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Non si hanno notizie certe della sua giovinezza e difficile risulta ricostruire la
cronologia delle opere da lui realizzate, ma dalle quali possibile
disegnare un chiaro profilo della personalit di questo artista.
Cimabue opera in una corrente artistica ancora legata al
classicismo bizantino, elaborando per un suo personale
linguaggio nel quale la rappresentazione degli eventi sacri avviene
in maniera pi vicina al mondo reale.
Tra le prime opere da lui realizzate abbiamo il Crocifisso di San
Domenico ad Arezzo probabilmente dipinto tra il 1265 e il 1268
e il Crocifisso di Santa Croce a Firenze, entrambi ancora legati alla
rappresentazione bizantina delle immagini sacre, nei quali per vi gi un'intento
di rappresentazione drammatica della scena che supera gli schemi bizantini.
Nel 1270 circa, dipinse la Maest che oggi si trova al Louvre, nella quale ancora
chiaro appare l'intento di superare l'astrazione formale delle immagini bizantine,
anche se la figura della Madonna appare come sospesa pi che seduta
sul trono, avvolta in panneggio a pieghe sottili.
Tra il 1277 e il 1280 lo troviamo ad Assisi dove esegue nella basilica
superiore, gli affreschi delle volte e delle pareti del transetto; pi
precisamente: Evangelisti nella volta della crociera, Storie della
Vergine nel coro, Scene dell Apocalisse, Giudizio e Crocifissione nel
braccio sinistro del transetto,Storie di S. Pietro nel braccio destro.
Coevi sono l'affresco della Madonna, San Francesco e angeli, che si
trova nella Basilica inferiore e il San Francesco che si trova al museo della Basilica
di Santa Maria degli Angeli.
Probabilmente datata al 1279 la Maest di Santa Trinit che oggi si trova agli
Uffizi. La composizione del dipinto frontale e simmetrica, la figura della
Madonna per assume un aspetto pi umano perdendo il valore astratto tipico
delle rappresentazioni bizantine.
Posteriore a questo dipinto la Maest della chiesa dei Servi a Bologna e il
mosaico del San Giovanni del Duomo di Pisa eseguito nel 1301.
Cimabue mor a Pisa nel 1302.
Cimabue
Credette Cimabue nella
pittura
tener lo campo, ed ora
ha Giotto il grido,
si che la fama di colui scura
(Dante
Alighieri, Purgatorio XI, 94-96)
Dante lo cit come il maggiore della generazione antecedente a quella di Giotto,
parallelamente al poeta Guido Guinizelli e al miniatore Oderisi da Gubbio.
Secondo il Ghiberti e il Libro di Antonio Billi fu al contempo maestro e scopritore
di Giotto. Vasari lo indic come il primo pittore che si discost dalla "scabrosa
goffa e ordinaria [...] maniera greca", ritrovando il principio del disegno
verosimile "alla latina".
A Cimabue spetta per un passo fondamentale nella transizione da figure
ieratiche e idealizzate (di tradizione bizantina) verso veri soggetti, dotati di
umanit ed emozioni, che saranno alla base della pittura italiana e occidentale. Fu
un pittore di spregiudicata capacit innovatrice (si pensi agli espedienti con cui
rese drammatica come mai prima di allora la Crocifissione ad Assisi, oppure
all'incredibile inclinazione del Crocifisso di Santa Croce), che pur senza staccarsi
mai dai modi propriamente bizantini, li port alle estreme conseguenze, a un
passo dal rinnovamento gi perseguito in scultura da Nicola Pisano e in pittura
poi da Giotto[1].
Studi recenti hanno dimostrato come in realt il rinnovamento operato da
Cimabue non fosse poi assolutamente isolato nel contesto europeo, poich la
stessa pittura bizantina mostrava dei segni di evoluzione verso una maggiore resa
dei volumi ed un migliore dialogo con l'osservatore. Per esempio negli affreschi
del monastero di Sopoani, datati 1265, si notano figure ormai senza contorno
dove le sfumature finissime evidenziano la rotondit volumetrica. D'altronde lo
stesso Vasari, cui tanto si deve nell'attribuzione a Cimabue dell'avvio della
rinascenza della pittura italiana, afferma che egli ebbe "maestri greci".
Biografia
Priva di riscontri la menzione di Giovanni Villani che l'artista si chiamasse
"Giovanni" e Cimabue di cognome.
La ricostruzione della cronologia delle opere basata su dati stilistici dalla recente
e rigorosa analisi di Luciano Bellosi pone l'artista al lavoro a Firenze, Pisa e
Bologna alla fine degli anni settanta e all'inizio della decade successiva. In questo
periodo avrebbe realizzato, tra le altre opere, il crocifisso di Santa Croce,
la Maest del Louvre e i mosaici del battistero di Firenze.
Gli anni ottanta dovettero essere il momento di massima popolarit dell'artista,
con l'incarico di decorare transetto e abside della Basilica superiore di San
Francesco, impresa realizzata tre il 1288 e il 1292 circa. Gi dagli anni novanta il
suo astro dovette iniziare ad essere oscurato da quello dell'allievo Giotto, come
Alto tre metri e 90 un crocifisso grandioso, con la posa del Cristo ancora pi
sinuosa, dove la figura intera ancora pi grave e sprofonda verso il basso
trascinata dal suo stesso peso, con un'inarcatura ancora pi marcata che deborda
oltre il margine della croce.
Ma soprattutto la resa pittorica delicatamente sfumata a rappresentare una
rivoluzione, con un naturalismo commovente (forse ispirato anche alle opere
diNicola Pisano) e privo di quelle dure pennellate grafiche che si riscontrano nel
crocifisso aretino. A differenza della precedente opera aretina il corpo non
diviso in aree circoscritte e ben distinte come fossero i pezzi di un'armatura
scomponibile: i passaggi tra le varie aree del corpo avviene sempre con passaggi
graduali, modulazioni charoscurali sempre sfumate, mai nette. La luce adesso
calcolata e modella con il chiaroscuro un volume realistico: i chiari colori
dell'addome girato verso l'ipotetica fonte di luce, ad esempio, non sono gli stessi
del costato e delle spalle, sapientemente rappresentati come illuminati con un
angolo di luce diverso. Ci permette di imprimere volumetria all'intera figura e
alle singole parti del corpo, dotando i muscoli di un vigore ed possanza, come del
resto era gi avvenuto nel precedente crocifisso, ma a differenza di prima si ha un
maggiore realismo.
Vengono anche superati molti dei retaggi dell'arte bizantina, come la separazione
netta tra i muscoli di braccio e avambraccio, adesso fusi a livello dei gomiti.
Un vero esempio di virtuosismo poi la resa del morbido panneggio,
delicatamente trasparente. Dopo secoli di aspri colori pastosi Cimabue fu quindi il
primo a stendere morbide sfumature.
La Maest del Louvre
Cimabue anche nell'iconografia tradizionale della Madonna col bambino stabil un
nuovo canone con il quale si dovettero confrontare i pittori successivi,
soprattuttoGiotto.
Verso il 1280 esegu la Madonna con il Bambino o Maest del Louvre, proveniente
dalla chiesa di San Francesco a Pisa. In questa opera amplificata la maestosit,
tramite un pi ampio campo attorno alla Madonna (si pensi alla Madonna del
Bordone di Coppo di Marcovaldo), e migliore la resa naturalistica, pur senza
concessioni al sentimentalismo (Madonna e bambino non si guardano e le loro
mani non si toccano). Il trono disegnato con un'assonometria intuitiva e quindi
collocato precisamente nello spazio, anche se rimane poco profondo e gli angeli
sono disposti ritmicamente attorno alla divinit secondo precisi schemi di ritmo e
simmetria, senza interesse ad una reale disposizione nello spazio, infatti levitano
l'uno sopra l'altro (non l'uno dietro l'altro).
Viene riproposto il pittoricismo tipico dei crocifissi che permette di articolare il
chiaroscuro in maniera morbida, sfumata e realistica. Molti tratti arcaicizzanti
La Crocifissione
Cristo apocalittico
La Maest di Santa Trinita
Nella chiesa di Santa Trinita a Firenze era conservata un'altra Maest di
Cimabue, ora conservata agli Uffizi, della quale non si conosce la data, ma che
viene attribuita a un momento pi tardo, tra il 1290 e il 1300. La principale novit
di questa pala il maggior senso tridimensionale del trono di Maria, che crea un
vero e proprio palcoscenico al di sotto del quale si apre un loggiato che per un
effetto illusionistico appare al centro come un'esedra: qui trovano posto i busti
di Geremia, Abramo, Davide e Isaia che sembrano affacciarsi in uno spazio
realisticamente definito. Pi tendenti alla disposizione in profondit sono anche le
figure degli angeli ai lati del trono.
Le espressioni sono anche pi dolci, come nel mosaico del Duomo di Pisa, per cui
si pensa che sia verosimile collocare l'opera in un periodo in cui Giotto era gi
attivo e le sue novit influenzavano anche il maestro.
Gli ultimi anni a Pisa
Dal 2 settembre 1301 al 19 febbraio 1302, anno della morte, fu a Pisa dove
realizz il mosaico absidale del duomo: di questo rimane la figura di San Giovanni
Evangelista, servita alla critica moderna per ricostruire il suo catalogo: si tratta
infatti dell'unica opera di Cimabue per la quale sia possibile un'attribuzione
basata su fonti documentali certe.
Recentemente stato attribuito al pittore un dittico, formato da due tavole con
laMadonna in trono col Bambino e santi e la Flagellazione, conservate
Dormitio Virginis
Crocifissione
Cristo in gloria
Cristo apocalittico
Caduta di Babilonia
Crocifissione
Ultima Cena, 17x18 cm, New Orleans, New Orleans Museum of Art
Cimabue
della
sua
pittura:
il
crocifisso
dipinto
su
tavola
di
legno.