopoguerra al 2009 vi sono due momenti storici nei paesi occidentali
- da 2 dopoguerra fino al 73 (prima crisi petrolifera): inflazione strisciante, benvista dagli
economisti perch rappresenta un fenomeno fisiologico di uneconomia in crescita.
- dal 73: aumento prezzo del petrolio (73 e 79) da strisciante a moderata. Dopo lo shock
petrolifero si ha inflazione da aumento dei costi, perch aumenta il costo di un input
fondamentale nella produzione di tutti i prodotti: lenergia.
LEZIONE N. 7 I FALLIMENTI MACROECONOMICI (II)
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Deflazione:
Rappresenta fallimento del mercato, ci si allontana da efficienza paretiana, si apre uno
spazio per un intervento di policy.
E lopposto dellinflazione, fenomeno caratterizzato dalla progressiva riduzione dei prezzi ,
deriva da una debolezza della domanda di beni e servizi, che non tale da saturare il
mercato dellofferta, quindi si determina un eccesso di produzione. Le imprese accumulano
scorte di magazzino indesiderate, non riescono a vendere parte delloutput prodotto e
tenderanno ad abbassare i prezzi per poter vendere. Sono quindi incentivate a posticipare
acquisti e di beni e servizi che non siano necessari. Se ho davanti a me prospettiva di
deflazione posso essere indotto posticipare le spese non indispensabili perch mi aspetto
una ulteriore riduzione dei prezzi e poter effettuare gli acquisti a prezzi pi bassi. Questo
fenomeno amplifica effetti negativi della deflazione perch i suoi effetti hanno un effetto
ritorsivo. La riduzione dei prezzi porta ad una riduzione dei ricavi totali delle aziende e di
conseguenza una riduzione degli eventuali profitti, per compensare cercheranno di
contrarre i costi di produzione, e possono farlo:
- diminuendo i costi di acquisto di beni e servizi intermedi da parte di altre aziende,
aumentando la contrazione della domanda
- agire cercando di ridurre il salario dei lavoratori
- agire cercando di ridurre il costo al credito per lacquisto di beni in conto capitale
Landamento deflativo dei prezzi tende a determinare una sostanziale contrazione della
capacit produttiva del sistema economica, diventa conseguenza e amplifica la recessione.
Secondo Keynes in tempi di crisi economica li risparmio distruttivo perch se tutti i
risparmiano diminuirebbe la domanda aggregata e di conseguenza la ricchezza perch
diminuiscono produzione aggregata e occupazione.
Ce relazione tra andamento dei prezzi, crescita economica e tasso di disoccupazione o
occupazione, che si cristallizza nella curva di philips, che osserva una relazione empirica
tra variazione dei salari e il livello di disoccupazione, che negativa, per una crescita nel
livello dei salari vi una tendenziale contrazione della disoccupazione e viceversa (trade off
tra disoccupazione e inflazione)
Il salario varia in funzione di un aumento di prezzi o per miglioramento della qualit del
lavoro.
Se il salario varia a produttivit costante, la variazione nel salario dipende esclusivamente
dalla variazione dei prezzi, quindi il trade off tra disoccupazione e variazione di salari pu
essere trasferito a rapporto tra disoccupazione ed inflazione, quindi il policy maker pu
scegliere tra combinazioni diverse, potendo avere inflazione alta a e disoccupazione
contenuta e viceversa.
Critiche: da Friedman, che pone due problemi:
- se il policy maker tenta mediante politica monetaria espansiva di ridurre la disoccupazione
introducendo salari pi alti, laumento dei salari potrebbe temporaneamente indurre la
forza lavoro a offrire pi lavoro, questa politica quindi pu avere solo effetti di breve periodo
perch laumento dei salari tender a tradursi in un aumento generale di prezzi e il salario
reale resta invariato, perch aumentano anche i prezzi e quando i lavoratori ne prendono
coscienza torner ad offrire la stessa quantit di lavoro che offriva precedentemente, per
cui il sistema tende a ritornare allequilibrio occupazionale precedente ma con aumento
dellinflazione, quindi il trade off tra occupazione e inflazione si traduce nella logica
monetarista in una sostanziale livello di occupazione che non pu mai andare oltre il livello
di piena occupazione e ogni tentativo di portarlo al di sopra si traduce esclusivamente in
aumento di inflazione che il sistema incorpora e si porta dietro.
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Quindi nel lungo periodo la curva di Philips verticale e non inclinata, ci sottende lidea
che non esiste alcun trade off tra disoccupazione e inflazione.
In realt questa critica non spiega perch nei sistemi economici vi sono livelli di
disoccupazione persistente al di sopra dei valori fisiologici. Per spiegarlo sono stati proposti
vari modelli:
- salari di efficienza: le imprese possono avere un incentivo a mantenere un salario pi
elevato rispetto a quello di equilibrio perch in questo modo possono selezionare i
lavoratori pi efficienti, quelli che hanno maggiore produttivit e li possono incentivare ad
evitare comportamenti di shirking, cio lavorare al di sotto del proprio potenziale. Questo
modello, introdotto negli anni 80, si bas sul problema del fallimento macroeconomico del
mercato dovuto alle asimmetrie informative: tra lavoratore e datore di lavoro, il lavoratore
ha maggiori informazioni su quelli che sono i propri skills e sulleffort che metter nel
lavoro, il datore di lavoro non pu sapere queste cose, questa asimmetria potrebbe indurre
a comportamenti di azzardo morale, cio indurre il lavoratore a lavorare al di sotto del
proprio potenziale, quindi corrispondere un salario superiore pu indurre il lavoratori a
lavorare in modo pi efficiente, mentre mantenere salari bassi determina meccanismi di
selezione avversa, attirando solo i lavoratori che avranno determinanti comportamenti. Se
si ha un salario pi alto rispetto a quello di equilibrio si avr una maggiore disoccupazione
rispetto alla disoccupazione naturale, quindi ci sar disoccupazione involontaria.
- insider e outsider: spiega persistenza di disoccupazione involontaria al di sopra di quella
naturale distinguendo il mercato del lavoro in
- insider: gi impiegati nel mondo del lavoro, avendo posizione di vantaggio rispetto agli
outsider lo possono utilizzare a proprio vantaggio, assumendo comportamenti
corporativi che spingano le aziende a non assumere outsider, per costi di licenziamento
vecchia forza lavoro e assunzione nuova forza lavoro, costi di addestramento degli
outsider, comportamenti sleali degli insider per evitare assunzione di nuova forza lavoro,
es. osteggiare nuovi assunti e spingerli fuori dal mercato del lavoro, col vantaggio che
diminuisce la forza lavoro impiegata e aumenta il salario.
- outsider. non impiegati ma vorrebbero entrare nel mondo del lavoro
- modello di Weizman: pone accento su comportamenti strategici in mercati imperfetti, la

logica che vi sono comportamenti strategici che inducono le imprese che operano in
mercato non concorrenziali possono a non saturare il mercato e contenere quota di output
prodotto e venduto, questa contrazione strategica dellimpresa determina contrazione
forza lavoro e maggiore disoccupazione rispetto a quella che ci sarebbe stata
incondizionati di equilibrio del mercato, mentre se tutte le imprese si comportassero in
modo audace espandendo la produzione in modo coordinato, la domanda di ognuna
creerebbe il mercato per le altre, portando il sistema in piena occupazione.

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LEZIONE N. 8 I FALLIMENTI MACROECONOMICI (III)


La crescita economica laumento del reddito e della ricchezza di un paese nel lungo
periodo, la dimensione di lungo periodo della macroeconomia. Per crescita economica si
intende la dinamica di lungo periodo del reddito.
Il concetto di crescita economica solitamente affiancato nella letteratura al concetto di
sviluppo economico, ma sono concetti profondamente diversi, il concetto di crescita
economica ha natura prevalentemente legata al reddito prodotto da una nazione (PIL), cio
la somma di ricchezza economica complessivamente prodotta da una nazione o dalla
popolazione residente nel paese. La differenza con il concetto di sviluppo che questo non
ha natura totalmente legata alla crescita del reddito, ma ha a che fare con una sfera pi
ampia del concetto di benessere di un individuo o di una collettivit, quindi non si limita alla
sfera economica ma si riferisce anche ad altri ambiti nei quali lindividuo pu pi o meno
sentirsi soddisfatto. Non sempre la crescita genera sviluppo e vice ersa.
La distinzione tra crescita economica e sviluppo nasce nei secondi anni ottanta, dove viene
proposto il concetto di Capabilities: cio le capacit da parte di un individuo di soddisfare le
proprie esigenze, il concetto di sviluppo pu essere definito come processo di ampliamento
della possibilit di scelta degli individui, cosa che va oltre il semplice aumento del reddito.
Anche in presenza di una ricchezza economica, se a questa non corrisponde la possibilit
di avere accesso a salute, istruzione, diritti umani ecc a questa ricchezza economica non
pu far riferimento un concetto di sviluppo. La differenza quindi nella dimensione dei due
concetti, la ricchezza economica ha natura unidimensionale, che ha lunica dimensione del
reddito, della ricchesza, quello di sviluppo ha natura multidimensionale, che comprende una
serie di elementi che concorrono a definire il livello di benessere e sviluppo di un individuo
e, nellaggregato di un intero paese.
Questo principio di multidimensionalit Stato accolto dalle nazioni unite che hanno
introdotto a fine anni 90 un indicatore di sviluppo umano: human development index che
classifica i paesi non pi in base al solo reddito proposto, ma in base a questo nuovo
indicatore, che incorpora elementi di multidimensionalit, in particolare nellhdi rientrano tre
dimensioni:
- livello di reddito:
- livello di scolarizzazione, istruzione dellindividuo, rientra nellindice come elemento
composto da due segmenti, uno che attiene al concetto di alfabetizzazione e uno al livello
di istruzione di un individuo in rapporto a quello collettivamente raggiungibile da un
collettivo di individui
- benessere fisico dellindividuo, aspettativa di vita alla nascita, et media che un individuo
pu contare di vivere in un determinato paese, utilizzando statistiche su mortalit del
paese.
Per molti paesi vi una discordanza nelle graduatorie internazionali a seconda che si utilizzi
il reddito (PIL) o un indicatore di sviluppo umano composito, questo perch alcuni paesi che
utilizzano il reddito per ampliare le capabilities della popolazione e altri in cui il reddito cresce
ma solo per alcune fasce privilegiate di popolazione. Quindi la distribuzione del reddito
fondamentale per distinguere tra crescita e sviluppo, perch a fronte di una crescita
economica analoga i beneficiari possono essere solo alcuni individui privilegiati o la
maggioranza della popolazione, la ricchezza prodotta pu essere usata attraverso
miglioramento dei servizi pubblici. A seconda di come verr distribuita la ricchezza prodotta
si avr un effetto positivo o meno sul concetto di sviluppo umano.
Il motivo per cui interessa il concetto di crescita economica in rapporto ai fallimenti di
mercato che vi i possono essere dei meccanismi che inceppano le dinamiche di lungo
periodo di crescita e sviluppo che possono giustificare intervento pubblico nelleconomia.
Vi sono altri due aspetti legati a crescita e sviluppo:
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Legge di Okun: pi che una vera e propria legge una evidenza empirica, individua una
relazione tra crescita economica e livello di disoccupazione. Il calo del tasso di
disoccupazione legato alla crescita e economica e per avere una contrazione del tasso di
disoccupazione la crescita economica deve essere al di sopra del trend di lungo periodo
della crescita del reddito, dato dalla crescita della produttivit e della popolazione.
Il reddito economico dato da crescita di produttivit e produzione: il reddito economico
dato dalla produttivit media della forza lavoro x quantit di forza lavoro impiegata.
produttivit media forza lavoro/tasso di disoccupazione (tasso occupazione/forza lavoro
totale) x forza lavoro/popolazione x popolazione
Si crea una relazione tra reddito potenziale, dato da produttivit media lavoro tasso
disoccupazione tasso di attivit e popolazione stessa, quindi la crescita del reddito
determinata dalla crescita della popolazione e dalla crescita della produttivit media, per
avere una contrazione della disoccupazione il tasso di crescita economica deve essere
superiore al trend di crescita del lungo periodo di popolazione e produttivit media.
Teorie della crescita endogena/esogena
Fino alla met degli anni 80 le teorie della crescita ritenevano che il tasso di crescita di lungo
periodo di un sistema economico fosse pari al tasso di crescita naturale, cio il tasso crescita
della forza lavoro pi il tasso di crescita della produttivit (prodotto x occupato) dovuto al
progresso tecnico, senza interrogarsi sulle motivazioni che determinano la crescita, dandole
per fisse (crescita endogena), ritenendo quindi ininfluenti i comportamenti degli operatori. I
modelli di crescita endogena si saldano ai modelli di crescita esogena proposti a partire
dagli anni 50, vengono proposti negli anni 80 e hanno come obiettivo definire le determinanti
endogene della crescita economica, dato lelemento di insoddisfazione dato dai modelli
esogeni, per i quali la crescita era legata a fattori esterni rispetto al modello in s, il fattore
tecnologico e il fattore risparmio, questi modelli avevano equilibrio di lungo periodo di stato
stazionario, nel lungo periodo la crescita zero, a meno che vi sia un progresso tecnologico,
ma non si definisce la motivazione della crescita.
I modelli di crescita enodgena hanno la funzione di individuare i fattori endogeni della
crescita economica, introducono una dinamica di crescita positiva nel lungo periodo,
ricorrendo ai concetti di esternalit positive, che introducono economie di scala crescenti
nellaggregato legati agli effetti di spill over, beneficio legato allattivit collettiva svolta
dalleconomia.
I perni attorno a cui si sviluppa ila crescita endogena sono due:
- investimento in tecnologia
- investimento in capitale umano
questi fattori determinano dinamiche di rendimenti di scala crescenti e crescita nel lungo
periodo perch un investimento privato in ricerca e sviluppo ha risvolti positivi per limpresa
stessa, ma ha riflessi positivi anche per le altre imprese che potranno beneficiare dei risultati
della ricerca, gli investimenti in capitale umano hanno effetti positivi anche sulle altre
imprese nel momento in cui andranno ad assumere un lavoratore formato da unaltra
impresa. Capitale umano e processo tecnologico consentono di introdurre nei modelli di
crescita endogena dei modelli di economie di scala crescenti e quindi crescita nel lungo
periodo determinata endogenamente dagli investimenti privati in ricerca e sviluppoo e
capitale umano.
Linstabilit economica connessa ai fallimenti macroeconomici pu avere impatto negativo
sulla crescita di lungo periodo, perch la crescita dilungo periodo legata a fattori esterni vi
potrebbe essere incapacit dellimpresa privata di scegliere sviluppo tecnologico e umano
socialmente ottimali, ci pu giustificare intervento del policy maker.
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Le diverse scuole di pensiero economico sono assai divise sui provvedimenti che il policy
maker pu adottare per risolvere i fallimenti macroeconomici, alcuni economisti postulano
la capacit da parte del mercato di determinare equilibri virtuosi di crescita di lungo periodo,
altri sostengono che gli elementi di fallimento del mercato macroeconomico creano
fenomeni ostativi nella crescita di lungo periodo creando spazi per lintervento del policy
maker.
Bilancia dei pagamenti
I problemi di fallimento del mercato dovuti alla bilancia dei pagamenti sono dovuti a squilibri
nel lungo periodo, problemi che hanno natura cronica.
La bilancia dei pagamenti registra tutte le transazioni compiute tra i residenti di un certo
sistema economico ed il resto del mondo, in pratica rappresenta le entrate e le uscite tra
un paese e resto del mondo. Ha tre elementi:
- conto corrente: esportazioni, importazioni, di beni cio le voci merci servizi e redditi lavoro
e capitali e trasferimenti unilaterali correnti,
- conto capitale: operazioni commerciali e trasferimenti relativi attivit investimento
intangibili, diritti autore, brevetti, ecc
Insieme rilevano movimenti di merci e servizi esclusi quelli unilaterali, uniti danno la
grandezza del saldo complessivo dei movimenti di beni e servizi.
- conto finanziario: movimenti di capitale a breve medio e lungo termine, che possono
essere in investimenti diretti, investimenti di portafoglio o, derivati e altri investimenti,
variazione delle riserve ufficiali.
Se un paese esporta he eccesso di esportazioni durevole nel tempo, una parte delloutput
prodotto viene esportata, quindi si hanno flussi finanziari in entrata e flussi di beni in uscita,
questo determina squilibrio su conto corrente e conto capitale che deve essere bilanciato
da movimenti opposti sul conto finanziario, questo determinano delle pressioni sul sistema
finanziario che diventano insostenibili nel lungo periodo. Gli squilibri (avanzi e disavanzi)
non sono sostenibili nel lungo periodo e il policy maker se necessario dovr intervenire per
riportare lequilibrio, ad esempio con interventi sui tassi di cambio, se flessibili, attraverso
acquisto o vendita di valuta, che comunque non possono essere sostenute nel lungo
periodo.

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LEZIONE N. 9 LA TEORIA NORMATIVA DELLA POLITICA ECONOMICA


La teoria normativa della politica economica un modello astratto di analisi, che consente
di definire le strategie ottimali e le scelte che dovrebbe prendere il policy maker per il
raggiungimento di determinati obiettivi, nel momento in cui deve intervenire a seguito dei
fallimenti microeconomici e macroeconomici del mercato.
La teoria positiva invece studia i fallimenti del non mercato, cio quando il modello teorico,
il modo in cui lo Stato interviene nelleconomia fallisce, e propone alternative.
La teoria normativa studia come dovrebbe essere un sistema economico ottimale e non
come nella realt, si ha quindi un problema di programmazione, affinch gli interventi di
politica economica siano efficaci necessario effettuare unaccurata programmazione. Fare
una programmazione significa definire degli obiettivi e lindividuazione degli strumenti per
il raggiungimento di questi obiettivi.
Gli obiettivi possono essere molteplici e avere natura intertemporale.
- Se si hanno obiettivi molteplici, alcuni potrebbero essere in conflitto tra di loro, cio per
raggiungere un determinato obiettivo ci si allontana da un altro, per cui il policy maker dovr
compire una scelta definire quale lobiettivo prioritario. Quindi programmazione anche
creare una scala di importanza degli obiettivi.
- Alcuni obiettivi possono non essere limitati ad un istante nel tempo, ma protrarsi nel tempo,
o lottenimento di un obiettivo pu essere posticipato rispetto allazione di intervento, o porsi
ciclicamente e chiedono interventi ciclici, quindi ci deve essere coerenza temporale delle
decisioni pubbliche, cio va tenuto conto del modo in cui la decisione pubblica viene
percepita dai destinatari dellazione pubblica, es. se e obiettivo aumentare il livello dei
consumi delle famiglie per aumentare la crescita economica del paese, posso agire
attraverso la spesa pubblica, aumentandola, lannuncio dellaumento della spesa pubblica
pu immediatamente far crescere i consumi perch le famiglie si aspettano aumento del
livello del reddito. Se lintervento una tantum pu avere effetti contenuti, se duraturo o
permanente, laumento dei consumi sar pi significativo nel livello dei consumi. Se poi
lintervento venisse sospeso nonostante si fosse detto che sarebbe stato permanente, si
avrebbe un comportamento coerente, che avr leffetto di far perdere la credibilit degli
interventi di policy per il futuro, per cui se venisse riproposto in futuro non si avrebbe la
risposta dei cittadini di aumento dei consumi.
Elementi costitutivi del programma:
obiettivi: traguardi finali
strumenti:
modello di analisi: il ragionamento scientifico, spesso basato su analisi logica matematica,
per poter investigare se e come gli strumenti sono idonei a raggiungere gli obiettivi, Obiettivi
e strumenti confluiscono in questo modello stabilisce relazioni funzionali tra obiettivi e
strumenti. che diventano variabili.
Es. unico obiettivo da perseguire, cio aumentare il livello di occupazione, perch elevata
disoccupazione, al di sopra della disoccupazione volontaria, potr determinare un motivo di
fallimento del mercato perch si ha un livello di produzione pi basso di quello efficiente, un
livello di produzione inferiore al potenziale, quindi una riduzione di ricchezza. Per contenere
il livello di disoccupazione il policy macere potr agire sulla spesa pubblica (strumento), che
potr essere manovrata dal policy maker per il conseguimento dellobiettovo di riduzione
della disoccupazione. Per capire di quanto deve far variare la spesa pubblica per
raggiungere il proprio obiettivo deve quantificare prima di tutto lobiettivo da raggiungere ,
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es. definire un delta di variazione o definire un livello ottimale di occupazione. Il modello di


analisi consente di definire di quanto aumentare la spesa pubblica per abbassare il livello di
disoccupazione.

LEZIONE N. 10 LA TEORIA NORMATIVA DELLA POLITICA ECONOMICA II


Se si ha una pluralit di obiettivi, che devono essere raggiunti contestualmente, si ha il
problema di definire un trade off, cio fare una scala di quelli che sono gli obiettivi da
raggiungere e in seguito le modalit per farlo, se gli obiettivi non sono coerenti fra di loro e
sono sostituti, il policy maker avr un problema di scelta, per i quali vi sono altri modelli.
Gli obiettivi della politica economica possono essere definiti in maniera differente, una volta
individuato un ruolo per il policy maker seguir obiettivi che possono essere fissi, il pm pu
seguire il metodo delle priorit, obiettivi flessibili con saggio marginale di sostituzione
variabile o obiettivi flessibili con s.m.s. fisso.
Obiettivi fissi:
Il modello stato sviluppato negli anni 50 da Tinbergen, in questo modello il il policy maker
attribuisce del valori prefissati alle variabili obiettivo:
es. consideriamo un obiettivo di reddito da raggiungere per due diverse circoscrizioni
geografiche, nord e sud, il pm si prefigge obiettivi fissi in rapporto allobiettivo di reddito da
raggiungere nelle due circoscrizioni Yn1 livello che il pm vuole raggiungere nel nord e Ys1
livello di reddito che il pm vuole raggiungere nel sud
Yn= obiettivo di reddito nord
Ys= obiettivo di reddito sud
Questi livelli sono legati da relazione inversa, al crescere di una variabile diminuisce laltra
quindi Yn = f(Ys)
fissiamo gli obiettivi: Yn=Yn1 e Ys=Ys1
Dal punto di vista grafico in un sistema cartesiano dove ascisse il reddito del sud e ordinate
il reddito del nord, la curva decrescente da sinistra vs. destra, detta curva di
trasformazione, perch indica come devo trasformare il reddito del nord in reddito del sud,
spostandosi da sx vs. destra mi sposto in una situazione in cui il reddito del nord cala e
quello del sud aumenta, quindi si trasforma il reddito del nord in reddito del sud. Se il pm
vuole raggiungere Yn1 e Ys1 dei livelli di reddito individuati al punto A,
Nel caso in cui la coppia di livelli di reddito non dovesse trovarsi sulla curva di trasformazione
il pm ha due strategie:
1) ridurre almeno uno dei due obiettivi,(trade off)
2) cercare di spostare la frontiera verso lalto, unazione di policy che avviene in un lasso
di tempo pi alto perch presume linvestimento in risorse tecnologiche, umane ecc.
Mentre ridurre uno dei due obiettivi unoperazione pi rapida
Il Pm potr scegliere la strada del trade off nel momento in cui vorr ottenere dei risultati in
tempi pi rapidi
Curva di Philips:
In qs esempio situazione analoga, ma le due variabili di policy riguardano stabilit dei prezzi,
stabilit monetaria, data dalla curva di Philips derivata del tasso di inflazione (ordinate) e
livello di occupazione (ascisse). La curva di philips derivata rappresenta un trade off, per
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avere disoccupazione minore devo aumentare tasso di inflazione, quindi anche qui se il pm
vlesse ridurre disoccupazione dovr ottenere inflazione compatibile con il livello di
occupazione desiderato.
Medodo delle priorit
Se il pm deve compiere una scelta tra due obiettivi deve fissare delle priorit rispetto agli
stessi, se si hanno pi obiettivi tra di loro collegati, il pm deve fissare un obiettivo primario e
uno secondario, deve prima quindi modificare (con la minima variazione possibile) il livello
dellobiettivo secondario (es. reddito del nord), in modo che sia compatibile con lobiettivo
prioritario.
Se questa azione di policy fissa obiettivi dando una priorit ad uno di essi, la scelta non
pi soggetta ad un solo vincolo, ma anche quello dato dallobiettivo fisso prioritario.
Obiettivi flessibili con saggio marginale di sostituzione variabile
Il metodo degli obiettivi flessibili con sms variabile ha una soluzione analoga al problema
della scelta del consumatore in microeconomia, lunico punto di tangenza tra curva di
indifferenza e la curva di trasformazione rappresenta la soluzione del problema
Nella teoria del consumatore si ha un vincolo di bilancio dato dal reddito a disposizione del
consumatore e una serie di curve di indifferenza, ordinate in maniera crescente per livelli di
utilit,
dato un vincolo andremo a posizionarci sul punto del vincolo di bilancio che gli consente di
massimizzare la propria utilit, quindi massificazione dellutilit dato il vincolo, cio il reddito
disponibile, in rapporto ai beni considerati, che rappresentano linclinazione della curva del
valore di di bilancio
In modo analogo si pu risolvere il problema delle scelte pubbliche, dove la curva di
trasformazione rappresenta il vincolo a cui deve sottostare il pm, a mappa delle curve di
indifferenza sociale (funzione del benessere sociale FBS), rappresentano il modo in cui il
benessere sociale aumenta a seconda dei vari livelli di reddito nelle due circoscrizioni,
queste funzioni sono curve e concave verso lalto, per cui si ipotizza che il saggio marginale
di sostituzione, cio rapporto con cui sostituisco reddito del nord con reddito del sud
mantenendo inalterato il benessere sociale sia variabile, cio decrescente da sin verso
destra, In sostanza si ipotizza una situazione in cui sms variabile, obiettivi flessibili e quindi
la scelta del pm la scelta di massimizzazione del benessere sociale soggetto a un vincolo
che dato dalla curva di trasformazione, quindi il pm segue approccio ottimizzante, opposto
rispetto a quello seguito per gli obiettivi fissi, dove venivano previsti obiettivi e stabiliti metodi
per raggiungerlo, lasciando fisso obiettivo prioritario e variando quello secondario, mentre
in questo caso si cerca ottimizzazione. La situazione ottimale si trova sul di tangenza tra
curva di trasformazione e funzione benessere sociale, perch se si collocasse su un punto
differente, si avrebbe un equilibrio nel quale si stabilirebbe un livello di reddito pi alto per
un settore e pi basso per laltro, sarebbe un punto di equilibrio compatibile con la curva di
trasformazione, ma sposandoci in un qualsiasi punto alla destra di questo equilibrio
aumenteremmo la funzione del benessere sociale, fino al punto di intersezione, spostandoci
alla sua destra, lunica curva di indifferenza che si incontrerebbe con la curva del benessere
sociale sarebbe al di sotto del punto di equilibrio.
Obiettivi flessibili con sms costante
La risoluzione del problema analoga alla precedente, lapproccio ottimizzante, ma il
policy maker avr curve di indifferenza lineari, non convesse verso laltro, la funzione del
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benessere sociale non decrescente e con concavit rivolta verso altro, sar decrescente
da costante perch il sms resta costante al variare dei redditi di n e s perch hanno lo stesso
peso. La scelta sar la massimizzazione del benessere sociale data la curva di
trasformazione, quindi la coppia di redditi che consentono di collocarsi sulla pi alta curva
di benessere sociale dato il vincolo di bilancio
Seguire una strategia ad obiettivi flessibili pu portare a situazioni ottimali in senso
paretiano, mentre operare su obiettivi fissi porta a situazione subottimale, perch dato un
valrore prefissato dellobiettivo primario trova il valore compatibile per lobiettivo
secondario,c che per non la situazione ottimale, ma il pm la pu scegliere perch ha altri
obiettivi paralleli da perseguire, per non creare meccanismi di instabilit sociali o per motivi
di natura elettorali (fallimenti del non mercato) o per comportamenti virtuosi del pm e non
riconducibili al fallimento del non mercato.
Lindice di malessere e le critiche
La funzione di benessere sociale potrebbe avere la forma W=aYn+bYs dove a e b sono i
pesi assegnati al reddito nelle due circoscrizioni (il SMS costante, dato da b/a).
Se gli argomenti della FBS con SMS costante sono p (inflazione) e u U (disoccupazione) la
funzione si presenta nella forma W=ap+bu dove a e b sono costanti negative. Nel caso in
cui a=b=1 si ha lindice di malessere di Okun che pari alla somma del tasso di
disoccupazione e di inflazione.
Questo indicatore oggetto di varie critiche:
1. lindice di malessere indica preferenze che possono non essere condivise in quanto
disoccupazione e inflazione hanno lo stesso peso (a=b=1); cio 1% in pi di inflazione e
uguale a 1% in pi di disoccupazione
2. La diminuzione del benessere causata da un punto in pi di disoccupazione
compensata da una diminuzione di un punto dellinflazione e viceversa. Se cambiano in
misura notevole le posizioni di partenza in materia di disoccupazione e inflazione,
mutano i termini del rapporto con il quale si disposti a scambiare incrementi delluna
con decrementi dellaltra lasciando invariato il benessere.
LEZIONE N. 11 LA TEORIA NORMATIVA DELLA POLITICA ECONOMICA III
Strumenti della politica economica sono variabili che devono
- poter essere controllate dal pm, cio che il pm pu direttamente agire su di essa.
- influenzare altre variabili che sono lobiettivo della politica economica,
- distinguersi dalle altre variabili strumentali per controllabilit da parte del policy maker ed
efficacia in termini di risultati ottenuti sulle variabili obiettivo
Quindi es. se obiettivo aumento pil il pm potr agire sulla spesa pubblica, non ha influenza
diretta sul pil, ma pu agire per aumentare la spesa pubblica e migliorare il pil, o variare la
disoccupazione agendo sul mercato del lavoro, es. diminuendo cuneo fiscale.
Classificazione di Tinbdbergen;
Le variabili strumentali possono essere:
- politiche quantitative: agiscono attraverso variabili quantitative, es. variazione della spesa
pubblica, in aumento o riducione, che ha effetti sul pil, altro esempio sono le variazioni nel
livello di tassazione ecc
- politiche qualitative: possono introdurre limiti qualitativi sul livello di credito concesso dalle
banche, introduzione di una nuova imposta es, a differenza delle quantitative introducono
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qualcosa di nuovo es. nuova imposta, se invece si varia la grandezza dellimposta si attua
una politica quantitativa.
- politiche di riforma: simili alle qualitative, introducono qualcosa di nuovo, ma hanno una
portata maggiore, vanno ad introdurre delle nuove azioni politiche con effetti sullintero
sistema economico. Es. regime della propriet: pubblicizzazione o privatizzazione di
aziende.
Politiche di controllo diretto/indiretto
- Controllo indiretto: es. politica fiscale, politica del tasso di cambio. politiche monetarie:
hanno effetti indiretti sulla variabile obiettivo, agiscono attraverso uno strumento per
raggiungere un obiettivo, es. se obiettivo e far apprezzare o deprezzare la valuta si pu
agire attraverso politiche monetarie, aumentando per es la base monetaria
- controllo diretto, se obiettivo far ridurre le importazione si pu agire con politica di
contingentamento delle importazioni, cio mettere dei limiti ai beni che possono entrare
nel paese, es, per ridurre i consumi si possono razionare, o attraverso politica fiscale, cio
in modo indiretto
Misure discrezionali/ regole automatiche
Le misure discrezionali sono attuate per discutere uno specifico problema quando si pone,
si hanno quindi tre fasi, lindividuazione del problema, la scelta della soluzione, lattuazione
della soluzione. es. politica straordinaria di sostegno alla disoccupazione attraverso bonus
di sostegno erogati per alcune aree del paese per alcune fasce di reddito per livelli
particolarmente alti, mentre se il sussidio di disoccupazione automatico alla perdita del
lavoro in determinate circostanze, questa una regola automatica
Si dice che le regole automatiche siano quelle pi immediate. Un ulteriore vantaggio delle
regole automatiche legato alla certezza dellazione politica, c assenza di discrezionalit
e quindi maggiore affidabilit.
Componenti del modello in forma strutturale
Dopo la definizione di obiettivi e strumenti si possono definire un modello in forma strutturale
o in forma ridotta:
Componenti del modello in forma strutturale sono:
- equazioni di definizione: danno delle definizioni, es cosa si intende per pil, come si calcola
ecc
- equazione di comportamento: definiscono una legge attraverso la quale si pu
determinare il comportamento di un soggetto
- equazioni tecniche: es funzione di produzione che dice come varia la quantit prodotta da
un impresa o dallintero sistema al variare di un input, che dipende dalla tecnologia
sottostante, cio data determinata tecnologia loutput prodotto varia al variare del lavoro,
se aumento lavoro posso aspettarmi una variazione nella produzione di un determinato
ammontare, che dipende dalle conoscenze tecnologiche
- equazioni di equilibrio: stabiliscono un eguaglianza tra input e output
- equazioni istituzionali: non sono presenti nel nostro modello, ma possono definire
determinate regole fissate dagli organi istituzionali, es, regole di Maasstricht, non vi
spazio di finanziamento della spesa pubblica tramite introduzione di moneta, ma solo
tramite tributi o debito pubblico.
Tipologie di variabili:
- variabili esogene: sono quelle le cui variazione sono determinate da fattori esterni al
modello.
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- variabili endogene: sono quelle la cui variazione determinata dalla variazione di altre

variabili del modello stesso


Modello in forma ridotta:
Quando si hanno obiettivi fissi, il modello avr tante equazioni quanti sono gli obiettivi: le
variabili irrilevanti sono eliminate per sostituzione e le variabili endogene residue sono
espresse in termini di variabili esogene. Nel passaggio da forma strutturale a forma ridotta
si avr una riduzione delle variabili fino ad arrivare al numero di obiettivi, eliminando le
variabili irrilevanti, ed esperimento le variabili endogene come esogene, cio le variabili
endogene saranno sostituite con variabili esogene.
Poi si pu esprimere il modello in forma ridotta inversa: esprimere gli strumenti in funzione
degli obiettivi
In caso di obiettivi flessibili il problema pu essere risolto anche se gli strumenti inferiore
al numero degli obiettivi.
Questa uguaglianza porta alla regola aurea della politica economica: nel caso di obiettivi
fissi la risoluzione di un problema richiede un numero di strumenti pari al numero di obiettivi,
in caso di differenza si avr un modello sovradeterminato o sottodeerminato.
Critica di Lucas ai modelli
I modelli potrebbero non tenere conto delle reazioni di altri soggetti di cui il policy maker non
pu controllare le azioni, cio la critica non dice che non prevista la variazione del
comportamento del consumatore ad una politica fiscale pressante, il policy maker non pu
obbligare le scelte del consumatore imponendogli di acquistare tot prodotti, pu agire
operando attraverso la politica fiscale, agendo sulla spesa pubblica per incentivare i
consumi., ma non detto che laumento del reddito dovuto allaumento della spesa pubblica,
sia utilizzato dal consumatore per aumentare i consumi, per esempio potrebbe essere
utilizzato per il risparmio, soprattutto se percepisce questa politica come anticipo di un
periodo negativo. Il modello quindi non prevede gli effetti di ritorno delle scelte pubbliche
sulle funzioni di comportamento dei privati, che si pu adattare alle scelte pubbliche, ma la
reazione non sempre immediata e automatica. Lucas quindi pi favorevole alle regole
automatiche, che consentono di prevedere pi facilmente le reazioni del consumatore,
perch non legate a soggettivit e quindi pi certe ed affidabili.

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LEZIONE N. 12 - I FALLIMENTI DEL NON MERCATO


Limiti della teoria normativa della politica economica:
La teoria normativa della politica economica molto irrealistico e necessita di ampi correttivi,
infatti ipotizza da una parte il mercato, portatore degli interessi dei singoli, e dallaltra lo
Stato, portatore degli interessi della collettivit, definendo a priori il comportamento delle
due istituzioni che operano insieme nel sistema economico. Nel caso in cui si ravvisino degli
elementi di fallimento del mercato vi possibilit di intervento dello Stato volte a ripristinare
ottimalit della concorrenza perfetta e a volte a modificare il punto raggiunto dalleconomia
in termini redistributivi.
Un primo limite che gli operatori sono definiti in maniera distinta, tra i soggetti del mercato
e quelli delle istituzioni politiche. Il popolo non composto da un gruppo di individui pi o
meno indistinti, in realt pu essere parte di un gruppo, una lobby, unorganizzazione, e
quindi avr comportamenti volti a condizionare lazione pubblica a favore del proprio gruppo
di appartenenza.
Un secondo limite rappresentato dal fatto che i responsabili decisori sono considerati
anonimi, in realt i policy maker sono agenti eterogenei con proprie strutture e preferenze e
non sempre perseguono linteresse pubblico senza incentivi o vincoli, esistono problemi di
agenzia (principale_agente) tra cittadini-elettori e politici, necessario definire i meccanismi
che portino lagente a rispondere in maniera adeguata alle richieste dei cittadini elettori, pu
esserci asimmetria informativa, servono meccanismi di controllo.
i decisori pubblici vanno distinti tra politici e burocrati, i politici ricevono la delega mediante
meccanismi elettorali, i burocrati sono dipendenti pubblici che pongono in essere le politiche
delineate dal policy maker.
Il cittadino elettore delega policy maker attraverso il voto, il policy maker delega ai burocrati
esecuzione delle decisioni. Questi rapporti sono regolati da un complesso meccanismo di
incentivi che non possono essere ignorati.
Una teoria che pone laccento su questo aspetto di delega principale-agente proposto da
Nordhaus che propone il modello del ciclo politico economico, i politici hanno forte incentivo
a massimizzare la loro utilit per essere rieletti, il politico vuole massimizzare la possibilit
di essere rieletto, distonia tra obiettivo collettivo di benessere pubblico e obiettivo del pm di
voler essere rieletto, che quindi cercher di in prossimit della scadenza elettorale sar
spinto a compiere scelte che avranno come obiettivo non perseguire lobiettivo pubblico, ma
massimizzare la propria rielezione, es ponendo in essere politica espansiva con effetti su
livelli occupazionali, per apparire efficiente agli occhi della pubblica opinioni, ma se messo
intessere in determinate condizioni pu avere effetti inflazionistici, ma che si presenteranno
in tempi successivi, quindi si dovr tornare a politica fiscale restrittiva.
Le condizioni perch si sviluppi questo modello sono;
- il cittadino non in grado di capire gli effetti a posteriori delle politiche espansive del pm e
il pm deve essere in grado di incidere in maniera significativa sulleconomia, e questo non
sempre verificabile e non sempre in tempo breve, quindi il modello si basa su unipotesi
poco realistica.
- sia politici che attori privati non sono distinguibili, sono omogenei al loro interno, i
desiderata sono considerati medesimi per tutti gli elettori e per i pm sono considerati
omogenei i comportamenti.
Questo secondo limite Stato affrontato dalla teoria partigiana del ciclo politico economico
e dalla teoria della burocrazia.
Teoria partigiana del ciclo politico economico:
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- Ogni partito politico rappresenta differenti gruppi sociali con diversi interessi e diverse

ideologie: vi corrispondenza tra eterogeneit di societ e classe politica


- qualora il partito salga al potere attuer le proprie politiche, lalternarsi di diversi partiti

comporter anche il mutare degli interventi di politica economica


- es. negli Usa in genere i democratici preferiscono la riduzione della disoccupazione a
quella dellinflazione, i repubblicani il contrario, ad ogni cambio di governo, cambieranno
le politiche.
- il ciclo politico economico subottimale, perch un accordo potrebbe migliorare le
condizioni di entrambi i gruppi. Politiche fiscali e monetarie operate in logica di accordo tra
interessi eliminerebbe le fluttuazioni del ciclo politico economico
Problemi di delega nella burocrazia:
- la burocrazia consta di funzionari non eletti che hanno il compito di attuare le decisioni

prese dai politici


- anche in questo caso come tra cittadini ed elettori c un problema di delega, tra il politico

che diventa il principale e il burocrate che diventa lagente


- spesso c informazione asimmetrica a vantaggio dei burocrati, perch il burocrate non

eletto e ha una posizione di vantaggio e ha una maggiore comprensione delle dinamiche


interne alla burocrazia e allo Stato essendo la sua professione.
- Niskanen individua un elemento di fallimento nel fatto che il burocrate abbia come obiettivo
non ottemperare le richieste del pm ma massimizzare la propria utilit, ad esempio
ampliando il proprio ufficio e il proprio potere attraverso iperburocratizzazione del sistema,
questo rappresenta un fallimento perch la dinamica di delega pu essere viziata da
distribuzione asimmetrica delle informazione.
La teoria normativa che postula che il mercato lasciato a s stesso fallisce e il pm in grado
a risolvere i problemi ha dei limiti.
Lanalisi di political economy insegna
- a differenza di quanto avviene nella teoria normativa, il processo di decisionale pubblico
pu operare anche non a favore dellinteresse generale o comunque dellefficienza
economica, gli interventi del pm possono non essere efficaci per via dei limiti finora
evidenziati, massimizzazione utilit del pm o del burocrate.
- ogni politica pubblica ha un impatto diversificato sui vari gruppi sociali, i quali attraverso il
meccanismo degli incentivi possono esercitare pressioni sul policy maker, quindi la teoria
normativa non tiene in considerazione che la societ divisa in gruppi di interesse che
possono influenzare le azioni dei pm.
LEZIONE N. 13 - I FALLIMENTI DEL NON MERCATO II
I fallimenti dello Stato
In precedenza si era ipotizzato che uno dei ruoli fondamentali del settore pubblico era
proprio quello di intervenire nel processo economico per rimediare allinefficienza che i
fallimenti di mercato comportano, ma pu spesso accadere che lo stesso intervento pubblico
sia fallimentare e invece che migliorare le condizioni del sistema portandolo allefficienza
che il mercato non riusciva ad ottenere, in realt peggiori la situazione, quando ai fallimenti
del mercato si sommeranno quelli del non mercato, cio lo Stato, quindi in questi casi
lintervento dello Stato non auspicabile nemmeno in presenza di fallimenti del mercato.

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I fautori del liberismo sono favorevoli a intervento minimo dello Stato e evidenziano fattori
negativi, i fattori di un approccio statalista invece andranno a evidenziare i vantaggi, si ha
anche un aspetto ideologico quindi.
La scuola della public choice esamina accuratamente il meccanismo degli incentivi che sta
alla base dei fallimenti pubblici. Lo Stato pu fallire cio dove si determinano le cause che
hanno portato al fallimento di mercato: legate per es, a monopoli naturali, o meccanismi di
asimmetria informativa, tutti questi meccanismi si realizzano anche quando si hanno dei
meccanismi di delega.
Nel settore pubblico lazzardo morale di regola pi intenso che nel settore privato, perch
viene meno il rischio del fallimento, o percepito come meno importante, perch il rischio
defautl dello Stato molto remoto, rispetto al possibile fallimento di unazienda, per le
conseguenze che porterebbe.
Proposte per migliorare lefficienza dello Stato
Posto che lo Stato soggetto a fallimenti tanto quanto il mercato, vanno definite possibili
azioni correttive per migliorare lefficienza dellintervento pubblico in economia.
Secondo la banca mondiale:
- adozione di regole e vincoli efficaci per le istituzioni ad ogni livello, con regole certe
riducendo la discrezionalit dellintervento pubblico, lasciando meno spazio di azione,
riducendo i possibili conflitti nel meccanismo di delega tra principale e agente, limitando
quindi le opportunit di azzardo morale di pm e burocrate
- maggiore pressione competitiva: creare meccanismi per cui i diversi organi dello Stato
tengano a fare meglio
- maggiore controllo e partecipazione democratica
Programma di azione pubblica
- Lorigine dellintervento pubblico che i politici possono attivarsi motu proprio, ovvero su

segnalazione di altri
- lanalisi del funzionamento del soggetto pubblico interviene quando vi un fallimento di
altre istituzioni e contestualmente vi sia una ragionevole certezza che il risultato
determinato dallintervento sia migliorativo
- vi un fallimento di altra istituzione
- il risultato deve migliorare la situazione
- la scelta del tipo di intervento sar effettuata tenendo conto di:
- fattibilit dellintervento che non pu non tenere conto del rapporto politico burocrate
- fattibilit dal punto di vista dei mercati e delle istituzioni
- natura dei risultati in termini micro e macroeconomici
Decentramento delle funzioni
Per incrementare lefficienza di alcune funzioni di politica economica possono essere affidati
ad appositi organi dello Stato:
- decentramento orizzontale: delegare una funzione ad un apposito soggetto separato che

le esercita in tutto il territorio dello Stato


- decentramento verticale: avviene una differenziazione delle politiche su base territoriale

Stato federale
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Si pu migliorare lefficienza complessiva del sistema attraverso la concorrenza


istituzionale: i cittadini migrano verso quei luoghi in cui le politiche sono pi efficienti, di
conseguenza le amministrazioni locali inefficienti avranno un incentivo a migliorare per non
perdere importanza, peso politico, gettito fiscale.
Problemi:
- tempestivit delle reazioni nella mobilit intra statale, spostarsi tra regioni pu richiedere
tempi molto lunghi, cambiare lavoro, cercare casa, iscrivere figli a scuola, fare nuove
amicizie , costi ecc.
- rischio che si crei una race to the bottom, volta a respingere i cittadini pi poveri
- duplicazione di costi, cio es decentramento sistema sanitario alle regioni, la somma dei
costi delle singole regioni superiore al costo del sistema centralizzato.
Federalismo fiscale
i beni di produzione pubblica possono essere prodotti sfruttando economie di scala, es.
difesa, ricerca di base, per i quali bene che la produzione avvenga direttamente a livello
statale.
Quando lo Stato produce beni privati, questi possono essere prodotti localmente al fine di
migliorare lefficienza allocata delle risorse, ed evitare potenziali congestionamenti, es.
scuola, sanit, energia ecc.
Autorit indipendenti
Per indipendenti si intende indipendenti dal governo, quindi neutrali e non soggette ad
influenza politica, spesso hanno competenze su materie sensibili ed importanti, in cui
unautorit neutrale e con alte competenze tecniche offre pi garanzie rispetto allintervento
pubblico tradizionale.
Sono delle tappe fondamentali nel passaggio dallo Stato imprenditore allo Stato regolatore.
Possono
essere
di
tre
tipi:
- garanti: tutela di interessi di rilievo costituzionale, agcm, garante della privacy,
- di vigilanza e controllo: funzioni normative e di regolazione finalistica, consob, Banca
dItalia
- di regolamentazione: create per favorire processo di liberalizzazione e privatizzazione,
autorit energia e gas,
Principali autorit indipendenti:
Italia: consob, agcm, agcom, garante per la privacy, autorit degli appalti ecc
Usa: ICC, FTC, FCC, SEC
UK: quangos, organismi di vigilanza per i servizi di pubblica utilit, financial services
authorithy e competition commission
Germania: Bundeskartellamt, Bundesnetzagentur e Bafin

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LEZIONI N. 14 - 15 LE FUNZIONI DI GARANZIA DEL MERCATO Gli obiettivi delle misure di politica microeconomica sono:

- garantire lesistenza ed il funzionamento del mercato quando questo in grado di


assicurare lottimo desiderato, es attraverso riconoscimento e tutela del diritto propriet:
queste sono le politiche che caratterizzano lo Stato Minimale, cio le funzioni minime che
dovrebbero essere svolte dal settore pubblico
- funzione legislativa, attribuzione dei diritti, in particolare della propriet, amministrazione
della giustizia e garanzia del suo rispetto, difesa
- correggere i fallimenti del mercato e ripristinare lefficienza: laddove esistano esternalit,
beni pubblici, costi di transazione, asimmetria informativa, che facciano discostare il
mercato dalla configurazione di concorrenza perfetta, in particolare in presenza di
economie di scala, accordi, barriere in entrata e in uscita
- garantire un certo grado di equit attraverso la redistribuzione delle risorse:
Questo il settore delle politiche microeconomiche, anche se a livello pratico le dimensioni
sono enormi, infatti molte aziende quotate in borsa possono avere valore maggiore del PIL
di un piccolo Stato.
6.2 la funzione di garanzia del mercato: lo Stato Minimale e lattribuzione dei diritti di
propriet.
Sebbene gli economisti non siano tutti daccordo riguardo allesigenza di intervento pubblico
nel mercato, perch non per tutti questo intervento pu essere risolutivo, comunque
opinione comune che vi siano alcune funzioni pubbliche basilari necessarie, sia alla
convivenza civile, sia allo stesso funzionamento del mercato.
Lassegnazione e la tutela della propriet, sono le precondizioni basilari per il funzionamento
del mercato. Lo Stato quindi attribuisce diritti (funzione legislativa), assicura linterpretazione
delle leggi a tutela dei diritti (attivit giurisprudenziale) e difende il titolare nel rispetto dei
suoi diritti, allinterno e allesterno (difesa). Tutte queste funzioni comportano dei costi, quindi
alle stesse andr affiancata la funzione impositiva.
Per il funzionamento del mercato occorre che il titolare del diritto di propriet sia ben
identificato, pu essere il singolo individuo, ma anche una collettivit o una propriet
pubblica.
Storicamente il diritto di propriet viene allocato attraverso il trasferimento di conoscere e
mezzi tra generazioni, il policy maker deve intervenire affinch possano accedere anche
alla propriet anche soggetti che abbiano le capacit ma non i mezzi, attraverso
redistribuzione del reddito e della propriet, concessione di finanziamenti agevolati ecc,
inoltre, va consentito laccesso a chi voglia intraprendere unattivit ricorrendo non solo al
capitale proprio ma anche a capitale di rischio di terzi, in questo caso si crea divergenza di
obiettivi tra questo soggetto, che vorr gestire in autonomia limpresa, e gli altri investitori,
che vorranno controllarne le scelte a tutela del proprio investimento, qui si genera lo spazio
per lintervento del policy maker.
Lassegnazione del diritto di propriet pu essere fatta per assicurare lefficienza, in
particolare per quando riguarda la corporate governance, cio il governo delle societ, dove
emerge il problema delle diverse attribuzioni di compiti a propriet e management
dellimpresa. Infatti potrebbe esserci disallineamento di obiettivi da parte di azionisti da un
lato e manager dallaltro e per la non chiarezza delle funzioni spettanti a ciascuna delle due
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parti nello statuto e nellatto costitutivo: gli azionisti apportano il capitale necessario
allimpresa e tendono a volere la massimizzazione dellinvestimento azionario, devono
quindi essere tutelati affinch i manager non operino abusi di potere, a loro volta i manager
devono essere avere le risorse necessarie far funzionare limpresa, ma hanno interesse ad
accrescere la propria retribuzione, il proprio prestigio. I manager per conservare il proprio
lavoro saranno decisamente avversi al rischio, mentre gli azionisti potrebbero voler
intraprendere progetti con rischio pi alto ma ritorni pi alti. Vi pu essere asimmetria
informativa, azzardo morale, costi di transazione. Il policy maker potrebbe dovere
intervenire a tutela del buon andamento della societ, attraverso strumenti che vadano oltre
listituzione del diritto di propriet:
- strumenti di natura contrattuale, che prevedano norme specifiche che limitino la
trasferibilit dei titoli di propriet, o il diritto di voto dei proprietari di minoranza
- patti di sindacato o accordi di voto
- relazioni di fiducia
- disciplina del mercato del controllo societario
Sono quindi necessarie delle regole per la disciplina del mercato societario, istituzioni
finanziarie in grado di valutare laffidabilit di chi intenda accedere alla propriet o al
management aziendale, norme a tutela dei piccoli azionisti.
6.3. il governo societario in Italia e nel mondo
Modello renano-nipponico: caratterizzato dal controllo sullimpresa operato dai proprietari,
spesso banche o altre imprese, per rafforzare la posizione e la stabilit dei proprietari
(nocciolo duro) possibile porre limite al numero dei soci, al valore del capitale, alla
trasferibilit dei diritti di propriet. Spesso proprietari e amministratori sono legati da rapporti
di fiducia. E fatto ampio ricorso a finanziamenti bancari e molto spesso le banche stesse
sono azionisti di maggioranza o proprietarie dellimpresa e assumono un ruolo importante
nella sua gestione. In questo modo rafforzata la collaborazione tra manager e proprietari,
ma sono scarsamente tutelati gli azionisti di minoranza, inoltre si possono creare forti gruppi
di potere e accentramento della ricchezza mobiliare.
Modello anglosassone: Le strategie di azione e il controllo sono sempre affidate al
proprietario, ma il mercato finanziario pu rimuovere un manager poco efficiente, infatti in
tal caso i proprietari sono spinti a vendere le proprie azioni, facendone calare il valore e
spingendo altri investitori ad acquistarle attraverso i takeover, che subentreranno nel
controllo sostituendo il manager inefficiente.
La public company unimpresa ad azionariato diffuso, facilita il passaggio del controllo da
un soggetto allaltro anche con poche quote di capitale, in questa tipologia di societ si corre
il rischio che i manager, spinti dalla propriet a massimizzare il reddito distribuitile, tendano
a compiere scelte che non tengano conto dello sviluppo a medio lungo termine dellazienda,
perch costose nellimmediato.
In Italia e Francia il modello adottato simile a quello renano nipponico, le imprese sono
spesso controllate da famiglie che spesso le gestiscono direttamente. Questo anche a
causa dello scarso rilievo del mercato borsistico, che tuttavia si sta espandendo anche per
via delle privatizzazioni.
Le norme introdotte con decreto Draghi (DLGS 58/98), che avvicinano il modello italiano a
quello anglo sassone, mantenendo comunque lasono finalizzate
- alla tutela delle minoranze: attraverso riduzione delle quote di partecipazione minime per
convocare lassemblea, la nomina di membri del collegio sindacale da parte delle
minoranze, inasprimento delle pene per insider trading.
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- allefficienza del mercato mobiliare e della contendibilit della propriet aziendale

attraverso il mercato azionairio, stabilendo un massimo del 2% gli incroci azionari, con
possibilit di arrivare al 5% per consentire la formazione di alleanze, obbligo di comunicare
alla Consob partecipazioni superiori al 2% del capitale, riduzione dei casi in cui
necessaria OPA per il trasferimento del controllo di una societ e snellimento delle
pratiche di offerta.
6.4 Limpresa pubblica e le privatizzazioni
Limpresa pubblica uno strumento di controllo diretto del mercato, che si presta alla
realizzazione di obiettivi di efficienza allocativa, occupazione, sviluppo generale, settoriale,
regionale, inoltre raccorda scelte aziendali e obiettivi pubblici, es. aumento delle
esportazioni. Nasce come strumento per rimediare a diversi fallimenti di mercato. In un
mercato oligopolista la sua presenza pu accrescere lefficienza allocativa del mercato,
mentre in situazione di monopolio naturale eliminerebbe gli extra profitti del monopolista
privato.
A partire dalla met degli anni 80 vi sono state numerose privatizzazioni, dovute alla perdita
di fiducia dei governi nelle possibilit delle imprese pubbliche. Questo per molteplici motivi,
dai mutamenti ideologici e politici, con lavvento di governi liberisti, per il venir meno di
alcune posizioni di monopolio naturale, alla crisi economica fiscale, ai problemi di controllo
delle imprese.
Il fatto che limpresa pubblica spesso operi in perdita non sinonimo della sua inefficienza,
infatti il suo obiettivo non il conseguimento di profitti, ma il soddisfacimento dei bisogni
pubblici ed esigenze di efficienza allocativa. Inoltre le imprese pubbliche operano spesso in
quei settori dove i privati tendono a disertare perch poco redditizi. Inoltre le aziende
pubbliche non sono soggette a fallimento.
6.5 Le privatizzazioni in Italia e nel Mondo
In Italia negli anni 80 e 90 si sono avute due ondate di privatizzazioni, la prima non stata
compiuta in modo organico, mentre la seconda, iniziata nel 92 stata pi massiccia.
Le motivazioni delle privatizzazioni sono state:
- ottemperanza alle normative comunitarie, che indicavano la copertura delle perdite delle
imprese pubbliche come aiuti di Stato distorsivi della concorrenza
- Riduzione del debito pubblico attraverso gli introiti delle privatizzazioni
- Inefficienza nella gestione
- migliorare il governo societario: attraverso clausole statutarie che impediscono la
concentrazione del controllo, avvicinandosi alla public company del modello anglo
sassone, introducendo la golden share, cio la facolt che lo Stato si riserva di esercitare
un particolare diritto di voto in particolari questioni, come ad es. difesa nazionale, servizi
di pubblica utilit.
Spesso le privatizzazioni hanno coinvolto imprese in monopolio naturale, in particolare nei
settori delle telecomunicazioni, dellenergia elettrica e del metano, in questo caso si sono
usati alcuni accorgimenti:
- frazionamento della produzione
- regolamentazione dei settori
- regolamentazione dei prezzi, affidata a specifiche autorit
- selezione del monopolista tramite aste.

LEZIONI N. 16-17-18 - LE POLITICHE ANTIMONOPOLISTICHE


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Il monopolio causa inefficienza paretiana del mercato, infatti il mercato non sviluppato in
tutto il suo potenziale, gli extra profitti dei produttori in monopolio potrebbero essere utilizzati
per utilizzi sociali, per questo il pm deve garantire la concorrenza nel mercato, essendo il
sistema pi funzionale per raggiungere un certo livello di efficienza.
Un primo intervento stata lapertura internazionale, se tutti possono competere su scala
globale le pressioni competitive impongono ai produttori nazionali di confrontarsi con i loro
omologhi stranieri. Un esempio labolizione dei dazi, che proteggono i produttori nazionali
dai concorrenti internazionali, cos che saranno soggetti a concorrenza. Lapertura
internazionale per pu valere per i cosiddetti tradebles, merci , ma non per i servizi.
Altri strumenti per perseguire efficienza sono;
- Liberalizzazione, uno dei presupposti della concorrenza perfetta, far decadere barriere

allentrata e alluscita (regolamentazioni, normative, licenze ecc). In un mercato poco libero


i pochi operatori avranno meno pressioni.
- regolamentazione: intesa in senso ampio, non solo leggi ma anche apparato
amministrativo, es. regolamenti. Produce effetti diversi a seconda che sia buona o cattiva,
infatti una specie di pianificazione, il legislatore pianifica il sistema verso determinati
obiettivi, vanno quindi previsti con la maggiore previsione possibili gli effetti della
programmazione sia nel tempo che nei confronti dei soggetti su cui avranno effetto.
Regolazione anche di settore, in deroga anche alla legislazione.
- interventi legislativi: astratti
- interventi concreti: applicazione della legge
Le principali forme di regolamentazione sono.
-regolamentazione dellentrata e della concorrenza effettiva: si rif al modello warlassiano
di equilibrio economico, secondo il quale limpresa, in condizioni di concorrenza perfetta
(informazione, razionalit, omogeneit prodotto, assenza barriere in entrata e uscita)
recepisce il prezzo che si forma sul mercato: impresa price taker. E una situazione quasi
impossibile. alla luce di questo modello esiste un giusto prezzo e una giusta quantit che
pu essere calcolata matematicamente, se i prezzi sono troppo alti il policy maker pu
intervenire regolamentando allentrata, eliminando le barriere e rendendo convenente
laccesso ad un mercato scarsamente competitivo, o tramite legislazione della concorrenza
effettiva per i casi residuale, attraverso la concorrenza potenziale sul mercato, che sarebbe
auspicabile si trasformasse in effettiva. Vi possono per essere costi irrecuperabili che
potrebbero frenare.
Un mercato contendibile aumenta lefficienza allocativa, pi imprenditori pi efficienza. Nella
legislazione della concorrenza effettiva si integrano i presupposti della concorrenza perfetta.
Il monopolio pu essere pericoloso non solo per linefficienza ma per il pericolo di mancata
innovazione tecnologica, (efficienza x), perch con poca competizione i monopolisti saranno
poco orientati a migliorare a livello tecnologico. Infatti il monopolio un falli
- monopolio naturale, quando le condizioni del mercato consentono presenza di un solo

operatore, situazione abbastanza rara,


- monopolio artificiale, che il policy maker combatte perch pregiudica stabilit del mercato,

un imprenditore cerca di cerare unimpresa abbastanza grande da monopolizzare il


mercato, atto di monopolizzazione (sherman acts) attraverso, fusioni di aziende, vendere
sottocosto per estromettere concorrenza, che per pu essere molto rischioso, se impresa
A ha 90 % mercato e impresa B 10%, A vuole conquistare il 10% estromettendo B, e inizia
a vendere in perdita, ma essendo la produzione di A molto maggiore e B segue A nel calo
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del prezzo, A perde molto pi di B. La domanda tende a salire perch gli acquirenti sanno
che finita la guerra dei prezzi questi aumenteranno, quindi vendendo in perdita aumentano
le perdite. Un altro modo creare un cartello tra diverse imprese che si accordano per
tenere alti i prezzi (trust). Ogni imprenditore del trust per avr un incentivo molto forte al
tradimento degli altri partecipanti, perch abbassando leggermente il prezzo vender di
pi. Il mercato tende quindi a creare degli anticorpi al monopolio, perch il monopolista
pu trovare diversi ostacoli, es, beni sostituti, (caff/orzo es), il monopolista deve tenere il
prezzo basso per disincentivare la concorrenza, tutti gli imprenditori competono per il
denaro del consumatore, quindi la concorrenza trascende il singolo prodotto o il singolo
settore
- monopolio legale: non una costruzione economica, non riflesso del mercato ma una
creazione del legislatore, il policy maker si riserva per legge un monopolio es. tabacco,
sale, ecc. oramai ha pi obiettivi sociali e non economici, essendo un fallimento del
mercato. In alcuni paesi c il monopolio legale sul pane, attraverso controllo dei prezzi,
sono misure di carattere sociale volte a garantire che tutti possano acquistare un
determinato bene ad un prezzo politico.
Nel caso in cui in una societ eccessivamente grande ha monopolizzato il mercato il policy
maker la pu scindere in societ pi piccole che si faranno concorrenza fra loro, ma se la
societ cresce fino alla sua dimensione ottimale, potendo praticare prezzi bassi,
intervenendo frazionandola il pm pu creare un aumento di prezzi perch le societ scisse
non potranno sfruttare lefficienza delle economie di scala, nonostante la concorrenza.
La legislazione antimonopolistica ha anche altri scopi, tutelare e ampliare libert economica,
limitare le concentrazione, aumentare lefficienza allocativa.
Quando i mercati sono molto concorrenziali aumenta il benessere generale, aumenta la
produzione perch ci si avvicina alla concorrenza perfetta. Nel mondo tutti i paesi con molta
libert economica, in cui la concorrenza effettiva, hong kong, singapore, usa, uk, dove la
libert economica tutelate, il pil molto alto.
Le concentrazioni possono nuocere al mercato perch indice di trust, extra profitti,
inefficienze, pil basso.
Aumentare efficienza allocativa, evitando collusione, abusi di posizione dominante,
concentrazione,anche qui possono esservi effetti negativi, perch concentrazione
collusione ecc, come era presente in europa continentale prima della legislazione antitrust,
in un certo senso incentivano innovazione tecnologica, perch se impresa tutelata dal
punto di vista della concorrenza pu avere pi risorse da investire in ricerca e sviluppo,
anche perch se vero che da un lato che in un mercato poco competitivo i monopolisti
hanno poco interesse ad innovare, dallaltro dispongono delle risorse e il tempo per farlo.
Si possono sanzionare posizioni di abuso dominante o agire allinterno delle imprese
scindendole ecc.
Altro modo per incrementare la concorrenza consiste ne permettere laccesso al mercato
tramite un asta, che per non pu annullare o ridurre gli extra profitti del monopolista, perch
una volta vinta lasta limpresa in monopolio, quindi per avere efficienza allocativa lasta
va abbinata al controllo del prezzo.
Quindi le tre finalit delle politiche antimonopolistiche sono:
1. tutelare la libert economica, in particolare delle piccole imprese, che potrebbero essere
schiacciate dal monopolista. Gran parte dei posti di lavoro e del pil proviene infatti, in
molti paesi, dalle piccole e medie imprese, quindi la loro libert di stare sul mercato va
difesa da atteggiamenti predatori perch garantiscono la stabilit e se non fossero in
grado di produrre ricchezza il sistema economico subirebbe dei danni.
2. limitare il potere economico e politico che sorge dalle concentrazioni: non ha valenza
solo economica, perch un monopolista molto potente, oltre agli extra profitti
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monopolistici ha anche influenza politica e pu influenzare il policy maker, questo si vede


nella public choiche, che dice che chi ha il potere economico ha gli incentivi per
condizionare il potere politico, quindi un grosso monopolista potr comprare dal
legislatore una legge a misura.
3. accrescere lefficienza allocativa microeconomica, perch porta a livello economico
aumento del pil e a livello sociale aumento del benessere. E le politiche monopolistiche
sono uno degli strumenti principali. Le grosse imprese hanno grande peso sul pil, se
lavorano in condizioni monopolistiche, quindi di inefficienza, influenzano negativamente
il mercato.
La legislazione monopolistica pu migliorare lefficienza allocata in caso di:
- Sanzioni per Intese e accordi restrittivi della concorrenza: accordi, collusioni ecc.
- Sanzione per abuso di potere dominante: cio da parte di unimpresa che pu

condizionare il mercato a proprio vantaggio.


- Disciplina di fusioni e acquisizioni

Casi pratici:
Sherman Act 1890, legge statunitense, si compone di due sezioni:
1) vieta intese restrittive dei mercati
2) vieta monopolizzazione dei mercati, vaga ma fu applicata; Standard oil 1911, fu scissa
in 34 societ che iniziarono a farsi concorrenza fra loro, Vennero create altre Standard
Oil, new york, new Yersey, poi alcune si rifusero tra di loro diventando exxon che
maggiore produttore mondiale di petrolio. Alcoa: leader mondiale della produzione di
alluminio, negli anni 30 aveva monopolizzato il mercato con oltre il 90% della produzione,
ma fu sanzionata dalla corte suprema americana, non perch produceva a prezzi alti con
extra profitti, ma perch vendeva a prezzi talmente bassi che nessun concorrente poteva
entrare sul mercato. Fu una decisione fortemente criticata, perch punire unimpresa che
soddisfa i consumatori a prezzo minore? Dopo le sanzioni Alcoa non si riprese mai del
tutto e consumatori dovettero pagare di pi lalluminio. In realt Alcoa aveva trovato la
condizione di sviluppo ottimale che soddisfaceva i consumatori. Caso Bell,compagnia
telefonica che fu scissa in pi compagnie per evitare monopolizzazione del mercato, ma
anche in questo caso i prezzi aumentarono pecche la Bell aveva condizione ottimale
data da economie di scala, mentre le compagnie non avendo i presupposti per le
economie di scale diventarono inefficienti portando allaumento dei costi.
Legislazione europea: la concorrenza tutelata prevalentemente dal diritto comunitario
ispirato al modello statunitense. Ruolo principale della commissione, dove vi un
commissario alla concorrenza, prima del diritto comunitario la questione non era molto
sentita come negli usa, perch cerano molte imprese pubbliche che spesso operavano in
regime di monopolio, per cui gli stati non erano incentivati a combattere il monopolio, ma
tendevano ad aprire ai mercati internazionali. Molte imprese erano incentivate ad esportare.
La normativa europea restringe fortemente gli aiuti di Stato alle imprese, lotta a
monopolizzazione e abusi di posizione dominante.
Legislazione italiana.
La disciplina italiana si applica nei casi residuali rispetto alla normativa europea. In caso di
contrasto non si applica la legge nazionale ma quella comunitaria.
Fino al 1990 non cera legge antimonopolistica in Italia, si usava apertura internazionale,
controllo prezzi, impresa pubblica.
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legge 287/90 istituzione autorit garante della concorrenza e del mercato che vigila sulla
concorrenza nel mercato.
Impresa pubblica: se lo Stato pone un prezzo attraverso impresa pubblica non si pone il
problema del monopolio, perch ha altri fini rispetto a quelli economici.
Controllo dei prezzi:
Il controllo dei prezzi una misura adottata dal policy maker che pu fissare prezzi massimi
o minimi a seconda della finalit. Sono fissati prezzi minimi per garantire redditivit a chi
offre beni e servizi, sono fissati prezzi massimi per obiettivi anti monopolistici.
Il controllo si pu attuare stabilendo:
- margine di profitto massimo: se lo Stato fissa il prezzo troppo basso le imprese possono
non essere in grado di rimanere sul mercato, se lo fissa troppo in alto pu non risolvere il
problema degli extra profitti. Sul singolo bene lo Stato pu dare un prezzo fisso, se
giusto inutile, perch gi lo avrebbe fatto il mercato, se fissa prezzi massimi crea
scarsit, perch si gonfia la domanda, ma lofferta si abbassa perch impresa non ha
interesse a produrre, se fissa prezzi minimi effetto opposto, se un prezzo alto imprese
incentivate a vendere ma consumatori non incentivati ad acquistare.
- tasso rendimento max capitale: in questo caso le imprese saranno indotte a sovra
capitalizzare anzich investire in efficienza produttiva, infatti aumentando il capitale si
riduce il tasso di rendimento e si ha la possibilit di aumentare i prezzi.
- price cap: si fissa un prezzo massimo, definendo un aumento massimo del prezzo dato
dalla differenza tra la variazione dei prezzi al consumo e una percentuale scelta in sede
di regolamentazione, IPC-X, cio se indice di variazione 5% e la percentuale decisa al
3%, il prezzo non potr aumentare oltre il 2%.
Interventi del policy maker su beni pubblici ed esternalit
sono politiche importanti che consentono al policy maker di intervenire in situazioni che
condizionano il sistema economico, spesso esternalit hanno impatto notevole su pil, es.
inquinamento, tasse contro inquinamento, Nel campo delle esternalit queste politiche sono
diventate molto importanti Le esternalit sono i riflessi di unattivit di un soggetto
economico in capo alla sfera giuridica o economica di un altro soggetto, possono essere
positive o negative, ma manca un flusso compensatorio, per questo una condizione di
fallimento del mercato, il pm quindi deve internalizzare le esternalit, cio trattare
lesternalit come un qualsiasi bene che abbia un prezzo di mercato, riportando il mercato
allefficienza, infatti lassenza di esternalit pregiudica lesistenza del mercato di
concorrenza perfetta. Lesternalit pericolosa per il sistema economica perch distorce il
sistema dei prezzi, infatti il costo privato diverso dal costo sociale. Il sistema dei prezzi
non ha tutte le informazioni e non si ha ottimo Il problema potrebbe non risolversi eliminando
materialmente lesternalit ma creando un flusso di ritorno che vada a equilibrare costi e
benefici di tutti gli attori coinvolti
Teorema di Coase: a prescindere da quale assegnazione dei diritti di propriet fatta dal
legislatore, gli operatori del mercato eliminano le esternalit., trattandole come un qualsiasi
bene scambiato sul mercato, cessando di essere un fallimento di mercato ma diventa un
bene soggetto alla disciplina del mercato. Presupposti: propriet privata, assegnata e fatta
rispettare, concorrenza perfetta, mancanza di costi di transazione: se ve ne fossero, cio
costi in genere a danno del danneggiato, se per esempio questi costi fossero onerosi
disincentivano il danneggiato a trattare.
Obiezioni: i costi di transazione non possono essere completamente eliminati, non possono
essere coinvolti pi di due soggetti, non possono esserci asimmetrie informative Es. una
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fabbrica inquina, esce fumo e causa disagi a fondo confinante, costo privato e costo sociale
non coincidono perch il proprietario della fabbrica inquina, ma il costo del suo atto
sopportato dal confinante. Secondo il teorema di cose il proprietario della fabbrica e il
confinante assegneranno un prezzo allesternalit che verr compensata.
Il problema delle esternalit pu essere risolto attraverso regolamentazione, cio regole
dedicate, o attraverso deregolamentazione, cio tramite le norme del diritto civile.
La regolamentazione asimmetrica, penalizza un soggetto e favorisce laltro, generalmente
il soggetto pi debole, es. tutela consumatore.
La regolamentazione pu essere definita come un controllo prolungato di un agenzia
pubblica su unattivit socialmente rilevante.
Altri strumenti per risolvere il problema delle esternalit posso essere strumenti fiscali: tassa
pigouviana, tassando inquinante, che paga una tassa per la sua immissione, in questo caso
tender a produrre solo lesternalit ottimale. Lesternalit diventa come un fattore
produttivo, che entra tra i costi dellimprenditore, compensando costi sociali e costi privati.
Problemi: molto difficile calcolare aliquota della tassa pigouviana. difficile valutare tutti i
danni che le esternalit produrranno in futuro, imposta la fisso oggi ma in futuro quali
saranno i danni? costi reciproci, la fabbrica apre, inqina, viene tassata, inquina meno, laria
pi pulita, arriva altra gente, la fabbrica potr inquinare sempre meno e imprenditore
pagher sempre pi, se alta rischio di delocalizzazione della impresa, con perdita dei posti
di lavoro, quindi in questo caso la tassa per essere efficace deve essere applicata ovunque
Beni pubblici; sono quei beni non rivali e non escludibile, parte della dottrina sostiene che
la produzione dei beni pubblici sia ld unico fondamento dellesistenza dello Stato.
Il pm deve determinare il livello socialmente ottimo dei beni pubblici, vederne il
finanziamento e la produzione, sono problemi che il mercato non pu risolvere, o pu farlo
in modo inefficiente. Problema del free riding, il soggetto usufruisce del bene pubblico ma
non lo paga. Problema delle decisioni da prendere nella scelta degli investimenti,
valutazione costi ricavi, profitto, ma lo Stato non pu fare questa valutazione, lo Stato non
pu produrre reddito. Lo Stato fa un analisi costi benefici per tutta la societ.
Qualora i beni pubblici non venissero prodotti, la vita sarebbe molto incerta, perch il
mercato non pu produrli per via del free riding. es. polizia, giustizia, esercito. Lo Stato
nasce per far fronte a questa incertezza, anche se non sempre in grado a garantire la
produzione dei beni pubblici al 100%. Se non vi fosse produzione di beni pubblici non vi
potrebbe essere mercato.

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LEZIONE N. 19 e 20 LE POLITICHE INDUSTRIALI, REGIONALI, REDISTRIBUTIVE


Il 70% del bilancio dello Stato Italiano e in generale di tutti gli stati dedicata a queste
politiche, la restante parte alla produzione dei beni pubblici.
Lefficienza dinamica deriva dalla capacit di amministrare il cambiamento e/o reagire ai
cambiamenti introdotti da altri.
Rappresenta uno dei fattori fondamentali per la solidit e la stabilit di un sistema
economico.
I modelli paretiano e warlassiano si occupano di efficienza statica, che non basta per
affrontare i problemi del modo reale, ma eventualmente per impostarne le azioni per passare
allefficienza dinamica, cio vista attraverso la variabile del tempo e dello spazio.
Spesso il mercato potrebbe non condure alla struttura produttiva pi efficiente
Es. se si introduce una riforma pensionistica bisogna saper prevedere come si evolver in
futuro, tutti gli operatori di mercato potrebbero investire per massimizzare il profitto a breve
termine senza pensare alla crescita futura. I fallimenti di mercato potrebbero essere alla
base di unesigenza di politica industriale. Es. scoperta di giacimenti di Gas in Olanda negli
anni 50, il mercato olandese ha portato il mercato ad una struttura problematica, perch una
volta scoperto il gas era pi produttivo estrarlo e venderlo che produrre altri beni, e le risorse
si portarono dalla manifattura allestrazione di gas, dipendendo solo da questa risorsa, ma
nel momento in cui i prezzi del gas dovessero scendere, il settore manufatturiero sarebbe
troppo obsoleto per riprendersi e sostituire il settore del gas in tempi rapidi, quindi aumento
disoccupazione, crisi del bilancio pubblico, struttura produttiva inefficiente e non pu essere
riportata in efficienza in tempi brevi. Spazio per interventi di politica industriale, per creare
maggiore occupazione, maggior reddito
Alcuni fallimenti di mercato che possono incidere sullo sviluppo sono:
-

Razionamento e altri vincoli finanziari alla crescita: gli imprenditori potrebbero non
trovare investimenti necessari allo sviluppo della propria attivit.

Notevoli esternalit: es. criminalit organizzata

Economie esterne dinamiche:

Asimmetrie informative:

Anche in questo caso potrebbe essere necessario lintervento pubblico per lefficienza nel
tempo.
Le politiche industriali modificano
riposizionamento e ristrutturazione.

la

struttura

produttiva,

con

riconversione,

Le politiche industriali possono essere generali, se rivolte a tutto il sistema economico nel
suo complesso oppure selettiva, attraverso tasse, gli economisti concordano che i dazi
dovrebbero essere eliminati. Quando si parla di commercio internazionale i governi sono
liberisti nel commercio interno, ma impongono dazi verso lEstero per proteggere le industrie
domestiche, ma in realt il consumatore che viene danneggiato per favorire il produttore,
sono quindi uno strumento inefficiente. I sussidi, ad innovazioni, per investimenti in nuove
tecnologie. Impresa pubblica, lo Stato si fa imprenditore, uno strumento del passato
entrato in crisi, ma ancora ci sono grandi societ quotate in borsa partecipate dallo Stato o
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dove si ha la Golden share. Aumentare la domanda attraverso laumento del reddito del
consumatore, incentivando al miglioramento della struttura produttiva. Facilitazioni
allaccesso al credito.
Differenza tra Stato liberale e dirigista. Lo Stato liberale non dirige il mercato, non si
interessa del processo economico ma gli importa che tutti i soggetti siano uguali davanti alla
legge, resta indifferente alla produzione dei beni privati. Lo Stato dirigista fissa degli obiettivi
di produzione in merito a beni privati, es. automobili, pu intervenire con dazi per tutelare la
produzione domestica, pu imporre limiti al numero dei prodotti importati, es, max 100.000
auto/anno, pu dare sussidi a determinati settori, dando risorse e incentivi, pu produrre dei
beni, stimolare la domanda.
Incoerenza temporale: quando il pm vuole adottare un intervento di pe, come ad es un
incentivo per costruire uno stabilimento, una volta che ha deciso di dare questo incentivo e
lo stabilimento in funzione potrebbe revocare lincentivo o aumentare la tassazione
allimpresa, rimangiandosi la promessa. In caso di politiche monetarie per es potrebbe
annunciare una politica anti inflazionistica e poi introdurre inflazione per diminuire la
disoccupazione, comportandosi in modo incoerente. Va mantenuta la credibilit.
Politiche regionali sono le politiche industriali volte non a tutto il territorio ma solo ad alcune
aree, volte quindi alla distribuzione territoriale del reddito.
Gli strumenti del pm possono essere:
- incentivi al capitale o al lavoro per operare in determinate aree, fiscalizzazione oneri
sociali, si pu imporre alla pa di acquistare beni in quelle zone interessate dallincentivo.
Va ricordato che per la ue gli aiuti di Stato non sono ammessi, per cui queste politiche
sono meno utilizzate
- patto territoriale: volto alla promozione della costruzione di infrastrutture
- contratti di area: a salvaguardia delloccupazione
- contratti di programma, accordi di programma, per condividere risorse finanziarie per un
determinato progetto
- contratti di localizzazione, per snellire la burocrazia in modo che per gli imprenditori sia
pi conveniente investire in un determinato territorio.
Anche queste politiche possono portare a fallimenti del mercato, perch se non fossero
efficienti se la redistribuzione del reddito non fosse efficiente verrebbero sprecati dei soldi
pubblici, concorrenza sleale perch le imprese in aree svantaggiate verrebbero finanziate
con i soldi delle imprese delle zone non svantaggiate. Stimola false dichiarazioni, pressioni
politiche. Serve intervento per reprimere corruzione, abusi eccetera, si possono formare
rendite di posizioni, pressioni sul pm qualora vengano tolti i sussidi. Gli economisti liberali
sono contrari alle politiche regionali, lasciando spazio alla mano invisibile del mercato. Le
politiche regionali possono fallire, specialmente quelle dirigistiche
Politica commerciale e welfare state
La politica commerciale un insieme di misure relative al commercio estero, pu avere
orientamento liberista o protezionista.
Una politica commerciale liberista si basa sui vantaggi comparati di Ricardo: ogni soggetto
si specializza in ci che sa fare meglio o per lui produttivo. Quindi ogni paese si svilupper
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nelle attivit nelle quali pi competitivo. Possono essere prese misure di facilitazione alle
esportazioni o limitazione alle importazioni, perch il libero commercio internazionale
impedirebbe a certi paesi di sviluppare determinati settori e il pm ha bisogno di proteggere
il mercato nazionale, in realt questo porta ad inefficienze perch si avvantaggiano le
imprese a svantaggio degli acquirenti. Ne lungo periodo esportazioni e importazioni devono
essere equilibrati, il saldo della bilancia commerciale deve pareggiare, non sono sostenibili
deficit e avanzi perch le esportazioni pagano le importazioni.
I principali strumenti sono
- dazi: non detto che si esporti di meno, il dazio tiene basse le importazioni, se un
produttore produce bicchieri a un euro mentre un prod estero li produce a 50 centesima,
mettendo il dazio di un euro il bicchiere estero coster 1,5, se ne avvantaggia il produttore
locale vendendo a un euro mentre la competizione lo avrebbe spinto a vendere a prezzo
inferiore a 50 centesimi. Linefficienza del produttore nazionale pagata dal consumatore,
la redistribuzione non dallimprenditore, soggetto pi forte, al consumatore, soggetto pi
debole, ma viceversa. Se il dazio viene abolito ci perde il produttore e i suoi lavoratori, ma
il consumatore ha una riduzione sul prezzo, con la differenza potr comprare altri beni o
servizi, creando lavoro per i lavoratori cha hanno perso il lavoro nellazienda di bicchieri,
aumenta il pi. Il produttore potr fare pressione al pm pi facilmente del consumatore.
- contingenti
- limitazioni in materia di appalti, forniture, concessioni
- svalutazione monetaria

Lo Stato liberale ottocentesco non aveva grossi costi per lintervento sociale, la chiesa
destinava un quarto delle sue rendite al sostentamento dei poveri, ma gli stati, fino alla prima
guerra mondiale non si occupavano di welfare, si occupavano pi di difesa o di
colonialismo. Dopo la II guerra mondiale i ruoli si invertono.
Oltre allefficienza si aggiunge lequit, questo porta lo Stato ad occuparsi anche della
produzione di beni privati, come sanit, scuola, previdenza ecc. perch beni pubblici in
senso lato per questioni di equit ma anche di efficienza, es. Sanit, se un lavoratore si
ammala e non ha i soldi per curarsi, se si fossero spesi dei soldi per curarlo il lavoratore
avrebbe potuto continuare a lavorare, aumentare il pil, costituire unimpresa ecc. Se fosse
morto non avrebbe potuto costruire una ricchezza futura.
Le politiche redistributive possono avere come obiettivi sia lefficienza che lequit.
Il welfare si alimenta generalmente con le tasse, con aliquote progressive, o trasferimenti in
denaro (sussidio disoccupazione) o in natura (scuola).
Il welfare considerato come risposta ai fallimenti del mercato, es. disoccupazione, le
assicurazioni private per disoccupazione sono rare perch non potrebbero avere le risorse
per pagare i premi in periodo di crisi, o assicurazioni su malattie croniche, si creerebbero
problemi di inefficienze e iniquit, ha servizio solo chi pu pagare.
Una piccola parte dei contribuenti paga la maggior parte delle spese, una parte sono tax
payers, che pagano le tasse, i tax consumer, che utilizzano i servizi pagati con le tasse,
sono possibili abusi e parassitismo.
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Negli ultimi stati lo Stato sociale sta entrando in crisi, perch in molti casi ha raggiunto
dimensioni ipertrofiche e quindi non facilmente sostenibili dal punto di vista finanziario,
soprattutto nei paesi a bassa crescita e demografia sfavorevole.
Debito implicito: uno dei maggiori problemi del welfare state, si fa una riforma insostenibile,
vantaggiosa al momento (es pensione con 10 anni di contributi) ma insostenibile a lungo
termine.
Alcuni strumenti di riforma per lo Stato sociale sono:
- sostituzione dei contributi con imposte dirette e indirette
- rafforzamento del legame tra erogazione delle prestazioni e esistenza o accettazione di
un lavoro:
- rimodulare i sussidi di disoccupazione
- accertare in concreto leffettivo Stato di bisogno
- earmarking: mettere tasse su un servizio e usarle per quel servizio
- opting out: es. sovvenzionare a non usufruire del servizio.
Viste le sue caratteristiche e le sue finalit non detto che un welfare che presenti i conti in
ordine funzioni necessariamente bene, anzi visto che deve ovviare a certi fallimenti di
mercato si potrebbe ragionevolmente affermare che affinch sia funzionale deve operare in
disavanzo
Lo Stato sociale va riformato, perch sono cambiate le condizioni che avevano portato alla
sua istituzione, ma una sua riduzione pu avere effetti recessivi, soprattuto nel breve
periodo e aumentare le diseguaglianze. E usato come strumento di politica elettorale,
compravendita di consenso. LE POLITICHE MACROECONOMICHE IN UNA ECONOMIA
APERTA

La banca centrale e la base monetaria


La Banca Centrale lIstituto che emette la moneta legale, cio i biglietti di banca, o
banconote, aventi corso legale in un paese.
Oltre alla funzione di emissione la Banca Centrale, al fine di mantenere la stabilit del
mercato finanziario, svolge il compito di prestatore di ultima istanza, operando quindi come
banca delle banche, fornendo liquidit alle Banche in modo che non corrano il rischio di
insolvenza a causa di riserve insufficienti causate da imprevisti ritiri dei depositi.
Unultima funzione quella di regolamentatore della condotta delle banche, attraverso
controlli che assicurino il rispetto delle regole, sempre per il mantenimento della stabilit del
mercato, onde evitare il rischio di azzardo morale da parte delle banche, che potrebbero
sentirsi protette dalla funzione di prestatore di ultima istanza della Banca Centrale.
Nello svolgimento della funzione di regolamentazione del mercato finanziario, la Banca
Centrale fissa lobbligo, per le banche, di mantenere una riserva obbligatoria a fronte dei
depositi. Le attivit finanziarie utilizzate a tale scopo dalle banche formano la base
monetaria, o moneta ad alto potenziale.
La base monetaria formata dalle passivit a vista emesse dalle autorit monetarie e quelle
prontamente trasformabili in esse.
Prima dellintroduzione dellEuro la base monetaria italiana era composta da:
biglietti e monete della Banca dItalia e del Tesoro
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depositi presso la Banca dItalia del settore non statale e delle aziende di credito
il margine disponibile in conto anticipazione bancaria con la Banca dItalia.
Nella UEM il concetto di base monetaria non considerato, tuttavia pu essere individuato,
a livello aggregato, nella somma del circolante netto, della riserva effettiva costituita presso
la BCE e degli eventuali depositi costituiti dalle altre banche presso la BCE.
La base monetaria delle banche e la base monetaria del pubblico costituiscono gli impieghi,
cio la domanda, le fonti, o canali, che costituiscono lofferta, cio creano la base monetaria;
e sono individuati secondo i settori istituzionali che fungono da contropartita alle operazioni
di credito della Banca Centrale:
1. Estero: in caso di cambi fissi la banca centrale offre o domanda valuta estera in modo
da eliminare leccesso di domanda o di offerta in eccesso al fine di contenere fisso il
cambio, in caso di cambi variabili non c obbligo e questo intervento discrezionale.
2. Tesoro: il Tesoro emette moneta e la Banca Centrale pu a concedergli credito
acquistando titoli pubblici allemissione (mercato primario) o attraverso anticipazioni
tramite conto tesoreria.
3. Operazioni di mercato aperto: sono le operazioni di acquisto e cessione di titoli sul
mercato secondario dei titoli di Stato, se acquista crea base monetaria, se vende la
distrugge
4. Banche: la Banca Centrale crea base monetaria finanziando le altre banche,
regolamentandone laccesso al credito di ultima istanza attraverso manovre come la
manovra del tasso ufficiale di sconto, o sulle anticipazioni (ante euro) o attraverso il tasso
ce sulle operazioni di rifinanziamento marginale.

Gli obiettivi e gli organi della politica monetaria


Gli obiettivi di politica monetaria sono stabilit monetaria interna (contenimento dei prezzi)
ed esterna (pareggio della bilancia dei pagamenti), occupazione, sviluppo.
Spesso questi obiettivi sono sostituibili ed necessario operare delle scelte che porteranno
al soddisfacimento di uno a discapito dellaltro o al suo soddisfacimento parziale. Vanno
quindi identificate delle priorit.
Gli organi che si occupano di politica monetaria sono le banche centrali, che hanno
indipendenza politica, cio scelta e degli obiettivi, e indipendenza operativa, cio scelta degli
strumenti. In poche realt lorgano il Tesoro, che assegna compiti principalmente operativi
alla banca centrale.
Le scelte di politica monetaria delle banche centrali hanno effetti sia sul pareggio della
bilancia dei pagamenti, a livello di stabilit monetaria esterna, e su livello e tasso di
variazione dei prezzi sul livello del reddito e sulloccupazione.
A seconda che operi in regime di cambi fissi o flessibili leffetto sulloccupazione e sul reddito
della politica monetaria diverso. In caso di sistema a cambi fissi relativamente inefficace,
mentre in un sistema di cambi flessibili efficace.

Strumenti ed efficacia della politica monetaria


Gli strumenti che la banca centrale utilizza per attuare azioni di politica monetaria sono:

- base monetaria
- coefficiente di riserva obbligatoria
- tasso di interesse di riferimento
Questi strumenti le permettono di operare sullequilibrio nel breve periodo, gli effetti ottenuti
sono per influenzati dai comportamenti degli altri operatori: banche e individui, che
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possono variare nel tempo, va quindi tenuto conto dellevoluzione dei mercati e sapere
rimodulare nel tempo gli obiettivi, anche fissando eventuali obiettivi intermedi.
Lefficacia della politica monetaria pu essere valutata secondo un profilo temporale e uno
quantitativo.
Secondo il profilo temporale la politica monetaria soggetta a:

- ritardo di osservazione: cio il tempo che intercorre dallindividuazione del problema alla
decisione di intervenire

- ritardo amministrativo: il momento che intercorre dalla decisione di intervento alleffettivo


intervento, generalmente un ritardo pi breve rispetto a quello di altre politiche, per via
dellautonomia decisionale della banca centrale

- ritardo negli effetti: ritardo che si verifica tra il momento dellintervento e il realizzarsi dei
suoi effetti. E generalmente pi lungo del ritardo amministrativo perch risente dei tempi
impiegati dalle banche e dagli altri operatori per sostituire il proprio portafogli. Quindi si
potranno avere effetti pi ritardati per politiche che riguardano il reddito e loccupazione
e pi rapidi per politiche riguardanti la bilancia dei pagamenti.
Secondo il profilo quantitativo la politica monetaria ha effetti asimmetrici: pi efficace negli
effetti restrittivi che in quelli espansivi: infatti riducendo lofferta di moneta (politica restrittiva),
si ha un effetto immediato di contrazione di produzione e reddito per via dellinnalzamento
dei tassi di interesse che comportano maggiori costi di finanziamento degli investimenti,
mentre in caso di politica espansiva laumento di offerta di moneta non necessariamente
corrisponde ad un aumento della domanda.
La politica monetaria richiede massicci interventi per essere efficace, in modo da generare
leffetto annuncio, in base al quale gli altri operatori possano prevedere lindirizzo preso e
agire di conseguenza, riducendo il ritardo negli effetti.

Il bilancio pubblico
La politica fiscale la capacita dello Stato e degli altri enti pubblici di intervenire sul bilancio
per influenzare il reddito e loccupazione nel breve periodo.
Il saldo complessivo del bilancio pubblico dato dalla differenza tra le entrate correnti e le
uscite per consumi, trasferimenti correnti e in conto capitali, interessi sul debito pubblico,
investimenti al netto dei disinvestimenti. Il saldo complessivo anche la somma del saldo
della parte corrente e del saldo in conto capitale. Il saldo corrente la differenza tra entrate
correnti ed uscite correnti, che pu essere utilizzato per spese in conto capitali, e, se
positivo, rappresenta un risparmio pubblico. La spesa pubblica primaria data dal totale
delle spese al netto degli interessi. Il saldo corrente primario il saldo corrente al netto delle
spese per interessi, il saldo primario il saldo complessivo al netto degli interessi.

Strumenti ed efficacia della politica fiscale


La politica fiscale pu essere sia espansiva che restrittiva: nel primo caso mira, attraverso
un aumento della spesa pubblica o una riduzione delle imposte, ad aumentare il livello della
domanda globale e di conseguenza il reddito d'equilibrio; nel secondo caso, invece, si
persegue un obiettivo opposto, attraverso una riduzione della spesa pubblica o un aumento
delle imposte.
Gli strumenti utilizzati dalle autorit governative per attuare una manovra di politica fiscale
possono essere, sommariamente, suddivisi in automatici e discrezionali.
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Strumenti automatici:una volta introdotti, operano indipendentemente da qualunque


decisione delle autorit di governo in quanto sono strumenti le cui variazioni sono
determinate dal sistema economico. In particolare ricordiamo:

tassazione diretta. Questa variabile determinata dal livello del reddito di equilibrio
per cui tende ad aumentare quando vi un maggiore reddito disponibile ed a diminuire nel
caso contrario; essa tender, quindi, a frenare l'aumento della domanda aggregata nei
periodi di espansione e ad incentivarla nei periodi di recessione. Nel primo caso, infatti, vi
sar una maggiore tassazione e, quindi, minor reddito disponibile per consumi, mentre nel
secondo la pressione fiscale diminuir ed i consumi potranno mantenersi ad un adeguato
livello;

trasferimenti. Alcuni trasferimenti dello Stato tendono a variare secondo l'andamento


del sistema economico. il tipico caso dei sussidi alla disoccupazione il cui ammontare si
riduce durante i periodi di espansione (maggior numero di persone occupate) ed aumenta
durante i periodi di recessione (maggiore disoccupazione): questo permette di stabilizzare
il livello della domanda globale evitando brusche oscillazioni tra i vari periodi.
I tradizionali strumenti discrezionali di politica fiscale, invece, sono:

variazioni delle imposte. Una riduzione delle imposte fa aumentare il reddito


disponibile e quindi il consumo aggregato; l'effetto prodotto da una variazione delle imposte
dipender soprattutto, per, dalla propensione marginale al consumo. Se infatti le riduzioni
interessano principalmente gli strati pi poveri della popolazione, l'effetto sar maggiore
data la loro maggiore propensione marginale al consumo.
Una riduzione delle imposte sui redditi da capitale potrebbe anche stimolare gli investimenti;
in questo caso, infatti, una riduzione del livello impositivo far aumentare i profitti e render
pi redditizi gli investimenti. Effetti contrari si avranno, invece, nel caso di un aumento delle
imposte;

variazioni della spesa pubblica. Un aumento della spesa pubblica comporta un


aumento del livello di equilibrio della domanda globale e, attraverso il moltiplicatore (v.) della
spesa pubblica, un aumento del reddito disponibile.
Il vantaggio di una variazione della spesa pubblica, rispetto alle variazioni del livello
impositivo, dato dal fatto che mentre una riduzione del prelievo fiscale serve in parte ad
accrescere il consumo ed in parte ad aumentare il risparmio, un aumento della spesa
pubblica non subir dispersioni in quanto sar interamente consumata nell'acquisto di beni
e servizi.
Ovviamente, una riduzione della spesa pubblica avr effetti contrari sul livello della
domanda globale.
Gli effetti di una politica fiscale espansiva o restrittiva possono essere illustrati utilizzando il
modello IS-LM (v.).
Nella figura un aumento della spesa pubblica (o una riduzione delle imposte) provoca una
traslazione della IS da IS0 a IS1; gli effetti di una politica fiscale espansiva saranno perci
un aumento del reddito di equilibrio (da Y0 a Y1) ed un tasso d'interesse pi alto (da i0 a
i1). Viceversa, una riduzione della spesa pubblica (o un aumento delle imposte) provocher
una diminuzione del reddito d'equilibrio (da Y0 a Y2) e un tasso d'interesse inferiore (da i0
a i2).

Definizione dello spiazzamento (crowding out) finanziario


I benefici di una politica fiscale espansiva, in termini di incremento del reddito di equilibrio,
possono essere in parte ridimensionati dal cosiddetto effetto spiazzamento (v. Crowdingout). In pratica, se aumenta la spesa pubblica vi sar un parallelo aumento del tasso
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d'interesse (come dimostrato nella figura) in quanto lo Stato, per poter collocare i propri
titoli del debito pubblico, al fine di finanziare la spesa pubblica (v. Deficit spending), deve
offrire un tasso d'interesse pi alto di quello normalmente praticato; ma se quest'ultimo
aumenta, gli investimenti privati subiscono una flessione in quanto molti imprenditori non
avranno pi interesse ad investire.
L'aumento del reddito generato da una spesa addizionale da parte dello Stato sar, quindi,
parzialmente neutralizzato da una riduzione degli investimenti privati; in altre parole si pu
affermare che la spesa pubblica sostituisce in parte la spesa privata per cui l'aumento
effettivo del reddito sar inferiore a quello ipotizzabile senza l'effetto spiazzamento.
Tra gli altri limiti che una politica fiscale pu incontrare ricordiamo:

scarsa flessibilit nelle variazioni della spesa pubblica. Lo strumento della spesa
pubblica , infatti, poco flessibile in quanto gran parte delle erogazioni statali sono legate a
specifici programmi sociali che presentano un elevato grado di rigidit. Riduzioni della spesa
pubblica destinata a fornire indispensabili strutture e servizi sociali (pubblica istruzione,
sanit, pensioni ecc.) potrebbero avere delle ripercussioni difficilmente accettabili da parte
di molti governi. Inoltre bisogna ricordare che molti progetti di investimento pubblici
richiedono vari anni per essere portati a termine e non possono, quindi, essere sospesi o
riattivati a seconda dell'andamento della congiuntura economica;

incertezza sull'efficacia di una variazione della pressione fiscale. Mentre dimostrato


(anche da ricerche empiriche) che una riduzione delle imposte fa aumentare il consumo,
altrettanto non pu dirsi per la loro efficacia nello stimolare gli investimenti privati. In questo
campo, infatti, giocano un ruolo fondamentale le aspettative degli imprenditori i quali, in
mancanza di segnali di ripresa del sistema economico, potrebbero semplicemente
tesoreggiare la maggiore quantit di moneta a disposizione e posticipare le decisioni di
investimento.

Il debito pubblico
Il debito pubblico il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti a seguito dellacquisto
di titoli di Stato, ecc. Il debito pulito si accumula nel tempo nel caso in cui non si alternino
avanzi e disavanzi di bilancio ma si susseguano i disavanzi.
In Italia il rapporto tra debito pubblico nominale e il nominale cresciuto per lungo tempo.
Se il saldo primario, dato dalla differenza tra la spesa primaria e le entrate correnti pari a
zero, leventuale aumento di debito pubblico sar dovuto solo per gli interessi maturati sul
debito precedente, se non vi finanziamento monetario. Se quindi il tasso di interesse reale
cresce pi del tasso di incremento del PIL il rapporto cresce.
In realt il pareggio primario pu non verificarsi, quindi, in caso di deficit primario, se questo
fosse interamente coperto da base monetaria laumento del rapporto tra debito pubblico e
pil sarebbe sempre determinato dalla differenza tra tasso di interesse e tasso di crescita del
PIL, mentre se una parte del deficit non fosse coperta da base monetaria laumento del
rapporto dipenderebbe anche da questo. In caso di avanzo primario si avr una riduzione
del debito pubblico, che, a particolari condizioni di tasso di interesse e tasso di crescita del
pil potrebbe arrivare ad azzerarsi.
In Italia tra gli anni ottanta e 90 il tasso di interesse era notevolmente superiore al tasso di
crescita del reddito, questo a causa di:

- stretta monetaria negli USA che ha fatto aumentare i tassi di interesse mondiali
- la progressiva diminuzione del finanziamento monetario del Tesoro a partire dal 1981
- il calo del ritmo di crescita del reddito in Europa a causa di politiche monetarie restrittive
e politica del cambio forte per adesione allo SME
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Il deficit primario stato altalenante nel periodo, e la diminuzione del finanziamento


monetario da parte del Tesoro ha contribuito allaumento del debito.
La politica monetaria ha dunque contribuito allaumento del debito pubblico, inoltre,
laumentata autonomia della Banca Centrale, ha da un lato affievolito il finanziamento
monetario del deficit, con la finalit di impedire un facile finanziamento del bilancio pubblico
e diminuire il debito, ottenendo in realt il risultato opposto, dallaltro i tassi di interesse
italiani si sono allineati a quelli del resto del mondo, in aumento.
Le soluzioni per ridurre la crescita del rapporto tra crescita del debito pubblico e del pil
possono essere:

- dichiarazione di insolvenza dello Stato


- razionamento o cessione del credito da parte del mercato
Nella seconda met degli anni 90 sono state attuate politiche di rientro (cio riduzione del
rapporto db/pil), per potersi allineare alle prescrizioni del trattato di Maastricht per ladesione
allUnione Monetaria Europea, che prevedevano la riduzione dei rapporti tra disavanzo e pil
e tra debito pubblico e pil, oltre al patto di stabilit e crescita, che impone il pareggio o
avanzo di bilancio.
Oltre alle politiche di rientro del debito pubblico, per abbassare il rapporto tra dp e pil, si
possono attuare politiche di aumento del reddito, che per, in presenza di un debito pubblico
gi elevato non consente di ricorrere nelle manovre di bilancio volte a stimolare la domanda
globale (aumento spesa pubblica, riduzione entrate), perch porterebbero ad un ulteriore
aumento del debito. Si devono quindi attuare politiche di razionalizzazione ed efficienza
della spesa pubblica e politiche fiscali incentivanti senza per aumentare il debito pubblico.
Altri strumenti possono essere una politica monetaria espansiva, deprezzamento del
cambio, politica di moderazione salariale. Il deprezzamento del cambio stato attuato dal
92 al 98, mentre la strategia di rientro nello Sme ha portato ad una riduzione dei tassi di
interesse, le politiche monetarie non sono state attuate per lindipendenza della Banca
dItalia.
Politiche per aumentare il saldo primario sono: riduzione della spesa pubblica e aumento
delle entrate tramite la pressione fiscale, privatizzazione.
Per ridurre il rapporto tra debito pubblico e pil si possono anche adottare politiche di
riduzione del saggio di interesse reale sul debito pubblico.

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