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3. La parasubordinazione
In alcuni casi, il lavoro autonomo pu svolgersi con caratteristiche analoghe a quelle
rinvenibili nel lavoro subordinato.
La diffusione di lavoratori giuridicamente qualificabili come autonomi, ma di fatto in
posizione di dipendenza verso il committente analogamente ai lavoratori subordinati,
ha fatto s che la dottrina e la giurisprudenza, nel riferirsi a loro, creassero una vera e
propria categoria: la cd. parasubordinazione.
Tali rapporti di lavoro hanno ricevuto il primo riconoscimento legislativo nellambito del
diritto processuale civile, in quanto la L. 533/1973, nel modificare lart. 409 c.p.c., ha esteso
lapplicazione delle disposizioni sul processo del lavoro ai rapporti di agenzia e di rappre-
sentanza commerciale e a tutti gli altri rapporti di collaborazione che si concretino in una
prestazione dopera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a
carattere subordinato. Tali ultimi rapporti vengono cos identificati in rapporti parasubordi-
nati e successivamente denominati collaborazioni coordinate e continuative (cd. co.co.co.).
Ai rapporti di lavoro parasubordinato sono state successivamente estese anche altre
norme applicate al rapporto di lavoro subordinato: lart. 2113 c.c., che stabilisce linva-
lidit delle rinunzie e delle transazioni del lavoratore e lart. 429 c.p.c. che prevede, in
caso di condanna del datore di lavoro al pagamento di crediti di lavoro, anche quella al
risarcimento del danno da svalutazione monetaria e agli interessi nella misura legale.
Tra le ulteriori forme di tutela introdotte anche per i lavoratori parasubordinati vi quella previden-
ziale: presso lINPS opera unapposita gestione (cd. Gestione separata) (L. 335/1995) per garantire
anche ai lavoratori parasubordinati determinate prestazioni (pensioni di invalidit, vecchiaia e
superstiti, assegno per il nucleo familiare, indennit di maternit e di paternit e indennit di malat-
tia). Inoltre, stata estesa anche ai lavoratori parasubordinati, sussistendo determinati requisiti, la
tutela derivante dallAssicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali (D.Lgs. 38/2000).
Sul fronte degli strumenti a sostegno del reddito, invece, ai collaboratori coordinati e continuativi
compete un apposito sussidio denominato DIS-COLL (v. Parte seconda, Cap. 6).
Il D.Lgs. 81/2015, di attuazione del Jobs Act, nellambito di unampia riforma delle
tipologie contrattuali, ha abrogato la disciplina del lavoro a progetto che a partire dal
25-6-2015 (data di entrata in vigore del provvedimento) non pu pi essere stipulato.
Restano validi i contratti gi in atto alla data di entrata in vigore del D.Lgs. 81/2015 per i quali
varranno comunque i requisiti previsti dal D.Lgs. 81/2015.
B) Disciplina
La regolamentazione legislativa del rapporto di lavoro a progetto, prevedeva, tra
laltro, che:
il corrispettivo della prestazione doveva essere proporzionato alla quantit e qualit
del lavoro eseguito, nel rispetto degli importi minimi stabiliti dalla contrattazione
collettiva, in base alla natura dellattivit da svolgere;
il collaboratore a progetto non era vincolato da obblighi di esclusiva, salvo di-
verso accordo tra le parti e fermo il divieto di svolgere attivit in concorrenza con
i committenti;
il collaboratore a progetto aveva diritto ad essere riconosciuto autore della inven-
zione fatta nello svolgimento del rapporto;
al lavoratore a progetto si applicavano tutte le tutele gi previste per i rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa.
Il contratto di lavoro a progetto si risolveva, normalmente, al momento della realiz-
zazione del progetto.
Il legislatore, per reprimere il ricorso al lavoro a progetto in funzione dissimulatoria dei reali rapporti
di natura subordinata, aveva previsto, inoltre, un severo regime sanzionatorio (artt. 69 D.Lgs.
276/2003 e 1, co. 24 e 25, L. 92/2012). In particolare:
in caso di mancanza del progetto, il rapporto di collaborazione a progetto si trasformava in
rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dallorigine. Ci in quanto lindivi-
duazione di uno specifico progetto costituiva elemento essenziale di validit del rapporto di
collaborazione coordinata e continuativa;
(1) In origine, oggetto del contratto poteva essere anche un programma di lavoro, soppresso dalla riforma
Fornero (L. 92/2012) in quanto non realizzava lobiettivo di conferire certezza alla reale natura della colla-
borazione.
Capitolo 2 Il lavoro subordinato, parasubordinato e le altre forme di lavoro 29
nei casi di finto lavoro a progetto, ovvero in caso di accertamento giudiziale di un rapporto di
natura subordinata, indipendentemente dalla predisposizione o meno del progetto, il rapporto
(simulato) di lavoro a progetto si trasformava in un rapporto di lavoro subordinato corrispon-
dente alla tipologia negoziale di fatto realizzatasi tra le parti. Tuttavia, se si accertava che
lattivit del collaboratore era stata svolta con modalit analoghe a quella svolta dai lavoratori
dipendenti dellimpresa committente, scattava una sanzione pi pesante: il rapporto di (finto)
lavoro a progetto veniva considerato come rapporto di lavoro subordinato sin dalla data di
costituzione del rapporto.
B) Esclusioni
La presunzione di subordinazione e quindi lapplicazione automatica della disciplina
del lavoro subordinato, pur in presenza delle caratteristiche individuate dal D.Lgs.
81/2015 (prestazione personale, continuit ed etero-organizzazione), esclusa per:
le collaborazioni per le quali la contrattazione collettiva prevede discipline specifi-
che riguardanti il trattamento economico e normativo, in ragione delle particolari
esigenze produttive ed organizzative del relativo settore;
le collaborazioni prestate nellesercizio di professioni intellettuali per le quali
necessaria liscrizione in appositi albi professionali;
le attivit prestate nellesercizio della loro funzione dai componenti degli organi di
amministrazione e controllo delle societ e dai partecipanti a collegi e commissioni;
le collaborazioni rese a fini istituzionali in favore delle associazioni e societ sportive
dilettantistiche affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive asso-
ciate e agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, ex art. 90 L. 289/2002;
ai rapporti di collaborazione attivati nelle pubbliche amministrazioni (2).
Si tratta, in realt, di forme di lavoro che, anche prima del D.Lgs. 81/2015, erano escluse dallobbligo
di riconduzione al lavoro a progetto, continuando ad essere inquadrate genericamente nellambito
della collaborazione coordinata e continuativa ai sensi dallart. 409, n. 3, c.p.c.
6. I rapporti associativi
A) Il rapporto di lavoro subordinato ed il vincolo associativo
In alcuni rapporti associativi rinvenibile la situazione in cui il socio o lassociato
si trovano ad eseguire unattivit di lavoro: il caso del socio dopera nelle societ
di persone, dellassociato nellassociazione in partecipazione e del socio lavoratore
nelle cooperative di lavoro.
La peculiarit di tali ipotesi che, mentre nel rapporto di lavoro subordinato lattivit
lavorativa eseguita in ragione di un contratto di scambio, articolato in due obbligazioni
principali o controprestazioni (la prestazione del lavoratore e la corresponsione della
retribuzione del datore), nei rapporti di tipo associativo lo svolgimento di unattivit
lavorativa di regola una conseguenza stessa del vincolo associativo.
Le caratteristiche del rapporto associativo fanno s che vengano a mancare quegli ele-
menti indispensabili per lesistenza di un rapporto di lavoro subordinato (eterodirezione
(2) Dal 1 gennaio 2017 comunque fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di stipulare contratti di colla-
borazione organizzati dal committente.
Capitolo 2 Il lavoro subordinato, parasubordinato e le altre forme di lavoro 31
ed estraneit allorganizzazione e al profitto derivante dallattivit) e per lapplicazione
della relativa disciplina.
B) Il socio dopera
Il socio dopera colui che nella societ di persone conferisce, anzich beni, la pro-
pria opera lavorativa. Egli si obbliga a prestare lavoro in favore della societ, non
per ricevere in cambio la retribuzione, ma perch partecipa allo scopo societario ed
titolare degli stessi poteri di amministrazione e decisione degli altri soci.
In tal caso, il rapporto di lavoro del socio ha fondamento nel contratto di societ e non in un con-
tratto di lavoro subordinato di cui mancano gli elementi qualificanti.
C) Lassociazione in partecipazione
Nellassociazione in partecipazione (artt. 2549-2554 c.c.) lassociante attribuisce
allassociato la partecipazione agli utili dellimpresa o di singoli affari, come corri-
spettivo di un certo apporto che pu consistere in una somma di danaro, nel godimento
di un bene, e prima del D.Lgs. 81/2015 anche nello svolgimento di una prestazione
di lavoro.
Lassociato coinvolto direttamente nelle sorti dellimpresa: assume su di s il rischio
economico dellimpresa, esercita un controllo sullandamento della stessa e ha diritto
a partecipare agli utili dellimpresa (nei limiti per del valore del suo apporto ex art.
2553 c.c.).
In virt di tali caratteristiche anche quando lassociato si obbligava, come apporto,
alleffettuazione di una prestazione di lavoro, non potevano essere ravvisati gli elementi
indispensabili per lesistenza di un lavoro subordinato. Tuttavia spesso accaduto che
la veste giuridica dellassociazione in partecipazione sia stata utilizzata per dissimulare
rapporti di lavoro subordinato.
In attuazione del Jobs Act, il D.Lgs. 81/2015 (art. 53) ha, comunque, previsto il defi-
nitivo superamento dellassociazione in partecipazione con apporto di lavoro da
parte dellassociato.
Per i nuovi rapporti di associazione in partecipazione, lassociato-persona fisica potr partecipare
soltanto con apporto di capitale (e non prestazione di lavoro).
Sono fatti salvi, fino alla loro cessazione, i contratti di associazione in partecipazione
con apporto di lavoro (in tutto o in parte) gi in essere al 25-6-2015 (data di entrata in
vigore del decreto).
La riforma Fornero (L. 92/2012) aveva introdotto una significativa limitazione operativa: nellasso-
ciazione con apporto di lavoro, il numero degli associati impegnati in una medesima attivit non
poteva essere superiore a 3, indipendentemente dal numero degli associanti (art. 2549, co. 2, c.c.).
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Parte prima Diritto del lavoro
La violazione di tale limitazione comportava che il rapporto con tutti gli associati il cui apporto consi-
steva anche in una prestazione di lavoro si considerava lavoro subordinato a tempo indeterminato.
In caso, invece, di accertamento di falsi rapporti di associazione in partecipazione, in quanto
carenti delleffettiva partecipazione dellassociato agli utili dellimpresa o dellaffare, tali rapporti,
salvo prova contraria, si presumevano rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato (art.1,
co. 30, L. 92/2012).
7. Il lavoro gratuito
In generale esclusa lammissibilit del lavoro gratuito, poich leventuale accordo
volto a eliminare qualsiasi tipo di compenso per lattivit prestata dal lavoratore subor-
dinato invalido, e viene automaticamente sostituito con la previsione del diritto alla
retribuzione minima prevista dal contratto collettivo applicabile al rapporto di lavoro.
Un accordo del genere legittimo solo se lattivit viene svolta gratuitamente in virt
di un vincolo di cortesia, affetto o compiacenza (affectionis causa) o anche perch vi
un rilevante interesse del prestatore, che pu consistere nello scopo di solidariet
per cui svolto il lavoro.
Lesempio tipico sotto il primo aspetto il lavoro familiare instaurato tra soggetti che
sono legati da un vincolo di parentela o di affinit. Esso si presume gratuito, salvo
prova contraria, poich si ritiene che venga prestato affectionis causa, cio quale cor-
rispettivo dellassistenza ricevuta o come attivit dovuta nellinteresse della famiglia.
Il lavoro familiare quindi escluso non solo dallambito del lavoro subordinato, ma
anche da quello del lavoro in genere.
Il lavoro familiare pu essere effettuato nellambito della impresa familiare (art.
230bis c.c.), in cui collaborano con il titolare il coniuge, i parenti entro il terzo grado
e gli affini entro il secondo grado. In questo caso il legislatore ha predisposto, a tutela
del familiare che presta in modo continuativo la sua attivit di lavoro nella famiglia o
nellimpresa familiare, il riconoscimento di determinati diritti anche di natura econo-
mica (es. al mantenimento).
Tale disciplina si applica salvo che sia configurabile un diverso rapporto; quindi possibile che il
lavoro svolto nellimpresa familiare assuma natura subordinata con lapplicazione della relativa
normativa.
9. Il lavoro accessorio
Il lavoro occasionale di tipo accessorio una particolare modalit lavorativa introdotta
dal D.Lgs. 276/2003, non riconducibile n al lavoro subordinato n al lavoro autono-
mo, prevista dal legislatore al solo scopo di contrastare forme di lavoro nero e irregolare.
Le modalit di svolgimento dellattivit lavorativa nellambito del lavoro accessorio
sono del tutto peculiari:
il committente (3) deve provvedere ad acquistare la prestazione lavorativa ovvero
i buoni lavoro, cd. voucher.
I buoni lavoro sono numerati progressivamente e datati, ed hanno valore nominale di 10
(nelle more del decreto ministeriale che deve fissarne limporto), comprensivo di una quota
da versare a titolo contributivo, assicurativo e di servizio;
(3) Il committente imprenditore o professionista effettua lacquisto esclusivamente per via telematica, mentre il
committente che non ha tali qualifiche pu acquistare i buoni anche presso le rivendite autorizzate (tabaccai,
banche abilitate, uffici postali di tutto il territorio nazionale).
(4) Nel more del decreto ministeriale a cui demandata lindividuazione dei concessionari, si fa riferimento
allINPS e alle agenzie per il lavoro.
Capitolo 2 Il lavoro subordinato, parasubordinato e le altre forme di lavoro 35
In origine, il lavoro accessorio era limitato allo svolgimento di una serie di attivit,
occasionali e marginali, e a specifiche categorie di soggetti.
Attualmente il quadro giuridico del lavoro accessorio il risultato delle molteplici
modifiche intervenute nel corso degli anni che ne hanno progressivamente ampliato
lambito di applicazione.
La disciplina del lavoro accessorio ora contenuta nel D.Lgs. 81/2015 (artt. 48-50) che
ha introdotto nuove disposizioni in sostituzione di quelle del D.Lgs. 276/2003, abrogate.
Attualmente il lavoro accessorio pu essere svolto da qualsiasi soggetto e per qualsiasi
attivit lavorativa: lunico limite economico.
Il lavoro accessorio vietato soltanto negli appalti di opere e servizi, salvo specifiche deroghe che
potranno essere introdotte con decreto ministeriale.
Il compenso derivante dal lavoro accessorio, infatti, non deve superare, con riferimento
alla totalit dei committenti, il limite di 7.000 nel corso di un anno civile, da rivalutare
annualmente sulla base della variazione dellindice ISTAT.
Se il lavoro accessorio svolto nei confronti di imprenditori o professionisti, oltre ai
7.000 deve essere osservato, un ulteriore limite per ciascun singolo committente di
2.000 allanno.
Raggiunto il limite (o i limiti), il lavoratore non pu pi effettuare prestazioni di lavoro accessorio
e lattivit deve essere dedotta in un normale contratto di lavoro (subordinato o autonomo). Per
contro, per i datori di lavoro, invece, non previsto alcun limite.
Questionario
1. Esiste nel codice civile una nozione di lavoro subordinato? (par. 1)
2. Qual la natura delle norme che disciplinano il rapporto di lavoro subordinato
(par. 1)
3. Qual lefficacia degli indici di subordinazione elaborati dalla giurisprudenza?
(par. 2)
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A tali strumenti vanno aggiunti, poi, i sussidi straordinari che sono stati introdotti
nel tempo, e perpetuati, al fine di fornire una tutela economica a tutte quelle categorie
che non beneficiavano degli ordinari ammortizzatori sociali.
2. Le integrazioni salariali
A) Finalit e normativa generale
Si tratta di strumenti volti a tutelare la posizione contrattuale del prestatore di lavoro di
fronte alle situazioni variabili dellimpresa, garantendo per quanto possibile il diritto
alla retribuzione dalle vicende che possono incidere negativamente sul rapporto di
lavoro (cd. principio della continuit del salario).
Sul terreno legislativo il principio della garanzia della retribuzione ha trovato la sua
massima espressione nel sistema degli interventi di integrazione salariale che si sud-
dividono in un intervento ordinario, anche denominato Cassa integrazione guadagni
(CIGO), e un intervento straordinario, anche denominato Cassa integrazione guadagni
straordinaria (CIGS) (1): entrambi hanno la finalit di assicurare al lavoratore, in caso
di eventi oggettivi che determinano la totale o parziale riduzione dellattivit lavorativa,
la corresponsione di un trattamento economico (lintegrazione salariale) a compen-
sazione del reddito perso a causa della riduzione dellorario di lavoro.
Le integrazioni salariali intervengono pertanto in costanza di rapporto, quando
vengono sospese le obbligazioni principali connesse al rapporto medesimo, cio la
prestazione di lavoro e la retribuzione per fatti non imputabili alla volont del datore
di lavoro (contrazione dellattivit, crisi, calamit naturali etc.).
Cessata la causa che ha legittimato la sospensione, il rapporto riprende regolarmente. Nei casi
di integrazione salariale, pertanto, vi la prospettiva della cessazione dellevento sospensivo e
quindi della ripresa dellattivit produttiva.
(1)Entrambi gli interventi sono gestiti dallINPS tramite lapposita Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori
dipendenti, in cui confluiscono le tre Casse (agricoltura, industria e edilizia), autonome tra loro, preposte alla
gestione dei trattamenti integrativi nei diversi settori.
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Parte seconda Previdenza sociale e rapporto previdenziale
Il D.Lgs. 148/2015 detta una serie di disposizioni che costituiscono norme generali per
entrambe le forme di integrazione salariale.
La cassa integrazione copre tutti i lavoratori subordinati, compresi gli apprendisti con
contratto professionalizzante, ad esclusione dei dirigenti e dei lavoratori a domicilio, che
abbiano unanzianit di effettivo lavoro di almeno 90 giorni presso lunit produttiva
per la quale richiesto il trattamento di integrazione salariale (2) (3).
Il trattamento di integrazione salariale ammonta all80% della retribuzione globale
che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate, comprese fra le ore
zero e il limite dellorario contrattuale e si calcola tenendo conto dellorario di ciascuna
settimana indipendentemente dal periodo di paga (art. 3 D.Lgs. 148/2015).
La misura dellindennit soggetta comunque a limiti massimi (cd. tetti), annualmente rivalutati,
stabiliti in rapporto alla retribuzione mensile.
In concreto
Per controllare il limite massimo di 24 mesi nellambito del quinquennio mobile si deve considerare
la prima settimana oggetto di richiesta di prestazione e, a ritroso, si valuteranno le 259 settimane
precedenti (cd. quinquennio mobile). Se in tale arco temporale saranno gi state autorizzate 104
settimane (pari cio a 24 mesi) il trattamento non pu essere riconosciuto.
Ai soli fini della verifica del predetto limite, non vengono presi in considerazione periodi anteriori al
24-9-2015, che la data di entrata in vigore del D.Lgs. 148/2015 (circ. INPS 197/2015).
(2) Tale condizione non necessaria per i trattamenti ordinari di integrazione salariale per eventi oggettivamente
non evitabili in tutti i settori: prima delle modifiche della legge di stabilit 2016 (L. 208/2015) la condizione era
limitata al settore industriale (art. 1, co. 2, D.Lgs. 148/2015).
(3) Per effettivo lavoro si intendono le giornate di effettiva presenza al lavoro a prescindere dalla loro durata
oraria. Vi sono compresi tuttavia i periodi di sospensione dal lavoro derivanti da ferie, festivit e infortuni e
maternit obbligatoria (circ. INPS 197/2015).
Capitolo 6 Il sistema degli ammortizzatori sociali 361
Per accedere al trattamento di CIGO, limpresa deve espletare una specifica procedura
che prevede una fase di consultazione sindacale e una fase amministrativa.
Nella fase di consultazione sindacale, il datore di lavoro deve comunicare preventiva-
mente alle rappresentanze sindacali aziendali (RSA/RSU), se esistenti, e agli organismi
territoriali dei sindacati pi rappresentativi a livello nazionale, le cause della contrazione
o sospensione, la durata prevedibile e il numero dei lavoratori interessati.
Su richiesta di una delle parti, pu essere convocato un incontro per un esame congiunto della
situazione, avente a oggetto la tutela degli interessi dei lavoratori in relazione alla crisi dellimpresa.
Normalmente lesame congiunto non previsto se la sospensione o la riduzione dellattivit de-
terminata da eventi inevitabili. In tale ipotesi, limpresa tenuta soltanto a comunicare ai sindacati
la durata e il numero dei lavoratori coinvolti.
Lintera procedura deve esaurirsi entro 25 giorni dalla data della comunicazione della
sospensione; per le imprese fino a 50 dipendenti il termine di 10 giorni.
La fase amministrativa finalizzata a richiedere lammissione al trattamento, tra-
mite presentazione, per via telematica, di apposita domanda allINPS in cui il datore
di lavoro deve indicare la causa della sospensione o riduzione dellorario di lavoro e
la presumibile durata, il numero dei lavoratori interessati e le ore di effettivo lavoro.
Deve essere, inoltre, data comunicazione dellavvenuta fase di consultazione sindacale.
Il termine di presentazione della domanda di 15 giorni dallinizio della sospensione o
riduzione dellattivit. In caso di invio tardivo, il trattamento di integrazione salariale non
potr aver luogo per periodi anteriori di una settimana rispetto alla data di presentazione.
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Parte seconda Previdenza sociale e rapporto previdenziale
Se dallomessa o tardiva presentazione deriva a danno dei lavoratori la perdita del diritto allinte-
grazione salariale, il datore di lavoro deve erogare ai lavoratori una somma equivalente allinte-
grazione salariale non percepita.
crisi aziendale, compresi i casi di crisi per andamento involutivo o negativo degli
indicatori economici-finanziari e di crisi determinata da evento improvviso e im-
previsto (circ. Min. Lav. 24/2015);
contratto di solidariet difensivo (v. succ. par. 3).
Presupposto necessario per lerogazione del trattamento la predisposizione da parte
del datore di lavoro di un programma da presentare ai sindacati in sede di (eventuale)
esame congiunto.
Lindennit di CIGS corrisposta per durate differenziate in base alla causale din-
tervento:
in caso di riorganizzazione, lindennit spetta per una durata massima di 24 mesi,
continuativi o non. I limiti di durata, in caso di pi interventi non consecutivi, sono
da computarsi in un quinquennio mobile;
in caso di crisi aziendale, lindennit spetta per una durata massima di 12 mesi,
continuativi o non. In caso di periodi non continuativi, una nuova domanda di
CIGS pu essere presentata solo dopo che sia decorso un periodo pari a 2/3 di
quello concesso e fruito.
Dal 2016, in caso di crisi aziendale con cessazione dellattivit, la CIGS non pu essere pi
autorizzata. Tuttavia, in deroga a tale previsione, se sussistono concrete prospettive di rapida
cessione dellazienda e di un conseguente riassorbimento occupazionale, per gli anni 2016,
2017 e 2018, decorsa lordinaria durata della CIGS (12 mesi), anche in caso di cessazione
dellattivit, possibile un ulteriore intervento di CIGS (nel limite massimo, rispettivamente
per ogni anno, di 12, 9 e 6 mesi);
Capitolo 6 Il sistema degli ammortizzatori sociali 363
in caso di contratto di solidariet, lindennit spetta per una durata massima di
12 mesi, anche continuativi, in un quinquennio mobile.
Per accedere alla CIGS per le causali di riorganizzazione e crisi aziendale, limpresa
deve espletare una specifica procedura che prevede una fase di consultazione sindacale
e una fase amministrativa.
Nella fase di consultazione sindacale, il datore di lavoro deve comunicare preventi-
vamente alle rappresentanze sindacali aziendali (RSA/RSU) e agli organismi territo-
riali dei sindacati pi rappresentativi a livello nazionale, le cause della contrazione o
sospensione, la durata prevedibile e il numero dei lavoratori interessati.
Su richiesta di una delle parti pu essere convocato un incontro per un esame congiunto della
situazione avente a oggetto il programma, la durata e il numero dei lavoratori interessati e le
ragioni che non rendono praticabili forme alternative di riduzioni di orario, nonch le misure per la
gestione delle eventuali eccedenze di personale, i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere e le
modalit della rotazione tra i lavoratori o le ragioni tecnico-organizzative della mancata adozione
di meccanismi di rotazione.
La concessione del trattamento avviene con decreto del Ministero del Lavoro entro
90 giorni dalla presentazione della domanda.
Le modalit della rotazione dei lavoratori sono frutto di accordo in sede di esame congiunto e potranno
essere oggetto di accertamento ispettivo (circ. Min. Lav. 24/2015).
In caso di mancata osservanza, il datore di lavoro sanzionato con una maggiorazione del contributo addi-
zionale.
3. I contratti di solidariet
A) I contratti di solidariet difensiva
I contratti di solidariet difensivi sono accordi sindacali (contratti collettivi aziendali)
aventi la finalit di evitare in tutto o in parte la diminuzione dei livelli occupazionali
attraverso una generalizzata diminuzione dellorario di lavoro dei lavoratori occupati
nellimpresa.
Sono definiti difensivi poich introducono e disciplinano una diminuzione dellorario di lavoro
che, a fronte della diminuzione delle esigenze produttive, consente di evitare licenziamenti per
eccedenza di personale.
In ogni caso, per ciascun lavoratore, la riduzione complessiva dellorario di lavoro non
pu essere superiore al 70% nellintero periodo per il quale il contratto di solidariet
stipulato.
Capitolo 6 Il sistema degli ammortizzatori sociali 365
Ai lavoratori interessati dal contratto di solidariet difensivo compete la normale in-
dennit di integrazione salariale, pari all80% della retribuzione (4) persa a seguito
della riduzione dellorario di lavoro.
In conseguenza dellapplicazione delle disposizioni in materia di CIGS, il trattamento
di integrazione salariale corrisposto durante il contratto di solidariet assoggettato ai
cd. massimali (in precedenza non previsti).
4. I fondi di solidariet
A) I fondi bilaterali
La previsione dei cd. fondi di solidariet, cd. bilaterali o settoriali, risale a met degli
anni Novanta, come misura sperimentale finalizzata a fornire un sostegno del reddito
(4) La percentuale dell80% sostituisce quella prevista dalla previgente normativa, pari, di regola al 60%, ma
elevata di anno in anno (80% fino al 31-12-2013 e 70% nel 2014 e nel 2015) (L. 147/2013 e D.L. 192/2014
conv. in L. 11/2015).
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Parte seconda Previdenza sociale e rapporto previdenziale
(5) I fondi di solidariet sono istituiti presso lINPS, non hanno personalit giuridica costituiscono gestioni
dellINPS.
Capitolo 6 Il sistema degli ammortizzatori sociali 367
Questo ci d il segno dellimportanza che il legislatore annette alla tutela del lavoratore
nel delicato momento in cui viene a trovarsi senza lavoro e, di conseguenza, privo
delle fonti di sostentamento per s e per la sua famiglia.
Lespressione pi importante di tutta la tutela in caso di perdita del lavoro stata a lungo
rappresentata dallassicurazione generale obbligatoria contro la disoccupazione
involontaria istituita con R.D.L. 19-10-1919, n. 2214.
In sostituzione dellassicurazione contro la disoccupazione, dal 1-1-2013 ha iniziato ad
operare un nuovo ed unico strumento a sostegno del reddito in caso di disoccupazione,
denominato Assicurazione sociale per limpiego, cd. ASPI (art. 2, co. 1 ss., L. 92/2012).
Dal 1-5-2015 opera, invece, la Nuova prestazione di Assicurazione sociale per
limpiego, cd. NASPI, che ha sostituito le prestazioni dellASPI, con riferimento agli
eventi di disoccupazione verificatisi dalla predetta data (D.Lgs. 22/2015).
La NASPI ha sostituito anche la cd. mini-ASPI, erogata in caso di disoccupazione ai
soggetti privi dei requisiti per accedere allASPI.
La NASPI sostituisce, infine, le principali indennit per la copertura della perdita
economica derivante dalla cessazione del rapporto di lavoro, quali la disoccupazione
ordinaria non agricola a requisiti normali, la disoccupazione ordinaria non agricola a
requisiti ridotti, la disoccupazione speciale edile (dal 2017) e lindennit di mobilit
(dal 2017).
Lonere della NASPI posto interamente a carico dei datori di lavoro.
B) Il rapporto assicurativo
Soggetto assicuratore lINPS che vi provvede attraverso la Gestione prestazioni
temporanee ai lavoratori dipendenti.
Capitolo 6 Il sistema degli ammortizzatori sociali 369
Soggetto assicurante il datore di lavoro a cui completo carico posto dalla legge
il finanziamento dellassicurazione (attraverso il versamento di appositi contributi).
Soggetti assicurati sono tutti i lavoratori subordinati in et di lavoro, con qualsiasi
tipo di qualifica.
C) Oggetto dellassicurazione
Oggetto dellassicurazione il rischio della mancanza di guadagno derivante da
uno stato di disoccupazione involontaria per mancanza di lavoro.
La disoccupazione che d luogo alle prestazioni previdenziali non dunque la disoc-
cupazione in genere, bens quella che deriva dallestinzione di un rapporto di lavoro
(PERSIANI), quella, cio che sia conseguenza non di condizioni soggettive del lavo-
ratore medesimo ma di oggettive condizioni del mercato del lavoro.
La copertura economica derivante dalla NASPI interviene, quindi, nei casi di disoccu-
pazione, e, precisamente nei casi di perdita involontaria del posto di lavoro.
In primo luogo essa interviene in tutti i casi di licenziamento individuale, anche se di
natura disciplinare (Min. Lav. risposta ad interpello 13/2015 e 29/2013).
Fino a tutto il 2016, lapplicazione della NASPI limitata ai casi di licenziamento individuale, stante
il permanere dellistituto della mobilit; dal 2017, tale istituto viene a cessare con la conseguenza
che la NASPI si applica anche nei casi di licenziamento collettivo.
La NASPI interviene anche nei seguenti casi di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro
(circ. INPS 94/2015 e Min. Lav. risposta ad interpello 13/2015). Si tratta in particolare di:
accettazione da parte del lavoratore licenziato dellofferta economica cd. agevolata propostagli
dal datore in caso di applicazione del nuovo regime sanzionatorio dei licenziamenti illegittimi
applicabile a decorrere dal 7-3-2015 (ex D.Lgs. 23/2015, in attuazione del Jobs Act);
esito positivo della procedura di conciliazione preventiva prevista per i licenziamenti per giu-
stificato motivo oggettivo (regime del licenziamento applicabile ai lavoratori di aziende con
pi di 15 dipendenti e non soggetti al nuovo regime sanzionatorio dei licenziamenti illegittimi
ex D.Lgs. 23/2015);
trasferimento del dipendente ad altra sede della stessa azienda distante pi di 50 km dalla
residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o pi con i mezzi pubblici.
La NASPI esclusa nei casi di cessazione del rapporto di lavoro per volont del
lavoratore (dimissioni volontarie), ad eccezione dellipotesi di dimissioni per giu-
sta causa (es. per mobbing, mancato pagamento della retribuzione), nonch delle
dimissioni intervenute durante il periodo tutelato di maternit (da 300 giorni prima
della data presunta del parto e fino al compimento del primo anno di vita del figlio)
(circ. INPS 94/2015).
Restano, inoltre, escluse le ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro per morte del lavoratore
(circ. INPS 44/2013 e 142/2012), nonch le ipotesi di risoluzione consensuale del rapporto di
lavoro diverse da quelle innanzi indicate.