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PROFILO STORICO-ORGANOLOGICO
DELLA CHITARRA BATTENTE
di
ROBERTA TUCCI
1 Cfr. Erich M. von Hornbostel - CURT SACHS, Systematik der Instrumentenkunde, in Zeitschcrift fr
Ethnologie, XLVI, 1914, pp. 553-590 e la relativa traduzione inglese, Classification of Musical
Instruments, translated from the original German by A. Baines and K. P. Wachsmann, in The Galpin
Society Journal, XIV, 1961, pp. 3-29.
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e Bisignano, in Calabria, con la famiglia De Bonis (dal XVIII sec. in poi)2.
Probabilmente anche Napoli rappresent un centro di costruzione dello strumento, che
spesso compare, in miniatura, nelle mani dei pastori del presepe napoletano, costruito
dai pi famosi liutai del XVIII secolo, come Antonio Vinaccia e altri3. Non si hanno
notizie certe riguardo ad altri centri di costruzione in Italia. Tuttavia, occorre segnalare
che nel Catalogo del Museo del Castello Sforzesco di Milano, alcune chitarre battenti
sono attribuite a scuola umbra, abruzzese e sarda4. Infine, va aggiunto che nella
produzione di chitarre battenti compaiono anche i nomi di alcuni liutai tedeschi, come
Jakobus Stadler, i quali tuttavia, com noto, avevano una stretta frequentazione con la
liuteria italiana. Di Stadler si ricorda la bella chitarra battente del 1624, conservata nella
collezione London Hill5.
Nella maggior parte della letteratura in lingua straniera mantenuta la dizione ita-
liana di chitarra battente, con alcune varianti, quali chitarra mandola, guitare en
bateau, guitare capucine, guitare toscane o chitarra toscana, wlbgitarre6.
2 A Bisignano, nella bottega di Vincenzo De Bonis, la chitarra battente viene tuttora prodotta come
strumento di liuteria antica e darte. Per un profilo storico della famiglia dei liutai De Bonis di
Bisignano, si vedano, di ANTONELLO RICCI - COBERTA TUCCI, De Bonis, in Chitarre, II, 21,
1987, pp. 70-72; La chitarra battente in Calabria, in Fra oralit e scrittura: studi sulla tradizione
calabrese, a cura di Ignazio Macchiarella, Lamezia Terme, A.M.A .CALABRIA, 1995, pp. 93-137; The
Chitarra Battente in Calabria, in The Galpin Society Journal, XXXVIII, 1985, pp. 78-105. Per un
quadro cronologico, legato alle singole produzioni, cfr. KAREL JALOVEC, Italienische Geigenbauer,
Czechoslovakia, Aria Prag, 1957, pp. 76-77, 427-428 e REN VANNES, Dictionnaire Universel des
Luthiers, Bruxelles, Les Amis de la Musique, 1951, p. 76, Tome additif et correctif, 1959, p. 77. Sui
liutai De Bonis, si vedano anche, fra gli altri: ENZO ARASSICH, La chitarra battente in Calabria, in
Larte chitarristica, 70/72, 1959, pp. 39-40 (anche in Brutium, XXXIX, 8, 1960, p. 8); GIUSEPPE
GRAZZINI, I tesori dellartigianato. A Bisignano lantica bottega del legno che suona, in Epoca,
XII, 541, 1961, pp. 40-41; ANTONELLO RICCI, Sonata a chitarra battente, in Atti del convegno
internazionale di studi Il pensiero musicale degli anni 20 e 30, Arcavacata di Rende, 1994, in
c.d.s.; LIA SOGRI, Tesori di Calabria. La bottega dei De Bonis, in Calabria illustrata anni 70 I,
1/2, 1972-73, pp. 64, 69; MARINO SORRISO, Intervista a Vincenzo De Bonis e La chitarra battente in
Calabria, in Il Fronimo, VII, 29, 1979, pp. 3-5; VIII, 31, 1980, pp. 29-31. Una documentazione
fotografica relativa ai liutai De Bonis, tratta dal loro archivio privato, in ROSARIO CURIA, I fratelli
De Bonis e la liuteria in Bisignano, Bisignano, Banca di Credito Cooperativo di Bisignano, s.a.
[1995].
3 VALENTINA RICETTI, Osservazioni sulle chitarre battenti conservate nelle collezioni pubbliche e
private, I parte e II parte, in Liuteria, VII, 19, 1987, pp. 11-23; 20, 1987, pp. 15-23.
4 NATALE e FRANCO GALLINI, Catalogo del Museo degli strumenti, Castello Sforzesco, Milano,
Comune di Milano, 1963, pp. 130-131. Si ritiene utile segnalare anche una fotografia del 1930, rela-
tiva a un chitarrino battente ritratto nelle mani di un contadino abruzzese di Civitaquana (Pescara),
PAUL SCHEUERMEIER, Il lavoro dei contadini. Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e
nella Svizzera italiana, Milano, Longanesi, 1980, II, Fot. 10.
5 ANTHONY BAINES, European and American Musical Instruments and their History, London, B T
Batsford, 1966, p. 47, Fig. 291. Anche HARVEY TURNBULL, La chitarra dal Rinascimento ai nostri
giorni, Milano, Curci, 1987, p. 17, Tav. 23.
6 FRANCIS W. G ALPIN, A Texbook of European Musical Instruments, Westport, Greenwood Press,
1976 (I ed. 1956), pp. 100-101; VICTOR-CHARLES MAHILLON, Catalogue descriptif et analytique
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In riferimento alla particolare tecnica esecutiva utilizzata, alcuni autori ritengono
che le origini dello strumento vadano ricercate nella vihuela de peola, vale a dire la
vihuela suonata con plettro: come questa, infatti, le corde della chitarra battente non
venivano pizzicate con le dita, ma percosse con il plettro, per produrre accordi di
accompagnamento al canto o per eseguire un repertorio di danze.7 Altri autori invece,
sottolineano come il fondo bombato della chitarra battente si connetta al liuto8. In un
recente studio, Van der Meer individua una possibile linea di filiazione, per i cordofoni
a pizzico con corde metalliche attaccate allestremit inferiore della cassa e ponticello
mobile, che a partire dalla cetera arrivano fino al mandolino napoletano9.
Proprio la caratteristica del fondo bombato ha creato una certa confusione, nella
letteratura specialistica, fra la chitarra battente e la chitarra cosiddetta barocca o
spagnola, vale a dire lo strumento a cinque ordini di corde comunemente usato nei
secoli XVII e XVIII e largamente attestato nelle fonti musicologiche e organologiche10.
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Il fondo bombato costruito a doghe, infatti, stato spesso attribuito alla chitarra battente
come caratteristica individuante dello strumento11. Tuttavia, sia le fonti iconografiche,
sia gli esemplari museali indicano con chiarezza che tale caratteristica era ampiamente
condivisa dalla chitarra barocca, sebbene in modo non esclusivo, esistendo questultima
anche in modelli a fondo piatto12.
Although many guitars had rounded backs, this feature alone does not identify the later, special type of
guitar known by its [...] name, the chitarra battente.13
Guitar, in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, edited by S. Sadie, London,
Macmillian, 1980, VII, pp. 825-835; HARVEY TURNBULL - RAMES TYLER, Guitar, in The New
Grove Dictionary of Musical Instruments, edited by S. Sadie, London, Macmillian, 1984, II, pp. 92-
99; JAMES TYLER, The Renaissance guitar 1500-1650, in Early Music, III, 4, 1975, pp. 341-347.
11 Si vedano, ad esempio, ROGER BRAGARD - FERDINAND J. DE HEN, Gli strumenti musicali nel-
larte e nella storia dai primordi ai giorni nostri, Milano, Bramante, 1967, p. 117 (Una variante ita-
liana alla chitarra spagnola la chitarra battente; aveva delle fasce piuttosto alte e un fondo curvo
mentre il fondo della chitarra spagnola era piatto); ALEXANDER BELLOW, The Illustrated History
of the Guitar, New York, Colombo, 1970, p. 74 (The five-string guitar had a derivative known as the
guitarra battente. It is characterized by a soundbox the backs of which curves gently outwards instead
of being simply flat); la voce Guitar, in Groves Dictionary of Music and Musicians, 1954, III, p.
846 (The flat back normal to the guitar is not invariable. There is a regular Baroque variant with a
gently vaulted back; it is known as the guitarra battente).
12 A proposito di due piccole chitarre italiane del XVII secolo, conservate presso il Kunsthistorisches
Museum di Vienna, Baines scrive: Two small seventeenth-century Italian Guitars at Vienna, one of
them still in four-course condition, similarly have vaulted backs [...]. This construction, which makers
may have felt to be a particularly strong one, is common up to the beginning of the eighteenth century
in Italy, France and Germany. The sides of such instruments are usually also made from ribs matching
the colours and decoration of the back, ANTHONY BAINES , European and American, p. 49. Baines,
descrivendo la chitarra baroccha a cinque cori, precisa che: The back of the body may be flat, or
arched and moulded with ribs [...] This strong construction was also used in Italy in the seventeenth
and eighteenth centuries for a popular species of wire-strung plectrum guitar now known to historians
by the [...] name chitarra battente. In this the wires, often in triple courses, pass over fixed frets and
over the bridge to attachment at the base of the body as on citterns and the Neapolitan mandolin,
ANTHONY BAINES, Catalogue of Musical Instruments, vol. II. Non keyboard Instruments, London,
Her Majestys Stationery Office, 1968, p. 55. A proposito dellopportunit di non applicare tout court
il termine chitarra battente a qualsiasi chitarra a fondo bombato, si veda anche TYLER, The
Renaissance guitar. Va aggiunto che RICETTI, p. 11, precisa che esiste qualche caso, seppur raro, di
chitarre battenti con fondo piatto. Tuttavia la stessa fonte ne segnala soltanto due su un totale di 94
strumenti osservati per la sua tesi di diploma di conservatore di strumenti musicali presso la Civica
Scuola di Liuteria del Comune di Milano.
13 TURNBULL - RYLER, pp. 93-94. Gli autori qui sostengono anche unopione decisamente isolata
nellambito della letteratura organologica che la chitarra barocca e la chitarra battente non siano
state coeve, ma la seconda risalirebbe alla met del XVIII secolo e deriverebbe dal mandolino napole-
tano, con cui condivide la piegatura inferiore della tavola.
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seguita sul manico allo stesso livello della tastiera, la lunga paletta leggermente
inclinata allindietro con piroli posteriori, il foro di risonanza ricoperto da una rosetta, i
cinque ordini di corde doppie e infine la morfologia dellapparato decorativo.
Molti autori si sono soffermati a descrivere la rosetta della chitarra battente, che si
presenta, in generale, come unelaborata costruzione a pi strati, penetrante allinterno
della cassa. Nel Catalogo del Museo del Castello Sforzesco di Milano, la rosetta vista
come un elemento fortemente caratterizzante lo strumento:
La chitarra battente si differenzia da quella classica per le sue fasce ampie e per il fondo convesso, ma so-
prattutto per la presenza di una caratteristica scatola in pergamena finemente traforata a piani concentrici
digradanti, fissata ai bordi dellapertura sonora e penetrante allinterno della cassa armonica.14
In questa scatola una rosellina di pergamena, fissata al fondo per mezzo di un filo di ferro, a spirale, vibra
sollecitata dai suoni provenienti dallinterno della cassa. Questo artificio conferisce alla chitarra battente
una sonorit tremula e vibrata, di una particolare efficacia espressiva.15
14 GALLINI, p. 129.
15 Ibidem. Presso il Museo Strumentale dellAccademia Nazionale di Santa Cecilia, a Roma, con-
servata una chitarra battente anomima, la cui rosetta, a piani concentrici degradanti finemente
traforati, reca al centro un analogo fiorellino con gambo metallico a molla (n. inventario 88). Nella
stessa collezione conservato un secondo esemplare di chitarra battente, molto simile al precedente e
di analoga fattura, ora esposto presso lauditorium dellAccademia, dove per, loriginaria rosetta
manca e al suo posto stato collocato un sostituto improprio, ROBERTA TUCCI, La chitarra battente,
in Il liuto e la lira, pp. 27-30.
16 Its back was usually vaulted, like many ordinary guitars of the time, but its sides tended to be rather
deep, TYLER. Cfr anche TURNBULL, La chitarra dal Rinascimento, p. 17, dove anche questo
aspetto sottolineato: Spesso i corpi delle battenti sono alquanto panciuti.
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cori doppi con il cantino singolo, o tripli con il cantino doppio. Nella chitarra battente
invece, come opportunamente specifica Turnbull:
i tasti erano in metallo e le corde che passavano oltre il ponticello erano attaccate con dei bottoni al fondo
dello strumento; unaltra differenza consisteva nel fatto che la tavola portava una inclinazione allaltezza
del ponticello anzich essere completamente piatta.17
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La chitarra battente era dunque armata di corde metalliche, che Bornstein
opportunamente mette in relazione con la tastatura fissa del manico, ricordando come
nei cordofoni del Rinascimento:
I tasti potevano essere di metallo o di osso e incastonati nel legno della tastiera come nella citara o nella
chitarra battente, o nella maggioranza dei casi formati da legacci di budello [...] Le corde potevano
essere sia di budello di pecora che di metallo (ottone o acciaio a bassa tempera). Le corde di metallo
erano generalmente usate su strumenti a tastatura fissa, mentre le corde di budello venivano montate sulla
stragrande maggioranza degli altri.20
20 ANDREA BORNSTEIN, Gli strumenti musicali del Rinascimento, Padova, Muzzio, 1987, p. 182.
21 BAINES , European and American, p. 49.
22 MAHILLON, pp. 144-145.
23 Ad esempio, TYLER descrive la chitarra battente come una chitarra a cinque cori, armata con corde di
ottone e di acciaio a bassa tempera. Analogamente, BORNSTEIN, p. 238, assegna allo strumento
corde di metallo (ottone o acciaio a bassa tempera).
24 Si veda, ad esempio, ETTORE SANTAGATA, Il museo storico musicale di S. Pietro a Majella,
Napoli, F. Gannini & figli, 1930, p. 107, dove viene descritta una chitarra battente del Cilento con
cinque corde doppie di ottone filato di diverse grossezze e anche attorcigliate. Per la Calabria,
diverse testimoninaze riferiscono luso dellottone per i cori pi gravi. Si veda ad esempio,
ARASSICH: .la chitarra battente [...] uno strumento a cinque corde doppie e, di regola, la I e la II
corda sono in filo di acciaio armonico mentre le altre tre, di tono pi basso, sono di ottone. Ancora
fino a una quindicina di anni fa a Corigliano (CS), si faceva uso dellottone per il coro centrale (pi
grave) della chitarra battente a cinque cori. Le corde di ottone venivano regolarmente vendute nelle
botteghe del paese per luso dei locali suonatori.
25 Nel loro interssante studio sulle corde armoniche nel sedicesimo e diciassettesimo secolo, Abbot e
Segerman ricordano come per le corde metalliche venissero impiegati lacciaio temperato, il rame,
lottone, loro, largento. Corde di diversi materiali potevano essere compresenti in uno stesso stru-
mento, ad esempio, nella chitarra rinascimentale a quattro cori, le corde pi acute e quelle intonate
una quarta sotto erano di acciaio, mentre le corde intonate una quinta sotto le pi acute erano di rame,
DJILDA ABBOT - BPHRAIM SEGERMAN, Strings in the 16th and 17th Centuries, in The Galpin
Society Journal, XXVII, 1974, pp. 48-56.
26 Nella bottega di Vincenzo De Bonis a Bisignano (CS), dove la produzione di chitarre battenti non si
mai interrotta dal VXIII secolo a oggi, le corde per questo strumento sono ricavate da acciaio ar-
monico di calibro 0,20 - 0,25 mm.
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Luso del plettro per la chitarra battente largamente attestato nella letteratura
organologica riferita ai secoli XVII e XVIII27; in conseguenza di tale uso, vari autori
segnalano anche la presenza di un battipenna, intarsiato nel piano, a protezione del
legno sottostante28. Il battipenna osservabile in alcuni esemplari conservati in musei29
Novantaquattro esemplari di chitarra battente, conservati in collezioni pubbliche
e private in Italia e allestero, sono stati esamati e comparati da Valentina Ricetti. Oltre
a fornirne un dettagliato elenco, e a corredare la trattazione con un pregevole saggio,
lautrice fornisce dati statistici (marchi e iscrizioni, misure, corde, rosette, ecc.) e
descrittivi relativi agli esemplari esaminati, cercando di stabilire quali sia la norma e
quali le varianti. Unopportuna osservazione riguarda la presenza, in un numero rile-
vante di esemplari (quattordici), di due forellini, uno per lato, aperti nellarea centrale
delle fasce30. Questa caratteristica generalmente sfugge a unosservazione indiretta,
condotta sui repertori iconografici (soprattutto fotografici) pubblicati nei vari testi di
organologia, di storia degli strumenti musicali e nei cataloghi di musei, perch rara-
mente le fasce si vedono con sufficiente chiarezza e dettaglio. La presenza dei forellini
laterali, non praticati dal liutaio e tuttora riscontrabili in Calabria presso i suonatori
popolari di chitarra battente31, non soltanto rafforza la supposizione, anche per il
passato, di un uso popolare della chitarra battente, ma rappresenta anche un concreto
punto di unione fra strumenti di pregio, destinati ai ceti elevati, e strumenti popolari,
probabilmente esistiti anche in passato ma non conservati a causa del loro scarso valore
economico.