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Detto di M.

= le religione che porto formata da 3 parti: ISALM*, IMAN**, IHSAN***


** 1- Fede nel Dio unico (tawhid) 2- negli angeli (suoi ministri) 3- nei Libri inviati 4-nei Profeti (124.000) 5- La vita futura dopo la morte 6- Bene e male da Dio (Cor 2,177;
4,78-79; 136)

Quadro dellalbero islamico secondo il giurista shafiita Abd a-Wahhb al-Sharn (m. 1566)

FURA:
I) DOVERI VERSO DIOsottomissione
la servit (abd)/adorazione nei confronti Dio:IBADT
DIRITTO DI DIO, prevale sul D.U.

A) I 5 PILASTRI DELLISLAM
Centro attorni a cui gravita tutta lattivit religiosa e ne
scandiscono la vita

= nostro D. PUBBLICIO
perch riguarda la Pubblica Utilit
ISLAM*

II) RAPPORTO TRA GLI UOMINI - MUAMALT


Diritto penale, processuale, tributi, capacit persone,
famiglia, propriet, obbligazioni, contratti, successioni,
fondazione pia, ecc.
DIRITTO DELLUOMO (interesse privato)
=nostro D. PRIVATO

1- Professione di fede (shahda)


2- Preghiera rituale (salt)
3- Elemosina rituale (zakt)
4- Digiuno (sawm) dur. Ramadn (9 mese lunare)
5- Pellegr. Alla Mecca (12 mese lunare)
no Jihd: s gli sciiti

B) DIRITTO PENALE (pene HADD: stabilite


dalla Shara: crimini contro la religione)
DELITTI CONTRO LA RELIGIONE
1) Rapporto sess. illecito (Zin)100 frust. o p. lap.1
2) Falsa accusa di zin80 frustate
3) Assunzione di alcol80 frustate (se provata)
16,674,432,219
4) Furtom.dx /p.s./prigione perch si penta
5) Brigantaggio (furto+ferimento/omicidio)crocifissione
Nota: lomicidio, in s, non pena hadd, ma Ginaid2 (si pu
rinunciare alla pena)taglione o indennizzo, il furto s (Dir.
Divino)

Le 4 Scuole Giuridiche:
- Ab Hanifa (m. 767)HANAFITA
- Mlik ibn Anas (m- 795)MALIKITI
- As-Shf (m. 820)SCIAFIITI
- Ibn Hanbl (m. 855)HANBALITI
Dal IX sec. il diritto islamico
codificato nei trattati di FIQH
Deducono le singole norme positive e le
modalit di esecuzione: cosa la Legge (=Dio)
prescrive= FURA
pedissequamente seguite fino ad oggi, ma
influenzate da leggi occidentali

FONTI RIVELATE: 1. CORANO (Cor 85,22; 13,39; 43,2-3 / 10,64; 18,27; 5,48; 15,9 / 44,3; 97,1; 17,106; 76,23 / 3,3-4)
2. SUNNA (Trad. profetica) di Muh.(Cor 53,2-3; 4,113; 3,32; 13,35; 4,59)
3. CONSENSO (Igm) (Cor 4,1115; 42,38)
4. RAGIONAMENTO ANALOGICO (Qiys) (Cor 59,2)
Lo studio delle FONTI si articola in una disciplina: USUL AL-FIQ
(Le fonti del Diritto)

La LEGGE (shara) regola tutti gli aspetti della vita del credente/societ
Comporta diritti e doveri nei confronti di Dio/uomini
LEGGE RELIGIOSA/CIVILE: 2,128; 5,44; / 5,3.4.6.38-39.44; 6,145; 5,90; 4,11.23; 2,78.173.219.275.222; 7,157; 8,1.41)

Islm: termine con cui si intende la religione musulmana, la civilt musulmana, oppure la legge islamica
- Religione musulmana: sottomissione a Dio (riconosciuto come unico Signore) e alla sua Legge, da parte di colui (mslim: Cor 11,14; 28,53;
2,128.136) che costituito tale dalla creazione (Cor 7,172; 30,30; 33,72)
- Legge islamica: il termine indica la legge stabilita definitivamente da Dio nel Corano e dal Profeta ( la vera religione: Cor 3,19; 5,3 30,30); dunque
una legge religiosa, di origine divina
*** IHSAN (rettitudine)***: che tu adori Dio come se lo vedessi, perch se tu non lo vedi, Egli certamente ti vede

1
2

Ucoii n. 16 a Cor 4,15


Ucoii n. 16 a Cor 17,33

2
Islm

Introduzione

Lislam la seconda fede religiosa praticata in molti Paesi occidentali di tradizione cristiana.
Linteresse che questa religione suscita in Occidente, oltre che per ragioni storiche e politiche,
anche di natura sociologica. Allislam, infatti, legato il fenomeno dellimmigrazione, vista la
consistente presenza di immigrati di tradizione islamica, la quale solleva una serie di
problematiche (dalla regolamentazione dei flussi migratori alla reale integrazione nel tessuto civile
delle societ) la cui soluzione affidata alle Istituzioni civili. Ma lislam una sfida anche dal
punto di vista religioso perch rappresenta un caso totalmente unico tra le religioni non cristiane. E
ci per tre ragioni fondamentali. La prima, perch a differenza delle religioni orientali, vi troviamo
taluni elementi della tradizione biblica, sia pure interpretati in un contesto diverso. La seconda,
perch la sua peculiarit di essere lunica religione mondiale apparsa dopo il cristianesimo.
Dunque lunica che si rapporta esplicitamente con la religione cristiana sin dai suoi testi sacri
fondativi. In questo senso, ed la terza ragione, intende situarsi come prolungamento della
rivelazione biblica pretendendo per di superare la religione cristiana ed anche di correggerla dagli
errori degli uomini che lhanno corrotta nel tempo.
Nella storia delle religioni, questa tradizione religiosa suscita in noi risonanze diverse rispetto ad
altre quali il Buddhismo, lInduismo, il Taoismo, ecc.? Perch queste sono legate (soltanto) a
concetti come spiritualit, meditazione, pace interiore, compassione ecc., mentre il termine Islam
evoca nella nostra mentre altri risvolti? Perch il fenomeno islamico, a differenza delle altre
tradizioni storiche dellumanit, non soltanto comprende gli aspetti sopra menzionati (storici,
culturali e sociologici), ma assume anche un ruolo politico. Ecco la sua complessit.
Precisiamo questultimo aspetto. Sotto il versante dellautocomprensione che questa religione ha di
s, essa si percepisce come un sinolo inscindibile di dn-duny-dawla: religione (dn),
temporalit/societ/cultura (duny) e Stato/politica (dawla). Dal momento che Dio regola tutti gli
aspetti della vita umana e della societ, ecco che lislam non propriamente solo una religione ma,
appunto, un progetto socio-religioso e politico, regolato dalle norme della shara (S. Khalil
Samir). Da qui la necessit dello Stato islamico che sia garante dellapplicazione e dellosservanza
della Legge divina per la societ (islamica). Infine, proprio perch rivelazione ultima e definitiva
di Dio, lislam rivendica un carattere assoluto e definitivo, che si esprime nella insuperabilit del
Corano e della legge trasmessa da Muhammad.
Col termine Islam indichiamo aspetti diversi, sia pure complementari. 1. Ci riferiamo alla religione
musulmana, ossia quel complesso di valori e di precetti (i pilastri e gli articoli di fede) con cui i musulmani
si rapportano a Dio con latteggiamento di sottomissione a Lui in quanto Creatore (mslim colui che si
sottomette a Dio e alla sua volont); da qui la loro configurazione di servitori. Lungo questa accezione
squisitamente religiosa possiamo ulteriormente precisare che per islam si pu intendere non soltanto
latteggiamento interiore del credente che ritiene di essere naturalmente proteso a sottomettersi a Dio (a

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motivo di un patto iniziale a-temporale nel quale la sua anima, come quella di ogni uomo, si era gi
impegnata in tal senso [Cor 7,152; 30,30], e che corrisponde alla nostra fides qua creditur, ma anche al
contenuto principale da professare che il monoteismo assoluto-aritmetico di Dio (equivalente alla nostra
fides quae creditur). Oltre ad essere la religione delle origini, quella stabilita da Dio per lumanit (vale a
dire la configurazione della natura umana come sottomessa al Creatore), lislam anche la religione
positiva predicata da Muhammad e quella sulla quale gli uomini saranno giudicati al momento della morte,
con linterrogatorio degli angeli Munkar e Nakr, i quali rivolgeranno al defunto quattro domande: chi sia il
suo dio, il suo profeta, la sua religione e la direzione della sua orazione (molto diverso dallinterrogatorio
di Mt 25,31ss.). 2. Se islam significa sottomissione, essa non si compie solo nelladesione ad una generica
volont di Dio, ma con losservanza della sua Legge (shara). Questa regola tutti gli ambiti della vita del
credente, compresi labbigliamento, le prescrizioni alimentari, i rapporti familiari (con norme precise che
regolano le relazione tra i coniugi e la divisione delleredit) e commerciali (con rifiuto dellinteresse),
comprese quella sullo statuto della cittadinanza nel quadro dello Stato islamico (con la relativa
regolamentazione delle minoranze religiose, considerata come subordinate) fino alletichetta sociale (come
salutare, ecc.) o alle norme di condotta bellica. Anche quegli ambiti che, in Occidente, sono riservati alla
competenza dello Stato laico (come la legislazione sul matrimonio o sui contratti). In questo quadro,
indichiamo lislam come religione di Legge, e ci lo rende molto pi vicino allEbraismo che al
Cristianesimo (A. Bausani). Come il giudiaismo, infatti, con i suoi 613 precetti, lislam di legge mette in
risalto gli obblighi religiosi da osservare. 3. Con islam possiamo anche riferirci alla saggezza, con la nascita
di quel troncone di riflessione che la filosofia islamica. 4. Con islam possiamo infine intendere anche la
spiritualit islamica, vale a dire la dimensione del sufismo o misticismo islamico. Come si pu notare, si
tratta di una realt molto pi complessa di quanto si possa pensare inizialmente. Per non parlare dei diversi
islam che rintracciamo nei diversi Paesi islamici, ossia di come la tradizione religiosa-culturale-legalespirituale viene veicolata con le categorie culturali locali: da qui chiaro che lislam viene vissuto
diversamente in Arabia Saudita piuttosto che in Tunisia, in Egitto piuttosto che in Indonesia.
In sintesi. Le categorie che contribuiscono a chiarificare cosa sia lislam sono oggetto di studio della scienza
islamologica (dalle fonti del diritto, come il Corano, la Sunna del Profeta, il consenso della comunit e il
ragionamento analogico, fino allo studio della shara, ossia la legge divina, ripensata e sistematizzata dal
diritto islamico, il fiqh, elaborato dalle quattro scuole giuridiche sunnite, madhhib). Nelle pagine che
seguono ricostruiremo il percorso della formazione storica della religione positiva rivelata da Dio a
Muhammad. Questo percorso ci permetter di articolare lislam, inteso come religione musulmana, sia nei
suoi doveri religiosi verso Dio (ibdt), oggetto di approfondimento mistico del tasawwf (sufismo), e
verso gli uomini e la societ (mumalt), sia negli articoli di fede (rielaborati dalla cosiddetta teologia del
kalm e studiati anche dalla filosofia di orientamento ellenico, la falsafa). Come abbiamo anticipato,
lislam, come una realt complessa e articolata, si autocomprende per una sua peculiarit: una religione
monoteista, ma anche un sistema ben organizzato che regola tutti gli aspetti della vita del credente e delle
societ islamiche, rette dallobbedienza ai precetti divini. Una delle peculiarit dellislam rispetto al
modello occidentale sta proprio nel fatto che esso non fa distinzione tra ci che religioso e ci che laico.
Esso, cio, una religione e una cultura; , quindi, un progetto onnicomprensivo, sociale, religioso, politico
e culturale mentre il Cristianesimo e lEbraismo sono solo religioni (G. Abdel-Karim). Lislam non si

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limita, come nel Cristianesimo, a trasformare la vita del credente e, conseguentemente, il mondo, bens a
modellare la societ da governare in accordo alla volont di Dio. lo stesso Muhammad che gli ha dato
questa impronta. La connessione tra societ civile e comunit religiosa costituisce lanima della cultura
islamica. Per questa ragione, come detto, lislam si autocomprende come dn wa-duny wa-dawlah, ossia
come religione-cultura-politica. E si autocomprende, altres, come religione razionale e semplice (ossia
senza dogmi: A. Ventura; G. Abdel-Karim), del giusto mezzo (Cor 2,286).
Alla luce di queste considerazioni emergono ulteriori questioni di natura teologica: il ruolo dellislam nel
disegno salvifico di Dio che si realizza in Cristo; gli obiettivi e la natura del dialogo interreligioso. I
tentativi di comprensione dellislam dipendono dal soggetto che vi si accosta per valutarlo. Sul versante
fenomenologico, puramente descrittivo, a motivo delle affinit con lebraismo ed il cristianesimo, si soliti
classificarlo come religione rivelata, abramitica, monoteistica, del Libro e profetica. Si tratta di una prima
valutazione parziale e provvisoria. Ad unanalisi pi profonda, infatti, anche queste categorie appaiono del
tutto inadeguate a motivo di una diversa concezione di Abramo, di Dio, del concetto di rivelazione e del
ruolo del profeta (in particolare di Ges). Affermare, come si soliti fare oggi, che ebrei, cristiani e
musulmani hanno lo stesso Dio, ma lo invocano con nomi diversi (come se fosse solo una questione di
etichetta nominalista) non corretto. Se vero che oggettivamente lo stesso (non ci sono tre di, ognuno
per ogni religione), anche vero che questo unico Dio pensato, creduto e sperimentato in modi
radicalmente differenti, bench vi siano tratti comuni, somiglianze e analogie.
Su questo sfondo, complesso ed articolato, si innestano le principali declinazioni di questa presentazione: le
origini: la predicazione di Muhammad, il Corano, la Sunna profetica, le scuole giuridiche, il credo, i doveri
verso Dio (pilastri dellislam), il sufismo e lislam contemporaneo.

Premessa
Il termine islm deriva dal verbo aslama, che vuol dire sottomettersi, abbandonarsi a Dio. dunque
latteggiamento religioso della sottomissione da qui muslim (il sottomesso; pl. muslimna, i
sottomessi) non di pace (mettersi in stato di pace), bench islam e salm derivino dalla medesima
radice s-l-m. Con islam non si designa pertanto solo latteggiamento delluomo, ma anche la religione
stabilita da Dio, tramite la predicazione di Muhammad, nel Corano (3,19): riconoscere Dio (Allh,
contrazione di al-ilh, la divinit) come lunico Signore, e obbedire ai precetti e alle norme dettate da Dio
nel Corano e tramite linsegnamento di Muhammad (Sunna).

1. Le origini: la predicazione di Muhammad


Per comprendere il messaggio dellislam dobbiamo guardare alle sue origini, alla predicazione di
Muhammad (di cui troviamo traccia in tutto il Corano) e al contesto socio-religioso del suo tempo.
Muhammad (570?-632) apparteneva alla prestigiosa trib dei Quraysh. Adottato prima dal nonno, poi dallo
zio, dopo la perdita della madre in tenera et venne avviato allattivit commerciale. Nel Corano notiamo
tracce di termini ed di espressioni di origine commerciale (S. Noja). Lattivit mercantile gli permise di
venire a contatto con varie comunit ebraiche e cristiane della penisola arabica. Allet di 40 anni, nellanno
610, a seguito di una forte esperienza religiosa, nella quale era convinto che gli avesse parlato larcangelo
Gabriele, cominci a predicare i temi principali del Libro (il Corano) che larcangelo gli aveva recitato.

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Nella prima rivelazione gli fu rivelato in Corano per intero; in seguito larcangelo glielo riveler a brani, a
seconda delle circostanze storiche della vita di Muhammad e della comunit islamica. Ma la religiosit della
penisola arabica era refrattaria a due temi principali: la concezione di una divinit unica (monoteismo) e la
vita ultraterrena. Si comprendono le resistenze dei meccani al messaggio sul Dio unico, che giudica le
azioni degli uomini, che risuscita, che invia i suoi profeti per ammonire gli uomini e li fa trionfare malgrado
la disobbedienza e le persecuzioni degli uomini. La predicazione muhammadiana di questo periodo
costituisce la raccolta delle Sure (capitoli) del Corano disposte alla fine del testo. E tuttavia, dellambiente
circostante Muhammad trarr la fonte di ispirazione principale per il suo annuncio. Alcuni istituti giuridici
saranno rigettati completamente dallislam, come il prestito ad interesse (rib), altri parzialmente corretti,
come le regole del matrimonio, altri ancora sostanzialmente recepiti, come il pellegrinaggio alla Mecca e
lassenza di un vero e proprio sacerdozio (A. Cilardo). Nel 622, anno dellgira, lett. separazione (dai
legami tribali di sangue) che segner linizio dellera islamica , a seguito della crescente ostilit
meccana, si trasfer a Yatrib (Medina). Qui organizzer la comunit in uno Stato sotto legida della Legge di
Dio (shara). In questa fase storica, il contenuto della rivelazione divina si carica una valenza sempre pi
giuridica con le Sure pi lunghe ed articolate rispetto a quelle del periodo meccano, le quali sono collocate
allinizio del Corano. Per i giuristi islamici di fondamentale importanza stabilire la cronologia della Sure
coraniche al fine di stabilire i versetti abrogati dalle rivelazioni successive. Per dieci anni, fino alla morte
nel 632, Muhammad si impegner personalmente, con la predicazione e le spedizioni militari, a stabilire la
supremazia dellislam sulla penisola araba e cos unificare le sue trib sotto ununica fede.

2. Il Corano
Il termine Corano larabo al-Qurn (dal verbo qaraa, leggere) che significa lettura ad alta voce,
recitazione. Per i musulmani, il fine della recitazione non solo quello di ricevere istruzione da Dio, ma
soprattutto quello di cercare rifugio nella sua Parola, di sentirsi sotto la sua protezione, di gustare la bellezza
estetica della salmodia (Cor 39,23) che inscindibile dalla stessa recitazione (il Corano no va letto
mentalmente) , e, infine, di lodare Dio con le sue stesse parole. Il Corano va ascoltato in silenzio, come
segno di rispetto (Cor 7,204). Dal punto di vista letterario, esso si presenta come una raccolta di 114 Sure
comprendenti 6.236 versetti (yt, segni) contenenti rivelazioni, promesse, precetti, allegorie, racconti,
ammonimenti. Il senso etimologico di Sura richiama il concetto di muraglia, di cintura; dunque dei
capitoli, che sono i contenitori delle yt, che distinguono la Parola di Dio dalle parole umane. Lordine
pressoch decrescente. La prima Sura, la Ftiha (lAprente), per importanza, recitata almeno 17 volte al
giorno e secondo la tradizione islamica rappresenta 1/3 del Corano, cos come la 112a, del Culto Sincero
(al-khls). Sempre secondo la tradizione, la seconda (al-Baqara, la Vacca), considerata come il
culmine del Corano. La complessa storia della redazione del testo nella quale si registra anche la
decisione del terzo califfo, Uthmn, di imporre un testo unico, ordinando che venissero distrutte le copie
divergenti da quella redatta da una commissione da lui istituita non impedisce ai musulmani di credere
che il Corano la diretta e letterale trascrizione della Parola di Dio, non solo dal punto di vista letterario,
ma anche nella forma. La copia (in arabo, lingua nella quale stato rivelato; Cor 6,103; 26,195) che i
musulmani hanno in mano, corrisponde al modello presente coeternamentre presso Dio il Corano, come
Parola di Dio, uno degli attributi (eterni) divini e chiamata Madre del Libro (cf. Cor 3,7; 13,39;

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43,2-3; 56,77-79; 85,22). Essendo la trascrizione letterale di questo Libro divino, tramite la trascrizione
delle recitazione di Muhammad, il quale ascoltava la voce dellarcangelo Gabriele, per i musulmani Dio
stesso che parla nel Corano. Per questa ragione anche gli aspetti formali (lordine delle Sure e la scelta dei
termini) sono divini. A supporto di questa testi sta la credenza che tuttavia non trova conferma nella storia
nellanalfabetismo di Muhammad, il quale non avrebbe aggiunto n tolto nulla alla recitazione di
Gabriele. Proprio perch trascrizione del Libro presente presso Dio, agli occhi dei musulmani il Corano si
conservato inalterato fino ai nostri giorni (Cor 2,206; 5,48; 10,64; 15,9; 87,6), a differenza dalle rivelazioni
destinate agli ebrei e da quella di Ges, le quali sarebbero state corrotte da ebrei e cristiani (Cor 2,72.75.79;
5,14). Uno dei problemi pi sentiti oggi dagli ambienti pi colti nellislam quello della interpretazione del
testo. La teologia tradizionale esclude un approccio al Corano secondo i canoni della critica storicoletteraria occidentale, sviluppata anche in campo biblico considerato lapporto umano nella composizione
della Scrittura. Ma se il Corano una discesa (tanzl) dallalto, la grave difficolt quella di distinguere tra
livello formale e livello contenutistico.
Dal punto di vista teologico, il Corano si presenta con le caratteristiche della inimitabilit (Cor 17,88s.),
infallibilit (41,41-42) , immutabilit (10,15), di forza curativa (113-114), di guida ultima per lumanit
(3,96; 68,52). Il Corano denomina se stesso con diversi appellativi, tra cui: la verit (Cor 2,91), la
separazione o il discrimine (al-furqn) tra verit ed errore (3,4; 25,1), il saggio ricordo (3,58; 15.9), il Libro
benedetto (2,101; 6,92), il monito (16,44), la guida (Cor 2,2.97.185).

3. La Sunna profetica
Il termine Sunna significa comportamento, regola di condotta. Il Corano raccomanda ai musulmani di
obbedire a Muhammad, lultimo dei profeti di Dio (Cor 33,40), additandolo come esempio per tutti (Cor
3,32; 33,21; 4,59). Secondo il Corano, proprio Muhammad lunico ad essere autorizzato ad interpretare il
Testo sacro, tanto pi che egli stato insignito di un particolare carisma profetico di saggezza (Cor 52,2-3;
4,113). Pertanto Muhammad stato colui che ha completato la rivelazione coranica soprattutto nei riti,
appena abbozzati nel Corano e lha addirittura corretta in tre casi (Cor 2,180; 4,12; 24,2). Per questa
ragione il suo esempio e il suo insegnamento hanno una dignit pari a quella dello stesso Corano. La Sunna
dunque linsieme dei precetti e delle norme tratti dalla vita di Muhammad: dalle sue parole, dal suo modo
dagire e dal suo tacito assenso. Ogni narrazione di ci che aveva come protagonista Muhammad,
direttamente o indirettamente, stata riportata in uno scritto detto hadth (lett. notizia). Le raccolte
canoniche di questi scritti, riconosciuti da tutti i sunniti, sono cinque (di Bukhr, Muslim, Ab Dad,
Tirmidh, Nas, cui si aggiunge unaltra fonte, sulla quale per non vi per accordo). Tutto ci che abbia
un carattere religioso e morale della Sunna normativo per i musulmani. Per tutto il resto, i credenti sono
liberi di adeguarsi alla prassi della loro epoca e del loro ambiente culturale. La shaia suddivide gli atti
umani cinque categorie (ahm): obbligatori, raccomandati, indifferenti, riprovevoli e illeciti. Una norma,
articolata secondo gli ahm, islamica se contemplata nel Corano o nella Sunna canonica. Esempio di
precetto (obbligatorio) islamico il hijb, il velo che copre il corpo della donna ad esclusione del viso, delle
mani e dei piedi; ma non lo il burqa.

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Alle due principali fonti del diritto islamico (il Corano e la Sunna) si aggiungano anche il consenso della
comunit (ijm, che sostanzialmente quello dei giureconsulti) e il ragionamento analogico (qiys), che
applica a casi nuovi le norme gi sanzionate dalla Legge.

4. La Legge e le scuole giuridiche


Lislam sostanzialmente una religione di legge (A. Bausani). Sotto questo punto di vista paragonabile
allebraismo. Pi che la teologia, lislam ha sviluppato la centralit del diritto. Ci che conta per il
musulmano attenersi ai precetti divini cos da rispondere alla sua vocazione di sottomesso e perci di
godere della benevolenza divina in questa vita e della felicit del Paradiso nellaltra (Cor 4,13-14.105;
51,15-19; 57,7; 92,5-11). Si comprende, allora, come il Corano non sia tanto una rivelazione, quanto una
Comunicazione celeste. Dio non rivela il suo mistero, che resta inaccessibile agli occhi degli uomini in
questa vita e nellaltra (Cor 6,103; 20,108; 75,23; 78,37), bens i suoi decreti (G. Rizzardi). Nei primi secoli
dellislam, quattro saggi (Ab Hanfa, Mlik ibn Anas, al-Shfi e Ibn Hanbal) hanno riorganizzato il
materiale rivelato (Corano e Sunna) dando vita a quattro rispettivi sistemi giuridici differenti soprattutto
nella interpretazione e nellutilizzo delle fonti che potessero offrire un quadro sistematico delle norme cui
i credenti devono attenersi nel loro rapporto con Dio e stabilendo altres le basi essenziali del credo
religioso. Queste quattro scuole hanno permesso allislam di rendersi elastico a seconda delle circostanze e
dei luoghi, permettendo la coesistenza di punti di vista differenti. E cos, ci che permesso da una scuola
giuridica, ad esempio lingresso in moschea da parte di un non musulmano (Hanafita e Shafiita), vietato
da unaltra (Malikita). E tuttavia queste due risposte differenti sono entrambe ortodosse e riconosciute da
tutto il mondo islamico sunnita. Linterpretazione delle fonti si conclusa nel IX sec. d.C., con
lesplorazione di tutti i casi possibili che si potessero presentare alla comunit islamica. Da allora, fino ai
nostri giorni, i giudisti (ulam, sing. lim) applicano a nuove situazioni quanto stato codificato nei
trattati del diritto classico (fiqh) mediante un responso giudico detto fatwa. Si tratta di una sentenza valida
per tutti i paesi islamici e inappellabile. Colui che specialmente preposto a questo compito il muft.
Attualmente nel mondo islamico si registra un significativo fermento costituito dal proposito, soprattutto dei
movimenti pi radicali, di riaprire la porta dellinterpretazione delle fonti (ijtihd) per un approccio pi
diretto dei testi, che tuttavia costituirebbe un irrigidimento delle interpretazioni e non lascerebbe pi spazio
ad altre opinioni (A. Ventura).
Le scuole giuridiche hanno elaborato un quadro ordinato di precetti che rappresentano lespressione della
diretta e personale volont divina. La legge religiosa (shara) precisamente linsieme delle norme dettate
da Dio nel Corano e al suo Profeta Muhammad, cui la comunit si deve attenere. Il capo della comunit
unicamente Dio. solo lui il legislatore (Cor 45,18; 43,13; 5,48). Storicamente Dio si servito di
Muhammad per trasmettere la sua legislazione, come un tempo si serv di Mos (cf. Dt 4,1.5; 8,16; 24,4).
Per i musulmani la shara un atto di misericordia di Dio (Cor 45,18; 42,13; 5,48) perch tiene conto delle
debolezze umane (Cor 2,185.286; 5,87). Per questo essa superiore alle rivelazioni precedenti: mitiga le
asprezze imposte agli ebrei (Cor 7,57; 2,286; 3,13, con la loro religione del timore) e le austerit
cristiane (Cor 57,27, con la loro religione del sentimento). Lislam, invece, religione del giusto
mezzo. La volont di Dio, espressa nella shara, onnicomprensiva. Essa regola tutti gli aspetti della vita
del credente: da quelli religiosi, come la preghiera canonica, a quelli civili, come le transazioni

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commerciali, e perfino quelle sociali, come le regole sullabbigliamento. Dal momento che lislam si
presenta come un tuttuno di religione, societ e potere politico-temporale, con la conseguenza che regola
anche quegli ambiti della vita civile che i sistemi giuridici occidentali riservano alla discrezione delle
Istituzioni democratiche (matrimonio, famiglia, sistema finanziario, ecc.), da questa invasione di campo
che nascono i principali motivi di frizione con la cultura occidentale, tanto pi che la legge islamica poggia
su un triplice principio discriminatorio: la superiorit del musulmano sul non musulmano, delluomo sulla
donna, delluomo libero sullo schiavo (M. Borrmans).
Dalle fonti normative (Corano e Sunna), le scuole giuridico-teologiche hanno desunto sia le credenze che
devono essere esplicitamente credute con la mente e con le opere, sia i doveri religioni da rispettare nei
confronti di Dio (intesi come i diritti di Dio, huqq Allh) ossia gli atti di culto (ibdt) che gli uomini
sono tenuti a compiere nel loro rapporto con Dio (i noti cinque arkn, i pilastri dellislam) e quelli che
regolano i rapporti tra gli uomini (muamalt), tutelando cos la pubblica utilit (maslaha) e impedendo al
musulmano di prevaricare nei confronti dei suoi fratelli nella fede.

5. Le credenze
Il contenuto essenziale del credo islamico riassunto nella professione di fede, che costituisce il primo dei
pilastri dellislam: non c dio allinfuori di Dio e Muhammad linviato di Dio. La sua recitazione in
arabo, davanti a due testimoni, costituisce lingresso nella comunit islamica. Le altre credenze, molto
semplici, sono desunte da Cor 2,285: 1) la fede nel Dio unico (secondo molti, il termine Allh non solo
intraducibile, perch esprime il mistero assoluto di Dio, ma di esclusivo uso da parte dei musulmani); 2)
nei suoi Angeli; 3) nei Libri rivelati, compresi la Tor ed il Vangelo (bench la rivelazione originaria sia
andata perduta perch dimenticata o corrotta da ebrei e cristiani); 4) nei Profeti, distinguendo tra nab, i
profeti inviati ad annunciare il messaggio del monoteismo, e i profeti, i rasl, cui stato fatto scendere un
Libro contenente la Legge di Dio valida per i popoli cui erano inviati; 5) nel Giorno del Giudizio (tema del
primo annuncio di Muhammad a Mecca), e di conseguenza nei novissimi: risurrezione, giudizio, paradiso e
inferno; 6) nel decreto divino, ossia che il bene ed il male vengono da Dio. Diversi di questi punti del credo
islamico sono affini alla tradizione biblica. La Nostra Aetate del Vaticano II vi si riferisce al n. 3,
evidenziando le convergenze con la fede cristiana, ma lasciando intravedere anche i punti di maggiore
divergenza. Degni di approfondimento sono la credenza in Dio e linteresse coranico per la figura di Ges
(e Maria).
5.1. La fede nel Dio uno e unico ed il rispetto per Ges
La professione della fede in Dio si esprime in una serie di credenze che ne definiscono le caratteristiche
principali. Il suo mistero inaccessibile alle creature (Cor 6,103; 42,11; 16,74). Tuttavia egli fa conoscere
qualcosa di se stesso mediante i Bei Nomi, molti dei quali sono menzionati nel Corano (Cor 7,180;
17,110; 59,22-24). La tradizione ne enumera 99. Il centesimo conosciuto solo da Lui. Egli lunico
Signore. Ma, soprattutto, Dio si rivela come uno e unico. questo il cuore stesso e la specificit della
religione islamica al punto che il peccato pi grave consiste nellassociagli soci o compagni nella divinit
(Cor 4,48). Si tratta di una unicit monolitica (Dio solo), aritmetica (Dio uno), intransigente e
polemica (antitrinitaria). Il monoteismo islamico, infatti, nasce in un contesto polemico: contro il crasso

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politeismo meccano e contro la mal compresa Trinit cristiana che, secondo il Corano, sarebbe composta da
Dio, dalla sua compagna Maria, e dal loro figlio (carnale) Ges (Cor 5,116; 4,171; 5,73.116). Anche se i
musulmani (pi colti) sono consapevoli che la fede della chiesa non ha mai creduto in questa triade,
ritengono tuttavia che il Corano intenda escludere comunque ogni forma di pluralit in Dio, anche se si
tratti del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. (solo) in questo senso che il monoteismo islamico si
configura come un monoteismo assoluto. Ma, paradossalmente, i termini che vengono utilizzati per
esprimere questa convinzione possono essere accettati dal cristiano: Dio uno (ahad): la sua essenza (dht)
cio indivisa in se stessa, immateriale, non composta da parti (ma anche per i cristiani Dio
assolutamente semplice). Egli anche unico (whid), cio non condivide con nessuno la sua divinit (ma
anche per i cristiani Dio non genera, piuttosto il Padre che genera, cf. P. Hnermann, a cura di, H.
Denzinger. Enchiridion Symbolorum definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, ed. bilingue,
EDB, Bologna 1995, n. 804). Il binomio uno-unico viene espresso con il termine tawhd (professione
dellunicit divina). Purificando la figura di Ges dalle credenze cristiane, il Corano gli assegna un posto
importante nella storia islamica. I suoi privilegi sono unici: la nascita verginale, lascensione al cielo (al
posto della illusoria crocifissione), gli epiteti di Parola di Dio, forza dello Spirito Santo, messia; egli
, infine, colui che tra i pi vicini a Dio. Ma in realt, la sua figura solo funzionale alla
puntualizzazione dellunicit di Dio e il riconoscimento dellultimo profeta e inviato, Muhammad, di cui
Ges lannunciatore (G. Rizzardi). Muhammad, dunque, gli superiore perch, essendo invitato a tutti gli
uomini, trasmette la legge ormai definitiva per tutta lumanit. Ges ne annuncia la venuta. Infine, il Corano
eccelle su qualunque altra rivelazione precedente perch, come stato osservato precedentemente, si
conservato inalterato essendo la trascrizione letterale del Libro celeste. Vanno menzionati anche altri tre
aspetti della personalit di Dio che ne denotano loriginalit. Dio si mostra benevolo verso i suoi servi,
ma adirato con i suoi nemici, i miscredenti. Ma non li annienta, mostrando cos la sua clemenza perch si
convertano (Cor 3,32; 51,60; 9,5). Altre due caratteristiche del Dio coranico sono la sua assoluta libert, che
non condizionata da nulla (Cor 14,27; 21,23; 35,8) per cui nel Corano cambia idea e abroga versetti
rivelati in precedenza , e la sua onnipotenza, tanto da agire personalmente nelluniverso senza ricorso alla
causae secundae (A. Bausani). A motivo di questa concezione volontaristica, per il Corano impensabile
che Dio faccia delle promesse e si impegni a realizzarle, come avviene nella Bibbia.

6. Gli atti di culto


In un hadth canonico si racconta che Muhammad avrebbe dichiarato che la religione da lui portata
formata da tre parti: lislm, limn, lihsn. Limn la fede contenuta negli articoli illustrati nel paragrafo
precedente. Lihsn, la rettitudine, consiste nelladorare Dio correttamente (come si vedesse), seguendo
lesempio di Muhammad. Lislm costituito da quelli che sono considerati i cinque pilasti, i quali
costituiscono il centro attorno la quale gravita tutta lattivit religiosa del musulmano e che ne scandiscono
ritmicamente la vita (A. Ventura). Essi rappresentano i doveri religiosi verso Dio con i quali gli uomini
manifestano il loro stato di servi (khdim, sing. abd) nei Suoi confronti. I pilastri sono: 1) la professione
di fede (shahda); 2) latto di adorazione della preghiera rituale (salt); 3) lelemosina rituale (zakt); 4) il
digiuno (sawm) nel mese di Ramadn e 5) il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita (hajj).

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La shahda evidenzia il nucleo essenziale della credenza in Dio; essa, da sola, sintetizza il credo islamico.
La seconda parte della sua professione, concentrata sulla missione di Muhammad come inviato, sottolinea
come egli sia il sigillo della profezia: la sua legge valida per tutti gli uomini di tutti i tempi fino al Giorno
del Giudizio. La preghiera rituale definita dalla Legge nelle sua modalit di esecuzione, attenendosi ad un
certo numero di posizioni del corpo (con le invocazioni che si accompagnano) raggruppate in unit
liturgiche dette raka e in tempi stabiliti: prima dellalba, a mezzogiorno, al pomeriggio, dopo il tramonto
del sole e a sera. Perch la preghiera si svolga correttamente (sia cio gradita a Dio), necessario che il
credente si puro nel corpo e nellabbigliamento; anche il luogo dove si svolge comunitariamente il rito (la
moschea) soprattutto il venerd, giorno delladunanza (non giorno festivo) , deve essere puro. I
musulmani rimuovono le impurit fisiche maggiori (contratte da atti sessuali leciti) o minori (il sonno, ecc.)
con delle abluzioni, rispettivamente totali o parziali.
Lelemosina rituale ha lo scopo di purificare luso dei beni terreni, ricordando che il loro proprietario solo
Dio. Si tratta di una tassa pari al decimo del reddito annuale di ogni credente, ed destinata esclusivamente
alla comunit islamica (Cor 9,60). inglobata nelle tasse degli Stati moderni; in ogni caso, molto
praticata dai devoti, soprattutto alla fine del Ramadn. Tra i pi noti precetti islamici, quello del digiuno nel
nono mese lunare (quelli di Ramadn) senzaltro tra i pi appariscenti. il mese nel quale si crede sia
stato rivelato il Corano e perci un invito a frequentare le moschee per recitarlo comunitariamente tutto
intero. Il termine sawm rimanda al concetto di astensione, intesa come rinuncia al cibo, alle bevande e agli
atti sessuali dallalba fino al tramonto e per tutto il mese lunare. Il comando divino molto rigido (per le
persone sane): una minima particella di liquido o solido che penetrano nel corpo invalidano il digiuno che
deve essere recuperato. Tutta la vita sociale dei paesi islamici ne risulta influenzata. I dentisti, ad esempio,
ricevono i loro clienti di notte (J. Jomier). Il Ramadn costituisce un mese di festivit notturne per le
famiglie. Lobbligo del pellegrinaggio alla Mecca incombe su tutti i musulmani che ne abbiano le
possibilit, fisiche ed economiche. Si tratta di una serie complessa di riti in tenuta sacra (perizoma e
velo bianco senza cintura) che si svolgono nellarco di diversi giorni (formalmente) dal 7 del mese di Dh
l-hijja, fino al 10 e anche al di fuori dalla Mecca. Il rito del pellegrinaggio esprimere il paradigma del
vero culto a Dio, depurato dalle degenerazioni idolatriche (A. Ventura). Il rito dei giri antiorari attorno alla
Kaba (lett. cubo) ledificio che si ritiene sia stato fatto discendere dagli angeli e ricostruito da Abramo
dopo il diluvio ne esprime lessenza perch replica il giro degli angeli attorno al trono divino.

7. Il sufismo
Malgrado lislam sia una religione di Legge, tutto incentrato cio nella sottomissione
allonnicomprensiva legge di Dio (shara), sin dagli inizi della sua storia numerosi fedeli hanno cercato di
approfondire il messaggio spirituale del Corano e di Muhanmmad con una lettura interiore. Si tratta del
sufismo (tasawwf) o mistica musulmana. Il termine sf allude al saio di lana, o di pelo di cammello,
indossato dai mistici; oppure, ma meno probabile, potrebbe trattarsi della trascrizione del greco sofs, ossia
sapiente. Malgrado lortodossia islamica labbia sempre considerato ai margini, ha giocato un ruolo
importante nel processo di islamizzazione dellOriente, e anche oggi svolge un ruolo (dal punto di vista
sociale) significativo soprattutto in talune societ islamiche (egiziana, turca, ecc.). Animato da un profondo

11
sentimento di amore verso Dio, il sufismo, nelle componenti pi ortodosse, radicalizza la shahda fino a
negare ogni realt che non sia Dio stesso. Dio il solo Essere (wahdat al-wujd, lett. unicit dellessere):
la dottrina di Ibn Arab (m. 1240), ma la possiamo trovare in nuce nella nota scandalosa espressione an
l-Haqq (io sono il Vero) del martire mistico dellislam, al-Hallg (m. 922), e prima ancora nel subhn
(gloria a me) di al-Bistm (m. 848 o 849). Non si tratta, tuttavia, di una forma di panteismo, quanto
piuttosto di teopanismo. Infatti, se il panteismo, nelle sue diverse espressioni storiche, sostiene che tutta
la realt divina, qui si capovolge la prospettiva dichiarando che non esiste altra realt che Dio, e
affermando addirittura politeismo la stessa esistenza autonoma del credente (A. Bausani). Sono comunque
innegabili le influenze con linduismo Vedanta, e altre ancora possono essere ricondotte al cristianesimo e
allo gnosticismo e al neoplatonismo. Il processo di unificazione del credente in Dio di estinzione (fan)
del s individuale nellEssere universale in cui il sufi permane (baq), richiede diversi passaggi noti come
e tappe (maqmt), indicanti lo stato di perfezione individuale, e le stazioni (ahwl), che sono invece
leffetto del dono di Dio. La ricerca di tecniche che consentano lincontro col divino lascia intendere che il
sufismo sia, in ultima analisi, una forma di gnosticismo.

8. Lislam moderno e contemporaneo


Dopo i secoli doro della civilt islamica, con gli imperi degli Omayyadi (fino al 750 d.C.) e degli Abbasidi
(durato fino al 1250 d.C., abbattuto dallinvasione mongola) leredit politica islamica fu raccolta dai turchi
con il califfato ottomano, che mantenne un ruolo di supremazia e di potenza fino alla prima guerra
mondiale, con la colonizzazione di tutti i paesi islamici. Ma gi la campagna di Napoleone in Egitto (nel
1798) mise in evidenza larretratezza economica, culturale e sociale in cui versavano le societ islamiche.
Da qui sorse un movimento detto di Risorgimento (nahda), di risveglio. Inizialmente rappresent il
tentativo di concordare lislam con le esigenze della modernit, mostrando come la rivelazione potesse
essere fattore di progresso. Da qui il superamento della pedissequa imitazione della tradizione giuridica
(taqld) delle scuole giuridiche, ritenuta il vero fattore di arretratezza, dando vita ad un nuovo sforzo
interpretativo (ijtihd). I modernisti, assimilando aspetti della cultura occidentale, li hanno integrati con la
loro traduzione islamica cos da produrre effetti in provvedimenti legislativi ispirati ai modelli occidentali.
Te le figure di spicco del riformismo islamico vanno ricordate Btrus al-Bustn (1819-1883), al-Dn alAfghn (1838-1897), Muhammad Abduh (1849-1905), Rashd Rid (1865-1935), Ahmad Khn (18171889), Muhammad Iqbl (1873-1938), Al Abd al-Rziq (1888-1966). Ma ben presto questa forma di
illuminismo fu superata da un atteggiamento di maggiore ostilit nei confronti dellOccidente, dando vita ad
un orientamento detto del radicalismo o del fondamentalismo islamico. Partendo dalla medesima
domanda iniziale (perch i musulmani son arretrati mentre gli altri progrediscono), i movimenti radicali
che si definiscono non pi musulmani, ma islamisti, giacch desiderano appartenere allislam inteso come
sistema totalizzante che lega inscindibilmente potere temporale e potere spirituale rispondono sostenendo
che la causa di arretratezza sta nellabbandono dei principi dellislam. Dal punto di vista culturale, tali
movimenti, sempre pi influenti nelle societ islamiche, impediscono una interpretazione critica dei testi
sacri secondo gli strumenti letterari occidentali, sostenendo che il Corano non si interpreta, ma si applica.
Dal punto di vista sociale, essi propongono di ripristinare lordine ideale della citt islamica secondo il
modello dello Stato islamico stabilito da Muhammad e retto dai primi quattro califfi ben guidati. Dunque, si

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tratta di instaurare nei loro Paesi, in opposizione ai governi islamici vigenti, lo Stato islamico retto dalla
shara e guidato da un ripristinato califfato (dopo la sua abolizione nel 1924 da M. Kemal Atatrk).
Loperazione di reislamizzazione dei Paesi islamici avviene ora dal basso, mediante la massiccia diffusione
della cultura islamica, ora dallalto, con il conseguimento del potere politico anche con luso della violenza
e con il sostengo di fatwa (sing. fatw) compiacenti. Tra i fautori del modello islamista vanno ricordati
Hasan al-Bann (m. 1949), fondatore nel 1928 dei Fratelli Musulmani, e Ab al-Al al-Maudd (m.1976),
passando per Sayyid Qutb (m. 1966). Questultimo, esponente dei Fratelli Musulmani, recupera la dottrina
tradizionale del jihd f sabli Llh, (lett. sforzo sulla via di Dio), per propugnare una lotta mondiale e
permanente. In questo quadro, lOccidente visto come corruttore della identit islamica a motivo della sua
ignoranza dei principi divini e del suo degrado morale, fattori dai quali scaturisce la secolarizzazione di
quelle societ islamiche da esso influenzate. Con loccupazione della Palestina da parte di Israele, ma
successivamente anche in Cecenia e in Irq e Afghanistn, si fa appello al jihd inteso come sforzo per
difendere la comunit musulmana e lo stesso islam. cos che Qutb, richiamandosi al diritto islamico,
secondo il quale lobbligo di difesa incombe su ogni musulmano, teorizza che ai musulmani lecito colpire
gli aggressori e i loro fiancheggiatori (sostanzialmente tutto lOccidente). Lideologia jahidista si nutre di
alcune dottrine che la sostengono e che vengono impartite nelle moschee radicali nelle quali si incita
allodio contro quei musulmani che vengono dichiarati apostati (takfr, anatema) vale a dire i governi
islamici filo-occidentali e coloro che i gruppi jihadisti reputano che si siano allontanati dallislam e dalla
sua legge, cf. Cor 2,217; 5,33.44.54), e contro gli ebrei e i cristiani, i quali, con la reinterpretazione delle
fonti islamiche, vengono dichiarati miscredenti; dunque da combattere Nella condanna, a differenza del
diritto classico, sono inclusi anche i civili: o perch non si ribellano ai governi corrotti (come nel caso dei
massacri in Algeria negli anni 90, che contarono circa 250.000 vittime) o perch considerati come dei
potenziali militari (come nellideologia politica di Hams, in Palestina). Laccusa di apostasia porta come
conseguenza lautorizzazione della condanna a morte per coloro che sono individuati come nemici di Dio
(Cor 41,19.28), che sono i nemici della comunit (Cor 8,60) insomma: nemici dellislam , pena che a sua
volta suppone la relativizzazione del concetto di sacralit della vita umana (Cor 5,32). Infine,
lincoraggiamento alla lotta viene giustificato facendo ricorso al concetto coranico di martirio (2,154;
3,157-158.169-172.195; 4,74; 9,111; 47,4) che a differenza della prospettiva cristiana, nella quale si
subisce la morte, nellislam si infligge agli altri e dunque della vita sacrificata per la causa islamica in
vista di una ricompensa nel Paradiso. Soprattutto dall11 settembre 2001 si sempre pi diffusa questa
forma estrema di testimonianza (il termine islamico utilizzato shhid, pl. shuhud) della propria vita
dedita allislam, sia in Occidente, sia i Iraq e in Afghanistn.

9. Lislam recente: il radicalismo di al-Qaida, le Primavere arabe e lIsis

9.1. Al-Qaida di Osam bin Laden


Nel 1989 Osama bin Laden (e altri), miliardario saudita (1957-2011), proveniente da una pia famiglia
wahabita, fondano il gruppo terroristico internazionale chiamato al-Qaida (la Base). Il nome si riferisce ai
campi di addestramento dei mujaheddin per contrastare linvasione sovietica dell Afghanistn. Dagli inizi

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fino alla sua morte (2.5.2011), bin Laden ne stato il leader. Richiamandosi esplicitamente alla categoria
di jihd (inteso in senso come dovere individuale di ogni musulmano difensivo a motivo delle
aggressioni subite dai musulmani ed universale, per cui i nemici dellislam possono essere colpiti
ovunque), e riprendendo alcuni principi giuridici che valorizzano i versetti abroganti (quelli rivelati in
precedenza: labrogato e labrogante), le attivit terroristiche di al-Qaida si estesero ai regimi islamici filooccidentali, dichiarati apostati (legittimando cos la loro uccisione), sia del mondo occidentale, definito
come infedele, opponendosi in particolare agli Stati Uniti, incitando i suoi seguaci a uccidere i cittadini
americani ovunque fossero, a motivo della permanenza dei militari statunitensi nei luoghi sacri della
Penisola Araba. Dal 1989 al 1991 bin Laden ha vissuto in Afghanistn e a Peshawr, nel Pakistan. Nel 1991
si trasferito in Sudan, dove ha vissuto fino al 1996. In quellanno tornato in Afghanistan, dove rimase
fino alla morte, stabilendo una stretta relazione con il regime dei talebani. Al-Qaida compiva le sua azioni
sia autonomamente si attraverso una rete di organizzazioni terroristiche. Tra gli attentati terroristici pi
eclatanti ed emblematici si ricordano gli attacchi degli anni 90 in Kenya, Somalia, Tanzania, Indonesia,
ecc. , resta quello dell11 settembre 2011 negli Usa, quando quattro aerei di linea, di cui si erano
impossessati 19 dirottatori, furono fatti schiantare contro le Torri Gemelle di New York, e sul Pentagono.
Bin Laden rivendic lattentato nel 2002, pur lodando gli attentatori nellottobre 2011. Altri gravi ed
eclatanti attentati riconducibili ad al-Qaida furono quelli ai treni di Madrid, dell11 marzo 2004), e quelli di
Londra del 7 luglio 2005 e del 23 luglio 2005 a Sharm el Sheikh.

9.2. Le Primavere arabe


Con questa espressione giornalistica occidentale (al-Rab al-Arab in arabo) si intendono una serie di
proteste in molti Paesi islamici, cominciate in Tunisia allindomani del gesto disperato del 17 dicembre
2010 di Mohamed Bouazizi, un commerciante che si diede a fuoco a seguito del sequestro della sua merce
da parte della polizia. Con questo drammatico episodio, dalla Tunisia (rivoluzione dei gelsomini) a
costituirsi un grande movimento di liberazione con il quale milioni di musulmani cominciarono a ribellarsi,
con imponenti manifestazioni di massa, contro i loro regimi tirannici corrotti, in Egitto, Tunisia, Yemen,
Libia, Algeria, Siria, Giordania in forma minore anche in Arabia Saudita, Oman, Sudan, Marocco, Kuwait
(da qui lespressione al plurale: primavere) per chiedere nuovi sistemi di governo in cui prevalgano il
diritto, leguaglianza di fronte alla legge, la democrazia.
Le caratteristiche di quelle manifestazioni di protesta furono la spontaneit della ribellione (dal basso, dalla
gente), la laicit della protesta (furono affratellati musulmani e cristiani; inoltre la protesta non si organizz
sotto la bandiera dellislam o dellantioccidentalismo o dellideologia antiisraeliana), la grande
partecipazione giovanile, la non violenza del movimento, lassenza di una leadership, lutilizzo della
tecnologia e dei social media (in cui ritorna il termine rivoluzione, thawra, ampiamente ripreso dal network
televisivo di al-Jazeera che ha ampiamente rilanciato questo termine per identificare le proteste egiziane),
quali agenti di aggregazione e motori del cambiamento politico. Furono rovesciati il presidente tunisino Ben
Al, legiziano Moubarak, ed il libico M. Gheddafi. La Giordania ed il Marocco approntarono delle riforme
che fecero riassorbire la protesta. Nella maggioranza dei casi ad eccezione per la Tunisia, in cui la
Primavera portarono una reale democrazia (la quale non semplicemente una tecnica elettorale) le
elezioni libere, esito delle proteste popolari, furono quasi ovunque vinte da gruppi islamisti dei Fratelli

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Musulmani o dei salafiti, i quali seppero abilmente incanalare la protesta disorganizzata verso il consenso
delle loro organizzazioni. Per questo esito islamista molti commentatori hanno parlato del fallimento e/o
della fine delle Primavere, la cui stagione si tramutata in inverno arabo. Nel 2013 il presidente Morsi,
dopo imponenti manifestazioni di piazza dellopposizione, fu destituito dal generale al-Sisi (2013), che
vinse le elezioni successive nel 2014.
In Libia, luccisione di Gheddafi (20.10.2011) ha, di fatto, prodotto il caos; gruppi tribali in conflitto tra
loro lottano per il potere e gestiscono il fenomeno dellimmigrazione con i barconi. In Siria, la guerra
civile dura ancora, a distanza di quattro anni. Contrastano il regime di Assad diversi gruppi radicali e
jihadisti, tra cui anche i militanti del Califfato Islamico. Nello scenario internazionale, spesso si acuiscono
tensioni tra gli Stati Uniti, fautori della caduta di Assad, e la Russia, che lo sostiene in funzione anti-Isis
(settembre 2015).

9.3. LIsis
Il 29 giugno 2014 viene proclamato da Abu Bakr al-Baghdadi la nascita del Califfato islamico nei territori
controllati tra lIraq e la Siria, e se stesso califfo. In Occidente noto con lacronimo inglese Is (Islamic
State), o Isis: Stato Islamico dellIraq e del Levante (= la Siria). In seguito i riferimenti a Iraq e Levante
sono state rimosse, vista la pretesa del Califfato di ridefinire tutti i confini del Medio Oriente, laddove lo
Stato Islamico noto come Daesh (al-dawla al-islaimiyya al iraq wa al-sham). Se il progetto politico
quello di ridefinire la mappa mediorientale, dal punto di vista religioso lIs si propone di instaurare la
shara, la legge islamica, sia pure in una visione estremamente radicale. Emblema dellIs la bandiera nera
con la professione di fede islamica: in alto la prima parte della shadada, in basso la seconda. Si stima che i
combattenti siano pi 30 mila, molti dei quali di provenienza occidentale. Grazie ai proventi del petrolio,
venduto al mercato nero, dei riscatti e della vendita di reperti archeologici lIs il gruppo terroristico pi
ricco al mondo, con un patrimonio di circa 2 miliardi di dollari. Come tutti i gruppi terroristi, molto attivo
sui social media e fa ampio uso di tecnologie, soprattutto per diffondere i suoi messaggi di propaganda (con
lostaggio John Cantile) e di minaccia, con lo sgozzamento di alcuni ostaggi, che risultano efficaci fonti di
attrazione, soprattutto dei giovani (occidentali). Si stima che il numero di giovani jihadisti europei arruolati
(foreign fighters) sia di circa 3/400 unit (circa 50 sono italiani, tra cui anche la famosa Lady Jijad, Maria
Giulia Sergio, di cui nellestate 2015 sono state pubblicate le conversazioni audio con i familiari e
lintervista con la giornalista del Corriere della Sera Marta Serafini). Le principali differenze rispetto
allaltra pi nota organizzazione internazionale jihadista, Al-Qaida, sono tre: lIs controlla un ampio
territorio ( giunto sino in Libia); dispone di ingenti quantit di denaro; la propaganda del terrore attrae
molti giovani (pi di quanto avesse fatto lorganizzazione di bin Laden) che poi, tornati in Occidente, sono
pronti a compiere attentati terroristici; infine, vanta circa 80.000 miliziani. A differenza del principale
assunto delle attuali indagini socio-politiche, va evidenziato che lIs un fenomeno religioso, meglio:
politico-religioso; ed suoi militanti ritengono di interpretare lautentico islam e di essere dei perfetti
musulmani. Sarebbe erroneo considerarli solo come dei disadattati avidi di violenza, cos come non
corrisponde alla realt dei fatti affermare che non ha nulla a che vedere con la religione o con lislam. Per
rendersene conto, basti guardare in rete, tra laltro, i filmati degli aspiranti kamikaze ripresi prima della loro

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azione suicida: sono commossi e ricevono il sostegno, labbraccio ed il conforto religioso dei presenti, in
accordo col gi visto concetto coranico di martirio.

10. Le questioni teologiche e il dialogo


A partire dal Vaticano II si sono moltiplicati esponenzialmente i contatti con i musulmani allo scopo di
favorire un rapporto di stima e rispetto reciproco che possa favorire una migliore convivenza dei credenti
nella societ civile. Le basi del dialogo sono state enucleate nella Nostra Aetate 3. Su un altro versante,
teologico, restano gli interrogativi che lislam pone alla coscienza credente: come considerare questa
religione, che dopo levento-Cristo pretende di superare il cristianesimo? E come valutare la Muhammad e
il Corano? La riflessione teologica non ha ancora fornito una risposta univoca a questi interrogativi. Di
certo, lislam resta una religione ambigua nel suo messaggio di fondo: conosce e contesta i misteri del
cristianesimo; non biblica, non cristica, ma ha un carattere strettamente monoteistico tale da permettere
lo sviluppo del misticismo che la rende vicina al cristianesimo (M. Borrmans). Pu essere considerato come
un benedizione se si pensa ai popoli che senza di esso potrebbero essere politeisti e forse atei; ma anche
una tristezza, se si pensa che, senza di esso, potrebbero essere cristiani (card. C. Journet). In ogni caso, se
cronologicamente appare dopo Cristo, dal punto di vista del contenuto religioso esso pu essere collocato
nellVIII sec. d.C., come prolungamento o imitazione dellebraismo, e prima del messaggio di
interiorizzazione della legge (il cosiddetto monoteismo etico) da parte dei profeti (S. K. Samir). Insomma,
una religione agariana (M. Di Tora) che Dio permette (cf. Mt 13, 24-30) affinch i cristiani comprendano
meglio la propria fede, la purifichino nel linguaggio, la stimino come un messaggio realmente nuovo e
straordinario cos da darne una pi valida testimonianza al mondo contemporaneo.

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Marcello Di Tora o.p.

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