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culture o stili
di Romina Ciuffa
Stanca di lolite in calore, adolescenti zoccole, babysitter sempre di-
sponibili, donne disperate, infermiere bollenti e prostitute ninfomani.
Stanca del patriarcalismo cinematografico che ci costringe a stereotipi
maschili, la svedese Erika Lust ha fondato la Lust Films, per un porno
differente, pensato per le donne, oltre l’occhio maschile, per una por-
nografia femminista. ‘Vogliamo vedere sesso esplicito e vogliamo dire
come deve essere fatto’. Una filmografia tutta da vedere.
L’universo delle Dee
24 aut download: muccassassina.com
“Conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli Dei” è
scritto sul tempio dell’oracolo di Delfi: “gnôthi seautón”
in greco, “nosce te ipsum” in latino. Il motto esorta a
trovare socraticamente la verità dentro di sé anziché nel
mondo delle apparenze. Questo mi richiama alla mastur-
bazione, e tento di dare una spiegazione a quanto di sel-
vaggio possa esserci nell’accanimento verso la ricerca del
piacere, ossia dell’Io. Lo astraggo dal contesto - esco dal
cattolicesimo per ritrovarmi in un ambiente tribale dove
tutto è consentito - e fingo di non vivere a due passi dal
Vaticano, e di non imboscarmi davanti al buco del Giar-
dino degli Aranci, da dove il ‘cuppolone’ è egregiamente
servito a un occhio solo, immorale l’altro mentre guarda
altrove. Un buco dal quale si vede il tempio della cri-
stianità, che mi rende ancor più immorale una volta che
me ne distacco per chiudermi in macchina. Il Vaticano è
ancora lì - se sapesse, proprio dentro un buco - eppure
lo cerco dove il Sé incontra l’Io. Uccido questo Super Io
che mi fissa per sopravvivere: non siamo ipocriti, siamo
tutti esseri sessuali. Nasciamo da un atto di quel genere.
Per riprodurci ci viene richiesta l’eccitazione dei sensi e
la giustificazione di un gesto tanto selvaggio, eclatante.
Per questo cerchiamo un film, un porno: l’ispirazione è
amica ad ogni specie. Ma in un certo senso anticostitu-
zionale, a sfregio del principio di uguaglianza formale e
sostanziale, è il cinema porno, e per una donna non c’è
scampo. “Sono molte coloro alle quali piacerebbe vede-
re del buon cinema esplicito ma che, dopo vari tentati-
vi, sono rimaste deluse. Eppure, quelle di noi che hanno
continuato a cercare andando controcorrente sono diven-
tate quelle che definisco masturbatrici informate: donne
che sanno quello che cercano e quello che non vogliono
vedere”. Ragion per cui la svedese Erika Lust, stanca del
patriarcalismo cinematografico che costringeva lei e tutte
ad assistere a stereotipi maschili, ha fondato la Lust Films
dando vita a una filmografia in cui trovano conferma l’Io,
il desiderio, la paura, l’immoralità di una signora.
Stanca di lolite in calore, adolescenti zoccole, babysitter
sempre disponibili, donne disperate, infermiere bollenti,
prostitute ninfomani e eroine ingoiasperma, da Barcellona
spezza la lancia: “In questo tipo di film, gli uomini sono
quasi sempre mafiosi, papponi, trafficanti di droga o di
armi, multimilionari, o macchine da sesso supermusco-
lose e superdotate. Forse costoro sono l’eroe sessuale di
tutti gli uomini, ma a me non eccitano proprio”. E, nel
suo desiderare, scopre che molte intellettuali femministe
non si limitano semplicemente a odiare il porno, ma lo
analizzano come un fenomeno culturale contemporaneo;
ispirata da Linda Williams e dai suoi libri ‘Hard Core’ e
‘Porn Studies’, diviene produttrice e regista. THE GOOD
GIRL nasce come breve storia esplicita per donne ed è de-
stinata ad integrarsi, successivamente, nel lungometraggio
CINCO HISTORIAS PARA ELLAS, che ottiene i premi per
la Miglior Sceneggiatura al Festival del Cinema Erotico di
Barcellona, Miglior Film per Donne al Venus Berlin, Mi-
glior Film dell’Anno ai Feminist Porn Awards di Toronto,
menzione speciale del pubblico al Cinekink New York. E
la mia. Quindi il BARCELONA SEX PROJECT Barcelona
Sex Project e il recentissimo Life Love Lust, oltre ai libri
‘Good Porn’, ‘A Woman’s Guide’, ‘The Erotic Bible To Eu-
rope’ e ‘Love Me Like You Hate Me’. Questo che ho da-
vanti, ‘Per lei’, è la conferma ai miei sospetti proveniente
da una casa editrice veneziana, Light-Box, che lo inseri-
sce nella collana Pink Books dedicata a una nuova visione
dell’erotismo, del corpo e della sensualità femminile. So-
spettavo, infatti, che nelle donne si celassero altre donne,
sia pur ben mimetizzate nel subconscio più gradevole, e
che, in esse come in me, fosse presente quell’insoddisfa-
zione e frustrazione del sentirsi non rappresentate.
Erika Lust sa che un porno differente è possibile, ma non
esiste: così lo crea. “Cosa vogliamo vedere noi donne?”,
si chiede. “Ecco cosa cerchiamo nel cinema per adulte”:
innanzitutto, “siamo visive”. Il primo cliché da smonta-
re è quello secondo cui le donne non vogliono vedere
immagini esplicite, ma solo suggestive, erotiche, soavi,
dove il sesso è dissimulato. Falso: “I dirigenti di Hustler
a Los Angeles mi confessavano che il 50% delle vendite
del loro megastore Hustler Hollywood in Sunset Boule-
vard è per il pubblico femminile. E tra i membri di siti
internet come Suicide Girls, o I Feel Myself, o Beautiful
Agony, c’è un’elevata percentuale di donne. Certo che
vogliamo vedere sesso. A molti uomini questo spaven-
ta, ma devono abituarsi all’idea che se loro possono
masturbarsi davanti al computer o alla tivù, o con una
rivista, noi donne possiamo fare lo stesso”. Un appello:
“Non dateci solo fiori, caminetti, candele o storie d’amo-
re alla Danielle Steele. Vogliamo vedere sesso esplicito,
ma vogliamo anche stabilire come dev’esser fatto”. Os-
sia? “Vogliamo che il cinema per adulte ci mostri donne
reali e ci parli della loro sessualità, e non vogliamo esser
dipinte come oggetti passivi o vittime, ma come soggetti
attivi, capaci di dare piacere e di riceverlo. Vogliamo ve-
dere altre donne che godono”. Ma non solo. Nel suo lun-
gometraggio CINCO HISTORIAS PARA ELLAS, oltre alla
fantasia dell’amore saffico (NADA Y LAS MUJERES), è
contemplata quella avente ad oggetto due uomini gay (TE
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QUIERO; TE ODIO), praticamente un attacco alla ma-
scolinità canonica. “Nei film porno c’è sempre una scena
tra due ragazze, però quando io inserito nel mio film una
scena tra due ragazzi, mi hanno guardato tutti come fossi
matta. Gli uomini possono eccitarsi vedendo donne che
fanno sesso, ma considerano una cosa terribile che noi
donne possiamo desiderare di vedere sesso gay”.
E una riflessione importante mutuata da Linda Williams,
secondo cui una delle fantasie più tradizionali della por-
nografia maschile è lo stupro che si converte in estasi, e
in cui alla fine la donna prova piacere. “Gli uomini fanta-
sticano sempre sulla sottile frontiera tra il no e il sì di una
donna. Questo è il classico dilemma dello stupro nella
nostra società sessista: il sospetto che la vittima in fondo
voglia subire la violenza” (mi sovviene la sentenza del-
la Corte di Cassazione jeans-o-non-jeans, quella stessa
sottile linea che ha diviso il giudice dall’uomo giudicante
e lo ha reso succube di un credo funzionale alla propria
sessualità la fa da padrona su ogni raziocinio). “È questa
la ragione per cui lo stupro dal punto di vista processua-
le è un tema così difficile, e continua ad essere uno dei
crimini dove più di frequente viene messa in dubbio la
veridicità delle vittime”. Ma anche “vogliamo vedere noi
stesse”, la proprietaria di un ristorante e non “la cheerle-
ader della squadra che si scopa tutta la panchina”, una
manager intelligente e non alunne con codini, una donna
capo di Stato e non “cameriere multiorgasmiche”, una
madre single, una madre sposata, una grafica pubblici-
taria e non prostitute, adolescenti in calore, ninfomani,
Chupa Chups. “Molte di noi non trovano affatto sedu-
cente l’idea di vedere un mafioso di una certa età con
un sigaro in bocca e un bicchiere di cognac in mano,
circondato da adolescenti che, al suo comando, danno
vita a un’orgia lesbo per il piacere personale del vecchio”.
E l’estetica? È diversa dall’estetica del cinema a luci ros-
se della generazione Mtv, e coinvolge finanche il design
della confezione del dvd, l’arredamento, la musica, le
lenzuola. “Noi donne non andiamo a letto con le scarpe
con i tacchi”, cliché di registi e produttori dell’industria
eterosessuale. “I gay sono forse l’unico collettivo che
già da anni ha un proprio cinema a luci rosse, un genere
già molto vasto e consolidato”. Il cinema eterosessuale,
invece, è in spirale dentro se stesso e riguarda la sola
presenza maschile nell’occhio del regista. “Non ci sono
donne nell’industria dell’intrattenimento per adulti, a
parte le attrici, le truccatrici e qualche altra donna con
incarichi di bassa responsabilità. E se non ci sono don-
ne produttrici, sceneggiatrici e registe, non ci saranno
neppure film che abbiano la nostra sensibilità e il nostro
punto di vista”. Sic. In passato esisteva anche la figura
della fluffer, la si spiega nelle FAQ del libro: la persona,
quasi sempre una donna, che manteneva caldi gli attori
tra scena e scena. Nel dizionario del porno in calce al
libro sono descritti molti altri termini: il CFNM (“acroni-
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mo per la voce inglese Clothed Female, Naked Man”,
quella pratica sessuale in cui donne più o meno vestite
abusano di uomini completamente nudi), il “cowgirl” e
il “reverse cowgirl”, il feticismo, il “doggystyle”, la gan-
gbang, il cunnilingus, il “cream pie”, il POW, il “rim-
ming”, lo “shibari”, la “snowball”, il “gonzo”.
Nella mia macchina i vetri sono appannati e San Pietro
è ancora lì, come da secoli. Perché sparire questa sera?
Abbasso di poco il finestrino, rischiando che l’aria capi-
tolina non sia un ciclone pronto ad inghiottirmi, la bat-
tuta di un passante, la verità di essere donna davanti a
questo buco. Con una religione, una morale, eppure in
violazione delle regole di una cultura dominante. Il fem-
minismo non riguarda affatto il Giardino degli Aranci e
il rapporto tra un buco e la cristianità. Storicamente il
primo movimento femminista è stato antipornografia e
ha considerato il porno una pratica di sfruttamento ed
aggressione nei confronti delle donne (“il porno è la te-
oria, lo stupro la pratica”); poi la posizione è cambiata
verso l’anticensura e in accoglimento a un femminismo
“pro sex”. Wendy McElroy la riassume in questo modo:
“La pornografia fa bene alle donne, sia a livello personale
che a livello politico” e, nel suo libro ‘XXX: A Woman’s
Right to Pornography’, sostiene che entrambi - femmini-
smo e pornografia - si oppongono al concetto che il sesso
sia necessariamente connesso con il matrimonio e con la
procreazione. Molte rivendicazioni portate avanti dalle
femministe, inoltre, sono relative proprio alla sessualità
delle donne: matrimonio equo, lesbismo, controllo delle
nascite, aborto, violenza di genere. È allora possibile fare
una pornografia femminista?”Io credo assolutamente di
sì. Se noi donne non partecipiamo al discorso della por-
nografia come creatrici, esso esprimerà semplicemente
quello che pensano gli uomini del sesso”.
Ma come comprendere ed apprezzare i differenti gusti
del cinema per adulte? La guida della masturbatrice in-
formata è così stilata, comprensiva di “Smörgåsbord” (il
megabuffet elaborato con ingredienti tipici della cucina
svedese): guardare FASTER, PUSSICAT! di Russ Meyer,
DEEP THROAT di Gerardo Damiani, BEHIND THE GRE-
EN DOOR dei fratelli Mitchell, fino ai più recenti EYES
OF DESIRE di Candida Royalle, PINK PRISON di Lisbeth
Lynghøft, SECRETARY di Steven Shainberg, 9 SONGS di
Michael Winterbottom, LA DOLCE VITA di Michael Lu-
cas, SHORTBUS di John Cameron Mitchell, la serie-rea-
lity americana di Tristan Taormino, CHEMISTRY - sette
attori, una casa, 36 ore, nessun copione, nessuna agenda,
solo sesso, come vogliono, con chi vogliono e quando
vogliono - nella quale il casting è composto da personali-
tà marcate con molte cose da dire. L’antiporno per eccel-
lenza, la verità atea in un bicchier d’acqua mezzo vuoto.
Ma io intanto. Gli aranci, il giardino, il parabrezza e il
sedile sdraiato. Un Dio, dieci, cento, suadente capotribù
senza pregiudizio. Lei. L’universo degli Dei.
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Aut aut [àut àut]
modo familiare tolto al latino che significa o sì o no, o in un modo o in un altro.
Per noi da sempre simbolo della scelta.

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e al sostegno dei nostri partner. Aspettateci, cercateci, leggeteci.

luglio 2010
aut sommario
Questo mese
Zoom: La fine di Lost
Tutti schiavi di Francesca di Roberto Paterlini
di Barbara Labate a pagina 40
a pagina 8
iPhone serie 4
InPiazza: di Tony Albano
RomaPride2010: noi non ci saremo a pagina 42
AAVV
a pagina 10 Noi:
Gay in provincia: Palermo
Pride Milano, Torino, Palermo di Tony Albano
AAVV a pagina 20
a pagina 16
Comics: I Liceali
Cultureostili: di Fiorella Bertoia
Il ritorno di Sabrina Salerno a pagina 26
di Stefano Mastropaolo
a pagina 18 Trans High School
di Andrea Bandiera
Erika Lust e il porno femminile a pagina 36
di Romina Ciuffa
a pagina 22 Oasi gay
di Daniele Cenci
Il trucco in quattro e quattr’otto a pagina 38
di Egizia Mondini
a pagina 28 Intervista a Sergio Ferrari
di Stefano Mastropaolo
Cultureostili: a pagina 44
Speciale Cantantesse
di Romina Ciuffa pag46 Sensi
a pagina 30 pag60 Metropoli

“Un figlio ha bisogno d’amore, di rispetto, di equilibrio e se una persona, sia essa etero, gay, lesbica,
ha raggiunto un equilibrio e una serenità personale tale da sentirsi pronto per affrontare il ruolo di genitore credo che debba
poterlo fare. Non è l’orientamento sessuale a fare di una persona un buon genitore”. Sabrina Salerno

Direttore responsabile Editor in chief: Gabriele Bonincontro (g.bonincontro@mariomieli.org)

In copertina:
La storia dei pride a Roma
Caporedattore Editor in charge: Egizia Mondini (egizia@mariomieli.org)
Progetto grafico Art director: Eleonora (Molly) Coppini (redazione.aut@gmail.com)
Segretario di redazione Assistant: Stefano Mastropaolo (s.mastropaolo@mariomieli.org)
Redazione: Daniele Cenci, Luigi Conversini, Vincenzo Errico, Francesco Paolo Del Re, La Karl Du Pigné, Massimo Fari-
nella, Fabio Nolli, Daniele Catena, Maria Tridico - Consulenti di redazione: Rossana Praitano, Andrea Mele, Alessandro
Petrone, Fabio Cardoro - Hanno collaborato a questo numero: Daniele Quinzi, Andrea Bandiera, Domenico Oriolo, Tony
Albano, Roberto Paterlini, Romina Ciuffa, Barbara Labate - Fotografi: Mirta Lispi, Angelo Marinelli. Ringraziamo: Alberto
Menasci D&D Concerti. Ci scusiamo per eventuali omissioni. Il © delle immagini o delle foto è di proprietà degli autori -
Pubblicità: Società Cooperativa Laltrasponda tel.065413985. Aut - Muccassassina - World Pride Roma 2000 sono marchi
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Villa Adriana (Tivoli). In attesa di modifica c/o il Tribunale ordinario di Roma - Editoria: Società Cooperativa Laltrasponda
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