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De Gasperi, Alcide

Pieve Tesino 1881-Sella di Val Sugana 1954


Politico italiano democristiano e presidente del consiglio (1945-53)
Attivo nel movimento cattolico del Trentino quando la regione era ancora parte dell'impero austroungarico, eletto nel 1911 al parlamento di Vienna. Dopo il passaggio del Trentino all'Italia, milita
nel Partito popolare italiano, per il quale diviene deputato nel 1921. Pur avendo votato la fiducia a
Benito Mussolini nel 1922, , in seguito, antifascista e partecipa all'Aventino. Nel 1926 dichiarato
decaduto dal mandato. Arrestato e poi rilasciato dal regime fascista, dal 1929 trova rifugio in
Vaticano fino alla liberazione di Roma nel 1944. Segretario della DC, erede dal 1942 del partito
popolare, nel 1945 designato alla guida di un governo di concentrazione antifascista che escluse il
solo Partito d'azione. Inizia un processo di normalizzazione basato sulla revoca dei prefetti e dei
questori nominati dal CLN e sull'arresto dell'epurazione dei fascisti. Nel clima di contrapposizione
postbellica tra le due superpotenze, consolida la posizione filo-statunitense dell'Italia, sancita dalla
sua adesione alla NATO, nel 1949. Ma sfrutta anche la guerra fredda per rafforzare l'influenza
politica della DC. Esclude cos le sinistre dal governo nel 1947 e trionfa nelle elezioni del 1948
dopo aver contribuito a renderle una sorta di referendum sulla collocazione internazionale
dell'Italia, in cui la DC si presenta quale unico presunto garante della scelta filo-occidentale del
paese. Al tempo stesso, fomenta il timore degli Stati Uniti di un avvento del PCI al potere per
ottenere dal governo di Washington significative concessioni a beneficio dell'Italia, tra cui la sua
inclusione nel piano Marshall. E' costretto a lasciare la presidenza del consiglio dopo che nelle
elezioni del 1953 la DC manca per pochi voti il premio di maggioranza previsto da una controversa
legge voluta dallo stesso De Gasperi. Resta comunque segretario della DC fino alla morte.
Alcide De Gasperi nasce il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino, in provincia di Trento (all'epoca provincia
del Tirolo, una delle regioni dell'Impero austro-ungarico).
Nel 1900 si iscrive alla facolt di filosofia dell'Universit di Vienna ed entra in contatto con il
movimento cristiano sociale: un fiero avversario del capitalismo liberale e del socialismo.
Nel 1911 viene eletto nel Parlamento di Vienna dove difende i diritti linguistici dei trentini, e, allo
scoppio della guerra contro l'Austria, si schiera per la neutralit italiana. Dopo la guerra il Trentino
passa all'Italia e nel maggio del 1921 De Gasperi viene eletto deputato nelle liste del partito
popolare, che nel 1924 lo nomina segretario. L'ascesa del fascismo verso la dittatura totalitaria a
partito unico, lo costringe a dimettersi alla fine del 1925. Nel marzo del 1927 viene arrestato a
Firenze con l'accusa di espatrio clandestino. Alla fine del lungo processo condannato a due anni e
sei mesi di reclusione. il periodo pi difficile della sua vita.
Si ammala e trascorre la detenzione in una clinica sotto sorveglianza. Vi resta fino al luglio del
1928, quando gli viene finalmente concessa la libert vigilata, grazie all'intercessione della Santa
Sede. Vive a Roma con la moglie e le figlie. Per mantenere la famiglia traduce dal tedesco e, nel
marzo del 1929, con l'aiuto di Mons. Montini, assunto nella Biblioteca Apostolica Vaticana dove
rimane fino al crollo del regime fascista.
Dopo la guerra diventa il leader della Democrazia Cristiana e vince alle elezioni del 1948. Negli
anni della ricostruzione De Gasperi ha due grandi progetti: ancorare l'Italia all'Occidente e costruire
un grande partito cattolico. un autorevole uomo politico, riconosciuto dalle potenze vincitrici.
Riesce ad ottenere gli aiuti del piano Marshall per la ricostruzione dell'economia italiana e ha un
ruolo di primo piano nel processo di integrazione europea, diventando uno dei padri fondatori
dell'Unione europea.
Il leader democristiano s'impegna per creare un partito di massa che tenga insieme le diverse anime

del movimento cattolico, che occupi il centro dello schieramento politico e che sia interclassista. La
DC vince le elezioni del 18 aprile 1948 contro il Fronte Popolare, che unisce il PSI e il PCI. Nasce
la prima legislatura repubblicana e ha inizio la stagione del 'centrismo': De Gasperi presidente del
Consiglio nel periodo di massima egemonia della DC nella vita politica nazionale.
Dal 1948 al 1953 l'attivit di De Gasperi imperniata in una politica riformista che non sconvolge
gli equilibri sociali e che garantisce alla DC il consenso delle masse popolari e, in modo particolare,
di quelle rurali che rappresentano il suo bacino elettorale. in questo orizzonte che il leader
democristiano si batte per i provvedimenti pi importanti del suo governo: la riforma agraria,
l'istituzione della cassa del Mezzogiorno, il piano Fanfani per la costruzione di case popolari e la
riforma tributaria.
Per rendere pi stabile la coalizione governativa, De Gasperi modifica la legge elettorale, in senso
maggioritario, nell'imminenza delle elezioni politiche del 1953. Lo scopo quello di assegnare il
65% dei seggi al partito, o al gruppo di partiti, che ottenga la met pi uno dei voti. Nelle votazioni
di giugno, per il premio di maggioranza non scatta e De Gasperi subisce la prima grande sconfitta
politica. la fine del centrismo e della sua carriera politica.
Muore meno di un anno dopo a Borgo Valsugana, il 19 agosto del 1954, nel Trentino diventato nel
frattempo regione autonoma della Repubblica italiana
POLITICA ESTERA

Signora De Gasperi, Eminenza, Signore e Signori,


ho accettato con piacere di partecipare a questo vostro incontro in occasione della ripubblicazione
del pregevole libro di Giuseppe Petrilli sulla politica estera ed europea di Alcide De Gasperi.
Ringrazio lonorevole Fioroni e il senatore DUbaldo per essersi fatti promotori di questa iniziativa
che cade in un momento significativo. Significativo per la nostra memoria: celebriamo infatti il
sessantesimo anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, ma ricordiamo che proprio in
quellanno, il 1954, si blocc il processo di ratifica della Comunit europea di difesa, lultima
grande battaglia politica dello statista trentino che avrebbe dato una dimensione politica e
addirittura costituzionale al processo di integrazione europea, che invece proseguito privilegiando
una dimensione essenzialmente economica.
E oggi il problema dellEuropa proprio la debolezza di questa dimensione politica, di un dibattito
pubblico incapace di scaldare gli animi e farli appassionare a un progetto al quale si lega invece, e
in modo indissolubile, il destino del nostro paese e pi in generale il futuro di tutti i popoli europei:
siamo chiamati infatti a rilanciare un modello europeo di sviluppo frutto del felice connubio tra
democrazia e stato sociale. Dicevo, questo un momento significativo, e lo per delle ulteriori
ragioni. Celebriamo questanno infatti anche i quarantanni del progetto Spinelli, quel primo
progetto organico di Trattato costituzionale europeo dopo il fallito tentativo della CED (Comunit
Europea di Difesa). Ma soprattutto siamo alla vigilia di una competizione elettorale, quella per il
Parlamento europeo, che unoccasione da non perdere per dare finalmente quel respiro politico di
cui lUnione, la nostra Unione europea, ha bisogno.
Siamo anche alla vigilia del semestre italiano di Presidenza del Consiglio: unulteriore occasione
per il nostro Paese di rilanciare il progetto europeo, nel solco di quel ruolo federatore che lItalia

repubblicana ha storicamente svolto seguendo proprio la lezione di De Gasperi. E stata infatti,


questa per lintegrazione europea, la battaglia che pi ha segnato limpegno politico del grande
statista trentino. Trovatosi alla guida dellItalia repubblicana, uscita distrutta e umiliata dalla guerra
mondiale in cui laveva precipitata il regime fascista (e lo dico con una certa emozione, alla vigilia
della Festa nazionale della liberazione), De Gasperi cap come bene scrive Petrilli che lapertura
verso la cooperazione internazionale era un compito fondamentale della nuova classe dirigente: da
qui nasce la mirabile formulazione dellart. 11 della nostra Costituzione.
Di fronte alle macerie e alle distruzioni cui avevano condotto le degenerazioni nazionalistiche, De
Gasperi convinto, e cito Petrilli, che linstaurazione di un ordine internazionale pi equo postula
necessariamente non solo la trasformazione dei singoli Stati in senso liberale, ma il loro aprirsi a
pi organiche forme di solidariet internazionale . Questa aspirazione alla solidariet
internazionale trova in De Gasperi motivazioni innanzitutto morali che affondano le proprie radici
nella sua profonda cultura e fede cristiana. La cooperazione tra i popoli infatti intesa da De
Gasperi come la pi alta e la pi larga forma dellamore del prossimo. Questo orientamento
ideale alla base delle scelte compiute da De Gasperi, che hanno orientato e segnano ancora oggi la
politica estera dellItalia repubblicana: latlantismo e leuropeismo. Scelte che divisero la politica
italiana, e la divisero sino agli anni in cui Petrilli scrive, ma che dalla fine degli anni Settanta sono
invece un motivo di unit e di fondamentale solidariet nazionale tra le principali forze politiche del
Paese. La scelta atlantica e leuropeismo per De Gasperi non erano frutto solo di motivazioni ideali,
ma anche di una realistica considerazione delle condizioni delleconomia italiana, che solo
attraverso una larga partecipazione agli scambi tra le nazioni e sulla base di una forte apertura alla
cooperazione internazionale avrebbe potuto riprendersi.
Con realismo dunque De Gasperi, da Ministro degli Esteri del Governo Parri e poi dal 1945 come
Presidente del Consiglio, inizia ad affrontare la spinosa questione del Trattato di Pace. Lo fa con
sobriet e sincerit, nella consapevolezza dei sacrifici che lItalia deve fare. Con questo stile riesce
subito a garantire allItalia credibilit creando cos quelle condizioni che, nel corso degli anni,
permisero di attenuare tante delle stringenti clausole del Trattato.
Lucidamente individu poi negli Stati Uniti linterlocutore privilegiato della politica estera
nazionale. Coerenza e affidabilit, questa la cifra che De Gasperi seppe affermare, una qualit
come nota giustamente Petrilli che permise allItalia di presentarsi allopinione pubblica
internazionale in una luce ben pi favorevole di quella che le stata purtroppo consueta in tempi
meno calamitosi. Tensione ideale unita a pragmatismo, un comportamento coerente e affidabile,
permisero a De Gasperi di rompere lisolamento politico dellItalia, grazie al decisivo aiuto
statunitense. UnItalia che, come disse De Gasperi alla Camera l8 febbraio del 1947, vuol dar
prova di buona volont e di ogni sforzo ragionevole e possibile per liquidare la guerra, poich
lItalia nonostante il contenuto del Trattato non dispera, non vuole disperare dellavvenire.
Lesame parlamentare della ratifica del Trattato di Pace fu un dibattito alto e forte; come
efficacemente scrive Petrilli, questo dibattito fu un vero esame di coscienza del Paese. Il
profondo realismo, ma anche la concezione ampia e solidaristica dei rapporti internazionali permise
poi a De Gasperi di cogliere il senso politico profondo delliniziativa del Piano Marshall. Le risorse
fornite dagli Stati Uniti per la ricostruzione europea erano e furono il volano che permisero una
complessiva riorganizzazione economica dellEuropa occidentale e lavvio del processo di

integrazione politica. Petrilli descrive bene il contributo determinante di De Gasperi. Ricorda


Petrilli che De Gasperi muovendo, come era nel suo costume di realismo politico, dalla
considerazione delle condizioni oggettive del Paese e degli stessi interessi nazionali () giungeva
ad indicare chiaramente lesigenza di un parallelismo fra i due momenti fondamentali
dellintegrazione economica: la rimozione degli ostacoli ai movimenti dei fattori della produzione e
il progressivo coordinamento delle politiche economiche nazionali.
De Gasperi in prima linea ed animatore del negoziato del Trattato istitutivo della CECA
(Comunit Europea Carbone e Acciaio) e quindi poi di quello istitutivo della CED (Comunit
Europea di Difesa). In questultimo negoziato, come ricorda Petrilli, De Gasperi scrisse alcune
delle pagine pi alte della sua carriera di uomo politico.
Voglio chiudere questo intervento ricordando le parole di un discorso che egli tenne nellAula del
Senato nel novembre del 1950:
Qualcuno ha detto che la Federazione Europea un mito, vero. E se volete che un mito ci sia,
ditemi un po quale mito dobbiamo dare alla nostra giovent per quanto riguarda i rapporti tra
Stato e Stato, lavvenire della nostra Europa, lavvenire del mondo, la sicurezza, la pace, se non
questo sforzo verso lUnione. Volete il mito della dittatura proseguiva De Gasperi il mito della
forza, il mito della propria bandiera sia pure accompagnato dalleroismo? Ma noi allora
creeremmo di nuovo quel conflitto che porta fatalmente alla guerra. Io dico che questo mito il
mito di pace; questa la pace e questa la strada che dobbiamo seguire. (fine della citazione)
una lezione straordinaria questa di De Gasperi, ancora attualissima, capace di coniugare e
risolvere, in una sintesi felice, la capacit di governo, fatta di realismo e pragmatismo, con unalta
tensione ideale. Quella tensione di cui oggi sentiamo tanto la mancanza nel dibattito pubblico
europeo, che pure oggi ha unoccasione imperdibile nelle prossime elezioni per il Parlamento
europeo.
Oggi pi che mai la costruzione europea a un punto di svolta, sotto assedio. Deve fronteggiare
questioni epocali: la crisi economica e finanziaria, le migrazioni, la criminalit organizzata,
linstabilit geopolitica alle nostre porte causata da conflitti, da povert, terrorismo, violazioni dei
diritti e della dignit umana. Ed minacciata da nazionalismi, populismi e sentimenti di
disaffezione e sfiducia nei confronti di un progetto a volte percepito come lontano dagli ideali
iniziali ed incapace di garantire benessere e futuro dei cittadini. La campagna per le elezioni
europee del 25 maggio si apre cos in un clima di disorientamento che rischia di far dimenticare ai
nostri cittadini gli enormi progressi realizzati da un progetto appassionante che ha garantito al
vecchio continente un periodo di pace e di stabilit prima inimmaginabili. E credo che noi tutti
dobbiamo proprio in questo momento sentirci investiti della responsabilit individuale e collettiva
di affrontare certi nodi irrisolti nelledificio istituzionale dellUnione e restituire cos alla coscienza
dei nostri cittadini fiducia nei valori di libert, giustizia e dignit umana che sono alle fondamenta
del progetto europeo.
Per affrontare la crisi di fiducia che investe il progetto europeo dobbiamo ripartire dalla riscoperta
dei meccanismi democratici di base, dalle assemblee rappresentative che sono funzionali a
trasformare le domande degli elettori in politiche comuni di intervento. In questa direzione,
nellambito del confronto politico e parlamentare in atto a proposito di una sostanziale riforma

dellattuale sistema di bicameralismo paritario e di una revisione delle funzioni del Senato,
condivisa da tutte le forze politiche lesigenza di un rafforzamento dellimpegno europeo del Senato
sia nella fase ascendente sia in quella discendente del procedimento legislativo.
Solo se sapremo farci trovare preparati ad affrontare queste istanze di rinnovamento istituzionale
potremo trovare soluzioni comuni per affrontare le sfide che oggi la storia pone di fronte al progetto
europeo. UnUnione che si fonda, come recitano i Trattati sui valori del rispetto della dignit
umana, della democrazia, delluguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani
deve riscoprire meccanismi decisionali funzionali a riaffermare quella dimensione politica
dellintegrazione europea che coessenziale a rendere effettiva la clausola di solidariet sancita dai
Trattati fondativi.
Con questo spirito ci prepariamo al semestre di presidenza italiana che si terr durante la delicata
fase di transizione delle istituzioni europee e che deve segnare lavvio di una legislatura europea
dedicata alloccupazione giovanile, alla crescita, alla politica industriale, ai temi energetici, allo
sviluppo sostenibile e insieme al rafforzamento delle istituzioni europee. Non pi Europa o meno
Europa, dunque, ma unEuropa migliore, meno chiusa dentro le logiche istituzionali e pi aperta al
dialogo con i cittadini e con i loro rappresentanti.
Giuseppe Petrilli, che fu anche lui protagonista della vita pubblica nazionale (da Presidente dellIri
e da Senatore), ma anche europea (fu Commissario europeo e a lungo Presidente del Consiglio del
Movimento europeo), conclude il suo saggio affermando che a ventanni di distanza dalla sua
morte, e in una situazione interna e internazionale per tanti aspetti mutata, la lunga gestione
politica degasperiana spicca sempre pi nella nostra storia recente come un isolato monolito. Due
settimane fa ero a Praga, in occasione della cerimonia per il decennale dellingresso della
Repubblica Ceca nellUnione europea. Durante il suo intervento, il presidente del Parlamento
europeo ha, non a caso, citato proprio De Gasperi e il suo impegno europeista: vi confesso che, da
italiano, questa cosa mi ha riempito dorgoglio. E il segno che ancora oggi, a sessanta anni dalla
sua morte, lo dobbiamo riconoscere con chiarezza, De Gasperi continua a rimanere un termine di
paragone e un riferimento essenziale per lazione politica di qualsiasi governo e di ogni uomo
politico, italiano ed europeo.

La politica estera italiana: tra europeismo e atlantismo


Quando Alcide De Gasperi e Carlo Sforza decisero di sottoscrivere, nel 1949, il Trattato per la
creazione dellAlleanza atlantica, il maggiore ostacolo non fu lopposizione social-comunista,
largamente scontata, ma quella di una parte della Democrazia cristiana (lala ispirata da Giuseppe
Dossetti) e di alcuni esponenti dei piccoli partiti democratici, molti dei quali sinceramente convinti
che lItalia avrebbe dovuto rifiutare la logica dei blocchi e fare una politica estera neutrale. De
Gasperi riusc a superare queste resistenze spiegando ai suoi compagni di partito che lItalia sarebbe
entrata nellAlleanza insieme alle maggiori democrazie europee e che il Patto atlantico sarebbe stato
quindi un passaggio necessario, quasi una sala daspetto, sulla strada dellintegrazione politica ed
economica del continente. Per alcuni anni quindi lItalia pot essere contemporaneamente, senza
troppe difficolt, atlantica e europeista. La Nato, vale a dire lAmerica, garantiva la sua sicurezza,
mentre lEuropa della Ceca, della Ced e del Mercato comune dava soddisfazione alle sue ambizioni

federaliste e le garantiva una sorta di parit, nonostante la sconfitta del secondo conflitto mondiale,
con gli altri maggiori paesi dellEuropa occidentale. Questo doppio binario della politica estera
nazionale divenne ancora pi facilmente percorribile dopo la morte di Stalin, lavvento di Chrucv
e il clima di prudente coesistenza pacifica che sinstaur, con qualche sussulto, nei rapporti fra i due
blocchi. Con una politica che fu definita micro-gollista lItalia pot comprare il petrolio russo,
commerciare con lUnione Sovietica e creare una fabbrica dautomobili a Togliattigrad, ma
continuare a essere la maggiore delle portaerei americane nel Mediterraneo. Il gioco divenne un po
meno facile quando il generale De Gaulle, nel 1966, ritir la Francia dalla struttura militare
integrata del Patto atlantico e dimostr in tal modo che la Nato e lintegrazione europea non erano
due volti di una stessa medaglia. Anche a Washington, qualche anno dopo (il presidente era Richard
Nixon, il suo principale consigliere per la politica estera Henry Kissinger), lEuropa cominci a
essere percepita diversamente. Per molti americani era un potenziale concorrente, per altri un terzo
incomodo, per altri ancora un peso morto. Prima della fine della Guerra fredda vi furono divergenze
e screzi politici, come la costruzione di un gasdotto per il trasporto di gas sovietico in Europa
occidentale allinizio degli anni Ottanta. Dopo la fine della Guerra fredda i contrasti furono
soprattutto economici, ma sempre pi frequenti, con alcuni ricorsi allOrganizzazione per il
commercio mondiale (Wto) e qualche memorabile decisione di Bruxelles, come quella del
commissario Mario Monti che nel 2001 bocci, perch contraria ai principi della libera
concorrenza, la fusione tra due grandi aziende degli Stati Uniti: General Electric e Honeywell. Non
tutto. Mentre lEuropa si proponeva obiettivi ambiziosi (il mercato unico, la moneta unica, il
Trattato costituzionale), la Nato aveva perduto la sua funzione originale ed era alla ricerca di un
ruolo. Ma restava pur sempre un simbolo dei rapporti euro-americani e il principale legame
organico esistente fra le due sponde dellAtlantico. La rottura della Nato e dellEuropa stata
sfiorata nel 2003, quando gli Stati Uniti simbarcarono, con linvasione dellIraq, in una guerra che
era visibilmente disapprovata da Francia e Germania, ma sostenuta dallItalia e dalla Spagna. I
guasti sono stati riparati dopo la costituzione del governo Merkel in Germania e lelezione di
Nicolas Sarkozy in Francia. LItalia, nel frattempo, ha continuato a considerare la Nato, vale a dire
gli Stati Uniti, come un cardine indispensabile e lEuropa come un obiettivo irrinunciabile della
propria politica estera. Ma con qualche variazione daccento, che dipesa dalla composizione dei
suoi governi. Quelli di centro-sinistra sono stati complessivamente pi europei che atlantici, quelli
di Silvio Berlusconi pi filo-americani che europei. Ma anche nel caso di Berlusconi la politica
estera italiana ha avuto un altro polo: il rapporto con la Russia di Putin, che ha perpetuato sotto altre
forme il micro-gollismo degli anni della Guerra fredda. Il governo tecnico di Mario Monti, dagli
ultimi mesi del 2011, ha perseguito lobiettivo di una piena ricomposizione di queste due
fondamentali direttrici, atlantismo e europeismo, a cominciare dalla nomina dei ministri.

La politica estera svolta dall' on.le Alcide De Gasperi nel dopoguerra, per il ritorno italiano nelle ex
colonie d'Africa (Eritrea, Somalia, Libia), per ottenere la revisione del trattato di pace, l'ammissione
all'ONU e l'Amministrazione Fiduciaria della Somalia (1950-1960), narrata, mediante una chiara
ricostruzione e con una ricca documentazione, dal prof. Remo Roncati nel volume: Alcide De
Gasperi. Partecipare alla ricostruzione del mondo, Rubbettino Editore, 16 euro.

Si tratta di un argomento nuovo nella panoramica dei testi pubblicati sull'opera politica del grande
statista cattolico Alcide De Gasperi, che port il nostro Paese alla ricostruzione materiale e morale,
lo leg ai Paesi liberi dell'Occidente, svilupp la democrazia e la libert. Egli riteneva: il problema
coloniale non una questione imperiale, ma un problema di carattere sociale. Cinquant'anni di
lavoro e di larghi investimenti non debbono andare perduti per i progressi.del mondo; i 120.000
italiani della Libia, i 77.000 italiani dell'Eritrea non erano amministratori di lavoro altrui, almeno
nella grande maggioranza, ma organizzatori del proprio lavoro. Certo il popolo italiano, ricco delle
sue braccia numerose, ha bisogno di altri sbocchi per la sua emigrazione,e li ha cercato e li cercher
nuovamente nello sforzo di ricostruzione del mondo. Il volume mette in luce il lavoro
appassionato e solerte degli italiani per valorizzare quei territori, realizzando opere di grande valore
civile, migliorando profondamente le condizioni umane, economiche e sociali delle popolazioni
locali . Notevoli e generosi furono gli sforzi finanziari sostenuti dall'Italia dagli dal 1885 fino al
1940-41. L'autore ripercorre l' azione svolta direttamente da Alcide De Gasperi,le sue direttive e
l'attivit diplomatica svolta dal ministro degli Esteri Sforza, dal sottosegretario Brusasca e dalla
diplomazia italiana, lungo varie direttrici. L'Italia, secondo il pensiero di De Gasperi, avrebbe
potuto aiutare la formazione di lclassi politiche preparate e idonee ai tempi nuovi, in un clima di
libert. La seconda direttiva fu finalizzata ad ottenere la revisione del doloroso e ingiusto Trattato di
Pace. La terza direttiva fu quella di ottenere l'ammissione all'Onu. Molto interessante risulta la
trattazione dell'eccellente attivit svolto in circa dieci anni dall'Amministrazione Fiduciaria Italiana
della Somalia, che port quel Paese all'indipendenza, ricevendo il plauso dell 'Onu.

Nella Repubblica italiana


Nel dicembre 1945 fu nominato presidente del Consiglio dei Ministri, l'ultimo del Regno d'Italia.
Durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perci fu anche il primo capo di governo
dell'Italia repubblicana, e guid un governo di unit nazionale, che dur fino al 1947 allorquando il
Presidente degli Stati Uniti Harry Truman ordin l'espulsione dei partiti socialcomunisti dai governi
dell'Europa Occidentale.

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