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 La finanza pubblica nell’area euro
(Fonte: BCE, marzo 2010)
A cura di Lorenzo Lusignoli e Paola Serra
1. La situazione  Nel 2009 il disavanzo pubblico complessivo in rapporto al Pil nell’area dell’euro è più che triplicato, passando dal 2% a fine 2008 al 6,2%. Nello stesso periodo, il debito pubblico in rapporto al Pil è passato dal 69,4% al 78,7%. La situazione è piuttosto articolata: accanto a paesi con disavanzi a due cifre (Grecia, Irlanda e Spagna), vi sono paesi con disavanzi elevati, tra il 5% ed il 9,5% del Pil (Portogallo, Francia, Slovacchia, Belgio, Cipro, Slovenia, Italia), paesi con disavanzi più contenuti, tra il 3% ed il 4,9% (Paesi Bassi, Malta, Austria e Germania), e infine paesi che sono ancora sotto il 3% (Finlandia e Lussemburgo). Ad eccezione di Cipro, tutti i paesi il cui rapporto ha superato il 3% sono sottoposti a procedure per i disavanzi eccessivi. 2. Le cause 1.
 
Crisi finanziaria e rallentamento economico inducono un calo delle entrate ed un aumento delle spese sociali (ad es. i sussidi di disoccupazione). 2.
 
Calo delle entrate anche per altri fattori (ad es. per calo dei prezzi delle attività). 3.
 
Il tasso di crescita è diminuito ma l’espansione della spesa è proseguita. 4.
 
Misure di stimolo di bilancio. 5.
 
Sostegni finanziari al settore bancario in difficoltà. 3. L’aggiornamento del patto di Stabilità nei principali paesi L’obiettivo indicato è quello di riportare il disavanzo entro il 3%, possibilmente entro il 2013 (per l’Irlanda il 2014). La prima tavola indica l’evoluzione del Pil nel periodo 2008-2012. Si nota la forte recessione sperimentata da tutti i paesi nel corso del 2009, che comincia in Italia ed Irlanda già nel 2008 e prosegue nel 2010 in Grecia e nella stessa Irlanda. La seconda tavola mette in rilievo l’andamento dei saldi di bilancio ed il richiesto percorso di aggiustamento
Prodotto interno lordo a confronto
Pil 2008Pil 2009Pil 2010 (previsione)Pil 2011 (previsione)Pil 2012 (previsione)Germania1,3-5,01,42,02,0Grecia2,0-1,2-0,31,51,9Francia0,4-2,31,42,52,5Irlanda-3,0-7,5-1,33,34,5Italia-1,0-4,81,12,02,0Spagna0,9-3,6-0,31,82,9
Fonte: BCE, marzo 2010
 
 
Dipartimento Democrazia Economica, Economia Sociale Fisco, Previdenza, Formazione Sindacale Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori
 
Saldi di bilancio a confronto
Saldo di bilancio (in % del Pil) 2009Saldo di bilancio (in % del Pil)  previsto 2010Saldo di bilancio (in % del Pil)  previsto 2012Differenza  prevista 2012-2010Sforzo ulteriore  per raggiungere l’obiettivo -3%Germania-3,2-5,5-3,520,5Grecia-12,7-8,7-2,85,90Francia-7,9-8,2-4,63,61,6Irlanda-11,7-11,6-7,24,44,2Italia-5,3-5-2,72,30Spagna-11,4-9,8-5,34,52,3
Fonte: BCE, marzo 2010
  Nella penultima colonna è indicata l’ampiezza del percorso di risanamento intrapreso nel triennio.  Nell’ultima colonna la riduzione ulteriore del disavanzo necessaria per raggiungere l’obiettivo del Patto di Stabilità nel 2013. Secondo questo aggiornamento, infatti, solo le manovre previste per la Grecia e l’Italia sarebbero sufficienti a raggiungere l’obiettivo già nel 2012. 4. Due strategie alternative L’attuazione del percorso di risanamento dipende da due fattori: l’evoluzione del saldo di bilancio, l’evoluzione del Pil. I paesi dell’area euro hanno scelto di agire solo sulla prima variabile adottando  pesanti manovre di risanamento, nell’ottica seguita anche negli scorsi anni fedele al rispetto dei  parametri di Maastricht.. E’ ormai riconosciuto, tuttavia, che l’entità delle manovre di risanamento influirà negativamente sulla crescita, determinando la necessità di rafforzarle o di adottare manovre aggiuntive in corso d’anno. Diversi economisti (Krugman e Roubini per tutti) hanno suggerito un percorso diametralmente opposto, quantomeno per i paesi meglio posizionati (come la Germania).Una ridiscussione del patto tra i paesi membri per un suo allentamento concederebbe infatti maggiore spazio di manovra ai  paesi leader per rilanciare la domanda e determinerebbe un consolidamento meno pesante per i  paesi più in difficoltà. La paura di adottare questa seconda strategia è legata in buona sostanza alla tenuta dell’euro. Ma è dubbio che sia meglio avere una valuta forte in un periodo di crisi quale quello attuale. 5. Le manovre di risanamento  Nella tabella seguente vengono messe a confronto le manovre di finanza pubblica adottate per il  percorso di consolidamento. La durata varia sensibilmente da paese a paese (i valori della Germania sono stati aggiustati in base alle misure recentemente varate dal governo Merkel)
Le diverse manovre nei principali paesi UE
Importo della manovra (mld di €)Impatto della manovra (% del Pil)Durata della manovra (anni)Periodo interessatoFrancia1005,0%42010-2013Germania803,2%42011-2014Grecia3013,0%52010-2014Italia 251,6%22011-2012Portogallo21,4%22010-2011Spagna151,5%22010-2011
Fonte: La repubblica, giugno 2010
 
 
 Nel caso della Spagna si tratta di una manovra aggiuntiva a quella già effettuata in inverno che  prevedeva un risparmio di 50 mld di euro, ma che era stata giudicata dalla Commissione Europea e dalla BCE non sufficiente per il risanamento. Mentre le prima manovra includeva provvedimenti di carattere fiscale piuttosto significativi (si veda oltre), la manovra aggiuntiva si è concentrata sui tagli al comparto pubblico (ad es. la riduzione degli stipendi pubblici, che varia in misura crescente rispetto all’importo percepito dallo 0,56% al 7% ed il blocco per gli stessi degli adeguamenti all’inflazione). In Germania la gran parte dei provvedimenti riguarda tagli alla spesa pubblica, i più importanti dei quali sono: riduzione degli stipendi pubblici del 2,5% e riduzione dei posti di lavoro per i pubblici  pari a 10-15 mila unità nel quadriennio; forti tagli alla difesa (riduzione di circa 40 mila uomini per l’esercito e rinuncia al rimodernamento delle armi); riduzione degli investimenti pubblici con l’abbandono di alcuni grandi progetti architettonici. La scelta di rinunciare alla leva fiscale deriva  più da equilibri politici (la Cdu avrebbe aumentato le imposte ma i liberali erano fermamente contrari) che da ragioni di politica economica. Anche l’Italia sostanzialmente non ha aumentato le imposte al livello centrale (i forti tagli a regioni ed enti locali potrebbero determinare tuttavia un domani un inasprimento del prelievo al livello decentrato) ed ha basato il risanamento sul taglio della spesa pubblica e sulla lotta all’evasione. 6. I provvedimenti fiscali Di seguito vengono elencati suddivisi per paesi i principali provvedimenti fiscali contenuti nelle manovre di risanamento, sono stati aggiunti per raffronto anche quelli allo studio in Gran Bretagna,  pur essendo questo paese esterno all’area dell’euro (fonte: Il Sole 24 ore, giugno 2010).
Gran Bretagna
 (misure preliminarmente allo studio del governo)
Iva:
aliquota ordinaria +2,5%.
Tassa sulle rendite finanziarie
Germania
Tassa sul nucleare:
imposta sulle imprese interessate per il mantenimento delle 17 centrali nucleari.
Tassa sui voli aerei
(previsto 1 miliardo d’incassi annuo).
Tassa sulle banche
(da definire nel dettaglio)
Grecia
Iva:
aliquota ordinaria +2%.
Accise sulla benzina, sigarette e alcol: +
10%.
 Irpef:
l’ultimo scaglione passa da 75.000 € a 100.000 € con la corrispondente aliquota che cresce dal 40% al 45%. Per redditi sopra i 100.000 € ulteriore contributo dell’1%.
Rendite finanziarie:
 ritenuta al 20% sulle cessioni di titoli detenuti per meno di tre mesi; ritenuta al 10% sulle cessioni di titoli detenuti da 3 a 12 mesi.
Immobili:
 nuova imposta su quelli di valore superiore a 400mila euro (0,1-2% per le persone fisiche; 0,6% per le società).
Lusso:
tassa sulle auto di valore superiore a 35.000 €, sugli elicotteri e sulle barche per uso privato.
Imprese:
aumenta dal 3% al 15% l’imposta sugli immobili detenuti da imprese offshore. Limitazioni deduzioni sulle transazioni con soggetti residenti in paradisi fiscali.
Banche:
 cedolare secca del 90% sui bonus.
Non residenti:
La ritenuta sulle royalties aumenta dal 20% al 25%.
 Irlanda
Iva:
aliquota ordinaria +1%.

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