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CSF ALESSANDRIA_

Corso Operatore Socio Sanitario


a.f. 2009/2010

TESI ESAME

Allievo: Johnny Frasciello

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COMUNICAZIONE verbale e comunicazione NON VERBALE

Un giorno Eusebio Martinez fu visto davanti alla sua capanna, mentre fischiava in
direzione di un uomo
che si trovava ad una notevole distanza da lui. L’ uomo passava sulla ferrovia sottostante,
in direzione del
mercato, per vendere un carico di foglie di granturco che portava sulle spalle. L’ uomo
rispose con un fischio
al fischio di Eusebio . Lo scambio si ripeté parecchie volte, con fischi diversi. In fine l’uomo
si voltò, ritornò
sui suoi passi e risalì il sentiero che portava alla capanna di Eusebio. Senza proferire una
parola, l’uomo
scaricò a terra il suo carico. Eusebio guardò le foglie di mais, entrò nella capanna, tornò
con del denaro e
pagò all'uomo il prezzo della merce. L’ uomo si voltò e se ne andò. I due avevano parlato,
avevano
contrattato sul prezzo ed erano arrivati ad un accordo soddisfacente per entrambe le parti
usando solo il
fischio come mezzo di comunicazione..

La comunicazione

La comunicazione è la produzione intenzionale di un qualche tipo di segno che


possa essere percepito e interpretato come tale da un altro soggetto.
Tutti gli esseri viventi, per continuare a vivere, estraggono energia e informazione
dall'ambiente circostante, ma solo quando l’informazione è prodotta intenzionalmente si
può propriamente parlare di comunicazione. Uno starnuto, ad esempio, può
rappresentare per chi lo produce e per chi è presente un sintomo di un incipiente
raffreddore, ma l’essere umano , di norma, non starnutisce volontariamente per qualcuno,
essendo lo starnuto una risposta automatica a stimolazioni della mucosa nasale.
Ma se qualcuno ci fa l’occhiolino, possiamo interpretare questo segno come volontario e
intenzionale e quindi come comunicazione di un qualche significato ( a meno che il
soggetto non abbia un tic nervoso ).

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Forme più o meno complesse di comunicazione sono usate da tutti gli animali, ma solo
l'homo sapiens ha creato la forma di comunicazione più complessa che è il linguaggio
verbale. L' assoluta superiorità del linguaggio verbale rispetto a tutte le altre forme di
comunicazione (messaggio bio-chimico, movimento, colore, odore, spazio, immagine,
suono) sta nel fatto che esso è un sistema altamente integrato fatto di costituenti (fonemi,
morfemi, sintagmi, frasi, testi) che possono funzionare in combinazioni infinite grazie a
regole ritorsive di scrittura di simboli categorici (ad esempio, il simbolo soggetto può
essere riscritto come egli ],[ Paolo ] [mio zio], [mio zio che è morto nella prima guerra
mondiale]) e di trasformazione di un struttura in un' altra. Un' altra caratteristica del
linguaggio verbale è la capacità di dislocazione (displacement ), cioè di potersi riferire ad
eventi e luoghi non presenti alla percezione dei partecipanti alla comunicazione.
Il linguaggio verbale come raffinato sistema di segni per la comunicazione e per il supporto
alle nostre computazioni mentali, tuttavia , è solo uno degli strumenti usati dall'uomo per
interagire con l'ambiente sociale. Gli elementi puramente formali del linguaggio
(l'articolazione delle parole stesse, il loro significato e le regole grammaticali da cui essi
dipendono) passano in secondo piano, anche nella percezione del parlante, rispetto alla
negoziazione del significato e allo scopo comunicativo dell' interazione.
I parlanti impegnati della comunicazione verbale , infatti , seguono una gerarchia di stadi :
il primo è quello della definizione di uno scopo dell'interazione (saluto, ringraziamento,
lamentela, promessa, accusa, critica, spiegazione, complimento, ecc.). Il secondo stadio è
quello della elaborazione del contenuto del messaggio (nel caso di un complimento potrei
dire mi piace la tua cravatta, oppure Hai buon gusto come sempre.); il terzo stadio è quello
della selezione di una sequenza di parole ( struttura ) e una inserzione di lessico
appropriati per realizzare il contenuto e lo scopo del messaggio. Solo negli ultimi stadi il
parlante apporta i dovuti ritocchi morfologici (concordanza, suffissi , flessioni ecc.) prima di
articolare materialmente la frase che poi sentirà il suo interlocutore (Levelt 1989, 1993
Bierwisch e Schreuder (1993)
Durante la comunicazione, inoltre, il parlante deve continuamente modellare il suo
messaggio e i suoi scopi sul contesto fisico e sociale in cui agisce (la conversazione in un
bar chiassoso richiederà di sollevare la voce, di semplificare la struttura sintattica delle
frasi e porterà i parlanti a ridurre la distanza dell'interazione); la comunicazione faccia-a-
faccia è poi fortemente vincolata al feed-back dell' interlocutore, all' alternanza di turni e al
rispetto di alcune massime di collaborazione conversazione (Dice, 1978,199-219 ).

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La comunicazione verbale, infine, non avviene in un vuoto sociale, come alcuni dialoghi
nei manuali di lingue straniere, ma è profondamente intessuta nelle relazioni sociali tra i
partecipanti. I diversi ruoli e status sociali percepiti ( [ padre vs figlio; insegnante vs
studente; venditore vs acquirente ] e di status [manager vs segretaria; ecc.]) vincolano i
parlanti a scegliere un particolare registro invece che un altro e adeguate forme di rispetto
o di manifestazione di potere (Callida, 1983 ).

La comunicazione non verbale (CNV).

Se analizziamo la video-registrazione senza audio di una conversazione faccia a faccia, ci


accorgeremo che il linguaggio è solo uno dei canali usati dai parlanti per la significazione.
Le parole sono sempre accompagnate ad una gestualità più o meno accentuata, a posture
particolari, ad un ritaglio simbolico dello spazio della conversazione , ad un uso modulato
della voce che sembra sottolineare i significati verbali espressi. .Il gesto indica la via alla
parola . afferma un antico detto dei Dogon. La comunicazione, (Birdwhistell 1971) avviene
in massima parte ( 65% ) attraverso il canale visivo dei gesti; solo il resto è verbale, tattile
e olfattivo. Nella maggior parte dei casi l' interlocutore decodifica inconsciamente in modo
subliminale molti di questi messaggi e li ingloba nel contenuto complessivo della
comunicazione. Solo quando percepiamo una discrasia tra il contenuto semantico del
messaggio verbale e di quello del linguaggio del corpo (che è spesso messaggio di
relazione ) riportiamo alla coscienza l'ambiguità di un gesto, di un' occhiata, di un tono di
voce particolare. Che una gran parte della comunicazione possa essere, e sia
effettivamente, veicolata attraverso i codici non verbali, è confermato dalla alta
comprensibilità dei film muti .Carie Chaplin e Buster Keaton svilupparono una insuperabile
capacità espressiva che con l'avvento del sonoro andò inevitabilmente perduta. Il
linguaggio non verbale è normalmente molto più efficace del linguaggio verbale per
esprimere emozioni complesse o stati d' animo irrisolti o conflittuali; talvolta il linguaggio
del corpo rivela , a chi lo sa leggere, ciò che il parlante tenta di celare tra le sue parole.
Il linguaggio del corpo
Il primo studioso ad attirare l' attenzione sull'importanza della comunicazione non verbale
per la filogenesi dell'homo sapiens fu Darwin in un' opera del 1872. Darwin avanzò
l'ipotesi, ampiamente dimostrata dalle ricerche successive , che molto del comportamento

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gestuale dell' uomo è universale e geneticamente ereditato ed esso permane come: inutili
vestigia di abitudini ancestrali.
Comportamenti quali il riso, il sorriso, il pianto, il dolore, la rabbia , la paura, l' aggressione
e la sottomissione, sono tipiche del comportamento umano e rivelano spesso affinità
biogenetiche con gesti analoghi tra i primati.
Il riso e il sorriso.
Questi segnali non sono appresi dal piccolo umano, ma manifestati molto presto, anche
pochi giorni dopo la nascita. Il movimento di base è dato dallo scoprire i denti più o meno
apertamente. La funzione principale e quella di manifestare piacere fisico e intellettuale.
Filogeneticamente deriva da uno schema di comportamento difensivo e protettivo che
successivamente si è trasformato in un segnale di sottomissione e non ostilità. Con questo
significato è abbastanza diffuso tra molte scimmie e primati ( Hoof, 1977).
Il sopracciglio.
Il colpo di sopracciglia inarcato è usato da popolazioni distribuite in parti lontanissime della
terra ( in tutta Europa, tra le isole Samoa, tra gli indiani del Sud America e i boscimani
dell’Australia ), per salutare qualcuno, per ringraziare, per il corteggiamento e
l’approvazione. Esso è un gesto tipico di riconoscimento e di integrazione sociale. Nella
filogenesi lo stesso schema di comportamento è legato alla sorpresa e allo sbarrare gli
occhi. Probabilmente si è poi evoluto in segnale di indignazione, disapprovazione e poi
semplicemente di domanda . Associato ad un cenno del capo e ad un sorriso è una
visualizzazione del segnale di attenzione (Eibl-Eibelsfeldt,1977). Per i giapponesi, tuttavia,
il gesto di sollevare le sopracciglia è considerato sconveniente.
Le mani
Le mani sono il veicolo simbolico privilegiato dei significati di sincerità, onestà, lealtà e
sottomissione. I cristiani pregano con le palme unite verso l’alto, in molte culture si giura
con la palma della mano sul cuore; nei tribunali americani, il testimone prende una copia
della Bibbia con la mano sinistra e alza la palma della mano destra davanti ai giudici.
L’ostensione della mano ha stretta relazione simbolica con l’offerta della gola in segno di
sottomissione o sconfitta in molti mammiferi superiori (canidi, felini, orsi ecc.) .In questo
senso si può interpretare la stretta della mano come segno di alleanza ma prima di tutto
segno di mancanza di strumenti offensivi. Se la palma della mano è rivolta verso il basso,
essa comunica autorità, controllo e potere ( ancor di più quando è chiusa a pugno); se la
palma è rivolta verso l’alto, comunica , inconsapevolmente, sincerità e onestà . Ma tutte le
posizioni delle mani rivelano le nostre emozioni del momento, la nostra psicologia o il

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nostro modo di definire l’interazione sociale in corso: le mani con le dita intrecciate,
sfregarsi le palme della mani, le mani giunte con le punte delle dite a formare la cuspide di
una piramide, le mani dietro la schiena o serrate sulle braccia davanti al petto, sono segni
interpretabili da esperti di etologia, da attori o da persone particolarmente sensibili ai
messaggi del linguaggio del corpo. In genere le donne sono molto più capaci degli uomini
a identificare i significati nascosti della gestualità, a cui forse devono il loro proverbiale
sesto senso.
La CNV tra natura cultura
La presenza di un vastissimo repertorio di comportamenti non verbali in tutte le culture è
stata interpretata come prova della natura geneticamente determinata del gesto. Ad
un’analisi più accurata, tuttavia, una gran parte dei comportamenti non verbali
universalmente diffusi presenta differenze di tipo culturale . Ad esempio , i movimenti della
testa sono correlati ai messaggi di assenso o di diniego; nella maggior parte del mondo
occidentale il no è espresso attraverso un’oscillazione rotante sull’ asse orizzontale,
mentre il sì con un cenno in avanti sull’ asse verticale ; questo codice .binario. tuttavia, non
è univoco, ed è anzi rovesciato in Bulgaria. In Grecia e in altre culture mediterranee,
compresa la siciliana, il diniego, invece, si esprime con un secco colpo della testa all'’
indietro. I gesti iconici con le mani, di cui ci resta un vastissimo repertorio nella cultura
napoletana dell’Ottocento ( Jorio, 1832 ) presentano significative differenze di tipo
culturale. Il ben noto gesto della mano con le dita a V è osceno in America se si tiene la
palma della mano rivolta verso l’interlocutore, mentre è simbolo di vittoria nei paesi
europei. Sulla base delle documentate ricerche di Birdwhistell, di Argyle e di Leach , si può
quindi affermare che le diverse culture plasmano in modo originale parte del
comportamento riflesso e automatico della nostra gestualità, anche se permane tuttavia un
residuo ancestrale che è dominio della biologia più che della cultura. I segnali corporei di
panico, odio e dolore proiettati nella mimica facciale umana sono comprensibili a tutti in
tutte le latitudini a prescindere dalla cultura di origine.
Il linguaggio dello spazio.
Anche il rapporto tra corpo e spazio presenta sia caratteri universali sia culturali. Nella
comunicazione, il corpo, gli oggetti e lo spazio sono usati per creare significato e
contribuire al successo complessivo del messaggio verbale. Lo studio del significato
culturale dello spazio è studiato dalla prossemica. Come molti animali, che marcano e
difendono il loro territorio con vocalizzazioni e tracce olfattive , l’uomo è consapevole dello
spazio che lo circonda e della distanza che egli mette tra sé e gli altri individui. Questa

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distanza, tuttavia, è determinata culturalmente, in quanto dipende in primo luogo dal livello
di affollamento dello spazio stesso e da particolari situazioni sociali. Esiste uno spazio
intimo che circonda l’individuo per uno spessore di 15-50 centimetri. Di norma solo il
partner , genitori e figli, parenti e amici intimi possono accedere pacificamente a questo
spazio. Lo spazio intimo può essere invaso o per motivi affettivi dal partner, o come
avance sessuale da un altro individuo; naturalmente questo spazio vitale può essere
oltrepassato anche da un intruso con intenti ostili. Questa invasione produce
trasformazioni fisiologiche significative, quali l’aumento del ritmo cardiaco e dell’adrenalina
nel sangue.
L’involucro spaziale intimo è racchiuso in un’altra calotta, la zona personale ( da 50 cm a 2
metri) che l’individuo sceglie per le relazioni sociali (l’ufficio, i ricevimenti, le presentazioni,
ecc.) Esiste infine un’altra calotta, quella dello spazio sociale, che arriva fino oltre 3 metri
di distanza, nella quale collochiamo idealmente le relazioni con sconosciuti, con persone
che sono impegnate in lavori manuali o sono già impegnate in una interazione con
persone a noi sconosciute. Queste distanze, come si è già detto variano da cultura a
cultura. In genere si registra una diminuzione delle distanze man mano che si passa dalle
culture nord-occidentali (scandinave, anglosassoni, canadesi, tedesche) alle culture
mediterranee (Italia Spagna, Grecia) fino alle culture nord-africane, nelle quali una
comunicazione tra estranei può contemplare l’invasione dello spazio intimo e anche il
contatto fisico. Particolare interesse assume la proibizione al contatto fisico (vero e proprio
tabù) tra individui appartenenti a caste diverse in India, e il rarissimo uso del contatto
fisico, accompagnato all'’assenza di mimica facciale, della cultura giapponese

Altre Lingue

L’etnografia della comunicazione


Ha analizzato diverse .lingue. non verbali usate in comunità molto distanti tra loro. In
genere si tratta codici che sfruttano le qualità acustiche di tamburi, di gong di trombe e di
campane o il fischio umano; queste .lingue. sono traduzioni della lingua verbale che non si
può usare a causa della eccessiva distanza. Le lingue fischiate sono state individuate
per lo più tra le popolazioni montanare, quali i Matazeco che vivono nello stato di Oaxaca
del Messico, i Kursköi nella Turchia ed altre popolazioni nei Pirenei. Con la modulazione

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del fischio su quattro diverse tonalità, i mazatechi sono in grado di portare avanti
transazioni complesse senza apparenti vuoti lessicali o incomprensioni. (Cardona, 174-5)

Paralinguistica.
Alla pronuncia dei singoli tratti fonetici di cui sono composte le parole, il parlante aggiunge,
quasi. sovrascrive un’ampia gamma di fenomeni acustici e articolatori che possono
modulare alcune parti del messaggio , oppure cambiarlo radicalmente , specialmente nei
suoi effetti pragmatici.
Questi fenomeni , spesso raggruppati sotto un’unica tipologia , sono chiamati
paralinguistici. Essi comprendono aspetti prosodici e ritmici, quali l’intonazione,
l’accentuazione e la variazione temporale dell’eloquio (la velocità misurata in numero di
sillabe al minuto) e aspetti timbrici, comunicati dalla qualità della voce (calda/fredda;
chiara/scura; sottile/profonda). Alcuni dei meccanismi di significazione paralinguistica sono
ben codificati e fanno parte della competenza linguistica del parlante: l’intonazione
discendente è tipica dell’enunciazione e dell’asserzione, quella ascendente della
domanda, del dubbio, della cortesia, della proposta. (Canepari Halliday); L’accento
contrastivo serve per chiarire ambiguità, esprimere contrasto o come manifestazione di
irritazione, rabbia ecc. Per quanto riguarda la qualità della voce, il parlante sembra
possedere una percezione inconscia del valore associativo/connotativo di alcune
caratteristiche vocali. Ascoltando al telefono una voce sconosciuta , se qualcuno ce lo
chiede, possiamo attribuire caratteristiche psicologiche e anche sociali al soggetto
parlante.
S , attraverso filtraggi particolari, si cancella del tutto il contenuto del messaggio, per
lasciare solo i tratti paralinguistici, si è osservato che gli ascoltatori attribuiscono ad una
voce qualità particolari, in modo statisticamente significativo (chi parla è una donna
attraente,domina il partner, si veste con gusto, è molto brillante).
Il silenzio
Poiché parlare è il comportamento usuale, non marcato della comunicazione, la sua
assenza può rappresentare un veicolo di significazione. L’alternanza codificata tra parlato ,
gestualità e silenzio caratterizza spesso eventi sociali altamente ritualizzati come le
cerimonie religiose o civili (a celebrazione della messa o il rito dell’alzabandiera). Nelle
relazioni interpersonali, il silenzio può esprime significati caratteristici di una cultura. In
alcune culture, dette del silenzio, come quelle orientali, Amerindiane e africane , momenti
di silenzio sono considerati normali in una conversazione, per dar modo ai partecipanti di

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riflettere e giudicare. Tra alcune tribù pellerossa il silenzio significa il non riconoscimento di
una persona dopo che questa abbia subito un lutto, una grave malattia o dopo un lungo
periodo di lontananza, come a sottolineare che tali esperienze cambiano l’identità di una
persona. Nelle culture nord_ occidentali. ossessionate dall’uso del linguaggio, il silenzio tra
intimi può essere un segnale di condivisione di affetti ed emozioni ; nelle relazioni sociali è
un segnale di incertezza, ambiguità o non collaborazione tra interlocutori. In questo caso
esso è spesso usato dal parlante per una negoziazione di status o di ruoli .
Poiché il diritto alla parola in situazioni di comunicazione di gruppo dipende strettamente
da relazioni di potere o di funzione riconosciute, ogni individuo sa esattamente se e
quando parlare. La violazione di questa regola non scritta, come è noto, è severamente
stigmatizzata in tutte le culture.

Il Linguaggio verbale e quello non verbale.

La relazione tra comunicazione verbale e comunicazione non verbale CNV è ancora


controversa.
Dopo un periodo di forte enfatizzazione del ruolo della CNV tra gli anni Sessanta e
Settanta, a seguito dello sviluppo dell’etologia , si afferma ormai una valutazione più
equilibrata della potenzialità e dei limiti della CNV. Innanzi tutto, rispetto al linguaggio
verbale, la CNV ha limitate risorse per esprimere il significato proposizionale (cioè la
funzione predicativa e referenziale del linguaggio); la CNV, inoltre, essendo basata
principalmente su segnali analogici e iconici, adatti a fornire una rappresentazione
spaziale e motoria della realtà (Anolli, 2002,237) non può comunicare idee e conoscenze
astratte quali giustizia, diritti, innocenza. Come accennato in precedenza, il ruolo della
CNV sembra essere quello di stabilire, definire o mutare le relazioni tra individui. Mentre il
linguaggio verbale è fortemente specializzato sul che cosa dire (funzione informativa e
referenziale, col supporto di una struttura proposizionale, la CNV è specializzata nella
manifestazione di significati e intenti di relazione (voglio esserti amico, condivido la tua
esperienza, sono più importante di te, la tua presenza mi crea ansia, non ho capito chi sei.
E poiché la CNV è spesso costruita su un continuum di significato (i gesti della paura
possono avere una maggiore o minore intensità a seconda dell’intensità dell’ emozione
stessa), rispetto al valore discreto del linguaggio verbale , essa comunica con grande
efficacia anche cambiamenti dinamici di stati psicologici.

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Aspetti neuro-psicologici.
L’homo sapiens ricorre ad una grande varietà di mezzi e canali per la comunicazione. I
diversi tipi di codici si intrecciano profondamente nell’atto concreto della comunicazione, si
integrano e si completano. Quando parliamo spesso le nostre mani o il timbro e l’intensità
della nostra voce rinforzano con una rappresentazione iconica (acustica e visiva) una
nostra idea, come quando, mentre pronunciamo la frase.
Enrico VIII produsse una frattura | gesto| insanabile con la Chiesa di Roma.) facciamo il
gesto di tagliare con il palmo della mano. Sul piano neuropsicologico sappiano che
linguaggio verbale e linguaggio non verbale utilizzano circuiti neuronali differenti e
indipendenti, perché è possibile perdere la capacità gestuale (aprassia) e non quella
verbale (afasia ) e viceversa. A differenza delle funzioni linguistiche, infatti, localizzate, con
una certa approssimazione in quattro aree corticali, i messaggi cinestetici con valore
simbolico sono prodotti nelle aree pre motorie e motorie ( aree 4 e 6 della citorchitettura di
Brodman). Per quanto riguarda gli aspetti cinestetici pertinenti a questa discussione, i così
detti movimenti ideo-motori, questi sono controllati da strutture sottocorticali che proiettano
nei centri dell’ emozione e della memoria quali il talamo e l’amigdala, confermando così la
caratteristica qualità non discreta e associativa della CNV (Damasio, 2003). Pur nella
differenziazione funzionale e indipendenza neuronale dei due tipi di comunicazione
(verbale e NV), è ragionevole ipotizzare l’esistenza di un sistema centrale di controllo, una
sorta di sistema semantico generale, in cui i diversi tipi di input vengano infine tradotti, in
simboli equipotenti e integrabili nella comunicazione, dove quindi il messaggio non verbale
della palma della mano sul petto e la frase. non sono stato io. si fondono in un unico
significato del tipo .Giuro, puoi star certo, che non sono stato io..
Sarà forse di qualche utilità concludere questa discussione con una tabella riassuntiva
degli aspetti caratterizzanti della comunicazione verbale e non-verbale. In alcuni casi,
tuttavia, le opposizioni presenti non sono da intendersi in senso binario ma statistico.

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Riferimenti Bibliografici
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