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Calcoliamo l’intensità?

Il recreative lifter (adoro questo termine, lo userò sempre ah ah ah) appena inizia a capire qualcosa
di pesi e a migliorare inizia a scartabellare Internet o a far frullare le meningi per rispondere alla
domanda che lo rende ansioso: “come faccio a capire se sono migliorato?”
E’ in questo momento della sua “carriera” che inizia a scrivere formule e formulette su qualsiasi
fogliettino di carta, a confrontare i suoi allenamenti passati con quelli odierni o stressa gli amici
della palestra perché gli dicano quanto fanno in quell’esercizio o in quell’altro.
Il nostro amico è entrato a pieno nel “periodo delle formule”. Tipicamente comincia a moltiplicare il
carico per le ripetizioni, lo divide per il tempo ma più numeri scrive, meno ci capisce: se è legittimo
il desiderio di quantificazione dei propri risultati, è anche doveroso capire che cosa c’è dietro le
formule che si usano!

Kg * rip Kg * riptot
I ; I Tot 
tserie tall
Proviamo a definire una Intensità di lavoro come spesso si trova in giro su Internet: a sinistra una
intensità per serie, i Kg per le ripetizioni della serie divisi per il tempo della serie, a destra una
intensità per esercizio, i Kg per le ripetizioni totali diviso il tempo di allenamento totale
dell’esercizio. Ne troverete altre, migliori, peggiori ma tanto sono del tutto inutili perciò non fatevi
fregare dallo “scientismo”, quella patina di scientificità data dall’uso delle formule.
Facciamo i soliti due conti:
 Una serie 6x200Kg di squat, ogni ripetizione in 4 secondi. I = (200 * 6) / (4 * 6) = 50
 Una serie 12x100Kg di squat, ogni ripetizione in 2 secondi. I = (100 * 12) / (12 * 2)= 50
Ma… l’intensità è la stessa! Chiunque sia entrato in palestra per più di due ore sa bene che le due
serie sono due film del tutto diversi. Il secondo allenamento è un allucinante episodio dei
Teletubbies, il primo è “Salvate il soldato Ryan” in realtà virtuale.
Ma un parametro che fornisce indicazioni identiche per situazioni che non lo sono è del tutto
inutile!
Potete cambiare le cose come volete, alla fine troverete sembre due allenamenti, uno facile e uno
difficile, che fanno sballare la formula. Se state pensando “si ma” siete in pieno trip da formule.
Il problema non è che voi siete gli zombies di “Io sono leggenda” e io l’unico vivo in città
(comunque faccio il culo a Will Smith in una serie di trazioni). Semplicemente, io ci sono passato
prima di voi nella formulazione di parametri sempre più astrusi.
Queste formulette sono tutte riconducibili ad una forma di “potenza” dove c’è una divisione per il
tempo, ma il problema è che è più facile muovere un peso medio velocissimamente per molte
ripetizioni che un peso submassimale per poche ripetizioni che saranno tutte molto lente.
“Ok, ma io ho inventato una formula che su per giù torna”. In altre parole, la tua formula fornisce
dei risultati plausibili con la realtà del tuo allenamento. Bene! Ma… a che serve? Cioè: tu fai un

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calcolo che ti dovrebbe aiutare a giudicare il tuo allenamento. Poi lo confronti con… cosa? Con il
tuo giudizio? Allora non ti serve la formula perché già sai come è andato il tuo allenamento!
Il problema di questi conticini è lo spirito che c’è dietro: trovare pochi numeri che permettano di
capire se si sta facendo “bene” o “male”. Il problema è che quello che facciamo è complicato e se
fosse possibile identificarlo con uno o due numeri… non sarebbe così incasinato!

hMax
h0 v0

Vi faccio un altro esempio, più subdolo: il parametro che giudica lo squat jump è l’altezza
raggiunta, magari correlata all’altezza dell’individuo, al peso e a 2000 altri parametri quali la
potenza registrata con una piattaforma dinamometrica.
Il problema è che questi parametri non vi dicono perché arrivate a quell’altezza.

Opss! Opss!

v0
v0 v0
v0 v0Vert
v0 Orizz

Questi due omini stanno sbagliando tutto, anche se magari l’altezza raggiunta o la potenza espressa
a terra sono superiori a quelle del tizio precedente.
“ok, allora inserisco altri due parametri: la differenza di velocità culo-spalle (n.d.r. culo… sei
sempre il solito) e il rapporto fra velocità orizzontale e verticale”. Altri due parametri che però…
che ci dicono? Che stiamo sbagliando. Ma… basta guardare sapendo cosa e perché guardare! In uno
squat jump sono le anche a salire in verticale, che penetrano nell’aria, con le spalle seguono le
anche standoci “sopra”!
Inutile cioè inserire tanti parametri quantitativi, è necessario osservare le “forme” del movimento
estraendo le informazioni salienti.
In questo periodo vanno di moda aggeggi da applicare al bilanciere per registrare potenze e tempi:
l’elettronica a basso costo ha permesso il boom degli accelerometri programmabili tipo quelli
inseriti nell’iPhone. In questo modo è possibile ottenere delle informazioni puntuali. Del tipo di
quelle che ho descritto.

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Ognuno è libero di spendere i propri soldi come vuole: io sputtanai un visibilio per un modellino del
Millennium Falcon che di sicuro non mi aiuta nello squat. A voi decidere se il prezzo di questi cosi
valga le informazioni che forniscono.

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