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Introduzione

Compio per mezzo di questo opuscolo, lincarico dato dalla


Professoressa Antonella Doninelli per il Seminario Filosofico. Si tratta
di un semplice elaborato su un assunto per me molto rilevante, onde
provo di chiarire, con base nella tradizionale e sempre equilibrata
Filosofia Perenne, il concetto di Eternit.

Nello svolgere di questo piccolo trattato ho scelto di sviluppare il tema


passando primariamente per la parola eternit e sua significazione
e poi della sua predicazione nella realt e della sua necessit.

Ebbene, malgrado la seriet e importanza di questa ricerca per me,


evidenzio che il presente tanto basico e anche superficiale, a
considerare della inesperienza e ignoranza di questo che scrive.

Avendo detto questo, passiamo allopuscolo.


Dellessenza dellEternit.

Anzi tutto, per la completa comprensione di questo studio, dobbiamo


delimitare ci ch loggetto di nostra speculazione: che
essenzialmente leternit.

Si suole dire la parola eternit per riferirsi a due cose diverse1:


Durazione infinita nel tempo e atemporalit come contemporaneit.

La prima definizione ci rimette una durazione temporale, espressa per


esempio da Eraclito, quando dice che era da sempre, e sar fuoco
sempre vivo che saccende a intervalli e in intervalli si spegne2.

La seconda , come diceva Parmenide, ci che non era n sar ma


nel presente tutto insieme, uno, continuo3.

I. Nel presente trattato, do per eternit il secondo senso, dicendo come


Platone, che della sostanza eterna, noi diciamo a torto che era, che
, e che sar, mentre ad essa in verit non compete che l ed invece
lera ed il sar si devono predicare solo della generazione che procede
nel tempo4. Infatti, la durata infinita nel tempo presa come eternit
non che ci che corrisponde alla totalit del tempo; la parola
tempus, -oris deriva da 5 che significa tagliare, dividere.

1 Cfr. Abbagnano, N, Dizionario di Filosofia (terza ed.) Editrice UTET SpA.,


corso Raffaello, 28 - 10125 Torino, 1998, pp. 436 437.

2 DK22

3 DK28

4 PLATONE, Timeo, 37e

5 Cfr. Saraiva, F. R. (s.d.). Novissimo Diccionario Latino-Portuguez. (L. E. H.


Garnier, Ed.) Rua do Ouvidor, 109, Rio de Janeiro.
Pertanto, usare la parola eternit come la totalit di un ritaglio
sarebbe perdere il senso trascendente, di atemporalit della stessa.
Dunque, lunico modo di usarla di maniera precisa evocare lidea di
atemporalit, ossia, lassenza di principi e di fini e lassenza del
proprio tempo, come sopradetto: Atemporalit come
contemporaneit.
II. Continuando la delimitazione della essenza delleternit, necessario
che determiniamo anche ci che viene a essere tempo, oltre la sua
etimologia. Di modo sostanziale, tempo la misura numerica del
movimento secondo il prima e il poi6. Quindi, fondamentalmente,
tempo e movimento sono le stesse cose, poich quello per esistere,
suppone soltanto un atto di ragione in questo. Cosi, lessenza del
tempo consiste nella enumerazione del prima e del dopo nel
movimento. Leternit, come detto sopra, atemporale, senza prima
e dopo, e per ci, immobile. Dunque concludiamo che lessenza
delleternit consiste nella Apprensione dellUniformit di quello che
completamente al di fuori del movimento7.

Della necessit della eternit

Trattiamo adesso di quello che basilare per la continuit del nostro


trattato: se leternit realmente esiste. Nonostante sembra pi
conveniente esplicitare lesistenza delloggetto di nostro studio da
linizio, occorre che prima dobbiamo avere in mente di su di che cosa
tratta, per solo dopo riconoscerlo nella realt. Poich impossibile
rispondere la domanda: esiste una vaca nella stalla? senza sapere
previamente che cos una vaca.
I. La realt della esistenza di qualcosa che prediche leternit pu esse
riconosciuta a partire dellosservazione della natura. Cerchiamo quindi

6 Cfr. THOMAE AQVINATIS, Summa Theologiae, I, q. 10, a. 1.

7 Ibidem.
di riconoscere luniformit di ci che completamente al di fuori del
movimento. Di modo esperienziale, sappiamo che coesistiamo con
cose che hanno un finale e altre che, almeno apparentemente, non;
cosi come sappiamo che le formiche hanno il suo fine con un semplice
colpo di mano, e il cielo sopra noi l da quando siamo nati. Della
stessa forma sappiamo che coesistiamo con cose che hanno un
principio, ma pure con cose che, almeno apparentemente, non; cosi
come un piccolo lago ha il suo principio nel momento che spunta la
fontana in una salienza, e la terra sotto noi l da quando siamo nati.

In contrario se potrebbe dire: Il cielo e la terra hanno avuto un


principio e un fine cosi come il lago e la formica. Non esistono
predicatori di eternit, ma tutto iniziato e finito.

Rispondo: Se tutte le cose hanno principio e fine, quindi un prima e un


poi, passano di potenza ad atto, sono mobili. Orbene, tutte le cose
mobile hanno per necessit una causa motrice, poich impossibile
che si mettono in moto per se stesse, gi che lo stesso ente non pu
essere sotto lo stesso aspetto e simultaneamente in atto ed in
potenza, cosi come ci che caldo non lo pu essere in potenza, ma
si freddo. Dunque un oggetto non pu, sotto lo stesso aspetto, essere
motore e mosso allo stesso tempo, ossia, che muova a se stesso.
Analizzando la causa motrice di una cosa si arriva ad unaltra, e poi a
una terza, e facendo lo stesso con la causa successiva e
successivamente, a di arrivare a una causa principio di tutto il
movimento. Non possibile ripetere questo processo infinitamente,
poich in questo caso non avrebbe nessun primo motore, dunque tutti
i motori intermedi non potranno essere mossi, gi che dipendono del
primo, come il bastone non si muove se non in quanto mosso per la
mano8.

8 Ivi q. 2, a. 3.
II. Or dunque, questo primo motore immobile, deve per necessit essere
eterno, poich non avendo principio, non avendo un prima, ergo,
eterno.

In contrario si potr dire che questo motore possa fermarsi, e in


questo caso anche in motori intermedi e finali si stagnano.

Rispondo che per aver un finale, ossia, affinch questo motore lasci di
esse un motore, un altro motore deve fermarlo, poich latto di
fermarsi pure un movimento e necessita di un agente. Non avendo
una causa motrice anteriore a questo, non pu fermarsi, e pertanto
sempre in atto, segue eternamente immobile e movente.

Se il mondo eterno

Messo che necessario che esista un principio eterno, resta sapere


che cos, se uno, se visibile, ecc.

Sembra, per la esperienza ordinaria e per speculazioni della fisica e


della chimica, che delle cose materiali, niente si crie e niente si
distrugga9, poich, per evidenza logica, nessuno riesce generare
perfettamente e assolutamente qualcosa. Tentiamo allora enumerare
alcuni argomenti che proverebbero che il mondo sia eterno.

I. Le cose mobili si muovono o per traslazione, o alterazione, o aumento


e diminuzione oppure ancora per generazione e corruzione, come ci
spiega il Filosofo10. Allora, tutti questi tipi di movimenti sono possibili
in un oggetto in questa comune particolarit: di essere in un modo in
atto e non lo essere in potenza. Infatti, la potenza a non essere,
presente solamente nelle cose che sono soggette alla contrariet,

9 Cfr. Lavoisier, A. L. de. (1789). Trait lmentaire de chimie. 1. A Paris:


chez Cuchet.

10 Cfr. ARISTOTELE, Physis, 201 10-15.


poich la potenza a essere la potenza a la forma contraria, e la
potenza a non essere la potenza alla privazione della propria forma;
la privazione della propria forma sempre il contrario della stessa,
poich non possibile la materia senza forma11 12
. La realt ci indica
per, che esistono enti in cui la materia non soggetta a tale
contrariet, sia perch sono privi di materia come le sostanze
intelligenti, o perch non hanno la realt contraria, come il
movimento dei pianeti, che si nota per suo movimento che non ha
direzione contraria13 (che si nota anche nella forza elettromagnetica e
della gravit). Per questo, a certi tipi di enti, il non-essere
impossibile, e per questo necessario che siano eterni. Dunque i enti
materiali, o materiali senza contrari, sono eterni, poich non possono
non-essere in potenza.
II. La conservazione delle specie retta di modo che un agente genera
altro essere, uguale a egli stesso per completo, meno come individuo.
Ebbene, impossibile che la tendenza naturale di una specie sia
vana, ossia, lessere specie deve per necessit venire di un agente
della stessa specie, e per questo si conclude che le specie delle cose
generabile siano eterne14.
III. Lesistenza del tempo dipende fondamentalmente dellistante
presente (nelle parole del Angelico Dottore, pensare il tempo senza
listante pensare la linea senza il ponto15). Ecco, la definizione di

11 Cfr. Doninelli, A. (2006). Dal non-essere allessere. (prima ed.). 88049


Soveria Manneli Viale Rosario Rubbettino, 10: Rubbettino Editore. pp 31
35.

12 Cfr. THOMAE AQVINATIS, Summa contra Gentiles, II, c. 33

13 Ibidem

14 ivi. a. 4.

15 ivi. a. 5.
instante semplicemente finale del passato, principio del futuro,
cosi che qualsiasi instante possibile, sempre avr un prima e un poi.
Pertanto il tempo, avendo come base i infiniti instanti, non potr mai
avere un inizio e una fine, e dunque concludiamo che eterno.
IV. Esistono proposizioni che al negarli, si obbligato a affermarli.
come negare che esiste la verit; la proposizione di che esiste la
verit veritiera in quanto la verit un qualcosa che corrisponda
alla realt, e solamente il fato del verbo esistere essere reale, gi
ammette che veritiero. Al negar questa proposizione, si trova non
altro che il contrario, ossia, negare che esiste la verit falso, poich
semplicemente il contrario della proposizione veritiera. Oppure
negare che cose contradittorie non possono essere simultaneamente
veritiere; nientaltro che proporre (falsamente, poich la
negazione della prima proposizione) che cose contradittorie possono
essere simultaneamente veritiere, e cos si prova la proposizione
anteriore, cio: se una proposizione e veritiera, la sua negazione, sar
falsa per necessit16. Quindi, se alcuni proposizioni sono veritiere
anche quando sono negate, queste sono eternamente veritiere, non
perch non hanno un prima e un dopo, mas perch non hanno un
inizio n un finale logico. Queste proposizioni non dipendano di una
proposizione anteriore o posteriore che le effettive, e dunque sono
eterne.

Adesso per rispondere la domando del capitolo, facciamo il seguente


ragionamento: Mondo, per se, la totalit delle cose esistenti17.
Quando domandiamo se questo eterno, vogliamo sapere se esistono
principi basilari che non trascendono le cose esistente in senso

16 ivi. a. 7.

17 Cfr. Abbagnano, N, Dizionario di Filosofia (terza ed.) Editrice UTET SpA.,


corso Raffaello, 28 - 10125 Torino, 1998, p 727.
univoco e si questi sono eterni. Con ci ch soprascritto, e eterno: il
tempo, le specie di enti generabili, gli enti senza materia, gli enti
senza contrari e le proposizioni sommamente veritiere. Orbene,
qualsiasi di queste, se sono veramente eterne, implicano che il mondo
sia eterno, poich se tutte le cose che esistono in modo univoco sono
il mondo, la durazione del mondo sar la massima durazione delle
cose pi durabile. Se almeno una cosa eterna, questo implica che
anche il mondo sua eterno.

LEssere eterno

Carenza Humana di Perfezione

In contrario, si pone un problema al investigare la natura delluomo.


Tutto ci che esiste ha una causa finale, che non altro che la sua
perfezione; tutte le cose nel mondo sono perfette in se, ossia,
predicando lessere, queste agiscono di maniera a completar sua
natura, e ce la fanno naturalmente: Un uccello che sente fame,
mangia (e in questo modo agisce come uccello) e sta perfettamente
sazio in tutto il suo essere; un cane che ha un impulso irascibile,
scarica sua rabbia in un oggetto qualsiasi (e anche in questo modo,
agisce come cane) e sta completamente sazio un tutto il suo essere;
anche una roccia immobile nel deserto necessita di qualcosa per agire
come pietra, e la ha in sua propria natura, e per questo, pure la pietra
e completamente sazia in tutto il suo essere. Questa perfezione ha
una corrispondenza con la causa finale di questi enti, e tutti questi,
ancora se non arrivano alla maturit secondo la specie (come un
spermatozoide che non feconda in ovulo, o una stalagmite che se une
con la sua opposta perch se rompe), arrivano, sempre, come
individui. In questo modo compiono la sua causa finale.
Ma contrariando tutte le cose esistenti, luomo ha una causa
apparentemente inattingibile che lo porta a ununica (im)possibile
realizzazione: quella trascendente. Questo si conclude per il suo
evidente desiderio di perfezione, ancora di pi per la mancanza dei
mezzi per realizzarla. C un dislivello tra luomo e la sua fine.
Orbene, questa insaziabilit si incontra nelluomo in quello che lo
esclusivo tra tutti gli altri enti: LIntelletto.

LEssere Trascendente

Evidenziata la carenza umana nella sua propria natura, dobbiamo


adesso rispondere qual loggetto di questa.

Come dice il Filosofo: Tutti gli uomini per natura, tendono al


sapere18. Quindi, il sapere ha come oggetto la scienza delle cose
esistenti, e saggio colui che conosce tutte le cose19. Naturalmente,
la necessit delluomo sarebbe dellordine della sapienza, dunque una
sapienza dellessere di tutte le cose. Ma se questa necessit
trascende tutto ci che esiste, ossia, la scienza di tutto ci che
predicato dal verbo essere, questa pu essere solamente lEssere
stesso. Un Essere soggetto che si auto predica.

Il fatto che esista questo essere superiore genera la seguente


questione: se questo Essere soggetto potesse essere detto di forma
univoca o equivoca allessere predicato.

Sembra che lEssere soggetto deve essere detto di maniera univoca


allaltro, poich se luomo bisogna di codesto per causa dellintelletto,
e che questo busca il predicato nelle cose, quello deve pertanto,
essere al meno compatibile con questo, poich la necessita delle cose

18 Cfr. Metafsica A, 1

19 Ivi. 2
non sono assurde, ma condiscono sempre con la propria natura del
necessitato.

In contrario, un Essere soggetto non pu essere detto univocamente a


un essere verbo. La essenza la propria predicazione dellessere, ma
lEssere come ente separato non lo pu essere in specie comune.
Infatti non esiste gradazione che va del predicato al predicatore,
poich sono cose completamente diverse. Sarebbe mettere in un
stesso livello, un corridore e latto di correre, e dire che sono le stesse
cose. In questo caso peggio ancora, poich stiamo parlando non di
un verbo e suo predicato, ma del verbo come soggetto che predica lo
stesso verbo.

Ancora se il mondo eterno

Per risolvere il problema, dobbiamo analizzare se lEssere causa


dellessere (per fini di intendimento user le lettere maiuscole per
lEssere soggetto, e minuscola per lessere verbo).

Lessere predicato chiaramente sottomesso allEssere soggetto,


poich questo la sostanza di quello. Se sono termini non
completamente distanti e ne anche sono le stesse parole, sono
analogiche. E in questa analogia, lunico fattore in comune quello
della causalit. Uno dipende dallaltro. Allorch, lessere deriva
dallEssere, ma nella questione degli enti eterni sopracitati, resta
rispondere se possibile che realmente siano eterni, e se questa
derivazione anche eterna, o se la esistenza dellEssere superiore,
escluda la possibilit delleternit degli esseri derivati.

Negazione degli argomenti sullEternit del mondo

Anzi tutto necessario considerare che questo Essere, molto di pi


che inanimato o impersonale, un Intelletto. E deduco questa verit
in ragione di che nel mondo (tutti gli enti) presente lordine, e
lordine propria dellintelletto. Questo lunico motivo per cui
luomo ordina le conoscenze: perch il mondo ordinato, e qualcosa
deve essere causa di questordine: Un Intelletto superiore al proprio
mondo, e che per conseguenza coincide con lEssere. Da questo se
segue che dotato anche di volont, poich questa ci che rende la
attualit dellintelletto, essendo che , perch vuole essere, e vuole
essere, perch , gi che un intelletto senza volont sarebbe
impotente20. Avendo dimostrato questo, proseguiamo. [Le
contestazioni degli argomenti sono tutti dimostrate per lo stesso
Dottore21]

I. Si conclude nel primo argomento che gli enti senza materia e quelli
da quale la forma tan determinativa che assorbe la potenzialit
materiale (enti che non possiedono contrari), sono eterni, poich
necessariamente non possono non-essere e pertanto sempre furono e
saranno. Tuttavia una cosa necessaria pu anche essere, senza
nessun problema, effetto contingente di un agente necessario. Una
causa pu essere posta in atto contingentemente, ma dopo latto,
necessariamente si derivano alcuni effetti che li sono propri. La morte
di un animale ha una necessit assoluta, per il fatto di essere
composto di elementi contrari; ma il fatto di che sia composto di
elementi contrari, non necessario. Il problema dunque che i enti
senza materia oppure senza contrari possono anche essere
contingenti per la volont dellEssere, di modo che la necessit di
esistere di questi enti attributo di sua sostanza, che per se
contingente come effetto.

20 Cfr. THOMAE AQVINATIS, Summa contra Gentiles, II, c. 33

21 Ivi. c. 36
In contrario si pu dire che anche lIntelletto pu essere causa di
qualcosa necessaria, poich questo essendo eterno, pu nella sua
volont, desiderare qualcosa necessaria, di modo che leffetto del
desiderio sia alcunch della stessa ordine. Infatti, largomento non
impugna la possibilit delleternit degli enti. Solamente si deduce
che anche possibile che questi enti siano eterni, e pertanto che la
teoria dettata nel primo argomento non apodittica.

II. La contestazione allo secondo argomento presuppone agenti naturali


gi prodotti, ossia, attuali, e non pu essere valida per la produzione
di nuovi agenti. Ossia, premessa di che le specie siano eterne, e
dunque le stesse avrebbero questa tendenza perenne. Tuttavia se si
suppone che queste ebbero un inizio nel tempo, largomento
solamente prova che dureranno allinfinito, ma non che siano eterne.
III. Il problema del terzo argomento che, cosi come il secondo,
presuppone leternit, essendo questo in questione, leternit del
movimento. Se si determina come premessa leternit del movimento,
con ragione tutti gli instanti saranno principio del futuro e fine del
passato; ma al considerare che il moto non eterno, il primo instante
sar solamente inizio del futuro, con lassenza di anteriore. Niente
impedisce per, che questo tempo sia privo di finale, gi che sempre
ci sar un instante futuro, cos come esistono movimenti che hanno
inizio, ma che non hanno fini visibili o previsibili. Se cos non fosse,
tutti i movimenti sarebbero, senza eccezione, perpetui.
IV. In fine il quarto argomento che sostiene che le proposizioni che sono
veritiere ancora quando falsate, sono necessarie e dunque eterne.
Tuttavia non considera che la necessit solamente in relazione a un
soggetto e un predicato. Gi questo dimostra che di per se non
necessaria, poich dipende del soggetto e del predicato. Solamente
valido largomento se, e solamente se, il soggetto e il predicato si
riferisce allIntelletto. Se solamente lIntelletto eterno, ergo, le
proposizioni sono soltanto conseguenze necessarie di questo, e quindi
(come spiegato nel primo contr argomento) necessarie come effetto.

Queste sono gli argomenti (per lo meno i pi rilevanti) sulleternit [o


non] del mondo. Certo che non possibile prenderli di forma
apodittica, e ne rifiutarli della stessa forma, poich entrambi alcune
volte presuppongono la propria conclusione.

LEssere che crea

A questo punto, analizziamo di che forma il mondo non possa essere


eterno. Allorch il mondo non eterno, ci deve essere almeno un
inizio. Se ha avuto un inizio, se prima non era e passato ad essere,
quindi necessita chiaramente di un agente, e questo , come
dimostrato, lIntelletto. Dunque la questione : Com possibile essere
lIntelletto un agente, se lo stesso eterno e pertanto immobile.

In contrario, si risponde che lEssere eterno pu creare. Infatti, la


creazione non una generazione, poich la generazione presuppone
una potenza ed un atto. La creazione invece, non, poich lazione di
un agente che dal nulla fa esistere. Dunque non esiste potenza,
poich il nulla non-. Ci che fa esistere la relazione dellIntelletto
con il creato, e per questo una realt22. In verit, se leterno, come
lIntelletto, causa di qualcosa, e leffetto non eterno, per necessit
deve creare dal nulla, ossia, non esiste materia preesistente, poich
siccome eterno, non pu avere materia, questa essendo pura
potenzialit. Dunque lEssere crea, e come sopracitato, la creazione
non generazione, e si pura dipendenza delleffetto per con il suo
agente.

22 Ivi c. 18.
Considerazioni Finali

Alla fine di questo opuscolo, sottolineo che tutti gli argomenti qui
presentati non sono di maniera nessuna completamente apositici, e
per questo, partendo della esperienza naturale e ordinaria delluomo
non si pu arrivare ad una certezza sul che cosa eterno o non.

Il fatto che realmente il mondo non eterno, e che solamente


lEssere Intelletto supremo eterno. E questa certezza, come
sopracitata, non si imbasa nella esperienza, ma nella rivelazione che
il proprio Intelletto ci d. Questo Intelletto, chiamato Dio, che in Tre
Persone il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, si abbass, e la Seconda
Persona Si fecce atto nella Propria creazione, Si tornando Uomo. Egli
ci rivel tutto ci che dispose la Sua Eterna e Buona Volont, e ci
dette, dopo la Sua Morte, Risurrezione e Ascensione, la Chiesa, la
quale il deposito delle Sue Verit. Solamente per questo atto di
amor del Buon Dio Eterno che sappiamo queste cose, senza il quale
staremmo sospesi nella ignoranza e nella superbia di che luomo pu
mettere la realt dentro della testa, essendo levato alla pazzia e alla
disperazione.

Finisco questo trattato salutando la Regina dei Cieli, incoronata per


Questo Stesso Dio, con la pi profonda vergogna di mia incapacit e
piccolezza in tentar spresare ci che mi trascende infinitamente,
tuttavia con il pi sincero onore e allegria di permettermi a tale: Ave
Maria Sanctissima.

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