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Il Vangelo A cura di Ermes Ronchi

08/01/2016
Quella voce: tu sei il Figlio, lamato, il mio compiacimento
Battesimo del Signore Anno C
In quel tempo, poich il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano
in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi battezzo con
acqua; ma viene colui che pi forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei
sandali. Egli vi battezzer in Spirito Santo e fuoco.
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Ges, ricevuto anche lui il battesimo,
stava in preghiera, il cielo si apr e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea,
come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, lamato: in te ho
posto il mio compiacimento.
Viene dopo di me colui che pi forte di me e vi battezzer in Spirito Santo e fuoco, vi
immerger nel vento e nel fuoco di Dio. Bella definizione del cristiano: Tu sei uno
immerso nel vento e nel fuoco, ricco di vento e di fuoco, di libert e calore, di energia e
luce, ricco di Dio.
Il fuoco il simbolo che riassume tutti gli altri simboli di Dio. Nel Vangelo di Tommaso
Ges afferma: stare vicino a me stare vicino al fuoco. Il fuoco energia che trasforma le
cose, la risurrezione del legno secco del nostro cuore e la sua trasfigurazione in luce e
calore.
Il vento: alito di Dio soffiato sullargilla di Adamo, vento leggero in cui passa Dio
sullOreb, vento possente di Pentecoste che scuote la casa. La Bibbia un libro pieno di un
vento che viene da Dio, che ama gli spazi aperti, riempie le forme e passa oltre, che non sai
da dove viene e dove va, fonte di libere vite.
Battesimo significa immersione. Uno dei pi antichi simboli cristiani, quello del pesce,
ricorda anche questa esperienza: come il piccolo pesce nellacqua, cos il piccolo credente
immerso in Dio, come nel suo ambiente vitale, che lo avvolge, lo sostiene, lo nutre.
Ges stava in preghiera ed ecco, venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, lamato:
in te ho posto il mio compiacimento. Quella voce dal cielo annuncia tre cose, proclamate
a Ges sul Giordano e ripetute ad ogni nostro battesimo.
Figlio la prima parola: Dio forza di generazione, che come ogni seme genera secondo la
propria specie. Siamo tutti figli nel Figlio, frammenti di Dio nel mondo, specie della sua
specie, abbiamo Dio nel sangue.
Amato. Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ad ogni risveglio,
il tuo nome per Dio amato. Tu ci hai amati per primo, o Dio, e noi parliamo di te
come se ci avessi amato per primo una volta sola. Invece continuamente, di giorno in
giorno, per la vita intera Tu ci ami per primo (Kierkegaard).
Mio compiacimento la terza parola, che contiene lidea di gioia, come se dicesse: tu,
figlio mio, mi piaci, ti guardo e sono felice. Si realizza quello che Isaia aveva intuito,
lesultanza di Dio per me, per te: Come gode lo sposo lamata cos di te avr gioia il tuo
Dio (ls 62,5).
Se ogni mattina potessi ripensare questa scena, vedere il cielo azzurro che si apre sopra di
me come un abbraccio; sentire il Padre che mi dice con tenerezza e forza: figlio mio, amato
mio, mio compiacimento; sentirmi come un bambino che anche se sollevato da terra,
anche se si trova in una posizione instabile, si abbandona felice e senza timore fra le
braccia dei genitori, questa sarebbe la mia pi bella, quotidiana esperienza di fede.
(Letture: Isaia 40,1-5.9-11; Salmo 103; Tito 2,11-14;3,4-7; Luca 3,15-16.21-22).

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14/01/2016
Nella festa di nozze il principe dei segni, il capostipite
II Domenica Tempo Ordinario Anno C
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Ges (...)
Venuto a mancare il vino, la madre di Ges gli disse: Non hanno vino. E Ges le rispose:
Donna, che vuoi da me? Non ancora giunta la mia ora. Sua madre disse ai servitori:
Qualsiasi cosa vi dica, fatela (....). E Ges disse loro: Riempite d'acqua le anfore; e le
riempirono fino all'orlo. Disse di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il
banchetto (...). Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il
banchetto (...) chiam lo sposo e gli disse: Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio
e, quando si gi bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino
buono.. (...).
L'intero Israele risuonava del lamento di schiavi e lebbrosi, e Ges sembra ignorarli e
inizia il suo ministero ma da una festa di nozze. Anzich asciugare lacrime, colma le coppe
di vino.
Sembra indifferenza davanti al dolore dei poveri, la scelta di qualcosa di secondario di
fronte al dramma del mondo, eppure il vangelo chiama questo il "principe dei segni", il
capostipite di tutti.
Ges vuole trasmettere a Cana il principio decisivo della relazione che unisce Dio e
l'umanit. Tra uomo e Dio corre un rapporto nuziale, con tutta la sua tavolozza di emozioni
forti e buone: amore, festa, dono, eccesso, gioia. Un legame sponsale, non un rapporto
giudiziario o penitenziale, lega Dio e noi, un vino di festa.
A Cana Ges partecipando a una festa di nozze proclama il suo atto di fede nell'amore
umano. Lui crede nell'amore, lo benedice, lo rilancia con il suo primo prodigio, lo collega a
Dio. Perch l'amore il primo segnale indicatore da seguire sulle strade del mondo, un
evento sempre decretato dal cielo.
Ges prende l'amore umano e lo fa simbolo e messaggio del nostro rapporto con Dio.
Anche credere in Dio una festa, anche l'incontro con Dio genera vita, porta fioriture di
coraggio, una primavera ripetuta.
A lungo abbiamo pensato che Dio fosse amico del sacrificio e della gravit, e cos abbiamo
ricoperto il vangelo con un velo di tristezza. Invece no, a Cana ci sorprende un Dio che
gode della gioia degli uomini e se ne prende cura. Dobbiamo amare e trovare Dio
precisamente nella nostra vita e nel bene che ci d. Trovarlo e ringraziarlo nella nostra
felicit terrena (Bonhoeffer).
Ma ecco che viene a mancare il vino. Il vino, in tutta la Bibbia, il simbolo dell'amore
felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato. Non hanno pi vino,
esperienza che tutti abbiamo fatto, quando stanchezza e ripetizione prendono il
sopravvento. Quando ci assalgono mille dubbi, quando gli amori sono senza gioia, le case
senza festa, la fede senza passione.
Ma c' il punto di svolta del racconto. Maria, la donna attenta a ci che accade nel suo
spazio vitale, sapiente della sapienza del Magnificat (sa che Dio ha sazia gli affamati di
vita) indica la strada: Qualunque cosa vi dica, fatela.
Fate ci che dice, fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si
riempiranno le anfore vuote del cuore.
Fate il vangelo, e si trasformer la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Pi vangelo
uguale a pi vita. Pi Dio equivale a pi io. Viene come un di pi sorprendente, come vino
immeritato e senza misura, un seme di luce. Ho tanta fiducia in Lui, perch non dei miei
meriti tiene conto, ma solo del mio bisogno.

(Letture: Isaia 62, 1-5; Salmo 95; 1 Corinzi 12,4-11; Giovanni 2,1-11).
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21/01/2016
Da Nazaret arriva l'annuncio della vera liberazione
III Domenica Tempo Ordinario Anno C
(...) In quel tempo, Ges ritorn in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si
diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a
Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entr nella sinagoga e si alz
a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apr il rotolo e trov il passo dove era
scritto: Lo Spirito del Signore sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la
liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libert gli oppressi e proclamare l'anno di
grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegn all'inserviente e sedette. Nella
sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominci a dire loro: Oggi si
compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato.
Luca, il migliore scrittore del Nuovo Testamento, sa creare una tensione, una aspettativa
con questo magistrale racconto che si dipana come al rallentatore: Riavvolse il rotolo, lo
riconsegn e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. E seguono le
prime parole ufficiali di Ges: oggi l'antica profezia si fa storia. Ges si inserisce nel solco
dei profeti, li prende e li incarna in s. E i profeti illuminano la sua vocazione, ispirano le
sue scelte: Lo Spirito del Signore mi ha mandato ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli
oppressi. Adamo diventato cos, per questo Dio diventa Adamo. Da subito Ges sgombra
tutti i dubbi su ci che venuto a fare: qui per togliere via dall'uomo tutto ci che ne
impedisce la fioritura, perch sia chiaro a tutti che cosa il regno di Dio: vita in pienezza,
qualcosa che porta gioia, che libera e d luce, che rende la storia un luogo senza pi
disperati. E si schiera, non imparziale il nostro Dio: sta dalla parte degli ultimi, mai con
gli oppressori; viene come fonte di libere vite e mai causa di asservimenti. Ges non
venuto per riportare i lontani a Dio, ma per portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza
speranza, per aprirli a tutte le loro immense potenzialit di vita, di lavoro, di creativit, di
relazione, di intelligenza, di amore. Il primo sguardo di Ges non si posa mai sul peccato
della persona, il suo primo sguardo va sempre sulla povert e sul bisogno dell'uomo. Per
questo nel Vangelo ricorre pi spesso la parola poveri, che non la parola peccatori. Non
moralista il Vangelo, ma creatore di uomini liberi, veggenti, gioiosi, non pi oppressi.
Scriveva padre Giovanni Vannucci: Il cristianesimo non una morale ma una
sconvolgente liberazione. La lieta notizia del Vangelo non l'offerta di una nuova morale,
fosse pure la migliore, la pi nobile o la pi benefica per la storia. La buona notizia di Ges
non neppure il perdono dei peccati. La buona notizia che Dio per l'uomo, mette la
creatura al centro, e dimentica se stesso per lui. E schiera la sua potenza di liberazione
contro tutte le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne, perch la storia diventi
altra da quello che . Un Dio sempre in favore dell'uomo e mai contro l'uomo. Infatti la
parola chiave libert-liberazione. E senti dentro l'esplosione di potenzialit prima
negate, energia che spinge in avanti, che sa di vento, di futuro e di spazi aperti. Nella
sinagoga di Nazaret allora l'umanit che si rialza e riprende il suo cammino verso il cuore
della vita, il cui nome gioia, libert e pienezza (M. Marcolini). Nomi di Dio.
(Letture: Neemia 8,2-4.5-6.8-10; Salmo 18; 1 Corinzi 12,12-30; Luca 1,1-4; 4,14-21).

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28/01/2016
Quando il vento della profezia scuote la nostra polvere
IV Domenica Tempo ordinario - Anno C
In quel tempo, Ges cominci a dire nella sinagoga: Oggi si compiuta questa Scrittura
che voi avete ascoltato. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole
di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non costui il figlio di Giuseppe?.
Ma egli rispose loro: Certamente voi mi citerete questo proverbio: Medico, cura te
stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafrnao, fallo anche qui, nella tua patria!.
Poi aggiunse: In verit io vi dico: nessun profeta bene accetto nella sua patria (...)
In un primo momento la sinagoga rimasta incantata: tutti gli davano testimonianza ed
erano meravigliati! Ma il cuore di Nazaret, e di ogni uomo, un groviglio contorto,
trascinato in fretta dalla meraviglia alla delusione, dallo stupore a una sorta di furore
omicida: lo spinsero sul ciglio del monte per gettarlo gi.
Che cosa accaduto? Non facile accogliere un profeta e le sue parole di fuoco e di luce.
Soprattutto quando varcano la soglia di casa come un vento che non lascia dormire la
polvere (Turoldo) e smuove la vita, invece di risuonare astratte e lontane sul monte o nel
deserto.
I compaesani di Ges si difendono da lui: lo guardano ma non lo vedono, solo il figlio di
Giuseppe, uno come noi. Odono ma non riconoscono le sue parole d'altrove: come pensare
che sia lui, il figlio del falegname, il racconto di Dio? E poi, di quale Dio?
Questo il secondo motivo del rifiuto di Ges, il suo messaggio dirompente, che rivela il
loro errore pi drammatico: si sono sbagliati su Dio.
Fai anche qui, a casa tua, i miracoli di Cafarnao, chiedono. la storia di sempre,
immiserire Dio a distributore di grazie, impoverire la fede a baratto: io credo in Dio se mi
da i segni che gli chiedo; lo amo se mi concede la grazia di cui ho bisogno. Amore
mercenario.
Quanto abbiamo udito che accadde a Cafrnao, fallo anche qui. Non ci bastano belle
parole, vogliamo un Dio a nostra disposizione; uno che ci stupisca, non uno che ci cambi il
cuore.
E Ges risponde raccontando un Dio che ha come casa ogni terra straniera, protettore a
Zarepta di vedove straniere e senza meriti, guaritore di lebbrosi siriani nemici d'Israele,
senza diritti da vantare. Un Dio che non ha patria se non il mondo, che non ha casa se non
il dolore e il bisogno di ogni uomo.
Adorano un Dio sbagliato e la loro fede sbagliata genera un istinto di morte: vogliono
eliminare Ges. Mentre il Dio di Ges l'amante della vita, il loro amico della morte. Ma
egli passando in mezzo a loro si mise in cammino. Come sempre negli interventi di Dio, c'
un punto bianco, una sospensione, un ma. Ma Ges passando in mezzo se ne and. Va ad
accendere il suo roveto alla prossima svolta della strada. Appena oltre ci sono altri villaggi
ed altri cuori con fame e sete di vita.
Un finale a sorpresa. Non fugge, non si nasconde, passa in mezzo a loro, alla portata delle
loro mani, in mezzo alla violenza, va tranquillo in tutta la sua statura in mezzo ai solchi di
quelle persone come un seminatore, mostrando che si pu ostacolare la profezia, ma non
bloccarla, che la sua vitalit incontenibile, che il vento dello Spirito riempie la casa e
passa oltre.
(Letture: Geremia 1,4-5.17-19; Salmo 70; 1 Corinzi 12,31-13,13; Luca 4,21-30).

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04/02/2016
Come Pietro i cristiani credono nell'amore del Signore
V Domenica Tempo ordinario - Anno C
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Ges,
stando presso il lago di Gennsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori
erano scesi e lavavano le reti. Sal in una barca, che era di Simone, e lo preg di scostarsi
un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare,
disse a Simone: Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca. (...) Riempirono tutte
e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gett alle
ginocchia di Ges, dicendo: Signore, allontnati da me, perch sono un peccatore. (...)
Ges disse a Simone: Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini.
Un gruppetto di pescatori delusi da una notte intera di inutile fatica, ma proprio da l dove
si erano fermati il Signore li fa ripartire. E cos fa con ogni vita: propone a ciascuno una
vocazione, con delicatezza e sapienza, come nelle tre parole a Simone:
- lo preg di scostarsi da riva: Ges prega Simone, chiede un favore, lui non si impone
mai;
- non temere: Dio viene come coraggio di vita; libera dalla paura che paralizza il cuore;
- tu sarai: lo sguardo di Ges si dirige subito al futuro, intuisce in me fioriture di domani;
per lui nessun uomo coincide con i suoi limiti ma con le sue potenzialit.
Sono parole con le quali Ges, maestro di umanit, rimette in moto la vita ed per questo
che legittimato a proporsi all'uomo, perch parla il linguaggio della tenerezza, del
coraggio, del futuro.
Simone stanco dopo una notte di inutile fatica, forse vorrebbe solo ritornare a riva e
riposare, ma qualcosa gli fa dire: Va bene, sulla tua parola getter le reti.
Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, solo sguardi. Per Ges
guardare una persona e amarla erano la stessa cosa. Pietro in quegli occhi ha visto l'amore
per lui. Si sentito amato, sente che la sua vita al sicuro accanto a Ges, che il suo nome
al sicuro su quelle labbra. I cristiani sono quelli che, come Simone, credono nell'amore di
Dio (1Gv 4,16). E le reti si riempiono. Simone davanti al prodigio si sente stordito,
inadeguato: Signore, allontanati da me, perch sono un peccatore.
Ges risponde con una reazione bellissima, una meraviglia che m'incanta. Trasporta
Simone su di un piano totalmente diverso, sovranamente indifferente al suo passato e ai
suoi peccati, lui non si lascia impressionare dai difetti di nessuno, pronuncia e crea futuro:
Non temere. Sarai pescatore di uomini. Li raccoglierai da quel fondo dove credono di
vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo,
un'altra vita! Li raccoglierai per la vita.
Quando si pescano dei pesci per la morte. Ma per gli uomini no: pescare significa
catturare vivi, il verbo usato nella Bibbia per indicare coloro che in una battaglia sono
salvati dalla morte e lasciati in vita (Gs 2,13; 6,25; 2Sam 8,2... ). Nella battaglia per la vita
l'uomo sar salvato, protetto dall'abisso dove rischia di cadere, portato alla luce.
E abbandonate le barche cariche del loro piccolo tesoro, proprio nel momento in cui
avrebbe senso restare, seguono il Maestro verso un altro mare. Senza neppure chiedersi

dove li condurr. Sono i futuri di cuore. Vanno dietro a lui e vanno verso l'uomo, quella
doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.
(Letture: Isaia 6,1-2,3-8; Salmo 137; 1 Corinzi 15,1-11; Luca 5,1-11)
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11/02/2016
Le tentazioni? Non si evitano, sono da attraversare
I Domenica Quaresima - Anno C
In quel tempo Ges, pieno di Spirito Santo, si allontan dal Giordano ed era guidato dallo
Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo (...). Allora il diavolo gli disse:
Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane. Ges gli rispose: Sta scritto:
Non di solo pane vivr l'uomo. Il diavolo lo condusse in alto, gli mostr in un istante
tutti i regni della terra e gli disse: Ti dar tutto questo potere e la loro gloria, perch a me
stata data e io la do a chi voglio. Perci, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto
sar tuo. Ges gli rispose: Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai
culto (...).
Le tentazioni di Ges sono le forze, le lusinghe che mettono ogni uomo davanti alle scelte
di fondo della vita.
Ognuno tentato di ridurre i suoi sogni a pane, a denaro, di trasformare tutto, anche la terra e
la bellezza, in cose da consumare.
Ognuno tentatore di Dio: fammi, dammi, risolvi i miei problemi, manda angeli. Buttarsi
nel vuoto e aspettare un volo d'angeli, non fede, ma la sua caricatura: cercare il Dio dei
miracoli, il bancomat delle grazie, colui che agisce al posto mio invece che insieme con
me, forza della mia forza, luce sul mio cammino.
Ognuno tentato dal piacere di comandare, decidere, arrivare pi in alto. Io so la strada, dice
lo Spirito cattivo: vnditi! Vendi la tua dignit e la tua libert, baratta l'amore e la
famiglia...
Le tre tentazioni tracciano le relazioni fondamentali di ogni uomo: ognuno tentato verso se
stesso, pietre o pane; verso gli altri, potere o servizio; verso Dio, lui a mia disposizione. Le
tentazioni non si evitano, si attraversano. Attraversare le tentazioni significa in realt fare
ordine nella propria fede.
La prima: che queste pietre diventino pane! Non di solo pane vive l'uomo... Il pane buono
ma pi buona la parola di Dio. Il pane indispensabile, eppure contano di pi altre cose:
le creature, gli affetti, le relazioni, l'eterno in noi. L'uomo vive di ogni parola che esce dalla
bocca di Dio. Dalla sua parola sono venuti la luce, il cosmo e la sua bellezza, il respiro che
ci fa vivere. Sei venuto tu, fratello mio, mio amico, amore mio: parola pronunciata da Dio
per me. L'uomo vive di vangelo e di creature.
La seconda tentazione una sfida aperta a Dio. Buttati gi, chiedi a Dio un miracolo.
Ci che Pietro, con la sua irruenza, chiede al Maestro, una sera sul lago: fammi venire a te
camminando sulle acque. Fa tre passi nel miracolo eppure comincia ad affondare. Tocca
con mano il prodigio, lo vive, eppure nasce paura e comincia ad affondare. I miracoli non
servono per credere: Ges ha fatto fiorire di prodigi Galilea e Samaria, eppure i suoi lo
vogliono buttare gi dal monte di Nazaret.
Nel mondo ce ne sono fin troppi di miracoli (M. De Certeau) eppure la fede cos poca,
cos a rischio.

Nella terza tentazione il diavolo rilancia: venditi alla mia logica, e avrai tutto. Il diavolo fa
un mercato con l'uomo: io ti do, tu mi dai. Esattamente il contrario di Dio, che ama per
primo, ama in perdita, ama senza contraccambio.
Vuoi avere le folle con te? Assicura pane, potere, successo e ti seguiranno. Ma Ges non
vuole "possedere" nessuno. Lui vuole essere amato da questi splendidi e meschini figli.
Non ossequiato da schiavi obbedienti, ma amato da figli liberi, generosi e felici.
(Letture: Deuteronomio 26,4-10; Salmo 90; Romani 10,8-13; Luca 4,1-13).
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18/02/2016
Pregare cambia il cuore, diventi ci che ami
II Domenica di Quaresima - Anno C
In quel tempo, Ges prese con s Pietro, Giovanni e Giacomo e sal sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambi daspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.
Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mos ed Ela, apparsi nella gloria, e
parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni
erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini
che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Ges: Maestro,
bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mos e una per Ela.
Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava cos, venne una nube e li copr con la
sua ombra. Allentrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube usc una voce, che diceva:
Questi il Figlio mio, leletto; ascoltatelo!. Appena la voce cess, rest Ges solo. Essi
tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ci che avevano visto.
Dal deserto al Tabor; dalla domenica dellombra che ci minaccia, alla domenica della luce
che ci abita. Ci che avvenuto in Cristo avverr in ciascuno, lui il volto ultimo e alto
delluomo, icona di Dio dipinta, come le antiche icone greche, su di un fondo doro, che
traspare dalle ferite e dai graffi della vita, come da misteriose feritoie. Il racconto della
trasfigurazione collocato in un contesto duro e difficile: Ges ha appena consegnato ai
suoi il primo annuncio della passione: il figlio delluomo deve soffrire molto, essere
rifiutato, venire ucciso. E subito, dentro quel momento di oscurit, il vangelo ci regala il
volto di Cristo che gronda luce, su cui tenere fissi gli occhi per affrontare il momento in cui
la vita gronda sangue, per tutti, come per Ges nellorto degli ulivi.
Ges sal su di un alto monte a pregare. I monti sono come indici puntati verso il cielo,
verso il mistero di Dio e la sua salvezza, raccontano che la vita un ascendere silenzioso e
tenace verso pi luce, pi orizzonti, pi cielo.
Ges sale per pregare. La preghiera mettersi in viaggio: destinazione Tabor, un battesimo
di luce e di silenzio; destinazione futuro, un futuro pi buono; approdo il cuore di luce di
Dio.
Mentre pregava il suo volto cambi di aspetto. Pregare trasforma. Pregare cambia il cuore,
tu diventi ci che contempli, ci che ascolti, ci che ami, Colui che preghi: nel contatto
con il Padre che la nostra realt si illumina, e appare in tutta la sua lucentezza e profondit.
In qualche momento privilegiato, toccati dalla gioia, dalla dolcezza di Dio, forse ci
capitato di dire, come Pietro: Signore, che bello! Vorrei che questo momento durasse per
sempre. Facciamo qui tre tende? E una voce interiore diceva: bello stare su questa terra,
gravida di luce. bello essere uomini, dentro questa umanit che pian piano si libera,
cresce, ascende. bello vivere.
Le parole di Pietro trasmettono una esperienza precisa: Dio bello. Invece La nostra
predicazione ha ridotto Dio in miseria, relegato a rovistare nel passato e nel peccato

delluomo. Ora sta a noi restituirgli il suo volto solare, testimoniare un Dio bello,
desiderabile, interessante. Il Dio del futuro, delle fioriture, un Dio da gustare e da godere.
Come san Francesco quando prega: tu sei bellezza, tu sei bellezza. Come santAgostino:
tardi ti ho amato bellezza tanto antica e tanto nuova. Sar come bere alle sorgenti della
luce, agli orli dellinfinito.
Davvero il cristianesimo proprio la religione della penitenza, della mortificazione, del
sacrificio, come molti pensano? No, il vangelo la bella notizia che Dio regala vita a chi
produce amore.
(Letture: Genesi 15,5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3,17- 4,1; Luca 9,28-36)
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25/02/2016
Dio ama per primo, ama in perdita, senza condizioni
III Domenica Quaresima - Anno C
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Ges il fatto di quei Galilei, il cui sangue
Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici (...) Ges disse loro: Credete
che quei Galilei fossero pi peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi
dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone,
sulle quali croll la torre di Sloe e le uccise, credete che fossero pi colpevoli di tutti gli
abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso
modo. Diceva anche questa parabola: Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua
vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trov. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre
anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tglialo dunque!(...)" Ma
quello gli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno, finch gli avr zappato attorno e
avr messo il concime. Vedremo se porter frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai.
Che colpa avevano quei diciotto uccisi dalla della torre di Siloe? E i tremila delle Torri
gemelle? E i siriani, le vittime e i malati, sono forse pi peccatori degli altri? La risposta di
Ges netta: smettila di immaginare l'esistenza come un'aula di tribunale. Non c' rapporto
alcuno tra colpa e disgrazia, tra peccato e malattia. La mano di Dio non semina morte, non
spreca la sua potenza in castighi.
Ma se non vi convertirete, perirete tutti. tutta una societ che si deve salvare. Non serve
fare la conta dei buoni e dei cattivi, bisogna riconoscere che tutto un mondo che non va,
se la convivenza non si edifica su altre fondamenta, e non la disonest eretta a sistema, la
violenza del pi forte, la prepotenza del pi ricco.
Mai come oggi capiamo che tutto nel mondo in stretta connessione: se ci sono milioni di
poveri senza dignit n istruzione, sar tutto il mondo ad essere privato del loro contributo,
della loro intelligenza; se la natura sofferente, soffre e muore anche l'uomo.
Su tutti scende l'appello accorato e totale di Ges: Amatevi, altrimenti vi distruggerete. Il
Vangelo tutto qui. Senza questo non ci sar futuro. Alla seriet di queste parole fa da
contrappunto la fiducia nel futuro nella parabola del fico: da tre anni il padrone attende
invano dei frutti, e allora far tagliare l'albero. Invece il contadino sapiente, che un
futuro di cuore, dice: Ancora un anno di lavoro e gusteremo il frutto. Dio cos:
ancora un anno, ancora un giorno, ancora sole pioggia cure perch quest'albero buono;
quest'albero, che sono io, dar frutto.
Dio contadino, chino su di me, su questo mio piccolo campo, in cui ha seminato cos tanto
per tirar su cos poco. Eppure lascia un altro anno ai miei tre anni di inutilit; e invia germi
vitali, sole, pioggia, fiducia. Per lui il frutto possibile domani conta pi della mia inutilit
di oggi.
Vedremo, forse l'anno prossimo porter frutto. In questo forse c' il miracolo della fede
di Dio in noi. Lui crede in me prima ancora che io dica s. Il tempo di Dio l'anticipo, il

suo amore preveniente, la sua misericordia anticipa il pentimento, la pecora perduta


trovata e raccolta mentre ancora lontana e non sta tornando, il padre abbraccia il figlio
prodigo e lo perdona prima ancora che apra bocca.
Dio ama per primo, ama in perdita, ama senza condizioni. Amore che conforta e incalza:
Ti ama davvero chi ti obbliga a diventare il meglio di ci che puoi diventare (R. M.
Rilke). La sua fiducia verso di me come una vela che mi sospinge in avanti, verso la
profezia di un'estate felice di frutti: se ritarda attendila, perch ci che tarda di certo verr
(Ab. 2,3).
(Letture: Esodo 3,1-8.13-15; Salmo 102; 1 Corinzi 10,1-6.10-12; Luca 13,1-9).
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IV Domenica Quaresima Anno C 03/03/2016
Dio perdona con una carezza, un abbraccio, una festa
In quel tempo, si avvicinavano a Ges tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei
e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accogliepeccatori e mangia con loro. Ed egli
disse loro questa parabola: Un uomo aveva due figli. Il pi giovane dei due disse al padre:
Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio pi giovane, raccolte tutte le sue cose, part per un paese
lontano e l sperper il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto (...).
Un padre aveva due figli. Ogni volta questo inizio, semplicissimo e favoloso, mi affascina,
come se qualcosa di importante stesse di nuovo per accadere. Nessuna pagina al mondo
raggiunge come questa la struttura stessa del nostro vivere con Dio, con noi stessi, con gli
altri. L'obiettivo di questa parabola precisamente quello di farci cambiare l'opinione che
nutriamo su Dio.
Io voglio bene al prodigo. Il prodigo legione ed storia. Storia di umanit ferita eppure
incamminata. Felix culpa che gli ha permesso di conoscere pi a fondo il cuore del Padre.
Se ne va, un giorno, il pi giovane, in cerca di se stesso, in cerca di felicit. La casa non gli
basta, il padre e il fratello non gli bastano. E forse la sua ribellione non che un preludio
ad una dichiarazione d'amore. Quante volte i ribelli in realt sono solo dei richiedenti
amore.
Cerca la felicit nelle cose, ma si accorge che le cose hanno un fondo e che il fondo delle
cose vuoto. Il prodigo si ritrova un giorno a pascolare i porci: il libero ribelle diventato
un servo, a disputarsi il cibo con le bestie.
Allora ritorna in s, dice il racconto, chiamato da un sogno di pane (la casa di mio padre
profuma di pane...) Ci sono persone nel mondo con cos tanta fame che per loro Dio non
pu avere che la forma di un Pane (Gandhi).
Non torna per amore, torna per fame. Non torna perch pentito, ma perch ha paura e sente
la morte addosso.
Ma a Dio non importa il motivo per cui ci mettiamo in viaggio. sufficiente che
compiamo un primo passo. L'uomo cammina, Dio corre. L'uomo si avvia, Dio gi
arrivato. Infatti: il padre, vistolo di lontano, gli corse incontro...
E lo perdona prima ancora che apra bocca, di un amore che previene il pentimento. Il
tempo della misericordia l'anticipo.
Si era preparato delle scuse, il ragazzo, continuando a non capire niente di suo padre.
Niente di Dio, che perdona non con un decreto, ma con una carezza (papa Francesco). Con
un abbraccio, con una festa. Senza guardare pi al passato, senza rivangare ci che stato,
ma creando e proclamando un futuro nuovo. Dove il mondo dice "perduto", Dio dice
"ritrovato"; dove il mondo dice "finito", Dio dice "rinato".

E non ci sono rimproveri, rimorsi, rimpianti. Il Padre infine esce a pregare il figlio
maggiore, alle prese con l'infelicit che deriva da un cuore non sincero, un cuore di servo e
non di figlio, e tenta di spiegare e farsi capire, e alla fine non si sa se ci sia riuscito.
Un padre che non giusto, di pi: amore, esclusivamente amore.
Allora Dio cos? Cos eccessivo, cos tanto, cos esagerato? S, il Dio in cui crediamo
cos. Immensa rivelazione per cui Ges dar la sua vita.
(Letture: Giosu 5,9-12; Salmo 33; 2 Corinzi 5,17-21; Luca 15,1-3.11-32)
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