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Un mondo perfetto stato creato...

don Marco Pedron


Battesimo del Signore (Anno C) (10 gennaio 2010)
Lc 3,15-16.21-22

Giovanni Battista era il profeta del tempo: predicava e il popolo lo seguiva. Il popolo si chiedeva
addirittura se non fosse proprio lui il Messia, il Cristo, l'Aspettato da sempre. Sentendolo parlare
in maniera cos decisa e incisiva: "Convertitevi perch la fine vicina!"; vedendolo cos
determinato e sicuro nel condannare senza paura ingiustizie e falsit; vedendolo fare gesti cos forti
e trasgressivi tanto che la gente andava a farsi battezzare da lui (il battesimo era il riconoscimento
dei propri peccati e la loro remissione) e questo gli dava un potere enorme sulle anime; vedendo
tutte queste cose la gente iniziava a credere che fosse proprio lui il Messia.
Anche Ges come tutto il popolo lo riteneva un grande profeta e lo seguiva. Giovanni Battista era
l'esempio, il riferimento, il maestro di Ges. Anche qui Ges sembra uno dei tanti, finch non
succeder qualcosa di decisivo che determiner in un altro senso la sua vita. E se non fosse successa
quest'esperienza decisiva per la vita di Ges forse non si sarebbe mai staccato dal Battista.

Ci che descritto nel vangelo non tanto ci che successo ma il tentativo di esprimere
l'inesprimibile.
Una donna dice: "Quando l'ho visto per la prima volta (il suo attuale compagno) il tempo si
fermato e tutto cantava". Un ragazzo invece ha detto per descrivere l'attimo in cui vide per la
prima volta la sua attuale moglie: "Un fulmine e dentro una voce: "E' lei!"". Ha sentito tutto
questo? No, eppure s. Nessun registratore avrebbe potuto registrare quelle parole ma lui le sent
veramente dentro di s.
Cos la Voce descritta qui non una voce fisica, un suono prodotto all'esterno ma ci che Ges,
forte, chiaro e in maniera indiscutibile, ha sentito dentro di s.

Ges seguiva Giovanni il Battista e come lui credeva: "Dio ti ama ma tu non devi "sgarrare". Se
sgarri vai a farti battezzare perch hai sbagliato, perch Lui non si dimentica, perch Lui sa tutto
e vede ogni cosa e prima o poi tutti i nodi arrivano al pettine".
E diceva: "Giovanni ha ragione, Dio cos. Dio far piazza pulita di tutto ci che falso,
imperfetto, impuro"; "Dio buono finch ti comporti bene, ma se sgarri, giustamente, te la fa
pagare?"; Dio un padre paziente ma la sua pazienza ha un limite e giudicher inflessibilmente
ogni cosa.
Ges pens cos, finch un giorno non speriment qualcosa di totalmente diverso.

Il primo "dio" che conosciamo il Dio della paura e della giustizia: "Attento perch a Dio non
sfugge niente".
Molte persone dicono quando vanno a confessarsi: "Padre questo e anche tutto quello che non mi
ricordo!", come se il dimenticarsi di qualcosa potesse essere un pericolo.
Quante volte i nostri nonni si ponevano il dubbio: "E se un uomo santo, fa un peccato un minuto
prima di morire?". "E se uno muore e non in grazia di Dio?".

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Una suora aveva continui vaginiti e problemi legati alla sua sessualit perch nonostante tutti gli
sforzi faceva dei pensieri e dei sogni sessuali (e lei si sentiva terribilmente in colpa). Il giorno in
cui pot percepire che Dio l'amava lo stesso non ebbe pi nessun problema.
Il Dio della paura distrugge la tua esistenza. Al Dio della paura ci si inchina e ci si sottomette. Il
Dio della paura vuole rigore, giustizia, perfezione. Compensa con il premio del paradiso e castiga
con la condanna dell'inferno e dell'allontanamento. E' un Dio che non d gioia perch bisogna
essere sempre bravi, perfetti e in regola.
E' quella voce dentro di te, spesso nascosta, che ti dice: "Adesso mi accetter? Mi vorr? L'ho
deluso? Con quello che ho fatto (potr ancora accogliermi?)!; perch succedono a me queste cose
(tradotto: cos'ho fatto di male per avere questo?)!; Dio vede tutto (e ti punisce)!; a Dio non sfugge
nulla!". Il "dio della paura" non nient'altro che una mamma severa pronta a punirti e che ti
controlla sempre.
Ma Dio non cos (almeno il Dio del vangelo). Anche Ges ha dovuto cambiare la sua immagine
di Dio. Ges ha dovuto "perdere" Dio per trovare Dio! Chi non sa "perdere" il suo Dio non potr
mai trovar Dio. Anche Ges ha dovuto ricredersi su di Lui: "No, non sei cos. Non c' motivo di
aver paura di te". "Tu non sei come mi hanno insegnato; io adesso che ti ho sperimentato, toccato,
incontrato, ti conosco".

La Bibbia conosce il genere letterario di chiamata. Quando Dio chiama un uomo o quando l'uomo
sente la chiamata di Dio, che la stessa cosa, si dice sempre che si aprono i cieli, che qualcosa
scende e che Dio (o la sua voce) parla.
Cieli aperti perch il mondo del cielo e della terra sono in comunicazione. Se i cieli sono chiusi,
se le porte di uno di questi dure regni sono chiuse, non ci pu essere comunicazione. Per poterci
parlare occorre che entrambi i cellulari siano accesi, aperti.
Spirito come colomba (lett: "in forma corporea, come una colomba"): non che ci fosse una
colomba, ma un modo di dire che veramente qualcosa entrato in Ges. Ges ha veramente
sentito, percepito un cambio, un passaggio, qualcosa entrare in Lui.
Anche all'inizio della storia in Gn 1 lo Spirito aleggiava sulle acque; adesso aleggia (colomba) su
Ges. L non aveva funzionato la prima creazione; qui s. Ges, vuol dire il vangelo, il nuovo
inizio della storia.
Lo Spirito nella Bibbia viene donato ai re, ai giudici, ai profeti, ai sacerdoti e soprattutto al
messia. Ricevere lo Spirito vuol dire sentire che si ha una missione particolare, unica, propria,
missione che ha un effetto anche nella societ, nella storia, nell'ambiente intorno a me.
La voce che non esterna (per niente Ges in preghiera) ma interna: ci che sente dentro di
s. La voce chiara e ritorner molte volte nel vangelo (uguale nella trasfigurazione o nel: "Padre
nostro"): "Io sono figlio di Dio e Lui mio Padre"; "Io a Dio piaccio (si compiace); io sono
scelto, prediletto, voluto da Dio: io sono grande".
Dopo questa esperienza Ges non lo fermer pi nessuno. Nei vangeli, infatti, solamente dopo
questa esperienza Ges si staccher decisamente dal Battista e far la sua strada. E' qui la svolta,
l'incrocio di non ritorno, il punto di rottura col passato, la tappa con cui Ges prende chiaramente
coscienza di chi Lui e di cosa chiamato a vivere e ad annunciare (missione).
Qui Ges trova la forza che poi lo sospinger per sempre nel suo cammino e alla quale sempre
ritorner.

Il vangelo di oggi pi che il battesimo tenta di descrivere la chiamata di Ges. Ges ad un certo

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punto fece un'esperienza che lo trasform, che lo distacc dal Battista, che gli diede un'energia
enorme. Cos'abbia vissuto o provato non lo sappiamo; ci che sappiamo che non fu mai pi lo
stesso, che si sent cos amato e voluto da suo Padre da non aver pi bisogno di compiacere; da non
aver pi bisogno di essere accettato; da non aver pi paura di sbagliare o di fallire; da non dover
pi dipendere da nessuno; da potete fare le scelte e seguire la propria unica strada anche se
contraria a tutte le altre; da poter credere in s perch Lui credeva in lui; da poter sentire una
gioia e una pace infinita dentro di s.
La chiamata non allora una telefonata dal cielo o un internet angelico. La chiamata
permettersi di fare un'esperienza che ti cambia radicalmente e dopo la quale non sarai mai pi lo
stesso. La chiamata l'incontro con qualcosa che ti sconvolger la vita e che ti far diverso.
La chiamata un'irruzione (ir-rumpo) che rompe, che spacca, che smuove, che destabilizza, tanto
forte. Essere chiamati percepire qualcosa che ci valica, che ci supera, che ci fa paura, tanto
grande e bello. E' per questo che una volta i consacrati cambiavano il nome. Era solo un modo per
dire una verit molto pi profonda: da quando l'ho incontrato, io sono un altro.
Dico "permettersi" perch bisogna avere il coraggio di fare questo. Se la paura mi vince, se temo
di mettermi in gioco, se temo gli sconvolgimenti, le emozioni forti dell'anima, se temo di perdere
le mie certezze, allora non ci potr essere nessuna chiamata. S c', ma io non la sento.
La chiamata un'esperienza, un incontro, un lasciarsi toccare, che ti fa diverso. La parola
esperienza indica almeno tre cose.
Ex-per-ire (da dentro di te per andare, viaggiare): non c' nessun progresso senza esperienza,
senza il coinvolgimento non solo della testa ma di tutto te stessi. Non vai da nessuna parte se non
ci sei del tutto. Non c' nessuna vera evoluzione solo con la testa o con i bei propositi. Per fare il
grande viaggio della vita devi partire da dentro di te: quello il punto di partenza. Se non sai
dove andare, chi sei, cos'hai dentro, quali forze, risorse e possibilit? ma dove vuoi andare?
L'esperienza non altro che contattarsi e sapere bene chi si cos da poter fare il proprio viaggio.
Ex-peritus, l'ex-perto, (colui che sa perch ha sperimentato dentro). Si impara non perch ce
lo dice qualcuno, non perch lo leggiamo nei libri, non perch "ce l'abbiamo in testa", ma
perch lo viviamo sulla nostra pelle, ci entra nel nostro cuore e fa vibrare la nostra anima.
E' la vita che ti insegna a vivere; entrando dentro che capirai cos' la vita.
Vuoi conoscere la vita? Devi entrarci dentro! Entrarci dentro vuol dire amare, sbagliare, cadere,
rialzarsi, innamorarsi, scoprire, piangere, ridere, sentirsi vivi, sentirsi disperati, lottare, sputare
sangue e sudore, resistere, arrendersi, abbandonarsi. La vita questa: vuoi conoscerla, datti il
permesso di vivere tutto questo.
Non puoi conoscere la montagna pensandola o seduto e sprofondato nel tuo divano: ci devi
andare. Non puoi conoscere il mare finch fai la doccia o te ne stai in ammollo sulla vasca: ci
devi andare. Non puoi conoscere la vita rimanendone fuori: ci devi andare, ci devi entrare, devi
scenderci dentro.
Una storia molta famosa racconta che una bambola di sale viaggi sulla terra per migliaia di
miglia, finch giunse finalmente al mare. Rimase affascinata da quella massa in movimento,
completamente diversa da tutto ci che aveva visto in vita sua. "Chi sei?", chiese la bambola di sale
al mare. Il mare sorridendo, le rispose: "Entra e vedrai". Cos la bambola di sale s'inoltr nel mare.
E pi camminava nel mare pi si scioglieva, finch rimase ben poco di lei. Prima che
quell'ultimo pezzetto si sciogliesse, la bambola, esclam stupita: "Ora so chi sei!".
Ex-perire: vivendo da dentro si pu morire! Ci che viene da dentro, uccide, fa morire!
Sperimentare pericoloso, non come sedersi al cinema Porto Astra: ti siedi l con coca-cola e

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pop-corn, assisti ad un bel film, poi te ne torni a casa e tutto tranquillo.
Vivere pericoloso: non si garantiti della riuscita, non si certi di dove si andr, non si pu
controllare la direzione; nessuno garantisce che non si sbaglier o che non si soffrir; vivere da
dentro vuol dire far morire tante nostre illusioni e abbattere tante nostre certezze incrollabili.

Il vangelo dice che anche Ges era andato a farsi battezzare nel Giordano dal Battista. Il Giordano
era pregno, pieno, dei peccati della gente: tutti andavano l per farsi lavare (battesimo del Battista).
Giordano (yareden vuol dire "discendere" (yared) pi la lettera finale nun (n) che l'ideogramma
del pesce e il suo nome il verbo "fiorire"). Cio: bisogna entrare dentro, immergersi (baptizein,
in greco, vuol dire appunto immergersi) nella propria umanit fatta di peccati, errori, limiti,
condizionamenti, paure, gelosie, invide, rabbie, ostinazioni, perversioni, demoni e mostri, e
confrontarvisi. Perch solo l'immersione nel tuo Giordano pu far fiorire l'amore di Dio.
Ges ha percepito l'amore di Dio proprio perch si immerso nella sua ombra, nel suo animo e l
si confrontato con tutte le potenti forze distruttrici, con i suoi limiti e i suoi errori.
Se tu sei bravo credi di non fare errore ( solo perch sei cieco e non vuoi vederli!), credi di
essere una persona "a posto" e a modo ma non puoi conoscere l'amore di Dio. In fin dei conti
credi di meritarti l'amore; in fin dei conti credi che ti dovuto, visto come sei! In fin dei conti ti
stai comprando l'amore con la tua buona condotta: non amore, interesse!
Ma l'amore non questo. L'amore l'essere accolti non perch se lo si meritati ma
gratuitamente. Sappiamo cos' l'amore perch l'altro ci accoglie oltre il nostro sbaglio e non per
i nostri meriti.

Io mi immergo nel mio Giordano, mi guardo dentro e cosa vedo? Vedo solo il marcio,
l'incompiuto, lo schifo, gli errori e gli sbagli: per questo non vorrei entrarci. Quando entro nel
Giordano dei miei peccati non posso non vedere e non posso non fare i conti con le equazioni
peccaminose e mortali della mia vita. E ho bisogno di entrarci dentro proprio per lavarle, per
eliminarle, per non dare pi a loro il potere mortale che possono avere su di me.
Essere ammalato=occuparsi di me. L'unico modo che avevo perch mia madre stesse con me era
avere il mal di pancia, l'influenza o una qualunque malattia. Cos oggi continuo ad ammalarmi per
avere amore. Non bello, vero!? Ma, se cos?
Ritardo=incidente. Quando mio marito o mio figlio sono in ritardo allora la creativit negativa si
scatena: incidenti, disgrazie, imprevisti. Le penso tutte! Non bello, vero!? Ma se cos?
Farsi una donna=sentirsi ancora uomo. Siccome non mi percepisco uomo maschio, siccome gli
anni avanzano ed difficile da accettare, una storia extraconiugale mi fa risentire la mia forza di
maschio e mi fa provare quelle emozioni cos lontane. Non bello, vero!? Ma se cos?
Critica=non mi amano. Se qualcuno scherzando dice una battuta o se qualcuno mi fa notare
qualcosa del mio carattere o della mia persona, allora mi sento pugnalato, distrutto, sento di non
valere pi niente. Sembro una quercia ma ho le radici di una pianticella. Non ci piace essere cos,
ma se lo ?
Amare=soffrire. Ho passato un'infanzia "di merda" tra urla, litigi, botte, conflitti e ripicche dei
miei genitori, che non si sono separati perch erano "gente di chiesa" e sono rimasti insieme solo
"per noi figli". Cos ho deciso che mai pi riaprir. Incontro tante donne, sto con loro, ma non mi
apro mai veramente e fino in fondo perch io ho fatto un patto con me: "Mai pi cos". Non ci
piace essere cos, ma se lo ?
Parlare=pericolo. Quando parlavo mio padre mi diceva: "Ranocchio; hai ancora la bocca da latte!;

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cosa buoi sapere tu?, ecc". Non si poteva parlare; non si poteva giocare perch bisognava
lavorare; non si poteva cantare perch si dava fastidio; non si poteva dire quello che si pensava
perch si rischiava di prenderle. Cos ho imparato che meglio stare zitti. E adesso che sono
grande le parole mi muoiono in bocca, non arrivano, non so cosa dire. In certi momenti mi sento
vuoto, tabula rasa, come se non avessi niente. Non ci piace essere cos, ma se lo ?
Allontanamento=abbandono. Mia madre era sempre a lavorare (otto-dieci ore al giorno); mio
padre tornava a casa alle nove di sera; io stavo con la nonna (per fortuna almeno che c'era lei!). Il
loro starsene lontani era il mio abbandono. Quando oggi il mio partner deve stare via per un
giorno mi sento perso. Quando si litiga e ci si allontana (cosa normale) per qualche ora o c' un
po' di distanza per me una tragedia: mi sento abbandonato e penso che sia finita fra di noi;
quando lo sento un po' lontano perch distratto da problemi del lavoro mi sento trascurato.
Non ci piace essere cos, ma se lo ?
Diversit=nemico. Se qualcuno non fa come me io lo giudico e lo stronco.
Autori=essere dominati. Tutti quelli che hanno potere sono dei ladri o hanno dei secondi fini.
Chiedere aiuto=mendicare. Non chiedo aiuto a nessuno perch non voglio essere (ri-)umiliato.
Inferiorit=invidia. Siccome mi sento meno degli altri, invidio chi considero superiore.
Pulsioni=perversioni. "Non ti deve piacere nessun altro; non devi mai fare nessun pensiero; non
devi avere pensieri impuri, ecc".
Passato=sofferenza. Meglio non andare a toccare certe cose per non soffrire ancora, per non starci
male, per non piangere; meglio lasciarle l e far finta di niente altrimenti poi ci scuotono.

Chi ha il coraggio di entrare nel Giordano della sua vita non potr che dover riconoscere un fiume
di peccati, di errori, di miserie, di impurit, di imperfezioni, di paure, di condizionamenti. E' cos.
Solo chi non ci entra pu illusamente credere di essere in fin dei conti "non poi cos tanto male".
Ma proprio qui quando tu ti vedi cos che tu puoi sentire la Voce dell'amore: "Io ti amo. A me
vai bene cos". E' la voce che salva: anche cos sono amato. E se sono amato anche cos, allora si pu
vivere, allora non c' da temere; allora si davvero salvi.

Il centro del battesimo di Ges non lo "smacchiamento" dal peccato originale ma l'esperienza
della Voce: "Tu sei amato? tu ai miei occhi sei grande? tu sei mio figlio prediletto? non ti lascer?
tu sei importante per me? ho dato la mia vita per te? non ti abbandoner? non mi sfuggirai dalla
mia mano? nessuno ti rapir da me? non lo devi raggiungere: gi tuo? tutto ci che esiste l'ho fatto
per te? mi appassiono a te, sei nei miei pensieri ? non cadrai mai al di fuori dal mio sostegno? non
mi devi dimostrare nulla, il mio amore per il solo fatto che sei mio figlio? non devi conquistarti
qualcosa che hai gi? non te lo devi meritare? per quanto tu vada lontano io rimarr sempre tuo
padre e tua madre, e tu sarai sempre mio figlio? tu non sei come nessun altro: tu sei unico per me?
qualunque cosa ti succeda mai temere, mai aver paura, mai condannarsi perch io sono tuo
padre? per quanto lontano tu vada io rimarr sempre qui ad aspettarti: ti voglio bene, ti voglio
bene, ti voglio bene".
Vorrei che ciascuno di voi ascoltasse non solo con le orecchie queste parole ma che potessero
entrare dentro, che potessero toccare il vostro cuore, la vostra anima, il vostro profondo; vorrei
che ciascuno le sentisse risuonare nelle sue zone d'ombra, buie, ferite, abbandonate, rifiutate;
vorrei che diventassero per voi come una musica, come l'aria che respiriamo ad ogni istante;
vorrei che vi sentiste immersi in una corrente d'amore. Il giorno in cui tu potrai sentire e fidarti di
questa Voce: "Tu sei cos, ma io ti amo lo stesso; a me vai bene", tu non sarai pi lo stesso e andrai

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libero e sicuro nel mondo.
Proviamo a cantare insieme: "Un mondo perfetto stato creato, un mondo perfetto esiste gi", e
ciascuno al posto di "perfetto" metta il proprio nome. "Un Marco perfetto stato creato, un
Marco perfetto esiste gi". Per Dio io sono cos.

Pensiero della Settimana

L'amore gratuito.
La gratuit amore.

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