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FAVOLE DI ANIMALI

Il gatto con gli stivali

Favole sulla volpe

Favole sugli uccelli

Favole sul ragno

Favole sul cavallo

Favole sul lupo


FAVOLE SUI GATTI

(vecchiosalice.altervista.org)

Il gatto con gli stivali

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C'era una volta in un paese lontano un povero vecchio mugnaio. L'uomo aveva tre figli e

per farli crescere aveva ormai speso tutti i suoi risparmi; i suoi unici beni erano un vecchio

mulino, un asino ed un gatto grigio.

Il mugnaio era molto vecchio ed un giorno, sentendosi ormai vicino alla morte, radun i

suoi ragazzi e gli disse: "Miei cari, voglio dividere tra di voi i miei averi. A te, che sei il pi

grande, lascio il mulino. A te invece l'asino e a te, che sei il pi piccolo, lascio il mio amato

gatto."

Pochi giorni dopo il mugnaio mor. Il giovane che aveva avuto in eredit il gatto non era per

nulla soddisfatto.

"Non giusto", si lamentava, "i miei fratelli possono mettersi d'accordo, lavorare e

guadagnarsi da vivere con il mulino e l'asino, ma io che cosa ci faccio con un gatto? Potrei

solo mangiarmelo e poi cucirmi un bel manicotto con il suo pelo per scaldarmi le mani

d'inverno!"

Ascoltando quelle parole, subito il gatto drizz le orecchie e, molto preoccupato di finire

davvero arrostito, decise di intervenire in aiuto del suo nuovo padrone.

"Non disperarti cos, padrone mio!", disse con un sorriso furbo. "Fidati di me, troveremo un

modo per sopravvivere! Prima di tutto devi procurarmi subito un paio di stivali di cuoio, un

cappello con la piuma ed un sacco di tela robusta."

Il giovane era un po' stupito, perch proprio non riusciva ad immaginare che cosa avrebbe

potuto fare un gatto con un cappello, un sacco di tela ed un paio di stivali. Alla fine per,

pensando che in fondo non aveva nulla da perdere, decise di accontentarlo e, con i pochi

risparmi che possedeva, procur al gatto tutto ci che gli aveva chiesta. Cos, dopo aver
indossato gli stivali ed un bel cappello rosso, salut il padrone e si diresse nel bosco. Qui

cattur un grande coniglio selvatico, lo infil nel sacco e si incammin tutto allegro verso il

palazzo del re.

"Voglio essere ricevuto dal re in persona!", disse alle guardie che lo accolsero stupite

all'ingresso, ma lo fecero entrare.

"Che cosa desideri?", chiese il re, incuriosito, trattenendosi a stendo dal ridere per il buffo

abbigliamento dell'animale.

"Devo consegnarvi un dono da parte del marchese di Carabas, il mio padrone", rispose il

gatto con un solenne inchino.

"Anche se non lo conosco", disse il re che era ghiottissimo di selvaggina, "ringrazia molto il

tuo padrone da parte mia!"

Nei mesi seguenti il gatto continu a portare a palazzo diversi doni provenienti da tutte le

terre del marchese di Carabas ed il re era sempre pi curioso di scoprire chi fosse mai

questo misterioso e generoso marchese.

Un giorno, durante una delle sue visite, il gatto ud che il re e sua figlia, la mattina

seguente avrebbero fatto una passeggiata in carrozza lungo il fiume

"Domani vai al fiume e fai un bagno nel punto che ti indicher", disse il gatto al padrone,

"fidati di me e presto diventerai molto ricco."

Il ragazzo segu le sue istruzioni, si immerse nell'acqua ed ecco arrivare la carrozza del re.

Il gatto corse gridando: "Aiuto! Aiuto! Hanno derubato il mio padrone, il marchese di

Carabas! Lo hanno spogliato e gettato nel fiume. Vi prego, aiutatemi a salvarlo perch non

sa nuotare!"

Il re a quelle grida riconobbe immediatamente il simpatico gatto che aveva portato tanti

doni a corte. Fece fermare la carrozza, ordin alle guardie di soccorrere il marchese di

Carabas, lo fece vestire con un elegante abito nuovo ed invit il ragazzo, che ora

sembrava proprio un gentiluomo, a salire sulla carrozza. Mentre la carrozza avanzava

lentamente lungo la strada, il gatto cominci a correre avanti, precedendola. Arriv in un

campo dove i contadini stavano mietendo il grano e con aria minacciosa grid: "Quando
passer di qui la carrozza del re, dite che queste terre appartengono tutte al marchese di

Carabas, altrimenti ve ne pentirete!"

Cos , quando la carrozza si avvicin, il re chiese di chi fossero quelle terre e quei campi

coltivati.

"Ma come sire, non lo sapete? Appartengono tutte al marchese di Carabas!", risposero in

coro i contadini.

Il gatto con gli stivali sapeva perfettamente che in realt tutti quei terreni appartenevano ad

un orco, famoso per la sua magia, che abitava in un castello da quelle parti. Correndo

all'impazzata per arrivare primo, giunse davanti al castello ed entr dalla porta principale

con passo deciso.

"C' nessuno qui?", grid con fare impertinente.

Finalmente arriv il padrone, un omone gigantesco, con gli occhi cattivi che con una voce

minacciosa chiese: "Come ti permetti di entrare nel mio castello senza essere invitato?"

"Signore, ho sentito dire cose incredibili sui vostri poteri magici ...ho sentito che potete

trasformarvi in qualunque animale! Vorrei proprio vedere se vero!", rispose il gatto.

L'orco, irritato che qualcuno osasse mettere in dubbio i suoi poteri magici, si trasform in

un grosso leone.

Il gatto, che era un furbacchione, disse: "E riuscireste a trasformarvi anche in un animale

molto piccolo?"

L'orco divent un topolino ed il gatto, velocissimo, allung una zampa e lo divor in un sol

boccone!

Allora si precipit alla porta principale e, non appena la carrozza giunse davanti

all'ingresso, grid: "Benvenuto nel magnifico castello del mio signore, il marchese di

Carabas! Vi prego, entrate."

Il re non riusciva a credere ai suoi occhi! E neppure il giovane, che era ancora pi

sbalordito, ma si fece coraggio e invit subito il sovrano e la principessa a visitare insieme

il castello. La giovane fanciulla guardava con occhi sempre pi innamorati quel giovane

bello e dai modi gentili che accompagnava suo padre. Entrando, si resero conto che il
castello era davvero splendido. C'erano moltissime sale, lunghi corridoi e si sarebbero

sicuramente smarriti se non ci fosse stato il gatto che, sicuro di s, con i suoi stivali, faceva

da guida.

Dopo averli condotti nei saloni pi sontuosi, si ferm in uno davvero immenso, con una

tavola imbandita di mille piatti prelibati. Il banchetto era gi stato preparato dall'orco che

aveva intenzione di invitare alcuni suoi amici orchi quella sera ...ma ormai il gatto, con il

suo piano perfetto ed astuto, aveva rovinato proprio tutto!

"Che splendida tavola! E che ricchezza di piatti avete fatto cucinare: selvaggina, dolci di

ogni tipo, vino delle qualit pi pregiate! Siete davvero generoso!", esclam il re.

Si sedettero insieme, mangiarono e riuscirono a bere tutto il vino rosso e bianco; anche il

gatto, con tutto quel correre, aveva un tremendo appetito. Il re intanto si accorse degli

sguardi dolci che sua figlia gettava al marchese e di quanto il giovane fosse incantato dalla

bellezza della principessa.

Durante il banchetto decise che quel giovane ricco e gentile poteva essere degno di sua

figlia, che fino ad ora non si era mai interessata a nessuno dei numerosi prncipi venuti da

lontano per chiedere la sua mano.

"Caro marchese vedo che mia figlia vi guarda in modo davvero speciale", esclam il re ad

un tratto, "se l'intuito non mi inganna, mi pare che anche voi l'amiate molto. Sarei felice di

vederla vostra sposa e di festeggiare presto le nozze."

Il gatto, soddisfatto, sorrideva sotto il cappello.

Il suo padrone non ci pens nemmeno un minuto.

"Maest, non potevate farmi regalo pi bello! Sono davvero onorato di sposare vostra

figlia, mi sono innamorato di lei appena l'ho vista nella vostra carrozza", rispose.

Alla principessa brillavano gli occhi dalla gioia e la data delle nozze fu fissata per il giorno

dopo. Il matrimonio venne celebrato nel palazzo del re e tutte le famiglie pi importanti del

regno erano presenti. Vennero organizzati ricchi banchetti e festeggiamenti in tutte le

piazze del reame, perch anche il popolo potesse partecipare alla gioia di quel momento.

Per tre giorni e tre notti il paese fu in festa e si sentivano canti di gioia che auguravano agli
sposi una lunga vita insieme, piena di felicit.

Cos il povero figlio del mugnaio divenne un principe ricchissimo e molto amato da tutti i

suoi sudditi. Il gatto con gli stivali, che gli aveva procurato tanta fortuna, fu sempre trattato

da gran signore, non ebbe pi bisogno di procurarsi il cibo nei boschi e divenne il

consigliere personale del re. Di tanto in tanto dava ancora la caccia a qualche topo, ma lo

faceva solo per divertimento!

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FAVOLE SULLA VOLPE

(vecchiosalice.altervista.org)

Il corvo e la volpe - Fedro

Messer corvo aveva trovato sul davanzale della finestra un bel pezzo di formaggio: era

proprio la sua passione e vol sul ramo di un albero per mangiarselo in santa pace. Ed

ecco passare di l una volpe furbacchiona, che al primo colpo d'occhio not quel

magnifico formaggio giallo. Subito pens come rubarglielo. "Salire sull'albero non posso" si

disse la volpe, "perch lui volerebbe via immediatamente, ed io non ho le ali Qui bisogna

giocare d'astuzia!". - Che belle penne nere hai! - esclam allora abbastanza forte per farsi

sentire dal corvo; - se la tua voce bella come le tue penne, tu certo sei il re degli uccelli!

Fammela sentire, ti prego! Quel vanitoso del Corvo, sentendosi lodare, non resistette alla

tentazione di far udire il suo brutto cra cr!, ma, appena apr il becco, il pezzo di formaggio

gli cadde e la volpe fu ben lesta ad afferrarlo e a scappare, ridendosi di lui.

Il granchio e la volpe - Esopo

Quel giorno un paffuto granchio arancione, era proprio di ottimo umore. Se ne andava

passeggiando allegramente per la spiaggia riscaldata dal sole, canticchiando la sua

canzoncina preferita, una vecchia serenata imparata chiss dove. Egli si vantava spesso

con gli altri abitanti del mare, della sua capacit di poter vivere tranquillamente sia dentro

che fuori dall'acqua. E quelli, senza nascondere un pizzico d'invidia, lo osservavano

camminare tranquillamente sulla terraferma. Ogni volta per, il buon granchio riportava ai

suoi amici pesci un grazioso ricordino delle sue escursioni. Ma quel mattino egli non ne

voleva proprio sapere di rientrare in acqua. Il cielo era tanto limpido e sereno da attirare

l'ammirazione anche dei pi indifferenti. Per questo il granchietto continu la sua lunga

passeggiata. Nello stesso giorno, una giovane volpe insoddisfatta per la scarsit del suo

pranzo quotidiano, si aggirava affamata per la spiaggia in cerca di qualcosa da mettere

sotto i denti. Camminava molto arrabbiata con se stessa per l'incapacit dimostrata a

procurarsi del cibo quando vide, quasi per caso, l'ignaro granchio fermo sulla sabbia a
contemplare il paesaggio.

La volpe gli si avvicin curiosa e con un balzo gli piomb proprio davanti. Il povero

granchio si prese uno di quegli spaventi memorabili che rimangono bene impressi nei

nostri ricordi per tuffa la vita e, cercando di indietreggiare si ripar con le zampine.

La volpe era decisa e pronta a mangiarselo in un sol boccone pur non sapendo bene di

che animale si trattasse. Fortunatamente il granchio, riavutosi dalla paura, riusc a

respingere il suo nemico sfoderandogli le sue terribili tenaglie e pungendogli il muso.

Dopo la fuga della volpe sconfitta, il granchio si tuff in acqua e and a raccontare la sua

brutta avventura agli amici spiegando quanto fosse pi sicuro vivere nel mare!

Il leone,la volpe e il cervo - Esopo

Il leone, Re della foresta, era gravemente ammalato. Data la sua avanzata et egli non

aveva pi le forze per uscire dalla sua caverna e procurarsi il cibo necessario per la

guarigione. Per questo fu costretto a ricorrere all'aiuto di una volpe da sempre sua grande

amica. Chiamandola al proprio capezzale, il leone le disse: "Mia cara compagna, esiste

una sola medicina per il mio male. Si tratta di un brodo fatto con le corna di un cervo. Devi

procurarmelo subito!" Commossa per quella richiesta, la volpe si mise subito all'opera e,

scovato l'animale tanto desiderato dal grande malato, cerc, con un inganno, di

convincerlo a seguirlo, dicendogli: " Mi manda il leone con l'incarico di portarti da lui prima

che tiri l'ultimo respiro. Andando per eliminazione ha deciso che tu sei il pi adatto fra tutti

gli animali per essere il suo successore al trono dopo la sua morte!" Il cervo, lusingato da

questa insperata proposta, accett subito e segu la volpe fino alla caverna del leone, ma

non fece neppure in tempo a varcare la soglia che si senti aggredire dal feroce animale.

Fortunatamente riusc a divincolarsi e a fuggire.Il leone, deluso e arrabbiatissimo,

scongiur ancora la sua amica di ritentare la prova usando la sua proverbiale furbizia.

Questa, dopo lunghe ricerche, riusc a trovare il cervo nel suo nascondiglio, ma, appena si

present davanti a lui, dovette sentirsi le sue irate proteste. "Ascoltami," si scus la volpe "
ti sei spaventato per niente. Il morente voleva solo darti la sua benedizione. Torna da lui

prima che cambi idea!" Il cervo, anche questa volta, affascinato dall'idea di diventare Re, si

ripresent al leone. Ma questi, afferratolo, gli rub le sue bellissime corna per farvi un bel

brodo caldo, lasciandolo poi libero di scappare.

La volpe e il rovo - Esopo

C'era una volta una graziosa volpe dal manto marrone e lucente che viveva in una piccola

casetta in mezzo al bosco. Un bel mattino di primavera l'animale usc dalla propria

abitazione con l'intenzione di procurarsi una preda per il mezzogiorno.Vagando per la

brughiera fischiettando allegramente, la volpe attir l'attenzione di un ingenuo leprottino il

quale, incuriosito, le si avvicin per osservarla meglio. L'astuta volpe non si lasci sfuggire

l'occasione e sorridendo al cucciolotto gli disse: "Buongiorno a te mio piccolo amico. Cosa

fai tutto solo in questi boschi?" Il leprotto divenne improvvisamente diffidente di fronte a

tutto quell'interessamento e, indietreggiando piano rispose: "Oh, niente, proprio niente.

Anzi, adesso che ci penso, dovevo tornare a casa". Ma la volpe non aveva alcuna

intenzione di lasciarsi scappare un bocconcino casi prelibato. Quindi, con un abile balzo si

gett sull'animaletto per afferrarlo. Fortunatamente il piccolino, risvegliato dall'improvviso

attacco, riusc a schivare l'aggressione con un veloce salto indietro, precipitandosi in una

folle fuga verso il limitare del bosco. La volpe lo segu fino a quando non si trov sull'orlo di

una grossa buca. Per evitare di cadere nel vuoto l'animale di aggrapp ad una siepe di

Rovo graffiandosi e pungendosi con le sue spine. Abbandonando l'inseguimento la povera

volpe rimase seduta di fronte al Rovo leccandosi le ferite da questo provocate."Che

stupida sono stata!" Si disse fra s "Mi sono aggrappata alla prima cosa che ho trovato per

non cadere in una buca e mi sono procurata solo graffi e punture. Tanto valeva proseguire

l'inseguimento e tuffarmi nella fossa".Ma per quel giorno ormai non poteva pi far niente e

camminando piano per il male, se ne torn a casa sconsolata.


La volpe e la cicogna - Esopo

La volpe e la cicogna erano buone amiche. Un tempo si vedevano spesso, e un giorno la

volpe invit a pranzo la cicogna; per farle uno scherzo, le serv della minestra in una

scodella poco profonda: la volpe leccava facilmente, ma la cicogna riusciva soltanto a

bagnare la punta del lungo becco e dopo pranzo era pu affamata di prima.

- Mi dispiace - disse la volpe - La minestra non di tuo gradimento?

- Oh, non ti preoccupare: spero anzi che vorrai restituirmi la visita e che verrai presto a

pranzo da me - rispose la cicogna.

Cos fu stabilito il giorno in cui la volpe sarebbe andata a trovare la cicogna.

Sedettero a tavola, mai i cibi erano preparati in vasi dal collo lungo e stretto nei quali la

volpe non riusciva ad infilare il muso: tutto ci che pot fare fu leccare l'esterno del vaso,

mentre la cicogna tuffava il becco nel brodo e ne tirava fuorii saporitissime rane.

- Non ti piace, cara, ci che ho preparato? -

Fu cos che la volpe burlona fu a sua volta presa in giro dalla cicogna.

La volpe e l'uva - Esopo

Che fame! - esclam la volpe, che era a digiuno da un paio di giorni e non trovava niente

da mettere sotto i denti; girellando qua e l, capit per caso in una vigna, piena di grappoli

bruni e dorati - Bella quell'uva! - disse allora la volpe, spiccando un primo balzo per

cercare di afferrarne un grappolo. - Ma com' alta! - e fece un altro salto. Pi saltava e pi

le veniva fame: fece qualche passo indietro e prese la rincorsa: niente ancora! Non ce la

faceva proprio. Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla e che,

continuando cos, avrebbe potuto farsi deridere da un gattino che se ne stava a

sonnecchiare in cima alla pergola, esclam: - Che bruffa uva! ancora acerba, e a me

l'uva acerba non piace davvero! E si allontan di l con molta dignit, ma con una gran

rabbia in cuore.
Il leone,l'orso e la volpe - Esopo

Quella mattina un grande orso bruno, era proprio affamato. Vagava con la lingua di fuori

per la foresta in cerca di un po' di cibo quando all'improvviso vide, nascosto tra i cespugli,

un bel cesto ricolmo di provviste abbandonato sicuramente da qualche cacciatore. Fuori di

s dalla gioia si tuff su quell'insperato tesoro culinario ma, proprio nello stesso momento

ebbe la medesima idea anche un grosso leone che non mangiava da alcuni giorni. I due si

trovarono faccia a faccia e si studiarono con espressione rabbiosa.

Questo cesto appartiene a me!" Url l'orso.

"Bugiardo!" Rugg il leone infuriato.

In men che non si dica esplose una lotta terribile tra i contendenti i quali si azzuffarono

insultandosi senza riserva. Intanto, poco distante, una giovane volpe passeggiava

tranquilla per il bosco occupandosi delle proprie faccende. All'improvviso venne attirata da

insolite urla e si avvicin al luogo di provenienza per scoprire di cosa si trattasse.

Appena vide i due animali impegnatissimi a lottare come matti ed il cesto di cibo

abbandonato vicino a loro, le balen un'idea. Quatta, quatta si avvicin al paniere, lo

afferr e fuggi via andando a mangiare in pace in un luogo sicuro.

Quando, sia il leone che l'orso, sfiniti per l'estenuante baruffa sostenuta, decisero di

spartirsi le provviste dovettero fare i conti con un'amara sorpresa. Il cesto era sparito e al

suo posto trovarono unicamente le impronte di una volpe, sicuramente molto furba!

La volpe e il leone - Esopo

Quella mattina una volpe se ne andava tranquilla per i prati rifioriti dopo la brutta stagione

invernale. I profumi della natura le solleticavano le nari accarezzandole la fantasia,

permettendole di sognare paesi lontani, belli e sconosciuti.All'improvviso la sua attenzione

venne richiamata da un violento ruggito.Era un verso che non aveva mai sentito e,
terrorizzata, fugg a nascondersi dietro ad un cespuglio. Da li pot vedere, riparata tra le

foglie, il terribile animale che aveva emesso quel suono: si trattava di un leone, una bestia

a lei sconosciuta. Spaventata, la povera volpe, scapp via il pi velocemente

possibile.Trascorsero un paio di giorni tranquilli dopo quel brutto incontro che sembrava

quasi essere stato dimenticato, quando, d'un tratto, la piccola volpe si imbatt ancora nel

leone.Questa volta il Re della foresta le apparve proprio davanti ostacolandole il cammino.

Essa, impaurita, inizi a tremare come una foglia senza tuttavia fuggire ma rimanendo

ferma al suo posto fino a quando il leone non si fu allontanato.La terza volta che la volpe si

imbatt in quel grosso e possente animale dal risonante ruggito, scopr che il proprio

timore nei suoi confronti andava pian piano assopendosi.Cos, durante il successivo

incontro con il leone, si dimostr molto pi calma e riusc persino a guardarlo bene dentro

agli occhi salutandolo con un cordiale 'buongiorno!".Infine, quando ebbe ancora modo di

vederlo, la volpe prov a parlargli e riusc finalmente a scoprire in lui doti come il coraggio

e l'intelligenza.Da quel giorno non si stanc mai di ascoltarlo sicura che, dall'esperienza di

un animale cos astuto e bravo cacciatore, avrebbe tratto solo vantaggi.

Il gallo e la volpe - La Fontaine

Sul ramo di un albero stava in vedetta un vecchio gallo accorto e scaltro. - Fratello - disse

una volpe facendo la voce dolce - noi non siamo pi in guerra. Questa volta abbiamo fatto

la pace generale: vengo ad annunziartelo. Scendi che ti voglio abbracciare; fa' presto per

piacere, perch debbo partire oggi, e fare almeno quaranta miglia. Tu e i tuoi potrete star

dietro ai vostri affari senza alcun timore; noi collaboreremo con voi come fratelli. Potete

fare i fuochi artificiali dalla gioia, fin da questa sera, e intanto vieni a ricevere il bacio

d'amore fraterno. - Amico - rispose il gallo - non avrei mai potuto apprendere una notizia

pi dolce e pi bella di questa su questa pace; e averla datemi raddoppia la gioia. Vedo

due levrieri: credo siano corrieri mandati a dare questo annuncio; sono veloci e saranno

qui tra un momento. Scendo: cos potremo abbracciarci tutti, l'un l'altro. - Addio - disse la
volpe. - La strada che debbo fare lunga. Festeggeremo il successo della vicenda un'altra

volta. Subito la furbacchiona se la svign, si mise al sicuro, delusa del suo tranello. E il

nostro vecchio gallo si mise a ridere tra s della sua paura: perch un doppio piacere

ingannare l'ingannatore.

La volpe e il caprone - Leonardo da Vinci

Una volpe era caduta in un pozzo e non poteva pi uscirne. Un caprone assetato viene

allo stesso pozzo guarda dentro e la vede: - E' buona quest'acqua? Era la fortuna inattesa.

- Se buona! Scendi gi, amico mio! Scendi: una delizia! E quello stordito si caccia gi e

beve sino a saziarsene. Quando ebbe bevuto, si guard intorno. - E ora come si fa a

risalire? - Gi, un affaraccio; ma c' un modo di salvare te e me. Guarda: tu appoggi i

piedi davanti, cos, in alto, contro il muro, e rizzi le corna; io m'arrampico e poi ti tiro su. Va

bene? - Facciamo pure cos rispose quel bonaccione; e cos fece. La volpe, saltando lesta

lungo le gambe, le spalle e le corna del suo compagno, si trov subito al collo del pozzo; e

gi se ne andava. - Oh, - grid il malcapitato - te ne vai? E cos mi tradisci? La volpe si

rivolt verso di lui : - Se tu avessi tanti ragionamenti nella testa quanti hai peli sotto il

mento non saresti sceso gi, prima d'aver pensato al modo di risalire.

La volpe e la gazza - Leonardo da Vinci

Una volpe affamata capit, un giorno, sotto un albero dove s'era posato un branco di

gazze rumorose. La volpe, nascosta, incominci ad osservarle, e si accorse che quegli

uccelli erano sempre in cerca di cibo e non avevan paura di posarsi e di beccare

nemmeno sulle carcasse degli animali. Proviamo disse fra s la volpe. Piano piano, senza

farsi sentire, si mise lunga distesa, restando immobile, a bocca aperta, come se fosse

morta. Dopo un po' una gazza la vide e subito si butt gi dall'albero. Si avvicin alla

volpe, e, credendola morta, incominci a beccarle la lingua. Cosi lasci la testa nella
bocca della volpe come in una tagliola.

L'asino vestito della pelle del leone e la volpe - Tolstoj

Un asino si mise addosso la pelle di un leone e andava attorno seminando il terrore fra

tutte le bestie. Vide una volpe e volle provarsi a far paura anche a lei. Ma quella, che per

caso aveva gi sentito la sua voce un'altra volta, gli disse: - Sta pur sicuro che, se non ti

avessi mai sentito ragliare, avresti fatto paura anche a me -. Cosi ci sono degli ignoranti

che, grazie alle loro fastose apparenze, sembrerebbero persone importanti, se la smania

di parlare non li tradisse.

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FAVOLE SUGLI UCCELLI

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Il Pavone - Leonardo

Il contadino part, dopo aver chiuso la porta del cortile. Sperava di ritornare presto, ma i

giorni passavano senza che lui si facesse vedere. Gli animali del cortile avevano fame e

sete; perfino il gallo non cantava pi. Stavano tutti immobili, per non consumare le forze,

sotto l'ombra di una pianta. Soltanto il pavone, anche quel giorno, si lev barcollando sulle

zampe, apri a ventaglio la sua grande e variopinta coda, e incominci a passeggiare avanti

e indietro. - Mamma - domand una magra gallinella alla chioccia - perch il pavone fa la

ruota tutti i giorni? - - Perch vanesio, figlia mia; e l'ambizione un vizio che scompare

soltanto con la morte -.

Il cigno - Leonardo

Il cigno pieg il flessuoso collo verso l'acqua e si specchi a lungo. Allora capi la ragione

della sua stanchezza, e di quel freddo che gli attanagliava il corpo facendolo tremare come

d'inverno: con assoluta certezza egli seppe che la sua ora era suonata e che bisognava

prepararsi a morire. Le sue piume erano ancora bianche come il primo giorno della sua

vita. Era passato attraverso le stagioni e gli anni senza macchiare la sua veste

immacolata; ora poteva anche andarsene, concludere in bellezza la sua vicenda. Alzando

il bel collo, si diresse lento e solenne sotto ad un salice, dov'era solito riposarsi durante la

calura. Era gi sera. Il tramonto tingeva di porpora e di viola l'acqua del lago. E nel grande

silenzio che gi scendeva tutto intorno, il cigno incominci a cantare. Mai aveva trovato,

prima di allora, accenti cos pieni d'amore per tutta la natura, per la bellezza del cielo,

dell'acqua e della terra. Il suo canto dolcissimo si sparse nell'aria, velato appena di

nostalgia, finch piano piano si spense, insieme all'ultima luce dell'orizzonte. - il cigno -

dissero commossi i pesci, gli uccelli, tutti gli animali del prato e del bosco - il cigno che
muore. -

I tordi e la civetta - Leonardo

- Siamo liberi! Siamo liberi! - gridarono un giorno i tordi, vedendo che l'uomo aveva

catturato la civetta. - Ora la civetta non ci fa pi paura. Ora dormiremo tranquilli. - La

civetta, infatti, era caduta in un'imboscata, e l'uomo l'aveva rinchiusa in gabbia. - Andiamo

a vedere la civetta in prigione - dicevano i tordi volando e cantando intorno alla gabbia

della loro avversaria. Ma l'uomo aveva catturato la civetta con un altro scopo, ossia quello

di prendere i tordi. Infatti, la civetta fece subito alleanza col suo vincitore il quale, dopo

averla legata per una zampa, la metteva ogni giorno bene in mostra sopra un trespolo. I

tordi, per vederla, si precipitavano sugli alberi vicini, dove l'uomo aveva nascosto le sue

canne impaniate. E i tordi, anzich perdere la libert come la civetta, perdevano la vita.

Questa favola detta per tutti quelli che si rallegrano quando qualcuno, che conta pi di

loro e su di loro, perde la libert. Perch il vinto, quando importante, diventa presto

alleato o strumento del vincitore, mentre tutti quelli che, prima, dipendevano da lui, cadono

sotto un nuovo padrone, e insieme alla libert perdono, spesso, anche la vita.

Il testamento dell'aquila - Leonardo

Una vecchia aquila reale, che viveva da molti anni solitaria sopra un'altissima roccia, sent

che l'ora della morte era vicina. Con un grido possente chiam i suoi figli che vivevano

sulle rocce sottostanti, e quando furono tutti riuniti intorno a lei li guard uno per uno e

disse: - Io vi ho nutriti ed allevati perch, fino da piccoli, siete stati capaci di guardare il

sole. Ho lasciato morire di fame i vostri fratelli che non sopportavano la sua vista. Perci

voi siete degni di volare pi in alto di tutti gli uccelli. Chi non vuol morire non si accosti mai

al vostro nido. Tutti gli animali devono temervi, e voi non farete alcun male a chi vi rispetta,

ma gli lascerete mangiare gli avanzi delle vostre prede. Ora io sto per lasciarvi, ma non
morir qui nel mio nido. Voler in alto, fin dove mi porteranno le ali; mi protender verso il

sole come se dovessi andare da lui. I suoi raggi infuocati bruceranno le mie vecchie

penne, precipiter verso la terra, cadr dentro l'acqua. Ma da quell'acqua, per miracolo,

rinascer un'altra volta, ringiovanita, pronta a ricominciare una nuova esistenza. Cos la

natura delle aquile, il nostro destino. - Detto questo l'aquila reale spicc il volo: maestosa e

solenne ruot intorno alla roccia dove stavano i suoi figli; poi, all'improvviso, punt diritta

verso l'alto, per bruciare nel sole le sue ali ormai stanche.

Il pellicano - Leonardo

Quando il pellicano part per andare in cerca di cibo, un serpente, ben nascosto fra i rami,

cominci a muoversi verso il nido. I piccoli dormivano, tranquilli. Il serpente si avvicin, e

con un lampo malvagio negli occhi inizi la strage. Un morso velenoso a ciascuno, e i

poveretti passarono immediatamente dal sonno alla morte. Soddisfatto il serpente ritorn

nel suo nascondiglio, per godersi il ritorno del pellicano. Infatti, di l a poco, l'uccello ritorn.

Alla vista di quella strage incominci a piangere, e il suo lamento era cos disperato che

tutti gli abitanti della foresta lo ascoltavano commossi. - Che senso ha ora la mia vita

senza di voi? - diceva il povero padre guardando i suoi figli uccisi. - Voglio morire anch'io,

come voi! - E col becco incominci a lacerarsi il petto, proprio sopra il cuore. Il sangue

sgorgava a fiotti dalla ferita, bagnando i piccoli uccisi dal serpente. Ma,' ad un tratto, il

pellicano, ormai moribondo, trasal. Il suo sangue caldo aveva reso la vita ai suoi figlioli; il

suo amore li aveva resuscitati. E allora, felice, spir.

Il cardellino - Leonardo

Quando ritorn nel nido, con un piccolo verme in bocca, il cardellino non trov pi i suoi

figlioli. Qualcuno, durante la sua assenza, li aveva rubati. Il cardellino incominci a cercarli

dappertutto, piangendo e gridando; tutta la selva risuonava dei suoi disperati richiami, ma
nessuno gli rispondeva. Un giorno un fringuello gli disse: - Mi pare di aver visto i tuoi figlioli

sulla casa del contadino. - Il cardellino part, pieno di speranza, e in breve tempo arriv

alla casa del contadino. Si pos sul tetto: non c'era nessuno. Scese sull'aia: era deserta.

Ma nell'alzare la testa vide una gabbia appesa fuori dalla finestra. I suoi figlioli erano li

dentro, prigionieri. Quando lo videro, aggrappato alle stecche della gabbia, si misero a

pigolare chiedendogli di portarli via; e lui cerc di rompere col becco e con le zampe le

sbarre della prigione, ma invano. Allora, con un gran pianto, li lasci. Il giorno dopo, il

cardellino torn di nuovo sulla gabbia dov'erano i suoi figli. Li guard. Poi, attraverso le

sbarre, li imbocc uno per uno, per l'ultima volta. Infatti egli aveva portato alle sue creature

il tortomalio, che era un'erba velenosa, e i piccoli uccellini morirono. - Meglio morti - disse -

che perdere la libert. -

Il falcone e l'anatra - Leonardo

Ogni volta che andava a caccia d'anatre, il nobile falcone si arrabbiava. Quelle anatre

riuscivano quasi sempre a beffarlo, tuffandosi sott'acqua proprio all'ultimo momento, e

restando sommerse pi di quanto lui potesse rimanere sospeso in aria ad aspettarle.

Anche quella mattina il falcone decise di ritentare. Dopo aver fatto molte ruote ad ali aperte

per studiare la situazione, e dopo aver bene individuato l'anatra da catturare, il nobile

rapace piomb gi come un bolide. Ma l'anatra, pi svelta, si tuff a capofitto. - Questa

volta ti vengo dietro - grid il falcone infuriato, e si tuff anche lui. L'anatra, vedendolo

sott'acqua, fece un guizzo, risal, spieg le ali e si mise a volare. Il falcone, con le penne

bagnate, non riusc a prendere il volo. Passandogli sopra, l'anatra gli disse: - Addio,

falcone! Io nel tuo cielo ci so stare, ma tu, nella mia acqua, affoghi! -

Il corvo malato - Esopo

Tempo fa un cucciolo di corvo assai vivace e irrequieto se ne andava a zonzo tutto il


giorno sbirciando in faccende che non lo riguardavano. Ficcava il becco in ogni cosa e non

perdeva l'occasione di fare scherzi o dispetti ad ogni animale.

Quel mattino per, la sua monelleria lo spinse a compiere ci che non avrebbe mai dovuto

fare. Si intrufol infatti in una piccola casa situata al limitare del bosco e lesto, lesto rub

un bel pezzo di carne sistemato sul davanzale della finestra spalancata. Per sua sfortuna il

contadino fece in tempo ad accorgersi del furto e, senza esitare, colp il corvo con una

pietra.

Ecco fatto! Il ladro fu colpito in pieno.Quel pezzo di carne gli cost caro!

Ferito e spaventato il corvetto se ne torn al nido volando piano per il male, quindi si sdrai

sfinito tra le braccia della sua cara mamma. Questa, disperata per le condizioni del figliolo,

scoppi in lacrime sfogando la propria preoccupazione.

"Oh, mammina!" Disse il cucciolo "Prega il Signore per me affinch guarisca la mia ferita".

La corva colma di tristezza rispose: "Povero piccolo mio, come puoi chiedere al Cielo un

miracolo se non ti sei nemmeno pentito del male commesso?"

Solo in quel momento il corvetto comprese la sua colpa e giur a se stesso di non rubare

mai pi in vita sua.

Fortunatamente la ferita riportata durante la scorribanda alla fattoria si rimargin in fretta e

il cucciolo riacquist le forze.

Quando fu completamente guarito pot tornare a svolazzare tra gli alberi ma, ricordandosi

della promessa fatta, da quel giorno non tocc pi ci che non gli apparteneva. Aveva

imparato a sue spese il significato della parola "furto".

L'aquila e lo scarafaggio - Esopo

Un'aquila inseguiva una lepre per catturarla. Questa non sapeva come trovare aiuto; cos,

visto uno scarafaggio, il solo essere in cui il caso la fece imbattere, si diede a supplicarlo.

Lo scarafaggio la rassicur e, appena l'aquila gli si avvicin, prese a scongiurarla perch

non gli portasse via la povera lepre. Ma l'aquila non si cur di quel piccolo insetto nero e
divor la lepre proprio sotto i suoi occhi. Memore dell'offesa, lo scarafaggio, da allora,

prese a seguire l'aquila con costanza: osservava i luoghi dove quella faceva il nido e

deponeva le uova; volava al nido, si posava sulle uova e le faceva rotolare provocandone

la rottura.

Cacciata da tutti i luoghi, l'aquila un giorno si rivolse a Giove e lo preg di procurarle un

luogo sicuro, dove poter fare le sue covate. Giove le permise di deporre le uova nel proprio

grembo. Ma lo scarafaggio ide uno stratagemma: fece una pallottola di sterco, vol sopra

il grembo di Giove e ve lo lasci cadere.

Il dio, per liberarsi da quella sporcizia, si alz in piedi con uno scatto e, senza rendersene

conto, fece cadere a terra le uova. Da quel tempo, si dice che nella stagione in cui

appaiono gli scarafaggi le aquile non facciano il nido.

Il Nibbio che voleva nitrire - Esopo

Il nibbio, durante il primo periodo della sua esistenza, aveva posseduto una voce, certo

non bella, ma comunque acuta e decisa. Egli, per, era sempre stato nutrito da una

incontenibile invidia di tutto e di tutti. Sapeva di essere imparentato con l'aquila, ma

questo, invece di costituire un vanto, non faceva altro che alimentare la sua gelosia: capiva

di essere inferiore e si rodeva dalla rabbia per questo. Invidiava gli uccelli variopinti come il

pappagallo e il pavone, lodati e vezzeggiati da tutti. Inoltre, si mostrava sprezzante nei

riguardi dell'usignolo, dicendo tra s: "S, ha una bella vocetta ma troppo delicata e

romantica! Roba da donnicciole! Se devo cercare di migliorare la mia voce certamente non

prender come esempio questo stupido uccello. Io voglio una voce forte, che si imponga

sulle altre!"

Era un bel giorno di primavera. Il nibbio se ne stava tranquillamente appollaiato sopra un

ramo di faggio, riparato dalle fresche fronde della pianta. Inaspettato, giunse un cavallo

accaldato che, cercando un po' di refrigerio, and a riposarsi all'ombra dell'albero.

Sdraiandosi con l'intenzione di fare un sonnellino, l'equino, inavvertitamente si punse con


un cardo spinoso e, dal dolore, lanci un lungo e acutissimo nitrito.

"Oh, che meraviglia!" Esclam il nibbio con entusiasmo. Questa la voce che andrebbe

bene per me: acuta, imponente e inconfondibile!"

Il nibbio cominci da quel mattino, ad esercitarsi nell'imitazione di quel verso meraviglioso.

Prov e riprov scorticandosi la gola, ma inutilmente. Quando, dopo molti tentativi senza

successo, si rassegn a tornare alla sua voce originale, ebbe una brutta sorpresa: gli era

sparita a furia di sforzarla! Cosi dovette accontentarsi di emettere un suono insignificante e

rauco per tutta la vita!

Il nibbio e il serpente - Esopo

Un giovane serpentello se ne andava tranquillo strisciando fra una pietra e l'altra,

godendosi i caldi raggi del primo sole primaverile. L'aria era tiepida e carica di un buon

profumo di fiori e ogni animale si sentiva rasserenato da quel clima dolce. Il piccolo

serpente si muoveva piano nel prato quando all'improvviso una spaventosa ombra si

proiett sul suo cammino. L'animale preoccupato alz il testino per guardare da dove

provenisse la macchia scura e solo allora scopri che un terribile nibbio stava puntando

dritto dritto su di lui!

Il poverino non ebbe nemmeno il tempo di scappare perch in un lampo il volatile gli

piomb addosso afferrandolo con il becco. Il serpente fu, cos, sol levato in cielo da quel

rapace che, senza avere piet per le sue grida vol via il pi velocemente possibile.

"Lasciami andare!" Implorava lo sfortunato animaletto "Non ti ho fatto niente!" Ma il nibbio

non l'ascolt neppure.

A quel punto il serpentello si rivolt su se stesso e con un'abile mossa diede un morso al

suo nemico. Finalmente il volatile colpito dal veleno della sua preda fu costretto ad aprire il

becco liberando il serpente che cadde a terra senza farsi male Il nibbio invece, con la vista

annebbiata e senza pi forze a causa del morso velenoso, precipit sul terreno a peso

morto riportando parecchie ferite. Quando il volatile era ancora stordito, il serpentello gli si
avvicin e gli disse: "Ben ti sta! Io non volevo farti del male ma tu mi ci hai costretto e

adesso ne paghi le conseguenze!"

Trascorsero due giorni interi prima che il nibbio potesse riprendere a volare ma, a partire

da quella volta egli si tenne sempre ad una certa distanza da tutti i serpenti!

La cornacchia e la brocca - Esopo

Una cornacchia, mezza morta di sete, trov una brocca che una volta era stata piena

d'acqua. Ma quando infil il becco nella brocca si accorse che vi era rimasto soltanto un

po' d'acqua sul fondo. Prov e riprov, ma inutilmente, e alla fine fu presa da disperazione.

Le venne un'idea e, preso un sasso, lo gett nella brocca.

Poi prese un altro sasso e lo gett nella brocca.

Ne prese un altro e gett anche questo nella brocca.

Ne prese un altro e gett anche questo nella brocca.

Ne prese un altro e gett anche questo nella brocca.

Ne prese un altro e gett anche questo nella brocca.

Piano piano vide l'acqua salire verso di s, e dopo aver gettati altri sassi riusc a bere e a

salvare la sua vita.

L'aquila e la civetta - La Fontaine

La civetta, quando vide schiudersi nel suo nido le uova, si sent il cuore pieno di felicit e

d'orgoglio: - Quanto sono belli i miei cinque civettini! - pensava, guardandoli commossa

con i suoi tondi occhi gialli. Chiunque li vedesse, resterebbe conquistato dalla loro grazia.

Ma, ahim, non posso sentirmi tranquilla, perch troppi nemici li insidiano. Ho timore

soprattutto dell'aquila, che avvista dall'alto qualsiasi preda con il suo sguardo acutissimo.

Decise perci di recarsi lei stessa dall'aquila, per supplicarla di risparmiare il suo

nido.Distribu equamente il cibo nei cinque beccuzzi spalancati dei suoi civettini, e, rivolto
loro un ultimo sguardo affettuoso si diresse, con il cuore pieno d'inquietudine e di timore, al

bosco di querce, in cui la superba aquila aveva il suo quartier generale. Udita la preghiera

della civetta, l'aquila squadr altera la povera madre e le rispose: - Le tue parole mi

commuovono e perci puoi stare tranquilla per tuoi civettini. Ma dimmi, come li

riconoscer? - Oh, - disse la civetta - ci ti sar facilissimo. Sappi che non vi sono uccellini

pi belli di loro. Quando vedrai dei piccoli con gli occhioni dorati con meravigliose piume

soffici, comprenderai subito che quelli sono i miei figli. Un giorno l'aquila, volando in cerca

di preda, giunse al nido della civetta, mentre questa era lontana. Vi gett uno sguardo e

vide cinque uccellini grigiastri che giudic assai brutti e sgraziati. - Questi non sono certo i

civettini - pens - dei quali mi stata decantata la famosa bellezza. Li gherm tra gli artigli

e li port ai suoi aquilotti. Con quanto strazio la povera civetta trov al ritorno il suo nido

devastato.

Il Corvo e i suoi piccoli - Tolstoj

Un corvo aveva fatto il nido , in un'isola. Quando gli nacquero i piccini, pens che sarebbe

stato meglio trasportarli sulla terraferma. Prese tra gli. artigli il figlio pi piccolo e si stacc

dall'isola volando sopra lo stretto. Quando giunse in mezzo al mare, si sent molto stanco:

le sue ali battevano l'aria sempre pi lente. "Oggi io sono grande e forte e porto mio figlio

sul mare perch mio figlio debole" pensava il corvo " quando esso sar cresciuto e sar

diventato forte, mentre io sar debole e vecchio, chiss se mi ricompenser delle fatiche

che io sostengo oggi e se mi trasporter come io faccio, da un luogo all'altro ". Il corvo

decise allora di accertarsi subito e chiese al suo piccolo: - Quando tu sarai forte e io sar

vecchio e debole, mi aiuterai come faccio io ora con te? Mi trasporterai da un luogo

all'altro? Dimmi la verit. Il piccolo corvo vide in basso il mare e, temendo che il padre lo

lasciasse cadere, si affrett a rispondere: - Si, s, ti aiuter, ti trasporter -.

La formica e la colomba - Tolstoj


Una formica era assetata e s avvicin alla riva di un ruscello. Un'onda la invest e la fece

cadere nell'acqua. Una colomba, che passava portando un ramoscello nel becco, vide la

formica in pericolo e le lanci il ramoscello. La formica vi si aggrapp e fu salva. Qualche

tempo dopo, un cacciatore stava per catturare la colomba nella sua rete. La formica gli si

accost e gli morse una gamba. Il cacciatore sussult e si lasci sfuggire la rete dalle

mani. La colomba apr le ali e vol via.

Il corvo e il piccione - Tolstoj

Un corvo osserv che i piccioni vivono comodamente e sono ben nutriti perch l'uomo

pensa a dar loro da mangiare. Si tinse le penne di bianco e penetr in una piccionaia.

Dapprima i piccioni credettero che egli fosse uno di loro e lo lasciarono entrare ma il corvo

si dimentic per un attimo del suo travestimento e gracchi come un vero corvo.

Allora i piccioni lo beccarono e lo buttarono fuori. Ritorn dai corvi, ma questi, spaventati

dalle sue penne bianche, lo cacciarono via, come avevano fatto i piccioni.

Il falco e il gallo - Tolstoj

Un falco, addestrato dal suo padrone, quando costui lo chiamava, veniva a posarsi sul suo

pugno.

Il gallo invece, all'avvicinarsi del padrone, strillava e fuggiva spaventato.

Disse il falco al gallo: - Voi galli siete servi ingrati. Correte dai vostri padroni soltanto

quando avete fame. Noi, invece, uccelli selvatici, siamo ben diversi: siamo pi forti e pi

veloci e non fuggiamo quando gli uomini s'avvicinano. E se ci chiamano, corriamo e ci

posiamo sul loro pugno. Non dimentichiamo ch'essi ci danno da mangiare -.

Rispose il gallo: - Se voi non fuggite all'avvicinarsi dell'uomo, perch non avete mai visto

il falco allo spiedo, mentre noi non vediamo che polli arrosto -.
Il passero - Turghenief

Venivo dalla caccia e camminavo per il viale del mio giardino; il mio cane correva dinnanzi

a me.

Improvvisamente vidi un piccolo passerotto che era caduto dal nido e pigolava

lamentosamente.

Il cane si avvicin ma improvvisamente un vecchio passero cadde come una pietra proprio

davanti al cane e con un grido disperato salt verso quel muso spalancato : si era

precipitato nonostante il suo terrore per salvare il suo piccolo, una forza pi possente della

sua volont lo aveva precipitato abbasso.

Il cane si ferm, pure lui aveva riconosciuto questa forza.

Mi affrettai a richiamarlo, colpito da ammirazione per questo piccolo eroe.

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Favole sul ragno

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Il ragno e l'uva - Leonardo

Un ragno, dopo essere stato per molti giorni ad osservare il movimento degli insetti, si

accorse che le mosche accorrevano specialmente verso un grappolo d'uva dagli acini

grossi e dolcissimi. - Ho capito disse fra s. Si arrampic, dunque, in cima alla vite, e di

lass, con un filo sottile, si cal fino al grappolo installandosi in una celletta nascosta fra gli

acini. Da quel nascondiglio incominci ad assaltare, come un ladrone, le povere mosche

che cercavano il cibo; e ne uccise molte, perch nessuna di loro sospettava la sua

presenza. Ma intanto venne il tempo della vendemmia. Il contadino arriv nel campo colse

anche quel grappolo, e lo butt nella bigoncia, dove fu subito pigiato insieme agli altri

grappoli. L'uva, cos, fu il fatale tranello per il ragno ingannatore, che mor insieme alle

mosche ingannate.

Il Ragno nella buca per la chiave - Leonardo

Un ragno, dopo avere esplorato tutta la casa, di fuori e di dentro, pens di rintanarsi nel

buco della serratura. Che rifugio ideale! Chi lo avrebbe mai scoperto, li dentro? Lui, invece,

affacciandosi sull'orlo della toppa, avrebbe potuto guardare dappertutto senza correre

alcun rischio. Lass diceva fra s, sbirciando la soglia di pietra tender una rete per le

mosche; quaggi aggiungeva scrutando lo scalino ne tender un'altra per i bruchi; qui,

vicino al battente dell'uscio, far una piccola trappola per le zanzare. Il ragno gongolava. Il

buco della serratura gli dava una sicurezza nuova, straordinaria; cosi stretto, buio, foderato

di ferro, gli sembrava pi inattaccabile di una fortezza, pi sicuro di qualsiasi armatura.

Mentre si crogiolava in questi pensieri, gli giunse all'orecchio un rumore di passi: allora,

prudente, si ritir in fondo al suo rifugio. Qualcuno stava per entrare in casa; una chiave
tintinn, s'infil nel buco della serratura e lo schiacci.
Favole sul cavallo

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La fortuna del cavallo - Esopo

Un giorno un cavallo, ricco d'ornamenti, venne incontro a un asino che, stanco e carico

com'era, tard a dargli la via. " Avrei una gran voglia - disse - di fracassarti a calci ".

L'asino non rispose: e con un gemito chiam testimoni gli dei. Pass qualche tempo. Il

cavallo durante una corsa, azzopp e fu mandato a servire in campagna. Appena l'asino lo

vide tutto carico di letame: "Ricordi - domand - che boria e che pompa? Ah? E che n'hai

avuto? Eccoti ridotto alla miseria che prima spregiavi ". I felici che disprezzano l'umile,

sanno essi quale sar il proprio domani?

I due cavalli - Lev Tolstoj

Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro. Il primo cavallo non si fermava mai; ma l'altro

sostava di continuo. Allora tutto il carico viene messo sul primo carro. Il cavallo che era

dietro e che ormai tirava un carro vuoto, disse sentenzioso al compagno: - Vedi? Tu fatichi

e sudi! Ma pi ti sforzerai, pi ti faranno faticare -. Quando arrivarono a destinazione, il

padrone si disse: - Perch devo mantenere due cavalli! Mentre uno solo basta a

trasportare i miei carichi? Meglio sar nutrir bene l'uno, e ammazzare l'altro; ci

guadagner almeno la pelle del cavallo ucciso! -. E cos fece.


Favole sul lupo

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Il lupo e il cane - Fedro

Un lupo magro e sfinito incontra un cane ben pasciuto, con il pelo folto e lucido. Si

fermano, si salutano e il lupo domanda: - Come mai tu sei cos grasso? Io sono molto pi

forte di te, eppure, guardami: sto morendo di fame e non mi reggo sulle zampe. - Anche tu,

amico mio, puoi ingrassare, se vieni con il mio padrone. C' solo da far la guardia di notte

perch non entrino in casa i ladri. - Bene, ci sto. Sono stanco di prendere acqua e neve e

di affannarmi in cerca di cibo. Mentre camminano, il lupo si accorge che il cane ha un

segno intorno al collo. - Che cos' questo, amico? - gli domanda. - Sai, di solito mi legano.

- E, dimmi: se vuoi puoi andartene? - Eh, no - risponde il cane. - Allora, cane, goditi tu i bei

pasti. Io preferisco morire di fame piuttosto che rinunciare alla mia libert.

Il lupo sazio e la pecora - Esopo

Quello era davvero un gran giorno per un lupo rinomato in tutto il contado per la sua

insaziabile fame. Infatti, senza neppure alzare un dito egli era riuscito a procurarsi ottime

prede trovate casualmente a terra perch colpite da qualche cacciatore e si era preparato

un pranzo degno di Re! Il lupo, dopo avere abbondantemente mangiato, si inoltr nella

foresta per fare due passi. Fu cos che incontr una mansueta pecorella la quale,

terrorizzata dal temibile animale notoriamente suo nemico, non riusc neppure a muoversi,

paralizzata dallo spavento. Il lupo, pi per istinto che per altre ragioni, afferr la preda

tenendola stretta, stretta. Ma solo dopo averla catturata si rese conto di essere talmente

sazio da non avere pi alcun appetito. Occorreva trovare una valida giustificazione per

poter liberare quella pecora senza fare brutta figura. " Ho deciso" Disse quindi il lupo "di

lasciarti andare a condizione che tu sappia espormi tre desideri con intelligenza. La
pecorella sconcertata, dopo aver pensato un istante rispose: "B, anzitutto avrei voluto non

averti mai incontrato. Seconda cosa, se proprio ci doveva avvenire, avrei voluto trovarti

cieco. Ma visto che nessuno di questi due desideri stato esaudito, adesso vorrei che tu e

tutta la tua razza siate maledetti e facciate una brutta fine perch mi avete reso la vita

impossibile e avete mangiato centinaia di mie compagne che non vi avevano fatto alcun

male!" Inaspettatamente il lupo, invece di adirarsi come prevedibile, dichiar: "Apprezzo la

tua sincerit. Hai avuto molto coraggio a dirmi ci che realmente pensavi per questo ti

lascer libera!" Cos dicendo liber la pecorella e, con un cenno di saluto, la invit ad

allontanarsi.

I cani si riconciliano coi lupi - Fedro

Dissero i lupi ai cani: - Perch voi, che siete nostri simili in tutto, non andate d'accordo con

noi come fratelli? Noi, infatti, non abbiamo nulla di diverso da voi, tranne il carattere. Noi

viviamo in completa libert; voi siete sottomessi agli uomini come servi, sopportate le loro

percosse, portate il collare, simbolo della vostra schiavit, e tenete in custodia le loro

pecore. Per di pi, quando essi mangiano, a voi non riservano che i rimasugli degli ossi. E'

ora di cambiare; abbiate fiducia in noi. Consegnateci tutte le pecore, noi le spartiremo in

comune con voi, per mangiarcele a saziet. I cani, purtroppo, prestarono orecchio a questi

suggerimenti. Ed i lupi, penetrati nell'ovile, sbranarono loro per primi, e poi tutte le pecore.

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