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DCSS Training

Perchè la spina è curva? Parte 3


Entriamo nel vivo delle trattative, come diceva il compianto Tortora (persona eccezionale ma
Portobello faceva cagare secondo me): partiamo di slancio ad illustrare i tiranti della spina
dorsale, i muscoli.
Vorrei affrontare l’argomento in maniera differente rispetto alla trattazione classica di anatomia
dove i dettagli (che è bene vi studiate però) distolgono dalla visione generale.
I principali muscoli della spina dorsale

Ileocostale Semispinale

Spinale

Multifido

Lunghissimo Quadrato dei


del dorso lombi

Psoas

Nel disegno ho riportato i principali muscoli della schiena, gli erettori spinali veri e propri a parte lo
psoas. Preferisco descriverli globalmente piuttosto che concentrarmi sulle singole funzionalità
poiché, di fatto, lavorano all’unisono.
Come potete notare, ognuno di questi muscoli è strutturato in maniera decisamente complicata
rispetto ad altri tiranti del nostro corpo. Presentano tutti delle inserzioni multiple agganciandosi a
svariati punti della colonna vertebrale.
Confrontate uno qualunque di questi muscoli con un banale bicipite brachiale o un patetico
semitendinoso: due puntri di aggancio, il muscolo si contrae e le ossa ruotano, cazzo ci vuole…
invece questi affari sono ramificati abbestia sia sulla spina dorsale che sulla cassa toracica. E’ più
chiara adesso la funzione dei processi spinosi e trasversi: punti di aggancio e di leva per i muscoli
spinali.
Il lunghissimo del dorso e l’ileocostale hanno entrambi una parte lombare e una parte toracica:
notate come l’ileocostale scorra anche sotto la scapola e si agganci sulla cresta iliaca più spostato

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lateralmente rispetto al lunghissimo del dorso: ciò significa che oltre ad estendere la spina permette
anche il suo piegamento laterale meglio rispetto all’altro muscolo.
Muscoli come il semispinale e il multifido hanno fascetti che collegano il processo spinoso di una
vertebra al processo trasverso della sottostante, fornendo assistenza nei movimenti rotatori intorno
all’asse longitudinale. Il quadrato dei lombi connette la cresta iliaca, la cassa toracica e i processi
trasversi della spina dorsale e funge da stabilizzatore nei movimenti.
Lo psoas ha un ruolo complesso in quanto connettendosi con il femore è un flessore dell’anca.
Come vedremo, anch’esso ha un ruolo nella stabilizzazione della spina dorsale.
95 95
Fascetti superiori Fascetti inferiori
Semispinale Origine Inserzione Origine Inserzione
90 90
crista iliaca costa X crista iliaca costa X
crista iliaca costa IX crista iliaca costa IX
85 85 crista iliaca costa VIII crista iliaca costa VIII
crista iliaca costa VII crista iliaca costa VII
Ileocostale – parte 80 80 sp pr L4-L5 costa VI sp pr L4-L5 costa VI
toracica sp pr L2-L3 costa V sp pr L2-L3 costa V
sp pr L3 costa IV sp pr L3 costa IV
75 75
sp pr L2 transv pr T1 sp pr L2 transv pr T1
sp pr L2 transv pr T2 sp pr L2 transv pr T2
70 70 sp pr L2 transv pr T3 sp pr L2 transv pr T3

Longissimus dorsi
sp pr L3 lat transv pr T4 sp pr L3 lat transv pr T4
65 65 sp pr L2-L3 med transv pr T4 sp pr L2-L3 med transv pr T4
Ileocostale – parte sp pr L2 transv pr T5 sp pr L2 transv pr T5
lombare sp pr L2 transv pr T6 sp pr L2 transv pr T6
60 60 crista iliaca transv pr T6 crista iliaca transv pr T6
sup art pr L1 transv pr T7 sup art pr L1 transv pr T7
55 55 crista iliaca transv pr T8 crista iliaca transv pr T8
crista iliaca transv pr T9 crista iliaca transv pr T9
crista iliaca transv pr T10 crista iliaca transv pr T10
50 50
Lunghissimo del crista iliaca transv pr T11 crista iliaca transv pr T11
dorso crista iliaca transv pr T12 crista iliaca transv pr T12
45 45 crista iliaca costa XII crista iliaca costa XII
crista iliaca lig lumb sacr crista iliaca lig lumb sacr
40 40 crista iliaca transv pr L1 crista iliaca transv pr L1
Cresta iliaca crista iliaca lamina L1 crista iliaca lamina L1
crista iliaca transv pr L2 crista iliaca transv pr L2
35 35
crista iliaca transv pr L2 crista iliaca transv pr L2
5 10 15 20 5 10 15 20 crsiat iliaca transv pr L3 crsiat iliaca transv pr L3
Fascicoli superiori Fascicoli inferiori

Questa secondo me è una piccola chicca: uno studio dei muscoli della schiena dove hanno sezionato
dei cadaveri e con un calibro hanno misurato i vari fascetti muscolari di ogni muscolo, rappresentati
dalle linee che pertanto sono in scala. Riporto la tabella con il dettaglio delle inserzioni del
lunghissimo del dorso solamente per dare un’idea di come siano complicati questi muscoli.
I muscoli della schiena coinvolti nel movimento della spina sono molti di più di quelli che ho
descritto: non ho parlato di tutti i muscoli che muovono le vertebre cervicali e la testa, dei muscoli
della spalla che si inseriscono sulle vertebre toracice, non ho parlato di muscoli propri della colonna
quale gli scaleni, ma per lo scopo della trattazione le considerazioni che faremo si applicano
analogamente a tutti quelli non trattati. A questo punto è possibile una visione complessiva di come
operino i muscoli spinali.

Ma come ha fatto
Quanto è a riprendersi i
complicata! pesi?

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A sinistra e al centro nel disegno precedente una rappresentazione di come i muscoli si inseriscono
in ogni unità spinale: in pratica a seconda di come vengono contratti bloccano completamente le
vertebre o permettono loro di spostarsi. A destra un’idea di come le inserzioni muscolari si
distribuiscano sulla spina dorsale: una serie di tiranti fra vertebra e vertebra e dei tiranti che si
agganciano sulle anche, non riportate nel disegno.
Il disegno a destra evidenzia un altro aspetto interessante: i muscoli che agiscono sulla spina nel
senso intuitivo della frase (cioè “che muovono la spina”) sono tutti posizionati lateralmente o
posteriormente alle vertebre e nessun muscolo ha una particolare funzione di flessore della spina,
compito demandato al retto dell’addome che tratteremo nel prossimo articolo. In altre parole, i
muscoli sono progettati per sostenere la schiena, per tenerla estesa piuttosto che farla flettere. Non
ci vuole infatti particolare intelligenza per capire che basta rilassarsi per mandare la testa in avanti:
è la Gravità il principale flessore della spina dorsale!
Leve variabili

dlat dfront

F F
Fperp Fperp

Fpar Fpar
I processi spinosi e trasversi sono i punti di aggancio dei muscoli spinali e costituiscono perciò i
bracci di leve che hanno il fulcro sul disco intervertebrale, come in figura: i muscoli “tirano
angolati” rispetto ai rispettivi bracci di leva e pertanto la trazione genera sia una compressione
dovuta alla componente perpendicolare al braccio, sia una forza di taglio dovuta alla componente
parallela che risulta fondamentale per ridurre quella dovuta ai carichi esterni.
I movimenti di flessione ed estensione anche se possono sembrare simmetrici, uno è il contrario
dell’altro, causano invece comportamenti non simmetrici della spina dorsale e che possono essere
riassunti in tre grandi differenze.

3
Fperp

F F Fperp
Fperp F
Fpar

Fpar Fpar
Neutra Flessione Estensione
Facendo riferimento al disegno, la prima differenza è che:
 In flessione la componente parallela della forza muscolare diminuisce o addirittura diventa
negativa, cioè i muscoli hanno una minor capacità di “tirare indietro” le vertebre per sopportare
le forze di taglio anteriori.
 In estensione, invece, la componente parallela aumenta migliorando la sopportazione alle forze
di taglio anteriori che sono sostenute anche dai muscoli invece che essere tutte a carico dei
dischi intervertebrali e delle strutture legamentose.
75
70
65
60
Braccio leva muscolare (mm)

55
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
T12/L1 L1/L2 L2/L3 L3/L4 L4/L5 L5/S1
Ext 66 70 70 68 63 53
Flex 63 63 62 61 58 50

Il grafico, tratto da una analisi delle lunghezze dei bracci di leva delle vertebre, descrive la seconda
differenza: studi con modelli matematici sofisticati, radiografie e misurazioni su soggetti viventi o
cadaveri concordano nell’affermare che in estensione le leve muscolari hanno a disposizione bracci
più lunghi, perciò più vantaggiosi, rispetto alla flessione.
FRP - Flexion Relaxation Phenomenom
La terza differenza fra estensione e flessione non è direttamente correlata a considerazioni
meccaniche quanto fisiologiche: flettersi in avanti a schiena “curva” causa quello che i ricercatori
chiamano silenziamento degli erettori spinali ed è molto studiato nella Medicina del Lavoro in
relazione alla sindrome del mal di schiena.

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Tensione

Tempo

Posizionando degli elettrodi sugli erettori spinali per registrare i segnali elettrici muscolari si è
scoperto che abbassare un oggetto con la schiena incurvata come nel disegno provoca una
deattivazione degli erettori spinali: l’ampiezza degli scarabocchi schizoidi diminuisce, a indicare
che i muscoli funzionano “di meno” o, come si dice, diventano silenti.
Si ipotizza che questo fenomeno sia dovuto alla disattivazione degli erettori spinali da parte del
Sistema Nervoso in quanto questi muscoli si trovano in condizioni meccanicamente sfavorevoli
contrarsi: questa situazione causerebbe troppo affaticamento pertanto è più efficiente utilizzare una
struttura passiva in allungamento entro i limiti di sopportazione.
Addirittura, chi ha mal di schiena e colpi della strega dovuti a piccole lesioni, protrusioni, squilibri,
ha un minor silenziamento degli erettori spinali, proprio perché i muscoli rimangono contratti
perché cartilagini e legamenti non possono svolgere correttamente il loro lavoro: questa contrazione
è simile ad uno spasmo ed è dolorosa.
Non dovete pensare che i legamenti ed i dischi intervertebrali siano deboli deboli: sono progettati
specificamente per queste situazioni e nella normale vita quotidiana lavorare chini in avanti a
gambe semitese non crea nessun problema.
Nelle normali attività lavorative lo spostamento ed il sollevamento di oggetti non avviene con una
tecnica “da squat” a schiena contratta, glutei indietro, uso della catena cinetica posteriore: questo
modo di agire sarebbe troppo faticoso e nella normalità chiunque debba sollevare una cassa da
terra… si piega e tira.
In sintesi
Quanto sopra scritto dovrebbe immediatamente far capire perché è bene mantenere la schiena estesa
durante uno squat, senza perdere la curvatura:
 Le forze muscolari esercitano la loro azione non solo per sostenere il carico ma anche per
diminuire le forze di taglio anteriori sulle vertebre, scaricando in parte i dischi intervertebrali, i
legamenti, le faccette articolari.

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 Le leve su cui agiscono queste forze sono più lunghe rispetto ad una flessione, perciò a parità di
forza è possibile sostenere più carico.
 La schiena “non curva” permette la massima attività elettrica degli erettori spinali, evitando il
flexion relaxation phenomenon: noi facciamo squat e stacco pesanti per una manciata di
ripetizioni, non solleviamo da terra casse d’acqua per ore né, per fortuna, raccogliamo i
pomodori nei campi ed è bene che il Sistema Nervoso tenga sempre al massimo dei giri i nostri
motori muscolari.
Stabilizzazione muscolare
Il movimento più stressante per la schiena è sicuramente la rotazione lungo l’asse longitudinale,
cioè la rotazione della cassa toracica: se è possibile sostenere quintali nello squat, un semplice twist
con bastone eseguito troppo velocemente può far fare dei bei crack alla vostra schienuccia.
Per chi non lo sapesse il twist è quell’esercizio di merda in cui vi piazzate un bastone/bilanciere
sulla schiena e ruotate a destra e a sinistra, con lo scopo o meglio la speranza di diminuire il punto
vita per qualche magico effetto psicobiologico. E’ chiaramente impossibile che ciò avvenga, come
sperare di farsi il six pack a bordate di 10000 addominali a seduta ma, si sa, la speranza è sempre
l’ultima a morire.
Il secondo movimento più stressante per la schiena è il piegamento laterale che permette di
illustrare una delle caratteristiche più incredibili della spina dorsale.

Sistema
Sistemadi
dicontrollo
controllo
sistema
sistemanervoso
nervoso

Sistema
Sistemapassivo
passivo Sistema
Sistemaattivo
attivo
vertebre,
vertebre,legamenti,
legamenti, muscoli
muscoli
tessuti
tessuticonnettivi
connettivi

Nel disegno due situazioni apparentemente simili ma con un impatto del tutto differente sulla
contrazione muscolare: un piegamento laterale a carico naturale e con carico esterno, un manubrio
in questo caso. A carico naturale è necessario contrarre i muscoli sul lato del piegamento, con il
manubrio è necessario contrastare con i muscoli del lato opposto.
La spina dorsale è stabilizzata dinamicamente dai muscoli spinali: a seconda delle necessità questi
si contraggono in maniera specifica ed appropriata. Possiamo perciò schematizzare la spina dorsale
come l’insieme di un sistema passivo costituito da cartilagini, ossa e legamenti e un sistema attivo
costituito dai muscoli, entrambi controllati dal Sistema Nervoso che varia la configurazione del
sistema sulla base delle informazioni che riceve.
Il sistema passivo agisce solo per impedire escursioni articolari oltre i massimi fisiologici, senza
avere la capacità di variare il tipo di azione esercitata: resistere alla compressione o alla trazione in

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maniera direttamente proporzionale. Il sistema attivo, invece, può variare il tipo di azione in
intensità, direzione e verso, grazie a segnali nervosi sia volontari che riflessi.
Il corpo umano agisce sempre sulla base di un principio di efficienza: in pratica una struttura
contenitiva che impedisce alla struttura di smembrarsi e una struttura che permette di alterarne la
forma e la rigidità per sopperire alle più disparate necessità.
Fate un confronto con qualsiasi servomeccanismo: non troverete niente di simile che possa variare
le sue proprietà meccaniche come la spina dorsale che può flettersi di lato tutta floscia e quasi senza
sforzo, sfruttando solo la forza di gravità data dal peso corporeo per poi irrigidirsi e generare una
trazione attiva per sollevare un oggetto da terra.
Co-contrazione
La co-contrazione è ricorrente nel corpo umano poiché è uno dei modi con cui l’organismo genera
stabilità anche se apparentemente è paradossale che sia vantaggioso contrarre un muscolo ed il suo
antagonista mentre si esegue un movimento, dato che il muscolo che si contrae deve vincere la
forza dell’altro oltre che quella esercitata dal carico.

I dischi intervertebrali sopportano bene le forze compressive ma meno bene quelle di taglio: entro
certi limiti l’aumento della compressione dei dischi causa l’aumento della resistenza alla forza di
taglio. La co-contrazione aiuta in questo perché, pur dovendo spendere energia muscolare
aggiuntiva nei movimenti, causa un aumento della compressione con miglioramento della stabilità
spinale.
In letteratura potete trovare questo tipo di schema: i muscoli spinali sono le molle “attive” ai lati
dell’asta che viene mantenuta in posizione. Queste molle funzionano soltanto in trazione e non in
compressione, rappresentando i muscoli, ma il concetto rimane valido: piccole oscillazioni intorno
alla posizione di equilibrio sono prontamente neutralizzate dalle forze muscolari.
Conclusioni
Questo articolo è entrato nel dettaglio della struttura muscolare, analizzata nelle sue funzionalità
globali piuttosto che nel funzionamento di ogni singolo muscolo. Per i nostri amati pesi, una postura
con la schiena in estensione risulta sicuramente vantaggiosa per ben tre motivi:
 Miglior sfruttamento delle forze muscolari per resistere alle forze di taglio anteriori.
 Leve meccaniche più lunghe perciò più vantaggiose.

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 Migliore attivazione muscolare da parte del sistema nervoso.
I muscoli costituiscono pertanto il sistema attivo, controllato dal cervello, che permette di variare
dinamicamente la rigidità e la stabilità della spina, per adattarsi al meglio agli stimoli ambientali.
Nel prossimo articolo vedremo come le curve della spina influenzino le forze in gioco.

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