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NELL ANTICHIT GRECA


NEI SUOI RAPPRTI CON L ETI(JA

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FRANCESCO FILOMUSI GUELFI


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LA DOTTRINA DELLO STATO


NELL ANTICHIT GRECA

NEI SUOI RAPPORTI CON LETICA

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LA DOTTRINA DELLO STATO


NELL ANTICHIT GRECA

NEI SUOI RAPPORTI CON LETICA

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Piudnr. fragm. 48 in Bcxa p. 641.

PER L AVVOCATO

FRANCESCO FILOMUSI GUELFI


Insegnante privato di Enciclppcdia 0 Storia. del Dritto

N A P OLI
Stabilimento tipograco dellAurora
In 8. Giorgio Maggiore.

1873

INDICE

INTRODUZIONE png. 1-3.

I) I dati ulorlcl\dcl concetto greco di stato p. 4-19.


5. 2. L Etica e lo Stato. 5. 8. Il principio dorico ed il ionico. 5. 4. Sviluppo
storico e carattere delle costituzioni greche. 5. 5. Lineamenti gene
rali della costituzione di Sparta. S. 6. La costituzione di Atene.

II) Il periodo antecedente a Socrate p. 20-31.


5. 7. Le sentenze dei sette savii. 5. 8. La. scuola ionica.
9. Pitagora e la
sua scuola. 5. 10. Lo stato ottimo di Ippodamo da Milcto. 5. 11.
L Etica e lo Stato in Eraclito. 5. 12. L Etica e lo Stato noi Sosti.

III) Socrate p. 31-40.


5. 13. In generale. 5. 14. Fondamenti generali dellEtica in Socrate. 5. 15.
Lo Stato.

IV) Platone p. 41.


o

5. 16. Idea generale

A. I fondamenti dellEtica e dello stato nei primi dialoghi

p. 44-49.
5. 17. L Etica. in generale. 5. 18. L Individuo e lo Stato. 9'. 19. La Scienza
e lo Stato e le forme di costituzione secondo il Politicus.

v1

Indice

B. Lo stato ideale p. 49-60.


5. 20. In generale. 5. 21. Le ricerche preliminari sul giusto. 5. 22. Origine
dello stato e sua. organizzazione. 5. 23. Delle quattro virt cardi
nali, o della giustizia in ispecic. 5. 24. Scopo dello stato. 5. 25. Le
costituzioni.
\

o. Lo stato legittimo p. 61-70.


5. 26. In generale. 5. 27. Lo scopo dolio stato nol dialogo delle leggi. 5. 28.
L impero della, legge o la. costituzione. g. 29. La costituzione mi
sta. S. 30. Lindividuo cd i suoi rapporti.

V) Arlulotlle p. 71.

5. 31. Idea generale

A. L Etica e i suoi rapporti con la teoria dello stato p. 516-95.


32. Il punto di partenza. 5. 88. Classicazione e teoria generale della vir
t. S. 34. Tuoria della giustizia 0 del giusto. 5. 85. Partizione del
giusto. 5. 36. Luquit. 5. 37. Lamicizia. 5. 38. Le varie forme
di costituzione c 1 amicizia. 9. 89. Apprezzamenti guncrali sui rap
porti dellEtica. allo stato.

B. La Politica p. 95.
5. 40. In generale .

1)Dottrina generale dello stato p. 97-103.

5. 41. Lo stato o i suoi elementi. 5. 42. La propriet. 5. 48. La. famiglia.

2) Revisiono criticaei progetti di costituzione


e delle costituzioni storiche nella Politica
di Aristotile p. 103-117.

a) Le teorie sullo stato ottimo.

s}. 44. Platone. 5. 45. Falea da Calcedouia. 5. 46. Ippoclamo da Mileto.

'.:a IJ"Q
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\
4

Indice

vu

b) Le costituzioni positive.

47. Sparta e Creta. 5. 48. Cartagine. Q. 49. Atene.


e) Il principio storico nella Politica di Arisloiile.
<.Jv

3) Dottrina generale della costituzione p. 117-129.


i

9. 51. Della costituzione e del cittadino. 5. 52. La aovranit.fglle vddqior


mo di costituzione. g. 53. Ordinamento della sovraqt. 5. 5

Il

principio di eguaglianza e la virt. Il regno. S. 55. L impero del _


legge ed i suoi esecutori.
4) Lo stato ottimo modello p. 130-143.
5. 56. In generale. 5. 57. I fondamenti etici dello stato ottimo. 5. 58. I pre
supposti naturali. 5. 59. Organamento dei ceti. 5. 60. Il ne ed i
mezzi , leducazione e la virt nello stato ottimo. 5. 61. Ordina
mento della educazione.
5) Lo stato relativamente migliore p. 144-153.
5. 62. In generale. 5. 68. Delle varie forme di costituzione secondo il loro
carattere. 5. 64. La migliore costituzione per la maggior parte de
gli stati, e la migliore costituzione secondo i subbietti.

6) Teoria delle funzioni dello stato e loro


organizzazione p. 153458.

;. 65. In generale. 5. 66. La funzione deliberante. 5. 67. La funzione ammi


nistrativa e la. giudiziaria.

7) I mutamenti, le corruzioni, i rimedii


dogni costituzione p. 159-169.

5. 68. In generale. 5. 69. Le cause della discordie e dei mutamenti (d 1 'rt'a I


7.3., vrare&v nati r:I pefa0)trn . 5. 70. Della. conservazione
degli stati in generale. 5. 71. Le cause di mutamenti ed i modi di
conservazione nel regno e nella. tirannide. 5'. 72. Critica della teo
ria platonica sui cangiame_nti delle costituzioni.

Indice

VIII

8) Dalla unione delle diverse specie di costituzione.

p. 169 - 176.
(o'vvaywy-h vw n3r Irrw aro)\Wiuv
5. 78. L ordinamento delle costituzioni in generale. 5. 74. L ordinamento
democratico. 5. 75. Lordinamento oligarchico. 5. 76. Lo magistrature.
concnuswnn p. 169-176.

Errori

Correzioni

P.

12. v. 25 le forze

la forza

P.

29. v. 32 vita

vista

P.

30. v. 31 Aristotiles

Aristoteles

P.

33. v.

determinata

4 determinato

P. 112. v. 11 dello

dalla

P. 139. v. 17. lagiatezze

le agiatezze

P. 150. v. 25. Esompii

Esempio

P. 175.

. 20. alle conservazioni

alla conservazione

INTRODUZIONE

g. 1.
Lo spirito moderno si contrassegno. pel prepotente bisogno

di spiegare a s stesso la realt della vita, abbracciandola


nelle sue varie direzioni ed in tutto il suo contenuto, ran

nodandola alle forme del passato, spingendolo. all avvenire.


Lo sforzo dello spirito alla investigazione, pel quale si rende
e sa libero, il processo vittorioso delluomo sul mondo na
turale, incatenando le forze irrazionali e vincendo successiva

mente i limiti del sapere. Ovunque la scienza moderna ha di


retta la sua attivit, si allargato 1 orizzonte del sapere,
ed in tutte le sue direzioni ed in tutte le sue forme luomo
ha riportata una nuova vittoria. La ricchezza delle cogni
zioni, che integrano la coscienza moderna, rinnovella il bi

sogno innato dello spirito dellorganismo in esse, che solo


pu essere dato da. un principio genetico. In ci tutto
il problema della. ricerca. losoca. In mezzo a questo affan
narsi dello spirito moderno, che come coscienza perfetta
subbiettivit, si rappresenta lalto interesse del tempo dove
la subbiettivit. ebbe per la. prima volta ad affacciarsi, e
dove ebbe prima origine una propria ed indipendente specu
lazione. Il mondo greco si rannoda con una serie non in
terrotta di anelli alla speculazione moderna, e dove alla spe
culazione dei greci pensatori e specialmente a quella di Ari
stotile si aggiunga la coscienza della persona indivi
duale, elemento cristiano , la speculazione greca si rinnovella
nella forma moderna, ed il pensiero si arresta pieno di mera
viglia e di un profondo sentimento religioso dinanzi alla splen
l

Introduzione

dida apparizione dell antica losoa greca. Ma 1 interesse


greco non puramente speculativo , ma pratico: la vita greca
vita pratica e politica , ed in Grecia si compie e si organizza
lo stato nella sua realt. , come forma indipendente della vita.

La realt della vita politica, informata dal proprio ca


rattere greco, sposasi alla speculazione, e nellantichit. greca
dee ricercarsi il primo concetto di un organismo politico
indipendente, e la prima e losoca giusticazione di esso.
La dottrina dello stato comincia in Grecia. Il concetto
organico dello stato , restaurato nei tempi moderni, con
cetto essenzialmente greco. Lo spirito umano fu impaurito
alle conseguenze del principio meccanico, che minacci_la so
ciet nelle intemperanze della rivoluzione francese; si ritorn
al concetto vero, ed i due principii dellorganismo sociale, lor
dine e la libert, si ricondnssero al loro naturale accordo.

Come in questa instaurazione contribuissero la scuola storica


e 1 Hegel, qui non occorre ricordare. Ci che importa il
,considerarc, come la moderna dottrina dello stato ci si af
,faccia profondamente impressa nella vita politica tedesca. La
{ricostituzione della nazione tedesca risponde eloqentemente
allaccusa del Times di parecchi anni fa. Pareva ai pratici
politici inglesi che la losoa dei tedeschi e la loro dottri
na sullo stato fossero impotenti nella vita pratica , poich
non eran giunte a creare la coscienza libera del po
polo nella unit e potenza della patria. Era sfuggito allEu
ropa civile il lento lavoro, che si operava nella direzione pra
tica dentro la coscienza tedesca. Quando 1 Aleri, visitando

la Prussia, ebbe a riconoscere tutto quel regno come una

universale caserma militare, pag il tributo al suo tem


po , non apprezzando giustamente il sentimento dell ordine,
che si rietteva nelle istituzioni militari di quel piccolo sta
to (1). Ora ogni cosa cangiata, ed subentrata una ammi

(1) <Usoii di quella universale caserma pruasiana verso il mozzo novem


> bre , aborrendela quanto bisognava . Vita di V. ALFIERI scritta da esso.
e

Introduzione

razione (che non dee per cangiarsi in servilismo) verso tutto


ci che si fa e pensa in Germania. Se recentemente noi udim
mo da Bismarck nel parlamento tedesco, che il governo
popolo, che limperatore popolo, che tutti parteci
pano ai dritti del popolo (I); e se in queste parole rive
lasi 1 alta idea della sovranit dello stato , concepito in un
vivente organismo, in cui si accordino il principio dell or
dine e della libert, cesser ogni sentimento di meraviglia
pei fatti accaduti sotto i nostri occhi. Creare nel popolo la
coscienza della sua sovranit e del suo diritto sol nello stato
e nelle sue istituzioni, questo dee essere il compito dei pen
satori e degli uomini di stato, se vogliono opporre una va
lida barriera ai sovversivi principii, che minacciano 1 orga
nismo della societ. moderna. Ora: il concetto della sovranit
dello stato sullindividuo la riverenza che si debbe alla leg

ge, la coscienza di un alta missione etica nella vita poli


t_ica, trovansi stupendamente delineate nella dottrina e nella
vita greca di stato. Cosicch, scegliendo per tema di questo
scritto la dottrina dello Stato nellantichit. greca
nei suoi rapporti con lEtica, noi non crediamo di trat
tare un tema di un interesse esclusivamente storico.

(I) Ho vissuto in tempi, nei quali ognuno che voleva domandare qual
che cosa di vantaggioso alla sua posizione, ai suoi bisogni ed alle sue
opinioni politiche, pretendeva per s medesimo il titolo esclusivo di po

polo o di rappresentante del popolo. Rappresentanti del popolo sono tutti


quei signori , che siedono qui, e noi tutti facciamo parte del popolo; an

ch io ho la mia parte dei diritti del popolo; ed popolo anche S. M.


l imperatore. Tutti noi siamo popolo, e non soltanto quei signori che
n rappresentano certi principii, chiamati liberali per tradizione, ma che
non sono sempre liberali. Non posso permettere assolutamente che si mo
nopolizzi il nome del popolo e che mi si escluda dnll averne la mia
parte .. .. . . Per ma dico ancora che noi tutti siamo popolo, che il go

, verno' popolo, e non intendo ammettere che, a mio danno, si separi il


governo dal popolo . Discorso di Bremaucx nella seduta del 16 giugno
del Beichstag tedesco (dallUnit. nazionale de123 giugno 1873. N. 171 ).

I.) I dati storici del concetto greco di stato.

g. 2.
L Etica e lo Stato.

L affermazione dell elemento umano e del suo valore nella


storia eleva il carattere del popolo ellenico, e di fronte al
principio obbiettivo (Oriente) pone il subbietto. La rea.
lizzazione cosciente del bene (il largo campo etico) ivi non
determinata da una estranea causa, concepita o come astra
zione (India) 0 come personalit divina (il Dio ebrai
co Ma la coscienza della subbiettivit nella direzione etica
rimane incompiuta, poich essa _ concepita sol nella forma
universale dello stato. Letica e la. politica rimangono fuse,
lo stato la fonte dellEthos, e l attivit etica e at
tivit politica. La direzione dell attivit individuale verso
lo scopo etico non ha quindi altra base che lo stato stesso:
quindi il predominio dello stato, e lassoluta ed incondizio

nata soggezione dell individuo. La legge dello stato legge


etica, e comanda allazione ed al volere interno. Essa legge
vivente (vnos n\tuxos ) , e nellazione esterna , che si con
formi al suo dettato, non prescinde dal motivo , ma lo pre
suppone, come da essa formato merc il suo ufcio educa
tivo. La legge dello stato come legge etica esige incondizionata
devozione, e lindividuo che ad essa si ribella uomo empio.
Lo sforzo per la. realizzazione dellelemento etico nell incondi
zionata sottomissione allo stato la virt: la virt pos
sibile sol nello stato, la sola virt la virt politica. Le

5. 2. L Etica e lo Stato.

ducazione quindi del cittadino alla virt il supremo scopo


dello stato ellenico._ P0icl1 la virt nell attivit politica

il cittadino dee essere libero da lavoro manuale (avav0'l'a) , e v

dee trovare nell ozio ( UXOMi ) la condizione suprema per eser


citarla. Di qui la necessit. storica del greco stato di porre ac
canto alla classe dei compiuti cittadini i non cittadini e gli schia
vi. Il cittadino, che ha sol cura della vita politica, libero.
La libert. greca dunque essenzialmente nell attiva parteci
pazione alla funzione dello stato; e poich tutti i cittadini tro
vano in esso il loro comune scopo, la libert politica
condizionata ad una rigorosa egu agl ianza. L eguaglianza tro
va la sua misura nei singoli nella propria posizione sociale: essa
dunque variamente attuata nelle varie forme di costituzione

(70'9[ MW 42"M ). La legge di natura, che domina mortali ed


immortali, pone nella stessa condizione uomini e dei (1). Per
quanto il Greco incondizionatamente soggetto alla legge
dello stato, altrettanto libero rispetto agli Dci. Il Dio dei
Greci il Dio limitato dalla natura. La religione greca dun

que libera produzione dello spirito (2). L organizzazione


dello stato, per cui esso totalit vivente , la stessa co

munanza sociale, ed il problema sociale problema politico.


Le varie sfere della vita si fondono dunque nello stato, di
retto non ad una data missione, ad attuare per es. il dritto,
ad assicurare i cittadini ec. , ma a realizzare lEthos. Lat

tivit dei singoli che si fonde nellattivit, del tutto, si


accorda ed armonizza, e la virt politica concepita come
una mi_s_p_ra. Merc la misura, organizzatrice dei rapporti,

lo stato assume il carattere artistico e rappresentativo, e buono


(1) Pindar. fr. XI. 48.
narar Qcrw
vo',zos i: 1fcivrwv xa'rke<
sz-relv r: xal ai3ava'rm

(2) Conf. Zeller Die Philosophie cler Griechen. v. 1. p. 36. La. religione
greca e una religione naturale, ma liberamente prodotta. dallo spirito, fan

tastica ed artistica.

>_

I dati storici del concetto grem di Stato.

e bello fondonsi in uno (wkoxya969 ). La virt, come mi


sura del sentimento e dell azione, regola 1 attivit dei sin
goli , 1 elemento etico trova nella misura la forma adeguata,
e generansi la temperanza (UwDpwvv'n) e la giustizia.
(S:mwobvn
In fondo la misura. dunque un concetto for
male, e la temperanza e la giustizia non esauriscono il
campo delle virt, quindi la fortezza e la_ sapienza. Quat
tro adunque sono le virt cardinali sapienza, fortezza,
temperanza e giustizia. Tuttavia. nella direzione etica di
tutte le virt prevale la misura; e la giustizia, fusa tal

volta con la temperanza, una virt totale.


Il difetto di distinzione nelle varie sfere della vita sociale,

ed il naturale carattere del suolo ellenico, non adatto a rag


gruppare in un grande ordinamento politico il popolo elleno,
men a fondere la vita di stato nella vita della citt.

Nella citt. (w6NS) racchiuso lo stato, e la stessa parola


designa la citt e lo stato. Lordinamento dello stato
dato dalla costituzione (aroner'a), che la legge etica
' fondamentale dell attivit politica, ed in armonia della quale
svolgonsi le particolari norme amministrative (vpwl). Poi
ch lo stato la realizzazione dellEthos, la costituzione

buona quella, che assicura e svolge la virt politica.


La funzione dello stato dunque una universale funzione
etica: morale, diritto e religione non ne sono distinti.

g. 3.
Il principio dorico ed il ionico.
La storia dello stato greco svolgesi in mezzo alla lotta delle
due stirpi, la doriea e la ionica. L una rappresentante del
1 originario carattere dell elleno, 1 incondizionata sottomis
sione dellindividuo all ordine obbiettivo, laltra aspirante alla
realizzazione pi perfetta della subbiettivit mediante la libert
dello stato e del cittadino. Nelluna prevale dunque il prin

S. 3. Il principio dorico ed il ionico.

cipio dellordine, della misura. e dellarmonia, nellal

tra la ricca variet, la libert. e la eguaglianza. Lo


stato dorico si organizza nella stabilit del possesso fondia
rio, si a'orza mediante gli ordinamenti militari, leduca
zione guerresca, l attaccamento ai costumi storici; lo stato

ionico accoglie la mobilit. delle classi industriali e commer


ciali, vive nella ricchezza delle rappresentazioni estetiche, e

manifesta nella speculazione la tendenza pi elevata della sub


biettivit scientica. Negli ordinamenti di stato prevale 1 ele
mento aristocratico ,' e la tendenza alla oligarchie. presso la
stirpe dorica, e prevale lelemento democratico, e la tendenza
al puro stato popolare nella ionica. Sparta ed Atene nelle
loro costituzioni rappresentano il carattere tipo dei due prin
cipii. L interna lotta delle parti nelle due citt. mena al de
cadimento degli ordini legittimi dello stato, e la lotta esterna
prepara la caduta. Ma nch il rigoroso principio dell ordi- '
memento cileno, la riverenza alle leggicostituzionali, fu man
tenuto nelle due stirpi, lordine e. Sparta non so'oc la li
bert, n i ricchi e la nobilt. oppressero il demos, come

la libert e la eguaglianza in Atene non distrussero lor


dine, n il demos tiranneggn' i ricchi. dunque identico
il concetto fondamentale ellenico nelle due stirpi, bench nel
luna si manifestasse prevalente una direzione pi ob biettiv a,
nellaltra pi subbiettiva. Questa doppia direzione spiega
in generale la. varia misura, nella quale si svolse il diritto
privato nelle due stirpi. In Grecia, dove il diritto non ha
nemmenoyla propria parola, che lo esprima, e dove esso (
fuso nel concetto del giusto (5iwwv), impossibile la di
stinzione tra diritto pubblico e privato. Questa si fonda
sulla concezione dello stato come persona, distinta dai sin
goli come suoi membri, e sul riconoscimento della volont. _
individuale. Ma l dove lindividuo non ha diritti, che
come membro dello stato, i diritti dello Stato assommano i
diritti dei singoli, ed il dritto privato rimane fuso nel dritto
pubblico. Questo progresso si sei-bava a Roma. Per la pre

\__/"

I dati storici del concetto greco di Stato

valenza della subbiettivit. in Atene mena allo svolgimento


dei rapporti privati nelle sue varie sfere, rimanendo fuori
della coscienza ellenica la distinzione. Questa la ragione

per la quale in Sparta trova il sepolcro la vita di famiglia,


e nel rigoroso divieto delle alienazioni e delle monete di oro e
di argento rendesi impossibile lo svolgimento degli ordini, che
determinano 1 organismo della propriet. privata, ed i rap
porti delle obbligazioni: mentre in Atene la famiglia si af
ferma nel suo organismo, il divieto delle alienazioni del pos
sesso ereditario ebbe tosto a cadere , trovasi svolto il diritto

di successione ed ordinato quello delle obbligazioni e delle


forme assicuratrici del credito (ipoteca). Mentre dunque a
Sparta 1 elemento antico si rannoda al vecchio principio ob
biettivo, in Atene si afferma prevalente l elemento nuo
vo ela nuova esigenza del principio subbiettivo. Atene
e il passaggio al mondo romano. Lepoca splendida della vita
ellenica, 1 armonia nei rapporti dello stato , e nalmente
l epoca di decadenza e della lotta delle parti rannodansi alla
storia interna delle forme fondamentali di costituzione. E poi
eh il processo storico di esse determin la partizione scien
tica dei greci pensatori, qui fa d uopo designarne i tratti
fondamentali.

g. 4.
Sviluppo storico e carattere delle cosliluzioni greche.
Il pensiero fondamentale dello spirito greco, che la legge
costitutiva dello stato (oroNvu'a) dee diventare la norma su
prema del sentimento e dellazione dei singoli, perch si rea
lizzi l armonia suprema nella vita di stato, si specchia nelle
varie forme di costituzione, che trovarono in Grecia il loro
splendido sviluppo. Secondo che una data costituzione risponde
all ideale dell armonia dei singoli nello stato, allincondi1
zionata sovranit della legge, al benessere della totalit, ov-l
vero sostituisca la lotta e l oppressione, l arbitrio e linte-

5. 4. Sviluppo storico e carattere delle costituzioni greche.

resse egoistico, la costituzione legittima o degenerata.


Questa prima distinzione delle costituzioni, che data dal
pensiero nazionale ellenico , ed sviluppata nella specula
zione platonica ed aristotelica, trova la sua base nel pro
cesso storico delle forme di costituzione in Grecia. La triplice
e naturale partizione delle forme di costituzione, monarchia,
se 1 autorit. dello stato rappresentata da un solo, aristo
crazia, se da pochi,democrazia, se da tutti, si presentava
al greco nel processo della sua vita politica, e ligavasi a con-v
dizioni accidentali della sua storia. Queste tre forme di costi

tuzione , ove realizzano larmonia nello stato , e mantengono


il principio supremo, che 1 autorit si esercita non nell inte
resse egoistico, ma in quello del tutto, sono legittime. Ma
se nel governo di_un solo subentra l arbitrio del reggente ed
il suo interesse, se in quello di pochi larbitrio e linteresse
di una classe, e se inne nel governo di tutti succede la pre
potenza della moltitudine, la monarchia si tramuta in ti
rannide, 1 aristocrazia in oligarchie, la democrazia
temperata in democrazia pura. La distinzione fondamen
tale delle classi dello stato in poveri e ricchi, e poich i primi
sono sempre in maggior numero, in pochi e molti, dee me
nare nella costituzione all accordo, solo possibile nell' alto
concetto della sovranit della legge. Laccordo e 1 armonia
'non sono possibili, se non ammettendo una certa partecipa
zione delle varie classi del popolo a ci che nel senso del
dritto pubblico moderno dicesi esercizio della sovrani
t dello stato. Ora nelle forme storiche delle costituzioni
greche realizzato appunto questo principio. Cosicch nel
lequa misura della partecipazione allautorit dello stato
delle classi fondamentali, 0 nella. preponderanza di una di
esse, trovasi il carattere legittimo od illegittimo della
costituzione. Persino nella monarchia del tempo eroico ,
la prima e pi antica forma di costituzione nella storia el
lenica, la vita dello stato armonica nelle sue classi. I Re di

f
\
/

Omero non sono despoti. Come lo stesso Giove sottoposto S


2

10

1 dati storici del concetto greco di Stato.

alla legge del destino, cos iRe del tempo eroico sottostanno
ad una suprema legge, che negli Dei (I). Il Re di Omero
il rappresentante del suo popolo presso gli Dei nelle fun
zioni religiose e nei sacricii. Poich egli discendente de
gli Dei (2), ci che giusto in s viene da lui conosciuto
ed attuato nella direzione dello stato
Ma la sua autorit si
limita nella paura degli Dei e del suffragio del popolo. Il po
polo nelle adunanze (yvpa) chiamato ad udire non a de
cidere. Ma nelle grandi occasioni, quando al Re fa d' uopo
del completo accordo dei suoi sottoposti, convoca le assem
blee, perch il suo voto diventi voto comune, e l impresa
sia voluta dal popolo, come voluta degli Dei, e quindi gin
sta. Accanto al Re si pone una classe di nobili, che soli han
dritto di consigliarlo, e di coadiuvarlo nelle fatiche della guerra
come duci, e come consiglieri in quelle della pace. Questa
\_f-_

classe di guerrieri e nobili costituisce la condizione del tran


sito dalla monarchia alla aristocrazia. Imperciocch ora
per lestinzione delle dinastie regnanti, ora per la stessa col

pa dei Re, i nobili limitarono si fattamente l autorit del


monarca, sino a provocarne la mutazione del nome. La no

bilt del tempo yeroico una nobilt. guerriera. La cavalle


ria , che nelle guerre antiche decide della vittoria, ligatq. es
senzialmente alla. condizione della ricchezza. Il valore guer
resco e la virt civile ligansi nel concetto del popolo alla

condizione sociale, che libera delle cure giornaliere della vita.


\.

La virt dunque (pwh), che fonde la virt guerriera,


la politica e la personale, si considera come essenzial
mente connessa a coloro, che per la loro posizione sociale
sono adatti ad esercitarla. Caduto il governo in mano dei no
bili, si legittima dinanzi alla coscienza della comunanza per

(I) Soph. Ainn Evlpc: vad: ap)galou vo'pars.


(2) Ex 3; Ani; {tana-EH. Vedi Hermann Lehrbuch (lor griechischcn Stante
alterthmer 5. 55. n. 5.
(3) Archltas in St0b. XLIII, 182. vcfpo; i',udv;<og ci amMs.

g. 4. Sviluppo storico e credere delle costituzioni greche.

11

la convinzione che essi siano i pi adatti all esercizio della


virt , e quindi i migliori (plvfm Ligata la nobilt alle
schiatte ereditarie , leducazione (@15ea ), che abituava al

maneggio delle armi ed alla speditezza del discorso, si consider


come suo esclusivo privilegio. Il riconoscimento spontaneo della
moltitudine di questa posizione storica della nobilt, operava
nella vita dello stato 1 accordo e 1 armonia, cosicch pur ri
manendo l esercizio dell autorit. sovrana in mano di pochi,
1 interesse del tutto era 1 interesse dello stato. Di sopra alla
nobilt aristocratica la legge come garentia dgli interessi
del popolo. Cos apparve nella storia. delle costituzioni gre
che la seconda delle forme legittime, laristocrazia. Se
allinterno accordo nel seno della costituzione aristocratica. su
bentra la lotta, e se allinteresse del tutto si sostituisce

linte resse di pochi, spingesi il demos a considerare il pro


prio interesse. L oligarchia, che ne nasce, forma de

generata di costituzione, e lo stato si divide in due classi


opposte e nemiche di oppressi e di oppressori. All interna
causa di tralignamento nella costituzione aristocratica
pel disconoscimento dell accordo, che costituisce lideale
greco dello stato , _si sostituisce talora storicamente la con
quista. La parte vincitrice di fronte alla vinta si pone come
fazione oligarchica , ed i rapporti che ne nascono realizzano
il diritto del pi forte. E mentre nella oligarchie. sorta_ per
cause interne , la parte popolare rimane libera. proprietaria
dei fondi, in quella. generata dalla conquista i vinti si tra
sformano in afttatori o livellarii (Mini 0 Sirrs ). Quando
la forza del demos ebbe a svolgersi, o quando questo ebbe co
scienza di essa , preparossi la caduta del principio oligarchico,
e subentr la terza forma di costituzione , la democrazia. Il

principio che fonda laccordo nella aristocrazia, che la


nobilt.- per la sua. posizione sociale la pi adatta ad eser
citare la virt politica ed a diriggere lo stato; ma quando
0 pel tralignamento della schiatta dei nobili o per lo svolgi
mento della intelligenza del demos , questa convinzione vien

12

I dati storici del concetto greco di Stato.

meno , il demos reclama per s il diritto di partecipare al


lesercizio dell autorit dello stato. Il sentimento della pro
pria attitudine al governo nel demos svolgesi pi spesso nelle
popolazioni industriali e commerciali: imperciocch mentre
1 agricoltore ligato stabilmente alle cure dei suoi campi,
merc lattivit industriale e commerciale svolgesi il sentimento
dellunione, ed in questo la cura dei proprii diritti ed inte
ressi. Il pi delle volte 1 interna discordia nella oligarchie
spinge alcuno degli oligarchi a farsi capo del demos: e quan
do questo giunto a migliorare la sua posizione economica
merc la divisione del possesso fondiario e la remissione dei
debiti, torna alle sue antiche occupazioni e si lascia dirigere
dai capi del movimento. Cos sorge la tirannide nel senso
greco. La tirannide, come storico passaggio dalla. oligar
chia allo stabilimento della democrazia, connettesi si fatta
mente allo sviluppo della vita politica in Grecia, che nel set
timo e sesto secolo avanti Cristo essa ebbe una universale
apparizione , e la Storia contrassegna quel tempo come il pe
riodo dei tirarmi. Ci che contrassegna 1 opportunit. storica

della tirannide nel senso greco, 1 incompleta coscienza nel


demos , della sua attitudine al governo; cosicch quando que
sta si ebbe formata la caduta della tirannide ne doveva essere
conseguenza naturale. Tuttavia la tirannide ebbe presto a ca
dere per 1 inuenza degli oligarchi alleati col demos, ed
allora le forze delle classi unite meno alla fondazione di una
democrazia temperata. In quasi tutte le citt. greche fuvvi
un tempo contrassegnato da questa forma di costituzione. Il
carattere della democrazia trovasi nell idea dell eguale par
tecipazione all esercizio dell autorit. dello stato. Ci si fonda
sulla convinzione, che linteresse del tutto non pu essere
meglio garentito che da tutti. Nella democrazia si nel tem
po stesso suddito e reggente e questa doppia qualit. nel

cittadino sol contraddistinta da diversi momenti. La rigo


rosa uguaglianza rispetto alla legge ( dovoy-m), la piena li
bert della parola , 1 attivit. politica, alla quale si annoda

5. 4. Sviluppo storico e carattere delle costituzioni greche.

13

il personale diritto del cittadino greco, integrano il concetto


di una costituzione democratica. Se la partecipazione alla su

prema direzione dello stato avviene secondo il merito (m'r


Eav) la democrazia. legittima e temperata, se essa non
ha alcun riguardo alle distinzioni di capacit e di merito , si
ha la democrazia pura. Nell una trovano un equa e legit
tima soddisfazione gl interessi di tutte le parti, nell altra
prevale il maggior numero, e poich i poveri sono i pi,
prevale 1' interesse di questi, e 1 oppressione dei ricchi. Nel
l apparizione storica della democrazia pura si presenta il con

trapposto assoluto della oligarchia. La scientica trattazione


di queste forme di governo trovasi profondamente in Platone
ed Aristotile (1); dal lato storico qui importa il notare, che

la democrazia determina la rinnovata lotta tra le fazioni (V.


secolo a. (1.). Alla vittoria della parte popolare succedeva una
serie di esigli, ed i cacciati congiuravano in estranea contrada
contro la libert della patria. Veramente l obbrobrioso giu
ramento degli oligarchi: di voler male al popolo, e di
danneggiarlo per quanto pi si potesse (2) non trova
riscontro in un opposto nella democrazia, e la moderazione
nella vittoria contrassegna ed onora la democrazia greca. La
lotta nell' interno dello stato determin il decadimento dello
spirito greco, e 1 egoismo delle Parti sostituito allinteresse
dello stato, 1 arbitrio sostituito alla religiosa venerazione
della legge, 1 intlebolimento del vecchio costume , aprirono
il varco alla nuova tiranuide, che nel 400 a. C. trovasi in

quasi tutti gli stati greci. La generale demoralizzazione pre


par la caduta della Grecia, e le armi di Filippo il Mace
done spensero la splendida apparizione della libert indipen

dente nelle costituzioni greche.


(I) Conf. pi innanzi 55. 19 . 25 , 28 , 88 , 52 0 seggi.
(2) Arist.Pol. V. 7. xc.) f;J 37'1M1 xuxovou; E'o'opm, ami ouhzaw 5 -n 'v sxeu
'
IGOV -

I dati storici del concetto greco di Stato.

g. 5.
Lineamenti generali della costituzione di Sparta.
Licurgo si rappresenta come rinnovatore del vecchio co
stume dorico, e restauratore dellideale armonico nella vita di

stato. Da un lato legoismo e 1 arbitrio dei Re, dall altro


le pretensioni del popolo , avrebbero condotto all abolizione

della monarchia ereditaria come in altre citt greche (Messe


nia, Argo), se Licurgo non fosse giunto a tempo mediante
le sue istituzioni a temperare da una parte la potenza dei Re,
e dall altra ad assicurare al popolo una certa partecipazione
al governo. Licurgo , appoggiandosi allautorit. dell' oracolo, ,
ristabilisce laccordo nei varii elementi dello stato , e pog
giando sulla forza delle tradizioni e dei costumi, d. alle isti
tuzioni spartane quella stabilit, che assicur lo sviluppo della
potenza di Sparta. Vietando le leggi scritte, sforzossi di creare
nel costume la convinzione della santit. ed immutabilit. della
costituzione dello stato, che nellordine obbiettivo realizza il
vecchio concetto della stirpe dorica (conf. sop. g. 3.). Nella
1povm'u (consiglio dei vecchi) cre un organo di tempera
mento intermedio tra la forza dei Re e quella. del demos.
Composto di ventotto membri dell et di sessanta anni, e pre
sieduto dai due Re della stirpe degli Eraclidi , il consiglio dei
vecchi assommava la potest. del governo , cosicch i Re erano
limitati nel loro potere; ed il loro grado per quanto fosse
grande nella dignit, altrettanto era temperato nella forza
politica. Ai cittadini si assicurava nelle adunanze popolari la
partecipazione alla direzione dello stato (lideale greco); ma
il diritto di proposta competeva ai Re ed alla yipvv'l'a, co
sicch il p0polo non poteva che approvare 'o rigettare la pro

posta. In caso contrario l assemblea era sciolta. Diretta ad in


fondere nel costume dei singoli la convinzione che le loro

5. 5. Lineamenti generali della costituzione di Sparta.

15

forze debbono essere esclusivamente rivolte alla forza del tutto,


la costituzione di Licurgo ordin la educazione dei giovani
in pubblici luoghi. Lo stato s interessa n dalla nascita dei
suoi membri, ed i fanciulli deboli sono precipitati dal Taigeto.
A sette anni 1 educazione data pubblicamente ed in comu

ne , e negli esercizii alla ginnastica e nell insegnamento della


musica si preparano i futuri guerrieri, identicati nel sen
timento e nell' azione col supremo interesse dello stato. Per
sino le donne ricevono una educazione virile, poich ogni
sentimento dee essere soppresso, fuori della virt guerriera
e politica. Cos nell organismo delleducazione spartana, es
senzialmente militare, s infondeva il sentimento dellunit. e
dellonore nell esercito , lordine e la disciplina (Bavowc mi

vre:3apXia) (I). Il cittadino completo (By-0109) tale meno che


mediante la nascita, che mediante leducazione come sparta
no. L ultima divisione della cittadinanza spartana sono i ban
chetti comuni (<013ffm) , composti di quindici persone e man
tenuti con la contribuzione individuale dei componenti di essi,
che non erano ligati per vincoli di parentela, ma per libera

scelta. L eguaglianza del possesso fondiario, ed il divieto delle


monete di oro e di argento, dirigevansi a sopprimere l amore _

per le ricchezze e la causa della rottura dell unit e dell ar


monia dello stato.

Sparta nella sua costituzione completamente adatta. a rag


giungere 1 egemonia su tutta la Grecia. La doppia guerra mes
senica , 1 abbassamento della potenza di Argo , 1 organizza
zione della federazione del Peloponneso furono i frutti esterni
della costituzione spartana. Quando Sparta perd 1 egemonia
e subentr la preponderanza ateniese, la sua costituzione era

gi. tralignata. L accresciuta potenza dell eforato di fronte a


'quella dei Re, aveva mutata la temperata aristocrazia spar

tana in una oligarchie. Subentr legoismo e lo smodato amore


(1) Cos si educavano i magistrati dello stato: 1'; we:)apqu poiDn,u.ai rrr:v
'pxovrO; (P1111. Lycurg. O. 30

16

1 dati storici del concetto greco dl Stato.

delle ricchezze, e si realizz il detto dell oracolo: solo la

cupidigia del danaro , e nullaltro sar la ruina di

Sparta (1).
g. 6.
La costituzione di Atene.

Anche in Atene alla caduta della monarchia era succeduta


una aristocrazia, aorzata dalla rigorosa legislazione di Dra
cone (624 a. C.
Ma subentr una lotta tra fazioni oppo
sto , 1 oligarchico. e la democratica, ed una terza che nutriva
il desiderio di una costituzione temperata. Solone con l aiuto
del demos poteva. farsi tiranno , ma egli apparve nella sua
costituzione come restauratore dellarmonia nello stato, da

un lato limitando la potenza degli oligarchi, dallaltro tem


perando la partecipazione del demos alle funzioni dello stato

(594 a. C.

Selene dividendo in quattro classi (lm o

'ria'ilw'm) tutta la cittadinanza, temper la forma democra


tica con un elemento timocratico
Rimasero per le quat

tro <PvMi originarie, ed il consiglio ([30vki) si compose di


quattrocento membri, cento per ognuna delle <DvM (3). Nei
due pi importanti ufcii, l arcontato e lgn-eopago, eran
chiamati solo quelli della classe pi ricca (pentakosiome
(1) 'A QAOXPU/Lfl a'op'rac 6M, duo di 05321.
(2) Vedi Bchs Staatshaush. d. Athener II, p. 30.
(3) Le Qu7.al originarie si rannodano alle tradizioni mitiche. Le quattro
vai rappresentano la riunione di quattro stirpi 0 comuni indipendenti. Non
da pensami ad una antica divisione in caste , poich vi si oppone il ca
rattere del popolo cllcno. Ogni phile dividcsi in tre 0perplur, ed ogni
phratria in trenta 72'm, ed ogni 7E'v05 in trenta famiglie. Cosicch tutta
la cittadinanza ne sarebbe risultata di 10,800 famiglie, come dice anche ,
Senofonte Mem. III, 6, 14: 1'; y.s'v arc'M; tx 7ervwv pwpwv aixum avve'crxs.
L originaria ecstituzione di Atene adunque, come 1 originaria costituzione

-_._

romana, serbava le tracce dun vecchio ordinamento patriarcalo , ed aveva


per base la famiglia. Vedi Hermttnn Lohrbuch der griechischen Staatsal
terthiimel 5. 99. Wachsmuth Ellenische Altertln'imekundc , Niebhur Storia
romana (trad. ital. Pavia 1833 v. II. 'p. 55.). Mommsen Storia romana v.

I. p. 61 (trad. ital. ).

S. 6. La costituzione di Atene.

17

dimmi). Dallaltro lato nelle adunanze popolari (uMdw)


tutti icittadini compiuti iventi anni partecipavano alla p0
test. deliberativa (l). La compiuta e ricca legislazione di Se
lone nei varii rami del diritto rivela l allargamento della sub
biettivit. nella stirpe ionica; ma mentre a Sparta fermasi
stabilmente la costituzione di Licurgo, in Atene la costitu
zione di Selene non giunge a restaurare compiutamente nella
coscienza del popolo l armonia, e durante la stessa vita di
Solon, e malgrado le leggi scritte ed il solenne giuramento,
si rinnov la lotta delle fazioni, e riusc a Pisistrato (560)
di farsi tiranno con 1 aiuto del demos. Il tralig\niento della
casa di Pisistrato di nuovo pose in dubbio la vittoria del
demos, ma un nuovo duce, Clistene (510), riformando la

costituzione, aorz i progressi de l e emento democratico (2).


(1) Il cittadino nelle assemblee non aveva solo il diritto di decidere col
si e col no, come a Sparta , ma la libera parola ed il dritto di proporre.

Wachsmuth Ellenische Alterthr'imsknnde 5. 57.


(2) Sul carattere della riforma di Clistene v hanno tra gli ellenisti die
renti vedute. Chi vede in lui un vecchio oligarco, inteso a riformare la
costituzione nel senso della sua parte , e chi un riformatore puramente de
mocratico. Questa. opinione, che pure la prevalente, ne sembra la pi
giusta. I punti fondamentali della sua riforma costituzionale sono 1 accre
' scimcnto delle kaa da quattro a dieci, laumento delle Naukraric da
quarantotto a cinquanta , e laver fatto dei dipe: , una suddivisione delle
QuMu' (bench in contradizione di ci che afferma Erodoto non sia del tutto
chiarito che ognuna. di questa comprendesse dieci 35,401) 1 elevamento del
numero del consiglio da quattrocento a cinquecento, inne lintroduzione del
1 ostracismo. - Sono estranee per noi le controversie; ma ci si permette. il
notare che il lavoro del Lattes, le riforme di Kleistene ed il giudizio di
Erodoto (pubblicato nellArchivio giuridico. v. VIII. p. 109-- 134)

e pressoch del tutto discorde dalla opinione predominante. Malgrado la


dottrina, con la quale il Lattes sostiene la sua opinione , noi ci permettia
mo osservare, che egli ha del tutto trascurato, che il rapporto delle anti
che file con le fatrie fu sciolto dall accresciuto numero di Clietene. Il
Wachsmuth Ellenische Alterthmsknnde 5. 17 aveva gi. notato, che que
sto , pi che 1 accrescimento delle f ile di). il carattere democratico alla ri
forma di Clistene , rompendola con le vecchie tradizioni di stirpe. Coni". 811

questa riforma oltre al Wachsmllth o. e. specialmente Hermann Lehrbuch


dcr grieehischen Staatsaltcrhiimer 5. 111.

18

I dati storici del concetto greco di Stato.

In questo tempo, o per opera di Clistene, o altrimenti,


indifferente , sostituendosi nell arcontato e negli altri ufcii
dello stato alla scelta la sorte , la pura democrazia fece un
nuovo progresso, e quando dopo le guerre persiane il par
tito oligarchico , sostenuto esternamente dall inuenza spar
tana, fu abbattuto, la pura democrazia apparve completa,
ammettendo tutti i cittadini alle magistrature supreme dello
stato , senza riguardo a nascita o censo. L apparizione di Pe-i
ricle (468 - 429 ) , nuovo tiranno appoggiato al demos,
l ultima e splendida manifestazione della democrazia pura ate
niese
Ma I organismo della democrazia ateniese non
una apparizione passaggiera, ma assume un carattere storico.
Quando essa si temper in mezzo alla lotta delle fazioni, ed
al malvolere di Sparta, serb la riverenza alla legge ed il
sentimento della sovranit dello stato. La stessa democrazia
pura nch non giunse all ultimo grado del suo tralignamento
non fu che 1 applicazione rigorosa del principio dell interesse
del tutto, del quale il migliore custode la totalit dei cit
tadini. Di qui il successivo allargamento della potest delibe
rativa nelle assemblee sul consiglio, e,la rigorosa applicazione
della sorte nella scelta di coloro, che dovevano occupare le
magistrature, e gli ufcii rigorosamente annuali. Nella viva
eloratore
mobile democrazia
il nobile
del
, chelper laateniese
potenzaapparisce
della parola
e percarattere
la coscienza
della sua missione civile muove la moltitudine , che in lui

(1) Pericle fu un grande uomo. Sciogliendo il popolo da certi vincoli, ed


introducendo certi pericolosi mezzi per dominarlo (soldo per intervenire al
1 assemblea ec. ) , egli si valeva della sua. personale inuenza. Egli aveva ,

al dire del Wachamutlx , un puro senso democratico , e riuniva in uno tutte


le virt , che si potevano trovare divise in molti Ateniesi. Ma sparita la sua.

personalit , la sua politica (in contrapposto di quella di Cimone ) diretta


contro Sparta, ed a fondare 1 universale preponderanza ellenica. di Atene ,

non trov un organo pari al suo fondatore. Sciolta la coscienza del demos
dalla religiosa venerazione della legge dalla fratricida. guerra del Peloppo
neso , lutti interni ed esterni si prepararono ad Atene.

5. 6. La costituzione di Atene.

19

riconosce 1' organo vivo del giusto e della legge. Se 1 arte'


della parola degener poi in abuso, e si volse obbrobriosa
mente contro la libert. ed a favore della tirannide, contro
l indipendenza della patria ed a favore della signoria stranie
ra, ci si rannod alla decadenza di tutta quanta la vita gre
ca. Il bel tempo della giovine democrazia ateniese era per
sempre sparito , ed in mezzo alle lotte invidiose di Sparta ed
Atene , perpetue rivali per 1 antitesi delle stirpi e per la
diversit. delle costituzioni, la storia del mondo procede a
nuovi acquisti, ma 1 antico ed armonico carattere ellenico volge
a ruina. Come a Sparta la degenerazione del principio aristo
cratico men alla prepotenza dei ricchi, in Atene la degene
razione del principio democratico men alla prevalenza dei
poveri. Col dispotismo di pochi, qui dispotismo di molti.
Nell interno dei due stati le fazioni vinte cercavano il loro
appoggio nella parte dominatrice dello stato rivale , e come
ai Atene gli oligarchi si appoggiavano a Sparta, cos a Sparta

s aveva una fazione ateniese


A questi fondamenti della vita ellenica ligasi il pensiero
speculativo. E se da un lato il concetto nazionale greco dello
stato apparisce stupendo, dall altro completa nei grandi
scrittori la sua costruzione sistematica. Platone ed Aristo
tile rappresentano il culmine della. speculazione greca in gene
rale, e della. speculazione dello stato in ispecie, cosicch, tra
scurando il periodo posteriore , del periodo precedente sar
discorso in quanto esso, serve d introduzione alla dottrina
dello stato secondo Platone, ed a quella. secondo Ari
stotile.
(I) In armonia, del disegno generale di questo scritto , questi appunti sulle
costituzioni di Sparta ed Atene , e specialmente sulla storia interna della
democrazia ateniese, non potevano riuscire completi , e debbono consultarsi

le stupende opere dellHermann e del Wachsmuth.

II.) Il periodo antecedente a Socrate.

g. 7.
Le sentenze dei sette savii.

Le prime ricerche etiche e politiche in Grecia. trovano la loro


espressione nelle sentenze dei sette savii , non loso, ma

uomini pratici, che nella esperienza della vita, avevano acqui


stato uno elevato sentimento della destinazione dello stato, e
dell ideale armonico, che esso chiamato a realizzare. Viventi

al tempo della lotta del demos contro gli oligarchi, le loro


sentenze intorno alla costituzione dello stato contengono la
convinzione ellenica, che essa dee realizzare l armonia del tut

to, merc lalta sovranit della legge. L ingiuria turba l armo


nia nel tutto, provoca la lotta, dove tanto 1 ingiuriato quanto
chi non stato ingiuriato conduce gl ingiuriatori davanti al
tribunale, ivi la migliore costituzione ( Solone). La rive
renza alla legge il principio dell armonia della costituzio
ne, e dove tutti temono la legge , come il tiranno , ivi il

migliore ordinamento di stato (Biante). La sproporzione nella


ricchezza causa di lotte interne nello stato , la migliore co
stituzione, che le previene, quella dove i cittadini non sono

n del tutto ricchi n del tutto poveri (Talete Larmonia


del tutto sol possibile, dove le parti serbano la loro egua
glianza, e solo il merito e la virt giusticano una legitti
ma prevalenza, la migliore costituzione dunque quella dove
tutti sono eguali, e solo la virt pi alta, ed il vizio
pi basso (Anacarsi In queste ed in altre delle sentenze
dei savii specchiasi il contenuto etico e politico del pensiero
nazionale , in una forma, che Platone ebbe a designare come

5. 8. La scuola ionica.

21

spartana a causa della concisione (1). L' apparizione della poe


sia precede la speculazione nella espressione del concetto na
zionale ellenico dello stato , ed in Platone ed Aristotile tro
vansi citazioni dei poeti in conferma delle loro teoriche.
9'. 8.
La scuola ionica.
La losoa nasce dalla meraviglia (fr 9avpd(uv ), e dal bi

sogno di spiegare la genesi delle cose (106 vmvr yevmS)

Il suo primo indirizzo dunque un indirizzo naturale, ed il


primo periodo della losoa si contrassegna come una filo
sofia della natura. L elemento etico e l elemento poli
tico sono trattati come fusi all'elemento fisico e la spe
culazione assume il carattere di una fisiologia (nel senso lato
ed originario della parola) (8). La scuola ionica, che trova
l essenza fondamentale dell essere nella materia, la pi
spiccata espressione del carattere naturale del primo periodo,
e questa dee riscontrarsi nella speculazione sull etica e sullo
stato. Archelao , spiegando lorigine dell uomo dal punto di
vista naturale, e derivandolo dal fango con gli altri animali,
afferma che le leggi (vpm) e lo stato (W6NS) sorsero con

la scissione dell uomo dagli animali (4). In questo senso il "


giusto (Sila-mv) nel lato senso nazionale ellenico, cio co- .(

me la misura e 1 armonia nello stato (5), non dato dalla


natura (@0016) ma dalla legge (vp.os) (6). Poich nella
(1) Prot. 343.
(2) Arist. Met. I. 2.

3) Conf. Zeller Die Philosophie der Griechen v. 1. p. 2. Hermanu Ge


sehiclxte und System der Platonischen Philosophie p. 140. se.

(4) 0rlg. phil 9.


(5) Conf. sop. 9. 2.
(6) Diog. Luert. II. 16. 741! rd dix.amv alnu nazi ro aizrxpo'v mi Quu, aiMa'r
10,449).

22

Il periodo antecedente a Socrate.

scuola ionica v ha una compiuta mancanza-del movimento


dialettico , si ravvisa anche in queste poche concezioni sul giu
sto e sullo stato un nudo dommatismo.

g. o.
Pitagora e la sua scuola.
L elemento etico , strettamente connesso alla ricerca natura

le nella scuola ionica , trova nella scuola pitagorica. un pi lar


go posto, ma non si distacca compiutamente dall elemento si
co, e la losoa di Pitagora anche essa filosofia della na.
tura
L et. di Pitagora incerta (2), ed controverso
il luogo della sua nascita; ma non si dubita della sua. venuta
in Italia e del fondamento di una scuola, che si estese su

tutta la Magna Grecia, e che esercit una grande inuenza


politica. La losoa di Pitagora , fondata sui numeri, es
senzialmente armonica, e nella misura ed armonia essa espri
l(me il carattere del principio dorico (conf. sop. g. 3.
Poi
Pitagorici tutto numero, cio tutto origina dai numeri. Sul
carattere (li questa dottrina gli storici della losoa non sono
concordi, e mentre per taluni il numero pitagorico non
che la forma dell essere, per altri la stessa sostanza e
la materia delle cose. Il predominio della misura. matematica

od aritmetica, che denisce l'essenza delle cose ( 0i0'a) (3),


e d a tutte cose il carattere universale , indica che in Pi
tagora la chiara. distinzione tra materia e forma non era ve
nuta a coscienza
V hanno dei numeri pari e dei numeri
'(1) Vedi Zeller Dio Philosophie dcr Griechen v. I. p. 235. se.
(2) Zeller o. c. v. I. p. 252. se.
(3) ISI. Meli. I, 5. 516 mi aip:9ydv elvau f-hv oa'zav n'r1favrwy.

(4) Arist. Net. 1, 6. 0; piv yp Hv3ay'pelm pignon- -ra'= 6'vr: Q)au'w lm:
I

-r&v p;3p5p. Vedi Zeller Die Philosophie der Griechen v. I. p. 292 se. Su

questo passo fondasi principalmente il Conte (Storia della losoa v. I.


p. 271) per spiegare la dottrina pitagoriec, senza. dare, a quanto sembra,
il conveniente peso al passo citato in procedente nota.

g. 9. Pitagora e la sua scuola.

23

impari, e dei numeri pari ed impari ad un tempo. Il pari


e 1 impari formano 1 universale parte costitutiva dei numeri
e quindi delle cose. Il numero impari 1 innito , il pari il
nito
I principii dei numeri e quindi delle cose sono or
dinati in una serie risultante di dieci antitesi (2). Poich le
parti fondamentali delle cose sono composte di qualit diffe
renti necessario un vincolo. Il vincolo larmonia,

la quale denita da Filolao: lunit. della variet, e


1 unione della dualit (3). In tutte le cose armonia, ed
ogni numero 1 armonia del pari e dell impari. Il principio
armonico, che domina la dottrina di Pitagora, bench assu

ma in lui il carattere predominante di un indirizzo naturale,


tuttavia adatto alle ricerche etiche e politiche, e nella vita
pratica pot essere usato da lui e dalla sua scuola a restau

rare 1 armonia in mezzo alla lotta, che in quei tempi si era


manifestata tra l oligarchie. ed il demos, e che aveva con
dotte le citt. della Magna Grecia ad una universale demora
_lizzazioue. Nelle istituzioni di Pitagora,'e specialmente nella
sua associazione, predominante lo spirito dellordine e

dellarmonia. Egli, avendo forse prima visitate le citt. di


Sparta. e di Creta, aveva trovato mirabilmente attuato nelle
loro istituzioni il suo concetto armoni00. Non vi ha Etica
distinta in Pitagora, 0 Politica, nel senso della pi progre

dita speculazione greca, ma la virt, che nello stato rea


lizza lEthos, unarmonia (4). Numero ed armonia la giu
(1) I'S. Met. I. 5. Ton? 85 02919,); arozxelx, T(l d'pnov xal f(l spwrv.
Toni-mv di 75 ,u.iv 1rurapacpe'vov, -rd di 'wupov.
(2) Finito , innito (We'pu, '1rupev) _ impari, pari (1repzrro'v, 'pnov) -

uno, pi ( Ev, A530; ) - destro, sinistro ( Ba.v, dpmrepv ) - maseolino ,


femminile ('ppsv, 957W) - quiete, moto (pepaiv, mvopsvov) - retto, curvo
( 263u, zap.zfkcv ) - luce , tenebre f 955 , o'xo'ro; ) - bene , male ( dyzzSov, za
uv) - quadrato, rettangolo (repriymov, irapo'pxr)._Vctli Arist. Mot. I, 5.
(3) le0m. Aritm. (Bck Philol. 61): i'on yp nippom'z eroAv,uiyiwv
i'mm ml 31;;E onvevrwv epOpa.ovi.
(4) Alexander in Diog. VIII, 32: -nv rdps-r-rlv aip,uow'm ehm. Vedi Zel
ler Dio Philosophie der Gricchen v. 1. p. 397.

24

Il periodo antecedente a Socrate.

stizia (quadrato, un numero altrettante volte uguale p:9p.s iodms idee) (1) ed il contracambio (v' dvvzarewovvs)

come il giusto per s (2), quindi anche es'so unarmo


nia. Armonia lo stato come un xuos
Fondando Pi
tagora la sua scuola allo scopo di restaurare il sentimento di
armonia in mezzo alla giovent aristocratica, sforzavasi di
ispirare in essa la venerazione per la legge. Difendere la legge
e far la guerra alla illegalita, questo doveva essere il supre
mo scopo della lega pitagorica (4). Fondata sulla compiuta
comunanza di rapporti (ww 'r fnw (Film) (5), essa do
veva rappresentare 1 ideale dellarmonia dello stato , il cui
assoluto contrapposto l anarchia, il peggior male
La
(1) Arist. M. Mor. I, 1. 05 yop eorw 5memnin, cipl3y.f Zmim; 1170;.
Giorgio Valle. traduco benissimo (Venetiis 1576 p. 270): Nec enim

iustitia est numerus pariter par.


'
(2) Arist. Eth. Nic. V , 5. Anna? 3:' -run nel 75 vivrmurovio'; slvau darli;
Bixawv, Govrsp o l'inaypem E'an'av. Traduco 1 avrmrurowo's con la parola.
contraeambio per serbare il concetto generale del giusto per s (Vedi

Mller v. aivfrvfsrrovo's). Gli antichi tradussero repassio (Vedi [Etln Arist.


ad Nic. Jeanne Argyropolo interpetro , Lugduni 1551), ed anche reta
liatio (Vedi Arist. Mar. Nic. Ioanne Bernardo Feliciano interpotrc, Ve
netiis 1576). 11 Segni tradusse contrappasso. Che 1' avrnrmov90'i non deb
ba riferirsi solo alla pena chiaro dal passo citato di Aristotilo , dove il gin

sto preso nellasua universalit. (ai-ML; ). Vedi Hildenbrand Geschichte


u. Sys. der R. und Staatsphiloeophie V. I. p. 56.
(3) Sulla stupenda voce m'va da consultare lHnmboldt, che deni
sce il cosmo; lordine che regna nelluniverso, luniverso e il

mondo stesso. Questa denizione tratta dal pseudo Aristotile de mun


do: Il cosmo il sistema del cielo e della terra e di tutto le

cose, che vi si trovano (a5rpes e'orl a'o'rnpa opuvo mai 15; xal -r5v
v fori-rais epiexo,uivev aewv); ovvero il cosmo e lordine e la distri

buzione di tutto le cose (1'1 -nm 6'va r'2u n ml BlaxC'Fy-M'4s. Vedi


Humboldt Cosmos. v. I. p. 95, 347. (trad. ital. Venezia 1860. ).
(4) vo'p9: n Bon5)eiv mi ovoy.i:z srehe;zsv. I'SOX. ap. Iamblic. 5. 100, 171 ,
223. Diog. Laert. VIII, 23.
(5) Se tale comunanza di rapporti mcnasse alla comunione dei beni, ed

in qual modo e controverso. Vedi. Hildenbrand Gas. 11. Bys. (I. R. und
Staatsphil. v. I. p. 58. n. 8.

(6) Iamb. 175. an5Ev riva: #21 cv xaxciv aiuoszias.

s. 10. Lo stato ottimo di Ippodamo da Milelo.

25

lega pitagorica estesa su tutta la Magna Grecia cess verso


la ne della lotta del demos contro l oligarchia (1).

g. 10.
Lo stato ottimo di Ippodamo da Mileto.
Tra i seguaci di Pitagora Ippodamo da Mileto, siccome ne
trasmeSso da Aristotile, tent pel primo senza essere uomo
di stato, di ideare una costituzione ottima.
Egli ordin
uno stato di diecimila uomini divisi in tre classi, arteci,
agricoltori, guerrieri. Divise il territorio in tre parti, una
sacra, una pubblica ed una privata. Dalla prima dovevasi
trarre ci che servisse per lareligione , dalla seconda il man
tenimento dei guerrieri, la terza doveva rimanere come pro
priet degli agricoltori. Tent di ordinare il sistema delle leggi
in tre categorie , secondo le cause che producono la contesta.
zione giudiziaria, ingiuria, danno, omicidio. Stabili un

supremo tribunale di appello, composto di vecchi, prescri


vendo che la votazione avvenisse per iscritto in caso di con
danna totale o parziale. I magistrati dovevano essere eletti
dal popolo, e diretti ad aver cura dei cittadini, dei forestieri
e dei pupilli. Dovevansi premiare i cittadini per le utili in
venzioni, e mantenere a spese pubbliche igli di coloro, che
erano morti in guerra. Aristotile tras'cnr gli altri ordina
menti di Ippodamo siccome meno importanti

(1) In rapporto alle relazioni tra i popoli i Pitagorici professavano ele


vati principi. Consigliavano 1 eguaglianza e la giustizia. La. buona. fede dee
dominare i rapporti. Solo la. giustizia giustica la. guerra. Vedi in, generale

Laurent Himtoiro du droit dee gene II. p. 365.


(2) Arist. POI. II. 5. pino; ram p.11 woMrw0,uz'vov ev2xiipno'e' 1*: api aro7m-ghn
si1rlv 'ri; aipor-qn
[3) IS. POl.II. 5. Tal ,usv 03v Aeio'ra xal r ;La'.Mdf1 aE,;dAoya. 7;]; 11
odai.;wu fdsw: nir a"rir. Per la. critica. di Aristotile a. questo progetto
vedi p. innanzi 5. 46.
15

26

Il periodo antecedente a 50t'rate.

g. 11.
L' Etica e lo Stato in Eraclito.

Le scuole anteriori (la ionica, la pitagorica, 1 eleatica)


eransi rivolte immediatamente alla spiegazione dellessere.
Ma il secondo problema della ricerca losoca, come pos
sibile il divenire , rimaneva non tentato. La compiuta uni
t dellessere nella pi semplice espressione naturale (nella
materia) della scuola ionica, nel numero della scuola pita
gorica, e nel puro essere degli Eleatici, non pu spiegare la
moltiplicit delle esistenze, ed il divenire. Questo fu il
compito di Eraclito, il fondatore della losoa del divenire.
Niuna cosa immutabile nel mondo, ma tutto si trova in
un perenne cangiamento. Ninna cosa rimane ci che , ma
passa nel suo contrario. Domina una perpetua antitesi, in
mezzo alla quale si realizza 1 eterno usso, pel quale la cosa
, o meglio diviene. Se ogni' cangiamento il passaggio
di una cosa al suo contrario, il cangiamento appunto il
medium delle antitesi, ed la suprema legge della natura.
Nell antitesi degli opposti la lotta, generatrice e signora

di tutte cose (1). La lotta comprende i dissimili; ma dalla


lotta nasce la bella armonia, che si rivela nella genesi di
tutte cose. Il concetto del bello nell armonia degli op
posti e nel divenire il concetto stupendo di Eraclito,

stupendamente espresso da Aristotile (2). In mezzo all eterno


usso delle cose sensibili e fenomeniche, la conoscenza non

pu in queste consistere, ma dee ricercare 1 universale (3).


(I) Heraclit. in Hippol. Refnt. IX. 9. 11'0'Mp0; civrw [uv 1rarp ea'
ara'.rmv 52' BM|Mi/5 Plut. de le. e. 48. 'Hpaierwos ,u.e'v yip ivrmpvs aro'quov
6vo,uaiCu 7ra.re'pm xa.i Bao'rAs'a nazi mptov mirrw. Prokl. in Tim. 54. a.: 'Hp....
l'kryr oro'Aspos 1ra.r1lp dv-mv.
(2) ISt. Eth. Nicom. VIII. 1. lati Hpu'xkuroi 'r airrlf,ovv cup@pov, la}

in 7;" 3merovfwv liurnv cip/sevizi, xal mir-m. xar i'pw 1ivam.

(3) MM. Mct. I, o.

S. 12. LElica e lo Stato nei Sosti.

27

La solo conoscenza dell universale ha valore. L' applicazione


di questi principii all etica ed allo stato non ci di'usamente
trasmessa, tuttavia dai resti che se ne hanno rivelasi, che
letica e lo stato nel sistema di Eraclito non erano altri
menti spiegati, che nel concetto dell antitesi e della genesi,
cio nel divenire. In mezzo all eterno usso delle cose isin
goli debbono armonizzarsi all' universale cio alla legge del
1 universo e del destino. Il carattere dell azione umana data
dal demone che in lui (1). Nel usso delle apparenze nello.
stato sola necessaria la legge, per la quale il popolo debbe
lottare, come per le sue mura (2). In ci spicca il concetto
nazionale ellenico della sovranit della legge, e spiegasi co
me Eraclito, dominato nella teoria dal principio dell ordine e
dellarmonia, si mostrasse nella vita pratica amico della li
bert (3).

g. 12.
L Etica e lo Stato nei Solisti.

Lapparizione della sofistica nella storia della coltura greca


non una accidentale forma o deviazione del pensiero, ma
si rannoda a tutto lo sviluppo della vita ellenica nella dire
zione pratica e speculativa. Era il tempo, nel quale dopo
le vittorie persiane Atene s era levata ai pi grandi pro
gressi della vita materiale e letteraria, e nel quale la lotta
degli oligarchi col demos aveva menate alla completa supre
mazia dellultimo. Pericle aveva potuto farsi capo del de
mos , sapendo tutti i mezzi, che muovono la moltitudine, e

la fanno devota al suo duce , ed usando l ingegnosa arte di


(1) St0b. Floril. 104, 23. 1']905 atpfy da,u.w.
(2) Fr. 19. in Diog. IX, 2. pai;gw9m xprl f6v dipov imrp vo';wv ers 51pr
rslxeos.

(3) Vedi Zeller Dio Philosophie der Griechcn v. I, p. 590. Hildenbrand


Geschiehte und System der Rechts-und Staatsphilosophie. p. 64. n. 2.

28

Il periodo antecedente a Socrate.

persuadere mediante la parola. Nelle assemblee deliberative e


giudiziarie la moltitudine traevasi al voto al fascino della
parola. dell oratore. Nella vita pratica sorgeva quindi il bi
sogno, per coloro che volgcvansi alle cure di stato, di pos
sedere l arte della parola, che nella forma ornata e splen
dida a'ascina la moltitudine, e la conduce a seguire le vedute
di chi sa usarne. In queste condizioni storiche vivono i so
sti. Dapprima il nome di sofista non ebbe nulla di igno
minioso (l), e davasi a qualunque distinto pensatore, cosicch
non senza ragione Protagora in Platone riporta l origine dei
sosti all origine della coltura. greca
Nell imparziale giu
dizio sul valore e signicato dei sosti deesi distinguere una
doppia direzione , e non mettere in un fascio gli antichi sosti

coi pi recenti. La vita pratica dei sosti decadeva col corrom


persi della vita politica greca, e con la generale demoraliz
zazione, che accompagn la decadenza della democrazia pura (3).
I sosti, vi .i nella vita pratica e politica, avevan bisogno
di raccoglien utto ci che formava il patrimonio del sapere
greco; ma la. oro principale cura era la forma, quindi la
Rettorica com a speciale disciplina dei sosti. Abituarsi a
sostenere va
ente una opinione 0 un interesse non po
teva pi ave;
;o senza un contenuto losoco. La sostica
trov nella
1zione anteriore un puro indirizzo sico, e
lantica los
ella natura non poteva essere sufciente al
suo scopo (1.,
questa esigenza essa fu tratta. dapprima in
una direzione
solutamente negativa e scettica. Gorgia
fu il fondate di questo indirizzo. il principio di Gorgia Non vi ha 1
essere n un non-essere, non un inge
nito n ur generato (infinito e finito), non uno
n molti e posto che potesse esservi qualche cosa di simi

(1) Vedi Hermann Gesch. u. Syst. d. Plat. Phil. v. I. p. 204.


(2) Protag. 816. d.

(8) Vedi Hermanu Gesch. u. Sys. d. Plat. Plxil. p. 204 seg.


(4) Vedi Zellcr Dio Phlosophie der Griechen. v. I. p. 854.

g. 12. L' Etica e lo Stato nei Solisti.

29

gliante , ci non potrebbe essere conosciuto, o anche ammesso


che potesse essere conosciuto, non potrebbe essere espresso
e comunicato (l). Il risultato di questo principio dunque
la negazione dellessere, la negazione del divenire
e del movimento, e la negazione dellobiettiva cono
scenza. Negasi dunque lobbietto naturale. In mezzo a
questa universale ruina salvasi un principio, che era rimasto
sconosciuto nella losoa anteriore, lo spirito (2), e si affer
ma lindirizzo positivo della sostica, disegnato in Prota

gora: luomo di tutte cose la misura; di tutte le


cose, che sono come sono, di tutte le cose che non
sono come non sono (3). Luomo quindi libero di ac
cettare o rigettare le rappresentazioni esterne senza tema di
errare. Il mondo esterno solo un fenomeno (4), quindi tutte
le conoscenze possono essere contemporaneamente vere e false
(1 indifferenza del vero e del falso) (5). Era quindi conse
guente pei sosti il credersi atti a sostenere contemporanea
mente i lati opposti di una quistione
Qui si rivela il
brutto lato dei sosti nellinteresse pratico, vendendo la. pa
rola nell interesse delle parti, e facendo del pensatore una

professione venale, diretta a far danari.


Come rigorosa conseguenza di questi principii la sostica
non poteva riconoscere altro principio dell etica, che 1 egoi
smo del subbietto. Se luomo di tutte cose la misura,
esso sar la misura della sua azione, e quindi del'lecito e
dellillecito, del giusto e dellingiusto. Ma dapprima

i.-.

(1) Pseudo Arist. De Xe_noph. Zen. et Gorg. cap. V.


(2) Qui la sciistica rannodasi ad Anassagora , che aveva gi concepito
il vos, lo spirito del mondo. Ma esso non era lo spirito delluomo.

(3) Plt. Theaet. 152. a. 9m"; yap nou, mivrwv xpmzafwv pirpov 'vElpanrov
rima, -r&v p.2v 6'vfwv al: 3614, fini di l.u; 5v'rwu i; oda Zirrw.
(4) Sotto questo punto di vita Arist. Met. III , 2. disse: 5 yatp ronfm
0awoye'm po'vov qunz ea'1'l.

(5) Arist. Mct. III, 5.


(6) Seneca Epist. 88.: Protagoras ait de omni re in utramque partem
disputari posse ex aequo.

30

Il periodo antecedente a Socrate.

la sostica non disconosce ogni sentimento del bene. La virt


S consiste nella soddisfazione dell interesse individuale, ma que
sto elevato nella forma del bello, che costituisce il concetto

nazionale ellenico

In questa direzione intendesi la lode,

che Aristotile fa a Gorgia per avere espresso il concetto della


virt , enumerandone le specie, e quindi per averla concepita
pi convenevolmente, che quelli, i quali ne davano una de
nizione astratta (2). Ma la virt non 1 interesse egoistico
ed individuale , e si nobiliti pur questo nella forma del bello, il
concetto della prima ne rimane abbassato. Quando 1 intuitiva e
tradizionale coscienza ellenica non ebbe pi forza a corrigere la
rigorosa conseguenza logica dei sosti, la loro dottrina sul

giusto e sullo stato apparve nella sua nudit (3). Il giusto fu


concepito come linteresse del pi forte. Lordine poli
tico, in questa concezione, non pu essere ammesso, che in
quanto soddisfazione dell' interesse del pi forte (4), e lideale
delluomo pel sosta il tiranno, 1 ideale del governo la
tirannia. Il pi forte per conseguenza veramente la mi
sura del giusto, che non quindi dato dalla natura ma
dalla legge (5). Trasimaco conchiudeva rigorosamente,
quando deduceva dai suoi principii che il giusto bene con
veniente pel pi potente e per chi domina, ma danno per
chi ubbidisce e serve (6), ed Ippia dal punto di vista della

(1) Plt. Prot. 349. e. SO. 0s'pi dvi, 'r-v ope'nlv mito'r 1'| Qp'; eivau , mi

5; aculei 5rrcs mini: mi didaiu'xak0v mv-rdv apixtls; PR. Km'Murrov p.2y mie,
1%, si y.-; paivapm 7:. Vedi pure 351. b.
(2) Arist. Poi. I, 5. HoM: yp o?,zewov A:'yeww ci gatp|9pnvfts rais alpe
-rois, d'um'sp lopyiar, rnrv o-rws Epr{o,ut'vwv.
(3) I sosti trattavano 1 etica , come un commerciante od un artece qual

siasi tratta il suo materiale interesse. Vedi Strmpell Dio Geschichte der
praktischen Philosophic der Griechen vor Aristotilcs p. 31.

(4) Plat. ch. I, 388. c. mass. Qny.l yp Ey elmi 1-5 81mm mix dine
n, i 16 ro xptlrrovos E,u,u.Qe'pov.

(5) Plat. Gorg. p. 481 ss. Theaet. 1c7. De lesib- x. 889. 6 61mm
ml fo aiayqpo'v ci; Qc'u, a.Mai vo'py.
(6) Plat. ch. I, 344.

5. 13. In generale.

31

sua scuola aveva ragione di negare alla legge il carattere ob

bligatorio a causa della mutabilit di essa. (l). Il sosta per


conseguente, come uomo pratico e politico, tende a volgere
le istituzioni di stato al proprio interesse, e ad accrescere la

propria forza. Veramente in questa ultima. forma, la sostica


ha meritato il severo biasimo della storia. Il danno che essa
produceva, peggiorando nella giovent la coscienza del giu
sto, spiega 1 amara guerra mossale dai grandi pensatori del
l epoca seguente (2).

III.) Socrate.

g. 13.
In generale.
La dissoluzione dell elevato concetto ellenico della sogge
zione dell individuo alla legge, opera dei sosti, determina
l antitesi della personalit. di Socrate , che nellindirizzo teo
rico e pratico apparisce come restauratore del principio di or
dine, disconosciuto dalla subbiettivit. individuale della sostica,

e dalla. intemperata democrazia ( 3). Socrate per la sua virtuosa


vita e per la sua coraggiosa morte offre alla storia il tipo
(1 una delle pi simpatiche gure, apparse nella-civilt elleni

ca. Nato in Atene (a. 469 a. C.) egli partecip ai dolori della
(1) Xen. Mem. IV, 4, 14.
(2) La. posizione dei sosti in generale giustamente valutata. dallHot
manu , Gesch. un. Syst. der Plat. Phil. v. 1. p. 217. se. Quanto alla. dottri

na sul diritto e sullo stato VC(1 Hildenbrand Gesch. u. Sys. der Bechts-und
Stante philosophic v. I. p. 69. se. I diversi giudizii riassunti trovensi in

Hildenbrand o. c.
(3) Vedi Hildeubrund Gesch. u. Sys. der Rcchts-und Staatsphilosophie 5. 17.

32

Socrate.

sua patria e mostros'si valoroso e forte cittadino, combattendo


a Potidea , a Delio, ad Ampoli, e resistend a11 arbitrio dei

trenta tirarmi ; ma egli non sfugg alla reazione politica, e si


procur numerosi nemici, che nella dottrina di Socrate non ve!
davano l'espressione della pura democrazia, e lo accusarono
come co'rrompitore della giovent e dispregiatore della Religio
ne nazionale (1). Socrate soccombe (a. 399. a. 0.) sotto il peso
delle accuse, e muore eroicamente riutando ogni tentativo
di fuga (2) , per non sottrarsi alla incondizionata obbedienza
alle leggi, dovere di ogni cittadino, anche quando esse siano

applicate da ingiusti magistrati. La morte di Socrate lespres


sione del vecchio carattere e del vecchio costume ellenico, per
quanto diversa fosse la coscienza nazionale dei vecchi tempi
e la coscienza di Socrate. Che egli apparisse come riforma
tore dinanzi alla coscienza ellenica 1 attesta la sua morte, che
non pot essere effetto di odio personale, e se i suoi difett
sori (Senofonte, Platone) si meraviglino come a Socrate
si fosse potuto muovere 1 accusa di corrompitore e di irreli
gioso, ci si spiega dal perch essi misuravano la coscienza
religiosa e politica di Socrate alla stregua della loro coscien
za
A Socrate non pu negarsi il carattere di riformatore
nellindirizzo teorico e pratico; solo la sua riforma dee es
sere valutata in rapporto al carattere storico del popolo gre
cc, nel quale non era possibile 1 apparire di una riforma re

ligiosa, come era. avvenuta nell India (Budda). La religione


ellenica si fattamente connessa allo stato ed alla politica (4) ,
che se Socrate apparve ai suoi concittadini come novatore di re
ligione , in quanto sostituiva al concetto della divinit. nazio
nale un concetto pi elevato, apparve pure come pericoloso
novatore politico, e si spiega come Aristofane nelle sue Nu
(1) Xen. Metri. I, 1, 1.
(2) Plat. Crit. 44. b - d, 44. e. - 46. a.
(3) Xen. Mem. I, 1 , 1.
(4) Su questa connessione conf. Hermann Lehrbuclx der gottesdienstli
chen Alterthmer der Gricchcn 55. 9 , 10.

g. 13. In generale.

33

vole aocoppiasse Socrate ai sosti, che erano stati i suoi eterni


oppositori
V ha certamente un rapporto tra la sostica
e Socrate, ma la personalit di Socrate si nell indirizzo teo
rico come nel pratico determinato pi dall antitesi che dalla
simiglianza coi sosti
Aristofane pretendeva il ritorno
all' incondizionata soggezione dello stato nella. forma imme
diata ed incosciente, Socrate riusciva allo stesso scopo , ma
sotto la forma riessa e della consapevolezza. Mentre nei so
sti la subbiettivit (che era stato il loro pregio) rimaneva
fuori i limiti di ogni certezza obbiettiva, cosicch si riusciva
al puro e vuoto scetticismo, in Socrate la consapevolezza
doveva riuscire alla certezza ed alla conoscenza. In ci lop
posizione teoretica della dottrina di Socrate ai sosti. Il giu
dizio, che in Socrate si manifestassc 1 esigenza del sapere,
come un principio assolutamente astratto stato obbietto di
critica
Che nella sua dottrina questa esigenza fosse assolu
tamente cosciente forse oppugnabile, ma che di fronte alla
assoluta incertezza, che veniva dai solisti posta a capo della

loro dottrina, dovesse in Socrate sorgere un bisogno diret


tamente opposto, quello della certezza cosciente, determi
nato dallo stesso naturale sviluppo della storia della coltura
greca, nella quale Socrate apparisce come creatore di un nuovo
indirizzo
Senofonte lo chiama. autore di una propria

filosofia (afoupys ras q>moaofas), e difatti in lui vi ha


un contenuto nuovo, che non e nell antica filosofia della

natura n nella scuola. scettica. (5).


Il principio della dottrina socratica formulato nel cele

(1) La. rappresentazione delle Nuvole avvenne nel 424. a. C.

(2) Coni. Hermann Ges. und Sys. der Plat. Philosophie v. I. p. 283. s.
Questo profondo conoscitore dell antichit greca ha rilevato esattamente la
posizione storica di Socrate nel suo doppio indirizzo teorico e pratico.

(3) Strmpell Die Geschichte der praktischen Philosophie der Greclxen


vor Aristotiles p. 152.

(4) Zeller Die Philosophie der Griechen v. II. par. 1. p. 75. ss.
(5) Coni. Conti Storia. della. Filosoa v. I. p. 299.
5

36

Socrate.

bre ed antico principio: conosci te stesso. (7w1)9: sau

Sv)

Questo principio assume la forma di una ricerca

in quanto la conoscenza non possibile senza il separare dalle


apparenze ci che assoluto (2). In questa ricerca la sa- _
pienza, la quale appartiene assolutamente alla divinit, e li
mitatamente all uomo (3). L uomo intanto sapiente in
quanto sa di non sapere (4). Cos la vera scienza dell uomo
il sapere di non sapere (5). Ma questo pronunziato non
ha il carattere scettico , impereiocch esso esprime solo il bi
sogno della ricerca, in quanto la conoscenza. si dirige alla
essenza delle cose
In ci si rivela in Socrate limportanza
del metodo, e 1 antichit ha riconosciuto in lui il merito di
avere pel primo applicato in una maniera scientica 1 indu
zione, mediante la quale possibile 1 elevarsi dal particolare
all universale

Qui estraneo il ricordare il carattere del

dialogo socratico, che nella molteplicit dei dati della cono


scenza comune sospendeva la Lricerca elevandosi alla ragione
in forma interrogativa (w 2011?).

5. 14.
Fondamenti generali dell' Etica in Socrate. _
Il concetto dell Ethos nella losoa greca era rimasto pri
ma di Socrate come un dato irriesso ed immediato della co
(1) Questo epigramma. esistente in Delfo aveva. meravigliats. la. coscienza

dei poeti. Vedi in Plutarco fram. del tragico Ion Consol. ad Apollon. p.
116. d. ed Olympiod. ad Aleibiad. p. 201.

75 7n331 cav9:iv ev Ao'yoas ;:.v mi pe'ya


Epyav [1.0'y05 3 Zei:s e1rlo'fa-rm 925m.
(2) Xen. Mem. IV. 2 , 24 se.

(3) Plat. Apol. 28. a. Xen. Mcm. I, 1 , 8.


(4) Socrate in questo senso interpetra 1 oracolo , che lo dichiar il pi

sapiente tra tutti, Plnt. Apol. 24. b.


(5) Zeller Dio Philosophie der Griochen v. II. par. 1. p. 84 es.
(6) Xen. Mem. IV, 6, 1 55.

(7) Arist. Met. XII. 4. Qulnctl. V, 11. 3.

5. M. Fondamenti generali dell Etica in Socrate.

35

scienza nazionale. Fin dove si estendesse lapplicazione della


direzione puramente naturale alle ricerche etiche , gi ci
occorso di notare nei precedenti 5%.; ma la testimonianza
concorde di tutta 1 antichit. (l), e 1 esame dei risultati delle
ricerche naturali ci accertano che letica come ricerca propria
apparisce con Socrate. Anzi la posizione storica di Socrate
rimpetto al lavoro riesso ma. distruttivo dei sosti per ogni
elemento della vita etica dato dalla coscienza nazionale elle
nica, limit le sue ricerche principalmente all etica, trattando
in una maniera subordinata e no ad un certo punto senza
espressa coscienza dell'elemento logico e metasico, che doveva
formarne la base (2). Il principio delletica socratica 1 iden
tificazione della virt nel sapere (3). Questo principio
per Socrate quello che noi diremmo punto di partenza nelle
ricerche etiche, ma come principio vero dell etica mostra in
Socrate una esigenza per un principio universale, che vera
mente rimane mal denito scienticamente nel dialogo socrati
co, ma che completato dal concetto nazionale che poneva nello
stato e nelle sue istituzioni il contenuto dell Ethos. Questa

esigenza in Socrate palese nella forma dialogista in cui si


rivelava nella prima forma linduzione, ma resta incom
piuto 1 universale di fr0nte al particolare , dentro il quale
Socrate si accingeva a coglierlo e denirlo. Ogni virt nel
sapere; ma la virt solo un concetto formale, cio il
modo dellumana attivit. verso il suo scopo , cio il bene.
mestieri per conseguenza la ricerca del suo contenuto, de
nire cio la natura del bene, ed il bene per Socrate il
sapere del bene (4). Quindi 1 antitesi del male identicata
nell opposto del sapere, nellignoranza (paSa) (5). Ci che
(1) Vedi Hermann Ger. u. Syst. der Plat. Phil. v. I, p. 246.
(2) Zeller Dio Philosophie der Gricchen v. II. par. 1. p. 93 se.
(3) Km. Mem. III, 9, 5. - 2'Q)n di al r-};v 8mumadvnv xa; r-hv d'an
fndav vipe-rhv u'oQav sivu. Arist. Eth. Nicom. VI, 13.

(4) ch. Mcm. IV, 5 , 6. o:'av Bi -ro' pa'ym-rov iyalo'v....


(5) Xen. Men. I, 2 , 49 - 50 ed in altri luoghi.

36

Socrate.

cestituisce il bene dato dalle istituzioni dellostato, ma. la

conoscenza di questo dato immediato della vita etica non po


teva essere sufciente per la forma investigatrice del metodo
socratico; cosicch 1 esigenza della ricerca mena ad una nuova
denizione, che veramente il principio etico riesso della
dottrina socratica. Il buono 1 utile: per in quanto una
cosa pu riuscire ad alcuni utile, ad altri nociva, n vi ha
una utilit. generale per tutti, lultima denizione del buono
ci che utile relativamente al soggetto. L utile dun
que il buono per quello a cui utile (1). Questo il
relativismo socratico , che mena direttamente al sistema eu

demonista
Ma la consapevolezza compenetra si fattanien
te ogni principio etico , che nella conoscenza di s stesso
trovasi la vera felicit (25alpow'a) del subietto, poich solo
chi conosce s stesso sa quello che gli conviene (3). Socrate
identic la conoscenza e lazione , e nel difetto di ricerche

psicologiche rimase assolutamente offuscato il concetto del vo


lere. Conoscere s stesso equivale aconoscere la propria
forza (Bvaws), e solo chi conosce s stesso sa ci che fa,
e pu soddisfare ai suoi bisogni
In tutte queste deter
minazioni trovasi uno sforzo non mai interrotto di raggiun

gere il lato universale, che sol colto dal lato formale del
sapere, rimanendo il contenuto di esso in parte nella forma
immediata della coscienza nazionale, in parte nella forma re
lativa dell utile. Socrate non rinnega il concetto nazionale
per cui il buono identico al bello, ed applica listesso

concetto relativo dell utile per 1 uno e per 1 altro (5). Qui
(1) X011. Mem. IV, 6, 8. Td 'pa Qi'MpoV aynlo'v sa'-rw 6'-np 'v JQe'Axpov 1').
(2) Hermann Gesch. u. Sys. der Plat. Phil. v. I. p. 254.
(3) X011. Mem.JV, 2, 25.

(4) Xen. Mcm. IV, 2 , 26. se.


(5) Xen. Mem. IV, 6 , 8, 9. mM'v nari dyn30'v. I Romani traducevano
talvolta con la. parola. honestum, talvolta con la parola bonum et ae

quum. Vedi VOgt Ius naturale aeqnum et bonum v. 1. p. 97 n. 95. Sa


rebbe assai importante un parallelo tra i due concetti nazionali, ma. esso
trascende assolutamente la nostra. ricerca.

5. M. Fondamenti generali dell'Etica in Socrate.

37

veramente a prima vista sembra. che 1 etica di Socrate si ab


bassasse all etica sostica; ma l utile sostico l utile in

dividuale ed egoista, mentre 1 utile socratieo l utile misu


rato alla consapevolezza, e corretto dallEthos positivo,
realizzato nelle istituzioni dello stato.
Che la giustizia fosse una virt dato dal concetto na
zionale ellenico : e poich Socrate aveva identicata ogni virt
col sapere (1), la giustizia come virt si acquista con la co
noscenza. Ma. poich la giustizia, come virt, presuppone la
realizzazione del giusto , egli si arresta alla determinazione
del giusto nel senso subbiettiV0, e denisce il giusto come
ci che legale (conforme alle leggi dello stato)
In
Socrate inne vha una distinzione di suprema importanza
cio quella delle leggi scritte dello stato (vpm w'Mw5) (3),
e delle leggi non scritte date da Dio agli uomini (557901
Ql vpwr)
Ma questa distinzione non deesi troppo allar
gare, in quanto essa debbe essere misurata al principio di

Socrate che identicava il giusto ed il legale, n debbo


intendersi come riconoscimento della legge morale (5), il che
presupporrebbe una chiara distinzione nel dominio etico (m0
rale e diritto), che in Socrate non punto concepibile (6).
(1) Vedi sop. p. 35. n. 3.

(2) Xen. Mcm. IV, 4, 12. 077,141 1p Eyui) -r6 vo',mpov 61mm elvau. Coni.
18. 25.

(3) Xen. Mem. IV, 4, 13.


(4) Xen. Mera. IV, 4, 19.

( 5) Cos il Rossbach Dio Perioden der Rechts-Philosophie p. 11. dice; Le


leggi non scritte di Socrate sono precetti divini, che si riferiscono al
sentimento morale, ed al vincolo , che lega gli uomini alla divinit.
(6) In Socrate non vi ha chiaro. coscienza. della distinzione delle varie for
me del dominio etico (morale , diritto , cc. ); e solo dal punto di vista. del
pensatore moderno pu essa rivelarsi. Sotto questo punto di vista giusta

mente dico il V0igt p. 98. n. 102. Ins naturale cc. Il 8buuov soltanto
una parte del zaM'v zj-ya30'v - soltanto una parte del Bixmov e il vo'prp.av
> api fui); 92mis- -- L Bi ldcnbrand si oppone allopinione di quelli che
considerano Socrate come fondatore del ius naturae o del ius gentnm ,

poich, egli dice, la diversit di ci che dato dalla natura. (0601;) e di

38

Socrate.

Quanto alla serie delle virt etiche, che qui vengono ricor
date solo a modo di enumerazione, trovansi oltre alla giu
stizia (Sinaiouvn), la temperanza (0'00p006vn), la for
tezza (vptt'a), le quali si accordavano con la distinzione

delle virt data dalla coscienza nazionale (conf. sop. Q. 2.) (1).

5.15.
Lo Stato.

Il concetto dello stato elevato nella dottrina di Socrate.


L incondizionata soggezione dellindividuo allo stato , come
fonte dell Ethos, doveva riuscire in Socrate a quella stessa.
quello che dato della sanzione dello stato (vo',u.oi) era gi data, e la dif
ferenza del dritto dail intero dominio etico per Socrate sconosciuta. Hil
denbrand Gesch. u. Sys. dar Bechta-und Staatsphi. p. 90. L' osservazione
giusta. Per se Socrate diceva, che le leggi dello stato erano quelle san
zionate ai cittadini, e prescriventi ci che debbo farsi da essi, e da cui
debbo astenersi, o che quelle date da Dio vengono universalmente osservate

in tutti iluoghi ( -rml; 7 il: qrniu'p Xaipgc nani faf. voy:(opsrovs, Xen. Mem.
IV, 4, 19 ), prescindendo dal concetto denito del ius gentium, pu de

dnrsi che in lui si a'acciasse 1 idea che le forme concreto della vita etica
( famiglia , stato cc. ) avessero una base universale , e si mostrasscro in certi
ordinamenti identici, ed in certi ordinamenti speciali. Che questo concetto
evidentemente afne alla determinazione dei iure. naturalia presso i
Romani rivelasi da se con la considerazione del passo delle Istituzioni 5. 11.
(1, 2). Sed naturalia quidem iure. , quao apud omnes gentos
pera.quue servantur, divina. quadam providentia consttuta
sem per firma atque immutabilia permanent. In questo passo
dee noterai ( in raronto al passo di Senofonte ) specialmente il'concetto del
lidentica osservanza di certo leggi in tutti i luoghi, che anche il con
cetto di Ulpiano e di Gaio nella loro determinazione dei ius gentium .

L. 1. 5. 4. D. De iust. et iur. (1, I). Gai. Ist. I, 1, 5. 1. Socrate spieg


l universalit. delle leggi date da Dio , enumerando ad esempio il comando
di venerare gli Dei, di onorare i genitori, cc. X011. Mem. IV, 4, 20 se.

(1) Lea'esa non una virt speciale ma rientra nella 3maiouy. Ci


chiaro da quanto si detto nella precedente nota. Xen. Mem. IV. 6,
2 - 4. Vedi Voigt l. e. Conf. in generale sulla dottrina etica di Socrate
Striimpell Die Geschichte der praktischen Philosophie der Griechen vor Ari
stoteles.

5. 15. Lo Stato.

39

consapevolezza, che formava il carattere di tutta la sua ri


cerca losoca. Poich il 31'mwv identico al vwy-v, e que
sta identit frutto duna ricerca riessa, spiegasi come il
sacricio della vita in Socrate per non sottrarsi alla sogge
zione delle leggi dello stato ancorch ingiustamente applicate
portasse limpronta di un sacricio consapevole , e non di
un giovine e poetico entusiasmo. Lo stato___ per Socrate una

forma necessaria della vita etica,_e nonne. Prodotta dell 31-.

bitrio._ Lmsoddisfunne del bisogno di una vita socievole


s_ol possibile nello stato: quindi il principio che chi vuole
vivere tra gli uomini deve vivere nello stato o come gover
nante o come governato (1). Riconosce nel popolo, la capa
cit a partecipare ai poteri dello stato, ma questa parteci
pazione non dee essere condizionata a privilegii di nascita od

a capriccio della sorte, ma dee essere frutto del sapere (2).


Il principio della conoscenza di s stesso applicato agli uo
mini politici si risolve nella conoscenza dei mezzi, che me
nano lo stato all asseguiruento del benessere e della felicit.
La virt politica si acquista con 1 educazione , e 1 attivit
losoca dee essere diretta allo stato. Essa dunque un arte
regia (3). In Socrate si affaccia 1 idea che lo stato 1 uomo
in grande, ed applica ad esso il principio della conoscenza
di s stesso, cio della consapevolezza. Lo stato , che non
conosce s stesso non conosce la propria forza, e quindi cor
rerebbe il rischio, combattendo coi pi forti di perdere la
libert
L organismo dello stato, che sul possibile quando
questo non si concepisca come la somma di atomi, ma come
il risultato di un ordinamento, nel quale ciascun individuo
cdsciente della propria missione politica, trovasi nella dot
trina socratica espresso mediante i precetti, dati a colore,
(1) Xeu. Mem. II, 1 , 12.

(2) X011. Mem. III, '7, 9.


(3) X011. Mcm. IV, 2 , 11. cr-rr 1a'rp nm BaznAe'wv _aiim sai xa7\eircu a
me [fs'xm].

(4) Km.

cm. IV.I2, 29.

40

Socrate.

che ambiscono alla vita pubblica, spingendoli ad apprendere

larte di governare (1). Non la cura di s medesimo, ma la


felicit dei popoli lo scopo dei governanti. Questi debbono I
sforzarsi, perch per opera loro i cittadini operino bene, e
raggiungano la felicit (2). Il sentimento dellordine e del
larmonia espresso rilevando la necessit della concordia
nello stato, che il massimo bene politico
Non ad
aspettarsi, che si possa ricostruire 1 intera teorica di Socrate
sullo stato dalle sorgenti che abbiamo; egli accettava l orga
nizzazione dello stato, come era data dalle istituzioni elleni
che. Tuttavia dalle lodi a Sparta (4) si rivela il pensiero,
che in lui predominasse lideale dello stato dorico, che nella
forma immediata realizzava quella incondizionata venerazione
della legge, che Socrate sforzavasi di ristabilire con un la
voro riesso. Un passo di Senofonte accenna alle varie forme
di governo. Distingue il regno dalla tirannide. Ivi i cit
tadini si assoggettano volontariamente alle leggi dello stato
(1 ideale della libert. greca), qui secondo la volont. del prin
cipe. L aristocrazia il governo dove i magistrati si co
stituiscono da quelli che eseguono ci che voluto dalle leggi.
Il concetto di questa forma di governo sol possibile ad ap
prendersi secondo le vedute generali della dottrina socratica,
cio che dovesse governare chi sapesse farlo. L esecuzione di
ci che voluto dalle leggi fare il bene, e ci secondo il
concetto socratico non possibile, se non mediante il sapere.
Quando i magistrati son chiamati secondo il censo si ha la
plutocrazia, e nalmente ove son costituiti da tutti nasce
la democrazia (5).

Il pensiero socratico nella speculazione in generale, ed in


_./'

quella sull etica e sullo stato in particolare segn il nuovo


e splendido indirizzo della losoa greca.

__
..

(i) X61]. Mem. III, I, 2-5, 21. G e 14. IV. 2, 2.

(2) Xen. Mem. III, 2 , 1 scg.


(3) Xen. Mem. IV, 4, 16.
(4) Xen. Mem. IV, 4 , 15.

(5) Xen. Mem. IV, e, 12.

41

IV.) Platone.

5.16.
Idea generale.
Platone (n. 429, m. 348 a. C.) acquist una perfetta co
noscenza delle idee dei suoi tempi, ed ebbe compiuta coscienza
della sua posizione storica e losoca. Nato in Atene, lanno
stesso della morte di Pericle, ed ai tempi di Socrate, rico

nobbe che la sua nascita e Vita nelle condizioni del pi alto


sviluppo della coltura greca erano state favorite dalla fortuna,
poich il suo pensiero filosoco non sarebbesi svolto n in
quella direzione n in quella. ampiezza senza il complesso delle
felici condizioni dei suoi tempi (1). Strettamente legato alla
dottrina socratica, la complet nella sua essenza, ed impront

ad essa il carattere proprio del suo genio losoco. Eredit


dal suo maestro 1 attivit insegnatrice, e scegliendo la for
ma del dialogo mostr linteresse della scienza nella sua
viva realt, e serb alla speculazione il carattere pratico, che
aveva formato il contrassegno della dottrina di Socrate. Men
tre Socrate, di fronte ai sosti, aveva affermato che il sapere
una realt, Platone da. questo pensiero deduce, che 1 ob
bietto del sapere, lidea, una realt. essa stessa, cosicch

sorge in lui 1 esigenza della dottrina delle idee, la quale


forma il lato caratteristico della dottrina platonica, che com
penetra tutte le sue particolari ricerche, quindi anche quelle
generali sull Etica e sullo Stato (2). L obbiettivit. delle idee ,

che si afferma nella teoria platonica, imprime alla sua lo


{1) Lactant. Div. Institt. III, 19. 17: Non dissimile Platonis illud est,
quod aiebat se gratias agere naturae , primum quod homo natus esset po
tins qnam mutnm animal; deindo quod mas patina quam femina : quod Grae- .
cus quam Barbarns; postrcmo quod Atheniensis et temporibus Socratis.

(2) Zeller Die Philosophie der Gricchen. v. 11. part. I. p. 849 se.

42

Platone.

soa il carattere obbiettivo; cosicch in quei sistemi, dove

la doppia categoria dell'obbiettivo e del subbiettivo


presentata dal punto di vista del fondamento dei criterii per
la classicazione generale dei sistemi losoci, Platone il
primo ed il sommo rappresentante della. obbiettivit. nella
speculazione
Ma 1 obbietto di Platone la obbiettivit
del sapere, cosicch in lui completato tutto il contenuto
della coscienza socratica, elevandolo alla costruzione di un

grande sistema. Solo la conoscenza delle idee costituisce

il sapere (vrm'v'), non la rappresentazione sensibile,


che genera lopinione (3621). La rappresentazione sensibile
manca del suo generale criterio, che solo nel sapere, poich ad
essa manca la veduta della necessit della cosa. Lattivit del
subbietto verso 1 idea concepita come impulso innato
dellanima, quindi lEros, che lo sforzo delluomo verso lidea,

la quale ad esso presupp0sta nella forma del bello (mkv).


I varii gradi dellEros sono rispondenti ai varii gradi del
bello , dalla forma alle anime, alle scienze, alla pura bel

lezza. Ma se lEros 1 impulso al sapere, 1 attivit per


raggiungerlo la dialettica, la quale raccogliendo nella
denizione ( dvvaywy'n') e distinguendo nella divisione (3m!
pwm ) eleva alla purezza della nozione, quindi alla conoscenza
dell' essenza delle cose. Nella dialettica trovasi la dottri
na delle idee. Lidea si distingue dal sensibile: essa
1' uno in mezzo alla moltiplicit, 1' essere' in mezzo al dive
nire . la forma universale o il tipo di tutte le cose. Le idee
pure per s (avr m9' avr) trovansi in un luogo supremo,
prive di colore e di corpo, e sola l attivit. intelligibile pu
ad esso clevarsi ( rwo; voms ). Qui l idea qualche cosa
di sostanziale ed indipendente, ed una forza. L ordinamento
della moltiplicit. dell idee nella unit, che costituisce lo sforzo
della dottrina platonica, concepita sotto la forma di un
mondo, dove le idee sono graduate, sino alla pi elevata,
(1) Rossbach Die Perioden der Rechts-Philosophio 5. 1 - 7.

5. 16. idea generale.

43

1 idea del Bene (7/Mv), la quale Dio stesso (1). Quindi


il bene lassoluto essere. Ma di fronte al mondo in
telligibile il sensibile, a quello della realt per s
quello del fenomeno, al mondo delle idee si contrappone
quello delle cose esistenti nello spazio: quindi la materia.
Platone afferma, che le cose sensibili hanno tanto di realt.

per quanto ne tirano dell idea: ma il problema rimane in


lui non sciolto} poich egli non spiega come avviene, che
1 idea dia realt. alle cose, e si arresta al dualismo dell idea
e della materia (2). Manca in Platone il processo, il di

venire. Egli nega alle cose sensibili la vera realt, perch esse
sono nel divenire, e presuppone lo scopo, il divenuto, il

vero essere. Ma come le cose divengono ? La materia lin


denito, il troppo ed il poco; ma come essa tale ? L.
dove si tratta di spiegare il processo e la genesi Platone ri
corre al mito , adatto alla forma ed al pensiero poetico , ma
che rivela il difetto della teoria losoca. Platone non sciolse
il problema eterno della losoa, come possibile il dive
nire. Egli si ferm allessere. Ci per altro non in lui
incapacit, ma espressione della legge storica universale, che
se ad un uomo dato porre il problema, ad altro si spetta
il compito di scioglierlo (3). Il principio del sapere (limitato
in Socrate alletica) si eleva in Platone a principio me
tafisico, ma non diventa principio genetico, ed il sa
pere delle idee offre il carattere di una immediata direzione
del subbietto verso lobbietto, quindi di una intuizione (4).
(1) Intorno al rapporto del aian e dell'dyalv da consultarsi Strm
peli Die Ges. der prak. Phil. der Griechen p. 223. ss.
(2) Sul contenuto della dottrina platonica sulle idee vedi specialmente

lopera citata di Zeller, e poi il Brandis Geschichte der Entwickelung


der gricchischen Philosophie, ed il Ritter Histoire de la Philosophie (trad.
fran.). La fonte principale della teoria delle idee e il dialogo Par rqenides
ed anche De Republica.

(3) Hlldcnbrand Geschichto und System der Rcchts-und Staatsphiloso


phie v. I. p. 103.

(6) Vedi Sthal Storia della losoa del diritto v. 1. p. 7. seg. (trad. itll.).

Platone. -A. I fondamenti ecc.

A. I fondamenti deil Etica e dello Stato

nei primi dialoghi.

g. 17.
_LEtica in generale.
In conformit della esigenza della ricerca platonica (la real
t del sapere compenetrata nella realt della idea) il
principio del sapere , fondamento della dottrina etica di So
crate, diventa in Platone sapere del bene. Il concetto re
lativo del bene in Socrate (conf. sop. Q. 14) vinto con
una serie di ricerche che si elevano alla purezza del bene,
come la suprema idea nell ordinamento del mondo ideale. Nel
possesso del bene la felicit, cio nella conoscenza del
bene come idea, che la vera realt di fronte al non essere
delle rappresentazioni sensibili. L'attivit speculativa la stes
sa che 1 attivit. pratica; e. se nell ordine pratico lidea su
prema il sommo bene, ci che non idea il male.
Nella lotta del subbietto per raggiungere l idealit, come su
premo scopo della sua felicit, il primo indirizzo della vita
etica
Ma questa dottrina sarebbe riuscita al nullismo asce
tico negando ogni valore al mondo sensibile ed alla vita sto
rica, ove non si designasse nellamore una gradazione, ri
spondente alla gradazione dei beni etici. L idea trova. la sua
rappresentazione nel mondo sensibile, e l amore, se ele

vato alla purezza nella direzione verso l idea, serba il suo


valore etico nell armonia delle idee cogli obietti sensibili. La
stessa scienza ed anche 1 arte sono beni di inferiore grado.
Qui l attivit delluomo, che nega ogni forma di asceti
eismo, contrario al carattere ed alla vita del popolo ellenico.
E persino il piacere sensibile, ultimo nella serie dei beni etici,
trova il suo posto nella dottrina etica di Platone, che sfor
(1) Questo indirizzo mostraei nel dialogo T h e a ete t u s .

18. L'Individuo e lo Stato.

"15

zasi di cogliere la natura dell uomo del suo lato armonico (1).
Con questi fondamenti della dottrina etica di Platone si pu
cogliere il suo concetto della virt, che ordine ed armo
nia dellanima, e che il mezzo per raggiungere la feli
cit nelle forme concrete della vita. etica. In Platone , come

in generale nel suo maestro , la dottrina della virt inti


mamente connessa con la vita politica, e questo concetto for
ma il punto di passaggio per la esposizione della sua dottrina
sullo stato.
g. 18.
LIndividuo e lo Stato.

Socrate, riutando di sottrarsi con la fuga all azione della


legge, aveva con la morte ra'ermata la. sua dottrina della
incondizionata sottomissione dellindividuo alle leggi dello stato
(conf. sop. g. 13). Questo stesso pensiero domina tutto il
sistema di Platone, e rivelasi schiettamente in quei primi dia
loghi, nei quali egli trovasi ancora strettamente legato alla
esposizione della dottrina del suo maestro. Era nello interesse
stesso della scuola socratica, che Platone dovesse istituire una

profonda indagine sul rapporto della sottomissione dell'indi


viduo allo stato, anche riguardo all' interesse stesso del sub
bietto. Perocch la sostica, avendo a suo principio l utile

egoista, avrebbe potuto col termine infelice della vita del


maestro
Questa esigenza
additare si
la rivela
ripruova
dapprima
della falsit
nell della
apologia,
sua dottrina
la quale
se da un lato una fonte di ricostruzione della dottrina so
cratica, dall altro rivela il pensiero platonico dal punto stesso
(1) Questo indirizzo trovasi nel Philebus dialogo stupendamente cou
dotto, e che contiene una profonda. critica dei piaceri dagli inmi sino ai
pi elevati. Per la distinzione dei beni vedi specialmente nello stesso dia
logo p. 66. 67.

(2) Hildenbruud Geschichte und System der Rechts-und Staatsphilosophie


v. I. p. 104 se.

Platone. - A. I fondamenti ecc.

della teoria del suo maestro. N il giusto in s, n la legge


son tocchi dalla ingiusta applicazione, ed il subbietto stesso
trova la sua vera soddisfazione nella incondizionata sottomis- -

sione allo stato. Non la forza, non 1 inuenza nel maneg


gio degli affari dello stato ci che forma la felicit. del sub
bietto nello stato, ma la vita giusta. La giustizia adunque
.e non la forza soddisfa allinteresse dello stesso individuo.
E se anche si volesse trovare la forza come il solo mezzo di
sicurezza e di garentia del subbietto, e quindi come la pi
alta soddisfazione della sua esigenza, essa non nell indivi
duo, ma nello stato; quindi anche sotto questo punto di vista

lo stato, come tutto, prevale sugli individui, che ne son


parte. La giustizia adunque il maggior bene per 1 anima,
il maggior male 1 ingiustizia; e la pena come medicina del
l anima un bene. Mentre dunque i sosti affermavano che
la felicit era nella forza, potendo sottrarsi alla pena (coe
rentemente al loro scetticismo teorico e pratico, ed al prin
cipio egoistico della loro etica), in Platone si afferma che la

pena e nell interesse stesso del subbietto, e che quindi il gin


sto vi si sottopone volentieroso (1).

g. 19.
La Scienza e lo Stato, e le forme di costituzione
secondo il Polilcus.
Il Politicus uno dei dialoghi, che appartengono al se
condo periodo dello svolgimento della teoria platonica, e da
(1) Questi concetti risultano dallApologia, Crito e Gorgias. Sul
carattere e svolgimento losoco di questi tre lavori di Platone da con

sultarsi Zellcr c. c. , sul loro rapporto storico Hermann Gcschichte und


System (1. P. Philosophic p.469 scg. Zellcr ha opp0sto allHermsnn,
che lo sviluppo della teoria platonica secondo la sua dottrina presentato
in un modo troppo esteriore. Noi non discordiamo dal Zellcr , ma 1 Her
mann ha il gran merito di aver ssato esattamente il quadro storico, den

tro il quale pu cogliersi poi lo sviluppo losoco ed interiore del sistema


di Platone.

S. 19. La Scienza e lo_ Stato, ecc.

47

il mezzo di interpetrare i grandi dialoghi costruttivi e poli


tici di Platone con Platone stesso. Gi nei dialoghi, che ap
partengono al primo periodo dello sviluppo platonico, Platone
aveva aermato che la scienza la fonte del giusto, com
battendo lopinione che il giusto derivasse dal popolo (1).
Questa esigenza, che in armonia con la teoria idealista,
lo trasse nel Politicus a segnare i rapporti che la scienza
ed i suoi cultori hanno con lo stato. Partendo dal punto di
vista fondamentale della sua teoria, che distingue il sapere
dalla rappresentazione (conf. sop. g. 16), ci divide la
scienza in due specie, le scienze teoriche e le scienze
pratiche (2). La scienza politica ha questi due lati, e la
losoa , che nell' Euthydemus era gi stata disegnata come

arte regia (ii W0Nrmii mi i F5zmkmii 'rxvn) (3), qui con


siderata nella sua direzione al reggimento dello stato. Cosic

ch la scienza politica, mentre si dirige al lato pratico


ha essenzialmente in s 1 elemento teorico, ed anzi 1 anima
di essa appunto la teoria losoca. Mentre dunque la ma
tematica una scienza puramente teorica, e l' archi
tettura una scienza pratica, che in s presuppone la teo

ria (4), la politica una scienza la quale si accosta pi


alle scienze teoriche, che alle pratiche ( una scienza f
mista, secondo il linguaggio losoco moderno Da questa
profonda. concezione della scienza politica segue che luo-l
mo politico uomo di scienza, e che come si pu esser
medico senza esercitare la medicina sopra ammalati, cos si
pu essere uomo politico senza essere reggitore di popoli.
La scienza politica riguarda gli uomini , e 1 uomo politico,
(1) Vedi idialoghi Alcibiades, Protagoras, Euthydemus. Conf.

Hermann Ges. u. Bys. d. Plat. Phil. 1ib. III. cap. 7 ed 8.


(2) POI. 258. o. XE. Tm?rp rovw crvp-rraiaas {arie-ripa; dmu'pi, 1hv pe'v
arpaz-rm-w wpoo2uraiv , 'r-fiv di ,uvov yvaa'wmv. so. "Eorw aou ra) 15; [Lu
rnoripiqs -ris 5M; 5787] 560.
(8) Euthydmx. 291. c.
(4) P0]. 259. e.

-.- _

43

Platone. -A. I fondamenti ecc.

che debbe guidarli, debbe averne perizia. Egli un pastore


di popoli. Poich qui si rivela l esigenza della vocazione
dei sapienti al reggimento dello stato, Platone tratto a
designare le forme di costituzione per rilevare dove tale esi
genza venga soddisfatta, e sia possibile il perfetto uomo po
litico.
Platone accetta la triplice distinzione delle forme di costi
tuzione, monarchia, se il potere nelle mani di un solo ,

oligarchia, se nelle mani di pochi, democrazia se nelle


mani della moltitudine (1). Ma questi tre generi riduconsi a
due; dappoich il potere dei reggitori fondasi sulla violenza ('r
piaiv) e sull arbitrio (rivogi ), ovvero si posa sulla volon
taria soggezione dei soggetti (r miwwv) o sulla legge (vpws).
ln ogni specie di costituzione adunque vi la forma legit
tima e l arbitraria, quindi nella monarchia distinguesi il
regno e la tirannide; nel governo di pochi ('rfv kf7wv 3v
vaursia) laristocrazia e 1 oligarchia, e nel governo di

molti (vi #06 arM'.9v @7416) la democrazia legittima e


la violenta (2). Ma questa triplice distinzione data dalla.
storia delle costituzioni greche (conf. sop. g. 4) non pu
applicarsi allo stato, che soddisfa alla esigenza della idealit,
e quindi chiama i sapienti a capo del governo. Poich que
sti sono sempre pochi, ed in una citt, dice Platone, la scienza

politica si trova o in uno o in pochi, il governo di molti

inconcepibile nello stato ideale 0 stato ottimo. Di fronte


adunque alle varie forme di costituzione ridotte alle due spe
cie di legittime ed arbitrarie lo stato ottimo od
ideale. Lo stato ottimo od ideale, che form pi tardi
1 obbietto del completo e stupendo dialogo wXl'ria, reggesi
per la diretta intuizione dell uomo Sapiente, che ne a capo.
(1) P0]. 276. d. e. 291. c. d. xn. Ap' mi povapX,fa tv aro7tmew v',uiv dp
X;w ieri ,m'aa; HO. Nazi. xn. Kai pur muupxiav 27101 7 a'v, oly,au, -r

i'1ro' 'nw o'h'ywv dwad'7u'ar. so. mi; 5oii; xE. Tpirvv 5 vx'ml '0Nfsf
mix 1'; -ro MQ u; dp><ri, 5na0span'a f0iiv0,uu mhow; so. Halw 7f.

(2) Pol. 292. b.

B. Lo stato ideale. 5. 20. in generale.

49

La legge non bastevole alla perfetta realizzazione dello stato


e della. vita politica: essa lettera morta, e nel concreto
caso dee dominare la veduta subbiettiva del reggitore. Per
questa veduta non arbitraria, poich fondasi sulla necessit
della idea, ed il reggitore sapiente in Platone un re co-l
stituzionale. Se dunque la legislazione uno degli ufcii dello
stato, non il solo, e resta alla veduta personale del reg

gitore (Dpvno'l o ooia) il pi largo campo (1)-Nel dia


logo Politicus adunque trovansi i germi dei due grandi dia
loghi politici, la Repubblica e le leggi; poich nel primo

disegnato lo stato ideale, nel secondo il legittimo (2).


B. Lo stato ideale.

g. 20.
In generale.
Lidea di uno stato ottimo, gi. disegnata nel Politi
cus, trova la sua pi completa e sistematica esposizione nel
dialogo nrowsia. Questa stupenda creazione dello spirito el
lenico raccoglie e rivela il tratto caratteristico della specula
zione di Platone, che concepiva la losoa siccome un gran
tutto, nella direzione logica, etica e politica. Il tema fonda

mentale della Repubblica il giusto e lo stato, in rap- f


porto ai varii lati della vita etica ed alle sue forme con
crete. Il concetto di uno stato perfetto intimamente fuso
al concetto del giusto, cosicch in esso debbe trovarsi la
realizzazione dell' idea della giustizia. La giustizia a
' dunque e lo stato sono idue obbietti della ricerca platonica '
applicata. al singolo ed al tutto; cosicch spiegasi come la

prima esigenza in Platone ssare 1 idea della giustizia, e


(1) P0]. 294. h.
(2) Conf. Hildenbraud Gas. u. Sys. der R. miri Stantsphi. p. 115 - 121.
l

50

Platone. - B. Lo stato ideale.

come esposizione
Alla
la sua trattazione
duna nuova
occupa dottrina
gran parte
sullo
del stato,
suo lavoro
Platone
era tratto da una doppia. esigenza, 1 una storica, 1' altra
losoca. Che: egli fosse spinto a. modicare lo spirito della
costituzione ateniese essenzialmente democratico, il rivela dap
prima il carattere recisamente aristocratico del concetto dello
stato platonico , e dallaltra l aperta riverenza, che ei di

mostra alle istituzioni spartane. Cosicch non ci sembra. me


nomamente da dubitare, come pur si fatto da alcuno, che
nello stato platonico rivelisi predominante lo spirito dorico (2).
E ci a prescindere dalle speciali istituzioni, che chiaramente
Platone ritrae dalla vivente costituzione di Sparta. Platone
pot esser jratto dalle tradizioni della sua famiglia , e forse
dal destino miserevole del suo maestro ad un indirizzo ari
stocratico, che forma il carattere di tutta la sua dottrina
.A

_ _/

politica. L esigenza losoca nello stato ideale laccordo


della sua dottrina delle idee e dellanima nella forma
concreta. dello stato. Lo stato ideale nel suo organismo
disegnato secondo la partizione fondamentale delle attivit.
dellanima, cosicch il fondamento psicologico il punto
centrale, al quale raggruppasi la profonda idea dell uomo e
dello stato, e pel quale svolgesi concordemente quello stupendo
parallelo tra 1 uno e laltro, dove lo stato trattato co
me luomo in grande, e luomo come lo stato in
piccolo. Da questa idea si chiarisce , come lo stato plato
nico non una nuda forma , ma un essere reale e vivente,

un anello tra 1 uomo ed il mondo, il vivente per se


(fogeov ). In tutta la sua teoria Platone mantiene il con
cetto fondamentale ellenico, che il tutto sovrasta alle parti.
ed il suo parallelo tra 1' uomo in grande e luomo in pic
colo non da lui condotto sotto forma di una pura analo

(1) Specialmente tutto il primo libro e nel secondo 357 a. - 367 e.


(2) Vedi sopratutto Hermann Gcschichte und Sys. d. Plat. Phi. n. 27, p.

541. Illldillllrulld Gcs. nnd Sys. d. Iteeliia-nnd Htaatephilosophic 5. 29.

5. 21. Le ricerche preliminari sul giusto.

51

gia, per cui lo stato risulti una pura immagine


chio delluomo individuo , ma viene dedotto dal
fondamentale dell identit di un principio supremo,
alle identiche conclusioni nella doppia forma della

zione dell idea dell uomo ( lo stato e l individuo

o spec
principio
che mena
realizza

Nella tela

sistematica. del dialogo della. Repubblica, nel quale Platone


muove dall idea di giustizia per applicarla prima allo stato
e poi alluomo singolo, e trattare dellorigine, dello scopo,
dellorganizzazione del primo , e della missione del secondo,
si riconoscono le orme di una mente sovrana, che domina

dal pi alto punto di veduta losoca le istituzioni dello stato.


Platone disegna nel suo stato ideale un tipo o modello viven
te, al quale lo stato di fatto debbe accostarsi, bench dovesse
essere nella coscienza dello stesso autore del progetto 1 im
possibilit. della. sua completa realizzazione. Lo sforzo- in Pla
tone di modellare ed educare il cittadino del suo stato, per

ch nella sua vita cooperi allarmonia della vita del tutto,


che solo pu realizzarsi per suo mezzo, determina in lui l'am
pla esposizione, che egli fa del sistema educativo. In ci ve-
ramente egli riproduce sotto forma di una esigenza losofica
la natura storica dello stato greco, che essenzialmente edu
cativo (l).
,

g. 21.
Le ricerche preliminari sul giusto.
Lo stato ideale ' la realizzazione dellidea di giustizia,
e per la sua costruzione scientica mostrasi in Platone il bi

sogno di determinare in che essa consista. In armonia del


(1) Vedi in generale le esposizioni del sistema platonico in Zelle r , B r a n
dis , Bitter, Striimpell ecc. L opera dellHildenbrand , di sopra

citata , d ogni lato compiuta. Conl. anche Rosshach Die Perioden der
Rechts-Philosophie 3'. 4 - 8 e Stahl Storilt della losoa del Diritto (mid
ital.) v. I. p. 1 - 15.

52

"
.

Platone. - B. Lo stato ideale.

metodo dialogistico egli istituisce una profonda. critica sulle


varie vedute, che le teorie losoche del suo tempo presen
tavano. La giustizia non ci che si debbe a ciascuno (1),
non il far bene agli amici, male ai nemici (2), non ci che
conviene al potente (3). Non vi sono varie giustizie dal punto
di vista ideale, n pu parlarsi di una giustizia democratica o ti
rannica
La giustizia una virt ed una sapienza, mentre il
contrario lingiustizia
Quindi l uomo giusto sapiente
e buono (6). La giustizia produce la concordia, lamicizia e
la felicit (7). Essa nella pi alta forma del bello (v 112
mkoz'), che dee amarsi per s (Bi aim') e pei suoi ef
fetti (Sui r yiyvueva) (8). I sosti avevano affermato che
per natura un bene il fare ingiuria agli altri, ma che poi
superando i mali che derivano dall' ingiuria altrui, paresse
utile di stabilire che gli uomini non si recassero pi recipro
che ingiurie. Di qui sorsero leggi e convenzioni (mia?!
mi Evv3ml ), che generarono il legale ed il giusto (vya
#6 mi BMIOV)
Questa veduta in contradizione del prin
cipio originario delletica platonica, e sorge in lui 1 esigenza
di designare il contenuto del giusto. In questa ricerca egli
afferma che la giustizia la stessa nelluomo singolo e nello
stato, e poich lo stato maggiore che 1 uomo singolo,

la giustizia si rivela maggiormente nel primo che nel secon


do. In questa maggiore rivelazione essa diventa pi facile a
(1) De Rep.

. 831 e 332. a.
. 884. a. ss.
(a) De Rep. 339. a.
(4) De Bep. t"!" " 888. e.
(5) De Rep. I. 135. 0. 350. (i. _ - 'r1'1v dmmcav-nv cip:th sivau xar.i Uc@iav,
r-hv di zdnu'av xa.m'av -rs nazi nipunw.
(2) De Bcp.

(6) De Bep. I. 350. c.

'

(7) De Bep. I. 351. (i. -rz'aus yoip fai: il) ys rid1xia aai ,urrn M Mix,zs v
aMlou aps'xu, Ii bi mama'n; Sy.omav mzi 0Jaw- - 354. a. '0 p.v Simone;

in nibm'pw, 5 6'il! '9Ncs.


(8) De Rep. II. 358. a.
(9) De Bep. II. 358. e. 359. a.

s. 22. Origine dello stato e sua organizzazione.

53

cogliersi (1). Qui sorge in Platone il bisogno sistematico di


ssare in un modo scientico 1 origine dello stato, di fronte
alla. dottrina. sostica, che ne faceva un puro prodotto dellar
bitrio.

3. 22.
Origine dello stato e sua organizzazione.
L uomo spinto allo stato, perch non basta. a. s stes
so, ed ha. molteplici bisogni
L impulso dunque al

1 autarehia. spinge i singoli ad un reciproco aiuto, e svol


gendosi in varie direzioni, si rende possibile il proprio com
pletamento. Nelle varie direzioni, per cui si afferma. 1 atti
vit dei singoli , rivelasi la divisione delle varie occupazioni,
e s affaccia l idea della divisione del lavoro, come condizione

necessaria per la. vita. Lo stato adunque non prodotto del-'


1 arbitrio, ma del bisogno umano (i ipevpa xpia)
Lo
stato, che risulta. dall organizzazione dei singoli, ciascuno in

tento ad una data. occupazione o mestiere, ha bisogno di


difesa. e di direzione: dall impulso allauturchia deriva.
adunque il bisogno di una triplice distinzione nello stato, la
quale produce 1 organamento dei singoli nel tutto. Coloro
che son chiamati al lavoro , quei che si addicono alla difesa ,
e quelli che son destinati a reggere lo stato si organizzano
in tre speciali ceti. Lo stato platonico risulta. adunque dal

lorgunamento del ceto dei filosofi, dei guerrieri e dei


lavoratori. Ma la. distinzione fondamentale dei tre ceti non
in Platone solo 1 effetto dell analisi reale dell organamento
(1)De Rep. II. 368. e. SO..... Snmmmim, Qapiv, fo y.v ivdpds vc'x, 'u-n
52 cv M; ')ms aro'Aews; AD. Ha'vv 1a, vi 36;. so. Oilum'n pil{oy aro'M; 2vo's civ
5po's; AD. MeCov, {0.4. su. Iaws folvw 1rkez'm 'v 8mmocrv'vn

v rz; y.g'4w

=.vein x.zl pqmlf xa.fa;zalem


(2) De Rep. II. 369. b. liyvara: roivw, {il 5 {1:}, 0115,05; {7.JI/zpu, =1rez--,
fuyxaivu ai,uiv 'e'naurros mi: ani-ra'pm5, aMa'z oknlv Evduis.
(il) De Rep. II. 369. c.

"\./

5':

Platone. - B. Lo stato ideale.

dello stato, ma della sua Psicologia. Conformemente alla sua


idea fondamentale, che lo stato luomo in grande,

l tratta i varii ceti nello stato come necessariamente dati da


una funzione psicologica. Vha dunque nello stato una psi
che, siccome nei singoli. Nella psiche si distinguono tre
elementi fondamentali: il ragionevole (koyld'rmv ), il co

raggioso ( 9vwxv ) , come la facolt. rispondente in generale


all affetto, ed il sensitivo (vf19vafl'fflv), come tendente
al piacere ed allacquisto del patrimonio (1). Cos alla ra
gione corrispondono nello stato i reggitori (pr'vS)
come ceto di consiglieri (ovlw'fmv 7voS), al corag

gio i guerrieri (rpufw'rrw) come ceto di ausiliarii


(armovpmv yvos), all appetito sensitivo i lavoratori
(2"=WP'YOl mi 31w0110701), come ceto di quaestuarii (xpn
pandmzv 7va) (2). Cos considerato nella sua interna or
ganizzazione lo stato come luomo in grande, appa
recchiata la ricerca sulla essenza delle virt, e specialmente
della giustizia, di cui esso debbe essere lespressione.

g. 23.
Delle quattro virt cardinali, e della giustizia in ispecic.
Nella coscienza nazionale ellenica (conf. sop.
2) trova
vasi la distinzione delle virt in quattro virt cardinali,
sapienza, fortezza, temperanza e giustizia. Questa
stessa. distinzione trovasi in Platone, se non che in lui rive

lasi uno sforzo di elevarsi sul concetto formale della giusti


zia (come misura), dandole un contenuto etico ed attivo.

. La teoria della virt, nel parallelo|tra 1 uomo in grande


e luomo in piccolo, disegnata nella convinzione del
| 1 attivit nel tutto e nelle parti, della quale lo stato debbe

V essere il vivente modello. La sapienza (Qpv'nms o Uoia) la

(1) De Bep. IV. 486. a. se. Tim. 69. c. - 71.


2) De Rep. II. 373. se. III.

5. 23. Delle quattro virt cardinali, e della giustizia in ispecie.

55

virt propria dei reggitori, la fortezza (<v3pel'a) dei guer


rieri, la temperanza (D'wQPOUVH) la virt propria del terzo
stato. Inne la giustizia (Smamdtvv; ) non la virt speciale
di un dato ceto, ma di tutti, cosicch essa diventa il principio
subbiettivo ed immanente, che armonizza ivarii organi dello
stato nellattivit del tutto. Ci che costituisce lidea fonda
mentale della giustizia lattivit. propria di ciascun ceto
(nello stato), di ciascuna facolt della psiche (nelluomo
singolo
Manca al nostro
La giustizia
linguaggio
consiste
una adeguata
nel 'r- ai'
espressione
arpi'r'rlv
di que
sto concetto , e solo lontanamente esso pu essere indicato
con leffettuazione del proprio compito (2). Ciascuno
entro la propria sfera dee agire secondo la propria posizione,
non rompendo i limiti etici assegnati e non invadendo 1 altrui.
Questa posizione limitata data nei ceti dalla loro gerarchia,
e nella psiche individuale dalla gradazione delle varie ia

colt, dalla suprema (la ragione) allinma (il senso


L attuazione del proprio compito nella propria sfera

(il 'i' vii/'100 ffw'r'fv) dunque data dalla natura. (@1019)


nello stato e nelluomo singolo , e produce l attivit- ar
monica del tutto e lattivit armonica della psi
che. La giustizia adunque , secondo Platone, un prin
cipio subbiettivo di ordinee di armonia: essa vive nella pro

porzione tra le varie attivit organiche; e nello stato e nel


lanima, confermati all armonia, si produce la bellezza.
Lingiustizia, come 1 antitesi della giustizia, sta per

conseguenza nella sconnante attivit. dei singoli nello stato


e delle facolt della psiche (il rolwrpruwfv) (3), e se la
(1) Do Rep. Iv. 435 a- 0., 441, 443.

(2) Preferisco il snnm agere della traduzione del Fieino, al sua fa


ce're nel Voigt Ius naturale p. 110. 111. Il suum agere pi interiore
e corrisponde meglio al concetto della giustizia come una virt inter
namente attuosa. Conf. p. seg. n.1.

(3) De Rep. IV. 433. a. fai unirci: 1fpa'rruv xai y.e' okuxpzypovsiv 8mruomin;
i'rl.

56

Platone. - B. Lo stato ideale.

prima. produce la concordia e la felicit nello stato e nei sin


goli, laltra genera la discordia. e la. miseria. In tutta questa teo
ria, bench rimanga nella giustizia. lelemento formale, si affer
ma 1 elemento reale , dato dal contenuto delle altre virt

(sapienza , fortezza , temperanza ) , che si rivelano nel


lesercizio dell attivit nel tutto e nei singoli. La giustizia
dunque non consiste nelle esterne azioni, ma nelle in
terne

Scopo dello stato.


Secondo Platone lo stato dunque una forma concreta e
necessaria della vita etica per la realizzazione della virt. La
virt dei cittadini dunque il supremo scopo dello stato (2),
mediante la quale si raggiunge la felicit del popolo
Poi
che nello stato ciascuno dei tre,ceti costitutivi ha. come ca
\ratteristica una virt speciale, lo stato diretto a rall'ermarla
e svolgerla in armonia alla giustizia, che come forma le
compenetra tutte. Lo stato di Platone, come in generale lo
stato ellenico, quale forma educativa, presenta un alto inte
resse per 1 educazione, i cui istituti sono trattati come isti
tuti dello stato. I fanciulli dei due ceti dominanti apparten
gono mdulla nascita allo stato, e debbono essere pubblica
\/ mente educati nello spirito e nel corpo mediante la mu
sica e la ginnastica. La forma comune di educazione pei
due ceti completata pel ceto dei rettori, che alla musica. ed
alla ginnastica debbono unire laritmetica, la geometria,
1 astrologia, come necessarie per larte della guerra, ed

(1) De Bep. IV. 448. d.--1'; dixafoa'm, aM ci 5pl -rviv Z_,m vrp&irv TI:Y
airrc, oiMa': 1rzpi 'r'iv vrds.

(2) De Bep. VI. 500. a.


(3) De Rep. IV. 420. b. 421. b. se. VII. no. a. VII. 519. e.

g. 24. Scopo dello stato.

57

il cui spirito dee elevarsi dalle forme di educazione prepara


torie sino alla dialettica, la pi alta forma del sapere (1).
Il presupposto losoco dello stato di Platone che i reg
geuti siano filosofi. La speculazione non dee essere disgiunta
dalla pratica, ed il losofo prima di raggiungere la pi alta
perfezione losoca guerriero e magistrato. Il losofo serve.
come medium tra 1 idea del bene e la realt, e la sua vita

debbe essere sacricata tutta allo stato. In lui debbe mancare


ogni interesse particolare, ed il suo solo interesse l interesse dello stato. Quindi soppresso ogni sentimento di famiglia,
e tra i reggitori debbe trovarsi perfetta comunione di donne
e di glioli , e comunanza di beni. Veramente il totale an

nullamento della vita privata in Platone riesce ad un effetto


opposto di quello, che egli proponesi nel suo ideale dello
stato. L armonia che vive nella variet. della vita privata e
pubblica immobilizzata , e lo stato platonico riesce per que
sto riguardo ad un concetto mostruoso. Tolta alla donna la
speciale sfera della vita di famiglia, essa agguagliata al
l uomo , e la sua eduCazione a luipcrfettamentc identica.
Veramente v ha in ci 1 elevazione del concetto attico della
donna sottoposta alla perpetua potest. del m'1pms (2), ma Pla
tone diconosce 1 essenziale di'erenzaposta dalla natura nella
varia missione dei due sessi. La comunanza delle donne e dei
gli, leducazione eguale ai due sessi, la comunione dei beni

(sotto forma idealista e non materialista) rivelano il pensiero


interno dello stato dorico. In fondo adunque il concetto dello
stato ideale in Platone essenzialmente ellenico, e la'erma
egli stesso (3); solo vi un nuovo contenuto. Impcreioceh lel
leno nella sua coscienza nazionale trova la soddisfazione del
(1) Geycr Geschichte und System der Bcchtsphilosophie p. 14.-Sull or
dinamento della educazione in Platone vedi De Rep. II 377. e. se. III. VI, VII.

(2) Conf. Van Den ES Do iure familiarum apud Athenienses p. 35.


(3) De Bcp. V. 470. e. - Di qui il pronunziato platonico , che gli alleni
sono per natura amici (Quiz q>i7m) ed i barbari per natura. nemici (Qau
arerpim ). Vedi De Rep. V. 470. c.
8

58

Platone. -B. Lo stato ideale.

suo ultimo interesse nell'interesse politico, mentre in Pla


. tone si afferma al disopra della vita politica la vita specula
tiva, come necessario presupposto della sua dottrina delle
idee
g. 25.

Le costituzioni.

Allo stato ideale, intimamente compenetrato con la sua


costituzione, che realizza lo stato di giustizia, dee contrap
porsi come antitesi lo stato arbitrario 0 dell ingiustizia.

La costituzione ottima. , disegnata in Platone nel suo mo


dello (2), non ammette altra forma che il regno o 1 ari
stoerazia (3), dappoich chiamando i pi sapienti a reggere
lo stato, essi debbono essere naturalmente pochi. La molti
tudine adunque coerentemente esclusa dalla direzione dello
stato nella sua perfetta costituzione. Lo stato di giustizia si
contrassegna nella attivit armonica dei singoli entro la pro
pria sfera; ora se i limiti della propria attivit. vengono in
franti , la costituzione e lo stato che ne nascono realizzano

1 ingiustizia. La trattazione delle forme illegittime di costi


tuzione di fronte alla costituzione ottima da Platone con
dotta con uno spirito eminentemente positivo , e rivelasi che
la sua speculazione condizionata dalle inuenze dello svolgi
mento storico delle costituzioni greche. Questa trattazione da

un lato concorda con quella gi. disegnata nel Politicus


( conf. sop. Q. 19), dall altro la supera per la profondit. dello
svolgimento organico (4). In Platone una osservazione stu
penda, che le costituzioni non nascono dalle querce o dallei
(1) Vedi Zellcr Die Philosophie der Griechen. v. II. par. 1. p. 591 ss.
(2) nrapa8uypoa-De Rop. V. 472. e. Effigies eivilis reipublicac

detto da Chalcidius in Timaeum p. 75. Vedi Hermann Gcs. u. Sys.

G. mm. mm. p. 543.


(3) De ch. IV. 445. a.
(4) Hildenbrnnd Ges. u. Sys. der Rechts-und Staatsphilosophie 5. 17.

5. 25. Le costituzioni.

59

rupi, ma si fondano essenzialmente sui costumi (l). Plato- l


ne per conseguenza non poteva. disconoscere che variando i '
costumi e le condizioni storiche di un dato popolo la costi
tuzione si cangia e si trasforma (2), e sorgono quelle profonde
osservazioni sulla natura. dei varii cangiamenti. Il punto fon
damentale della divisione delle costituzioni il principio psi
cologico. Se nella psiche alla ragione si sostituisce la. po
tenza affettiva (il coraggio) o il senso, rendesi im
possibile il mi afr01 wp-fr'rlv; similmente nello stato, se alla

direzione del ceto dei sapienti sostituiscesi il ceto dei


guerrieri o quello del terzo stato. Veramente poich il ceto (
dei guerrieri destinato anche esso alla signoria, non una
costituzione assolutamente cattiva dove esso domini solo. La
ripapxia o rmoxpara ( dove predomina la potenza affettiva, il

coraggio) dunque una forma ,iutermedia tra 1 ottimo


stato e lo stato dingiusti2ia.Questo si realizza quando la

terza potenza della psiche, il senso, o ci che lo sostituisce


nella costituzione, il terzo stato, sopraffaccia la direzione delle

potenze superiori e dei ceti pi elevati. Piesentasi dapprima


1 oligarchia, come governo di pochi e ricchi, indi la de
mocrazia come governo della moltitudine e dei poveri, e

nalmente la. tirannide. In fondo questa distinzione era gi.


nel Politicus, come si e gi. osservato, ma qui di fronte

allo stato ottimo trascurato il legittimo, e la tratta


zione assume una pi organica forma, dappoich essa con
dotta nell interesse dei passaggi dall una all altra forma di
costituzione. Il carattere delle varie forme di costituzioni, e
degli uomini che si educano nel suo spirito disegnato con
mano maestra. Predomina nella timarchia (principio carat
(1) De Bep.VIII. 544. ti. so.... i' O? E: dpu; weSev 13 in m'rpa; rs ohrzla;
1A'TVEUDLZI, aiMoxixz {x w 1;31m fen/ v mi; miva, 64' 'v (oersp pNrm-ra.
TM selxuidnrm; un. Odapdzs '9w'y, Eva, o'Akoev, -h' avreiz3w.
(2) Quindi egli afferma che tanti sono i generi di costituzione
(1rokwndw ei'dn) per quanti sonoi generi degli uomini (dvipwm siBr.)

De ch. VIII. 544. d.

60

Platone. - B. Lo stato ideale.

teristieo di Sparta e di Creta) la smodata ambizione ed


il desiderio di contese e di brighe, nell oligarchia 1 in
temperata avidit della ricchezza dei pochi e 1 oppressione
dei poveri: quindi la distinzione in due citt. nemiche. Nella
democrazia prevale la libert (2erepa ), la libera parola
(apnm'a),

la facolt di operare

a piacere (ifwou

v aiM'fi ero:ev 814 m ponefrai). Inne nella tirannide lo


sfrenato arbitrio e la. sfrenata potenza del tiranno.
I mutamenti nelle costituzioni avvengono per le sedizioni
(ov.uas). Dalla aristocrazia (forma dello stato ottimo)

per la legge generale dell' universo , che ogni cosa che nasce
destinata in un certo tempo a perire, nasce la timarchia
o t_im_gcrazia, forma intermedia tra 1 aristocra e Poli
garchia. Dalla timarehia per lo smodato amore delle ric
chezze nasce la oligarchia, e da questa la democrazia
per la insaziabilit degli oligarchi di divenire ricchissimi. Fi
nalmente dalla democrazia nasce la tirannide, come la pri

ma dalla oligarchia; e come 1' oligarchia perdesi per lin


saziabilit delle ricchezze, cos la democrazia per lo smo

dato desiderio di libert. L intemperata libert e nel singolo


e nello stato tramutasi in servit (1). Essa genera la lotta
e la discordia, e la classe oppressa trova un appoggio nella

direzione del tiranno. Platone osserva che la tirannia origina


da una radice tutoria (il frfpd'ra'rm'ns pigri; Questa osserva
zione tratta dalla storia della tirannia greca. Per sembra
che in questa trattazione non debba attribuirsi a Platone il
pensiero, che i eangiamenti nella realt della vita dovessero
seguire una legge storica immutabile; ma che ein volesse di
segnare una legge normale dei cangiamenti dal punto di vi
sta logico ed etico, legge che pel difetto del principio ge

netico in Platone rimane fuori della realt. storica (2).


(1) De Rep. VIII. 56-}. n. '11 yu'p (yazv {Mu)rpia i'omsv mix si; A7w n, i
si; '1uv doukelazv p.rraaika nani idufp ami wo'Au..'.. ig 1'15 axpofairn: sv
TIP4'EG dovm'a Al/un) re acri oZypmraE-rn.
(2) Coni. su questo 5. De Rep. VIII. IX. Per la critica di Aristotile

S. 26. In generale.

61

0. Lo stato legittimo.

g. 26.
In generale.
Come di sopra si gi notato, nel Politicus trovasi dise
gnato un triplice stato: lo stato ottimo, la sua antitesi, cio

lo stato arbitrario, ed un medio stato, lo stato legitti


mo. Platone che aveva nel dialogo wnkweu (conf. gg. prece
denti ) disegnato nei suoi essenziali istituti il primo , con
nettendolo intimamente alla sua dottrina delle idee e della

giustizia, e che per l interesse dei contrarii aveva anche deli


neato il secondo, come il pessimo stato, nel gran dialogo delle
leggi tratta dello stato legittimo (1). Se quindi nello

stato ideale, come: un tentativo di costruzione losoca ed


un esemplare secondo lo stesso detto di Platone (conf.sop.' p.
58. n. 2), domina. incondizionata e direttamente l idea del be
ne merc la mediazione dei loso , e nello stato arbitrario

domina la violenza e la forza (prepotenza di un solo, di


pochi odi molti); nello stato legittimo dee dominare in
condizionata la legge , e dee trovarsi nel suo impero la causa
efciente della volontaria sottomissione dei cittadini allo stato.
Se nello stato arbitrario disegnato lo stato storico del
tempo di Platone, che nella sfrenata licenza della moltitudine
si esauriva con eterno passaggio dalla democrazia pura alla
tirannia, e se nello stato ideale Platone intendeva contrap
alla teoria platonica

sui cangiamenti delle costituzioni conf. pi innanzi

5. 72. -- Conf. anche Hildenbrand. Gas. u. Sys. der B. u. Staatsphi. 5. 27,

Striimpell Ges. der prak. mm. der Grieeheu p. 431 ss.


(1) Sull autenticit di questo dialogo vedi Ilenuann Ges. un. 8ys. der
Platonischcn Philosophic p. 542. su. Le varie opinioni trovansi riassuntd in

Hildenbrand Gesch. und. Sys. der Beehts-und Stautsphilosophic. v. I. p.


\

176. n. 1. E decisivo Aristotilc Poi. II. 6.

62

Platone. - C. Lo stato legittimo.

porre un ideale ottimo per ritrarre con la potenza dei


contrapposti limmagine miserevole del primo, nello stato
legittimo la soddisfazione del vecchio principio, radicato
nella coscienza ellenica, che la legittimit dell imperio
nella volontariet. della sottomissione alla legge. Nello
stato legittimo , come disegnato in Platone, manca lo
sforzo di elevarsi ad un ideale fuori della coscienza nazionale;

esso ha un carattere pi pratico e storico, ed accoglie per


conseguente in un indirizzo positivo le istituzioni, che presen
tavano le citt. greche. La legge dee dominare in questo terzo
stato sia come legge fondamentale (frr0kwl'a, costituzione),
sia come particolare legge amministrativa. (vin)
Essa
dee conciliare i due principii fondamentali dell ordinamento
sociale, lordine e la. libert, e dee assicurare ci che for
ma la. felicit. di uno stato, la pace e l armonia. In questi
concetti, che noi abbiam tratti dalla considerazione comples
siva del gran dialogo delle leggi, mostrasi che il pensiero
fondamentale ed il contenuto di esso da un lato una neces
sit. dello stesso pensiero platonico, disegnato nei tratti ge
nerali nel Politicus , dall altro rivela in Platone un elevato

senso storico, che seppe in esso apprezzare ci che nelle con


dizioni della sua patria aveva bisogno di riforma e ci che
presentava una bont. relativa. Senza il dialogo delle leggi
Platone apparirebbe un uomo incompiuto, vivente fuori della
realt. storica, che nella sua realizzazione non ammette as

soluta perfezione.
Lo stato legittimo e in istretta connessione coi principii
fondamentali delletica platonica e con la sua teoria della
virt. Mentre lo stato ideale ha il suo principio nella giu
stizia, nello stato legittimo la base la. temperanza.
Nell organizzazione di questo manca linteresse che nel pri
mo mena alla distinzione dei ceti; e la temperanza, che
(1) Platone designa. sin dal principio che la. costituzione (1r0rraia)
e le leggi (m',uoz) formano 1 obbietto del suo dialogo. Leg. I. 625. a.

5 27. Lo scopo dello stato nel dialogo delle leggi.

63

nello stato ideale la virt caratteristica del terzo stato, ma

che si trova in tutti, diventa nello stato legittimo la virt


necessaria, perch si realizzi 1 armonia nello stato. Essa
dunque un principio costituzionale, che come virt formale,

trova il suo contenuto nelle altre virt (la sapienza e la


fortezza), non come caratteristiche di ceti, come nello stato
ideale, ma come virt del complesso dei cittadini. Inne la
giustizia, che nel modello dello stato ideale il principio
fondamentale, diventa nel legittimo ci che debbe esser nella
mira ultima dei cittadini, perch lo stato legittimo (lidea
le di secondo grado) si accosti per quanto pi possibile al
lideale assoluto.

g. 27.
Lo scopo dello stato nel dialogo delle leggi.
Il risultato della ricerca sull idea fondamentale dello stato
legittimo in Platone mena a conchiudere, che il suo scopo .(

in generale lo seop_gj9llLsiatmideale e dello stato. el-_.


1cfiiine dei cittadini alla virt (1), mediante
la quale si raggiunge la felicit.
Quindi la cura in Pla
tone di ordinare i pratici mezzi, perch lo scopo educativo
possa essere realizzato. Nel dialogo delle leggi trovasi un'am
pia esposizione dei precetti, perch il cittadino si eduehi alla
virt, e si crei nell animo dei componenti lo stato quel
sentimento dell incondizionata devozione alla patria, che
il carattere proprio del cittadino cileno. Musica e ginnasti
ca, i due mezzi educativi, che Platone aveva accettati nello
stato ideale, qui trovano ampla esposizione, e 1 educazione
assume un carattere di uniformit, che non si ha nello sta
to ottimo , dove nella missione speciale di ciascun ceto
(1) ch. I, 630. e. po'; mmv pnf-fw.
(2) La felicit nella vita della pace ( ev fg ri= epm; 51; ). Leg.VIII,
829 a.

64

Platone. - C. Lo stato legittimo.

si afferma lesigenza di una speciale forma di educazione.


Gli esercizii guerreschi, che nella lotta e nel salto svolgono
le forze del corpo, preparano tutti i cittadini a resistere
alle fatiche della guerra , e svolgono in tutti la virt della
fortezza, che a difesa delle istituzioni politiche, e che

qui in un modo pi conforme alla umana natura ed alla for


ma storica dello stato dee ritrovarsi in tutti i cittadini.
Nemmeno le donne sono escluse da questi esercizii, cosicch
in questo come in altri istituti dello stato legittimo rivelasi
che Platone in questa seconda forma di stato era coerente
ai suoi principii, e non dimenticava lesemplare, che egli

aveva disegnato nel dialogo m'0hreia. Gli ordinamenti per le


ducazione scendono no ai pi minuti particolari, ed essi sono
disegnati evidentemente sulle istituzioni positive delle citt
greche, specialmente di Sparta e di Creta. La temperanza

(nello stato legittimo), come la giustizia (nello stato


ideale), mena alla felicit. della comunanza, e lo scopo edu
cativo dello stato debbe essere 1 alto interesse dell attivit

politica (1).

g. 28.
L impero della legge e la costituzione.
L' essenza della legge Dio, che principio, mezzo e ne
di tutte cose, effettua il giusto secondo natura (2). In con
trapposto del principio di Protagora ( conf. sop. p. 29), Dio
di tutte cose la misura
La legge adunque, supe
riore ai cittadini, e che costituisce larmonia nello stato, in
condizionatamente sovrana, perch superiore all_arbitrio. Men
(1) Sulla educazione vedi Leg. II o VII.
(2) Leg. IV. 716. a. E ,u.iv di; DES.... apx-fiv TE nati fsAev-rhv atal p.e'can f::s

6'v-rwv o'urav-rm i'7(wv einifl. epzlvu nazra'c Q15mv arepnropevo'psv05.


(3) Leg. IV. '716. c. 5 di] 325; wiyv zrafvrwv xpvy,uaifwu ,.L&'T|JOV ai'v 2711 [MM
era mi aro>. piMov, 1)0 ed 71;, di; Qarrw, vfpwrra;.

g. 28. L' impero della legge e la costituzione.

65

tre gli animali irragionevoli sono guidati dall istinto bru


tale, 1 uomo tratto a vivere secondo la legge
L uo
mo, che per s insufciente per natura. (2) , intende che
egli destinato allo stato , ed impara a considerare 1 inte
resse dello stato come il supremo interesse, che in s con
cilia il privato. L interesse comune unisce nello stato men
tre il privato divide
I reggenti dunque sono ministri della
legge (4), e subordinandosi ad essa, servono alla felicit. ed
alla conservazione dello stato, mentre elevandosi violentemente
su di essa ne preparano la ruina. Manca nello stato le
gittimo 1 organo adeguato dell idea, la scienza, e manca il
ceto dei loso, che come mediatori tra 1 idea del bene e lo

stato , reggono secondo 1 idea; e supplisce la legge come un


che divino, al quale si debbe rispetto come il principio di
unit. e di ordine, ed al quale i reggitori sono sottopo
sti
Non possibile non rimanere profondamente presi
dalla meraviglia dinanzi alla elevatezza di questa veduta in
Platone. Nel concetto nazionale ellenico accanto alla incon
dizionata sottomissione alla legge, come esigenza del princi
pio dellordine, la volontariet. di questa sottomissione ,

che costituisce la libert. nel senso greco e la legittimit.

dell imperio dei reggitori. Platone sforzasi di soddisfare lo


socamente a questa esigenza nel suo progetto. La legge quin
di preceduta da proemii, che cercano di generare nell ani
mo dei cittadini la persuasione della opportunit. della legge (6).
L obbedienza alla legge non dee essere solo forzosa, ma li
bera, poich essa legge interiore e creatrice del motivo
(1) Leg. IX. 874. e. - - ai; 'prz vo',zwus iv}paifms olmymziov n'95a'au ami
{iv xa.-rni vo',uaus, i ,u.ediv 3me'pew -r<;v araivny dypmrareuv Supov.
(2) Leg. IX. 875. a. Conf. 801). 5. 22.

(3) Leg. IX. 875. a. fa [Liv 7p xcmiv E,vaei, mi di Z'dzov diamrq rei; ffo7kui.

(4) Leg. IV. 715. <1. 22.


(5) La legge signora dei reggitori (Bea-dm; fva apxo'rrwv). Leg. IV.
715. d.
(6) Nella. forma. legislativa distinguesi dunque la.legge dal suo proemio

(vo'y0; n nazi 7rpcoip.mv fai vo'you). ch. IV. 722. e.

66

Platone. - C. Lo stato legittimo.

( conf. sop. Q. 2). Quindi Platone dice che la legge dee con

ciliare la persuasione e la forza (4r219u': xai pia) (1), Essa


preserivendo ci che bene e ci che male, comanda con

affetto di padre e di madre


Con ci accordato 1 ele
mento coattivo e libero nella sottomissione alla legge dello
stato. Si ad essa sottoposto perch si sa e si vuole esserlo.
Platone aveva gi trattato nei dialoghi Politicus e de Re

publica della teoria delle varie forme di costituzione (conf.

sop. gg. 19, 25), nel dialogo delle leggi v ha tuttavia un nuo
ve punto di veduta. I due principii che nello stato debbono
avere la loro soddisfazione, e che debbono essere accordati
mediante l impero della legge, cio il principio di ordine
e di libert, creano, secondo che 1 uno o l'altro predomini,

due forme fondamentali di governo (rroNveuw MWTPESI), la


monarchia e la democrazia
L esigenza dell ordine
il dispotismo (nel senso greco ed originario della parola);
ora se in una citt. vi eccesso di dispotismo o eccesso

di libert (4) generasi la discordia, e non raggiungesi la


felicit dello stato. Le due antitesi debbono dunque essere
accordate; ed a questo bisogno risponde un governo misto
dell elemento monarchico e democratico. Tale secondo
Platone la costituzione di Sparta (5).
Platone disegna itratti fondamentali di questa costituzio
ne, ed all occasione della ricerca della sua origine, egli pone
un principio, che rivela una direzione eminentemente pratica:
Dio, e con lui la fortuna e le occasioni governano le
umane cose, e vi si aggiunge 1 arte (6). Delle forme
comuni di governo tirannide, regno, oligarchia, demo
(1) 'Leg. Iv. 722. b.
(2) Leg. VIII. 823. a. IX. 819. a.
(3) ch. III. 693- d. [20 1roMrauv oicv #7)TiPE5 8|i0 nvis, {g aiv rri: c2Ma;

7Wove'm M'va al" n: o'pcls M'ym. 701.

(4) Leg. Iv. osa. e.


(6) Leg. IV. 712. d. e.
(6) ch. IV. 709. b. c.

5. 29. La Costituzione mista.

67

crazia , la pi adatta a trasformarsi in una costituzione tem


perata. e legittima secondo Platone la tirannia. La ti
rannia nel senso greco, spogliasi del carattere odioso, quando
si dirige alla libert ed alla garentia del demos. Allora per
l elleno vi ha la generosa tirannide. In secondo luogo viene
il regno, in terzo la oligarchia. La pi difcile ad acco
gliere l elemento della temperanza come principio della co
stituzione loligarchia (l). Il tiranno di Platone, in
tento a fondare una costituzione mista e temperata, designa
il dittatore , che in certe circostanze additato ai popoli co
me'solo mezzo per la loro salvezza.
g. 29
La costituzione mista.
Come realizzata in Platone 1' idea di una costituzione
mista, lontana dai due estremi, il dispotismo e lanar
chia? Nello stelo legittiggmnca_la divisione in ceti;

quindi necessaria dadtfeliase per 1 organizzazione sociale.


Poich il possesso fondiario presupposto in Platone diviso
in egual numero di porzioni inalienabili secondo le famiglie,
che compongono il suo stato , la differenza economica pu
ravvisarsi nella ricchezza mobiliare. Questa differenza presa
come base della organizzazione sociale, distinguendo la cit
tadinanza in quattro classi (2). I limiti estremi, che deter
minano la posizione della cittadinanza nell inma o nella pi
alta classe sono il possesso della porzione fondiaria ed il qua
druplo del valore di essa.
dunque stabilmente ssato il li
mite estremo della povert e della ricchezza. Mentre nello
stato ideale 1 esistenza di una classe di lavoratori (conf.

sop. Q. 22) rendeva inutile la schiavit, nello stato legit

(1) Leg. IV. 709. e. 710 se.


(2) Lag. V. 737. e. ss.

_"\_

68

Platone. -- C. Lo stato legittimo.

timo, dove a ciascuno dato partecipare all amministrazione

dello stato, rendesi necessario lozio nel senso greco (conf.


" sop.
2), e quindi la schiavit ammessa. L autorit dello
stato posta in mano di una magistratura, composta di tren
tasette membri, che abbiano 1 et di cinquantasette a settan
tasette anni. La loro elezione fatta dai capaci di portare
le armi ed altri distinti cittadini. Essi sono sottoposti ad una
triplice elezione: se ne scelgono dapprima trecento, e poscia
in una nuova elezione vengono tra i trecento eletti cento, e tra
questi in una terza risultano magistrati trentasette cittadini,
che abbiano avuti il maggior numero di voti. Accanto a questa
magistratura ponesi un consiglio ( ouk ) composto di trecento
sessanta membri, novanta per ciascuna delle quattro classi.
L elezione determinata in modo che in ciascuna delle quat
_ tro classi vengono eletti centottanta membri, cosicch ne ri
sultano settecento venti eletti. La sorte decide tra questi co
loro che debbono comporre il consiglio. Esso si divide poscia
in dodici commissioni, ciascuna delle quali in ufcio un mese
dell anno
Come guarentigiu suprema dello spirito della
costituzione ordinata un assemblea notturna di cittadini edu
cati alla losoa. Questo nei suoi lineamenti fondamentali

il progetto di costituzione per lo stato legittimo, che


dee realizzare il principio di eguaglianza, pel quale secon

do natura debbe sempre attribuirsi cose eguali ad


esseri ineguali (2). Cos le leggi non saranno dirette alla
utilit ed alla potenza di pochi tiranni o del demos, ma
al giusto. Il modo di elezione, misto di scelta e di sorte,

concilia secondo Platone il principio rigoroso della eguaglianza


degli onori attribuiti ai cittadini senza distinzione di merito,
alla. pi giusta ripartizione di essi secondo la capacit. Come
soddisfatta la esigenza di un governo misto in Platone?
Dal punto di vista dell accordo dell elemento monarchico
(1) Leg. VI. 756. e. es.

(2) Leg. VI. 757, d, 16 non-rei Quiaw ivov a.viooni a'xaiafen do)e'r.

S. 30. L individuo ed i suoi rapporti.

69

e democratico, il modello di Platone e\ inferiore alla costi


tuzione di Sparta, che pure egli aveva considerata come la
realizzazione di quell accordo. Ma Platone d al governo mi
sto il signicato di una costituzione temperata, nella quale
si concilii linteresse della libert e dell ordine, e dove '
1 esercizio del supremo potere dello stato venga assicurato
mediante un elemento elettivo nei pi capaci. Se si consideri
l ultimo risultato, al quale era giunta la democrazia ateniese,
cio che a vegliare allinteresse del tutto solo tutti sono ca
paci, e che, solamente per la impossibilit che tutti coman
dino contemporaneamente, necessario per 1 esercizio del po
tere amministrativo nello stato che vengano determinati certi
cittadini, i quali, chiamati dalla sorte ed annualmente, sod

disfacciano a quel bisogno, non si potr. negare al modello


dello stato legittimo il carattere di una costituzione tem
perata e mista. Ci che differenzia inne questo modello dalla
costituzione di Sparta, e l accosta alla solonica , la divi
sione in classi secondo il censo, aggiungendo cos un ele
mento timocratico ai lineamenti essenzialmente democratici
di essa.

g. 30.
L individuo ed i suoi rapporti.
Il pensiero fondamentale greco, che idiritti dell individuo
sono essenzialmente fusi nello stato, e che nella direzione

legislativa non fa distinguere il diritto pubb ice dal privato


fa trattare irapporti dell ultimo anche nello stato legitti
mMm_, _cfomcr diretta conseguenza dello stato stesso. _
I rapporti di famiglia, di propriet, di obbligazioni sono ri
conosciuti come essenziali rapporti per l organizzazione poli
tica. Quindi il limite assoluto, che lo stato ad essi impone
nella loro cerchia. Cos tutti gl istituti di diritto privato
sono ligati intimamente agli ordini costituzionali, e lo stato

(I;

70

Platone. - C. Lo stato legittimo.

impone matrimonii, limita la propriet, regola il commercio,


non perch l individuo e la famiglia si riconoscano nella sfera
della loro subiettivit, come tale, ma in quanto quei rapporti
costituiscono il tutto dello stato. Cosicch esatta 1 osser
azione dell Hildenbrand , che non vengono garentiti quei
apporti in grazia dell' individuo, ma che viene garentito lin
dividuo in grazia dei rapporti
Nel concetto greco lin
xlividualit personale non ha il suo riconoscimento, e nella
psicologia platonica manca la volont, come la facolt. che
impronta all azione 1 elemento caratteristico ed individuale ,
e che reclama la protezione giuridica nella sfera individuale
del subietto. Nel gran dialogo delle leggi trovansi molteplici
determinazioni che riguardano istituti privati, ed in massima
parte modellati sul diritto attico , ma essi sono cos intima.
mente ligati col progetto di costituzione, che Platone di
segnava nello stato legittimo, che questa stessa inti
ma connessione mostra come ein li delineasse nella veduta
che essi facessero essenzialmente parte degli ordini politici.
Se nello stato legittimo scompariscono gli istituti mostruo
_si_della comunanza delle donne e dei beni, che ligansi
allo stato ideale, ci avviene perch la base dell organiz
zazione sociale nei due stati differente, e non perch si
riconoscesse un diritto individuale di matrimonio o di pro

priet. La parola Zv.ulkwa, che designa in Platone i rapporti


privati (propriet, obbligazioni, testamenti ), indica i rapporti
degli
L esposizione
individui particolare
tra loro, ma
di sol
questi
comeistituti
parti offre
dello un
stato
grande
interesse storico, ma dal punto di vista della nostra tratta
zione, essa pu essere trascurata, senza che il disegno ed il
concetto dello stato legittimo vengano pertanto meno
chiariti.
(1) Hldenbrand Geachichte und Syst. der Bechts-und Staatsphiloaophie

5. 43.
(2) Vedasi 1 ottavo ed undecimo libro Delle leggi.

V.) Aristotile.

Q. 31.
Idea generale.
Aristotile (n. 384, m. 322. a. C.) eredit da suo padre
Nicomaco, che fu medico, 1 amore per le ricerche naturali e
la direzione profondamente osservatrice. Discepolo di Platone
per venti anni, ne acquist lamore per la speculazione, e
si rannod per mezzo di lui alla dottrina socratica, ed al

principio che il sapere sapere della realt. Vissuto


nella corte di re Filippo per educare Alessandro, trasse dalla
viva osservazione del reggimento di un grande stato insegna
menti positivi, che lo spinsero ad un indirizzo pratico nella
sua teoria politica. Uomo di una straordinaria attivit studi
e raccolse le teorie degli antichi pensatori, e le combatt con
isquisita critica dal punto di vista del metodo osservativo. Me
raviglioso pensatore, dal quale molte discipline prendono le
mosse per la loro storia, pose le basi dellanatomia com
parata, e scrisse un libro
mali. Aristotile u dunque 1 uomo completo, e non a me
ravigliare se nella costruzione losoca egli presentasse il si
stema pi perfetto dell antichit. Il difetto della losoa pla
tonica, la mancanza di un principio genetico , che colmi
1 abisso tra le idee e la materia, in Aristotile superato.
Allidea ed alla materia nella teoria di Platone subentra

dunque in Aristotile la materia (UM ), la forma (pop0')


e come medium il movimento (xvnms). Luomo spin
to dalla natura al sapere (1); ora il sapere della realt
(1) Met. I, 1. Ha'vres aiv)pwrm rGI sida'vm dpiyavraz Qcry,

72

Aristotile

non possibile senza spiegare la genesi delle cose (il di


venire), la trasformazione, il movimento. Dee dun
que ricercarsi il principio del movimento ( ap7<;h Iris
m'vf'iows ), senza del quale la trasformazione rimane in
concepibile, e non spiegata la generazione e la corru
zione. Aristotile ha piena coscienza di questa posizione
losoca, e della insufcienza delle scuole anteriori (Pita

gorici, Eleatici, Platone cc.)


Merc il movimento si
pu comporre l antitesi, non sciolta da Platone, tra lidea
e la realt.
La losoa, come scienza della verit (3),
come scienza dei supremi principii, e degli univer

sali (4), chiamata a risolvere il problema. La materia


lessere involuto, il puro essere potenziale (vvoym iv); la

forma 1 essere attuale (vpyem iiv ). La congurazione


dellidea la forma (0'xiuu 'Tl5 iBas)

Ora in quanto

il puro essere potenziale (la materia) determinato allo


svolgimento come essere attuale (forma) si ha il movi
mento, e si spiega la genesi delle cose. La potenza ap
parisce come primo rispetto all atto ( vpyla ), ma ci pura
apparenza, in realt. 1 atto il vero primo
L atto pre
cede la potenza e per la genesi e pel tempo (7). Il movi
mento dunque latto della potenza; 1 atto (vpym)

la potenza nella direzione del movimento (valws m'r


xvrsz) (8). Vi dunque la potenza e latto, e lessere
come risultato del movimento l'uno e l altro (9). Il mo
(1) Mct. I, 6 se.

(2) me. I, 7.
(3) Met. II, 1. Q:Aafqla, e'1ru'rnzn ri; xn9ai'as.

(4) Mct. XI , 1.'1i UG<PI'DL epl aip;(s wurr;r.n n's un.


(5) Met. VII, 3.
(6) Met. IX. 8. Ouvepdv in arpo'rspov eve'pyem. duvapcaci; E'U'Tl.
(7) Met. IX. 8. 7) vz'pyera mai 0iirw psr'pz r'rl; dvvafy.ws xa.rz 7tvsb'zv mi

xpo'vov.'
(B) l\I0t. IX. 6.
(9) Mct. XI, 9. Edfl di -rd piv svepyziga pw'vov, rd di dvva,uu, rd di dvvaip=.n
xa.i vp)iia, rd yl 0"v.

5. 31. Idea generale.

. 73

vimento adunque non fuori delle cose (1). L' energia


spinge al movimento, ed in quanto designa lo scopo (frkos)
vrils'xua
Cosi considerando i due principii foudamen-
tali in s ed in movimento, Aristotile distinse la materia,
la forma, il principio del movimento e lo scopo fi
nale. Poich ogni cosa empirica il risultato di questi
quattro principii, si hanno quattro cause, la materiale, la
formale, la motrice e la finale. Il principio della
trasformazione e del movimento, come potenza in
altro eper altro, e da altro e per altro (3), dunque
il punto di unit. e di accordo tra 1 essere, come materia
o potenza, e lessere come forma; ed il movimento

la loro relazione. Il movimento inne una potenzia


lit, che si dirige alla realt, ma che ancora ligata alla
potenzialit; ed una realt. incompiuta (4). Vha una
doppia specie di potenze, le irrazionali e le razionali
Nelle cose il principio del movimento la natura (6), in tutto
ci che prodotto dallattivit dello spirito il principio del mo
vimento fuori di essa. Ma poich ogni cosa movimento,
ed il principio del movimento la stessa forma, come ener
gia, in essa il punto di accordo tra la natura e lo spirito.
In ogni prodotto della libera attivit. umana dunque la base
naturale, come causa coefciente. I due principii forma e
materia spiegano le cose e le loro relazioni, dappoich ogni
speciale obbietto nel tempo stesso potenza ed atto , atto
rispetto a se, potenza rispetto ad un altro. In questa re
lazione, ed in quanto il movimento nelle cose, ogni cosa

(I) Mct. XI, 9. Oli: i'zrr: di xii/mi: arapa'; fa'a 7rpaiypazra. Conf. Phi. III, 1.
(2) Parola propria di Aristotile, che suona: v s'av-r -rs'hos ixov. Met. XI, 9.

(3) Mct. V. 12. dfxi prefaok; i mwiosas, e'7srzu 3v'vap.r ev fl'pgv, 'Ii
- E'fsfav' di 3 59 Ere'pcu, 1) ai 'repo'v_
(I) Coni. Zellcr Dio Philosophio der Grechen v. II. par. 2. p. 266.
(5) Met. IX , 2. - - 5;cv 'r| nazi HW duvzp.emv, ai pv i'vrovru: 'Aoym, mi

di psn'; M'yov.
' (6) PIIB. III. 1. 1'; 015er ,u="v ea'v apx1'| mvo'rw; xai ,usruokis.
10

7&

Arslolile

movimento , e le esistenze si condizionano reciprocamente


come moventi e mobili, come potenze attive e passi
ve
Ma il movimento presuppone un impulso origina
rio, una pura energia ed una pura forma. L attivit. pura
come forma, spoglia di ogni materiale sostanza; Dio (2),
sommo intelligibile e sommo intelligente (vos mi

von'rv) (3), pensiero del pensiero (vo0iws v6'nms) (4).


Dio adunque 1 eterno vivente, come energia del pensiero
( vo ivs'pyem, Z_',w ), energia Per s ( ivpyemz m9 aiwv

Dio,|

eterno ed ottimo vivente (Cmov Bmv, ipmfrov) (5) m0


vente ed immobile (6). Esso il primo principio di ogni mo
vimento. ristotile dunque si eleva ad un pensiero originario
ed organico, e nel movimento , che spiega le relazioni delle
cose, e che designa gli scopi di esse in quanto divengono ,
trovasi una teleologia interiore ed immanente (7).
Mentre in Platone il problema della conoscenza insufcien
temente sciolto mediante il puro impulso intuitivo , in Ari
stotile, dove il dualismo tra idea e materia, risoluto ,

la conoscenza diventa possibile mediante l applicazione del


pensiero ai particolari. L essere in atto come forma per
s conoscibile, quindi in relazione al subbietto pensante idea
(5309) o ragione (16709 ). Il vero sapere nel sape're degli
universali, che esistono per s. Tuttavia nei particolari, che
esistono solo rispetto ad altro, luniversale pu riconoscersi.
Il particolare il dato dell osservazione e dellesperienza, e
si designa il metodo ricercativo, proprio della losoa aristo
(I) Phis. III. 1.
(2) Met. XII. 6.
(3) Mct. XII , 7.
(4) Met. XII . 9.
(5) Met. XII , 7.
(6) Mct. XII, 7. Phil. III. I.
(7) Il movimento il concetto fondamentale della metasica aristote
lica, ed esso domina come principio supremo tutto il suo sistema. Confron
tisi specialmente il cup. nono del libro undecimo della metasica, ed il li
bro terzo e quinto della sica.

5. 31. Idea generale.

75

telica, nella induzione. Aristotile in conformit. del suo in


dirizzo predilige adunque il metodo induttivo, ma esso
pel principio originario del movimento, che il presup
posto delle cose sensibili), si eleva al processo dialettico. In
ne non senza ragione, che ad Aristotile si attribuisce una
direzione secondo un principio storico: difattile particolarit
di ci che riguarda l uomo , come attivo, trovansi sol nella
storia , e spicgasi come Aristotile nella sua teoria dello stato

facesse gran conto delle istituzioni storiche e positive


Nella classicazione generale delle scienze Aristotile pone,
una prima distinzione tra le teoriche e le pratiche; le
prime hanno'per obbietto la verit, le altre lagire (2).
Questa prima classicazione completata mediante la distin
zione delle scienze teoriche in logica, fisica e matema
tica, e delle pratiche in etica, politica ed economica.
Alle forme e gradi dellessere (logico, fisico ed etico)
risponde adunque una speciale scienza, e tutte si appuntano
alla scienza suprema (la metasica)
Tali sono idelineamenti generali del pensiero aristotelico ,

ligato ad un grande e vivente sistema, che domina lo svi


luppo delle sue ricerche sulle forme concrete della vita etica

(1 individuo , la famiglia , lo stato


(1) Conf. Hildenbrand Gcsch. un. Syst. der Bechts-und Stastsphiloaophia
v. II. p. 254. BOSS)BCII Die Periodcn der Itcchtu-philosophie, che nella par
tizione dei sistemi accetta le categorie generali di idealismo e realismo,
indica Aristotile come il fondatore del realismo.
(2) Mct. II. 1. [e1r'wrpqs] Dimp'rm; piv ynlp 'M; aih'yuz, palmari;

f) pyov.
(3) Su questa classicazione , nella quale gli storici della losoa greca

non sono concordi, vedi Bitter Histoire de la Phil. ancien. IX , 2. Zeller


Die Philosophie der Griechcn v. II. par. 2. p. 123 ss. Conti Storia della lo
soa v. 1. p. 348.

76

Aristotile-A. L Elica ecc.

A. L' Etica e i suoi rapporti con la teoria


dello stato.

g. 32.
Il punto di partenza.
Ogni arte ( fixvn), ogni dottrina (aSoBos), ogni atto
(vrp29) clirigesi al bene (7a36v Il bene adunque costi
tuisce il ne ('I'MS Ma vi ha una gradazione organica di
ni, dominati da un ne supremo. Il ne supremo si ricerca

per s (Si wM' ), i ni inferiori si ricercano come mezzi di


esso (5wl 'r061'0 ). Il ne supremo il sommo ed ottimo bene
( friM; pw'vov). Il ne dell uomo individuo identico a quello
dello stato, ed un bene proprio dell uomo, un bene umano
(v9pw'rrwov d7a96v Poich lo stato condizione suprema
di apparecchio e di conservazione del bene, il ne dello stato
pi perfetto di quello dei singoli. La dottrina etica per con
seguente, il cui obbietto il bene , ha una sostanza politica
(orokmm/oaa)

/ru

Nella ricerca del bene supremo, come obbietto dell azione


(dxpra-rov frch vrpmwuv ya96v), Aristotile muove dal con
senso universale, che lo ripone nella felicit (231m0w'1).
Ma il contenuto della felicit. variamente determinato non
pure dal volgo, ma dai sapienti, e sorge 1 esigenza della cri
tica dei varii principii etici, sul fondamento del famoso as
sioma logico, eh bisogna prendere le mosse dal noto per sa

\
luttuosa (13105 vrokavd'rflS), non nella vita pubblica
([3ios MM'rmi), non nella vita intellettuale (pio; Sewpn

vms Questi sistemi etici segnano una gradazione progres


siva, 1 inmo il primo , che abbassa la vita umana alla
'

(I) Eth. Nicom. I , 1. 2.

(2) Eth. Nicom. I, 4, 5. Apxv /J.v 7p aivro' -nm vapipqv.

'

5. 32. Il punto di partenza

77

vita animalesca. La felicit non consiste nella. sola virt, non _


nelle ricchezze (I), non nelle idee (2).
Sorge quindi in Aristotile 1 esigenza di stabilire in forma
positiva in che consista il bene supremo, come felicit.
La gradazione dei ni, ordinata come architettonica dal ne
supremo, e quindi come una vivente ed immanente teleolo
gin, costituisce il punto di partenza della teoria. Ogni azio
ne (fdel'S) ed ogni arte (ztxvn) ha un proprio ne, al
quale si dirige. Il bene consiste nellazione verso il ne (la

sanit nella medicina, la vittoria nellarte militare Il fine


ottimo (TMS apw'rv) in s perfettissimo, ed tale per ' .
s stesso. In esso la felicit. Per se il bene nell azio
ne, quale e l'azione che costituisce il bene e la felicit.
suprema? Aristotile ricorre alla. sua psicologia. La vita ve
getativa e la sensitiva non sono caratteristiche della vita uma
na. L uomo ha la prima comune con le piante, la seconda
cogli animali. Ci che costituisce la caratteristica della vita
umana la vita dello spirito. Or nello spirito vi ha una dop
pia attivit, luna razionale, laltra irrazionale (3): la
prima diretta ad imperare e pi perfetta, la seconda. desti
, .
nata ad ubbidire @WWWLW_

Mi_dillLs_plQ-ilittiritrrazionale (+61
xn ivm/m mi pi'ifs ami k67ov ). Ora nellesercizio della
attivit razionale la virt; la felic' dell mo dun
r1uc.unaamuawmrfaaljlnlvixas vpyem: zaur
pwhv), e poich le virt sono molte, e 1 attivit diretta

alla virt ottima e finale (+rrlxus vpym m'r 'T'W cipi

d'rnv mi frMw'rd-rnv cipe'rn'v ). L attivit. razionale adunque e


virtuosa il principio correttivo del sistema eudemonistico di
Aristotile. La felicit. non consiste nel basso ed animalesco
piacere, ma nella nobile soddisfazione dello spirito per la sua
(1) Eth. Nicom. I, 5.
(2) Eth. Nicom. I, 6.

(3) Eth. Nicom. I , 7. 14. Bi 5' 'd'rw iipyov dv)pniirov, \lvx,is 5v:'pyszz nani
M')cv, y.-h a'vsu M'7cu.

78

Aristotile. - A. L' Etica ecc.

energia. Niuno prima di Aristotile era stato tratto per. l esi


genza del sistema a rilevare il carattere proprio dell azione
umana. Aristotile costruisce in armonia della sua dottrina
quella stupenda teorica dell imputazione , che forma il con
tenuto del libro terzo dellEtica a Nicomaco.

In tutta questa ricerca sul supremo bene e sulla felicit.


perfetta, non trascurato il rapporto dellindividuo allo
stato. Imperciocch il bene finale (vksmv dvyaSv) dee es

____

sere a s sufciente (a''rapxS) non pure per lindividuo,


ma per la famiglia, per gli amici, per lo stato, poich l'uo
mo per natura un essere politico (1). Questo pensiero
dell autarchia diventa un pensiero fecondo per la costruzio

ne della teorica dello stato, ed in questa parte della trattazione


etica rimandata ad altro luogo (2).
La derivazione del principio etico in Aristotile fatta nella
piena coscienza sistematica. Esso in accordo colla sua Psi
cologia, come gi. si notato, e deriva direttamente dal prin
cipio metasico, nel quale la nozione non fuori delle cose (3).
Da ci deriva che 1 idea del bene e della felicit. nella
stessa attivit. Luomo cos, come principio vivente ed at
tivo, fa a s stesso il proprio bene sulle basi stabilite dalla
natura.

5. 33.
Classicazione e teoria generale delle virt.
Poich la felicit. secondo Aristotile una attivit diretta
alla virt , egli spinto a trattare di questa per meglio rag
giungere la nozione della prima. (4). Egli torna al fondamento
(1) Eth. Nicom. I, 7, 6. mi ' aiirapxn; M'7opev mix. aul-rf,i ;40Vpi 'rfu {wr

dov p.0vni1'r;v, aiMa'r xzi yoveim, nai rz'xvms, mi 1WaMl , xai 3Ms|rai; (pini;
ma) rroran' WEI61) Qo'n 1roM-rncdv 'v3pmros.
(2) Sul contenuto di questo 5. vedi tutto il cap. 7. lib. I. dcll Etica a
Nicomaco.

(3) Vedi Hlldenbrand Gesch. und Syst. der Itcchts-und Staatsphilosophic


v. I. p. 262.

'

(4) Eth. Nicom. I, 13. I. 1-Prrai dicriv 7') elizi,u.evia \|fmx;i e'vipyuz' .<
f..z-r dpe'r7yv ra>.eiav (w,

5. 33. Classicazione e teoria generale delle_virl.

79

psicologico: dee trattarsi della virt e della felicit. pro


pria dell uomo. V ha nella psiche una parte ragionevole ed
una parte irragionevole. Da banda il principio vegetativo,
lelemento privo di ragione, ma capace del suo governo
( bpswrmv aio)zwxv ), e la ragione sono capaci di virt. Vha
una doppia specie di virt: il dirigersi della ragione (1011
0'rmv. 16705) verso il suo obbietto la virt intellettuale
(per Bravonrix'fi), ed il dirigersi dell attivit verso il bene
(ya96v) la virt etica (psr-i \9wi, o semplicemente

fpr'i) (1).Prescindendo dalle virt intellettive , che son


trascurate nella trattazione dell Etica, trattasi ora di desi

gnare la genesie lo sviluppo delle virt etiche (7vwi;


mi H'Emis)
La virt etica non si genera dalla natura

(<Dms ), ma dall Ethos, dal quale trae il nome

Ci che

prodotto dalla natura sottoposto a leggi fatali, come la


caduta di un grave , lasciato libero al proprio peso , e non
vale 1 abitudine: mentre la virt etica Un prodotto della
attivit. dello spirito. La natura fa l uomo capace di gene
rare la virt, 1 abitudine etica la genera. L uomo dunque
diventa virtuoso, operando virtuosamente; cos si diventa

giusto, praticando il giusto, temperante, praticando la


temperanza, forte, praticando la fortezza (4). La virt
dunque un abito (3215) (5).
Ma poich 1 esposizione dell etica (la prima parte della
frrfmw1'rz) non si limita ad una pura teorica (92wpia)
sulla virt, ma esige che si divenga buono, e quindi si
dirige all attivit pratica (arpa-215) (6), dee pure indagarsi
in che essa consiste come abitudine etica (l'24; ). L agire

(1)
{2)
(3)
(4')

Eth.
Etli.
Eth.
Eth.

Nicom.
Nicom.
Nieom.
Nicom.

TuopeSa' fa

I , 13.
II, 1 , I.
II , 1 , 2.
II, 1 , 4. Ciifw di xa. -r p,_v Mura. wpairrcv-rn,

o:6@pom, mf-Qpcvi' r.

(5) Eth. Nicom. II. 4. (i.


(6) Eth. Nicom. II, 2, 1.

alvdpeia, civdpi9.

Mamo:

80

Aristotile. - A. L'Etica ecc.

a norma della retta ragione (mr. frv pSv kyov arpdr


'rw) (1) il presupposto di ogni virt. L agire secondo
la. retta ragione consiste nel tenersi lontano dai limiti estre

mi, 1 eccesso ('frip0kfi) ed il difetto (EXMN/IS ). In ogni


cosa vi ha il troppo (fr arMov), il poco (f 'e'kwrvov) e

1 eguale (fr dov) (2). L eguale il mezzo tra gli estre


mi, leccesso ed il difetto. La. virt anche essa. nel

mezzo. Imperciocch la virt etica consiste nell' affetto


e nellattivit (rep m19n mi vrpels), dove vi anche

l'eccesso, il difetto ed il mezzo (3). Se la virt nel


mezzo, essa. un medio (p.20'67'45)

Molti affetti hanno

i loro estremi, audacia e timidit, p. es., sono gli estre


mi della fortezza; ma. pur ve ne sono quelli nei quali '
inconcepibile il mezzo e l eguale (passioni delittuose, f ur

to , omicidio, adulterio)

Con questa teoria generale

sulla virt, Aristotile organizza. la serie delle virt speciali,


notando il mezzo e gli estremi degli affetti e degli atti.

g. 34.
Teoria della giustizia e del giusto.
Il giusto (Simmv) uno speciale rapporto del buono
(fiYagv ), e come virt o abitudine etica ad essa. rispon
dente si ha la giustizia (3mwviwfn ). La misura e la norma
della giustizia dunque il giusto, ond che Aristotile
elevasi sul concetto formale della giustizia datb da Platone,
dandole un contenuto obiettivo. La giustizia adunque un

abito, mediante il quale coloro che oprano il gin


(i) Eth. Nicom. II, 2, 2.
(2) Eth. Nicom. II, 6, 4.
(3) Eth. Nicom. II, 6, 10. Ae'yw di rhv 3nni,v [pafy]' naif-n; 7ap 2'0'
1npi aS-n ami arpafsm} i'v 3; rmirms sn'iv imepckh xazi 'edns, nazi -rd

pevav.
(4) Eth. Nicom. II, 6, 13.
(5) Eth. Nicom. II, 6. 18.

5. 34. Teoria della giustizia e del giusto.

81

sto sono giusti, lo praticano e lo vogliono (l). Per


in conformit del pensiero ellenico Aristotile d. una doppia
nozione del giusto e della giustizia; della giustizia e del giu
sto, cio, in largo senso, e della giustizia e del giusto in
senso stretto. Poich il giusto dato dalla legge (vy-S),
la quale esaurisce tutto il dominio etico , esso in tal rap
porto universale, e la giustizia che vi si riferisce la giu
stizia in senso lato, non come una speciale virt, ma come

\la virt totale. La legge dunque la misura obbiettiva della


giustizia in largo senso. Il giusto in s. 1. dunque ci
che posto dalla legge, il legale (vwy-Ov); ed in quanto
in ogni cosa vi il troppo ed il poco, ed il mezzo come
eguale (idov), il giusto anche esso 1' eguale (2). L op
posto del giusto, lingiusto, per conseguenza 1 illegale e
1 inegu a1e (3). Veramente Aristotile, in conformit. di quanto
si propone in principio della sua esposizione sulla giustizia e
sul giusto (Eth. Nicom. V, 1, 1), avrebbe dovuto spiegare
in che consiste il mezzo del giusto ed il medio della giu
stizia, disegnando gli estremi. Ma per quanto la nozione del
giusto e della giustizia in senso lato non sia da Aristo
tile determinata nei particolari, come osserva il Voigt (4),
non pare che nel suo pensiero rimanesse del tutto trascurato
ci che formava il suo primo proponimento, e che derivava

(1) Eth. NicOm. V, 1, 3. Opzuev 511 1ra'vras T;|v rommv w Boqu,ua'vous a'
yew dmarwv'vm, dQ1; 'pazz-rmoi TI:IU dmm'm rivi, nazi aQ-ri; dma.roarpayom
ami oMvrnu Tzi. distanza.

(2) Eth. Nicom. V, 1 , 8. rei pev dixaucw ni'pa: f6 v6,u.z,u.av, xa.i -ra' icov.
(3) Eth. Nicom. V, 1, 8. H) 3 video 15 apaivop0v, mi mi o'c'm70I. Sull' intero
passo conf. Trcndclcnburg Historischc Bcitriige sur philosophie V. II. p.
354. Trendelenburg giustamente osserva, che mentre nel giusto Ari
stotile aveva in questo passo notato il legale e leguale (ve)u,;os , i'vos ),
nell ingiusto v ha una triplice determinazione l illegale (16 nrapaivopov),
loccedente (wkscvsa), e lincgualc (r5 ai'vmov), e eonclriudc chela
nrMonf_,a uno speciale rapporto dell'vwov, come 1 ingiusto consistente
nel vantaggio maggiore di quel che si debbe.
(4) Ius naturale, bonum et aequum v. I. p. 116.

11

82

Aristotile. - A. L Etica ecc.

logicamente dalla sua nozione generale della virt (conf. g.


precedente)
Dicendo che il giusto in senso lato 1 eguale
(aov ), che per lui equivalente al mezzo (pidov) (2) , ob
biettivamente gli estremi del giusto sono da un lato 1 ille
gale, dallaltro il rigoroso giusto; e quelli della giusti
zia, come medio (M20'61'n5), sono da un lato la letterale e

servile obbedienza alla legge , dall altro il dispregio di essa.


In Aristotile n da ora a'acciasi il carattere relativo del giu
sto legale in rapporto alle varie forme di costituzione, ma

si eleva al giusto, contenuto nella legge di una costitu


zione ottima , diretta alla felicit. non di un solo , o di
una classe, ma della comunanza
La legge impone la vir
t, vieta il vizio (4). La riustizia dunque una virt fi
nale (riperf'z venia), tutta la virt (5). Ma la giusti
zia , come virt , svolgesi nei rapporti della comunanza; essa
dunque
Lindividuo
non semplicemente
ottimo quello
in s,
che ma
nonrapporto
agisce virtuosamente
agli altri

per una veduta egoista, ma rispetto agli altri

La giusti

(1) L Hildenbrand Gcsch. und. Syst. der R. und' Staatsphilosophie p.


285 dice che questa conseguenza. era diventata impossibile per la determi
nazione data della giustizia solo rapporto agli altri. Da ci che si detto
nel testo apparisce , che questa impossibilita non vi era , ed Aristotile doveva
forse nella sua scuola. svolgere anche questo rapporto del giusto. Ci ri
formato dal compendio Magna Moralia, dove determinato il concetto
del giusto rapporto alla legge, ma non del tutto trascurato quello
rapporto agli altri, M. M. e. 83. L autore di questo libro, sia stato un di
scepolo di Aristotile, ovvero un seguace della scuola aristotelica, non ebbe

coscienza di questa specie di inconscguenza che si vorrebbe ravvisare nel


suo maestro.

(2) Nella Politica III, 1. si dice espressamente. -E yu'p v9',uos f ,ue'e70v.


(3) Ci pi espressamente svolte nella Politica III, 13. VII, 9. VI, 2.

III, 9.
(4) Eth. Nicom. V, 1, 14.

(5) Si riporta al proverbio: Bv 3 3mzroav; c'uM-Ban irapnw, u'n.


Eth. Nieom. V , l, 15.
(6) Eth. Nicom. V, 1, 15. Aiifr| ,u.iv miv riduca. emivn ripe-rh [Liv rrrr 1;

Asia, aiMoulx ai.mk&s, a.M m'pu5 e'rspcv.


(7) Eth, Nicom_ V, 1, 18. o'pwrOs 3' mi); 1rpci; airru'v -ri ripe-n}, dM E
I n
'KPO ETIPOV.

s. 35. Teoria della giustizia e del giusto.

83

zia adunque implica necessariamente il rapporto ad altri, quin


di la comunanza sociale: 1 abitudine giusta, che ne ri
sulta, la virt in s (wk'issimpliciter)
Se la
giustizia in questo senso non parte della virt, ma la virt
intera, lingiustizia non parte del vizio, ma il vizio
intero
L uomo ingiusto per conseguenza 1 indivi
duo pessimo (naimr) (3).
Intorno alla giustizia, in senso stretto, come parte della

virt intera, trovasi nell Etica di Aristotile nn ampla e com


pleta esposizione. Il concetto generale della giustizia in
senso stretto si che ciascuno nell azione si mantenga nella
propria sfera. L' irrompereudell attivit. dalla propria sfera di
azione nell altrui e lingiustizia. V ha. una doppia specie
di giustizia particolare, 1 una che riguarda la distribu
zione dei beni nella societ civile, cio la giustizia

distributiva (Bimm Slaveuermv ), 1 altra. che ha luogo nei


rapporti di obbligazione, cio la giustizia commuta
tiva (Bimmv Biopw'rmv).l rapporti di obbligazione (avval
M7imm) (4) si distinguono in volontarii (-lffma: vendita,
(I) Eth. Nicom.V, 1 , 20. n'M -F; ,u.iv 1rpd; rspov, 51xxiwvn' -5 b; rombi:
i'Eis, a'urhs niprn', Ho seguita. la punteggiatura del Bekker , e non quella.
del Trendelenburg (agi. a2st) , accettata. dallHildnbrand, pereh
chiaro che qui Aristotilo parla della. cos detta giustizia universale
di rineontro alla. particolare a causa delle prime parole del capo II, che

al passo citato immediatamente fan seguito. Vedi Trendelenburg Ristori


che Beitriige zur Philosophie v. 11. p. 356. Hildeubrnnd Gee. und. Sys. der
Bcchts und Staatsphilosophie v. 1. p. 284. n. 2.

(2) Eth. Nicom. V , 1 , 19. Aiirn ,uiv Liv ai 5mmonh1, ci} p..-'pos ripa-rais, de
5M oiprni scr1w' 005' vi vav-n'ac ainu'ar pe'po; xum'as, a'M 5M] mula. Conf.
nota. precedente.
(3) Eth. Nicom. V. 1, 18.

(4) Questa. parola. non dunque presa in Aristotile nel uenso della L. 7.
5. 2. D. de pac.

(2, 14), e della L. 19. D. de V. S. (50, 17), dove si

gnica. eontraetus nel senso generale di paetio. VOigt Ius naturale


ee. v. I. p. 118. n. 158 trova a ragione la divisione dei rapporti privati di
Aristotile analoga. a quella data da Gaio III , 88 , in quanto le obliga
tienes si distinguono in quelle che derivano ex contractu, ed in quelle
che derivano cx muleficio. La parola. vwaMay;m non ha dunque la

85

Aristotile. - A. L' Elica ecc.

compra , mutuo cc.) ed in involontarii (dxobdm). Questi o


sono clandestini (a ka99ai'a), o violenti (mi (Liana): ai
primi rapportansi il furto, ladultcrio, il veneficio ec.,
ai secondi le percosse, gli omicidii, le ingiurie cc.
Trattando della giustizia in senso stretto, in armonia del
concetto generale che la virt nel mezzo , Aristotile riaf
ferma che in ogni azione (pdm) vi il troppo ed il
Poco (ero er).ov mi 'r kavrov), e 1 eguale (r c'ov); e

che il giusto 1 eguale, 1' ingiusto 1 ineguale. Nella giu


stizia distributiva il giusto (come mezzo, od eguale) ri
solvcsi nel rapporto di proporzione secondo il merito (m'f
al'av), quindi una proporzione geometrica. (avalora
yswue'rpmi); invece nella giustizia eommutativa non si
ha alcun riguardo alle qualit personali, ed il rapporto di
eguaglianza risponde ad una proporzione aritmetica
(ava>.oyia ap|)|iefrm) (2). Nei rapporti nei quali ha luogo il
giusto commutativo trattasi di ristabilire il rapporto tra il
lucro ed il danno, e 1 eguaglianza od il mezzo tra gli estremi

del troppo e del poco. Poich in occasione di lucri e danni,


i due estremi del giusto, sorgono controversie, e si ricorre al
giudice, che ristabilisce 1 eguaglianza nei rapporti, il giudice
il giusto vivente (31mm a.u\lfvxv) (3).

Nella polemica contro i Pitagorici, che riducevano il gin


sto nella sua universalit (cirrka 5mwv) all flvfrwrwov9 (4),

Aristotile osserva che questo non applicabile n alla giu


stizia distributiva n alla commutativa, ma 1 accetta nei rap
/ci__ \-----' "---*
generale signicazionc della parola gif,rico;.am in Platone. Gonf. sop. p. 70. Che
Aristotile avasse trattato in qualche libro perduto della Politica dei rapporti
generali di diritto privato probabile. ma che essi si riducesscro sempli
cemente a ci che Aristotile dice aum..zyp.dm , come-dice lHildenbrand
Ges. und Sys. der 1tcchts-und Staatsphilosophie p. 295. ss., rimane assolu
tamente non pruovato.
(1) Conf. in generale Eth. Nicom. V , 2.
(2) Vedi in generale Eth. Nicom. V, 3.
(3) Eth. Nicom. V, 4.
'4

Conf. sop. p. 21 n. 2.

5. 35, Punizione del giusto.

85

porti di scambio: esso ha luogo non secondo leguaglian


za, ma secondo la proporzione
Nella determinazione di
questa proporzione necessaria che si ripeta due volte la cate
,igoria del quanto (il relativo 5165 W) (2), perch nello scambio
' / dellun prodotto con laltro (la permuta nel senso lato) si serbi
il giusto rapporto. Solo quando si giunto a riconoscere me
diante una prima proporzione quale quantit di dati obbietti
possa scambiarsi con un- altra quantit di diversi obbietti
pu applicarsi 1 0M'MI'EdTMSBS. La moneta fu introdotta ap
punto a causa dei rapporti di scambio, come misura, essa

creazione della legge (vnos), e non della natura (<Diwls),


onde il suo nome ( vil-w'pa)
In questo rapporto di scambi
e nella determinazione del prezzo delle cose, dato ,dallamo
neta, il concetto del valore in Aristotile (4).

g. 35.
Parlizione del giusto.

Di rincontro al giusto in s (wbg3faiov ), cio al giu


sto preso nella universalit della sua determinazione , il
giusto dello stato (i'7'ld! bi'xliov) con1e giusto con

creto , ed in una speciale forma {Idsitiva

Il giusto dello

stato adunque risponde al concetto moderno del diritto p0


sitivo (6), e presuppone la legge (vn05), che come comune
/

(1) Eth. Nieom. V, 5, 6. xar avaniav, xa.i ,u- Mrr' iun'rnran.

(2) Su questa categoria vedi Trendclenburg Geschiehte der Katcgoricn


lehre p. 117.
(3) Eth. Nicom. V, 5, 11. anni m'c Nde ro'vo,u.a E'xu vo',um;m, dr; ci) Quu,
aiMa'r 90'pr e'a-ri.
(4) Coni". in generale Eth. Nicom. V, 5.
(5) Eth. Nicom. 'V, 6, I.
(6) Il 1ro:rmov 51mm non risponde perfettamente al ius civile dei re
mani. Il diritto romano , come diritto positivo, in il risultato del ius ci
vile e del ius gentili m. Sarebbe elegante , ma estraneo a questa tratta
zione, il parallelo tra la. divisione del ius nel diritto romano , e la-distin

zione del ixmov in Aristotile.

86

.\rislotile. - A. I.' Elica ecc.

misura fondasi sulla comunanza di uomini liberi ed eguali.


Per leguaglianza nei rapporti del Bir.mov m'erzv 0 35..
solutamente numerica (MT' p9wv), ovvero proporzionale

. alla posizione dei cittadini (Mvr va).oyiav) (l). Il presuppo


sto d uno stato libero, dove il giusto venga realizzato come
3immv roN'rmv, che domini la legge, come ragione,

( 6705 ) , e non l arbitrio dell uomo. Sostituendosi l arbitrio


dell uomo alla legge sorge il tiranno. Il magistrato , che Ari
stotile aveva gi designato come il giusto vivente (conf.
sop. p. 84), impera come custode del giusto (@13sz frm 31
zaiou)

Il giusto positivo (MNrH-v Bixwov) distinguesi, secondo

Arlstotile, in giusto legale (vop.mv) e naturale (vamv) ,


secondoeh abbia la sua sorgente e in un dettato legislativo
( vp.os ), o sulla natura (iniS); in giusto particolare (wv)
e comune ( Mlvv ), secondoch risponda alle particolari con
dizioni di una data nazione, o alle condizioni comuni di ogni
popolo, ed in ne in giusto scritto (727pauuivov) c4non
scritto (yszv), secondoch si formuli in un dettato le

gislativo redatto in iscritto , o indipendentemente da esso.


Trattando pi specialmente della nozione di questo varie
specie del giusto, il giusto naturale quellobhe ha valore
identico ovunque, n si fonda sopra accidentali vedu

te

Si era affermato, che non poteva. darsi-giusto natu

rale, poich il carattere di ogni cosa data dalla natura nella


sua immutabilit (il fuoco brucia. in Grecia ed in Persia),
e questo carattere non si ha in veruna specie di giusto. Ari
stotilc nella risoluzione di questa controversia si eleva ad un

concetto altissimo. Poich il riconoscimento delgiusto ligato


alle condizioni speciali di un dato stato, solo nello stato otti
(1) Etb. Nicom. V, 6, 4.
(2) Etlx. Nicom. V, 6 , 5.
(3) EU]. Nicom. V , 7

1.

.
,Ieu- de. aroM-rmou_ 5maau 1'0. y.iv var.ev. san,
r<i

'votxtiv'9uuxadv
v 1';mv 'r a); 0!) 'rnvuuf'nv

;xov
"
d'uva.w,xa4

1 Il,
fu,
.
.
cv 7:): 01tuv 1,., ,u1].

g. 35. Punizione del giusto.

mo (pie'r'n frrN'r'a) il giusto naturale immutabile

81

Cosic

ch la mutabilit. del giusto naturale diversa da quella. del


giusto legale, in quanto essa condizionata nel primo alla
imperfezione della umana natura. (in Dio solo l immutabile ),
e nel secondo in quanto fondasi sulla. sua stessa essenza.
Dallaltro lato il giusto legale si contrassegna dalla indiffe
renza del suo contenuto prima della sanzione,_cosicch de
nito pel giusto, che dapprima pu essere tale o di
verso, ma. che mediante la sanzione fissato come

tale
Ci che distingue il giusto legale. dunque la san
zione (90'15).
La seconda distinzione del giusto universale (mwv) e par
ticolare (l8mv) una. conseguenza della prima. lmperciocch
nella sanzione positiva dello stato (vlwf) o pu essere san
sanzionato un dettato del giusto naturale (mv @0Iv ), che
, ritenuto da tutti gli stati, onde il suo carattere univer
sale (3), ovvero stabilito un precetto secondo laccidentale
condizione di un dato stato (individualit), onde il suo ca
rattere particolare

In istretta connessione con questa seconda partizione del


giusto il giusto scritto e non scritto, impereioech men
tre il giusto particolare fonda-si sulla sanzione positiva e
scritta di un dato stato, il primo ne indipendente
La

(1) Eth. Nicom. V, 7, 5.

(2) Eth. Nicom. V, 7, 1. vo,u.uiv [Sinawv], 5 52 dp;<j; y.v o)v 3mipgr


oii-rws il 02er Efav di 9lv-rm, inpsr,
'
(3) Rhetor. I, 13, 2. M'7m 32 vo',uov -rriv - xowdv - 15v xaLra': Qxv' Zar: Tip,
5 ,uavreniov-rai -rx dv-ras, Qo'ss xmvdv dlxauov w.a.i '8ncov, m'v [Lidi/Lia. xowwvaz

1rpcs a'Akkou; - ;wr.5 auvlh'ym. Coni. Rhetor. I , 10, 3.


(4) Bhetor. I, 13, 2. M'7lu di vo'p.ov -rEv - 73mv- 'r:iv xu'o7ms er:ap.e'v0v

4rp<is au'wos. Conf. eod. 10, 3.


(5) Vedi Illiel. I, 18 , 2. In questa determinazione del giusto non scrit to
non mancano le controversie, come non mancano sul signicato del ius

scriptum presso i Romani. Vedi Saviguy Sysl. S, 22. Gliik I. 5. 82. In


rapporto al concetto ariatotelico del giusto non scritto Voigt Ius natu
rale cc. p. 127. n. 175 osserva che esso riceve una doppia. interpetrazonc,

88

Aristotile. - A. L' Elica ecc.

triplice distinzione del rokrrmv 3imwv in Aristotile si de


riva dunque dal triplice fondamento: la sorgente , 1 estensio
ne, la forma. La prima delle specie del giusto largamente
trattata. nellEtica a Nicomaco, la seconda ivi intera
mente trascurata, ma trattata. nella Rettorica, 1 ultima ac

cennata appena in quella trova. in questa il suo posto. L ora


tore, come il rappresentante dell'autorit. del giusto, dee
avere piena coscienza delle varie specie di esso.

Distinto dalla categoria generale del giusto dello stato


(croMrmv 3wwv), ma ad esso analogo, il giusto erile
(Beawovmv Simmv) nei rapporti tra padroni e servi, il gin
sto patrio (wwrpmv Eina:0v) nei rapporti tra genitori e
gli, ed il giusto domestico (0novvamv 5mwv) nei rap

porti tra marito e moglie (I).

\\J

5. 36.

L' equit.
Aristotile presenta una stupenda e vivente teoria sull equit
('H'IEIMI'2) e sull equo (mms) nelle loro relazioni con la

L
giustizia,
equo il(crpS
miglior
Bmmwvnv
giusto
) e col
(e'Nriov
giustg Bixauov
(mpS ),
n' Simuov)
ma non un
che diverso dal giusto e migliore (W 7v05 '<'v, Mv
'ro) leamu)
L equo adunque il giusto stesso nel suo
pi alto grado; ma non il giusto legale, si bene un
correttivo di esso (bmvp9wpa vop.iy.ou Bw.aiw)

La ra

cio come suddivisione del vopno'w o come suddivisione del Slnmov. Nel pri
mo rapporto preso nel puro senso grammaticale, nel secondo , per la qua
lit formale, e, l ultimo fondamento del giusto (un 1rpn:rov 81mm ). Eth.
Nicom. V, 9 , 12. Del resto rimane sconosciuta. in Aristotile la consuetudi
ne , come fonte del giusto.
(I) Eth. Nicom. V, 6 , 8 , 9.
(2) Eth. Nicom. V, 10, l.
(3) Eth. Nicom. V, 10, 2.

(4) Eth. Nicom. V, 10, 3.

'

S. 37. I. amicizia.

39

gione del difetto della legge e\ nella sua forma universale,


la quale non pu essere sufciente per la moltiplicit. dei casi
particolari (1). Lo spirito della legge (la volont del legi
slatore) soccorre per lapplicazione dell equo, ed anche il
giusto in s (1 iw7\fi 31mm), essenzialmente identico al
1 equo (2). L equo in conseguenza trascende il giusto scrit
to , e nella pratica applicazione trova il suo organo nell ar
bitro (3mwnr'i9), come il giusto legale ha 1 organo nel
giudice (Sizaofrris)

g. 37.
L amicizia.

Il pensiero originario e fondamentale che domina in Ari


stotile nella trattazione delle varie forme della vitapetica
lessenza socievole dell/igi_rn_q (4). Nei rapporti della comu
nanza a grus 1z1a tende a conservare larmonia tra i varii
membri, ed a garentire l ordine dei rapporti, che costitui
scono la societ. Ma la base etica della societ. pi ampia
che la determinazione della giustizia, malgrado il concetto
universale di Aristotile, che considerava la giustizia (in senso
(1) Eth. Nicom. V , 10 , 4. Esempii in Rhetor. I, 13.
(2) Eth. Nicom. V, 10 , 6.
(B) Bhet. I . 13. in ne - Anche qui potrebbe istituirsi un importante
parallelo tra la. teoria, dell'equit secondo il concetto aristotelieo e quello
del diritto romano , e notare irapporti con 1 applicazione dell equit. al
diritto moderno. Nel diritto romano possono servire come fonti di confronto
le leggi citato nella. mia Enciclopedia giuridica p. 22. n. 2. - In rap
porto alla distinzione dellarbitro e del giudice nel diritto attico , il
primo si aveva. specialmente nei numerosi contratti per lesecuzione di uno
pera(spyahaeia o evywla - locatio operis ). Vedi Hermann Lehrbnch
der griechischen Privatalterthiimer S. 69 , e gli autori citati nella. n.

14.

Anche qui sono dolente di non potere istituire un confronto col contenuto
e con la. forma processuale del diritto romano.

(4) Eth. Eudem. VII. e. 10. aoww,umdv Io;',v ( secondo Spengel ) - nowwvmiv
aiv)pmros Zonw.

12

90

Aristotile. - A. L' Elica ecc.

lato) non come una speciale virt , ma come la virt intera


(conf. sop. g. 34). Come un principio etico che tende a raf
forzare 1 armonia nei membri della comunanza, e che ne orga
nizza i rapporti, Aristotile presenta 1' amicizia (CPIN1). L a
micizia nasce dal bisogno di amare (l): ora 1 impulso alla
micizia presuppone 1 obietto ( f (len'rv), che pu essere

triplice, il bene (7afv), il piacere (visus), 1 utile


(XP'I'W-nv) (2). Il pi alto grado dellamicizia si ha quan
do essa si dirige al bene per s
Lamicizia allora
scopo a s stessa, mentre allorch si ama a causa del pia
cere,

o dellutile, essa solo un mezzo. Ora lamicizia

un principio etico obbiettivo per lorganizzazione sociale,


e si rattrova nella comunanza (4); quindi come vi hanno
diverse specie di comunanza, cos vi hanno diverse specie di
amicizia. Fondasi un rapporto di comunanza a causa di uno
speciale scopo, p. es. la navigazione, sorge una societ. di
naviganti; il vincolo etico positivo che stringe i membri di
essa 1 amicizia sodalizia (rwpmf'z @Oo'a Ma vhanno rap

porti di comunanza che non originano da patto accidentale,


ma son dati dalla natura socievole dell uomo; tale la so

ciet familiare, fondata sul vincolo di sangue, e ne sorge


unaltra amicizia, 1 amicizia dei consanguinei (dvryivmil

GIN'O)

I vincoli di amicizia regolano i rapporti etici tra

genitori e gli, tra fratello e fratello, tra marito e moglie.


L amicizia dei genitori verso i gli fondasi sul riconosci
mento in questi di una parte di loro stessi, e viceversa lami
cizia dei gli verso i genitori fondasi sulla dipendenza dalla
loro causa
In rapporto allamicizia coniugale, Aristotile
rileva che luomo vi spinto dalla natura, e che la societ con
(1) Eth. Nicom. VIII, 9,

(2) Eth. Nicom. VIII, 2 , 1.


(3) Eth. Nicom. VIII, 3, 1.
(4) Eth. Nicom. VIII, i), 1. v m4vwvig yaip 1i ;M'a..
(5) Eth. Nicom. VIII, 12, 1 , se.

(6) Eth. Nicom. VIII, 12 . 2, se.

5. 38. Le varie forme di costituzione e l' amicizia.

9|

iugale forma la base prima della societ. civile


Tutte le
varie societ particolari si organizzano ad uno speciale scopo,
e si dirigono a soddisfare un bisogno della vita. (2). Ci che
soddisfa ad uno speciale bisogno della vita un utile par
ticolare. Ma vi ha. una comunanza che in se riassume la
totalit. dello scopo, e si dirige a tutta la vita (3): questa
comunanza lo stato. Tutte le comunanze dunque sono parte
della comunanza politica. L' amicizia adunque , che il vin
colo di armonia in ogni specie di comunanza, vincolo di
armonia anche per la societ civile, per lo stato, e nei rap
porti tra stati confederati (4).

g. 38.
Le varie forme di costituzione e l' amicizia.

.-l

Poich, secondo il concetto di Aristotile , tutte le comu- I

nanze sono parti della comunanza politica (lo stato), e ci]


che costituisce il vincolo di armonia l amicizia, sorge nella}
l

esposizione etica il bisogno di determinare le varie specie di ;


amicizia nelle varie forme di costituzione (5). La teoria. delle
costituzioni trattata nel capo 10. lib. VIII. dellEtica a Ni
comaco , come apparecchio alle specie di amicizia che si rat
trovano nelle varie forme di costituzione, trattate nel capo
seguente. L interesse dunque della trattazione soltanto ac
cessoria. In quanto alle forme di costituzione, Aristotile man
tiene il concetto fondamentale, gi designato in Platone, che

tre sono le forme fondamentali e legittime di costituzione,


(Il Etli. Nicom. VIII, 12 , 7. v89l di nel 7uvumi @LM0L doni

xa.'rai. Qutv

inrcipxelv' 'vSpwwc; yanp r: Qou <7IJvdt'z'lrtt' ,uaMav ii okrrmciv.


(2) Eth. Nicom. VIII, 9 , 4. .

(3) Eth. Nicom. VIII,


=lrrm, dM ai; 'mzv-rzz
(4) Eth. Nicom. VIII,
(5) Eth. Nicom. VIII.

E),
'r'dv
l,
9 ,

5. mi yp TOI 1mpa'vro; cunepov-ras i; araan},


Bov.
4. Fonti di nel rais n'ee1 avv{xuv -p'y Q:izz,
6. l'[aaai 511 91ivovfau mi mm.m';uy ,u',"p|x T;IS

1017|1i5 elvau aiuokauhiaoum di al romanzi Q|iai fai; T0mafms non-mims.

92

Aristotile. -EA. L'Elica ecc.


/

alle quali rispondono tre forme degenerate , come loro cor


ruzione. Le forme legittime sono il regno (aoAeix), lari
stocrazia (pwrlpwa), la timocrazia (a01prria) (1).
Di queste tre forme la migliore il regno, la peggiore la
timocrazia
Ora la degenerazione del _regno la ti
rannide. Ci che contraddistingue il regno dalla tirannide

.'

(ambedue forme di monarchia) che mentre nel primo il Re


governa per 1 utile dei suoi soggetti (76 1va p;gn,u.vwv dvy-Q'pv ).
nel secondo il tiranno opera pel proprio utile (16 vwf<'
0'UHQPOV) (3). Per la ragione delle antitesi se il regno
lottima- costituzione, la tirannide la pessima. Al
laristocrazia si contrappone loligarchia; nella prima

si ha riguardo al merito personale (diu), ma quando que


sta veduta fondamentale viene a mancare, le dignit. si at

tribuiscono a pochi, e le ricchezze si accumulano in essi (4).


Ci che contraddistingue laristocrazia dalla oligarchia
si che nella prima dominano gli ottimi, nella seconda i
cattivi e pochi. Infine dalla timocrazisfsi fa il passag
gio alla democrazia. Poich nella tiinodrazia attuato
i principio di eguaglianza tra coloro che hanno lo stesso
censo, allargandosi l eguaglianza alla moltitudine si ha la
democrazia, la quale non una cattiva forma di costituzio
ne. Il vincolo di amicizia, che stringe icittadini di una data
comunanza politica , forma il vincolo obbiettivo tra coloro eh
rappresentano l autorit. dello stato ed i soggetti. L amici
zia che si realizza nel r_eguo_ha il suo made]la.nelllamici- .

Zia 135 feiir 113;;31uc11a3119

realizza.ilelllaris tacr.azia-lm\

WHEEIICZB. coniugale, e 1 asniciziapropri.sltll_ i >


timomaialamiiiiiidsodalizia tra

Questa. stessa

(1) Eth. Nicom- VIII, 10, l. llo7u-ru'as ti sa'rw edn rpla|


1rapaxia'eu,

i'uau di ami

cv QSapui fmirur.

(2) Eth. Nicom. VIII, 10 , 2. Teli-mv 5; ekria'rn y2v 1; 51.0'1A211 , xupi'a-rw,


d' il -npoxpmri.z.
(3) EHI. Nicom. VIII, 10, 2.
(4) Eth. Nicom. VIII. 10, 3

S. 39. Apprezzamcnli generali sui rapporti dell'Etica allo stelo.

93

forma di amicizia debbe trovarsi nella democrazia fondata


sul principio di eguaglianza. Nella tirannide e nella oli
garchia, dove isudditi sono trattati come servi, non vi ha

alcuna amicizia (1). Le diversit, che si trovano in questa breve


esposizione delle forme di costituzione, con quella pi am
pia data da Aristotile nella. Politica si spiegano in parte col va
rio interesse che lo spingeva alla ricerca, poich nell' Etica
esso era secondario, mentre nella Politica era il principale,
in parte con la diversit. del tempo, nel quale lEtica e la Po
litica furono scritte, che dette agio ad Aristotile di fare un
pi profondo studio, ed esporlo nel suo ultimo lavoro.'

g. 39.
Apprezzamenti generali sui rapporti dell Elica
allo stato.
L esposizione dei principii fondamentali dell Etica di Ari
stotile disegnati nei precedenti
stata da noi condotta non
precisamente secondo 1 ordine, nel quale essi trovansi nel

1 Etica a Nicomaco, e trascurando ci che riguarda esclu


sivamente qlfetica individuale. In Aristotile, come nel
generale pensiero ellenico, non poteva ammettersi una asso
luta separazione tra la dottrina dell' etica individuale e
quella dello stato; ma ci che forma lelemento nuovo nella

trattazione aristotelica si che la dottrina etica e la politica


appariscono per la prima volta in una distinta ricerca. Il prin

cipio etico si fattamente connesso con l ordinamento poli

tico , che nella trattazione etica sebbene il primo formi lob


bietto principale. non trascurato il secondo; mentre nella
politica lo stato non soltanto una forma della vita con
creta, che ha le sue basi etiche, ma che ha anche le basi
naturali, che si svolgono in un indirizzo positivo e storico.
(1) Coni. su tutto il contenuto di questo 5. Eth. Nicom. VIII . 10

94

Aristotile. -'A. L'Etica ecc.

Quando Aristotile , trattando del supremo scopo etico,I sta


bilisce che esso identico nellindividuo e nello stato, e dice

che la dottrina etica e una dottrina politica (I), considera


il dominio etico nei suoi rapporti col dominio politico in senso
stretto, e non a dire che nella sua esposizione gli sia fal
lito lo scopo. Sincominci dalla dottrina fondamentale della
virt, e si osservi come egli riconosce il rapporto tra la
virt individuale e lo stato, in quanto questo si dirige alla
educazione dei cittadini alla virt. Nella trattazione della giu
stizia considerata la sua forma positiva in rapporto ad un'
dato stato, alla sua forma politica. Sulla efcacia educativa
della
Il legislatore
legge dello
deestato
pruomovere
egli consacra
le virt.
una La
larga
teoria
esposizione
della pena
fondata sul punto di vista educativo dello stato
La
virt un abitudine ('9219), che si forma merc l educa
zione; essa dunque compito dello stato, la cui virt nale

(pvr'l 72Xex'a) identica a quella. dei singoli. Nota come gli


istituti di educazione erano solo a preferenza ordinati a Spar
ta, e che questo alto compito dello stato era perfettamente
negletto nelle altre citt. Il legislatore, che si dirige a sta
bilire le norme universali perch lo scopo dei singoli (la fe- '
licit completa) venga ad essere raggiunto, debbe essere un
uomo che unisce la teorica alla esperienza
In conclusione
Aristotile si eleva dalla dottrina etica individuale alla. dottrina
etica dello stato, e quando giunto alla trattazione del
lamicizia, che essenzialmente un vincolo etico sociale,

si eleva ad un pensiero superiore a tutti i suoi antecessori,


organizzando su 'di essa i varii ordini sociali (la famiglia,

le societ speciali), concepepdo come la totalit. organizzata


delle varie societ particolari la comunanza politica, lo stato,
(1) Eth. Nicom. I, 1. Conf. sop.l 5. 32.
(2) Eth. Nicom. X , 10.

(3) Sulla teoria della pena. in Aristotile conf. Hildenbrand Ges. u. Sys.
der R. und Staatsphilosophie 5. 60.
(4) Eth. Nicom. X, 10.

B. La Politica. 5. 40. In generale.

95

e spingendosi no a considerare come vincoli di amiciziai

rapporti tra stato e stato. Aristotile pass alla trattazione


della Politica nella piena coscienza dei suoi rapporti con

1 Etica .QBSJIQIBnd-Qlwlll.due graaduearii .ielle-ssieaza.__._e


prati . Osservando che era stata trascurata dagli antichi pen
satori la dottrina, che riguarda la legislazione, passa a con
siderare dello stato, proponendosi di istituire una ricerca cri
tica su quanto era stato detto sino a lui, di ricercare le
cause, che conservano e distruggono gli stati, e con ci age
Volare lintelligenza della natura, costituzione, leggi e costu
mi dello stato ottimo. Il punto di passaggio adunque dal
1 esposizione etica, disegnata nei precedenti gg., alla teoria po

litica di Aristotile ci data da lui stesso (1).


B. La Politica.
5. 40.
In generale.
Le parole di conclusione allEtica a Nieomaco, sono
1 introduzione alla Politica di Aristotile, e ne designano

lobbietto fondamentale. La Politica il complemento del


lEtica, e 1 una e 1 altra spiegano la losoa che riguarda
luomo, come principio di azione ('\ mp . rlv9pzimwa (Dm)
oo<Dia 75X21w91)
Quando Aristotile concludeva 1 Etica
aveva disegnato, ma non scritto, il lavoro sulla Politica: c
questo disegno egli manifesta nei principali obbietti della sua
trattazione politica, lo stato in generale, le cause che lo
conservano e lo perdono, la costituzione ottima, e le leggi.
Egli era naturale che Aristotile, ponendo mano alla esecu
zione del suo disegno, allargasse la materia della sua tratta
a

(1) Coni. Eth. Nicom. X, 9 in ne.


(2) Eth. Nicom. X, 9, 22.

96

Aristotile. - B. La Politica.

zione ed abbracciasse nella Politica tutto il contenuto della


disciplina che riguarda lo stato. Pare ormai accertato , che
la Politica, come ci stata trasmessa in otto libri, fosse

stato un lavoro non completato dallo stesso autore, e ci fosse


pervenuto anche mutilato per quella parte che 1 autore aveva
trattata. I critici discutono sull ordine dei libri della Politica ,

e pare anche certo che sistematicamente il settimo e l ottavo


libro debbono far seguito al terzo
Ma per la nostra espo
sizione questa ricerca critica non diventa necessaria, imper
ciocch essa diretta. a rilevare 1 idea fondamentale della dot
trina di Aristotile, ed a disegnarla nei suoi tratti generali.

Nella Politica trattasi della dottrina generale dello stato e


della costituzione, della teoria dello stato ottimo e dellotti
ma costituzione, di quella dello stato concreto e della migliore
costituzione concreta in generale e pel singolo stato, delle
cause che conservano e perdono gli stati, inne dellordi
namento delle varie forme di questi. Come transizione dalla
teoria generale dello stato alla teoria delle costituzioni, dello
stato assolutamente ottimo e di quello relativamente miglio
re trovasi quella stupenda revisione critica dei varii pro
getti di costituzione e delle varie costituzioni greche. Que
sta ricerca era un esigenza del sistema di Aristotile, che nel
lesperienza dei fatti umani (la materia storica) trovava la
realizzazione della nozione, il che in pieno accordo col suo
principio metasico. Poich Aristotile era tratto a studiare
le istituzioni positive dello stato, egli si rivela come un pro

fondo conoscitore del diritto pubblico greco, e la sua opera


(I) Gl italiani hanno il debito di ricordare i loro concittadini Bernardo
Segni (1559) e Scaino da Salo (1573), come quelli che, dopo il fran
cese Nicola Oresme (1489), furono iprimi a notare che nella Politica

di Aristotile il settimo e lottavo libro van posti tra il terzo ed il quarto.


L elegante traduzione di Bernardo Sogni della. Politica. di Aristotile
notevole ed importante per lo sforzo di tradurre il pensiero di Aristotile,
specialmente nelle forme del diritto pubblico, col linguaggio del diritto
pubblico delle citt. libero italiane, sopravissuto alla perdita od allimpalli
dire della libert.

S. M. Lo Stato e i suoi elementi.

97

rimane oggigiorno come fonte preziosa per la sua trattazione.


Manca nella Politica la parte, nella quale egli doveva trat
tare delle leggi: lo sforzo della critica secondo noi impo
tente a divinare ed il numero dei libri che 1 avrebbero con
tenuta, ed il disegno della sua esposizione. La dottrina
dello stato in Aristotile, che noi ci apparecchiamo a dise
gnare nei seguenti
contiene da un lato le basi etiche
\ dello stato, dallaltro le basi naturali. L etica e la fisio
logia dello stato sono i due grandi lati della dottrina politica.
I) Dottrina generale dello Stato.

5. 41.
Lo Stato e i suoi elementi.

Lo Stato, come Aristotile aveva gi. osservato nell'Etic


(conf. sop. p. 91), una comunanza (wwwva) che comprende
tutte le altre. Ora ogni comunanza si costituisce per un ne,
che il bene (ya96v ), quindi lo stato, che la pi per
fetta comunanza, ha per ne un bene supremo. Lo. stato-
dunque una__societa, come la famiglia , ridotta ad unit. da
un principio di gbveri. Ma lo stato non semplicemente
una grande famiglia, come questa non a rigore un piccolo
stato. Non dunque solo il numero, ma la specie ci che
distingue la famiglia dallo stato (la categoria del quanto :
frrodv , e del quale='rrwv ). A cogliere la nozione di ogni
composto necessario ridurlo ai suoi elementi semplici, come
le ultime parti del tutto (krxm'm v.pm 100 vraws): la no

zione dello stato non pu essere per conseguenza stabilita


senza ridurlo alle sue ultime divisioni. L ultima parte dello
stato l individuo, che trova la prima comunanza nell unione
dell uomo e della. donna per la generazione. Questa unione
non data dall arbitrio (in c-rpowpaaws ), ma; dalla natura.
La natura spinge a servire coloro che non sono atti a do
minare, raggiungendosi cos 1 utile reciproco del padrone e
13

98

Aristotile.- B. La Politica. 1) Dottrina generale dello Stato.

del servo. La donna per distinta per natura. dal servo. La


famiglia adunque risolvesi nei suoi elementi nell uomo, nella
donna e nei servi, ed una societ. prima stabilita perpetuamente
dalla natura.
Dall'unione di pi famiglie sorge il comune,
come 1 allargamento della famiglia, fondato non ad un ne

permanente ma. a causa di una utilit

Come risultato dellu

nione dei comuni sorge lo stato. Lo stato dunque la co


!' munanza di pi comuni, per s sufficiente, che si
genera. a causa della. vita, ed esiste per la perfetta
vita (3). Solo lo stato, come sufciente a s stesso, rag
giunge la completa autarchia. Lo stato il fine delle altre
comunanze originarie; ed dato dalla natura, (4) pel bisogno
Kdellautarchia, che il fine ottimo (fr>.os chmfrov) (5).
L impulso all autarehia spinge per natura 1 uomo alla. societ:
esso dunque un animale sociale (av3pwwos (DWH MIN

frnr.w {Mv ). L essere che non ha bisogno della societ o


un bruto, o un Dio (6). Solo luomo ha la parola ed il sen
timento del bene e del male, del giusto e dellingiu
\h,sto (7). Lo stato dunque prima della famiglia e dell indi
(1) POI. I , 1. H p:'v cdv ai; xru.zv ai,u.e'pav ruvsnrnxvix xc:vwvia 2L1n2: Qurnv
cino's 'c-nv.
(2) Pol. I, 1. H 5 2 Asxo'vwv eixum uomo-mia; 1rp-rn Xp1lfsm; E'venev ,u.1i {Qu
pe'pav, nei/m. Il comune per Aristotile, come in generale per gli cllcni, non

un elemento essenziale per 1 ordinamento della societ politica, ma solo


\ un grado transitorio dello stato. Ci deriva in parte dalla condizione sto

rica dello stato greco, che si fonde nella citt (aro'Ms ), in parte dallo sviluppo
di formazione storica. dello stato , nato dalla federazione di famiglie. Questo

sviluppo dov essere 1 originario sviluppo storico dello stato greco, come
lo fu pi tardi del romano. Coni. sop. p. 16. n. 3.

(3) P0l. I, 1. H 3' in 1rMm'vwv xw,u.&v xmwoiu'm re'7lems, 1ro'Ms, vi 5- mi


71); 'er71 1ra'pa; r-r: allrszer'a; .... .. -;-we,u.e'vn c|'1v rei: {iv 'a'nmv, 0-77: di
105

ll'l

'

(4) PO]. 1, l. 1rab'a 1ro'M; Quin: sorlv.


(5) POl. I, 1. vi d' andraipaux re'Ms Ba'krmrov.
(6) Poi. I, 1. ' szfvv l 320';-

(7) Poi. I, 1. ToB-ro 7'azp wps r 'Ma Z:uz fai; dv)p1roa; 78m, 16 ,uo'rav
y'aloil nazi xaxo, xal 3mm'ou xal ddizov, lai -rfw Mm, aiu-naw xew.

5. 42. La propriet.

99

viduo , perch il tutto prima delle parti (1) , le..quali..esi

919.6.va solo a causa del tutto. L uomo vivente


in societ. 1 ottimo tra tutti g!i animali (va'nw nw
(9qu [b] dv9pww ); fuori delle leggi e dei giudizii, che in
esso si trovano, 1 animale pessimo ( xepidfov arrivva Lo
stato realizza la giustizia; il giudizio un ordinamento della.

societ politica. (2).


Tale la fondamentale nozione dello stato in Aristotile e
la sua riduzione agli elementi semplici. Egli abbandona 1' idea
dell ubmo in grande data da Platone, ma si eleva ad un con- cetto organico altissimo. Da banda la schiavit , giusti-/
cata da Aristotile per linuenza dellinteresse dello stato sto
rico, il presupposto della famiglia per lo sviluppo dello stato
un principio originario e fecondo. Poich l' ultima parte
dello stato, come un tutto organico, l individuo, che ap
partiene alla famiglia, e la propriet. individuale vien giusti
cata da Aristotile, partendo dal bisogno individuale e della
famiglia, i due presupposti dello stato organico in Aristotile
sono la propriet. e la famiglia

i"

5. 42.

La propriet.
Secondo ,Aristotile la_famiglia l___unione di individui li

beri..e.ser.vi, ridotti ad unit. da un principio di governo (4).


All occasione di dover giusticare la schiavit dagli attac
chi, che ad essa si eran mossi, egli svolge la teoria della pro
priet. e della ricchezza in connessione con la famiglia. Co

.,

(1) Po]. I, 1. K1i 1rp0'rspov 5% 11] 1501: ar0'Ms, mmc: la: Alti/7705 T)MV
ia-rr 1d yalp iion 1rp0'fepov aimyx.aiov elvau re ,ua'pous.
(2) POLI. 1. 'H 32 3mmoo'u'v'n woM-rwc'w 1') 7-aip 61111 oM-rms notv:uvia rai
l; T-nv' "l

dt'my 1'cI dmaicu xp.'mz.

(3) Su tutto il contenuto di questo 5. vedi Pol. I , I.


(4) Poi. I, 2.

in

100

Arislolile.- B. La Politica. 1) Dottrina generale dello Stalo.

sicch in Aristotile si rivela. evidente il pensiero , che pro

priet. e famiglia sono due istituti che reciprocamente si pre


,-suppongono. La schiavit viene giusticata, prescindendo
dalle considerazioni psicologiche, che egli invoca, da un prin
cipio economico , dappoich lo schiavo uno strumento
animato ( py'wv n\lfvxv) per la produzione. Come tale esso
parte divisa dal padrone, e propriet. di lui. Il governo della
famiglia presuppone una disciplina, che si versi sui rapporti
del padrone e del servo , del marito e della moglie, del pa
dre e dei gli (oln0vow'a), ed a questa disciplina nel primo
dei suoi obietti rannodasi quella che riguarda gli acquisti
( xpurwmi ). La propriet (MMIS) parte della famiglia,
e la disciplina (M'nm-h) che la riguarda parte della disciplina

familiare (olmvow'a Senza della propriet. impossibile la


vita, ed una buona vita (1). Dalla trattazione della pro
priet. sui servi, Aristotile si eleva a quella della propriet
in generale (faida mivns ), e dei diversi modi di acquistarla. Il
primo bisogno della vita ( 1 alimento) si procaccia, o mediante
lagricoltura, o mediante la pastorizia, la caccia e la pe
sca, ed inne la guerra. Questi modi di propriet e di acqui
sto son dati dalla natura (2), la quale ha stabilita la gerar

chia degli eSseri allo scopo che servano alluomo

Luomo

nella propriet. soddisfa al bisogno dell autvarchia. Ma il bi


sogno dellautarchia nella propriet. non innito (4) ,
sorge quindi in Aristotile 1 esigenza di un limite alla pro
priet ed alla ricchezza, perch essa risponda convenevol

mente ai ni della famiglia e dello stato.


(I) POI. I, 2. E-rrei ofw i nfn; p.s'pas 1")6 Oiauans ieri, mi 12 xf1;>uh pa'pos
r'); oxcvo,uuus' iviu yp -an zivayxau'wv aidv.zrav xai Z-w xml ed Civ.
(2) POI. I , 3 , liv p.r'y of;v Elda; x'r1;rmi; xaa-r Q)mv f;; oiaavopxxizs ,ua'po;

iurlv.
(3) POl. I , 3. - - 'r'r2 re Ouri fr1v Ceiwv i'vaxsv rivau, x..zi fai 02'Mm Zia. nw
av}pz-ffuv xipw.

(4) Poi. I , 3. 1; 7aip ris foia.rm nn'ytws alimpxsla wpo'; d)ah|ll C/In'w mix
1rupo's s'a'nv.

5. 42. La propriet.

10|

A questa forma naturale di propriet. (litri 000') se ne


connette un altra. Di ogni cosa vi ha l uso in due modi,
1 uno proprio 1 altro improprio. La cosa pu essere usata
direttamente a soddisfare ibisogni della. vita, ovvero a pro

cacciarsi con essa ci di cui si difetta. Sorge quindi la per


muta (il primo fatto commerciale La permuta (i lim
Ml) nasce adunque dal bisogno di procacciarsi ci che
dalla natura necessario alla vita, e che mentre ad altri so
vrabbonda, ad altri difetta. La permuta diventa necessaria con
lallargamento della societ. oltre i limiti della pura famiglia.
Essa fondandosi nel- bisogno dell autarchia secondo na
tura (meri iv'iv), ed forma razionale (Mri X670v) di

acquisto della propriet. Dal bisogno di facilitare gli scam


bii sorse dapprima 1 uso di una merce universale (ferro, ar
gento), che denita per. la quantit. e pel peso agevolava
1 acquisto delle cose necessarie alla vita. Pi tardi si sosti
tu al peso ed alla misura del metallo 1' impressione (x1paf-T'ip),
e sorse la moneta. Di qui nacque una speciale disciplina. di
retta ad acquistare danaro (xme-wrl'frmii ). La derivazione
dello scambio e dell alienazione dal bisogno dellautarchia,
che 1 istesso fondamento delle propriet in generale, un
pensiero profondo in Aristotile. Ma , secondo lui, linven
zione della moneta, di occasione allarte di accumulare dana

ro, la quale non secondo natura. Allora la permuta si diresse


al lucro , ad acquistare denaro, nel quale molti n dal tempo
di Aristotile'riponevauo la. ricchezza (1). Ma Aristotile com
batte questa opinione, poich la moneta. e data dalla legge

(vp-OS), e non dalla natura (@2015

Il danaro non la vera

ricchezza, poich anche con l abbondanza di esso pu mo


rirsi di fame. Aristotile ripone la ricchezza naturale in ci
che soddisfa i bisogni umani, ed il danaro sol diretto allo
scambio. Rivolgendo tutta lattivit. ad accumulare la ricchezza,

si trascura il ne vero della economia domestica ('T'l5 inovo


(1) Poi. I, 3. Kai 7alp -ru 1roi1-rov fokkaim; )e'a.a'r voyiapa-ros 7rkii)qs.

102

Aristotile-B. La Politica 1) Dottrina generale dello Stato.

ima; P7v Ad Aristotile si riporta il principio che lusura


fosse un modo di acquisto contro natura, perch in esso il
danaro partorisce il danaro (1). Questa. conseguenza cos er
ronea e contraria alle moderne vedute giuridiche ed economi
che esercit la sua inuenza nell amara guerra, che nel me
dio evo i moralisti ed i canonisti mossero all usura.

g. 43.v
La famiglia.

Come si visto nel precedente g., la famiglia per Ari


stotile il risultato di singoli individui, ridotti ad unit da un
principio di governo. Poich egli aveva distinte tre potest.
in essa, la. signorile ('rr0rmii) in rapporto ai servi, la
patria (rrurpll'h) riguardo ai gli, e la 0011111g318(71p.m)
rispetto alla moglie, dopo di aver considerata la prima, sorge
in lui 1 esigenza di considerare i rapporti dei membri liberi
della famiglia. Il principio di governo ( apxi) che regge la
moglie ed i gli, come liberi (7v9pm), diverso, e si

rappresenta come impero da eguali nei rapporti tra marito


e moglie, e come impero regio nei rapporti tra padre e gli.
Questa analogia tra il governo della famiglia e dello stato
era stata gi rilevata nell' Etica (conf. sop. g. 38). La pre
ponderanza delluomo sulla donna si fonda sulla natura, e la
preponderanza del padre sui gli deriva dal perchci che pi
vecchio e perfetto dee prevalere su ci che pi gio
vane ed imperfetto
Il 'padre di famiglia adunque, se
condo il concetto di Aristotile, assomma in un principio di
unit i varii rapporti dei membri liberi della famiglia. La
(1) Poi. I, 8.6 di -m'nos 7'ivrnn vo'p.w;m w,aic,ua-ro; a'mfa xa.i palxwra.
arap Qa'u miro; nv xpn,u.arwplfv sa-rw.
(2) Conf. in generale su tutto il contenuto di questo 5. Poi. I, 2, 3.

(3) Poi. I , 1. -ro' 1'l 7nrp 'ppev Qu'nr -roi Dino; yrpovm-r_npov..... , nazi fd
wpcaripov nani re'7uwv -roi vwra'pov xal dfeMi15.

S. M. Platone.

103

virt etica richiedesi in tutti i membri della famiglia, ma non


puramente secondo la quantit. (la categoria del woo'v ), ma
secondo la qualit. (la categoria del rn'ou5v
Imperciocch
chi comanda ed nbbidisce dee essere temperante e giusto, ma
in varia misura: il primo dee avere la virt etica perfetta
(valeia ivah .pw-h La triplice dipendenza dei servi, della
moglie e dei gli ricondotta da Aristotile al fondamento
psicologico; imperciocch la ragione trovasi solo nelluomo
completamente svolta, nelle donne imperfetta, nei fanciulli
implicata
Il principio di ordine, che organizza i rapporti
di famiglia, fondasi adunque sulla natura. Poich la famiglia
parte dello stato, ed i singoli parte della famiglia, e la
virt della parte dee riguardare al tutto, la retta istituzione
degli ordinamenti matrimoniali e dei rapporti tra genitori e

gli tocca lordinamento dello stato , ed da Aristotile ri


messa ove tratta della costituzione. Aristotile delineando cos
i tratti generali dei rapporti tra i membri liberi della fami
glia dava una teoria profondamente razionale ed ancor vi
vente
2) Revisione critica dei progetti di costituzione
e delle costituzioni storiche nella Politica di Aristotile.
a) Le teorie sullo stato ottimo.

. 44.

Platone.

Aristotile, chiudendo l ultimo capo del libro primo, e nella


introduzione al libro secondo, rivela il proponimento di di
scorrere di uno stato ottimo : egli quindi tratto per lesi
(1) PO}_ I, 5_ '0 Mg, Tip 505M; 5w; oric E'>(,a| rci Bovkbvrmov, 'ro' di Q1v ';(u
p=v, ul dxupcv i:

ai; EXEI ,uev, a'.. aireAa's.

(2) Conf. in gen. Poi. I . 5.

,
105

Aristotile-B. La Politica. 2) Revisione critica ecc.

genza della sua trattazidne, e per lo spirito osservativo e pra


tico del suo sistema, a,sottoporre ad una profonda critica i
progetti teorici di costthzione e le costituzioni storiche, per
rilevare, come dice egli stesso, i difetti delle costituzioni vi

genti. Aristotile rannoda questa critica alla sua dottrina ge


nerale sullo stato,i cui presupposti, come si visto di sopra
42, 43), sono per lui la propriet e la famiglia, e si ap
parecchia la via a trattare della dottrina generale della co
stituzione, e dello stato ottimo. Linteresse della sua posi
zione, come discepolo di Platone, c 1 importanza scientica dei
progetti del suo maestro lo determinarono a prendere le mosse
dall'analisi critica dello stato ideale e legittimo, conte
nuto nei dialoghi platonici. La polemica di Aristotile contro

Platone riguarda il concetto, generale dello stato e la sua or


ganizzazione, avendo speciale mira alla propriet ed alla fa
miglia, che per lui costituivano ipresupposti necessarii dello
stato, e che in Platone erano stati disconosciuti. Ne risulta

quella stupenda polemica contro ala comunanza delle donne


e dei beni, che serba intero il suo interesse razionale anche

ai nostri.tempi.

Il concetto dello stato in Platone, come 1 uomo in gran


/\\

de, nel difetto dellidea di un organamento l aveva menato


a considerare la comunione delle donne e dei beni come ne
cessario presupposto della realizzazione del suo ideale. Ma in
uno stato tutti debbono partecipare a tutto? o a nessuna
cosa? o a talune cose si, ed a talune altre no? Tali sono le
domande, che servono ad Aristotile come introduzione alla
sua critica. Che niuna cosa sia comune nello stato impos
sibile, poich esso una comunanza, e prima di tutto

comune il territorio (1). Ma la comunanza dei beni e delle


donne distrugge il concetto dello stato. Platone s era sfor
zato a ridurre a perfetta unit il suo stato, come cosa otti- _
1 POI. II : 1. T6 IL iv 05v iu' nmi; muwv:iv, xv: P dv i/5 nidvaw' 1i 7 d P o
Avreia xcm-u'a. Ti; er-nv. Ka.l n'prncv dva'yxq 1'Ol_l re'1rov uonmveiv.

S. H. Platone.

105

ma. Ma dando allo stato una perfetta ed immediata unit,


esso si distrugge: lo stato non una casa od un uomo , ma
una moltitudine ordinata (l). Lo stato si compone di
una moltitudine di uomini, ma diversi di specie; ed ove si
componesse di uomini perfettamente eguali, non si avrebbe lo
stato, ma una federazione
In generale ogni tutto ri
salta di parti diverse, e la giustizia sotto forma di con

tracambio (v9m'w0v'r) conserva lo stato, presuppo


nendo in questo uomini liberi ed eguali. Poich dallunit
immaginata da Platone si distruggerebbe lo stato, essa non
il suo bene, perch bene per un essere ci che lo con
serva. Il difetto di autarchia spinge 1 individuo nella fa
miglia, e quindi nello stato (3); distruggendosi lo stato,
si renderebbe impossibile il raggiungimento della completa
autarchia, che il fine ottimo
Ma ancorch la citt pi una fosse l ottima, Platone,
segue Aristotile, non giunto a dimostrarlo con le paro
le: se tutti contemporaneamente dicano mio e non
mio
Imperciocch la parola tutti ha un doppio signi
cato, e pu signicare ciascuno dei singoli e la totalit:
ed il dire mio e non mio quando gli, mogli e propriet
sono comuni si applicherebbe solo alla totalit e non a cia
scuno dei singoli. Oltrech la comunanza genera un altro
nocumento (Nn), cio la poca diligenza delle cose co
muni, mentre l' uomo spinto ad aver cura di ci che co- 3
mune assai meno di ci che gli appartiene in proprio. Ari
stotile rafforza questo razionale principio con l analogia, che

(I) POI. II, 1. a-r)os 1arp -rz 'pv Qmv errrlv vi ffAi; 7zveize'vn T! ,m'd
piMov, oim'a. |u.iv {x iro'Mm, 'v3pwro; 5' _, cim'a; 7rau.
(2) POI. II, 1. Oli l.w'vcv 5' in 1rAexo'mv civ)pw'vrwv zurlv 1i 7u;, aiMrz anzi

'E i132: 8m@zpc'wur a; 1p ylvrrar 11'0'N; t Epolwv' e'repov 7p ru,up.a;(ia mi


1rMs.
'
(3) POI. II, I. 01111 y.v 1p afupxt'arepov v<, 1ro'Ms d eizlas
(4) Conf. sol.a p. 98 n. 5.
(5) POI. II , 1. v 1rdwe; d,ua. M'yrumv 16 546! un.i rd ,ui {pdv.

106

Aristotile. - B. La Politica. 2) Revisione critica ecc.

l. dove molti prestano un servigio servile, i molti servono


peggio che un solo. Cos si genera la trascuranza pei gli,
poich in ciascuno, che non pu dir mio di un glio tra mille,
generasi il dubbio quali di essi egli abbia generato, e li trascura
tutti. Oltrech i delitti contro i consanguinei debbono essere
considerati in uno stato come pi gravi, ma ci impossi
bile nel caso di comunanza di donne e di gli. Inne, poi
ch, come Aristotile aveva gi svolto nell Etica ( conf. sop.
g. 37), il vincolo etico che lega la comunanza lamicizia,

essa rendesi stemperata e debole nel caso della comunione


delle mogli e dei gli, e si sopprime la benevolenza. Imper
ciocch due cose spingono gli uomini ad amare, il proprio
(fr l'mv) ed il caro (fa 7awr,vv
L importanza della controversia. sulla comunione della pro
priet spinse Aristotile ad una trattazione indipendente. Lor
ganizzazione della propriet pu in uno stato esser fatta in
triplice modo : riconoscendo la propriet dei fondi, ma facendo
comuni i frutti, ovvero viceversa facendo comuni ifondi, e
coltivandoli in comune, ma dividendo i frutti; inne facendo

comuni fondi e frutti. Qualunque di questi tre modi si scelga.


reca il pregiudizio, che essendovi di quelli che lavorano di
pi e di quelli che lavorano di meno, sorgono naturalmente
controversie contro quelli, che pur lavorando di meno, con

sumano molto. Aristotile decisamente accetta la propriet. pri


vata, ed invoca la virt, perch ne limiti luso esclusivo,
e renda in certo modo comune 1 uso di essa, secondo il pro
verbio che indica le cose comuni degli amici
Ari
stotile si riporta alle istituzioni di Sparta , dove una parte
della
La propriet.
propriet.privata
destinata
eccita
agliuna
amici
giusta
ed unsoddisfazione
altra allo stato
indivi
duale. Inoltre la comunione dei beni sopprime la virt della
(1) POI. II, 2. nomi rei Qiva.
(2) Come Aristotile applicasse questo principio nel suo m0dollo di stato
ottimo, vedi pi innanzi
59.

5. H. Platone.

107

liberalit , come la comunione delle donne quella della tem


peranza. Inne le discordie e le liti, che si vorrebbero evi
tare con la comunione dei beni, si accrescerebbero con questa.
Dopo questa stupenda polemica , con la quale Aristotile
giustica contro Platone la propriet e la famiglia, si eleva
ad una critica generale sui difetti della trattazione del suo
maestro intorno allo stato ideale. Critica la divisione di cu
stodi, guerrieri e lavoratori, poich essa stabilisce una di
visione permanente nello stato, ponendo due stati contrarii
nel suo interno (1); critica la posizione eguale delluomo e
della donna nelleducazione e nella vita politica, perch con
ci mancherebbe la naturale govematrice della casa. Nota che
facendo le magistrature sempre in una classe si genera la di
visione e la discordia, ed inne conchiude che togliendo ai,
custodi ogni felicit individuale, nemmeno lo stato felice.
Ma Platone aveva stabilito un ideale di secondo ordine nel
dialogo delle leggi, ed Aristotile non lo trascur nella sua
polemica. Egli sottopone a critica i singoli istituti dello stato
legittimo, ed a'efma che Platone non aveva un giusto con
cetto dellao costituzione
riducendola
una oli
Igarchia
democrazia, emista,
manifestando
la suaadinclinazion

per l oligarchia.
Manca in Platone il carattere positivo (2): tale la grave
accusa che il fondatore d' una scuola osservatrice muoveva
alla dottrina idealista. La lotta tra due fondatori di scuole

opposte , intorno ai quali si aggira il pensiero losoco da


tanti secoli, offre un alto interesse scientico, ed per que
sta ragione che noi labbiam delineata alquanto largamente in
questa trattazione (3).
.
(1) Poi. II. 2. ='v p.1'. )n'rp 1M'Mi_ dl 1ro'kaxs viva-p..sz =lv.n. ami fmfaig
dxivavrixs ai)oiAai.
(2) Poi. II. 2. T5 pio o:'av 1f:prrfv ixouci faina; ci fai: 2wxpairavc /5| m',

r5 uo;u}dv mi 15 xmm6;wv xazl 75 n-mHN-G'v' IIMS ; 1rlvr'm, 76" xzkavro'v.


(3) Conf. in generale sul contenuto di questo 5. Poi. II, 1 - 8.

108

Aristotile. - B. La politica. 2) Revisione critica ecc.

g. 45.
Falea da Calcedonia.

. Aristotile nella sua revisione critica dei modelli teorici di


costituzione comincia. da Platone, poich, come dice egli
stesso, i suoi progetti si allontanano pi degli altri dagli
ordinamenti positivi. In secondo luogo egli prende ad esami
nare il progetto di Falce. da. Cdlcedonia, che si connette
intimamente con la quistione della propriet, poich Falea

non aveva avuta 1 idea di accomunare le mogli ed igli, ma


solo di attuare una rigorosa eguaglianza nella propriet fon
-_' diaria. Nel progetto di
F alea 7 dunque rispettata. la fami
glia, uno dei presupposti dello stato; e ci spiega come Ari
stotile nella sua critica trattasse il suo autore con minore
asprezza di quello che avesse fatto con Platone. Listituto
fondamentale di Falea fu dunque la distribuzione dei fondi
in eguali porzioni. Tuttavia Falea aveva riconosciuto che
in una citt. di nuovo fondata sarebbesi potuto direttamente
introdurre il suo ordinamento , ma non in una citt. gi co
stituita. A produrre leguaglianza di beni in questa pens
che bastasse prescrivere, chei ricchi diano la dote e
non la ricevano, e che viceversa i poveri la rice
vano e non la diano. Aristotile attacca il principio fonda
mentale della eguaglianza dei beni, poich se essa diretta
a rimuovere le turbolenze dello stato, questo scopo non si
raggiunge pienamente, mentre le turbolenze nascono non solo
per la disuguaglianza dei beni, ma anche per la disuguaglianza
degli onori. L agguagliamento dei beni, proposto da Falea,
riuscirebbe inoltre insufciente, poich con la nascita dei
gliuoli la. disuguaglianza riapparirebbe, e sarebbe necessaria
una nuova distribuzione; il che parve ad Aristotile ed
nel fatto assurdo. Falea aveva trascurato, imponendo legua

glianza dei beni, di stabilire un limite pei gli, necessa

-|5. Falca da Calcedonia.

109

rio presupposto per conservare l eguaglianza, e di proibire


le alienazioni, per mantenere intatto il possesso ereditario.

Il divieto delle alienazioni trova-vasi

nelle legislazioni po

sitive, ed Aristotile cita p. es. la legislazione di Locri. Ma


anche quando si giungesse a distribuire in parti eguali le pos
sessioni fondiarie tra i cittadini, sorgerebbe difcolt per la
grandezza delle porzioni; imperciocch esse non dovrebbero
essere troppo grandi o troppo piccole, ma medie; ed in que
sto ultimo caso non basta agguagliare i beni, ma bisogna
agguagliare le cupidigie. Ci non possibile raggiungere
se non mediante 1' educazione (wmeiu ) ordinata per legge.
Questo pensiero non era sfuggito a Falea, ma non laveva
svolto con sufcienza. Sorgendo la lotta nello stato, e per
la. eccessiva sproporzione della propriet, e per la smodata
cupidigia degli onori, per la quale corrano ad essi buoni e
cattivi (1), secondo Aristotile il retto ordinamento dello stato
quello, dove da un lato allinma cittadinanza assicurato
un modesto patrimonio, perch non si generino commozioni
sociali, e dall altro si pone freno alla smodata ambizione con
1 educazione alla temperanza ed alla losoa. A prescindere
dallaltro difetto nel progetto di Falea, che egli tende ad
agguagliare la ricchezza fondiaria, trascurando la mobiliare,
Aristotile rimprovera a Falea di non avere avuto riguardo
allo svolgimento della forza guerresea (2), necessario pre
supposto, perch nno stato ottenga rispetto dagli altri. Lor
dinamento di Falea non parve adunque ad Aristotile del tutto
cattivo, notando che molti istituti buoni trovavansi in esso

per 1 organamento pubblico interno


il] POI. II , 4. ev 5' H n,u.) 7ipv numi; f,l na; eUSO5.
(2) POI. II , 4. ivavyuaiov ipa. 1hv 1rcMreav uuwcrdx)ai 1-'Pf6 r-hv uroM/.u
mir cxliv.
13) Conf, in generale Poi. II. 4.

110

Aristotile. -- B. La Politica. 2} Revisione critica ecc.

. 46.
Ippodamo da Mileio.

/ Il progetto di uno stato ottimo di Ippodamo da Mileto,


' da noi gi esposto nei tratti fondamentali (conf. sop. g. 10),
bench primo in ordine di tempo rispetto a quello di Platone
e di Falea, da Aristotile trattato dopo, forse perch meno si
allontana dal carattere di un progetto attuabile e positivo,
e perch lordinamento della costituzione di Falea si ran
nodava intimamente alla quistione sullorganizzazione della
propriet, quindi alla polemica contro Platone. Aristotile cri
tica i singoli ordinamenti di questo progetto. Dividendosi lo
stato in tre classi (guerrieri, artefici, agricoltori), del
le quali solo la prima ha dritto a portare le armi, mentre
tutte han diritto a partecipare al governo, ne conseguir che
il governo cadr. in mano dei guerrieri, e le altre classi ri
marranno soggette. Cos non sar. possibile 1 armonia tra i
cittadini, ingenerandosi inimicizia tra le varie classi. Quanto

alla divisione dei terreni, gli agricoltori, che hanno una pro

priet. privata, saranno una classe inutile allo stato, poich


i reggitori non ne avranno bisogno pel Vitto, mentre questo
ritratto dal terreno pubblico. Oltrech questo terreno da
chi sar. coltivato? Se dai guerrieri sparir la. differenza tra
essi e gli agricoltori, se da altri, si stabilir una classe estra
nea allo stato, se dagli stessi agricoltori i frutti di essi saranno
insufcienti, dovendosi dividerli tra due case. Aristotile critica

(e qui senza ragione) la prescrizione che la sentenza dovesse


essere scritta in caso di condanna totale e parziale. Secondo lui
cos si ridurrebbe il giudice allarbitro del compromesso, dappoi
ch l' arbitrio presuppone che icomponenti di esso discutano
tra loro, mentre ci vietato nel giudizio. Aristotile propugna
il sistema rigoroso, che la sentenza condanni rigorosamente ed
assolve. sul contenuto della dimanda, risolva puramente la

S. 47. Sparta c Crcla.

Mi

quistione di debitore o non debitore senza riguardo a


pluspetenza, per la quale chiedendosi venti si possa condan
nare il debitore a dieci. Aristotile non vedeva modo di risol
vere la difcolt nel caso di dissenso tra i giudici sulla esten
sione della condanna. Ippodamo da Mileto aveva criticato il
sistema rigoroso della semplice condanna o assoluzione sulla
dimanda, perch nel caso di un che di mezzo si costringono
i giudici allo spergiuro. Aristotile nega che ci interven
ga, imperciocch non si dichiara nel caso di assoluzione, che
il convenuto non sia per nulla debitore, ma che non sia de
bitore della somma pretesa (p. es. di venti In questa cri
tica Aristotile dominato dalle istituzioni positive del diritto
attico (1). Inne non approva 1 ordinamento di premii per
le invenzioni utili, perch capaci di produrre mutamenti nello
stato (2).
b) Le costituzioni positive:

g. 47.
Sparta e Creta.
La critica delle costituzioni positive da Aristotile diretta
a rilevare gli istituti buoni o cattivi di esse in rapporto ad
un organamento ottimo (pwfrfi w'ZIS ), ed a notare lan-
titesi tra i presupposti della costituzione e le sue speciali
istituzioni. Egli, in rapporto alla costituzione spartana, con
sidera la forma che aveva assunta ai suoi tempi, ed in pa
recchi punti modicata dalla primitiva di Licurgo (conf. sop.
Q. 5
Una sufciente condizione economica assicura la con
cordia negli stati. La condizione degli Eloti in Sparta causa
di disarmonia. Rimprovera la licenza delle donne, e la mol
(1) Conf. Hermann Lehrbuch der griechisehen Staatsalterthmr g. 143.
(2) Conf. in generale Pol. II , 5.

112

Aristotile. - B. La Politica. 2) Revisione critica ecc.

lezza nella loro vita, evidentemente in contradizione allo spi


rito della legislazione spartana, diretta ad infondere nei cit
tadini la longanimitr nelle fatiche. Non bene che le donne
abbiano larga inuenza sui magistrati dello stato. L educa
zione delle donne a Sparta non raggiunge lo scopo, e lo
dimostr la guerra di Tebe, dove esse riuscirono tanto inu
tili quanto negli altri stati, anzi furono dannose. La legge
vieta 1 alienazione , ma permette le donazioni ed i testamen
ti (1), il che riesce a produrre la disuguaglianza. Questa stessa
concessione e le ingenti doti produssero 1 arricchimento delle
donne. Critica la legge, che premia con 1' esclusione delle
guardia della citt chi abbia procreati tre gli, perch pro
muove la popolazione, e genera 1 impoverimento. Nell Efe
rato v ha un lato bu0no, poich composto di cittadini del
popolo fa che questo se ne contenti, e si generi la quie
tezza nello stato; ma riuscendo talora composto di poveri
facilmente corruttibile. Oltrech troppo grande la sua
potenza, cattivo il modo di sua elezione (2), e molle la
vita dei componenti. Nemmeno il Senato ben costituito,
poich nella vecchiaia sinacchiscono le forze del corpo e
dello spirito. Il potere regio non rettamente ordinato, sti
mandosi bene la discordia dei due Re; ed troppo limitata
la loro potenza militare dai condottieri di esercito , generan
dosi cos un antitesi nel comando. 1 banchetti comuni non
sono bene ordinati, perch i poveri a causa delle contribu
zioni ne vengono necessariamente esclusi, e cos esclusi dal
lamministrazione dello stato. Male ordinata 1 educazione,

poich, diretta esclusivamente a svolgere la virt guerriera,


(1) Questa. concessione non pu ricondursi a. Licurgo , ma ad una legge

di Epitadeo. Vedi Plutarco vite di Agide e Cleomenc. Lepoca 'o incerta.


{2) Aristotile non accenna a questo modo di elezione, che egli contrassegna
come cattivo, e che non assicurava 1 ufcio ai pi degni; se 1 avesse fatto,
la storia. _non sarebbe del tutto ignara. della elezione di questa magistratura.
Vedi Hermaun Lehrbuch der griechischen Staatsalterthiimer 5. 44, e gli
autori citati nelle note a questo 5.

5. 48. Cartagine.

113

rende poi iuetti a conservare i frutti della vittoria. Inne


difettosa 1 organizzazione del pubblico tesoro, poich in tempo
di pace nulla si trova nelle casse dello stato, ed in tempo di
guerra i cittadini sopportano a malincuore le imposte. Con

ci mentre si favorisce l indigenza dello stato, si promuove


l avarizia privata.
La costituzione di Creta, avendo punti di identit con quella
di Sparta, da Aristotile giudicata, istituendo una compara
zione tra gli ordinamenti dei due stati. Mentre a Sparta gli
Eloti coltivano la terra, in Creta la coltivano i Periochi. In
Greta come a Sparta sono ordinati i banchetti comuni,

ma nella. prima meglio stabilito che essi siano mantenuti


a spese dello stato. In Creta saviamente messo un limite
alla procreazione dei gliuoli, mentre a Sparta Aristotile aveva
gi. rimproverato di promuovere leccessiva popolazione. Agli
Efori spartani corrispondono i Cosmi cretesi, ma 1 ordina
mento di questi peggiore, poich limitato a certe fami
glie: dal che deriva, che mentre l Eforato in Sparta causa
di quietezza, in Creta la magistratura dei Cosmi causa di

discordia. La magistratura dei Cosmi d, secondo Aristotile,


alla costituzione di Creta il carattere dinastico (Sum

ernia.) (1)_

'

g. 48.
Cartagine.
L esposizione della costituzione cartaginese da Aristotile

condotta anche essa sotto forma di comparazione con quelle


di Sparta e di Creta, notando che in essa vi hanno ordina
menti buoni e superflui. Il carattere generale di una buona
costituzione che gli ordinamenti assicurino la stabilit. di
essa e la quietezza del popolo, e garentiscano contro la pos
(l) Coni. in generale su questo 5. Poi. II, 6, 7.

15

114

Aristotile- - B. La Politica. 2) Revisione critica ecc.

sibilit. che sorga un tiranno. M_olti ordini cartaginesi diri


gonsi a questo scopofV hanno i banchetti comuni. Al

1' eforato spartano risponde in Cartagine la magistratura dei


quattrocento; ma qui pi buona l elezione, assicurandola
ai migliori. V' ha in Cartagine Re e Senato come in Sparta;
ma lordinamento del potere reale migliore, poich non
ereditario ma elettivo. V ha un misto di democrazia e di
aristocrazia: ha carattere democratico la facolt data al
popolo non pure di approvare le proposte, ma di contradir
le; ed ha carattere aristocratico lelezione dei cinque, che no

minansi da loro stessi, e che nominano ancora la suprema ma


gistratura dei cento, il durare maggior tempo nell ufcio per
afforzare il principio di autorit, la mancanza di salario, ed
i giudizii competenti a tutti i magistrati. Ma il riguardo che
si ha nell elezione non alla sola virt, ma alla ricchezza,

impronta alla costituzione cartaginese un carattere oligarchico.


Se lo spirito della costituzione cart-aginese di assicurare una
buona magistratura, avendo riguardo alla posizione econo
mica, questa debbe essere bene ordinata, perch i cittadini
nell ozio ( secondo il concetto greco ) da magistrati e da pri
vati vivano convenevolmente.
ordine pessimo la compera
degli ufcii, mostrando la legge di stimare meglio la ric

chezza che la virt (I), e spingendo lo stato allavarizia. Inne


non bene che un solo eserciti contemporaneamente diversi
ufcii, poich l esperienza pruova che chi bada ad un solo

ufcio, 1 amministra meglio (2).


g. 49.
Atene.

Aristotile designa brevemente lo svolgimento della costitu

zione ateniese da Solone ai suoi tempi. L originaria costitu


(1) POI. II, 8. Errip.av yp 5 m'no; miro: mani 16" Aorcv p.5Mcv -ri; ripe
7;, mi r-rw 4ro'Nv tsz Qlcxp7'7/zurov.
(2) Conf. in generale Iol. II, 8.

. 49. Atene.

115

zione di Solone, che aveva fatto cessare 1 incomportabile go- \


verno oligarchico (I) e la. servit del demos , presenta un
misto di oligarchia, aristocrazia e democrazia. Rive
lasi il primo elemento nel consiglio dell' Areopago, il secondo

nelle magistrature, il terzo nei giudizii. Il predominio del


popolo nei giudizii fe tralignare 1 originaria costituzione so
lonica per linuenza dei demagoghi; ed Ealte e Pericle,
sopprimendo 1 areopago, e 1 ultimo aggiungendo una retri-

)
I

buzione per la partecipazione ai giudizii, impressero alla co


stituzione ateniese il carattere di una democrazia pura. Ma '
l'accusa, che molti facevano a Solone, che la sua costituzione
contenesse in s il germe del tralignamento per i giudizii
ordinati popolarmente, da Aristotile combattuta, poich
Solone limit linuenza del demos, dandogli -l elezione dei
magistrati, e la facolt di corrigere il mal fatto (2); accor
dando cos al popolo la conveniente partecipazione all auto
rit dello stato , perch non si considerasse come nemico dei
l
reggenti (3). Lintroduzione dellelemento timoeratico mediante
la divisione in quattro classi secondo il censo fu ordine buo
no. Il tralignamento della costituzione ateniese deriv da una
causa storica, cio in seguito alla vittoria riportata nella bat

taglia navale contro i Medi. Come conchiusione alla esposi


zione critica delle varie costituzioni positive Aristotile ricorda
le leggi di Zaleuco, di Caronda, di Filolao da Corinto , di
Dracone, di Pittaco, di Andromaco da Reggio, accennandole

appena, poich esse non avevano il carattere proprio di leggi


costituzionali (4).
(I) Conf. sop. 5. 6.
(2) POI. II, 9. vai fai; aipxnr; aipaivl)m sai eaihivew.

(3) Poi. i. c. ,uni yp ronirou mipm; a'n Bipws [deihos] z'v i1' nasi oAa'pwn
(4) Conf. in generale Poi. II , 9.

116

Aristotile. - B. La Politica. 2) Revisione critica ecc.

e) Il principio storico nella. Politica di Aristotile.

g. 50.
La. revisione critica dei progetti teoretici di costituzione e
delle costituzioni positive mostra come Aristotile nella sua

dottrina sullo stato e sulle costituzioni avesse in gran pregio


lelemento storico negli ordinamenti politici. Apparecchian
dosi anche egli a dare un modello di stato ottimo, non
voleva incorrere nel difetto di Platone, che aveva nel suo

stato ideale trascurata affatto la realt. concreta. Ma vi ha


in Aristotile un principio stupendo, stupendamente espresso,
che rivela chiaramente come Aristotile riconoscesse il princi
pio storico.Per conoscere, egli dice, se un ordinamen

to buono, bisogna osservarlo per molto tempo e


per lunghi anni (1). Sulla quistione, se giovi la mutazione
delle antiche leggi (arpw v'il-I) con migliori e nuove,
Aristotile osserva che da un lato parrebbe, che come in tutte
le arti, discipline e potenze, le innovazioni segnano un pro
gresso, cos dovrebbe avvenire per la potenza politica
(aro)wrnvh Buvd,uas); ma dall altro lato egli considera, che si
debbe essere molto cauto nel mutare le leggi, dappoich an
che quando ne seguisse un leggero bene, s introdurrebbe
1 usanza di rompere le leggi, il che pernicioso.
dunque
meglio sopportare qualche difetto nelle leggi ed ordini stabi
liti, che tentando di innovarle avvezzare alla disubbidienza.
Aristotile nota che non esatto il paragone tra le innova
zioni che si fanno alle arti, e quelle che si portano alle leggi.
La legge non ha altra forza (vxv) per farsi ubbidire, che
il costume (ESOS), che non si forma se non col tempo (2).
(1) Poi. II, 2. Asi 52' [mai 1oaro a.iifd dyroeiv, Eri xph wpcoe'ygsw r 0).Av
xpo'vy nani rai5 1rcMoi; 'e'nmv, iv ci; mi .'v i'>.z)sv, ai fara xa.Ms kixe.
(2) Poi. II, 6. levos Bi, un re wapa8u-y;m. ro -.rep: rw nxvuv' cv Tap
_

S. 51. Della costituzione e del cittadino.

117

La facilit, con cui si mutano le leggi antiche, e se ne fanno i


delle nuove, indebolisce la potenza della legge (vp.ov Bi,
w-.WS) (1). Questo pensiero di Aristotile sulla necessit, che
le leggi passino nella coscienza del popolo , e diventino co
stume merc la lunga e rigorosa osservanza, un principio
eminentemente storico. Ma dall altro lato Aristotile non po
teva. disconoscere, che v hanno dei mutamenti necessarii nello
stato, e tutta la. sua trattazione sullo stato ottimo una ri

cerca razionale. In Aristotile dunque accordato meraviglio


samente 1 indirizzo losoco e lindirizzo storico.
4
3) Dottrina generale della costituzione.
9'. 51.
Della costituzione e del cittadino.

Il concetto della costituzione (wokira) secondo Ari


stotile ligato intimamente al concetto dello stato (rkls ).
Lo stato si manifesta, come realt, nell azione (arpa-215), e
1 azione dello stato s integra in coloro che esercitano il rcg- f
gimento. L ordinamento dei componenti lo stato
la costituzione (2). La costituzione il principio vivente, I
che mantiene 1 identit dello stato attraverso il cangiamento
dei suoi membri: cosicch mutandosi la forma della costitu
zione (f 2305 m vrMrlS) cangiasi lo stato. lmperciocch
lo stato una comunanza (xmvww'a), e la comunanza la
costituzione dei cittadini (w0N'rlv woNfr'a ).

Ma poich lo stato un composto , e come ogni tutto


(67m) risulta di parti, la parte dello stato, come tutto, il

Elmmv f'i xwer 're'xvm MLI vo',u.ov. 0 yaip va,u.o; i'rxiiv midi;ziav

i'xu 1rpg 15

eiSt-rr3m, A-hv 1rupar. mi '3u' rotiro 3011 ylvanu si ,uvp dmz xpo'vau Aios.
(I) POI. I. O.

(2) P0]. III, 1. ->i di aroMru'a f:w 'rriv 1ro')w eiacu'vrwv, i'ow raits 1'15.

118

|\

Aristotile. - B.La Politica. 3) Domina generale della costituzione.

cittadino (0r0N'1'115 ). In rapporto ai cittadini lo stato la


moltitudine di essi (1). Il cittadino non tale solo pel do
micilio, non solo pel diritto (1 invocare la protezione giudi
ziaria; ma dicesi cittadino colui che partecipa alle
funzioni della sovranit nello stato (ai giudizii, alle
assemblee, alle magistrature) (2). Se non che le diverse for
me di costituzione determinano la misura, secondo la quale
ciascun cittadino partecipi all esercizio dell' autorit dello sta
to , e mentre nella costituzione popolare si ha il vero citta
dino, partecipante alle assemblee giudiziarie e deliberatrici ,
nelle altre forme di costituzione pu essere limitato, come
p. es. a Sparta, dove la potest giudiziaria esercitata da spe

ciali magistrature (Eforato, Senato ec. ). Mentre adunque la


denizione del cittadino, per chi nato da padre e madre
cittadini, ovvero, pi rigorosamente, per chi discende anche
da altri antenati cittadini (avo, proavo, ed anche altri) non
applicabile alle prime fondazioni di stato, la partecipazione
alle funzioni dell' autorit pubblica offre un carattere uni
versale.
In stretta conn'essione con la teoria della costituzione e della
cittadinanza Aristotile tratta la qnistione, se la virt del
luomo buono ('PE'VI CWBP5 47909) sia la stessa della

virt del cittadino buono (dpwh vrokirov darov5aiov), e


si eleva sul concetto nazionale ellenico, che le aveva assolu

tamente identicate. Come ogni marinaio un membro della


comunanza della nave, e qualunque siasi il suo ufcio (re
migante , timoniere cc.) la sua opra ('mov) si dirige alla
salvezza della nave (a Uwfrnpia 'r'i9 vawnkia5) , cos ogni cit
tadino dirige la sua opera verso la salvezza della comu
(1) POI. III, 1. vi 7nip a'0'M; 1rOM-r&v -n 1530'5 ivr1v.
(2)P01. III. I. chrns d'aifrkf/s addsvi f=w n'ANuv i:pre-raz ,ur2).bv il, 191
urr;xw prduv< mi apxw'ir. Si veda. inmn-riiatanicnte in seguito al passo ci
tato, come nel concetto dell p)g Aristotile comprendendo ogni potere, quindi

anche la. potest. deliberativa. Vedi anche Poi. III , 3. okrn; 3 pia'xov -er
1|,u.;w.

S. 52. La sovranit e le varie forme di costituzione.

119

nanza identicata nella costituzione. La virt del cittadino

dunque la virt indirizzata alla costituzione

Ma poi

ch vi sono molte specie di costituzione, la virt del cittadino


buono non pu essere sempre la virt perfetta (-P'fi Ma) ,
mentre l uomo buono quello che ha la virt perfetta. Quindi
vi pu essere un cittadino buono, che manchi della virt per
fetta necessaria all uomo buono. Oltrech il presupposto della
costituzione ottima. (pi'dfn aroNreiaz) che tutti icitta
dini siano buoni, ma impossibile presupporre che essi siano
tutti forniti della virt perfetta, che costituisce luomo buo
no. Inoltre lo stato non lunione di esseri perfettamente
simili, onde avviene che la virt non in tutti la stessa. La
virt dell uomo buono e del cittadino buono s identica solo
in coloro che occupano le magistrature dello stato. V ha la
virt nel comandare e la virt nell ubbidire; la virt del cit

tadino buono sapere comandare ed ubbidire tra uomini li


beri (2).

La sovranit e le varie forme di costituzione.

La costituzione, come 1 ordinamento dello stato (conf. g.


precedente), ordina le magistrature, ed il potere supremo
(la sovranit. nel senso moderno =nvpa vrwrwv prI'v ). La
sovranit. consiste nella partecipazione all amministra

zione dello stato (#6 rrokivaa), ed il modo di questa


partecipazione determinato dalla ecstituzione
La. costi
tuzione adunque stabilisce la sede della sovranit, la quale

(1) Poi. III , 2. -ra'v vrcMn/v..., 1'; or.-fnpia 'r;i: nonwria; qucu ec-n xowwvia.
3' edrlv si 1rorrela: 310 'Hiv dprrww aivatyaatiav siv:u -.-cu wc7u'rcu rrpo'; r-hv ok:

rnav.

'

(2) Sul contenuto di queste 5. conf. in generale Poi. III , 1 - 3.


(8) Poi. III, 4. Bar: di vroM-rslaa hm; -rai!_,:g -r.Dv n 12va aipr/v stai
,uiMa'raa -r-i= xvp:'us wav-rrw apwv p.v 7:2p favraxoii -rd ercAirev,u.a 15: 10'

ew;' wofrsvua 5 st'riv 1'| ah-relax.

120
/

\_/\\

Aristotile.-B. La Politica. 3) Dottrina generale della costituzione.

quindi Varia secondo le varie forme di costituzione; per


es. nella democrazia sovrano il demos , nella. oligarchia gli
oligarchi (1). Nella teoria della costituzione Aristotile ritorna
al principio della natura. sociale delluomo (Dinfer 3vgpwa'os
{Mv crolvrnuiv), ed alla spinta allo stato a ne di una vita
felice. Poich questo scopo comune in generale a tutti ed
in particolare ai singoli si ha lutile pubblico (z wvv
0'1Wpov ). Dal punto di vista dell esercizio dell autorit dello
stato allo scopo dellutile pubblico si distinguono le forme

di costituzione in legittime (6p9a cr0Nrm) e degene


rate (nrapzzdo'S 'niv pSz:v 10)UTEICZW); impercioccll dove

.._ _\

si governa per lutile pubblico realizzasi la giustizia in s


(1 (mila; Bizmov ), dove invece si governa per l utile privato
dei reggenti si ha il dispotismo. Ma lo stato presuppone la
libert, poich esso non altro che la comunanza di uo
mini liberi (2).

Poich la partecipazione al potere dello stato (r WN"fiv


M) determina la sede della sovranit, Aristotile deriva da
essa la triplice divisione delle forme di costituzione, secon
doch essa risiede in uno, in pochi, in molti. Se esse rispon
dono allo scopo dello stato, lutile pubblico (11) mwv
va-<l>pv ) , sono forme legittime, ma dove subentra 1 utile

privato ("fil 3mv miI-<Dpov ), di uno, di pochi o di molti, si


hanno le forme opposte di costituzione degenerata
Ari
stotile aveva gi trattato nell Etica di queste varie forme di
costituzione ( conf. sop. Q. 38 ), che ravvisansi nello sviluppo
storico delle costituzioni greche (conf. sop. 5. 4. ). Se dun
(1) Poi. III, 4.- - {v ;u.sv 1'1IG [arokrru'us] 3npozpa-rmais xpw; i: di
;0;' ai 8o'M-ye: retivuvrlov
fai; Myapxi'ais.

(2) P01. III, 4. i. b. dm; w.....ia fa. eMu32pwv .w.'.


(3) POI. III, 5. Errii di woM-ru'u. ,zg'v nei 1raM'rsu,u.a a'n,u.a.lve: ratirr , m
),,'TEUIL1 url fd unipth -r;fv n'9'kwv, aira'yzm d kivru acu'pmv 1'i 'va 'ii 6M'yev; -
rati; mkkor 5-ra.v ,uzv E ti; {ci hlyoi 11 ci 1rOMOI 96; rri xowdv o'vaa'p0v d'p

an, rmnz; pt.'v o'pSa2; aiv7nai0! Gnu r; ottwslas , -r< di qui; 15 i'mv,
105 iv< h' -nw Gryzhv 7')' 705 fri30vs, 7rapstau.

5. 52

La sovranit e le varie forme di costituzione.

121

quq nel governo di un solo (monarchia), nel governo di


pochi e nel governo di pi la sovranit esercitata allo scopo

dell utile pubblico, si ha il regno (ao'Asa ) , l aristocra


zia (pw'roxpwfia ) , e la forma popolare di costituzione, de

signata
Come traliguamenti
col nome generale
di questedelle
tre forme
costituzioni
legittime
(cmkweia)
presentansi
la tirannide, 1 oligarchia, la democrazia. Nella ti
rannide il potere esercitato nell interesse del monarca,,
nell oligarchia nell interesse dei ricchi, nella democrazia nel

1 interesse dei poveri (2). Aristotile avverte , che losoca-t


mente ci doveva dare una pi profonda spiegazione alla sua
teoria, dappoich se oligarchia dove governano i ricchi, e

democrazia dove governano i poveri, sorge il dubbio se tal


denizione adeguata, dove iricchi fossero in maggior nu
mero ed i poveri in minoranza. Aristotile osserva dapprima,
che la ricchezza e la povert. unite alla minoranza ed alla
maggioranza integrano la vera denizione della oligarchie.
e della democrazia; ma ove avvenisse che iricchi fossero

in maggior numero, ed i poveri in minoranza, non meno

sarebbe oligarchia dove governano i ricchi, e democrazia


dove governano i poveri; imperciocch la diversa natura delle
costituzioni si conti-assegna dalla qualit. dei cittadini, che
governano. Ma questo caso sar un eccezione , imperciocch
in regola i ricchi sono pochi, i poveri molti, partecipando

ogni uomo della libert

Se ora si confronti questa divi

sione delle forme di costituzione con quclla gi data nell E

tica (conf. sop. Q. 38), vedasi come il pensiero di Aristotile


rimasto nel suo fondamento lo stesso (salvo una pi esatta.
terminologia); ma presentato sotto una forma pi orga

nica, ed elevato alla pi alta espressione scientica dal punto


(1) POI. III. 5. 'rti v.wvo'v 've,u..z rrazre2v 1'cv 7rc).rrsnw, ON-paia,

(2) POI. III. 5. H /<v 1p -rvpawls eor: ,uOvapx'iiz rrpes ra av;z{pov 10 fai

parapxoiivros, i 3 6Mysza ,76; 75 lm enivro'pwv , i di 3nfzoxpa-ri'a -rrpo's -rc'


m1,uin0v -r<i rrv daro'pwv.
(3) POI. III. 5. Ti; 5 eAgu)epr'as fsre'xcum -,-:.i_vre;.
16

122

Aristotile-B. La Politica. 3) Dottrina generale della costituzione.

di vista politico. Imperciocch mentre la connessione della


qualit dei cittadini (poveri e ricchi) con la quantit
(molti e pochi) rimaneva nell Etica implicata, qui mediante
la risoluzione ai dubbii proposti (tivropl'w ) quella connessione
apparisce chiarita.
Ci che rannoda la dottrina politica alla dottrina etica delle
costituzioni in questo punto della Politica di Aristotile, e d.
a questo meraviglioso pensatore 1 occasione di elevarsi a pi
profonde ed originali ricerche, la trattazione del giusto
positivo (crokrnzv Bamov), in rapporto alle due forme di
stato (1 oligarchia, e la democrazia) (l). Ciascuna di

queste costituzioni d al giusto una data forma: nella oli


garchia vi ha. il giusto oligarchico ('r Nyapxmv Bim
mv), nella democrazia il giusto democratico (r Baiwlpz

filv wwv In ognuna. di esse adunque raggiungesi un dato


grado del giusto (Blmwv vi), ma non il supremo giust0
(fr >wpiw; Bixmov ). Il giusto non n il solo eguale (#6
'a'ov ), n il solo ineguale ('rb 3vwnv ) , ma 1 uno e l altro;
imperciocch 1 eguale giusto per gli eguali, 1 ineguale per
gl ineguali
Aristotile riferiscesi alla sua Etica, ed accenna
evidentemente alla sua dottrina sulla giustizia distributiva,
dove leguaglianza riducesi ad una proporzione geo
metrica (conf. sop. p. 84 ). Se non che nelle due costitu

zioni, 1 oligarchica e la democratica, prendesi il giusto non


nella sua totalit, ma nei suoi due momenti: imperciocch
nella prima gli oligarchi, essendo in una cosa ineguali dal
demos , nella ricchezza, credono essere in tutto ineguali, e

nella seconda il demos essendo in una cosa eguale agli oli


garchi, nella libert, crede essere in tutto eguale. Cos non
si attinge che un solo lato del giusto, e si disconosce il giu
sto supremo ('r wpl'w'rafov 5mwv ). L ineguaglianza
(1) Sul r0Mnmiv 51'mmv conf. in generale sop."

35.

(2) Poi. III, 5. ciov doxei IUCV 10 dixawv sirm, ami 7p i'5fiv, niM0ii 1raicnv,
a

..

alla '70.: [7C15' un re avm'ov Soave:


.
.
.
.
aMa. raz; mWCM.

s,

IMUOY E"at

Xal 7zzp 'a-rw, a. cv 7ran

.\S. 53. Ordinamento della sovranit.

123

giusta adunque pu intendersi solo nelle cose (nella pro


priet), non nella libert. (nel carattere personale) (I).
In questa occasione Aristotile riforma. il suo concetto sullo
stato. La pretesa d ineguaglianza assoluta delloligarchia
ingiusta, perch lo stato non una societ. di acquisti
(Iva-via z&1v ITnH'JWWY ) , nella quale debbasi partecipare se
condo la propria quota. Ne questa denizione, n l' altra che
lo stato sia una pura comunanza di territorio (wwwvu
frwov ), o un puro istituto di garentia (norvww'1 'rm ld
d3mev a<Ddi miro>' ), o una societ di commercio (xowwva
'Tl5 |J.Wudtui ), rispondono al vero concetto dello stato. Tutti '

questi scopi trovansi nello stato, concepito come la comu


nanza 'costituita allo scopo della vita perfetta, ed

a s sufficiente. Solo 1 autarchia denisce dunque la no


zione dello stato. Ma lautarchia presupponeda proprie
t, presuppone il commercio, la famiglia, la religione
ed ogni specie di comunanza fondata sul vincolo etico del
1 amicizia (2). Lo stato costituendosi allo scopo della vita
perfetta ed a s sufciente, presuppone una vita felice e giu
sta, quindi azioni giuste , e per conseguenza solo la virt
civile (rrN'rlr-n pr'l) giustica la preferenza (rpaxyi)

nll esercizio dell autorit dello stato (3).


g. 53.
Ordinamento della sovranit.

Nella costituzione e 1 ordinamento del potere supremo (la


sovranit), ma sorge il dubbio , quanto alla determinazione

del sovrano dello stato (xpios rns 'f'fMwS). Pu dubitar


si , se la sovranit debba attribuirsi alla moltitudine,

ai _

(1) Con ci Aristotile poneva le basi dei principii che risolvono irapporti
tra il diritto di propriet ed il diritto di eguaglianza.
(2) Conf. sop. 5. 37.
(3) Conf. in generale sul contenuto di questo 5. Poi. III , 4, 5.

124

Aristotile.-B. La Politica. 3) Dottrina generale della costituzione.

ricchi, ai buoni, all ottimo, al tiranno (l). Afferman


dosi che la legge, e non 1 uomo, "debba essere la sola sovra

na (come spassionata ed imparziale), il dubbio non riso

..>
\J

\-_

luto, poich la legge pu assumere un carattere oligarchi


co 0 democratico (2). Aristotile risolve il dubbio, attribuen
do senza preferenza la Partecipazione della sovranit dello
stato alla moltitudine; imperciocch i pi, come tutto, sono
migliori e pi virtuosi .che i singoli in s considerati. Con
la parte di virt (M6pwv pvii ), che ogni singolo pu avere,
s integra la virt necessaria pel governo dello stato. Ma si
affaccia un altro dubbio, quale debba essere il limite, nel quale
possibile, nel senso di un retto ordinamento politico, am
mettere la partecipazione della moltitudine all esercizio del
1 autorit dello stato. La moltitudine (incolta) per s non
atta al governare (Zipxm), ma pu partecipare all' au
torit dello stato nelle assemblee deliberanti e nei giu
dizii (3). Tale 1 ordinamento di Salone. Ma le assemblee
deliberanti e giudiziarie non esauriscono 1 azione dello
stato , e dee stabilirsi chi debbe essere chiamato alle supreme
magistrature, dove non possibile n conveniente chiamare
la moltitudine come tutto; ma debbono essere chiamati i sin

goli individui. Uno stato risulta di molti elementi , nobilt,


ricchezza, virt civile e militare, ed una moltitudine

politica (M905 fNrmv In uno stato, dove non vi fosse


che uno solo di questi elementi, non vi sarebbe alcun dubbio
per chi avesse a governare; ma il dubbio si ha quando essi
si trovano riuniti tutti. Poich in Aristotile 1 ideale di un
ottimo stato quello dove il cittadino pu e vuole coman
(1) Poi. III, 6. rxei 5 m'1fcpr'tzv, -rl dei 70' utiptov sivau rs 1roAsws' 13' Qui);
101 16 1r7\55)05 di reti; orontrlvs fui; 1numi; -rciv {Arwrov 'e'va. dv-mv i
rpuvv0v.
(2) l'Dl. III , 6. "AA' a'w; Quiz; 7:; 'v rd xtiptcv M :Zv)pmrcv e'lvau , niM:2

p,11 v0'p0v, QGIMI, 'xovfa 7'& fai au,_-Bahcrrm araf)n api 77)v +auxv. Av 05v 1i
vdu,os p-r, 617'apximi; di 11 dnpoxpa-rmtis, ri droio'u api f:u 1i1-ropnfn'vwv.

(3] Poi. III, 6. Ari-rara: dii 'rGi: Bovkeea)au mi xpt'vsrv p.2-re'xuv auif0v5.

S. 53. Ordinamento della sovranit.

125

dare ed ubbidire (I), non vi dee essere preferenza veruna


nelle magistrature nella sua organizzazione. Questa. rigorosa
eguaglianza , che era data. ad Aristotile dal concetto nazionale v
della democrazia, non pu applicarsi che solo nell' ottima]
costituzione; nelle altre imotivi di preferenza son dati da
condizioni storiche. Il cittadino ottimo , che pu concepirsi
solo nello stato ottimo, ha dunque, secondo Aristotile ,
piena capacit di partecipare allesercizio del potere supremo
dello stato, sia nelle assemblee deliberanti e giudiziarie, sia nel
le magistrature civili. La limitazione del demos per la esclu
sione alle pi alte magistrature, da Aristotile accettata, ri

guarda. la moltitudine incolta dell ellenico stato storico.


L attivit del magistrato limitata dalla legge, sovrana su
prema dello stato, ed il suo comando si giustica solo in
quanto la legge nel suo precetto universale non esaurisce la
moltitudine dei casi particolari. La legge buona o cattiva,
giusta od ingiusta secondo la natura degli stati. La legge
determinata dalla natura. della legge fondamentale, cio della
costituzione (W0N'reia), e si dirige al ne di essa; per con
seguenza la legge diretta al ne della costituzione legittima
e giusta, la legge diretta al ne della costituzione degene
rata ingiusta. Il ne di ogni scienza od arte il bene,
e bene ottimo' il ne della scienza ed arte suprema, la

potenza politica. Il bene dello stato il giusto, identi


cato nell utile pubblico..ln ci trovasi il giusto come ugua
le (2). Nellottimo stato il legislatore dee aver di mira,
perch la legge sia buona, l utile comune ed universale dei
cittadini, che sapendo e volendo comandare ed ubbidire hanno

per scopo una vita indirizzata alla virt (3).


(1) Vedi il passo citato nella nota 3 in questa pagina.
(2) Poi. III, 7. Evrel 3 iv mimi; p.Ev fui; e1rw'mzi; nazi rixvai; aileo'v

-ro' 'Aos, pa'ymrov di mi paiAvrra. ev i xvararp vrmnw a.i-m 3 ezrnv 7';


uX1-rm- 36va,uls 'cr di woM-rmriv aiya3riv 76 diuzwv,-roro 5' {art ra nani
av,ze'pov. AD); di mrnv ha 71 fd Siamo: elmi.
(3) Pol. III , 7. oAin;c 32' luni y.=v E pariwa voi; 02'prn nazi 'pxefrai'

126

Aristotile-B. La Politica. 3) Dottrina generale della costituzione.

Q. 54.
Il principio di eguaglianza e la virt. Il regno.
Aristotile , trattando della sovranit e del suo ordinamen
to , aveva posti di fronte due principii: la preferenza che si
debbe alla virt civile (conf. sop. . 52. in ne), e l e
guaglianza nell esercizio dell' autorit dello stato (conf. Q.
precedente); sorgeva. quindi in lui 1 esigenza di determinare
in che modo si dovesse ordinare lo stato, ove uno o pi avan
zassero la moltitudine nella virt. Perch all eguaglianza non
fosse fatta alcuna eccezione, la gelosa, democrazia greca aveva

ordinato l ostraoismo. L ostracismo non a considerarsi


come un istituto solo proprio dei cattivi stati; imperiocch
esso ha il potere di impedire che cittadini, i quali avanzino
gli altri, rompano l' armonia dello stato con la. ribellione.
L ostracismo nella forma democratica e legittima di costitu
zione dirigesi cos al bene pubblico, e contiene un certo grado
del giusto cio il giusto positivo (Bizamv aroltrxxhv ) , ma non

il giusto in s (vrkws Bixmv) (1). Ma nella costituzione ot


tima (pwn aroMreiz), dove la preminenza solo nella vir

t, 1 ostracismo riuscirebbe ingiusto. La virt dunque emi


nente (PEV'ls vrpvwh) pu essere la sola eccezione (1:er
poxit) al principio di eguaglianza. Se dunque in uno stato
si trovi un uomo eminente, egli destinato a governare, e
sorge il regno (amha ). Se vi sono pi eminenti nella virt
sorge laristocrazia, forma anche essa dellottimo stato.
Aristotile , dal punto di vista generale di una buona costi
tuzione, tratta la preferenza nella virt come una eccezione,

ed il principio della eguaglianza, come la regola generale.


evr-n zu9' a'nnwrm S aroMfea.v 's'rapcs' nani Bi -r-hv dpi'fr'rnv 5 5wai;zivos mi
powpmipms 'pxwrat mi n'p;;m arp: fv Bicv rv ua.f apt'riv. Cont'. in ge
nerale sul contenuto di questo 5. Pol. III. 6 , 7.
(1) Conf. sop.m g. 85.

'

5. 55. Limpero della legge ed i suoi esecutori.

127

Quanto al regno Aristotile distingue cinque forme. Il re


gno nella costituzione di Sparta, limitato potentemente dalle
leggi (amMia y.akxo"ra r::v mw'. vy.ous , oim xvpia ervrwv),

I regni ereditarii dei barbari, afni alla tirannia, tut

tavia legittimi (QM1M2: mr. viwv), perch rispondono alla


natura dei popoli asiatici e barbari, ed afdantisi al con
senso dei soggetti ed alla loro custodia. I regni elettivi de
gli antichi tempi della Grecia (aWy-vfifm ), specie di tiran
nide stabilita o a vita, o in certi tempi determinati per certe

determinate azioni. Il regno legittimo ed ereditario del


tempo eroico. Inne il regno assoluto (lvas #rfv'rwv),
ordinato come regno domestico (lvowwi IMUIMI' ). Il re

gno appresso gli spartani ed il regno assoluto sono i li-v

miti estremi del regno, e ne costituiscono le forme fondamen


tali; gli altri ne sono un intermedio. Ma il regno limitato

dalle leggi, riducendosi ad investire a vita un cittadino del


supremo comando dellesercito (0'frpw'nya 3m" i5W ), pu ap

plicarsi, sia in un ordinamento popolare , sia in un ordina


mento aristocratico; esso non dunque una.specie di regno.
La vera forma del regno 1 assoluto (GHI5HUM), dove

il Re opera a suo arbitrio (amer rrv oriwo nb)mo'w ) (1),


g. 55.
L'impero della legge ed i suoi eseculori.
Aristotile rannoda alla dottrina generale della costituzione
e delle sue forme la risoluzione della controversia , se con.
venga meglio che governino le ottime leggi, ovvero luomo
ottimo; ed in questa occasione egli si eleva a profonde vedute.
sulla legge. Imperciocch coloro i quali sostenevano, che fosse
preferibile l imperio dell' uomo a quello della legge, appog
giavansi alla ragione, che la legge, contenendo un comando
(1) Conf. in generale. POI. III, 8-11.

128

Aristotile.-B. La Politica. 3) Dottrina generale della costituzione.

universale, non riesce sufciente ai singoli casi


Ma la
legge e mente senza perturbazione (2) ,_ mentre anche
l uomo ottimo pu essere dominato dalle passioni. Mentre
adunque i fautori dellimperio della legge, sforzansi, secondo
An'stotile, acciocch nello stato imperino Dio e la legge, i
fautori dell assoluto imperio delluomo pare che voglino co
mandi anche la bestia, poich lappetito (ivrl9vua) ha

del bestiale. La determinazione scritta della legge provvede,


a che coloro i quali sono stabiliti nei supremi ufcii guar
dino al pubblico interesse nell' amministrazione dello stato ,
e non facciansi sviare dall interesse di conciliarsi favore , e

fare altrui piacere. Gli uomini cercano il giusto, che nel


mezzo, e la legge non altro che mezzo (3). Aristotile ,
riconoscendo una doppia forma di leggi, quelle scritte (w'r
Tpamlwr), e quelle fondate sul costume (prr "H3 3909), ri
conosce maggiore autorit. in queste, che nelle prime. Egli
con ci elevasi al concetto generale che la bont relativa della
legge nell autorit derivata dall accettazione, che pi
universale, quando la legge fondasi sul costume. Mentre dun
que parrebbe che la legge scritta dia maggiore sicurezza al
magistrato, nella realt questa sicurezza, a causa della mag
giore autorit, trovasi anche nelle leggi fondate sul costume.
dunque meglio che 1 imperio dei magistrati sia ordinato per
legge: imperciocch lo stesso ordinamento (conf. pi innanzi
p. 135 ) legge (4).Cosicch i magistrati, istituiti per lapplica
zione della legge ai singoli casi, nei quali la legge stessa insuf
ciente per la sua universalit, debbono apparire custodi delle
leggi, e ad esse ubbidienti. Ma limperio della legge (il comando
universale) presuppone la sua esecuzione (lapplicazione ai casi
(I) POI. III, 10. Anni di1 rais vo,u.iov dvy.a'p:nv BamM'u5a3m -ro' xaic'hw
poin a v',wG Myew, oZAA' cui 1rpr'5 fai wpaaaivrrov-rm e1nra'rruv.
(2) Pol. III, 11. 'vw pm voti; 5 vo'po; ieri.
(3) Pol. III , 11. Coffe dikov , 5 -r dixmw (705,725 ,-5 M;,7W Z.m.afww. ;,
ya'rp vo',ws 70 pue't'Or. Conf. sop. p. 81, 82.
(4) POI. III, 11. 1'; 7a'zp rai.";rs vo,u.os.

5. 55. L'impero della legge ed i suoi esecutori.

129

singoli), sorge quindi un secondo dubbio, se l ordinamento della


magistratura, che supplisce al difetto della universalit della
legge, debba essere costituito in maniera, che la magistra
tura risieda in uno o in pi. Aristotile in conformit della
sua teoria, nella quale aveva riconosciuta la maggiore ca
pacit. dei pi sul singolo nell esercizio dellautorit. dello
stato, risolve il dubbio a favore della pluralit. nella magi
stratura, sia perch in una moltitudine sufcientemente vir
tuosa i pi riescono pi virtuosi che un solo, sia perch in
essi pi difcile la corruzione. Sotto questo punto di ve
duta preferibile 1 aristocrazia al regno, la costitu
zione popolare (wokifea) ad amendue. La prevalenza della
virt in uno o in pochi (la sola eccezione allegnaglianza,
conf. sop. Q. 54) scomparisce quando in uno stato la virt
diventi comune. Per questa ragione avviene che, quando la
virt da un solo si allarga in pochi o in molti, sorge
dal regno 1 aristocrazia o lo stato popolare.
Aristotile in tutta questa trattazione della dottrina gene
rale della costituzione non disconosce il principio pratico, che
nella risoluzione della quistione sulla migliore forma di essa
debbesi nella realt. aver riguardo alle condizioni del popolo, sul
quale la costituzione destinata ad imperare. la stessa natura
del popolo che determina una costituzione regia, aristo
cratica, o popolare (1). Lottima costituzione (dpi
6111 erokuria), che quella dove governano gli ottimi (pm'vm),
pu costituirsi con ciascuna delle tre forme legittime di co
stituzione (pSau orolrrsmx). Con ci Aristotile fa il pas

saggio all ordinamento della costituzione ottima (2).


(1) Conf. in generale Pol, III, 10 , 11.

(2) Pol. III, 12.

17

130

Aristotile. - B. La Politica. l) Lo stato ottimo modello.

4) Lo stato ottimo modello.

g. 56.

In generale.
Che nella Politica di Aristotile vi fosse un progetto di co
stituzione ottima stato gi. rilevato, e pruovato dai mo
derni critici
I primi tre libri della Politica ne contengono
lapparecchio, ed Aristotile l afferma_ egli stesso nel princi
pio del secondo libro , quando si accinge al giudizio cri
tico sui progetti teorici di costituzione e sulle costituzioni
positive per rilevarne il buono e 1 utile, ivi contenuti (2),
e quando, chiudendo la sua dottrina generale sulla costituzione
alla ne del terzo libro, proponesi di parlare della genesi

e dellordinamento di una costituzione ottima (3). Ma


lo stato ottimo e la costituzione ottima di Aristotile
non sono n uno stato ideale n una costituzione idea
le, come si trovano in Platone. Pu dirsi che in Aristotile

_".-_m

si trovi un ideale dello stato, ma questo ideale debbe


essere inteso nel senso del sistema aristotelico, dove 1' idea,
come forma, non si trova separata dalla materia, dove
. il movimento costituisce la loro relazione, e dove mediante
il movimento spiegata la genesi delle cose (della realt
concreta) (4). Nella costituzione e nello stato ottimo
(1) Le diverse opinioni riassunte vedi in Hldenbrand Gesch. u. Syst.
der Rechts-u. Staatsphil. v. 1. p. 429, 430 , 431.
(2) Pol. II, 1. in prin. In.questo passo Aristotile designa lo stato ot
timo con 1 espressione %patfiory; uowivl.z ri; 'nornzcis.
(3) POI. III, 12.-- -1r'zpi T;i5 archeas -i5n ripare'0v Ae'ygrv -ri.< riprt'r,

ri'vat s'Quns yivauf}at rpo'a'ov ami xaia'raahn 1rifs. LHilden


brand, a pruovaro che in Aristotile vi ha un idealo di stato, cita il

passo trascritto in precedente nota , e trascura questo importante luogo della


Politica.
(4) Conf. sop.a 9. 31.

g. 56. In generale.

131

di Aristotile lideale; ma non lideale astratto, bens I


il concreto. Nello stato, che come realt concreta e il

risultato di un movimento, i due principii che lo generano '


.
sono lo spirito e la natura; luomo come essenza po
litica, ma determinato come tale dalla natura (av99wvf f
QUH vroMrmv {dm ), genera. lo stato. Nella costruzione adun
que dello stato ottimo e della sua costituzione Aristo
tile non trascura _gli elementi naturali, le condizioni di
fatto, dentro le quali 1 ideale (lidea dello stato, come
forma in rapporto alla conoscenza) si realizza. Ecco per-f

ch il modello di stato di Aristotile vicino alla realt sto-l


rica, e non|rimane come puro esemplare (aragoiaypa) ,\
come lo stato ideale di Platone (l). Il modello di Aristo- Il
tile sventuratamente incompleto, tuttavia dal frammento
che abbiamo (settimo ed ottavo libro) si rivela che nella sua
trattazione Aristotile non falli al suo proponimento, di spie
gare cio come esso si generasse e come si ordinasse,

ricercando gli elementi della sua genesi nello spirito (la


psiche) delluomo, e nelle condizioni naturali (2).
(1) Barthlemy Saint-Hilalre Politiquc d Aristote, ed 11, p. LXIX
giudica. severamente lo stato ottimo di Aristotile, designandolo come una
rpnbliqne semi-ideale , se mi-relle , e dicendo che la. posterit non
stata. ingiusta, immortalando la Repubblica di Platone, e lasciando quella.

di Aristotile in oblio. Egli un fatto , che 1 antichit. greca e romana. fece


poco conto non del solo stato modello di Aristotile, ma di tutta la sua

Politica , trovandosi la prima testimonianza di essa. ( e non priva di dubbii)


in]Ciccronp. Ci pruova che la Politica di Aristotile rimase incomprcsa, e
che, di fronte alla bellezza estetica dello stato di Platone, lesposizione dif
cile

e politica di Aristptilc rimase trascurata. Ma con ci non deesi dal

pensatore moderno legittimare loblio dell'antichit, ma rivendicare al pen

siero profondo del losofo di Stugira il merito di una trattazione concreta


anche l, dove ein sforzavasi di dare un modello di stato ottimo, e dove

applicava i supremi principii metasici-ed etici del suo sistema.


(2) Vedi il passo citato nella nota 2. in pagina precedente.

132

Aristotile. - B. La Politica. 4) Lo stato ottimo modello.

g. 57.
I fondamenti etici dello stato ottimo.

Le ricerca sullo stato ottimo, ordinato in una costitu


zione ottima (pld'rn ON-Mia), si rannoda a quella. sulla

vita pi che ogni altra desiderabile (aipwlb'ra'ros 1'os);


imperciocch la costituzione ottima presuppone lottimo
agire

(pwra wpz'riw ). La felicit. dell uomo consiste in

tre specie di beni; beni esterni, beni del corpo e beni


dellanima: nellunione di essi la vita ottima (pe'rn
Cw1'1

L etica adunque il fondamento della vita ottima e

felice, e quindi ninno potr. dirsi felice che non possegga le


virt fondamentali, la fortezza, la temperanza, la giu
stizia e la sapienza. Nella serie dei beni i beni esterni
debbono servire di mezzo ai beni dell anima; e piuttosto

ch desiderarsi 1 eccedenza dei primi, se ne debbe cercare


la misura nel bisogno, mentre nei secondi 1 eccedenza
(wepokii) genera maggiormente la vita felice, e costitui
sce 1 ornamento del costume (vigne) e dell intelletto

(Bui-rom. ). I beni esterni adunque trovano il loro scopo nei


beni della psiche. I beni si distinguono secondo il loro or
dinamento, e poich la psiche e pi nobile del corpo e

della propriet, ibeni della psiche (d/Ma MG \l/vxt9)

\J
/ \

costituiscono lultimo scopo, e generano la felicit. per loro


stessi. Oltrech gli esterni beni sono l effetto della fortuna,
mentre i beni dellanima, sono generati dallnmana attivit.
Aristotile istituisce la critica delle varie specie di beni sol
per determinarne il loro ordinamento, conchiudendo che
1 ottima vita pei singoli e per lo stato consiste nella virt
e nei beni esterni, per quanto questi servano ad essa di

mezzo.
La felicit, dell individuo identica a quella dello sta

to. Difatti ripongasi la felicit dellindividuo nella ricchezza,

5. 57. I fondamenti etici dello stato Ottimo.

133

nella vita tirannica, nella virt, in esse sar. la felicit dello


stato. Da qualunque fondamento adunque si parta per deter

minare il concetto della felicit, tutti convengono che essa


la medesima per lindividuo e per lo stato. Ma sorge il
dubbio, se la vita felice si trovi nella vita politica ovvero

nella solitaria, e quale ordinamento (161215) convenga


nello stato, dove tutti o la maggior parte preferiscano la
vita politica. Secondo Aristotile la costituzione ottima
quella, mediante i cui ordinamenti possibile vive
rgielicemente ed agire rettamente (l). La risposta al
dubbio, se debba preferirsi la vita politica e pratica, (M
)wrntS mi orpawnxs fa; ), 0 la, vita, teoretica, (stpn9ms

ius), una esigenza della ricerca sulla costituzione ottima,


poich questa debbe indirizzare al migliore scopo i singoli e
lo stato. Coloro che preferiscono la vita solitaria, affer
mano che o l autorit dello stato violentemente esercitata,

ed allora essa conterr. una ingiustizia, ovvero esercitata


con giustizia, ed allora sar solo un impedimento alla tran

quilla vita. La libert. il bene pi che ogni altro desi


derabile. Dallaltro lato sera affermato, che la felicit

nella vita attiva e politica, poich essa consiste nella buona


azione, e chi non fa nulla non pu esser felice. Aristotile
afferma che vi ha un lato di vero in amendue le opinioni (2);
imperciocch la vita libera preferibile alla vita politica, ove
1 autorit. venga esercitata mediante la violenza. Ma non
giusto ridurre la felicit alla quiete , quando essa consiste

nellazione (wpils ). Nella costituzione ottima, dove


1' imperio esercitato legittimamente , sarebbe falso il prefe
(1) Poi. VII, 2. On ,uv 0f1v dvqyuacv zmi wo>nreiv dpvrr,v fav'f'nv .
xal v fuif_,m n'v iwnooiv 'pwra- pel-nor mi (51; ,u.tzxzpims, Qavif0'y slrw.
\2)P01. VII, 3. ci /.tiv yoip dmaxluzz'Cawn rais 1rOMn'xas dpxs, veni'Zovres ro'v
1': fai: e'7lw9e'pou n'ov 'e'npo'v rmz eivau 'rOir aro)nnxe xa.i 1t'aivrarv aipsrnirarfv,

ci Bi TODTOV pw-mv a'5u'v1r0v 7p 15v ;zn32v 1rpairrovra. n'pairruv MI, -r1'|v d'ad
wpayim mzi -n'u eniaip.ovzv eiv;u faro'v 5m "2 p.sv dpo'rtpm a'youmv o'p)&i,
76 5' mix 6pl)s.

13%

Aristotile. - B. La Politica. 4) Lo stato ottimo modello.

- rire la vita inattiva e solitaria. L' ottima. vita adunque con

siste nellazione buona e per lo stato e pel singolo (1).


Tuttavia 1 azione buona ne a s stessa, e non neces

sario che essa riguardi gli altri, e si rivolga. all operare,


il pensiero attivo per s, ed ne a s stesso. Ma nelle
esterne azioni si dice operare colui, che , come architetto,
col pensiero attende allopera (2). Vi dunque una sola
vita. ottima. pei singoli e per lo stato. Con ci Aristotile
conchiude le sue ricerche sui fondamenti etici dello stato
ottimo (3).

I presupposti naturali.
Nellordinemento della costituzione ottima. sono neces
sarii due presupposti (woiw), che sono la materia
(M), ed iconvenienti apparecchi (0'UII-li-TPW xp7i)
per lo stato; i cittadini, cio, ed il territorio (WMOS
crokwfv mi rapa) (4). La grandezza dello stato non si misura
dal numero dei cittadini, ma. dalla sua forza (Svagw), me

diante la quale essa pu raggiungere il suo scopo (5). Ma


anche considerando il numero, come condizione di forza dello

(1) Do]. VII, 8. AM si rm'n'a M'yrrnu ua7k:s, uu.l 1'11v rz:,uevlav auarpa
yn'av Dariov, mal nawi 1r:271|; 11'0'MM; 'v el'm mzi xaf)"s'xanrw erwro; le: 6
xpttxrtxi.

(2) Poi. VII , 3. AM': rdv 1rpmxrmv cu arvayxziov livau n'de ire'pv5, za
la'erep cch-rau' nv;s, midi rais diavola; lm: y,o'va; -rmra; frpmvrxx; , T; 1':.u
darczwo'vfm xdp|v ywoy.e'vac in 1017 crparrnv, aM 1rONI pMov 7:2; mif0rakeit

nazi -rs ar5v vsmv_lemplas xaz 8mvoio'eas. H yarp lwpa,aa 'o; (thfa x.zl
wpc{,ns -ns [41A10'71 82 nazi erpirrmr M'yoy.ev xvplm xai -nw e'f_,avpmrv arpi
E_,uw rei; rais 8:.zvm'mc apri-ra'x-rovas.
.
(8) Vedi in generale sul contenuto di questo 5. Pol. VII. 1 _ :.i

(4) Pol. VII. 4. Ben fro?.znxi; xopmar 1rpz:"rov rd 1'8 wl-za; nw ivl)paL
mv, aronvs -re xal 1rolous nvas inra'pxew >m" rru, ml m'ra'; 'rhv x:.'-pzv lm
'rwi, 11'0lT1JF f: aivau x.a.l 1f0z'av 11vr'4 fulirnv.

(5) POI. VII, 4. AE 8 ,uOMv HJ] =.< 15 w-i), ei= di divap.zv dxeka'muv.

Ea' ya'p r: nazi 1ro'Mw; i'pyov,

'

Q). 58. I presupposti naturali.

135

stato, esso non debbe abbracciare tutti gli uomini, che sono

in questo; ma solo quelli che ne formano parte integrante, cio


i cittadini. Non dunque la popolazione, ma il numero dei
cittadini, che concorrono a costituire e mantenere lo stato,
ci che forma la grandezza di esso. Ma Aristotile, in armonia,

del concetto nazionale ellenico dello stato ed in armonia della


sua dottrina, pone il limite alla grandezza dello stato in un
numero di cittadini, bastanti a loro stessi, adatti cio al
lautarchia, lo scopo dello stato in. generale (conf. sop.

g. 41). La legge un ordinamento, ed una buona leg


ge presuppone un buono ordinamento; ora la sovrabbon
danza dei cittadini rompe 1 ordine e 1 armonia (1). Nella pro
porzione tra il numero dei cittadini e la grandezza dello stato
questo assume il carattere della bellezza (il lato estetico
La proporzione nello stato dunque condizione di un ordi
namento politico , che raggiunga 1 autarchia (2). Il numero
dei cittadini non dee essere dunque troppo piccolo, in modo
che 1 autarchia non possa essereraggiunta, n troppo gran
de, di guisa che non si adatti alla formazione dello stato.
Questa. presuppone che i cittadini si conoscano 1 un 1 altro,
perch sia possibile un retto ordinamento delle funzioni, alle
quali, secondo il concetto di Aristotile, il popolo partecipa,

sia nelle magistrature (nell ufcio giudiziario ed amministra


tivo ), sia nelle assemblee chiamate allelezione. Il retto giudica
re adunque, la buona amministrazione e la buona distribuzione
delle magistrature secondo il merito (zar aZiav ), presupponen
do la mutua conoscenza dei cittadini, determinano il limite
naturale del numero di questi (3). Aristotile sapeva. che lor
(1) POI. VII, 4. 6 re 1azp vo'y/Js T:ii; n'; sn ,
rviv rvc.u.izv aivaxaiav
hifa!,i.zv mr i: di Man Il1repu'AAi-iv dprlpo's cui dv.z-rau p.sre'xsll faiem5.

(2) POI. VII, 4. 5 erpzrrov 1rA}os arapzes 1rps's 'rd ei Hv eor: xazfa. -r-hv
aroMrm-v aouvmiav.
(3) POI. VII, 4. eal yp_m' wpa'ius rr; fc'Mw; w piv aipxt'rrwv, T!:'V 5aip
xo'lzevov' aprovrc; 8' s1rifaits mi xpla't; i'p7'cv. Iptl; di 70 xplvew 1rapi 7; 54'
v

xcuwv, ami quGi 10 rei; apxaz; dmv=p.stu y.11- aif_,mv, ava.y>mmv 7wqu<nv 70,73ws, arabi TH'2; em, -ros eroiras.

..

136

Aristotile. - B. La Politica. 4) Lo stato ottimo modello.

dinamento diretto della partecipazione del popolo all autorit


dello stato sol possibile nei piccoli stati.
In rapporto al territorio la costituzione dell ottimo stato
esige che esso risponda all autarchia, cio che sia provvi
sto della sufcienza dei beni necessarii , perch sia possibile la
libert e l ozio (nel senso greco), e 1 esercizio della tem
peranza. Il territorio debbe essere adatto alla difesa mili
tare, la citt posta accanto al mare, perch si faciliti la di
fesa dello stato coi soccorsi dalla parte di terra e di mare.
Contro lobiezione che la vicinanza del mare si oppone ad
un retto ordinamento, generando l alteramento dei costumi
dei cittadini, Aristotile oppone i vantaggi della vicinanza del
mare per la difesa. dello stato, e per glinteressi del commer
cio, potendosi causare idanni con leggi proibitive, permet
tendo o vietando il commercio con dati popoli.
Aristotile completa la teoria dei presupposti necessarii per
la costituzione ottima parlando della qualit naturale (Go
o:s) dei cittadini. Un popolo che abbia coraggio ed intelletto
atto a vivere liberamente e ricevere buoni ordini di go-'
verno. Tale il greco , adatto ad acquistare potenza, ove si

riunisse in un solo stato


g. 59.
Organamento dei ceti.
In ogni tutto ('Mv ), dice Aristotile, non tutto ci, senza
del quale esso non sarebbe, sua parte (npmv Simil
mente nello stato non tutto ci che in esso si presuppone
sua parte, come la propriet. (uno dei presupposti dello
stato, conf. sop.ll
41
Quando di due cose luna agisce
e 1' altra no, nulla v ha di comune tra loro, poich delluna
proprio il fare, dell altra il ricevere
L una si dirige
(1) Conf. in generale POI. VII, 4 - (i.

(2) Pol. VII, 7. Gru 81) 70' pi! fatifov E'vezau, r di mi i'leer, eidv i'v -ya'
rcrmgxorvch [2 1'i 'n: ,us'v 1rurrat, -rr; 8% liiV.

5. 59. Organamcnto dei celi.

137

allo scopo , l altra serve sol di mezzo. Mezzo per lo stato


la propriet, nella quale si comprendono anche gli schiavi, '
come propriet animata. Le parti vere dello stato debbono
tra loro avere un che di comune, e dal diverso modo di que
sta partecipazione generasi la. diversit delle costituzioni. Ma
nello stato, come tutto, v hanno delle parti necessarie ,
senza delle quali esso non potrebbe essere. Aristotile deriva
l' organamento delle parti del tutto (lo stato), nuu1erando le
condizioni necessarie, perch i diversi ni di esso possano
raggiungersi nell'ultimo scopo , l autarchia. Fra. questi bi
sogni egli designa -le condizioni necessarie per la vita, ali
mento, arti, indi la necessit. della forza militare per
garentia dell ordine interno e per difesa esterna dello stato,
la necessit. del danaro, la cura della religione , inne il bi-.

sogno dei giudizii. Nello stato tutti questi ni debbono essere


adempiuti mediante speciali organi, e ne risultano gli speciali
ordini degli agricoltori, artefici, guerrieri, ricchi ,
sacerdoti, giudici. Lo stato pu essere costituito in modo
che tutti o pochi partecipino a queste diverse funzioni socia
li (democrazia, oligarchie); ma lo stato ottimo presuppone
la virt ,' la quale non si acquista nella vita intesa ai lavori
manuali ( {3ivw' (5"05 ): quindi deriva la classe dei non-cit
tadini (agricoltori, artefici), destinati a menare una

-vita ingenerosa. e nemica alla virt ([31'05 crps .perhv 'rrv2v


fio; L ozio adunque il presupposto della. virt e dell a
zione diretta allo stato; quindi le parti vere della citt sono
i guerrieri, i consiglieri, i giudici
Sulla quistione
se questi ufcii del cittadino compiuto debbano essere divisi
o uniti nella persona stessa, Aristotile risolve il dubbio, chia
mando. successivamente le stesse persone alle diverse funzioni,
poich 1 ufcio di guerriero, in cui si richiede gagliardia,
(1) POI. VII , 8. dei yv'cp 07(0M; nani 1rpd; 7--;7v yz'nmv T;15 ripari; xal 1rpd<

fai: arpolu; -rs ch-rmas. Evrei di nai i 1rgpmv mx.) 'rd U&l/d,uevcv 'rr='pl
TLZ'II au,u.apo'vnw xal npivov erepl n:v duca/mv Evv-rrapxei, ual pe'pn Qau'vernu 'r;|s
0'iw; ,ua'Amra 6'vrz.
18

.._

138

Aristotile.-B. La Politica. 4) Lo stato ottimo modello.

proprio dei giovani, quello di magistrato, in cui si richiede


prudenza, proprio dei vecchi. Come posto di onore, riser
bato ai pi vecchi, resi poco atti per la loro et. agli altri
nfcii dello stato, Aristotile serba il sacerdozio.

Aristotile aveva gi combattuta la comunione dei beni,


e nel suo modello non poteva ammettere che la propriet pri
vata, serbata ai compiuti cittadini, e coltivata da schiavi,

o non cittadini (barbari, periochi). Ma egli aveva am


messa una limitazione alla propriet privata, invocando la
virt, che la facesse per cos dire comune per luso (conf.
sop. p. 106
Ora si eleva alla generale organizzazione della
propriet, dividendola in due parti luna pubblica, laltra
privata; la prima suddivisa nella parte destinata al culto,
ed in quella destinata al mantenimento dei banchetti co
muni; la seconda anch essa suddivisa in una parte esclusi

vamente destinata alla soddisfazione dei bisogni del proprie


tario , e in un altra serbata ai bisogni dello stato (1). Que
sto era il modo pratico, col quale Aristotile intendeva sal
vare la propriet. privata, rendendo 1 uso in certo modo co
mune, e concepiva con pensiero profondo che lorganizza
zione della propriet individuale in uno stato bene ordinato,
non esclude la limitazione di essa nellinteresse della tota
lit. Aristotile accetta dunque dell ordinamento dorico i ban
chetti comuni, e li organizza in una maniera simigliante
a quella di Creta. Inne iii/completare il disegno esteriore del
1 ottimo stato, parla della citt, della sua posizione in
generale, e del disegno topograco di essa, perch, nella
sua forma, trovisi adatta a realizzare lo scopo dell ottimo
stato (2).
(1) POI. VII, 9. 'Avnvyxaiou rolvuv ai; diio ye'pr, dipp;rral -r-,v Xl:'PZV, mi n)v

I,sz elmi amvv, 'rhv di 'rcuv iwnv' zar rorov Exars'pav rppirl)au dix mi
Mv, -r-: ,u.v nervi; -rd pv Zrapov pa'po; ai; rais arpsy Dacia; EITOIIPQ'zg) 75 di
E'fepqv ii; r-w 11Jv crown-rva bu1rdvm' -ri; di -n;v ibnmrrlv -rri 'e'rspcv ne'po=, Ti:

1fpd< T; {axfz-ria'zs, 's'rrpov di, r p; 1-,v o7tw.


(2) Conf. in generale. Iol. VII. 7 _ 11.

g. 60v Il ne ed i mezzi, l'educazione e la virt nello stato ottimo.

139

g. 60.
Il ne ed i mezzi, 1 educazione e la virt nello stato ottimo.
A raggiungere il bene due cose sono necessarie: proporsi
buon segno e buon ne (azows 'm f)\os frva crpi2u'v p
Ehm) , rinvenire quelle azioni adatte a raggiungerli (942215
po; #5 TMS (Depoo'w
Or lo scopo dell uomo la felicit
ed una buona vita, e lo stato ordinato con una costitu

zione ottima quello che pu raggiungerla. Aristotile si\_


riporta ai fondamenti etici della felicit, come consistente in",
una energia ed uso perfetto della. virt per s (Mp
Nello
yaia mistato
xp-vfis
come
dpeys
nell fre)\eia
uomo talune
ovlx E woDdews,
cose debbono
kk.essere
alarhas
ne
cessariamente preSupposte per lassegnimento della felicit e
della virt (2 f9ffw), ma esse non sono buone per si-.
(dwms ). La pena, p. es., mvpresupposto, necessario per

ch la virt nello stato si ria'ermi, ma; meglio sarebbe il


non averne bisogno; essa dunque non buona per s, ma
per ipotesi, mentre gli onori e 1 agiatezze sono azioni

oneste per s (wrM MMMMI wpi), come generatrici


di beni. Egli vero che 1' uomo virtuoso anche nell av
versa fortuna, impereiocch virtuoso colui, pel quale, me
diante la virt, sono beni i beni in s (1); ma da ci non

deriva che la. felicit non consiste anche nel possesso dei beni
esteriori. V hanno nello stato dei presupposti, che appar
tengono esclusivamente alla. fortuna; ma che in esso vi sia

la virt opera della scienza. e della libera. elezione


(2 97 vfld'rl'mns mi orpoaipo'ews Poich lo stato virtuoso
sol mediante i virtuosi cittadini, che partecipano al governo ,
e nello stato ottimo tutti debbono parteciparvi, il legislatore
(1) POI. VII , 12. nani yaip rofrro wpm'rau nwrn'. roi:s 1ihnoi:s Ao'yov, 87|
-

6,-

16'

romvros eu'v e U1I'OII MOS, M

ma 71" ap.rm fa 11

a3.

76

ai. 5 H

r:

,1r-

e. a.

,},

M 170: 1.

150

Aristotile-B. La Politica. d) Lo stato ottimo modello.

ha il compito di preparare tutti i mezzi, che menano allas


seguimento della virt. Tali mezzi trovansi nell educazione;
nello stato adunque essenziale l ufcio educativo. Luomo
diventa virtuoso mediante la natura (@0015), il costume
(290;), la ragione (><'>709 ). Lo stato ottimo presuppone
la natura buona dei cittadini; ma questa natura pu essere
guastata dal costume. La ragione capace di corrigere i di
fetti della natura e del costume. Formare il costume buono,
e raffermare la forza della ragione lo scopo della educa

zione (azx): i due lati della educazione sono adunque


l abitudine e 1 insegnamento.
Aristotile, che non aveva ammessa alcuna preferenza

nella partecipazione alla sovranit dello stato, salvo 1 ecce


zione della prevalenza nella virt (il regno, l' aristocra
zia, conf. sop.Il g. 54), e che nello stato ottimo vi aveva
chiamati tutti i cittadini, sol contraddistinguendo il coman
dare e l ubbidire per la diverse. et. (conf. sop.
59) (di
guisa che era giunto alla conclusione, che quei che coman
dano e quei che ubbidiscono sono in parte gli stessi ed in

parte diversi), nella dottrina della educazione, ritornando agli


stessi principii, afferma che essa pure in un certo modo
la stessa, in un certo modo diversa, imperciocche a bene co
mandare bisogna prima aver appreso ad ubbidire (I). Leduca
zione adunque dirigesi a creare la virt essenzialmente iden
tica. nei governanti e nei governati.
Nell ordinamento della educazione Aristotile ricorre alla
sua Psicologia. Dividendosi la psiche in due parti, quella

che ha la ragione per s stessa, e quella che ne pri


va, ma che pu ubbidirle, ed essendo la prima, come la
pi nobile, ne della seconda, 1 educazione alla virt , della

(1)P<)I.VII, 13. Ha-n pv 'pac ; TOl1; avrai/s a'zpxuv nazi a'per9m Qafe'v
{era di (5; irr'pous' fune xai -rv 1roudu'aw i'c'nv ai; -r1z dnw a'varyxaior, 'n'n
.
- ,
,
.
.
.
. .
.
.,
, ,
;
rreparv ama: _ 1'va 're 7ap ,u.sMovra. mdws ap;(srv apx3-mai Qaa: ben
1fp;nmv .

g. 60. Il ne ed i mezzi, l'educazione e la Virt nello stato ottimo.

Ml

quale amendue le parti sono capaci, dee dirigersi a prefe


renza alla prima, e lordinamento della educazione dello stato
dee mantenere questa gradazione. Il pensiero di una teleolo
gia immanente, che il carattere proprio della dottrina etica
di Aristotile , torna nella sua teoria dellordinamento peda-'
' gogico. Imperciocch la cura dell educazione dee essere gra
duata secondo la gradazione dei fini e delle azioni. Come la
guerra si dirige alla pace, loccupazione (vx0kla) al

1 ozio (meli), cos le azioni utili e necessarie si deb


bono indirizzare alle buone. Aristotile rimprovera all' edu
cazione spartana la soverchia cura per gli ordinamenti guer
reschi, divenuti impotenti a rendere felice Sparta dopo il
decadimento della sua potenza. Il legislatore dellottimo stato
ordiner. leducazione militare al ne della vita libera (0740141),
che si gode nella pace.
L educazione dunque il mezzo di formare i cittadini vir
tuosi, di abituarli allesercizio delle virt fondamentali: tempe
ranza, giustizia, sapienza, fortezza. Sulla base di una
natura buona, lottimo stato svolger la virt, educando con

la ragione (Nives) e col costume (909 ). Mantenere lar


monia tra il costume e la ragione lo scopo di una buona
educazione. La ragione e lo spirito sono il ne della na
tura (1). La generazione del corpo precede lo svolgimento
della psiche , ed in questa precede lo svolgimento della parte
priva di ragione. Cosicch il legislatore nel regolamento della
educazione ordiner i suoi precetti, cominciando da quelli che
riguardano la generazione, che d la base di una buona

natura sica al cittadino dellottimo stato (2).


(1) PCI. VII, 13. 5 di 10") 1iy.iv m.t 3 mi; r-B; prima; r;'A 5.
(2) Conf. in generale POI. VII, 12 , 13.

H'Z

Aristotile-B. La Politica. I!) Lo stato ollimo modello.

g. 61.
Ordinamento della educazione.

Lo stato, dovendo aver cura che si generino forti citta


dini, dee dettare le regole riguardanti il matrimonio. sotto
questo punto di veduta che Aristotile le rannoda alla edu
cazione. Egli stabilisce let. adatta al matrimonio (per gli
uomini da trentasettc a settanta anni, per le donne da di
ciotto a cinquanta), perch da un lato si evitino matrimo
_nii precoci, dannosi ai coniugi, adusando alla intemperanze,
ed impedendo che le loro forze ancora giovani si sviluppino,
e dannosi alla prole, nascendo da essi gli deboli; e dall'al

tro non si contraggano tardi matrimonii, che non rispon


dono ordinariamente al ne della natura, la generazione, ov
vero che per la lontananza dell et tra genitori e gli ren
dono impossibile quell aiuto, che igenitori debbono prestare
ai gli all" epoca della loro fanciullezza, e questi ai primi
nella vecchiaia. Stabilisce la stagione dei matrimonii (il ver

no). N gli esercizii atletici, n i bassi lavori favoriscono


nei genitori una buona prole. I parti incompleti debbono essere
esposti. Dee stabilirsi il numero dei gli, perch lo stato non
abbia popolazione soverchia, ed a ci proponesi laborto.
lnfii1e dee essere punito l adulterio, con una pena che pa
reggi il delitto (l).
Nato il fanciullo, dee convenevolmente alimentarsi, aver

cura che cresca bene, ed abituarlo alle intemperie


Fino ai
cinque anni non si occupi in esercizio faticoso. Badino ima

gistrati a formare il costume dei fanciulli, impedendo la loro


conversazione coi servi, curando che non sadusino al parlare di
sonesto, e vietando la partecipazione di essi a spettacoli osceni.
(1) Poi. VII, 14. aiwpg: Zv;pma)w 1rparrcnt'rp 1rpd; 1hv ni,u,ap-rim.
(2) Aristotile ricorda l'uso dei Celti di tuarc i gli appena nati nel ume.

61. Ordinamento della educazione.

H3

Dai cinque anni dee incominciare l istruzione , ordinan


dosi secondo la gradazione dellet, dai cinque ai sette anni,
dai sette anni alla pubert, dalla pubert. al ventunesimo anno.
Dai sette anni 1 educazione dee essere pubblica, poich essa
debbe formare il costume adatto alla costituzione. Ogni co
stituzione ha un proprio costume, e la costituzione ot

time. dee avere lottimo costume (1). Nella pubblica edu


cazione il cittadino si avvezza a. considerare s stesso come

appartenente allo stato (2). I giovani debbono essere eserci


tati nelle opere liberali, e debbe loro insegnarsi la gramma
tica, la ginnastica, la pittura e la musica. La gram
matica e la pittura sono utili alla vita, e la ginnastica
s indirizza alla fortezza. Sul dubbio del valore etico della
musica, Aristotile insegna che essa serve ad eccitare onesti
e virtuosi sentimenti, in quanto nelle melodie sono le imi
tazioni dei costumi (8). I giovanetti, imparando la mu
sica, sadusano inoltre al laWro merc lallattamento del

piacere. Sembra , conchiude Aristotile , che fra 1 uomo e


larmoniwsiavi parentela, e quindi han detto certi loso
che lanima armonia, ed altri, che lanima ha lar
monia (4). Con talune considerazioni generali sulla natura
della musica e sul suo ufcio etico, chiudesi la trattazione

di Aristotile sullo stato ottimo, nella forma, in cui essa ci


pervenuta (5).
(1) P01. VIII, 1. Ad 15., 95; Ennio-mv oMredevllar rd 71,0 ma fa; ma.
ias za'e-ms fo aimov x1l Q>vMZr-rsw iw3: T';W 0Mnav x.al xzDr'c'rnmv EE_,
cip)(js' ci0v.rd yiv dn,ucxparmcv dnpupazrizv, 1d 8 Ol'ympxmdv Myap7(iuv citi

de 70' Be'A-rur-rcv rDe; eA'r/uvc; airmv omnium.

(2)101. VIII, 1. Mm. di aridi xph vap.iv adrdv au'nm -rwa eiv1| T(:'v -rraM
nv, aMka'r arrivra; 'r';|< 1ro'Mws pe'pmv 7p 'euawrc; -r-|s 1rOMLG.
_
(3) Poi. VIII , 5. Ev di -ros pa'Mow mimi; <7 pi,u.1'y,u.aru -r:Zv i)cv.
(4) I'Ol. VIII , 5. ';l di peua'm Q1imr n:v i5uep.a'vcv ez. Kal n; i'onu nvy
ye'vem faI; o'zpyovims ami re; pu},uois eiva.v 61% 07.101 Q.zm rr/v caQelv ai pv

dp;rovar Eivau -rv'-.v \|wx,v, ci 5 Exslv zpy.ovlav.


(5) Su tutto il contenuto di questo 5. conf. Po]. VII, 13, 14. VIII. Che la trattazione dello stato ottimo - incompiuta. non pure da mettersi in

146

Aristotile-B. La Politica. 5) Lo stato relativamente migliore.

5) Lo stato relativamente iuigliore.

g. 62.

In generale.
La teoria dello stato, secondo Aristotile, come ogni scien
za od arte, che non si dirige solo ai particolari, ma al ge

nere (yvos ), per essere completa dee esaurire ci che si


conviene a ciascun genere (1). L esposizione del suo modello
di stato ottimo non poteva dunque riuscire per lui suf
ciente, poich la costituzione ottima. in s (wkfls) pu
essere additata come la pi desiderabile tra le altre, ma pu
avvenire che essa non sia realizzabile. Vi pu essere una
costituzione assolutamente ottima. (.ans zipnrrn cro

ana), una costituzione ottima secondo i subietti


(tu 'l'GJV immze:,uvwv pltrq erokweia), ed una costituzione

ipoteticamente ottima. (E2 W09vew pmru vrokvrer'a ).


Ove allo stato mancano quei presupposti, che sono la ma
teria ed i mezzi necessarii per 1 ordinamento della costitu
zione assolutamente ottima, sorge nel legislatore il bisogno
di avvalersi di quegli elementi, relativamente buoni, che la
base naturale dello stato a lui offre. Non basta dunque alla
teoria politica la dottrina della costituzione ottima. in
s, ma duopo pure discorrere della possibile, della pi

dubbio. Le controversie sorgono sulla. estensione di un tal difetto . poiglr


taluni credono che manchino pochi capitoli, altri parecchi libri. Il primo che
espresse una tale opinione fu anche un italiano, il orentino Ciriaco

Stroza. Vedi Hlldenbrand Gera. u. Sys. der B. u. Staatsphilosophie p.


446 ss.

\1)P01. IV, 1. l-v alfa'0ms ra: 7!va; xa: rais WIUT;JHGIS, fai; p-h un
po'pmv 7'n0,ua'mnf, oiM\ crepi 72'v0: 'e'v -r: TEEIJU oirrnue, fui; irn i)mpiam r:i
-;repl i'nav-rov 1e'vo; aip,udrrov.

S. 63. Della varie forme di costituzione secondo il loro carattere.

165

agevole, e della pi comune a tutti (1). E poich cor


reggere uno stato non pi agevole che fondarne uno nuovo ,
il legislatore dee conoscere le differenze ultime delle varie for
me di costituzione, perch possa adattare le leggi secondo la
loro natura. Con che si riferma il carattere positivo di Aristo
tile , che misprava la bont relativa di una legge secondo
1 ordinamento politico, accettato dalla comunanza sotto for

ma di persuasione (WEUIS) della sua convenienza. Aristo


tile disegna il complemento della sua politica nella dottrina

delle varie forme di costituzione , nella teoria della migliore


costituzione relativa in generale, ed in ispecie secondo
le varie condizioni di fatto, e dei principii che fondano, con

servano, e ruinano gli stati (2).

g. 63.
Delle varie forme di costituzione secondo il loro carattere.

Aristotile ritorna alla duplice distinzione delle forme legit


time di costituzione (regno, aristocrazia, e quella dise
gnata col nome generale di woklrea) e delle degenerate (ti
rannide, oligarchia, democrazia) per completarne la
trattazione. Gi nella dottrina generale delle costituzioni e
nello stato ottimo egli aveVa discorso del regno e dellari

stocrazia, come costituzioni ottime (3); tra gli stati


(1) P0]. IV, 1. ed yalp ,uomv nr.v apa'o'r-m dei Sewpeiv, aal nal 'rnv 8wa'rr'm'
tuoiws di ami -rhv ,qfw mi xmv0rs'pav aizra'ams.
.
(2) Conf. in generale Pol. IV , 1 , 2 in ne. Manca in questa designa
zione delle materie rimaste a. trattare ad Aristotile la teoria. dellunione e
dell ordinamento delle varie specie di costituzione. Quest ultima teoria , con
la quale, secondo noi (seguendo lHildcnbrand ), si chiude la Politica,
una conseguenza di tutta la. teoria delle costituzioni e di quella dei prin
cipii, che fondano , conservano e minano gli stati. Conf. pi innanzi _G. 73.
nota 1.

(3) POI. IV , 2. Mai -mpl faev nipmraxpavria; 7.!4L Ezmleia; ai'pn-rm- (15 yp

spl n]; aipiu'ny; 1rO:reiai 3twp'|em ravr mi rrsp: ro-rm E"7'fll iirr'eiv 'rv
vc,u.afm.... )

19

146

<\..

Aristotile. - B. La Politica. 5) Lo stato relativamente migliore.

legittimi rimanevagli a parlare dello stato popolare (fo


Nalia ) , e quindi delle tre forme degenerate. Nella gradazione
di queste costituzioni cattive il pessimo la degenerazione
dell ottimo : quindi la tir annide come degenerazione del
regno. Meno cattiva loligarchia, e meno di tutte le al
tre la democrazia (1).Non pu dirsi che alcuno di questi stati

(1) Pol, IV, 2. ava'ym; 7'p -niv ,u.iv r1; 1rpnirm zal Semrdrms wapiuao'n'
riva; xupvr'rnv. T-hv di amk=izv ivuymziov 1'1' 1Oliv0pa [10'va i'xuv mix orianzv, #,
sui: 0Mv inrepo;d,v sIvar 71 705 awMeu'owos [Le-re -rr)v -rvpzvvlda xupr'ern

05Uav, Asiarov ai1rs'xiw woAr'rea'as. Astinva di -r1|v 6Myap)(iav si ya'rp npmra


xpa-na. is'zr-r-nzsv iimi radrns ohi; r; c7ureiar fu-rpiw'ra-rnv di -rv dr;y.0xparicw.
In questo passo Aristotile designa come ottima. tra le ottime costituzioni il
regno , indi pone laristocrazia, conf. il passo citato nella precedente nota. Li
deale di stato adunque di Aristotile in regola. 1 aristocrazia , per eccezione
il regno come soddisfazione della preferenza di una virt eminente. Ma , se
condo noi, non sarebbe erroneo il considerare anche la. oh-nia, come una
delle forme della costituzione' ottima secondo Aristotile. Anzi il suo
progetto di stato (conf. sop. 5. 59) un medio tra 1 aristocrazia (nel
senso comune ) e la woMreia. (come terza forma di costituzione legitti
ma). Non a negare che questa parte della Politica e di una difcolt.
estrema, e si giustica per conseguenza il vario giudizio dei critici, ta
luni dei quali ammettono che lideale di stato ottimo in Aristotile
nel presupposto della. virt, potesse accettare il regno, 1 aristocrazia. e la
forma. popolare , secondo che la. virt si trovasse in uno , in pochi, in molti
( Nickes ), altri che esso non si potesse organizzare , che col regno e con

laristocrazia (Spengel). Si detto anche che il progetto di costitu


zione di Aristotile fosse una ,timocrazia. (Niebhur, Stuhr), ed inne
che esso realizzasse l'ideale di una monarchia assoluta. (Carmi
J.

gnani ). Senza. ammettere col Bartlr 1 emy Saint- Hilaire che Aristotile
avesse ideata una rpublique semi-ideale , semi-rcle (conf. sop.
p. 131. n. 1. ) 1 ottimo stato di Aristotile lideale realizzabile e non
astratto. Le varie forme di costituzione (regno, uristocrazia, arom
nia) possono adattarsi alla sua realizzazione. Se Aristotile esclude nel pre
cedente passo la parola ar0Arrsz , come forma

di costituzione ottima ,

perch veramente il senso comune della parola non si adattava al suo con
cetto. Uno stato in cui tutti sono virtuosi nel senso eminente impossibile:
Aristotile aveva fatte delle esclusioni dal governo dello stato (addetti a lavori
manuali, conf.sop..59), e sotto questo punto di veduta. il suo progetto una
ari stoe r az i a; ma. Aristotile parla. di unaristoc r azia. nel senso pi ristret
to quando pochi prevalgono nella virt alla virt comune. La sua a ri 5 t oc r s

5. 63. Delle varie forme di costituzione secondo il loro carattere.

H7

sia degli altri migliore, ma solo che sia degli altri meno cat
tivo. A risolvere la quistione quale sia la migliore costitu
zione , come la pi comune e desiderabile dopo 1 ottima , e

quale sia la migliore costituzione nelle condizioni di fatto ,


Aristotile entra a parlare particolarmente delle varie specie
di democrazia e di oligarchia.
La ragione , per la quale si danno pi forme di costitu
zione, trovasi nell organamento dello stato. Imperciocch que
sto risulta dallunione delle famiglie, delle quali talune sono
ricche , talune povere, e talune di mediocre fortuna. Oltre

ch v ha una differenza tra icittadini, in quanto tra essi vi


sono guerrieri, agricoltori, commercianti ed addet
ti a lavori manuali. Vha la nobilt, e la prevalenza della
virt.' Questi elementi entrano nella costituzione dello stato ,

e secondoch nell ordinamento dellautorit. suprema in esso


prevalga 1 una o l altra delle qualit dei cittadini (povert,
ricchezza), e luno o 1 altro degli ordini dello stato, si ge

nera una data forma di costituzione. La. preferenza (vripvx),


che nel modello di stato non era stata ammessa. (salvo 1 ec
cezione del regno e della aristocrazia in senso stretto),
dunque la ragione fondamentale della diversit delle costi
tuzioni. La differenza. di esse potrebbe ridursi ad una duplice
specie, cio alla oligarchia ed alla democrazia, e poich

zia adunque ammetto un altra eccezione, ed quindi un medium tra lo


stato popolare e la vera aristocrazia, una 1roMrai. temperata, od una. ari
stocrazia temperata. Con ci veramente non potrebbe dirsi con 1 Hilden
brand,

che a rigore Aristotile intendesse fare una aristocrazia,

ma
."D'..
,

che invece questa non si trovi nel suo progetto, perch egli aveva chiamati
tutti, sebbene successivamente all esercizio delle supreme magistrature. Ini
perciocch per questa capacit si richiede il cittadino completo (che
pu , sa e vuole comandare ed ubbidire), e nell aristocrazia cittadini.
completi sono gli aristocratici, come nella 1rrr&fu. tutti quelli, che, vi

vendo nell'ozio (nel senso greco), formano la parte virtuosa del demos.
Solo cos possibile farei una giusta. idea dell ordinamento di stato di Ari
stotile nel suo ideale , e porre in armonia le teorie da noi esposte nei pre
cedenti 55. Conf. specialmente 55. 53, 55 in ne, 56, 59.
..._

148

Aristotile. - B. La Politica. 5) Lo stato relativamente migliore.

nell una la preferenza pei pochi , nell altra pei molti, ad


esse si potrebbero ridurre laristocrazia e la costituzione
popolare legittima col nome vrohrea. Aristotile preferi
sce la duplice e fondamentale distinzione di stati legitti
mi e degenerati. Nella determinazione della differenza tra

l oligarchia e la democrazia egli ripete la osservazione,


che essa data dalla qualit di coloro, che nella partecipa
zione all autorit dello stato godono la preferenza (ricchi
e poveri), e non dal numero (pochi e molti), bench
naturalmente i ricchi siano sempre pochi ed i poveri molti.
Aristotile distingue le diverse forme di democrazia secondo
la prevalenza dei varii ceti (agricoltori, artigiani, com
mercianti, addeitti a lavori manuali); ma trova dei cri
terii pi elevati, per presentare le varie forme di costitu
zione democratica in una gradazione organica. La prima forma
di democrazia dove applicato il principio della rigorosa
eguaglianza e della libert, dove tutti partecipano ugualmente
al governo senza distinzione di qualit. Ivi poich il demos
in maggioranza rispetto alla nobilt, prevale 1 opinione

dei pi, e si genera senza dubbio la democrazia. Una se


_-.

____

conda forma di democrazia si ha dove le magistrature sono


condizionate ad un piccolo censo: una terza dove tutti i
cittadini partecipano alle magistrature , salvo quelli colpiti
da pena, e dove impera la legge: una quarta dove tutti i
cittadini ne partecipano senza alcuna eccezione sotto 1 im

pero della legge. La quinta forma della democrazia inne


quella dove all impero della legge sostituito l arbitrio del
popolo. Ci che contraddistingue la prima forma di democra
zia dalla terza e dalla quarta, si che nell una condizione
della uguale partecipazione al governo solo la libert,
nelle altre vi si aggiunge la cittadinanza. Nclultima for
ma di democrazia (nella quale sovrana la volont del de
mos e non la legge , a questa venendo sostituite le deci
sioni delle assemblee ('r +nvaam)) sorge il demago

5. 63. Delle varie forme di costituzione secondo il loro carattere.

149

go (I). In questa specie di stato il demos monarca:


i pi sono signori non come singoli, ma come tutto (2).
Questo stato analogo alla. tirannide, imperciocch nel
1 uno e nell altra v hanno i medesimi costumi, e la virt

oppressa. Il demagogo nella. sfrenata. democrazia si


mile alladulatore nella tirannia; la decisione popolare

simile al comando tirannico (3). Questa specie di demo


crazia non vera. costituzione. Imperciocch la. costituzio
ne presuppone limpero della. legge (4), come comando uni
versale, ed alla decisione popolare ('f \L"nwim) manca
un tale carattere (5).
Anche nella oligarchie. distinguonsi diverse specie: quella
dove il censo elevato condizione necessaria. per le magistra
ture, escludendo i poveri; quella dove condizione necessaria
per le magistrature un censo basso, ma dove lelezione
spetta ai pochi; quella ereditaria; quella inne dove non im
pera la legge, ma i magistrati. Anche questultima. forma
afne alla. tirannide , e non vera. costituzione. Quanto alla.

aristocrazia Aristotile dice che la vera costituzione aristo


cratica. quella composta di cittadini assolutamente
ottimi, della quale egli aveva gi trattato nella costituzione
ottima; tuttavia egli accetta le forme ed il nome comune della.

aristocrazia dove le magistrature sono conferite, non col


rispetto alla ricchezza, ma alla virt, dove si ha riguardo alla

(1) Poi. IV , 4. Erepov 5 27505 3n,uoxp.zrias, raMka p.v eivau -rmiroi , x


pwv 5 dm: f<'> Miro; mi ci fov m',u0v. To-ro Si yive-rar 5-mv 'ra'c \ImQr'vrp,ufa
gp| i, dm ,ue E vo',uas' (Tu,ulzivsr M ron-o Sui; zeri; 5nyaym'you'5.
(2) Pol. IV, 4. Mo'vap)(0; 7o'rp 5 ;1y.05 yr'vrrm vv3:ros J; ex 7f0N;w Q; 7;?

1roAkor mprol eimv, ti; a'/; 'xaw-ros, du -:r.:ivn;.


(3) POI. IV. 4. Kzi onv i: romros bip.a; oivabkoyov fvzv ,zwvapxulv -r TU
pa.vyi5r 8m' ua.r 'r 1i305 ro' mir, xai ',u@w demro-rma': Ter B=novm. Kai mi;
\If@l'd'ff, Marrp ixe 102 rn'ra'7'pafw mi E n,u.ayw}d mani 'o rrc'aE, ci ani-mi
un} avalko70v.
(4.) Po]. IV, 4. 61011 ya'zp p.-h vo',uor CZpXOU/TIV, mir. i'un 7IClrgi'rz.

[5) POI. IV , 4. olhv ya'zp svsa'xe'ral %Qnr,uar e'a'wzr xa30'kou.

150

Aristotile. - B. La Politica. 5) Lo stato relativamente migliore.

ricchezza, alla virt ed al popolo (Cartagine), e dove si ha.


riguardo solo alla virt ed al popolo (Sparta).
La forma di costituzione designata col nome generale di
oroNr'1 secondo Aristotile un misto di democrazia e di
oligarchia (1). Mentre la mistione della povert e della
ricchezza d. la rr0Nria, la mistione della libert, della
ricchezza e della virt genera 1' aristocrazia. A deter
minare i modi coi quali si pu avere una costituzione mi
sta in questo senso , egli designa gli ordinamenti caratteri

stici della oligarchia e della democrazia.

caratteristica del

1' oligarchia che nei giudizii i ricchi, che non intervengono


a giudicare, siano puniti, e non si dia soldo ai poveri, men
tre caratteristica della democrazia che si dia soldo agli ul
timi, e non si puniscano i primi. Ove questi ordinamenti si
riuniscano si ha una prima forma di costituzione mista. Nella
oligarchia condizione della magistratura il censo elevato,
mentre nella democrazia o non vi si ha riguardo, o si tiene
conto di un basso censo. Una seconda forma di costituzione
mista si ha quando si stabilisca un medio censo. L elezione
propria della oligarchia, la sorte della democrazia; ove i
magistrati non siano condizionati ad un censo elevato (ca
rattere della democrazia) e si aggiunga la. elezione, si ha
una terza forma di costituzione mista. La costituzione mista
adunque nel mezzo tra la. oligarchia e la democrazia.
Esempii di costituzione mista anche per Aristotile la co
stituzione spartana, alla quale pu darsi nel tempo stesso
il nome di aristocrazia e di woklrl'a. Imperciocch in que
sta vi hanno ordini democratici, come leguaglianza del nu
trimento e della educazione, lelezione fatta dal popolo della
ypwm'u, e la partecipazione di esso allEforato; e vi hanno

ordini aristocratici come l elezione (e non la sorte), e la


potest. riservata agli oligarchi di iniggere la morte, lesilio cc.
(1) P01, IV, 6. s7n 7029 ti 7rArreia ed; eisz: sirrsiv iii; ih')ap)(ims nati
dupmpaxlae.

S. 64. La migliore costituzione ecc.

151

La. tirannia non costituzione. La tirannia propriamente


detta quel modo di governo , dove 1' autorit esercitata.
nel proprio interesse del reggente, e non in quello dei sog

getti. Carattere della tirannia la violenza (1).


g. 64.
La migliore costituzione per la maggior parte degli stati ,
e la migliore costituzione secondo i subbielti.
L ottima costituzione per la maggior parte degli stati
e per la maggior parte degli uomini non quella, dove siavi
virt straordinaria. o straordinaria coltura e la pi favore
vole posizione naturale, e che pi di ogni altra desidera
bile; ma quella, che pu adattarsi a molti uomini ed a molti
stati
Gi. nellEtica Aristotile aveva riposta la vita fe
lice nella virt, e questa nel mezzo (3): nel mezzo adun
que la. vita ottima.
Ora egli applica questi principii
alla relativa migliore costituzione, poich la vita costitu
zionale la vita dello stato (5). In ogni stato vi hanno
ricchi, poveri ed uomini di media fortuna. N coloro che pre
valgono per nobilt. e ricchezza, n quelli, che sono troppo
poveri e vili, sono atti a costituire uno stato ed una costitu
zione relativamente ottima. Impercioceh i prinii non hanno

(1) POI. IV, 8. in; avuart)wcs 'pxu r&v y.oim ami ekrw'vm mi!va

erps -r uQr'repov a: dv,ztpcv, Ma'r ,u.i n'p 'r1'rv aipxafzs'mv. Coni. in ge


nerale Poi. IV , 2 - B.
v
(2) POI. IV, 9. Ti; 6' tip/771; WOJTEIZ xai n's u"pwros lo; fai; 1r7\eafm;
aro'Mm anni 107; Micron r5v air)pzwwv, y.-ra p; aiper-hv 7v7xprvou0: r'hv inrp

-ro; l'5wras, [L'Ii'l'i 1rp5; mieizv, cZ u'a'ew; 32ra.| mi xopn-yi'as ruxnpis- ,u'r'yrs
90 woM-niav T';]F una-r allan ywo,ze'mv, dl:t Biov -r: r5v rais Aelurors www.
v')0'al 5uvavro'v, xu.i n'oMrer'au, ris fui; 1fsid'1'ai 110'u; Evsa'xsrrzr ,ue-rawxsv.
(3) Couf. sop. p. 80, n. 3.

(4) POI, IV7 9, 761 pi'efpv almyxaiov lm: Bov Bkrm-rov,ri< Exa'rro:s e'v52
x0pe'm; fuxziv [1.20'0'1170.

(5) PO]. IV, 9. 17] 7p aroN-rala lo; -n's ea'n aro'Mw,.


<

152

Arislorile. - B. La Politica. 5) Lo stato relativamente migliore.

il sentimento dellobbedienza che si debbe all autorit dello


stato, e gli altri non sono adatti al comando. La. costitu
zione relativamente ottima quella dove prevale il medio sta
to, e dove possibile 1 amicizia, che Aristotile aveva gi
considerata come un principio etico di comunanza (conf. sop.
g. 37). La prevalenza della media fortuna conserva la costi
tuzione dello stato , ed allontana le turbolenze e'le sedizioni,
che sorgono negli stati per la prevalenza dei troppo ricchi
o dei troppo poveri, e che menano a continui cangiameuti (1).

Con che Aristotile designa la WON'I'H'a come la costituzione


relativamente ottima. A completare quindi il concetto di Ari
stotile su questa forma di costituzione, egli mestieri ran
nodarvi quanto egli aveva detto sulla won'a, come costitu

zione mista (conf. sop._ p. 150). Se il relativamente ottimo


il mezzo , i gradi di bont nella costituzione, misurati per
la maggior parte degli stati, rilevansi dall avvicinarsi ad
essi, 0 dall allontanarvisi.
Ma una costituzione pu riuscire buona relativamente alle
condizioni speciali di certi stati: essa dunque pu esser buona

secondo i subbietti, o per ipotesi (wps wf)ww ). In


questa specie di costituzione debbe darsi la prevalenza a quella
parte di cittadini, che amano un tal modo di governo. In
ogni stato vi qualit (ormv) e quantit (wwv): nella
qualit comprendonsi la libert , la ricchezza, la coltu
ra, la nobilt; nella quantit si comprende la moltitu
dine (2). Uno stato, in cui prevale la qualit, atto alla
costituzione oligarchica, mentre quello dove prevale la
quantit atto alla costituzione democratica. Ma in
ogni stato condizione di fermezza nella costituzione, che

il legislatore abbia in mira i cittadini di media fortuna, e


(1) POI. IV, 9. On 3 1'; ,ue'b' eArr'c'ny, Qawrpov ,uo'vn 7aip nia-rammrros 5m
ynip aroMr rei Emi ps'aou, "r'imafa. sniff; nazi rmzr-ra'nw yivorrm TI:W 0Mrurw.
(2) POI. IV , 10. Erri 52 ernia'a: ero'7u; E re 705 aromi mi 1roGoi Ae'yw di

areniv In" Asu9eplav, Mirov, 1rarSsrav, sQVEAGV' aromiv 52' -rhv rei vrk)our
i:mpo>dw.

5. 65. In generale.

153

che le parti fondamentali dello stato (poveri e ricchi) non


vengano del tutto trascurate. Aristotile chiude la teoria della
costituzione relativamente ottima\con una profonda osserva
zione, cio che tanto pi una forma di governo durabile
per quanto pi temperata
6) Teoria delle funzioni dello stato e loro organizzazione.

Q. 65.
In generale.
In ogni costituzione vi sono tre elementi (rpd- uplz), desti

nati ad una triplice funzione. Il retto ordinamento degli organi


di queste tre funzioni la caratteristica di un buon assetto di
Stato. Il primo elemento della costituzione il deliberante |
(76 oukiupevov nrepi 7'GW xoivu'rv), il secondo lamministra-i

tivo (r mp MS vinca), il terzo il giudiziario (r 3:- \


uai(ov)
In questa triplice distinzione degli elementi di ogni
costituzione, non potrebbesi certamente ravvisare la divisione
moderna dei poteri dello stato in potere legislativo , esecu
tivo, e giudiziario. Imperciocch primieramente il pensiero
di Aristotile strettamente ligato all ordinamento delle co
stituzioni elleniche, che nella organizzazione di fatto non ri
conoscevano la separazione assoluta nelle funzioni dello sta
to, e secondariamente l astratta nozione del potere dello stato,
e 1 astratta divisione di esso non potevano adattarsi al sistema
losoco di Aristotile, ed alla sua teoria dello stato. Tutta

via dal non ammettere la chiara coscienza in Aristotile di ci


che nel senso del diritto pubblico moderno dicesi poteri

dello stato, e la chiara divisio_ne dei tre poteri (nella cos


(i) Coni. in generale. Poi. IV , 9 , 10,

. (2) Poi. IV , 11. "En'r: 51) rpia; pa'pm. -r&v aroArruiv erat'zv.... "Eori di T!:V
rpurv reti-mv 'ev ,ua'v -rr rd Bovkeuo'psv0v api n/v zen/Lv, diurepov da -rd arrpi fa;
ap)(as...- rpirov di -n' rd dmaiCav.

20

154

Aristotile._ B. La Politica. 6) Teoria delle funzioni ecc.

detta trias politica), non ne debbe seguire che in Ari


stotile non fosse apparso il pensiero delle diverse funzioni
dello stato, ligate intimamente agli organi costituzionali. Di
fatti in Aristotile nella trattazione dei tre elementi dello stato,

come parti di esso (frpia upla , secondo la sua espressione),


concepita la variet. necessaria delle funzioni dello stato ,
ligata ai vari organi, che le costituzioni elleniche presen
tavano alla sua profonda 0hSGIVB.ZOIIG. Scindere i poteri dello
stato, e eonsiderarli in una astratta nozione pu essere pos
sibile sol nella moderna speculazione losoca; ma anche oggi,
quando si esce dalla pura forma astratta, e si organizza la
teoria losoca dei poteri dello stato, non possibile sepa
rarli dalla forma concreta, che essi debbono prendere nella
costituzione: ed agevole il riconoscere che certi poteri, i
quali trovansi determinati in taluni moderni sistemi di Filo

soa del diritto, sono ligati intimamente a certe forme di


costituzione, o ad un certo ideale di costituzione. Cos

nellHegel, dove il potere del principe concepito nel


1 ideale della sua forma di stato, la monarchia costitu

zionale (I). La distinzione dei tre elementi, organi o fun


zioni dello stato, come il loro ordinamento, non dunque solo
importante dal punto di vista del diritto pubblico greco,

ma anche dal lato losoco; ed il pensiero di Aristotile non


pu essere colto nella sua interezza, se non scendendo allor
dinamento speciale di essi.

Intorno alla. divisione generale, nella quale non si ravvisa


una indipendente funzione legislativa, che fusa nella
)K

(1 eliberativa , da considerare l ordinamento costituzionale

ellenico, ed il vecchio concetto, che la legge fosse presup


posta ed immutabile (2) nella sua forma universale, e che
la decisione deliberativa (fr \|/'6Qldp.a) non avesse un

tale carattere (conf. sop. g. 63 ). Questo pensiero che la legge


0.

(1) llegel Grundlinien der Philosophio dcs Rechts 5. 275 se.


(2) HGI'IIIMIII Lelirbuch der griechischen Stuatsalterthxner S. 58.

5. 65. In generale.

155

fondamentale dello stato (woNral'a) fosse in s invariabile


il carattere spiccato della costituzione di Licurgo, che fu opera
dell attivit di un solo , ed annunziata come un precetto del
1' oracolo (conf. sop. g. 5), e si riscontra anche nella co
stituzione di Solone, che pretese dai cittadini un solenne giu
ramento della sua. osservanza (conf. sop. g. 6 La riforma
della costituzione, che la suprema e fondamentale funzione
legislativa (modernamente potere costituente), data in
Grecia ad un uomo solo. Cos sebbero i riformatori della co
stituzione ateniese (Clistene, Pericle cc. Anche 1 abi
tuale funzione legislativa nelle leggi amministrative (viwl)
non appartiene in regola. nelle costituzioni elleniche alle as
semblee deliberanti. In Atene (al tempo della sua tem
perata democrazia) essa trasferita ai nomoteti, bench
il popolo si riserbasse nelle assemblee di manifestare il desi
derio di una riforma della legislazione, e s'avesse nell'azione,
diretta ad invalidare una legge non conforme alla costituzione
( ypa'i mxpavpwv ) (1), un modo di controllo in ciascun citta
dino come rappresentante del popolo. Cos la sentenza di
veniva in un giudizio forma di cassazione, e la funzio
ne giudiziaria una funzione cassatoria, mossa dall azio
ne pubblica di ciascun cittadino
In questo ammirevole
ordinamento si rivela un pensiero profondo, e noi abbiam
creduto di ricordarlo a completare il concetto aristotelico delle
varie funzioni della costituzione, che egli accettava
dall organamento positivo delle costituzioni greche.
(I) Hermann Lchrbuch der griechischcn Staatsalthertiimer 55. 131, 182.
(2) I romani ordinarono questa funzione (li cassazione da. un lato me
diante il voto dato ai tribuni, dall altro mediante la facolt. data al senato
di sospendere lesecuzione

delle leggi e casearia come non costituzionali.

Non a mia conoscenza. che alcuno abbia rilevato nel dritto greco nel
1 azione 1rap.z'vop.wv questa funzione di cassazione, n che siasi istituito
un parallelo tra 1 ordinamento ellenico ed il romano. Esso sarebbe im
portante, ma trascende 1 indole e lestensione del nostro scritto.

156

Aristotile-B. La Politica. ) Teoria delle funzioni ecc.

5. 66.
La funzione deliberante.

La funzione deliberante (Fr vlvlvv) concepita


/ da Aristotile in una lata sfera: ad essa appartiene il dichia
' \rare la guerra, fermare la pace e le tregue, stringere o rom
pere le leghe, fare le leggi, iniggere la. pena di morte,
1' esilio, la pubblicazione dei beni, e rivedere i conti

Que

ste diverse attribuzioni dell elemento deliberante, secondo il


loro modo di ordinamento, generano la diversit delle costitu
zioni. Ove esse siano tutte attribuite a tutti, la costituzione

assume il carattere democratico, imperciocch il demos re


clama tale eguaglianza. Ma il modo di partecipazione a quelle
funzioni pu essere diverso. Pu essere stabilito che ciascun

singolo sia chiamato successivamente a quelle funzioni come


magistrato, ovvero che i magistrati siano ordinati in
consigli collettivi, riserbandosi alla totalit solo il diritto di

legislazione, di risolvere gli alti interessi dello stato, ed udire


le proposte dei magistrati (costituzione di Telecleo da Mi

leto). In un secondo modo pu essere ordinato che alle as


,'semblee deliberanti spetti l elezione dei magistrati, il fa; leg

gi, le decisioni su tutto ci che riguarda la guerra, e la re


visione dei conti, lasciando ai magistrati eletti o tratti a sorte
da tutto il popolo la cura delle altre attribuzioni. In una
terza forma sono riservate all assemblea deliberante le elezioni
dei magistrati , la revisione dei conti, la deliberazione su cose
_.a._.

attinenti alla guerra, le leghe, e le altre attribuzioni sono la


sciate ai magistrati, eletti non tra tutto il popolo ma in una
data classe
inne una quarta forma di partecipazione si ha
(1)Pol. IV. Il. Kv'pmv 3'svrl ro' Baquo'/zevov 7r&pl 1fbi'p0u nal glp-nm;
x.a.l Uv,uanias xa.i 311A110w5, xal wepl vo',zm nani crepi Davdrov x.xl Quy-y]; m}
5n,uun'sws ami 1';:7 ef3uvziw.
(2) In questa forma la legislazione, propriamente detta, non ufcio del
1 assemblea deliberante.

./

S. 66. La funzione amministrativa e la giudiziaria.

157

nell illimitato potere dell' assemblea in tutte le attribuzioni


deliberative, non lasciando ai magistrati che un diritto di
proposta. Questultima forma propria della sfrenata demo
crazia , afne all intemperata oligarchia ed alla tirannide per

la violenza del governo (1).


Nella oligarchia il potere deliberante risiede nei pochi, ed
anche ivi trovansi varie gradazioni secondo che il numero
dei cittadini capaci delle magistrature sia pi o meno ristretto,
e nell assemblee deliberanti partecipino sol pochi, od inne

vi siano magistrature ereditarie (2).

'

Q. 67.
La funzione amministrativa e la giudiziaria.
Il proprio ufcio amministrativo, competente ai magistrati,
il comando , bench essi possano anche avere una certa

funzione deliberativa e giudiziaria (3). Prescindendo


dalle osservazioni sulla variet. della durata delle magistratu
re, e sul loro numero, Aristotile tratta della costituzione

dei magistrati (HM pxv mwwim), discorrendo dei


loro elettori, delle persone che ne sono capaci, delle forme di
elezione. L ordinamento della magistratura vario nelle di
verse forme di costituzione. Il diritto di elezione e di essere
eletto pu competere a tutti i cittadini, 0 ad una parte; e la
forma di creazione pu essere la scelta, o la sorte. La capa
(1) Aristotile aveva di mira le costituzioni puramente democratiche del
suo tempo, dove al presupposto della legge immutabile (conf. sop. p. 155)
s era sostituito 1 arbitrio delle decisioni popolari. S'intende da s che nella
democrazia ateniese 1' originario ordinamento di Selene ne rimase modicato.

Nella democrazia pura. il demos e padrone delle leggi (zpws nw m'


p.uv

POI. IV, 11.

(2) Coni. Po]. IV, 11.


(3) POI. IV, 12. Mailurra. 5h"; riarka'zs eivr.=v apxar: &XT&OY rari-ras, Bear;

ule'oraz Boukecaaf)ui TI 1r.epl ww, xai xpiv.zr xal {friraigai , xa.l prima-raz
roiro' rd yp 1f|fairu cpxixairgpov szr-rw.

158

Aristotile. - B. La Politica. 6 ) Teoria delle funzioni ecc.

cit elettorale e la capacit di ascendere alle magistrature,


estese a tutti, da stato democratico, come la limitazione

di esse a pochi da stato oligarchico. Nella forma tempe


rata di costituzione popolare (woNrsa) talune magistrature
sono aperte a tutti, talune ad una classe: cos nell aristo
crazia v hanno delle magistrature, alle quali il popolo pu
essere chiamato, e talune altre riservate ad una classe. Qui

possono essere trascurate le particolarit, che Aristotile ri


ferisce sui varii modi di costituzione della magistratura.
Quanto allordinamento" della funzione giudiziaria,
presentasi una triplice ricerca; intorno alle persone chiamate

a giudicare, alla loro giurisdizione, al modo di costituzione.


Ivi ricorrono le stesse osservazioni, e le stesse differenze nelle

varie forme di costituzione, date gi da Aristotile per le ma


gistrature amministrative. Imperciocch nelle costitu
zioni democratiche tutti partecipano ai giudizii, mentre nelle
oligarchiche la funzione giudiziaria riserbata ai pochi. Qui,
come per le magistrature , nella Martina e nella aristocrazia

in certi giudizii chiamato tutto il popolo, in taluni altri


solo una parte (2).
Da questa rapida esposizione sulla teoria e sullordina

mento delle funzioni dello stato in rapporto alle costi


tuzioni rilevasi come Aristotile designasse organicamente, in
conformit del concetto organico e dell' ordinamento dello stato
ellenico, i varii elementi e le varie funzioni della costituzione,

che, secondo la stessa espressione di Aristotile, costituiscono


la. vita dello stato (conf. sop. p.4151. n. 5.) (3).
(1) Pol. IV, 12.
(2) Coni". POI. IV , 13.
(3) Dal lato storico 1 Hermann ha disegnato brevemente, ma con mano
maestra. queste tre funzioni dello stato , designandole col nome di po

tcri. Vedi Hermann Lelnbnch der griechischen Staatsalterthiimer 5. 53.

g. 68. in generale.

159

7) I mutamenti, le corruzioni, i rimedil (1 ogni costituzione.

g. 68.

In generale.
Aristotile nel principio dellattuale libro quinto della P0
litica aerma, che la materia da lui propostasi nel suo la
voro era quasi esaurita, e che rimanevagli a completarlo la
trattazione delle cause, che rovinano, mutano, salvano e

mantengono gli stati (1). In ogni stato si pretende il gin

sto e 1 eguale, come proporzione (70 mi fm7fav);


ma questa proporzione variamente intesa nelle varie
forme di stato. Imperciocch nella democrazia, tutti essendo
eguali nella libert, pretendono in ogni cosa la rigorosa
eguaglianza, mentre nella oligarchia i pochi, disuguali
nella ricchezza, affermano un privilegio anche nellesercizio
dell autorit. dello stato. La lotta sorge dunque nello stato
ove il legittimo interesse del demos nella partecipazione allo
esercizio dell autorit dello stato non viene soddisfatto , 0v

vero quando i pochi non credono che la costituzione garen


tisca la pretesa della loro prevalenza per la nobilt, la virt,
la ricchezza. Questa discordia nelle classi dello stato genere.

i mutamenti della costituzione, che pu trapassare dalla de


mocrazia all oligarchia, o viceversa; dalla democrazia

od oligarchia alla rkwea od aristocrazia, o da queste


a quelle. Oltrech nasce talora la sedizioue per ambizione
personale di pochi o di un solo, non mutandosi la costitu
zione; e nasce nello stato democratico o nell oligarchico per

u
(1) Po]. V , 1. Ilepl ,u.iv ow
'rwv
'Mm, au poezkdpela e;gdiv ex'p1rrm
ar'pl

.
, TIVWV
,
.
- xau\ 00'va
,
,
.
aravnuv'
ex
321 y.arnal7kwmv
aif 'KOHEINI
mx\ 1raawy,
mm. rn'es
,sxrwr-n;
,
,
\
\

,
s
,
.
.
..
"R'GLTEIl; Qf)opm, mm ex mm 945 1roms p.uMra ,u.ef)m'-ravrm, un
5, si dwrnpzz: TIYE5 mi zan ami xwpl; xalarns :vlv, Buia Timr 'v paiAw-ra
c'orro rew eroM-rsn/v Ezdcrn, a'xafrrs'av eef,is mi; aipnytvmi.

160

Aristotile. B. La Politica. 7) l mutamenti, le corruzioui ecc.

allargare vie pi o restringere la forma di costituzione. In


ne la lotta talora nasce per rimuovere il capo del governo.
La causa generale adunque del mutamento nelle costituzioni
lineguaglianza. Ma vi ha una eguaglianza di nu
mero (fa Uov pi)wl) ed una eguaglianza di merito
(r fov za-r'd21av ). L una fondasi sulla moltitudine e sulla
grandezza, 1' altra sulla ragione (proporzione aritmeti
ca e geometrica conf. sop. p. 84) (1). Gli oligarchi affer

mano che il giusto in se (l' (zarst Sizawv) sia nell egua


glianza di merito, il demos pretende che esso si rattrovi

nella eguaglianza di numero. Onde deriva una fondamen


tale divisione nelle forme di costituzione, 1 oligarchie. e la
democrazia (2). Ma la vera eguaglianza ed il vero giu
sto non debbonsi ordinare assolutamente secondo la egua
glianza aritmetica o geometrica, se si vuole rendere
stabile la forma di stato. Con che Aristotile n dal _priu
cipio della sua trattazione designa in generale le cause dei
mutamenti e della rovina degli stati, ed i mezzi per ovviarle
e prevenirle
g. 69.
Le cause delle discordie e dei mutamenti.
(divina TlJV oro'wv mi 71:)? p.waoNw)
a) In generale.

I principii (pxw) e le cause (wm) delle discordie e


delle mutazioni in generale riduconsi a tre: la disposizione

dei subbietti alle mutazioni, lo scopo, il principio


del movimento. La causa che dispone isubbietti alle mu
(1) Poi. V, 1. liv-n bi durrdv r i'aov' fd /.tr yatp ap:9/J., r di xxrdgl"
ecrfl M'7ru 8'aipx3po: pv rd ar7\)u i pife'sr fallf0 mi oev, mm" aif,iav di
15 mi: o'yy.
(2) Po]. V, 1. Arti mi pat7tmrz 360 yi-yovrm aro7taim, 5ny.os anzi 6).:1apxuz.
(3) In generale POI. V, 1.

S. 69. Le cause delle discordie e dei mulamcnli.

161

tazioni e la lotta per 1 eguaglianza, intesa. variamente


dalle varie parti ( conf. Q. precedente). Lo scopo raggiun
gere 1' utile e lonore (x5pi mi 'rm-h), e causare il diso-{

nere ed il danno (rme mi {nuia ). Le cause ed i prin


cipii del movimento (ai'm ml pxai -r5_w mvioswv) sono
poi undici: l onore, lutile, .1 onta (Uppis ), la paura

(@l509), la. preferenza (vrepox'h), il dispregio (mm- )


<Dpvnf), laccrescimento sproporzionato (aiEnms empi fr )
v.koynv ), i brogli elettorali (mSea'a), la. non curan

za (llywpia), la pochezza. (,ump'rn ), limparit (dvo- 5


#06f115). Aristotile tratta ampi:uncute di queste cause gene
rali di mutazioni, rifermandole con esempii storici.
b) Nelle varie forme di costituzione.

La democrazia mutasi per la sregolatezza deidema


goghi (3nuaywrdlv o'kym) , che spingono i ricchi ad unirsi
per i soprusi so'erti. Nella lotta, vincendo gli oligarchi ,
la. democrazia tramutasi in oligarchie. (conf. sop."
68).
Ove il capo popolare anche condottiero di esercito, la de
mocrazia pu mutarsi in tirannide, ma quando egli solo '
oratore, per la inespertezza nel maneggio delle armi, non
riesce in generale a farsi tiranno, salvo le eccezioni. Ordina
riauiente 1 antica. deniocrazia temperata (em'rpa 31m01p1

via) mutasi nella nuova_ democrazia pura, poich_ non


avend0si riguardo a censo idemagoghi per giungere alle ma
gistrature rendono il popolo padrone delle leggi (szm;
.rzW vy.wv

L oligarchia mutasi talora per le oppressioni del popolo\


{I

per parte dei reggenti, talora per le pretese dei ricchi, che
,non sono in magistratura; per le discordie tra gli oligarchi;
per le ambizioni dei capi, o elevandosi sugli altri oligarchi
o facendd}silcapi del demos, e favorendol per farselo ami
cc. Mutasi ancora 1' oligarchiaper la pretesa di una parte
degli oligarchi di restringere-vie pi la forma di costituzio-

'_

.
.' v

.\

162

Aristotile.- B. La Politica. 7) I mutamenti, le corruzioni ecc.

W...
ne, 0 per l impoverimento di qualche oligarco, che ne sia
spinto a tentar cose nuove. Mutasi per la differenza dei pri
vilegii tra gli stessi oligarchi , mutasi in tempi di pace e di
guerra ec. Aristotile osserva, che quando loligarchia con
corde, la mutazione difcile. Dalla oligarchia adunque si pu
passare sia nella tirannide e nella democrazia, sia in
una forma pi larga 0 ristretta di oligarchia.
r Nella aristocrazia le sollevazioni avvengono per la po
chezza di coloro, nelle cui mani trovasi il governo, o per
l astuzia di una certa classe di aristocratici. Mutasi ancora
l'aristocrazia pel disonore initto ad una parte dei grandi.
In generale la ero)wnia e 1 aristocrazia perdonsi per 1 inos
servanza del giusto , non essendo idue principii fondamen
tali (l oligarchico e 1 aristocratico), che costituiscono una
costituzione mista, convenevolmente accordati. Qui ri

torna losservazione che i caratteri fondamentali delle costi

tuzioni sono 1 oligarchico ed il democratico, e che la preva


lenza dell uno 0 dell altro in una costituzione mista genera
1 aristocrazia ola woM-rea. L inclinazione normale delle due
forme di costituzione, la frroNrl'a 'e laristocrazia, per la parte
predominante, quindi la prima mutasi in regola in demo

crazia, la seconda in oligarchia, ma bene pu avvenire


che si passi dalluna forma di costituzione alla sua opposta.
Leguaglianza secondo il merito, e lattivit di cia
scuno nella propria sfera ci che d. stabilit

alle costituzioni miste

Finalmente Aristotile designa

come una delle cagioni di mutazione delle costituzioni 1' in


uenza straniera. Atene rovin gli altri stati ellenici retti ad

oligarchia, come Sparta rovin gli stati democratici (2).


(1) Poi. V, (i. ,49'v0v ya'p ,u.o'wp.ov 'rd aur' a'E_,law i'uev, nel 7% ixeiv 1:2 arw.

Il -rd xw fai miva di Aristotile analogo al 'r. miroi fpu'ffaw di Plato


ne. Conf. sop. p. 55.
(2) Conf. in generale Po]. V. 2 - 6..

5. 70. Della conservazione degli steli in generale.

163

g. 70.
Della conservazione degli stati in generale.
Fin qui si trattato delle cause dei mutamenti, che menano

alla corruzione (03pi) degli stati, linteresse dei contrarii


Nelle
mena costituzioni
alla trattazione temperate
dei modi di e conservazione
miste il supremo
(Uw'rnpl'a
prin
cipio di conservazione il rispetto rigoroso alle leggi ed alle
istituzioni dello stato; avendo cura delle piccole infrazioni,
le quali bench non avvertite, menano latentemente alla rni
no. Conserva gli stati la temperanza. nei reggenti, non oppri
mendo il popolo, e serbando 1' eguaglianza tra loro. La tem
peranza nel governo conserva non solo le buone forme di
costituzione, ma le degenerate. Salvansi gli stati per la paura
di chi sia intento a rovinarli accrescendo in essi la vigilanza
per la. loro sicurezza. Si abbia cura di prevenire le contese,
e si rinnovi di tempo in tempo il censo, allargandolo o re
stringendolo, secondoch esso si accresce o si diminuisce.
precetto comune di tutti gli stati, che non si elevi oltre mi
sura alcun cittadino nella potenza e negli onori. Ogni stato
debbe aver cura della vita privata dei suoi cittadini, ed ai
tendere che questi vivano secondo il costume proprio della
data forma di stato. Se in una costituzione una parte minac
cia di preponderare nel governo, le magistrature debbono
essere concesse alla parte avversa. Poich le parti avverse
sono i ricchi ed ipoveri, compito di un buon governo di
mescolarle, tal fatto rompendo le discordie. S' attende. che
i magistrati non arricchiscano del pubblico danaro, e special
mente nell oligarchie; perch il popolo non si commuova
e per la esclusione ai pubblici ufzii e pel danno che riceve.
A guardare che il pubblico danaro non sia rubato, il rendi
mento dei conti sia fatto pubblicamente dinanzi a tutti i cit

tadini. Le magistrature diansi ai cittadini virtuosi. Nella de

l6t

Aristotile. - B. La Politica. 7) l mutamenti, le corruzioni ere.

mocrazia non si opprimano i ricchi, rispettando le loro pro


priet; e nella oligarchie. si abbia cura dei poveri, ponendo
severamente gli oligarchi , che loro facciano ingiuria , rico
noscendo solo le successioni di famiglia e proibendo che al
cuno possa ricevere una doppia eredit, perch la propriet
venga ad essere in un certo modo agguagliata. Inne e nella
democrazia e nell oligarchia utile il eguale partecipazione
dei ricchi e dei poveri nel governo, anzi la prevalenza dei po
veri nella oligarchia e la prevalenza dei ricchi nella demo
crazia, eccetto che nelle magistrature supreme, che assom
mano la f orza dello stato , le quali debbono essere riservate
a coloro , che sostengono la forma della costituzione.
Tre sono le condizioni necessarie per essere chiamato alle
supreme magistrature dello stato: 1 amore verso la for
ma stabilita di costituzione, una gran forza per
adempiere al compito della magistratura, la virt
e la giustizia proprie del dato stato (1). Tutto ci che
utile per una. data costituzione ilrimedio opportuno per
la sua salvezza. Ma in ogni specie di costituzione v hanno
certe proprie istituzioni, che invece di conservare la data.
forma di stato, la minano. La democrazia si perde per
l avversione ai ricchi, dividendo la citt. in due parti nemi
che, e provocando la lotta, come si perde l' oligarchie. per
1 obbrobrioso giuramento di voler sempre male al po
'polo, e di danneggiarlo per quanto pi si possa (2).
Ilcontrario giuramento di non offendere il 1)opolo (3)
salva l oligarchie. Finalmente condizione suprema di salvezza
e di conservazione di ogni stato 1 educazione dei cittadini
secondo lo spirito della costituzione. Non si educhino gli oli
\1) Pol. V , 7. Tpia. di riva ,\wh XI:W rm;s pa'Movfa; d'p2_,uv fai; arpia-s alp
X.i; PI-10v Hiv q>i7\.'izv 1rpa'< r1'qv quhu'/uav rraM-rea'zv, Evrura. dvu,u.w ,un7'i
mmv TrW i'py,u Ti; aip)(j;, -rpiruv d'a'perhv nari 'uuuouu'mv, v ihwmrp oMrugz
r11v arpds 'rv'|v Mli'uf.
(2) Coni. sop. p. 13 n. 2.

(3) Pol. V, 7. 06:1. ainn'pw rdv dipov.

5.71. Lecause di mutamenti ed i modi di conservazione nelregno ecc.

165

garchi alla delizia ed al lusso, n il demos nella costituzione


democratica si avvezzi a considerare la libert e la egua
glianza, come equivalenti a che ogni uomo possa fare
ci che voglia (l). Imperciocch lubbidienza alla legge fon
damentale dello stato non servit, ma salvezza (2).
Tale la profonda osservazione, con la quale Aristotile chiude
la sua trattazione sulle cause, che conservano gli stati, e nella
quale rivelasi intero il concetto nazionale ellenico, che la vera
libert. lubbidienza alla legge

g. 71.
Le cause di mutamenti ed i modi di conservazione

nel regno e nella tirannide.


a) I mutamenti.

Quasi le stesse cause, che ruinano e conservano le altre

forme di stato, ruinano e conservano il regno e la tiran


nide. Aristotile aveva gi osservato che il regno si accosta
alla aristocrazia, come la tirannide assume il carattere

misto di una intemperata oligarchia e di una sfrenata de


mocrazia (4). Cosicch la tirannide il pessimo degli sta
ti, in s riunendo i danni delle altre due forme illegittime
di costituzione (5). Generasi il regnoda uomini buoni e
giusti contro la prepotenza del demos, riponendo la somma
del potere nelle mani di un solo, che per virt' o stirpe
(1) POI. v, 7. sfapav

nari i'cov -rd 5 1'! il! {inla-rari 11; ermeiv.

(2) POI. V, 7. al; 1:2p dei oiw)au 0ukeiav Jv:u 'rd {iv 1r'pis 'rriv 1rcMniav
aAM'I az-rrqplav.
(3) Conf. Poi. V. 7.
l4) POI. V, 8. 'H piv yp BamM.'a xa-r. 1'1'|v Iai,1|Ifl'mtparrinw serlv, 7, de. ru
pauvls

6M7apxi'as r1s iw-rdrn; ml)xnrax xal v>pmpafim.

(5) POl. V, 8. Atti 84| anzi lagpwfi-rv; f-QI; pX0ye'mn rr'rlv , ire e1'uoiv
rmyxnys'rq x<zwzv, mi mi; 1rupaxai; Imi fai; ai,uaprias xowa 'rai 1rap' d/L

Q0'rk'pwv -rva arokwwlv.

166

Aristotile. - B. La Politica. 7) l mutamenti, le corruzioni ecc.

avanzi gli altri; mentre la tirannide nasce dal demos per


sua difesa contro gli oligarchi. Di qui deriva che i capi di
popolo di leggieri divengono tirarmi. Il _regno dirigesi alla
garentia dei suoi sottoposti, perch i ricchi non siano spo
gliati ed il popolo offeso , mentre la tirannia non riguarda
lutile pubblico , ma il proprio. Il ne del regno 1 onesto:
il ne della tirannide il piacevole
La guardia del Re
composta di cittadini, quella del tiranno di stranieri.
Ruinano iregni per lingiustizia dei Re, per la paura che
essi ispirano, o il dispregio, per le ingiurie recate ai loro sog
getti, e per malversazioni commesse. Similmente nella tiran
nide. Nel regno e nella tirannide ora si congiura contro la
persona del principe, ora contro la forma di stato. Le tiran

nidi rovinano inoltre per inuenza straniera, e rovinano per


le discordie tra tirarmi. La rovina della tirannide nasce in
generale dall odio , ma anche dal dispregio, e dall ira. Il re

gno rovina per cagione intrinseca per discordia tra i succes


sori, per tralignamento nello imperio tirannico. Ruina il re
gno per la malvagit del monarca. Quando nel regno vien
meno la volontariet. della sottomissione dei cittadini, esso
non pi forma legittima di costituzione (2).
b) I modi di conservazione.

Conservasi il regno, temperando la potenza del monarca:


la tirannide in due modi tra loro opposti. Il primo modo,
tradizionale nelle tirannidi , consiste nell abbassare coloro,

che si elevano sugli altri, cacciare i pi sapienti, proibire i


banchetti comuni , avversare ogni educazione (wa13'e ), proi
bire ogni riunione, avversare 1 istruzione, mantenere spie,

eccitare le lotte tra icittadini, impoverire i sudditi, suscitare


guerre esterne per costringere il demos a scegliere un capo
militare , non aver fede agli amici , eccitare la discordia nelle
(1) POI. V, 8. Zar: 35' nomi; rvpavvmd; ,uev 'r di), amMno'-. ds' reI u'a7kc'v.
_(2) Coni. in generale Po]. V, 8.

5.7i. Le cause di mutamenti ed i modi di conservazione nel regno ecc.

167

famiglie (elevando le mogli sui mariti, e favorendo con le


liberazioni gli schiavi) pregiare gli adulatori, non compia
cersi di ogni uomo grande o libero. Questi ed altri simili
modi di conservazione secondo Aristotile non sono buoni. In
generale egli li riduce a tre: fare che i cittadini abbiano poco
animo , che essi non abbiano fede 1 un 1' altro, che non ab

biano forza veruna


Ma v ha un altro modo di salvezza
per le tirannidi, riducendo l imperio tirannico verso il regio.
Il tiranno procuri che le entrate dello stato appaiano essere rac
colte a scopo pubblico, non desti paura, ma riverenza, non
attenti all onore di giovane o fanciullo , si moderi nei pia
ceri, si sforzi di apparire rappresentante dello stato e non
tiranno, 'curi di apparire amatore della religione, e di ap
prezzare gli uomini elevati per virt e per ingegno. Trascurando
gli altri precetti che Aristotile da al tiranno per conservare
il suo impero, e che egli stesso osserva di non voler minu
tameute esporre, qui da ricordare il principio con cui egli
riassume i modi di conservazione della tirannia, cio che il

tiranno appaia padre di famiglia e legittimo principe: non


reggente per utile proprio , ma per utile dei sudditi, e nei
costumi tale, che ci sia buono, o almeno mezzo virtuoso ,
e non del tutto cattivo
Aristotile chiude la sua tratta
zione sulla tirannia, osservando che essa di breve durata

e ra'orzando 1 osservazione con esempii preziosi, tratti dalla


storia greca
(I) Pol. V. 9. a'ro;(ai(erar 7n'zp i rvpavvis fpuw' fvds piv 103 ,untpai Qpcveiv
-ros aip;p,ua'vovcz... dev-repcu d rei: 5rauna-rriv ai.Mrilorsu... Tpl-rov dai8uvaplm
-nv arpayy.a'nuv. - 1ravfa. yp aivzx-yayu -r:s 'v r.2 rupavvmrz wpds rari-ras fai;
ii1ro)t'cus, r ,u.v 51m; y.n ano-fuwv a-kcu, fai 5 51m; f/.i1 dv'mvrm, fai
d in; p.ntpdv onwm' v.
(2) Pol. V, 9. Hapirpyov di 70 Aeyerv, xaf) :xarrfov f<W mmrwv i: yp am
6; Ouvepd:, 5 dei ,wh Tupzvvtxdt r2M'oiquumrir mi Baoeriv tivzr Qalvea')ar

rei; cip;(oprom , alzi p.-| v<pz_fepmfw, a'Mt wrpcwav, sul mi; pepf|a"r'fffa rof:
nora 3n-inuv, flf] mi; wapeMrs. _ - "ETA 8 mirv Smaric)ar zuzra' ro' villa;
rar xaAdw pi: dpzrv 1) ai,uixpr,rr-rov o"v-ran lai ,u.-h rompov, :ZAA' 1'|,Lmre'vzpov.
(3) Conf. in generale Pol. V. 9.

168

Aristotile. - B La Politica. 7) l mutamenti, le corruzioni ecc.

Che Aristotile volesse giusticare la. tirannide inconce


pibile. Ci sarebbe del tutto in disaccordo con la. sua. dottrina.
generale sullo stato , e sulle forme di costituzione e col suo
giudizio sulla. tirannidc in ispecie (l). La. tirannide, dipinta
con si vivi colori da. Aristotile, non neppure la generosa _
tirannide di Platone (2). Cosicch non resta. che ad ammet
tere con 1 Hildenbrnud, che egli volesse con la, potenza.
dei contrapposti rilevare 1 immagine miserevole di questa forma.
di costituzione (3), costretta. tradizionalmente ad usare mezzi
perversi per la sua. conservazione. I critici riconoscono nella.
dipintura. del tiranno il passo pi splendido della. Politica,
ed a. noi sembra talora. di rilevare in esso una ne. ironia.
Cos nel precetto, che il tiranno sia virtuoso, o semi
virtuoso, o almeno non del tutto cattivo, ma. semi
cattivo
Q. 72.

Critica della teoria platonica sui cangiamcnti


delle costituzioni.
Aristotile oppone a Platone, che nella sud teoria sui can
giamenti delle costituzioni egli trascura notarelu. ragione par
ticolare del passaggio dal suo stato ottimo. Imperciocch pur
essendo vero il principio , che niuna cosa ferma. nel-
1' universo; questa non che una. ragione universale per le
mutazioni di ogni costituzione (5). Neg. che vi sia una. ordi

nata regola di trasformazione, e che dalla. timarchia, debbasi


necessariamente passare alla oligarchia, da questa alla democra

(1) Vedi sop. p. 151, 165 n. 4, 5.

(2) De Rep. VIII, 544 c. ysvvm'm fupauvls- De Leg. IV, 710. c. e fpav
vos yz'vm-ro. v'i'os, au'@pwv, spa3s, pifuuf, avpeio;, psya7tmrpevrvjs.
(3) Hildenbrund Gesclrichte und System der ltcchts-und Btsatsphilosophie
v. I. p. 484.
(4) Coni. p. precedente 11. 2.

(5) Conf. sop:I p. 60.

5 73. I. ordinamento delle costituzioni in generale.

169

zia, e dalla democrazia alla tirannide. Anzi, egli afferma , le


mutazioni avvengono pi spesso nelle forme opposte di costitu
zione, come dalla democrazia alla oligarchia. Taccia di in

compiuta la trattazione, perch Platone non nota i muta


menti della tirannide, mentre che questa pu cambiarsi in
altra forma di tirannia, in oligarchie. e democrazia. La ti
rannide non nasce solo dalla democrazia, ma dalla oligar
chia. Non esatto che l oligarchia nasce solo dall avarizia

dei magistrati, poich essa 1 effetto del gran numero di


ricchi, come la democrazia le'etto del gran numero di
poveri. Non solo 1 impoverimento a causa d usura, che
produce i mutamenti, ma molte ne sono le cause. Aristotile
ricorda talune delle cause di mutameuti, che egli aveva. gi
compiutamente esposte. In tutta questa trattazione Aristotile
invoca come ripru_ova la storia. Platone aveva voluto dare
una legge normale dei cangiamenti dal punto di vista della
sua trattazione idealista (I); il che non poteva essere am
messo nel sistema di Aristotile. Nella teoria di Platone il
difetto del principio genetico , per cui la sua legge dei can
giamenti fuori della vita storica, in Aristotile il suo prin
cipio metasico adatto ad una trattazione pi positiva e
pratica.
8) Delia unione delle diverse specie di costituzione.

(dovaywy '1GW sldrv 15m erohuw)


Q. 73.

L ordinamento delle costituzioni in generale.


Aristotile a complemento della sua trattazione sulle varie
forme di costituzione legittime (conf. sop.
62-64) e sul

lorganamento delle funzioni dello stato (conf. sop. 5%. 65-67),


(1) Coni, sop. 5. 25.

22

170

Aristotile-B. La Politica. 8) Della unione ecc.

contenuta nel libro IV. della Politica (secondo lordine, in

cui questa ci stata trasmessa), espone i precetti di asset


tamento di uno stato nella unione dei varii elementi delle
diverse specie di costituzioni (l). Imperciocch da una co

tale unione derivano le diverse forme di stato, e segue che


laristocrazia inclini verso loligarchia, o che la arolursiu
inclini verso la democrazia. La unione dei diversi elementi
nella costituzione si ravvisa sopra tutto nella diversa or
ganizzazione delle funzioni dello stato; cosicch pu avve
nire chela. funzione deliberante ed il modo di elezione
siano ordinati nella forma oligarchica, ovvero che mentre
questo sia proprio della oligarchia, la prima si organizzi de
mocraticamente. La parte speciale della Politica di Aristotile,
a noi trasmessa, chiude adunque con la trattazione dell as

settamento delle costituzioni, ed in ispecial modo riguardo


all ordinamento democratico ed oligarchico.

g. 74.
L ordinamento democratico.

La democrazia risulta diversa per due cagioni: primiera


mente per la natura del popolo , che,ne la materia (agri

coltori, arteci, addetti a lavori manuali), potendo avvenire


1 unione tra le sue varie classi; secondariamente per realiz
zare tutti 0 in parte gli ordinamenti proprii di una costitu

zione democratica. necessarioconoscere questi ordinamenti,


perch nell organizzazione dello stato sarebbe un errore ac
. coppiarli tutti, poich in questo caso la costituzione non rag
giungerabbe la stabilit.
(1) Noi abbiamo accennato (sop. 5. 40) che crediamo giusta la. trasposi

zione degli attuali libri VII e VIII dopo il terzo , e rimandiamo allHil
denbrand Gesch. und Systcm der Rechts-und Staatsphilosophio 5. 75 per
lo prnove. Questo stesso autore ha poi lucidamente dimostrato che la tra
sposizione del libro sesto, ordinandolo dopo il quarto, non si fonda. sopra
buone ragioni. Vedi 5. 76 o. c.

'

5. "M. L'ordinamento democratico.

171

Aristotile ripete ci che ein aveva gi. notato in altri luoghi,


che il presupposto della democrazia la libert, la quale con
siste nella facolt di comandare e di ubbidire seambie
volmente (I), poich il giusto democratico l'eguale non
ser-ondO il merito (uwr a{zv), ma secondo il numero (Mr'
ipf>|Lv La prevalenza. del numero fa predomi-nare nella de
mocrazia i poveri sui ricchi, intendendosi la giustizia come
una eguaglianza numerica. Propriet della libert, secondo
1 affermazione dei democratici, che ognuno viva a suo
modo (2). Da questi principii, che contrassegnano lo spirito
della costituzione democratica, seguono i suoi ordinamenti:
elezione dei magistrati da tutto il popolo, sovranit del po
polo sul singolo e viceversa, elezione a sorte di tutti o di
parte dei magistrati, non riguardo a censo, divieto di occu
pare per pi volte 1 istessa magistratura, breve durata. de
gli ufcii, partecipazione di\tutto il popolo ai giudizii , so
vranit assoluta dell' assemblea deliberante , limitato potere
dei magistrati. Nella democrazia il consiglio (ovk'i) po
polarissimo: s ordinano le assemblee, i giudizii, le magi
strature mediante salario; si favoriscono gl ignobili, i po
veri e gli arteci.
L affermazione del popolo che il giusto consista. nellegua
glianza numerica (700v mv pl>tv) ponesi di contro al
1 a'ermazione degli oligarchi che esso si rattrovi nella preva
lenza del censol Aristotile, che aveva mostrata lesigenza del
1 unione dei due elementi , afferma che n luno , n 1 al
tro il vero giusto , dappoich nel fatto vi sarebbe l ine
guaglianza e lingiustizia
Imperciocch nellafferma
zione degli oligarchi si riesce alla tirannia, ed in quella del

demos al disconoscimento della propriet. Aristotile ricono


sce una parte di verit. in amendue le pretese, e tenta di ac

(1) P0l. VI, 1. Eevrepia: 52', e'v ,u.v, r' sv pe'pe: ip)(ic)avxnri 'pxuv.
) Po]. VI, 1, fa Civ, ai; BodM-m. 1:5.
(3) PO]. VI , 2. 1952: d'ay.po'fspaz aivwo'fnrac mal dbmiav.

172

Aristotile. - l. La Politica. 8) Della unione ecc.

cordarle. Poich lo stato dividesi in due classi fondamentali,

ricchi e poveri, continsi i voti dei ricchi e dei poveri, e si


sommino quelli dei primi e dei secondi che sono andati nella
stessa sentenza , e prevarr. 1 opinione di coloro che cos nu
merati si trovano di avere un maggior censo. Nel caso di
parit nella votazione la deliberazione dovrebbe rimanere inef
cace. Da questo precetto di Aristotile per lordinamento della
costituzione democratica, rivelasi come egli intendesse tem
perare 1 elemento democratico, con un elemento timocratico.
Aristotile rispetto alla materia dello stato (il popolo) or
dina la costituzione democratica in quattro specie (I). La
prima quella formata di agricoltori, i quali costretti alla
coltura dei campi ed alla loro quotidiana cura non saranno
tratti all ambizione delle magistrature, al desiderio dell al
trui propriet , ed a pretendere il frequente ragunarsi delle
assemblee deliberanti. Il popolo agricolo si accontenta del di
ritto di elezione, della partecipazione alle assemblee delibe
ranti ed ai giudizii, del diritto di revisione dei conti, la

sciando una sfera di attribuzione ai magistrati, e riserbando


le prime magistrature a coloro , che hanno maggior censo ,
o ai pi capaci. Questo modo di costituzione democratica
il migliore, poich esso si basa su una migliore natura di
popolo (2) , e riuscir all assentimento degli oligarchi e del
demos. In secondo ordine la costituzione di un popolo
pastore, che avr quasi gli stessi ordini del primo, e sar
atto alle azioni militari, perch usato alle fatiche ed avvezzo
ai disagi. Una costituzione composta di commercianti non
ha buona materia? poich essi son tratti spesso a venire in
citt, e provocare la riunione dell assemblea deliberante. In
ne il pi cattivo degli stati dove tutti partecipano egual
mente allesercizio delle funzioni sovrane, ed esso non

adatto a tutti i popoli, n databile. I modi di assetto di

(1) Coni. sop. 5. 63. Poi. IV, 4.

'

(2) P0]- VI , 2. e'krw-ro; yaip diacs i: yewymo's eenv.

5. 75. L'ordinamento democratico.

173

un simile stato sono laccrescimento della cittadinanza, lau

mento delle phile e delle phratrie (1), la licenza dei servi,


delle donne, dei fanciulli.
La difcolt. in una costituzione democratica non , secondo

Aristotile, nel suo ordinamento , ma in un assetto durabile.


Il compito per conseguenza di un ordinatore di stato di
raccogliere gli ordini, che lo conservano, e non quelli, che,
bench proprii di una data forma di stato, sono atti a rui
narlo. In una costituzione durabile debbe essere rispettata la
propriet, non provocando la cupidigia del popolo con lordina
re le consche a suo utile. Le accuse debbono essere non fre
quenti, e gravi pene debbono essere stabilite pei falsi accu
satori. Deesi promuovere l' attaccamento dei cittadini alla pro
pria costituzione, e che governanti e governati non si con
siderino come nemici
Poich nella democrazia pura
difficile che 1 assemblea ragunisi senza salario, il che riesce
ruinoso ai ricchi, l assemblea deliberante si raduni di rado,

ed i giudizii si tengano spesso, ma si facciano di breve durata.


Si abbia cura che ciascun cittadino popolare trovisi in una
tollerabile condizione economica. I ricchi, partecipando a soc
correre i poveri, e facendoseli amici, contribuiscano alla du
rabilit. dello stato. Inne 1 elezione ordinisi in parte secondo
la scelta ed in parte secondo la sorte (3).
(I) Aristotile accenna a Clietene , come riformatore nel senso democra
tico nel passo: "l' 32 xu.i nazi fai romirra. xa'rmxevakpaara XP1'pmpa arps r1'w
5mwnpri'av 1'11v roaafnv, ci; KMrrrSiv-ns r! A)w,mv Exp'hm-ro, ou>.op.rvos
adE,iqar f-v 5z,u.ozpa-riav; e ricordo. pi tardi 1 accresciuto numero
delle QuAai, stabilendolo come precetto di un ordinatore democratico: QuMi
n 7519 'npar omrar Aden: mi Qparpt'u-t. Pol. VI, 2. Anche qui mi duole
non potere essere concorde col L atte a , che non di gran peso a. questo pae
so. Vedi le riforme di Kleisteno ec. nell Archivio giuridico vol. VIII. p. 113.
Conf. sop. p. 17, n. 2.

(2) Pol. VI, 3. A61 di lui T';l 19Mrer'gr 1ra'vrxs pralhora- ye'v siivsu; alvau
foci; 1rol-ras, s di mi, piro: 7| ai; 1ruay.iovs voy.luv 1'Cl); aqurovs.
(8) Vedi in generale Pol. VI , 1 - 3.

174

Aristotile.- B. La Politica. 8) Della unione ecc.

L ordinamento 'oligarchico.

L assetto della oligarchia si opera con modi opposti di


quelli della democrazia. La prima specie e la pi temperata
delle oligarchie quella che si accosta alla croNnia. Ivi deb
bono essere divisi i censi in maggiori e minori, nei primi
ponendo 1 alta classe oligarchica, che debbe partecipare alle
magistrature supreme, e nei secondi coloro che debbono
partecipare alle magistrature necessarie (le minori). Que
sta forma temperata di oligarchia acquista fermezza, quando
la parte che partecipa al governo (mista di oligarchi e de
mos) pi potente di quella, che ne rimane esclusa, e quando
lasciasi aperta la via perch i migliori del popolo possano
entrarvi. La seconda forma di oligarchia quella dove tali
ordini vengono pi ristrettamente attuati; 1 ultima, la pi
stretta (1 intemperata oligarchia ), afne alla tirannide, e
quindi all ultima forma di democrazia. L oligarchia conser
vasi serbando il giusto secondo il merito ,3imwv Mr
'r'1v aiav

La moltitudine del popolo risulta di agricoltori, addet


ti a lavori manuali, commercianti, marinai, e la

milizia si ordina con la cavalleria, fanteria leggiera,


fanteria pesante , ciurma navale. La cavalleria
propria dell oligarchia , come la fanteria pesante, poich
per 1 acquisto di armi e cavalli necessario 1 esser ricchi,

mentre la fanteria leggiera e la ciurma. navale si con


fanno a stato democratico. Per lordinamento dellesercito
debbe riunire questi varii elementi, nei quali si trovano le
varie classi dello stato , e cos la vittoria apparir. 1 effetto

delle classi unite (il demos e gli oligarchi). Nella oligar


chia alle supreme magistrature debbono essere annessi dei pe
si, perch il popolo non sia tratto a desiderarle. Inne gli

5. 76. Le magistrature.

175

oligarchi diano esempio di liberalit verso il popolo. Ma co


me condizione di un buono ordinamento oligarchico Aristo
tile non trascura di notare, che debbe essere sempre accor
data al popolo una certa partecipazione al governo, o me
diante il censo, ovvero prescrivendo che quelli, i quali da qual
che tempo si siano astenuti da lavori manuali, possano entrar-vi,
ovvero inne ordinando un giudizio su coloro che son degni
di entrare al governo, e su quelli che son degni di uscirne

g. 76.
Le magistrature.

L attuale libro sesto della Politica di Aristotile (ultimo


secondo 1 ordinamento che noi abbiamo accettato) contiene
un importante prospetto delle varie magistrature 'necessarie
nello stato , con che egli chiude la trattazione sulla unione
delle diverse specie di costituzioni. Nell ordinamento greco
dello stato, nel quale si fonde lo stato _e la-citt, i ma
gistrati dello stato sono magistrati cittadini; Aristotile per
conseguenza in questo suo prospetto distingue le magistra
ture in una doppia specie, in quelle necessarie, ed in quelle,
che rendono la citt atta ad essere bene abitata, e che curano

lornainento di essa. Egli ricorda i magistrati addetti al mercato,


gli edilizii, i magistrati addetti alle conservazioni delle mura
e dei porti, quelli addetti al territorio ed ai boschi,i magi
strati che riscuotono le entrate dello stato, e le conservano,
i magistrati addetti a prender nota dei pubblici contratti e
delle sentenze, i magistrati addetti all'amministrazione penale
( esecuzione dei condannati, espiazione delle pene, prigionia ).

Nella milizia Aristotile ricorda i varii capi secondo lordinamento


ellenico, dal capo supremo ai suoi subordinati. Dal lato am

ministrativo indica un magistrato addetto alla revisione dei


(1) Conf. su tutto il coritenulo di questo 5. Pol. VI, 4.

176

Aristotile. - B. La Politica. 8) Della unione ecc.

conti ed esercitante un ufcio di censura sugli altri. I sacer


doti, in conformit. dell ordinamento religioso ellenico, son

considerati come magistrati dello stato. Vi possono essere nello


stato anche altre magistrature, come i magistrati preposti
all educazione dei giovani, sulle donne, sui giuochi, e desti
nati alla conservazione delle leggi. Come supreme magistra
ture presentansi imagistrati, che preparano le deliberazioni,
e che convocano le assemblee. Essi negli stati oligarchici di
consi frrpovle (preconsultori), e nei democratici ou)cri (1).
In tutto questo ordinamento delle magistrature Aristotile
rivela un profondo concetto delle varie funzioni dello stato ,
ed una profonda conoscenza del diritto pubblico ellenico. Egli
con ci doveva fare il passaggio alla trattazione delle leggi,
la quale per una malaugurata dispersione o per la morte del
lautore, che non complet il lavoro, a noi non stata
trasmessa.

(1)Conf. Pol. VI, 5.

CONCLUSIONE

g. 77.
Il risultato, al quale noi crediamo di esser giunti nella espo

sizione della dottrina dello stato nellantichit greca


nei suoi rapporti con 1' Etica, il riconoscimento di un
gran sistema etico e politico, quale ci si presenta in Ari
stotile. Se in Platone a cogliere il suo concetto dello stato,
e della organizzazione politica , e quindi a delinearlo , pu
prescindersi da tante particolarit, contenute nei suoi dialo
ghi costruttivi e politici, poich ci che importa in Platone
la legge ideale, che domina. il nascimento, lorganiz

zazione, lo sviluppo ed i mutamenti dello stato (1);


(1) Strllmpell Die Gesehiehte der praktischen Philosophic vor Aristoteles
p. 114. rileva giustamente in Platone una Filosofia della Storia (usando
il linguaggio moderno) e lanalisi etica della societ. Ci fu pre
sentito dal fondatore della moderna. Filosoa della Storia, il Vico, quando
nella sua vita scritta da s medesimo osserv come Platone fondasse
lEtiea sopra una Giustizia ideale, e si desse a meditare una ideale
Repubblica con un diritto ideale: Il Vico dico egli stesso c non
si sent soddisfatto della Metasica di Aristotile (naturalmente come
cui; inteso ai suoi tempi) e per bene intendere la Morale , e si sporiment
addottrinarc da quella di Platone, e incominci in lui, senza avvartirlo,

a destarsi il pensiero di meditare un dritto ideale eterno, che


celebrassosi

in

una

citt. universale

nellidea, o

disegno

della Provvidenza, sopra la quale idea son poi fondate


23

178

Conclusione

in Aristotile, dove lidea muovesi nella realt, il pieno

concetto della sua teoria non pu essere altrimenti colto che


in tutte le particolarit del suo svolgimento. Cosicch non
a meravigliare, se a riprodurre il nesso interno della teoria
(/ dello stato in Aristotile (secondo il nuovo ordine dato ai libri
della Politica) ci si fosse venuta. allargando la tela tra mano.
Solo nella tela tutta spiegata della Politica, pu cogliersi,
e riprodursi la dottrina etica e politica dello Stato di Aristo
tile, che raggruppava in un vivente organismo scientico i
varii rami del diritto e le varie discipline attinenti allo stato,
"-;clie il mondo moderno distingue. Cosicch ove la Politica di
Aristotile non ci fosse stata trasmessa incompleta (conf. sop.
g. 40), ad essa rannodando ci che il losofo di Stagira
aveva esposto nellEtica per rapporto allo stato, troverebbesi

' nel suo sistema la teoria completa etica e politica, svolta nei
varii rami dell organismo giuridico, che la scienza moderna
distingue in varii lati ed in varie discipline (diritto costi
tuzionale, diritto amministrativo, diritto penale e
privato). Il largo svolgimento, che nei abbiam creduto dover
dare all esposizione del sistema. di Aristotile, prescindendo
dalla interna necessit di esso, stato inoltre determinato dal
linteresse , che il pensiero aristotelico ha per la speculazione

moderna in generale, e per la dottrina del diritto e dello stato


' in particolare. Oramai, e lo si nota gi da molti, si afferma
una giusta esigenza che la Filosoa del diritto e dello stato,
abbandoni la forma astratta, e venga trattata nell armonia
del principio razionale con le forme concrete, che si rivelano
nelle istituzioni positive. Questa esigenza fu soddisfatta da
Aristotile, come potevasi ai suoi tempi. E ci a prescindere
dal principio metasico del movimento, che ha per la spe
tutte le Repubbliche di tutti i tempi, (li tutte

le

nazioni:

> che era. quella Repubblica ideale. che in conseguenza della sua. Metasica
doveva. meditare Platone, ma che per lignoranza del primo uomo caduto
nel pot fare . Vedi anche la conchiusione alla Scienza nuova. Opere

di Giambattista Vico Napoli 1814 p. 37, 518 ss.

Conclusione

179

culazione moderna un alto e vivente interesse (1). Si gi


osservato che il Trendelenbnrg ha in generale tentato un
ritorno all Etica greca (2). Qui noi non dobbiamo discutere
sullopportunit di questo tentativo, e se esso sia felicemente
riuscito. Non un ritorno puro all Etica greca il bisogno
della speculazione moderna, ma l accogliere nella nuova co
scienza l'espressione del pensiero classico. Nello allargamento
della Scienza del diritto e delle varie forme delle scienze so
ciali n la Filosofia del diritto in generale, n la dot
trina dello Stato possono essere immediatamente confuse
con lEtica (non sono un puro capitolo di questa), sebbene
debbano essere trattate nella coscienza della loro relazione.
Se Aristotile, che esprime il culmine della speculazione greca,
distinse pel primo Etica e Politica in una trattazione in
dipendente (conf. sop.
36), bench le considerasse in una

stretta unit. (come due lati della rrpwyywwa), il bisogno


moderno non di ritornare all' unit. originaria ed immediata
delle varie forme di scienze , che si appuntano nel largo cam
po etico, ma la coscienza della loro riessa unit. Cosicch
possibile rinnovare il pensiero classico nel moderno pensiero ,
perch questo pensiero , come determinato dallo svolgimento
delle precedenti forme, ne riesca pi pieno , completo e viven
te. Specialmente per rapporto al diritto per l esigenza di una
nuova scuola giuridica, che nel desiderio, nelle speranze,

nei tentativi di illustri e moderni scrittori italiani (3), dal


(1) Il Trendelenburg considera il movimento come una attivit
originaria o semplice, comune alla natura. ed allo spirito (Logischc
Untcrsnchnngen 3 ed p. 200, Geschichto der Kategoricnlehre p. 264 se. ).
Sul rapporto della teoria del movimento del Trendelenbnrg col di

venire dellHogcl conf. Spaventa Le prime categorie della logica di He


gcl p. 53. se.

(2) Striimpell Gcs. der Prak. Phil. vor Arist. p. 181..n. 1.


(3) Il movimento giuridico, che si allormai in Italia per fondare una scuo
la giuridica propria o nazionale non passa inosservato presso gli stra
nieri. Il Prof. Dllb0is (Le contienrhrinistratil' en Italic Paris 1873 p_
5) cos ne parla: Enn, il se pl9rluii actnellomcnt en Italie un monve

.lr"

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Iv '
W..

180

Conclusione

pensatore e dal giurista italiano si ha diritto a preten


(1ere, che nel novello indirizzo, che si tenta di imprimere alla
nostra. dottrina. giuridica, trovisi lespressione della. base clas
sica, data, dal lato speculativo, dal mondo greco. e , dal lato

positivo, dal mondo romano.


U

ment juridique fort remarquable. Il se rattache aux vnements extraor


dinaires accomplis dans lu. pninsule depuis quelques annes , et mrite
dattirer tout spcialement notre attention. Sans doute , il ny a pas en
ce moment d' cole italienne de jurisconsultes. Les Italiens le reconnais
sent eux-mmes, mais ils nourrissent lespoir den crer une, ou ajou
tant ce que peut leur fournir leur propre fonds aux sources qui leur
viennent de France et d Allemagne, dans lesquelles ils puisent large

ment en attendant. Il ne faut pas se hter de taxer un pareil espoir de


chimrique ou de prsomptueux: deux fois dj, leur pays a t le th
tre du plus splendide dveloppement juridique, dans l antiquit et au
moyen ge , et jamais il n'a cess de 's'y conserver, avec des di'ren
ces de temps et de lieux, une remarquable aptitude pour la thorie comme
pour la pratique du droit. Atteindront-ils ce but lev de leur ambition?
Cest ce que l' avenir seul peut faire connatre. Mais ny parvinsont-ils

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pas , la. science et l quit veulent qu on n ignore pas leurs efforts; et


s ils y arrivent, cest le mouvement actuel qui aura t le peint de
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Lavori dello stesso Autore.

Exercnoraxira Gwannca - ad uso di lezioni. Napoli 1878.


In Paocasso c1vrx.r couroxacrana NEL mamo nullaxo. Napoli 1578.

LA onora m arsanva DEL cosmo: sorsesrrrr: sax. Comun ITALIANO.


Rivista critica- (Estratto dallArchivio giuridico vol. VIII.
fascicolo 8 ). Napoli 1873.

Scheurl
(di) C. G. Adolfo - GUIDA anno slrmro DEL laccesso cmi.z
nouanoIII-l 1u traduzione italiana sulla seconda edizione tedesca con co
piose note del traduttore - Presso Nicola Joveno libraio editore - Tri

nit Maggiore n. 39. Napoli 1872. _

-f i _

'

Kellor (di) Federico Ludovico - IL Pnocasso cxvn.s nomano a Le smu


m - 1 traduzione italiana sulla terza edizione tedesca. - Presso Ki
cola Jovene libraio editore - Trinit Maggiore n. 89. Napoli 1872.

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