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ESAME DI ANTROPOLOGIA CULTURALE

Ugo Fabietti

ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE


Riassunto

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PARTE I: GENESI E STRUTTURA DELLANTROPOLOGIA CULTURALE:

NATURA E ORIGINI DELLANTROPOLOGIA:

1.1 ANTROPOLOGIA SIGNIFICA

Antropologia, letteralmente, significa studio del genere umano,


definizione vaga perch sono molti i saperi che si occupano dello
studio delluomo.

Antropologia culturale lo studio del genere umano dal punto di


vista delle idee, dei comportamenti espressi dagli esseri umani in
tempi e luoghi distanti tra loro.

Lantropologia linsieme delle riflessioni condotte attorno a


questi comportamenti ed idee, prendendo spunto dal fatto che gli
essere umani si rivelano estremamente differenti, sia sul piano
storico, che in relazione allambiente in cui vivono.

Comparsa dellantropologia.

Le origini dellantropologia come disciplina non sono facilmente


databili, ma quelle pi lontane risalgono ad Erodoto (VI sec.
A.C.), nonostante egli non parli mai di antropologia.

Le radici pi vicine a noi risalgono allumanesimo, ai dibattiti


aperti dopo la scoperta del nuovo mondo, sorti da quesiti prima
poco considerati o inimmaginabili.

Con lespansione coloniale crebbero a dismisura i contatti con i


popoli indigeni ed anche le descrizioni dei loro costumi e delle
loro istituzioni sociali.

Ma per avere un progetto scientifico allinterno di queste


descrizioni bisogna attendere i filosofi e gli scienziati naturali,
che cominciarono ad elaborare una teoria unitaria del genere umano.

Nellepoca coloniale, gli antropologi si sono distinti dai


conquistatori per la volont di stabilire rapporti di reciproca
comprensione con le popolazioni studiate.

Cosa fanno gli antropologi?

Allinizio gli antropologi si sono occupati di popolazioni


contemporanee, ma geograficamente lontane, diversi da quelle
europee o di origine europea, studiandone religione, riti,
istituzioni sociali e politiche, tecniche di costruzione dei
manufatti, arte.

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Fino a pochi decenni fa, gli antropologi si sono occupati di popoli
definiti selvaggi o primitivi, perch considerati
rappresentanti di fasi arcaiche della storia del genere umano.

Nella seconda met dellOttocento, gli antropologi non studiavano i


popoli direttamente, bens a distanza, avvalendosi delle
descrizioni fornite loro da viaggiatori, esploratori, funzionari
coloniali.

Tra la fine dellOttocento e i primi anni del XX secolo, gli


antropologi cominciarono a recarsi di persona nei luoghi delle
popolazioni oggetto dei loro studi, dando inizio ad una nuova
stagione della ricerca antropologica, una vera rivoluzione perch
da qui non si pi tornati indietro.

1.2 UNA SOLA ANTROPOLOGIA O TANTE ANTROPOLOGIE?

Lantropologia non frutto esclusivo della cultura occidentale, ma


spesso proprio presso popolazioni semplici e sprovviste di
istituzioni che possiamo trovare le pi affascinanti visioni
delluomo e del cosmo.

Alcuni antropologi, pertanto, escludono lidea che il discorso sul


genere umano sia prodotto soltanto di una determinata cultura ed
epoca. Lantropologia sviluppatasi nella tradizione di pensiero
occidentale sarebbe, di conseguenza, solo una delle tante
antropologie elaborate in tempi e luoghi diversi.

Lantropologia sarebbe solo un modo , tra molti, in cui gli esseri


umani pensano a se stessi.

Lantropologia che si va a considerare in questo libro,


espressione di una societ in grado di esercitare un potere
politico, militare ed economico su molte altre societ del pianeta.

Lantropologia culturale un sapere che opera criticamente su s


stesso, sulle sue nozioni, categorie, metodi e su risvolti etico-
politici che accompagnano le sue riflessioni.

OGGETTO E METODO DELLANTROPOLOGIA CULTURALE:

2.1 COSE LA CULTURA?

La cultura un complesso di idee, simboli, azioni e disposizioni


storicamente tramandati, acquisiti, selezionati e largamente
condivisi da un certo numero di individui, mediante i quali questi
ultimi si accostano al mondo in senso pratico e intellettuale.

Oggetto privilegiato dellantropologia sono le differenze tra idee


e comportamenti che intercorrono tra le varie comunit umane.

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2.2 LA NATURA DELLA CULTURA:

Il genoma umano non possiede le informazioni indispensabili per


poter far fronte al mondo circostante, un uomo nasce incompleto.

Il nostro modo di disporci al mondo ci stato insegnato dal gruppo


in cui siamo venuti al mondo, che a sua volta frutto di una lunga
storia di rapporto con lambiente. Nei pensieri e negli atti, gli
esseri umani sono determinati perch per vivere in mezzo ai loro
simili, devono adottare codici di comportamento pratico e mentale
che siano riconoscibili e condivisi da altri.
Gli antropologi hanno messo in evidenza alcune caratteristiche
della cultura che riguardano il modo in una essa organizzata al
proprio interno, la sua natura strumentale e le sue capacit di
adattamento e di trasformazione.

La cultura come complesso di modelli.


La cultura presenta forme interne di organizzazione, che non mai
rigida e meccanica e coincide con i modelli che orientano le
attitudine pratiche e intellettuali di coloro che li condividono.
Senza tali modelli, gli uomini non sarebbero tali.
I modelli sono insiemi di idee e di simboli proprio del contesto
culturale in cui un essere umano vive e che gli servono dai guida
per il comportamento ed il pensiero, introiettati attraverso
leducazione, implicita od esplicita.

La cultura operativa.
Senza i modelli culturali, gli uomini non potrebbero agire,
pensare, sopravvivere: infatti qualunque atto o comportamento umano
finalizzato ad uno scopo, materiale o intellettuale, guidato
dalla cultura.
La cultura operativa perch mette luomo nella condizione di
agire in relazione ai propri obiettivi adattandosi allambiente
naturale, sociale e culturale che lo circonda.

Habitus (sociologo francese Bourdieu): sistema durevole di


disposizioni, sia fisiche sia intellettuali, che sono il risultato
dellinteriorizzazione di modelli di pensiero e di comportamento
elaborati dalla cultura in risposta allambiente fisico, sociale e
culturale che ci circonda.

La cultura selettiva.
I modelli sono alimentati da una tensione continua con altri
modelli condivisi dagli stessi soggetti. La cultura un complesso
di modelli tramandati, acquisiti e selezionati: le generazioni
successive ereditano i modelli delle generazioni precedenti e li
integrano con dei nuovi in base alla propria esperienza nel mondo
in mutamento o per linfluenza di modelli di altre culture.
Il principio di selezione si attiva quando, acquisendo nuovi
modelli da culture differenti, questi vengono coniugati con quelli
in vigore o si blocca leventuale intrusione di modelli
incompatibili con quelli in atto. Tramite la messa in atto dei
processi selettivi, le culture si rivelano aperte e chiuse
contemporaneamente. Non esistono culture totalmente aperte o
chiuse. Sono i processi di selezione ad includere o escludere dai

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propri modelli culturali, modelli provenienti da culture differenti
che potrebbero rivelarsi dannosi.

La cultura dinamica.
Le culture non sono entit statiche e fisse, bens prodotti
storici. Le culture si trasformano molto sia per logiche proprie
sia in relazione agli elementi di provenienza esterna.

La cultura differenziata e stratificata.


Allinterno di ogni singola cultura vi sono diversi modi di
percepire il mondo, di rapportarsi agli altri,di comportarsi; i
modelli culturali di riferimento spesso risultano diversi a seconda
del grado di istruzione. Spesso sono gli interessi, e quindi la
cultura, dei soggetti socialmente pi forti a prevalere: questo
un aspetto definito dallantropologo Roger Keesing con il termine
di controllo culturale.
Egli definisce la distribuzione della cultura il modo in cui il
sapere ripartito tra i diversi gruppi sociali, tra individui
appartenenti a generazioni diverse e tra categorie sessuali
differenti.

Comunicazione e creativit.
La cultura esiste nella capacit che gli esseri umani hanno di
trasmettersi dei messaggi, cio di comunicare. La dimensione
comunicativa centrale ad ogni tipo di processo culturale. La
cultura esiste come sistema riconoscibile di segni, ma non
significa che questi siano fissi e ripetibili allinfinito, ma
possono essere combinati secondo sequenze riconoscibili ma
innovative, capaci di creare nuovi significati.

La cultura olistica.
I modelli culturali interagiscono sempre con altri modelli, e il
loro coniugarsi in un insieme complesso pi o meno coerente viene
denominato cultura. Per il continuo integrarsi e coniugarsi di
modelli diversi e nuovi rispetto a quelli esistenti, la cultura
viene detta olistica, cio integrata, complessa, formata da
elementi che stanno in un rapporto di interdipendenza reciproca.

Esistono i confini in una cultura?


Le culture non hanno confini netti, precisi, identificabili con
sicurezza; hanno dei nuclei forti che le assimilano ad alcune e le
differenziano da altre.

2.3 LA RICERCA ANTROPOLOGICA


Il fatto di riconoscere che la cultura olistica non comporta il
dovere di conoscerla nella sua totalit, ma di studiarla adottando
una prospettiva che ci predispone a stabilire collegamenti tra i
vari aspetti della vita di coloro che vivono quella stessa cultura.
Gli antropologi studiano di soliti soltanto determinati aspetti di
una cultura, pur essendo costretti a considerare il fenomeno
oggetto delle loro ricerche in relazione a tutti gli altri aspetti
di quella cultura.

Letnografia e la raccolta dei dati.


lelemento chiave della ricerca antropologica, segna lincontro
con realt culturali diverse da quelle dello studioso, rappresenta

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lo studio di tali realt attraverso prospettive e tecniche
particolari.
Il principale compito dellantropologo sul campo quello di
raccogliere dati utili per la conoscenza della cultura che si vuole
studiare, che possono provenire dalla raccolta di storie e miti
riguardanti la comunit in questione, ricerca di informazioni sui
riti, ma soprattutto lesperienza personale dellantropologo che
vive con quella gente che vuole studiare.
La ricerca antropologica si avvale anche di interviste,
compilazione di tabelle e questionari, di registrazioni
audiovisive, ecc. Quello che differenzia lantropologia dalle altre
scienze umane che gli antropologi passano molto tempo a stretto
contatto con le persone sulle quali compiono ricerca,ponendosi in
osservazione partecipante

Losservazione partecipante.
Trascorrendo molto tempo a contatto con gli ospiti delle sue
ricerche, lantropologo alla fine impara a vedere il mondo dal loro
punto di vista, e capire come essi si vedono nel proprio mondo.
Questo non significa che lantropologo sta diventando come i suoi
ospiti, ma sta assorbendo modelli culturali che prima non capiva,
con la possibilit di gestirli e metter in atto alloccorrenza un
processo di vai e vieni tra due culture, essenziale per la
ricerca antropologica. Lantropologo pu ancora permettersi
unosservazione distaccata dellesperienza condivisa e partecipata
con gli appartenenti alla cultura da lui indagata.

Centralit delletnografia per lantropologia.


I ricercatori che entrano in contatto con popolazioni differenti
devono mettere in atto una sorta di negoziazione anche politica con
gli appartenenti a quella cultura. La dimensione etnografica
conferisce allantropologia una particolarit unica tra le scienze
umane, perch fa di questa disciplina un sapere che si fonda sullo
studio dei contesti socio-culturali specifici e basato su
esperienze dirette.

GLI ASSUNTI FONDAMENTALI DEL RAGIONAMENTO ANTROPOLOGICO:

3.1 LA PROSPETTIVA OLISTICA


La prospettiva olistica ha avuto importanti riflessi sugli stili di
ricerca adottati dagli antropologi, che per lungo tempo hanno
preferito studiare piccole comunit, ritenute pi semplici nelle
interconnessioni tra differenti aspetti della vita sociale. Ora la
prospettiva olistica comunque importante e centrale in quanto
strettamente legata alla problematica del contesto.

3.2 LA PROBLEMATICA DEL CONTESTO.


I dati individuati, selezionati e raccolti devono essere
considerati in base al contesto di provenienza. Con lentrata in
gioco della prospettiva olistica, il ricercatore obbligato a
prendere in considerazione tutti gli altri aspetti di quella
cultura. La ricostruzione del contesto consente di fare emergere
sfaccettature e differenti significati che un dato pu assumere se
osservato da diversi punti di vista. La prospettiva contestuale
permette anche di collegarsi ad altri contesti ed altri
fenomeni,allinterno di una sola cultura o tra culture diverse.

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3.3 LO SGUARDO UNIVERSALISTA E ANTI-ETNOCENTRICO.
Fin dalle origini lantropologia si presentata come un sapere
universalista, che considera, cio, ogni forma di produzione
culturale come degna di attenzione e utile alla conoscenza del
genere umano. Questo aspetto dellantropologia si oppone
alletnocentrismo manifestato da tutte le culture, ovvero la
tendenza istintiva e razionale che porta a ritenere i propri
comportamenti e i propri valori migliori di quelli degli altri.

3.4 LO STILE COMPARATIVO


Fin dallinizio gli antropologi adottarono il metodo di confrontare
fenomeni diversi per ricavare delle costanti. Essi ricercavano
quegli elementi che sembravano corroborare le loro ipotesi e le
loro teorie aprioristiche, ma si trattava di un metodo
illustrativo,la cui validit era data per scontata gi in partenza.
Nel corso del XX secolo sono venuti ad emergere due principali
stili comparati: il primo si esercita su societ storicamente
correlate o geograficamente vicine; questo consente un controllo
delle variabili maggiore e ha come vantaggio la precisione
descrittiva, mentre limitata dal fatto che non consente grandi
generalizzazioni; il secondo prende in considerazione societ prive
di legami storici reciproci e cerca di pervenire a allelaborazione
di tipologie e conclusioni pi ampie del primo metodo. I limiti
sono la mancanza di precisione analitica e il rischio di
generalizzazione indebite. Il vantaggio sta nel fatto di offrire
ampie e sintetiche visioni dei fenomeni considerati.

3.5 LA VOCAZIONE DIALOGICA E LANTROPOLOGIA COME TRADUZIONE


La ricerca etnologia ha il suo punto di partenza nel porsi in
ascolto di una cultura che magari ha dei segni linguistici
differenti, che richiedono uninterpretazione, una traduzione
specialmente di tipo concettuale.

3.6 LINCLINAZIONE CRITICA E LAPPROCCIO RELATIVISTA.


Lantropologia non mira a conservare le culture in un astratta
autenticit. La funzione critica dellantropologia non si esaurisce
nella difesa delle culture pi deboli, ma consiste nellindividuare
le trasformazioni delle culture in contesti storici diversi; tale
funzione critica rimette in discussione anche letnocentrismo della
cultura di cui espressione. Lantropologia un sapere critico
anche nei confronti di s stesso perch non deve idealizzare le
pratiche e i valori dei popoli che studia.
Con lespressione relativismo culturale(Levi-Strauss) si indica che
comportamenti e valori, per essere compresi, devono essere
considerati allinterno del contesto complessivo allinterno del
quale prendono vita.

3.7 LIMPIANTO PLURIPARADIGMATICO


In antropologia si sono susseguiti molti paradigmi nel corso del
tempo: evoluzionismo, storicismo, funzionalismo, diffusionismo,
strutturalismo, neo-evoluzionismo, marxismo, neo-strutturalismo,
prospettiva ermeneutica, ecc. Diversamente da quanto accade nelle
altre scienze, in antropologia pu succedere che pi paradigmi
possono costituire contemporaneamente punti di riferimenti per gli
studiosi di questa disciplina.

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Il carattere pluriparadigmatico dellantropologia conseguenza del
fatto che si tratta di un sapere che si fonda sullesperienza
etnografica.

3.8 IL RISVOLTO APPLICATIVO


Sin dagli inizi lantropologia si present come un sapere dai
risvolti applicativi. Al giorno doggi, lantropologia pu fornire
utili strumenti di lavoro anche in campo educativo, a quegli
insegnanti che hanno a che fare con scolari provenienti da contesti
culturali in cui i metodi di apprendimento si basano su principi
molto diversi dai nostri.

3.9 LA CONDIZIONE RIFLESSIVA E IL DECENTRAMENTO DELLO SGUARDO


Lantropologia ritenuta riflessiva nel senso che, tramite
lincontro con soggetti appartenenti a culture diverse, permette di
esplorare la propria cultura e la propria soggettivit. Questa
dimensione centrale perch permette di cogliere meglio il punto
di vista degli altri, e osservando le caratteristiche positive di
una cultura altra, possiamo apprezzare di pi le caratteristiche
positive della nostra, cos come venendo ad apprendere i limiti di
una cultura diversa, ci si rende consapevoli anche dei limiti della
propria cultura. Per ottenere questo risultato dobbiamo
decentrare il nostro sguardo, cercare di osservare noi stessi
attraverso lo sguardo degli altri.

PARTE V:COSTRUZIONI DEL s E DELLALTRO

IDENTITA, CORPI, PERSONE

1.1 I CONFINI DEL s E LA RAPPRESENTAZIONE DELLALTRO:


IDENTITA/ALTERITA
Lappartenenza di un individuo ad un gruppo resa possibile dalla
condivisione, almeno parziale, di determinati modelli culturali,
che gli permettono di far parte di un Noi che traccia confini nei
confronti degli altri.
Appartenenza e distinzione sono due aspetti opposti ma
complementari del vivere e del sentire umani.
Lidea di appartenere ad un s collettivo e quella di essere ci
che siamo come individui rientra nel concetto di identit.
Pi le nostre certezze sono minacciate, pi si sviluppa in noi la
retorica dellidentit, con cui si acuisce il senso del confine
tra s e laltro.

1.2 CORPI
Gli esseri umani hanno esperienza del mondo attraverso il corpo, si
tratta di una conoscenza incorporata, che sta alla base di ci
che Bourdieu ha definito habitus, complesso degli atteggiamenti
psico-fisici mediante i quali gli esseri umani stanno al mondo.
Questo stare al mondo uno stare di natura sociale e cultura,
cos come le emozioni sono incanalate secondo modelli culturali
precisi. Il corpo degli esseri umani culturalmente disciplinato
e le tecniche preposte allattuazione di tale disciplina dipendono
dai modelli culturali in vigore.
Il corpo il veicolo privilegiato per manifestare la propria
identit, socialmente individuabile, e tatuaggi, perforazioni,
circoncisioni, infibulazioni, ecc, sarebbero tutte pratiche

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finalizzate a quella che lo studioso Remotti ha definito
antropopoiesi. Sul corpo si proiettano valori e stili culturali
differenti.

1.3 CORPI SANI E CORPI MALATI


Il corpo pu essere strumento di resistenza e di risposta,
consapevole o inconscia, nei confronti delle situazioni esterne.
In questi ultimi anni, alcuni antropologi hanno messo in evidenza
come alcuni individui incorporano il disagio sociale dando luogo
a patologie di vario tipo. Disturbi psichici di soggetti migranti
come quelli dellAsia, dellAmerica meridionale e centrale vengono
oggi affrontate tenendo conto del contesto culturale di provenienza
e della relazioni di autorit, sociali e affettive, entro cui
questi individui sono cresciuti.
Il modo antropologico di accostarsi alle concezioni di salute e
malattia ha posto in evidenza che non esiste medicina svincolata
dal contesto sociale e culturale nel quale viene praticata.
Il paradigma biomedico occidentale si basa sullidea che la
malattia fisica abbia solamente cause di tipo organico, cio
biologico; inoltre sostiene che lefficacia di una cura possa
dipendere solo dallassunzione di determinati farmaci e concentra
la terapia solo sulle zone del corpo su cui si manifesta la
sofferenza, senza tenere conto degli equilibri complessivi e
dellinterazione tra le varie parti del corpo.
Unulteriore caratteristica del paradigma biomedico occidentale
la medicalizzazione del paziente, ovvero linquadramento del
malato come soggetto altro, separato dalla comunit sociale e
lavorativa.
Spesso la concezione occidentale della medicina entra in conflitto
con le medicine locali.

1.4 PERSONE
La bioetica lo studio degli atteggiamenti e delle idee che sono
implicite nel nostro modo di trattare il corpo umano nella sua
relazione con la sfera della persona, della dignit dellindividuo,
della sua libert, del suo diritto alla vita, ecc.
Anche nelle culture diverse da quella occidentale lindividuo
considerato come ricettacolo di motivazione ed affetti e come
soggetto capace di capire e interpretare il mondo.
La nozione di persona rinvia al modo in cui un individuo entra in
relazione con il mondo sociale circostante: ci che noi chiamiamo
persona si presenta ovunque come un insieme di elementi
costitutivi, di natura materiale e spirituale, dotati di una certa
capacit di integrazione.
I Samo ritengono che lessere umano sia costituito da nove
componenti, i soli che possono individuare la presenza di una
persona: il corpo, il sangue, lombra, il sudore, il soffio, la
vita, il pensiero, il doppio (lanima), il destino individuale. A
queste caratteristiche si aggiungono gli attributi: il nome, la
potenza extra-umana del concepimento, la presenza di un antenato
che pu incarnarsi in un neonato o in un altro, la presenza di
coppie di spiriti domestici o del bosco che scelgono un individuo
come proprio supporto.

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GENERE, SESSO, EMOZIONI

2.1 FEMMIMILE E MASCHILE


Forse il confine identitario pi netto quello tra maschile e
femminile, a cui vengono ridotti gli oggetti e i fenomeni della
realt.
Luniversalit dellopposizione tra maschile e femminile non
implica che in tutte le culture si abbiano rappresentazioni
analoghe della relazione tra i sessi.

2.2 SESSO E GENERE


Allo scopo di distinguere tra identit sessuale anatomica e
identit sessuale socialmente costruita, gli antropologi usano i
termini sesso e genere. Le differenze sessuali sarebbe, allora,
legate alle caratteristiche anatomiche, le differenze di genere
risulterebbero dal diverso modo di concepire culturalmente la
differenza sessuale.
Nelle nostre societ ragazzi e ragazze ricevono educazioni di
genere differenti.
Le culture, partendo dallutilizzo simbolico delle differenze
biologiche, costruiscono la femminilit e la mascolinit,
rappresentazioni sociali e culturali dellidentit spesso
sorprendentemente diverse tra loro.

2.3 SESSO, GENERE, RELAZIONI SOCIALI


Una delle prime rappresentazioni sociali della differenza di genere
che le donne siano preposte alla riproduzione. In realt, non c
niente di meno naturale della riproduzione umana, dal momento che
partorire, allattare, accudire i figli sono tutti atti
culturalmente determinati.
Il controllo della capacit riproduttiva delle donne costituisce un
elemento cruciale di tutti i sistemi sociali e della nascita di
certe forme di potere, controllo che si accompagna a complesse
rappresentazioni sociali, comunicative, educative e di
comportamento tra individui di sesso differente.
Tali rappresentazioni sono per lo pi implicite, ma nelle societ
dotate di scrittura sono anche oggetto di norme giuridiche.
Molte culture hanno costruito degli spazi di genere, come le case
degli uomini in Nuova Guinea e gli haram nel mondo mussulmano.
La separazione, lesclusione, la distinzione tra i sessi sono
realizzate mediante la messa in opera di simboli, pratiche,
attribuzioni di ruoli, tanto reali quanto immaginari.
Molte societ insistono sui tratti connessi con luso del corpo,
specialmente in pubblico.

2.4 EMOZIONI
Lo studio delle emozioni costituisce un settore di ricerca
sviluppato solo recentemente dallantropologia e nasce come parte
di interesse per la costruzione del S nei confronti dellalterit.
Gli stati danimo fanno parte di una pi generale sfera
dellinteriorit, in cui non sempre facile distinguere tra
emozioni, sentimenti e sensazioni.
i sentimenti sono i concetti che una cultura possiede di un
determinato stato danimo.
I problemi connessi con lo studio antropologico delle emozioni sono
molteplici e complessi, ma gli antropologi sono tutti daccordo sul
fatto che gli stati danimo non sono universali, ovvero non vengono

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espressi dovunque nello stesso modo, sono ,piuttosto, espressi da
soggetti culturali, cio in base ai modelli culturali
introiettati nellinfanzia.
Gli studi pi recenti di antropologia delle emozioni si sono
sforzati di tradurre quei concetti e quelle parole che in
determinati contesti sociali vengono utilizzati per esprimere
particolari stati danimo, sentimenti, emozioni.
Delle emozioni in generale si pu dire che con modulate in
relazione allet, al genere, alla posizione sociale, al contesto
pubblico o privato, alle concezioni locali della mente e del corpo
nonch al carattere della persona.
Tutte le culture presentano un modo razionale di parlare delle
emozioni, possiedono, cio, concetti e nozioni atte a descriverle,
ed esse non cadono al di fuori della sfera razionale della vita
umana.

CASTE, CLASSI, ETNIE

3.1 CASTE
Il termine casta viene oggi utilizzato in maniera fluida e generica
in riferimento a gruppi sociali ritenuti superiori e inferiori ad
altri e per questo tendono a condurre una vita separata.
Casta un termine che in lingua portoghese significa casata,
stirpe.
Lavorare, mangiare, usare oggetti duso quotidiano, frequentare
luoghi ecc sono atti che non consentono ai membri delle caste
superiori di entrare in contatto con quelli delle caste inferiori.
Per alcuni antropologi, il sistema delle caste altro non sarebbe
che il frutto della tendenza umana alla stratificazione sociale,
per altri per riuscire a capire questo sistema bisogna rifarsi a
criteri strettamente socio-economici.
Il sistema delle caste, per alcuni antropologi ha lo stesso
principio del totemismo, che opera una distinzione tra i gruppi
servendosi delle diversit esistenti tra le specie naturali.
Il sistema castale distingue, invece, gli essere umani sulla base
di un elemento culturale: le differenze tra i gruppi occupazionali
vengono assimilate a delle differenze naturali.
La caste ind si auto-percepiscono come gruppi naturali, unit
chiuse sul piano matrimoniali, separate le une dalle altre sulla
base di precisi divieti.

3.2 CLASSI
La nozione di classe sociale strettamente legata alla tradizione
della filosofia e delleconomia politica europea.
Le distinzioni di classe si riflettono anche sul piano culturale, e
sulle differenze culturali di classe nascono forme di
distanziazione sociale di fatto, ma non di diritto.
Lappartenenza di classe non ascrittiva: nel contesto della
societ moderna, il proletariato pu egli stesso divenire
capitalista, le classi non sono fisse e chiuse, si hanno infatti in
sistemi sociali, economici e politici in cui formalmente
assicurata a tutti la possibilit di ascendere socialmente.
Le classi non sono la stessa cosa dei gruppi occupazionali.
Laddove non esiste coscienza di classe, una forma di auto-
percezione che nasce dalla contrapposizione con altri gruppi
sociali, non sarebbe legittimo parlare di classi sociali.

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Lapplicazione del concetto di classe trova, per, dei limiti nella
presenza di altri fattori, eminentemente simbolici, determinanti
nella definizione dei rapporti tra gruppi e comunit: uno di questi
letnicit.

3.3 ETNIE ED ETNICITA


Per molti anni gli antropologi hanno usato il termine etnia per
indicare un gruppo umano identificabile mediante la condivisione di
una medesima cultura, lingua, tradizione, territorio.

I significati del termine etnia:


lequazione lingua = cultura = territorio corrisponde a un
sentimento identitario che d per scontato un carattere assoluto,
statico, eterno di un gruppo di riferimento.
Letnicit il sentimento di appartenenza ad un definito gruppo
culturale, linguisticamente e territorialmente definito in modo
rigido, e secondo Geertz sono espressione di sentimenti
primordiali. Ma gruppi simili non esistono in assoluto, perch i
gruppi umani sono effetto di interazioni lente con altri, e gli
stessi sentimenti primordiali non sono naturali.

Luso politico delletnicit:


per pensare gli altri diversi da s, alcuni gruppi etnici
enfatizzano alcuni elementi differenziali.
Lo scopo dello scontro etnico leliminazione dellaltro, il suo
annullamento fisico e psicologico.
Il fattore etnico pu anche essere utilizzato allo scopo di
ottenere vantaggi economici per alcuni gruppi di interesse.
Il sentimento di eticit pu prevalere anche allinterno di societ
stratificate, divise in classi, e pu risultare funzionale al
mantenimento della divisione della societ in classe e inibisce la
comparsa di una coscienza di classe.
Il fenomeno etnico si presenta a noi in una forma che ne nasconde
il vero significato storico.

PARTE VI: FORME DI PARENTELA

LA PARENTELA COME RELAZIONE E COME RAPPRESENTAZIONE.

1.1 IDEE DI PARENTELA


Da un punto di vista tecnico, la parentela pu essere definita come
la relazione che lega alcuni individui, sulla base della
consanguineit e per via matrimoniale.
Vi sono societ presso le quali i nuovi nati sono considerati
reincarnazioni degli spiriti defunti del gruppo della madre,
senza che il padre abbia alcun ruolo.
Alcune culture pensano che un bambino prenda forma nel cervello del
padre, che dopo una gestazione non definita, lo trasmette alla
madre tramite lo sperma.

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In Europa, per molti secoli, prevalsa la rappresentazione della
procreazione come effetto della crescita del seme maschile
allinterno del corpo della donna.
Le rappresentazioni e le concezioni che le varie culture hanno
delle relazioni di parentela non sono mai disgiunte dai criteri con
cui le societ stesse assegnano ad ogni individuo un determinato
posto al suo interno.

1.2 DIAGRAMMI DI PARENTELA


Per descrivere le relazioni di parentela vengono tracciati dei
diagrammi, disegni costituiti da simboli convenzionati, linee,
lettere e numeri.

I simboli:
I simboli fondamentali per indicare la parentela sono i seguenti:

individuo di sesso femminile

individuo di sesso maschile

individuo di sesso imprecisato

individuo deceduto

matrimonio

divorzio

relazione sessuale

relazione di discendenza

relazione tra fratelli germani (figli degli stessi


genitori, siblings)

adozione

ordine di anzianit dei fratelli germani

Ego (maschile, femminile, imprecisato)

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dal cui punto di vista il diagramma va letto

1.3 CONSANGUINEI E ALLEATI (O AFFINI)


I parenti consanguinei sono quelli biologicamente connessi con Ego;
i parenti alleati sono quelli acquisiti attraverso il matrimonio.

Sigle:
sono altri elementi che servono a costruire diagrammi di parentela.

Ma = Madre
Pa = Padre
Fr = Fratello
So = Sorella
Mo = Moglie
Mr = Marito
Fa = Figlia
Fo = Figlio
Fi = Figli

1.4 DISCENDENZA E CONSANGUINEITA


Sembra che il sistema pi semplice per dar vita a dei gruppi a
scopo di collaborazione e difesa, sia stato quello di fare
riferimento alla parentela.

Tipi di discendenza:
a) patrilineare o agnatica: stabilita esclusivamente attraverso
legami tra gli individui di sesso maschile
b) patrilineare o uterina: fondata esclusivamente su legami tra
individui di sesso femminile.
c) Cognatica: fondata su legami stabiliti attraverso una linea di
discendenza che comprende sia individui di sesso maschile che
femminile.
La discendenza di tipo patrilineare e quella patrilineare sono
definite unilineari, mentre quella cognatica non segue una linea
prestabilita. Esistono societ a discendenza doppia le quali
associano il principio della patrilinearit a quello della
matrilinearit.
queste definizioni di discendenza sono utilizzate laddove la
discendenza alla base della formazione dei gruppi sociali; in
Europa non abbiamo gruppi di discendenza, si preferisce, quindi,
parlare di societ bilaterali.

Gruppo corporato:
Con lespressione gruppo corporato si indicano quegli gruppi
fondati sul principio di discendenza i quali condividono, su basi
collettive, diritti, privilegi, forme di cooperazione economica,
politica, rituale. Perch un gruppo sia considerato tale,
necessario che tutti gli appartenenti mettano in atto e rispettino
le condizioni citate.

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Lignaggi e clan:
Il lignaggio costituito da tutti gli individui che possono
tracciare una comune discendenza da un determinato individuo.
Se questa connessione stabilita a partire di un individuo di
sesso maschile, si avr un patri-lignaggio, se stabilita
attraverso gli individui di sesso femminile, si avr un matri-
lignaggio. Un gruppo di discendenza patrilineare un
patrilignaggio, un gruppo di discendenza patrilineare un
matrilignaggio.
I clan sono quei gruppi di discendenza in cui i membri non possono
ricostruire la successione degli individui che connettono i loro
rispettivi lignaggi allantenato comune.

Parentado:
il parentado di un individuo sempre un gruppo egocentrato,
costituito da tutti gli individui patri- e ma trilaterali in
relazione di consanguineit con Ego.
Alla morte di un individuo, il parentado si dissolve, in quanto
esso esiste solo in relazione a un individuo vivente.
La nozione di parentado importante perch designa quellinsieme
di persone che sono rilevanti dal punto della vita concreta di un
individuo (Ego), che ha un peso sociale notevole.
Non esistono mai parentadi identici, poich un parentado sempre
egocentrato.

1.5 RESIDENZA E VICINATO


Un fattore molto importante connesso con il parentado la
residenza, perch la maggiore o la minore vicinanza spaziale
determina il grado di coesione.
Tutte le societ hanno modelli ideali di residenza
postmatrimoniale, ossia del luogo in cui, teoricamente, una nuova
coppia sarebbe tenuta a stabilirsi:
a)patrilocale (o virilocale): con o vicino ai parenti del marito
b)matrilocale (o uxorilocale): con o vicino ai parenti della moglie
c)ambilocale: una coppia pu scegliere se vivere vicino i parenti
del marito o della moglie
d)neolocale: una coppia si stabilisce in un luogo diverso da quello
dei parenti di entrambi i coniugi
e)natolocale: marito e moglie continuano a vivere ognuno coi propri
parenti
f)avuncolocale: una coppia si stabilisce vicino al fratello della
madre

un altro fattore della residenza che non si omettere il vicinato,


che stato definito vera e propria forma sociale, effettivamente
esistente, una comunit caratterizzata dalla sua concretezza
spaziale o virtuale e dal suo potenziale di riproduzione sociale.

1.6 MATRIMONIO E ALLEANZA

15
Tra i vari aspetti della parentela di fondamentale importanza la
dimensione dellalleanza, contratte attraverso listituzione del
matrimonio,le forme pi conosciute sono:
a)monogamico: tra due individui
b)poliginico: tra un uomo e pi donne
c)poliandrico: tra una donna e pi uomini
il principale scopo di questa istituzione legittimare gli
individui che nascono dalle relazioni sessuali: infatti solo
grazie al matrimonio che la riproduzione umana viene socialmente e
culturalmente disciplinata.

In base allistituzione dellepiclerato in vigore nellantica


Grecia, un uomo sposato con solo figlie femmine, poteva far unire
legalmente in matrimonio una figlia ad un uomo e diventare a tutti
gli effetti il padre del figlio della figlia.

I Nuer del Sudan praticano il matrimonio col fantasma: una donna


sposa il fratello o il cugino di un uomo scomparso, i cui figli
saranno considerati legittimi discendenti delluomo, perch molto
importante per questo popolo garantire una discendenza ad ogni
individuo di sesso maschile.

Gli Igbo della Nigeria praticano il matrimonio tra donne: se luomo


di una coppia sterile, due donne si accordano per una relazione
adulterina, un prestito di uomo. Da questa relazione nasceranno
dei figli che saranno considerati discendenza del padre sociale, e
non del padre naturale.
Questo perch in quella societ avere figli per una donna un
fattore di realizzazione sociale.

Gli antropologi hanno trovato quasi impossibile giungere a una


definizione universale di matrimonio, ma una definizione
maggiormente comprensiva pu affermare che il matrimonio una
transazione che si risolve in un accordo in cui una persona
stabilisce un diritto continuativo di accedere sessualmente a una
donna, e nel quale la donna in questione suscettibile di avere
dei figli.

Matrimonio, famiglia, gruppo domestico:


il matrimonio un atto che legalizza un rapporto sessuale dal
quale possono nascere dei figli, considerati legittimi. La famiglia
composta dai coniugi e dai figli definita famiglia nucleare, che
esiste quasi sempre nel contesto di quella che si chiama famiglia
estesa, costitutiva degli individui appartenenti a tre generazioni
e che formano spesso un gruppo domestico.

1.7 ESOGAMIA ED ENDOGAMIA


Le nozioni di esogamia e endogamia sono strettamente legate al
concetto di matrimonio.

16
Esogamia indica lunione matrimoniale con un individuo esterno al
gruppo, mentre endogamia denomina lunione matrimoniale con un
individuo allinterno del gruppo.

La proibizione dellincesto:
con questa espressione si indica il divieto, universalmente diffuso
nelle societ umane, relativo allunione sessuale e matrimoniale
tra determinati individui

Cugini incrociati e cugini paralleli:


secondo alcuni antropologi, il modo pi semplice per determinare
gli individui consentiti e quelli vietati sul piano matrimoniale
quello di distinguere tra cugini incrociati (figli e figlie di
fratelli germani di sesso differente) e cugini paralleli ( figli e
figlie di fratelli germani dello stesso sesso), ma questa
differenza ha senso solo se si in presenza di gruppi unilineari
esogamici.

Il principio di reciprocit:
lesogamia, in relazione ai gruppi di discendenza unilineari, pu
essere letta come un meccanismo per istaurare relazioni di
cooperazione e alleanza tra gruppi diversi.
Il principio di reciprocit lo scambio di donne messo in atto in
alcune societ in cui un gruppo stabilisce relazioni privilegiate
con altri gruppi.

Scambio allargato e scambio differito:


lo scambio delle donne pu assumere forme allargate (che
coinvolge pi di due gruppi) o differite (il gruppo che cede una
donna, ne riceve una in cambio nella generazione successiva).

Gruppi di discendenza endogamici:


in certe societ prevale la tendenza a instaurare unioni
matrimoniali endogamiche rispetti al lignaggio o al gruppo di
discendenza. Il matrimonio tra cugini paralleli un modello di
unione preferenziale, non obbligatorio.

LE TERMINOLOGIE DI PARENTELA

2.1 TERMINOLOGIE DI PARENTELA O DI RELAZIONE?


Una terminologia di parentela il complesso di termini di una
societ dispone per designare gli individui in relazione di
consanguineit e di alleanza.
2.2 I TRE ASSUNTI DI MORGAN E GLI OTTO PRINCIPI DI KROEBER
I tre assunti di Morgan:
1) ad ogni termine con cui un individuo designa un suo parente ne
corrisponde sempre un altro usato da questultimo per designare il
primo ( riconosciuto dagli antropologi come legge di coerenza
interna dei reciproci).

17
2) i sistemi terminologici di parentela rientrano in poche
categorie fondamentali.
3) sistemi molto diversi possono trovarsi in regione
geograficamente prossime, mentre sistemi tra loro simili possono
essere tracciati in localit molto distanti.

Gli otto principi di Kroeber (non tutti i sistemi fanno uso di


tutti i principi e nemmeno degli stessi):
1) la generazione: tutti i sistemi distinguono tra Ego e il
padre/la madre, lo zio/la zia.
2) Il sesso: tutti i sistemi distinguono il sesso del parente; in
alcuni per la distinzione limitata ad alcuni individui (in
inglese il termine cousin designa sia cugina che cugino)
3) La distinzione tra consanguinei e affini: i sistemi separano
terminologicamente i parenti di sangue da quelli acquisiti
attraverso il legame matrimoniale.
4) La distinzione terminologica tra consanguinei in linea diretta e
consanguinei in linea collaterale: questo principio costituiva,
per Morgan, il discrimine tra sistemi di parentela
descrittivi(con la presenza del criterio) e classificatori(con
assenza del criterio).
5) La biforcazione: questa caratteristica condivisa solo da
alcuni sistemi e prevede che i parenti dal lato materno siano
designati con termini differenti da quelli dal lato paterno.
6) Et relativa: prevede la distinzione terminologica tra individui
maggiori o minori di et ( es: fratello minore, fratello
maggiore)
7) Il sesso del parente attraverso il quale passa la relazione con
lindividuo a cui il termine si riferisce: esempio: cugini
incrociati e cugini paralleli.
8) Condizione (vivente o defunto) del parente a cui si fa
riferimento.

2.3 I SEI SISTEMI TERMINOLOGICI DI PARENTELA


Gli antropologi hanno isolato sei tipi principali di sistemi
terminologici di parentela e hanno assegnato loro questi nomi:
hawaiano, eschimese, omaha, crow, irochese e sudanese.
Questi sei tipi possono essere raggruppati in tre differenti
categorie:

a) sistemi non lineari o bilaterali


b) sistemi lineari
c) sistemi descrittivi
Sistemi non lineari o bilaterali: hawaiano ed eschimese.
Ego non fa distinzione sul piano terminologico tra parenti dal lato
materno e parenti dal lato paterno. Il nostro sistema di tipo
eschimese.
Il sistema hawaiano fa uso esclusivamente dei principi della
generazione e del sesso. Ego distingue solo tra maschi e femmine e
la loro generazione di appartenenza.

18
Il sistema eschimese distingue i membri del suo nucleo famigliare
da tutti gli altri.
La differenza principale tra questi sistemi che quello eschimese
adotta, oltre ai principi 1 e 2 di Kroeber, anche il 4.

Sistemi lineari:
la presenza di questi sistemi registrata presso societ con
gruppi di discendenza unilineare. Ego distingue i cugini incrociati
da quelli paralleli e i parenti consanguinei da parte del padre da
quelli da parte della madre.
Questi sistemi adottano il principio di biforcazione, il 5 di
Kroeber, e fondano i parenti dello stesso sesso e della stessa
linea di discendenza, per questo tali terminologie sono chiamate a
fusione biforcata.
Il sistemi crow adotta il criterio della biforcazione e fonde
terminologicamente le sorelle della madre con la madre, e i
fratelli del padre con il padre.
Per cogliere le differenze col sistema irochese, bisogna tenere
presente che i sistemi crow:
a) sono tipici delle societ patrilineari,
b) distinguono tra i parenti del matrilignaggio della madre di Ego
e i parenti del matrilignaggio del padre di Ego.
c) Usa lo stesso termine per indicare i figli di costoro.
Tutti ci indipendentemente dalla generazione.

Il sistema omaha speculare a quello crow. I membri del


patrilignaggio della madre di Ego si distinguono terminologicamente
solo in base al sesso, ma non alla generazione.

Sistemi descrittivi:
caratteristica di questi sistemi usare un termine diverso per
ogni parente di Ego appartenente alla propria generazione, a quella
dei genitori e a quella dei figli. Si tratta di sistemi a massima
distinzione terminologica

LA PARENTELA COME PRATICA SOCIALE

3.1 LA PARENTELA NELLE SOCIETA UNILINEARI (PATRI- E MATRILINEARE)

Gruppi patrilineari:
sono quelli che ricorrono pi frequentemente tra quelli studiati
dallantropologia. Si pensato che la residenza patrilocale sia
nata per far restare i maschi in un luogo e allontanare le donne
verso un altro gruppo. Le regole dellesogamia (le donne si sposano
fuori) e della residenza patrilocale sarebbero allorigine dei
gruppi di discendenza patrilineare.
Alcuni ritengono che il criterio della patrilinearit potrebbe
essere il prodotto di una forma di divisione del lavoro che vede
gli uomini impegnati insieme in attivit di cooperazione intensa e
continuativa.

19
Il controllo della progenitura:
la preoccupazione di avere figli maschi che assicurino la
discendenza centrale per ogni gruppo di discendenza patrilineare.
Molte culture enfatizzano lelemento maschile attribuendogli anche
qualit intellettuali rispetto alle donne; questo tipico delle
societ patrilineari.
Le societ patrilineari hanno istituzioni, come il levirato e il
sororato, che sono finalizzate allacquisizione di prole maschile.
Il levirato ha lo scopo di conservare lappartenenza della
progenitura di un uomo defunto al gruppo di discendenza di questi;
il sororato ha lo scopo di rimpiazzare la fertilit di una donna
defunta mediante la cessione della sorella di questultima al
gruppo di discendenza del marito vedovo.
Il controllo della progenitura e della fertilit delle donne, ha
comportato , presso questo tipo di societ, la nascita di vari
sistemi di scambio matrimoniale.
Tra queste istituzioni che ruotano intorno allo scambio
matrimoniale presente una chiamata prezzo della sposa, che noi
preferiamo chiamare piuttosto compensazione matrimoniale.

La compensazione matrimoniale:
potrebbe essere definita come una quantit di beni, di solito privi
di valore duso immediato, che il gruppo del futuro sposo cede al
gruppo della sposa. Il gruppo della donna conserva sempre la
possibilit di intervenire in caso di contrasti o di maltrattamenti
ai danni della prole di una donna o di lei stessa. Il principio
dellendogamia nelle societ in cui la figura della donna
adombrata funziona da ammortizzatore contro la perdita dei diritti
della donna nei confronti del marito.

Gruppi matrilineari:
in questi gruppi vi distribuzione assimetrica del potere e
dellautorit tra maschi e femmine, perch anche qui questi sono
appannaggio degli uomini. La discendenza trasmessa per via
femminile e lautorit per via maschile. Spesso la discendenza
patrilineare associata alla residenza avuncolocale, cio nei
pressi del fratello della madre dello sposo.

Lavuncolato:
il nome che gli antropologi hanno dato a un complesso di elementi
culturali (residenza, autorit, eredit, ecc) che caratterizzano la
relazione tra un individuo e il figlio di sua sorella.
Malinowski scopr che nelle comunit delle isole Troiland lo zio
materno, oltre a provvedere al sostentamento della famiglia della
sorella, esercita lautorit sui suoi figli maschi, trasmette i
beni, le conoscenze sacre e profane e le eventuali cariche
politiche e religiose.

20
Discendenza o residenza? Il dilemma delle societ matrilineari.
Uno dei maggiori problemi che le societ a discendenza matrilineare
devono affrontare come risolvere la tensione tra il potere e la
discendenza. Al centro di tale tensione traviamo i fratelli della
donna e il marito di questultima che si contendono il controllo
sulla prole della donna stessa.
Tale tensione si manifesta soprattutto in relazione alla scelta del
modello di residenza

il destino delle societ matrilineari:


la progressiva riduzione delle societ matrilineari sembra essere
leffetto dellespansione dellOccidente: le societ matrilineari
si trovano quasi tutte, infatti, nelle aree del mondo che hanno
subito di pi la colonizzazione: le Americhe, lAfrica
subsahariana, lOceania, e da questa sono state maggiormente
danneggiate sul piano demografico e hanno maggiormente sofferto per
limposizione del diritto europeo.

La condizione della donna nelle societ matrilineari:


si pu valutare la posizione di una donna in base allautorit
esercitata su di lei dal marito e dal fratello. Vi sono societ in
cui lautorit del marito maggiore di quella del fratello,
oppure, al contrario, quella del fratello di gran lunga superiore
a quella del marito. Sembra che la condizione della donna sia
migliore laddove lautorit del marito e del fratello sono pari e
si bilanciano consentendo alla donna di appoggiarsi ora alluno ora
allaltro.

Gruppi a discendenza doppia:


sono quelli dove Ego appartiene a due linee di discendenza: quelle
stabilite una dal patrilignaggio e una dal matrilignaggio.
Convenzionalmente, entrambe le linee di discendenza danno origine
ad altrettanti gruppi corporati, ma questa una visione troppo
rigida, perch:
- i gruppi di discendenza doppia sono possibili solo perch
ciascuno ha delle funzioni differenti da quelle dellaltro. Se
le funzioni fossero identiche, i due gruppi si ostacolerebbero a
vicenda.
- La discendenza doppia non sembra evocare le rappresentazioni
delle due linee tali da attribuire a entrambe lo stesso peso.

Gruppi di discendenza cognatica:


sono gruppi che tracciano la loro discendenza da un antenato sia
attraverso individui di sesso maschile che femminile.
Una caratteristica di questi gruppi di discendenza che un
individuo pu far parte di linee differenti, le quali possono non
avere, per Ego, la stessa importanza.
Alcuni antropologi hanno messo laccento sul modello di residenza
adottato nei gruppi di discendenza cognatica: si constatato che

21
in questi gruppi di discendenza si tende ad adottare forme di
residenza patrilocale.

PARTE VII: DIMENSIONE RELIGIOSA, ESPERIENZA RITUALE.

CONCETTI E CULTI

1.1 COSE LA RELIGIONE?


La nozione di religione sembra essere scontata per noi: infatti
un complesso di credenze che si fondano su dogmi (le verit della
fede) e su riti, cerimonie e liturgie che hanno lo scopo di
avvicinare i fedeli a delle entit sovrannaturali.
Ma facile trovare popoli che non hanno dogmi della fede, altri
che non hanno di, altri che non hanno templi n individui
specializzati nelle attivit di culto.
Troviamo sempre, per, esseri umani che immagino una vita dopo la
morte, che pensano il corpo come animato da una forza vitale.
Alcuni studiosi hanno sottolineato che lidea di religione come
qualcosa di comune a tutte le esperienze religiose sia
insostenibile. Potere, autorit e verit sono strutture e concetti
relativi, che non possono essere tutti ricondotti ad un unico
denominatore valido ovunque e in qualunque epoca.
In linea generale una religione potrebbe essere definita come un
complesso pi o meno coerente di pratiche (riti e osservanza di
precetti) e di rappresentazioni (credenze) che riguardano i fini
ultimi e le preoccupazioni estreme di una societ di cui si fa
garante una forza superiore allessere umano.
Questa definizione tocca due dimensioni: quella del significato e
quella del potere.
La dimensione del significato sta proprio nei valori esprimenti i
fini ultimi e le preoccupazioni estreme di una societ. La
dimensione del potere risiede nellidea che vi sia qualcosa o
qualcuno che ha unautorit incondizionata tali valori.
La religione svolge una funzione integrativa perch ha il compito
di spiegare limportanza indiscutibile di quei valori, e ha
funzione proiettiva delle sue certezze, mettendo al riparo i
credenti dalle ansie e dalle preoccupazioni. Queste funzioni si
esplicano in maniera concreta attraverso simboli, miti e riti.
1.2 UNUTILE TIPOLOGIA: GLI ELEMENTI DELLA RELIGIONE E LE FORME DI
CULTO

Gli elementi della religione:


Fallace indica gli elementi che indicano che siamo in presenza di
una religione:
1) la preghiera: consiste in un modo culturalmente definito di
rivolgersi alle entit garanti dellordine cosmico e sociale.
Pu essere individuale o collettiva ed spesso accompagnata
dalluso di sostanze speciali, quali profumi e incensi, ecc. pu
svolgersi in un luogo qualunque o in uno destinato al culto.

22
2) la musica: la musica e il canto costituiscono parte integrante
di molte cerimonie religiose, consente uno stato emotivo che
favorisce il senso di comunione tra i partecipanti oppure gli stati
di trance che permette, in alcuni culti, ai fedeli di entrare in
contatto con gli esseri spirituali.
3) la prova fisica: tutte le religioni implicano che i fedeli si
sottopongano a prove fisiche come lastinenza da cibi e bevande,
sono allautomortificazione e allautotortura.
4) lesortazione: caratteristica di una religione la presenza di
individui che si rivolgono ad altri per facilitare il contatto di
questi con le forze soprannaturali (profeti, sacerdoti, guide
spirituali, guaritori)
5) la recitazione del codice: tutte le societ prevedono una
concezione compiuta del mondo e dei rapporti degli esseri umani con
il mondo ultrasensibile, per questo si evocano alcuni aspetti di
questa in formule quali possono essere le preghiere, la
recitazione, la lettura e il commento di queste.
6) mana: parola di origine melanesiana con cui gli antropologi
hanno voluto indicare unidea di sostanza invisibile, una forza
che pu trasmettersi da un corpo allaltro.
7) il tab: con la parola polinesiana tapu gli antropologi hanno
voluto indicare tutte le proibizioni relative agli esseri animati o
a cose speciali.
8) il convivio: mangiare e bere: la condivisione di un pasto fa
parte del cerimoniale di molti culti religiosi.
9) il sacrificio: tutte le religioni prevedono offerte alle potenze
invisibili, che siano forze della natura, divinit o spiriti.
10) la congregazione: la riunione degli individui in occasioni
particolari come messe, pellegrinaggi, funzioni, sacrifici,
processioni sembra una costante in tutte le forme di religione.
11) lispirazione: gli stati interiori dei soggetti coinvolti in
una esperienza religiosa possono cambiare a seconda dei contesti e
della personalit dei soggetti coinvolti.
12) il simbolismo: le religioni vivono grazie a dei simboli che nei
veicolano i concetti e suscitano nei credenti determinate
rappresentazioni e servono a condurre le stesse cerimonie
religiose, sia sul piano pratico che concettuale.

Tipi di culto:
Fallace ha distinto anche vari tipi di culto riscontrabili nelle
diverse religioni:

i culti individuali sono quelli praticati dal singolo individuo,


sempre allinterno di un codice religioso culturalmente e
socialmente condiviso di rappresentazioni.
I culti sciamanici sono tipici delle societ nelle quali il
contatto con le potenze invisibili assicurato dallopera di una
particolare figura definita sciamano. Caratteristica dello
sciamano di essere come tutti gli altri nella vita di tutti i
giorni, che solo occasionalmente veste i panni della sua funzione.

23
Ci che distingue lo sciamano dagli altri, per, che egli ha la
possibilit di entrare in semi-incoscienza (trance) per entrare in
contatto con le potenze sovrannaturali e attingere da loro le
conoscenze per poter operare sui credenti.
I culti comunitari: sono tutte le pratiche religiose che prevedono
la partecipazione di gruppi di individui organizzati sulla base
dellet, del sesso, del rango, oppure su base volontaria e che si
riuniscono temporaneamente per un preciso scopo. Un tipo speciale
di culto comunitario quello totemico, ritenuto connesso con la
prima forma di religione.

I culti ecclesiastici:
prevedono lesistenza di gruppi di individui specializzati nel
culto e che sono in possesso di testi scritti, che vengono
tramandati in luoghi speciali quali scuole, seminari, ecc. In
questo caso sono forti le connessioni tra gruppi sacerdotali
specializzati e i detentori del potere statale, dove luno e
laltro si sostengono a vicenda grazie a una visione
ufficializzata dellordine cosmico.

SIMBOLI E RITI

2.1 I SIMBOLI SACRI E LA LORO EFFICACIA


Secondo Clifford Geertz, i simboli significano dei concetti che
rinviano ai valori fondamentali e ultimi di una societ. Per questo
si dice che la religione equivale a una visione del mondo, dove
per questa si ricopre di unaura di sacralit. I simboli religiosi
sono, infatti, sacri e il sacro una nozione centrale del
pensiero religioso.
Secondo Emile Durkheim, le cose sacre sono separate da quelle
profane e, a differenza di queste ultime, che sono accessibili a
tutti, sono vietate a chi non consacrato, cio posto in uno stato
tale da poter accedere ad esse; e interdette , ovvero che
suscitano nellessere umano rispetto e timore reverenziale, al
punto di essere percepite come pericolose.
Il tipo di ordine che i simboli sacri suggeriscono riguarda la
certezza che, nonostante il mondo si presenti con un insieme di
eventi caotici e imprevedibili, dolorosi e capaci di sconvolgere
luniverso morale degli esseri viventi, vi pur sempre una realt
ultima, sicura, vera e immutabile alla quale ci si pu richiamare.
In questo senso i simboli sacri svolgono una funzione integrativa e
protettiva.

2.2 I RITI DELLA RELIGIONE


Un rito pu essere inteso come un complesso di azioni, parole e
gesti la cui sequenza prestabilita da una formula fissa che
evocano simboli che, proprio perch evocati tramite formule sempre
uguali, svelano il loro carattere sacro. I riti sono normalmente
ufficiati da personalit dotate di unautorit particolare, come
per esempio un sacerdote. I riti sembrano costruire attivit entro

24
cui si genera un principio di autorit, sono ci che rende evidenti
le verit di una religione, ossia i valori, i fini ultimi, lordine
del cosmo e della societ.
I riti profani sono, invece, eventi pubblici ricorrenti,
spontanei o organizzati, che risultano privi di finalit religiose
in senso stretto, ma mettono comunque in gioco rappresentazioni
sacre a tutti gli effetti (es: i riti patriottici a nazionalistici
di tradizione euro-occidentale, in cui una bandiera occupa spesso
la posizione di simbolo dominante).

2.3 LA VARIETA DEI RITI


I riti si distinguono per alcune caratteristiche particolari a cui
gli antropologi hanno dedicato importanti studi teorici ed
etnografici.

Riti di passaggio: sono quelli che sanzionano pubblicamente il


passaggio di un individuo da una condizione sociale ad unaltra
(battesimi, matrimoni, circoncisioni rituali, entrata e uscita da
un ordine religioso).
Van Gennep distinse, allinterno di ciascun rito di passaggio, tre
fasi, ciascuna caratterizzata da rituali specifici: a) separazione
(riti preliminari), b) margine (riti liminari), c) aggregazione
(riti postliminari), attribuendo la massima importanza a quello
centrale. Nella fase di margine avviene, infatti, il distacco di un
individuo dalla sua condizione precedente.

I rituali funerari: in tutte le societ la morte evento


dirompente e drammatico. Di fronte alla morte le societ fanno
riferimento ai valori ultimi sui quali esse si fondano, rendendoli
espliciti, pubblici e quindi rappresentandoli attraverso luso
rituale di simboli dotati di significato. I riti funerari
contengono gesti, azioni, parole che richiamano alla mente dei
partecipanti i valori e i significati sui cui la societ fonda
lordine del mondo e di s medesima. Nelle societ non stratificate
i riti funerari sono pressoch identici per tutti.
Nelle nostre societ, i binomi amore-morte, sesso-morte, rinascita-
morte costituiscono termini di scandalo proprio perch rendono
impensabili le regole su cui si fondano le nostre istituzioni
sociali. In altre culture, queste relazioni vengono sottolineate in
continuazione, dal momento che la morte e i riti che laccompagnano
esplicitino gli elementi stessi dellordine ancestrale che il
cuore stesso del sistema normativo.
I rituali funerari non contengono, per, tutte le complicate
dinamiche relative al lutto e alla perdita: tra rituale funebre e
lutto non c, infatti, un rapporto di necessaria reciproca
inclusione.

Riti di iniziazione: sanciscono il passaggio degli individui da una


condizione sociale o spirituale a una diversa dalla precedente.
Nelle societ studiate dagli antropologi viene spesso dato grande

25
rilievo a riti di questo genere, poich essi sono la dichiarazione
pubblica, socializzata, dellassunzione di un nuovo status.

RELIGIONI E IDENTITA NEL MONDO GLOBALIZZATO

3.1 SECOLARIZZAZIONE E NUOVE RELIGIONI


Dalla fine del XIX secolo i filosofi hanno cominciano a discutere
riguardo la secolarizzazione, ovvero la ritrazione progressiva del
sacro dalla vita sociale e dalla sensibilit degli individui.

I movimenti:
- i culti di revitalizzazione: sono quelli in cui un gruppo o una
comunit dichiarano di puntare al miglioramento delle proprie
condizioni di vita, i cui riti hanno lo scopo di rivitalizzare il
senso di identit di gruppo o della comunit medesima.
- i culti millenaristici: accentuano rappresentazioni relative
allavvento di unepoca di pace e felicit, che pu essere favorito
mediante appropriate attivit rituali e grazie a un particolare
atteggiamento interiore dei partecipanti. Nei paesi extra-europei,
il termine millenaristico serve ad indicare i movimenti religiosi
nati in contrapposizione al colonialismo.
- i culti nativistici: sono quelli che fanno propria la protesta
contro le condizioni di svantaggio sofferte dalle popolazioni
native e che mirano a riaffermare lidentit della cultura nativa,
in opposizione alla cultura dominante.
- i culti messianici: sono quelli a fondo carismatico, legati alla
presenza di una forte personalit, e si caratterizzano per il fatto
di fondarsi sullattesa di una rivoluzione socio-politica radicale.

Ogni tipo di movimento tende a fondere le caratteristiche di tutti


gli altri.

PARTE IX: LE RISORSE E IL POTERE

POTERE DELLE RISORSE E RISORSE DEL POTERE

1.1 RISORSE E POTERE: UNINSCINDIBILE RELAZIONE


Lo studio della produzione e della gestione delle risorse
competenza dellantropologia economica, mentre lo studio della
costituzione e dellesercizio del potere competenza
dellantropologia politica.

Risorse materiali e risorse simboliche:


per risorsa si intende sia un bene materiale, concreto, tangibile,
sia un bene volatile come un sapere o una conoscenza tecnica,
unideologia politica o una visione religiosa del mondo. Una
risorsa anche ci il cui controllo permette a un individuo di
perseguire uno scopo di ordine materiale quanto simbolico.

26
Lacquisizione e la disponibilit di una risorsa non sono mai
completamente disgiunte da un potere.

Economia e politica:
presso le societ industriali e post-industriali, come quella
americana, solo da poco tempo si riconosce esplicitamente che le
risorse possono essere sia di tipo materiale che simbolico.
Tutto ci che riguarda la produzione, la gestione, lo scambio, la
distribuzione e il controllo delle risorse materiale interesse
delleconomia, mentre tutto ci che riguarda le relazioni tra
individui e gruppi sociali che perseguono progetti o interessi
diversi rientra nel campo della politica. Nel mondo occidentale
economia e politica risultano distinte grazie allesistenza del
sistema di mercato da un lato e dalle istituzioni politiche
dallaltro.

Oggetti di prestigio e beni di consumo:


con gli sviluppi delletnografia, divenne evidente che anche gli
altri popoli avevano dei modi per produrre delle risorse e farle
circolare, di fissare criteri di accesso ad esse e di controllarne
utilizzazione, anche se questi metodi non furono inclusi in un
sistema economico nel senso datogli dalle societ occidentali.

La vita e la funzione degli oggetti:


in alcune popolazioni, la relazione di scambio rituale ed economico
di alcuni oggetti dona agli stessi una memoria che vi viene
incorporata, come fossero portatori di una fama imperitura per
coloro che avevano partecipato agli scambi. Cambiando circuito,
beni con lunghe storie alle spalle possono vedere azzerata la
propria memoria.

La manipolazione delle risorse e le trasformazioni dello scambio:


lo scambio kula costituisce un sistema multicentrico, con un raggio
transculturale. Si scoperto che questi monili erano scambiati a
scopo di prestigio, ma anche come compensazione matrimoniale,
moneta di acquisto di maiali o per pagare il diritto a coltivare
terreni. Queste trasformazioni dei sistemi kula suggeriscono che
siamo di fronte a unistituzione economico-cerimoniale influenzata
da eventi storici e che tale istituzione stata ed ancora
oggetto di continue manipolazioni e nuove strategie. Questo esempio
ci permette di capire la relazione tra circolazione di risorse
materiali e simboliche e lacquisizione di prestigio e potere.

1.2 LE NATURE DEL POTERE


Le teorie del potere sviluppatesi in occidente hanno cercato di
coglierne pi che altro la sostanza: il potere come facolt di
sovrani delegati dal popolo (Hobbes), come espressione della
volont generale (Rousseau), come prerogativa dei monarchi per
grazie divina (De Maistre), come attivit esercitata da parlamenti
funzionanti in qualit di comitati daffari della borghesia (Marx).

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Le teorie pi recenti hanno messo laccento sul carattere pervasivo
del potere, sulla sua natura non istituzionale e iscritta nelle
relazioni stesse tra individui.
Foucault cerca di vedere come il potere funzioni, agisca e
costringa gli esseri umani a comportarsi in un certo modo. Il
potere, secondo Foucault, ovunque. Egli analizza le carceri, il
sistema giudiziario, la morale sessuale, la disciplina, il
trattamento della follia, ecc. il potere pu essere identificato
con delle istituzioni, ma la sua efficacia si realizza per lo pi
in maniera invisibile. Il potere, infatti, si annida nei modelli
introiettati, nei pensieri e nei comportamenti a nostra totale
insaputa.
Il potere tende ovunque a produrre rappresentazioni di se stesso.

Arena politica, attori politici e prospettiva processuale:


lo studio antropologico del potere ha posto lattenzione alla
diverse modalit in cui, presso differenti culture, si crea ci che
stato chiamato arena politica, uno spazio astratto occupato da
tutti gli elementi che determinano il confronto politico
(organizzazioni, individui, valori, significati e risorse) che sono
manovrati dagli attori politici nel loro confrontarsi per il
potere. Essi sono quanti si confrontano nellarena politica
(partiti, frazioni, banche, universit, associazioni, sindacati,
ecc). Considerare la politica come unarena svincola la politica
stessa dallimmagine statica che aveva caratterizzato la
riflessione passata sullantropologia sul tema del potere, che oggi
preferisce concentrarsi sugli aspetti dinamici della contesa
politica. Basandosi su queste considerazioni, lantropologia ha
adottato quella che stata chiamata prospettiva processuale, che
ritiene che motivazioni e interessi trovino espressione
nellattuazione di determinate strategie; chiamata processuale
perch coglie la politica nel suo divenire.
Questa prospettiva consente di cogliere meglio la natura composita
del fenomeno politico, collegando lazione politica alle
motivazioni, alle strategie, alle scelte individuali e collettive,
si confronta di continuo con altri aspetti della vita sociale e
culturale.

FORME DI VITA ECONOMICA

2.1 LA PRODUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DELLE RISORSE


Controllare le risorse significa potere decidere della loro
destinazione e anche esercitare un controllo sulla produzione di
esse.

La dimensione sociale delleconomia: il principio di reciprocit.


Lantropologia economica ha origini verso la met del Novecento per
merito di Karl Polanyi.

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Malinowski aveva notato come, nelle societ da lui studiate, la
maggior parte delle attivit della vita sociale si basasse su atti
di natura specifica.
Boas aveva descritto il potlatch come una competizione tra
individui dello stesso status per elevare pubblicamente il proprio
prestigio, a cui lo sfidato doveva obbligatoriamente rispondere,
pena la perdita dellonore.
Mauss interpret il dono accentuandone il carattere apparentemente
volontario, libero, gratuito e tuttavia obbligato e interessato.

Le forme di circolazione dei beni:


secondo Polanyi le forme di distribuzione e di scambio presenti
nelle diverse societ sono fondamentalmente tre: a) quella retta
dal principio di reciprocit, b) quella basata sulla distribuzione,
c) quella fondata sullo scambio. Ognuna di queste forme si appoggia
su un diverso supporto istituzionale: la simmetria, la centralit,
il mercato.
Le societ organizzate su gruppi di parentela, dove prevalgono
scambi di tipo paritario e simmetrico tra gruppi e parenti, sono
basate sulla reciprocit/ simmetria; le economie che presentano
unautorit che concentra su di s i prodotti provenienti dalla
periferia, che vengono successivamente ridistribuiti secondo
criteri ogni volta differenti sono fondate sulla
ridistribuzione/centralit; le economie nelle quali le merci
circolano in base alla legge della domanda e dellofferta sono
regolate dal principio di scambio/mercato.
La monetarizzazione delleconomia ha alterato molti sistemi basati
sulla simmetria e la centralit.

La produzione sociale dei beni e il concetto di modo di


produzione:
la circolazione dei beni un fenomeno sociale perch lo scambio,
la distribuzione, lacquisto e la vendita di tali beni pongono in
relazione tra loro gli individui e i gruppi.
Se cambiano i rapporti di produzione, cio la relazione sociale tra
mezzi di produzione e manodopera, cambia anche il modo di
produzione.

2.2 LANALISI ANTROPOLOGICA DELLE FORME DI VITA ECONOMICA


Molte societ dellAfrica e dellAsia sono state studiate
evidenziando alcuni aspetti centrali del processo produttivo inteso
come fenomeno sociale: la natura dei mezzi di produzione, i loro
possessori legittimi (produttori singoli o collettivi), la
relazione tra possessori dei mezzi di produzione e quanto lavorano
(schiavit, dipendenza servile o clientelare, uso collettivo o
privato degli strumenti di lavoro), la destinazione sociale dei
prodotti (consumo da parte dei produttori, ridistribuzione
allinterno della comunit, scambio con altri gruppi, vendita o
altro)

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Comunit domestica:
secondo Meillassoux la comunit domestica si fonda su un accesso
paritario di tutti gli individui al mezzo di produzione per
eccellenza. Allinterno di tale comunit lanzianit sociale
fondamento dellautorit.
Le donne sono la risorsa fondamentale per il raggiungimento
dellindipendenza, e dal momento che la loro circolazione
dettata dagli anziani, il modo di produzione la relazione
giovane-anziano.

Larticolazione dei modi di produzione:


la comunit domestica stata funzionalmente incorporata dalle
altre forme economiche e sociali nel corso della storia: tutte
queste forme hanno sfruttato la sua capacit di svolgere la sua
funzione di luogo di riproduzione della manodopera.

Economie dellaffezione e politiche dello sviluppo:


larticolazione dei modi di produzione comporta il progressivo
coinvolgimento dei sistemi locali in sistemi pi ampi.
Quando i sistemi locali entrano in un rapporto di articolazione coi
sistemi dominanti dal mercato , le trasformazioni possono essere
rapide e rilevanti. Tali rapidit e rilevanza dipendono da quanto
il sistema locale in grado di difendersi dalla pressione esterna.
Questi casi sono stati considerati esempi di una economia
dellaffezione tipica di comunit tradizionali, contrapposta ad un
economia del valore.

Le strutture della dipendenza:


larticolazione tra sistemi e modi di produzione locali con
leconomia di mercato potrebbe essere fatta coincidere con una
struttura della dipendenza, espressione della situazione della
subordinazione funzionale tra economie del centro ed economie della
periferia. La dipendenza nei confronti delle economie pi forti si
instaura per il fatto che esse possono prelevare risorse da quelle
pi deboli, risorse che non possono essere impiegate localmente,
rischiando di produrre una stagnazione nelle economie di periferia.

Razionalit e irrazionalit nelleconomia:


nel pensiero occidentale dominato dallidea di razionalit logico-
formale, anche leconomia appare come un settore guidato dal
calcolo e dal guadagno.
Pianificatori e consulenti ritengono che popoli che investono le
loro risorse per scopi puramente simbolici, sono da considerarsi
irrazionali.
Alcuni antropologi ritengono che tali comportamenti non possono
essere giudicati irrazionali, perch rispondono al soddisfacimento
in un bisogno considerato primario.

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Per pianificatori e consulenti la razionalit ci che orienta il
comportamento verso lottenimento di un utile materiale: guadagno,
profitto, ecc. Questa posizione smentita da chi pensa che si
possa essere razionali anche perseguendo scopi diversi.

TIPI DI ORGANIZZAZIONE POLITICA

3.1 ATTIVITA POLITICA E ORGANIZZAZIONE POLITICA


Lattivit politica laspetto intenzionale del comportamento
individuale e collettivo madiante il quale i singoli o i gruppi
manipolano le regole e le istituzioni vigenti nella loro societ.
Unorganizzazione politica pu essere considerata come linsieme
delle regole, delle istituzioni e delle pratiche che contribuiscono
a definire il quadro entro il quale si svolge lattivit politica.
Parlare di organizzazione politica significa evocare le dimensione
del potere e dellautorit, che possono essere incarnati da figure
sociali particolari, che rivestono delle cariche, per eredit, per
elezione o consenso esplicito.
Il rispetto dellautorit, lesercizio del potere, la difesa degli
interessi di un certo gruppo possono essere ottenuti per vie
differenti.

La classificazione tipologica:
nonostante le forme di organizzazione politica tendono a sfumare
luna nellaltra, unutile tipologia quella che parte dalla
distinzione tra sistemi politici non centralizzati e centralizzati.
Allinterno dei sistemi non centralizzati si pu distinguere tra
bande e trib.
Allinterno dei sistemi centralizzati si pu distinguere tra due
forme principali: i potentati e gli stati, gli ultimi raggruppabili
in stati dinastici e stati nazionali.

Sistemi non centralizzati:


la banda: stata ritenuta dagli antropologi la forma pi
elementare di organizzazione politica, la pi antica e la meno
odiernamente diffusa. caratteristica dei gruppi di cacciatori-
raccoglitori nomadi. Esse sono sottoposte al flusso, il continuo
allontanamento dei membri di una banda e il loro riaggregarsi ad
unaltra. I membri di questi gruppi sono sostanzialmente eguali, e
il flusso impedisce di avere unautorit permanente. Non mancano di
certo i motivi di scontro, quali possono essere accuse reciproche
di stregoneria, casi di adulterio, rivalit tra cacciatori. I
comportamenti inadeguati sono sanzionati dalla semplice derisione
allallontanamento dal gruppo.

Le societ tribali e le ambiguit del termine tribale:


letichetta tribale stata assegnata a quasi tutte le societ
studiate dagli antropologi ed etnologi, per sottolineare che esse
erano basate su principi organizzativi diversi dalla nostra.

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Il trialismo quasi sempre una risposta alla dissoluzione di
istituzioni e di ideologie unificanti, e non un ritorno alla
tradizione.

Le caratteristiche fondamentali delle societ tribali:


gli antropologi riservano luso del termine trib a un preciso tipo
di organizzazione politica, prevalentemente riscontrabile presso le
popolazioni agricole e pastorali.
Sono definite tribali le societ in cui sono presenti pi gruppi di
discendenza che si considerano discendenti da uno stesso antenato.
Lorganizzazione politica definita acefalo, ovvero priva di un
potere centrale con capacit di decisione, di controllo e di
coercizione.
Queste societ si fondano su istituzioni che assicurano la coesione
tra i gruppi di discendenza che tenderebbero, altrimenti, a
separarsi, in quanto entit largamente autonome.

Lignaggi segmentari:
sono i gruppi di discendenza unilineari costitutivi di una trib.
Una trib segmentarla rappresentabile come un albero rovesciato.
I componenti del lignaggio si riconoscono idealmente come
discendenti da uno stesso antenato, che pu essere uomo o donna,
reale o immaginario.
Vi sono lignaggi politicamente preminenti, specialmente se sono pi
numerosi, pi ricchi, ritualmente pi importanti.

Stratificazione rituale:
in molte societ tribali dellAfrica e del Medio Oriente esiste una
distinzione importante tra lignaggi, la quale riflette una funzione
politico-religiosa svolta da alcuni di essi. possibile trovare,
presso alcune di queste societ, alcuni individui che possono
incarnare unautorit largamente rispettata ed ascoltata per motivi
extra-politici.

Consigli di villaggio:
dove le popolazioni sono insediate in villaggi permanenti, ogni
gruppo di discendenza ha propri rappresentanti che si riuniscono
periodicamente dando vita ai consigli di villaggio, assemblee
ristrette, fornite di potere decisionale e consultivo, nonch
amministrativo.

Sodalizi, classi det, societ segrete:


nelle societ tribali esistono anche forme associative basate sui
criteri del sesso e dellet.
Membri di questi gruppi possono entrare a far parte di sodalizi,
forme associative che tagliano trasversalmente i gruppi di
discendenza. In alcune societ, la popolazione raggruppata in
base a fasce di et, gruppi nei quali si entra mediante riti di
iniziazione officiati dai membri pi anziani della societ.

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Le societ segrete, erano costituite da individui affiliati tramite
riti di iniziazione e costituiscono centri di aggregazione e di
potere.

Il Big Man:
i capi tribali si caratterizzano per la loro costante opera di
ridistribuzione dei beni e dei benefici e di supporto e di
assistenza nei confronti del proprio seguito.
Nelle societ prive di lignaggi segretari, quindi non
classificabili tribali, i grandi uomini sono figure un po anomale.
Questo titolo e la sua fama sono il risultato dellabilit e
delliniziativa personale; questi uomini sono costretti a
ridistribuire periodicamente le ricchezze accumulate grazie
allaiuto di altri individui, convinti dal big man a collaborare
con lui.

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