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del movimento cattolico, che occupi il centro dello schieramento politico e che sia interclassista. La
DC vince le elezioni del 18 aprile 1948 contro il Fronte Popolare, che unisce il PSI e il PCI. Nasce
la prima legislatura repubblicana e ha inizio la stagione del 'centrismo': De Gasperi presidente del
Consiglio nel periodo di massima egemonia della DC nella vita politica nazionale.
Dal 1948 al 1953 l'attivit di De Gasperi imperniata in una politica riformista che non sconvolge
gli equilibri sociali e che garantisce alla DC il consenso delle masse popolari e, in modo particolare,
di quelle rurali che rappresentano il suo bacino elettorale. in questo orizzonte che il leader
democristiano si batte per i provvedimenti pi importanti del suo governo: la riforma agraria,
l'istituzione della cassa del Mezzogiorno, il piano Fanfani per la costruzione di case popolari e la
riforma tributaria.
Per rendere pi stabile la coalizione governativa, De Gasperi modifica la legge elettorale, in senso
maggioritario, nell'imminenza delle elezioni politiche del 1953. Lo scopo quello di assegnare il
65% dei seggi al partito, o al gruppo di partiti, che ottenga la met pi uno dei voti. Nelle votazioni
di giugno, per il premio di maggioranza non scatta e De Gasperi subisce la prima grande sconfitta
politica. la fine del centrismo e della sua carriera politica.
Muore meno di un anno dopo a Borgo Valsugana, il 19 agosto del 1954, nel Trentino diventato nel
frattempo regione autonoma della Repubblica italiana
POLITICA ESTERA
dellattuale sistema di bicameralismo paritario e di una revisione delle funzioni del Senato,
condivisa da tutte le forze politiche lesigenza di un rafforzamento dellimpegno europeo del Senato
sia nella fase ascendente sia in quella discendente del procedimento legislativo.
Solo se sapremo farci trovare preparati ad affrontare queste istanze di rinnovamento istituzionale
potremo trovare soluzioni comuni per affrontare le sfide che oggi la storia pone di fronte al progetto
europeo. UnUnione che si fonda, come recitano i Trattati sui valori del rispetto della dignit
umana, della democrazia, delluguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani
deve riscoprire meccanismi decisionali funzionali a riaffermare quella dimensione politica
dellintegrazione europea che coessenziale a rendere effettiva la clausola di solidariet sancita dai
Trattati fondativi.
Con questo spirito ci prepariamo al semestre di presidenza italiana che si terr durante la delicata
fase di transizione delle istituzioni europee e che deve segnare lavvio di una legislatura europea
dedicata alloccupazione giovanile, alla crescita, alla politica industriale, ai temi energetici, allo
sviluppo sostenibile e insieme al rafforzamento delle istituzioni europee. Non pi Europa o meno
Europa, dunque, ma unEuropa migliore, meno chiusa dentro le logiche istituzionali e pi aperta al
dialogo con i cittadini e con i loro rappresentanti.
Giuseppe Petrilli, che fu anche lui protagonista della vita pubblica nazionale (da Presidente dellIri
e da Senatore), ma anche europea (fu Commissario europeo e a lungo Presidente del Consiglio del
Movimento europeo), conclude il suo saggio affermando che a ventanni di distanza dalla sua
morte, e in una situazione interna e internazionale per tanti aspetti mutata, la lunga gestione
politica degasperiana spicca sempre pi nella nostra storia recente come un isolato monolito. Due
settimane fa ero a Praga, in occasione della cerimonia per il decennale dellingresso della
Repubblica Ceca nellUnione europea. Durante il suo intervento, il presidente del Parlamento
europeo ha, non a caso, citato proprio De Gasperi e il suo impegno europeista: vi confesso che, da
italiano, questa cosa mi ha riempito dorgoglio. E il segno che ancora oggi, a sessanta anni dalla
sua morte, lo dobbiamo riconoscere con chiarezza, De Gasperi continua a rimanere un termine di
paragone e un riferimento essenziale per lazione politica di qualsiasi governo e di ogni uomo
politico, italiano ed europeo.
federaliste e le garantiva una sorta di parit, nonostante la sconfitta del secondo conflitto mondiale,
con gli altri maggiori paesi dellEuropa occidentale. Questo doppio binario della politica estera
nazionale divenne ancora pi facilmente percorribile dopo la morte di Stalin, lavvento di Chrucv
e il clima di prudente coesistenza pacifica che sinstaur, con qualche sussulto, nei rapporti fra i due
blocchi. Con una politica che fu definita micro-gollista lItalia pot comprare il petrolio russo,
commerciare con lUnione Sovietica e creare una fabbrica dautomobili a Togliattigrad, ma
continuare a essere la maggiore delle portaerei americane nel Mediterraneo. Il gioco divenne un po
meno facile quando il generale De Gaulle, nel 1966, ritir la Francia dalla struttura militare
integrata del Patto atlantico e dimostr in tal modo che la Nato e lintegrazione europea non erano
due volti di una stessa medaglia. Anche a Washington, qualche anno dopo (il presidente era Richard
Nixon, il suo principale consigliere per la politica estera Henry Kissinger), lEuropa cominci a
essere percepita diversamente. Per molti americani era un potenziale concorrente, per altri un terzo
incomodo, per altri ancora un peso morto. Prima della fine della Guerra fredda vi furono divergenze
e screzi politici, come la costruzione di un gasdotto per il trasporto di gas sovietico in Europa
occidentale allinizio degli anni Ottanta. Dopo la fine della Guerra fredda i contrasti furono
soprattutto economici, ma sempre pi frequenti, con alcuni ricorsi allOrganizzazione per il
commercio mondiale (Wto) e qualche memorabile decisione di Bruxelles, come quella del
commissario Mario Monti che nel 2001 bocci, perch contraria ai principi della libera
concorrenza, la fusione tra due grandi aziende degli Stati Uniti: General Electric e Honeywell. Non
tutto. Mentre lEuropa si proponeva obiettivi ambiziosi (il mercato unico, la moneta unica, il
Trattato costituzionale), la Nato aveva perduto la sua funzione originale ed era alla ricerca di un
ruolo. Ma restava pur sempre un simbolo dei rapporti euro-americani e il principale legame
organico esistente fra le due sponde dellAtlantico. La rottura della Nato e dellEuropa stata
sfiorata nel 2003, quando gli Stati Uniti simbarcarono, con linvasione dellIraq, in una guerra che
era visibilmente disapprovata da Francia e Germania, ma sostenuta dallItalia e dalla Spagna. I
guasti sono stati riparati dopo la costituzione del governo Merkel in Germania e lelezione di
Nicolas Sarkozy in Francia. LItalia, nel frattempo, ha continuato a considerare la Nato, vale a dire
gli Stati Uniti, come un cardine indispensabile e lEuropa come un obiettivo irrinunciabile della
propria politica estera. Ma con qualche variazione daccento, che dipesa dalla composizione dei
suoi governi. Quelli di centro-sinistra sono stati complessivamente pi europei che atlantici, quelli
di Silvio Berlusconi pi filo-americani che europei. Ma anche nel caso di Berlusconi la politica
estera italiana ha avuto un altro polo: il rapporto con la Russia di Putin, che ha perpetuato sotto altre
forme il micro-gollismo degli anni della Guerra fredda. Il governo tecnico di Mario Monti, dagli
ultimi mesi del 2011, ha perseguito lobiettivo di una piena ricomposizione di queste due
fondamentali direttrici, atlantismo e europeismo, a cominciare dalla nomina dei ministri.
La politica estera svolta dall' on.le Alcide De Gasperi nel dopoguerra, per il ritorno italiano nelle ex
colonie d'Africa (Eritrea, Somalia, Libia), per ottenere la revisione del trattato di pace, l'ammissione
all'ONU e l'Amministrazione Fiduciaria della Somalia (1950-1960), narrata, mediante una chiara
ricostruzione e con una ricca documentazione, dal prof. Remo Roncati nel volume: Alcide De
Gasperi. Partecipare alla ricostruzione del mondo, Rubbettino Editore, 16 euro.
Si tratta di un argomento nuovo nella panoramica dei testi pubblicati sull'opera politica del grande
statista cattolico Alcide De Gasperi, che port il nostro Paese alla ricostruzione materiale e morale,
lo leg ai Paesi liberi dell'Occidente, svilupp la democrazia e la libert. Egli riteneva: il problema
coloniale non una questione imperiale, ma un problema di carattere sociale. Cinquant'anni di
lavoro e di larghi investimenti non debbono andare perduti per i progressi.del mondo; i 120.000
italiani della Libia, i 77.000 italiani dell'Eritrea non erano amministratori di lavoro altrui, almeno
nella grande maggioranza, ma organizzatori del proprio lavoro. Certo il popolo italiano, ricco delle
sue braccia numerose, ha bisogno di altri sbocchi per la sua emigrazione,e li ha cercato e li cercher
nuovamente nello sforzo di ricostruzione del mondo. Il volume mette in luce il lavoro
appassionato e solerte degli italiani per valorizzare quei territori, realizzando opere di grande valore
civile, migliorando profondamente le condizioni umane, economiche e sociali delle popolazioni
locali . Notevoli e generosi furono gli sforzi finanziari sostenuti dall'Italia dagli dal 1885 fino al
1940-41. L'autore ripercorre l' azione svolta direttamente da Alcide De Gasperi,le sue direttive e
l'attivit diplomatica svolta dal ministro degli Esteri Sforza, dal sottosegretario Brusasca e dalla
diplomazia italiana, lungo varie direttrici. L'Italia, secondo il pensiero di De Gasperi, avrebbe
potuto aiutare la formazione di lclassi politiche preparate e idonee ai tempi nuovi, in un clima di
libert. La seconda direttiva fu finalizzata ad ottenere la revisione del doloroso e ingiusto Trattato di
Pace. La terza direttiva fu quella di ottenere l'ammissione all'Onu. Molto interessante risulta la
trattazione dell'eccellente attivit svolto in circa dieci anni dall'Amministrazione Fiduciaria Italiana
della Somalia, che port quel Paese all'indipendenza, ricevendo il plauso dell 'Onu.