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PRIMA SERIE.
TRATTATI COMPLESSIVI
V01. 1
FISIOCRA TI.
TORINO
cucmroum a con. EDITORI-LIBRAI
4850
TIPOGRAFIA SOCIALE DEGLI AR'I'IS'H.
A GIUSEPPE POMBA
BENEMERITO
DELLA TIPOGRAFIA , DELLA LETTERATURA , DELLA SCI ENZA
DEL PROGRESSO ITALICO
MEDIANTE
LA COLLEZIONE DECLASSICI LATINI, LA STORIA UNIVERSALE
LA BIBLIOTECA E L, ENCICLOPEDIA POPOLARE
PRECIPUE PUBBLICAZIONI
DA LUI CREATE
E CONDOT'IE A FINE CON ALACRITA, NON COMUNE
INSIGNITO
DELL, ORDINE DEL SALVATORE
Cucim POMBA a C.
TRATTATI COMPLESSIVI
DELLA
SCUOLA FISIOCRATICA
QUESNAY,
MERCIER LA RIVIRE, 'IURGOT, DUPONT DE NEMOURS,
BAUDEAU,
- LE TROSNE.
,
preceduti
DA UN AGGUAGLIO STORICO,
e seguiti
DA UN DISCORSO CRITICO SULLA DOTTRINA DEFISIOCRATI,
del
Origine del sistema lisiocratico, I. - Gournay, Il. -Quesnay, sue prime idee econo
miche, III. -Turgot, sul credito e sul valore, IV.-Sul Cristianesimo e sul pro
gresso, ecc., V. - Traduzione del 'I'ucker; articoli dell'Enciclopedia, VI. - lllirabeau,
Lami des hommes, VII. -- Quesnay, Quadro economico, VIII. - Morte di Gournay;
elogio fattone da Turgot. IX. - Scritti di Quesnay, pubblicati da Mirabeau, X. -
Turgot Intendente nel Limosino, Xl. - Mirabeau , Teoria dell'imposta e Filosoa
rurale; Abeillc, sul commercio degrani, XII. --Dupont de Nemours, suo primo
scritto contro Roussel; sui grani, XIII. - Letrosne, Mercier, Baudeau; il Giornale
di Agricoltura; le Eer'neridi del cittadino, XIV. -- Mercier; Turgot, Formazione I
distribuzione delle ricchezze, XV. - Fisiocrozia di Quesnay, pubblicata da Dupont,
. XVI. -Mercier, Lordine naturale; Dupont, Origine e progressi di una scienza
nuova, XVII. - Principii assolutisli de'siocrati; loro discrepanze, XVIIL-Mercier
in Russia, XIX. - Baudeau, Introduzione alla losoa economica; soppressione delle
E'emeridi; Dupont , Ristretta de'principii di Economia politica, e Quadro sinot
tico, XX. - Turgot ministro , suoi atti, sua caduta, XXI. -Morte di Quesnay,
conno di Dnpont; risorgimento e caduta delle Effemeridi; conno di Baudeau;
Mcrcier ritirato; Letrosne, LOrdzrie sociale e LInteresse sociale; morte di Letrosne,
di Turgot, di Mirabeau, di Baudeau , XXII. - Ultimi anni di Dupont, XXIII. -
Fisiocrati esteri, o posteriori, XXIV. -Punti primarii della dottrina de'lisiocrati;
loro merito essenziale XXV.
I. Il gran problema della rigenerazione sociale, che la Francia nel
mezzo del secolo scorso propose e present sotto tanti aspetti diversi,
ebbe fra le altre una fase, di tutte la pi efmera forse, perch rappre
sentava il linguaggio della ragione e del calcolo, assai pi che quello
delle passioni di cui ribollivano i tempi. Un gruppo d uomini illu
minati, onesti e deris, sentivano che una parte , non ultima, delle
umane sciagure e delle commozioni sociali nasconde sempre, sotto le_
loro scorze politiche, o diplomatiche, o religiose, o militari, 0 morali,
un fondo occulto e costante di bisogno materiale , di domestiche an'
gustie, di sussistenza, di povert. Il trionfo del diritto e della libert, i
a cui la losoa dellEnciclopedia apparecchiava un avvenire cos ,i
(1) Per non essere obbli ti a frequentissime citazioni, e non si creda che vo
gliamo impunemente usare i un facile plagio, dichiariamo di esserci molto giovati, nel
com ilaro uesto Ragguaglio, delle biograe sinora pubblicatesiI e con ispecialit di
nel e che urono premess'e all'edizione francese del Guillaumin. Del resto, le indi.
c eremo distintamente nella nota bibliograca che daremo in ne.
XII HAGGUAGLIO STORICO
(1) Josiah Child, oltre alla tendenza liberale delle sue teorie, ha un altro punto d
somiglianza con Vincent. Entrambi vennero dalla mercatura, professione nella quale
le idee, in erronee sul commercio sogliono rifugiarsi, appunto come i pi falsi prin
cipii su le finanze apparten con quasi sempre ai ministri delle nanze. Abbiamo
ha notizie sulle particolarit della sua vita; pare bensl che una ra ida fortuna ab ia
oronato la sua carriera. In una nota del continuatore francese di ry. si cita, come
tfiiglgie dl mercante Child, lord Castlemaine conte di Tilney, e come figlia la duchessa
i un ort.
Ecco il titolo delle due opere che ho citate, e il ragguaglio che ne ha dato
Mac-Culloch :
1.-Nuovo discorso sul Commercio. Prima edizione 1668 (sotto il titolo di Brevi
Osservazioni, ccc.); terza 1690; quinta 1751, Glasgow, in-12.
XIV RAGGUAGLIO STORICO
(t Sir Giosia Child era uno de pi cospicui e (a giudicarne dalla sua opera) de pi
illuminati mercanti del suo tempo. L'argomento, con cui dimostra che le colonie non
possono spopolare la madre-patria, cosi decisivo come se fosse uscito dalla penna
di Malthus; e i ragionamenti in difesa della naturalizzazionc degli ebrei rivelano una
intelligenza grandemente superiore agli errori del tempo. Vi sono inoltre diverse ec
cellenti osservazioni sulle leggi contro i caparratori ei rivenditori, su quelle che ten
dono a limitare il numero egli apprendisti, ed impedire lesportazione demetalli;
sulle corporazioni privilegiate, ecc. n.
Taluni de principii di Lhild sono cosi saggi e cosi energicamente es ressi, che preu
dono laspetto di massime. Per esempio, in fatto di popolazione, egi vigorosamente
dice: Quant' l'occupazione che noi diamo al popolo, tant la possibilit della sua
esistenza . Nel notare linelficacia delle leggi per impedire la clandestina esportazione
della lana, dice: a Chi pu vendere a minor prezzo, non mancher mai di vendere.
per un mezzo od un altro, ad onta dogni legge contraria, e d'o ni potenza di mare
o di terra; tale la forza, la scaltrezza, la violenza, con cui i corso generale del
commercio procede a. In un altro luogo, rischiarando il principio di mutua dipen
danza in i diversi rami dinduslria: La terra ed il commercio son due gemelli,
crescono e declinano insieme: non pu venir male al traffico senza che la terra se
ne risenta, non pu soffrire la terra senza. che il traffico soffra . E con molta verit
soggiunge: La pazzia di mostrarsi negligente nel succhiare le mammelle dellin
dustria, non ha biso no di essere dimostrata . -
Il difetto radica e del trattato diChild consiste nell'essersi accinto a dimostrare i
vantag i che e li derivava dal ribasso legale dell'interesse, al 4 10. A questo errore
fu con otto da la sua ammirazione verso il sistema desav olandesi; e nellavere
preso il basso interesse di Olanda come causa principale della sua ricchezza, quand'era
in verit non altro che effetto dellaltezza comparativa delle loro imposte .
2. -Tral!ato dove si dimostra che il commercio delle Indie Orientali il pi na
zionale di tutti i commerci esterni (da qutomfpt; ). ln-fl", Londra 1681.
lt Unacre controversia I'u agitata alcuni anni avanti il 1700 riguardo alla importa
zione delle_seterie e cotonerie provenienti dalle Indie Orientali. Coloro che desidera
vano impedirne lenlrata, ebbero ricorso a tutti gli argomenti soliti ad addursi in simili
occasioni; affermando che avrebbero rovinato le maniI'atture nazionali, portato via il
danaro delllu hilterra, ed impoverito il paese. I mercanti e tutti gli interessati nel
commercio delle Indie, non potevano lasciar trascorrere neste massime senza attac
care i prineipii su cui ai loudavano, e sostenere in vece e e il vero prolitto del paese
stava nel comprare le merci dovunque si trovasse il miglior mercato. Questo sano
principio in perci consacrato in parecchie petizioni che glimmettitori di mercanzie
indiane presentarono al Parlamento, e fu raorzato da diverse pubblicazioni, delle quali
una questa che abbiamo citata e che si attribuisce a Child (Mao-Culi. Litt. of
poi. Econ; e Imrod. a Smith).
(I) Si veggano i cap. 6, 7", 10, il del lib. I. e i capi 1', 2, 5 del lib. Il.
Nessuno autore moderno ha avuto il buon senso di esprimere l'assurdit delle do
SULLA SCUOLA FISIOCRA'I'ICA. XV
gane col paragone seguente, che vi si leg e nel cap. 13": Cest une a aire bien
chatouilleuse que de se meltrc une corde au 00 , por lequel doitenlrer tenta a mani
ture dans le corps.
Nel 1746 a nome de due fratelli De Witt, {u pubblicata dal Dr. Campbell in Londra
unaltra opera sotto il seguente titolo: Il vero interesse, a le massime liliche della
repubblica di Olanda, di Giov. De Wilt, un vol. in-8: ma Mac-Cul och assicura,
sopra una comunicazione l'attagli dal prof. Ackersdych di Utrecht, che il vero autore
gi qusta compilazione il sig. Delacourt, intimo amico del De Witt. (Lilter. ofpol.
C071. . .
(l) 1752. -Anche lopera di Tom. Culpeper (A Traclagainst the high rate of usury)
si crede tradotta da Cournay, e per tale le d Turgot. Non vi e ci dubbio che il
Saggio sullo stato del commercio inglese, traduzione un po libera el Cary, che poi
fu voltata in italiano da Genovesi, sia opera di Butel Dumont, ma aiutato da Gournay.
E nelle Considerazioni sul commercio di Clicquot Blervache , vuolsi che abbia posto
per lo meno unellicace direzione.
XV] RAGGUAGLIO STORICO
fortuna, e nella sua salute, nel 4758 fu alla fine costretto di ritirarsi;
c un anno appresso mori, ai 27 di giugno.
Questi pochi ragguagli mostrano che la carriera di Gournay fu
troppo breve e modesta per potere far epoca negli annali francesi ;
ma il titolo che esso ha alla gratitudine degli economisti non e men
solido, per essere rimasto occulto e presto obbliato.
Egli port in patria un sistema didee, che non erano solite cir
colare nellamministrazone francese. Partendo daprincipii pi ovvii
dellindole umana e della natura del trafco, di deduzione in dedu
zione, giungeva a fare man bassa sul grottesco edicio di regolamenti,
di vincoli, di tariffe, di proibizioni, di premii, ne quali si faceva. al-'
lora, ben pi che adesso, consistere tutto il sapere economico e finan
ziero. Libert di lavoro, in tutto e per tutti, concorrenza illimitata
ed assoluta ne prezzi del mercato, parsimonia nelle imposte, nessuna
ingerenza governativa al di la de limiti di una giustizia uguale e
permanente per tutte le classi, e'per tutti gli uomini, nessun privi
legio o monopolio consentito in favore di un lavoro , di una casta ,
di una speciale produzione; nessuna avversione -o gelosia verso lo
straniero industrioso e pacifico, e per dir tutto in breve, il famoso
Lasciate fare, lasciate passare (1): ecco le dottrine che Gournay pu
triva in suo cuore, metteva per base a suoi ragionamenti, si sforzava
di propagare nel cerchio delle sue amicizie, professava avanti ai suoi
amministrati, tentava per quanto in lui fosse d insinuare negli atti
dellufcio suo, e facea servire di norma alle osservazioni raccolte
nella visita delle provincie, che aveva ufficialmente eseguita. La ri
putazione che gli veniva di giorno in giorno crescendo , la nettezza
della sua parola, la forza logica. de suoi argomenti, la novit mede
sima delle idee, in un momento in cui ogni novit dava a sperare un
avvenire men tristo che il doloroso passato della reggenza, scossero
lattenzione degli uomini che seriamente pensavano alle sorti future
della nazione francese, la coneentrarono sul tema degli interessi ma
leriali, la misero in quella specie di fermentazione che dallora in poi
si riprodusse in tutte le quistioni pi gravi, n fu pi possibile di
acquetarsi, sebbene due volte fosse stata per brevi intervalli assopita,
sotto lazione di due potenze che si somigliano da molti punti di vista,
la demagogia e il dispotismo.
III. Tra gli amici che lasciava Gournay erano Quesnay, Turgot,
Dupont de Nemo'urs, Mirabeau.
_(l) Lorigine di questa massima, ora divenuta proverbiale, rimonta sino all'epoca
il: polgrt. Gournay la imit dal Lat'ssez-nous faire, detto da Legandre al ministro di
uigl .
SULLA SCUOL.\ FISIOCRATICA. XVII
(l) Un v_ol: in-8, anonimo. Quest'opera che, nella ines licabile biograa del Blan
qui, non Sl trova citata, una delle pi importanti pub licazioni sul commercio in
generale, e su quello de'grani in particolare, che meno apparse avanti agli scritti degli
Economisti. Mac-Culloch, che gliene ha dato la debita lode, ha poi riportato per intero
un bel tratto. nel quale il rincipio della popolazione si trova spiegato con tanta pre
cisione e facilit, da cre crlo divenuto famigliare in quel tempo, cio circa 50 anni
avanti di Malthus.
XX RAGGUAGLIO STORICO
(i) Appartengono a nesta medesima epoca i seguenti lavori di Turgot, che non erano
destinati alla pubblicit . ma che tutti sorprendono per la vastit delle conoscenze e l'a
cume delle riessioni:
1850. Due lettere contro il sistema di Berkeley ed Osservazioni sull'opera di tlaupertuis
intorno allorigine delle lin e.
1750. Disegno duna Geograa o itica.
i751. Letteraa lllad. de Gra l ny sul manoscritto delle Lettere peruviana.
Questi scritti si trovano tutti nel edizione Gnillaumin. Dellnltimo, che il pi impor
tante, riferiamo laccurato udizio che ne ha dato Eugenio Daire, nella notizia storica
che ha premesso a quella e izione.
Le Osservazioni a Mad. dc Gra/figny, presentano un vivo interesse sotto il riguardo
della losoa sociale rofessata da Turgot. Abbozzate a proposito di un romanzo, il cui
disegno era imitato da le Lettere persiane, mostrano uno vscrittore che aveva gi deprin
cipii stabiliti sulle qnistioni pi gravi, ed un libero pensatore che non avrebbe mai con
luso la losoa collarte spregevole di abusare della ragione per far discendere lnomo
a livello del bruto, e scalzare dalla radice tutte le credenze utili al ben essere ed al pro
grosso dellumanitti. Turgot si pronunzia con energia per la necessita della disuguaglianza
di condizioni tra gli uomini; e parla de costumi, dell'educazione, del matrimonio, da
uomo di stato ad un tempo, e da uomo onesto. Egli conclude colle seguenti parole,
sopra un tema che stava per fornire a Rousseau la materia di tanta eloquenza, di tante
contraddizioni, edi tanti paradossi : a linegnaglianza non mica un male; una for
tuna per gli uomini, un benecio di colui che ha, con tanta bont e sapienza, pesato
a tutti gli e ementi che entrano nella composizione del cuore umano. Dove mai sarebbe
la societ se le cose non andasser cosi, se ciascuno lavorasse il suo piccolo campo?
Ciascuno dovrebbe colle proprie mani fabbricarsi la casa, e cncirsi i vestiti: ciascuno
sarebbe ridotto a se solo ed alle sole produzioni del piccolo terreno che il circondasse.
Di che cosa vivrebbero gli abitanti de paesi che non producono grano? Chi trasporto
rebbe le produzioni da un paese ad un altro? Il pi meschino campagnolo gode di un
a gran numero d'agiatezze, che vengono spesso dalle pi remote contrade. lo prendo il
a pi male fornito: mille mani, forse cento mila, han lavorato per lui. La distribuzione
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXV
Acadmies et autres socite's saoantes des provinces. (E il progetto di una statistica agraria);
3 (Nel tomo V). Me'moire swr lAgricuIture, pour concourir au pria: annoncc et propose
par la Socie'le' dAgriculture de Berne pour I'onne'e 1759; ,
4 Ewlrail des sia: emiers livres d'un outmge anglais, intilule': Cours complet d'Eco
nomie rustique (di Hale);
5 Itponse lEssaz' sur les ponls et chausse'es, Ies ooi'ries et le: corvc'es;
6 Tableau conomi'gue de Ouesnay ewpliqu;
7 Lettra dun ingenieur de province ( un inspecteur des ponls et chaussdes sur les
coi-vece;
8 Rponse d'un major-intendanl de province sur la milice.
{1),Eugenio Daire credeche lallusione di_quest_o tratto sia diretta centro Forbonnais.
come quello che, facendosi avversario de lisiocrali, attmsc ne loro libri ci che vi ha di
meglio nesuoi.
\
(l) lo avrei ristampato in fronte a questo volume il bel lavoro di Eugenio Daire, dato
come Introduzione a tisiocrati delledizione di Guillaumin, se non fossi convinto che,
malgrado il suo incontrastabile merito, sarei stato costretto ad apporvi molte e non brevi
annotazioni. F. F.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXXI
_(I) _Le Massime furono pubblicate per intero da Mirabeau. Quanto alle Note, esse, al
dire di Dupont de Nemours, nol furono che in gran parte , c rifuse in una Spiegazione
del Quadro economico, composta da Mirabeau e pubblicata nel suddetto volume dell'Ami
des hommes.
XXXII ltAGGUAGLlO STORICO
Econom. TOMO I. - C.
XXXIV RAGGUAGLlO STORICO
(1) L'edizione Guillaumn ha riunito nel secondo volume i Lavori relativi alla care
stia del1770 e 1771 nella generalit di Limoges. Sarebbero una lettura degna di venire
caldamente raccomandata a molti pubblici amministratori, ed a molti rappresentanti del
popolo.
(9.) Thorie de IImpt. (Anom). ln-4, e in-12. 1760 e 1761.
Phz'losophz'e rurale ou Economie gne'rale et politt' ne da l'agricullure rduile lordre
immuable des lois physiques et morales qui ossurent a prospc'rit des empires. - Tre vo
lumi in-12 colla data di Amsterdam.1765 e1761.
(3) Carlo Stefano Pesselier, nato a Parigi nel 1712, morto nel 1763. Era un poeta, ed
un impiegato ncllappalto, e versato nella parte pratica delle nanze. Voltaire nel suo
carteggio con Mad. dArgental si duole della pretensione di Pesselier al governo delle
nanze. Nel 1756 aveva gi scritto in gran fol. : Ide'e gr'nrale des nances, conside're'es
relativement toutcs les matires qui a artiennent cette portion de ladministration.
Nel 1761: Doules proposs lauteur de a The'ora'e de llmpt. ln-12 (Auon.).
(4) Discorso premesso al Quadro economico di Quesnay.
(ti) Luigi Paolo Alieillc, nato a Tolone nel 1719, morto a Parigi nel 1807. Fu ispet
Iore generale delle manifallure, e segretario generale al consiglio di commercio. Abbrac
cio di buonora le dottrine siocraliche. Oltre al Corpo d'osservazioni della societ agra
ria di Bretagna nel 1761 e 1762 , scrisse nel 1765 Letlre dun ngoeiant sur la nature
da commercedcs grains (Anon). Marsiglia. ln-S".
(ti) L'elogio (li Morellct fu fatto da Lcmontey, Acad. n; 17 giugno 1819; le sue 11e
moric sono di un gran pregio, specialmente per la storia letteraria del secolo 18.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXXV
Xlll. Dupont era nato nel i759. Era allet di 25 anni quando
si le conoscere dagli economisti, scrivendo due operette in risposta
ad un libro di Roussel de la Tour, consigliere al Parlamento di
Parigi (I). I due punti capitali della dottrina siocratica furono
da lui caldamente abbracciati in questi primi saggi della sua in
telligenza. Da un lato si sforzava di dimostrare che la terra, per
quanto si vogliano variare le forme e gli oggetti delle pubbliche
imposizioni, sempre quella su cui interamente ricadono; da un altro,
che tutti i dazii doganali, allentrata o alluscita delle mercanzie ,
non possono riuscire che pernieiosi alla nazione. Dupont colla fran
chezza che metteva nelle sue convinzioni,con lo stile appassionato,
mostrava di possedere tutti gli elementi opportuni per apportare alla
scuola tutto lappoggio desuoi talenti , e per mezzo di Seinac de
Meilhan, allora lntendente di Soissons, presso il quale pare che il
giovine economista si trovava impiegato, fu subito messo in rela
zione con Quesnay e Mirabeau, alle cui teoriche doveva poi con
ferire un gran lustro, e di cui doveva essere il superstite estremo
e il difensore costante, fino quasi al secondo decennio del secolo 19.
Un terzo opuscolo sopravvenne , nellanno seguente , a consolidare
quella nuova amicizia; Dupont lesse allAceademia di Soissons , e
poi diede alle stampe, una memoria sulla libert del commercio
degrani (2): argomento che la scuola di Quesnay aveva di buo
nora eccitato, e che poi per lungo tratto di tempo divenne il sog
getto di una guerra accanita, nella quale si svolsero i primi germi
delle antipatie fra la proprieteil capitale. '
(1) Cos che la prima serie veniva poi distinta col titolo di Antica giornale d'Agricoltwra.
XXXVIII RAGGLAGLIO STORICO
di quello chio meriti. Ma se egli vuole assumere questa pena , io non posso che sen
tirmene assai lusingato. Ed in tal caso lo pregherei di fare, nel corpo dell'opera, una
sottrazione necessaria, e che forma duplicazione colla mia Memoria sopra lusura. lo
aveva pregato Il. Dupont di fare quella sottrazione, ma egli non ha voluto perdere tre
pagine della stampato. Il passo da sopprimere il paragrafo 75, che va tolto all'intutto.
cangiando il numero de paragrafi successivi. Questa discussione teologica interrompe il
filo delle idee, era buona soltanto per coloro, ai quali io l'aveva indirizzata. Se il tra
duttore vuol conservare questo paragrafo, ne faccia una nota di rinvio al paragrafo 74 ,
e sopprimendo il titolo del paragrafo 75. Vi sono molti errori di stampa che bisognerebbe
pure aver la cura di correggere prima di tradurre. Non sarebbe ne anco male premettere
un Avverlimento. in cui Sl dica che questo lavoro non fu scritto per pubblicarlo, ma
era una semplice lettera che doveva servire di preambolo a dequesiti sulla costituzione
economica della Cina, indirizzati a due Cinesi, aquali mi proposi di dare delle no
zioni generali per metterli in grado di rispondere aquesiti; e che essendosi dallautor
atldata questa lettera a M. Dupont, autore delle Effemeridi del Cittadino, egli lba pub
blicata nel suo giornale. ,
Xl. RAGGUAGLIO STORICO
(l) Il titolo di Fisiocrazia non fu dato che al primo volume. Il secondo porta quello
di Discussioni e sviluppi di alcune nozioni delleconomia politica.
XLll BAGGUAGLIO STORICO
(l) Voltaire area di Mcrcicr un'idea poro vantaggiosa. E allcecasionc della sua ar
tenza per Russia che fu scritto IHommc una: quaranta cus; Condorcet, ristampan olc,
vl appese un avvertimento e delle note, ove ha ben vendicato Dlercier dalla leggerezza
del patriarca di Ferney.
"1
xLvnr incantano sromco
XX. Gli anni 1768 a 1775 passarono per gli economisti senm
alcuna circostanza importante, se non l apparizione di varii scritti,
la pi gran parte su qualche punto speciale della dottrina, salvo lIn
traduzione alla losoa economica di Baudeau, che sar compresa in
questo volume, come una pi lucida e sobria esposizione deprincipii
di Quesnay, di Mirabeau e di Mercier. Questopera apparve nel 1771.
Nellanno dopo il cancelliere Maupeou e lab. Terray , che avevano
gi scagliato il loro colpo di stato, soppressero le Effemeridi di Du
pont. Prima che ccssassero , vi aveva egli inserito un opuscolo
sotto il titolo di Ristretta de principii di economia politica, da lui me
desimo attribuito al Margravio di Baden , Carlo-Federico , principe
molto illuminato, che visse fino al 1811, ma che probabilmente
lavoro dovuto in gran parte allo stesso Dupont, stato gi nomi
nato suo consigliere aulico di legazione, e mantenutosi in istretta re
lazione con lui. Dupont aveva accompagnato quello scritto con una
prefazione in cui nominava 1 autore. Lanno appresso fu ristampato
a Basle, in-8, con una prefazione poco diversa dalla prima, ma nella
quale il principe non era pi che accennato indirettamente. Dupont
vi ripete ci che aveva gi detto, che il manoscritto originale ed
autografo, in 25 pag. in foglie, si trovava in possesso del marchese
di Mirabeau, di cui lautore aveva riassunto le Economiche. Se non
improbabile che loperetta sia nel suo fondo del Margravio di Baden,
e per probabilissimo che Dupont abbia avuto gran parte nel compi
larla; ed e questo il motivo per cui generalmente si e tenuta come
sua, e che nelledizione del Guillaumin, fatte le debite avvertenze, e
stata messa fra gli scritti di Dupont. Essa , come si vedr dal testo,
formata ad uso di quadri sinottici; uso che , ereditato da Quesnay,
sembra essere grandemente piaciuto a Dupont di Nemours. Infatti
nel 1775 esegu egli stesso un gran Quadro affatto sinottico della
losoa di Quesnay, cio una a Tavola ragionata de principii delleco
nomia politica i; la quale, sebbene allora diffusa in numero suffi
ciente di esemplari, non ora ridotta che forse a due soli, luno de
quali (98 centimetri di altezza ed 85 di larghezza) si possedeva dal
Daire .
Econom. Tomo l. - D.
]. RAGGUAGLIO SORICO
(l) ltl. Il. Comont, La guerre des farines. (Journ. des lleon., i845, l. I, p. 159 e seg.
ediz. Bruxelles). Preferiamo il suo racconto atanti, di cui potremmo servirci nel riferire
questo tratto della biograa di Turgot.
\
parte della Francia veniva ad essere tanto emancipata nel suo commercio,
dalleditto 177 5, quanto la Borgogna; e fu appunto nella capitale della
Borgogna, che i primi sintomi della carestia si svilupparono. Verso la ne
di aprile una banda di campagnuoli, chiedendo pane, invasero Digione,
distrussero il molino di un monopolista, e saccheggiarono la casa dun
consigliere accusato daccaparramento. Una parola scappata al coman
dante della citt, parola simile a quella che pi tardi cost la vita allo
sventurato Foulon, accrebbe lesasperazione generale. Senza lintervento
del vescovo, questa scena di saccheggio si sarebbe mutatainiscena di
assassinii. La prima impressione prodotta alla corte da questi sinistri
avvenimenti non erasi ancora dileguata, quando si seppe che il disor
dine si estendeva in modo formidabile , e che, dopo avere spaven
lato le grandi citt della Fiandra e della Picardia , si avanzava verso
la capitale. Il carattere di queste turbolenze era anche pi terribile
che la rapidit con cui si propagavano. A Digione , secondo una let
tera dun testimonio oculare, gli insorti erano gente del paese , esa
sperata da una reale miseria, e che sera calmata alle parole di un
rispettato pastore. Nelle citt pi vicine, la sommossa atlettava una
specie di combinazione prestabilita e feroce; le'fi'la del popolo erano
continuamente ingrossato da gruppi dincogniti allaspetto selvaggio,
che dirigevano le mossee sembravano divertirsi a sdare lautorit
annunziando il giorno e lora in cui luna o laltra contrada si sarebbe
sollevata di nuovo. Tutte le vicinanze di Parigi divennero il teatro
deloro sediziosi attruppamenti , e delle loro strida tumultuoso; ma
fu soprattutto a Poissy. a Pontoise , a St-Germain-en-Laye , che le
loro manovre si diressero a preferenza; perch da queste citt do
vevano passare i grani che il ministro faceva venire dallestero, e il
bisogno dequali serviva di parola dordine a tutti i perturbatori. Il
2 di maggio, la residenza reale, Versailles, fu invasa. Luigi XVI,
inchinevole naturalmente alle concessioni che avevano per iscopo il
sollievo del popolo , ordin che il pane fosse tassato ad un prezzo
mite. Egli non temette ancora di farsi al balcone , sperando che
qualche sua paterna parola avrebbe calmato la moltitudine. Ma il
suo medesimo buon volere, raddoppio lardire del popolo; glinsorti
parevano impegnati a mettere sotto gli occhi del Re i loro furori;
e tra di loro fu notato un uomo, impiegato al servizio inferiore del
conte dArtois, il quale, vomitando le pi odioso espressioni, indicava
il castello come il punto su cui bisognava portare il colpo. Tutto
ci, pur nondimeno , non era che un mero preludio di attentati pi.
gravi, che stavano per commettcrsi nelle campagne n allora ri
sparmiate, e nella rresima capitale.
In Parigi, lo stato degli animi non ollriva sventuratamente, una
grande sicurezza di tranquillit. L entusiasmo generale erasi assai
LVIII RAGGUAGLIO STORICO
di fornire abeceai di Parigi, che fossero notoriamente solvibili, le somme necessarie per
provvedersi di bestiame nemercati di Sceaux e di Poissy. A fronte di questi pesi, il con
traente godeva "privilegio di riscuotere il 6 0/0 su tutte le compre di bestiame, anche da
quebeceai, ai quali la cassa non credeva dover fornire alcun fondo. Di pi: tutto il com
mercio di bestiame per Parigi doveva esclusivamente esser l'atto a Sceaux o a Poissy ; i
beccai non potevano ricusare il servigio della cassa; limprestito era fatto per 15 giorni;
e imumatarii eran soggetti all'arresto personale.
SULLA SCUOLA I'ISIOCRATICA. LXIX
(1) Si pu leggere la corrispondenza di Dupont c di Say per convincersi che una gran
parte del e accuse dirette contro la scuola siocratica riposa sopra un equivoco di parole.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA . LXXIII
(1) Almeno la vanit nazionale, che sinfiltra ognidove, ha fatto trovare un passo molto
siocratiea in unlibro di III. Asgill, che rimonta al 1696, e che stato per ci ricordato
da Stcwart nella sua vita di Smith, ed ultimamente da Mac-Culloch (LiH. of pol.
Econ. p. 9).
LXXIV BAGGUAGLIO STORICO
(1) La prima volta che sincontri fra i moderni la parola Economia-politica , dopo le
Economiche di Senofonte e di Aristotele, in un'opera del 1615, intitolata: Traile' dEco
nomia olitique, dedie' un mi et la reine mere par Anthoine de Monchrestien sieur de
Vatteoi le, Rouen 1615 in-4". /
Questo libro, divenuto rarissimo, io nel conosco se non dallestratto che se ne trova: fra
i pubhlicisti di Ral. Deve esser diviso in quattro libri che trattano: 1. delle manifattura;
2. del commercio; 5. della navigazione; 4. dell'esempio e delle cure principali de'prin
cipi. Nella terza parte deve lungamente parlarsi sui viaggi alle lndie. Ma il ltal, che cer
tamente non era di difficile contentatura, lo qualica per un libro da cui nulla si a -
prende . M. Coehut, nel dar conto dellopera di M. Clement (Storia della vita e al
ministero di Colbert) ha citato varii brani dell'opera di Montchrestien per provare che il
sistema protettore era stato, avanti Colbert, reconizzato lungo tempo dai pubblicisti.
bens curioso che l'Autore vi sia chiamato a iioenerabile antenato denostri economisti ;
mentreeh il poco che sappiamo intorno ad Antonio Montchrestien si , che fu un poeta,
precursore di Corneille, se vuolsi, ma diseolo no ad esser creduto falsificatore di monete,
giustiziato nel borgo di Tourailles ai 12 ottobre 1621, trasportato a Domfront ed ivi
abbrucato.
Si vegga Niceron t. 52", Moreri, Ite'al, e la Biogr. Univ. Larticolo del sig. Cochut
nella Itev. des deua: Mondes; 1846, 1. 3.
zxxvi nacouscuo s'roiuco
freschezza duna nuova vita. Il secolo che dallimpeto irresistibile delle
cose fu spinto a produrre Montesquieu, Bossuet, Voltaire, Rousseau,
dAlembert, il secolo che produsse lEnciclopedia e la rivoluzione
dell89 , non poteva tramontare se non avesse prima innalzato alla di
gnit scientica linteresse materiale depopoli. UnEconomz'a politico
doveva inevitabilmente spuntare, era una fase fatale del sapere umano;
Smith e Quesnay, non vi gurano che come meri accidenti, il tempo
era maturo , qualunque nome di un grande ingegno sarebbe in vece
loro bastato per concentrare sul fenomeno della ricchezza lattenzone
del mondo. La sola energia intellettualev non basta a spiegare il fatto
di uomini e di creazioni mentali, che sorgano all impensata e non
lascin la vita senza avere marchiato la storia cosegni del loro pas
saggio. Tra pensiero e pensiero, tra lidea doggi e lidea di domani,
il vincolo sarebbe si stretto, e cosi breve il passaggio, che, se la
sorte della scienza dovesse unicamente dipendere dalla nostra attitudine
a scoprire quenaturali legami,il travaglio dellintellctto ascendcrebbe
rapidamente alle pi gigantesche proporzioni. Ma in fatto due verit,
che nella sfera ideologica parrebbero inseparabili ed immedesimato in
un solo concetto, nellordine cronologico si trovano quasi sempre di
vise da un abisso di tempi e di luoghi ; appunto perch al di fuori
della nostra mente esiste un mondo che agisw sulle intime parti
dellesser nostro, che ne arresta o ne spinge il travaglio, che lo de
termina nella direzione favorita del giorno, che ci consegna o sottrae
a un dolore piuttosto che un altro, ci stimola o cinngardisce verso
unindagine, ci crea un pubblico, ci concilia un mecenate, ci offre
ora il convento e la carcere, ora Iapoteosi e limpero.
Lintluenza del tempo e del luogo spiega mirabilmente loriginedellFf
conomia siocratica. Chi enumerasse di una in una le idee di quella scuola,
sarebbe probabilmente imbarazzato a scoprire ci che essa abbia prodotto
di nuovo. Ad ogni porzione isolata del sistema di Quesnay possibilesem
pre rivendicare una antica priorit. Quel po di sintesi, che raccolse e
subordin sotto a principii elementari le verit sparse nelle opere dei
pubblicisti anteriori, e cosa troppo spontanea, e di troppo facile ese
cuzione, perch sembri meritare gli onori di una scuola novella. Ep
pure li merita; eppure everoche avanti ai siocrati, esistevan le idee
e la scienza non era. Mancava ancora lazione del tempo. Ci che al
momento opportuno fu un sistema, in uncpoca anteriore era appena
un capitolo dun oscuro libretto. Il nome che pi tardi sarebbe stato
nome dun caposcuola, era quello appena di un capriccioso lantropo.
Come si sarebbe dimenticato Papin senza Watt, come contro il nome
di Malthus udiamo scatenarsi le imprecazioni demagogiche, che fu
rono risparmiate a Stewart, a Mirabeau , a Platone; cosi quella po
tenza intellettuale che aveva dato una volta un Bodin, un Laffemas, un
SULLA SCUOLA FISIOCRATIGA . XVII
BIBLIOGRAFIA FISIOCRATICA.
mila lire. Si ritir presso Lione, e mor nel 1786. Fu uno degli amici de
siocrati, e ne divise la dottrina.
1768. - ST-PRAVY. (Giovanni Nicola, Guerineau di). Memoria intorno agli
effetti dellimposta indiretta sulla rendita dei proprietari delle terre; anonimo.
Londra (Parigi), in-12.
1768. - Le Taosns (G. F.). Lettere ad un amico sui vantaggi della libert
nel commercio dei grani, esnl danno delle proibizioni; anonimo. Amsterdam
(Parigi), in-12. '
1768. - Le Taosne. Raccolta di varii opuscoli economici. Amsterdam (Pa
rigi), 1768, in-l. ,
Vi si trova la maggior parte degli scritti antecedenti dellautore, e pi:
Dissertazione sul danaro e sul commercio, che pure nella Fisiocrazia.
1768. -f QUESNAY. Lettere dun fittajnolo a un proprietario. - Sta nel se
condo volume delle Effemeridi 1768. "
1768. -- Assume (L. P.). Fatti che hanno influito sul caro prezzodei grani
in Francia e in Inghilterra; anonimo. Parigi, in-8.' E pure nella Fisiocrazia.
1768. - AaemLs (L. P.). Principii sulla libert del commercio dei grani;
anonimo. Parigi.
1768. - Corsa (abate Gabriele Francesco). Chinchi, Storia cocincinese
chepn servire ad altri paesi; anonimo. Londra, ili-8.
E un attacco alle corporazioni di arti; le idee son prese da unopera di
Clicquot Blervache, stampata dieci anni prima sotto il titolo di Memorie sulle
corporazioni dei mestieri.
1768. -Tuneor. Avviso, ecc. per l'anno 1768'(Ediz. Guill. ], 572). - Si
domanda diminuzione di 600m. lire.
1768. -Tuaco'r. Osservazioni sulla Memoria di M. StPe'ravy in favore del
limposta indiretta, coronata dalla soc. dAgricoltura di Limoges (Ediz. Gnill.
t. 1, p. M8).
1768. - Tuacor. Osservazioni sulla Memoria di M. Graslin in favore delle
imposte indirette, alla quale la Soc. dAgricoltura di Limoges ha accordato una
menzione onorevole (Ediz. Gnill., l, 11511).
La Societ reale dAgricoltura di Limoges, presieduta da Turgot, propose
per il concorso del 1768 un premio alla Memoria, in cui si fosse meglio
dimostrato le'etto dellimposta indiretta sulla rendita deproprietarii di
fondi.
La memoria il St-Peravy riguardata, dice Dupont, come classica fra
gli economisti.
Quella di Grasln lo fu ugualmente fra iloro avversarii, ed una delle
poche produzioni anti-siocratiche di quellepoca che si possano leggere con
attenzione. Il suo titolo Saggio analitico sulla ricchezza e snll'imposta; opera
che M. Qurard, nella Francia letteraria, a torto ha attribuito a Le Trosne.
1769. - MIRABEAU. Le economiche di L. D. Il. Due volumi inlt.
1769. - Rommm (abate Pietro Giuseppe Andrea). Rappresentazione ai
magistrati contenente l'esposizione ragionata dei fatti relativi alla libert del
commercio dei grani e i risultati rispettivi dei regolamenti e della libert; ano
nimo. ln-8.
1769. -- Toaco'r. Riflessioni sulla formazione e distribuzione delle ricchezze.
La migliore, forse, fra le opere (leFisiocrati. Si veda sopra, pag. xxxvn e
XXXVIII.
LXXXVI IAGGUAGLIO STORICO
i770. - Duron'r ne Nmouns. Osservazioni sugli effetti della libert del com
mercio degrani, e su quelli delle proibizioni. Basilea e Parigi, 1770, in-l2
i710. - La 'l'nossz. Gli effetti dellimposta indiretta provati coi due esempj
della gabella e del tabacco; anonimo. Parigi, in-l2".
Fu ripubblicato separatamente nel 1777 sotto il seguente titolo: Esame
di ci che costano al re ed alla nazione la gabella c il tabacco.
i770. - Roca/mo. Ricreazioni economiche, a Lettere dellautore della Rap
presentazione ai magistrati, ecc., al cavaliere Zanobi v; anonimo. Amsterdam
e Parigi, in-8.
i770. - MonsLLar. Confutazione dell'opera (di Galiani) che ha per titolo
- Dialoghi sul commercio dei grani :; anonimo. Londra (Parigi), in-S.
i770. - Tunoor. Lettere sulla libert del commercio dei grani al Controllore
generale (Ediz. Guilt., I, l59). -Erano sette; non ne restano che quattro.
Labate Terray, controllore generale. prima di rivocare leditto del 170d,
volle il parere degli lntendenti. E in questa occasione che Turgot gli scrisse,
combattendo il progetto del ministro. Sono una delle sue migliori produ
zioni.
i770. - Tuaoo'r. Lettere circolari ai curati di campagna, per dimandare
il loro concorso in diverse operazioni amministrative.
Cominciano dal i702, e vanno al {770. --(Ediz. Guill. 1, pag. 655, 658,
Mi, 62:5, 65|).
i770. -Tunoo'r. Avviso ecc. sulla Taglia del 4770 (Ediz. Guill. l, 586.
Sidotnanda una diminuzione di 500m. lire.
i770. - Tunaor. Osservazioni generali sullo stato delle raccolte del i770.
(Ediz. Guill; 1, 598). - un quadro dello stato di penuria, in cui si tro
vava la provincia per la carestia di quell'anno, ed ha per oggetto dimplo
rare de'mezzi per sovvenire la parte bisognosa della popolazione.
l770-7l. - Tuaco'r. Lavori relativi alla carestia del i770 e del i771 nella
Generalit di Limoges (Ediz. Guill. II, p. i a 79). - Vi si contengono: Istru
zioni e circolari, per la formazione degli utiicii di carit, ordinanze ecc., e
per ultimo il Rendiconto di tutte le operazioni, che sopra abbiamo citato.
Vedi pag. xxxm.
i770. - BAUDBAU (abate). Lettere sullo stato attuale della Polonia, e sul
l'origine delle sue sventure. - Stanno nelle Effemeridi, vol. 2, 5 e lt del
1770, e voi. 5, ft e 5 del 1771.
1770. - BAUDEAU. Lettera a M. Bartle' de lAbbaye, sulla pretesa sua critica
della scienza economica. lvi.
i770. _BAUDEAU. Spiegazione del Quadro economico. _
Fu pubblicato anche nelle Effemeridi. ma ebbe una edizione a parte. E
giustamente ritenuto come uno de'migliori commentarii che ci abbiano al
Quadro economico di Quesnay; ed per ci che,adimitazione del Guillaumin,
lo inseriamo nel presente volume.
l77l. - Bmneau. Prima introduzione alla losoa economica. Di Lonvay
(maschera di Baudeau) discepolo dellAmico degli uomini. Parigi, in-8.
i771. - Bauonu. Avvisi economici ai cittadini illuminati della repubblica di
Polonia. sulla maniera di riscuotere il reddito pubblico. - Nelle Nuove
Effemeridi.
i771. - Tuncor. Avviso ecc. sulla Taglia del {771 ; pi
Lettera allabate 'Ierray (Ediz. Guill. l, 590 e 606). -Esposzione delle
LXXXVUI RAGGUAGLIO STORICO
Duron'r. Memorie sulla vita di Turgot. Nel 1 vol. delle opere raccolte
pubblicate da Dupont nel 4808.
' Connoncn'r. Vita di Turgot.
Brvrsrs Umvenssne (di Bruxelles), vol. {0. Tonno-r.
GIORNALE nscu ECONOMISTI, 181611. Articolo di Montjean, sulla vita e le opere
di Turgot.
Idem. 48115. La guerra delle farine, di H. Gomont.
Bxvis'n neDue Monm, 18b6, v. 5. Articolo su Turgot, di Bandrillart.
AVVERTIMENTO
OPUSCOLI SCELTI
DIRITTO NATURALE
PROBLEMI ECONOMICI
DIALOGHI
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QUESNAY.
409-
IL DIRITTO NATURALE.
CAPITOLO I.
CHE COSA SIA IL DIRITTO NATURALE DEGLI UOMINI.
Denizione generale. E il diritto che gli uomini hanno alle cose aeconcie al proprio godimento. -
Bisogna esaminarlo relativamente ai differenti stati dell'uomo, imperoccl'fe il diritto naturale un
attributo relativo. - Errori dei filosofi i quali non l'hanno considerato se non sotto un solo punto (li
veduto. -_ Diritto naturale delluomo nello stato tlinl'anzia, fondato sul dovere prescritto al padre ml
alla madre dall'ordine della giustizia , ed accompagnato da unattrattiva naturale. - Dcliuizionc della
giustizia. - Nullita del diritto naturale quando manchino tutte le condizioni dell'esercizio di esso.
CAPITOLO II.
DELL ESTENSIONE DEL DIRITTO NATURALE DEGLI UOMINI.
Distinzione del diritto naturale e del diritto legittimo o decretato dalle leggi umane. Questo si diparte so
vento da quello.--0pinione di quelnso i quali hanno supposto un diritto illimitato di tutti a
tutto. -Questo preteso diritto illimitato si riduce nel l'atto alle cose che si possono acquistare col
proprio travaglio. - Esso suppone, colla libert d'acquistare, il rispetto pel possedimento altrui, e
lo stato di pace tra gli uomini, percli: ciascuno possa esercitare il mo diritto naturale.
(1) Quest' il sistema del solista Trasimaco in Platone, rinnovato poscia da Hobbes, e
dopo Ilobbes dall'autore del libro intitolato, Principi del Diritto naturale e della Politica.
Vedilo esposto e ribattuto, cap. 11. (2) Vedine l'esempio, cap. IV.
(5) E questo il caso di un uomo solo in unisola deserta , il diritto naturale del quale
alle produzioni di quell' isola non ammette n giusto n ingiusto; considerando che la
giustizia 0 linginstizia sono attributi relativi che non possono esistere allora quando non
c' nessuno su cui esercitarsi. Vedi il principio del cap. iv.
(4) Vedi la ne del presente capitolo, e il principio del IV.
p
DIRITTO NATURALE; CAP. "- 0
della ragione, e che per questa evidenza sola, egli obbligatorio indipendente
mente da qualunque coazione; invece che il diritto legittimo limitato da una
legge positiva, obbligatorio per causa della pena annessa alla trasgressione dalla
sanzione della legge, quandanche noi non la conoscessimo se non che per la
semplice indicazione che n accennato nella legge stessa.
Per sillatte ditlerenti condizioni, ognuno vede tutta lestensione del diritto
naturale, e ci che lo distingue dal diritto legittimo.
Spesse volte il diritto legittimo restringe il diritto naturale, dappoich le
leggi degli uomini non sono cosi perfette come le leggi dellautore della natura,
e perch le leggi umane sono qualche volta sorprese da motivi dei quali la ra-t
gione illuminata non sempre riconosce la giustizia; la quale cosa obbliga poi la
saviezza de legislatori ad abrogare talune leggi che eglino stessi avevan fatte.
La moltitudine di leggi contradittorie ed assurde, stabilite successivamente presso
le nazioni, prova manifestamente che le leggi positive sono soggette a deviare
sovente dalle regole immutabili della giustizia e dellordine naturale il pi van
taggioso alla societ.
Taluni filosoli assorti nell idea astratta del diritto naturale degli uomini che
lascia a tutti un diritto a tutto, hanno circoscritto il diritto naturale delluomo
allo stato di pura indipendenza degli uomini gli uni verso gli altri, ed allo stato
di guerra tra loro per impadronirsi gli uni e gli altri di tale loro diritto illimitato.
Perci, pretendono que losoti, che allora quando un uomo, o per convenzione
8118 0 per fatto di unautorita legittima, sia privato di qualche porzione del diritto
naturale ch'esso ha a tutte le cose acconcie'al proprio godimento, il diritto na
turale di lui distrutto ; e quell'uomo si trova sotto la dipendenza altrui o per
impegni suoi proprii, o per un autorit coercente. Esso non pi nel semplice
stato di natura, ossia d intiera indipendenza: non pi esso solo il giudice del
proprio diritto; esso sottoposto al giudicio altrui; perci dicono costoro, esso
non pi nello stato di pura natura, n per conseguenza nella sfera del diritto
naturale.
Ma se si ponga mente alla futlit di tale idea astratta di diritto naturale
di tutti a tutto, bisogner allora, per conformarsi all'ordine naturale medesimo,
ridurre un tale diritto naturale delluomo a quelle cose delle quali esso pu pl0'
curarsi il godimento: e quel preteso diritto generale sar poi cos nel fatto un
diritto molto limitato.
Sotto questo aspetto, ognuno scorger che i ragionamenti che veniamo di
esporre non sono in vero che sotlsmi frivoli, o un giocherello di spirito, assai
fuori di luogo nell esame di una materia tanto importante; ed ognuno Sar
tosto convinto che il diritto naturale di ciascun uomo si riduce in realit a quella
porzione ch'egli pu procurarsi col proprio travaglio; imperocch quel tale
suo diritto a tutto simile al diritto dogni rondinella a tutti i moscherini che
svolauano per l'aria, ma che in realit poi si limita a que soli chella pu gher
mire col suo travaglio e le ricerche sue, a lei dal bisogno ordinate.
Nello stato di pura natura, le cose acconcie al godimento degli uomini si
riducono a quelle che la natura produce spontaneamente, e sulle quali niun uomo
pu far uso del proprio diritto naturale indeterminato, se non procurandosene
una porzione col travaglio suo, vale a dire, colle proprie ricerche. Dal che poi
segue, 1 che il suo diritto a tutto non che ideale; 2 che quella porzione di
4 ounsan'.
cose della quale egli gode nello stato di pura natura la ottiene col travaglio;
5 che il suo diritto alle cose acconcie al suo godimento debb'essere considerato
cosi nell'ordine della natura come nell'ordine della giustizia; poich nell'ordine
della natura quel diritto e indeterminato inno a tanto che non viene assicurato
dal possesso attuale; e nell'ordine della giustizia esso viene determinato da un
possesso effettivo di diritto naturale, acquistato col travaglio, senza usurpazione
sul diritto di possesso altrui; 4 che nello stato di pura natura, gli uomini pres
sati di soddisfare ai bisogni loro, ciascuno colle ricerche sue, non perderanno
mica il tempo a farsi inutilmente la guerra tra loro, la quale inne non riusc
rebbe se non a frapporre ostacoli alle loro occupazioni necessarie a provvedere
al proprio sostentamento (1); 5 che il diritto naturale compreso nell'ordine della
natura e in quello della giustizia si estende a tutti gli stati nei quali gli uomini
possono trovarsi rispettivamente gli uni agli altri.
CAPITOLO III.
DELLINEGUAGLIANZA DEL DIRITTO NATURALE DEGLI IIOMINI.
lueguaglianza relativa alle circostanze esterne. L'uomo indipendente, isolato, ha un diritto naturale, il ca
godimento e assai ristretto. L'uomo riunito in societ co'suoi simili per convenzioni reciproche, ha
di molto estrae il godimento del suo diritto naturale. Se le leggi della socicta fossero le migliori pos
sibili, il diritto naturale di lui avrebbe la pi grande estensione possibile. - lnaguaglinuza relativa
al fisico stesso dell uomo, alla differenza della facolta corporali ed intellettuali di ciaschcdun indivi
duo. Questa incgueglnnzn risulta dalla combinazione generale delle leggi della natura. Noi dobbiamo
rispettare quelle leggi che non sempre ci dato penetrare, e che sono lopera dell'Ente supremo. Elle
non sono istituite che per lo bene. Non bisogna confondere coi mali incidcntali che da quella leggi
risultano, per l'effetto della proprieta medesime che loro fanno operare il bene, que mali che ne
avvengono per la trasgressione delle leggi naturali, e che anno poi la punizione giusta ed inevitabile
della violazione di queste leggL-Digressionc sulla libert. Ella non e utile all'uomo che inn a
tanto ch'ella o illuminata. Ella si estende c si perfeziona a misura che la a illumina. L'uomo ha rice
vuto l'intelligenza per illuminare la propria libert. - L'uomo e obbligato di studiare le leggi natu
rali, per estendere il godimento del suo diritto naturale inn dove glie lo permetteranno queste leggi
dalle quali esso non pub allontanarsi se non con pregiudizio suo.
Noi abbiamo veduto che nello stato medesimo di pura natura ossia d'intiera
indipendenza, gli uomini non godono del loro diritto naturale alle cose delle quali
abbisognano se non che per via del proprio travaglio, vale a dire per via delle
ricerche necessarie a ottener quelle cose: ondech il diritto di tutti a tutto si
riduce a quella porzione che ciascun di loro pu procurarsi sia ch'essi vivano
della caccia o della pesca o dei vegetali che nascono naturalmente. Ma per fare
cotali ricerche, o per riuscirvi, sono ad essi necessarie le facolt del corpo e dello
spirito, ed i mezzi o gli strumenti emcaci ad agire cd a pervenire al soddisfaci
mento dei loro bisogni. il godimento del loro diritto naturale debbessere assai
limitato in quello stato di pura natura e d'indipendenza, nel quale noi non sup
poniamo ancora tra loro nessun concorso per coadjuvarsi a vicenda, e nel quale
i forti possono ingiustamente usare violenza contro ai deboli. Allorch essi en
treranno in societ e che fermeranno tra loro convenzioni di vantaggio reciproco,
(i) E questo il caso del proverbio, che pu a tutti rivolgersi nello stato di pura na
1111288 bisogno nhai, a cercarne vai; nessuno te lo impedisce. Questa regola si estende
perno alle bestie; quelle di una medesima specie, che trovansi nel medesimo caso non
cercan guaria farsi guerra tra loro per impedirsi reciprocamente di procurarsi colle
ricerche loro Il loro nudrimento.
numro NATURALE, cui. in. 5
CAPITOLO IV.
DEL DIRITTO NATURALE DEGLI UOMINI CONSIDERATI RELATIVAMENTE
GLI UNI AGLI ALTRI
Lipotcsi che suppone gli uomini isolati e senza niuna comunicazione tra gli uni e gli altri assolutamente
cbimerica. _ Per lo meno, bisogna supporre luomo in aocietix collo sua femmina. Questa societ e
quella de figli che soprsvvengono smmetlono un ordine di diritti e di doveri reciproci, nel quale nes
sono usurpi sul possesso altrui, e che tutti sono portati n mantenm della nozione evidente del mutuo
interesse loro, e da sentimenti di compioccnza, di tenerezza, di piet, indizi naturali dellordino na
turale, secondo il quale ognuno deve godere del proprio diritto naturale, conformemente alle leggi
naturali. Nelle stato di una moltitudine d'nomini c di famiglie che vivono collo ricerca delle cose
delle quali hanno bisogno, lioteresse di ciascuno li conduce e convenzioni tacito od esplicite che loro
guurentiscono la sicurezza delle loro persone e la propriet dellnbitazione e degli oggetti mobili dei
quali ciascuno e possessore. L uso del diritto naturale degli uomini, considerati in tal modo, e pi
esteso di quello degli uomini in famiglie isolata, perch in ragione delle confederazione e dei soccorsi
reciproci, ciascuno ha il lavoro pi facile, ed anche pi assicurato il possesso di quelle cose che con
quel suo lavoro egli acquista. _- Quando le ricchezze diventano pi considerevoli o per conseguenze
pi disseminate, le semplici convenzioni tacito, ed anche le esplicito non sono snicicnti per assicu
,rnre la propriet. Son necessarie ellora leggi postiv-e ed unautort tutelare. Lixtituzione adunque di
questa autorit tutelare, la quale estende i soccorsi vicendevuli ed assicura la propriet, estende per
conseguenza l uso del diritto naturale degli uomini, unzicb per nessun modo ristringerlo.
Gli uomini possono essere considerati nello stato di solitudine e nello stato
di moltitudine.
Se si riguardino gli uomini come dispersi per modo cliesei non possano
avere tra loro comunicazione nessuna, ognun savvede che cosi essi sono com
piutamente nello stato di pura natura e d'indipendenza intiera, senza rapporto
alcuno di giusto n dingiusto relativamente degli uni agli altri. Ma un tale
stato non pu sussistere che poi tempo della durata della vita di ciascun indi
8 QLESMY.
CAPITOLO v.
DEL nrmrro SOTTO
NATURALE
su uaauroalu
DEGLI UOMINISOVRANA.
alunni in SOCIETA" p.
Non relativamente alle differenti forme dell'autorit che qui si tratta di esaminare il diritto naturale degli
uomini ruiuiti in societ. - Qualunque sia la forma esteriore lellautorita senza la libert dei citta
dini , e la sicurezza della propriet loro, non vi pu essere governo n'e societ giovevoli, n stabili. -
Delle rivoluzioni toccate ai governi cattivi. Non so ne pu inlerir nulla relativamente al governo buono,
il quale consiste nellosscrvanza dell'ordine naturale e dellordine positivo ipi vantaggiosi agli uomini
riuniti in societ. Il governo buono sottopone gli uomini a delle leggi naturali7 ed a delle leggi posi
tive. Le leggi naturali sono o siche o morali. Denizione di queste due specie di leggi di un governo
buono. Obbietto delle leggi positive. Prima di tutto quella che stabilisce listruzione pubblica e privata
delle leggi dell'ordine naturale. La legislazione positiva non debbcssere che dieliiaratoria delle leggi
naturali evidentemente la pi vantaggiose possibili agli uomini riuniti in societ. Presso una nazione
illuminata intorno alle leggi naturali dellordine che per lei i: evidentemente il pi vantaggioso, il
governo non vorrebbe ne potrebbe mai volere stabilire delle leggi positive, noeevoli alla societ ed al
sovrano. Lignorauza e la causa la pi generale delle sventure degli uomini. La ragione illuminata
dalla conoscenza evidente delle leggi naturali, diventa la regola del migliore governo possibile, il
quale moltiplica pi che sia possibile le ricchezze necessarie alla sussistenza ed ai godimenti degli uo
mini ed al mantenimento dcllautoritii tutelare, la quale poi dal lato suo guarentisco a ciasclieduno la
sicurezza, la libert della persona e la propriet delle sostanze sue. _ Il diritto naturale degli uomiu
si estende quanto pi e possibile sotto una tale autorit tutelare alla non restringe guari la libert, dap
poich'e ci che quella prescrive e manifestamente lobbietto della migliore scelta della libert.
decidono dei diritti dei sudditi, si riducono quasi sempre a delle leggi positive
o d'istituzione umana; quindi tali leggi non sono elleno guari il fondamento
essenziale ed immutabile del diritto naturale; e variano talmente che non sa
rebbe possibile esaminare lo stato del diritto naturale degli uomini sotto di
esse. poi anzi inutile entrare in tale esame, perch dove le leggi e la potenza
naturale non assicurano la propriet e la libert, non c' governo, non societ
giovevoli; non c' quivi che dominazione ed anarchia sotto le apparenze di un
governo; le leggi positive e la dominazione vi proteggono ed assicurano le usur
pazioni dei forti, e vi annientano la propriet e la libert dei deboli. Lo stato di
pura natura pi vantaggioso allora, che quello stato violento di societ, il quale
passa per tutte le vicissitudini di sregolatezze, di forme, di autorit e di sovrani.
La qual cosa pare anzi cosi inevitabile, che gli uomini i quali si addentrano
nella contemplazione di tutti que tali mutamenti, intimamente si persuadono
essere nell'ordine della fatalit dei governi d'avere i loro incominciamenti, i loro
progressi, il loro pi alto grado di potenza, poi il loro dechinare e la fine loro.
Ma essi hanno dovuto notare pur anche che sill'atto ordine molto irregolare,
che le transizioni vi sono pi o meno rapide, pi o meno uniformi, pi o meno
iueguali, pi o meno complicate davvenimenti impreveduti, favorevoli o disa
strose, pi o meno apparecchiate o fortuito, pi o meno attribuite alla prudenza
o agli sbagli, ai lumi 0 all ignoranza, alla saviezza o alle passioni sfrenate di
coloro che governano; ondech, avrebbero eglino dovuto conchiuderne, se non
altro, che il fatalismo dei governi cattivi non mica una dipendenza dell'ordine
naturale e immutabile, che larchetipo di tutti i governi.
Per conoscere lordine dei tempi e dei luoghi, per regolare la navigazione ed
assicurare il commercio, stato necessario osservare e calcolare con precisione
le leggi del movimento dei corpi celesti; necessario pan'mente, per conoscere
l'estensione del diritto naturale degli uomini riuniti in societ, fssarsi alle leggi
naturali costituenti il migliore governo possibile. Questo governo, al quale gli
uomini debbono essere assoggettati, consiste nell'ordine naturale e nell'ordine
positivo, i pi vantaggiosi agli uomini riuniti in societ.
Gli uomini riuniti in societ debbono dunque essere assoggettati a delle leggi
naturali ed a delle leggi positive.
Le leggi naturali sono o fisiche o morali.
S intende qui, per legge sica, il corso regolato di ogni avvenimento sico
deltordine naturale evidentemente il pi vantaggiosoval genere umano.
S intende qui, per legge morale, la regola di ogni azione umana dell'ordine
morale, conforme oltordiiw sico evidentemente il pi vantaggioso al genere
umano.
Queste leggi i'ormano insieme ci che si chiama la legge naturale.
Tutti gli uomini e tutte le potenze umane debbono essere sottomessi a queste
leggi sovrane, istituite dall' Ente-Supremo; elle sono immutabili e irrefragabili,
e le migliori possibili (1), in conseguenza la base del governo pi perfetto, e la
(i) L'ordine naturale, il pi vantaggioso agli uomini , non pu essere il. pi vantag
gioso agli altri animali; ma, nel diritto illimitato, l'uomo ha quello dl farsi la parte sua
la migliore possibile. Questa superiorit appartiene all'intelligenza di lUl; ella di diritto
naturale perch l'uomo la riceve dell'Autore della natura , il quale cosi ha deciso colle
leggi che Egli ha stabilite nell'ordine della formazione dell'universo.
oinrr'ro NATURALE, CAP. v. 11
Di\i|ionc della nazione in tre classi di cittadini; classe produttiva, classe dei proprielarii, classe sterile.
Quali siano i ci ladini compresi in ognuna di questa classi.- Nccessilil di formare unipotcsi per isvol
gcrc, sotto un punto lli vista generale, le relazioni di quello tre classi. Ipotesi (l un reame in uno stato
di prosperit. -Sposzioue delle ricchezze delle tre classi in cos (lata ipoltsi. Anticipazioni primitivo
ed annue dei coltivatori. Rendita dei proprietari. Anticipazioni della classe sterile. Bugguaglio delle
(1) Si vede che, in questo sistema il nome di ricchezze non accordato se non ai
prodotti grezzi della natura nei tre regni, animale, vegetale e minerale. Per conseguenza
Quesnay, concependo il travaglio sotto tre aspetti distinti, secondo che esso produce,
distribuisce o conserva la ricchezza, chiamava ,
Travaglo' produttori, quelli dell'agricoltura in tutti i suoi rami, come anche quelli
delle pescheria. delle miniere e delle cave.
Travagli distributori, quelli che procurano servigi passeggeri, utili o piacevoli, 0 che
si riferiscono alla fabbricazione delle derrate alimentarie, il consumo delle quali debba
aver luogo istantaneamente.
_ Travayli' conservatori, quelli che hanno per oggetto dimpedire le provigioni di cor
rompersi, e di soddisfare ai bisogni di vestimento, di abitazione, di difesa, d'istruzione,
di divertimento delluomo, colla creazione delle stelle, case, mobili, armi, macchine,
libri, gioielli, quadri, statue ecc. ' 1
(Eugenio Datre).
ANALISI DEL QUADRO ECONOMICO. 15
stantemente una libera concorrenza di commercio ed un intiera sicurezza della
propriet delle ricchezze preparanti la produzione dell'agricoltura).
ll Quadro economico comprende le tre classi, e le ricchezze annuali loro e
descrive il commercio loro nella forma seguente:
w Mm w
ANTICIPAZIONI III'INDITA N'I'ICIPAZIQNI h
annue di questa classe, sommanti di due miliardi per questa clac- di questa claue nella somma di
I due miliardi (2), che hanno se. essa ne spende un miliardo ma miliardo , che essa spendo
prodotto cinque miliardi, dei in compro dalla claue produt- in compre di materia prima dalla
quali due miliardi sono in pro- tica, o taltro miliardo in com- claue produttiva.
detto netto a rendita. pre dalla ciano sterile.
TOTALE delle compre dei proprielarii della rendita e della classe sterile
dallaclassepfoduttiva. . . . . . . . . . . . . . . . Smiliardi.
Di questi tre miliardi ricevuti dalla classe produttiva per tre miliardi di
produzioni chella ha vendute, ella ne deve poi due miliardi ai proprietarii per
l'annata corrente della rendita, e ne spende un miliardo in compre di lavori
dalla classe sterile. Quest'ultima classe ritiene questa somma per la rilazionc
delle proprie anticipazioni, le quali sono stato da principio spese presso la classe
produttiva in compre di materie prime impiegate ne lavori suol. Perci le anti
cipazioni di quella nulla producono; ella le spende, a lei vengono poi restituite ,
e rimangono sempre in riserva d'anno in anno.
Le materie prime e il travaglio pei lavori fanno salire le vendite della classe
sterile a due miliardi, dei quali un miliardo e speso per la sussistenza degli
agenti che compongono questa classe; e ognun vede che non v ha in ci che
(i) L'estensione del territorio sarebbe di circa 130 milioni di arpentz' di terreni di dii
{creati qualit: il fondo di ricchezze preparanti la produzione necessaria per conservare
e tale territorio il suo valore, sarebbe di circa dodici miliardi, e la popolazione di circa
trenta milioni di persone, le quali potrebbero sussistere con agiatezza conforme al pro
prio stato, del prodotto annuale di cinque miliardi.
llla non bisogna qui dimenticare, chein ogni luogo dove la popolazione goda una vita
pacica, ella si accresce ordinariamente al di l del prodotto del territorio; perci la
forza di uno Stato ed il numero dei cittadini che lo compongono sono sempre l'una e
l'altro assicurati quando sieno stabiliti sopra un fondo di ricchezze preparanti la produ
zione suiciente per il mantenimento di una ricca coltura. La conservazione di quel
fondo di ricchezze preparanti la produzione debb essere loggetto principale del governo
economico; imperocch le rendite del sovrano e della nazione dipendono intieramente
da quello, come poi verr dimostrato pi innanzi colla sposizione dellordine regolare della
distribuzione delle spese pagate c mantenute dalla riproduzione annuale. _
(2) Le anticipazioni annue consistono nelle spese che si l'anno annualmente per il tra
vaglio della cultura; codeste anticipazioni debbono essere distinte dalle anticipazioni pri
mitivc le quali formano il fondo dello stabilimento della colture e che valgono allmcirca
cinque volte di pi delle anticipazioni annue.
16 onnsan.
consumazione ossia annientamento di produzioni, riproduzione nessuna; imperoc
che codesta classe non sussiste se non del pagamento successivo della retribuzione
dovuta al suo travaglio, che e inseparabile da una spesa impiegata in sussistenze,
vale a dire in ispesc di puro consumo, senza rigenerazione di ci che si annienta
da tale spesa sterile, la quale levata per intiero sulla riproduzione annuale
del territorio. Laltro miliardo e riserbato per la rifazione delle sue anticipazioni,
che all'anno seguente saranno di nuovo impiegate presso la classe produttiva
in compre di materie prime pei lavori che la classe sterile fabbrica.
Per tal modo i tre miliardi che la classe produttiva ha ricevuto merc le
vendite da. lei fatte ai proprietarii della rendita ed alla classe sterile, sono im
piegati dalla classe produttiva nel pagamento della rendita dellanno corrente di
due miliardi, ed in compre di un miliardo di lavori cb ella paga alla classe
sterile.
La vicenda di tale commercio tra le dillerenti classi, e le condizioni essen
ziali di esso, non sono guari ipotetiche. Chiunque voglia riettervi, vedr chelle
sono fedelmente copiate dalla natura; ma i dati dei quali si fatto uso qui, e
noi gi labbiamo prevenuto, non sono applicabili se non al caso di cui si tratta.
I diversi stati di prosperit o di decadenza di una nazione agricola, offrono
una moltitudine di altri casi, e in conseguenza d'altri dati, ciascuno dei quali
la base di un calcolo speciale che a tutto rigore gli e proprio suo.
i dati donde noi siamo partiti fissano, giusta la regola pi costante dell'or
dine naturale, a cinque miliardi la riproduzione totale che la classe produttiva
fa rinascere annualmente, con due miliardi di anticipazioni annue , sopra un
territorio come quello da noi descritto. Secondo cotalc ipotesi le anticipazioni
annue riproducono duecento cinquanta per cento. La rendita dei proprietarii
pu essere allora eguale alle anticipazioni annue. Ma tali dati hanno delle condi
zioni sine quabus non; essi suppongono che la libert del commercio sostenga
lo smercio delle produzioni a un prezzo buono, per esempio il prezzo di 18 lire
il sestiere; essi suppongono daltrondc che il coltivatore non abbia a pagare di
rettamente o indirettamente niunaltra gravezza se non la rendita; una parte della.
quale, per es. iclu-e settimi, debbe formare il reddito del sovrano. Secondo questi
dati, sopra una rendita totale di due miliardi, la porzione del sovrano sarebbe
di 572 milioni (i); quella dei proprietarii sarebbe di quattro scttimi ossia un mi
liardo 144 milioni; quella dei decimatori dun settimo ossia 286 milioni, compresavi
limposta. Non c niun modo di stabilire i imposta la quale possa fornire un
reddito pubblico cosi grande, senza cagionare nessun deterioramento nella ripro
duzione annuale delle ricchezze della nazione (2).
l proprietarii, il sovrano e tutta la nazione hanno un grandc'interesse che
limposta venga per intiero stabilita sulla rendita delle terre immediatamente; pe
(l) E qui da notare che in questa valutazione non si comprende guari l'imposta che
si pone sulle derime appaltate. Aggiugnendoln a questo calcolo si vedr che i due setlr'mi,
i quali formano la parte del sovrano, gli darebbero senza niun danno delle terre circa 650
milioni d'imposta annua.
(2) Se vi fossero stabili esenti dalla contribuzione dell'imposta, ci non dovrebbe es
sere che in considerazione di qualche vantaggio per lo Stato, ed in tal caso anche ci
dovrebbe contursi siccome facicnte parte del reddito pubblico; perci sillatte esenzioni
non debbono aver luogo se non per buonissime ragioni.
ANALISI DEL QUADRO nconomco. 17
rocche qualunque altra forma 'dimposizione sarebbe contro lordine naturale, per
ch essa sarebbe pregiudicievole alla riproduzione ed all'imposta, e che limpo
sta ricadrebbe sull imposta medesima. Tutto sottoposto quaggi alle leggi della
natura: gli uomini sono dotati dell intelligenza necessaria per conoscerle ed ob
bedirle; ma la moltiplicit degli oggetti esige di grandi combinazioni, le quali
formano il fondo duna scienza evidente molto estesa, lo studio della quale
indispensabile per evitare gli sbagli nella pratica.
Dei cinque miliardi di riproduzione totale i proprietarii della rendita. e la
classe sterile ne hanno comperato per tre miliardi per la consumazione loro:
restano quindi alla classe produttiva per'due miliardi di produzioni; questa classe
inoltre ha essa pure comperato per un miliardo di lavori dalla classe sterile ,
ci che fa un fondo annuo di tre miliardi, il quale vien consumato da diversi
agenti occupati ai di'erenti travagli di essa classe,i quali agenti sono pagati
colle anticipazioni annue della coltura, e dalle diverse riparazioni giornaliere del
fondo (1 impianto le qualivengono pagate cogl interessi di cui terremo discorso
fra poco. '
Cos la spesa annua della classe produttiva e di tre miliardi, cioe due mi
liardi di produzioni chella ritiene per la propria consumazione, ed un miliardo
di lavori chella ha comprati dalla classe sterile.
Questi tre miliardi formano ci che si chiama LE nrrnnsn della classe pro
dnttiva, della quale due miliardi costituiscono le anticipazioni annue che vengono
consumate dal travaglio diretto della riproduzione dei cinque miliardi fatti da
questa classe rinascere annualmente per restituire e perpetuare le spese che si
annientano dalla consumazione; lallro miliardo e dalla stessa classe prelevato
sulle sue vendite per glinteressi delle anticipazioni di suo impianto. Ora un
dremo a far comprendere la necessit di cotali interessi.
1 Il fondo delle ricchezze preparanti la produzione le quali costituiscono
le anticipazioni primitive, soggetto ad un deterioramento giornaliero che esige
riparazioni continue, indispensabilmente necessarie perch questo fondo impor
tante rimanga sempre nello stesso stato e non dechini progressivamente verso un
annientamento totale che distruggerebbe la coltura, ed in conseguenza la ripro
duzione, ed in conseguenza le ricchezze dello Stato, ed in conseguenza inne la
popolazione. I
2 La coltura inseparabile da parecchi grandi accidenti che talvolta di
struggono quasi intieramente la ricolta; tali sono la brinata, la grandine, la
golpe, le innondazioni, la moria dei bestiami ecc. ecc. Se i coltivatori non aves
sero niun fondo in serbo, ne seguirebbe che dopo siifatti accidenti eglino non po
trebhero pagare n i proprietarii n il sovrano , o non potrebbero provvedere alle
spese della loro coltura nellanno seguente: e questo sarebbe il caso che sempre
accadrebbe, avendo il sovrano ed i proprietarii lautorit di farsi pagare; ed ognun
vede le conseguenze funeste di un siffatto annientamento di coltura, che poi rica
drebbe subitamente, e senza riparo sui proprietarii, sul sovrano, sui decimatori ,
e su tutto il resto della nazione.
Gl interessi delle anticipazioni dei coltivatori debbono dunque essere compresi
nelle loro riprese annue. Essi servono a far fronte a que' grandi accidenti ed al
mantenimento giornaliero delle ricchezze preparauti la produzione le quali richieg
anno di essere del continuo riparata.
Econom. Touo I. -- 2.
RIEPILOGO.
(i) Ciascuna somma chela classe produttiva e la classe sterile ricevono, suppone un
valor doppio, perch vi vendita e compra, e in conseguenza il valore della cosa ven
duta ed il valore della somma che paga la compra; ma non vi per consumazione reale
se non pel valore de cinque miliardi, che formano il totale della classe produttiva. Le
somme di danaro che passano a ciascuna classe, vi si distribuiscono colla circolazione
di una somma di danaro che ricomincia ad ogni anno la medesima circolazione. Tale
somma di danaro pu supporsi pi o meno grande nella sua totalit, e pi o meno ra
pida la circolazione; ch la rapidit della circolazione del danaro pu supplire in gran
parte alla quantit della massa di esso. in un anno, per esempio, nel quale, senza che
vi accadesse diminuzione nella riproduzione, ci fosse un grande aumento del prezzo delle
produzioni; sia per facilitazioni date al commercio, 0 per altro, non sarebbennca per cui
necessario che vi fosse aumento anche della massa pecuniaria per lo pagamento delle
compre di quelle produzioni. Non di meno passerebbero nelle mani del compratori e dei
venditori pi grosse somme di danaro, che farebbero credere ai pi, che la massadel
metallo monetalo fosse di molto aumentata nel regno. Perci questuppareuza equiva
lente alla realit sempre misteriosa agli occhi del volgo.
O
20 ouusxu.
IIKNDI'I'A
ANTICIPAZIONI pei proprieturii ANTICIPAZIONI
annue le le terre,
della clone il sovrano della
produttiva. ed i dccirmtori. rlaue sterile.
2 miliardi. 2 miliardi. 4 miliardo.
S3!
4 miliardo. .
'lonui . 2 miliardi.
la met
. dei quali e riti
nnta da questa
Spese delle anticipazioni annue. 2 miliardi. classe perle
anticipazioni
ilellanno
seguente.
TOTALI. . 5 miliardi.
OSSERVAZIONI IMPORTANTI.
weoao- .
PRIMA OSSERVAZIONI:
Anclic la maniera dello spendere la rendita disponibile non cosa indifferente. ll farlo di sussistenza, al
quale si abbandonano i ricchi proprietarii, sostiene il prezzo delle produzioni della miglior qualit I
beneficio delle rendite del territorio. 'lale farlo non e dannoso come il luna di ornamento.
(1) Non succede cos d ordinario nel commercio delle Indie Orientali, se non allora
che esso vien fatto da commercianti stranieri i quali ci vendono quanto essi hanno com
prato col. ed impiegano presso noi, in compre di produzioni quel denaro stesso col quale
noi abbiamo loro pagate le merci dell'lndie. Ma non poi lo stesso allorch questo com
mercio si compie per mezzo dei nostri commercianti reguicoli, il cui traffico si ristriuge
tra noi e gIlndiani-Orientali, iquali non vogliono altro che danaro.
Q2 onesiut.
SECONDA osssavazloas.
Le spese di semplice consumazione sono sterili, ed anche pocevoli o di luuo, se ella sono prcgindieanti
l'agricoltura. La maggior parte delle spese dei proprietarii o per lo meno del primo genere. Ma siccome
essi hanno le spese preparotrici della coltura delle loro terre, e che giornalmente fanno quelle del loro
mantenimento, non si possono confondere colla classe sterile.
Ci che
un non
paesesarebbe che farlo
dove fossero in una paese
ancora pervenuto
farsi grandi al suoe grandi
travagli pi altospese
gradoperdi facilitare
prosperitlt,il sarebbe
commercio da".
produzioni, e per estendere a migliorare la coltura del territorio. I proprietarii debbono allora riatrin
ore le loro spese superue per uccreifel'e la spese necessarie allaumento della loro rendita. La ngcq
siti delle spese fondiaria, che (la proprietarii soltanto si possono fare, rendono la proprield fa!
ma Inl delle condizioni principali dollorrline naturale del buon governo. 'l '
QUARTA OSSERVAZIONI).
Non si potrebbe sminuire nulla della entrata della classe prodtrttiva senza scemamcnio, un nulla aggiun
gervi senzaumentazone di riccliezze. Quindi dallentrate della classe produttiva che si pu giudi
care della prosperit generale. E nello stesso modo della entrata di cisscbcdnnn classe che si pu valu
turno la rispettiva popolazione. - Vi sono altre spose poi non comprese nel Quadro, e che nel caso
sup ogto ammontano a un miliardo 67 milioni. Il rlgpuaglio di questo sio posto con quello di tuttp
le 9 tra spese, nella filma/io rurale, Cap. 7.
Nellordine regolare che noi seguiamo qui, tutta la somma delle compre che
si fanno annualmente dal proprielarii- e dalla classe sterile , ritorna annualmente
alla classe produttivo, per pagare ogni anno ai proprietarii la rendita di due
miliardi, e per pagare a lei stessa gl interessi delle sue anticipazioni primitive
ed annue.
Non si potrebbe nulla sottrarre da questa distribuzione di spese in disvan:
[aggio dell agricoltura, n parimente nulla si potrebbe sottrarre dalle riprese
del coltivatore, con qualche esaziona o con taluni impedimenti al commercio,
che testo non ne derivasse deterioramento nella riproduzione annuale delle ric
chezze della nazione ed una diminuzione di popolazione facile a dimostrarsi col
calcolo.
Per le quali cose per mezzo dellordine della distribuzione delle spese,
secondo chelle o ritornano a che sono sollralle alla classe produttiva, secondo
ch'ella aumentano le anticipazioni di essa o che le diminuiscono, secondo chelle
loslengono o che fanno abbassare il prezzo delle produzioni, che si pu calcolare
la buona o la collina condotta di una nazione.
La classe sterile non pu spendere per la sussistenza de suoi agenti se non
circa la met. dei due miliardi chellariceve, perch l'altra met va impiegata
in sempre di materie prima per li lavori suoi. 0nd che codesta classe non forma
che un quarto della nazione.
Noi abbiamo osservato che, sulle riprese di tre miliardi della classe proglui.
ca c' un miliardo per gl interessi delle anticipaioni primitive ed annue di
questa classe, il quale viene continuamente impiegato alla riparazione di quelle
anticipazioni: perci non restano a questa classe che circa due miliardi per la
Spesa desuoi proprii agenti immediati, i quali per conseguenza sono circa il doppio
di quelli della classe sterile; ma ciascuno collajuto degli animali da lavoro, pu
24 QUESNAY.
farvi nascere una riproduzione la quale pu far vivere otto uomini, cio a dire,
la sua famiglia, la quale pu supporsi di quattro persone, ed unaltra famiglia di
egual numero di persone appartenenti alla classe sterile ed alla classe dei
proprietarie.
Se poi si voglia entrare in un esame pi particolareggiato della distribuzione
delle spese di una nazione, lo si trover nella Filosoa rurale, cap. 7. Si vedr
quivi che oltre i cinque miliardi i quali formano qui la porzione della nazione,
vi sono pur anche altre spese: tali sono le spese di commercio, ed il nutrimento
degli animali da lavoro impiegati nella coltura. Cotali spese non sono guari com
prese nella distribuzione delle spese rappresentate nel Quadro, ed essendovi ag
giunte fanno ammontare il valore della riproduzione annuale a sei miliardi tre
cento settanta milioni. Ma in questo proposito da notarsi che le spese di
commercio possono aumentare a detrimento, o diminuire a protto della nazione,
secondo che questa parte sia o non sia diretta contradittoriamente allordine
naturale.
QUINTA OSSERVAZIONI; .
Abbeuebii vabliia un commercio esterno, non si debbono pero calcolare le spese di una nazione se non sulla
riproduzione annuale del suo territorio; poiche alla non pu comprare dlilestero se non altrettanto
di quanto ella gli vende. Le spese di trasporto si pagano reciprocamente dalle nazioni. Elle formano
un articolo di spesa onerosa prelevata sulla rendita dei proprictarii. Il commercio dclib'csscre innita
menta libero perch le spese di esso sieno lo pi ristrette possibili. Nello stato di un commercio libero
i prezzi che hanno corso tra le nazioni commercianti debbono servir di base al calcolo delle ricchezza
e delle spese delle nazioni.
Si supposto, nello stato delle spese da noi esposto n qui, che la nazione
non commerci che sopra se stessa. Ma per verit non c regno il cui territorio
produca tutte le ricchezze acconcie al godimento degli abitanti suoi; di maniera
che sempre mestieri di un commercio esterno, per lo cui mezzo una nazione venda
all'estero una parte delle produzioni proprie per comprarne dall'estero altre di
cui ella abbisogna. Non per tanto, siccome ella non pu comperare dall estero
se non altrettanto di quanto all'estero vende (1), lo stato delle spese di lei deb
b essere sempre conforme alla riproduzione che rinasce annualmente dal suo
territorio. I calcoli di queste spese possono dunque essere regolarmente stabiliti
sulla quota di quella medesima riproduzione, astrazion fatta da ogni commercio
esterno, le particolarit del quale sono indeterminato, incalcolabili ed inutili a ri
cercare: basta fare attenzione che, nello stato di una libera concorrenza di com
mercio esterno, non v' che cambio di valore per valore eguale, senza perdita e
senza guadagno per l'una parte e per laltra.
Quanto alle spese di trasporto, la nazione e lestero le pagano amendue nelle
vendite e nelle compre loro; ed elle formano pei commercianti un fondo separato
da quello della nazione, imperocch, nel commercio esterno delle nazioni agricole,
ogni negoziante e straniero pelativamente agi interessi di queste nazioni. Per tal
(i) in qualsivoglia modo, con prodotti nostri che noi comperiamo ci che altri
ha prodotto. Uu beneciato, un pensionario dello Stato essi medesimi, che nulla produ
cono, non comprano una cosa se non perch altre cose sono state prodotte , delle quali
eglino hanno prolittuto. (C. B. Say, Corso di economia politica, tom. I). (E. D.).
sss'ra OSSEIH'AZIONE SOPRA IL QL'ADltO ECONOMICO. 25
modo un regno agricola e commerciante riunisce due nazioni distinte luna dal
l'altra: luna forma la parte costitutiva della societ annessa al territorio che
fornisce la rendita, l'altra unaggiunta estrinseca la quale fa parte della re
pubblica generale del commercio esterno, impiegata e spesata dalle nazioni agri
cole. Le spese di questo commercio, bench necessarie, debbono risguardarsi
come una spesa onerosa, l'elevata sulla rendita dei proprietarii delle terre; quindi
essi debbono essere liberi da qualunque monopolio e da qualsiasi sopraccarico che
ricadrebbe in modo disastroso sulle rendite del sovrano e degli altri proprietarii.
Nello stato di libera concorrenza di commercio esterno, i prezzi che hanno
corso tra le nazioni commercianti debbono essere la base del calcolo delle ric
chezze e delle spese annue delle nazioni, le quali abbiano un commercio facile ed
immune (i).
Il commercio esterno pi o meno esteso secondo la diversit della consu
mozione degli abitanti e secondo che le produzioni sono pi o meno svariate. Pi
le produzioni di un regno sono svariate, minori sono in esso le esportazioni e le im
portazioni, e la nazione tanto maggiormente risparmia sulle spese del commercio
esterno, che non ostante deve pur sempre essere liberissimo, disimpacciato dogni
pastoja ed esente da qualsivoglia imposizione, mentre non che per via della
comunicazione chesso mantiene tra le nazioni, che si pu assicurare costante
mente nel commercio interno il prezzo migliore possibile delle produzioni del
territorio, e la rendita maggiore possibile per il sovrano e per la nazione.
Il calcolo delle ricchezze annuali di una nazione agricola si riduci! a quello della vendita di prima meno
delle sue produzioni. Quanto pi un tal prezzo e costantemente alto, tanto pi e procuo e fornisce
ricchezze maggiori ai proprietarii delle produzioni, e salarii maggiori agli altri uomini. Questo e quello
che fa che lintcrcsse generale dclliutiero corpo dei commercianti saccordi collintcrcsse delle nazioni,
non ostante che linteresso privato e momentaneo di ciascun commerciante tenda a far abbassare
quanto pi sia possibile il prezzo della vendita prima, ed clcvarc per lo contrario quanto pi sia possi
bile quello della compra ultima a pregiudizio delle nazioni. I commercianti di tutti i paesi non for
mano tra loro che unimmcnsa repubblica. Le ricchezze dei commercianti sono assolutamente separate
da quello delle nazioni agricole. Ne sono nari cotali commercianti rivenditori i quali facciano nascere
il commercio.
______.____________._a_
(i) Vale a dire esente da qualunque contribuzione scale, signoriale, ecc., di monopoli,
di assegnamenti dispettori e d altri uiliziali inutili. Il commercio, come l'agricoltura,
non deve avere altro governo che lordine naturale. In qualunque atto di commercio, c
il venditore e il compratore i quali stipulano contradittoriamente e liberamente gl inte
ressi loro; e queglinteressi loro in tal guisa regolati da loro medesimi, che ne sono i soli
giudici competenti, si trovano conformi all'interesse pubblico: qualunque intervenimento
d'uliiziali, rivestiti di autorit, vi estraneo, a tanto pi pericoloso che in quello
sempre a temers l'ignoranza e tali altri motivi anche pi terribili. il monopolio nel com
mercio e nell'agricoltura non ha che troppo spesso trovato dei protettori; la piantagione
delle vigne, la vendita delle acquavite, di sidro, la libert del commercio delle granaglie,
l'entrata delle merci di manifattura estere, sono state proibite; le manifattura del regno
hanno ottenuto privilegi esclusivi a scapito l' une dell altre; si sono costretti gl' impren
ditori delle manifatture ad impiegare materie prime estere ad esclusione di quelle del
paese, ec. ec.; fallaci bagliori hanno brillato nell'oscurit, e lordine naturale stato ca
povolto per causa d'interessi privati sempre celati e sempre e sempre esigenti sotto il volo
del bene generale.
26 ouasnzv.
Si pu vedere le stesse produzioni (l) passare molte volte per le. mani dei
mercadanti e degli artigiani; ma fa d'uopo fare attenzione che siatte ripetizioni di
vendite e di compre, le quali moltiplicano intruttuosamente la circolazione, non
sono che trasposizione di merci ed aumentazione di spese, senza produzione di
ricchezze. Il conto delle produzioni si riduce dunque alla quantit loro ed al
prezzo delle vendite di esse di prima mano (2). o
Quanto pi que prezzi sono assoggettati allordine naturale, e pi sono eglino
costantemente alti, tanto pi riescono prottevoli ne cambi che si fanno coll't-h
stero, e pi animano lagricoltura (5), pi sostengono il valore delle diierentipro
duzioni del territorio, pi accrescono le rendite del sovrano e dei proprietarii, e
pi aumentano pure il numerario della nazione e la massa de salarii pagati per
la retribuzione dovuta 0 all impiego 0 al travaglio di coloro iquali non sono
possessori primitivi delle produzioni. _ '
L impiego di codesti salarii , bene o male distribuiti, contribuisce molto alla
prosperit o allo scadimento di un regno, alla regolarit e alla sregolatezza dei
costumi di una nazione, ed allaccrescimento o alla diminuzione della popolazione
di lei. Gli uomini possono essere infastiditi dei campi e attirati del lusso e dalla
volutt nella capitale, ovvero essi possono essere egualmente sparsi nelle pro.
viucie. In questultimo caso, essi possono mantenere la consumazione prossima
alla produzione; mentre nell'altro caso invece, essi non possono evitare le grandi
spese del carreggiare che fanno cadere le produzioni a basso prezzo nelle vendite
di prima mano, e fanno decrescere le rendite del territorio, la massa de' salarii
e la popolazione. Il commercio di rivenditore pu estendersi secondo l'attivit e
le facolt dei commercianti; ma quello di una nazione agricola e regolato dalla
riproduzione annuale del suo territorio, l guadagni a puro benecio dei com
mercianti regnicoli non debbono dunque guari confondersi colle ricchezze della
nazione, dappoich queste non possono estendersi annualmente al di o dello
smercio della riproduzione attuale del suo territorio, assoggettata ai prezzi per
reati delle vendite di prima mano. Il commerciante tende a comprare al prezzo
pi basso ed a rivendere al prezzo pi alto possibile, collo scopo di esten
dare il proprio benecio a quanto pi sia possibile, a spese della nazione:
linteresse privato di lui o l interesse della nazione sono oppositi. E non
pertanto non e mica che il corpo intiero dei commercianti, ed anche che
ciayhedun membro di questo corpo immenso non abbia, risguardando la cosa
in grande e nella sua vera estensione, un interesse il pi reale che le produzioni
sieno costantemente vendute di prima mano al pi alto prezzo possibile. Impe
rocch pi quelle sono vendute ad alto prezzo, e pi la coltura da prodotto
netto e pi ella procua; pi la coltura e procua pi alla si estende dogni
(1) Non si debba mai perder di mira che la scuola lisiocratica applica esclusivamente
questo termine ai prodotti dell'agricoltura in tutti i suoi rami. (E. D.)
(2) Vale a dire della vendita l'alta della classe produttiva e agricola. (E. D.)
(5) L'interesse del coltivatore la prima molla di tutte le operazioni economiche e
di tutti i successi dell'agricoltura: quanto pi le produzioni sono costantemente a prezzo
alto, tanto pi il ritorno annuale delle riprese dei litlajuoli viene assicurato, e tanto pi
la coltura saccresce, e le terre fruttano tanto maggior rendita, e sia per quel prezzo con
gruo delle produzioni, come per laumentazione della riproduzione annuale; e pi la
riproduzione cresce, pi si moltiplicano le ricchezze della nazione, e pi aumenta la po
tenza dello Stato.
/
SBTTIMA OSSERVAZIONE.
Non pi i: fatta entrar! nel Quadro la mano del metallo monetato circolante nel commercio della nazione.
Le nazioni che non hanno miniere, non hanno danaro se non quanto convenga loro comprarne. Se
elle volessero aumentare il loro peculio senza che la riproduzione annuale delle loro ricchezze fosse
aumentata, elle diminurebberc la loro riproduzione a ben presto anche il loro peculio. ll peculio pu
docrgcqrp "ma che per questo le ricclaeuc diminuiscono; essendo cosa facile cl poculio sqppliro. Lo
nozioni povere hanno, proporzonatomente alla riprodnzion loro, una somma di peculio pi considere
vole che non le nazioni ricche; perch questo ne fanno benissimo a meno nella maggior parte del loro
commercio, e quello ci non possono. Una somma di peculio eguale a quella della rendita delle terra
uni pi che sufficiente per non nazione agricola. - Non bisogna confondere il pccnlip dei membri
della repubblica commerciante con nello delle nazioni. Il pcculio dei commercianti e il patrimonio
loro, assolutamente separato da que lo delle nazioni, ed al quale questo non possono partecipare.v Si
forma e si accresce a spese delle unioni. Codeste non deggiono tener conto di Il piccolo oggetto che
va da se. Loro solo intci'egpc Io ore in grand? riproduzione possibile delle ricchezze ncconcie
al godimento degli uomini.
Noi non abbiamo parlato della massa di metallo monetato che circola- nel
commercio di ciascuna nazione, e che il volgo risguarda come la vera ricchezza
degli Stati, perch col danaro si pu comprare, si dice, tutto quello di cui si ha
bisogno. Ma non si domanda poi con che cosa si possa procurarsi il danaro;
eppure questa ricchezza non vien mica data per nulla, ma ella costa a colui che
lo compra altrettanto di quel che la vale. il commercio che la reca a quelle
nazioni che non hanno miniere doro e d'argento; ma queste nazioni stesse non
avrebbero ne oro ne argento, se elle non avessero di che pagarli, ed elle ne
avranno sempre quanto ne vorranno, o quanto loro converr comprarne, se elle
abbiano produzione da darne in cambio.
Io dico quanto converr loro comprarne; perch il danaro non poi mica la
ricchezza della quale gli uomini abbiano bisogno pel proprio godimento. Sono i
(1) Si possono riguardar questi come la corda di un pozzo e luso che se ne fa, le
quali due cose non sono mica la sorgente dellacqua che nel pozzo; mentre al contrario
lacqua che sta nel pozzo, unita alla conoscenza ed al bisogno che di essa si ha, che
la causa dell'uso che si fa della corda. Gli uomini illuminati non confondono mai le cause
coi mezzi.
28 Quusrnv.
beni necessarii alla vita ed alla riproduzione annuale di tali beni stessi, che bisogna
ottenere. Convertire produzioni in danaro per sottrarre questo danaro alle spese
utili all agricoltura , ci sarebbe diminuire d altrettanto la riproduzione an
nuale delle ricchezze. La massa del danaro non pu accrescersi in una nazione,
se non altrettanto che questa riproduzione medesima si accresce; altrimenti
l'accrescimento della massa del danaro non potrebbe farsi che a scapito della
riproduzione annuale delle ricchezze. Ora , il decrescimenlo di questa ripro
duzione trarrebbe seco, e assai presto, quello della massa del danaro e l im
poverimento della nazione ; mentre invece la massa del denaro pu decre
scere in una nazione senza che per questo v abbia decrescimenlo di ric
chezze presso di lei, perch si pu in molti modi supplire al danaro, quando
si ricchi, e che si ha un commercio facile e libero; ma nulla pu supplir mai,
senza perdita, al difetto di riproduzione annuale delle ricchezze acconcie al godi
mento degli uomini. Si debbe anzi presumere che il peculio di una nazione povera
debba essere in proporzione pi considerevole di quello di una nazione ricca;
poich non ne rimane, alluna come allaltra, che la somma di cui amendue han
bisogno per le vendite e compro loro. Or dunque, presso le nazioni povere si ha
molto pi bisogno dell'intervenimento del danaro nel commercio; duopo pagar
tutto contante perch non si pu aver fede nella premessa quasi di nessuno. Ma
presso le nazioni ricche, molti_sono gli uomini conosciuti per ricchi, e la cui pro
messa in iscritto e tenuta come sicurissima e dalle ricchezze loro ben guarentita;
dimodoch tutte le vendite considerevoli vi si l'anno a credito, vale a dire per
mezzo di carte di valore che suppliscono al danaro e facilitano il commercio. Non
dunque dalla maggiore o minore massa di danaro che si debbe giudicare del
lopulenza degli Stati: perci si calcola che un peculio, eguale alla rendita dei
proprielarii delle terre, e assai pi che suliiciente per una nazione agricola presso
la quale la circolazione si faccia regolarmente, ed il commercio vi si eserciti con
ducia e con piena libert (1).
(1) Si notato che il peculio delllngbilterra resta ssato presso a poco a questa pro
porzione, la quale nello stato presente delle sue ricchezze, lo sostiene a circa 26 milioni
di lire sterline, ossia il milioni di marchi dargento. Questa ricchezza in denaro non debbe
mica imporne in un paese dove il commercio di rivendita e di vetturaggio domina, e dove
duopo distinguere il peculio dei commercianti da quello della nazione. Queste due
parti non hanno tra loro nulla di comune, se non in quanto che i commercianti vogliono
si vendere ed interesse il loro denaro alla nazione che ha fondate le sue forze militari
sopra i prestiti, la qual cosa non per verit una prova della potenza di uno Stato. Se
questa nazione per le sue guerre si trovata esposta e bisogni urgenti ed a prestiti ecces
sivi, ci non era per mancanza di danaro, ma bens per le spese che eccedevano il reddito
pubblico. Quanto pi i prestiti suppliscono ai redditi, tanto pi i redditi si trovano soprac
carichi di debiti; e la nazione si rovinerebbe se la sorgente stessa dei redditi ne sol'l'risse
un deterioramento progressivo, che diminuisse la riproduzione annuale delle ricchezze. E
sotto questo punto di vista che bisogna riguardare lo stato delle nazioni, poich dalle
rendite del territorio che bisogna giudicare della prosperit e della potenza vera di un
imperio. ll peculio sempre rinascente in una nazione presso la quale le ricchezze si rin
novellino continuamente e senza deterioramento.
Durante quasi un secolo, vale a dire dal 14-44 inliuo al 1525, c stata in Europa una
grande diminuzione di danaro, come tema facile giudicarne dal prezzo delle mercanzie
di quel tempo; ma questa minore quantit di peculio riusciva indillerente alle nazioni,
perch il valore venale di quella ricchezza era dapertulto lo stesso, e che, risguardo al
denaro, lo stato loro era lo stesso relativamente alle rendite loro, che daperlutto erano
SETTIMA OSSERVAZIONI! SOPRA IL QUADRO ECONOMICO.
Quanto poi alla repubblica commerciante diti'usa nei differenti paesi, e quanto
alle piccole nazioni puramente commercianti le quali non sono che parli di quella
repubblica immensa, e che possono esserne risguardate quasi le citt. capitali, o
se si vuol meglio, quasi i banchi principali, la massa del loro metallomonetato
proporzionata allestensione del lor commercio di rivendita; elle aumentano
quella massa quanto pi elle possono coi loro guadagni e col loro risparmio per
accrescere il fondo del proprio commercio; il danaro il patrimonio loro; i com
mercianti non lo impiegano nelle loro compre se non per riaverlo con beneizio
nelle loro vendite. Essi non possono dunque aumentare il loro peculio se non a
spese delle nazioni colle quali commerciano: esso sempre in serbo nelle mani
loro; non esce dal loro banchi, e non circola che perritornarvi con accresci
mento; perci quel danaro non puo far parte delle ricchezze delle nazioni agricole
sempre limitate alla loro riproduzione , sulla quale esse pagano continuamente
I
egualmente misurate dal valore uniforme del danaro. In questo, giova meglio, per la
comodit degli uomini, che sia il valore che supplisca alla massa, di quello che se la
massa supplisse al valore.
Non cade dubbio che la scoperta dell'America ha procurato allEuropa una pi grande
abbondanza d'oro e d'argento; non di meno il loro valore aveva cominciato a ribassare
sensibilissimamente riguardo alle mercanzie, prima dellarrivo delloro e dellargento del
l'America in Europa. Ma tutte queste variet generali nulla mutano allo stato del peculio
di ciascuna nazione, il quale si proporziona sempre alle rendite dei beni-tondi ; astrazion
fatta da quello che fa parteldel fondo del commercio esterno del negozianti, e che circola
tra le nazioni, come quello di una nazione circola tra le provincie del medesimo reame.
Il peculio di codesti negozianti circola pure tra la madre-patria e le sue colonie, ordina
riamente senza accrescervile ricchezze ne da una parte n dall'altra; alcuna volta anzi
diminuendole di molto, soprattutto allorch v'abbia esclusione della concorrenza del com
mercianti di qualunque paese. In questo caso il monopolio accresce il peculio dei com
mercianti che lo esercitano sopra la madre-patria e sopra le colonie, e diminuisce quello
delle colonie e della loro madre-patria. Questa non di manco dimentica che i negozianti non
le danno mica il loro danaro per nulla, e che al contrario rivendono a lei, in tutto il valor
suo, quel danaro ch'essi hanno guadagnato a spese sue; ed ella la si lascia persuadere,
che siccome i suoi negozianti son nazionali. d'essere ella medesima che protti del mo
nopolio esercitato su di lei e sulle sue colonie, quel monopolio che diminuisce le ricchezze
di queste e il prezzo delle produzioni del suo territorio. Sillatte idee perverse ed as
surde hanno da alcuni secoli cagionato un gran disordine in Europa.
Nel secolo precedente, sotto Luigi XIV, il marco dargento monetato valeva 28 lire.
Quindi 18,600,000 di marchi dargento valevano allora circa 500 milioni. Questera presso
a poco lo stato del peculio della Francia in quel tempo nel quale il reame era molto pi
ricco che sul finire del regno di quel monarca. '
Nel 1716, la rifusione generale delle monete non arriv a 400 milioni; il marco dar
gente monetato valeva 43 lire 12 soldi; quindi la massa di quella rifusioue generale non
giungeva a nove milioni di marchi; era pi che met di meno delle masse delle ril'usioni
generali del 1683 e 1693. Quella massa di peculio non avr potuto aumentare colla fab
bricazione annua di monete, che altrettanto quanto la rendita della nazione avr aumen
lato. Per quanto sia considerevole il totale di tali fabbricazioni annue dopo di quella
rifusione, esso avr servito meno ad aumentare la massa dellnrgento monetato, che non
a riparare quella parte che n' portata via annualmente dal contrabando, dai diversi
rami di commercio passivo, e da altri impieghi di denaro presso l' estero; poich dopo
cinquant'anni in poi, il totale di queste trasmessioni annue, ben calcolato, si troverebbe
molto considerevole. Laumentazione del valor numerario, la quale dassai tempo ssata
a 54 lire, non prova mica che la quantit del peculio della nazione abbia molto aumen
lato; poich aumentare il valor numerario, gli tentare di supplire alla realit colla de
nominazione.
gli QUESNAY.
i guadagni de commercianti. E questi in qualunque paese sia l'abitazione loro,
sono pel loro stesso commercio legati a differenti nazioni; quel loro commercio
la loro patria, il deposito delle ricchezze loro; essi comprano e vendono dove
risiedono e dove non risiedono; l'estensione dell'esercizio della loro professione
non ha verun limite determinato e nlun territorio particolare. [commercianti
nostri sono per anche commercianti delle altre nazioni; i commercianti delle
altre nazioni sono pur anche commercianti nostri; e gli uni e gli altri commer
ciano pur anche tra loro. Ondech la comunicazione del loro commercio penetra e
si estende dapertulto, mirando sempre infine al danaro che il commercio stesso ar
reca e distribuisce presso le nazioni, conformemente ai prezzi assoggettati all'ordine
naturale il quale regola giornalmente il valore venale delle produzioni. Ma le nazioni
agricole hanno un altro segno di mira, pi utile per loro e pi esteso; elle non
debbono tendere che alla maggiore riproduzione possibile per accrescere e perpe
tuare le ricchezze acconcie al godimento degli uomini; il danaro non per esse
che una piccola ricchezza intermedia la quale senza la riproduzione in un attimo
disparisce.
Queste osservazioni, a vero dire, le sono poco conformi alle opinioni del volgo intorno
la quantit d'argento monetato di una nazione. il popolo crede che sia nel danaro che
consista la ricchezza di uno Stato; ma il denaro, come tutte le altre produzioni, non e
ricchezza se non in causa del suo valore venale, e non maggiormente diilcile ad acqui
starsi di qualunque altra mercanzia, quando lo si paghi con altre ricchezze. La quantit
di esso in uno Stato, vi limitataal suo uso, il quale poi vi regolato delle vendite e
dalle compre che la nazione fa nelle sue spese annue; e le spese annue della nazione le
son regolate delle rendite sue. Una nazione non debba dunque avere argento monelato
che in ragione delle sue rendite; una quantit maggiore le sarebbe inutile; ella ne cam
bierebbe il sopercliio con le altre nazioni, con altre ricchezze che le fossero pi utili o
pi soddisfacenti; poichi possessori del danaro, anche i pi economi, sono sempre
attenti a ritrurne qualche protto. Se si trova a prestarlo nel paese ad alto interesse,
questa una prova eh esso non vi tutto al pi che nella proporzione da noi qui sopra
osservata, mentre che se ne paga l'uso o il bisogno a cos alto prezzo.
MASSIME GENERALI
DEL GOVERNO ECONOMICO DI UN BEAME AGRICOLA
E NOTE INTORNO A QUESTE nessuna.
Che il sovrano e la nazione non perdano mai di vista che la terra l'unica
sorgente delle ricchezze; e che lagricoltura che le moltiplica (i). lmperorch
laumentazione delle ricchezze assicura quella della popolazione; gli uomini e le
ricchezze fanno prosperare lagricoltura, estendono il commercio, animano l'in
dustria, accrescono e perpetuano le ricchezze. Da cotale scaturigine abbondante
dipende la riuscita di tutte le parti dellamministrazione del reame.
IV. -- Pnorrun'rz ASSICURATA.
Che laproprieta dei beni-fondi e delle ricchezze mobili sia assicurata a
coloro che ne sono possessori legittimi; poich LA srcnnnzza DELLA enormi-In
t u. FONDAMENTO nssnszuu: nnu. onnnvn Economico DELLA socmn'.
Senza la certezza della propriet, il territorio rimarrebbe incollo. Non ci sareb
bero n proprietarii n ttajuol'i per farvi le spese necessarie a renderlo fruttifero
ed a coltivarlo, se la conservazione del fondo e de prodotti non fosse assicurata
a coloro che fanno le anticipazioni di codeste spese. la sicurezza del possesso
permanente che provoca il travaglio e limpiego delle ricchezze al miglioramento
ed alla coltura delle terre, ed alle intraprese del commercio e dell industria. Non
c che la potenza sovrana la quale assicuri la propriet dei sudditi, che abbia un
diritto primitivo alla ripartizione dei frutti della terra, sorgente unica delle ricchezze.
V. _ IMPOSTA NON DISTRUGGITRICE.
Che l imposta non sia distruggitrice, o sproporzionata alla massa della ren
dita della nazione; che laumentazione di quella segua luumentazione della
(l) Il commercio reciproco collcstero riporta mercanzia che sono pagate colle ren
dite della nazione in denaro o in cambio; perci nel ragguaglio delle rendita di un
reame, non bisogna farne un oggetto a parte che verrebbe a formare un doppio impiego.
Si deve pensare lo stesso delle pigioni delle case e delle entrate per interessi di danaro;
poich codeste, per coloro che le pagano, sono spese che si traggono da un'altra sorgente,
eccettuate le entrate poste sulle terre, che sono assegnate sopra un fondo produttivo; ma
tali entrate sono comprese nel prodotto della rendita delle terre. Perci sono le terre e le
anticipazioni degli intraprenditori della coltura che sono la scaturigine unica delle rendite
delle nazioni agricole.
MASSIME snsnnsu Dl coreano. 55
rendita; che sia stabilita immediatamente sul prodotto netto dei beni-fondi,
e non sul salario degli uomini, ne sulle derrate, nella qual forma moltiplicherebbe
le spese di percezione, pregiudicherebbe al commercio e distruggerebbe annual
mente una parte delle ricchezza della nazione. Chessa non sia pigliata nemmeno
sulle ricchezze dei ttajuoli dei beni-fondi; perch LE ANTICIPAZIONI nsufzom
COLTUBA Di un seme minnon'o esserne CONSIDERATI? come un IMMOBILE
cm: BISOGNA cossenvsnn PllEZlOSAMENTE PER LA PRODUZIONE nsLLmro
su, DELLA nnnmrs, E DELLA SUSSIS'IENZA DI TUTTE LE CLASSI nr urn
Dm: altrimenti limposta degenera in ispogliazione e cagiona una decadenza
che rovina prontamente uno Stato (i).
_________________-_-__-___
(i) L'imposta ben ordinata, vale a dire l'imposta che non degenera in ispogliamento
per una cattiva forma dimposizione, dcbb essere risguardata come una parte della ron
dita staccata dal prodotto netto dei beni-fondi di una nazione agricola; poich altrimenti
non vi sarebbe alcuna regola di proporzione colle ricchezze della nazione n colla rendita,
n collo stato dei sudditi contribuenti -, ella potrebbe insensibilmente rovinar tutto prima
che n anche il ministerio se ne accorgessc.
il prodotto netto dei beni fondi, si distribuisce a tre proprietarii; allo Stato, ai pos
sessori delle terre ed ai decimatori. Non c' che la porzione del possessore del fondo che
sia alienabile, ed ella non si vende che in ragione della rendita ch'ella produce. La pro
priet del possessore non si estende dunque al di l. Non dunque dcsso che paga gli
altri proprietarii che hanno parte nel fondo, poich le parti loro non appartengono a lui,
che non le ha mai acquistate, e che non sono alienabilil il possessore del fondo non debba
dunque risguardare limposta ordinaria come un peso stabilito sulla porzione suo; poich
non desso che paga questa rendita, quella parte del fondo ch egli non ha acquistata,
e che perci non appartiene a lui, che la paga a cui dovuta. E non che in caso di ne
cessit, nel caso in cui la sicurezza della propriet fosse in pericolo, che tutti i proprie
tarii debbono per conto proprio loro contribuire sulle porzioni loro alla sovvenzione pas
seggero che i bisogni pressanti dello Stato potessero esigere.
Ma non si deve dimenticare che in tutti i casi l'imposizione del tributo non deve col
pire che la rendita, cio il prodotto netto annuale dei beni fondi, e non sulle anticipazioni
dei coltivatori, n sugli uomini di travaglio, n sulla vendita delle mercanzie, perch
altrimenti esso sarebbe distruttivo. Sulle anticipazioni dei coltivatori non sarebbe pi
un'imposta, ma uno s'pogliamento che spegnerebbe la riproduzione, detcriorebbc le terre,
rovinerebbe i tittnjuoli cd i proprietari dello Stato. Sopra il'salario degli uomini di tra
vaglio e sulla vendita delle mercanzie, sarebbe arbitrario, le spese della percezione sor'
passerebbero limposizione, e ricadrebbero senza regola sulle rendite della nazione o su
quelle del sovrano. E qui la duopo distinguere limposizione dallimposta; limposizione
sarebbe il triplo dellimposta, e si stenderebbc sullimposla stessa; poich in tutte le spese
dello Stato, le tasse messe sulle mercanzie sarebbero pagate dallimposta. Perci imposta
sillatta sarebbe ingannevole e rovinosa.
Limposizionc sugli uomini di travaglio, che vivono delloro salarii, non , rigorosa
mente parlando, se non un'imposizione sul travaglio, la quale vien pagata da coloro che
impiegano gli operai; nel modo stesso che un'imposizione sui cavalli che lavorano la
terra non sarebbe realmente altro che un'imposizione sulle spese medesime della col
tura. Perci l'imposizione sugli uomini, e non sulla rendita, colpirebbe le spese mede
sllle dell'industria e dellegricoltura, ricadrcbbe doppiamente con perdita sulla rendita
dtl beni-fondi, e condurrebbe rapidamente alla distruzione dell'imposta. Lo stesso si
dehbe pensare delle tasse che si mettessero sulle mercanzie, le quali tasse ricadrebbero
pur elle tutte e sempre a scapito sulla rendita, sullimposta, e Sulle spese della coltura,
ed esigerebbero spese immense che sarebbe impossibile ad evitarsi in un grande
stato.
_ Non pertanto cotnl genere dimposizione per forza lo spediente dei piccoli Stati ma
nttlmi, che sussistono con un commercio di traffico necessariamente assoggettato all'im
posta in tali Stati che non ben guari territorio. Ed ancora considerato sempre come
Econmn. Tono I. -- 5.
54 - oc ESNAY.
ripiego momentaneo nei grandi Stati, alloraquando l'agricoltura e in essi travolta a tale
decadenza che la rendita del territorio non potrebbe pi far fronte al pagamento dell'im
posta. Ma allora cotal ripiego insidioso un sopraccarico che riduce il popolo ad un rispar
mio l'orzoso sulla consumazione, eche arresta il travaglio, estingue la riproduzione, e
nisce insomma di rovinare sudditi e sovrano. _
Si sovente parlato di stabilimento d'imposta pagata in natura a forma di decima:
questo genere (l'imposizione sarebbe per verit proporzionale al prodotto totale della
ricolta, compreso le spese; ma non avrebbe nessuna relazione col prodotto netto: quanto
pi mediocre la terra e acco il prodotto, tanto pi sarebbe egli oneroso, ingiusto e
disastroso.
L'imposta debbe dunque essere presa immediatamente sul prodotto netto dei beni
fondi; imperocch in qualsivoglia modo venga ella stabilita in un reame che ritrae le sue
ricchezze dal suo territorio, la viene pur sempre pagata dai beni-fondi. Quindi la forma
la pi semplice, la pi regolata, la pi procua allo Stato, e la meno onerosa ai contri
buenti quella che stabilita proporzionalmente al prodotto netto e immediatamente alla
fonte delle ricchezze continuatamente rinascenti.
Lo stabilimento semplice dell'imposizione alla fonte delle rendite, vale a dire, sul
prodotto netto delle terre, il quale forma la rendita della nazione, diventa assai dilllcil
cosa in un reame dove, per mancanza di anticipazioni, lagricoltura sia caduta in rovina,
o almeno in decadenza tale, ch'ella non possa prestarsi a nessun catastro fisso e propor
zionato alle qualit delle terre che sono mal coltivate, e il cui prodotto diventato assai
scarso non che in ragione dello stato miserabile della cultura; mentre il miglioramento
della medesima, che potrebbe risultare da un'amministrazione migliore, renderebbe subi
talncnte il cataslro irregolarissimo.
Un'imposizione stabilita egualmente sulle terre, sul prodotti, sugli uomini, sul tra
vaglio loro, sulle mercanzie e sugli animali da servizio, presenterebbe una gradazione di
sei imposizioni eguali poste le una sopra le altre, posanti tutte sopra una mrdesimakbase,
e non di meno pagate ciascheduna a parte, ma che tutte insieme per l'omirebbero assai
meno reddito al sovrano che non una semplice imposta reale, stabilita unicamente e
senza spese sul prodotto netto, ed eg'uale nella sua proporzione a quello delle sei impo
azioni che si potessero considerare come reali. Quest'imposta indicata dall'ordine natu
rale, e che aumenterebbe di molto il reddito del sovrano, costerebbe non pertanto cinque
volte meno alla nazione ed allo Stato che tutte quante le sei imposizioni a quel modo
replicate, le quali annienterebbero tutti i prodotti del territorio e mostrerebbero esclu
dure qualunque mezzo di rientrare nellordine. lmperocch pur troppo le imposizioni,
illusorio pel sovrano e rovinose per la nazione, sembrano alle menti volgari sempre e
sempre pi inevitabili a misura che la decadenza dell'agricoltura si va aumentando.
.Ci non ostante necessario almeno cominciare dal sopprimere il pi prontamente
possibile le imposizioni arbitrarie stabilite sui ttajuoli delle terre; senza il qual rimedio
questo genere d'imposizione rovinosa compierebbe di annientare intieramente le rendite
del reame. L'imposta dei beni-tondi la pi diicile a regolare e quella che si mette sulla
piccola coltura, nella quale non v tto che possa servir di misura, e in cui il proprie.
tario stesso che fornisce le anticipazioni, e il cui prodotto netto e scarsissima tanto,
quanto incertissimo. Sillatta coltura che si eseguisce da mezzadri in quepaesi dove
l imposta ha distruttii ttajuoli, e che les_tremo ripiego dellagricoltura rovinata. esige
molti riguardi; poich un'imposta alcun poco onerosa porta via le anticipazioni e l'an
niente del tutto. E dunque mestieri far buona distinzione tra le terre ridotte a tale pic
cola coltura, e che in proporzione del poco prodotto loro sono coltivate con grandi spese
e soventi volte senza protto di sorta, e quelle dove la grande coltura esercitata da
ricchi ttajuoli, i quali assicurano ai proprietarii una rendita determinata, che pu ser
vire di regola esatta ad un'imposizione proporzionale. La quale imposizione debba essere
MASSIME GENERALI or covaaso. 55
perch se le anticipazioni non sono suiicienti, le spese della coltura sono in pro
porzione maggiori e danno minor prodotto netto (1).
pagata dal proprietario e non dal ttajuolo, se non che in deduzione di suo fitto, sic
come naturalmente accade quando il fttajuolo conosce prima di stipulare la sua loca
zione la tangente dell'imposta.
Se i bisogni dello Stato vi necessitino delle aumentazioni, queste debbono andare
unicamente a carico dei proprietarii; poich il governo sarebbe in contraddizione con se
medesimo se esigesse che i littajuoli adempiessero aglimpegni delle locazioni loro, mena
tre poi collimposizione impreveduta di cui li gravasse, li porrebbe nell'impossibilit di
soddisfare a que loro impegni. In tutti i casi poi il pagamento dell'imposta debbe venir
guarenlito dal valore stesso dei beni fondi,non mai dalle ricchezze preparanti la coltura,
le quali senza depredazione non possono essere assoggettate a nessun servizio pubblico.
altro che quello di far rinascere le ricchezze della nazione e del sovrano, e che non deb
bono mai essere distratte da questo loro impiego naturale e necessario.
l proprietarii ssati a quella regola del governo, sarebbero attenti, per la sicurezza
delle rendite loro e dellimposta, a non allegare le proprie terre se non a fittajuoli ricchi,
euna tal precauzione assicurerebbe la buona riuscita dell'agricoltura. l fittajuoli non
avendo pi niuna inquietudine di nuove imposizioni durante il tempo delle loro locazioni
si moltiplicberebbero, e la piccola coltura a mano a mano disparirebbe; le rendite dei
proprietarii e limposta si accrescerebbero in proporzione dellaumentazione deip rodotti
dei heni'fondi coltivati da ricchi agricoltori.
C' una nazione che ha saputo assodare la sua potenza ed assicurare la sua prospe
rit esentando laratro da qualunque imposizione. l proprietarii, incaricati eglino mede
simi dell'imposta, sopportano in tempo di guerra talune sovvenzioni passeggero; ma i
travagli della coltura delle terre non sono per ci rallentati, e lo smercio e il valore venale
dei beni-fondi sono sempre assicurati dalla libert del commercio delle derrate del terri
torih. Quindi presso codesta nazione l'agricoltura e la moltiplicazione dei bestiami non
patisce nessun deterioramento durante le guerre anche le pi lunghe e le pi dispen
tliose; i proprietarii, ritornata la pace, ritrovano le loro terre ben coltivate e ben mante
nute, e le loro grandi rendite benissimo conservate ed assicurate. Da tutto ci facile
scorgere la differenza che vha tra un'imposta esorbitante ed unimposta spogliatrice;
poich per la forma appunto dell imposizione che un imposta pu essere spogliatrice
senza essere esorbitante, ovvero esorbitante senza essere spogliatrice.
(1) E d'uopo notare che le terre le pi fertili sarebbero nulle senza le ricchezze neces
sarie per provvedere alle spese della colture, e che lo scadimento dellagricoltura in un
reame non debbe essere imputato alla pigrizia degli uomini, ma alla loro indigenza. Se
le anticipazioni della coltura non dessero che poco prodotto nello, per errore del go
verno, vi sarebbero spese grandi, rendita poca, ed una popolazione che non si ridurrebbe
quasi se non al popolo minuto occupato nelle campagne, senza protto per lo Stato, ad
una cattiva cultura che lo farebbe sussistere miserabilmente.
Una volta in un certo reame le anticipazioni annue non facevano rinascere prodotto
netto, dallabbondante allo scarso, compresavi Iimposizione sul coltivatore, se non che
circa venticinque per cento, che veniva distribuito tra la decima , tra limposta e tra il
proprietario; fatta deduzione delle riprese annue del coltivatore. Se le anticipazioni pri
mitive fossero state sufficienti, la coltura vi avrebbe potuto rendere agevolmente cento di
prodotto netto ed anche di pi per ogni cento di anticipazioni annue.
in tal modo la nazione solliiva un decit di quattro quinti per lo meno sul prodotto
netto delle sue anticipazioni annue, senza contare la perdita sull impiego e la rendita
delle terre che supplivano elleno stesse alle spese di una povera coltura, e che si lascia
vano incolte alternativamente durante parecchi anni per ripararle e rimetterlo in istato
di produrre un podi ricolta. Allora la maggior parte degli abitanti erano nella miseria,
e senza protto di sorta lo Stato. lmperocch quale e il prodotto netto delle anticipazioni
al di l delle spese, tale pure il prodotto netto del travaglio degli uomini che lo fanno
nascere; e quale e il, prodotto netto dei beni fondi, tale il prodotto nella per la rendita, per
l'imposta c per la sussistenza delle differenti classi duoinini di una nazione. Perci tanto
56 ouasaav.
Che la totalit delle somme della rendita rientri nella circolazione annua
e la percorro in tutta la sua estensione; che non si formino guari fortune pecu
niarie, o almeno che vi sia compensazione tra quelle che si formano e quelle che
ritornano nella circolazione (1); perch altrimenti tali fortune pecuniarie arre
sterebbero la distribuzione di una parte della rendita annua della nazione, e
pi le anticipazioni sono insufficienti, tanto meno uomini e terre sono proficui allo Stato.
Icoloni che sussistono cos miserabilmente con una coltura ingrata non servono che a
mantenere infruttuosamente la popolazione di una nazione povera.
L'imposta in-quel reame era quasi tutta stabilita arbitrariamente sui fittajuoli, sugli
operai e sulle mercanzia. Colpiva quindi direttamente ed indirettamente le anticipazioni
delle spese della coltura, la qual cosa gravava i beni fondi di circa trecento milioni per
l'imposta ordinaria, ed altrettanti per la regia, le spese di percezione, ecc. Ei prodotti del
suolo non rendevano pi, negli ultimi tempi, a giudicarne dallo spoglio della tassa di un
decimo sui fondi produttivi, e dall'esame del prodotto delle terre, se non circa quattro
cento milioni di rendita netta, compresevi la decima e le altre rendite ecclesiastiche:
tristo prodotto di un grande ed eccellente territorio e di una grande e laboriosa popola
zione! [l'esportazione dei grani era proibita; la produzione era limitata al consumo della
nazione; met delle terre rimanevano incolte, si proihiva di piantarvi vigneti; il com
mercio interno dei grani era in balia ad una polizia arbitraria; lo smercio era continuata
mente interrotto tra le provincie; ed il valore venale delle derrate incerto sempre.
Le anticipazioni delle spese produttive erano successivamente portate via dall'impo
sta arbitraria e dai balzelli indiretti, con annientamento della riproduzione e dell'imposta
medesima; i gli dei coltivatori abbandonavano le campagne; il sopraccarico dell'imposta
sulle derrate ne alzava il prezzo naturale, ed aggiungeva un soprappi di prezzo onu'oso
alle mercanzie ed al pagamento di salario nelle spese della nazione; il che ricadeva pure
e in diminuzione sulle riprese dei fittajuoli, sul prodotto netto dei beni fondi, sull'impo
sta, sulla coltura, ecc. Lo spogliamento, cagionato dalla parte arbitraria dell'imposta
stabilita sui fittajuoli, cagionava allora una decadenza progressiva, la quale aggiunta alla
mancanza di libert del commercio faceva cadere le terre in piccola cultura, e da questa
poi a rimaner incolte del tutto.
Era a tal grado di decadenza che le spese della coltura non producevano pi, l'im
posta territoriale compresa, se non 25 0|0, e ci stesso non era dovuto che al beneficio
della grande coltura che esisteva ancora in un quarto del reame. Non seguiremo qui la
precipitosa rapidit del progresso di tale decadenza; ne basta calcolare gli effetti di tante
cause distruggitrici, l'uno dall'altro precedenti, per prevederne le conseguenze funeste.
Tutti questi disordini, tutti questi abusi sono stati riconosciuti; e la gloria di ripararvi
era riserbata ad un ministero pi illuminato. Ma i bisogni dello Stato e le circostanze non
sempre si prestano alle vedute che si propone per le riforme. che una buona ammini
strazione pu esigere nell'economia politica, quantunque tali riforme sieno essenzialissimc
ed urgentissimo nel comune vantaggio del sovrano e della nazione.
(1) Non si debbe mica intendere semplicemente, per le fortune che rientrano nella
circolazione, quelle fortune che si distruggono, ma quelle fortune pur anche sterili od
oziose che diventino attive , e che vengano per esempio impiegate a formare le anticipa
zioni di grandi intraprese dagricoltura, di commercio e di manifattura utili, o il miglio
rare beni-fondi le cui rendite rientrano annualmente nella circolazione. Gli anzi da co
tali fortune attive bene stabilite che uno Stato riceve consistenza, cb esso ha di grandi
ricchezze , assicurate per far rinascere annualmente di grandi ricchezze, per mantenere
una popolazione nell'agiatezza e per assicurare la prosperit dello Stato e la potenza
del sovrano. Non per si debba dire lo stesso delle fortune pecuniarie che si ritraggono
dagli interessi del denaro, e le quali non sieno stabilite sopra fondi produttivi, n di
quelle impiegate nello acquisto di cariche inutili, di privilegii, ec. ; la loro circolazione
sterile non le impedisce guari di essere fortune roditrici ed onerose per la nazione.
MASSIME cammau DI GOVERNO. 57
riterrebbero il pecnlio del reame a nocumento del rientramento delle anticipazioni
della coltura, della retribuzione del salario degli artigiani e del consumo che deb
bono fare le differenti classi d uomini che esercitano professioni lucrative: co
desta intercezione del peculio diminuirebbe la riproduzione delle rendite e del
1 imposta.
VIII. -FAVOI\EGGIAMENTO DELLE spese enonurrrvn.
Che una nazione la quale abbia un. grande territorio da coltivare e la faci
lit di esercitare un gran commercio delle derrate sua, non eslenda troppo
l'impiego del danaro e degli uomini alle manifattura ed al commercio di lusso
a scapito dei travagli e delle spese dell'agricoltura (1); poich preferibilmente
a tutto, in annua neon ESSERE BEN POPOLATO DI RICCHI COLTIVATORI (2).
Che una parte della somma delle rendite non passi all estero senza ritor
nere, in danaro o in mercanzia (1).
X1. _ SCIAGURA DELLE EMIGRAZIONI
Che i gli dei ricchi llajuoli si stabiliscono nelle campagne per perpeq
luarvl i lavoratori; perch, se qualche vessazione fa loro abbandonare le cam
pagne e li determina a ridursi nelle citt, essi vi portano ecco le ricchezze del
loro padri, le quali erano impiegate alla coltura. SoNo MENO GLI UOMINI CHE
LE llOCllBllE un si uniscono ArrmAnE NELLE cAMrAGNE; perch pi ric
oheue s'impiegano nella coltura, meno uomini essa occupa, prospera di pi, e pi
rendita procaccia. Tale , per esempio, pei grani, la. grande coltura di Iittajuoli
ricchi, in confronto della piccola coltura. di poveri mezzadri che arano con
bovi o con vacche (2).
Tutta questa istruzione, si dice. ispira loro della vanit e li rende litigiosi; la difesa
giuridica debbella essere permesso a codesti uomini della terra che osano opporre della
resistenza e dell'alterezza a coloro, che perla dignit del loro soggiorno nella citt, deb
bono godere di una distinzione particolare e duna superiorit la quale debbe imporne
ai campagnuoli? Tali sono i ridicoli titoli della vanezza del cittadino, il quale non poi
che un mercenario pagato delle ricchezze della campagna. Omm'um autcm rerum ex qui_
bus aliquid acquirilur, m'hz'l est AGRICOLTURA melius, m'hil uberz'us, nihz'l dulct'us, m'lu'l
hmm'ne libero digm'ua. Cicerone, de Otciia. .... .. Mea quidem senlentia, haud solo un
nulla beatior esse possit, "eque Solum o/Iiciu, quod hominum generi universo cultura agro
rum est salutaris; sed et deleclalt'one, et salurilatc, copa'aque omnium rerum qua; ad viclum
licmimtm, ad cultum etiam deorum perta'nent. ldem , de Senectute.
DI TUTTE LE cose POI DALLE QUALI ALcuN BENEFICIO SI rossA aIraAaaE, NESSUNA
mcuoar: DELL'AGRICOLTURA, NEssuNA PIu' IzcoNDA, NEssuNA IIu DLCE, NEssuNA
m usano uomo mo DEGNA .... .. E rea OPINIONE IIIA, NoN so se vAnaIA coNDIzIoNE I>Iu
BEATA DI QUELLA, N SOLAMENTE PER L'orrlclo suo, CHE LA coLrunA DE CAMPI a ALLIN
rILIIo una canna: sALurAaa; IIA AivcoaA PEL DILBT'IO, PERLA sAzIErA', rea LABBON
man in rurra LE cosa, CIIE ArrAa'rzuooNo AL vIr'ro DEGLI UOMINI ED ANcIIE un suono
cIILro DEGLI DEI.
(1) E quello che succedeva, specialmente pei tributi pagati alla Santa-Sede sotto la
denominazione di amate e di dispense, tributi che Sully valutava, nel 1598, alla somma
annua di quattro milioni, che equivale a pi di quattordici milioni dell'epoca nostra.
(2) Nella grande coltura un sol uomo conduce un aratro tirato da cavalli, che fa
altrettanto travaglio che tre aratri tirati da bovi e condotti da sei uomini. In quest'ultimo
caso, per difetto di anticipazioni primitive per l'impianto di una grande coltura, la spesa
annuale eccessiva in proporzione al prodotto netto che quasi nullo, e vi si impiega
infruttuosameute dieci o dodici volte pi terra. Mancando ai proprietarii, ttajuoli al caso
di provvedere alle spese di una buona coltura, le anticipazioni si fanno a peso della terra,
e quasi dell'intutlo a puro discapito; il prodotto dei prati consumato, durante l'inverno,
dal bevi di lavoro. ed una parte della terra si lascia loro per pascolo, durante la state;
il prodotto netto della ricolta savvicina cosi da presso al niun valore, chela minima ima
posizione in rinunziare a quell avanzo di coltura, la qual cosa avviene inoltre in non
pochi luoghi, semplicemente e senz'altro causa che la povert degli abitanti. Si dice che
C' una nazione povera la quale ridotta a questa piccola coltura nei tre quarti del suo
40 QUESNAY.
territorio, e che daltronde presso quella nazione dei pi dun terzo delle terre coltivabili
che sono infruttifero. Ma il governo occupato a trovar modo di arrestare il progresso
di tale guasto e provvedere ai mezzi efficaci di ripararlo. .
(l) Vedute particolari aveano fatto credere per certo lasso di tempo che bisognasse
ristringere in Francia la coltura della vigna per allargare la coltura del frumento, nel
tempo stesso che il commercio esterno del frumento era proibito, che la comunicazione
medesima del commercio dei grani tra le provincie del reame era impedita, che la mag
gior parte delle terre rimaneva incolta, perch la coltura del frumento vi era limitata al
solo consumo interno di ciascheduna provincia, e che la distruzione dei vigneti ne au
mentava il numero sempre pi. Provincie lontane dalla capitale erano d'altronde obbli
gate di fare rimostranze per opporsi all'accrescimento della coltura dei grani i quali,
per difetto di smercio, in que'loro paesi scadevano d'ogni valore, dal che poi derivava
la rovina dei proprietarii e dei lttajuoli, e lannientamenlo dellimposta di cui quelle terre
erano gravate. Tutto cospirava dunque allinvilimento delle due principali colture del
reame, ed a distruggere pi e pi sempre il valore dei beni-fondi; una parte dei pro
prietarii delle terre, a pregiudizio degli altri, tendeva al privilegio esclusivo della col
tura: funesti effetti delle proibizioni e degli impedimenti del commercio delle produ
zioni dei beni-fondi, in un reame dove le provincie comunicano tra loro per mezzo dei
umi e dei mari, dove la capitale e tutte laltre citt possono essere facilmente proviste
delle produzioni di tutte le parti del territorio, e dove la facilit dell esportazione assi
cura lo smercio delleccedente.
La coltura de vigneti e la pi ricca coltura del reame di Francia; perch il prodotto
netto di un arpento di vigne, valutato dallabbondante allo scarso, e all'incirca il triplo
di quello del migliore arpento di terra coltivata a grani. E dippi mestieri notare che
le spese comprese nel prodotto totale delluna e dellaltra coltura sono pi vantaggiose
nella coltura delle viti che nella coltura dei grani, perch nella coltura delle viti, le
spese forniscono con protto molto pi salarii per gli uomini e perch la spesa pei pali
e per le botti in vantaggio della smercio de legnami, e che gli uomini occupati nella
coltura delle viti non vi sono impiegati nella stagione della mietilura, in cui sono di
grande ajuto ai coltivatori per la ricolta dei grani. D'altronde questa classe d uomini
pagati dei travagli loro dalla terra, diventando assai numerosa, aumenta lo smercio delle
granaglie e dei vini, e ne sostiene il valore venale a misura che la coltura si estende eche
l'accrescimento della coltura aumenta le ricchezze; poich l'aumentazione delle ricchezze
aumenta la popolazione in tutte le classi duomini di una nazione, e questaumentazione
sostiene dogni parte il valor venale dei prodotti della coltura.
E da per mente che la facilit del commercio esterno delle derrate del suolo, disciolte
da imposizioni onerose, un grande vantaggio per una nazione che abbia un vasto ter
ritorio, dove ella possa variare la coltura per ottenerne differenti produzioni di buon
valore, e soprattutto quelle che non possono nascere presso le nazioni vicine. La ven
dita del vino e dellacquavite all'estero-essendo per noi un commercio privilegiato che
noi dobbiamo al nostro territorio ed al nostro clima, debb'essere specialmente protetto dal
governo; perci non debb essere assoggettato a imposizioni moltiplicate e senza alcun
pro per l'imposta, e troppo pregiudicievoli allo smercio delle produzioni, che sono l'oggetto
di un grande commercio esterno, capace di sostener l'opulenza del reame: l'imposta
debb' essere pura e semplice, assegnata sul suolo che produce quelle ricchezze ; e nella
compensazione della tassazione generale si debbe aver riguardo a quelle delle quali
necessario assicurare, con un prezzo favorevole, lo smercio all estero, poich allora lo
MASSIMI} GENERALI DI GOVERNO.
zione, a discapito del valore venale dell une o dellaltre ispirato da corte
vedute le quali non si estendono sino agli elletti del commercio esterno reci
proco, che provvede a tutto; e che decide del prezzo delle derrate che cia
scuna nazione pu coltivare con maggiore profitto. Doro LE arccnnzzn ran
rumm LA COLTURA, LA BENDITA a L'IMPOSTA sono u: arccnazzn in rame
nzcassrra IN uno STATO, per difendere i sudditi contro la carestia e contro
linimico, e per sostenere la gloria e la potenza del monarca, e la prosperit
della nazione ('l).
Stato ben risarcito della moderatezza dellimposta su quelle tali parti , dall inuenza
vantaggiosa del loro commercio su tutte le altre sorgenti delle ricchezze del reame.
(1) la che consiste la prosperit generale di una nazione agricola? IN GRANDI ANTI
cmmom rea PEaPn'ruAaE no ltCCllEDITAl'tl-I LE RENDITE oazn'mposra; IN un COMMERCIO
iaraano so ESTERNO usano a nome; NEL GODDIENTO nanna ruccaezzs ANNUALI par asm
rosor; NEI PAGAMENTI rscunumu no oruzsarr DELLA nannrn n nnLL'|nros1A.Labbon
danza delle produzioni si ottiene con grandi anticipazioni; la consumazione e il com
mercio sostengono lo smercio e il valore venale delle produzioni; il valor venale la
misura delle ricchezze della nazione; le ricchezze regolano il tributo che pu essere
imposto, e forniscono il danaro che lo paga e che debba circolare nel commercio, ma
che non debbe per accumularsi in un paese a pregiudizio delluso, della consumazione
delle produzioni annuali che per mezzo della riproduzione e del commercio vi debbono
perpetuare le vere ricchezze.
il metallo monetato una ricchezza che viene pagata da altre ricchezze, che per le
nazioni un pegno intermedio tra le vendite e le compre, che non contribuisce a perpetuare
le ricchezze di uno Stato allorch sia ritenuto fuori dalla circolazione e che in tal caso non
rende pi ricchezza per ricchezza; allora, quanto pi esso si accumulasse tanto pi coste
rebbe per tutte quelle ricchezze che non si rinnoverebbero, e tanto pi quindi impoveri
rebbe la nazione. ll danaro non dunque una ricchezza attiva e realmente procua in uno
Stato, se non per quanto esso renda continuatamente ricchezza per ricchezza, imperocch
la moneta non , per se medesima, che una ricchezza sterile che non ha altra utilit,
in una nazione, che limpiego suo per le vendite e per le compre, e per lo pagamento
delle rendite e dell'imposta, le quali la rimettono in circolazione; dimodoche il mede
simo danaro soddisfa alternativamente e di continuo a tutti cotali pagamenti ed al suo
impiego nel commercio.
Cos la massa del peculio di una nazione agricola non si trova che presso a poco eguale
al prodotto netto annuale dei beni-fondi, essendo in questa proporzione pi che solli
ciente per l'uso della nazione; una quantit maggiore di moneta non sarebbe ricchezza
utile allo Stato. Abbenche limposta sia pagata in danaro, non per il danaro che la
fornisce, ma sono le ricchezze del suolo che lnascono annualmente; in queste ricchezze
rinascenti, e non gi come crede il volgo, nel peculio della nazione che consiste la pro
sperit e la forza di uno Stato. Non si supplisce, no, al riunovellamento successivo delle
ricchezze col peculio; ma al peculio facilmente supplito nel commercio, con obbligazioni
prese per iscritto, assicurate dalle ricchezze che si posseggono nel paese, e che si tra
sportano all'estero. Lavidit del danaro una passione violenta nei privati, perch essi
sono avidi della ricchezza che rappresenta le altre ricchezze; ma cotal sorta di avidit,
che lo sottrae dal suo officio, non debbessere mai la passione dello Stato; non a desi
derarsi in uno Stato quantit grande di danaro, se non quanto occorra perch la sia pro
porzionata alla rendita, e ch' ella in tal guisa determini un opulenza perpeluamente rina
scente il cui godimento sia effettivo e bene assicurato. Tale era sotto il regno di Carlo V,
detto il Savio, l'abbondanza del danaro, che andava del paro alle altre ricchezze del
reame. Si pu giudicarne da quelle che si trovano specificate nellimmenso inventario di
quel principe, indipendentemente da una riserva di 17 milioni (quasi 300 milioni, valore
attuale di nostra moneta) che si trov nei suoi l'orzieri, e cotali ingenti ricchezze sono
tanto pi rimarchevoli quanto che gli Stati de re di Francia non comprendevano allora
un terzo del reame presente.
4-1 Quasivu.
Il danaro non dunque la vera ricchezza di una nazione, la ricchezza che si consuma
e che rinasce continuamente, perch il danaro non ingenera danaro. Uno scudo ben im
piegato pu, per verit, far nascere una ricchezza di due scudi; ma la produzione, e
non mica il danaro , che si moltiplicato; ondecch il danaro non debba rimanersi in
mani sterili. Non dunque tanto indillerente, quanto si crede. per lo Stato che il danaro
passi nella tasca di Pietro 0 di Paolo, poich cosa essenziale ch' esso non venga tolto
a colui che l'im lega a protto dello Stato. Rigorosamente parlando il danaro che ha co
desto ollcio nel 11 nazione, non ha guari proprietario nessuno; esso appartiene ai bisogni
dello Stato. i quali lo fanno circolare per la riproduzione delle ricchezze che fanno sussi
stere la nazione e che forniscono il tributo al sovrano.
N bisogna confondere questo danaro colla pecunia divoratrce che viene tramonta
in prestiti ad interesaee che elude la contribuzione che qualunque rendita annuale debbe
allo Stato. Il danaro bisognevole ha, ,dioo, presso tutti i privati, una destinazione alla
quale appartiene decisivamente; quello che destinato al pagamento attuale dell'imposta,
appartiene all'imposta; quello che destinato al bisogno di ciascuna compra appartiene
a quel bisogno; quello che vivilica l'agricoltura, il commercio, l'industria appartiene a
quell'oificio; quello che destinato a pagare un debito scaduto o vicino a scadere appar
tiene a quel debito ecc.; e non a colui che lo possiede: e il danaro della nazione, nes
suno debbe ritenerlo, perch esso non appartiene a nessuno; e intanto, questo danaro
cosi sparso che forma la massa principale del pecnlio di un reame veramente opulento,
nel quale esso vien sempre impiegato a profitto dello Stato. N anzi si esita guari a ven_
derlo al prezzo medesimo che costato, vale a dire, a lasciarlo allestero per compre di
mercanzia delle quali si abbiaogni; e l'estero non ignora mica nemmen caso i vantaggi
di questo commercio nel quale il bisogno dei cambii decide dell'impiego del danaro in
marcanzie e delle mercanzie in danaro ; perocch danaro e mercanzia non sono ricchezza
che in quanto al loro valore venale.
ll danaro deviato e ritenuto fuori dalla circolazione, un piccolo oggetto che assai
presto e esaurito dei prestiti alquanto moltiplicati; ad onta di ci quel danaro ozioso
che fa illusione al basso popolo, desso che il volga considera come la ricchezza della
nazione o come un grande ajuto nei bisogni di uno Stato, anche di un grande Stato, il
quale non pu in realit essere opulento se non pel prodotto netto delle ricchezza che
nascono annualmente dal suo territorio, a che, per cosi dire, la rinascere il danaro rin
novandolo ed aecoterandone continuamente la circolazione.
D'altronde quando un reame ricco e orente pel commercio delle sue produzioni,
egli ha per le sue corrispondenze ricchezze negli altri paesi, e la carta gli tien luogo
dapertutto di danaro. L'abbondanza e lo smercio delle sue produzioni gli assicurano
dunque dapcrtutto l'uso del pcculio delle altre nazioni, n in un reame ben coltivato il
danaro manca mai per pagare al sovrano ed ai proprietarii le rendite fornite dal pro
dotto netto delle derrate commerciali che annualmente rinascono dalla terra; ma quan
tunque il danaro non manchi guari per pagare quelle rendite, non bisogna perci ingan
narsi a credere che l'imposta possa essere stabilita sulla circolazione del danaro (l).
Il danaro una ricchezza che si nasconde alla vista. il tributo non pu essere imposto
che alla scalurigine delle ricchezze disponibili, sempre rinascenti, ostensihili e commer
ciubili. E da queste che nascono le rendite del sovrano, e da cui inoltre egli pu trovare
ajuti sicuri negli urgenti bisogni dello Stato. Le vedute del governo non debbono guari
fermarsi al danaro; elle debbono estendersi pi in la, e lissarsi all' abbondanza, ed al
valor venale delle produzioni della terra, per accrescere le rendite.
E in questa parte di ricchezze visibili ed annuali che consiste la potenza dello Stato
e la prosperit della nazione: dessa che ssa e lega i sudditi al suolo. Il denaro, l'in
duatria, il commercio mercantile e di traffico, non formano che un dominio poaticcio ed
indipendente che, senza le produzioni del suolo non costituirebhero altro che uno Stato
repubblicano: Costantinopoli stesso, che non ne ha il governo, ma che ridotto alla
ricchezza mobili del commercio di traffico, ne ha . in mezzo al dispotismo , il genio e
l'indipendenza nelle corrispondenze e nello stato libero delle sue ricchezze di commercio.
(1) Questo vantaggio si ottiene collo smereio, coll'impiego e coll'uso delle lane del
reame; col grande consumo delle carni , del latte, del butirro, del formaggio, ecc., e
__________%_'_1__
Che le terre impiegate nella coltura dei grani sieno riunite per quanto
possibile in grandi fattorie condotte da ricchi coltivatori; perch c' minore
spesa pel mantenimento e la riparazione dei fabbricati, ed in proporzione assai
meno spese ed assai pi prodotto nelle grandi intraprese di agricoltura, di quello
che nelle piccole. La moltiplicit di piccoli fittajuoli pregiudicievole alla po
polazione. La popolazione la pi assicurata, la pi disponibile per le differenti
occupazioni e po differenti travagli che dividono gli uomini in differenti
classi, e quella che mantenuta dal prodotto netto. Qualunque risparmio fatto
nei lavori che si possono eseguire per mezzo di animali, di machine, di fiumi ,
ecc. ridonda in vantaggio della popolazione e dello Stato, perche il maggiore
prodotto netto procura maggior guadagno agli uomini in altri servigi ed in
altri travagli. -
sopra tutto con quello che si debhe fare dal popolo minutoI che il pi numeroso; pe
roccb non se non in causa di questo consumo che c' smercio dei bestiami e che questi
si moltiplicano, ed il concime che i bestiami forniscono alla terra che procura abbon
danti ricolte, colla stessa moltiplicazione dei bestiami. Tale abbondanza di ricolte e di
bestiami allontana qualunque timore di carestia in un reame cosi fecondo di sussistenza.
L'alimento che i hestiami vi forniscono agli uomini, vi diminuiscono il consumo del l'ru
mento e la nazione pu venderne una quantit maggiore all'estero, e accrescere conti
nuamenle le sue ricchezze col commercio di una produzione cos preziosa. Lagiateua
del popolo minuto contribuisce dunque con ci alla prosperit dello Stato.
Il profitto sui lKSlltlml si confonde col protto sulla coltura rispetto alla rendita del
proprietario, perche il prezzo del fitto di un podere si stabilisce in ragione del prodotto
chesso pu dare colla coltura e coi bestiami, in un paese dove le anticipazioni dei lit
tnjuoli non sieno esposte ad essere portate via da un'imposizione arbitraria. Ma allorche
l'imposta stabilita sui fittajuoli, la rendita della terra cade in deterioramento, perch
eglino non osano fare le anticipazioni delle compro dei bestiami, nel timore che questi
bestiami, che sono oggetti visibili, non tirino loro addosso un'imposizione rovinosa. Allora,
per difetto di quantit di bestiami sufficiente per fornirci concimi alla terra. la coltura
declina, le spese dei travagli in terre dimagrate assorbono il prodotto netto e distrug
gono la rendita.
L'utile debestiami contribuisce talmente al prodotto dei beni-fondi che l'uno si
ottiene per mezzo dell'altro, e che queste due parti non debbono essere separate nella
valutazione dei prodotti della coltura calcolata secondo la rendita dei proprietarii ; pe
rocch pi per mezzo dei bestiami che si ottiene il prodotto netto che fornisce la ren
dita e l'imposta, che non pel travaglio degli uomini, il quale da se solo renderebbe ap
pena le spese della sussistenza loro. Ma occorrono grandi anticipazioni per la compra
de bestiami; per ci che il governo deblie attirare nelle campagne pi le ricchezze che
gli uomini; se vi saranno ricchezze non vi si mancher duomini; ma senza ricchezze
tutto vi languisce, le terre perdono ogni valor loro, ed il reame senza mezzi e senza
forze.
E d'uopo dunque che vabbia un lntiera sicurezza per l'impiego visibile delle ric
cbezze nella coltura della terra, ed una piena libert di commercio delle produzioni.
Non sono quelle ricchezze che fanno nascere le ricchezze, che debbono essere gravate
dallimposta. D'altronde, i fittajuoli e le loro famiglie debbono essere esenti da _qualun.
que taglia personale, alla quale abitanti ricchi e necessarii nellofllcio loro, non debbono
essere assoggettati, per timore che essi non trasportino nelle citt le ricchezze che essi
impiegano nellagricoltura, per godere in queste delle prerogative che un governo poco
illuminato accordasse per predilezione al mercenario cittadino.
I cittadini agiati, e soprattutto i mercanti a ritaglio i quali non lucrano che sul pub.
blico, e il numero soverchio dei quali nelle citt oneroso alla nazione; costoro, io dico,
44 QUESNAY.
Che non si faccia guari ribassare il prezzo delle derrate e delle mercanzia
nel reame; perch il commercio reciproco collestero diventerebbe svantaggioso
alla nazione (l); QUALE IL VALORE venne, TALE 1': LA manovra: ab
bontlanza e non valore non ricchezza. Carestia e prezzo euro miseria.
Abbondanza e presso caro opulcnza (2).
XIX. - PREZZI BASSI, nocnvou AL POPOLO.
Che non si creda che il buon mercalo delle derrate sia prottevole al po
polo minuto (5); perch il prezzo basso delle derrate fa ribassare i salarii della
Che non ai diminuisce lagiatessa delle inmo classi dei cittadini; per
ch elle non potrebbero contribuire abbastanza al consumo di quelle derrate le
quali non possono venir consumate che dentro il paese, la qual cosa farebbe
diminuire la riproduzione e la. rendita della nazione (l).
XXI. - Evi'rna 1 msuam sraniu.
Che non si provochi g'uari il lusso di ornamento a scapito delle spese dell'e
sercizio e del miglioramento dell'agricoltura e delle spese in consumi di sussi
stenza, che mantengono il prezzo buono e lo smercio delle derrate del paese e
la riproduzione della rendita della nazione (2).
bero 60 per gli altri bisogni suoi; se al contrario il sestiere non valesse che 10 lire, egli
non ne guadagnerebbe che l30, ne spenderehbe 100 in frumento, non gli rimarrehbero
per gli altri bisogni che sole 50 lire. E si vede inoltre che le provincie dove il frumento
a pi caro sono pi popolate di quelle dove a basso prezzo.
Lo stesso vantaggio si trova per tutte le altre classi duomini, pel guadagno del col
tivatori, per la rendita dei proprietarii, per l'imposta, per la prosperit dello Stato; per
ch allora il prodotto delle terre compensa largamente dellaccrescimento delle spese di
salario e di vitto. E facile il convincersene dal calcolo delle spese e dell'accrescimento dei
prodotti. '
(1) Per autorizzare le vessazioni sopra gli abitanti delle campagne, gli esattori hanno
messo innanzi per massima essere necessario che i villam' sieno poveri per impedire che
sieno pollrom'. lborghesi disprezzanti hanno volontieri adottato tale massima barbara,
appunto perrh fanno minor attenzione ad altre massime pi decisive, le quali sono, che
l'uomo il quale non pu conservar nulla, non travaglio che per guadagnare quanto gli
basta a nutrirsi, e che in generale ogni uomo che possa conservare e laborioso perch ogni
uomo eaoido di ricchezza. La vera causa della svoglialezza del villano oppresso il prezzo
troppo basso del suo salario, e la scarsit dimpiego nei paesi dove l impaccio del com
mercio delle produzioni tolgono alle derrate ogni loro valore, dove altre cause hanno
rovinata lagricoltura.
Le vessazioni, il basso prezzo delle derrate, ed un guadagno insufficiente per ecci
tarli al travaglio, li rendono poltroni, scorridori delle bandite, vagabondi, ladri. La
povert forzosa non dunque il mezzo di rendere i villani laboriosi; non c' che la pro
priet e il godimento assicurato del loro guadagno che possano infonder loro coraggio
ed attivit.
I ministri, diretti da sentimenti di umanit, da uneducazione superiore e da vedute
pi estese, rigettano con indignazione quelle massime odiose e distruggitrici che non ten
dono che alla devastazione delle campagne; perocch essi non ignorano che sono le
ricchezze degli abitanti della campagna che fanno nascere le ricchezze della nazione.
VILLANI rovam, IlEAME rovano!
(2)- Ci che qui si osserva, riguardo alle grandi spese di consumo delle derrate del
territorio, si riferisce alle nazioni agricole. Ma si debbe pensare altrimenti delle piccole
nazioni commercianti che territorio non hanno; percln linttresse loro le obbliga di
risparmiare in ogni genere di spese per conservare ed accrescere il fondo delle ricchezze
uAssnaa csruiaAu m covnano. 47
Che la nazione non soffra perdite nel suo commercio reciproco colleatero;
quandanche siatto commercio fosse pure proficuo ai commercianti i quali gua
dagnassero sui loro concittadini nella vendita delle mercanzie ch'essi ne riporte
rebbero. Imperocch allora Iaccrescimento di fortuna di questi commercianti
farebbe nella circolazione delle rendite uno sccmamento svantaggloso alla distri
buzione ed alla riproduzione. '
XXIV.--BILANCIO IN nAnAao, cosa I'UTILB.
Che non si s'inganm' per un vantaggio apparente del commercio reciproco
collestem , giudicando semplicemente dal bilancio delle somme in danaro, senza
esaminare il maggiore o minor profitto che risulta dalle mercanzie stesse che si
sono vendute e di quelle che si sono comperate. Poich sovente la perdita e
per quella nazione che riceve un sovrappi in danaro; e questa perdita si trova
a scapito della distribuzione. e della riproduzione delle rendite.
XXV. -- INTIBIIA LIBERTA DI COMMERCIO.
Che si mantenga lintiera libert di commercio ,- 1>o1cn's LA POLITICA DEL
COMMERCIO INTERNO no ESTERNO LA rin sicuaA, LA rin ESATTA, LA Pio
PROFICUA ALLA NAIIONE ED ALLO STATO, CONSISTE NELLA PIENA LIBIRTA'
DELLA CONCORRENZA.
Che il governo sia meno occupato della cura di risparmiare, di quello che
delle operazioni.necessaric alla prosperit del reame ; poich talune spese an
Talune menti superciali suppongono che le grandi ricchezze di uno Stato si otten
gano collabbondanza degli uomini; ma tale opinion loro nasce dal dimenticarsi che
fanno, che gli uomini non possono perpetuare le ricchezze se non colle ricchezze e
quando vi sia una proporzione conveniente tra gli uomini e le ricchezze.
Una nazione crede sempre non avere uomini abbastanza; e non si avvede che non vi
poi salario bastevole per sostenere una troppo grande popolazione e che gli uomini senza
mezzi non sono utili in un paese se non per quanto vi trovino guadagni assicurati per sussi
stervi col travaglio loro. In mancanza di guadagni o di salarii, una parte del popolo
delle campagne pu, per verit, farvi nascere per nutrirsi alcune produzioni di vil
prezzo, le quali non esigono grandi spesc n lunghi travagli e la cui ricolta non si fa
lungamente aspettare; ma codesti nomini, codeste produzioni e la terra stessa dove elle
nascono sono nulle per lo Stato. Per ritrarre dalla terra una rendita, bisogna che i tra
vagli della campagna rendano un prodotto netto al di la dei salarii pagati agli operai;
poich gli questo prodotto che fa sussistere le altre classi duomini necessarii in uno
Stato. Ne ci si pu aspettare da uomini i quali lavorano la terra colle loro braccia o
con altri mezzi insutlicienti, talch non possono che procacciarsi la sussistenza di loro
soli, rinunciando alla coltura del frumento che esige tempo, travagli e spese troppe per
ch la si possa eseguire da uomini sprovvisti di facolt e ridotti a strappare dalla terra
a forza del travaglio delle proprie braccia lo scarso loro nutrimento.
Non dunque a villani poveri che voi dovete affidare la coltura delle vostre terre.
Sono gli animali che debbono lavorare e l'ertilizzare i vostri campi; il consumo , lo
smercio, la facilit di commercio interno ed esterno che assicurano il voler venale che
forma la vostra rendita. Sono dunque uomini ricchi che voi dovete incaricare delle intra
prese della coltura delle terre e del commercio rurale, per arricchire voi, per arricchire
lo Stato, per far nascere ricchezze inesauribili, merc le quali voi possiate godere larga
mente dei prodotti della terra e dell'arti, mantenere una forte difesa contro i vostri nemici,
provvedere con opulcnza ai dispendii dei lavori pubblici per comodo della nazione, per
la facilit del commercio delle vostre derrate, per le forticazioni delle vostre frontiere,
per lo mantenimento di una marina formidabile, per labbellimento del reame, per procu
rare agli uomini tali guadagni e tali salarii che ad esso Il attraggono e in esso li ratten
gano. Perlocch, il governo politico dell'agricoltura e del commercio delle produzioni
di essa la base del ministero delle finanze e di tutte le altre parti dell'amministra
zione di una nazione agricola.
Le grandi armate non bastano a formare una forte difesa; e mestieri che il soldato
sia ben pagato, perch egli possa essere ben disciplinato, ben addestrato, vigoroso, con
tento e coraggioso. La guerra in terra ed in mare adopera altri mezzi che non la sola forza
degli uomini, ed esige altre spese ben pi considerevoli che quelle della sussistenza dei
soldati. Laonde sono assai meno gli uomini che non le ricchezze che sostengono la
guerra; poich fino a tanto che si hanno ricchezze per ben pagare gli uomini, non si
ha difetto di essi per ristorare le armate. Quanto pi una nazione ha ricchezze per far
rinascere annualmente le ricchezze, questa riproduzione annuale occupa tanto minor
numero duomini; quanto pi prodotto netto ella rende, tanti pi uomini il governo ha
a disposizion sua pel servizio e pei lavori pubblici ; e quanto pi salario. c'e per far sus
sistere codesti uomini, tanto pi sono egliao utili allo Stato coi loro impieghi e colle
loro spese le quali fanno rientrare le loro paghe nella circolazione.
Le battaglie guadagnate nelle quali non v abbia che grande uccisione d uomini
senza che siensi altri danni cagionati, indeboliscono poco il nemico, se a lui rimanga il
salario degli uomini che ha perduti, e se quello suiliciente per attirarsi altri uomini.
Un'armata di centomila uomini ben pagati un esercito di un milione d'uomini; perocch
qualunque armata il soldo della quale vi attira gli uomini non pu essere distrutta mai;
tocca allora ai soldati difendersi coraggiosamente; sono essi che hanno pi ch' altri a
MASSIMI-I GENERALI DI oovsnso. 49
che grandissime possono cessare di essere eccessive per via dell'alimentazione
delle ricchezze. Ma non bisogna per confondere gli abusi colle semplici spese;
poich gli abusi potrebbero inghiottire tutte le ricchezze della nazione e del
sovrano.
XXVllL- NoN FORTUNE DEcUNIAaIE NELLAMMINISTRAZIONE DELL'IMPos'rA.
(4) Vedi Memorie per servire all'islnn'a generale delle nanze, di D. B. (Deon dc Bcaumont).
Econ. Tono I. -- /I.
330 ooasiuv.
(') Come abbiamo avvertito nel Ilaggmtglio storico premessoalpresente volume, questo
Massime rimontano al 4756, ed erano incorporate nellArticolo Guam, da Ouesnay fornito
allEnoiclapedia. Lallra versione, che abbiamo gi inserito, e quella che poi fece parte
della Fisiocrazia (i 767). Essa e men chiara, e presenta delle varianti, che sono il motivo
principale, da cui siamo stati indotti ad inserirla, nonostante la parte che pu sembrare
una ripetizione, (Nota dellEd.)
52 QUEsxu'.
(1) Le vie rurali o di comunicazione colle grandi strade, colle citt e coi mercati,
mancano 0 sono cattive quasi dapertutto nelle provincie, la qual cosa un grande osta
colo collattivit del commercio. Non pertanto, sembra che vi si potesse rimediare in
pochi anni. l proprietarii sono troppo interessati alla vendita delle proprie derrate, per
non volere di buon grado contribuire ai ristauri di quelle vie. Si potrebbe dunque tas
sarli di una piccola imposizione regolata a un soldo perlira della taglia dei loro littajuoli,
e della quale i tittajuoli e i villani senza beni fossero esenti. Le vie da ristaurare sareb
bero determinate dagli intendenti di ciascun distretto dopo aver consultato gli abitanti,
e che poi farebbero eseguire i lavori da appaltatori. Si ristaurerebbero primamente i
luoghi pi impraticabili, e si verrebbe successivamente pert'ezionandn le altre vie; i
ttajuoli e i villani sarebbero poscia incaricati di mantenerla. Uguali combinazioni potreb
bero farsi colle provincie nelle quali sien iiumi da poter rendere navigabili. Ci sono pro
viucie che hanno tanto riconosciuta l'utilit di tali lavori, che elleno stesse hanno doman
dato di essere autorizzate a farne le spese; ma i bisogni dello Stato hanno talvolta por
tato via i fondi che a quelle erano stati destinati; e siatta mala riuscita ha soil'oca
quelle buone disposizioni vantaggiosissime allo Stato. '
QUESNAY.
009-
Qoasrro.
Si domanda se il vantaggio che una nazione ritrae dall'aumento dei prezzi
delle produzioni del suo territorio, sorpassi lo svantaggio dell'aumentazione
delle spese cagionato dal rincarimento delle produzioni? poich sembra che un
aumento di prezzo il quale ci procurassc nelle nostre vendite un guadagno
che noi poi perderemmo nelle nostre compre, non ci lascierebbe in ne nessun
benecio.
(') Avvertimento di Dupont di Nemours premesso all'edizione francese. - I tre scritti
che terminano questa Raccolta ("), di cui formano la seconda parte, nullo aggiungono al
corpo dell'opera che si trova compiuta nella prima parte. Ma essi possono contribuire di
molto a sbrogliare il caos delle opinioni volgari, e ad esercitare la mente di coloro che non
avendo studiato a fondo tutte le parti della scienza economico, ne concepiscono non di meno
l'importanza- e vogliono consacrare ad essa le loro fatiche.
Quanto pi si si oddentri in codesto studio immenso che abbraccia tutto quello che pu
moltiplicare o distruggere le ricchezze, estendere o diminuire la felicit del genere umano, e
pi vi s'incontrano casi problematici da sciogliersi per via del calcolo. Ne basta allora di
super calcolare in generale, no di possedere la[ormolu del Quadro Economico; bisogna ancora
essere attentissimi al modo di determinare i problema e di raccogliernc i dati. Imperocclni
senza l'attenzione pi scrupolosa ai dati che si adottano, o senza la ricerca severa di tutti
gli altri dati che sono o possono essere insaparabflmente legati ai primi, non si arriver
mai. con tutti i calcoli possibili. se non a falsi risultati che nella pratica potrebbero poi
diventare guide pericolosissimo. E ci avviene perch le formule uritmetichc non sono altro
che mezzi di aiutare la. mente registrando mano a mano una serie di conseguenze, troppo
moltiplicate, perch la sola riessione possa sino all'ultimo seguirne il cammino, senza.
il soccorso di tale registrazione. Cotali formale sono eccellenti strumenti per dedurre con
esattezza e facilit i risultati delle condizioni date; ma simili al lambicco, alla non ren
dono niente se non che in proporzione di quanto loro si affida; ed e lurto di scoprire i
dati, di coglierne i rapporti, di riunirli in quellordine naturale chela natura ne indica,
che costituir sempre la vera scienza dcllaritmelica politica, scienza sublime i cui prin
cipii non dipendono che dall evidenza proprio loro , la quale assicura quella delle loro
conseguenze per la fedelt della deduzione.
Per offrire un esempio del cammino che si debbe seguire nella soluzione delle questioni
economiche tanto pi impnccz'anti quanto pi sono intralciale, se cos elacito esprimersi,
le une dentro l'altro, ma che non sono che sempre pi importanti ad esaminarsi o suol
gersi da chi voglia conoscere con evidenza le verit immutabili dell'ordine fisico pi van
taggioso agli uomini riuniti in societ, l'autore del Quadro Economico ha scelto per
oggetto il prezzo delle produzioni, perch gli tanto pcl prezzo delle produzioni quanto
per la quantit loro, che si pu giudicare della massa delle ricchezze annuali che l'agri
colturav fa nascere; poich l'abbondanza delle produzioni non basta per costituire la pro
spcrit delle nazioni, e da ci viene il proverbio: il prezzo fa tutto. L'esame degli e'etli
dell'aumento del prezzo delle produzioni presenta una questione gi per se stessa compli
catissimo, e sembra che l'autore abbia cercato di complicarla anche oiemmaggiormente col
concorso delle circostanze nelle quali esso l'ha supposta, col ne di rendere l'esempio di
(') Si parla della Fin'ocrazia, i767.
ranno Pnoeuim acoivosco. 59
RISPOSTA .
Esempio.
Se 1950 milioni di anticipazioni annuali, della classe produttiva di una
nazione, non frottassero che 400 milioni di rendita, perch ci fossero dei pesi
indiretti che ricadessero per 450 milioni sulla classe produttiva, e perch
lagricoltura fosse assai decaduta per difetto di anticipazioni primitive sufficienti
all'esercizio di una buona coltura; la riproduzione totale annuale considerata
nello stato suo attuale, senza tener conto del progresso successivo della deca
denza, non sarebbe allora se non di 5 miliardi '100 milioni.
Li 450 milioni di pesi sarebbero un imposizione sulla spesa annuale del
travaglio della coltura, che farebbe salire questa spesa a 1950 milioni. Perci
per sapere veramente quale sarebbe in realita la spesa annua del travaglio della
coltura, bisognerebbe sottrarre dalla somma di 1950 milioni quella di 450
milioni di gravezze indirette. Allora 1950 milioni si troverebbero ridotti a 1500,
i quali sarebbero il fondo reale delle anticipazioni della classe produttiva.
Gl'intoressi delle anticipazioni primitive ed annuali di questa classe, essendo
eguali alla met). delle anticipazioni annuali, sarebbero di 750 milioni (i).
Tolte queste riprese dalla riproduzione totale di5 miliardi 570 milioni,
rimangono 570 milioni per la rendita da ripartirsi tra i proprietarii delle terre,
il sovrano ed idecim'atori, i.quali non avevano prima del rincaramento se non
una rendita di 400 milioni.
L'accrescimento dunque della loro rendita e gi, e non considerando che
questo solo oggetto, di 170 milioni.
Secondo og'gello da considerare.
provato che la libert di commercio esterno, nel medesimo tempo che
rincara le produzioni del paese, assicura loro un prezzo assai meno variabile di
quello che lo sarebbe senza tale libert di commercio.
Si calcolato che lo stabilimento di questa maggiore eguaglianza tra il prezzo
della vendita di prima mano e quello dell'ultima compra, vale a dire della com
pra fatta dal consumatore, causa ai venditori di prima mano un profitto di pi
di un decimo senza portare alcun pregiudizio al compratore o consumatore (1).
Questo decimo di accrescimento di protto pei venditori di prima mano, non
si estender, per le ragioni da noi qui sopra indicate, se non sulle produzioni che
entrano nel commercio e il valore venale delle quali, prima del rincaramento,
saliva a 2 miliardi 550 milioni; ma il decimo di pi di questi 2 miliardi 550
milioni forma alla vendita di prima mano un accrescimento di 255 milioni, i
quali, aggiunti a quello di 170 milioni, prodotto, come lo si veduto teste, da
un sesto di aumento del prezzo dei 2 miliardi 550 milioni di produzioni com
lnerciabili, formano insieme un accrescimento totale di 405 milioni in addizione
delle rendite; poich poco prima si dit'alcato tutto l'accrescimento che dehbe
entrare in conto nelle riprese dei coltivatori.
(1) Vedi IEnciclopedia alla parola Grani; il Trattato della migliorazione delle terre,
di M. Patullo; quello dellesportazione e dell'importazione dei grani di Dupont; e le
Eemeridi del cittadino, anno 1766, tomo Vi, pag. 33 e seguenti.
62 OUESNAY.
Questaddizione di rendita, aggiunta ai 400 milioni di rendita che cerano
prima dell aumentazione dei prezzi procurata dal ristabilimento della libert e
dell immunit del commercio; questaddizone, io dico , far salire la rendita da
400 a 805 milioni.
ms'rmnuzxonn DELLzccnnscmEiv'ro DELLA aeivmn.
Ora ci faremo a rappresentare in un Quadro lordine della distribuzione tra
la classe produttiva e la classe sterile e i risultati di questa distribuzione.
In questo quadro noi trascureremo 5 milioni di rendita tanto per non imba
razzare il lettore con frazioni, quanto per rimanere piuttosto al disotto che non
al disopra della verit.
n'rlclmzlom ANTICIPAIIOII
annue della della
claueprodauiea. usum. clone ltert'lc.
. . .
Somme che servono a pagare la l'cn- 650 mino,"- ' '
dita e glntercssi delle anticipazioni inne. di 475 ' _ '
primitive. '
La distribuzione che qui abbiamo gurata (i) non ancora che quella sola
delle somme aumentate dallaccrescimento de prezzi, e non basta per far cono
(1) Non si segnato in questo quadro l'ordine della distribuzione della spesa dei
450 milioni di pesi indiretti; questa parte di distribuzione avrebbe richiesto taluni rag
guagli e svolgimenti particolari sui quali non si creduto convenevole distendersi per
non istancare soverchiamente colla moltiplicit degli oggetti, l attenzione dei lettori
poco educati a queste materie. Si si ssati al risultato, il quale che la somma dei 450
milioni perviene alla classe produttiva, alla quale alla debbe restare annessa a pregiu
dizio della rendita; per cui la spesa di questa somma la li fa a un di presso nell'ordine
medesimo che quella della rendita.
ramo pnonnana ECONOMICO. 65
scere gli effetti del rincaramento delle spese decompratori-consumatori insepara
bili dall aumento del prezzo delle produzioni. Ella indica soltanto le vie che
conducono a tale conoscenza.
SOLUZIONE rnncrsn,
o calcolo degli effetti reali del rincaramento nel caso supposto.
Prima dellaumento dei prezzi, il valore venale della totalit della riprodu
zione annuale era di 5 miliardi '100 milioni di lire; perci la massa di questa
riproduzione poteva allora supporsi di tre miliardi 100 miiloni del valore di una
lira ciascuna.
Questi 5 miliardi 100 milioni di misure si ripartivano tra le ditlerenti
classi dei consumatori, in ragione della parte che ciascuno aveva nei 5 miliardi
100 milioni di lire. Si tratta ora di sapere quante misure ogni classe si potr.
procurare, dopo laumentazione di prezzo del sesto che ha portato a 1 lira e 4
soldi il valore di tutte quelle misure che entrano nel commercio.
Nellesame di tale distribuzione di misure relativamente alle lire che deb
bono pagarlo, noi riuniremo la vendita che fa la classe produttiva, e quelle che
fa la classe sterile, perche le compre che si fanno presso alla classe sterile sono
produzioni convertite in lavori o in spese da questa medesima classe; dimodoch
tutto ci che si compra presso la classe sterile debbe essere risguardato come
una compra di produzioni fatta presso la classe produttiva o, se si voglia, come
una rivendita di queste medesime produzioni fatta dalla classe sterile, la quale si
fa rimborsare delle sue materie prime, e pagare delle spese chella fa, in compra
di produzioni per la propria sussistenza dalla classe produttiva.
La classe produttiva compera dunque, o si suppone comperare per le sue ri
prtse, presso se stessa e presso la classe sterile, 2250 milioni di misure.
64 ouassn.
Cio
Presso la classe produttiva . . . 1,500 milioni 2,250 milioni di misure
Presso la classe sterile . . . . . 750 che non costano che 2,250
2,250 milioni di lire, attesoch non c che 1,500 milioni di misure che partecipino al
rincaramento, e valgano 1 lira c 4 soldi luna, 0 1,800 milioni nel totale, e che ci sono
750 milioni di misure che non entrano guari nel commercio, e che la classe produttiva
consuma sopra se stessa, per modo che non si pu loro supporre nessun accrescimento
di prezzo, e che si ritengono rimanere come per lo innanzi a 1 lira la misura, e valere
soltanto 710 milioni di lire (1).
Milioni milioni
La classe produttiva compera dunque, come blllm detto test,
di di
per le sue riprese presso se medesima, e presso la classe sterile, misure. lire.
' 2,250 milioni di misure per 2,250 milioni di lire . . . . . . 2,250 2,250
Il lisco compera, per Il 450 milioni di pesi indiretti ch'egli spende,
575 milioni di misure (2);
Cio
Dalla classe produttiva . . . . , . _ _ 188 mmoni
Dalla classe sterile . . . . . . . . 187 l 575 450
Si pu valutare che il commercio estero e di circa un decimo del
prodotto totale, ossia di 300 milioni di misure che lestero pagava
prima del rincaramento, mediante 500 milioni di misure di produzioni
sue; e che dopo il rincaramento esso non potr pi pagare che con
360 milioni di misure (3), perch, nella nostra ipotesi, le produzioni
estere non sono rincarate dallaumento di prezzo delle produzioni na
zionali, le quali non sono rincarate di un sesto se non perch elle erano
precedentemente private, dalle proibzioni, daglimpacci e sopracca
richi del commercio, del prezzo naturale che loro assicura la libert
e l'immunit del medesimo.
Lestero continua dunque a comperare 500 milioni di misure di
produzioni del paese;
Cio
Dalla classe produttiva . . . . . . . . . . 150
Dalla classe sterile . . . . . . . . . . . 150 500
Ed egli paga al prezzo corrente per 560 milioni di produzioni estere
Totale delle compre 2,025
Totale della spesa . . . 3,000
Non rimangono dunque da. vendere per compire lo spaccio della riprodu
zione totale che 175 milioni di misure del paese, le quali valgono 1 lira e 4
soldi, ossia un totale di 210 milioni di lire. Ma rimangono poi a impiegarsi
(1) La spesa della classe produttiva presso la classe sterile si stima sempre un terzo delle sue riprese;
invece chedei
nano pi ai calcola la met
coltivatori della
al fasto rendita sposa presso la classe sterile.I perch i proprietarii ai abbando
di ornamento.
(2) Bisogna contare nella spesa del lsco il pagamento degli interessi di prestiti da lui fatti, e che rimane,
comei pcai indiretti, nello stesso Stato, perclfc tutto ci non essendo uari produzione, non partecipa guari
al cambiamento di prezzo delle produzioni. Onde che il sco nulla perde dc suoi Uodimcnti, per qutSlO
lato, e molto gundngn dnllaltro per il raddoppinmento del suo reddito diretto, come pi sopra si i: veduto.
(3) Si tratta della misura delle produzioni che la nazione poteva ottenere per 20 aoldi alleatero o presso
di se prima del rncaramento delle produzioni.
Non e gi che la medesima misura delle medesime produzioni non valesse 21 aoldt' allealero nel trmpo
chella non valeva che 20 soldi presso la nazione, privata della libert del suo commercio; di maniera che
se si. fossero allora cambiate l'uno contro laltro produzioni della medesima specie, ltstcm ITCMNS allori
fornito delle misure un auto pi piccole di quelle della nazione. Ma il commercio non si fa I questo modo.
Sono le produzioni di specie differente che si cambiano, e allora non a pi della parita della misura, ma
della parit del valore che si tlen conto. Si : dunque creduto dover qui fermarsi a questo parita di valore,
la quale suppone le misure di produzioni consimili7 un sesto pi piccole allcstoro di quello della nazione.
PRIMO PROBLEMA ECONOMICO.
800 milioni di rendita, che sono nelle mani del Sovrano, dei proprietarii delle
terre e dei decimatori. . -
Questi proprietarii della rendita comprano i.l75 milioni di misure di pro
duzioni del paese delle due altre classi, cio:
Dalla classe produttiva . . . . . . 88 i'li mill. che costano 210 mill. di lire
Dalla classa sterile . . . . . . . 87 in ragione dii lirafl soldi la misura.
(1) Se questi calcoli si ristrlngessero all'aumento di i|6 sul prezzo dei grani soltanto,
a valore dei quali non forma che circa i due quinti del valore totale della riproduzione
male del territorio, irisultati si ridurrebbero in proporzione: la rendita non si trove
rebbe aumentata se non di 160 milioni invece di 400, dei quali aumenta nel caso in
cui iaumentazione di un sesto dei prezzi si estende sulla totalit delle produzioni. D
queni 160 milioni di vantaggio sul prezzo de grani non ce ne sarebbero se non 68, i
quali risulterebbero dailesportozione, la qual cosa la farebbe supporre dai 5 ai 4 milioni
di saliera di granagiie di tutte le specie. il dipi risulterebbe dal ristabilimento della
eguaglianza costante dei prezzi messi al livello di quelli che hanno corso tra le nazioni
commercianti, e che poco variano, soprattutto in tutto di grani, nel caso di una piena
libert di commercio e di concorrenza.
(2) Esso ne d in realit 255. ma si continua qui a trascurare i milioni che si sono
trascurati nel Quadro della distribuzione, nel quale non si calcolato se non sopra 800
milioni di rendita invece di 805' che risultavano del conto esatto.
Econom. Testo I. - 5.
66 ouesmv.
che paga le spese da lei iatte allcstero (i) ; ed allorchc le compere all'estero
aumentano da una parte, il commercio reciproco si estende quasi subito dal
l'una parte e dallaltra, imperocch i commercianti benissimo sanno come gli
altri uomini, che il danaro non deve mica rimanere stagnante nelle lor mani.
Laccrescimento del godimento di 565 milioni pei proprietarii della rendita
fornito:
Dai 250 milioni di utile sulla eguaglianza dei prezzi i quali non fanno sop
portare niun rincarimento nelle spese ai compratori-consumatori del paese;
Dallutile di 75 milioni sulla vendita che si fa delle produzioni, per pagare
i 450 milioni di gravezze indirette.
Dall'utile di 60 milioni sul ricavo dei 500 milioni di misure che si vendono
all'estero, e per le quali esso ne da 560.
Si riferiscono alla rendita tutti i protti che provengono da dierenti lati per
l'aumentazione dei prezzi delle produzioni del territorio; perch in qualsivoglia modo
gli effetti di codesta aumentazione si ripartiscano col commercio tra le differenti
classi, tutto il benecio, fatta sottrazione dei profitti dei commercianti e dei
risarcimenti del rincaramento, vengono a riunirsi alla rendita, e ci tanto pi che
la concorrenza tra i ttajuoli dei fondi e tra gli agenti della classe sterile,
gli assoggetta tutti a sottrarre dai guadagni loro quel protto che appartener
debbe alla rendita.
Si dir forse, che un accrescimento di ricchezze il quale e solamente per
proprietarie non debba risguardarsi come un accrescimento di ricchezza per la.
nazione in generale.
' Noi risponderemo:
1 Che non si conoscono ricchezze nello Stato, se non le ricchezze dispo
nibili (2); sono esse che fondano la cosa pubblica, che sostengono l'autorit re
(l) Questaccrcscimento di ricchezze non , per verit, che una sottrazione della per
dita la quale, nel caso di mancanza di libert e (l'immunit di commercio, cagionata
dallineguaglianza successiva dei prezzi nella vendita di prima mano; i prezzi della
quale, essendo ad anno comune ridotti, si trovano pi che di un decimo inferiori della
spesa dei compratori-consumatori. La libert e l'immunit del commercio dissipano co
desta incguaglianza di prezzo della vendita di prima mano, e la rimettono presso che al
livello delle compere dei compratori-consumatori. E in cotal senso che questa sottra
zione di perdita dalla parte del venditore di prima mano poi un accrescimento di ric
chezze per esso.
(2) Tutte le altre ricchezze annuali si chiamano spese; e quantunque queste alimen
tino degli uomini, le si considerano per in certo modo onerose c in generale non le
si conscrverehbero se elle non fossero sotto la protezione della natura, la quale mcnoma
le ricchezze disponibili a coloro che hanno Iimprudenza di mcnomare le ricchezze della
coltivazione; e malgrado questa punizione infallibile e rigorosa, son pochi i paesi abba
Stanza illuminati perch la propriet delle ricchezze di coltivazione vi sia ben assicurata.
lfella stessa Inghilterra, dove si compresa la loro grande importanza, dove si avuto
llntenzlone chelle fossero immuni, e dove alle non rispondono guari dell'imposta ten'i
tonale, elle sono continuatamente colpite da una moltitudine di nuove imposizioni indi
rette, sempre rinascenti, e da una folla di proibizioni di commercio perpetuamente variate,
che cangiano ad ogni istante, ti detrimento dei ttajuoli i dati del calcolo che costoro
si son fatto per determinarsi al prezzo del tto delle terre. Questi disordini espongono
i coltivatori a diminuire frequentemente le loro anticipazioni produttive, ed a sacrificare
una parte delle loro ricchezze di coltivazione per far fronte ai pagamenti dei tti ch'essi
avevano contratti prima dell'esistenza delle gravczze indirette cd impreviste le quali 'ac
ramo PROBLEMA ECONOMICO. G7
golnre e che formano la potenza di questa; sono esse che fanno sussisteiei
proprietarii del suolo che non siano coltivatori, e che variano igodimenti di
questi all innito; d'esse sole che si occupano in generale tanto i proprietarii
delle terre quanto i sovrani ed i decimatori comproprietarii di quelli.
2 Che malgrado che la classe dei proprietarii profitti dell'intero accre
scimento delle ricchezze dovuto all'aumentazione dei prezzi che risulta dalla
libert e dall' immunit del commercio, non per ci meno vero che tale accre
scimento sia pur anche vantaggiosissimo alle altre due classi.
arlPrimamente, i ttajuoli dei fondi prottano sino alla rinnovazione delle loro
locazioni dell'aumento costante dei prezzi delle produzioni che succede durante il
corso di quelle locazioni; e questo guadagno e il pi fruttuoso, il pi procuo,
il pi necessario ad una nazione, l'agricoltura della quale abbisogni di essere
estesa e migliorata; perche i littajuoli se non sono oppressi, non abbandonano
guari il loro mestiere; e i proiltti ch'essi ottengono accrescono le ricchezze di
crescono inlruttuosamente la loro spesao diminuiscono la loro entrata. In tutti i paesi
ittajuoli non saprebbero impegnarsi con una locazione, se non dopo aver calcolato le
spese della coltura, le gravezze della terra, e il valore ordinario delle ricolte, mediante
il qual calcolo, una semplice sottrazione li mette in grado di saper quale somma essi
possano pagare annualmente al proprietario; le convenzioni loro, latte giusta questi
principii e con cognizione di causa, sono rivestite delle formalit autentiche e contidate
in guardia all'autorit tutelare del governo, che se ne rende garante, e che sincarica di
obbligarele parti contraenti ad adempiere aglimpegni loro. E inconcepibile dopo ci,
che facendo delle operazioni che distruggono gli elementi del calcolo d'appresso il quale
sono stipulati contratti di tanta importanza e che decidono della rendita del territorio,
che facendo delle operazioni le quali aumentano la spesa e le gravezze o che sminuiscono
l'entrata dei iittajuoli, i governi di tutti quasi i paesi abbiano ad onta di questo creduto
dover costringere questi stessi iittajuoli all'esecuzione di quemedesimi contratti dei quali
si annullavano, risguardo ad essi, le condizioni fondamentali, e sino quabus non.- Sillatta
violazione del diritto naturale e della sacra legge dei contratti alla quale si lasciata
trascinare involontariamente l'autorit protettrice dei contratti, questa triste e troppo
generale conseguenza che diventer un di o l'altro funesta all'Inghilterra, non debbe
in nessun luogo essere attribuita se non all'ignoranza profonda degli elletti di questo
disordinamento; imperocelie non c niuno il quale abbia maggior interesse che non i
sovrani a prevenirlo, mentre che dapertutto eglino sono i ccmproprietarii del prodotto
netto del territoriohdella nazione che governano, e che per conseguenza non si potrebbe far
danno al ttajuoli e distruggere le ricchezze di coltivazione senza tagliarkla radice unica
dell'imposta ossia del reddito del sovrano. Ed poi ancora all'ignoranza che si debbe
attribuire la condotta imprudente di que'proprieturii che abusano dell'ascendente che
dan loro sul loro littajuoli le dillicolt e le grandi spese di traslocazione per nilittare le
loro terre al di sopra del loro valore. Ma rovinando i loro ttajuoli, essi rovinano, sfrut
tano e spogliano le proprie terre. A qualsivoglia modo i padroni del territorio si appiglino
per aumentare momentaneamente la parte loro, appropriandosi una porzione delle ric
cliezze di coltivazione le quali lanno nascere le ricchezze loro, e che sono l'alimento
della classe la pi laboriosa della popolazione, la rapacita loro ricade disastrosamento su
loro medesimi per la diminuzione del valore delle loro propriet e per l'estinzione qual
che volta irremediabile delle loro rendite e dei loro godimenti.
sa Ma non mica lo stesso dellaumentazione della rendita dei proprietarii che risulta
dall'accrescimento dei prezzi, che questa effettivamente un crescimento di ricchezze
disponibili; e ben lungi dall'essere a peso della classe produttiva, ella anzi a tutto
vantaggio suo nel corso delle locazioni attuali, e poscia ella ne tiene conto nell'intero alla
classe dei proprietarii. Qualunque pretesa aumentazionc di ricchezze disponibili che non
comprendesse queste condizioni, sparirebbe come lampo, e sarebbe una perdita invece
di essere un protto.
68 QUESNAY.
coltivazione, a grande vantaggio dell'agricoltura. E questi protti dai quali sono
moltiplicati, i ttajuoli ricchi mettono, allepoca della rinnovazione delle loro
locazioni, una concorrenza maggiore tra essi, la quale assicura allora ai proprie
tarii ed al sovrano lentrata intiera del prodotto netto, ne solamente di quello che
risulta direttamente dallaumento dei prezzi, ma ben anche dallaltro che lagia
tezza maggiore dei llttajuoli fa nascere (l); imperocch ognun sa che le ric
chezze sono il grande e principale strumento della coltura, e che un ttajuolo
ricco pu sovente prendere ad alltto le terre con un vantaggio del terzo ed anche
met di pi del prezzo che un littajuolo povero non potrebbe dare se non dilllcil
mente ed a rischio di rovinarsi (2).
Quanto alla classe sterile, si veduto sul Quadro, che per laccrescimento di
un sesto del prezzo delle produzioni, l'entrata di essa era salita da 950 milioni
di lire a 1500 milioni. Ognun sa chella impiega la met di questa entrata in
(1) Per la ragione inversa, una diminuzione di prezzo disastrosa. I ttajuoli impe
gnati durante il tempo delle loro locazioni a pagare costantemente le medesime somme
pel iitto, per l'imposta, per le altre gravczze sse, non possono pi soddisiarvi colla
riscossione delle loro vendite: eglino sono sforzati di supplirvi con dil'alcazioni succes
sive dal fondo delle loro ricchezze di coltivazione, dal che risulta necessariamente una
diminuzione progressiva di riproduzione annuale rovinosa pel sovrano e per la nazione.
Laumentazione o la diminuzione dei prezzi delle produzioni sono dunque tra le cause
principali della prosperit o della decadenza degli imperii. Gli elletti di queste cause non
si limitano mica a quelli che si presentano qui, elle ne hanno molti altri che meritano
non minore attenzione.
Quindi laumentazione o la diminuzione dei prezzi delle produzioni del territorio sono
oggetti di una grande importanza, che esigono un esame profondissimo e rigorosissimo
nelle decisioni di un governo economico; ma si trover sempre, secondo i diversi casi,
eccetto quello di carestia, un vantaggio pi o meno grande nelle aumentazioni de prezzi,
un danno pi o meno grande nelle diminuzioni. .
(2) Non segue da ci, che non si trovino guari ttajuoli poveri che offrano delle terre
pi che non i ricchi : lignoranza e lestremo desiderio di pur fare qualche cosa non ren
dono disgraziatamente un tal tutto che troppo comune. Ma offrire e pagare le sono due
cose: cotali litlajuoli poveri i quali, per colpa di aver fatti male iconti, hanno intra
preso ci che superiore alle loro forze,niscono di rovinarsi, falliscono talvolta a mezzo
di lor locazione, o se pur vanno sino al termine, restituiscono la terra smunta, senza
paglie, senza concimi, e fuori di stato da poter essere rimessa a buona coltura senza
spese straordinarie. in qualunque sorta di contratto, perch sia solido e fortunato, biso
gna che le due parti ci trovino vicendevolmente il proprio loro vantaggio.
Sarebbe innitamente ad augurarsi che i proprietarii delle terre fossero abbastanza
istruiti per potere, colla penna alla mano, calcolare coi loro ttajuoli le spese di coltiva
zione, stabilire con cognizione, con equit ed amichevolmente le riprese che quegli utili
ed onesti intraprenditori di coltura debbono annualmente ritirare e giudicare in conse
guenza del prodotto netto cheglino possono esigere: gli questo un benecio che ne
giova sperare dagli inventarii di coltura, quando verranno essi assai moltiplicati e pub
blicati da que cittadini che hanno il talento e lo zelo necessario per questo genere di
lavoro. E piu essenziale ancora che i [ittajuoli sieno assicurati che durante tutto il tempo
delle loro locazioni, non avranno essi a sollrire nessun accrescimento nelle loro gravezze
dirette o indirette. E manifesto che il governo si occupa gagliardamente di tali disposi
zioni. Quanto a noi, infine a tanto che la nostra agricoltura non goda di queste due con
dizioni indispensabilmente necessarie alla sua esistenza, non cesseremo di ripetere che
non si saprebbe mai temere di troppo di ammazzare la gallina dalle uova d'oro, e che anzi
le persone prudentemente interessate, debbono allincontro darle un'abbondante razione
di grano perch essa faccia uova sempre pi.
ramo vaouzam ECONOMICO. 69
compere di materie prime pei lavori che fabbrica, e laltra met in compre di
produzioni per la sua sussistenza.
Prima del rincaramento, ella aveva dunque da spendere per la sua sussi
stenza 475 milioni di lire che gli servivano a comperare 475 milioni di misure
di produzioni le quali potevano far vivere 5 milioni 167 mila persone, suppo
nendo dal pi al meno il consumo di ciasclieduna testa a 150 misure.
Dopo il rincaramento, ella ha per la sua sussistenza 650 milioni di lire da
spendere, colle quali ella potr. comperare 542 milioni di produzioni del paese.
Il rincaramento di un sesto del prezzo delle produzioni, cagionato dalla libert e
dall' immunit del commercio, procura dunque alla classe sterile un protto di
67 milioni di misure, mediante le quali ella potr accrescersi di circa un sel
timo ossia di 446 mila persone (I). '
Ci molto opposto allopinione che si ebbe nel secolo scorso, nel quale si
credeva buona cosa impacciare il commercio delle produzioni, atline di tenerle a
buon prezzo pel vantaggio e laccrescimento della classe manifattrice. Si vede
per lo contrario, che questa classe molto interessata al rincaramento, e ch'ella
ci guadagna un accrescimento di travagli, dagiatezza e di popolazione, perch
ella partecipa dellaumentazione delle ricchezze e della spesa dei proprietarii
della rendita.
""l" Ecco dunque il riepilogo della soluzione di codesto problema.
I proprietarii guadagnerebbero annualmente 565 milioni di misure di
produzioni, e la classe sterile 67 milioni; e la popolazione generale della na
zione potrebbe essere aumentata di un decimo. Questo calcolo si estenderebbe
anche pi in l, se si parlasse degli accrescimenti successivi che risulterebbero
dai protti che farebbero i ttajuoli dei fondi durante il tempo delle loro
locazioni.
Del resto noi dobbiamo prevenire il lettore, che se noi ci servissimo, in una
seconda aumentazione di prezzo, dei risultati della soluzione attuale, la quale ha
dei dati o dei fatti particolari di unaumentazione prima, lapplicazione di tali
risultati ci allontanerebbe di molto dalla verit.
(1) inoltre da notare che noi qui abbiam supposto che la classe sterile compcrasse
nel paese tutte le sue materie prime e la sua sussistenzal; non per tanto codesta classe
partecipa molto al commercio estero ed alla consumazione delle produzioni estere le
quali non sono rincarate. Sembra quindi che, per l'accrescimento della sua entrata, ella
avrebbe un maggior numero di misure e potrebbe far sussistere una popolazione pi
grande che noi abbiamo calcolata qui.
Non di meno ognun deve rammentarsi, che per semplicare il Quadro e non soprac
caricare colla moltiplicit degli oggetti lattenzione dei lettori ancora poco avvezzi alla
formula, si stimato opportuno non esprimervi il passaggio della spesa l'alta della meta
dell'esazione delle gravezze indirette presso la classe sterile, e di non contarlo che nel
loro ritorno sulle anticipazioni della classe produttiva; la qual cosa sembra riferire a
questa classe una parte di popolazione che non per tanto sussiste colla classe sterile,
tanto prima quanto dopo il rincarimento, sulla spesa della met delle gravezze indirette.
Ora il calcolo di questa parte di popolazione nelluno e nell'altro caso diminuirebbe un
poco la proporzione dell'accrescimento della classe sterile. Si pu quindi tenersi al totale '
che presentiamo qui, facendo astrazione del protto che questa classe ottiene sulle sue
compre all'estero, e che per lo meno compensa l'emissione volontaria del'computo spe
ciale di questa parte di popolazione, che rigorosamente calcolata, non ci darebbe che
una differenza di 25 mila persone, ossia circa 6 mila famiglie.
'70 oussnsr.
Laonde una seconda aumentazione dei prezzi aggiunta alla prima presente
rebbe un altro problema, il quale avrebbe anchesso i particolari suoi, i quali
sarebbe duopo prendere e sottoporre rigorosamente ad un nuovo calcolo, pel
quale si troverebbe che una seconda aumentazione di prezzo sarebbe ben lontana
dal procurare un accrescimento di rendita cosi grande come quello che succede
per la prima aumentazione; a meno che, anche nella seconda aumentazione di
prezzo non si trovassero delle cause che potessero di nuovo contribuire a tale
accrescimento, quali, a modo dcsempio sarebbero la costruzione di canali, l'in
venzione di macchine che rendessero i trasporti pi facili, o che risparmiassero
il travaglio della mano d'opera, ecc. ecc. (i).
Osservazioni.
(1) Vi sono taluni i quali credono che le scienze nelle quali applicabile il calcolo,
non sieno, nella ricerca della verit, della natura medesima dellealtre scienze. E non
pertanto icalcoli non sono guari u cause n elletti; perci non'sono essi mai nelle
scienze lobbietto delle nostre ricerche. Ora in tutte le scienze, la certezza consiste nelle'
videnza degli obbietti. Se noi non arriviamo a quellevidenza che presenta al calcolo i
fatti ossia i dati suscettibili di computo e di misura, il calcolo non retticher i nostri
errori. Le scienze clic ammettono il calcolo hanno dunque la medesima base di certezza
che le altro. Questo certezza pu, per vero dire, estendersi per via del calcolo sulle
quantit le quali non possono venir snpputate che del calcolo, ed in tal caso esso
sempre in se stesso infallibile, vale a dire chesso presenta sempre infallibilmente e con
seguentemcnte o errori o realitil, secondo che viene applicato a realit o ad errori. Dal
che conseguita che, nella ricerca della verit per via del calcolo, tutta, la certezza sta
nellevidenza dei dati.
ramo rnoeceua ncotvomco. 71
400 milioni per porzione sua, senza cagionare deterioramento nessuno nellor.
dine successivo della riproduzione annuale; e in questo caso la rendita dei pro.
prietarii dei fondi si troverebbe pi che triplicata (1), la parte della decima si
(1) Se si voglia convincersi che queste estimazioni le non sono guari arbitrarie, e clie
le gravezze indirette hanno dillatto diminuito , almeno in questa proporzione la rendita
delle terre coltivate, senza parlare di quelle di cui elle hanno totalmente annientata
la coltura, d'uopo confrontare il prezzo del tto delle terre prima della istituzione di
tali gravezze, col prezzo attuale di questo medesimo tto. Noi ne produrremo quiun
esempio tratto da una fonte notoria e decisiva.
STATO del tto delle terre alla ne del quindicesimo secolo, secondo gli apprezzamenti
panni coxsuertnixn Dl Boacooa'a (l).
Rendite in grano, sia di aflittanze, molini, decime, terze, come altre qualunque: s
debbono valutare a misura di Digione. la quale come lrml'na e contiene la carica di
il grano di due cavalli (del peso di 480 libbre (2) e sar prezzatn I emina di frumento
venticinque soldi grossi, che valgono quaranta soldi lornesi.
a La, giornata di terra (due terzi dcllarpento regio di 100 pcrliche, la pertica di 22
a piedi (5) che si fa a met, sar valutata dieci soldi tornesi .
Da ci facile sapere il prodotto dell'arpento di terra. Dieci soldi di giornata pel pro
prietario ed altrettanti pel fittajuolo sono venti soldi, che bisogna raddoppiare per avere
il valore del prodotto in frumento, perch la ricolta del frumento paga per due anni. cio
l'anno medesimo della ricolta, e quello di maggese dell'anno precedente, durante il quale
si lavorato il campo. il che d, decima e semenza prelevate, 40 soldi per il prodotto
totale della giornata, ossia 60 soldi per quello dell'arpento un terzo pi grande della
giornata.
Il valore contante del marco d'argento era allora di 12 lire. Quindi con un marco d'ar
genio si pagavano 12 sestieri di frumento, i quali, a ragione di 18 lire il sestiere, varreb
bero oggidi 216 lire, invece di 12. Il soldo d'allora era dunque rispetto a quello d oraI
come una sta a diciotto. '
l 60 soldi che produceva l'arpento a quetempi valevano dunque 18 volte 60 soldi,
ossia 1080 soldi, ovvero 5-1 lire de nostri giorni. Queste 54 lire divise per met tra il fit
taiuolo ed il proprietario, danno 27 lire per le riprese del primo, e 27 lire per la rendita
del secondo: le quali 27 lire, ripartite in due anni formano pel proprietario una rendita
di 15 lire 10 soldi ciascun anno per arpento, e 13 lire 10 soldi pel fttaiuolo.
Secondo questo conto, la ricolta di frumento era di tre scstieri per arpento, decima e
semenza prelevate; il che prova che le terre, di cui qui si tratta, erano di prodotto fiacco
il quale non era che il terzo delle buone terre che rendono tra i 0 e i 10 scstieri per arpento
regio. Un arpento di terra il cui prodotto non sia che di 8 srslieri, decime esemenze pre
levate, si affitta oggid circa il quarto (4) di quello che si alllttasse allora, che l'imposta
poco variava, e che l'imposizione era meno arbitraria, e che non c'erano tasse sulle con
sumazioni, all'infuori di 12 denari per minot di sale.
a Una giornata che si faccia in terzo sar prezzata 6 soldi tornesi .
In questo caso 6 soldi per anno pel proprietario fanno 12 soldi per due anni, che ag
giunti ai 21 soldi di riprese del fttaiuolo formano 36 soldi per la ricolta in frumento di
una giornata, o 51 soldi per quella di un arpento. Questi 51- soldi moltiplicati per 18,
danno 972 soldi o 48 lire 1.! soldi per arpento, semenza e decime prelevate. Sono 16 lire
4 soldi pel proprietario in due anni, ossia 8 lire 1 soldi l'anno, e 16 lire 4 soldi per il ft
taiuolo, compresovi il risarcimento di quella quantit della semenza che produce meno.
(1) Vedi Ricerche ml valore delle monete 6 ml prezzo dei grani prima e dopo il concilio di Fran
coforte. Parigi, 1762 (pag. 50).
(2) Due sesticri di Parigi o di Troyes. Vedi ibt'dcm (pag. 55).
(5) Vedi ibidem (pag. 40).
(4) Nella Beauce, larpento che rende 4 sestieri a Parigi, e affittato nggirl, per la parte del proprietario,
6 lire, al pi; ed ancora perche la decima non vi che del terzo della quota ordinaria, polebb se ella li
lsvusa come nll'ordinario, eio: il tredicesimo corone, non vi sarebbero che 4 lire pel proprietaria invece di
0 lire, e 2 lire per l'imposta invece di 5 lire. Vedi Giornale l'Agricoltura, 8 nov. 1706 (pag. 140).
72 QUBSNAY.
troverebbe d'altronde aumentata di un sesto sulla totalit della riproduzione,
nella quale non per anche si suppongono nuovi accrescimenti relativamente alla
massa totale delle riproduzioni.
La ricolta in frumento era due sestierz 8 slaia e 2|5 per arpento, semenza e decima
prelevate. Un arpento di terra cos magra si aiitta oggidi 40 soldi pel proprietario e 20
soldi per limposta territoriale. '
Una giornata che si fa in quarto, quattro soldi tornesi . . _ _ _ _
E qui 4 soldi per anno, sono per due anni 8 soldi di rendita, | quall, aggiunti al: 24
soldi di riprese del ittaiuolo, fanno insieme 32 soldi per [la giornata, o 48 soldi per lpr
pento. Questi 48 soldi moltiplicati per i8 danno 864 soldi ossia 45 lire 4 soldi per l ar.
pento, delle quali c'erano 10 lire 16 soldi pel proprietario in due anni, ovvero 5 lire 8
soldi l'anno, e 16 lire 4 soldi pel proprietario.
La totalit della ricolta dell'arpento in frumento era di 2 due sestieri 4 slaiae 4|5, se
menza e decime prelevate, il quale non si aliitta oggidi pi di 20 soldi pel proprietario e
10 soldi per l'imposta territoriale. .
Si debbe notare qui che in proporzione che il prodotto delle terre debole il prodotto
netto diminuisce; che le spese non diminuiscono, e che perci un progetto d imposta
presa in natura, col decimo del prodotto totale della ricolta, impraticabile. lmperocch
in quest'ultimo caso nel quale non ci sono oggidi se non 50 soldi di prodotto netto, lim
posta in forma di decima preleverebbe 4 lire 6 soldi, la qual cosa sopprimcrebbe al pro
prietario 20 soldi della sua rendita, e dimiuuirebbe al iittaiuolo 3 lire 6 soldi sulle spese
di coltivazione. Questo scemamento successivo annienterehbe in pochi anni le anticipa
zioni del iiltaiuolo e la coltura della terra. Ma il fittaiuolo, per prevenire la sua rovina
non s'incaricherebbe di quella coltura a siilatle condizioni. Perci quelle terre restereb
bero iucolte, e cosi si sarebbe privati di un prodotto che debbe contribuire alla sussistenza
della nazione ed alla rendita dei proprietarii e del sovrano.
L'impiego di un aratro era di 80 arpcnti. Una cos piccola coltivazione per un aratro
lascia abbastanza scorgere ch'essa si eseguisse con due cavalli soltanto, e che le terre
fossero assai leggiere nel cantone sottoposto allora ai prezzi dei quali qui discorso; poi
ch gli aratri a quattro cavalli sono per le terre pi difficili, e l'impiego n' di un terzo
pi esteso.
Le terre fruttano pi o meno secondo che le sono pi o meno fertili. Ma le spese
compiute di coltivazione sono presso a poco le medesime per la coltura delleterre, sieno
esse di quelle che fruttano molto, o di quelle che fruttano poco; e non se non dopo aver
prelevate codeste spese che il soprappi forma il prodotto netto. Si stima generalmente
oggidi, nella grande coltura le riprese dellttaiuolo in ragione di 27 lire per arpento l'anno,
non comprese la semenza, la decima e limposta territoriale. Vedi la Memoria sull im
posta arbitraria ristretta allo/cio di taglie, Giornale d Agricoltura, novembre 1767,
pag. 159.
il prezzo medio degli apprezzamenti della Consuetudine di Borgogna, che qui abbiamo
citata, era di 48 lire per la ricolta dellarpento di frumento, semenza e decime prelevate.
La ricolta dellarpento in binde marzuole la met del valore di quella in frumento; sono
24 lire le quali aggiunte a 48 lire, fanno 72 lire: il che suppone ogni anno l'impiego di
tre arpenti, uno in frumento, l'altro in marzuoli, e il terzo in maggese o lavorazioni,
i quali insieme pagavano 24 lire di locazione rimanendo 48 lire per le riprese del iit
taiuolo.
Oggidl la locazione di tre iugeri di terra di cos magra qualit, presi insieme, non ,
fatta astrazione del deterioramento progressivo della coltura, se non di 6 lire al pi poi
proprietarii, e le riprese del iittaiuolo salgono a 66 lire, a cagione delle gravezze indirette
che aumentano di un terzo di pi le spese della coltura e riducono la rendita ad un quarto.
cos, che colle pastoie del commercio e le gravezze indirette, 1,600 milioni di rendita
si trovano ridotti a 400 milioni, e che la perdita sulla rendita di 1,200 milioni, nei
quali i proprietarii perdono i due terzi ossia 800 milioni, e il sovrano perderebbe un
terzo ossia 400 milioni, se non fossero le imposizioni indirette. ila non esso risarcito,
al pi che di 200 milioni, da queste imposizioni indirette ed arbitrario, poich elle rica
PRIMO PROBLEMA ECONOMICO.
dono per riassorbimento sulla spesa del reddito del sovrano. come sulle spese della
nazione.
Ci fermeremo su questo subbietto allo stato di semplice riduzione del prodotto netto
del territorio attualmente coltivato, confrontato, a ricolta eguale, col prodotto netto che
si ritraeva dalle terre all'epoca che abbiamo qui esaminata. Ci sarebbero altre ricerche
da fare intorno al progresso successivo dello scadimento della coltura, dipendente dalla
medesima causa, e le cui depredazioni si manifestano colla diminuzione della popolazio
ne, e per lo stato delle terre diventate incolte o quasi inutili a cagione della rovina dei
coltivatori. Vedi, intorno la diminuzione della popolazione, il Trattato della Filosoa ru
mie, cap. 8, pag. 182, ediz. in 4: pag. 50 lom. II, ediz. in 12".
>---_&'_>____
Sposisioni preliminari.
muuo Qmnno.
ANTICIPAIIONI ANTICIPAIIOII
annue
Se, in un tale stato di produzione, il sovrano avesse per sua porzione i due
una: della rendita, questa porzione costituirebbe un reddito pubblico di circa
800 milioni, e questo grande reddito diretto, che solo basterebbe per sostenere
al pi alto grado lo splendore e la potenza dell'autorit sovrana, e le spese ne
messarie per la sicurezza e la prosperit della nazione, non cagionerebbe deterio
lramento nessuno nella riproduzione annuale, come si pu vedere nell'altro quadro
seguente il quale rappresenta separatamente la spesa dellimposla e quella della
rendita dei proprietarii fondiarii. '
73? ' ouasaar. f ' -e
SECONDO QUADRO.
s . g e . . I
Si vede che lesazlone dell'imposta, presa cos sul prodotto netto direttamen
te, non cambia nulla all'ordine della spesa e della distribuzione; che i coltivatori
ricevono egualmente le somme necessarie per pagare la rendita e per assicurar'
le riprese loro, e che per conseguenza la riproduzione debb'essere la medesima.
Ma questo reddito pubblico di 800 milioni, il quale abbraccia direttamente
i due seltimi del prodotto netto del territorio, sarebbe sembrato eccessivo ai pro
prietarli fondiarii. La loro cupidigia ignorante non ha loro mai lasciato scorgere
che l'imposta non debbe esser presa che sulla rendita delle terre. Essi hanno
sempre avuto lopinione che l imposta dovesse essere stabilita sugli uomini, o
sulle consumazioni che gli uomini fanno, per la ragione che gli uomini parteci
pano tutti alla protezione della potenza sovrana. E non hanno essi pensato che
l'uomo, la costituzione fisica del quale non presenta altro che bisogni, non pu di
per se stesso pagar nulla; e che qualunque imposizione messa sugli uomini, o
sulle consumazioni loro sarebbe necessariamente presa sulle ricchezze che fanno
sussistere gli uomini e che soltanto la terra produce. Si sono eglino persuasi che
dando direttamente un decimo della rendita di lor terre, essi pagherebbero com
piutamente la loro parte di contribuzione pubblica. 1 nobili e il clero hanno recla
mate franchigie e immunit senza fine, chessi hanno preteso essere annesse ai
loro beni ed alla condizion loro.
sscosno raoazma Ecoxomco. 79
l sovrani hanno creduto che convenisse pure accordare certe esenzioni totali
ai loro uiciali ed a tutti coloro che sono rivestiti di cariche o d impieghi in
tutte le differenti parti dell'amministrazione del governo. Per siatte disposizioni
i redditi del sco si sono trovati ridotti: ad uno stato tanto modico, e i proprie
tarii presentando tanta opposizione alla sua aumentazione diretta, che i sovrani
hanno avuto ricorso a delle imposizioni indiretto di diversi generi, che si sono
poi estese via via pi, a misura che i redditi della nazione diminuivano per
effetto delle deteriorazioni che sono le conseguenze inevitabili di quelle imposia
zioni medesime. t proprietarii fondiarii che non ne prevedevano le conseguenze e
che nel tempo stesso chelle distruggevano le loro rendite, non comprendevano,
non iscorgevano nemmeno la causa della diminuzione della loro ricchezza, fecero
plauso a quelle imposizioni indirette, merce le quali credettero essi eludere lin1
posta che avrebbe dovuto essere stabilita direttamente ed immediatamente sulla
rendita dei beni loro, dove non avrebbe cagionato deterioramento alcuno nella
riproduzione annuale, e non avrebbe avuto bisogno di nessuna aumentazione
successiva; mentre invece, pel progresso e gli effetti disastrosi delle imposizioni
indirette, bisogna successivamente aumentare tutto all insieme, e le imposizioni
indirette e l'imposta. diretta, per soddisfare ai bisogni dello Stato. Ondech
succedute che i proprietarii fondiarii non solamente non hanno evitato il paga
mento dei due seiiimi della rendita, che appartengono al sovrano, ma si sono
inoltre tirati addosso le imposizioni indirette per le quali le deteriorazioni, pro
gressive ed inevitabili, annientano le rendite loro, quelle del sovrano e le ricchezze
della nazione.
Ed questo effetto appunto che si tratta di dimostrare, come ora lo faremo
qui colla soluzione di questo problema, di cui noi andiamo a proporre i dati se
condo l'ipotesi che n qui abbiamo disvolta.
Dati.
Noi dunque supponiamo, che invece dell'imposta unica e diretta che potrebbe
essere stabilita in ragione dei due sellimi, i quali sopra una rendita di 5 miliardi,
formerebbero la somma di 800 milioni, i pro'prietarii delle terre preferissero una
imposta la quale non prendesse direttamente ed immediatamente sulla rendita
delle loro terre se non che un decimo, ossia 500 milioni; e che per far fronte
alle spese pubbliche, si stabilisse una contribuzione di 500 milioni sulle persone,
e sulle consumazioni, la met dei quali sarebbe invasa dalle spese di esazione,
dal protti degli appaltatori e dei loro associati, dal sopraccarico che impongono
alla nazione i contrabbandieri, i quali nascono inevitabilmente dalle imposizioni sul
commercio, e che niunarmata scale ha mai potuto frenare, dalle spese de litigi
che vengon dietro ad una esazione complicata le cui regole sono soggette a molte
interpretazioni, dalle transazioni dei privati che temono intentar giudizi] contro
glimpiegati del sco, dalle ammende arbitrarie, dai guadagni annuali dei titolari
di cariche, uffici e di diritti alienati, e dai lucri dei proprietarii di privilegi esclu
sivi, ecc. ecc.
Se noi ci servissimo dei calcoli del Duca di Sully, noi potremmo portare
anche pi in su codesta valutazione, ma noi prendiamo come l'abbiamo pi sopra
annunziato, una cifra mediana tra le imposizioni indirette le pi dispendiose e
80 QUBSNAY.
quelle che lo son meno, e daltronde c' pi caro rimanere al di qua, di quello
che trovarci al di la della verit.
Ossnnvzzrom.
Prima osservazione. -- Tutte le spese sono pagate dalle ricchezze rina
scenti che la sola terra produce, come noi l'abbiamo provato nei Dialoghi.
I primi proprietarii delle ricchezze riuascenti sono dunque i primi distributori
delle spese; sono eglino che l'anno realmente tutte le spese, parte da loro stessi,
parte facendosi aiutare dagli altri uomini dai quali ritraggono servigi, e che,
per mezzo di questi servigi, essi sostituiscono a loro medesimi nella spesa e nella
consumazione delle loro ricchezze.
Tutte le spese dunque dei salariati sono pagate da coloro che pagano i loro
salarii.
Le tasse stabilite sui salariati e sulle loro spese, sono dunque evidentemente
pagate per intiero da coloro che pagano i loro salarii.
E si obbietterebbe invano che la classe dei salariati potrebbe pagare ella
stessa quelle tasse aumentando il travaglio suo per aumentarsene la retribuzione.
invano, perch, 1 per moltiplicare i suoi travagli occorrerebbero alla classe dei sa
lariati maggiori fondi di anticipazioni, ch'ella non abbia; 2" quand'anche la classe
dei salariati aumentasse i suoi travagli, ella non aumenterebbe con ci la sua re
tribuzione, poich il valore totale dei salarii chella pu ottenere e limitato dalle
facolt, dalle ricchezze di coloro che possono salarlarla. Ora, evidente che l'im
posizione sulle persone, sul travaglio, sullo mercanzie, sulle consumazioni non
aumenta le ricchezze delle nazioni, e che diminuisce le occasioni di commercio
anzich moltiplicarle.
Come si potr dunque supporre unaumentazione di travagli da parte della
classe de salariati, per elfetto di un imposizione su questa classe? Un fabbricante
far esso dei tessuti che niuno poi possa da lui comperare? Un commerciante ne
spedir forse mille pezze in un luogo, dove non gliese ne possa pagare, e in
conseguenza consumare che cinquecento? Un orologiaio andera forse a vendere
i suoi oriuoli ai villani della Vestialia e del Limosiuo?
E invano altresi si obbietterebbe che i salariati potrebbero rcstringendo la
consumazione loro e privandosi di godmenti, pagare le tasse che loro simpones
sero, senza che queste ricadessero sui primi distributori delle spese. Si vedr pi
innanzi che senza contribuire al pagamento dell imposizione indiretta, i salariati,
per eiietto di questimposizione che annienta le sussistenza, sollrono un estingui
mento, una dilalcazione spiacevole di salario, che li riducono alla miseria e di
minuiscono necessariamente la popolazione loro. Il prezzo dei salarii, e per con
seguenza i godimenti che i salariati possono procurarsi, sono ssati e ridotti al
temine pi basso dalla concorrenza estrema che tra di loro. Che se, presso una
nazione, si voglia costringere con una tassa questi salariati a restringere doppia
mente i loro godimenti, essi emigrano per recarsi presso altre nazioni dove la
sussistenza loro venga pi assicurata, l industria loro pi protetta. Allora il pic
colo numero di coloro che rimangono in paese, trovandosi disimpacciato dalla
concorrenza, detta esso la legge ai primi distributori delle spese, e li costringe a
II-E74 *
SECONDO PROBLEMA ECONOMICO.
(1) Si potrebbe, per verit, pensare cos a prima occhiata che le spese dell imposi
zione indiretta sostengano lo smercio delle produzioni del territorio. Ma ci si crede
rebbe soltanto allora che non si riettesse che lo smercio delle produzioni e limitato,
come noi labbiamo dimostrato nei Dialoghi; che l'imposizione indiretta non rende guari
colla sua spesa quello ch'ella si piglia sul prezzo delle produzioni; ch essa non fa che
rivenderla; che lo smercio non se ne farebbe meno, e che anzi si farebbe dun modo pi
vantaggioso, se non vi fosse guari niuna imposizione indiretta; imperocch cotal genere
d imposizione e la spesa di essa non sono favorevoli al commercio delle provincie, allo
smercio delle produzioni comuni all'uso dei consumatori dun ordine inferiore, ed ancora
Econom. Tono I. -- 6.
/\
82 oonsitu.
Nel mio poi, i due casi si mescolano e si compensano, ma il loro mescuglio,
come la loro alternativa, non pu sempre essere che rovinoso e lunesto al prezzo
delle produzioni.
Queste verit. sono ancora troppo sconosciute per essere adottate con fiducia
da lettori poco avvezzl a sitiatte combinazioni; per la qual cosa noi ci limiteremo
qui a fare entrare nel calcolo la contribuzione della classe produttiva all'imposta
indiretto, in ragione della spesa di questa classe. Ci basti di avere avvertito che
questa supposizione non intieramentc esatta, o che, di tutte quelle che si pos
sono me, la pi vantaggiosa ell imposizione indiretta.
Quarta osservazione. - Abbenclie la riproduzione totale sia di 6 miliardi;
non entrano che per 5 miliardi di produzioni nel commercio, attesoch la classe
produttiva ne ritiene per 1 miliardo ch'essa consuma presso lei in nature, sicco
me noi labbiamo notato pi sopra nel Problema sul rincaramento del prezzi;
ma la somma delle spese contribuenti alle imposizioni indirette nullam'eno, nel
caso supposto, di 5 miliardi 500 milioni, cio:
. , il
i" 2 miliardi che spende la classe produttiva sulle sue riprese di 5 miliardi, dei
quali ella non ritiene che 1 miliardo per la consumazione diretta ch elle io senza l'in
tervenimento di ritmi commercio . . . . . . . . i . . . 2,000 milioni
2 300 milioni d'imposizione diretta . . . . . . . . . i 500 1
5 2 miliardi 700 milioni di rendite che restano ai proprietuii, dopo
che si prelevata I imposta diretta sul prodotto netto . . . t . 2,700
4 500 milioni che piglia e che spende l'imposizione indiretta . . 500
Ognun vede che l'imposizione indiretta, che si piglia sulle spese, e che alla
stessa spende ci che ha pigliato, forma un doppio impiego, nella massa delle
spese, il quale non accresce mica questa massa, ma ne cambia la proporzione
delle spese sottoposte allimposizione indiretta, la quale contribuisce ella stessa a
pagare se stessa.
Drmoziom.
una gran parte dellesazione di tale imposta saccumula e forma fortune private
chesi sottraggono alla circolazione, la quale debbe riportar tutto si coltivatori per ps
0
"garela rendita dei proprietarii.
SECONDO raoauma ECONOMICO. 85
E fil qui questa disposizione assai lusinghiere pei proprietarii delle terre.
Sembra loro che la massa degli 800 milioni dell imposte dirette e indi-rette non
costi loro che 545 milioni, invece degli 800, che essi pagherebbero se quella
massa fosse presa per intiero immediammente sulla rendita dei loro beni.
Cattivi calcolatori quali sono, essi non iscorgono che per cotale disponimento
specioso, son dossi che forniscono il ramo del quale e formato il manico dellac
cetta la quale poi abbattera la foresta.
il; li 28% milioni prelevati annualmente sulle anticipazioni della classe produtt
tiva, dall' imposta indiretta di 500 milioni, e distratti dall impiego loro produt
tivo, avrebbero prodotto tre per uno, cio 546 milioni ;-eccodunque uri-annulla
meda di 54.6 milioni di riproduzione annuale.
Questa. riproduzione sar dunque ridotta a 5 miliardi 454 milioni, iniluogo
di 6 miliardi.
E noi supponiamo che tale diminuzione della riproduzione totale sar per
intiero rigettata sulla rendita, senza la. qual cosa le anticipazioni tutte, tanto le
primitive che le annue dei coltivatori, si troverebbero distrutte in pochi anni.
Quhdihhendita da ripartirsi tra i proprietarii e l'imposta non sar. pi che di
due miliardi quattrocento cinquantaquattro milioni, invece di 5 miliardi. I due
miliardi di anticipazioni annue della classe produttiva non produrranno pi, che
125 di rendita per 100 di anticipazioni, invece di 150 per 100 (1).
I. imposta diretta, la quale era il decimo di 5 miliardi di rendita, si trover
ridotta al decimo di due miliardi quattrocento cinquantaquattro milioni. Perci
essa non sar pi che di 244 milioni invece di 500 milioni.
"'Gli 800 milioni dimposte diretta e indiretta, caricati di 250 milioni di spe
se, di un riassorbimento di 75 milioni, e di un deterioramento di 56 milioni, '
trovansi' cosi ridotti pel sco a 421 milioni. Perloch, fatta astrazione dell im
posta diretta di 500 milioni, I imposizione indiretta di 500 milioni, non reca
realmente al sovrano se non 121 milioni, i quali distruggono circa lundecimo
della riproduzione totale del suo territorio, e in conseguenza della popolazione
del suo imperio; mentre invece l imposta diretta, presa in ragione di due set
timi dei 5 miliardi di rendita, gli porterebbe 579 milioni di pi senza dete
rioramento. "W"
La rendita di 5 miliardi, che ridotta a due miliardi quattrocento cin
quantaquattro milioni, paga daltronde, e a tutto scapito, a quelle stesse imposi
zioni indirette 245 milioni, la qual cosa poi in fatto la riduce a due mi
liardi duyentonovc milioni, i quali pagano 246 milioni d imposta diretta.
Cos non rimane ai proprietarii delle terre che un miliardo novecento ses
santavinqne milioni, invece di due miliardi dugento milioni che egllno avreb
bem, se gli 800 milioni dimposta fossero presi direttamente ed immediatamente .
sulla rendita di 5 miliardi; ed il sovrano avrebbe allora avuto realmente 809
invece ch non ha che 421 milioni. Il sovrano ci perde dunque 570
(1) Noi ci lissamo qui all'andamento uniforme della relazione attuale delle anticipa
zioni colla rendita, senza entrare nei particolari dei piccoli mezzi di risparmio aiquali i
coltivatori possono-ricorrere per ritardare il progresso della decadenza. lmperocch ri
sparmio non e riproduzione; e d'altronde lamlggior parte di codesti mez deboli pallia
tivi dell'istante, diventano poi in seguito svantaggiosiseimi.
84 QUESN 1'.
milioni, e i proprietarii 235 milioni: la qual cosa forma in totale 614 mi
lioni di perdita pe suoi comproprietarii del prodotto netto del territorio.
Per conoscere poi esattamente gli altri effetti del mutamento succedute nella
distribuzione delle ricchezze, per causa. del deterioramento che arrecano i500 mi
lioni d imposizioni indirette, noi rappresenteremo ora in un altro quadro lo stato
della decadenza della rendita, che invece di essere in ragione di 150 per 100
delle anticipazioni della classe produttiva, qual era prima della contribuzione di
500 milioni (1 imposizione indiretta, non si trova pi, per effetto immediato di
quest imposizione; se non in ragione di 125 per 100 delle medesime anticipazioni;
la qual cosa lo riduce da 5 miliardi a due miliardi quattrocento cinquantaquat
tra milioni. E in questo quadro noi faremo astrazione dai 500 milioni dimposi
zoni indirette, affine di evitare il doppio impiego che queste imposizioni recano
nelle spese.
'rnnzo QUADRO.
ANTICIPAZIONI AN'I'lCII'AZIOKI
annue della della
clone produttiva. clone en'lc.
2,454 milione
. invece di 3 miliardi..
e - o
_4,221 milioni _ . . '. 4,221 milioni
invece (47500. . . invece di 4,500.
__ _ . Ci sono 450
Spese delle anticipazioni annue . . . 2,000 milioni. milionidipcrdita
sulle anticipazioni
di questa classe
che in 'ega In
------- met del lcntrats
5,454 milioni per rifare lo ami
invece di 6,000. clpuoni.
Ognun vede che la classe produttiva fa, vero, ricadere sulla rendita la sua
prima perdita di 546 milioni; ma la rendita. non le riporta pi che 1,227 mi
liom' invece di 1,500 milioni; vale a dire 275, milioni di deficit, dei quali
un terzo in dilalcazione di spese, e per cons eguenza in diminuzione di sa
larii per gli operai di questa classe.
secouno uosursis ECONOMICO. 85
Perci essi perdono . . . . 91 milioni
La classe sterile non arreca alla classe produttiva se non 2,227 mi
liom', invece di 2,500; sono 275 milioni di meno, un terzo dei quali in
diminuzione di salarii per gli agenti di questa classe. Perci essi per- .
dono................;.....91milioni
La classe sterile non riceve che 2,227 milioni , invece di 2,500 mi
lioui; sono 275 milioni, la met dei quali in diminuzione di salarii per
gli agenti di questa classe. Perci essi perdono .._. . . . . . . 156 milioni
Soluzione.
Si notato, nelle deduzioni precedenti, che i500 milioni dimposizioni indi
rette costano ai proprietarii delle terre 255 milioni di pi di quello che loro non
costerebbero, se fossero soggetti all imposta diretta. . . . . 255 milioni
Che il sovrano ci perde . . . . . . . . . . . 579 milioni
Troviamo col calcolo del quadro precedente una difalca
zionedisalariidi . . . . . . . . . . . . . . 518milioni
Il sovrano non ricava, come si veduto poco prima, che 121 milioni dalle
imposizioni indirette le quali cagionano una perdita di 952 milioni. Questimpo
slzione costa dunque pressoch otto volte di pi alla nazione che li 121 milioni
che il sovrano ne ritrae. E questi invece di ricevere il 500 milioni, i quali
dovrebbero formare la parte maggiore del suo reddito, non ne riceve che appena
un quarto. \
Cos sopra quattro egli perde tre, e quelluno ch'egli riceve costa otto alla
nazione.
l proprietarii delle terre che a tutta prima non sembrava pagassero per
la parte loro della massa degli 800 milioni (1 imposte dirette e indirette, se
non 545 milioni, e che credevano vantaggiare non pagando direttamente ed
immediatamente la totalit dell'imposta degli 800 milioni sul prodotto netto
delle loro terre, pagano 0 perdono in realil, per la forma dimposizione di che
si tratta, un miliardo 55 milioni, mentre la massa dell imposta di 800 milioni
non procaccia al sovrano se non 421 milioni.
lavano il sovrano vorrebbe egli supplire a un tal calo con aumentazione di
imposizioni indirette. Tale spediente non servirebbe che ad accrescere il dima
gramento del reddito suo e di quello della nazione. Laonde pi che si aumentasse
l imposta diretta, pi bisognerebbe aumentare l'imposizione indiretta per supplire
al deterioramento dell imposta medesima.
Se, per esempio, il sovrano volesse sostenere lesazione della sua imposta di
retta ai 500 milioni, questimposta la quale non era che il decimo della rendita
di 5 miliardi, diventerebbe lottavo di questa medesima rendita, che si troverebbe
ridotta a due miliardi quattrocento cinquantaquatlro milioni. in tal maniera
che l'imposta diretta andrebbe di pi in pi usurpando terreno alla. rendita, senza
86 onusuu.
alimentazione desazione pel sovrano, a misura che lirnposinione indiretta dimi
nuisse la massa della rendita. in tal maniera che l'imposta diretta e l' imposi
zione indiretta esisterehbero insieme senza regola, e che pe loro accrescimenti
progressivi e disordinati, diventerebbero luna e l'altra. disastrose pel sovranoc
per la nazione.
4st. 1 il slznpagyu
(4) Vedi il Giornale di Agricoltura, del Commercio e delle Finanze, dei mesi di febbraio e di aprile
4766; il primo, pagina 75 e segg, e laltro pag. 59. Vedi pure quasi tutti gli altri volumi dello stesso
Inno e dellanno precedente.
90 ovesiuv. _
N. -- Amico, mi gode l'animo vedere che nalmente avete proprio azz eocate
nel vero punto al quale tutta bisogna ridurre la nostra questione. Ma, nel caso
stesso di che parlato, il protto che vi colpisce non pu venire applicato al com
mercio, sia che lo si consideri come il servizio dei commercianti, sia che lo si
riguardi nel suo vero punto di vista, come cambio. Codesto protto sul quale voi
insistete non si riferisce se non al risparmio che il venditore di prima mano ed il
compratore-consumatore fanno sulle spese di commercio dei mercanti rivenditori
col mezzo della piena concorrenza tra i mercanti, la quale li obbligo. di ridurre la
retribuzione o il guadagno loro al minor prezzo, Ondecli quello che qui voi chia
mate protto, altro non e, rigorosamente parlando, se non una privazione di
perdita pel venditore di prima mano e pel compratoreconsumatore. Ora. una
privazione di perdita sulle spese del commercio non guari un prodotto reale,
o un accrescimento di ricchezze ottenuto dal commercio considerato in se stesso
come cambio, indipendentemente dalle spese di trasporto, o considerato congiun
tamente colle spese di trasporto. Voi vedete allopposto che il commercio, caricato
delle spese di trasporto, sempre un servizio pi o meno dispendioso, e che meno
si ha bisogno di tale servizio, meno esso riesce oneroso. Ora una cosa che giova
evitare, per ottenerne un protto maggiore, non potr ella esser mai una sorgente di
ricchezze. Come dunque potete voi concludere da questo, che un cambio di valore
___________-_-_-__-____-__-_l__-
privilegi stabiliti. E dalla contraddizione che si dovr sempre sperare questo vantaggio;
la contraddizione solo ha il privilegio di portare nelluna mano la accola dellevidema,
e di lacerare coll'altra il velo che cela le verit nuove agli occhi del colgo. Nessuno ha
mai conosciuto il calore di questa contraddizione soccorrecole, meglio che l'autore del
Quadro economico. La si e veduto mescolarsi talvolta in mezzo asuoi avcersarii sotto il
nome del sig. H. (1), e tal altra frammezzo asuoi partigiani sotto quello del sig. N., di
Nisaco e di de LIsle (2). E gli si debba la giustizia di convenire che in ambidue curati
personaggi tanto opposti, si e sempre egualmente trovato alla testo degli uni e degli altri,
Per terminar pur nalmente questa contestazione importante bisognava incalzare ler
rore no nelle sue estreme difese; ma l' errore non potrebbe avere un andamento re
golato e uniforme; i suoi attacchi, ch esso continuamente varia , non possono essere
sottoposti a nessun ordine, a nessun piano regolare e generale. E per ci che il signor II.
ed il signor N., dopo essersi battuti dalla lontana, sono stati in certo modo obbligati di
pigliarsi corpo a corpo, o per esprimermi pi chiaramente, e per ci che l'autore, il quale
li faceva parlare luno e l'altro, ha creduto dover preferire la forma del Dialogo, afne
di riunire, per mezzo delle inconsegucnze e delle dicersioni ordinarie nella conversazioni,
tutti i ragionamenti speciosi fondati sopra apparenze seducenti e sopra equivoci di lin
guaggio che o/fuscano le idee. e che non si sono stabilite se non in quetcmpi medesimi nei
quali le cognizioni erano limitate a nozioni imperfetto, vaghe ed incerte.
Questi Dialoghi attualmente importantissimi, saranno poi un giorno la parte meno
letta di questa Raccolta. Si durer allora fatica a credere che abbia bisognato confutare
seriamente opinioni tanto assurde. quanto quelle degli avcersarii della scienza economica.
Le opposizioni che questa scienza prova passeranno come una parte favolosa della sua
storia. Posso per attestare chelle non sono oggidi che troppo reali. E forse utile che ne
resti in questa Raccolta un qualche monumento. Esso insegner agli uomini interessati 0
vani che osassero resistere, e che si sforzassero di so/orar la nuova scienza prima che l'evi
denza le abbia assicurato la conquista del genere umano, che non si arriverebbe a vincerla
contro la forza irresistibile che le ha concessa lo stesso Iddio, e che se qualche cosa ci fosse da
guadagnare a combatterla, non sarebbe mai altro se non la vergogna di esserne stato nemico.
__-_-_-__________-__-__-___-'
(1) Tale fu il germe fecondo della repubblica romana, composta da bel principio
di banditi e di malfattori, classe pi che sterile, ma che fu tosto obbligata di mutar
mestiero e di dedicarsi unicamente ai travagli dell agricoltura; e che col prodotto di
que' travagli sempre specialmente protetti ed onorati presso lei per lo spazio di pi
che ciuquecentanni, vide del continuo accrescersi la sua popolazione e la sua gloria.
Ecco ci che fece Roma n tanto _ch ella non intese che all'agricoltura, {in tanto
che quella maravigliosa repubblica non form in certa guisa se non una classe pro
dultiva. Ma quando i proprietarii s accumularono dentro Roma e vi portarono la
spesa delle loro rendite; quando le province furono abbandonate alla tirannia dei
pubblicani, e la coltura di esse alle braccia degli schiavi; quandotu duopo richia
mare i frumenti dall Egitto per nutrire la capitale che fu perci ridotta alla neces
sit di una marina commerciante; quando le arti di lusso ed i travagli di un ingegnosa
industria ebbero reso il popolo delle citt importante ed i capite censt' uomini pre
ziosi; quando questa moltitudine di cause ebbe coll'obblio dell'ordine naturale por
talo la distruzione dei costumi, lo Stato, indebolito d'ogni parte, non trov, non
pot, n dovette trovar pi se non devastazione e catene.
94 , oensmv.
concorrenza. lo credeva, come voi, che codesto caso fosse il pi utile; esso mi
pareva anzi tanto vantaggioso, che io non pensava neanche che si potesse allora
risguardare il commercio come sterile. Al contrario ora, non soltanto mi sembra
chegli sia sterile in questo caso, ma sono anzi indotto a credere che i commer
cianti abbiano ragione di sostenere che con quella concorrenza universale, esso
diventi pur anche nocivo. Perch, su questo proposito, di: una cosa che e ditlicile
dissimularvi. I mercanti stranieri portano via e vanno a spendere nel loro paese
la retribuzione che noi loro paghiamo per li servigi che ci rendono; dimodoch noi
con quella retribuzione arricchiamo le altre nazioni, invece che se ella venisse
riserbata al nostri commercianti nazionali, ella sarebbe spesa presso noi; il danaro
che questi ne rltrarrebbero sarebbe impiegato a comprare presso noi le produzioni
e la mercanzia di mano d'opera che i loro agenti ed eglino medesimi consume
rebbero nel paese.
N. -- A primo aspetto, tutto ci sembrerebbe essere di qualche considera
zione, se questo preteso vantaggio potesse entrare in compensazione col danno
che risulta dallescluslone della libera concorrenza nel commercio. Ma lo compro
per le spese che si farebbero nel paese col danaro della retribuzione di che si
tratta, non sarebbero se non cambli di valore in danaro, per eguali valori in mer
canzie; la qual cosa non ammetterebbe per questo punto n perdita n benezio
da una parte o dall'altra, relativamente ai valori cambiati, n per conseguenza
relativamente al consumo di cui voi parlate.
D'altronde, voi non iscorgete che nella vostra ipotesi dell'esclusione della con
corrrenza, coloro che escludono dal lor commercio gli stranieri saranno per rap
presaglla essi medesimi esclusi dal commercio delle nazioni estere. Perci tutti
i pretesi vantaggi che voi attribuite all'esclusione, saranno annientati dallesclu
sione medesima. I vostri commercianti, e vero, solleciteranno volentieri codesta
disposizione, tanto pi che sapranno ben essi risarclrsi presso voi della loro esclu
sione presso l'estero, e dell'aumento delle spese che esige un commercio marit
timo le cui navi ritornano vuote dopo aver esportate le vostre mercanzie. Perocche
lesportazione essendo dapcrtutto riserbata ai commercianti regncoli, l importa
zione dovr. dapertutto rifarsi di tutte le spese di viaggio, e l'estero non ne m
metter, per questa ragione, che il meno possibile o altrimenti egli si adoprer
a farne ricadere le spese sulle nazioni che esportano. Laonde la vostra esclusione
tende non soltanto a sopraccarcarc di spese il vostro commercio ma ancora a
restrlugerlo grandemente. Sarebbe dunque per avventura questo sopraccarico di
spese di commercio che vi parrebbe procuo alla nazione, perch queste spese
sarebbero guadagni riserbati ai nostri commercianti in esclusione dei commer
cianti esteri; ma non vaccorgete poi ancora che tali guadagni non sarebbero loro
serbati se non a scapito della nazione stessa la quale inne sarebbe quella che
li pagherebbe loro?
H. -Ma dimenticate voi, non tenete voi in conto nessuno il vantaggio delle
smercio procurato dalla spesa dei nostri commercianti?
IV. - Questo smercio vi sta molto a cuore. Si ha pi bisogno di compra
tori che di venditori? E'ogli pi vantaggioso vendere che comperare? Il danaro
sarebbe egli preferibile ai beni della vita? Non sono eglino codesti beni medesimi
che formano il vero oggetto di qualunque commercio, e le vere ricchezze usuali
colle quali si acquista il danaro, il quale non circola se non per facilitare i cambi
nuzoco snr. COMMERCIO. 95
reciproci di queste stesse ricchezze? Qualunque atto di commercio non riunisce
egli il compratore ed il venditore?
Amico mio, le vendite e le compre si fanno liberamente; e dunque certo che
i bisogni del vendere e i bisogni del comprare sono uguali dall'una parte e
dall'altra.
lguadagni dei commercianti di una nazione non sono guari proiitti per la
nazione. Quelli servono ad aumentare il loro commercio 0 ad aumentare la loro
spesa. Neil'unoe neliaitro caso non gia lo smercio chessi aumentano, e la
- concorrenza; perocch presso tutte le nazioni, la quantit delle produzioni com
merciabiii e limitata. Ora quanto pi ci saranno commercianti per esportare e
importare le produzioni commerciabili delle nazioni, tanto pi ci sar concorrenza
di vetturni, e tanto pi anche questi vetturai saranno forzati per la loro concor
renza stessa di ssare i loro guadagni a pi basso termine, ne ci solamente nel
paese di lor residenza, ma ben anche in tutti gli altri paesi ai quali si estende la
loro concorrenza, sia per comperare sia per vendere. lo dico per comperare o per
vendere, poich ogni compra fatta da un commerciante in un paese suppone una
vendita in un altro paese; quindi il suo commercio non risiede pi neiiuno di
que paesi che nellaltro e la concorrenza di quei commercio egualmente utile
ailun paese ed all'altro. Non c dunque in questo niuna prerogativa maggiore
per il paese dove i commercianti risiedono, che per quegli altri paesi dove essi
non risiedono.
Neiiaitro caso in cui iguadagni dei commercianti procurano della spesa nel
paese di lor residenza, codesta spesa non vi ci procura mica uno smercio pi
grande; poich la quantit di quello che nel paese da da vendere, limitata; se
essa non basta alla spesa, sono le importazioni delle produzioni altrui che vi
suppiiscono; ed in una piena libert di commercio e sempre il prezzo del mer
cato generale quello che regola dappertutto il prezzo delle compre dei consuma
tori, e per conseguenza il prezzo delle vendite delle produzioni del paese nel quale
essi risiedono.
Quindi tutte le altre nazioni le quali commerciano tra esse partecipano egual
mente a quel medesimo prezzo ed a quei medesimo smercio.
La spesa dei consumatori, in qualunque paese la si faccia, dunque in van
taggio comune di tutti i paesi che abbiano tra loro una libera comunicazione di
commercio. Questo sviluppamento debbe calmare i inquietudine vostra quanto
aliarricchimento delle nazioni vicine pel commercio che i negozianti loro fanno
presso voi, mentreche il vantaggio di siilatto commercio e reciproco.
H. - E questo va bene: ma le vendite e le compre non si vericano mica
sempre in ragione dei bisogni: coloro che hanno bisogno di vendere mancano
spesso di compratori. se i guadagni dei nostri commercianti nazionali sono dimi
nuiti dalla concorrenza, le loro spese diminuiranno pure nel paese in ragione
della diminuzione dei loro protti; allora i nostri bisogni di vendere sorpasse-_
ranno le spese che i nostri commercianti potranno fare.
N. h Questa obbiezione non pu aver luogo in un paese dove la libera
concorrenza del commercio moltiplica i compratori.
H. -_ Questa risposta la non si puo mica applicare a quelle derrate ed a
quelle mercanzie che possono essere esportate; inoltre le spese di trasporto sa
ranno tolte d in sul prezzo di vendita di prima mano.
96 Qussmr.
N.-Voi non ponete mente, in questa seconda obbiezione, amico mio, alla
perdita che noi sollriremmo sulle spese delle nostre esportazioni, se noi fossimo
privati della concorrenza del nostro commercio. La diminuzione delle spese di
vettura ottenuta dalla libera concorrenza de vetturai di tutti i paesi, la rivalit
dei quali li sforza di ridurre pi bassa la loro retribuzione, diminuirebbe con
nostro vantaggio le spese del commercio, la qual cosa moltiplichercbbe le nostre
vendite, ed estenderebbe presso noi le facolt di spendere. Le nostre spese au
menterebbero il nostro commercio interno, la nostra agricoltura e la nostra po
polazione, e per conseguenza pure lo smercio reciproco delle derrate e delle -
mercanzie del paese per godimento nostro proprio. Tutti vantaggi, dei quali noi
saremmo privati dal commercio esclusivo dei nostri negozianti; imperoccb le
spese esorbitanti di tale commercio mentre arricchirebbero i nostri commercianti,
impoverirebbero la nazione.
Quelle spese farebbero ribassare i prezzi delle produzioni nella vendita di
prima mano, e diminuirebbero le rendite del Sovrano e dei proprietarii, la spesa
delle quali si converte in salarii che fanno sussistere coloro che non hanno patri
monio. E voi pretendete che la nazione sarebbe allora abbastanza risarcita da un
piccolo accrescimento della spesa dei nostri commercianti, la quale, messa a con
fronto con quella della nazione, sta come l a 500! Ed e in tal modo che voi
volete provare che il nostro commercio, riserbato ai nostri commercianti, sarebbe
produttivo per la nazione, e che per questa ragione la libera concorrenza lo
renderebbe non solamente sterile ma anzi nocivo. lo credo che voi cosi sposiate
piuttosto gl interessi dei commercianti che non quelli della nazione.
Non mai lo smercio che manca, il prezzo. Si pu sempre smerciare a
prezzo vile, perocch i consumatori accedono sempre di molto il consumo effettivo
e lo smercio possibile. I consumatori si moltiplicano in tutti iluoghi dove la.
sussistenza si moltiplica; ma non c che la libera concorrenza dei commercianti
esteri che possa assicurare il miglior prezzo possibile, e non c che il prezzo alto
che possa procurare e mantenere l'opulenza e la popolazione di un reame colla.
buona riuscita dellagricoltura. Ecco lAlpha e lOmega della scienza economica.
Noi saremmo dunque assai compensati dagli ell'etti della concorrenza, di.
quella modica retribuzione che noi pagheremmo ai commercianti esteri ed alle
nostre spese dellesportazione.
I commercianti esteri i quali partecipassero a quella retribuzione, non per
questo per arricchirebbero le nazioni loro, soprattutto se ci fosse presso di
esse esclusione di concorrenza. lmperocch que commercianti non tratterebbero.
mica favorevolmente le proprie nazioni sui prezzi nelle lor vendite e nelle loro
compre.
Che se per lo contrario voi supponiate che presso quelle nazioni ci sia una,
libera concorrenza di commercio, sarebbe di questa libera concorrenza chelle
protterebbero, ne elle ne avrebbero altra obbligazione se non al buon governo
del loro commercio.
Questa libera concorrenza la quale moltiplicherebbe presso loro i compratori,
procurerebbe ad esse, indipendentemente dalla spesa dei proprii loro commer
cianti, uno smercio assicurato, il quale sosterrebbe in miglior prezzo le loro
derrate e le loro mercanzie. Allora le compre che questi commercianti farebbero
per le spese loro, non sarebbero come in qualunque commercio regolare, se non
DIALOGO SUI. COMMI-Imi).
che cambi assicurati di valori per valori eguali, senza perdita o utile da una
parte e dall'altra.
Le idee che si sono formate intorno larricchimento delle nazioni per mezzo del
loro commercio, a danno l'une dellaltre, non sono dunque se non illusioni sug
gerite dall'errore. Se le nazioni soll'rono qualche pregiudizio nel loro commercio,
relativamente lune allaltre, ci non pu derivare che da'loro sbagli nellesercizio
del lor commercio coi loro commercianti. lmperocch il commercio proprio delle
nazioni mantenuto nell'ordine naturale egualmente favorevole alle une ed alle
altre. Le intenzioni di nuocersi vicendevolmente non possono essere vantaggiose
se non soltanto _a que taluni commercianti che le ispirano alle proprie nazioni,
e sonopoi nel fatto svantaggiosissime a queste nazioni malintenzionate.
H. - Frattanto, il commercio marittimo che arricchisce 1 Inghilterra,
l'Olanda, Amburgo, Danzica, ecc. Questi esempii, e quelli di tante altre nazioni
celebri pei loro commercii in diilerenti tempi e in differenti paesi, hanno autorit
assai maggiore che la vostra nuova teoria, la quale infine non e fondata che
sopra distinzioni speciose delle nazioni dai loro commercianti. Si pu forse con
capire un commercio senza nazione, e una nazione senza commercio, e non
veramente assurdo di ragionar contro i fatti?
N. --Noi non ragioniamo guari contro i fatti: i fatti sono realit; ma
una denominazione generica, tale quale quella della parola commercio, che
confonde in se una moltitudine di realit ditlerenti, non mica ella medesima
una realita. Ne parliamo qui del commercio marittimo, il quale non in
fondo che una piccolissima parte del commercio delle nazioni, che le nazioni non
esercitano guari elle medesime, e che non viene esercitato se non da agenti in
termedli, i guadagni dei quali sono pagati dalle nazioni; agenti che appartengono
egualmente a tutte le nazioni per la comunicazione di quel loro commercio inter
medio. Cotal commercio non ha niuna patria, perocch esso esterno e straniero
a ciascheduna nazione, e chesso non viene guari esercitato dalle nazioni me
desime, le quali non hanno comunicazioni tra loro se non per l interposizione
di esso.
vero che i porti di mare raccolgono degli armatori che vi stabiliscono i loro
banchi, e che queporti appartengono alle nazioni. gi senza dubbio assai strano
che voi confondiate il vantaggio di avere dei porti coll interesse particolare
ed esclusivo degli armatori. Ma il vostro errore anche pi massiccio, quando
mi conlondete le ricchezze di questi medesimi commercianti con quelle della
nazione.
verissimo che ci sono di tali banchi in tali porti, dove questi sono vera
mente sotto la dominazione dei commercianti stessi, e dove questi commercianti
formano una specie di repubblica, nella quale essi non riconoscono altra nazione
se non che loro medesimi. Ma mi pare che voi- confondiate anche sillatti
banchi colle nazioni o cogli imperii i quali sussistono colle ricchezze stesse
del territorio lor proprio; poich voi vedete sotto uno stesso aspetto Amburgo
e 1 Inghilterra.
Forse che l'Inghilterra stessa la si mette pure sulla medesima linea. E ci
debbessere, direte voi, dappoich l'opulenza di quella nazione dipende pi dal
commercio marittimo che dal suo territorio. Almeno 0 il governo della repub
blica commerciante che domina-in quel reame, dove la marina militare e di
Econ. Tono I. - 7.
98 QUESNAY.
ventata formidabile in grazia del commercio marittimo il quale ha molto con
corso ai prestiti dello Stato.
Ma considerate voi che quel commercio, il quale il creditore della nazione
non mica esso medesimo la nazione? La nazione pu risguardare il commercio
marittimo come una sorgente di ricchezze, per la ragione che coloro che pre
stano, pajono sempre molto ricchi a coloro che pigliano a prestanza; le ricchezze
allora sembrano essere comuni agli uni ed agli altri infine al momento in cui
poi il creditore persegua il debitore.
Sotto questo punto di vista, vi e facile di distinguere il patrimonio territo,
riale della nazione inglese da quello della sua repubblica commerciante, Questa
ha potuto far prestito alla nazione; ma dare a prestito non mica donare, anzi
non e manco contribuire ai bisogni dello Stato; e pigliare a, prestito non certo
una prova di ricchezza e di potenza di uno Stato. Se cosi che il commercio
marittimo vi pare arricchire la nazione inglese, voi dimenticate la vera scaturi
gine delle ricchezze che la rende solvibile, e sulla quale ella ha fondato il credito
suo, i prestiti suoi, e senza la quale la marina commerciante non avrebbe fatto
trionfare la marina militare. Se voi dite che per una nazione sia un ajuto il poter
pigliare a prestito, voi dovete al tempo stesso avvedervi che tale ajuto rovinoso
non inne se non il credito stesso della nazione il quale provoca l'usura del
prestatore. Si crede allora che sia la nazione quella che debba dare alla nazione,
e che sia la nazione quella che pagher la nazione; ma tutte queste chiacchere
non potranno certo celarvi che ci sieno qui due nazioni delle quali l'una debbe
pagar laltra. Quando la prima piglia a prestito, ella si da poco pensiero che i
prestatori sieno del paese o non; e ci le torna parimente uguale allorch si
tratta di pagare. Ondech la nazione inglese debbe benissimo accorgersi, che il
commercio marittimo, il quale creditor suo, non mica debitore di se mede
simouMa, direte voi qui, non paga esso pure per via delle contribuzioni la
sua parte del debito pubblico? No, perch le contribuzioni che quello paga sono
aumentazioni di spese di commercio che ricadono sulla nazione. lmperocch bi
sogna che le nazioni paghino tutte le spese del cambio delle produzioni loro coi
prodotti medesimi della terra la quale la sorgente unica di tutto le ricchezze e
di tutte le spese. Le ricchezze del commercio non sono altro che un fondo di
spese il quale scomparirebhe in un momento senza la produzione annuale delle
ricchezze della terra. Se nella distribuzion loro si perde di vista la loro sorgente,
la politica e impaccia e diventa funesta alle nazioni.
0h! amico mio, per assicurare lordine di tale distribuzione, non mica al
cuni corpi particolari di commercianti, e il commercio esso stesso che bisogna
favorire colla libert, colla sicurezza, colla franchigia; con tutte insomma le
facilitazioni che sia possibile di dargli; le proibizioni,i privilegi esclusivi, i pre
tesi favoreggiamenu' di tal fatta, accordati a de negozianti, sedicenti nazionali,
quantunque membri della repubblica commerciante universale, possono assicu
rare dei prolltti eccessivi a que tali commercianti ; ma non d che il commercio
libero che possa far orire lagricoltura, e non c se non l'agricoltura che possa
assicurare la prosperit degli imperii. Le grandi navigazioni commercianti le
quali arricchisconoi commercianti non arricchiscono le grandi nazioni. I com
mercianti partecipano alle ricchezze delle nazioni, ma le nazioni non partecipano
alle ricchezze dei commercianti. il negoziante straniero nella propria patria;
DIALOGO SUL COMMERCIO. 99
egli esercita il suo commercio coi suoi concittadini come con gli stranieri. Il patri
monio della nazione la terra. Il patrimonio del commercio del rivenditore con
siete nei guadagni che a lui vengono pagati dalle nazioni. Perci le grandi navi
gazioni mercantili (che non bisogna confondere colla marina militare) non
fanno parte del patrimonio delle nazioni agricole; queste nulla ci hanno a pre
tendere, elle debbono esserne indipendenti, e non aspettarsi nulla se non dal
proprio territorio. '
Che se queste verit avessero bisogno di essere rese anche pi palpabili per
dissipare ogni pregiudizio, non si avr che a paragonare lo Stato della Spagna
dappci ch'ella ha estesa la sua navigazione commerciante in tutte le parti del
globo, e dipoi ch'ella ha scoperto e devastato un nuovo mondo di un estensione
e di una ricchezza immensa, e che insomma ha devastato se medesima; non si
avr, dico, se non che a paragonarla collo stato di prosperit in cui ella si tro
vava prima, alloraquando il suo territorio era riccamente e diligentemente colti
vato, e che tutta la sua navigazione mercantile si riduceva ad un semplice cabot
taggio e anche questo assai limitato.
e l Mori possedevano le pi ricche province di quel bel reame; elle erano allora
- (nel decimo secolo e nei secoli seguenti) estremamente popolate; si contavano
I nella sola citt di Cordova, che nera la capitale, dugentomila case, seicento
i meschite, e novecento bagni pubblici. L isterico arabo, dal quale ho tratti
questi particolari intorno a Cordova, dice che al tempo suo, eemno in Ispagna
I ottanta grandi citt, trecento citt di secondo e terzordine, ed i villaggi, i ca
- sali erano innumerevoli: secondo lo stesso isterico, se ne contavano dodici
1 mila sulle rive del Guadalquivir.
1 Le rendite dei calil ommiadi di Spagna salivano al tempo di Abdoulraham,
I a 12 milioni 500 mila dinards (o pistole) in contanti, cio pi di '150 milioni
- di nostra moneta (l); oltreci eravi una grande quantit dimposizioni, le
I quali si pagavano in frutti della terra e che sarebbe troppo difficile valutare;
ma quello che v ha di certo si , chelle dovevano essere relative al prodotto
delle terre e per conseguenza considerevolissime presso un popolo coltivatore,
laborioso e numeroso, il quale aveva portato l'agricoltura a un punto di per
I fezione assai superiore a tutte le altre nazioni . (Storia d'Africa e di Spagna
Sotto il dominio degli Arabi).
Gli Arabi, vero, possedevano pi della met. della Spagna; non di meno
quella parte che era soggetta al dominio dei principi cristiani i quali avevano a
difendersi contro nemici cosl potenti, e che erano in perpetua guerra con essi,
doveva formare una potenza a un dipresso eguale a quella di vicini cosi formi
dabili. Da ci si pu giudicare l immensit delle ricchezze che produceva allora
il territorio della Spagna.
Le guerre barbariche di quellet, elletti delle quali erano principalmente il
guasto, il- saccheggio e glinc'endii, distruggeano continuatamcnte una gran parte ,
(1) Il valore del denaro, relativamente a quello delle derrate, era allora almeno
il doppio di, quello d oggidi, essendo ora il danaro meno raro dopo la scoperta delle
miniere d'America, le quali hanno fatto. cessare i travagli delle mine d'oro e d'ar
genw di 5008011, il prodotto delle qualli sarebbesi trovato inferiore alle spese. Per-.
gli) qitsto reddito di 150 milioni in contante, eguagliercbbe almeno 260 milioni
Q8 \
100 onr-zsnu.
delle ricchezze di quel reame, la coltura del quale riparava sempre alle tante
devastazioni e lo manteneva a quell'alto grado di prosperit e di popolazione.
Coloro che hanno calcolato la popolazione d'allora della Spagna a cinquanta
milioni d'abitanti, non l' hanno guari esagerata relativamente alla ricchezza del
paese, di cui si vede che la riproduzione totale annuale doveva essere tra i 9 e i
10 miliardi, in valore della nostra moneta attuale.
Si conosce abbastanza lo stato presente del commercio per paragonarlo a
quello di quei tempi, e per riconoscere che non guari la navigazione mercantile
che arricchisca le nazioni, quantunque ella arricchir possa dei commercianti che
ritraggono le ricchezze loro dalle nazioni, e che per se unicamente le ritengono. I
coltivatori, all'opposto, dividono il prodotto dei loro travagli col Sovrano e coi pro
prietarii delle terre. A NON sono se NON 1 TRAVAGLI rnonu'rnvi CHE rosssao
FARSI LE srnsn m se STESSI, E DI PI FORNIRE neccnnnnrn cne FORMA LA
manovra DELLE NAZIONI; E PER slrnrn VANTAGGI cnsssr mrrnmscoso sa
CESSARIAMBNTE mi 'nmuou s'rmuu DEI ousu LE SPESE Sl uomo, a cm;
NULLA FRUTTANO omu DELLE spesa.
sopra codesti principii ben intesi, che l'ambasciatore di Enrico iv negoziava
cogli Olandesi Quest' imperio del mare, egli diceva loro, che voi dividete senza
- contrasto coli Inghilterra, lo vi si va a contendere; e voi sapete che le
ricchezze vostre e quelle dell'Inghilterra non sussistono se non pel commercio
di mare. Quanto alla Francia, ricca di fondo suo proprio e di tutto quello che
ella produce nel suo seno, ella poco se ne sgomenta .
Le nazioni occupate nel commercio marittimo possono contare un gran numero
di ricchi commercianti, ma lo Stato e sempre povero.
La rendita pubblica non partecipa alle ricchezze di quelli. Lo splendore della
repubblica Cartaginese si trov ridotto ad una citt opulenta, ad un banco di
commercianti, i quali unicamente attaccati ai loro tesori, poco pensiero si pren
devano dei bisogni dello Stato, anche nel tempo medesimo in cui stavano per
essere soggiogati dai Romani.
Per evitare la confusione in una materia tanto importante e che sino al pre
sente e stata studiata tanto poco, come quella che noi trattiamo, bisogna amico
mio, distinguere diligentemente la comunicazione per la'libera concorrenza del
commercio, e il commercio per se medesimo, che sono due cose molto dierenti
tra loro. '
Certi privilegi esclusivi e certe altre cause nocive possono impedire la libera
concorrenza a pregiudizio delle nazioni, senza impedire il commercio. Ciascbe
duna sopporta nel proprio seno le perdite inseparabili da tali impedimenti, le
quali non possono mica essere imputate al commercio, e il commercio stesso
non pu guari sottrarsi da se stesso a questa disgrazia, se non mediante ci che
il monopolio chiama contrabbando.
L'etletto della comunicazione del commercio colla libera concorrenza, di.
mantenere il livello tra i prezzi presso le dili'erenti nazioni che commerciano tra
loro; questa compensazione universale di prezzi forma lo stato loro naturale nel
quale le nazioni non perdono n pel cambio n per lineguaglianza dei prezzi.
lo dico che questo e lo stato naturale dei prezzi, perch la libera concorrenza del
commercio una dipendenza naturale del commercio dovunque quella concor
renza riesce facile coi vettureggiare e colla navigazione; dimodoch le buone
nrzzoco SUL COMMERCIO. 101
strade, i umi, i canali, il mare accrescono il prezzo troppo basso, e potrebb
a pi giusto titolo del commercio essere reputati produttivi, se con un in
di parlare poco esatto si volesse affettare di confondere i mezzi o le condi
ausiliarie alla causa etciente della produzione annuale delle ricchezze.
Nella libera concorrenza del commercio, una nazione non debbe contro
proprii interessi maggiormente favorire i mercanti rivenditori del paese, che non
i mercanti rivenditori esteri; ella non debbe aspirare che al miglior prezzo pos
sibile nelle sue vendite e nelle sue compre per ottenere la pi grande quantit
possibile delle cose ch'ella si vuole procurare col cambio. questo il pi grande
vantaggio ch'ella si possa procurare nel suo commercio; perocch, quanto pi
ella pu moltiplicare le cose acconcie al godimento degli uomini, tanto maggior
numero duomini queste cose possono fare sussistere. '
Che se al contrario ella tenda, con pregiudizio della concorrenza del suo com
mercio, ad ingrossare le fortune de suoi commercianti rivenditori, ella dimi
nuisce le sue ricchezze e la sua popolazione: perch allora cotali fortune si for
mano non soltanto a spese, ma ben anche con depredazioni delle rendite del
Sovrano, de possessori delle terre e dei decimatori, la spesa dei quali si fa a
protto di tutti gli altri abitanti.
Sono codeste rendite, sono codeste ricchezze disponibili, quelle che moltipli
cano gli uomini e i travagli disponibili e procui; quante pi se ne riserbano ai
travagli della coltura delle terre, e quante pi se ne impiegano a costruire delle
strade e dei canali, ed a rendere navigabili i umi, tanto pi le ricchezze annuali
aumentano per laccrescimento delle produzioni ed il risparmio delle spese del
commercio in tutto 1 interno del reame.
H. - Ho ascoltato con tutta l'attenzione, mio caro amico, il vostro lungo
discorso, ho seguita la vostra digressione sulla storia di Spagna, e soprattutto il
ragionamento col quale avete concluso. Ma, secondo i vostri principii medesimi
non si potrebbe egli a spese di quelle ricchezze disponibili, delle quali voi fate
tanto sentire la necessit, costruire e moltiplicare i hastimenti mercantili ed oc
cuparvici un gran numero duomini disponibili; i quali colle loro'spese concor
ressero allo smercio delle produzioni, ed assicurerebbero il ritorno annuale di
quelle medesime ricchezze P '
N. _ Senza dubbio lo si potrebbe, e ci aumenterebbe ancora pi le for
tune dei commercianti a spese della nazione, la quale cosi sacricherebbe le sue
rendite alla marina commerciante, a protto dei commercianti regnicoli, che
non sono niente pi commercianti suoi di quello che noi sieno i commercianti
esteri. .
Ma vi ripeter pure anche una volta, amico mio, non soltanto lo smercio
delle produzioni che fa d'uopo procacciare colla navigazione commerciante, e il
miglior prezzo possibile nelle vendite e nelle compre; la certezza di Vendere
all'estero il pi caro possibile, e di comperare da lui il meno caro possibile, senza
ingiustizia. Lo smercio sempre abbastanza assicurato dal commercio interno di
un reame; perch non vi si manca mai di consumatori i quali non consu
mano tanto, quanto eglino vorrebbero consumare.
Se voi moltiplicate a vostro pregiudizio i privilegi esclusivi nelle professioni
mercenario, coloro che ne saranno provveduti non mancheranno di aumentare le
loro spese a spese degli altri cittadini. Per questa ragione gli artigiani, col fa
102 QUESNAY.
vore delle maestranze, si contenderanno tra loro i salarii col pi gran rigore,
poich tutti vogliono consumare pi che non consumano, e contribuire allo
smercio per quanto pi possano. Non e dunque necessario di eccitarveli. Sempre
edappertutto c il pi grande smercio possibile; perocch questo non manca mai
per altro, se non perch i consumatori sono troppo poveri per poter comperare;
ed eglino sono anche pi poveri quando il basso prezzo delle produzioni annis
chilisce le ricchezze. La diminuzione dei prezzi non diminuisce mica il bisogno
di consumare; questi bisogni sorpassano sempre le cose consumabili, e soprats
tutto nei tempi nei quali elle scadono a nessun valore, a cagione dcllindigenza
dei consumatori.
Il basso prezzodelle cose consumabili non aumenta la quantit loro; si op
pone per lo contrario alla loro riproduzione, rovina i coltivatori, annichilisce le
rendite della nazione edi salarii degli operai. i salarii seguono landamento delle
rendite; le rendite seguono landamento dei prezzi; 10 smercio segue l'anda
mento dei salarii. Questi ultimi non possono mancare se non quando manchino
le cause precedenti; non dunque sullo smercio che le rendite, i prezzi cdi
salarii sono stabiliti.
Lo smercio, al contrario, si fa a proporzione dei prezzi, delle rendite e del
salarii; si fa a qualunque prezzo; esso non manca se non quando i prezzi e la
facolt di comperare scompajono. Gli uomini sono ridotti allora alla vita selvag.
gia, nella quale le ricerche della sussistenza che la terra produce naturalmente,
suppliscono, per quanto si possa, alle compre, vale a dire a ci che noi chias
miamo smercio. In questo caso tutti gli uomini diventano proprietarii senza
propriet limitata, senza ricchezza, senza coltura. Ma in silfatta guisa non pus
sono esistere che alcune popolazioni poco numerose, sparse in vasti deserti, e le
quali non potrebbero mai formare niun corpo politico, ne nazione nessuna.
Una nazione non pu moltiplicarsi se non per le produzioni che l'agricoltura
fa nascere, n pu diventare opulenta n assicurare il successo della sua coltura,
se non col prezzo buono nelle sue vendite e nelle sue compra. Ora ella non pu
ottenere questo prezzo buono se non con una libera concorrenza nel suo com
mercio esterno, vale a dire con una libera concorrenza di negozianti rivenditori
regnicoli e stranieri, che abbondino nel paese, che vi ci mettano la retribnzion
loro a discale, e che assicurino la comunicazione de'prezzi che hanno corso presso
le altre nazioni. Gli con sillatto doppio utile nel risparmio sulle spese del com'
mercio, e nella comunicazione di prezzo presso le altre nazioni, che si ottiene il
prezzo migliore possibile nelle vendite e nelle compra. Non dunque colla spesa
delle sue rendite nella costruzione e moltiplicazione dei bastimenti mercantili,
e nell impiego moltiplicato degli uomini che vi sarebbero occupati che una na
zione pu rendere il suo commercio il pi vantaggioso possibile: perch in questo
altro non ci sono che travagli ed uno smercio mantenuti a spese della nazione. Ora
non vi pu essere utile ne'dispendii del commercio se non nel risparmio, e giam
mai nella moltiplicazione delle spese che ricadono sulla nazione e tendono a re
stringere la concorrenza dellestero, la quale sola pu compiutamente assicurare
la comunicazione dei prezzi, e il risparmio delle spese di commercio a protto
di qualunque nazione.
H. -Vi si le mille volte obbiettato che una grande nazione come la
Francia, la quale ha dei porti vantuggiosissimi per istabilire un grande commer
DIALOGO SL'L COMMERCIO. 105
cio esterno, tiebb essere considerata non solamente come agricola, ma ben anco
come commerciante.
N. _ Se voi volete dire che una grande nazione agricola in quale ha di
molte produzioni da vendere, e che ha di molte compre da fare col prodotto
delle sue vendite, la sia commerciante nell interno del suo paese e al di fuori,
si converr con voi, che i coloni stessi sono commercianti, e che tutti gli altri
abitanti di un reame agricola lo sono essi pure parimente. E in verit sono eglino
che esercitano essenzialmente il commercio. Ma non mica di codesto commer
cio che voi intendete parlare; gli del commercio intermedio, che dipende dal
primo, e che forma una professione particolare destinata al servizio della nazione
agricolaecommerciante. Questo servizio si esercita dentro al paese da nazionali
principalmente, al di fuori da nazionali e da stranieri. Ne sarebbe egli per avven
tura soprattutto relativamente agli agenti nazionali di questo servizio intermedio
del commercio esterno, che voi risguardate una nazione agricola, siccome ad
un tempo medesimo agricola e commerciante? Sotto questo punto di veduta ella
parrebbe assai meno commerciante ch'ella in realita non lo sia, e noi la ve
dremmo divisa in molte altre parti destinate ad altri usi molti, i quali pure dipen
derebbero tutti dalle ricchezze che nascono dalla coltura del territorio.
Nsolamente voi non potrete dire che una nazione agricola e commerciante,
ma bens chella pi renditiera, pi nansicra, pi mcnrlica, cc. che non com
merciante. E voi vedrete pur anche, che, come commerciante nel senso che voi
l intendete, sebbene necessaria, ella sarebbe di una importanza minore pei suol
consumatori, la spesa dei quali vi pare cotanto vantaggiosa allo smerclo delle
nostre produzioni, di quello che come nanziere e renditiera, ecc.
Ella dunque per questi ultimi riguardi dovrebbe attirars molto pi la vostra
attenzione, mentre che voi semplicissimamcnte credete che non si tratti se non
di pagare dei consumatori perch comperino e consumino le nostre produzioni;
ma dovreste pur anche pensare che a questa condizione voi non ne manchereste
mai, e che questa condizione medesima la quale potrebbe piuttosto mancarvi,
se voi non la faceste servire pi che fosse possibile al vantaggio della riprodu- -
zione. 0 amico mio! voi non riguardate qui il commercio marittimo nel vero
punto di veduta che sarebbe assai pi vantaggioso alle nazioni. per la comuni
cazionc e per l'eguaglianza dei prezzi chesso mantiene tra i differenti paesi, che
egli proficuo a tutte le nazioni, e non gi per le ricchezze che i guadagni dei
commercianti tolgono alle nazioni che gl impiegano, sia poi ch'essi abitino o non
abitino presso codeste nazioni.
Il. - Pi vi sto ad ascoltare, pi mi sembra ditiicile di poter conciliare le
nostre idee. Poich nalmente i guadagni dei negozianti regnicoli non sono forse
essi medesimi ricchezze per la nazione?
N. - Mai no. Gl'interessi di quo commercianti e quelli della nazione sono
oppostissimi. La nozione debbe tendere al maggior risparmio possibile sulle spese
del suo commercio, e i negozianti tendono a moltiplicare quanto pi possono i
dispendii della nazione in quelle spese, per accrescere i guadagni loro a pregiu
dizio della nazione; e nulla a lei danno chessa non paghi loro come a mercanti
stranieri. Quindi le ricchezze dei commercianti regnicoli sono totalmente separate
da quelle della nazione, eccettuato nelle repubbliche mercantili, dove i commer
cianti sono essi medesimi Sovrano, Stato e Nazione.
104 ounsszv.
Quanto agli altri Stati che pagano il commercio dei rivenditori, e chiaro chei
regnicoli e gli esteri sono egualmente stranieri alle nazioni colle quali essi eser
citano tale dispendioso commercio.
H. - Ma le fortune che si formano coiguadagni del commercio dei riven
ditori, non sono elleno poi restituite alla nazione, quando i ricchi commercianti
cessino di esercitare il commercio, 0 allorch le ricchezze loro sono tramandate
ad eredi i quali abbiano scelto unaltra professione?
N. - Questa vostra obbiezione ha bisogno di esame.
I possessori di quelle ricchezze si dedicheranno essi allagricoltura? No: Essi
sono troppo opulenti per incaricarsi della direzione dei travagli campestri e pri
varsi del fast'o della societ e dei piaceri della citt. Compereranno eglino delle
terre? molto verisimile, ma essi non aumenteranno per ci n le terre n
il numero dei proprietarii, perche le terre che si vendono non fanno altro che
mutare di proprietario senza mutare n sito n estensione. Acquisteranno eglino
cariche o rendite? Anche ci pu avvenire'; ma in tal caso essi convertono le
ricchezze loro in false rendite le quali non arricchiscono la nazione, e coloro che
ricevono il loro danaro contraggono dei debiti che li impoveriscono.
Ah! amico mio! voi avrete un bel contestare, epilogare, ritornare a pi ri
prese a fatti gi dimostrati, ma dovrete poi alla fine convenire non esservise
non le ricchezze sole impiegate a fertilizzare le terre che arricchiscano gl imperii,
poich le ricchezze vere sono le produzioni che rinascono annualmente dalla
terra. Senza di questa riproduzione annuale, le altre ricchezze, quelle fortune
che voi tanto vantate, que vostri uomini opulenti, del pari che i poveri, tutti
scomparirebbero tostamente. La sorgente delle ricchezze acquistato con travagli
sterili, sarebbe in assai poco tempo inaridita, se queste ricchezze venissero con
sumate pei bisogni della vita senza essere rinnovate coi travagli della coltura.
Coloro i quali attribussero l'opulenza degli imperii a quel genere di ricchezze,
sarebbero proprio come fanciulli che fanno pi caso dei fiori di un giardino che
non delle piante e dQli alberi di un orto. Dieci miliardi, sussistenti in impiego
sterile durante ventanni non saranno mai altro che dieci miliardi nel corso di
venti anni: mentre invece dieci miliardi impiegati in istabilimenti di agricoltura
avranno su vent'anni fruttato centodieci miliardi, dei quali cinque per anno
saranno stati adoperati in sussistenze senza detrimento del primo capitale: perci
dieci miliardi impiegati per i medesimi bisogni, senza nulla riprodurre ciascun
anno, sarebbero intieramente spesi senza ricupero in soli due anni.
Ecco quello che bisogna pensare di tutte le ricchezze pecuniarie di un imperio
che tanto abbagliano il volgo, che sono il perdo spediente di chi piglia a pre
stito, e che in un grande reame non possono essere che unopulenza sterile e
fuggitiva, senza la ricchezza dellesercizio della coltura, la quale rinnova ogni
anno le spese della nazione. A
H. - Ebbene, sieno pure le ricchezze pecuniarie unopulenza sterile e
fuggitiva quanto pi vi piaccia: a me baster che voi riconosciate che elle for
mano unopulenza, e la questione sar presto finita.
Voi non potete negare che nostri commercianti ammassino coi loro guadagni
delle ricchezze pecuniarie. So bene che voi mi direte che quei loro guadagni
sono pagati dalla nazione. Ma ci non vero per, che per una porzione di tali
guadagni. I nostri commercianti tral'lcano colle altre nazioni come colla nostra.
nlALoGo SUL COMMERCI. 105
Essi guadagnano dunque pur anche a spese delle altre nazioni. Confesser volen
tieri che quella parte di lor protti la quale vien loro pagata da noi stessi, non
sia guari un accrescimento di ricchezza; ma voi dovete pure dal canto vostro
confessare che la porzione che vien pagata dallestero ai nostri commercianti
regnicoli forma un vero accrescimento di ricchezza per la nazione, e che cosi il
loro commercio e produttivo almeno per questo riguardo. _
N. - Voi dimenticate che se i nostri commercianti guadagnano a spese
delle altre nazioni, i commercianti esteri guadagnano parimente pur essi a spese
della nostra. Le nazioni non hanno dunque da questo lato nessun vantaggio
l'une sullaltre. Le spese del commercio reciproco son compensate, ei guadagni
dei mercanti delle nazioni che commerciano tra loro lo sono essi pure. I com
mercianti portano e riportano, e guadagnano alla lor volta presso ciascheduna
nazione. Perci nella libera concorrenza del commercio esterno non c presso
ciascuna nazione nessuna prerogativa, nessun protto relativamente ai guadagni
reciproci dei commercianti.
Se non ci fosse una piena libert di concorrenza, le spese aumenterebbero,
e diventerehbero vieppi onerose per quelle nazioni che proscrivessero tale
libert.
In qualsivoglia modo dunque voi osserviate i guadagni dei commercianti di
una nazione, voi scorgerete che questi guadagni non sono altro che spese pagate
da tale nazione o da dierenti nazioni, gravate reciprocamente di questo genere
di spese, in causa del commercio che elleno esercitano tra di loro.
Le spese del commercio sono sempre pagate a peso dei venditori delle produ
zioni, i quali godrebbero dell intero prezzo che loro ne pagano i compratori se
non ci fossero punto altre speseintermedie. Noi paghiamo dunque le spese delle
nostre vendite quando le altre nazioni comperano da noi, e le altre nazioni pa
gano pur esse le spese delle vendite loro quando noi da esse comperiamo.
Aggiungete e dii'alcate da una parte e dall'altra i guadagni che tali pagamenti
reciproci di spese procacciano ai dilierenti negozianti di tutti i paesi, che le na
zioni impiegano nel loro commercio e voi non troverete dappertutto se non una
compensazione di spese nellesercizio intermedio di questo commercio.
Cotali spese possono, a vero dire, accrescere le ricchezze dei commercianti
che ne prottano , ma non mai quelle delle nazioni che reciprocamente le
pagano. Perocch , ripetiamolo , i commercianti non l'anno mica partecipare
alle ricchezze loro le nazioni, ma sono eglino medesimi che partecipano alle
ricchezze delle nazioni.
H. _ So bene chei commercianti quando comperano le nostre produzioni
vendono il loro danaro per queste produzioni valore per valore eguale, e che voi
mi direte che in questo non c guari accrescimento di ricchezze per le nazioni.
Mai commercianti non fanno in questo caso se non quello che fanno pure gli
altri uomini, iproprieiarii ed anche gli stessi coltivatori, i quali pur anche ven
dono il danaro loro per le produzioni, o le produzioni le _une per altre a valore
per valore eguale. Quale diiferenza trovate voi dunque tra queste due ope
razioni consimili, la quale vi autorizzi a mettere il commercio nella classe
dei travagli sterili, mentre onorate lagricoltura del titolo di travaglio pro
duilivo?
N. _ La diilcrcnza molto sensibile, amico mio: i commercianti non
106 oussruv.
possono accrescere la ricchezza loro, ne soddisfare al pagamento delle spese
loro, se non per quanto vengano essi medesimi pagati del salario che merita
il loro servizio di vetturali e di magazzinieri. Essi da una mano ricevono tale
loro salario, dall'altra lo spendono. Ne essi potrebbero spendere un soldo solo
di pi della retribuzione che loro stata pagata dai venditori delle produzioni
nelle vendite e nelle compre reciproche delle quali essi commercianti sono
stati i mediatori. Il travaglio loro non opera dunque che una trasmissione di
ricchezza da una mano allaltra; esso dunque essenzialmente e strettamente
sterile.
I coltivatori, all'opposto, e i proprietarii che dividono con essi le produzioni,
le quali dalle spese fondiario dei proprietarii, seguite dalle spese primitive ed
annue e dai travagli dei coltivatori sono fatte annualmente rinascere, non ri
oevono nulla se non dalle mani medesime della natura che le anticipazioni
e le cure loro hanno resa produttiva di ricchezze. Essi pagano con queste
ricchezze, chessi hanno fatto rinascere, le compre che l'anno reciprocamente
e Il servizio intermedio dei commercianti in queste compre reciproche. l com
marciano non pagano dunque nulla per se medesimi, eglino sono pagati per
pagare, le spese loro non sono realmente spese loro, ma solamente una porzione
della totalit di quelle dei proprietarii e del coltivatori che li sposano. E voi mi
demandate quale dllierenza io trovi sotto questo riguardo, tra i coltivatori e i
proprielarii da una parte, e i commercianti dall'altra? Non c dunque, a parer
vostro, ninna differenza tra i pagatori universali di tutte le spese della societ,
e coloro che altro non fanno se non partecipare a codeste spese senza poterle
accrescere; tra i salarmnti ed i salariali?
H. _ Vi ho di gi detto che io conveniva di questi principii, quanto al
commercio interno, e quanto a quella porzione di commercio esterno, della quale
facciamo le spese noi. Ma io per non posso convenire quanto all'altra porzione
di spese del commercio esterno la quale e pagata dallestelo ai nostri commer
cianti, e che li pone in grado di comperare le nostre produzioni pel loro con;
sumo. Imperocche inlln dei conti noi abbiamo bisogno di consumatori che com
perino le nostre produzioni, ed e per noi vantaggioso che questi vengano per tal
modo pagati dallestero, mentre allora voi non potete pi dire che noi abbiamo
pagato ai commercianti quello stesso cheglino ci pagano nella compera delle
nostre produzioni. -_
N. -- Mi pare che voi andiate soggetto a tornare indietro. Rammentatevi
dunque che noi abbiamo notate tre cose; la prima, che i guadagni che le altre
nazioni possono pagare ai nostri commercianti sono naturalmente compensati
dei guadagni che noi paghiamo ai commercianti delle altre nazioni; la seconda, .
che nel caso di libera concorrenza nel suo commercio, una nazione gode del pi
grande smercio possibile delle sue produzioni al prezzo migliore possibile, indi
pendentemente dal guadagni dei commercianti, i quali come anche le spese loro
sono allora i minori possibili; la terza che senza la libera concorrenza, il come
mercio, lo smercio e i prezzi delle produzioni sono ristretti con estremo svantag
gio della nazione, la quale non pu essere risarcita delle perdite che a lei-ca
giona la mancanza della concorrenza, dei guadagni dei suoi commercianti, e
fosser pur questi intieramente pagati dallo straniero,- la qual cosa poi non , ne
pu mai essere, e tanto pi in questo caso, nel quale i commercianti regnicoli
DIALOGO SUL comusncto. 107
sono il pi delle volte privati di qualunque specie di guadagni presso lestero, il
quale per rappresaglia, ordinariamente interdice loro il commercio delle sue
esportazioni, la quale circostanza aumenta di molto le spese del commercio del
l'una parte e dall'altra il svantaggio reciproco delle nazioni.
H. - Che dunque? Se noi possiamo procurarci il vantaggio nel bilancio
del commercio che aumenti il nostro peculio, non potremmo noi pagare un
maggior numero di consumatori perch essi comperino e consumino le nostre
produzioni?
N. --'-Vot non vi aspettate senza dubbio questo vantaggio delle indie Orien
tali, e non pertanto voi credete, come quelli che vi sono interessati, che questo
commercio ci sia procuo. Questo vantaggio nel bilancio, in danaro, al quale
tendono le vostre mire, non certamente lo scopo de nostri commercianti nelle
Indie Orientali. Essi vi sosterranno che cotale bilancio in denaro una chimera
degli speculatori politici, alla quale non si debbe pensare nel commercio esterno,
il quale sempre egualmente procuo pe' guadagni chesso procura sia in mer
canzie, sia in danaro. A vero dire, qui linteresse prlvato che parla, e noi del)
biamo ditldare di questa sorta di argomenti sempre molto capziosi adoperati per
sostenere a proprio vantaggio il pro ed il contro, e sempre, intlno ad oggi, con
tale successo di cui noi avremmo a vergognare.
Senza dubbio, che nel vantaggio del bilancio in denaro, voi non ci compren
dete mica i guadagni medesimi dei commercianti? lmperocch indipendentemente
da quel vantaggio, i guadagni loro sono sempre assicurati e sempre separati dal
patrimonio della nazione. Daltronde, questi guadagni potrebbero egualmente
essere quelli dei commercianti reguicoll e quelli dei commercianti esteri; dappol
che tale vantaggio del bilancio in danaro non potrebbe ottenersi se non che con
un grande commercio nel quale le vendite superassero le compro; ora un grande
commercio non pu riuscire se non peruna piena e libera concorrenza di com
pratori dogni nazione.
Si tratta dunque, per avere il vantaggio del bilancio in denaro, di vendere pi
di quello che si compera. Ma noi di tal maniera non iscorgiamo se non un
commercio cominciato; perocoh una nazione non vende quello chella ha di
commerciablle se non per comperare delle cose acconcie al suo godimento. E
dunque con cotali compere ch'ella fa compiuto il suo commercio, la qualcosa poi
alla ne annienta quel preteso vantaggio del bilancio in danaro. N iuna nazione,
prosa in generale, vende le sue produzioni per tesaurlzzare; ella, con commercio
sill'atto, farebbe cadere la sua agricoltura nel deterioramento, e il preteso van
taggio del bilancio in danaro vi costerebbe allora molto caro.
Voi sapete che il commercio debbe ogni anno ricondurre nelle mani del col
tiratore tutto il valore delle produzioni che sono state vendute per pagare la ren
dita dei proprietarii delle terre, e per continuare i travagli della coltura. Come
potete voi dunque concepire un commercio il quale procuri il vantaggio del bi
lancio in danaro P
Il. - Come dunque piuttosto non concepite voi stesso, che col vantaggio di
tale bilancio in danaro una nazione compie nel suo sono il suo commercio,
pagando dei consumatori i quali comperino e consumino le produzioni sue P
N.-- Ma voi dimenticate dunque che, nella vostra ipotesi, ella le ha ven
dute all'estero, queste sue produzioni, per averne danaro ; che la quantit delle
'108 QUESNAY.
sue produzioni eommereiabili limitata, e che, quando queste le sieno vendute o
cambiate in danarofel-la compie il suo commercio con delle compre e non con
delle vendite? Ma, direte voi, codeste compre ella le fa presso di se medesima,
questo ci che io chiamo pagare dei consumatori. Secondo questo andamento,
bisognerebbe dunque che tali consumatori andassero a ricomperare le produzioni
ch'ella ha vendute all'estero; sarebbe questo forse ci che voi chiamereste il van
taggio del bilancio in danaro? Ma questo danaro ritornerebbe allora all'estero, e
allora le spese di tale commercio ricadrebbero tutte quante su di voi. Evitate
dunque, per quanto vi sar possibile, tale preteso vantaggio, e pensate che una
nazione non pu avere altro commercio pi vantaggioso del suo commercio
interno, regolato sui prezzi che hanno corso tra le nazioni commercianti, ed
ai quali alla sicura di partecipare ogniqualvolta ella goda di una piena ed in
tiera libert di commercio.
il commercio interno evita tutte le spese del commercio esterno. Questo rispar
mio si fa, e vero, a pregiudizio dei commercianti, ondech essi hanno un inte
resse abituale a farvi apprezzare i insidioso vantaggio del bilancio in danaro,
perch essi sanno che il volgo assai disposto a lasciarsi preoccupare dall'idea
di acquistar danaro; ma essi ragionano ben altrimenti quando si tratta del loro
commercio nelllndie Orientali, il quale ci porta via il nostro danaro per sempre.
Allora essi vi mettono innanzi che lo scopo nale del commercio di cambiare
il danaro colle mercanzie, e che colle nostre compre che il commercio ci
utile. Quindi sia nelle nostre vendite sia nelle nostre compre essi ci fanno sempre
vedere protti nel nostro commercio marittimo, il quale in fondo tutto e solo a
vantaggio proprio loro. Tutto questo riesce difficile a distinguersi bene da coloro che
non sono del mestiere; il sotisma vi sempre trionfante, e sempre ci ha convinti
che il commercio del rivenditore e produttivo, e che il solo degno dell'atten
zione del governo, e del nome di commercio. cos che il vincolonaturale delle
societ diverse si mutato in fatale tizzone di discordia tra le nazioni marittime,
e che la cabala dei trattati di commercio esclusivo entrata nei negoziati come
un oggetto capitale della politica.
11. - E certo che tutte le nazioni sono sempre state attentissime al van
taggio del bilancio in danaro nel loro commercio interno. Quindi non sapr mai
persuadermi che questo vantaggio non abbia niuna realit.
N. - Una nazione non si pu procurare il vantaggio del bilancio in da
naro se non aumentando le sue vendite all'estero e diminuendo il consumo in
casa propria. Si concepisce assai facilmente che un privato possa in tal modo col
risparmio tesaurizzare a spese altrui; e dico a spese altrui perch la soppressione
della spesa di quel privato una soppressione di profitto per altri uomini. Ora una
nazione pu ella arricchirsi con somigliante mezzo? Esaminate nel Quadro econo
mico l'andamento della circolazione del danaro e la distribuzione delle ricchezze
annualmente rinascenti, e vedete se le tre classi di cittadini possano trovarvi il
lor conto? La spesa del coltivatore vi limitata a quella ch'egli obbligato di
fare per mantenere la sua coltura; s'esso ridotto , per mancanza di smercio nel
paese ad aumentare le sue vendite all'estero, e s egli diminuisce la sua spesa,
diminuir in conseguenza le sue ricette, e quindi diminuiranno anche le sue ven
dite. Tale condotta pu forse arricchirlo? Se il proprietario arresta la circolazione
della rendita, che gli vien pagata in danaro dal coltivatore, esso diminuisce le
nunooo SUI. COMMERCIO. '109
sue compre dalla classe produttiva e dalla classe sterile; esso sopprime la sus
sistenza di questultima classe in proporzione del di lui risparmio. Se la classe
sterile risparmii pur essa per aumentare il suo contante, e se la sua entrata dimi
nuisce in causa del risparmio del coltivatore e del proprietario, i travagli e i gua
dagni suoi diminuiranno nella medesima proporzione; questa classe cadr dunque
necessariamente in deperimento. Noi abbiamo gi veduto che con questa mede
sima condotta nella-classe produttiva, il deperimento della riproduzione annuale
e pur esso inevitabile. Ora lannientamento delle rendite dei proprietarii una
conseguenza necessaria della riproduzione annuale delle ricchezze; dal che con
seguiteranno pur sempre la diminuzione delle vendite allestero, quella della pupo
lazione, e quella della massa del danaro circolante. I
Cercando dunque cosi di procurarsi il vantaggio del bilancio in danaro col
commercio all'estero, una nazione si rovinerebbe da tutte le parti.
Ma quello che di pi misterioso nelle opinioni di coloro che hanno ducia
nel vantaggio del bilancio in danaro, cheglino vaggiungono pure presso la me
desima nazioneil vantaggio del lusso, il che rende almeno la spesa eguale all'en
trata; vale a dire il consumo eguale alla produzione, e le compre eguali alle ven
dite . dunque manifesto, che anche nellopinion vostra, voi non dovete aspettarvi
altro accrescimento di ricchezze se non quello che si pu ottenere dalla coltura
della terra, diminuendo il lusso, per aumentare con protto le spese di questa
coltura. -
H. -Eppure, malgrado tutti i vostri ragionamenti, io scorgo ancora che
quanto pi nei venderemo allo straniero, e quanto meno noi compereremo da esso,
tanto pi ancora nei aumenteremo il nostro peculio, senza che ci sia necessario
di stndiarci a risparmii.
N. - Ed io, amico mio, scorgo pure una contraddizione nelle vostre idee.
Se voi escludete il risparmio voi ammettete almeno un consumo eguale alla vostra
riproduzione annuale ; allora ne seguir, o che voi consumerete voi medesimi le
produzioni vostre e non ne venderete allestero; o che, se voi glie ne venderete,
voi ne compererete da lui altre sue, delle quali avrete bisogno per compiere il vostro
consumo in proporzione della vostra riproduzione annuale. Perci voi non glie ne
venderete niente di pi di quelle che ne compererete; che se vi accadesse di sba
gliarvi e vendeste a lui una parte di quelle produzioni che voi medesimi dovete
consumare, voi sareste allora costretti di ricomperarnele pagando le spese di questo
commercio; vero che cosi voi potreste aumentare il bilancio del danaro a van
taggio dei vostri commercianti; ma ci sar sempre a spese vostre.
II. - E ci pu esser vero per ci che risguarda il commercio delle produ
zioni; ma non mica il medesimo nel commercio delle mercanzie di mano dopera.
N.-E perch non sarebbe egli il medesimo? Non vi avvedete voi dunque
che coloro i quali fabbricano codeste mercanzia, non le vendono se non per com
perare le produzioni delle quali han bisogno; e che perci le loro compre sono
eguali alle loro vendite, senza niun vantaggio di bilancio in danaro per la nazione
in tale commercio, il quale poi non altro in fondo anch'esso che un commercio
di produzioni.
II. - Per avere il vantaggio nel bilancio di danaro col commercio esterno,
basta che le nostre vendite vi superino le nostre compre; poich le spese che la
nazione fa dentro s non fanno uscire il danaro dal reame. cosi che si pu
110 onessav.
conciliare il vantaggio del lusso col vantaggio del bilancio in danaro per una
nazione.
N. -- Voi non potete certo vendere all'estero le mercanzie che consumate
voi medesimi tra voi. La massa delle vostre ricchezze commerciabili e limitata alla
riproduzione annuale del vostro territorio; perci quanto pi ne consumerete voi,
tanto meno danaro potreteritrarre dall'estero, e tanto meno pure potrete comperare
di quelle sue mercanzie di cui voi abbisogniate. e che il vostro territorio non pro
duca. Il vostro commercio esterno diventa adunque assai limitato; poca circola
zione di danaro, pochi cambii sarebbero tra voi e lo straniero. Sarebbe dunque,
ristringendo cosi il vostro commercio esterno, che voi pretendereste arrivare al
vantaggio del bilancio in danaro, e al vantaggio del lusso? Si chiama questo essere
conseguente? Gessate dunque, mio caro amico, di risguardare il commercio tra
le nazioni come uno stato di guerra e come un saccheggio addosso al nemico;
persuadetevi una volta che non vi e possibile di accrescere le vostre ricchezze e i
godimenti vostri, ad altrui spese, per mezzo del commercio; e che l'unico vostro
interesse, relativamente a questuso naturale del vostro diritto di propriet sulle
produzioni che vi appartengono, si quello di lasciarlo intieramentelibero, affinch
la pi grande concorrenza possibile di compratori e di venditori vi assicuri il
prezzo pi alto possibile nella vendita delle vostre produzioni, ed il prezzo pi
basso possibile nella compra delle produzioni estere, le quali cose prooureranno
i pi grandi accrescimenti alla vostra agricoltura, la quale allora vi i'orniri soli
mezzi, veri e solidi di accrescere il vostro commercio, le vostre ricchezze e i vostri
godimenti.
H. - Baster moltiplicare di molto le mercanzie di mano d'opera , perohe
voi possiate consumarne molte voi medesimi e venderne molte allo straniero il
quale pagandovele in danaro vi assicurer con tale commercio il vantaggio del
bilancio in danaro, al quale si trover pure riunito il vantaggio del,lusso.
N. - Quanto pi voi moltiplicherete le mercanzie di mano d'opera, tanto
pi voi moltiplicherete anche i fabbricanti e gli artigiani che compereranno
presso voi o dall'estero, produzioni per sussistere e per le materie dei loro lavori.
Quelle che essi compereranno da voi, voi non le venderete all estero. Quelle che
essi compereranno dall'estero faranno uscire il danaro che essi ricavano dalla ven
dita dei loro lavori, perci questo danaro non contribuir pi presso voi al van
taggio del bilancio in danaro. Quelle cheglino compereranno da voi saranno in
diminuzione delle vendite che voi fareste all'estero, di dove voi ritrarrute tanta
minor somma di danaro quanto che le vendite che voi rifarete, saranno dimi
unite per le compre che i vostri fabbricanti e artigiani faranno da voi. Quindi
lobbiezione vostra suppone, nella vendita delle vostre produzioni, un doppio im
piego, del quale voi dovete facilmente comprendere l'assurdit. D'altronde, voi
Sapete benissimo che per moltiplicare i venditori delle mercanzie di mano d'opera,
bisognerebbe pure moltiplicarne i compratori, e che voi non riescirete a questa
combinazione, se voi moltiplicatei primi senza moltiplicare i secondi. Occorre
rebbe dunque arricchire prima i compratori esteri per estendere tra voi il com
mercio esterno delle mercanzie di mano d'opera, e per arricchirvi poi alla vostra
volta col commercio a spese dall'estero. La vostra politica mercantile pu ella
riunire queste due condizioni contraddittorie?
H. - La mia politica non e guari contraddittoria; poich io non ho niuna
DIALOGO SUL COMMERCIO. 111
voglia di arricchire lo straniero, che anzi intendo che noi ci procuriamo sovresso
il vantaggio del bilancio del commercio.
N, -tlli avvedo, amico caro, che voi siete talmente occupato di codesto
bilancio, che voi ne anche vi degnate farmi la grazia di ascoltarmi.
Vediamo se, per metterci d'accordo, io potessi, tornando qualche passo addietro
e riprendendo le cose da pi in alto, arrivare a capirvi meglio lo medesimo.
Quale e precisamente il vantaggio che voi volete ottenere, e che chiamate il
bilancio in danaro?
Il. - Bella domanda! Mi pare davervi gi detto ch'io vorrei che noi ven
dessimo ail'estero pi di quanto da esso comperassimo.
N. - Questo mi pare un poco difficile, perch gli un fatto che ogni compra
vendita, e che ogni vendita e compra. Ed io non ci veggo mezzo nessuno per
soddisfare a questo vostro desiderio, a meno che voi non consentiate di vendere
allo straniero delle produzioni e delle mercanzia ch'egli non vi pagasse; nel qual caso
solamente voi avreste effettivamente pi venduto che comperato, se pure per verit.
ci si possa chiamare vendere. Ma io dubito che siffatto commercio sia vantaggioso.
H. - Non questo che io voglio dire; io intendo, e voi lo sapete bene,
che l'estero ci pagasse in danaro il sovrappi delle vendite che noi gli avremmo
fatte, e che sorpasseranno la somma delle nostre compre.
N. - Voi dunque vi siete malamente espresso , del pari che gli autori dai
quali avete tolte le vostre idee e le vostre espressioni, e questo era proprio tutto
quello che io voleva farvi osservare. invece di venire a dirci che voi volevate che
le nostre vendite superassero le nostre compre, la qual cosa e sicamente impossi
bile, bisognava semplicissimamente dirci che voi volevate comperare il danaro colle
vostre produzioni. Ne anche in ci io so vedere quel gran protto che vi colpisce;
perch mi sembra che inquesto tale mercato l'estero non vi dar guari una somma
di danaro pi forte del valore delle produzioni che voi gli venderete.
Ne senza dubbio voi vorrete dirmi che il danaro degli stranieri valga meglio
delle vostre mercanzia imperocch se quello valesse meglio, le altre nazioni,
che non sono mica meno accorte di voi, non ve lo darebbero certo in cambio : n
POCh questo cambio si fa liberamente dalle due parti, una prova che i due
valori sono reciprocamente e perfettamente eguali. Ora se il danaro delle altre
nazioni vale quanto la vostra mercanzia, e che la vostra mercanzia valga quanto
ldanaro di quelle, il vantaggio del cambio mi pare ugualissimo da una parte
e dall'altra. '
H. _ Ma non vedete voi che l'estero consumer le mercanzie ch'egli com
Pera, e che quindi mentre a lui non rimarr pi nulla, esister ancora nelle nostre
mani il danaro del suo pagamento, ed accrescer la nostra ricchezza?
N. - Ah! capisco. Le produzioni e le. mercanzia si consumano, il danaro
durevole; dunque, a vostro modo di contare, il danaro vale realmente e sempre
meglio della mercanzia, anche a valore eguale. '
Lasserzione e singolare; ma voi non ispingete abbastanza in la il vostro ragio
Mmito. In grazia della propriet che il danaro ha di conservarsi, voi potreste
anche porre a principio che ci fosse vantaggio a dare, per esempio, centomila
scudi di mercanzia per cinquantamila scudi in danaro (i). E come io vi dico
_ iii Questo presso il poco il caso in cui si trovano tutte le nazioni che con proi
Mutui di commercio fanno abbassare il prezzo delle loro produzioni.
112 ovesnav.
ora cinquantamila scudi, voi potete dire mille scudi e perno uno scudo: di ma
niera che vi sarebbe facile di concludere che una nazione farebbe bene di ven
dere all estero per uno scudo una produzione o una mercanzia ch'ella avrebbe
potuto vendere nellinterno del suo paese centomila scudi. Peccato, che malgrado
i vostri beragionamenti e tutti quelli dei partigiani della vostra opinione, questo
commercio non abbia grandi attrattive; perch per poco che una nazione vi si
volesse abbandonare, ella non avrebbe certo penuria di venditori di danaro che
farebbero a gara di soddisfare il suo gusto per i metalli, ella, secondo voi, gode
rebbe del vantaggio il pi deciso nella bilancia del suo commercio; ella vedrebbe
continuamente accrescere la sua ricchezza pecuniaria. Non pertanto ci sono per
sone che di buona fede, pensano che per questa guisa ella vedrebbe accrescersi
la sua vera povert, ed io confesser di essere nel loro numero; e che mi pare
evidente, dopo questo esempio, che il saldo in danaro del bilancio del commercio
non guari menomamente una prova di aumentazione di ricchezza per la na
zione che lo riceve.
Verr giorno forse in cui converrete anche voi di tale verit. Se non altro io
vi credo gi fin dora troppo ragionevole per sostenere che il danaro valga meglio
delle produzioni. Or dunque, se esso non vai meglio, come la mi par cosa della
pi grande evidenza, ditemi qual ragione pu avere colui che ha cambiate le sue
produzioni o le sue mercanzia con danaro, per applaudirsi di tale suo negozio pi
di quello che nabbia quell'altro che ha cambiato il suo danaro con produzioni o
mercanzie?
Lestcro, dite voi, consumer le mercanzia ch'egli compera da voi e non glie
ne rester pi nulla. Ma non contate dunque per niente soddisfare all' impiego
nale di qualunque ricchezza, quello di godere? Quando voi avrete speso tutto il
danaro che leslero vi avr dato in pagamento, non ve ne rester parimente nulla,
e cos sarete unaltra volta del paro. Che se voi vorrete non ispendere quel da
naro, anche allora sarete voi che avrete perduto nel negozio, poich lo straniero
avr goduto, e voi vi sarete privati del godimento. Meritereste allora che vi si
dicesse di tutto il vostro danaro, quello che La Fontaine diceva all'avaro della
sua favola: Ponete una pietra in sua vece, essa varr altrettanto .. 7
H. - Ma voi che conoscete tanto la necessita di avere dei capitali in ami
cipazioni per l'agricoltura, per la costruzione degli edifizii, per la coltivazione
delle terre e il miglioramento delle terre, per lo stabilimento delle manifatturo
procue, ecc., non pensate voi che la formazione del capitale di quelle anticipa
zioni esiga che si accumuli molto danaro; e che per conseguenza il bilancio del
commercio il quale accresce. la massa del nostro numerario, renda tale accumu
lazione pi facile e debba cos accrescere le anticipazioni di tutti i nostri travagli
utili, dai quali poi seguir laccrescimento delle produzioni e della popolazione?
N. -- No, amico mio io non penso punto che il saldo in danaro del bilan
cio del commercio possa per nulla inuire sopra cotali oggetti importanti. Le an
ticipazioni necessarie per ricavare il maggior prodotto possibile del territorio non
dipendono gi dalla quantit del peculio. Date una corsa per le fattorie per
le ollicine e osservate quali sieno i fondi di colali preziose anticipazioni. Vi ci
troverete casamenti, hestiami, sementi, materie prime, mobili, strumenti d'ogni
maniera. Tutto questo senza dubbio vale danaro, ma niente di tutto questo da
naro; e l'accrescimento di tutto questo, lungi dal poter risultare dall accumula
DIALQGO SUI. costrinsero. '115
zione del danaro la quale intercetterebbe la circolazione, farebbe abbassare il
prezzo delle produzioni, e diminuirebbe in conseguenza i profitti della coltura e
la possibilit di aumentarne le anticipazioni; laccrescimento di tutto questo risulta
unicamente dal buon impiego delle spese. luiino a tanto che le produzioni della
coltura si consumano per l esecuzione dei travagli necessarii per moltiplicare la
ricotta; insino a tanto che la totalit delle ricollc, o per lo meno la maggior
parte di esse, si consacra, per cosi dire, a non essere se non anticipazioni per pre
parare di nuove rlcolte, le anticipazioni, i capitali, i travagli utili, le produzioni,
le ricchezze, la popolazione , crescono di continuo con rapidit (1). quello che
si vede ordinariamente nelle societ nascenti; quello che voi vedete attualmente
nelle colonie inglesi dell'America settentrionale; e quello che si vedrebbe in tutti
i paesi nei quali sieno terre ancora incolte o suscettibili di miglioramento, se
questi fossero governati secondo lordine naturale. Non necessario quasi niuno
fondo in danaro per operare questo effetto salutare, e meno poi niuna accumu
lazione di danaro, perch questa accumulazione vi sarebbe assolutamente oppo
sta. Quando questa distribuzione di spese cessa, quando non si consacra pi alla
coltura se non la porzione assolutamente necessaria per mantenerla in stata quo,
e che ci che noi chiamiamo le riprese del coltivatori e l accrescimento delle
anticipazioni dappertutto si arrestano; quelle spese possono passare da queste mani
in altre mani, se ne possono formare talune da un lato a costo di altre che si
distruggono da un altro, ma elle non aumentano guari nella totalit loro. Quando ,
non si lasciano ai coltivatori neanche le loro riprese indispensabili, quando i pro
prietarii trascurano le loro possessioni, per abbandonarsi intieramente o special
mente a spese di lusso, quando essi fermano la loro dimora nelle grandi citt,
quando il consumo dappertutto si allontana dalla produzione, quando s imma
gina d'impacciare il commercio, sotto pretesto di renderne il bilancio pi vantag
gioso, come pur troppo accaduto a molte nazioni di Europa, le anticipazioni,
le ricchezze, le intraprese utili, i travagli necessarii, le produzioni, le rendite, la
popolazione diminuiscono per una forza irresistibile. Ecco la legge fisica imposta
(l) Largento considerato come materia di mobili, e una mercanzia come tutte
le altre, e meno utile che molte altre, che si compera come un'altra in valore per
valore eguale, ma che non accresce all'atto la massa del peculio o della moneta cir
calante, e che non ha nessuno degli etfetti che si attribuiscono al bilancio del com
mercio, nel quale i partigiani di cotal bilancio non hanno mai risguardato se non
l accrescimento dell argento-moneta.
v
Dmooo sul. COMMERCIO. ilo
biato con produzioni , la qual cosa in questo caso esige un doppio commercio e
delle doppie spese di trasporto e di cambio a spese delle nazioni.
Noi non possiamo dunque dispensarci dal concludere, mio caro amico, che il
commercio esterno e un meno-peggio per le nazioni alle quali il commercio interno
non basta per ismerciare vantaggiosamente le produzioni del loro paese; e che
il bilancio in danaro un meno-peggio nel commercio esterno per le nazioni che
non possono riportarne in cambio produzioni ad uso proprio. poi singolare
che scrittori, degni daltronde di avere maggiori lumi, abbiano annessa tanta
importanza a quel tal bilancio in danaro, che non inne che il meno-peggio del
commercio.
se gi per questo che le nazioni quando non possano far meglio, non fac
ciano bene di ricevere in danaro il bilancio del lor commercio; imperocch
chiaro che un meno-peggio val sempre qualcosa pi che nulla. Ma si debbe sempre
rimettersene alla libert generale per fissare il caso nel quale convenga aver ricorso
a questo meno-peggio, il quale non preferibile se non alla sola nullit del com
mercio, e che nelle occasioni nelle quali esso pu aver luogo, per lo meno tanto
vantaggioso alla nazione che paga tale bilancio quanto a quella che lo riceve.
Gessate dunque , vi replico , amico mio, cessate di fuorviare cogli speculatori
politici, che cercano persuadervi che nel vostro commercio voi potete prottare a
spese delle altre nazioni; perocch lddio giusto e buono ha voluto che questo
impossibil fosse, e che il commercio in qualsivoglia modo lo si eseguisse non fosse
mai se non il frutto di un vantaggio evidentemente reciproco. E riconosccte, una
volta per tutte, questo principio fondamentale senza eccezione: che , dacch voi
ammetterete la piena ed intiera libert della concorrenza tra i venditori ed i com
pratori di qualunque specie, voi godrete del commercio il pi vantaggioso possi
bile, e dell'assicurazione di farci migliori negozii possibili nelle vostre vendite e
nelle vostre compre. Ma dacch voi impaccierete, comunque pur sia, questa libert,
vi esporrete a perdite immense inevitabili, delle quali il bilancio del vostro com
mercio, che non e guari un vantaggio, non vi risarcir per nulla.
Il. -- Lasciamo dunque andare, amico mio, quest'articolo del bilancio in
danaro che effettivamente ci allontana dalla nostra questione.
Rinascono nella mia mente altre obbiezioni intorno a punti assai pi impor
tanti. Non posso per esempio dissimularvi, che mi sembra tuttavia che imercanti
regnicoli contribuiscano colle loro spese allo smercio delle produzioni del paese.
D'altronde non contribuiscono essi, come tutti gli altri cittadini, ai bisogni dello
Stato?
N. _ Vi ho gi fatto osservare amico mio, che non mica lo smercio delle
produzioni che manchi mai ad una nazione, nella quale la maggior parte dei
cittadini non consumano mai tanto quanto eglino vorrebbero consumare, il
prezzo buono che manca allora quando esso non viene assicurato da una libera
concorrenza di commercio: quanti pi saranno in questo caso icompratori presso
Sarebbe assai facile provare alle persone ricche ch elle potrebbero fare della ric
ciiezza loro un uso assai pi utile per loro medesimi e per la nazione, di quello
che impiegnrla in arredi e in vasellame d argento. Ma noi dobbiamo limitarci a ci
Stilo che abbiamo esposto su questo articolo, il quale non ha niuna relazione con
mo che si chiama il bilancio in danaro, e sul quale come sopra altri moltissimi non
d'uopo che luce e libert.
l 16 oussn'sv.
una nazione iquali non pagassero se non coi guadagni che pagherebbe ella me
desima, tanto pi ella perderebbe nello smercio delle sue produzioni, delle quali
la concorrenza generale non sostenesse il prezzo.
Le smercio non pu estendersi al di l della quantit delle produzioni che c' da
vendere. invano tale smercio verrebbe esso accordato ad una parte degli abitanti
il pregiudizio degli altri; non ci sarebbe mai che lo stesso smercio il quale non
potrebbe eccedere la massa delle produzioni che si possono vendere. Reiterandomi
la vostra domanda voi non calcolate altro che sullo smercio. Ma 1 ordine econo
mico ha altre regole sul progresso della prosperit, e sulla destinazione pi van
taggiosa delle spese che fanno compiuto lo smercio nel commercio interno delle
produzioni del territorio. Non si pu mica proporsi di accrescere la concorrenza
dei compratori nel commercio interno per aumentare il prezzo e lo smercio. Peroc
che, nelle spese della nazione, non ci possono essere compratori se non che per
quanto essi medesimi sono pagati per poter comprare; la concorrenza dei com
pratori, le vendite, le compre, lo smercio, tutto vi sottoposto alla misura delle
spese che possono fare i possessori delle produzioni del territorio. Poich sono i
possessori medesimi che pagano i consumatori del paese, ed e col danaro che
questi ricevono, che comperano le produzioni da quelli, e cosi restituiscono loro ci
che quelli avevano pagato. Il commercio interno di una nazione non pu esten
dersi fuori dalla circonferenza del circolo dentro il quale e rinchiuso. Non che.
per linterposizione della piena libert del commercio esterno, che le produzioni di
una nazione possono partecipare costantemente al prezzo che ha corso tra le na
zioni commercianti; quindi lo smercio che si dice procurato nel commercio interno
dalla spesa dei commercianti che si arricchiscono a pregiudizio della piena libert,
non pu essere se non che svantaggiosissimo, ed un disordine nella distribuzione
delle spese (1).
E lo stesso dovrebbe dirsi delle imposizioni che non venissero pagate se non
sui guadagni che la nazione pagasse a coloro che fossero tassati; perch niuna
imposta pu essere pagata,senza dcpredazione, se non dalle rendite del territorio.
I mercanti rivenditori sanno conservare i loro guadagni e preservarli dalle
imposte; le loro ricchezze , come essi medesimi, non hanno patria nessuna; elle
sono non conosciute, ambulanti e sparse in tutti i paesi della sfera del loro com
mercio, e sono talmente confuse in debiti attivi e passivi che le non si possono
valutare per sottoporle ad imposizioni proporzionali. Se si tassano le mercanzie
commerciabili, l'imposizione si estende egualmente sul commercio dei negozianti
regnicoli e sopra quello degli esteri, ma gli uni e gli altri se nepreservano sicu
ramente nelle loro vendite e nelle loro compre facendola ricadere, come di dritto,
sulla nazione, vale a dire sulle rendite dei beni-fondi. Imperocch il servizio del
(1) Non accade delle smercio delle produzioni di un territorio come di quello di
una bottega. Un mercante che ha smerciate le mercanzie della sua bottega , pu ri
comperarne dell'altre, continuare ed accrescere il suo smercio. Ma lo smercio di un
agricoltore limitato dalla natura; quand'egli ha venduto la sua ricolta, non potrebbe
estendere pi oltre le proprie vendite. Non dunque se non col prezzo buono della
sua vendita ch egli pu aumentare il suo beneficio. '
E invano si direbbe che dopo aver venduto la ricolta propria potrebbe egli com-
perar quelle de'suoi vicini per rivenderla; poich i suoi vicini sono nello stesso caso
suo, ed egli non aumenterebbe mica per questo le produzioni del territorio divcm
lando egli medesimo mercante.
DIALOGO SUL couunncio. 117
I
rebbe tra voi e que commercianti; e allora que' commercianti medesimi scompa
rirebbero e quindi pure ogni contribuzione con essi.
H. - Capisco abbastanza, difatti, che se noi mettiamo imposizioni sui nostri
stessi commercianti, noi danneggiamo al nostro proprio commercio; ed e appunto
per questo che io credo non se ne debba mai mettere se non sui commercianti
esteri, che le ci pagheranno a spese della loro retribuzione. Cotali imposizioni sui
commercianti esteri avranno due buoni effetti; elle aumenteranno le rendite dello
Stato, senza gravare la nazione ed elle daranno ai nostri commercianti regnieoli
il vantaggio della concorrenza sui commercianti esteri.
N. - E non vi avvedete voi, amico mio, che con siffatta impdsizione voi
stabilireste, in favore dei vostri commercianti, una sorta di privilegio esclusivo,
che sarebbe poi pregiudicevolissimo al vostro commercio? Fate dunque, per un
momento, astrazione dai vostri commercianti; e pensate che per procurarci nel
commercio nostro il maggior vantaggio possibile, bisogna ammettervi una piena
ed intiera libert di concorrenza,di commercianti di tutti i paesi,per vendere sem
pre a coloro che possono e vogliono comperare da noi al pi caro prezzo, e per com
perare da coloro che possono e vogliono vendere a noi al miglior patto, e che per
tal modo lo faranno per mantenere il commercio loro con noi, ad esclusione gli
uni degli altri. Se, al contrario, voi respingete colle vostre imposizioni i commer
cianti esteri, eglino non vi reeheranno le mercanzie delle quali voi avete bisogno,
se non facendo ricadere su voi medesimi le imposizioni di cui avrete voluto gra
varli, e non compereranno le vostre se non sopprimendone, a scapito del prezzo
delle vostre vendite, quella medesima imposizione. Per conseguenza, voi stabili
reste presso voi dei prezzi correnti che sarebbero svantaggiosi per voi nelle vostre
vendite e nelle vostre compre, e dei quali i vostri proprii commercianti sapreb
bero tosto anch'essi prottare il pregiudizio vostro. i commercianti esteri fareb
bero dunque pagare a voi stessi l'imposizione che voi avreste creduto mettere
sulla retribuzion loro; e coi prezzi che a vostro svantaggio stabilirebbero nel
vostro commercio, voi verreste a pagarla anche ai vostri eomrmrcianti medesimi.
II. - Ma se le altre nazioni mettono delle imposizioni sui vostri commer
('ianli, non fareste voi bene a usare rappresaglia e metterne voi pure sul loro? La
scierete voi il commercio delle altre nazioni libero e immune, mentre le altre no
zioni impacceranno il vostro e lo sottoporranno a delle contribuzioni? Il vantaggio
di questa libert di commercio non sarebbe eguale dall'una e dall'altra parte.
N. - Non dimenticate, amico mio, che-queste imposizioni che noi mette
remmo per rappresaglia sui commercianti esteri, sarebbero sempre a nostro pre
giudicio, e rimborsate da noi medesimi a codesti commercianti, a detrimento del
prezzo delle mercanzia che nei loro vendessimo, detrimento che si estenderebbe,
inevitabilmente per noi, sino al prezzo di quelle che noi vendessimo agli stessi
commercianti nostri. Del resto, io dir come voi, ma in un senso molto opposto,
che il vantaggio della libert della franchigia che noi daremmo soli al commer
cio, non sarebbe mica eguale da una parte e dallallra. No, senza dubbio, esso
non sarebbe eguale per le nazioni che bandirebbero da loro la, concorrenza dei
compratori e dei venditori, con impedimenti e con imposizioni. l commercianti e
i vetturali di tutte le nazioni abbonderebbero tra noi, dove essi non troverebbero
quegli ostacoli, e fuggirebbero da quelle nazioni imprudenti che attraverserehbero
con inciampi la loro libert. Ma questo stesso illuminerebbe assai presto quelle
\
\
nazioni; elle non tarderebbero a far seria attenzione agli effetti di quella concor
renza di compratori, di venditori e di vetturali, la quale ci asslcurerebbe il godi
mento del prezzo migliore possibile nelle nostre vendite e nelle nostre compre e
che accelererebhe rapidissimamente il progresso della prosperit e della potenza
nostre; e quelle non ci lascerebbero mica protlttare lungo tempo nei soli di una
concorrenza che seriamente le avvertirebhe di rientrare, come noi, nell ordine
naturale del commercio, il quale non suggerisce nessun motivo di guerra, ne
niuna riserva nei trattati di pace. Si riconoscerehbe allora che tutte le guerre e
tutte le riserve relative al commercio non possono avere per oggetto se non un
monopolio, involontario forse per parte dei negozianti regnicoli, ma sempre funesto
alle nazioni le quali non distinguono gl'interessi loro da quello dei loro commer
rianti, e che si rovinano a sostenere delle guerre, per assicurare agli agenti nazio
nali del loro commercio, un privilegio esclusivo che poi riesce pregiudicevole a
loro stesse.
1]. - Come fate voi dunque amico caro per mettere daccordo le contra
dizioni che veggo nelle vostre idee? E appena un istante, e voi mi dicevate, che
i mercanti sanno preservarsi sicuramente dalle imposizioni, e farle ricadere sulle
nazioni stesse che le stabiliscono; ed ora mi dite, che la franchigia e l'immunit
attirerebbe presso noi i commercianti di tutte le nazioni, e che le imposizioni
che si mettessero sul loro commercio, negli altri paesi, gli allontanerebbero da
cotali luoghi dove vi si volessero sottoporre. Se i commercianti fuggono le impo
sizioni , come mi par cosa naturale, e dunque una prova che queste imposizioni
sono loro d'aggravio; e se elleno sono loro daggravio, dunque una prova chessi
non ne sono compiutamente risarciti dalle nazioni colle quali commerciano, e
che essi pagano realmente almeno una parte di quelle imposizioni, a spese dei
loro salarii e delle ricchezze che loro sono proprie. Ora se i commercianti pos
sono pagare delle imposizioni sui loro salarii, il governo pu dunque mettere pre
cisamente su di loro delle imposizioni le quali non saranno guari a peso degli
altri cittadini. Allora queste imposizioni che sarebbero di perdita pei commer
cianti, sarebbero di profitto pel fisco, e sempre elle verrebbero tolte sul prodotto
del lor commercio, il quale sotto questo rapporto diventerebbe contribuente.
N. - Se i commercianti fossero esposti, come voi lo presumete , a pagare
le imposizioni che le nazioni stabiliscono sul commercio, sarebbe questa una
ragione di pi per attirarli, da tutte le parti, presso quelle dove il commercio
fosse immune; peroccb la retribuzione dovuta al loro servizio debbe essere loro
assicurata; altrimenti essi abbandonerebbero il mestiere. Ma siccome eglino sono
i padroni di a'rancarsi da quella contribuzione , perci lobbiezion vostra falla.
Ci sono dunque altri inconvenienti che loro fanno temere quelle imposizioni.
Questi altri inconvenienti non sono che troppo reali; poich oltre le minute par
ticolarit, le ricerche, e le altre formalit dei pubblicani, le imposizioni sul com
mercio fanno abbassare il prezzo delle produzioni che si ha bisogno di vendere,
e rincarano quelle che si vorrebbe comperare dallestero, la qual cosa ristringe di
molto il commercio. Il basso prezzo, da un lato, determina a consumare quelle
che si vorrebbe vendere, o a trascurarne la coltura. Il rincaro dall altro obbliga
a far di meno di quelle che si vorrebbe comperare dallestero, perch non si pu
comperare che altrettanto di quel che si venda; ora vendere a prezzo basso e com
perar caro rompono la misura tra le vendite e le compre, e lune all'altre pregiu
'120 ooesiuv.
dicano. Ecco perch le esportazioni, le importazioni, i prezzi, il cornmercio,i corn
mercianti, non hanno nessun andamento assicurato presso le nazioni che tassano
d'imposizioni le loro mercanzie e il loro commercio, credendo tassare le mercan
zie ed il commercio dei loro vicini.
H. - Sitiatti sbagli, almeno, non hanno luogo risguardo al commercio delle
colonie agricole, quando la metropoli lo riserba ai suoi commercianti aliine di
assicurare a se medesima tutto il protto di quel commercio. lmperocch la me
tropoli stabilendo le sue colonie non ha potuto avere per iscopo se non il van
taggio suo proprio, ed ella non debbe dimenticare codesto scopo fondamentale
nel suo commercio con esse.
N. -- Senza dubbio, la metropoli debbe sempre essere occupata del van
taggio suo, ed pur anche per vantaggio suo ch'ella debbe assicurarsi di tutto
il profitto del suo commercio, vale a dire del commercio di tutte le provincie che
ne dipendono. Ella debbe quindi su questo riguardo tenere la medesima condotta
per le sue colonie e per le sue provincie. Ora, ella non pu profittare pi com
piutamente del suo commercio che assicurando presso di s la libert intiera della
concorrenza dei commercianti di tutti i paesi. Voi andate a commerciare nelle
indie e nella Cina, ecc. Credete voi che fosse vantaggioso alle nazioni di que
paesi d'interdirvi il commercio presso di loro? e perch dunque :crederete che
potesse essere vantaggioso a voi interdirlo agli esteri nel vostro suolo?
H. - Confoudete voi gl interessi delle colonie con quelli della metropoli,
vale a dire con quelli delle provincie che la compongono?
N.-Le colonie della metropoli sono elleno per avventura sotto un, altro
dominio che le altre provincie di essa? L'interesse generale della nazione non abbrac
cia egli tutti gliinteressi particolari delle provincie sottoposte allo stessoldominio?
Potete voi disgiungere gl'interessi particolari di qualcuna di quelle provincie dall'in
tercsse generale della nazione? E potreste voi nuocere all'interesse particolare di
quelle medesime provincie senza pregiudicare all'interesse generale della nazione?
Il.-Le colonie non sono alle per se medesime disgiunte dalla metropoli?
Tra questa e quelle non c' un commercio esterno simile a quello che la metro
poli pratica cogli stranieri? Ora la metropoli non tende ella a guadagnare sul
l' altre nazioni quanto pi pu col suo commercio? Perch non prolitterebbe ella
egualmente del medesimo vantaggio sulle sue colonie?
1V.-- Potrei rispondervi semplicissimamente, che le colonie non sono guari
nazione straniera rispetto alla metropoli; e ci detto, tutto il vostro paragone
subito scomparirebbe. Ma voi dovete inoltre notare, che il commercio il quale si
esercita tra le nazioni, fatta astrazione dai loro commercianti rivenditori, non
guari differente dal commercio che le provincie di ciascuna di cotali nazioni eser
citano tra esse, e di quello stesso che due abitanti del medesimo paese esercitano
Ufi 10m; perch ciascuno tende sempre a prolittare col commercio, per quanto pi
possa, nelle sue vendite e nelle sue compre. vero, che tale intenzione, essendo
reciproca nei contrattanti, ella riduce i cambii a valore per valore eguale. Quanto
pi voi mediterete sopra il commercio, tanto pi scorgerete essere egli dappertutto
sottoposto a questordine generale, e che tutte le leggi che le nazioni possono sta
bilire per intervertirlo, torneranno sempre a prcgiudicio di chi le haistituitc (il.
(1) Vedi la lliemoriu che comincia il Giornale dell'Agricoltura , del Commercio 0
delle Finanze del mese di aprile 1766.
mnooo SUL comincio. 121
Il. - Nell' ultima nostra conversazione noi ci siamo limitati alle ragioni
che vi hanno persuaso ad inchiudere il commercio nella classe che voi chiamate
sterile; ma questa classe alla quale voi date il nome di sterile per contrapposto
a quella che voi chiamate produttiva, limitando come voi fate, l'idea della pro
duzione alle ricchezze che nascono dalla terra, deve dunque rinchiudere tutti gli altri
lavori, tutti gli altri servizii che non sono impiegati immediatamente a fare rina
scere quelle ricchezze, ed a farne lo smercio nella vendita di prima mano. Confesso
che sarebbe dillicile, secondo la divisione vostra, di comprenderli tutti sotto una
medesima denominazione generale, diversa da quella che voi avete scelta; poich
il commercio, le scienze, le arti, la magistratura, lo stato militare, i servidori, i
renditieri oziosi, gli accattoni stessi, presentano tanti oggetti, servizii, lavori ed
usi dilferenti , relativamente alla produzione, presa nel senso ilsico pi rigoroso,
che per me non veggo denominazione generale che sia esattamente comune a tutti
quanti loro. Ed per questa ragione medesima che io trovo ditcolt ad ammet
tere la vostra divisione, e le denominazioni che voi le annettete per renderla sen
sibile: ella poi mi pare tanto meno esatta, quanto che voi avete distinto i pro
prietarii delle terre, dalle classi che voi nominate classe produttiva e classe
slcn'le..
N. - Voi dovete notare, amico mio, che nella natura tutto mescolato, e
che tutto vi percorre dei circoli che si concatenano gli uni dentro gli altri. Nella
comunicazione necessaria di tali movimenti diversi, non si pu seguire, distin
guere e considerare gli oggetti se non con idee astratte, le quali non ordinano e
non disordinano nulla , e che non abbracciano nulla se non speculativamente e
partitamente in tale complicazione. Ciascuna relazione non vi pu essere distinta
se non per
I arrivare le cause e precise,
a distinzioni gli eilettitanto
che la
picaratterizzano; quantoadpi
ancora si si riduce si si cause
alcune propone di
e ad
alcuni effetti, per mezzo dei quali, senza perdere di vista il concatenamento totale,
se ne si presentano le parti principali, pei loro differenti impieghi nell'ordine
generale della natura. Qui, dove si si limita all'ordine tlsico pi vantaggioso agli
uomini riuniti in societ, e dove si considera in digrosso gl'impieghi degli uomini
che concorrono al bene pubblico, si distinguono dalle loro cause e dai loro effetti
i pi notevoli ed i pi distinti, per riferirli a classi prime e generali. Non che
per via di tali astrazioni che si possono esaminare ed apprezzare le relazioni reci
proche di codeste differenti classi d'uomini e di lavori nell'ordine della societ ,
DIALOGO SUI Luolu nseu ARTIGIANI. 125
e dar loro le denominazioni le pi conformi all'impiego loro, per esprimersi con
precisione nei particolari della scienza economica.
Lidea della produzione ossia della rigenerazione, che forma qui la base della
distinzione delle classi generali dei cittadini, circoscritta da termini sici, ridotti
cosi rigorosamente alla realit ch essi non sono pi conformi alle espressioni
vaghe usate nel linguaggio ordinario. Ma non tocca mica all' ordine naturale di
conformarsi ad un linguaggio che non esprime se non idee confuse ed equivoche;
tocca alle espressioni conformarsi alla conoscenza esatta dell ordine naturale,
nelle distinzioni rigorose assoggettate alla realit.
lo ben m'accorgo che le distinzioni di classe produlliva e di classe sterile cos
estese, vi paiono non permettere che si frapponga tra loro niunaltra classe; poi
ch mi sembra che non vi sia nulla di mediano tra l' affermativo e il negativo,
tra una classe produttivo ed una non produttiva. Questo vero nei casi che esclu
dono tutte le altre relazioni; ma vi per facile scorgere: 1 che i proprietarii i
quali non fanno guari le anticipazioni ed i lavori della coltura, la qual cosa;
non permette di collocarli nella classe produttiva, hanno non pertanto comin
ciato dal fare delle anticipazioni prime per mettere le terre loro in istato di essere
coltivate, e restano inoltre incaricati del mantenimento del loro patrimonio, la
qual cosa non permette nemmeno di confonderli colla classe sterile; 2 che c'
una comunicazione continuamente mantenuta, tra le due classi estreme, dall en
trata e dalla spesa di una classe intermedia. L ordine della societ suppone dun
que essenzialmente questa terza classe di cittadini, primi preparatori e conserva
tori della coltura, e proprielarii dispensatori del prodotto netto.
Gli sotto quest'ultimo aspetto che bisogna considerare particolarmente cotale
classe mista, rispetto alle due altre; la comunicazione tra queste, un seguito
della comunicazione ch'ella medesima ha con quelle classi. La distinzione della
classe dei proprietarii dunque prima di tutto inevitabile per seguire chiara
mente e senza interruzione, l'andamento delle comunicazioni tra le ditlerenti
parti dell'ordine della societ.
Il. -- Ci potrebbe essere, se io limitassi, come voi, la produzione alle sole
ricchezze che nascono dalla terra; ma io non posso dissimularvi che io scorgo
sempre una vera produzione nei lavori degli artigiani, malgrado tutte le belle dis
sertazioni pubblicate in contrario, da qualche tempo in qua, per fare sparire tale
produzione.
Il. _- Non si mai intrapreso di fare sparire la produzione dei lavori for
mati dall opera degli artigiani; poich, senza dubbio, la produzione di tali
medesimi lavori, quella che voi vedete. Ma voi dovete anche avere osservato, nelle
dissertazioni di cui voi parlate, che non si tratta in esse di tal produzione, vale
a dire di una. semplice produzione di forme che gli artigiani danno alla materia
dei loro lavori; ma di una produzione reale di ricchezza; e dico reale, perch io
"On voglio gi negare che non vi sia addizione di ricchezze alla materia prima
dei lavori formati- dagli artigiani, poich l opera aumenta ellettivamente il
valore della materia prima nei lavori loro.
H. _ Voi mi fate qui, amico caro, tal confessione, che mi sembra la deci
siva per la mia opinione, e credo che la discussione tra noi, non dovrebbe andare
pi innanzi; ma questa confessione m ispira nel medesimo tempo una sorta di
dirlenm, la quale tu impedisce di abbandonarmi pienamente alla prevenzione
'124 QUISNAY.
che mi seduce a tutta prima in favore della mia causa; perch non vi vedo dispo
sto a fermarvi a questo primo sviluppamento, col quale voi vi proponete , senza
dubbio, di allontanare tante e tante ciarle volgari che imbrogliano inutilmente la
questione. Vi confesso cio non di meno, che io non iscorgo dove questo vostro
sviluppamento possa condurvi.
N. - Siete veramente in inganno , caro amico, se credete che io abbia il
disegno di allontanare le dicerie volgari da voi ora ricordate; la non sarebbe
questa la strada pi corta per terminare la questione tra voi e me; e vi prego
anzi scusarmi, se schiettamente vi dichiaro, che io credo invece essere appunto
cotali discorsi medesimi che hanno fatto breccia nell'animo vostro, e che voi di
continuo me li opporreste, se non fossi io il primo a metterli in opposizione tra
loro medesimi, per cos prepararvi a tenervi in guardia contro l'illusione domi
usato nella quale vi hanno essi gettato. Confessatelo francamente, non mi dire
ste voi che un calzolaio il quale abbia fatto un paio di scarpe, ha prodotto unau
. mentazione di ricchezza, poich il valore venale di quel paio di scarpe sorpassa
di molto quello del cuoio che il calzolaio ha impiegato? Ora, il valore venale
che d. alle produzioni la qualit di ricchezza; e voi credete potere da ci indurre
un argomento inespugnabile in favore della produzione del lavoro del calzo
laio, in favore, dico, della rcalit di una vera produzione di ricchezza?
H. -- Secondo i vostri principii medesimi, un tale argomento non sarebbe
egli decisivo? Se sono questi i ragionamenti volgari contro i quali voi volete
mettermi in guardia, io rn avvedo al contrario che io debbo tenermi in guardia
contro qualche vostra seducente sottigliezza che mi potesse imbarazzare, quan
tunque io non sia certo disposto ad abbandonare una verit che mi sembra dell'e
strema evidenza.
N. _ Non ho dunque mica avuto torto di credere, che bisognerebbe inevi
tabilmente passare tra quelle dicerie volgari, delle quali voi avevate pensato che
io volessi disimpacciare la nostra discussione. Diil'atti, io non ne conosco guari
altre, che si possano mettere in campo in favore della produzione delle ricchezze
coi lavori degli artigiani; e questa la tesi che voi prendete a sostenere: sono
dunque perci questi stessi discorsi che voi avreste allegato se non fosse stata
mia prima cura di esporveii e svolgere gli equivoci racchiusi nel linguaggio di
cui si si serve ordinariamente per ennnciarli. Ma non temete, amico caro, che io
m abbia subdolamente l' intenzione di ricorrere a qualche sottigliezza per
impacciarvi. io mi propongo anzi di venirvi innanzi, diritto diritto, a visiera
alzata. Io credo che pi nei c'inoltreremo in piena luce, pi voi vi troverete in
paese conosciuto, e pi ancora voi sarete sorpreso della strada che vi ci avr
condotti; perocche quella strada la vi molto famigliare e voi l'avete percorsa
parecchie volte infine al punto dove noi andremo ad arrivare; ma voi non avete
mai posto abbastanza attenzione ai differenti oggetti che si sono presentati ai
vostri sguardi.
Bisogna distinguere tra unaddizione di ricchezze riunite, ed una produzione
di ricchezze; vale a dire un aumento per riunione di materie prime, e di spese
in consumazione di cose che esistevano innanzi questa sorta di aumento, da una
generazione o creazione di ricchezze rinascenti.
Coloro che non distinguono questo vero e quel falso aumento di ricchezze,
cadono, senza avvedersene, in contraddizioni continue, allorch essi ragionano
sulla pretesa produzione di ricchezze che risulta dai lavori degli artigiani.
DIALOGO sul LAVORI DEGLI ARTIGIANI. 125
Ma, da per tutto dove il commercio esterno delle produzioni e facile, questo
vantaggio vi distrugge fortunatamente quel debole aiuto di cui parlate, es
sendo esso incapace di recar mutamento nel prezzo generale che ha corso
tra le nazioni commercianti. Allora lobbiezione vostra riunirebbe due alle
gazioni contraddittorie. La concorrenza degli artigiani non potrebbe fare
aumentare il prezzo delle produzioni con compre alquanto moltiplicate, per
ch questo piccolo elt'etto si troverebbe sempre contrabilanciato da un altra
concorrenza; vale a dire dalle importazioni del commercio estero , attirato
dall'aumento dello smercio che avverrebbe per l aumento dalle compre dei
nostri artigiani; perci laumentazione dei prezzi sarebbe fermata dalla con
correnza dei venditori, la quale si troverebbe sempre in proporzione della concor
renza dei compratori. Da un altro lato, se la spesa dellartigiano diventasse pi
cara, il prezzo de suoi lavori aumenterebbe; l'estero non troverebbe pi il conto
suo a comperare, e i nostri artigiani non potrebbero pi godere della concorrenza
nel loro commercio esterno. Voi non reclamate certo lo spediente assurdo di chiu
dere i nostri porti per interdire il commercio delle produzioni del territorio aline
di far vivere a basso prezzo i vostri fabbricanti; voi siete troppo occupato
dello smercio delle produzioni per non accorgervi di tutti gli svantaggi di uno
sbaglio cos grossolano; perci la vostra obbiezione non presenta che un tessuto
di condizioni incompatibili.
Il. - Conosco i vantaggi generali della libert del commercio delle produ
zioni; ma voi non pensate mica senza dubbio che la piena libert. della concor
renza debba estendersi fino al commercio esteriore delle mercanzia di mano
dopera; poich non si pu mettere in dubbio che non sia prottevole per
noi che i nostri artigiani vendano i loro lavori alle altre nazioni, e che sarebbe
dannoso di comperarne dagli artigiani esteri.
N. - lo non comprendo la nezza di questa composizione. Voi volete es
sere commerciante di mercanzia di mano dopera le quali, secondo voi, non sono
buone da comperarsi. Avete dunque mutato parere da un momento all'altro sul
valore venale dei lavori degli artigiani, e sui vantaggi di questo ramo di com
mercio collestero, mentre credete che sia svantaggioso di comperare i lavori
degli artigiani delle altre nazioni? Se tale disavvantaggio reale, lestero compe
rer esso quelli dei vostri artigiani? Il vostro ramo di commercio mi pare molto
dubbioso, perocch bisogna per lo meno esser due per cominciare.
H.- La superiorit d intelligenza e di abilit dei nostri artigiani impegna
gli stranieri a comperarne i lavori.
N._Voi avete in ci un bel privilegio esclusivo; ma egli molto esteso e molto
durevole? Non pensereste voi piuttosto che, pel gusto, per le differenti foggie dei
lavori delle nazioni, si fa tra esse un commercio reciproco dei lavori loro, e che
per conseguenza questo ramo di commercio non pu estendersi se non per la
libera concorrenza? Vi si lascier pensare sulla combinazione di questo piccolo
oggetto, come pi vi piacer; ma voi non ve ne darete un pensiero al mondo:
De rm'm'mis non curat prwlor. '
II. - Ma anche voi per, mi pare che vi diate poco pensiero del danaro
che non s'ottiene se non col commercio.
1V.-Voi dite vero, e vi confesso che ci penso dittatto leggerissimamente: sono
assai pi occupato dellopnlenza delle nazioni; poich quando si e ricchi, non si
'152 QUESNAY.
vantaggio che elleno si procurano per mezzo dei camhii. Facciamo dunque astra
zione dal danaro nell impiego stesso del danaro, per non occuparci pi se non
del vantaggio che si pu procurare coll impiego del danaro, e che fa circolare
continuamente il danaro tra le nazioni, e tra gli abitanti di ciascuna nazione.
H. - I vostri ragionamenti sono molto speciosi; ma non di meno non im
pediscono che mi sia molto difficile di fare astrazione, nel caso supposto, dal
danaro che i Savojardi ci portano via. '
N. _ Perch diamo nei loro il nostro danaro?
H. - Perch noi li preferiamo agli abitanti delle nostre campagne per fal
ciare le nostre messi.
N. - Perch li preferiamo noi?
H. -Perch paghiamo il loro lavoro meno caro.
N. - Il coltivatore pu dunque per questo mezzo procurarsi una diminu
zione di spesa P
H. _ Si, ma sempre a pregiudizio degli abitanti delle nostre campagne.
N. - Questa risposta molto vaga; lo stesso varrebbe dire che qualunque
risparmio sulle spese e pregiudicievole a coloro che avessero proiitlato del ver
samento delle spese, e dimenticare coloro che prottano del risparmio nel pa
gamento di queste spese. Che se si voglia risguardare all interesse degli uni e
degli altri, bisogner decidere se debbasi rimediare a un pregiudizio con un altro
pregiudizio, o lasciare andare in piena libert il corso delle spese, conformemente
agli interessi di coloro che le fanno. il diritto naturale pronuncia in favore di
quinti ultimi, perocch loro appartiene di disporre lecitamente dell'uso della pro
priet loro. Daltronde bisogna porre attenzione che il risparmio sopra non sborso
di spese, non una privazione assoluta di sborso: non che una distribuzione
della spesa in vantaggio di coloro che ne prottano, e che pure in van
taggio di coloro che distribuiscono questa spesa conformemente all interesse loro.
Se altri guadagnino sulla spesa di quello che stato risparmiato, e se coloro che
spendono guadagnino pur essi in tale risparmio, voi troverete chesso non per
verun modo nocevole alla societ, e che, se esso in pregiudizio degli uni, e poi
in vantaggio degli altri. Allora tocca a coloro che vivono dei salarii che si di
stribuiscono dalle spese, a distribuirsi essi medesimi conformemente alla distribu
zione delle spese; la qual cosa non manca mai di combinarsi senza che il go
verno se ne occupi; poich di fatto non questo un oggetto di governo; non c e
che la libert stessa della scelta dei mestieri o delle professioni che possa stabi
lire regolarmente siffatta combinazione.
H. - Vi confesso, amico mio, che questa risposta cosi bene accomodata
ai vostri principii generali, non mi riesce affatto soddisfacente; poiche essa non mi
prova che vi abbia la stessa quantit di spese per quelli della nazione che vivono
dei salarii che forniscono le spese che si fanno nel reame, mentrei Savojardi
hanno tolta loro una parte di quei salarii. Si pu sostenere pur anche, che non
vi sia pi la stessa quantit- di spese, poich quei medesimi salarii, che i Sa
vojardi hanno guadagnato, si spendono in Savoja. lo voglio si fare astrazione dal
nostro danaro che passa in paese straniero, ma non voglio per mica porre in
dimenticanza i salarii che per tal modo son tolti ai nostri concittadini.
N._ La vostra istanza previene il seguito della spiegazione, che debbe
fare compiutamente sparire la vostra obbiezione; ma almeno ella espone con pre
'154 QUESNAY
visione la dillicolta che rimane a chiarire, e ci riconduce alla sorgente delle
spese, che ella medesima e la sorgente dei salarii. Sono i coltivatori ed i pro
prictarii che distribuiscono primitivameute tutte le spese e tutti i salarii; perci
pi potranno eglino aumentare il fondo delle ricchezze le quali in ispese si
impiegano, tanti pi salarii essi spargeranno, tanto pi aumenteranno il reddito
del sovrano. Non bisogna perdere di vista questi due oggetti; voi attualmente
non vi occupate se non a ritenere nel reame tutti i salarii che le spese vi pos
sono distribuire, senza esaminare l'impiego delle spese pi vantaggioso alla pros
perit ed alla potenza dello Stato. Ma, se vi rammentato che qualunque diminu
zione di spese di coltura, che alla coltura non pregiudichi, o che possa e debba
accrescerla, un'aumentazione di rendita per li proprietarii e pel sovrano, e che
questaumentazione un accrescimento di spese disponibili che assicura la po
tenza della nazione e che moltiplica i salarii, ci vi presenter due elementi di
calcoli, il risultato dei quali dissipera le vostre diliicolt.
Se di: guadagno a preferire i Savojardi per talciare le nostre messi, questo
guadagno sar una diminuzione di spese di coltura, ed un accrescimento di ren
dita e in conseguenza di spese disponibili per la nazione. Se al contrario le spese
di coltura si estendessero a pregiudizio della rendita, n lo Stato, n la nazione
sarebbero risarciti di questa perdita, poich i versamenti in ispese non sono ver
samenti disponibili; i versamenti in ispese distribuiscono vero dei salarii; ma
i versamenti disponibili ne distribuiscono essi pure. Ora, quand'anche la diminu
zione dei versamenti in ispese paresse toglier via pi salarii, che non ne fornisse
l'aumentazione delle spese disponibili, voi non potreste concludere per questo che
questo scemamento di salarii fosse svantaggioso alla nazione, w l'ordine delle
- spese disponibili le diventasse allora pi vantaggioso. Imperocch la coltura di
ventando meno costosa, il protto del risparmio dei versamenti in ispese sa
rebbe naturalmente consecrato dai coltivatori allaccrescimento dei loro lavori,
che aumentassero le produzioni e la rendita. Perci, in realit, non vi sarebbe
scemamento di spese, e ci sarebbe maggior rendita, la quale ben presto assicure
rebbe alla nazione dei salarii molto pi considerevoli che quelli di cui ella go
desse avanti che i Savojardi avessero messo il lavoro a calo. E dal primo
momentodel risparmio sulle spese, la nazione avendo una maggior somma di
ricchezze disponibili, sar pi potente, ed avr un'esistenza meno precaria.
Eccoci insensibilmente tornati allimpiego degli animali da lavoro e delle mac
chine, alle riparazioni delle strade, ai trasporti delle mercanzie pei flumi,i canali,
ecc, per diminuire molte grandi spese di salarii che si pagherebbero ad uo
mini, e che con tali dilierenti mezzi si evitano; dal che risulta un'aumenta
zione di rendita, vale a dire di spese disponibili, le quali formano lopulenza
della nazione, e che si distribuiscono in salarii nel reame.
I versamenti in ispese, quantunque essi forniscano salarii, non procurano guari
- quellopulenza , merce la quale si spende abbondantemente, e come si vuole
senza impoverire; poich non si pu disporre a volont propria dei versa
menti in ispese, inno a tanto che sono tlssati a tale impiego, dal quale non
si possono distrarre senza fermare il lavoro al quale essi sono destinatifa
meno che non vi si supplisca con altri mezzi. La qual cosa riconduce di
nuovo al risparmio dei versamenti in ispese, per quanto si possa, senza pre
giudicare alla riproduzione annuale delle ricchezze della nazione; ed anche
nuzooo Slll Lu'oiu nneu ARTIGIANI. 155
per aumentare questa riproduzione che sola fornisce a tutti i differenti generi
di spese, moltiplica i godimenti, ed assicura la potenza ,dello Stato. Perci
voi vedete che la sua obbiezione ci farebbe sempre percorrere il medesimo
cerchio, che sempre la ridurrebbe allassurdo: poicb ella si estenderebbe a
tutti i mezzi che s impiegano per diminuire le spese, collo scemamento dei
salari che assorbirebbero la rendita delle terre, e secondo voi, se ne trar
rebbe sempre la conclusione, che qualunque nazione dovesse essere occupata
in travagli che aumentassero i versamenti in ispese senza aumentare la ri
produzione annuale delle ricchezze e senza lasciare rendite per le spese disponibili.
Il. _ Almeno converrete, che tutta la spesa degli artigiani, e di tutta quella
classe che voi chiamate sterile, ritorna alla classe dei coltivatori, e che sono co
deste spese che sostengono il prezzo delle produzioni della terra. Ora dal_prezzo
stesso di queste produzioni che voi calcolate le riprese dei coltivatori e le rendite
dei proprietarii; in una parola tutto quello che voi chiamate ricchezze annual
mente rinascenti dalla terra. Ma non potreste neanche qualicarle ricchezze senza
il loro valore venale, vale a dire, se elle non fossero cambiabili con altre ric
chezze di valore eguale; intendo dire, con altre ricchezze, le quali, fatta astrazione
dalle materie prime, sono elleno stesse ricchezze o produzioni annualmente rina
scenti pel lavoro degli artigiani. In codesto cambio tutto ci che si pu chia
mare ricchezza dall'una parte e dall'altra , non e chiamata cos, se non perch
essa pagata reciprocamente da una ricchezza di valore eguale. Si pagano i lavori
degli artigiani; e per questa stessa ragione che queste produzioni sono ricchezze.
S pagano egualmente le produzioni dell'agricoltura; non anche per questa
ragione che le sue produzioni sono ricchezze? Quale differenza trovate voi dunque
tra le produzioni dell'industria e le produzioni dell'agricoltura? E quando ce ne
trovaste (perch ditl'atto ce n ha sempre, perno tra un individuo e un altro in
dVdUO della medesima specie) che potreste voi concluderne relativamente al
punto della questione di che si tratta fra noi, allorch le condizioni speciche
che debbono riunirci, sono essenzialmente le medesime da una parte e dall'altra?
N. -- Ve l'ho di gi detto, tutti codesti argomenti non sono fondati se non
sopra equivoci di linguaggio; e se mi fosse necessario conlormarmi a tale lin
guaggio inesatto, direi come voi dite che i lavori degli artigiani sono produzioni,
e che queste produzioni le sono ricchezze, colle quali lartigiano pu pagare le
produzioni dell'agricoltura. Ma voi mi permetterete di farvi notare che tutti i
salariati della classe sterile, i quali non fanno guari lavori, gli accattoni stessi
e i ladri che niuno sospetta certo producano ricchezze, pagano pur essi, mediante
il danaro che si sono procurati, le produzioni dell'agricoltura con altre ricchezze
di valore eguale. Noi siamo convenuti d'altronde, che quanto meno le produzioni
degli artigiani sono ricchezze; intendo dire, che quanto pi si pu risparmiare
sulle spese che le producono e le rincarano, tanto meno le ricchezze di questa
natura sono onerose a coloro che con esse cambiano le produzioni della terra. _
Frattanto voi mi demandate ancora, amico mio, quale differenza io trovi tra le
produzioni dell'industria e le produzioni dell'agricoltura, e donde io possa con
cludere che le prime non sieno vere gcnerazimzi o creazioni di ricchezze? Questa
differenza la quale stata poc'anzi svolta e dibattuto. contraddittoriamente tra
noi, e nel maggiore suo particolareggiamento, vi ella gia sfuggita di mente a
quest'ora?
156 QUBSNAY.
H.-Voi dite sempre che bisogna pagare gli agenti della classe sterile per
che essi possano pagare le produzioni che comperano dalla classe produttiva;
eccoci, voi ed io, impacciati in un circolo vizioso; poich al modo medesimo io
dico che bisogna che gli agenti della classe sterile essi medesimi paghino pure
perch possano essere pagati. Quindi dalluna e dall'altra parte tutti sono pagati
e tutti sono pagatori.
N. - vero che gli agenti della classe sterile sono pagatori di produzioni
chessi comperano dalla classe produttiva; si potr anche dire, se volete, che
queste compre favoriscono lo smercio e il prezzo delle produzioni; ma ne viene
per ci che lo stesso danaro che paga le produzioni ch'essi comperano serva pure
a pagare a se medesimi i proprii salarii? Non supporreste voi di tal guisa un doppio
impiego in un medesimo atto di commercio? lmperoccbe il danaro col quale gli
agenti della classe sterile hanno pagate le produzioni chessi hanno comperate,
stato cambiato colla classe produttiva con valore per valore eguale; la classe
sterile ha ricevuto dalla classe produttiva altrettanto, quanto la classe produttiva
ha ricevuto dalla classe sterile; e voi pretendereste di pi che la classe sterile la
si pagasse pur anche i proprii salarii con quel danaro ch'ella ha impiegato in
compre di produzioni; che quindi ella opererebbe colla classe produttiva di tal
modo da dover avere la mercanzia che ha comperata, e il danaro col quale l ha
pagata! Ci non sarebbe lo stesso che dire, che la classe produttiva le desse la
mercanzia per nulla? Ed in questo la classe sterile non si farebbe mica le spese
da se medesima; sarebbe appunto il contrario di quello che voi vorreste provarmi.
Voi avete voluto dire, senza dubbio, che quando la classe sterile ha cambiato
il suo danaro colla classe produttiva a valore per valore eguale, quel danaro ap
partiene alla classe produttiva, e che questa a sua volta limpiega presso la classe
sterile in pagamento di servizii o di lavori chella ne riceve; ecco secondo la
vostra idea, il circolo o la circolazione di quel danaro che cambia volta per volta
di proprietarii, i quali sono i medesimi e che se lo rendono vicendevolmente.
Ma qui non si tratta semplicemente del danaro, che il danaro non si consuma;
noi dobbiamo parlare pur anche delle produzioni che si consumano presso la
classe sterile e che rinascono annualmente presso la classe produttiva, e che
questa vende a quella. E noi dobbiamo inoltre notare che non nenuneno vero
che la classe produttiva riporti alla classe sterile il danaro che ne riceve; poich
ella lo porta al proprietarii delle terre per pagar la rendita chessa loro debbe.
Ondeche quel danaro piglia altra strada che non quella che voi avevate imma
ginata per formare un circolo continuato, unico e reciproco tra la classe sterile
e la classe produttiva. D'altronde non e mica alla circolazione del danaro, come
gia labbiamo osservato, che noi dobbiamo fissarci; noi dimenticheremmo lob
bietto nostro essenziale, che e la distribuzione annuale delle produzioni che rina
scono annualmente pei lavori della classe produttiva.
Fate dunque, anche questa volta, astrazione dal danaro, e non pensate se non
a questa distribuzione che effettivamente pu farsi senza l interposizione del da
naro. lmperocch la classe produttiva potrebbe pagare colle produzioni medesime
i servizii e i lavori chessa riceve dalla classe sterile. Ella potrebbe pagare pari
mente la rendita dei proprietarii, i quali pur essi pagherebbero con produzioni
i salarii della classe sterile. Ed allora non rimarrebbe alla classe produttiva che
quella sua porzione della sua ricolta che bisogna a lei medesima per la spesa dei
DIALOGO SUI LAVORI DEGGI ARTIGIANI. 157
lavori necessarii per far rinascere ogni anno la stessa riproduzione, la quaie pure
ogni anno si distribuirebbe a quel medesimo modo fra le tre classi. Voi sapete che
questa distribuzione cosi la si operava nel grande e abbondantissimo imperio go
vernato dagli incassi. Voi vedete da questa forma di distribuzione la quale, per .
verit, la distribuzione reale delle produzioni e delle consumazioni annuali fra
le tre classi, che questa distribuzione si termina immediatamente e compiuta
mente col consumo, e ricomincia di bel nuovo colla riproduzione; ,e che perci
questa distribuzione non ritorna per nessun modo alla classe produttiva, e in
conseguenza tutto il vostro circolo svanisce.
Gettate gli occhi sul Quadro economico, e voi vedrete che la classe produttiva
da il danaro col quale le altre classi vengono a comperare da lei produzioni, e
che queste classi poi rendono a lei quel danaro tornando all'anno seguente a fare
presso lei le medesime compre. Senza grande sforzo d immaginazione, voi po
treste tlgurarvi tutti questi pezzetti di metallo come altrettanti polizzini che segnino
la parte che ciascheduno debbe avere nella ripartizione annuale delle produzioni;
poich la classe produttiva restituisce regolarmente que medesimi polizzini per
segnare nella medesima guisa la ripartizione dell'anno seguente. Laonde, quello
che voi chiamate prezzo nel commercio tra diverse nazioni non vi pami presso
ciascheduna nazione se non misure che regolino tra i cittadini la distribuzione
delle sussistenze che nascono dal territorio merce i travagli dei coltivatori, i quali
essi medesimi non hanno che la parte loro regolata nell'ordine di questa distri
buzione di produzioni che si consumano annualmente, e che voi distinguete facil
mente dai servizii e dai lavori destinati a comunicare, a preparare ed a variare
i godimenti od il consumo. Voi non vedete dunque qui altro circolo se non quello
della spesa seguita dalla riproduzione, e della riproduzione seguita dalla spesa;
circolo che percorso dalla circolazione del danaro che misura la spesa e la
riproduzione. Gessate quindi di confondere la misura colla cosa misurata, e la
circolazione dell'una colla ripartizione dell'altra.
II. -_ Si pur detto tanto bene nella Teoria dell imposta: a Tutti gli
. uomini lavorano la terra, perch tutti tendono, ciascuno nellotlicio proprio, a '
e risparmiare il tempo del bifolco. Il sarto fa l'abito del bifolco; cosi questi
il non costretto di abbandonare l'aratro per lavorare intorno al proprio vesti
mento; la moglie del sarto occupata alle faccende casalinghe, e cosi il sarto
- non guari stornato dal suo lavoro ecc. .
N. - Questa metafora, posta nel libro che voi citate, nel quale voi avete
veduto la classe sterile distinta esattamente dalla classe produttiva non doveva
indurvi in errore. Ella riunisce per verit il lavoro produttivo con quello che
necessario pel godimento per via di condizioni che li assimilano. Ma non vedete
voi che risparmiando cosi il tempo del bifolco, ci per aumentare il suo la
voro produttivo, che deve perci far nascere la sussistenza sua e quella del sarto?
Dunque il sarto non sussiste che per l'aumentazione del travaglio produttivo del
coltivatore. Dunque se il coltivatore interrompesse il suo lavoro per fare esso
medesimo le sue vesti, egli non farebbe pi nascere la sussistenza di un altro
uomo; perch il tempo che impiegherebbe in quel lavoro sterile sarebbe tolto
al suo lavoro produttivo. Perci il lavoro del sarto, che evita tale spostamento,
suppone necessariamente un doppio lavoro produttivo da parte del coltivatore per
far sussistere quell'artigiano; locch chiaramente prova che il lavoro di questo
realmente sterile.
158 QUESNAY.
H.- Comincio effettivamente a capire che i lavori degli artigiani non sono
ricchezze se non per la riunione daltre ricchezze che esistevano gi prima della
fabbricazione di que lavori; e che, a qualit eguale, meno essi costano di quelle
ricchezze, vale a dire quanto meno essi sono ricchezze, tanto pi sono pro
cui. Ma io ritorno all'obbiezione che vi ho di gi fatta relativamente al risparmio
che si fa anche, per quanto pi si possa, sui travagli dell'agricoltura, che fanno
nascere le ricchezze dalla terra. Non anche questo perch queste ricchezze
costino meno ricchezze, vale a dire anch alle sieno meno ricchezze? In questo
caso, a che si riduce la differenza acui voi date tanto peso in vantaggio della
vostra opinione?
N. - Questa differenza che voi non iscorgete pu esservi dimostrata molto
chiaramente.
Tutti gli uomini che travagliano per sussistere consumano. Ma la consuma
zine annienta le sussistenze. dunque necessario farle rinascere. Ora il col
tivatore che fa rinascere, non soltanto le sussistenze che aveva annientate egli
medesimo, ma quelle ancora che tutti gli altri consumatori annientano. A1 con
trario, il lavoro dellartigano non gli procura che un diritto di partecipare al
consumo delle sussistenze che rinascono merce il travaglio del coltivatore.
Voi vedete dunque che bisogna distinguere in due parti la riproduzione che
il coltivatore ha fatto nascere; cio, quella che per la sussistenza sua propria, e
quella che questa sussistenza medesima eccede. Dal che segue che, se si possa,
senza pregiudicare alla riproduzione totale, restringere la prima porzione, si ac
cresce daltrettanto la seconda. Per esempio, supposto che la riproduzione sia
venti , la spesa del coltivatore dieci , e leccedente dieci; se la spesa pu essere
ristretta a otto, leccedente sar dodici.
Le produzioni, indipendentemente dalle spese di coltura, hanno il loro prezzo
regolato dalla quantit loro e dalla concorrenza dei compratori, i bisogni dei
quali superano sempre la massa della riproduzione. Dunque, il risparmio che si
fa sulle spese del coltivatore, quantunque esso aumenti la porzione che eccede le
spese, non ne diminuisce mica il prezzo, e per conseguenza la riproduzione non
per questo meno ricchezza.
Al contrario, nei lavori dellartigiano non c' nessuna eccedenza di ricchezza
oltre le spese sue, come lo si provato; perci quanto pi si risparmia nelle sue
spese, tanto meno i suoi lavori sono ricchezze.
Codeste osservazioni che senza dubbio vi sono famigliari dovevano, amico mio,
farvi notare la differenza che c tra l'effetto della spesa della coltura, e quello
delle spese degli artigiani, e soprattutto tra il valore delle ricchezze che il trava
glio della coltura fa nascere e il valore dei lavori dellartigiano. Si pu parago.
nare in certo modo lartigiano e il coltivatore relativamente al valore della loro
spesa, perch tali spese debbono da una parte e dall'altra entrare in conto nella
supputazioni dell'ordine economico; ma l'artigiano ed il coltivatore non-possono
essere paragonati relativamente al frutto dei loro travagli. La differenza n' tanto
sensibile ch'ella non ha bisogno di essere sviluppata per dissipare la vostra ob
biezione sugli effetti del risparmio nelle spese che esigono i lavori degli artigiani
e nelle spese del travaglio della terra. La spesa del travaglio decide del prezzo
dei lavori degli artigiani, e la concorrenza di essi limita la spesa del loro trava
glio. Non avviene lo stesso, lo replico, del prezzo delle produzioni della terra;
DIALOGO SUI Lltvom DEGLI ARTIGIANI- 159
questo non risulta gi soltanto dalla spesa della coltura ma ancora da molte altre
cause che possono sostenerne il valore venale, non ostante il risparmio sulle spese
della coltura. Il prodotto del lavoro dell artigiano non vale che la spesa; se
costasse di pi vi sarebbe perdita. Il prodotto del travaglio del coltivatore supera
la spesa; quanto pi anzi la supera, tanto pi esso proficuo, e tanto pi esso
aumenta lopulenza della nazione. Laonde il paragone che ha servito di fonda
mento alla vostra obbiezione sparisce, e la vostra obbiezione con esso; perocch
pi si pu risparmiare sulle spese della coltura della terra, tanto pi c prodotto
netto ossia rendita pei proprietarii delle terre, le spese dei quali si stabiliscono
per compre che si fanno presso la classe produttiva e presso la classe sterile e
dalla classe sterile presso la produttiva, per farvi rinascere la medesima rendita
e le medesime spese. Ecco la differenza che voi non iscorgevate, ed alla quale ,
dite voi , io do tanto peso in vantaggio della mia opinione.
Queste osservazioni, la cui evidenza palpabile, debbono far cessare tutte le
contestazioni relative allo smercio ed ai prezzi delle produzioni, ai salarii ed alle
consumazioni dei salariati di qualunque genere essi sieno, operai fabbricanti, ar
tisti, commercianti, vettural, stipendiati ecc. Quanto pi voi li pagherete caro,
tanto pi ciascun di loro potr aumentare la propria consumazione. Ma allora
ci saranno meno salariati e meno consumatori in concorrenza per lo smercio
delle vostre produzioni; poich la massa dei salarii limitata. Perci, quanto
pi caro voi paghereste i salariati alla classe produttiva, voi meno li potreste
pagare alla classe sterile; e per la stessa ragione quanto pi caro voi paghe
rcste alla classe sterile, meno potreste pagarne alla classe produttiva. Tutto qui
assoggettato a regole rigorose, nelle quali i ragionamenti debbono cedere al
calcolo; calcolate dunque e voi non direte pi che le grandi spese pagate ai sala
riati aumentino il consumo e per conseguenza lo smercio ed il valor venale delle
produzioni. Voi scorgerete che questo ragionamento, che vi pareva decisivo in
taluni casi particolari considerati in modo astratto, trovasi distrutto nellordine
generale. Voi ritornerete alla necessit di ammettere la maggiore libert pos
sibile di concorrenza in qualunque specie di commercio per restringerne, quanto
pi sia possibile le spese onerose. Dopo che avrete calcolato gli etetti di questa
libert generale, e prescritta dall'ordine naturale, in virt del quale ciascuno
debbe lecitamente avere la facolt di fare la propria condizione la migliore che
gli sia possibile senza usurpazione sul diritto altrui, voi vedrete evidentemente
che essa una condizione essenziale alla moltiplicazione delle ricchezze pubbliche
e private. Voi temerete, voi respingerete tutte le opinioni che potessero condurvi
a portarvi inciampo a codesta sacra libert, che pu considerarsi come il com
plesso di tutti i diritti delluomo. Valuterete'allora il sistema che avete dapprima
difeso, vale a dire quello di coloro che vorrebbero assimilare la pretesa produ
zione reale che risulta dai travagli della classe sterile, alla produzione reale che
risulta dai travagli della classe produttiva. Sentirete, che se si limitasse quel
sistema ad una pura e semplice astrazione; esso si ridurrebbe a un pregiudizio
vano, frivolo e smentito dallevidenza, ma che, dal momento che se ne vogliano
trarre conseguenze pratiche (la qual cosa lo scopo principale de suoi sosteni
tori) esso diventa un errore pericoloso e perdo, che disgraziatamente non stato
che troppo fecondo di proibizioni ingiuste, di rappresaglie crudeli, di esclusioni
rovinose, di monopolii onerosi, di privilegi distruttori. Voi riconoscerete insomma
140 QUESNAY.
che quel sistema, al quale non resta omai che la scelta, o d'esser futile se di esso
non si faccia alcun uso reale, o disastroso se lo si prenda a principio di con
dotta, non pu, nclluno e nell'altro caso, sostenersi se non collajuto di un lin
guaggio vago, inesatto, nel quale colle parole medesime si esprimano idee diile
renti. lo vi rendo la giustizia di credere che voi non siate mica di coloro che
hanno cercato di prottare dell'oscurit di tale linguaggio equivoco per ingarbu
gliare il soggetto della contestazione, e prolungare in mezzo alle tenebre la disputa
nella quale noi ci siamo impegnati. La materia che noi discutiamo troppo impor
tante, e voi troppo amante della verit, per ricorrere a tale piccola soverchiera.
La complicazione delle idw stesse ditllcili a bene distinguersi in una scienza ancora
poco conosciuta, ed oscurata da interessi privati e da pregiudizii dominanti, ha
sola potuto indurvi a difendere seriamente un'opinione seducente; ma voi, senza
dubbio adesso comprenderete che la prevenzione generale che autorizza tale opi
nione, ceder prestissimo alla verit.
SOCIET POLITICHE.
lllERClER DE LA RIVIRE.
Mo
CAPITOLO 1.
Formazione dellentrata pubblica: quali no sieno le cause, lorigino e lcsscnza. - Due generi d interessi
comuni al sovrano ed alla nazione che sembrano opposti fra loro: come si conciliino collordino essen
zialo della societ; come contrnstino in uno stato dignoranza. - E impossibile che la societ pubblica
fosse arbitraria; esso debbcsscro il risultato delle compropriet dei prodotti netti, spettanti incommu
tabilmento al sovrano. - Vi son limiti comuni ed immutabili tra questa o le propriet particolari. _.
interessi personali del sovrano inseparabili da quelli della nazione.
() Si veda nel Ragguaglio storico premesso a questo volume, il S xvu, dove dato
conto del motivo per cui non ristampiamo i primi capitoli dellOrdine naturale di Mercier.
'144 MBBCIEB un LA mvuzns.
Ma questa gran massa di ricchezze disponibili non pu esistere nel suo interno
senza procurarle una numerosa popolazione, e senza che perci la potenza del
sovrano ed in conseguenza la forza e la sicurezza politica delle societ non au
mentino in proporzione: l'interesse delle nazioni diviene adunque parimenti in
questa parte 1 interesse personale del sovrano.
Intanto a prima vista quest interessi sembrano contraddittorii nell interesse
del sovrano del pari che in quello della nazione: sempre si son contraddetti e
sempre si contraddiranno tinch non si avr una evidente conoscenza dei rap
porti essenziali che essi hanno tra loro e non s indichino naturalmente i mezzi
di conciliarli.
Se il sovrano aumenta la sua entrata con discapito di quella della nazione,
o se la nazione aumenta la sua in detrimento di quella del sovrano, uno dei due
interessi sacricato; il sovrano o la nazione non godr pi della sua pi grande
ricchezza possibile.
Nessuna di queste due strade conduce questi interessi a conciliarsi e rep
dersi del pari impossibile che il sacricio delluno non trascini la ruina dellaltro;
poich se l entrata del sovrano s indebolisce , la forza politica e la consistenza
del corpo sociale si alterano in proporzione, e la propriet trovasi essenzialmente
compromessa, e le entrate particolari della nazione diminuiscono , la propriet
nella sua essenza trovasi attaccata, il germe dell abbondanza delle produzioni e
sotlocato, la ricchezza della nazione, la popolazione e la potenza del sovrano sva
niscono, il corpo sociale illanguidira sempre pi tlnch nir collesser distrutto.
Cosi questi due interessi che sembrano opposti fra loro son fatti per essere
esattamente compensati, per esser legati insieme in modo che sieno in una
reciproca dependenza eche reciprocamente si sorreggano, in modo nalmente
che nessuno dei due procuri uno scacco senza che l'altro non ne riceva il
contraccolpo.-La necessita assoluta di questa perfetta reciproca concordanza
un filo che debbe guidarci perfettamente nella ricerca dellordine essenziale
ed invariabile che con questo scopo dobbiamo seguire.
I mezzi onde questa necessit. assoluta sia soddisfatta non hanno nulla
di misterioso: appena riconosciuto il sovrano quale comproprietario del prodotto
delle terre di suo dominio , noi troveremo fra i rapporti dellordine sociale
con'm-dine sico, tutte le leggi essenziali che concernono questa compropriet
e che rendono il suo interesse inseparabile da quello della nazione. Allora
dallevidenza di queste leggi saremo convinti, la formazione della rendita pub
blica non aver nulla d'arbitrario non solo, ma essere eziandio soggetta ad
un ordine cosi necessario dal quale possiamo scostarci senza il comun danno
dellistesso sovrano o della nazione.
Per poco che si faccia attenzione alla parola compropriet, questordine
necessario si mostrer spontaneo ai nostri occhi: dapprima ci avverte dover
necessariamente istituire lentrata pubblica in modo che mai non possa essere
pregiudizievole ai sacri diritti delle propriet, dei quali goder debbono i
sudditi; ci fa conoscere in seguito, in conseguenza di questo primo princi
pio, tale entrata altro non dover essere se non il prodotto della compropriet
che annessa alla sovranit. Quindi esaminandosi qual possa essere il pro
dotto di questa compropriet, vediamo che suppone necessariamente una divi
sione a farsi della entrata delle terre fra il sovrano e gli altri comproprietarii
zonnnvu NATURALE pezze socrzn rozmcun. 145
di questa entrata, divisione di cui il dritto immutabile di ciascun proprietario
deve regolare per sempre le proporzioni, qualunque fosse la rivoluzione in
bene o in male cui possa andar soggetta questa entrata.
semplificata cosi la formazione dell'entrata pubblica, divien chiaro che
tutto quanto vi aggiungeste, ferirebbe le proporzioni, secondo le quali debba
essere fatta la divisione, e sarebbe necessariamente tolto sulle entrate parti
colari della nazione. Da ci risulterebbe 1 che gl interessi del sovrano e
quelli della nazione invece di essere interessi comuni diverrebbero opposti gli
uni agli altri, poich per aumentare l'entrata del sovrano si distruggerehbe
la ricchezza della nazione; 2 che si stabilirebhe nel sovrano un potere arbi
trario che solo e da per se stesso annienterebbe nei sudditi qualunque diritto
di propriet, e con essa la prima delle condizioni essenziali alla coltura, ed
il principio costituitivo di qualunque societ.
Poich estendere l'entrata del sovrano al di l del prodotto della sua com
propriet e socialmente impossibile, risulta evidentemente che questa compro
priet deve avere in se stessa una misura fissa e determinata; poich se si
potesse darle una estensione arbitraria, chiaro che il sovrano invece di essere
solamente comproprietario, si troverebbe proprietario unico, e che non esisterebbe
realmente alcun altro diritto oltre il suo. Allora lo stato comune e rispettivo della
nazione e del sovrano sarebbe snaturato, la nazione non formerebbe pi un corpo
politico di cui il capo e il sovrano, e la stessa sovranit altro non sarebbe se non
una smisurata propriet. fondiaria che resterebbe inculta, e sarebbe necessariamente
incapace di fornire i mezzi di resistere alle forze straniere che certamente verreb
bero tosto ad impossessarsi di quei deserti.
Abbiamo gi due regole fondamentali concernenti la formazione delle entrate
pubbliche: la prima, che per non distruggere i diritti di propriet nei sudditi, non
debba aver nulla di arbitrario; la seconda che per non aver nulla di arbitrario,
debba essere il prodotto di una compropriet attribuita incommutabilmentc al
sovrano e ristretta nei limiti che sieno stabiliti contemporaneamente e per essa
e per tutti i proprictarii particolari. Con questo scopo immutabile e naturale
chiaro che l'entrata pubblica e l'entrata particolare di ciascun proprietario non
essendo altro se non il risultato di una divisione in una massa comune, esi
stono naturalmente in societ senza mai potersi confondere; esse non possono mai
crescere l'una contro l'altra; e cosi glinteressi del sovrano e quelli della nazione,
comecch agli occhi degli ignari sembrino opposti fra loro, sono pur tuttavia inte
ressi comuni che lungi dall'urtarsi reciprocamente, adottano gli stessi principii,
tendendo allo stesso scopo, per compiere il quale devono impiegare i mezzi stessi.
0h! bont suprema, ordine divino che vuoi il migliore stato possibile dei re venga
stabilito nel migliore stato possibile dei popoli; se gli uomini sotto questo riguardo
non sono cosi felici come dovrebbero esserlo; se il pegno naturale della loro pro
sperita comune si cambia in un agello distruttore, non ate ma a loro stessi
ci debbono imputare; i loro pregiudizii li accecano, impedendoli di vedere che la
loro felicit sta nelle loro mani, essere essa il frutto necessario della osservanza
delle tue leggi, di quelle leggi che non si violano senza provare le pene attaccate
invariabilmente a questa sfrenatezza.
Per mettere nella pi grande evidenza le regole fondamentali che io ho sta
bilito secondo lo stesso ordine fisico, ricorriamo all'origine delle societ partico
Econ. Tomo l. - 10.
146 MERCIER un LA mvu'rnn.
lari: quand'esse presero una forma ed una consistenza, quand'esse divennero veri
corpi politici, si trovarono nel caso di avere dei bisogni politici cui eran d'uopo
delle spese; per supplirvi bisognarono istituire pubblici fondi e per istituir'questi
dovettero necessariamente fissare una proporzione nella quale avrebbe dovuto
concorrere ciascuna entrata particolare. Non dobbiamo esaminare quale ha dovuto
essere questa proporzione; la sola verit che noi qui dobbiamo raccogliere si
che, questa istituzione dell'entrata pubblica essendo stata fatta in favore della
propriet, non ha potuto ne ha.dovulo essere distruttiva di essa.
Risulta evidentemente da questa prima verit, che la contribuzione allentrata
pubblica non ha potuto ne dovuto essere arbitraria, ne presso i contribuenti, n
presso l'autorit che ne aveva l'amministrazione; poich se fosse stata arbitraria
verso i contribuenti,i bisogni del corpo politico avrebbero potuto non restar
soddisfatti, e quindi non sarebbe stato nel caso di compier lo scopo della sua
istituzione di procurare alla propriet particolare la sicurezza, la stabilit, che
eran loro essenziali; ne tampoco arbitraria nell'amministratore, poich la propriet.
fondiaria si sarebbe annullata trovandosi divisa dalla propriet dei prodotti. Una
tal divisione e sicamente impossibile per due ragioni; primieramente il diritto di
propriet altro non se non il diritto di godere; ne si pu godere di una propriet
fondiaria se non pel mezzo dei suoi prodotti; in secondo luogo, nessuno vorrebbe
lavorare e spendere per far rinascere i prodotti, se un potere arbitrario potesse
disporne a suo piacimento.
Sarebbe strano che avendo gli uomini in questa parte stabilito un tal potere
avesser prodotto immediatamente ed il dritto e la libert di godere; di modo che
per conservare le loro propriet avrebbero incominciato collo spogliarsene; per
fondare un'entrata pubblica avrebbero incominciato dal distruggere il primo prin
cipio di qualunque societ.
La proporzione della contribuzione all'entrata pubblica dunque stata n
dall'origine della societ soggetta per necessit sica ad una misura costante
almeno pei tempi nei quali non eran bisognevoli spese straordinarie, come quelle
che unanazione sarebbe obbligata a fare per resistere alle intraprese di una potenza
estera che volesse ridurla nei suoi ferri.
ltegolata questa proporzione e trovandosi invariabile, egli evidente, che l'ob
bligo di conformarvisi nella contribuzione allentrata pubblica divenuto un peso
reale inseparabile dai fondi rustici dovunque essi passino in propriet; evidente
del pari, che la terra coltivata non pot mutarsi, vendersi o trasmettersi, in una
parola, ad un nuovo proprietario senza caricare costui del debito di soddisfare
a questo impegno.
Cosi necessariamente si e fatta una specie di divisione del prodotto delle terre
fra i_proprietarii dei fondi e l'amministratore delle pubbliche entrate: divisione
che ha reso il corpo politico, e per conseguenza il sovrano che lo rappresenta ,
comproprietario di quel prodotto; divisione che lungi dall'essere stata onerosa ai
primi proprietarii dei fondi, si e anzi resa necessaria ed utile per essi, apprestando
la sicurezza della loro propriet e la libert di godere: quindi ebbe luogo in ragione
della sua utilit.
Prima di questa divisione non avendo il corpo politico consistenza alcuna, il
diritto di propriet non era nel [allo un diritto solido e costante; le possessioni
delle terre appena arrivavano ad esser coltivate, non potendo esser garentite da
L'ORDINE nu'muur manu: socinn' rou'ricnn. H7
forze capaci a metterle al coverto della violenza, non potevano avere alcun prezzo
venale, alcun valore corrente nel commercio. Ma divenendo le propriet fondiarie
per mezzo di questa divisione un diritto certo, e quanto si potesse solidamente
stabilito, le terre potevano essere coltivate senza che la spesa necessaria alla coltura
corresse alcun rischio. Allora esse acquistarono un valore venale non in ragione
della totalit del loro prodotto netto, ma in ragione solo della porzione di quel
prodotto netto che la divisione stessa lasciava a disposizione del proprietario del
fondo.
Questa porzione sola divenne alienabile; laltra non poteva esserlo, poich era
destinata per appartenere al Sovrano incommutabilmenie, onde in sua mano
formasse una specie di ricchezza comune, dedicata alla utilit generale di tutta la
nazione; cosi fin d'allora, tutti gli acquirenti han pagato le terre ad un prezzo
relativo alla porzione che il loro acquirente gli abilitava a prendere nel prodotto
di quelle medesime terre.
Se l'entrata pubblica si e in qualche modo formata a spese delle entrate par
ticolari di cui godevano i primi possessori delle terre, egli evidente, che essi
han fatto quel supposto sacritlzio perch tornava a lor pro, perch senza questo,
non potevano assicurarsi nessuna propriet fondiaria, nessun prodotto-Ma chi
venne dopo, chi acquistava la propriet di una terra coltivata, non pu dirsi che
contribuisca del suo per migliorare questa stessa rendita, a meno che la propor
zione della divisione a fare col Sovrano non sia cambiata, e l imposta non sia
stata aumentata dopo l'acquisto. Vero si che la terra posseduta da questo acqui- '
rente, lo assoggetta a pagare unimposta,ma del pari essa stessa che le fornisce
i valori necessarii a soddisfare quel pagamento, e cos questo peso trovasi sod
disfatto, senza che nulla venga tolto sul prodotto nello, che il nuovo proprietario
calcolava procurarsi acquistando la terra. N mi si dica, che senza l'imposta quel
prodotto sarebbe pi considerevole pei possessori di questa terra; poich allora 0
l'istesso individuo non sarebbe proprietario di quel prodotto nella per intiero, o
in proporzione egli lo avrebbe pagato pi caro.
Supponghiamo che il prezzo corrente delle terre sia al cinque per cento: un par
ticolare con quarantamila franchi compra una terra di due mila lire di rendita, e
ne paga mille d'imposta; essa per ne varrebbe sessantamila, se l'imposta non
prendesse queste mille lire sul prodotto netto della stessa terra; cos il suo acqui
reale o renderebbe annualmente queste mille lire a qualche comproprietario di
questo prodotto nella, 0 avrebbe sborsato ventimila franchi dippi per questo
acquisto.
Le mille lire pagate dalla terra all'imposta sono dunque totalmente estranee
al suo acquirente: questa somma fissa e determinata, perch desse la stessa ren
dita totale, indifferente all'interesse immediato e diretto di questo acquirente, se
venisse annualmente versata al Sovrano, o ad altri comproprietarii del prodotto
netto di queste terre, poich come proprietario ei non paga nulla all'imposta,
quantunque partecipi, in tale qualit, a tutti i vantaggi che risultano dalla istitu
zione dell'imposta.
Osservo di passaggio, che do a malincuore il nome d'imposta all'entrata pub
blica; questa parola sempre presa in cattivo senso, annunzia sempre un grave
peso a portarsi, e di cui ognuno vorrebbe restare esente. Lentrata pubblica al
contrario, tal quale qui si presenta, non ha nulla di penoso: rimontando alla sua
H8 MERCIER un LA nrviicae.
istituzione e chiaro esser dessa il frutto della sua utilit; da quell'epoca, questa
entrata pel Sovrano il prodotto di una propriet. fondiaria distinta da tutte le
altre propriet appartenenti ai suoi sudditi; oltrecch essendo impiegato per la
comune utilit della societ, in ragione di questa utilit. comune diviene un comune
patrimonio, di cui si gode in comune perfettamente nel modo stesso, onde si gode
del rispettivo patrimonio particolare. Parmi che le nostre idee acquistino una
gran chiarezza distinguendo due epoche: quella di una societ nascente, e quella
di una societ formata. Troviamo nella prima che i proprietarii dei fondi pagavano
l'imposta; che essi per le spese primitive, fatte per preparare le terre a ricevere la
cultura, le hanno messe in istato di darei prodotti destinati alle imposte; che
essi non sono stati rivalsi di quelle spese; che cosi l'imposta stata costante
temente presa sui (prodotti che possedevano, parte dei quali alienavano, onde con
vertire il loro incerto possesso in piena propriet, assicurando cosi il godimento
pacifico e costante dell'altra rimanente.
Va altrimenti la faccenda pei proprietarii dei fondi in una societ formata;
in una societ ove le terre hanno per modo cambiato di possesso che pi non
resta traccia dei primi loro possessori, ne dei loro interessi personali. supponen
dola organizzata secondo il suo ordine essenziale, secondo un ordine che non
abbia nulla di arbitrario, l'imposta vi conserva sempre il suo stesso destino, ma
non il frutto di alcun sacrifzio fatto dai proprietarii dei fondi. Noi crediamo
anzi che in una tal quale societ, il prodotto netto delle terre e destinato a divi
dersi fra questi ed il Sovrano, che la proporzione secondo la quale questa divi
sione devessere fatta stabilita in un modo invariabile; che in virt di questa
proporzione costante e conosciuta, la sorte dei proprietarii dei fondi e assicurata,
che con questo mezzo le terre hanno acquistato nel commercio un valore venale
relativo alla divisione a farsi del loro prodotto netto di cui egli deve godere; che
l'altra porzione non alienabile; che essa non entra in alcuna considerazione
nellestimo delle terre a vendersi; che cosi i nuovi proprietarii non contribui
scono per niente alla imposta; dessa non prende nulla ne sui loro capitali quando
essi comprano, n sulle rendite che questi stessi capitali debbono dar loro dopo
lacqnisto.
Egli evidente dunque che in una societ formata, la legge pi essenziale, la
legge fondamentale riguardante limposta, quella si che non abbia nulla di ar
bitrario: ecco il punto fisso nel quale l'ordine a questo riguardo essenzialmente
consiste. Questa regola di una necessit fisica, poich una imposta arbitraria
annullando la propriet mobiliare dei prodotti annullerebbe egualmente la pro
prieta fondiaria di cui l'ordine fisico non pu assolutamente fare a meno: diver
rebbe cosi distruttiva dell'annua produzione, e perci delle sue proprie sostanze -,
lannientamento della ricchezza della nazione trascinerebbe necessariamente quella
dell'entrata del Sovrano e con essa quella della sovranit.
Quando 1 imposta non e arbitraria, la propriet fondiaria trovasi unita inse
parabilmente alla propriet mobiliare di una parte fissa nei prodotti; queste
due propriet concorrono insieme a formare il valor venale dei beni-fondi: a1
lora l'azione di acquistare una terra un contratto fatto a nome di tutta la no
zione fra l'acquirente e [autorit tutelare; contratto sinallagmatico, in forza del
quale questa autorit gli guarantisce la propriet della porzione del prodotto di
cui egli paga il valore, e di cui acquista il godimento; mentrech dal canto
L onnuu; NATURALE DELLE somma rourrcma. H9
suo egli s impegna egualmente di lasciar godere a questa stessa autorit costan
temente quell'altra porzione che egli non ha acquistata. __ Da quell istante que
sto acquirente forma volontariamente e liberamente una societ col sovrano
stesso: se questo particolare arriva ad aumentare il prodotto netto della sua terra,
questo aumento sar diviso tra lui ed il Sovrano in una proporzione stabilita da
una legge costante, unica forma generale e tacitamente riconosciuta da esso
stesso nel suo contratto d'acquisto.
La parola societ debb'essere intesa letteralmente, poich il Sovrano nella
sua qualit di comproprietario del prodotto, deve partecipare a tutte le variazioni
in bene ed in male cui pu andar soggetto quell istesso prodotto. Non bisogna
dunque confondere la parte proporzionale che il Sovrano deve prendere nei pro
dotti in virt del suo diritto di compropriet, con una imposta fisica ed invaria
bile, stabilita su tale o tal'altra porzione di terra. Il solo vantaggio che possa
trovarsi in quest'ultimo genere d'imposta, egli e quello che una volta stabilito
non si presta allarbitrio; pur non di meno contiene inconvenienti pi gravi ai
quali e sicamente impossibile ovviare.
Le terre producono in proporzione delle anticipazioni che ricevono, queste
per non sono uniformi, soprattutto in uno Stato in cui la cultura non ancora
al suo pi alto grado di perfezione: le imposte sse son dunque necessariamente
pregiudizievoli o al Sovrano o al proprietario dei fondi, se la loro valutazione non
ha per base che la misura e la qualit delle terre e non i loro prodotti cono
sciuti. Quando una terra trovasi nelle mani di un culture poco agiato dar una
tenue rendita: condatene la cultura ad un ricco agricoltore, e la stessa terra
dar una rendita doppia. Nel primo caso la imposta pu essere un peso in
sopportabile, mentre nel secondo il Sovrano perde una parte di quel che do
vrebbe prendere sul prodotto.
Sonovi ancora altri inconvenienti proprii e particolari di questo genere d im
posta; ma senza presentarti minutamente, mi basta di far osservare essere es
senzialmente vizioso, fondandosi sopra un supposto prodotto da cui non dipende;
mentre che l'imposta proporzionale percepita con la forma di divisione non si
misura punto sopra un prodotto supposto, ma bens sopra un prodotto reale e
col quale perfettamente d'accordo. Questo equilibrio ha due grandi vantaggi:
il primo si quello che l'entrata pubblica e sempre quanto pi grande sia pos
sibile senza che alcuno sia gravato e possa a buon diritto querelarsi per non
contribuirvi; il secondo si che il Sovrano non mai estraneo al progresso di
cui la cultura suscettibile in un regno agricola: ciascun proprietario di fondi
che fa delle spese di miglioria, vi si determina sol perch sicuro che il valor
venale della sua terra aumenter altrettanto, e questa assicurazione proviene
dallesser certo, che la porzione chegli deve prendere in quei miglioramenti non
gli sar tolta dall imposta. Osservate ancora in ci quanto i imposta proporzio
nale preferibile ad un imposta fissa ed indipendente dai prodotti; in questo
ultimo caso un proprietario di fondi non al coperto del timore di una nuova
valutazione che gli faccia perdere il frutto e le propriet di tutte le somme spese
in miglioramenti. .
Qui non faccio che indicare i vantaggi che risultano dalla venalit delle terre,
cio dalla certezza morale di poterle vendere ad un prezzo relativo alle spese che
si fanno per migliorarle. I lievi cenni che ne faccio bastano per mostrare quanto
150 MBRCIBI nn LA BlVlBE.
interessi ad un Sovrano e ad una nazione che la proporzione stabilita fra le ren
dite dei proprietarii e l'imposta non venga soggetta a variazione alcuna; poicb
l'immutabilit di tal proporzione decide di questa venalit.
Snaturiamo adesso questordine essenziale e rendiamo arbitrarie le imposte:
che cosa si vender quando vorr vendersi una terra? Chi colui che si presen
tera per comperarla? Venale una terra nch ha un valore certo, ed ha un
valore certo in quanto che da una rendita certa: e n quelle terre, il prodotto delle
quali assolutamente casuale, sono considerate come aventi una rendita certa,
poich pu ssarsi, malgrado le sue variazioni, formando di varii anni un anno
comune. Siatto casuale pu esser valutato nch il corso delle rivoluzioni che
prova nell'ordine della natura e dei movimenti delle societ; ma la sua valuta
zione non pi possibile appena dipender da un potere arbitrario: nel primo
caso si vende almeno una propriet; in questultimo non pu dirsi che di fatto si
venda una propriet, poich non si veramente proprietario di una cosa di cui
un'autorit qualunque pu arbitrariamente spogliarci.
Egli evidente che in una tal posizione il proprietario di un fondo non es
sendo proprietario di una porzione ssa ed assicurata nel prodotto delle sue
terre non pu vendere una propriet non sua. Ma dal momento che nessuna
porzione del prodotto venale, le terre stesse noi sono pi: non pi possibile
ne di venderle, n di farle entrare negli impegni che i membri di una stessa so
ciet han si sovente bisogno di contrarre fra loro. Cos non vi pi risorsa pei
proprietarii dei fondi, bisogna che periscano assolutamente se qualche avveni
mento li metter nell impossibilit di sostenere i pesi della propriet; un muro
di separazione trovasi alzato fra le ricchezze pecuniarie e i beni-fondi; questi due
generi di ricchezze non possono pi unirsi per fecondarsi vicendevolmente.
Quelle passono allestero per essere impiegate e lasciando le terre incolte per
mancanza di stabilimenti necessarii alle loro culture o di altre simili, alle quali
sarebbero tenuti i proprietarii dei fondi, che pi non posson compiere non aven
done i mezzi.
Le terre non si rendono fertili che colle spese, e parte di queste pesano sul
proprietario del fondo. dunque di una necessit sica che l' imposta non sia
arbitraria, che la proporzione regolatrice della divisione a farsi del prodotto
nella fra il Sovrano e i proprietarii dei fondi sia ferma ed invariabile; senza di
ci non si avr pi propriet fondiaria, non prodotti, non cultura, non impo
sta, non pi nazione. non pi sovranit.
Se al contrario vien seguita questa legge fondamentale dellordine essenziale,
lo stato del proprietario di fondi, perch il pi solido, e nella societ il pi van
taggioso stato possibile.
Acquistato. la preferenza sopra gli altri stati, ciascuno a gara s'impegna di
convertire le sue ricchezze mobiliari in ricchezze fondiario; non si conosce pi
verun modo d impiegare il danaro, per cosi dire, che seminandolo per molti
plicarlo; si vede cosi nascere la pi grande abbondanza possibile in tutti i generi
di produzioni: lindustria, la popolazione, la rendita del Sovrano, la sua potenza
politica, tutto in ne cresce necessariamente in ragione di questa stessa abbon
danza, e per colmo di felicit limposta non pagata da alcuno, mentre tutti go
dono dei vantaggi che essa assicura alla societ.
Lounuvn NATURALE DELLE SOCIETA' roLmcun. 151
CAPITOLO II.
Continuazionc del Capitolo precedentc.-Che cosa debba farsi pria che il sovrano pel suo diritto di compro
prieti! possa partecipare nei prodotti delle terre-Che cosa significhi un prodotto lordoy che cosa cigni
fichi un prodotto nella: questultimo e il solo che debba dividersi fra il sovrano ed il proprietario dei
fondi. - Diritti privilegiati del coltivatore nel prodotto lordo. - In una societ conforme allordinc
questi diritti sono sempre e naturalmente ssati al livello il pi basso possibile dalla sola autorit della
concorrenza: in questo stato il prodotto netto e pur sempre la pi gran ricchezza possibile pel sovrano
c pei proprietarii dei fondi in ragione del loro territorio.
Abbiamo veduto nel capitolo precedente come l'entrata pubblica non doveva
avere nulla di arbitrario, e che altro non poteva essere se non il risultato della
divisione a farsi del prodotto delle terre fra il Sovrano od il proprietario di fondi,
in virt della compropriet di questo stesso prodotto devoluta alla sovranit.
Ho fatto osservare che questa compropriet doveva essere limitata come tutte le
altre propriet particolari; che senza ci esse le invaderebbe ed annullercbbe tutte;
che cosi lungi dal consolidare la societ, essa la distruggerebbe nel suo principio
essenziale.
Quest'ultima verit da per se stessa d'una evidenza cosl chiara, che io po
trei dispensarmi dal ritornarvi; ma essa parimenti di una tale importanza, e
deve superare tanti pregiudizii pria di stabilirsi solidamente fra gli uomini. che io
credo a proposito farla considerare in tutti i rapporti nei quali essa trovasi colla
riproduzione. In conseguenza procurer di sviluppare, come lordine sico della
riproduzione vuole, che i prodotti della terra sieno divisi; come quest'ordine sta
bilisce le leggi fondamentali di questa divisione; come queste leggi regolino con
temporaneamente i diritti dei proprietarii dei fondi e quelli che appartengono a
Sovrano in virt della sua compropriet.
Il prodotto delle terre si divide in prodotto lordo e prodotto netto; siccome,
in generale, il prodotto non si ottiene che per mezzo delle spese antecedente
mente fatte, con esse in origine un prodotto lordo, cio una massa pi o meno
consistente di produzioni, gravata dal peso della restituzione di tutte le spese
che le diedero origine. Lavanzo di questa massa dalla quale sono state prelevate
queste spese, dicesi prodotto netto; questo tutto guadagno per la societ, poi
ch e per se stesso, e per tutti i riguardi, esso un accrescimento di ricchezza
per la societ. '
Non ignora alcuno che senza gli anticipi del coltivatore, la terra non ci da
rebbe quasi produzione alcuna. Bisogna adunque che nella societ .vi sia una
parte delle sue ricchezze mobiliari consecrata alle anticipazioni, dal cui ullicio non
possono distornarsi. Nasce da ci che la societ, pria che possa disporre arbitra
riamente del prodotto delle terre, debba per una necessit sica prelevare da
questi stessi prodotti lammontare dei diritti privilegiati pel risarcimento degli
interessi del coltivatore: senza ci, questi anticipi, ed in conseguenza i prodotti,
non si potrebbero pi rinnovare.
Cos, pria che il Sovrano ed i proprietarii dei fondi possano nelle loro qua
lit esercitare alcun diritto sul prodotto delle terre, interessa assolutamente, che
il prodotto nella venga svincolato dal prodotto lordo; cosi questoprodotto netto,
questo prodotto allrancato c liberato dalle indennit dovute al coltivatore, il
solo che possa e debba essere ripartito fra i proprietarii dei fondi ed il Sovrano;
152 unicum on LA umana.
cosi a questo riguardo la natura stessa ha messo i limiti, oltre iquali il Sovrano
non pu estendere la sua compropriet; se egli avventurasse di sorpassarli, di
violare i sacri diritti del coltivatore, lo far sempre in detrimento delle anticipa
zioni della cultura, ed in conseguenza della riproduzione; avvegnach le terre si
fecondano in ragione delle anticipazioni che ricevono.
Osservate che questa prima regola sempre, qualunque fosse il coltivatore,
la. stessa: che questuomo sia proprietario delle terre che coltiva, o un estraneo
intraprenditore della cultura delle stesse, sar sempre obbligato a fare le mede
sime anticipazioni di cultura, e ad esercitare gli stessi diritti per la continuazione
delle anticipazioni; in guisa che, nel caso questo coltivatore fosse il proprietario
del fondo, il Sovrano non potrebbe partecipare in altro che nel prodotto netto,
e secondo la proporzione stabilita per non attentare al diritto di propriet.
Bisogna dunque incominciare dall'occuparci della partizione a farsi del pro
dotto netto fra i coltivatori di fondi ed il proprietario, prima che volgiamo
la mente alla partizione del prodotto netto fra costoro ed il Sovrano: sotto
questo aspetto dobbiamo riguardare il coltivatore come uomo intieramentc di
stinto dai proprietarii dei fondi, poich le spese della cultura sono intieramente
distinte da quelle che debbon farsi per acquistare propriet tondiarie, o per man
tenerle in uno stato convenevole alla loro cultura. - Per questa ragione cade
in acconcie lo esaminare se questa prima ripartizione soggetta per ordine fisico
a leggi adatte a regolare i diversi interessi che qui si trovano in opposizione, ed
a conciliarli fra loro in modo che la classe coltivatrice e la proprietaria, go
dano egualmente della pi gran porzione che ciascuna di esse possa pretendere
nei prodotti lordi. I
Il coltivatore, in questa qualit, ha due sorta di anticipazioni a fare: le pri
mitive, dipendenti dalla compra di tutte le cose necessarie al suo stabilimento, e
le anticipazioni annuali, ossia tutte le spese che il suo individuo cd i suoi tra
vagli lo spingono a fare durante l'anno e finch la raccolta sia compiuta.
Non metter qui a calcolo i rimborsi che questa doppia anticipazione lobbli
gano a fare sui prodotti lordi per poter continuare le sue spese ed i suoi travagli;
dir solo che, conservata ogni proporzione, i suoi salarii e gl interessi delle sue
anticipazioni devono essergli pagati dal prodotto della cultura, per'lo meno al
prezzo in cui gli sarebbero corrisposti se esercitasse altra professione. Se rispetto
a ci rendete la sua condizione peggiore di quella degli altri uomini, la cultura
sar tosto abbandonata, poich egli preferira l'impiego pi lucrativo delle sue
ricchezze mobiliari, senza esservi mezzo alcuno per impedirnelo. Le ricchezze
pecuniarie che servono alla compra delle cose necessarie alle anticipazioni della
cultura, sono ricchezze occulte e fugaci che trovan sempre il segreto di esimersi
da qualunque suggezione, volgendosi dove l' interesse dei possessori lo chiama:
riescirebbe impossibile obbligare un uomo a farsi coltivatore, impossibile obbli
garlo a consacrare alla cultura una ricchezza clandestina, luso della quale, ap
punto per ci, non dipende da altri se non dalla sua volont; egli solo allora
metter fuori il suo danaro quando trover il suo interesse a spenderlo ed a col
tivare: condizione questa sime qua mm.
Passo da questa prima verit ad una seconda, ed , che le riprese del coltiva
tore son sempre quelle che devono essere necessariamente quando il governo si
trova conforme all'ordine, cio quando la libert sociale tale quale l'ordine
L ORDINE NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE. '155
vuole che sia: allora senza il soccorso di alcuna autorit civile, lautorit natu
rale della concorrenza che si trova tra i particolari, determina la misura essen
ziale dei loro rimborsi e li mantiene nella proporzione necessaria che esse deb
bono serbare coi guadagni di tutte le altre professioni. Finch lo stato di colti
vatore non sar incerto e pericoloso, esposto direttamente od indirettamente a
vessazioni arbitrarie e sempre imprevedute; nch sar immune, nch dipender
solo dagl impegni chegli avr liberamente contratti per esercitare la sua profes
sione; nch questa professione nalmente lungi dallessere degradata nella sre
golata opinione degli uomini, sar fra essi onorata come deve esserla, e godr di
tutta la libert di cui ha bisogno, la si vedr, fregiata di tutte le sue bellezze na
turali, pigliar posto sopra una linea parallela ed a anco di tutte le professioni
lucrative per chiamare a se le ricchezze mobiliari: allora i possessori di queste
ricchezze la faranno a gara per consacrarvela; e questa concorrenza permettendo
ai proprietarii di fondi di non consultare altro che i proprii interessi sulla scelta
dei coltivatori, ne risulter, che la preferenza sar data solo a coloro di cui le
offerte e le facolt saranno pi vantaggiose al prodotto netto.
Bisogna convenire che in questa parte il governo non di alcun impedi
mento; esso non ha da fare cosa alcuna; gli basta solo non impedir nulla, non
privare la cultura n della libert, ne della indipendenza che le sono essenziali;
di abbandonare ai proprietarii de fondi le cure di discutere al cospetto degli in
traprenditori di cultura gl interessi del prodotto netto; perocch queste discus
sioni che saranno sempre rigorose , non possono essere a protto dei primi
senza essere a protto del Sovrano; lasciando cosi la concorrenza libera di es
sere arbitra naturale e sovrana di queste stesse discussioni. Questa non mancher
mai con la bilancia in mano di valutare e di ridurre al suo giusto valore ci che
deve appartenere ai coltivatori nei prodotti lordi, sia come salario dei loro tra
vagli, sia come indennit ed interessi delle loro anticipazioni; essi perci sa
ranno costantemente costretti dalla concorrenza a non prendere in quei prodotti
lordi altro che la porzione che non pu assolutamente ricusarsi loro; e questa
porzione essendo cosi la pi medica che sia possibile, quella che former il
prodotto netto per ripartirsi fra il Sovrano ed i proprietarii sar per conseguenza
sempre tanto pi grande quanto pu e debbessere.
Fate attenzione alla nostra ultima conseguenza: la porzione dei prodotti lordi
che former il. prodotto nella sar sempre tanto grande quanto possa e debba
esserlo: questa proposizione di una verit rigorosa in tutti i sensi sotto ai quali
essa si appresenta; poich la saggezza di un tal governo assicurando per sempre
alla coltura le pi grandi anticipazioni possibili, mette in grado lo Stato di poter
ugualmente calcolare sempre sopra i pi grandi prodotti lordi possibili in pro
porzione del suo territorio ; e poich la concorrenza non permette ai coltivatori
di prelevare sopra questi prodotti altro che la porzione che e lor necessaria per
metterli in istato di perpetuare quelle medesime anticipazioni, ne consegue, che
il prodotto netto prenda tutto quello che pu nei pi abbondanti prodotti lordi
possibili; e cosi diviene, per coloro che debbono ripartirlo, la pi gran ricchezza
possibile.
Ora che abbiam veduto come si formino i pi grandi prodotti netti possibili
ainch la pi grande entrata possibile sia attribuita al sovrano, altro non resta
che una sola condizione a compiere; assegnargli la pi gran parte possibile in questi
154 uencuan un LA ami-me.
prodotti netti. Ma perch questo venga determinato, bisogniamo ancora prender
consiglio dall'ordine fisico: non abbiamo altra bussola se non quella dell'evidenza
delle sue leggi, ne altri mezzi per mostrare ci che i sovrani non possono per
mettersi senza danno dei loro proprii interessi.
Intanto pria dinuoltrarmi in questo esame credo a proposito prevenire una
obbiezione: il quadro, mi si dir, che ci avete test presentato suppone allogate
tutte le terre, e conosciuti i prodotti per allitti contratti in buona fede: questa
supposizione in ci doppiamente viziosa.
So bene accadere sovente che restino terre non allegate, ma poche ve ne
sono che non lo sieno mai state, 0 per lo meno che non somiglino ad altre terre
allegate del loro vicinato: convengo che in mancanza di tto non resta che la
via del paragone e della valutazione per determinare la porzione che il sovrano
deve prendere al prodotto netto della terra, ne queste valutazioni presentano alcun
che di pericoloso, poich i punti di paragone che loro serviranno di base, non
avranno nulla di arbitrario. Altronde, cio che non oggi dato a tto, lo sar
domani; presto o tardi il suo prodotto nella sar certificato per atti autentici, e
frattanto le terre vicine alllttate e riconosciute di ugual qualit ci serviranno di
bussola. Per quanto riguarda alle frodi che si possou verificare in occasione della
stipulazione di un contratto di tto, esse non possono essere che momentanee,
oltre a che vi ha molti mezzi per iscoprirle e n per prevenirle, per lo meno,
in gran parte.
Tali frodi non possono essere praticate che in due modi: 10 per mezzo delle
controscritture; ma desse non avran luogo quando saran dichiarate dalla legge
non poter mai esser obbligatorie ecc.; 2 da una indennit in danaro data dai
llttajuoli alla stipulazione dei contratti di fitto. Ma calcolate bene questo inden
nit, questa bottiglie di vino, poich questo e il nome che nei loro diamo, e voi
troverete che non a temersi luso di tali spedienti per eludere il pagamento di
una modica porzione delle imposte. Infatti questi spedicnti non potrebbero aver
luogo, se non in quanto che un ttajuolo possa disporre di mezzi indipendenti
dalle anticipazioni di che caricato; poich se egli toglie quella mancia dalle
sue stesse anticipazioni a fare, abbisognera che gli si calcoli il vuoto che linver
sione di quella somma cagioner nella riproduzione. Diviene allora impossibile
una tale combinazione per la ragione che la somma che egli darebbe per la man
cia destinata a rendere annualmente ducento per cento impiegandola alla col
tura. Ma supponendo che un ttajuolo sia a sullicienza ricco per sottrarre da
quelle anticipazioni la mancia che gli si domanda, bisogner sempre calcolargli
gl interessi sul piede del 10 per 010 almeno, 0 che protti anchesso nella frode
alla quale presta mano: con ci il beneficio si riduce quasi a nulla pel proprie
tario dei fondi, il quale daltronde con questo metodo nuoce al valore venale
della sua terra.
Non bisogna giudicare su questo particolare per lidea che potrebbe formarl
sene in uno stato in disordine, nelle nazioni dove languendo la coltura, il pro
detto nella si troverebbe in un corso di degradameuto progressivo per una con
seguenza naturale della cattiva forma delle imposizioni: nello stato opposto, presso
una nazione in cui altra imposta non si conoscesse se non limposta sopra le ren
dite delle terre, dove per conseguenza essa non avrebbe nulla di arbitrario, le
rendite non sarebbero, per cosi dire, soggette a veruna variazione positiva, cia
L'oanmn NATURALI! nana SOCIB'IA POLITICHE. 155
scuno si avvierebbe col passo stesso verso il pi alto grado rispettivo di accresci
mento; acquisterebbe cosi una specie di pubblicit che renderebbe moralmente
impossibile la mala fede nel proposito delle locazioni, particolarmente se le
leggi impedissero che potessero metterla in pratica senza pericoli in guisa che
allora reuderebbesi assai modica la frode perch non divenisse notoria.
Riunite queste osservazioni, da me suticientemente ehiite, vi provano ab
bastanza che i piccoli inconvenienti dei quali si tratta non possono essere in alcuna
considerazione nella massa generale dei vantaggi, che il sovrano e la nazione
trovano necessariamente confermandosi, su questo punto, all'ordine della natura,
a quell'ordine che favorisce in ogni modo l'accrescimento dei prodotti nei quali
il sovrano deve sempre prendere una parte proporzionale. Non conviene occu
parci di soggetti cosi frivoli quando trattasi di un gran numero di milioni per le
rendite pubbliche e private dei proprietarii, come della forza politica di uno Stato
e di tutto ci che deve concorrere alla sua pi gran prosperit.
CAPITOLO III.
Continuuione del Capitolo Il. - Como il prodotto nella debba dividersi fra il sovrano ed il proprietario dei
fondi. - Lo stato del proprietario dei l'Otll deve essere il migliore stato possibile. Senza di cib i pro
dotti devonsi distruggere. - Una parte del prodotto netto non disponibile; con necessariamente
destinata ai pesi della propriet fondiaria, - il dispotismo personale e legale t- il lolo adatto ad impe
dire che limposta divenga pregiudizievole ai prodotti. - Leggi siche concernenti limpiego del pro
dotto netto; secondo queste leggi la spartizione e sempre fatta naturalmente fra il sovrano ed i proprie
tarii di fondi, e la porzione spettante al sovrano e sempre la pi gran porzione sicamente possibile.
- L'imposta e soggetta dalla natura stessa ad una forma essenziale.
natura; poich gl' impulsi degli appetiti dei piaceri sono quegli stessi che sono
stati sempre: chiaro, che trattandosi d' impiegare le nostre ricchezze noi prefe
riamo sempre l'impiego che ci promette maggiori godimenti, ne e indurremo a
convertire le nostre ricchezze mobili in ricchezze fondiarie, se non in quanto che
noi crederemo questo trasmutamento vantaggioso per noi.
Nelle societ natenti, la necessit di rendere lo stato dei proprietarii fon
diarii il migliore stato possibile, risultava dalla necessit di spingerli a dissodare
e costruire casamenti necessarii alla coltura delle terre, a scavar canali per in
naiiiarle o per seccarle, a piantare, a fare in una parola quei diversi travagli
senza i quali in generale la coltura non poteva aver luogo. -- Ne crediate per
che fatte una volta quelle prime spese trovasi perci la prosperit fondiaria esente
da tutti gli altri pesi; nulla sotto questo riguardo ha cambiato la situazione dei
proprietarii dei fondi, e questa una verit fondamentale, che non si far mai
troppo per chiarirla abbastanza.
Non conosciamo nazione che non abbia terre in maggiore o minor quantit
da dissodare: in ci ogni societ formata come una societ nascente: queste
terre saranno dissodate in quanto che lo stato di proprietario di fondi sar il
migliore stato possibile, senza che questo sia in detrimento o diminuzione del
migliore stato possibile del sovrano, poich questi due interessi non debbono an
dar disgiunti giammai.
Ma quand'anche le terre fosser tutte in coltura, la condizione della propriet
fondiaria non potrebbe alterarsi per nulla: egli certo che molti poderi vengon
sviliti in varii modi, e che per essere ristorati esigono frequenti spese, le quali
possono esser fatte solo dai proprietarii dei fondi. Altronde, indipendentemente
dal caso forzato di guasto, abbiam quello dell immegliamento: pochissime sono
le terre insuscettibili di miglioria per via di spese che non possono convenire ad
altri che al proprietario del fondo. Ora egli certo, che se con questa qualit
il loro stato non e il migliore stato possibile, non potrebbe aver luogo alcuna
di queste due sorti di spese, poich esse non verrebbero mai fatte semprech cia
scuno in particolare avr il suo a non farle.
Ne valgano per nulla queste tre prime osservazioni; eccone una quarta che
colpir pi, abbracciando essa oggetti pi estesi e pi conosciuti. La coltivazione
della maggior parte delle terre non pu fare a meno di varie fabbriche, molte
son ilno nel caso di non essere coltivate se non in quanto che le acque che loro
sono vicine e le bagnano son contenute e diretto con apposite opere. Ora egli
chiaro che il mantenimento delle differenti parti e un peso della propriet fon
diaria, e che se lo stato del proprietario del fondo non il migliore stato pos
sibile, cio se il prodotto di cui egli gode non di tal natura che il suo pi grande
interesse sia quello di mantenerlo colle spese necessarie per questo effetto, a farle
non s'indurrebbe giammai. .
Questa quarta osservazione, benche sia di una grande importanza da per se
stessa, acquista nuova forza quando si avvicina al modo onde gli uomini arrivano
allo stato di proprietarii di fondi in una societ formata. Gli acquirenti di terre
comprano ordinariamente terre bell' e dissodate, terre gi in frutto, quindi non
sono obbligati a fare le stesse spese e gli stessi lavori che nelle societ nascenti
hanno fatto i primi possessori; ma questi acquirenti rimborsano ugualmente
queste stesse spese col prezzo col quale pagano i loro acquisti: ora, in virt di
L'ORDINE NATURALE manu: socusrz' rozmcnn. 157
questo rimborso ciascun acquirente entra necessariamente in possesso di tutti
i diritti che il suo venditore avea sul prodotto delle terre venduteg, e la serie dei
venditori forma cosi una concatenazione per mezzo della quale l'ultimo acquirente
rappresenta il primo possessore.
evidente che se nell'origine delle societ lo stato di proprietario di fondi non
fosse stato il migliore stato possibile, le terre non sarebbero state coltivate; stato
d'uopo che la rendita delle terre, dedotta la imposta, risultasse il prodotto pi
vantaggioso che poteva promettersi dalle sue spese, e che la propriet di queste
rendite fosse per sempre assicurata ai proprietarii delle ricchezze mobili impiegate
a formarle.
Tali sono i due vantaggi dei quali i primi possessori delle terre han dovuto
godere necessariamente, e senza il concorso delle quali, le terre non avrebbero
mai potuto acquistare nel commercio un valore venale rappresentante le prime
spese fatte per metterle in istato di ricevere la coltura. Ma dacch noi conosciamo
lo stato necessario dei primi possessori in una societ nascente, conosciamo ugual
mente lo stato necessario di coloro che li rimpiazzano e li rappresentano in una
societ formata, dovendo questi godere di tutti i diritti di quelli. Cosicch lo stato
di proprietario di fondi deve oggi essere, come ha dovuto esserlo, il miglior stato
possibile.
Quando io dico che in una societ formata, lo stato del proprietario di fondi
deve essere il miglior stato possibile, non voglio dare ad intendere che si debba
accordargli privilegi particolari, o prerogative sopra gli altri stati: ei non ha d'uopo
se non di quelli attribuitigli dalla natura, e dei quali egli deve necessariamente
godere pel comune vantaggio della societ. La riproduzione non ella l'ori
gine primitiva di tutte le ricchezze, di tutti i godimenti che possiamo procurarci?
Posto ci il primo agente di cui ha bisogno la riproduzione, appunto per ci
l'uomo il pi essenziale alla societ; e questo primo agente essendo il proprietario
di fondi, trova nella necessit sica della riproduzione, il titolo delle sue pre
rogative. '
Un uomo che nel caso d impiegare ricchezze mobili, incomincia dall'e
saminare quale sar l'impiego il pi utile per lui: la societ gliene presenta tre
sorta, un impiego in compra di propriet fondiaria; un impiego in intraprese di -
coltura; un impiego in qualcuna delle varie operazioni alle quali le riproduzioni
d occasione. Ponete mente per, che le ricchezze mobili non possono procurarvi
questi ultimi impieghi, se non in quanto che esse hanno incominciato a. dedicarsi
al primo, poich non hanno luogo i lavori dell'industria se non quando i colti
vatori sono stabiliti, e lo stabilimento di questi dev essere sempre preceduto da
quello dei proprietarii dei fondi.
Se dunque una societ fosse organizzata in modo, che allo stato di proprie
tario di fondi si preferissero i differenti impieghi che l'industria pu offrire alle
ricchezze mobili, ne verrebbe la estinzione della riproduzione e la impossibilit
di questi stessi impieghi: allora le ricchezze mobili o pecuniarie sparirebbero,
passerebbero all' estero, mentre che la nazione di giorno in giorno diverrebbe
povera e spopolata.
l privilegi dei proprietarii dei fondi non sono dunque una particolarit ine
rente a questo titolo; sono anzi privilegi, l'utilit dei quali si riflette sopra tutti gli
altri uomini, c che nell'interesse del sovrano conservarli: possiam dire anche
158 ulmcins DE LA lllVlItB.
di pi: dessi non sono di una natura differente di quella dei diritti dei quali tutti
gli uomini devono ugualmente godere. Consistono questi privilegi nella sicurezza
e nella libert che sono essenziali alla propriet fondiaria, poich essenziali sono
del pari a qualunque altra propriet. Cosi, tutto il favore che i proprietarii dei
fondi esigono dal governo si , che non vengano molestati nel paciflco godimento
dei loro diritti naturali: a questo patto il loro stato naturalmente e necessaria
mente diviene il migliore stato possibile, poich solo allora non esserlo si
camente impossibile.
Egli certo che una moltitudine di fatti periodici e di differenti specie, sia
causa di una tal rivoluzione nella fortuna dei proprietarii di fondi, che pu dirsi
esser messi da questi nella impotenza di sostenere i pesi della propriet fondiaria.
Bisogna allora che si presentino dei compratori per rimpiazzarli con ricchezze
mobili capaci a soddisfare quei medesimi pesi. Ma si comprende bene, che
questo impiego non pu aver luogo se non in quanto che la propriet fondiaria
religiosamente mantenuta in tutti i suoi diritti essenziali, e che lo stato di pro
prietario di fondi continui ugualmente ad essere il migliore stato possibile.
Tutto quanto io dico dei pesi della propriet fondiaria, dimostra che la ren
dita delle terre non in tutta la sua integrit veramente disponibile; che una
parte di essa particolarmente dedicata alle spese che esigono quei pesi; che non
pu distornarsi dal suo impiego naturale e necessario senza nocumento della col
tura, e per conseguenza della entrata del sovrano e delle ricchezze della nazione,
e che cosi essendo, questa parte non pu entrar nella massa che deve dividersi
fra i proprietarii dei fondi e l'imposta. in ci noi vediamo un secondo limite
posto dall'ordine fisico e che il sovrano non pu sorpassare senza ferire i suoi
interessi personali, e quelli della sovranit.
Nel codice fisico noi troviamo tre leggi immutabili concernenti la riprodu
zione: la prima stabilisce che le anticipazioni della cottura, senza le quali non
vi e riproduzione, non potranno esser fatte dai coltivatori che dopo le spese a
farsi (lai proprietarii dei fondi; la seconda, ordina espressamente che queste
doppie anticipazioni non cesseranno mai di rinnovarsi nel loro ordine cssen
ziale come lo -csige il corso naturale della distruzione, e questo sotto pena di
annicntarnento dei prodotti e della societ; in conseguenza, dice la terza legge,
proibito sotto le stesse pene summentovate ai proprietarii dei fondi cd a qua
langue potenza umana di nulla distrarre da questa porzione, che dcv'csser
prelevata sopra i prodotti, perch queste stesse anticipazioni si perpetuino.
Secondo questa legislazione naturale e divina evidente l che nei prodotti
lordi, cio nella massa totale delle riproduzioni, debbono pria prelevarsi i rim
borsi a farsi dal coltivatore; 2" che nello avanzo che un prodotto nella ed un
accrescimento di ricchezze non bisogna riguardare come disponibile la porzione
necessaria alsoddisfacimcnto dei pesi della propriet fondiaria, e che lavanzo
vero consiste nella sola parte divisibile fra il sovrano ed i proprietari di fondi, per
la ragione che essa la sola di cui la societ possa arbitrariamente disporre.
Prelevate che sieno dal prodotto lordo le riprese del coltivatore per non la
sciare altro che il prodotto netto, la divisione della porzione che in questo
prodotto netto e realmente disponibile , trovasi naturalmente bella e fatta
fra il sovrano ed il proprietario di fondi , se l' imposta non ha nulla
darbitrario, perch ivi sta il punto essenziale. Dissi che la divisione si trova
f -
L'o'nnnvB NATURALI. DELLE socinn ronmcnn. 159
bella e fatta, poich allora ciascuno di questi due comproprietarii del prodotto
nello disponibile, ha diritti certi, diritti essenzialmente necessarii, in virt dei quali
la parte proporzionale che essi devon prendere luno e laltro in questo prodotto
nella disponibile, e stata preventivamente, necessariamente e regolarmente de
terminata. Solo in questo punto una societ nascente ditlerisce da una societ
formata; in quella ha dovuto esaminarsi e ssarsi qual sarebbe la parte propor
zionale che prenderebbe l imposta nel prodotto nella disponibile, mentre che in
questa non si tratta punto di regolare la proporzione che trovasi stabilita. Non
vi pi legge a farsi a questo riguardo; bisogna conformarsi alla legge fatta; la
societ nascente l'ha istituita, e da quel tempo tutti i contratti di atlitto sono
stati altrettanti atti di ratica di questa legge, altrettanti atti nei quali essa ha
parlato per manifestare ed assicurar nuovamente i diritti proporzionali del sovrano
e quei dellacquirente relativamente alle accrescimento o decremento del prodotto
disponibile. La spartizione fra loro non pu dunque provare alcuna ditlicolt in
una societ formata, a meno che la legge che ne dispone, nou perdesse lautorit
dispotica di cui essa deve godere e che limposta non divenisse arbitraria; rivo
luzione questa che, come l'ho detto, non pu essere altro, se non se il frutto
dell'ignoranza, poich non pu accadere senza trasciuar dietro a se la distruzione
della propriet fondiaria e conseguentemente di tutti i diritti di propriet della
nazione e della sovranit.
Le leggi essenziali ed invariabili dell ordine sico, han dunque circo
scritto da ogni lato la compropriet del sovrano; da ogni lato sono evi
denti i limiti che le sono assegnati come necessarii alla conservazione della
sua pi gran rendita possibile: qui il privilegio del coltivatore: se i suoi
diritti non gli son conservati nella loro integrit, addio cultura, addio pro
duzioni, addio rendita, tutto finito pel sovrano e per la nazione: ivi sono le
spese inseparabili dalla propriet fondiaria; se gli si tolgono i mezzi di provve
dervi, le terre saranno sit'attamente degradate, da rendersi impraticabile la cul
tura: altra cagione dell'annieutamcnto dei prodotti. lnline da ogni lato, tali sono
gli attributi essenziali di questa propriet fondiaria, propriet i di cui diritti il
sovrano obbligato pel suo interesse personale a proteggere, essendo sugli stessi
stabiliti i suoi; propriet, senza la quale la cultura divenendo quasi nulla per
mancanza di anticipazioni , impedirebbesi il rinascimento delle produzioni; pro
priet che decide della venalit delle terre e delle spese che si fanno per miglio
rarle; propriet, che di conseguenza non si pu distruggere nei sudditi senza
distruggere egualmente il patrimonio stesso della comunit; propriet , di cui i
prodotti non posson crescere a protto particolare di quelli, senza che nel mede
simo tempo non crescano a comun protto della pubblica entrata.
Di quali abusi potrebbe esser suscettibile lo stabilimento della imposta nel
governo di un solo? Egli e lisicamente impossibile che il sovrano, senza rccar no
cumento a se stesso, voglia annientare la sua rendita a spese di quelle della na
zione; cosi non pu formarsi da canto suo tal progetto a mcuocli non sia acce
cato o sedotto nei veri suoi interessi, ignorando l'ordine che gli e vantaggioso
di conservare in tutta la sua purit. Quanto pi voi il poteste supporre avidodi
ricchezze tanto pi sar fortemente attaccato alla conservazione di questo stesso
ordine, se la sua evidenza e talmente pubblica che a lui non si possa z'mpome
Sopra tale oggello.
'160 uancinn ne LA ami-ma.
In questa parte come in tutti gli altri rami del governo, se allontanate l'igno
ranza, il di cui dispotismo necessariamente distruttivo, quando non arbitrario,
il dispotismo personale sar. il dispotismo legale dell'evidenza di un ordine es
senziale. In esso di assoluta necessit che lo stato dei proprietarii di fondi
sia il migliore stato possibile, atlincb tutte le terre sian messe in frutto, alnch
ricevano tutti i miglioramenti di cui esse sono suscettibili, aincb tutti i generi di
cultura arrivino all'ultimo lor grado di vigore e di perfezione, atl'inch il sovrano
e la nazione si mantengano costantemente nella pi gran ricchezza possibile, af
nch lordine sociale possa compiere lo scopo delle istituzioni delle societ par
ticolari, assicurando, colla pi grande abbondanza possibile delle produzioni, la
pi gran felicita possibile alla pi gran popolazione possibile.
Se in conseguenza di qualche disordine che avesse potuto alterare le rendite
delle terre in modo considerevole, si trovasse essere smisurata l' imposta ed esa
gerata si'attamente, chela porzione del proprietarii dei fondi non serbasse pi
alcuna proporzione coi pesi inseparabili dalle loro propriet, tale sventura non
sarebbe l'effetto del governo di un solo, ma quello degli abusi che avrebbero o
accompagnato o seguito la sua istituzione. Eppure in questo caso non si potrebbe
dare una ragione sutlicente, perch il governo di un solo non sarebbe pi adatto
di qualunque altro a riparare a simile inconveniente, certo altro non avrebbe bi
sogno, per farlo, se non una evidente conoscenza dell'ordine a rimettere: que
sta conoscenza evidente una volta acquistata, gl' interessi ed in conseguenza la
volont del sovrano, farebbero in modo che tutte le forze della nazione concor
ressero di concerto verso il ristabilimento di quest'ordine; poich sarebbe moral
mente e sicamente impossibile che non lo praticassero. D'altronde ei non avrebbe
nulla che presentasse gravi diilicolt; consisterebbe unicamente a far cessarei
disordini che alterano i prodotti delle terre; secondo che questo rientrassero nel
loro ordine naturale, si vedrebbe immediatamente alleggerirsi l imposta e for
marsi frattanto una pi grande pubblica entrata.
Ne potremmo cosi ragionare parlando di un governo in cui l autorit sarebbe
divisa nelle mani di molti: la sventura comune della nazione sarebbe allora la
sorgente di una serie di vantaggi particolari, d'interessi esclusivi, che, quantun
que divisi fra loro sarebber per sempre uniti quando si trattasse di far forza per
allontanare qualunque riforma. Si veduto altronde che lordine rifugge da
queste forme di governo, e che non vi si pu in conseguenza supporre una co
noscenza evidente dell'ordine; e poich senza questa il ritorno all'ordine impos.
sibile, non si pu attenderlo se non che dal dispotismo legale della sua evidenza,
qual debba essere nel governo di un solo.
Pria di chiudere questa dissertazione, ritorno sopra una proposizione che pi
sopra anticipai: dissi che nel caso di una imposta smisurata, senza per essere
arbitraria, non bisognerebbe, per potervi rimediare, altro che una conoscenza evi
dente dell'ordine. Questa proposizione tanto pi vera in quanto che questo
disordine non pu esistere senza produrre mali evidenti; per farli adunque ces
sare altro non manca se non l'evidente conoscenza delle loro cause e della ne
cessita del ritorno all'ordine. Quando io dico, che questi mali sono evidenti, egli
che materialmente ad occhio nudo si osserva se languisca la cultura, se restin
molte terre a dissodarsi, se si faccia un degradamento progressivo in questa
parte, se la popolazione diminuisce, se le entrate naturali e reali si estinguano
"l.
nonbm; NATURALE BELLI sociem rourrcrus. 161
successivamente, se le rendite ttizie e simulate ne faccian le veci per SOPl'CCEl
ricarle sempreppi; ecco gli etletti distruttori di una imposta smisurata o meglio
disordinata, gli effetti di qualunque governo in ne, in cui la sorte del proprie
tario di fondi non quella che dovrebbe essere, non essendo il suo stato il mi
gliore stato possibile. Quali che sieno le cause di questo disordine, certo si e che
in uno Stato monarchico questa conoscenza evidente basta per ristabilire quel
l'ordine, poich allora glintcressi comuni del sovrano, dei proprietarii di fondi,
di tutti coloro che necessariamente si attengono al corpo politico dello Stato, vo
gliono assolutamente questo ristabilimento; in una parola, perch tutte le volont
ed in conseguenza tutte le forze dello Stato, S1 riuniscono perci nel sovrano.
adunque una verit costantissima che ovunque regni una cognizione evi
dente e pubblica dellordine naturale ed essenziale di ciascuna societ, ovunque
il dispotismo personale legale, l'autorit lungi dal poter essere abusiva in rap
porto alle istituzioni della entrata pubblica, si trova necessariamente lappoggio
il pi saldo di questordine, e ci per la ragione sola che esso lunico mezzo,
per organo del quale il sovrano possa assicurarsi la pi grande entrata
possibile.
Questordine, dissi, trovasi intieramente compreso in due regole fondamentali:
la prima che la imposta non abbia nulla di arbitrario; la seconda che dessa altro
non sia se non il risultato della compropriet attribuita al sovrano nei prodotti
netti delle terre di suo dominio. sviluppando queste regole essenziali ho mostrato
come esse si leghino' l'una all'altra, come l'ordine sico avesse posti i limiti evi
denti dei diritti risultanti da tal compropriet, e come importi al sovrano stesso
di rispettare e di mantenere listituzione naturale di questi limiti salutari. Ma
supponendo questordine necessario, come devesserlo, conservato, ne siegue che
la percezione dellimposta soggetta ad una forma essenziale, ad una forma
che la metta necessariamente al coperto di tutti glinconvenienti che il sovrano
ha tanto interesse dallontanare. E facile scoprire questa forma secondo i prin
cipii che ho stabilito; eppure stata nora cos poco conosciuta, e cosi univer
salmente si sono adottate le pratiche opposte, che io credo dover parlarne in
modo che i pregiudizii pi accreditati non possano sfuggire alla forza della evi
denza colla quale io mi propongo di combatterli.
CAPITOLO IV.
Della forme essenziali dollimpoita: in qual euro diretta, in qual altro e indiretta. - Vi sono due sorta
dimposte indiretto, quella sugli individui, quella sulle cose renali: entrambe sono necessariamente
arbitrarie. - Parchi si di: il nome dimposta indiretta.
L'imposta una porzione presa sulle rendite annuali di una nazione perch
farmandone lenlrata particolare del sovrano si mettesse con essa in grado di
sostenere i pesi annuali della sua sovranit. Da questa denizione evidente
mente risulta, che limposta la quale altro non se non una porzione di un pro
dotto netto annuale, non pu essere stabilita se non sopra i prodotti netti annuali,
perch prodotto netto e rendita sono una medesima cosa; chi dice una rendita,
dice una ricchezza disponibile, una ricchezza, che pu consumarsi secondo i pro
Econ. Torre 1. - '11.
162 MERCI]?! un LA umana.
prii desiderii senza nocumento alla riproduzione annuale; ora si gi veduto che
disponibili sono soltanto i prodotti netti
- Queste prime nozioni cindicano qual la forma essenziale della imposta;
ci che forma parte di un prodotto nella non pu esser preso se non nel prodotto
netto, cosicch ad altri non pu domandarsi limposta se non ai possessori della
totalit dei prodotti netti, di cui forma una parte limposta.
Cos, la forma essenziale dellimposta consiste a prendere direttamente lim
posta l dov'essa trovasi e non volerla prendere dove non sia. Dopo quanto ho
detto nei precedenti capitoli egli evidente che le somme appartenenti alla im
posta non possono trovarsi se non nelle mani dei proprietarii dei fondi, o meglio
dei coltivatori e ttaiuoli, che sotto questaspetto li rappresentano; questi ne ri
cevono i mezzi dalle stesse terre, e quando li rendono al sovrano, non danno nulla
di cosa che loro appartenga; ad essi adunque bisogna dimandare limposta perch
non stia a peso di alcuno. Cambiare questa forma diretta dello stabilimento della
imposta per darle una forma indiretta, e lo stesso che rovesciare un ordine na
turale dal quale non possiamo scostarci senza i pi grandi inconvenienti.
La forma della imposta e indiretta quandessa stabilita o sulle persone
stesse, 0 sulle cose venali; nellun caso e nell'altro i danni che reca alla nazione
ed al sovrano sono enormi ed inevitabili, presso a poco sono gli stessi, comecch
abbiano un andamento ed una gradazione differente.
L'imposta sulle persone necessariamente un'imposta arbitraria, ed in con
seguenza distruttiva del diritto di propriet; poich qual misura evidente pu se
guirsi per fissare la quota di una tale imposta? Riesce impossibile additarne una;
il nostro individuo altro non fa da per se stesso che consumare, da per se stesso
ei non produce nulla, e non pu nulla pagare; non vi dunque alcun rapporto
conosciuto, anzi alcun rapporto possibile tra i nostri individui ed una imposta
stabilita su di essi: una tale imposta altra misura non pu aversi se nonl'estimo
arbitrario di chi lordina, poich tutto ci che non ha nulla di evidente
arbitrario. I
Limposta sulle cose venali ha lo. stesso difetto: si rimiri sotto qualunque
aspetto, impossibile partire da un punto evidente per determinare la propor
zione: il prezzo al quale sar venduta la cosa su cui grava l'imposta e avventizio
ed incostautissimo; le facolt del venditore, e quanto gli costi la cosa che vende,
sono particolarit totalmente ignorate; non possono nemmeno presumersi le ric
chezze di colui che comprer, o vorr comprarle per consumarle; e la quantit
delle cose simili che potrebbero essere consumate, lungi dall'essere uniforme
soggetta a mille variazioni. Questa imposta sia nel suo prodotto totale, sia nelle
sue proporzioni cogli oggetti che hanno rapporto ad essa, essendo in tutto incerta
e sconosciuta, impossibile che non fosse arbitraria.
Limposta sulle persone e sulle cose venali essendo cosi assolutamente e neces
sariamente una imposta arbitraria, basta perch si renda incompatibile collor
dine essenziale della societ, e ci supponendo ancora che questa imposta non
duplichi partita, cio che il sovrano non abbia di gi preso direttamente la por
zione che introita nei prodotti netti delle terre.
Quando io dico che una tale imposta sol perch arbitraria, diviene incompa
tibile coll' ordine essenziale della societ, bisogna intendere alla lettera questa
maniera di parlare. la effetto cosa mai la propriet fondiaria? Essa una pro
III
Lonmm; NATURALE DELLE socia-u POLITICHE. 165
priet rappresentativa della propriet mobiliare, per la ragione sola che un immo
bile rappresenta le ricchezze mobiliari spese per acquistarlo. Cosa mai una
propriet mobiliare? Essa la stessa propriet personale considerata negli elletti
che essa deve necessariamente produrre: non si pu esser proprietario del proprio
individuo senza che uno nel sia parimenti dei proprii lavori, ed in conseguenza
dei frutti che ne derivano. Cosi , per parlare propriamente , non vi che un sol
diritto di propriet, la propriet personale; cosi, voi annientate questa propriet
personale quando fate violenza alla propriet mobiliare; cos, questa violenza
spegne il germe della propriet fondiaria, che un ramo della propriet perso
nale; cosi colla imposta arbitraria, di cui e parola, ogni diritto di propriet ed in
conseguenza tutta la societ si trovano distrutti.
Altronde la ripartizione dell imposta impossibile che fosse arbitraria, senza
che ognuno facesse di tutto per pagare il meno possibile e per discaricarsi sugli
altri della sua quota: questa mira seduce e devia tutte le menti; e impossibile
che a tal riguardo la ripartizione non venga alterata, e che lo fosse senza cagio
nare crudeli nimicizie: l'odio, la gelosia, la vendetta, le alfezioni particolari, glin
teressi personali, la sregolatezza dei costumi, ecco ci che presiede a questa
ripartizione; ed perci impossibile che non divenga un mezzo di oppressione,
una pratica distruttiva, ed in conseguenza sempre terribile.
Dal timor che essa incute, nasce naturalmente e necessariamente nella mag
gior parte dei contribuenti, la ferma risoluzione di non esporsi ai suoi furori.
Non vedono per essi pi grande interesse che occultare alla societ la conoscenza
delle poche ricchezze che possiedono; lungi dal farne impieghi utili per essi e
per gli altri, ne vengono dissuasi da questo stesso timore ogni volta che questi
impieghi sono di tal natura da acquistare una tal quale pubblicit.
Questo sistema letargico si estende no a coloro il di cui solo bene consiste
nei salarii giornalieri: vedon essi che la ripartizione arbitraria dell imposta non
permette loro di accumulare quegli stessi salarii ; vedon essi che il loro diritto di
propriet mobiliare non acquista una realit se non pei consumi che essi possono
fare clandestinamente, e che questo diritto non ha per essi altra durata se non
che quella del momento stesso in cui essi consumano: preoccupati da questa idea
che una giornaliera esperienza nudrisce e fortica, non osano mettere un inter
vallo fra il guadagno dei loro salarii ed il loro consumo; che anzi guadagnatili
appena fanno di tutto per sprecarli , e solo allora ritornano al travaglio quando
la necessit ve la richiama.
Questa politica naturale in tal modo adottata da tutti gli sventurati gementi
sotto il peso di unimposta arbitraria, che molti si son persuasi esser necessario
pel pubblico bene che questi uomini fosser sempre tenuti in uno stato d indi.
genza. 0 voi che credete necessario alla felicit degli uni l'altrui infelicit, quale
idea vi siete dunque formata della bont di Dio? Quale nozione avete voi del
bene pubblico se condannate ad una miseria abituale la pi gran parte degli
uomini dei quali il pubblico si compone? Rompete le catene che impediscono il
movimento a questi sventurati, cambiate il loro stato di oppressione in uno stato
di propriet e di libert, e vedrete allora in questi esseri, uomini come voi,
uomini avidi di godimenti, anelanti di moltiplicarli col travaglio, e per la loro
utilit personale rendersi utili a tutti.
Quand' anche fosse possibile che una imposta arbitraria non desse occasione
164 llllcllll DI: LA invitate.
a nessuno degli abusi di cui essa suscettibile, la forma di una tale imposta che
contrasta coll ordine sico, sendo arbitraria, non raccliiuderebbe in se stessa
minor numero dinconvenienti necessart'i, i quali malgrado noi divengono talmente
distruttivi delle ricchezze dello Stato, da riuscire sicamente impossibile arrestare
il corso a tanta distruzione. ,
Glinconvenienti dei quali lo voglio parlare sono nella natura medesima del
limposta indiretta. Il nome che qui le si d annunzia che essa non sopportata
da coloro sui quali sembra esser direttamente stabilita, e questo vero, come si
vedr nei seguenti capitoli; essa, mentre sembra totalmente estranea al proprie
tarii di fondi, pure ricade su loro e con grandi loro spese, poich costa sempre
assai pi di quanto d al sovrano; essa cagiona loro, in certi casi, pure perdite,
che non giovano a nessuno, fa diminuire progressivamente la massa comune
delle ricchezze disponibili, delle quali il sovrano toccherebbe la sua parte , e che
son la misura della sua potenza politica.
Se questi inconvenienti fossero stati conosciuti, se fossero stati messi in evi
denza, avrebbero certamente fatto prescrivere per sempre qualunque imposta indi
rclla; nessun sovrano avrebbe. cercato di aumentare la sua entrata con metodi
che la distruggano, e che per questo appunto non possano essere praticati, met
tendolo nella dura necessit di aumentare di anno in anno tali imposte, ed in
conseguenza di aggravare (1 anno in anno i mali ai quali essi danno campo. in
questa evidenza adunque noi dobbiamo attingere i nostri argomenti, per nir di
mostrare che avvi per le imposte una forma dalla quale il sovrano non pu sco
starsi senza suo pregiudizio; che in questa parte i suoi interessi son si'attamenle
legati a quelli della nazione, che per rendere impossibili tutti gli abusi dei quali
dovrebbe temere, basta lunire allautorit personale del sovrano l'autorit dispo
tica di questa stessa evidenza; rendendo in una parola pubblicamente evidente
quanto ci perderebbe se volesse allontanarsi da un ordine che gli assicura costan
temente la sua pi grande entrata possibile ed il pi alto grado di potenza cui
possa sperare di giungere.
CAPITOLO V.
Della summa diretta tlfllimposta. - Quanto essa sia vantaggiosa al sovrano. G Quanto una forma imlirrttn
gli sarebbe pregiudizievole. - Una forma indiretta cagione partite duplicate nelln stabilimento dcllim
posta. - Inconvenienti delle arbitrario che forma il primo carattere di questi doppii impieghi.
stabilire una imposta, altro non se non una porzione del prodotto delle Me,
prodotto che trovasi aver gi pagato limposta.
Egli certo che questa proposizione non pu incontrare dilicolt alcuna re
lativamente ai proprietarii di fondi: una imposta stabilita sopra di loro personal
mente a seconda delle rendite che ritraggono dalle loro propriet fondiario, forma
evidentemente un doppio impiego: essi non posson pagare questa imposta se non
che con un prodotto che passa nelle loro mani dopo che si separata la porzione
destinata all imposta, e che totalmente distinta da quella che deve restar loro
in propriet. Se il doppio impiego pu restar dubbio, lo e solo relativamente alle
imposte sugli altri uomini: questo e perci loggetto particolare che tissar deve la
nostra attenzione.
2 Le ricchezze giungono a noi solo in due modi, per via della riproduzione che
le moltiplica, o per via di qualche operazione, in virt della quale noi siamo am
messi a pigliar parte nel benezio di questa moltiplicazione. In una parola, bi
sogna riguardare queste ricchezze provenienti dalla terra immediatamente o da
coloro al protto dei quali la terra li ha riprodotti. Un uomo salariato pu ancor
esso salariare altri, e pu continuare a dare in quanto che esso continua a rice
vere: bisogna adunque rimontare alla sorgente primitiva di tutti i salarii che si
distribuiscono, ad una sorgente che da per se stessa si rinnovi perpetuamente,
poich essi tutti son destinati ad essere assorbiti dal consumo.
Tutti i casi in cui si fanno pagamenti in denaro rimontano a colui che pi
sopra supposto: bisogna che qualcuno mi dia i miei cento franchi che io do al
mio salariato; ma per avere questi cento franchi bisogna comprarli, bisogna dare
in cambio un altro valore uguale: cosi la mia operazione trovasi in fondo essere
per me tal quale io avessi dato semplicemente al mio salariato questaltro valore
in natura in vece di commutarlo in denaro: mi riesce perci impossibile che io
possa sempre salariare in denaro questuomo stesso, se questaltro valore per me
non si rinnova in tutti gli anni. So bene che io posso guadagnarlo colla mia in
dustria invece di procurarmelo per via della riproduzione annuale; ma perch io
lo guadagni e d'uopo che esso esista e che in conseguenza vi sia una classe di
uomini per la quale annualmente rinasca. Questa classe di uomini evidente
mente la classe dei proprietarii delle produzioni, ne ci ha bisogno di comenti;
cosi da questa classe, dalle ricchezze che essa fa rinascere . provengono tutte le
ricchezze che si distribuiscono fra tutti gli altri uomini.
Questa verit fondamentale che importa sia messa nella pi gran luce.
Ler renderla pi evidente proscriviamo per un momento l'uso del danaro, ban
diamolo dal commercio e facciamo entrarvi solo le produzioni e le mercanzie in
natura. In questa ipotesi voi altro non vedete se non i primi proprietarii delle
produzioni che possano comunicare le ricchezze agli altri uomini: questa classe
proprietaria fornisce le materie prime delle mercanzie, questa classe proprietaria
da i prodotti in iscambio dei lavori della mano dopera: una parte di quei pro
dotti pu passare di mano a mano nch sieno intieramenle consumati: ma (lo
vunque li trovate altro non vedete che una ricchezza proveniente da questa
classe proprietaria.
Direte invano che gli agenti dell'industria lavorando le materie prime ne
hanno aumentato i valori: eppure mi ci accomodo; ma chi ha pagato loro questo
aumento? La classe proprietaria che per salarii dei loro lavori ha dato loro
Lonumis NATURALI! DELLE socinn POLITICHE. '169
delle produzioni; cosicch il valore dei loro lavori non si realizza per essi se
non in quanto che e convertito in produzioni; cosi le ricchezze che loro procurano
i propri lavori non sono nuove ricchezze di cui essi siano creatori, sono valori
gi esistenti e che naluralmente non hanno fatto se non un passaggio dalle mani
della classe proprietaria in quelle degli agenti della industria. QWQ
,* Non ci fermiamo pi a lungo sull idea falsa che si ha di questo aumento
preteso, che sembra lindustria procuri al primo valore delle materie che essa
impiega: seguiamo la nostra ipotesi, e senza riammettere luso del danaro, for
miamo lentrata pubblica. Non egli evidente che daltro non pu essere com
posta se non di produzioni in natura? Non egli evidente che il sovrano presa
una volta in questa massa di produzioni la porzione che deve prendere, queste
stesse produzioni non debbon pi nulla all'imposta, e che se ci volesse entrar
nuovamente in partizione di questi valori, questa nuova partizione e un doppio
impiego? Perch, dirassi, non potr egli esigere in natura i valori de lavori d'in
dustria? Sia pure; ma mentrech gli agenti dellindustria lavoreranno pel so
vrano, chi vorr nudrirli frattanto? Chi apprestera loro i mezzi di provvedere
alle diverse spese alle quali essi ciascun giorno sono soggetti per la loro esi
stanza? Non vedete voi che un valore in lavori altro non se non un valore
in consumi gi fatti o per lo meno a farsi necessariamente dalloperaio in per
sona? Non vedete che i lavori non posson farsi se qualcuno non fornisca le cose
che fan parte di questi consumi? Se questuno il sovrano, desso che paga
limposta, se egli un altro individuo, i lavori esatti dal sovrano divengono una
imposta indiretta nelle produzioni che quest'uomo possiede; e questa imposta
presa sopra una ricchezza, che pi non gli deve nulla, forma evidentemente un
doppio impiego.
Questa maniera di presentare i salarii dell'industria pagati dal proprietarii in
natura, non ha nulla dimaginario: se il danaro serve a far questi pagamenti, egli
perch col danaro si procuran cose usuali che fan parte dei nostri consumi: il
danaro cosi non altro se non un intermedio: e quando noi lo allontaniamo
per non veder altro se non le cose che ei rappresenta, noi semplilichiamo le cose
che esso complica. Si sente benissimo, come teste ho detto, che si ha danaro
sol perch si compra, dando altri valori in iscambio: per aver dunque sempre
danaro, bisogna aver sempre valori coi quali possa comprarsi. Ma questi valori
son cose che noi annulliamo coi nostri consumi; noi in conseguenza abbiamo
la sola riproduzione che possa restituirci questi valori dopo che gli abbiamo con
sumati: bisogna che essi sien riprodotti per perpetuare la circolazione del danaro
per mezzo dei cambi che si fanno del danaro con queste produzioni. I
In tutte le operazioni commerciali che gli uomini fanno tra loro, avvi un
punto fisso, sul quale noi dobbiamo tener fissi inostri sguardi: questo punto fisso
il consumo delle cose usuali; il danaro circola ma non si consuma; la sua circo
lazione non nalmente se non una continuazione di cambi fatti dal danaro colle
cose che noi consumiamo, cio coi prodotti; poich non si cambia danaro con
danaro; qualche volta si cambia coi lavori, ma in questo caso come in tutti
gli altri, altro non se non un impiego intermedio; gli operai che lo prendono in
pagamento lo ricevono solo perch ci rappresenta un valore in produzioni; senza
di ci essi esigerebbero produzioni e ricuserebbero il vostro danaro.
Risulta da tutto questo che un valore in danaro non nel fondo che un valore
170 MEBCIIR DE LA BIVlllI-j. ,
in produzioni, il quale non ha fatto che mutar di forma, senza guadagnar nulla
in questo mutamento. Cos tutto quello che voi non potete prendere sulle pro
duzioni stesse, voi nel potete nemmeno sul danaro che non altro se non il loro
rappresentante.
lo ho cento misure di grano che non vi devono nulla: se io le tramuta in cento
scudi di argento, ne verr che quei cento scudi non vi devono parimente nulla;
e che se io dispongo di quel danaro in benecio di alcuno cheio impiego, la totalit
di quella somma gli appartiene, come gli sarebbe appartenuta la totalit di quel
grano, se glielo avessi dato in natura. Aggiungete a questo che, sieno quali si
vogliono le mani per le quali passan successivamente quei cento scudi, questi son
sempre nel caso di non dovervi nulla, perch sono un valore rappresentativo di
un valore in grano che non vi deve nulla.
semplicate cosi, queste verit devono sembrar triviali, ed io me lauguro;
le loro conseguenze colpiranno viemaggiormente e ne saranno pi triontanti.
Frattanto quantunque siano semplici ed evidenti, si son perdute di vista in pratica
presso quasi tutte le nazioni incivilite. La circolazione del danaro ha fatto tanta
illusione fino a non permettere che d'altro fossimo occupati, se non di esso. Per
mezzo di questa circolazione di cui si trascura di esaminare la causa, si vede
ritornare nelle mani degli agenti della industria, e prendersi questo ritorno per
riproduzione: in conseguenza si crede che questa produzione simulata pu produrre
gli effetti stessi di una produzione reale. Per questo erroresi concluso, che una
parte di questa pretesa riproduzione doveva entrare nella formazione dell'entrata
publica: non si fece per attenzione che il danaro ricevuto da questi agenti non
era, se non un valore ttizio e convenzionale, stabilito nella societ per essere il
pegno ed il rappresentante dei valori in produzioni, e che cos prendere una
parte di quel danaro per applicarlo alla rendita puhlica, era lo stesso che pren
dere nelle produzioni stesse una nuova porzione sulla prima appartenente a questa
stessa entrata, che si era di gi rimessa al sovrano.
Le parole di agenti dellindustria e di salarii non debbono qui esser prese in
un senso stretto e letterale: ci che io dico riguardo ad essi, deve estendersi ed
applicarsi a tutti gli uomini che senzessere primi proprietarii godono intanto di
una rendita qualunque: queste rendite sono stabilite nella riproduzione; e sono
porzioni pi o meno pingui dei prodotti della cultura.
Il proprietario di una casa la d a pigione per mille franchi all'anno: non
certo quella casa che produce i mille franchi dei quali gode annualmente il pro
prietario; egli gli introita in quanto che trova un pigionale che sia in caso di pagar
glieli ogni anno. Cosi, prima verit: la pigione di una casa non per la societ
un aumento di nuove ricchezze, al contrario essa non e se non un movimento,
un cangiamento di mano che accade nella possessione di una ricchezza di gi
esistente: il proprietario che ha ricevuta la sua pigione trovasi aver mille franchi,
sol perch un altro che li aveva, pi non gli possiede.
Consideriamo adunque questa somma di mille lire nelle mani del locatario e
vediamo d'onde possa annualmente venirgli.
Se quest'individuo e un proprietario di fondi; la somma rappresenta nelle
sue mani un valore uguale in produzioni che egli ha cambiate in danaro, dopo
averle divise col sovrano, e di cui quest'uomo deve liberamente disporre in virt
della piena propriet acquistata in virt di quella partizione. Cos, seconda
Lonnntn NATURALE nnnu: socmn rourrcnn. '171
verit: la pigione di una casa la porzione di una ricchezza che non deve pi
nulla all'imposta.
Quel locatario pu non essere, vero, un proprietario di fondi: allora bisogna
esaminare chi gli fornisce tutti gli anni le mille lire per pagare la sua pigione,
poiche egli non creatore di questa somma. Ei l acquista, mi direte voi, coi suoi
salarii; ma coloro che gli pagano questi salarii non son essi obbligati a comprare
il danaro con valori che danno in cambio, e che non si trovan pi nelle loro
mani? necessario adunque che sempre queste mille lire partano primordialmente
dai proprietarii dei fondi,i soli pei quali rinascon tutti gli anni i valori, coi quali
essi comprano il danaro per impiegarlo in seguito a pagare i salarii, e tutto ci
che generalmente pu assimilarsi a questo genere di spese. ,
lo so che fra questi proprietarii di fondi e questo pigionale possono trovarsi
pi o meno intermedii, ma il lor numero non vinuisce per nulla: son tanti gra
dini di pi per risalire alla riproduzione sorgente primitiva della circolazione del
danaro. Tutti ivalori che si danno in cambio di danaro son cose che [si consu
mano; se queste stesse cose non fossero riprodotte, non si potrebbero fare n
cambi, n circolazioni di danaro. Cos la riproduzione sola che mantiene la
circolazione del danaro: sotto la forma di un valore in danaro non circola altro
che un valore in produzione, ed esso non guadagnando nulla a quel travestimento
non altro se non se quella stessa ricchezza, dalla quale si prelevata la parte
proporzionale del sovrano.
Cosi e del proprietario di rendite, come del proprietario di case: non avvi dif
renza alcuna fra la pigione di una casa che tien luogo di una somma in danaro
e la pigione di una simile somma in danaro prestata in natura: il contratto che
e il titolo del proprietario di rendita non pi produttivo di rendita di quanto
la casa nel sia della pigione: luna e laltra son pagate con ricchezze gi esi
stenti e non fanno altro in queste, se non un cangiamento di mano. Cosi sia di
rettamente, sia indirettamente la rendita e sempre pagata con un valor di produ
zioni: con questo mezzo la rendita trovasi far parte di una ricchezza gi affran
cata e soddisfatta per una divisione gi avvenuta col sovrano.
Colla parola renditieri, noi intendiam coloro che acquistano una rendita ssa
ed annuale in danaro. chiaro che questi acquirenti son comproprietarii del
valore in danaro del prodotto netto della cultura; chiaro che la porzione
che essi vi prendono non giunge loro se non dopo che la totalit di questi pro
dotti netti stata partita col sovrano. Cos la rendita pu esser denita una por
zione a prendersi in una entrata che non deve pi nulla allimposta.
Quanto ho fatto avvertire sulle rendite e sulle pigioni delle case mi dispensa
di parlare delle altre entrate ttizie e simulate: si vede chiaro che in una
nazione non sono entrate reali, se non quelle che si formano costantemente
per via della riproduzione; in una parola tutte le entrate non sono nel fondo che
porzioni prese direttamente o indirettamente nei valori che la riproduzione d
annualmente; cosicch si son presi gli effetti per le cause, quando si creduto
vedere nella circolazione del danaro altre ricchezze che i prodotti delle terre non
sieno; e sulle quali poteva stabilirsi unimposta particolare senza formare una du
plicazione dimpiego.
Sei primi proprietarii del prodotto delle terre non avessero mai pagato se non
con produzioni in natura, difficilmente si sarebbe caduti in errore tale da non far
172 nnncisn or: LA RlVlltE.
vedere, come le produzioni distribuite alla classe industriosa son le stesse nelle
quali entrato in possesso il sovrano, e che, per quella partizione appunto son
divenute pienamente disponibili pei loro proprietarii. Or questi invece di pagare
colle loro produzioni in natura le convertono in danaro, e pagano con questo,
perch ci rende loro facile le loro operazioni: questa metamorfosi che cosa importa
in sostanza? Che cosa importa che i lavori disponibili di cui essi devon godere
mutino o no forma ? Dopo il loro trasmutamento in danaro, non sono pi quelle
stesse ricchezze nelle quali il sovrano prese la parte proporzionale che doveva
ritrarne, la compropriet delle quali nell'interesse suo di garantire ai suoi con
dividenti? La nuova formali fece forse aumentare? E se non n' sopravvenute
aumento alcuno, come mai la stessa ricchezza che pago alla imposta quanto le
doveva, pu esserlo ancora debitrice P
Suppongasi un fondo di terre che produca danaro in natura, che dia ciascun
anno cento scudi al suo proprietario, e cinquanta al sovrano: non egli vero che
rimessi al sovranoi cinquanta scudi, deve il proprietario della terra aver la libera
disposizione degli altri cento? Ma se egli non pu farli passare in mano estranea
senza che limposta non ne prenda uno sopra due, egli evidente che questuomo
non pi proprietario se non che di cinquanta sopra cento scudi che gli son la
sciati per disporne a suo piacimento quali frutti inseparabili delle sue propriet.
fondiarie. L'imposta forma allora evidentemente un doppio impiego, incomincia
col prender la porzione che gli appartiene in questo prodotto; quindi entra ancora
in parte nella rata del proprietario dei fondi. Ma perch quel proprietario non
raccoglie il danaro in natura; perch ha trasmutato in danaro le sue produzioni
per goderne, non pi questo danaro il prodotto delle sue propriet fondiario?
Quel prodotto non gli forse rimesso in danaro dai suoi ttaiuoli come se real
mente lo avessero raccolto nelle sue terre? La divisione fra lui ed il sovrano non
si pratica di un prodotto in danaro? E dopo questo, quel danaro medesimo sul
quale stata prelevata la porzione del sovrano, pu egli esser ancor preso in
parte, per la entrata publica senza che la imposta formi un doppio impiego?
So bene che si risponde a questo, una imposta presa su quel danaro non colpir
sempre colui che e primo proprietario; spesso questo genere d'imposta non colpire
se non coloro che lo rimpiazzano nel possesso di quel medesimo danaro. Questa
risposta non fa sparire il doppio impiego; poich, ammettendo questa proposizione,
non sarebbe meno evidente che quel danaro, o le produzioni che rappresenta,
provengono da una divisione gi fatta col sovrano; essa non potrebbe adunque
tendere ad altro se non a provare che quel doppio impiego non pesa sui pro-
prietarii di fondi, se limposta non stabilita sopra essi personalmente; ora sotto
questo riguardo lanzidetta risposta non pu valere se non se supponendo che
lultimo possessore del danaro, colui che lo reca alle imposte, ne ha dato il valore
ad un altro da cui lo possiede; che questaltro aveva egualmente comprato quel
danaro , e cosi da tuttii possessori intermedii risalendo sino al primo possessore,
al proprietario di fondi: ma se nessuno di questi possessori intermedii ha in
realit comprato il danaro che si d allimposta; se quando il proprietario di fondi
che se ne disfece in realt non riehbe alcun valore in cambio, non egli vcro esser
desso colui che trovasi realmente gravato della imposta, quantunque il pagamento
sembrasse fatto da gente estranea?
Cos, relativamente a questa obbiezione, tutta la quistione riducesi a sapere
LOBDINE NATURALE DELLE socmn rom-nena. 175
CAPITOLO Vl.
Effetti e contrncrolpi delle imposte stabilite sui coltivatori personalmente. - Quando esse sono anticipato
costano alla nazione quattro e cinque volte pi di quel che rendano al sovrano. - Progreuiono dei
loro disordini. _ Effetti e contrnccolpi delle imposte stabilite sugli uomini mantenuti dalla coltura. _.
Fasi cagionnno necessariamente, come le prima, un dcgradamcnto progressivo delle rendite del sovrano,
di quelle della nazione, ed in conseguenza della popolazione.
sto assioma ci conduce a scoprire ancora altre verit. Quando diciamo cbe il con
sumo e la misura proporzionale della riproduzione, bisogna intendere un consumo
che volge a protto di coloro, i lavorie le spese dei quali, fanno rinascere pro
dotti: un consumo che non sarebbe loro assolutamente di alcuna utilit, non li
farebbe risolvere certamente a lavorare ed a spendere per rinnovare le cose
che esso assorbirebbe.
- Vi dunque nel consumo un ordine essenziale, un ordine necessario perch
esso possa servire ad assicurare costantemente una riproduzione che gli sia pro
porzionata. Questordine necessario nel consumo ci che deve costantemente
regolare la distribuzione dei prodotti dopo che se ne e fatta la divisione col So
vrano ;' perch il consumo si opera in ragione di questa distribuzione. evidente
che questa distribuzione deve essere necessariamente un mezzo di godimento pei
primi proprielarii delle produzioni: con questa condizione essi continueranno a
coltivare, o far coltivare; cosi essi faranno le spese necessarie per mantenere la
terra in uno stato convenevole alla coltura. Osservate che il sistema della natura
in ci sempre lo stesso: che il suo scopo di incatenare gli uomini gli uni agli
altri con legami di reciproca utilit.
L'ordine di cui gi si vede la necessita, perch il consumo sia utile alla
riproduzione, non ha nulla di ttizio: il legislatore non ha lasciato agli uomini la
cura (1 istituir leggi a questo riguardo; questo stesso ordine anzi naturalmente
stabilito tal quale deve esserlo in tutte le societ del mondo intiero, perci si
manterr sempre e necessariamente, purcb noi non facciamo cosa alcuna per
disturbarlo. - . .
Il desiderio di godere, nudrito dalla libert. di poterlo soddisfare, muove tutti
gli uomini: gli uni soccupano a migliorare i prodotti, a fare aumentare quanto
contengono di utile o di dilettevole, mentrech gli altri soccupano a farli rina
scere annualmente. Se i prodotti che accedono in natura il consumo dei loro
primi proprietarii, non fossero utili se non alla sola classe industriosa, quelli
stessi prodotti non sarebbero n coltivati ne fatti rinascere: se i lavori di questa
classe industriosa non fosser utili se non ai primi proprietarii dei prodotti, non
avrebbero pi luogo questi stessi lavori, e divenendo inutile la maggior parte
di essi, ne sarebbe egualmente abbandonata la cultura. dunque di una asso
luta necessit, che la distribuzione ed il commercio dei prodotti, sia fatto in
modo che gli uni trovino un grande interesse dandosi ai lavori delle loro indu
strie, assumendo gli altri 1 incarico delle spese e dei lavori di cultura. Ma qual
regola si osserver nella distribuzione dei prodotti, per corrispondere a questa
veduta ed accordare interessi che sembrano contradirsi? Noi non dobbiam cer
care questa regola; esiste fra noi naturalmente una potenza, di cui la dispotica
autorit, finch non sar da noi impedita di agire, sapr farla osservare esatta
mente.
La concorrenza degli agenti della industria li costringe a vendere lopera
loro con diminuzione di prezzo; da quel momento essi non possono non far va
lere i prodotti a beneizio di quelli che fanno annualmente rinascerli: da un al
tro lato, la concorrenza dei venditori ore egualmente con ribasso le proprie
mercanzie alla classe industriosa; sono per obbligati di associar questa ai loro
godimenti mentrech per mezzo loro le aumentano. dunque evidente che corn
prando ciascuno al minor prezzo possibile, e vendendo quanto pu vpi caro, li
17.6 lEllClElt. ma LA niviiznn.
sulla per gli uni e per gli altri un grande interesse a moltiplicare le cose di cui
son venditori.
La concorrenza, regnando cosi pacicamente nel seno della libert, regola
senza violenza, sebbene dispoticamente, i diritti di queste due classi duomini, e
siilattamente li concilia, che rende utile a ciascuna di esse il consumo per quanto
lo pu e deve essere, e che in ragione della sua utilit comune essa divien ne
ccssai'iamente la misura proporzionale della riproduzione.
Secondo la esposizione sommaria di questordine essenziale, che necessaria
mente deve regnare nel consumo, o meglio nella distribuzione che lo precede e
ne cagione, facile giudicar degli eil'etti che devono risultare dai doppj impie
ghi che formano le imposte indirette. Questi, che sopravvengono sempre dopo la
distribuzione delle produzioni, necessariamente disturbano questo stesso ordine
essenziale, secondo il quale questa distribuzione si fatta sotto l'autorit della
concorrenza; allora per una conseguenza naturale e necessaria della interru
zione di questordine, il consumo non pu del pari essere pi utile alla riprodu
zione; gl interessi di questa si trovano direttamente o indirettamente sacricati:
indc mali labes: la riproduzione alterata in ragione di quel che si scema della
utilit che avrebbe trovata nel consumo.
Per rendere pi evidenti queste verit, percorriamo le differenti professioni che
posson esser colpite dalle imposte indirette: esaminiamo i rapporti di queste im
poste coi consumi di queste professioni, e i rapporti dei loro consumi colla ripro
duzione. I
incomincio dai coltivatori o intraprenditori di cultura; le ricchezze che tro
vansi nelle loro mani, son quelle precisamente che non sono disponibili, perch
sono particolarmente destinate alle spese della riproduzione: non possibile
quindi che possa aversi idea di stabilire sovr'essi personalmente una imposta,
poich ne conseguirebbe necessariamente una diminuzione delle spese produttive.
Una tale imposta non pu esser messa in pratica, se non in quanto che si creda,
che i coltivatori ne saranno rifatti coi rimborsi che faranno dalla massa totale
delle produzioni; ma 0 questi rimborsi saranno fatti in questo modo, o no: nel
primo caso I imposta diviene un doppio impiego evidentissimo, poich nalmente
essa pagasi col prodotto netto nel quale il sovrano entra a parte coi proprietarii
di fondi. Nel secondo caso, pu dirsi, che questa imposta non formi un doppio
impiego nelle ricchezze disponibili; ma che in ci stesso, cagiona ad esse un
danno anche maggiore, spegnendo il germe della riproduzione di queste ric
chezze.
Una imposta sui coltivatori ci presenta adunque dierenti ipotesi a percor
rere separatamente: se essa e conosciuta pria della stipulazione dellatto di ai
itto, e pagabile dopo la ricolta, altro non se non se una sovraimposta poco
indiretta sui proprietarii di fondi, relativamente alle porzioni che ritraggono nel
prodotto netto: cosi il doppio impiego ch'esso forma, e della natura stessa di
quello risultante da una imposta stabilita direttamente sull individuo stesso dei
proprietarii di fondi. Ma oltre gl inconvenienti proprii e particolari di una tale
imposta, come doppio impiego e come sovraimposta pei proprietarii di fondi, se
questa imposta si esige dai coltivatori anticipatamente, e senza aspettare la ri
produzione, egli chiaro che colpisce sulle ricchezze non disponibili, sulle anti
cipazioni della cultura: allora come imposta anticipata reca alla riprodwzione un
LOItDlNB NATURALE DELLE socre'm rozmcns. l77
pregiudizio che per lo meno il doppio di quanto prende sulle anticipazioni:
dico per lo meno il doppio, poich in generale le anticipazioni annuali danno la
rendita di due per una, e perch dipendendo molto il loro successo dal loro
complesso, spesso accade che in mancanza di anticipazioni che non si fanno,
quelle che si son fatte riescon meno produttive.
Ecco adunque un primo disordine inevitabile: distornando dalle anticipazioni
della cultura un valore di 100, sot'focate al meno una riproduzione di 100. Ve
diamo adesso i contracolpi di questi deterioramenti, supponendo sempre che la
imposta anticipata sia stata preveduta dal coltivatore quando stipnlava il con
tratto di tto, e che il contratto col proprietario del fondo sia stato fatto con
queste intelligenze.
ll coltivatore che invece d impiegare quel valore di 100 in anticipazioni di
cultura, lo desse alle imposte, non per ci esonerato dallobbligo di fare le spese
stesse, e deve prelevare le stesse spese sulle masse delle produzioni che egli fa
nascere. Ma questa massa essendo diminuita di 200, il coltivatore si obbliga
fornire annualmente 200 di meno nel prodotto netto; ora, supponendo che il
Sovrano prenda il terzo nel prodotto netto, la sua entrata diretta diminuisce di
circa 70, e perci riduconsi a 50, o in quel torno, i 40 che ritrae da una tale
imposta: per poco che la riscossione di questa imposta sia dispendiosa, evi
dente che poco o nulla di questo valore debba restare al Sovrano.
Se il valore di 100 preso dalla imposta non fosse stato tolto alla coltura, ne
sarebbe risultata una riproduzione di 200, la meta delle quali sarebbe stata una
ricchezza disponibile nella nazione, e questa si sarebbe distribuita a tutti coloro
che colla loro industria son chiamati a pigliar parte nelle ricchezze disponibili.
Ecco che, mentre da un lato avreste avuto maggiori salarii a distribuire agli
agenti della industria, avreste avuto dall'altro maggior numero d'uomini mante
nuti dalla cultura, perch essa avrebbe speso 100 di pi in travagli utili: in
poche parole, dacch la riproduzione annuale diminuito. di 200, e necessit che
il consumo ed in conseguenza la popolazione diminuiscano in proporzione.
Abbiamo veduto come l imposta di cui si tratta cominci coli essere ridotta
dal Sovrano al terzo del suo prodotto per la diminuzione che cagiona nella en
trata diretta della sovranit , e che cosi, per poco che lamministrazione di una
tale imposta sia dispendiosa, si trover intieramente assorbita dalle spese. Ma
senza calcolar queste, comech indispensabili, fermiamoci alla prima osserva
zione. La riduzione del prodotto della imposta di cui quistione, fa si, che il
Sovrano, il quale perde 215 della imposta, non pu procurarsi 100 per questa
strada, a meno che la imposta non sia aumentata di 500: ora questi 500 presi
anticipatamente sui coltivatori, estinguono una riproduzione di 600, nella quale,
secondo la proporzione qui sopra supposta, il Sovrano avrebbe ricevuto 200 ed
il proprietario del fondo 400. Vogliate per poco ritornare sull'argomento della
spesa, e se la valuterete solo al 10 per 100, troverete che questa imposta per
dare 100 di rendita netta al Sovrano, debb essere per lo meno di 400, ed estin
guerebbe, in conseguenza, una riproduzione di 800. Chi dubitasse di questa ve
rit, potr convincersene con un calcolo che qui sarebbe superuo, attesane
la facilit.
Ora io domando segli e socialmente possibile che si stabilisca mai una
imposta anticipata sui coltivatori quando si avr l intima ed evidente con
Ecmwm. Tono l. - 12.
'178 usnclsn un LA BIVIBE.
vinzione che il sovrano non ne ritrae il terzo di netto, e che una tale imposta
non pu rendergli '100 senza distruggere una riproduzione di 800, distruzione
che intieramente in detrazione di una entrata comune, che noi supponiamo
dividersi dai due terzi al terzo fra il Sovrano ed i proprietarii di fondi ed in
conseguenza costa a questultimi oltre le quattro volte pi di quello che il Sovrano
ritragga dalla imposta.
Si, io dico che questa operazione doppiamente impossibile; essa lo in
ragione dei suoi rapporti col Sovrano, ed in ragione dei suoi rapporti coi pro
prietarii di fondi. Poich ammettiamo essere pubblicamente riconosciuta l'evi
denza di questa verit, sarebbe contro natura che un Sovrano volesse procurarsi
'100 con un mezzo che annienta una riproduzione di 800, distruggendo cosi la
sovranit, mentre che pu praticarlo per altra via che non presenta inconveniente
alcuno, demandando cio quel valore di 100 ai proprietarii di fondi. Mi si dir
invano che egli possa volere abusare della sua autorit per aumentare la sua
entrata, poich segli volesse abusare non lo farebbe con pratiche evidentemente
contrarie alle sue vedute, ai suoi pi cari interessi e che lo metterebbero in con
traddizione con se stesso; supponendo possibile questo abuso, ne risulterebbe che,
lungi dal preferire una forma dimposta che gli rendesse molto meno, sceglicrebbe
quellaltra che gli rendesse di pi; al contrario, quanto pi voi lo supporrete
avido di ricchezze, tanto meno vi resta a temere che quest'avidita gli permetta
di cambiar cosi la forma naturale della imposta: in tutto ci i ignoranza e il
solo principio dei mali che debbono temersi.
Per quanto riguarda la nazione noi scopriamo nella evidenza de suoi inte
ressi la prova medesima della impossibilit dell'istituzione di una tale imposta;
sarebbe egualmente contro natura che sapendosi evidentemente doverle costa";
500, e pi forse, un valore di 100 che deve apprestarc al Sovrano, non evitasse
questa perdita prevenendo i bisogni del Sovrano appena conosciutili, e prendendo
nelle entrate particolari di cui essa gode la porzione necessaria per soddisfarli.
Tutto quello che si detto di una imposta anticipata sui coltivatori suppone,
come si dovuto vedere, che questa imposta e conosciuta prima della stipulazione
del contratto di affitto; che essa calcolata nelle spese e nei rimborsi a farsi dai
ttajuoli nel prodotto lordo in diminuzione del prodotto netto. Se al contrario
questa imposta si stabilisse senza che fosse stata preveduta dai tittajuoli, e che
questi ci nullamenofossero obbligati a pagar la somma convenuta nei loro con
tratti, ne verrebbe che la diminuzione della riproduzione sarebbe intieramente a
peso di questi coltivatori; che un valore di 100 tolto alle anticipazioni di un
coltivatore gli cagionerebbe un vuoto di 200 nella raccolta del prim anno, che
lanno seguente se la stessa imposta continuasse ad esistere, la diminuzione
delle anticipazioni diverrebbe di 500 , e che ne arrecherebbe una di 600
nella riproduzione,
Non ispinger pi avanti questa progressione geometrica: lultimo risultato
facile a discernersi: basteranno pochi anni di questa specie perch si vedano
ruinati iiittajuoli, ed estinte nelle nazioni altrettante ricchezze produttive. Questa
progressione, e vero, si ferma al rinnovamento degli ailltti stabiliti con nuovi
ttajuoli; ma perch questi si presentino alla oerta, bisogna far cessare il ri
schio; bisogna che non abbiano a temere dessere tratti in rovina come coloro
che gli han preceduti, senza di che i proprietarii di fondi sarebbero ridotti a fan:
Loaomn NATURALE nnLLn socumi rou'ricnn. 179
renza regola sopra questo prezzo corrente i loro salarii, poich questi sono il
pegno ed il segno della rata che debbon prendere nelle produzioni; se dunque
in conseguenza di una imposta che toglie loro una porzione dei loro salarii, di
minuisre il prezzo di queste produzioni, i venditori di esse non posson pi fare
le spese stesse in danaro, non posson pi mettere il prezzo stesso alle cose che
comprano; cosi di contraccolpo in contraecolpo, i prezzi di quasi tutte le altre pro
duzioni provano una diminuzione proporzionale; ed in virt di questa, divenuta
gi generale, (poich essa divien male epidemico che poco a poco occupa tutto il
territorio di una nazione); in forza, dico, di questa diminuzione il sovrano ed i
proprietarii di fondi fanno una perdita immensa nelle loro rendite in danaro;
perdita che, come ho detto, riesce impossibile valutare.
Fortunatamente non abbiam bisogno di questa valutazione per arrivare allo scopo
che mi sono proposto: essendo il danaro ricevuto presso tutte le nazioni incivilite
per servir di misura a tutti i valori, egli evidente che una nazione fa una per
dita reale sulle sue entrate quando le sue produzioni perdono del lor valore in
danaro. Tal perdita vero non monterebbe a nulla presso un popolo che non
facesse alcun genere di commercio cogli stranieri: ma nessuno dei popoli colti
pu trovarsi in questo caso: questa perdita dunque si eti'ettua nei rapporti di una
nazione colle altre, e per mezzo del commercio, e noi in conseguenza la consi
dereremo sotto questo punto di vista.
Le entrate comuni del sovrano e dei proprietarii di fondi si spendono parte
in compra di produzioni, e parte in compra di manifatture. Se la diminuzione
del prezzo delle produzioni ha fatto lor perdere una porzione delle rispettive en
trate, la diminuzione delle spese che essi l'anno comprando quelle per proprio
consumo pu per essi riguardarsi come una indennit. Ma una simile indennit
non ha luogo per la parte delle rendite che essi impiegano nella compra di ma
nil'atture, per lo meno relativamente a tutte quelle suscettibili di esser trasportate
e consumate presso lo straniero. La concorrenza degli stranieri nella compra di
queste mercanzie, fa si, che si mantengano al prezzo corrente di tutte le nazioni
commercianti, presso le quali sempre proporzionato al valore etTettivo che i
loro prodotti hanno in danaro. evidente, per esempio, che i manulattori delle
tele e dei panni non le venderanno nella nazione ad un prezzo inferiore di quello
che oll'ra lo straniero, quantunque essi avesser comprato ivi le materie prime o
ipmdotti, che consumano giornalmente, a tali prezzi che gli darebbero agio a
vender meno caro.
So bene potermisi obiettare, che i guadagni di questi fabbricanti ne faranno
aumentare il numero, e che la loro concorrenza ne far riuearire le materie prime
che essi impiegano; ci pu accadere, ed io lo credo. Ma che ne risulter? Risul
tera da ci che i prezzi di questi prodotti non saranno soggetti alla diminuzione
comune ai prezzi di tutti gli altri che si consumano nella nazione senza poter
essere esportati; per questa ragione il pregiudizio della nazione sar men grande;
ma sar sempre interessante pel sovrano e pei proprietarii di fondi; poich mentre
i prodotti territoriali, il valore venale dei quali forma la loro entrata comune in
danaro, saranno a basso prezzo, non pagheranno per men care tutte le mer
canzie per le quali avran bisogno di ricorrere allestero.
Eppure tutto questo non se non che una lieve idea di questo danno stesso:
bisogna adesso vederlo nelle conseguenze che necessariamente deve averoe che
182 nenctnn un LA invii-me.
CAPITOLO VII .
l doppii impieghi formati delle imposte indirette ricadono lutli soprl i proprietarii di fondi. _ Questa vcriti:
dimostrata coll'anelisi llcl eontraccolpi di una imposta sulle rendite o sulle pigioni delle cose. - Il
sovrano stesso paga una gran parte di un: tale imposta.
Qualunque imposta pagata dal prodotto delle terre; tutto quello che la im
posta prende sopra questo prodotto dopo la divisione fattane col sovrano, forma
un doppio impiego; qualunque doppio impiego ricade sui proprietarii dei fondi
depredando la ricchezza nazionale e tutto ci che costituisce la potenza politica
dello Stato: ecco l'ordine delle idee che ho voluto presentare. Le due prime pro
posizioni sono gi dimostrate, ed il doppio impiego che risulta da una tale im
posta evidente. Abbiam parimenti veduto che quand'esso colpisce le ricchezze
non disponibili estingue progressivamente le entrate comuni del sovrano e dei
proprietarii di fondi, e con questi la popolazione: altro adunque non rimane a
compiere se non una parte della nostra dimostrazione; provare cio che i doppii
impieghi che si operano per altre vie, sono ugualmente pesi sulla propriet fon
diaria; e che non alcuno di questi pesi che non rechi danno agl' interessi del
sovrano, sebbene non tutti nel medesimo grado. -
Una rendita si diminuisce in due modi: pu annientarsene una parte: pos
sono farsi aumentare le spese dei godimenti ai quali essa s'impiega. Si comprende
facilmente che non bisogna confondere un godimento colle spese che si fanno
per provarsi. Men considerevoli saran queste spese, e pi si e ricchi; poich ric
chezza e mezzi di godere sono una cosa sola: ora, l'aumento delle spese da farsi
per giungere ai godimenti, evidentemente una. diminuzione dei mezzi di godere,
cos, chi ricco in un dato luogo, sarebbe in cattive circostanze in un altro, dove
fosse obbligato a pagar molto pi care le cose che volesse consumaie.
Fra le imposte che sembrano essere pi estranee ai proprietarii di fondi
non ve n' una sola che non abbia uno dei due inconvenienti, o entrambi contem
poraneamente; non una sola che non cagioni ai proprietarii di fondi ola distru
zione di una parte della loro rendita, o l'aumento delle spese che far debbono
per convertirla in godimenti, o entrambe queste perdite contemporaneamente: ba
steranno due esempii perch queste verit siano evidentemente stabilite.
Suppongo due leggi, una delle quali ssi l'interesse a 5 per 010, e l'altra
sottoponga le rendite ad una imposta del quinto del loro valore: non egli vero
che queste due leggi combinate riducono l'interesse del danaro a 4 per 010 pel
lo prestante, e che chiunque prester, calcoler il suo danaro impiegato al
4 per 010? .
Osservate per che queste leggi non obbligano a prestare; il prestito non ha
luogo se l interesse ssato non conviene al prestatore; che i prestiti spesso si
fanno ad un interesse pi basso di quello dalle leggi ssato; che tutto al pi esse
184 mzncrn ne LA RIVIBE.
suprema necessit che la pigione delle case rincari se voi l assoggettate ad una
imposta; per conseguenza che il godimento di una casa soggetta a tale imposta
sia pi dispendioso. Fatelo. pertanto abitare da qualunque persona pi vi piaccia;
se un proprietario fondiario evidente che sar gravato dal rincarimento ne
cessario della sua pigione; se un altr uomo qualsiasi egli non pu pagare se
non con quello che direttamente o indirettamente riceve dal proprietarii fondiarii:
perci in ogni maniera, quell'imposta non e per questi che un aumento di spesa
e conseguentemente una diminuzione della loro ricchezza.
Osservate adesso che, quando io dico che questa sorta d imposte sono gra
vezze che ricadono sui proprietarii fondiarii, bisogna estendere questa proposi
zione sino al sovrano personalmente; mentreche impossibile che nelle spese
chegli fa per se medesimo e per coloro chegli mantiene, non venga esso pure
gravato dal caro dei prezzi che cotali imposte cagionano e mantengono; quindi,
quelle medesime imposte riprendono dalle sue mani una gran parte di quello che
gli hanno dato.
Pu non pertanto accadere che unimposta sulle rendite e sulle pigioni delle
case non ricada guari sui proprietarii fondiarii, ed il caso di un imposta acci
dentale e imprevista. Ma se tali avvenimenti fossero tanto frequenti perch ne
risultasse ci che direbbesi un rischio per gli acquirenti delle renditee delle case, chi
mai vi si esporrebbe gratuitamente? S incorre in un rischio sol quando si e
pagati per correrlo: bisognerebbe dunque che questo rischio fosse bilanciato con
grassi protti, che non potrebbero esser fatti non se a spese dei proprietarii
di fondi e del sovrano. Voi qui osserverete che un tal rischio sarebbe molto
reale, se si stabilissero arbitrariamente delle imposte personali sopra i renditieri
e sui proprietarii delle case: per via di queste imposte arbitrarie, essi avrebbero
perduto la propriet dei capitali, che avessero speso per fare simili acquisti;
poich, non si ha mai la propriet di un fondo se non si ha la propriet del
suo prodotto. Un tal disordine metterebbe cosi le ricchezze pecuniarie nel caso
di cercare altri impieghi, fossanche all'estero, a meno che, come si e detto, il
rischio di collocare cos il danaro proprio nella nazione non vi trovasse dei con
trapesi che sarebbero per loro stessi un altro disordine a carico del sovrano e
dei proprietarii di fondi.
Parmi gi sentire una moltitudine duomini alzarsi contro di me; gridare che
sarebbe molto singolare pretendere che i renditieri e i proprietarii di case non
contribuissero ai pesi dello Stato e. non pagassero alcuna imposta. Mi permettano
di domandar loro di quali pesi, e di quali imposte intendon essi parlare: se colla
parola di pesi voglion designare pesi annuali ed ordinarii, io risponder loro,
che nel sistema dellordine, non vi contribuisce alcuno; che questi pesi son sod
disfatti dall entrata pubblica annuale, la quale altro non se non se una por
zione determinata nel prodotto netto delle colture; che questa porzione una
ricchezza comune, che si rinnova perpetuamente, e mi pare che le ricchezze par
ticolari di ciascun proprietario di fondi si rinnovino colla riproduzione; e che
cosi, la terra che paga l'imposta pagando per la intera nazione. Non vedete
voi, direi loro, che si compra una rendita ed una casa come si compra una terra?
Che il prezzo che si mette a questa ed a quella in ragione della entrata che
esse danno al proprietario; che comprandole non si paga nulla per la porzione
che limposta prende ognanno in questa entrata; che n case ne rendite non si
'186 uancinn on LA nivrua.
comprerebbero, o che si comprerebbero men care se le assoggettaste ad una imposta;
che questa in conseguenza lungi dal pesare sopra questi acquirenti, si trover
sempre a peso di coloro che pagano le rendite e gli aliitti; in una parola, che la
condizione dei renditieri e dei proprietarii di case non e in ci pi vantaggiosa di
quanto lo sia quella dei proprietarii di fondi, poicii questi non pagano l'imposta?
Lo stesso non dei pesi accidentali e momentanei: possono trovarsi cir
costanze passeggiere ed imperiose, che esigano soccorsi straordinarii; non
dubbio allora che questi devono esser presi dalla rendita e sulla entrata dei pro
prietarii di fondi: la ragione ne semplicissima: le rendite sono una porzione del
prodotto netto, della sola ricchezza cio disponibile in una nazione, e che possa
essere impiegata ai bisogni politici dello Stato: i renditieri devono adunque esser
necessariamente esposti a tutti gli evenimenti inseparabilmente attaccati alla pro
priet di questa ricchezza disponibile, e che ugualmente trovansi nellordiue delle
operazioni che possono essere necessarie per assicurare e far valere questa
propriet.
Se in sill'atte circostanze le rendite non fosser gravate ne sarebber feriti l'in
teresse comune del sovrano e della nazione; e per contraccolpo sarebbe compro
messo i interesse particolare del renditiere; le rendite diverrebbero una diminu
zione delle entrate dello Stato; diminuzione che modicherebbe la forza e la
consistenza dello Stato; diminuzione che, volgerebbesi cosi, in qualunque modo, in
detrimento della propriet fondiaria, ed in conseguenza della sicurezza, delle ren
dite stabilite sui prodotti netti di questa propriet.
Quanto io qui dico dei renditieri non pu intanto applicarsi ai proprietarii
delle case: le loro pigioni differiscono dalle rendite, per ci appunto che possono
rincarire, mentrech una rendita non pu aumentare a piacimento del renditiere:
il rincarimento perci una strada sempre aperta a questi proprietarii per
rivalcrsi sul prodotto della coltura, di tutto quello che sarebbe obbligato a pa
gare alla imposta; essi dunque non potrebbero esserne gravati se non che fino
al momento in cui rinnovassero gli affitti delle loro case: l'imposta allora rica
drebbe sopra coloro che pagano le pigioni pi care, e per eontraccolpo sopra i
prodotti delle propriet iondiarie che si sarebbero creduti alquanto alleviati.
Cosi una imposta abituale e proporzionale sulle rendite e sulle pigioni delle
case colpisce indirettamente parte i proprietarii dei fondi e parte il sovrano
relativamente ai primi e una diminuzione di ricchezze, dovendo essi aumentare
le spese per arrivare ai godimenti.
Questa imposta adunque non solo un doppio impiego, ma ancora un doppio
impiego, il quale quando esso arbitrariamente stabilito nella persona dei ren
ditieri o dei possessori delle case, grava arbitrariamente la propriet fondiaria, la
riduce per dir cos ad un vano titolo, e quindi attacca nella sua essenza l'ordine
costitutivo della societ. Da queste sorti dimposte pu giudicarsi di tutte le altre
che loro somigliano; di tutte quelle che non sono una porzione presa direttamente
o indirettamente sul prodotto delle terre: e adunque evidente non esservene una
sola che non divenisse un peso indiretto sulle entrate dei proprietarii dei fondi,
peso fatto pi lieve per essi solo per la parte che il sovrano ne porta personal
mente, perciocch esso trovasi sempre ingannato nei calcoli che pu fare sui
prodotti di questa imposta.
intanto, come ho gi detto, gli effetti delle imposte indirette non son sempre
L'ORDINE nA'runALB DELLE socls'rA Pourxcnn. 187
gli stessi; cosi i grandi disordini che essi producono non sono le conseguenze dei
doppi impieghi dei quali ho parlato: e particolarmente quando tali imposte si
trovano stabilite immediatamente sulle persone, ci salarii della gente dell indu
stria, che il male che ne risulta si fa enorme ne cessa di accrescersi, nch e man
tenuto dal principio che ne cagione. La dimostrazione di questultima verit
far compiutamente conoscere quanto sia dinteresse del sovrano e dei sudditi non
cambiare la forma essenziale delle imposte, ed in conseguenza quanto si debba
esser certi, che nel governo dun solo, supposta l evidenza di questo interesse
pubblicamente stabilito, non sono a temersi gli abusi che da simile cangiamento
risulterebbero.
CAPITOLO VIII.
Doppi impieghi risultanti delle imposte sui salarii dellindustria 0 mila vendita delle cose vennli. - Come
essi ricadono tutti a peso del proprietario di fondi e del sovrano in ragione della porzione che ciascuno
prende sul prodotto netto della coltura. - Queste imposta in tutti i casi possibili sono progressivamente
o necessariamente distruttive delle entrate della nazione, di quelle del sovrano e della popolazione.
Ovunque volgiate gli occhi, voi altro non vedete adesso se non deterioramento,
e deterioramento progressivo: quantunque l entrata comune del sovrano e dei
proprietarii di fondi sia aumentata di 10 in danaro, eglino son meno ricchi di
quanto lo erano precedentemente, poich le cose ch essi comprano, sono nel
totale rincarite per essi di 20. Saranno dunque obbligati a consumar meno; e
perci amantener minor numero duomini facendo nel medesimo tempo una
spesa maggiore in danaro. Mentre cosi s'lndebolisce la popolazione, vedete che la
classe industriosa parimenti perde, senza conlraccambio, il terzo della imposta.
cliessa paga, perdita che far sempre nch quella sar per durare; le ricchezze
di quella classe, il numero dei suoi agenti, ed i suoi consumi diniinuiranno di
anno in anno, poich di anno in anno si vede aumentare la quantit dei pro
dotti che nell'interno della nazione mancano di consumatori in istato di pagarli.
Cos il decadimento progressivo della classe industriosa riette sulla riprodu
zione, ed il decadimento progressivo della riproduzione riflette sulla classe indu
striosa. Questi due disordini, per cosi dire, si danno la mano per accelerare reci
procamente la rapidit della loro progressione.
La classe industriosa, mi direte voi forse, ha la risorsa di vendere agli stra
nieri; ma costoro non le terranno conto della imposta, non si presteranno al rin
carimento dei suoi lavori che ripetono da quella, e sar perci sempre in per
dita. Altronde gli stranieri non compran sempre con danaro; dovr perci questa
classe contentarsi delle mercanzie in pagamento; ma che cosa ne far. mai quando
le avr ricevute? Nella nostra ipotesi, tutta la entrata nazionale gi spesa; ove
trover essa mai entro la nazione consumatori ai quali possa vendere le mercan
zie estere per rinfrancarla dei 10 in danaro di cui essa in perdita? esse non
saranno vendute, come non lo sarebbero state quelle alle quali si trovano sosti
tuite; e la classe industriosa, avr sprecato la spesa che tale operazione necessa
riamente trascina scco.
Se volessi entrare in pi minuti particolari mostrerci col calcolo che non vi
parte del corpo politico che non provi un danno per la diminuzione che succede
nella riproduzione, e che non avvi danno particolare che non divenga ancor esso
un danno comune, donde risulta che tutti mutuamente concorrono al loro pro
gresso. Ma senza veder troppo [il filo in questa dimostrazione, basta indicarne il
principio: basta il far vedere che lordine che deve regnare nella circolazione dei
valori in danaro interrotta; che l'imposta si attribuisce una porzione di quei
valori, priach fossero stati impiegati alle spese della riproduzione; che questa,
per ci appunto, non pu pi renderli annualmente a coloro che li hanno dato
alla imposta; e che cos ogni anno il vizio di questa CltCOlilZlOllB cagiona loro una
nuova perdita; perdita di cui essi non possono essere rinfrancati, poich non
avvi cosa alcuna che possa supplire la riproduzione, sorgente unica ove le spese
possano attingere i mezzi di rinnovarsi.
Volete adesso dividere l'entrata nazionale per formarne lentrata pubblica,
e considerar separatamente gli effetti di una tale imposta relativamente al sovrano
in particolare? Deducete tre articoli sul prodotto totale della imposta: 1 La
spesa di percezione; 2 la diminuzione che prova il sovrano nella sua entrata
diretta; 5 la perdita che gli arreca il rincariinento delle manifatture. Malgrado
ci io vi accordo che l'entrata del sovrano da principio aumentata, ma per
quanto tempo durer qnest aumento? A misura che la classe industriosa si va
zcnmxu NATURALE DELLE socmn rouricnn. 191
estinguendo non dovr ,il prodotto totale della imposta diminuire senza che il
rincarimento cessi d'esser lo stesso nei suoi particolari? La sua entrata diretta
formata dal valor venale dei prodotti nazionali, non decrescer per mancanza di
un sulticiente spaccio di questi? Questa doppia diminuzione nella sua entrata, non
inuir sulle compre che si fanno presso la classe industriosa, e in questa non si
far un vuoto che crescer di giorno in giorno? Volete che in ragione dei centri
buenti che spariranno dalla classe industriosa, si aumentino le quote particolari
di coloro che sono ancora esistenti? Analizzate questa pretesa risorsa ed i suoi
contracolpi, e troverete che questa altro non se non un mezzo di atl'rettare il
degradamento; e che allora accadr del progresso di un tal disordine, come della
caduta dei corpi, il movimento dei quali si accelera in ragione del loro peso e si
moltiplica pel quadrato dei tempi.
Abbiamo in questa materia opere moderne tanto pregievoli, che io comunque
lasci a dirne molto pi di quanto ne ho detto, credo non dovermivi fermare pi
a lungo; ma il mio scopo non quello di fare un trattato speciale della imposta:
mi a'retto adunque ad esaminare il secondo ramo della nostra alternativa; di
veder ci che risulter da una imposta sui salarii della industria, supponendo che
essi non rincariscano.
55 Ogni individuo della classeindustriosa non consuma se non in ragione dei suoi
salarii: cosi scemare dai suoi salarii lo stesso che scemare sui suoi consumi.
Ma se questi diminuiscono, che cosa che li sostituir ? Come i primi venditori
dei prodotti potrebbero procurarsene uno spaccio ad un prezzo vantaggioso? Ne
crediate poter sotto questo riguardo sostituire gl'individui che vivono a spese della
imposta agli agenti della industria: primo, perch non possibile che iconsumi
di quelli sieno gli stessi dei consumi di questi; secondo, perch l andamento di
questi consumi e assolutamente ditierente.
Il prodotto di una imposta sopra isalarii si riduce in un solo punto, si
distribuisce ad un dato numero di consumatori che ordinariamente sono riuniti
in un luogo solo, o per lo meno in dati luoghi particolari, perci il consumo
trovasi lungi dal luogo della riproduzione. Ora , egli certo che i prodotti per
dono necessariamente del lor valore venale in proporzione delle spese che deb
bono fare per andare a trovare i consumatori. A ci aggiungete che vi son molti
prodotti che per natura loro non sono adatti ad esser trasportati. altri ancora
che, in ragione del lor volume, del loro peso e della modicit del loro valore
primario, non son suscettibili di un trasporto che diverrebbe cosi dispendioso ,
che coloro i quali si proponessero di procurarsene cosi lo spaccio farebbero le
spese a pura perdita.
Appena vedrete in una nazione una moltitudine di prodotti che mancano di
uno spaccio sufficiente, voi gi avete il germe di un degradamento necessaria
mente progressivo, quando linsutticienza di quello cagionata, come nella nostra
ipotesi, da una causa che distrugge la proporzione che deve regnare fra il valor
venale dei prodotti e quello dei lavori di mano d opera. In questa posizione, se
coloro che comprano questi lavori li pagano sempre al prezzo stesso non possono
comprarne la stessa quantit, perche la loro entrata minorata: allora gli agenti
della industria ricevono meno salarii, e frattanto l'imposta che devon pagare e
sempre listessa. Cos in questa ipotesi, dove questi lavori non rincariscono, l'im
posta sui loro salarii forma un contrasto singolare: quanto pi prende su questi
192 MBRCIER ne LA nmiann.
tanto pi fa diminuirli; cio quanto pi gli agenti delle industrie pagano alla
imposta, tanto meno salarii ricevono; poich la diminuzione dei loro consumi
altra ne cagiona nelle entrate di coloro che li pagano.
Pu, vero, il prodotto di una sitiatta imposta versarsi nuovamente nella
nazione, e da questo riversamento risulterebbero dei consumi; ma per ilnirla coi
cattivi ragionamenti che si potrebber fare su questo particolare, basti il fare
osservare, che questo riversamento altro non potrebbe rendere al consumo se
non le somme prese dalla imposta sui salarii: non risarcirebbe adunque per
nulla i non-valori di cui ho parlato, e che cagiona nella vendita di una parte
delle produzioni. Questi non-valori sono pure perdite che diminuiscono in parte
i mezzi che si avevano per pagare e far valere gli altri prodotti, come i lavori
della mano d'opera. Non dunque possibile che vi sia dopo l'imposta una distri
buzione di salarii uguale aquella che facevasene prima: ci posto, nch durer
la stessa imposta, il male crescer progressivamente, perch il consumo degli
agenti della industria sminuir sempre pi senza essere sostituito; e che cos
lo spaccio o il valor venale dei prodotti, l'entrata e la massa dei salarii sempre
pi diminuiranno.
Altra importante osservazione sul riversamento che il sovrano fa delle somme
tornitegli da una imposta levata sui salarii , si , che esso in parte chimerico:
una porzione di questa somma pu darsi che sia impiegata comprando in natura
una porzione dei prodotti che gli agenti della industria non posson pi consu
mare; ma l'altra non pu del pari essere impiegata in compre di lavori d' indu
stria tabbricati nella nazione. Perch i venditori di questi lavori potesser far cosi
ripassare nelle loro mani quella parte della somma che essi han pagato alla impo
sta, bisognerebbe che essi avessero della mercanzia da dare in cambio di quel
danaro; che essi cambiasser valori per valori, cosa sicamente impossibile per
essi non rincarendo la loro man d'opera 5 e quand'anche lo potessero, dando due
volte per ricever una, si troverebbero sempre in perdita.
_ Fate attenzione a questa ultima osservazione irresistibile e semplicissima: voi
mi obbligate a darvi 10 franchi, e con questi comprerete presso di me una mer
canzia dellistesso valore: ma perch costa esso 10 franchi? perch la concor
renza ha fissato questo prezzo come il suo prezzo necessario, come il suo prezzo '
relativo alle spese necessarie per coloro che giungono a metterla in vendita. Que
sta mercanzia nelle mie mani dunque rappresenta un valore di 10 franchi; cosi
questi dativi da me in danaro e che voi mi restituite in cambio della mia mer
canzia, non m'impediscono che sia in perdita di questa somma come se un altro
mi togliesse la mercanzia senza pagarla: questa operazione non potr non rovi
narmi progressivamente.
Mettiamo il valore della mano d'opera uguale a 100, prezzo fissato dalla
concorrenza: toglietone 20 per la imposta, ed impiegate parte di questi 20 in
compra di prodotti, sempre un fatto certo che l'altra porzione non potr pi
circolare nella nazione, e che passer necessariamente all'estero per comprarvi
altre manifatture. Ma, si dir, gli operai lavoreranno di pi: vana supposi
zione, poich il massimo del lavoro t'acevasi gi da essi prima della imposta,
percb ve li obbligava la concorrenza. Altronde siccome dopo lo stabilimento
della imposta non si hanno materie da impiegare in maggior copia di quanto se
ne avesser prima, se ogni operaio potesse lavorare pi a lungo, diminuirebbe il
L'IOIDINE NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE
195
numero degli uomini salariati , diminuirebbe il consumo in conseguenza: strada
anche questa che ci mena allo stesso disordine. _
Simagini qualunque vuolsi spediente, non potremo mai trovarne uno il quale
impedisca la conseguenza della diminuzione delle entrate dalla diminuzione dei
salarii , e che dalla diminuzione delle entrate la diminuzione dei salarii non ne
consegua. Questa serie, si comprende, dev'esser tosto seguita da un decrescimento
progressivo della popolazione, altra origine di una nuova diminuzione progres
siva nello spaccio dei prodotti territoriali, nelle entrate della nazione e del sovra
no. Questo decrescimento sar. tanto pi pronto in quanto che la industria
cosmopolita; essa non ha patria se non nei luoghi ove chiamata dai suoi pro
prii interessi; ubi bene, vibt' patria, la sua divisa, cosi vuole la natura.
Se intanto obbligate l industria ad andar lungi da voi, si troveranno nella
nazione minor numero di consumatori in istato di pagare i vostri prodotti, meno
mezzi in conseguenza per convertirsi in godimenti: sarete obbligati a cercare
consumatori stranieri, che vi dedurranno le spese di esportazione: e le mercanzia
estere che vi si daranno in cambio saranno gravate da quelle dimportazione.
Crederete forse che il commercio esterno ristaurera il valor venale dei vostri
prodotti; ma questa speranza potr. solo compirsi per quelli suscettibili di esser
trasportati all'estero, comecch dovr scemarsi sempre la spesa cui si dovr sotto
stare prima di arrivare al loro destino. Oltre a ci , fra i primi proprietarii di
questi prodotti e i consumatori stranieri, non volete che vi sieno agenti interme
diii commercianti che hanno il pi grande interesse a mantenere i vostri pro
dotti a prezzo basso per voi, perch abbiano pi a guadagnarvi rivendendoli al
prezzo corrente presso le altre nazioni? _
Vedete adunque come le vostre stesse risorse son per voi nuove cause di
degradamento progressivo; che non guadagnate nulla supponendo che una impo
sta sui salarii non far aumentarne il prezzo; che questa seconda ipotesi differisce
dalla prima solo per l'andamento dei suoi inconvenienti; e che in tutti i casi, una
imposta sopra i salarii progressivamente distruttiva della ricchezza nazionale
e della popolazione.
Tra i varii modi di mettere una imposta sovra i salarii, uno ve n'. cui si e
dato il nome di imposta sui consumi. Sotto questo titolo , tal forma d imposta
favorita nella opinione di una moltitudine di gente , illusi dal nome; sembrato
loro, che essa non presenti inconveniente alcuno, perch parsa libera e volon
taria, almeno fin quando essa non grava sovra cose che si riguardano di prima
necessit. Cos nel loro sistema pu essere stabilita una imposta sul mio vino,
sul mio grano; ma essi non vedono che il salariato che compra il mio grano non
pu pagarlo se non che col danaro che io gli do per salario , e che proviene in
parte dalla vendita del mio vino; essi non vedono che il prezzo di una derrata
serve a pagare, ed a far valere il prezzo di un altra; che in conseguenza tutto
quanto tende a far diminuire il valore venale e l abbondanza di una produzione,
riducesi a danno comune pel valor venale e l abbondanza di tutti gli altri
prodotti.
Una imposta sui consumi, altro non se non se una imposta sui mezzi di
consumo. La propriet di essa si dunque far diminuire il consumo, ed il valor
venale delle mercanzie sulle quali stabilita. In entrambi i casi il primo vendi
tore di essa perde ugualmente; ma lultimo caso quello che deve naturalmente
Eco-nom. TOMO I. - 15.
194 unncuzn nn LA nrvu'ane.
traccolpi producono: per ci solo che in una nazione il valor venale di una pro
duzione sollre una diminuzione considerevole, tutti i primi proprietarii di essa si
riducono ad avere un reddito minore; sono perci meno al caso di comprare e di
far valere le altre produzioni, il valor venale delle quali anch'esso proporziona
tamente ribassa, ed in conseguenza si ellettua una diminuzione prodigioso. in tutti
i valori che concorrono a formar l'entrata della nazione e quella del sovrano.
Seguite ora i contraccolpi di questa diminuzione di rendite relativamente ai
salarii della industria, ed alla popolazione che essa distrugge; dal deperimento
di questa, passate al vuoto che deve risultarne nei suoi consumi, e quindi al
nuovo danno che quel vuoto deve ancor esso produrre allo spaccio ed al valor
venale delle produzioni: voi troverete cos questa serie di degradamcnti pro
gressivi successivamente cagionati gli uni dagli altri, e nei quali non si com
prende come gli uomini possano per lungo tempo acciecarsi, quando soprattutto
le colture si deteriorano di giorno in giorno per la impossibilit che la debolezza
dei prodotti netti possa, nelle mani dei proprietarii e dei coltivatori, mantenere
ricchezze sufficienti a tutte le spese relative alla coltura.
dunque nella natura stessa diquel genere d'imposta impoverireil sovrano
invece di arricchirlo, e perci, quando gli effetti che dessa necessariamente pro
duce saranno pubblicamente ed evidentemente conosciuti, sar impossibile che
venga messa in pratica. Avvi inoltre un inconveniente particolare che le proprio,
e che da per se solo dee bastare perch sia per sempre prescritta, se ci sarem
convinti una volta, che i doppii impieghi che essa forma, cadono intieramente sui
proprietarii di fondi, senza parlare della porzione che il sovrano stesso sopporta
personalmente: questo inconveniente quello delle spese prodigioso di cui lam
ministrazione di questa imposta non pu andare esente.
Comprendo sotto il nome di spese non solamente quelle che sono inseparabili
da questa amministrazione, ma anche il prezzo del tempo che le sue formalit
fanno perdere al commercio; le avarie e gli aumenti di spese che cagionano le
visite ed i depositi; i procedimenti e le vessazioni a cui deve darluogo tutto questo;
le manovre di ogni sorta che tendono a distornarc dal suo destino porzione del
prodotto stesso della imposta. Qualunque sia la somma alla quale posson mon
tare tutti questi oggetti cumulati, egli certo esser sempre cosa interessantissima;
egli certo che la imposta di cui si tratta deve aumentare in proporzione di
questa stessa spesa, perch il sovrano possa ottenere con questa via le somme
che gli blsoguano; egli certo che con tal mezzo la imposta sulle cose com
merciabili, trovasi riunire in se molti inconvenienti maggiori che le son proprii,
e quelli ancora che sono annessi alla imposta sulle persone; certo che questa
moltitudine di spese non pu essere saldata se non dal prodotto netto, e che
se il sovrano deve prendere il terzo in questo prodotto, trovasi pagare ancor esso
il terzo di queste spese; e certo inne che il terzo dei degradamenti che i contra
colpi di queste spese devono portare nel prodotto netto, e ancora a carico del
sovrano, ed in conseguenza non e possibile che egli veda in questa imposta un
utile per lui, poich ci che essa produce assorbito dalle perdite che cagiona,
perdite che tosto fanno diminuire progressivamente le entrate di lui in vece di
farle aumentare.
Ecco quali sono gl' inconvenienti che si provano se vuolsi cambiare la forma
diretta e naturale della imposta: io credo che basti la loro evidenza per compiere
'196 MERCIER un nmvriann.
lo scopo che io mi sono proposto, per mostrare che questa stessa forma e forma
essenziale, forma dalla quale glinteressi comuni del sovrano e della nazione non
permetteranno mai di allontanarsi, quando si sar convinti dei mali terribili che
devono risultarne.
Un tal disordine non certo a temersi in uno stato monarchico giunto ad
una cognizione pubiica ed evidente dell ordine, poich il solo interesse dellau
torit governativa, di quell autorit che a se riunisce tutte le volont, quello
si che un tal ordine venga seguito. Cos, per questa ragione appunto il governo
monarchico sarebbe il pi adatto a rimettere quest ordine stesso quando avesse
conosciuto essersi da esso allontanato.
evidente non potersi questo vantaggio trovare in qualunque altro governo;
poich, per rientrare nell'ordine bisognerebbe incominciare dal divenir monar
chico; il dispotismo dellordine non pu mai stabilirsi solidamente se non in una
monarchia, sola forma ed unica di governo dove l'interesse personale del sovrano
necessariamente un interesse comune con tutta la nazione, sola ed unica forma
di governo, dove lo Stato che governa pi grande interesse non pu avere se
non se quello di ben governare.
Dobbiam vedere con dolore che gli uomini abbiano cosi lungamente igno
rate verit cos semplici, cosi preziose a tutti i membri di una societ. Questa
sventura tanto pi grande, che una volta che le generazioni passate si
sono allontanate dall ordine sotto questo riguardo, le generazioni che succedon
loro, debbon durare lo pi grandi dillicolta per ritornarvi; le malattie onde i
corpi politici sono allora alilitti esigono delle cure e non posson guarire se non
che con una gradazione alla quale e socialmente impossibile ricusarsi. Ma il
primo passo a farsi per ristabilire questi corpi nel loro stato naturale, di ren
der publica la conoscenza evidente dei primi principii del male e dellordine im
mutabile nel quale bisogna attingere i rimedii che possono usarsi; senza questa
conoscenza evidente e pubblica, lo zelo e le buone intenzioni dei depositarii della
autorit si troveranno sempre debolissimi contro la cieca forza dei pregiudizii di
antica data contro la forza ostinata dell'abitudine presso gli uomini ignoranti,
contro la forza tirannica dei bisogni imperiosi del momento, contro la forza per
fida e tumultuosa degl'interessi particolari e sregolati: ecco i potenti nemici che
essi devono combattere, e contro i quali la pubblicit dell evidenza deve armarli
per la gloria dei sovrani, per la prosperit del loro impero, per la felicita dei
loro sudditi.
Mi si permetta di terminar questo capitolo con una riessione che deve pro
durre una viva impressione sopra tutto le anime oneste e sensibili, e che non pu
essere disapprovata, a meno che non sincominci colla confessione di essersi per
duto qualunque sentimento di umanit. Quando un governo e organizzato in
modo da far tendere la coltura delle terre perpetuamente verso il migliore stato
possibile, l'abbondanza progressiva dei prodotti precede sempre l accrescimento
progressivo della popolazione: tutti gli uomini allora non nascono se non per es
sere felici; e poich ci sar sempre sconosciuto l'ultimo grado possibile della
moltiplicazione dei prodotti, pu dirsi che l'ultimo grado possibile, al quale l'or
dine pu spingere la prosperit di una nazione, una misura che nessuno pu
comprendere. Ma in un governo contrario all ordine, in un governo in cui la
coltura in uno stato progressivo di degradamento, sempre e necessarimnente,
Lonnnvn NATURALE DELLE soctnm POLITICHE. 197
CAPITOLO IX.
Dci rapporti di una nazione collo altre. - Esiste sotto una forma diversa di quella dei primi tempi, una
societ naturale, generale e tacita fra le nazioni; doveri e diritti esscmiali che ne risultano e che sono
reciproci fra esse. __ Lorrline naturale che regge quella societ generale o ci che assicura a cia
scunn nazione il suo migliore stato possibile. - Un tal ordine che non ha niente dnrbtrario deveuer
la base fondamentale della IP oltica.
- o
llniformnrvisi
v
nellintercsse
a
di un sovrano e di una
I
nazione
-
La terza classe dei differenti oggetti che appartengono al governo degli imperi
racchiude, secondo la divisione da noi fattaue, tutti i rapporti, che naturalmente
e necessariamente si trovano fra una nazione e le altre. Per mostrar chiaramente
come l'evidenza dellordine naturale ed essenziale della societ. deve regnare dispo
ticamente in questo ramo di amministrazione, bisogna che rimontiamo alla sor
gente di questi stessi rapporti, ai tempi che precessero la formazione delle societ
particolari, ai doveri e ai diritti reciproci che gli uomini avevano allora natural
mente e necessariamente fra loro, e che costituivano il giusto e lingiusto assoluti.
Abhiam veduto nascere questa societ dalla necessit di moltiplicare la sus
sistenza colla coltura: nch gli uomini furono poco numerosi per potere sussiz
stere coi prodotti spontanei della terra, non esisteva fra loro se non una societa
naturale , generale e tacita; societ naturale perche consisteva in quei primi
diritti rispettivi che la natura ha stabiliti nei primi doveri, dei quali ha gravato
la nostra esistenza; societ generale, perch questi doveri e questi diritti, legati
al sico della nostra costituzione erano gli stessi per tutti gli esseri della nostra
Specie, ed in tutti i luoghi ove potevano trasferirsi uomini erranti; societ tacita
DIEKCIEI DI! LA ItlVlIH-i.
per svincolarci dai p'regiudizii che ci acciecano sui nostri veri interessi, se cerche
remo nello stabilimento dellordine delle societ, il migliore stato possibile dei
sovrani, delle nazioni, e di ogni uomo in particolare; alla parola equilibrio sar
sostituita quella di fraternit; potr allora la politica non esser pi inconseguente,
non far pi contrastare il suo linguaggio e i suoi procedimenti; lo scopo che si
propone ed i risultati che produce; linteresse comune delle potenze, ed un sistema
che per metterle daccordo le tien disunite.
La fraternit delle nazioni non dunque una verit nuova; da un pezzo e
stata scoperta dagli uomini; ma essi non lhanno veduta n nella sua vera sor
gente n nei suoi rapporti essenziali; ecco perch i piani male ordinati di una
politica ttizia ed arbitraria ci hanno cos sovente dato la guerra proponendosi di
darci La ''ce. Ma poich questa verit ci palese, poiche siam obbligati a confes
sane questa fraternit naturale, che anzi domma fondamentale della nostra
religione, miriamola come il punto fisso donde la sana politica deve partir neces
sariamente, atlincli lordine e la natura dispcttivi procedimenti che devono
esser adottati da tutte le nazioni venga stabilito.
Appena avrem preso per base della nostra politica la fraternit naturale delle
nazioni, esamineremo ci che appartiene all'essenza di questa fraternit, e tre
vereglo che fra nazione e nazione la natura ha stabilito gli stessi doveri e gli
stessi diritti che fra uomo ed uomo: troveremo che il migliore stato possibile di
ogni uomo in particolare attaccato alla pienezza del suo diritto di propriet e di
libert che n attributo essenziale. Ora, daccli conosciamo quel che costituisce
il migliore stato possibile di ogni nazione in particolare, conosciamo parimenti ci
che costituisce il migliore stato possibile d'ogni nazione; poich l interesse pub
blico, l'interesse generale di una nazione altro non se non il prodotto dei
varii interessi particolari dei suoi membri. '
aAppena avrem compreso questo lieve cenno, la politica non pi un mistero.
Essa non cerca pi le tenebre per nascondere la sua deformit, non ha pi biso
gno articii per puntcllare la sua debolezza cadente; lungi dal coprirsi di un denso
velo si mette in evidenza, si mette in mezzo alle nazioni e con fronte serena, cosi
loro ragiona: - il migliore stato possibile di una nazione consiste nella pi
grande abbondanza possibile delle sue ricolte annuali, congiunta al pi gran
valore venale possibile dei suoi prodotti. Questi due vantaggi riuniti, perch lo
devono essere necessariamente, le assicurano in ragione del suo territorio la
pi grande ricchezza possibile, la pi grande popolazione possibile, la pi
grande consistenza possibile tra le altre nazioni. Per giunger cos al suo pi
- alto grado possibile di prosperit in tutti i generi, altro non deve fare se non
a una sola cosa: proteggere in casa sua il diritto di propriet, procurarle la pi
1 grande solidit possibile e la pi gran libert: ecco il suo primo dovere essen
ziale, dovere che determina insiememente quelli che sono reciproci fra i suoi
A: sudditi, e quelli ai quali obbligata verso le altre nazioni.
Per la ragione che non ci sono diritti senza doveri, e i doveri son la misura
a dei diritti, eche un uomo che pretende sieno rispettate le sue propriet noi pu
I se non in virt dell'obbligo che s'impone di rispettare quelle degli altri, una na
- zione non pu stabilire solidamente i suoidiritti di propriet e la sua libert, se
I non se nel dovere che si fatto di non attentare giammai ai diritti di propriet
1 ed alla libert degli altri popoli. Da queste verit risulta che un interesse capitale,
204 MERCIER ne LA mvricne.
un interesse evidente e comune a tutte le nazioni le tiene naturalmente e neces
sariamente confederale fra loro per consolidare il diritto di propriet e la libert
con una comune garanzia: questa confederazione naturale e generale, quella
stessa esistente tra i membri di una societ particolare, impone ad Ogni nazione
il dovere di concorrere al mantenimento dei diritti delle altre; ma con questo
dovere parimenti compra il diritto di far sue le forze delle altre nazioni per la
difesa dei suoi propri diritti.
Cos i vostri doveri ed i vostri diritti rispettivi sono stabiliti gli uni sugli
altri; la loro proporzione determinata da un ordine essenziale dal quale non
potete scostarvi senza vostro danno; cosi non avete nulla a regolare fra voi se
non la forma esterna dei procedimenti in quei casi nei quali qualche nazione
avr duopo il soccorso delle altre. Questo caso stesso non sar mai problema
tico, poich le imprese che una nazione pu fare a forza aperta sui sudditi di
un altra non hanno nulla di equivoco; anzi questo il solo disordine che la
vostra confederazione deve proporsi di arrestare. D altronde fate che ciascun
popolo impacci come meglio gli aggrada il suo commercio esterno; compiange
tene in ci il suo accecamento, ma non gliene fate un delitto relativamente alle
nazioni che egli priva della libert di commerciare nei suoi Stati; il danno lo
. fa a se stesso; un tal disordine porta con s necessariamente la sua punizione.
Ma voi dovete rispettare fino il suo errore, poich non potete fargli violenza
i senza oendere i suoi diritti di propriet e la sua libert: guardatevi soprat
tutto di usar con esso del diritto di rappresaglia; dividereste allora i suoi errori
che vi cagioneranno i danni stessi.
Non permettersi alcuna impresa sopra un altra nazione, unirsi e far forza
per contenere le altre, e l'ordine essenziale della vostra societ generale, non
che quello delle societ particolari; eccolo racchiuso in queste due massime;
la loro semplicit o meglio l'evidenza della loro giustizia e della loro necessit
vinsegna che qnestordine fatto per assicurare fra tutti i vicini ed in tutte le
parti della terra la pace e la felicit dell'umanit 1'.
Ci che prova a sufficenza la saggezza e la verit della politica ricondotta
cos ai suoi veri principii , si che ella conviene agl interessi particolari di ogni
nazione indipendentemente dai sistemi contrarii che le altre potessero adottare.
Interessa senza dubbio ad una nazione che i suoi procedimenti verso gli stranieri
sieno concordi con la forma del suo governo interno, onde sia palese una po
litica che escluda quei progetti ambiziosi che le altre nazioni non possono sup
porre senza inquictarsene e senza cercare di prevenirli ; ora essa non pu trovare
questo vantaggio se non nello stabilimento dellordine naturale ed essenziale delle
societ, poiche questordine e il solo che metta in evidenza 1 interesse personale
che hanno i sovrani perch la pace sia conservata, e che permetta parimenti
a questa. evidenza incatenar l'arbitrario nei motivi che possono spingerli a di
chiarare la guerra, e nell'uso dei mezzi dei quali hanno bisogno per sostenerla.
Mentre una nazione ispira questa condenza, nel suo interesse parimente
spingere le sue forze al pi alto grado possibile per godere di tutta la conside
razione alla quale pu pretendere fra le altre potenze. in fine essa non pu n
conservare ne acquistare all'estero gran consistenza se non per quanto goda
nell'interno di una gran prosperit. Ora, il germe di questa e listessa politica
indicataci dell ordine essenziale delle societ: rispettare le propriet e la libert
Loumas NATURALE DELLE socn-zra POLITICHE. 205
delle altre nazioni, dare nell'interno a questi medesimi diritti tutta la estensione
e tutta la solidit di cui sono suscettibili; secondo questi principii, e senza alcun
riguardo per gl' intoppi che gli stranieri posson mettere al loro commercio esterno,
accordare, a quello che essa fa, la pi gran libert possibile; assicurarsi con questo
mezzo una gran ricchezza, una gran popolazione, una gran potenza, ecco la vera
politica, una nei suoi principii e nei suoi ell'etti. .
Una nazione pu indipendentemente dalle altre adottarlo per se stessa: il
diritto di propriet pu divenire pei suoi sudditi un diritto sacro senza che lo sia
parimente presso tutti gli stranieri; l'ordine essenziale di cui questo diritto base
e principio pu governar dispoticamente in casa sua senza governar dispotica
mente presso le altre; nalmente, per rendere il commercio pienamente libero in
tutti i paesi del suo dominio, non necessario che lo sia presso le dominazioni
estere; questo mi propongo mostrare nei capitoli seguenti. E del pari evidente
che questa politica non soffre nulla di arbitrario; che essa altro non se non
una conseguenza naturale dell'ordine essenziale delle societ; che si stabilisce na
turalmente e necessariamente con essa; che cosi qualunque nazione che far re
gnare presso lei questordine essenziale, dev'essere e all'estero, ed allinterno nel
suo pi alto grado di potenza e di splendidezza; nello stato il pi fiorito ed il pi
tranquillo, il pi felice che possano sperarei sudditi ed i sovrani.
CAPITOLO X.
Del commercio. Prime ragioni che conducono a riconoscere la necessit della sua libort.-Qualuuqua com
pratore e venditore, a qualunque venditore ilevcssere compratore. - Le somme di queste due opera
rioni devono essere uguali fra loro. - Le vendite anche in danaro altro non sono le non embii di
valori uguali. _ Errori e prcgiudizii controrii a questo primo nozioni.
prano, e cosi questi valori ttizii sono comprati, o presi in cambio dai venditori
dei prodotti. Se in queste doppie operazioni di vendite e compre alternative non
vorrete scorgere che cambi, vedrete tutto ad un tratto che la somma dei valori
ttizii rispetto ai prodotti, la somma dei prodotti scambiati coi valori ttizii de
vono essere necessariamente eguali tra loro. Ma se invece di simplicare le cose
supponendo questi cambii fatti in natura ammettete il danaro come un mezzo
comune di cambio, come un pegno intermedio che agevola queste stesse ope
razioni, comprenderete [quanto sia assolutamente necessario che questo pegno
circoli perpetuamente, che incessantemente ritorni nelle mani da cui uscito
perch nuovamente-torni ad uscirne; senza di che l'uso di questo intermedio
non avrebbe pi luogo, atteso che non si pu riprodurlo come riprodurre si
possono i valori naturali e ttizii che rappresenta.
Questa verit non si sarebbe mai oppugnata se i termini di compra e
vendita, come del pari l'uso del metallo-moneta non avesse gittato nelle idee
tanta confusione da non riuscir pi possibile agli uomini intendersi fra loro o
concordarsi sui loro ovvii interrssi.
Che cosa mai vendere? Egli cambiare. Che cosa mai il danaro consi
derato come moneta? una mercanzia, il valore della quale la facolt di rap
presentare un valore uguale in qualunque specie di merce. Per mezzo di questa
facolt che una convenzione 0 un uso quasi universale le attribuisce, le vendite
non sono se non veri cambi di una mercanzia con unaltra. Intanto siccome essa
non se non un oggetto duso, e quegli che la riceve vendendo non pu servir
sene se non in quanto che la rende comprando, s impiega solo nei casi nei quali
qualcuno vuol comprare le mercanzie altrui, senza avere in natura le cose che
questi desiderano ricevere in cambio: allora il danaro pu essere riguardato come
pegno intermedio, col mezzo del quale incominciasi il cambio fra il compratore e
questi venditori per esser consumato in seguito da loro con altri individui, che
sopra questo pegno comune apprestano le mereanzie che non possedeva il primo
compratore.
Proscriviamo per un momento l'uso del metallo moneta, come del pari le pa
mia di vendita e di compra per sostituir loro quella di cambii, e questi suppo
niamoli realmente fatti in natura; non chiaro che se io voglio procurarmi la
vostra mercanzia bisogna che ne abbia unaltra di valore uguale per darvela, e
che in ci io son venditore per esser compratore E Non evidente del pari che se
io voglio lo spaccio della mia mercanzia, bisogna che ne prenda un'altra di ugual
valore, e che in ci per esser venditore ho bisogno di esser compratore?
Ma voi avete loggetto che conviene a me, e quello che in poter mio non
si conviene al vostro interesse; allora richiamiamo il danaro che teste abbiamo
bandito; impieghiamolo fra nel qual pegno intermedio come valore che a voi
rappresenti loggetto che non posso darvi in cambio; in questo caso siccome io
non esigo il danaro, bisogna procurarmene cambiando l'oggetto che presso di
me con danaro; da ci risulta che invece di uno io faccio due cambii, e che dal
canto vostro voi fate altrettanto recando il mio danaro presso un altro venditore
che vi da la mercanzia da voi desiderata. chiaro adunque che loperazione nel
fondo sempre la stessa: si pu comprare col danaro, senza avere nel medesimo
tempo un oggetto d'uso a vendere, ma per avere questo danaro bisogna aver
venduto.
Econ. T0310 1. --- li.
210 MERCIER DE LA RIVIRE.
Ecco la verit semplicissima da per se stessa, che gran numero di persone non
ha voluto vedere; arrossirei dessermici fermato tanto tempo, se il nostro accieca
mento su questo particolare non ci avesse fatto adottare sistemi cos mostruosi
no a far credere che si potesse vendere in danaro a colui che non vendesse
nulla. Questa idea tal quale ve la presente sembra indubitatamente essere il
colmo della stravaganza; intanto io non ve lesagero, poich, secondo essa, si
sono stabiliti come principii incontrastabili esser nell'interesse di una nazione,
fare un gran commercio di esportazione, vender molto in danaro e comprare
poco, essendo persuasi che con questo mezzo il commercio la arricchirebbe. -- In
questi pretesi principii tutte le parole sono altrettante eresie provenienti dal non
essersi accorti non potersi dar danaro per mercanzia in senso assoluto a meno
che non siasi incominciato col dare mercanzie per danaro.
Col danaro si comprano mercanzie, e con queste il danaro; cosi vendere o
comprare e sempre, come ho detto, cambiare un valore qualunque con un altro
valore qualunque: che luno di questi due valori sia danaro, o che entrambi
sieno mercanzie di uso, indifferentissimo per se stesso, anzi chi riceve il
danaro non ha tanto guadagnato quanto se avesse immediatamente ricevuto in
natura le cose delle quali con esso calcola potersi procurare il godimento.
CAPITOLO XI.
Denizione del commercio veduto in tutti isuoi rapporti essenziali-Del modo onde possa arricchire
una nazione : idee false degli uomini a questo riguardo. - Lalsun utilit trovasi nei rapporti che esso
ha cogli interessi della coltura.-Il commercio esterno altro non e se non un minor male possibile ed
un male necessario.
agevole adesso dare del commercio una denizione nella quale si racchiu
dano contemporaneamente le cose che entrano nel commercio; glinteressi che lo
cagionano; gli uomini che fanno il commercio tra loro; lo scopo che si propon
gono commerciando ed i mezzi che impiegano per commerciare. Il commercio e
un cambio di valori per valori eguali praticato con o senza il mezzo di agenti
intermedia, per l'interesse comune di coloro che cambiando forniscono questi la
vari e li cambiano fra loro per consumarli. Cosi dietro una tale operazione nes
suno di questi pi ricco o pi povero di quello che era in prima, quantunque
abbia in possesso un oggetto che gli convenga meglio di quello che possedeva
precedentemente.
Chi possiede molto vino e nulla ha di grano, commercia con un altro che ha
molto grano, e non ha vino; fra essi si fa un cambio di un valore di 50 in grano
con un valore di 50 in vino. Questo cambio non fa crescere le ricchezze ne del
luno n dellaltro, poich ognuno di essi prima del cambio possedeva un valore
eguale a quello procuratosi con questo mezzo. E pure questo cambio loro utile
egualmente: senza di esso ognuno di questi due uomini non sarebbe al caso di
poter godere di una parte del suo ricolto e perci ognuno dimiuuirebbe la sua
coltura.
Qui chiaro si mostra in qual senso debba intendersi che il commercio arric
I"
K
L'ORDINE NATURALE DELLE somma POLITICHE. 211
chisca una nazione: egli non le procura per se stesso un accrescimento di ric
chezze; ma per essa un 'mezzo che le permette di aumentarle con la cultura.
Molti frattanto hanno in idea che una nazione guadagni su di un altra; essi non
vedono che relativamente al commercio una nazione altro non se non un corpo
composto di molti uomini, che tutti isolatamente non possono pagare il prezzo di
quel che comprano se non col prezzo di ci che vendono; non vedono che mi
lioni duomini riuniti in corpo di nazione non trovano in grazia del lor numero
il mezzo di elevarsi al di sopra della impossibilit di dare quel che non si ha; che
cosi le leggi naturali e fondamentali del commercio, le condizioni essenziali senza
le quali non pu sostenersi, sono tra una nazione ed un'altra le stesse che fra
un uomo ed uomo; che una nazione inne non pu vendere se non per quanto
che compra, e non pu comprare se non per quanto che vende.
Qualunque sia la nazione, che per mezzo del commercio si propone di gua
dagnare sulle altre, mi dica dunque come potr guadagnare se le altre nazioni
non perdono nulla, o come queste potranno perdere sempre? Tutte le nazioni
commercianti si lusingano egualmente di arricchire col commercio; ma cosa
meravigliosa! Esse credon tutte di arricchirsi guadagnando sulle altre. Bisogna
convenire che questo preteso guadagno, tal quale esse lo comprendono, deves
sere cosa assai miracolosa, poich con questa opinione ognuno guadagna e nes- -
suno perde. Siccome il mistero di un guadagno senza perdita non un arti
colo di fede, noi possiam dire a buon diritto che l'evidente contraddizione
che racchiude ne dimostra lassurdita.
Un uomo ed una nazione, poiche, ripetiamolo pure, il numero non cangia
nulla all ordine essenziale delle cose nella specie di cui si tratta: un uomo
incomincia col prelevare dai prodotti la quantit che pu e deve consumare
in natura, e vende il soprappi. Perche quest'uomo ha fatto delle speseper pro
curarsi con la coltura una massa di prodotti che ecceda i suoi consumi? Lo ha
fatto perch sapeva che in ragione della loro utilit quelli hanno nel commercio
un valor venale, un prezzo che abitualmente vien loro attribuito, e perch ha cal
colato trovare in questo prezzo lo spaccio di quell eccedente. Fate sparire una di
queste due condizioni, uno di questi due punti di vista che entrano nella speranza
del coltivatore; fate perdere a questi prodotti il loro valor venale o il loro spaccio;
certamente cesser la cultura che li faceva rinascere, o per lo meno sar ristretta
al punto di non darne che la quantit necessaria ai consumi che quel coltivatore
fa personalmente.
Quando si dice che il consumo e la misura della riproduzione, si deve in
tendere, per la parola consumo quello che fatto dai consumatori in istato di pa
gare il valore corrente delle cose che essi consumano. E in tale assioma, conside
rato sotto questo punto di vista, chebisogna rintracciare il modo con cui il
commercio esterno arricchisce una nazione, e a meglio dire, le presenta occasioni
di cui essa pu prottare per moltiplicare le ricchezze che il suo territorio pu
mmmnislrarle. Il commercio oltre a questa nazione quei consumatori che non
trova nel suo interno, laumento di questi procura lo spaccio dei prodotti nazio
nali; lo spaccio assicura e conserva loro il valor venale che essi devono avere
tra le cose commerciabili; cosi il coltivatore trova quello spaccio e quel valor
venale, la speranza del quale lo ha determinato a fare le anticipazioni della col
tura per ottenere ricollc, la cui abbondanza poteva eccedere la consumazione
l'14 MERCIER DE LA mvrnn.
. A.
nazionale. In due parole pu dirsi che col mezzo del commercio il consumo non
ha pi limiti conosciuti: quindi nasce che l'abbondanza dei prodotti non pu
mai riuscire a peso dei coltivatori; vantaggio inestimabile per coloro che senza
esso sarebbero nel caso di temere questa stessa abbondanza, poich questa ser
virebbe solo a far cadere il valore venale delle loro produzioni e renderne
insulllciente lo spaccio.
Ora facile spiegare l'emmma, ora e facile vedere come il commercioiarric
chisca una nazione; esso ne arricchisce una come le arricchisce tutte: non gi
mettendole nel caso di guadagnare le une sopra le altre; poich questi guadagni
sarebbero alternativi ed in conseguenza nulli, o tosto non potrebbero avere pi
luogo; ma in ci le arricchisce, che procurando lo spaccio di tutti i prodotti nazio
nali al miglior prezzo possibile, fa passare nelle mani dei coltivatori tutto il pro
dotto sul quale essi han dovuto contare. Leii'etto diretto di quest operazione
che le ricchezze consacrata alla riproduzione ritornino con protto alla classe
produttiva, che cos questa classe si trovi avere ad un tempo maggiori mezzi
per migliorare le sue colture, e maggiore interesse ad occuparsi di questi in
miglioramenti.
Non credete che il coltivatore, propriamente detto, formi la sola ed unica classe
che il commercio arricchisca; questo nome non deve esser qui preso in un
senso stretto letterale, ed in contrapposto a tutti gli altri uomini come
l'uso per molti riguardi. Primieramente con la parola classe produttiva io in
tendo non solo gl intraprenditori di cultura, ma ancora i proprietarii di fondi
che sono con questa qualit specialmente incaricati di diverse specie necessa
rie alla riproduzione, sia mantenendola sia migliorandola. in secondo luogo
parlo del coltivatore, perch la sua ricchezza personale la sorgente principale
di tutte le ricchezze, e che per aumentare la massa delle ricchezze nazionali
bisogna rendere pi abbondante la loro sorgente. Ma dobbiamo considerare in
seguito il modo in cui l'abbondanza si divide nelle altre classi inaliiate da
questa sorgente: dobbiam vedere che il Sovrano e gli altri comproprietarii del
prodotto netto prottano di questa stessa abbondanza, e che senza fermarsi
nelle loro mani ella continua il suo corso per ispandersi sulla classe industriosa,
o meglio sopra tutta la nazione.
Osservate che il commercio esterno considerato come mezzo di arricchire una
nazione non pu assolutamente avere un altro corso; che questo nello stesso
ordine fisico e che voi non potrete scostarvene senza esserne puniti: disponete
il commercio in modo che tolga ai coltivatori una parte del prezzo al quale do.
vrebber vendere le loro produzioni; tutto cambia in un istante; la coltura non
ha pi ne gli stessi motivi d incoraggiamento, n gli stessi mezzi per fruttiicare;
non solo i vostri prodotti scapitano di valor venale, ma scapiteranno ancora
nella quantit; perdete cosi da tutti i lati; allora le entrate del Sovrano e dei
proprietarii di fondi saranno pi scarse, diminuiranno in proporzione le loro
spese, ed in conseguenza vi saranno meno salarii a distribuire, meno uomini
occupati e mantenuti: il commercio esterno non arricchisce pi una nazione,
l impoverisce invece; e se questo disordine continuasse, giungerebbe a rovinarla,
ad annientarla.
Da queste prime nozioni dobbiam conchiudere che il commercio esterno pu
esser di nocumento come pu esser vantaggioso; che la sua utilit consiste intie
Lonnnvn NATURALE DELLE SOCIETA' POLITICHE. 215
ramente nella utilit che reca alla riproduzione, e che cos questa utilit risulta
non dal commercio precisamente, ma dal modo in cui esso si manda ad
effetto.
Un'altra conseguenza ancora si che il commercio esterno non se non un
meno male; che egli suppone sempre che una nazione manchi nell'interno di
un numero sutliciente di consumatori in stato di mettere un prezzo vantag
gioso ai suoi prodotti; che essaobbligata perci di andar cercando all'estero
altri consumatori dei quali la lontananza le e sempre onerosa. N mi allegate
che essa pu esser ridotta a questa necessit per la condizione sica o pel clima
nel quale posta: ci pu darsi, ma una sventura, ed- una sventura che
altro non prova se non che l'ordine fisico e dovunque l'ordine, sul quale necessa
riamente bisogna tracciare lordine della societ; da ci conclude che questi
popoli hanno ancor pi bisogno di qualunque altro di una grande libert. Regola
generale, quanto pi si contrastati dal ilsico, tanto pi la libert si fa impor
tante per la libert di una nazione.
Convengo adunque che il commercio esterno pu essere indispensabile rela
tivamente ad alcuni prodotti stranieri, che una nazione non pu ottenere nel
suo territorio, e dei quali non di meno ha bisogno: sotto questo punto di
vista noi dobbiam dire che il commercio esterno un male necessario,- poich
se questa nazione avesse il vantaggio di trovare nel suo interno i prodotti
che le mancano, non si darebbe la pena di fare ingenti spese andando a cer
carlo presso le altre. Credo che quest'ultima proposizione sia evidente da per se
stessa: tutti sanno che i prodotti provenienti di lontano, devono essere pi
cari di quelli che crescono vicino a noi, e che bisogna che il coltivatore paghi
le spese di trasporto sia per l'aumento del prezzo delle produzioni estere, sia
per la diminuzione del prezzo che d in cambio 0 in pagamento; in una
parola, che l'interesse della riproduzione quello di trovarsi vicina al luogo del
consumo; essere l'interesse del consumo quello di trovarsi vicino al luogo della
riproduzione. Lascio che il lettore mediti queste verit mentrech io gliele pre
sento in una nuova luce, in un grado di evidenza che non gli permetta ne di
dubitare dei principii, n di rigettare le conseguenze che ne risultano in favore
della libert.
CAPITOLO Xll.
nell'interesse del commercio: che cosa debba intendersi con questo modo di parlare.-Esso non i: lo stesso
in un popolo commerciante come in una nazione agricola.-'Vora idea del commerciante. Pruticsno il
commercio i consumatori e non i commercianti. -Opposizioni fra glinteressi particolari dei commer
cianti c glinteressi comuni degli altri uomini.
tici avrebbero dovuto spiegarci per metterci d accordo. Convengono nello stesso
avviso intanto, che per linteresse del commercio si debba intendere linteresse
della nazione; ma demandate loro in seguito che cosa mai una nazione conside
rata come corpo politico; di quali uomini si componga essenzialmente, e quali
legami li uniscano gli uni agli altri; demandate loro se linteresse della nazione
visto nel commercio sia un interesse comune a tutti i suoi membri, o piuttosto un
interesse proprio ad una'classe particolare; vedrete allora scindersi le opinioni,
e le contraddizioni che esse presentano armarle le une contro le altre; ciascuno
secondo lidea che si forma di una nazione e degl'interessi di essa relativamente
al commercio, fabbrica principii e sopra questi principii tittizii stabilisce un siste
ma, dal quale crede non potersi scostare senza che tutto sia perduto.
Confondere linteresse comune della nazione relativamente al commercio con
l'interesse particolare dei commercianti nazionali, che non sarebber'altro se non
gli strumenti del commercio, lerrore il pi comune su quanto costituisce linle
resse del commercio stesso, errore nel quale son caduti uomini di grande rino
manza: in conseguenza non si giudicato dell'importanza e dell'utilit del com
mercio se non dalle fortune di que' commercianti; senza esaminare a spese di chi
sono desse acquistate n per chi sono esse disponibili: si buonamente creduto
che la nazione si arricchiva quando si vedeva arricchirsi questi stessi commer
cianti; il commercio stato solo considerato nelle operazioni di costoro; ed al
loro interesse personale esclusivo, presentato come interesse generale, che si sono
sacricati gl interessi comuni di tutti i membri essenziali di una nazione.
Uno dei mezzi pi potenti di cui si servono per forticare e coltivare questa
illusione di portare degli esempi; di far mirare i nostri sguardi verso qualche
popolo di commercianti arricchiti solo dal commercio; e di presentarceli come mo
delli a seguirsi da tutte le nazioni. Si si lasciati sedurre da questi pretesi esempii
senza per mente alla differenza che deve farsi fra glinteressi di coloro che tra/cano
i prodotti altrui e gl'intcressi dei proprietarii di questi prodotti stessi: chi non vede
che queste due posizioni non han nulla di comune; che i loro interessi sono dia
metralmente opposti; che il modo con cui i salariali si arricchiscono, non lo
stesso di quello che arricchisca coloro che li pagano? Per quale eccesso di acce
camento si ha potuto confondere, si ha preteso assoggettare agli stessi regolamenti
glinteressi di quei popoli di commercianti che non trovano nel loro paese i pro
dotti che tratlcano, e glinteressi delle nazioni agricole e produttive, che raccolgono
sui loro stessi territorii tutti i prodotti che mettono fra loro in commercio?
Servire il commercioe fare il commercio cosa ben distinta: e cosa ben distinta
del pari tra/ficare e commerciare. Il conduttore sia per terra sia per mare serve
e. non fa il commercio; lagente commerciale che altro non fa se non eseguire
le commissioni che gli si danno, serve non fa il commercio; serve e non fa il
commercio il commerciante che compra e rivende a suo rischio e per conto proprio.
Eppure questultimo fa qualche cosa di pi dei due primi : esso tra/ca e gli altri
non trafcano; ma trallicare non commerciare. Si traliica quando si compra e
rivende la merce di cui altri proprietario; si commercio quando dal proprio fondo
si ricavano le merci che si cambiano con valori di qualunque natura in altre mer
canzie o in danaro. Cos chi tra/ca una specie di salariato che giunge con la
sua industria a far propria una parte delle ricchezze altrui; e coloro che com
merciano non fanno in ci che godere delle proprie ricchezze.
. 4
L'onmua NATURALE DELLE socmn POLITICHE. 215
CAPITOLO Xlll.
Continnazione del capitolo precedento.-Da chi son pagati immediatamente i protti o i salarii del com
mercianti.-Errori relativi a questa quistione._Come lintaressc particolare dei commercianti ai
eoncilii con lintercsse altrnL-La professione dei commercianti e cosmopolita: Relazione di questa
verit con la necessit di una gran libert commercia|o.-Differenze essenziali e pi minute fra un
popolo di commercianti e l nazioni agricole e produttive.- Quelle presso questo il vero interesse del
commercio: sno bisogno di libert.
devono farsi sempre per esse alle stesse condizioni, i loro vantaggi reciproci de
vono sotto questo aspetto esser sempre gli stessi, purch per esso non venda pi
caro o non compri i loro prodotti a miglior mercato di quello che non farebbero
altri commercianti, di modo che rendesl della pi gran necessit una grande
libert commerciale per mettersi al coverto di questo inconveniente.
Quando un commerciante compra non s informa di qual paese sieno i suoi
venditori; non considera nemmeno di qual paese sieno i suoi compratori; due
soli oggetti devono occuparlo e l'occupano di fatto: il prezzo delle sue compre
inclusevi le spese e il prezzo delle sue rivendite. Tutti i compratori e tutti i vendi
tori sono e debbono essere agli occhi suoi sempre uguali; a qualunque nazione
appartengano, la sua professione Il tratta e deve trattarli al modo stesso; cosicch
nessun dessi relativamente a se stesso come commerciante non n pi n meno
straniero degli altri: come commerciante adunque esso veramente cosmopolita,
uomo pel quale non e straniera veruna nazione, e che in nessuna nazione e
straniero.
' Altra pruova che i commercianti nazionali con questa qualit non fanno parte
degli uomini che costituiscono lo Stato, si , che le ricchezze mobili ed occulte
non l'anno mai corpo con quelle dello Stato, ed anzi a spese di queste ricchezze si
accrescono. Solo le produzioni annualmente rinascenti nello Stato possono riguar
darsi come ricchezze per lo Stato in ragione del valor venale che esse hanno in
commercio. Questo il solo genere di ricchezze, e il solo disponibile che possa
contribuire alle spese dello Stato: impossibile adunque stabilire imposte sui sa
larii o guadagni dei commercianti; queste sarebbero per essi aumento di spese
delle quali bisognerebbe che fossero indennizzati come degli affitti dei loro magaz
zini e delle altre spese che sono obbligati a fare. Singanna chi crede che l'imposta
sopra di essi ne diminuisca i guadagni, questi sono regolati dalla concorrenza,
sussistono cos necessariamente ed indipendentemente dalle spese di cui non pos
sono fare a meno; se loro nuoce una tale imposta lo solo in quanto che per essa
aumentano talmente le loro spese che i consumi ne diminuiscono sensibilmente,
ed allora, e vero, guadagnano meno, perch minorano i consumatori che sono in
grado di usarne.
Non mi termer pi a lungo sopra questa verit che io ho gi dimostrata nei
capitoli nei quali trattai dellimposta: mostrai come queste sorta d'imposte indi
rette ricadano sempre necessariamente sui prodotti dell'industria; debbo anzi qui
aggiungere che se urgenti bisogni mettessero lo Stato nella necessit di procurarsi
aiuti pecuniarii, non troverebbe alcun mezzo di procurarsi il danaro dei suoi com
mercianti nazionali a miglior patto di quello dei commercianti stranieri: adunque
codeste due ricchezze in danaro non gli appartengono una pi dell'altra; mentre
invece in questo caso la rendita dei proprietarii di fondi gli apprestano tali soc
corsi che ricusarli non e del loro interesse, poich accordandoli tutelano la sicu
rezza della loro propriet.
Abbiamo veduto precedentemente essere il prodotto netto delle terre la sola
ricchezza disponibile in una nazione: l interesse comune del Sovrano e di questa
nazione si e avere il pi gran prodotto netto possibile; ora essi non possono otte
nere questo vantaggio se non ritraendo il pi gran prezzo possibile dai loro prm
dotti. il commerciante invece, quantunque nazionale, ha un interesse atfatto con
trario, poich cio che guadagna in diminuzione di questo stesso prezzo, e in
L'ORDINE NATURALE DELLE socm'ra POLITICHE. 225
CAPITOLO xiv.
Del migliore stato possibile di una nazione: in che consiste; bisogno che esso ha della pi grande libert
possibile nel rommcrcia-Falsa idea sul danaro e sulla ricchezza di una nazione: la sua vera ric
chezn consiste nella ricchezza in prodotti. - Una ricchezza in danaro non i se non lelletto delll
prima e si mantiene che per con. * Differenza essenziale fra queste due specie di ricchezze.
anche ripetersi per mille e molto pi ancora; e la sua utilit sar sempre la
stessa nch si trover al caso _di servire di pegno intermedio ai consumatori
che avranno mercanzie a cambiare tra loro. Col mezzo di questo solo scudo, e di
cento parti di mercanzia si son fatte cento vendite, cento consumi che tutti
insieme fanno cento scudi. Mi si dica adesso, in che consisteva la ricchezza dei
cento consumatori che han fatto questi consumi, se mai ell era nel solo scudo
posseduto da un di loro, e fra loro ancora esistente, e che non ha servito se non a
facilitare i loro cambii colla sua circolazione, ovvero se ellera nelle cento partite
di mercanzie di cui ben goduto e che avevano per essi un valore reale di cento
scudi?
Se siete perplessi nel decidere questa quistione, cambiate la specie: date a
questi consumatori cento scudi con una sola delle cento parti di mercanzie sup
poste; calcolate adesso quanto potr valere il loro consumo: invano farete pas_
sare da un compratore ad un altro questa parte di mercanzie; certo con questo
passaggio non aumenter, e dopo cento vendite e rivendite sar sempre mercanzia
duno scudo e non potr mai eagionare che un consumo del valore di uno scudo.
Fate anche pi, sopprimete lo scudo, fate rinascere annualmente le cento partite
di mercanzie, disponete le cose in modo che esse si possano cambiare in natura,
e ditemi se il valore del consumo annuale non sar sempre di cento scudi.
Chi ignora essere il danaro non altro se non un mezzo di cambio? Essere ogni
giorno supplito dal credito e dalla carta in modo da etlettuare i pi grandi affari
nel commercio senza danaro? E mentre si ha diversi spedienti per supplir questo
non ve nha alcuno che supplisca le produzioni: quale dunque la vera ricchezza?
la cosa di cui pu benissimo farsi a meno , o quella che indispensabile E
Vedete adesso quanto vingannereste grossamente se voleste giudicare della
ricchezza di una nazione dalla moltitudine delle vendite e rivendite che si fanno
nel suo interno, e dalla maggiore o minore quantit di danaro di cui possa tro
varsi in possesso. Chi dice ricchezza dice mezzo di godere; e questa definizione
vi mostra ad evidenza non esservi ricchesza se non nel prodotto netto, nel pro
dotto disponibile, poich questo prodotto il solo che possa essere consumato
dai nostri godimenti.
In quei climi fortunati dove milioni d'uomini virtuosi e veramente uomini sono
stati barbaramente sgozzati da mostri che si reputavano pi santi e pi perfetti,
dove alquanti furiosi hanno impiegato il ferro ed il fuoco per stabilire una reli
gione che solo di grazia e di amore, in quei climi, dico, loro e l'argento
non erano una ricchezza perch non eran Mezzi di godimento, non erano valori
rappresentanti delle cose che servono ai nostri godimenti: lo sono divenuto fra
noi, questo vero; ma quando li consideriamo come una ricchezza non dob
biamo nelle nostre idee staccarli dal loro insieme, separarli dalla vera sorgente
che ci appresta i mezzi di acquistarli ed al modo in cui possiamo goderne.
Mi si permetta di ripetere qui che il danaro non piove nelle nostre mani, non
cresce in natura nei nostri campi; per averne bisogna comprarlo, e dopo tal
compra non si pi ricchi di prima, poich altro non si fatto che ricevere in
danaro un valore uguale a quello che si dato in mercanzia. Una nazione agri
cola e ricchissima, ci si dice, quando le si vede molto danaro; ci vero, e si dice
a buon diritto; ma singanna chi non vede, che prima di acquistare quel danaro
era ricca del pari, perch possedeva i valori con i quali ha pagato quel danaro,
250 MEBCIER DE LA nrvrenn.
ne pu godere di quella ricchezza in danaro senza farla sparire per sempre, a
meno che non la conservi con la riproduzione dei valori, la vendita dei quali, 0
meglio il cambio, le ha procurato una ricchezza in danaro; cosicch questa
ricchezza in danaro non se non secondaria, e rappresentante della ricchezza
primitiva alla quale surrogata.
adunque evidente che coloro che mirano semplicemente alla quantit di
danaro posseduta da una nazione per apprezzarne la ricchezza prendono l'eiletto
per la causa; poich, una ricchezza in danaro c le/elto di una ricchezza in
prodotti convertita in danaro col mezzo dei cambii. Fra queste due sorta di ric
chezza vi una gran diilerenza: la ricchezza in danaro staccata dalla sorgente
che ve la riproduce si disperde con le vostre spese, di modo che non potete go
dcrne senza impoverire, ed in conseguenza essa e passaggera mentre la ricchezza
in prodotti si nudrisce e si perpetua per opera del consumo stesso n che questo
non sia di tal genere da alterare le cagioni naturali della riproduzione.
Unaltra dillerenza ancora, che non potendosi fare del danaro lo stesso
uso che si fa dei prodotti; servendoci esso unicamente per cambiarlo con cose
che per se stesse ed immediatamente soddisfano ai nostri bisogni, ne viene
che quanti pi prodotti ha una nazione tanto meno ha bisogno di danaro per
yodcrne; mentre al contrario quanto pi ha danaro tanto pi ha bisogno di
prodotti per convertirlo in godimenti. Cos quelle che raccolgono molte produ
zioni sul proprio territorio e di cui il commercio tanto interno che esterno si fa
con una grande libert avranno sempre danaro a suticienzo, mentre che quelle
che non raccolgono se non una mediocre quantit di prodotti sono obbligato, per
goderne, a fare il sacriiizio del loro danaro.
So bene intanto che per via di grandi economie, anzi diciamo la parola, per
via di privazioni, popoli privi di prodotti non facendo altro commercio che
quello della loro mano dopera e della loro industria possono giungere ad am'
massar tesori ed a formarsi una grande ricchezza pecuniaria, ma se vogliono
goderne loro impossibile conservarla: in fatti chi ha loro procurato quella rie
chezza pecuniaria? Sono le privazioni alle quali si saranno sottomessi; se, dunque
le privazioni cessano, ecco assolutamente inaridita la sorgente delle loro ric
chezze, poiche necessariamente i loro godimenti limpoveriranuo. Strana ricchezza
quella di cui non possa godersi senza annullarla irrcvocabilmentel Tale per
tanto una ricchezza in danaro se si trova isolata e separata da una ricchezza in
prodotti annualmente rinascente: cosi tutti i popoli che non possiedono se non
una ricchezza in danaro, devono regolare le loro spese con un'economia che non
conviene alle nazioni agricole e produttive: quelli si arricchiscono senza comu
mare, e questo per mezzo della riproduzione si procurano una ricchezza dispo
m'bile perpetuata dal consumo stesso che ne fanno.
Un uomo ha guadagnato con la sua industria cento mille franchi: che cosa
far per goderne? Li cambier con una specie di ricchezze che possa dargli
un annua riproduzione di 4 o 5 mila lire; con questo mezzo esso fa tutti gli
anni e senza mai impoverirsi un consumo di 4 o 5 mila lire. Un uso cosi
costante ci dimostra come una ricchezza in danaro non vera ricchezza, non
una ricchezza della quale possa godersi senza inconvenienti a meno che non sia
l eetto di una ricchezza in prodotti.
L'onnm: NATURALE DELLE socnzu IOLITICBE- "251
CAPITOLO XV,
Continuazione del Capitolo precedente: errori rontrnrii alle verit che ivi sono dimostrate.- Bilancia del
commercio: falsit dei sistemi stabiliti a questo riguardo: loro contraddizione o pregiudizii che
cugionano ad una nazione ed al suo sovrano. - False speculazioni zullannuo aumento del denaro in
Europa: come tale aumento debba necessariamente dividersi fra le nazioni commercianti. _ Necessit
della libera circolazione del denaro. ---Come la una massa polso lccrescerli in una nazione e possa in
dicarne la ricchezza.
CAPITOLO XVI.
continuazione del Capitolo precedente. Falsa idea dei prodotti dellindnstril: errori risultanti delle tllu'
sioni che fanno quei prodotti apparenti. - Quando e come l'industria manil'nttrice pu essere utile al
Commercio dei prodotti. Essa non aumenta mai il nlure in protto delle nnzionc.--Necessitlt d'una
grande liberti sotto tutti i riguardi per render utile questa industrie alle nszione.--Contruldizonc ed
inconvenienti dei sistemi opposti a questa libert.
CAPITOLO XVII.
Lintlustria non e produttiva in verun modo: dimostrazione particolare di questa verit.
Una gran prova che l industria non guari creatrice del valore dei suoi la
vari si e che questo valore non le rende nulla di per se stesso; le spese fatte in
occasione di questi stessi lavori sono talmente perdute per sempre per l'industria,
che essa non pu esserne risarcita che per quanto esistino altri valori ed altri
uomini che vogliano concorrerci.
Io vi do in allitto un arpento di terra per 10 fr.; voi spendete 10 altri fr. per
coltivarlo, e con ci vi da prodotti che valgono 50 : questo arpento vi rende adun
la vostra spesa di dieci; pi , quel tanto perch possiate pagarmi , ed oltre a
questo un guadagno. Da questa operazione risulta effettivamente un aumento di
valore, una moltiplicazione ; e perch? Perch in vece di 10 mi avete 50 senza
aver ricevuto 20 da chicchessia : voi stesso siete il creatore di quei 50 di cui 20
sono nella societ un incremento di ricchezza disponibile, poich non esistevano
prima del vostro lavoro. Non pu dirsi altrettanto dellindustria : il risarcimento
delle sue spese non e il frutto del suo guadagno , esse anzi non possono esserle
rimborsate se non dal prodotto del lavoro riproduttivo degli altri uomini; tutto
ci che essa riceve inne le apportato in valori gi esistenti, di modo che quei
valori che le sono rimessi non fanno altro che cambiare di mano.
Secondo 1 opinione di coloro i quali si persuadono, che l' industria moltipli
chi ivalori delle materie prime , i fabbricanti di merletti debbono essere persone
molto importanti: per opera loro un_valore di 20 soldi di lino grezzo , diviene
un valore di 1000 scudi: quale aumento prodigioso di valore per questo lino , e
di ricchezza per coloro che lo manipolano l 011 quanto una tale industria deve
essere preziosa allumanit! Quanto danaro dovrebbe trovarsi in una nazione
che di 20 soldi fa 1000 scudi.
Frenate il vostro entusiasmo , ciechi ammiratori dei falsi prodotti dell indu
stria; pria di gridare al miracolo, aprite gli occhi, e vedete quanto son poveri,
o almeno disagiati quegli stessi fabbricanti che hanno l'arte di cambiare 20 soldi
in un valore di 1000 scudi : a henelizio di chi va questa enorme moltiplicazione
di valori 9 Che ! Quelli per le cui mani essa si opera, non conoscono i agiatez
za! 0h! ditlidate di questo contrasto come si dillida di persone che in cattivo
arnese vengano ad offrirvi la vendita a buon patto del segreto di far dell'oro.
Per dissipare il prestigio che v illude, analizziamo ci che cagiona la vostra
ammirazione. Consideriamolo successivamente in ci chesembra esser pi mira
coloso e pi interessante per una nazione. Per 20 soldi di lino un valore di 1000
scudi in merletto! ecco il fenomeno. D onde viene dunque che quel lino fa cosi
bella fortuna ? Indubitatamente il suo accrescimento di valore deve essere a be
necio della nazione, nella quale detto lino si raccoglie: senza di ci l'industria
che procura qucll' accrescimento di valore un vantaggio assolutamente estraneo
a questa nazione. Ma non e cosi : il lino si pu raccogliere in un paese , ed il
merletto si pu fabbricare in un altro; questa industria non appartiene a veruna
nazione in particolare ; ella pu abitare dovunque una modica quantit di quel
lino pu essere trasportata. Nessuna nazione adunque pu riguardare questo ac
crescimento di valore come ricchezza propria e personale , poich nessuna nazio
ne pu averne l esclusiva propriet.
Fermiamoci un momento su tre verit evdentissime che ci si parano dinanzi:
la prima , che 1000 scudi in mcrlelto non appartengono necessariamente ed
esclusivamente alla nazione produttrice del lino; la seconda che quei 1000 scu
LOBDD'E NATURALE nanna SOCIETA' POLITICHE. 249
di sono acquistati dall'industria che fabbrica il merletto ovunque essa dimori ;
terza che i possessori di questa industria durano spesso fatica a sussistere. Se av-
vicinate queste tre veritadevono naturalmente condurci a dubitare della realt
d un aumento di ricchezza per mezzo di questa stessa industria.
Se il lino giunge da 20 soldi a valer-1000 scudi, come avviene mai che l'ac
crescimento del suo prezzo non si divida fra il produttore del lino e colui che
impiega questa materia E mestieri dunque convenire, non esser vero che il va
lore primitivo del lino sia veramente aumentato. Poich non tutte le nazioni fab
bricano il merletto quantunque tutte possano procurarsi il lino , mestieri al
tresi credere che quella fabbrica non arricchisca una nazione tanto quanto sim
magina. E finalmente poich gli agenti di una tale industria lungi dall esser rie
chi non conoscono nemmeno i agiatezza , evidente che i loro guadagni non
sono reali, poich se lo fossero, possederebbero questi operai necessariamente
grandi ricchezze o farebbero almeno grandi spese.
I fabbricanti di merletto sono quasi tutti povera gente e di tutte le et. Que
sta sorta di lavoro principalmente allidata a persone del sesso femminile, vec
chie, giovani ed anche fanciullette; ecco le operatrici del miracolo, mentre gli
uomini arrossirebbero di farne la loro occupazione. Intanto questi stessi uomini
non arrossiscono di lavorare in altre faccende che non sono loro pagate pi di
20 , 50 0 40 soldi al giorno , quantunque pi penose. Questa preferenza vi mo
stra che i guadagni dei fabbricanti di merletto non sono quello che sembrano al
primo colpo d'occhio. _
Se questi apparenti guadagni stessero in proporzione del prezzo del merletto
non vi sarebbe alcuno che non volesse esserne fabbricante: tosto quel commercio
sarebbe nullo, poich non potrebbe allora farne ognuno pi di quanto debba ser
vire al proprio uso. Se questa industria che facilmente s impara non divenisse
universale, sarebbe per lo meno cosi comune, che grande sarebbe la moltitudine
dei fabbricanti, la concorrenza dei quali farebbe diminuire i guadagni necessaria
mente , ed allora il merletto non sarebbe pi al caro prezzo che oggi costa: que
sto caro prezzo sostenuto e adunque una nuova pruova che questi stessi guada
gni non sono tali quali noi li crediamo.
Finalmente quando vediamo l industria fare di 20 soldi un valore di 1000
scudi, non e naturale che ci domandassimo perch questo valore non raddoppia?
La ragione che l' impedisce di aumentare debbe eccitare la nostra curiosit al
trettanto che la ragione che lo impedisce di diminuire.
Bisogna convenire che vi sono molti misteri da penetrare, molte contrad
dizioni da conciliare; e pure nulla cos facile: 1000 scudi sono il prezzo neces
sario del merletto , prezzo necessario formato dalla somma di tutte le spese che
devono fare i fabbricanti nel tempo che impiegano in quel lavoro; prezzo forma
to dalle altre spese dei diversi operai che concorrono alla preparazione dei lini;
da quelle del mercante che fa le anticipazioni di queste spese; dagl interessiche
deve ritrarre da queste stesse anticipazioni, dalle retribuzioni dovute alle sue cure
personali; dal valore dei differenti rischi ai quali il suo commercio 1 espone.
Laddizione di tutti questi differenti oggetti riuniti vi da un totale che diviene
il prezzo necessario del merletto, e questo prezzo necessario vi fa conoscere che il
caro prezzo di questa mercanzia altro non se non una restituzione di spese e di
valori gi consumati ; che questo caro prezzo non diminuisce perch il mercante
250 MERCIER ne LA nmiaau.
non mica mercante per vendere a perdita; che esso non aumenta del pari perch
questa spese sono presso a poco le stesse in tutti i tempi, e che la concorrenza de
venditori di merletto non permette loro di rincarirla arbitrariamente e di spingeria
oltre il suo prezzo necessario; in conseguenza che i profitti abbaglianti di questa
fabbrica sono vani fantasmi che si credon vedere nell oscurit della notte e che
si dissipano col mostrarsi della luce. Questi guadagni sono della specie stessa e
dello stesso valore di quelli di tutte le altre manifattura che esigono le stesse antici
pazioni ed espongono ai medesimi rischi; che il prezzo del merletto non passa nelle
mani del mercante se non per andare a pagare tutti i valori che esso e gli operai
consumano o si presume che consumino perch essi ne hanno il diritto, cosic
che questo prezzo appartiene alla nazione che fornisce quei valori, e che non e
ricchezza per lei se non in quanto che ricava dal suo proprio fondo i prodotti
che entrano in tali consumi. Essa non guadagna dunque di pi vendendo
i suoi merletti di quanto guadagncrebbe vendendo quei medesimi prodotti in
natura.
Mi sono diil'uso nelle fabbriche di merletti perch esse sono quelle i cui falsi
prodotti debbono fare una pi grande illusione, e perci mi asterr di parla
re delle altre. Quanto si sinqui detto di queste , sembrami sufficiente per di
struggere tutti gli argomenti che s impiegano per persuadere che l industria ur
ricchisce una nazione creando nuovi valori 0 aumentando quelli delle sue mate
rie prime.
Vi ha per altro un obbiezione che cade qui in acconcio prevenire , perch
legata ad apparenze imponentissime per coloro che in nulla vogliono adden
trarsi. Aifascinati dalle fortune che fanno alcuni agenti del commercio e dell in
dustria, molti ne ritraggono che quegli agenti si arricchiscono coi valori che mol
tiplicano ; si servono almeno di questi esempi per non riconoscere l esistenza di
un prezzo necessario in fatto di lavori di mano d opera.
Qualunque uomo che non ispenda altro che il quarto o la met della sua ren
dita deve certamente aumentare la sua fortuna. Qualunque sia l' agente dell in
dustria non pu arricchirsi che con questo mezzo se vende i suoi lavori al loro
prezzo necessario; poich questo prezzo necessario non se non la restituzione
delle spese che egli fa, o che credesi faccia. Il suo protto sotto questo riguardo
consiste nelle spese che potrebbe fare, ma che non fa. Questo modo dingrandire
la propria fortuna pregiudicherebhe alla circolazione del danaro , al consumo ed
alla riproduzione , se , come ho detto precedentemente, questo disordine non
fosse bilanciato da un disordine contrario: quando la riproduzione non soii're dal
I' esservi individui che vendono pi di quel che non comprino , ci accade perch
vi sono altri che comprano pi di quanto vendono. '
Una seconda osservazione da farsi si , che nella formazione del prezzo ne
cessano di un lavoro si comprende il valore dei rischi, perch questi cagionano
perdite che bisognano valutarsi e ripartirsi ; questi rischi intanto non si verica
no sempre egualmente per tutti i mercanti, e dalla dierenza che trovasi in questi
accidenti deve nascere una dill'erenza nei loro guadagni, cosicch vediamo alcuni
che si rovinano mentre ne vediamo altri che si arricchiscono.
Questi diversi avvenimenti non provano guari che ogni lavoro d industria
non abbia un prezzo necessario ; questo prezzo necessario pei venditore e non
pei compratore. E necessario pei venditore perch sarebbe in perdita se ven
I
' L'onornn NATURALE DELLE socinn POLITICHE. 251
desse al di sotto e quindi abbandonerebhe la sua professione. Ma questo stesso
prezzo non impedisce che si venda al di l ; il suo desiderio in questo pu esser
solo contenuto dalla concorrenza, ed in ci troviamo ancora la necessit. della li
berta del commercio. La soppressione di questa libert non pu assoggettare lin
dustria a vendere abitualmente i lavori meno del prezzo necessario risultante dal
prezzo dei prodotti; essa al contrario deve darle delle agevolazioni per venderli
moltopi cari , e_ distrarre in suo benecio una porzione delle ricchezze che sa
rebbero senza di ci disponibili pel sovrano, pei proprietarii di fondi e peicoltiva- '
tori , ma che cessano di esserlo dal momento che non sono pi impiegate che a
pagare all'industria un tributo esagerato.
Se n eccettuate le forme: l industria non crea nulla, non moltiplica nulla ;
ella consuma per se stessa, e provoca i consumi altrui: ecco il punto fisso nel
quale dobbiam vedere la sua utilit : essa grandissima senza dubbio , ma non
bisogna snaturarla riguardando lindustria come produttiva, mentre non se non
consumatrice , mentre il consumo l unico scopo dei suoi lavori.
Questo modo naturale di considerare l industria e il solo che possa condurci
a vedere quanto ella sia vantaggiosa alle popolazioni agricole: i prodotti non han
no mai tanto valor venale quanto allorch sono vicini al luogo del consumo;
da un altro lato, le mercanzie , quali che sieno , rincariscono sempre pei consu
matori in proporzione della lontananza dei luoghi dai quali sono ricavate; im
porta adunque doppiamente per una nazione agricola e produttiva che la sua in
dustria la dispensi di far venire da lungi una parte dei suoi consumi , ed in con
seguenza di spedire in luoghi remoti una parte dei suoi prodotti per pagarvi le
mercanzie straniere. Per favorire la coltura bisogna dunque proteggere i indu
stria , e per favorir questa bisogna proteggere la coltura : tutto cos legato nel
1 ordine naturale delle societ. '
Ma per procurarci questo doppio vantaggio di una sica necessit far go
dere al commercio si esterno che interno la pi grande libert possibile; non
che mediante questa grande libert che si pu assicurarsi una grande concorrenza
di compratori dei prodotti nazionali e di venditori dei prodotti esteri: non che
col soccorso di questa doppia concorrenza che si pu far godere ad una nazione
il miglior prezzo possibile , tanto vendendo , come comprando; non che col
laiuto di questo miglior prezzo possibile che una tal nazione pu procurarsi la
pi grande abbondanza possibile, la pi grande ricchezza possibile, la pi gran
de popolazione , la pi grande potenza possibile: tali sono gli ultimi risultati
della libert. '
Si trover forse strano che enumerando i buoni eli'etti della libert in non parli
dell accrescimento progressivo del commercio esterno, e che non abbia pre
sentato il pi gran commercio esterno possibile come cosa inseparabile dalla pi
grande prosperit possibile di una nazione. Ma non bisogna credere che questo
commercio e questa prosperit. crcscan nella stessa proporzione; al contrario, la
conseguenza naturale di una grande prosperit , si e diminuire il commercio ester
no ed aumentare 1 interno.
impossibile che una nazione trovi nella massa dei suoi prodotti annuali
una grande ricchezza disponibile senza che la sua industria e la sua popolazione
non aumentino in proporzione di essa; nel seno dcll abbondanza , che gli uo
mini, le arti, i talenti, si moltiplicano per variare e moltiplicare i nostri go
'25) - uenclsa or; LA nivu'mn. '
dimenti. Crescendo cos in tutti i generi la prosperit di una nazione e manifesto
che per godere della sua ricchezza ha meno bisogno che mai del soccorso stra
niero : i primi proprietarii dei prodotti trovano intorno a loro , per cosi dire ,
tutti i godimenti che possono desiderare; essi inoltre hanno il vantaggio di rispar
miare le spese di trasporto inseparabili dal commercio con gli stranieri; di pro
cacciarsi cos tutto il valore dei loro prodotti, che in questo caso devono essere
venduti al loro miglior prezzo possibile. .
Questo quadro dell ultimo grado di prosperit al quale possa giungere una
nazione mediante la libert, prova che il commercio esterno, come io l ho detto,
non se non un meno male possibile o un male necessario : la sua utilit
pu condurre una nazione al suo migliore stato possibile; ma questa nazione una
volta pervenuta a questo migliore stato possibile, non fa pi l uso stesso dei
soccorsi di cui aveva bisogno per giungervi : a misura che si moltiplicano i suoi
prodotti, l industria cresce nel suo interno ed iconsumatori nazionali divengono
pi numerosi , in guisa che il suo commercio esterno diminuisce in ragione in
versa dell aumento del suo commercio interno. Questa rivoluzione e conseguente
al modo con cui il commercio arricchisce una nazione; si veduto che questo
accrescimento di ricchezza non l eli'etto proprio del commercio , ma bens della
libert del commercio, poich essa assicura il prezzo buono ed in conseguenza
l'abbondanza dei prodotti.
10 non ho bisogno che lo straniero compri i miei prodotti quando i consu
matori nazionali me ne offrono il pi alto prezzo possibile ; ma per procurarmi
costantemente e necessariamente questo pi alto prezzo possibile , indispensa
bile che io possa liberamente preferire lo straniero, e che i consumatori nazionali
invece di darmi la legge la ricevano dalla concorrenza. Lo stesso accade pei la
vori dell industria che fan parte dei miei consumi : la concorrenza dei venditori
stranieri mi - utile , non per comprare da essi, ma per stimolare l'industria na
zionale che deve servire a variare e moltiplicare i miei godimeuti , mettendomi
contemporaneamente al coverto di uno smisurato rincarimento dalla parte dei
venditori che sono della mia nazione. Ora questi diversi vantaggi che io trovo
nella libert del commercio essendo comune a tutti i coltivatori ed a tutti i com
proprietarii del prodotto netto , sono tutti sicuri di procurarsi con quel mezzo il
loro migliore stato possibile. Possiam dunque riassumere dicendo: che un gran
commercio esterno, senza libert, deve necessariamente trascinare in rovina una
nazione, e che al contrario per arricchire e il sovrano e i sudditi, per portarli al
pi alto grado di prosperit e mantenerveli, il pi piccolo commercio pu essere
sutiiciente , purcb goda della pi grande libert.
LOBDINB NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE. 250
CAPITOLO XVIII.
Bieapitolazione e conclusione di queItoparu._La legge della propriet stabilita snll ordine fisico, e la di
cui evidente conoscenza e data dalla natura a tutti gli uomini, racchiude nel suo complesso Iordinc
essenziale delle aociet.-Questa legge unica ed universale e la ragione essenziale e primitiva di
tutte le altre. - Suoi rapporti-coi costumi. -Qnanto i pubblici sistemi di un governo influiscano sulla
formazione delluomo morale-Separata dall'ordine essenziale delle societ, le virt sociali, non
possono essere che paaoaggiere.
(l) Quantunque le passioni sieno egoista, pure sono sottomesse alla ragione.
254 msnclen DE LA RIVIRB.
stabilimento dellordine naturale delle societ in tutta la sua perfettibilit, ma di
non potere pi imaginare quale specie di opposizione potesse incontrare uno sta
bilimento cosi prezioso e desiderabile, quando quest'istesso ordine sar conosciuta
in tutta la sua semplicit.
Abbiamo incominciato dal ssare i nostri sguardi sul primo stato delluomo
prima che si riunisse ad una societ particolare:_ nei labbiam visto nascere nella
impossibilit di fare a meno del soccorso altrui; ma parimenti per procurare
questi soccorsi alla sua impotenza assoluta, troviamo nei suoi genitori dei doveri
la di cui osservanza certa, tanto pei piaceri d attrattiva, di cui la natura ho
reso questi doveri suscettibili, quanto in contemplazione del bisogno che quei ge
nitori avranno un giorno dei soccorsi dei loro gli.
Sopra queiprimi doveri dei genitori verso coloro ai quali hanno dato la luce,
voi vedete stabilirsi i primi diritti sui loro gli e i primi doveri dei gli verso i
loro genitori: questa reciprocanza di doveri e di diritti forma tra loro una societ
naturale. Ma appena i gli arrivano allo stato di rendere qualche servigio, i
legami di questa societ pi si stringono pei vantaggi evidenti che i compo
nenti di essa trovano a restare uniti per aiutarsi vicendevolmente.
Abbiamo trascorso rapidamente su quelle prime epoche della nostra vita,
per considerare gli uomini nell'et in cui la forza fisica del proprio individuo li
mette in istato di disporre di loro stessi e serve alle loro volont. [vi abbiamo
osservato che una sensibilit involontaria al dolore ed al piacere sico li av
verte continuamente che debbon compiere un dovere essenziale, quello di prov
vedere alla propria sussistenza; questa sensibilit ti tiene rigorosamente soggetti
a quel dovere e a quei lavori che esige da costoro per condurli ai godimenti che
sono pur essi preziosi. Da ci il desiderio naturale di acquistare quei godimenti
e conservarli; desiderio che naturalmente li dispone ad afferrare tutti i mezzi di
assicurarsi il pacico possesso dei frutti del loro lavori; in conseguenza a vivere
in societ.
Vivere in societ e conoscere a praticare le leggi naturali e fondamentali
della societ per procurarsi i vantaggi annessi alla loro osservanza. Questa de
nizione ci mostra che la natura il primo istitutorc dell uomo sociale, giunto
alleta in cui le sue passioni e le sue forze debbono essere dirette dalla ragione.
lo dico ch essa n il primo istitutore, perch essa che ha voluto la riunione
degli uomini in societ; perch essa che dett le condizioni essenziali e. questa
riunione; perch essa nalmente che rende loro sensibile la necessita della
societ e quella delle condizioni alle quali devono sottomettersi, perch possa la
societ formarsi e perpetuarsi.
Infatti, il desiderio di acquistare e conservare ci spinge naturalmente ad evi
tare tutto ci che potesse attraversare il compimento di questo desiderio; noi
perno sentiamo internamente una naturale disposizione per impiegare tutte le
nostre forze a sormontare-tutti gli ostacoli. SitTatta disposizione conseguente al
nostro primo desiderio dunque una lezione intelligebilissima dataci dalla natura
con la quale essa ci fa comprendere che di nostro interesse non provocare que
gli ostacoli cbe ci proponiamo d allontanare; in una parola, di non fare cosa
alcuna che possa impedirci il pacico e costante godimento del diritto di acqui
stare e conservare.
Uso qui la parola. diritto, poich non vi e nessun uomo che in quel primo stato
LonmNE NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE- 255
non mia di quale assoluta necessit sia il potersi liberamente procurare le cose
di cui abbisogna per la propria conservazione; nessun uomo che non comprenda
che la libert di acquistarle sarebbe nulla senza la libert di conservarle; che in
ragione di questa stessa necessita assoluta che forma il suo titolo non possa
senza ingiustizia ollendere in nulla la sua libert.
Da questo momento vedo uomini istruiti e formati per vivere in societ: la
sensazione o la conoscenza intuitiva che essi hanno dei loro primi diritti da loro
del pari necessariamente la conoscenza intuitiva dei loro primi doveri verso gli
altri uomini: ci che accade nel proprio interno, fa loro comprendero- facilmente
che tutti gli uomini hanno diritti della stessa specie; che niun di loro pu pro
porsi violarli negli altri, senza provare da parte loro la pi grande resistenza pw
sibile, e senza esporsi necessariamente a tutte le violenze che potranno in riven
dica esercitare a suo riguardo.
Cos ognuno illuminato dallattenzione che volge al suo interesse personale
ed alle sue proprie sensazioni, e costretto a riconoscersi soggetto a doveri, ad
imporsi l obbligo di non disturbare gli altri uomini, nel godimento del diritto di
acquistare e conservare, e di non esser parimenti disturbato ancor esso nel godi
menti del suo diritto.
Noi non abbiamo dunque bisogno d'altro maestro che della natura. Per
giungere all'istituzione della propriet personale e della propriet mobiliare, pois
che queste due sorta di propriet, che nella somma formano una sola, presentata
sotto due nomi diversi, altro non sono se non ci che io ho chiamato il diritto
di acquistare e di conservare: esse si trovano instituite naturalmente dalla sola
forza della necessit assoluta di cui ha d uopo la nostra esistenza; necessit che
il fisico della nostra costituzione ci rende sensibile , e secondo la quale non ci
possibile disconoscere ne i primi doveri reciproci ai quali essa assoggetta gli uo
mini fra loro, n linteresse che han tutti a conformarvisi.
Ecco la prima condizione del genere umano; ecco lo stato della societ pri<
mitiva, della societ naturale, tacita ed universale, che ha dovuto precedere listi
tuzione delle societa particolari e convenzionali. in questa sorgente ho attinte le
prime nozioni del giusto e dell ingiusto assoluto, dei mutui diritti e doveri, la
giustizia dei quali e assoluta, perch diritti e lavori sono di unassoluta necessit
in esseri creati per vivere in societ.
Ma in che consistono questo giusto ed ingiusto assoluto? lresentau essi nei
loro principii o nelle loro conseguenze verit complicate, verit cui la nostra
intelligenza non possa elevarsi se non con gravi sforzi per averne conoscenza?
No, no; questa conoscenza non riserbata a pochi uomini particolarmente; non
ce ne sono cui la natura non abbia dato la facolt di vedere evidentemente que
ste verit aiutate dalla luce che in essi la rischiara.
La luce e la facolt di vedere sono due cose che non debbono confondersi,
poich senza luce gli occhi dei nostri corpi non ci servirebbero a nulla. La
ragione, questo complesso delle facolt intellettuali, e ci che possiam chiamare
gli occhi dellanima; ma nell ordine delle cose umane, le sole che apparten
gono al mio subbietto, la ragione non pu condurci se non perquanto essa
sia colpita da una luce che le permetta di distinguere e conoscere gli oggetti.
Questa luce, di cui io voglio parlare, quella che splende nelle tenebre, che
illumina ogni uomo che viene in questo mondo, e che la vita_degli uo
256 minerali un LA nurisnE.
mini (1); sono le nostre sensazioni fisiche ed involontarie che formano in noi la
luce per l'attenzione che noi ci mettiamo: col mezzo di questa attenzione naturale
e volontaria, noi sentiamo, come ho detto, noi vediamo evidentemente che
d una necessit, ed in conseguenza di unassoluta giustizia, che non siamo arbi
trariamente disturbati nel diritto di acquistare e conservare le cose utili alla nostra
esistenza; noi vediamo evidentemente che questa necessit, e questa giustizia,
sono necessariamente le stesse in tutti gli esseri della nostra specie; che esse ob
bligano invariabilmente ogni uomo in particolare a non fare agli altri ci che ad
esso stesso non vuole che si facesse.
Eccovi dunque, senza nessuno sforzo, giunti alla conoscenza sublime del
giusto e dell'ingiusto assoluto; noi possediamo il primo principio di tutti i mutui
doveri impostici da un ordine immutabile, che la ragione universale (2), noi
conosciamo questa legge scritta in tutti i cuori, e no in quelli che sono abba
stanza sventurati per esser privati della luce che spande la fiaccola della
fede (5); questa legge insegnataei dalla natura e dalla quale non possiamo sco
starci senza delitto (4); questa legge la di cui istituzione e l opera di una sag
gazza che governa l universo con regole invariabili (5); questa legge che e non
solo un dono della Divinit, ma anzi la Divinit stessa, di modo che peccare
contro la legge e lo stesso che peccare contro la Divinit (6); or dunque d'altro
non trattasi che di svilupparne le conseguenze, e di trovare in questo sviluppo
l'ordine naturale ed essenziale delle societ. Procuriamo perci di stabilirle, ma
cui solo aiuto di questa prima conoscenza.
Osservo primamente che non trattasi fra noi di decidere se ciascuno sar
padrone del proprio individuo, e delle cose acquistate con le sue ricerche o colle
sue fatiche: questo primo diritto la prima legge del giusto assoluto, dal quale,
come sappiamo, il nostro interesse personale non ci permette di scostarci. Non
trattasi nemmeno di sapere se alcuni possano essere autorizzati a violare arbi
trariamcntc 1 altrui propriet mobiliare e personale: noi ci riuniamo in societ
per prevenire ed ,impedire questo disordine evidente; questo disordine che annien
terebbe il diritto, la di cui necessit e giustizia assoluta ci sono evidenti. Per isco
prire i doveri che noi dobbiamo imporci reciprocamente prendiamo la strada pi
breve, e pi semplice; esaminiamo chi siam noi prima di riunirci in societ, quali
sono i diritti di cui godiamo, e quale lo scopo che con questa riunione ci pro
poniamo.
Ognuno di noi un essere che gia conosce la giustizia nella sua essenza, ma
che intanto pu ad ogni istante divenire ingiusto; ognuno di noi si presenta con
un diritto di propriet pienamente indipendente, il godimento del quale esso pro
cura di assicurarsi; ognuno di noi sa che il diritto di una giustizia assoluta. Ma
ognuno di noi sa parimenti che egli pu essere disturbato in questo godimento
dagli altri uomini, e che gli interessa molto non esserlo: allora lo scopo della no
stra riunione in societ evidente, consistendo a stabilire in favore di ciascuno
Suo seno un principio di fecondit che non aspetta che i nostri aiuti per coprirla
di produzioni. evidente che tali aiuti non saranno amministrati alla terra, se
il diritto di propriet non solidamente stabilito; per conseguenza questo diritto
e un ramo essenziale dello stesso ordine sico, e condizione essenziale alla molti
plicazionc che manifestamente vediamo essere nelle intenzioni del Creatore. Sa
rebbe superuo aggiungere che la propriet delle terre contiene necessariamente
la propriet dei prodotti di esse: la propriet il diritto di godere; ora il godi
mento di una terra consiste precipuamente nel godimento dei prodotti che pos
sono ricavarsene.
Intanto siccome non basta di aver fatte le prime spese preparatorie alla col
tura perch i prodotti annualmente rinascono, siccome pu accadere che i pro
prietarii di queste prime spese manchino delle facolt necessarie onde provvedere
alle spese tutte che la coltura richiede annualmente, nellordine della propriet
che chi sincarichera di queste spese entri a parte dei prodotti con coloro che
hanno fatto i primi impieghi.
Qual sar dunque la disposizione delle nostre leggi a questo riguardo? Che
cosa stabiliranno su questa divisione, sulle proporzioni che dovranno conser
varsi, perch la riproduzione non possa mancar mai delle annuali anticipazioni
di cui ha bisogno? La mia risposta semplice: le leggi non stabiliranno nulla: e
poich non vi libert senza sicurezza, esse si occuperanno solamente dei mezzi
di assicurare l esecuzione delle convenzioni, perch questa sicurezza necessaria
per fare regnare in questa parte come in tutte le altre la pi grande libert. pos
sihilet dal seno di questa libert si vedr nascere una gran concorrenza duomini
che a gara si presenteranno con ricchezze mobiliari ollrendole a ribasso, per ser
vire di anticipazioni alla coltura: col favore di questa concorrenza, i proprie
tarii di fondi, acquisteranno queste ricchezze al miglior patto possibile, riscr
bandosi sempre in sillalta guisa la pi gran parte possibile nei prodotti che col
mezzo di quelle ricchezze aumenteranno annualmente nellestensione dei loro
poderi.
La libert delle convenzioni da stabilirsi, fra i proprietarii tondiarii e i colli
vatori o intraprenditori di coltura, non una libert sterile; poich, secondo quei
trattati, supponendo che tutta la sicurezza fosse procurata come dev'essere alla
propriet. mobiliare e personale dei coltivatori, altro maggior interesse essi non
avranno se non moltiplicare le loro anticipazioni, per moltiplicare i prodotti, do
vendo i loro guadagni accrescersi in ragione di questa moltiplicazione. Cos anche
sotto questo aspetto la libert il germe d abbondanza e di tutti i vantaggi che
questa procura alla societ; germe tanto pi fecondo, quanto labbondansa M
turalmente progressiva, divenendo i prodotti fatti dai coltivatori nelle loro mani
mezzi ellcaci a sempre pi provocarla.
Consideriamo adesso una terza classe di uomini, quelli che non sono , n
proprietarii di fondi, ne coltivatori : listituzione della propriet fondiaria sembra
pregiudicare al loro diritto di propriet : eccoli privati della libert di prottare
delle produzioni spontanee che crescerebbero sulle terre da voi coltivate, anzi
s impone loro al contrario il dovere di rispettare quelle che nasceranno annual
mente a vostro profitto. Ma ponete mente che non potete godere di tutte le vostre
produzioni se non per lopera degli altri uomini; badate che per convertire in go
dimenti la maggior parte di questo produzioni avete bisogno dell industria e dei
Losone NATURALE DELLE socin'i'A POLITICHE. 261
lavori di questa terza classe; cosicch i vostri bisogni, sieno naturali sieno littizj,
assicurano loro il diritto di aver parte nelle vostre ricolte.
Se la propriet dei prodotti non fosse dovuta a coloro che li fanno rinascere,
non vi sarebbe n coltura ne ricolta , e le produzioni in conseguenza non sareb
bero sutiicienti; oltre che sarebbe ognuno obbligato di andarle cercando correndo
rischio di non trovarle. il dovere di rispettare la ricolta dunque vantaggioso
alla classe industriosa, poiche cosi non solo essa non teme pi che possano man
carle le produzioni bisognevoli , ma anzi sicura che queste verranno a trovarla
appena vorr chiamarle coi proprii lavori: cosi in questa classe il diritto di pro
priet lungi dal perdere ha molto guadagnato.
La divisione da farsi ogni anno tra i primi proprietarii delle produzioni ri
nascenti , e gli altri uomini , anche questo un oggetto che non impaccia per
niente la nostra legislazione : il mantenimento della propriet e della libert in
tutta la loro estensione naturale e primitiva far regnare a questo riguardo lor
dine pi perfetto senza il soccorso di nessun altra legge.
Quantunque io agente della classe industriosa (1 altro non sia proprietario
che della mia persona , della mia industria , della mia mano d opera, pure e
nell essenza del mio diritto di propriet che mi venga permesso ricavar da que
sta la pi grande somma possibile di godimenti : devo adunque esser pienamente
libero di cambiare i miei lavori colla pi grande somma possibile di prodotti;
in conseguenza di preferire fra tutti coloro che li fanno rinascere, colui che ren
der questo cambio pi vantaggioso per me. Per la medesima ragione , voi , pri
mo proprietario delle ricolte dovete parimenti avere piena ed intera libert di
preferire fra tutti gli uomini della mia specie colui che nel cambio dei vostri prodotti
coi lavori suoi , vi offrir le condizioni che meglio vi converranno; cos, senza
oi'endere per niente, ne la vostra, ne la mia libert , questa concorrenza diviene
naturalmente e necessariamente l arbitro sovrano delle nostre rispettive pretese:
per questo mezzo , tanto voi quanto io, ricaviamo ugualmente dai nostri diritti
di propriet , la pi grande somma possibile di godimenti ; e per procurarci que
sto vantaggio noi non abbiamo bisogno se non della libert che presieda alle no
stre convinzioni , e della sicurezza della loro esecuzione.
Il consumo , ed in conseguenza la riproduzione , sono i due oggetti capitali
che interessano l umanit: a questi due oggetti si riferiscono direttamente o in
direttamente tutti i doveri e tutti i diritti reciproci che gli uomini contraggono
fra loro; cosi in seguito di questi due oggetti che si formano i diiierenti stati
. che compongono una societ : gli uni preparano le terre a ricevere la coltura ;
altri le coltivano; altri pure preparano i prodotti che esse danno e ne aumentano
lutilit con la loro industria ; altri parimenti sono incaricati della cura di mau
tener l ordine dei doveri e dei diritti rispettivi che hanno queste dierenti classi
tra loro per causa del bisogno che le une hanno vicendevolmente delle altre.
il bisogno vicendevole di cui io qui parlo naturale e non ttizio: il consu
mo la misura della riproduzione; e mestieri che vi sieno uomini che non si oc
cupino se non a facilitare il consumo , come e mestieri altres che vi sieno altri
. non ad altro occupati che a far rinascere ed a moltiplicare le produzioni. Intanto
questa distribuzione dei lavori e delle occupazioni della societ , non possibile
se non quando la sicurezza dei diritti reciproci sia suliicientemente stabilita.
Questa sicurezza il comune legame di qualunque societ; essa quella che per
262 MERCIER un LA nrviiinn.
mette che la misura dei doveri e dei diritti sia in tutti i casi naturalmente e ne
ccssariamentc determinata da una concorrenza , frutto naturale e necessario della
libert.
Il risultato di questo complesso non meno importante di quanto sia facilea
comprendersi : ognuno conserva la sua libert ed in conseguenza i suoi diritti di
propriet in tutto la loro estensione naturale e primitiva; ognuna eenz' altro in
teresse che quello di variare e moltiplicare i suoi godimenti trovasi essere un
mezzo di cui si serve 1 ordine per aumentare la somma di godimenti a comun
protto dell intiera societ : da ci noi vediamo nascere la pi grande abbondan
za possibile delle produzioni ; mentre che sopra questa base l industria e inalza
al suo pi alto grado possibile , e che col concorso di questi due vantaggi ; il
migliore stato possibile e assicurato alla pi grande popolazione possibile. Ecco
i beni di cui siam debitori alla libert; ma senza la sicurezza non avrem libert:
non v' dunque che quest ultimo oggetto che debba fissare la nostra attenzione,
perci ne rimane ad esaminare come le istituzioni che hanno relazione con esso
si trovino tutte contenute nella legge della propriet.
forse necessaria una intelligenza superiore per comprendere che diritti e
doveri sono assolutamente incompatibili coli arbitrio P Le prime conoscenze che
abbiamo scoperto negli uomini non bastano forse per far loro comprendere , che
l arbitrio ed il diritto di propriet sono due cose contradlitorie? Non per gua
rentire questo diritto di propriet che essi si sono riuniti in societ? in una pa
rola, il loro scopo si e mantenere il diritto di propriet e la libert in tutto la
loro estensione naturale; essi ne hanno riconosciuto la giustizia e la necessit ;
ecco la base di tutte le loro convenzioni sociali , ecco la ragione primitiva ed es
senziale di tutte le loro leggi positive.
cosa palpabile che fra uomini penetrati da questo principio non pu sor
gere altro contrasto se non relativamente ai fatti , poich solamente irapporti dei
fatti col principio , possono non essere evidenti. palpabile del pari che la legge
della propriet non permette guari , che in nessun caso un uomo non abbia il
privilegio di assoggettare un altro uomo alla sua opinione personale , poich si
cadrebbe ncll arbitrio , si distruggerebbe la propriet. dunque di una necessit
e di una giustizia assoluta , d'una necessit e duna giustizia conseguenti a quella
del diritto di propriet , che ogni qual volta per causa di fatti si formeranno pre
tensioni contrarie le une alle altre , nessuna delle parti interessate ne possa di
per se stessa decidere; per conseguenza che vi sieno uomini preposti per giudi
carla sovranamente ed a maggioranza di voti; magistrati istituiti per applicare la
legge ai fatti speciali sui quali le pretensioni sono formate; per essere finalmente
gli organi della legge , ed annunziarne le decisioni, dopo verificati con un esame
sufficiente , i rapporti di questi fatti con la legge.
I Quanto io qui dico sulla necessit della maggioranza dei magistrati per dare
un giudizio stesso , una conseguenza evidente dell obbligo naturale ed assoluto
che si ha di mantenere la propriet in tutta la sua estensione primitiva. Per la
ragione che i magistrati non possono avere a giudicare se non di congetture , di
fatti le cui cquivoche circostanze gettino nell' incertezza, e si prestino a ci che chia
masi opinione , questa incertezza non pu esser fissata se non dal pi gran nu
mero delle opinioni , essendo questo pi gran numero di opinioni il solo aiuto di
cui possiamo giovarci per guidarci in mancanza dell'evidenza. dunque evidte
1. oaouvn NATURALE DELLE socrnra POLITILHE. 265
che la propriet sarebbe compromessa sei giudizii non fossero invariabilmente
emessi a maggioranza di voti.
Per le quali cose la necessit di mantenere la propriet e la libert in tutta
la loro estensione naturale e primitiva , ci conduce alla necessit di prescrivere
l arbitrio; da questa alla necessit d istituire un corpo di magistrati; da questo
alla necessit che i loro giudizii sieno irreformabili ; e da questo nalmente alla
necessit di assoggettare que medesimi magistrati a tali forme che loro non per
mettano di giudicare se non dopo avere rischiarata , per quanto possibile , lo
scurit dei fatti sui quali debbono far parlare la legge.
Le relazioni di queste forme col mantenimento delle propriet sono altres
evidenti, poich impossibile fare giustizia senza esame, quando tale giustizia
non e evidente di per se stessa. Le forme sono i procedimenti che menano a render
l' esame sufficiente , ed ecco perch la violazione di esse sarebbe una ingiustizia
evidente; ora per ci solo che essa evidente non e pi da temersi: quando i
magistrati osassero effettuarlo , questa ingiustizia correrebbe la sorte di tutto le
altre della medesima specie, contro le quali troveremo un sicuro riparo.
in tutti i casi dubbii che sembrano prestarsi a ci che si chiama opinione ,
frenato una volta 1 arbitrio dcllistituzionc dei magistrati, il diritto di propriet
null' altro deve temere se non la violenza e le vie di fatto che potrebbero risultare
da una cattiva volont, la di cui evidenza sarebbe manifesta. Ma abbiamo veduto
che e precisamente per prevenire quest evidente disordine che gli uomini hanno
istituita la loro societ ; che essi hanno convenuto riunire tutte le loro forze par
ticolari formandone una sola per impiegarla al mantenimento della propriet :
perci contro le vie di fatto , contro le evidenti ingiustizie, voi avete un autorit
tutelare armata di tutte le forze siche della societ ; vedete dunque se sia possi
bile immaginare una sicurezza pi assoluta, pi intiera, pi solida.
Nel momento stesso in cui gli uomini hanno riconosciuta la necessit di que
sta forza comune , eglino hanno puranche riconosciuto la necessit di un sovrano
ed facile il provare perch debba essere una. Osservate primamente , che me
diante la riunione di tutte le nostre forze particolari, non vedete se non una sola
forza pubblica. Osservate dappoi che la forza non attiva di per se stessa; essa,
vero , ha tutto il bisognevole per entrare in azione, e sempre pronta ad agire;
ma tutto questo non basta; le bisogna ancora una volont che la faccia agire.
adunque evidente che diviene di un assoluta necessit , l istituzione di un ca
po alia voce del quale la forza pubblica si metta in azione; un capo la cui vo
lont prescriva a questa forza i movimenti che debbe fare per la sicurt comune
dei nostri diritti di propriet; dunque evidente del pari che questo capo debbe
essere unico , poiche se ve ne fossero due si potrebbero trovare due volont in
contraddizione: a quale delle due dovrebbe in questo caso obbedire la forza co
mune ? -
Se all uno dei due per preferenza , allora io non so vedervi pi che un se
vrano unico; se non deve ubbidire n all'uno, ne all altro , in questo caso non
esiste pi sovrano , no a che queste due volont non si troveranno d accordo
per formarne una sola; in questo caso per la forza pubblica diventa nulla , per
ch non pu pi essere ammessa in azione; e il diritto di propriet che essa deve
proteggere trovasi senza appoggio , senza sicurezza.
Due autorit eguali presentano una contraddizione evidente ; esse sono en
246 HERClElt DE LA RIVIRE.
trambe nulle , prese separatamente. Due autorit disuguali presentano una con
traddizione d un altro genere , ma della stessa evidenza; quella che tra le due
superiore, tutto , l' altra nulla.
Chi dice autorit dice diritto di comandare congiunto al potere sico di farsi
obbedire , la qual cosa suppone sempre , e necessariamente , la superiorit della
forza fisica. Ma chi ha naturalmente il diritto di comandare gli uomini se non
l evidenza P Chi pu assicurare al comando la superiorit della forza fisica per
farsi obbedire, se non la forza intuitiva e determinante dellevidenza, che ad essa
rannoda tutte le vostre forze, perch ad essa rannoda tutta la nostra volont E
L evidenza non una , non immutabile? Perci, costituito il principio della
riunione delle forze , non pu trovarsi se non una sola forza pubblica ; impos
sibile dividerla, a meno che non si volesse disgiungerla dal suo principio, e cosi
annientarla , ed in conseguenza impossibile che possa esser messa al medesimo
tempo in diverse mani.
Quando gli uomini sono sventuratamente privati dell evidenza , 1 opinione
propriamente detto. il principio di tutte le forze morali : noi non possiamo pi
allora n conoscere alcuna forza , n contare sopra di essa. In questo stato di
disordine necessario l idea di stabilire delle controforze per prevenire gli abusi
arhitrarii dell autorita sovrana evidentemente una chimera: l opposto dell ar
bitrio l evidenza, e solo la forza irresistibile dell evidenza pu servire di con
tra-forza a quello dell arbitrio e dell opinione.
Per calmare qualunque inquietezza sugli abusi dell autorit da parte di un
capo unico , basta il fare attenzione alla necessit manifesta che ha un sovrano
di proteggere il diritto di propriet. : esso non sovrano se non perch ha in,ma
no sua tutte le forze fisiche della societ; ma chi riunisce nella persona del capo
tutte queste forze particolari 9 L evidenza della necessit e della giustizia asso
luta , che caratterizzano il diritto di propriet , e che v impongono il dovere as
soluto di mantenerla in tutta la sua estensione naturale e primitiva. Non sepa
rate dunque i e'etto dalla causa che lo produce : l evidenza qui 1' intermedio
per mezzo del quale tutte le forze della societ si riannodano al sovrano: se an
nientate la causa, che cosa la supplir per perpetuarne gli eil'etti ! Ponete mente
adesso , nulla esservi pi evidente della estensione naturale e primitiva, di cui la
propriet ed in conseguenza la libert devono godere; che perci impossibile
di otlenderle, senza che un tale abuso dell autorit sia pubblicamente evidente;
da questa sola osservazione vedete se possono temersi abusi di siffatta specie;
vedete se non basta a guarentirvene la forza naturale ed irresistibile di una pub
blica evidenza; vedete pure quanto errassero coloro che cercarono di opporre al
I autorit del sovrano altre contro-forze che quelle di questa evidenza che dee
essere il principio stesso dell autorit, perch quello stesso della riunione delle
volont. I
Le speculazioni, secondo le quali si immaginato il sistema delle conlroforze,
sono tanto pi chimeriche , quanto l intenzione di abusare della sua autorit, in
danno della proprieta e della libert, e una cosa che non si pu mai supporre
in un sovrano , a meno che la legge fondamentale della propriet ed i vantaggi
che ne risultano necessariamente non vengano totalmente obbliati e dal sovrano
stesso e dallintiera societ. Senza di ci, esso sar sempre e nccessariamenle il
protettore pi potente di questa legge, perch trover sempre e necessariamente
L'ORDINE NATURALE DELLE SOCIE'I'A' POLITICHE. 265
nella riproduzione di essa tutti gl' interessi personali che possono essere lo scopo
della sua ambizione, e che debbono conseguentemente influire sulle sue volont;
i seguenti particolari ci guideranno naturalmente a riconoscere questa verit.
4,, La sicurezza civile e politica che il sovrano in obbligo di procurare al dritto
di propriet, non pu stabilirsi se non con laiuto di spese; perocch necessario
che tutti coloro i quali contribuiscono a mantenere codesta sicurezza sieno pagati:
cerchiamo adunque i mezzi di provvedere a codeste spese comuni o pubbliche
senza ledere il dritto di propriet; perch questo l'oggetto da cui noi non dob
biamo mai allontanarci.
p- Dovendo provvedere nella societ alle pubbliche spese, bisogna provvedervi
istituendo un entrata pubblica , di cui il sovrano possa avere 1 amministrazione;
per mezzo di questa pubblica entrata le spese pubbliche non costando niente alle
entrate private, le propriet e la libert di goderne saranno conservate nella loro
integrit.
E per la ragione che questa pubblica entrata destinata ad un annuo consumo,
non pu essere mantenuta se non da una riproduzione annuale che la terra sola
pu apportare, e chiaro che questa entrata pubblica non pu essere altro se non
una porzione dei valori 0 dei prodotti che la terra d annualmente.
Ecco dunque che con un solo tratto cancelliamo dalla lista dei contribuenti
all'entrata pubblica tutti coloro che partecipano a quei prodotti per qualunque
altro titolo che per quello di proprietarii di fondi, e ci perch la maggior parte
degli uomini, di qualunque specie essi sieno, non sono che salariati dal prodotto
delle terre , e non prendono altro in esse se non una parte ssata dalla concor
Grenza alla pi bassa misura possibile. La propriet personale e mobiliare di questi
stessi individui mantenuta dunque in tutta la sua estensione naturale e primi
tiva, e quindi non vi son pi doppi impieghi nella contribuzione allentrata pub
blica; non pi imposte arbitrarie ne sugli intraprenditori delle culture, ne sugli
uomini che questi mantengono al servizio di questa professione; imposta che
andando a colpire le anticipazioni, diminuendo la massa e le ricchezze produt
tive, cagionano alla riproduzione un danno enorme, trascinano spesso in rovina
i coltivatori, e diventano progressivamente distruggitrici della ricchezza della
nazione, di quelle del sovrano e della popolazione.
a Per le ragioni stesse non pi imposte arbitrarie n sui salarii, n sull indi
viduo degli agenti della classe industriosa, ne sulle cose venali; imposte che in
ceppano i lavori ed arrestano i progressi dell industria; imposte che fanno dimi
unire i consumi, lo spaccio ed il valor venale delle produzioni; imposte i di cui
contraccolpi pesano parimenti sugli intraprenditori delle culture e so'ocano la
riproduzione; imposte che ricadono con grande spesa sui proprietarii di fondi e
sul sovrano stesso, imposte che cominciano dal costare a questi proprietarii
quattro e cinque volte pi della somma che ne introita lentrata pubblica, imposte
che deludono tutte le speculazioni, che non permettono di far capo sopra alcun
prodotto; che tosto impoverendo il sovrano invece di arricchirlo menano con una
rapida progressione alla totale distruzione delle ricchezze degli uomini e di tutto
ci che concorre a formare la potenza politica dello stato. Ecco i mali che noi
evitiamo naturalmente e necessariamente, nch la propriet personale e mobi
liare fra noi, come deve essere, rispettata, nch non otlesa dal modo di
procedere alla formazione di una pubblica entrata.
266 MBRCIBR DE La niviisnz."
Riguardo alla propriet fondiaria, la necessita di farla godere del vantaggio
stesso, chiaramente ci dimostra che il prodotto delle terre debba dividersi fra essa
e l entrata pubblica, o il sovrano. Non trattasi ora dunque pi se non di sapere
quali sieno le condizioni essenziali di questa divisione.
La prima e la pi importante di queste condizioni si che la proporzione
della divisione non abbia nulla di arbitrario: questo non pu temerei da parte
dei proprietarii di fondi, poiche l'entrata pubblica non avrebbe nulla di sicuro,
e essi potrebbero a loro piacimento trattenere a loro particolare benecio porzione
di questa pubblica entrata, destinata ad essere una ricchezza comune, da servire
all utile comune dell intiera societ.
Ne tampoco pu questa medesima proporzione essere arbitraria da parte del
sovrano; poich con questo mezzo la propriet delle terre verrebbe ad essere
separata da quella dei loro prodotti; a tal patto nessuno vorrebbe essere proprie
tarlo di fondi, e le terre lasciate inculte non darebbero entrate ne pubbliche ne
private; allora non ci sarebbe pi sovrano perche per mancanza di sussistenze
sullicienti, non vi sarebbe pi societ.
Questa prima condizione essenziale della divisione c indica naturalmente la
seconda: le propriet fondiario non si formano e non si mantengono se non
mediante le spese; ma queste spese non saranno fatte, se, conservate tutte le
proporzioni, il frutto che si spera ricavarne, non sia per lo meno uguale a quello
che darebbero le stesse spese altrimenti impiegate. Questa parit, ne dico neanche
abbastanza, e dunque essenzialmente necessaria perch gli uomini s inducano a
fare e continuare tutte le spese che devono precedere quelle della cultura, perch
le terre non cessino mai dal. poter essere messe in istato di fruttare.
Secondo le due condizioni essenziali della divisione, la proporzione secondo
la quale alla debbe esser fatta tra il sovrano ed i proprietarii dei fondi, essendo
cosi regolata per sempre, e chiaro che questi, come tutti gli altri uomini, si trovino
esenti dal contribuire alla pubblica entrata; chiaro che la terra appresta ella
stessa al sovrano quell annua entrata a spesa e benecio comune dcll' intiera
societ; che questa entrata in conseguenza, invece di essere un peso comune,
diviene una ricchezza comune per mezzo della quale la sovranit trovasi natural
mente e necessariamente in comunanza d interessi coi sudditi: poich loro inte
ressa personalmente che i prodotti delle terre si moltiplichino da essi alnch la
parte proporzionale che ella ne ricava , sia per essa una pi grande ricchezza.
Da questa comunanza d'interessi tra lo stato gbvernante e lo stato governato,
vediam nascere l'ultima regola concernente la inslituzione del sovrano. Quest'ul
tima regola e l inslituzione del diritto di succedere alla sovranit. Non solamente
quest' istituzione ripara da tutti gl inconvenienti, da tutte le tempeste che prece
dono, accompagnano e seguono ordinariamente l'elezione duu sovrano , ma pro
duce un pi gran vantaggio: il sovrano e la sovranit si confondono e non fanno
pi che una cosa sola; gl interessi della sovranit divengono quelli del sovrano
stesso, egli trovasi personalmente comproprictario del prodotto netto delle terre
della sua dominazione; egli trovasi personalmente in comunit d interessi coi suoi
sudditi. Come supporre allora che si volesse attentare al diritto di propriet? Egli
vede evidentemente, che il mantenimento di questo dritto e della libert in tutta
la loro estensione naturale e primitiva e il germe della propriet progressiva dei
suoi sudditi; vede esser questo accrescimento progressivo lunica strada che possa
L'ounrxs NATURALE nsLLa socutn rouncns. 267
menarlo all'ultimo grado possibile di ricchezza, di potenza e di gloria; vede esser
questa legge sacra della propriet, istituita in suo pro e non contr' esso , e che
mediante questa legge che lega tutti gl interessi del corpo politico, che riconduce
necessariamente alt unita la moltitudine dei membri che la compongono, la divi
nlt stessa quella che governa e che sembra aver tutto disposto per abbellire la
sovranit, al'llnche coloro che sono sulla terra i ministri, le immagini viventi
dell'Altisstmo non conoscano altra felicit se non quella di godere, e di essere
adorati.
mestieri adunque riguardare l' istituzione della sovranit ereditaria, come
quella che mette il colmo alla sicurezza che ci promettiamo procurare al diritto
di propriet. Questo dritto in nessun caso non ha pi nulla a temere; qualunque
cosa potesse recargli la menoma otlesa sarebbe necessariamente un evidente
disordine che non pu mai essere nelle intenzioni di un capo, i di cui interessi
sono inseparabili da quelli della sovranit. La pubblicit di questa evidenza una
contro/orsa naturale, sulla quale il sovrano pu calcolare in tutti i casi in cui si
sia giunto ad ingannarlo, a carpirgli con criminosl raggiri ordini o leggi contrarie
ai suoi veri interessi. E non dico abbastanza: bisogna riguardare questa evidenza
come se fosse la Divinit stessa, che incessantemente ed in modo palpabile veglia
alla comune sicurezza degli interessi del sovrano e dei sudditi, che non permette
che le minorit dei re sien suscettibili del pi lievi inconvenienti, poich altro essa
non permette se non leggi la di cui giustizia e necessit pubblicamente evidenti
possano perdere la loro vigoria in nessun tempo. - .
Se qui parlo di leggi e solo perch chiaro che il poter legislativo non pu
risiedere se non nel sovrano tal quale abbiamo detto doversi istituire. Nel modo
col quale abbiamo acquistato una conoscenza evidente della ragione essen
ziale e primitiva di tutte leggi, e chiaro dico che il potere legislativo nelle mani
degli uomini non il potere di far nuove leggi, riducendosi a pubblicar quelle
gi fatte da Dio ed a suggellarle del soggetto dell autorit coercitiva, di cui il
sovrano unico depositario. Cosi risulta dal dritto dbpropriet che il sovrano
necessariamente legislatore , e che da sua parte non c in questo a temere;
perch nel suo interesse personale che le leggi da lui promulgato non abbiano
nulla di contrario alla loro ragione essenziale e primitiva, e se cadesse in alcuni
errori, sarebbe moralmente impossibile che la loro evidenza sfuggisse alla nazione,
e principalmente ai magistrati.
Ammirate presentemente come goda ciascuno tanto in comune quanto priva
tamente del suo miglior stato possibile; intendo del migliore stato cio, che gli
sia sicamente e socialmente possibile procurarsi in rcalit. Di fatto in che cosa
mal consiste questo vantaggio? Consiste nella pi grande libert possibile di godere
dei dritti di propriet, per ricavarne la pi grande somma possibile di godimenti:
ora egli evidente che la libert non pu essere pi intera, pi compiuta di quella
che ci guarentita per sempre. Ciascuno di noi e padrone d impiegare i suoi beni
stabili, le sue ricchezze mobili, il proprio individuo, la sua industria, i suoi talenti
in quel modo che meglio convenga al suo personale interesse. Ognuno di noi e
sicuro che non gli saranno rapiti i frutti delle proprie fatiche e che ne ricaver
anzi la pi grande somma di godimenticui possa aspettarsi; che in questa parte
non conosce altre leggi se non quelle della concorrenza , risultanti naturalmente
e necessariamente da una libert uguale in tutti gli altri uomini; ognun di noi al
268 utntctnn un LA nlvtisatt.
ELOGIO DI GOURNAY.
R I F L E S SI 0 NI
SULLA FORMAZIONE E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE.
VALORI E MONETE.
ELOGIO DI GOURNAY.
W
(1) Questo opuscolo, oltre allinteresse storico che presenta, pu considerarsi come
una sommaria esposizione della dottrina lisiocratica. Si veda il ltagguaglio prelimi
nere, pag. xxvi'
\
280 ELOtlO DI GOUltNAY
moltiplicate alle quali elle vanno sottoposte, ecc. ecc; in una parola abbracciare
in tutta l'estensione sua, e seguire nelle sue rivoluzioni continue lo stato delle
produzioni naturali, dell'industria, della popolazione, delle ricchezze, delle nan
ze, dei bisogni e dei capricci stessi della moda presso tutte le nazioni che il
commercio riunisce, per appoggiare sullo studio profondo di tutti questi particolari
speculazioni lucrative, tutto ci un occuparsi della scienza del negozio da nego
ziante, eppure non ancora che una parte della scienza del commercio. Mascoprir
le cause e gli elletti di quella moltitudine di rivoluzioni e delle variazioni loro con
tinue; risalire ai motori semplici, l'azione dei quali, sempre combinata e qualche
volta celata dalle circostanze locali, dirige tutte le operazioni del commercio; rjco
noscere quelle leggi uniche e primitive, fondate sulla natura stessa, per le quali
tutti i valori esistenti nel commercio si bilanciano tra loro e si ssano ad un va
lore determinato, come icorpi abbandonati al loro proprio peso si dispongono da
loro stessi secondo 1 ordine della loro gravit specica; cogliere quelle relazioni
complicate per le quali il commercio si concatena con tutti i rami dell'economia
politica; scorgere la dipendenza reciproca del commercio e dell'agricoltura, l'in
uenza dell'uno e dell'altra sulle ricchezze, sulla popolazione e sulla forza degli
Stati, il loro legame intimo colle leggi, i costumi, e tutte le operazioni del governo
e soprattutto colla distribuzione delle nanze; pesare il soccorso che il commer
cio riceve dalla marina militare e quello chesso a lei rende, i mutamenti ch'egli
produce negli interessi rispettivi degli Stati e il peso cb' esso mette nella bilancia
politica; nalmente distinguere nella fortuna degli avvenimenti e nei principii
d'amministrazione adottati dalle diii'erenti nazioni dell'Europa, le cause vere di
loro progresso e di lor decadenza nel commercio, questo gli un risguardarlo da
losofo e da uomo di Stato.
Se la situazione attuale nella quale si trovava il signor Vincent lo determi
nava ad occuparsi della scienza del commercio sotto il primo di questi due punti
di vista, 1' estensione e la penetrazione della sua mente non gli permettevano di
limitarsi a ci.
Ai lumi ch'egli ritraeva dalla sperienza sua propria e dalle sue riessioni,
aggiungeva egli la lettura delle migliori opere che sovra tale materia possedessero
le differenti nazioni dell'Europa, e particolarmente la nazione inglese, la pi ricca di
tutte in codesto genere, e della quale per cio appunto si era esso reso famigliare
la lingua. Le opere ch'egli lesse con maggior piacere e di cui pi assaporo la dot
trina, furono i Trattati del famoso Josias Child, ch'egli dippoi tradusse in fran
cese, e le Memorie del gran pensionario Gioanni di Wuit. Ognun sa che que due
grandi uomini , l'uno in Inghilterra, l'altro in Olanda, sono considerati come i
legislatori del commercio; che i principii loro sono divenuti principii nazionali,
e che l'osservanza di tali principii e risguardata come una delle scaturigini della
prodigiosa superiorit che codeste due nazioni hanno acquistata sovra tutte le
altre potenze. Vincent trovava continuamente nella pratica di un commercio esteso
la vericazione di que principii semplici e luminosi; egli se li faceva proprii, senza
prevedere eh esso era destinato aspargerne un giorno la luce in Francia , ed a
meritare dalla sua patria il tributo medesimo di riconoscenza che l'Inghilterra e
1' Olanda rendevano alla memoria di que due benefattori della loro nazione e del
l'umanit. Il talento e le cognizioni del Vincent, congiunti alla probita pi per
fetta, gli assicurarono la stima e la ducia di quell innita di negozianti che il
ELOGIU m GOUIKNAY. '281
commercio raduna in Codice da tutte le parti dell Europa , e Gi nel medesimo
tempo che la dolcezza de suoi costumi gli conciliavano l amicizia di tutti coloro.
Egli vi godette ben presto di una considerazione al dissopra dell et sua, della
quale considerazione i naturali del paese, e icompatriotti suoi, e gli stranieri tutti
egualmente facevano a gara a dargliene attestati.
Durante il suo soggiorno in Cadicc egli aveva fatto parecchi viaggi, sia alla
Corte di Spagna, sia nelle differenti provincie di quel reame.
Nel 1744, alcune intraprese di commercio, che dovevano essere concertata
col governo, lo ricondussero in Francia e lo misero in relazione col conte di Man
repas, allora ministro della marina, il quale savvide ben tosto quanto ci valesse.
Vincent, dopo aver lasciato la Spagna, prese la risoluzione dimpiegare qual
che anno a viaggiare nelle differenti parti dell'Europa, tanto per aumentare le
sue cognizioni, come per estendere le sue corrispondenze e formare relazioni
vantaggiose per il commercio ch egli si proponeva di continuare. And ad Am
burgo; percorse Olanda e Inghilterra. Dappertutto faceva osservazioni e racco
glieva memorie sullo stato del commercio e della marina, e sui principii d'ammi
nistrazione adottati da quelle differenti nazioni relativamente a questi grandi ob
hietti. In tutto il tempo di que suoi viaggi mantenne una corrispondenza continuata
col conte di Maurepas al quale egli faceva parte dei lumi che andava raccogliendo.
Dappertutto egli si faceva conoscere assai favorevolmente , si attirava la benevo
lenza dei negozianti pi considerevoli, degli uomini i pi preclari in qualunque
genere di merito, dei ministri delle potenze straniere che risiedevano nei luoghi
ch'egli percorreva. La corte di Vienna e quella di Berlino vollero l'una e laltra
trattenerlo, ed a tal uopo gli fecero fare proposizioni seducentissime, che ri
Iiuto._Egli non aveva altra mira se non di continuare il commercio, e di ritor
nare in lspagna dopo avere ancora veduto lAlemagna e l'Italia, allorch un
avvenimento imprevisto interruppe tali suoi progetti e lo restitu alla sua patria.
Il signor Jamez di Villebarre, suo socio ed amico, mor nel 1746 , e trovan
dosi senza gli, lo fece suo legatario universale. Vincent era in Inghilterra allor
che ricev questa nuova; esso torno in Francia. Lo stato della sua- fortuna bastava
a desiderii moderati: pens doversi fissare nella sua patria ed abbandon-il com
mercio nel 1748. Prese egli allora il nome dalla terra di Gournay, la quale faceva
parte del lascito universale che aveva ricevuto dal signor di Villebarre. Il mini
stro senti di quale utilit potessero essere le cognizioni che Vincent aveva
intorno al commercio per lamministrazione di questa parte importante. La corte -
aveva formato disegno d'inviarlo alle conferenze che si tenevano a Breda per per
venire alla pace generale, presso a poco come Menager lo era stato nel 1711 ,
alle conferenze che avevano preceduto il trattato d'Utrecht, per discutere glin
teressi nostri relativamente agli affari del commercio. I cambiamenti avvenuti
nelle conferenze non permisero che quel savio progetto fosse posto ad esecuzione;
ma Maurepas conservo il desiderio di rendere i talenti di Gournay utili al gover
no: gli consigli di gettar l'occhio sopra un posto dintendente del commercio e
di entrare frattanto in una corte sovrana. In conseguenza Gournay compero
nel 1749 una carica di consigliere al gran Consiglio; e nel principio del 1751
essendo rimasto vacante un posto dintendente di commercio, il signor di Machault,
al quale il merito di Gournay era pur anche conosciutissimo, gliela fece assegnare.
E da quel momento che la vita di Gournay diventa quella di un uomo pubblico: il
989 ELOGIO m oouiuuv.
suo ingresso allutilcio del commercio parve essere l'epoca di una rivoluzione. Gour
nay in una pratica di venti anni di commercio il pi esteso ed il pi svariate, nella
frequenza dei pi abili negozianti dOlanda e d'Inghilterra, nella lettura degli autori
i pi reputati di quelle due nazioni, nellosservazione attentissima delle cause della
loro maravigliosa prosperit, si era formati dei principii che parvero all'atto nuovi a
taluni dei magistrati che componevano lufiicio del commercio. -Goumay pensava
che qualunque uomo che lavori meritava la riconoscenza del pubblico. Fu sorpreso
di vedere che un cittadino nulla potesse fabbricare e nulla vendere, senza averne
prima comperato il diritto, facendosi ricevere con grandi spese in una comunit,
e che dopo averlo comperato, bisognava anche qualche volta sostenere una lite
per sapere se, entrando in tale o talaltra comunit, si era acquistato il diritto di
vendere o di fare precisamente tale o talaltra cosa. Egli pensava che un operaio
il quale aveva fabbricato una pozza di stella aveva aggiunto alla massa delle ric
chezze dello Stato una ricchezza reale; che se quella stoiia era ad altre inferiore,
si troverebbe in mezzo alla moltitudine dei consumatori qualcbeduno al quale
qull'interiorita stessa converrebbe meglio che non una perfezione pi costosa.
Egli era ben lontano dall immaginarsi che tale pezza di stotih, per colpa di non
essere conforme a certi regolamenti, dovesse essere tagliata di tre in tre aune, e
il disgraziato che l aveva fatta, condannato ad un'ammenda capace di ridurre
unintiera famiglia alla mendicit, e che bisognasse che un operaio facendo una
pezza di stella si esponesse a dei rischi e a delle spese da cui l uomo ozioso era
esente; esso non credeva utile che una pezza di stoffa si traesse dietro un processo
ed una discussione faticosa per sapere se ella fosse tessuta conforme ad un rego
lamento lungo e qualche volta dilileile ad intendersi, ne che una tal discussione
la si dovesse fare tra un tessitore che non sa leggere, ed un ispettore che non sa
tessere, ne che questo ispettore fosse, ad onta di ci, il giudice supremo della
sorte di quel disgraziato, ecc.
Il signor di Goumay non aveva mai pensato nemmeno, che in un reame dove
l'ordine delle successioni non stato stabilito che dalla consuetudine, e dove l'ap
plicazione della pena di morte a molti delitti e tuttavia abbandonata alla giuris
prudenza, il govemo avesse degnato regolare con leggi espresse la lunghezza e
larghezza di ciascuna pezza di stoffa, il numero delle fila di cui ella dovesse essere
composta, e eonseerare col suggello del potere legislativo quattro volumi in quarto
riempiti di sill'atti importanti partieolareggiamenti; ed inoltre statuti innumerevoli
dettati dallo spirito di monopolio, tutto l oggetto da quali di scoraggiare l'in
dustria, di concentrare il commercio in un piccolo numero di mani colla molti
plicazione delle formalit e delle spese, coll'assoggettamento a tirocinii ed a pra
tiche di dieci anni, per dei mestieri che si possono imparare in dieci giorni; col
1 esclusione di coloro che non sono gli di mostri, di altri che sono nati fuori
di certi limiti, colla proibizione dimpiegare le donne alla fabbricazione delle
stotie, ecc. ecc. , .
Egli non aveva immaginato che in un reame soggetto ad un medesimo prin
cipe, tutte le citt si riguardassero vicendevolmente come nemiche e si arrogas
sero il diritto di vietare nel loro recinto il lavoro a dei Francesi, ivi designati
col nome di formattare, di opporsi alla vendita ed al libero passaggio delle der
rate di una provincia vicina, e di combattere cosi, per un lieve interesse, l'into
resse generale delloStato, ecc.
ELOGIU Di contea". 285
Ne era meno sorprese di vedere il governo occuparsi di regolare il corso di
ciascuna derrata, prescrivere un genere d industria per farne fiorire un altro,
assoggettare ad impacci speciali la vendita delle provvisioni le pi necessarie alla
vita, proibire di fare magazzini di una derrata la cui ricolta varia tutti gli anni
e la cui consumazione sempre presso a poco eguale; proibire 1 uscita di una
derrata sottoposta a cadere nello svilimento, e credere di assicurare labbondanza
del frumento rendendo la condizione del coltivatore pi incerta e pi infelice di
quella di tutti gli altri cittadini, ecc.
Il signor di Gournay non ignoravo. che molti di quegli abusi ai quali egli si
opponeva erano stati in altri tempi stabiliti in molte parti dEuropa, e che anche
in Inghilterra ne rimanevano tuttavia vestigii; ma sapeva eziandio che il governo
inglese ne aveva gi distrutti molta parte; e che se tuttavia qualcuni ve ne resta
vano, ben lunga da adottarli come istituzioni utili, quel governo cercava il ristrin
gerll, ad impedirli di estendersi, e non li tollerava ancora, se non perch la costi
tuzione repubblicana mette talvolta ostacoli alla rilbrma di certi abusi, allora
quando codesti abusi non possono essere corretti che da un autorit, l'esercizio
della quale anche il pi vantaggioso al popolo eccita sempre la sua dillidenza.
Egli sapeva infine che gi da un secolo tutte le persone illuminate, sia in Olanda
che in Inghilterra, riguardavano cotali abusi come resti della barbarie gotica e
della debolezza di tutti i governi, iquali non avevano conosciuta l'importanza
della libert pubblica, n saputo proteggerla dalle invasioni dello spirito mono
polista e dell'interesse privato.
il signor di Gournay aveva fatto e veduto tare durante vent'anni il pi grande
commercio dell universo, senza aver mai avuto occasione d imparare se non sui
libri lesistenza di tutte quelle leggi alle quali vedeva annettere tanta importanza,
ed esso non credeva certo allora che lo si prenderebbe per un novatore, per un
uomo a sistemi, allorch non facesse che svolgere que principii che la sperienza
gli aveva insegnato, e che vedeva universalmente riconosciuti da tutti i nego
zianti pi colti, coi quali osso conviveva.
codesti principii , che altri quaiiiicava di sistema nuovo, non parevano a lui
se non le massime del pi semplice buon senso. Tutto questo preteso sistema era
appoggiato su questa massima: che in generale qualunque uomo conosce meglio
i interesse suo proprio, che un altro uomo, al quale un tale interesse intiera
mente indifferente 1.
Da ci Gournay concludeva, che alloraquando linteresse dei privati e preci
samente il medesimo che linteresse generale, quello che si pu fare di meglio si
di lasciare ciascun uomo libero di fare quello che voglia. Ora, egli trovava impos
sibilo che nel commercio abbandonato a se stesso linteresse particolare non con
corresse concorde coll' interesse generale.
Il commercio non pu essere relativo allinteresse generale, ovvero, ci che
la stessa cosa, lo Stato non pu interessarsi al commercio se non sotto due
punti di vista. Come protettore dei privati che lo compongono, esso interessato
che niuno possa fare ailaltro danno considerevole, e da cui il privato non possa
di per se guarcntirsi. Come formante un corpo politico obbligato a difendersi cen
tre le invasioni esterne, e ad impiegare grandi somme nei miglioramenti interni,
esso interessato perch la massa delle ricchezze dello Stato, e delle produzioni
annuali della terra e dellindustria, sia la maggiore possibile. Sotto l'uno e l'altro
'284 ELOGIU m ooutmn'.
di tali punti di vista, esso e anche interessato che non accadano nel valore delle
derrate di quelle tali scosse subitanee, che immergendo il popolo negli orrori della
carestia, possono turbare la tranquillit pubblica e la sicurezza dei cittadini e dei
magistrati. Ora chiaro che l interesse di tutti i privati, disimpacciato d'ogni
pastoia, adempia necessariamente a tutte queste vedute di utilit generale.
1" Quanto al primo obbietto, il quale consiste che i'privati non possano nuo
cersi gli uni agli altri, basta evidentemente che il governo protegga sempre la
libert naturale che il compratore ha di comperare, il venditore di vendere.
Poich il compratore essendo sempre padrone di comperare o di non comperare,
certo che egli sceglier tra i venditori colui che gli dar a miglior patto la
mercanzia che pi gli conviene. N meno certo , che ciascun venditore, avendo
l'interesse pi principale a meritare la preferenza sui suoi concorrenti, vender
generalmente la miglior mercanzia ed al pi basso prezzo che potr per attirarsi
gli avventori. Non dunque vero che il mercante abbia interessi d ingannare,
a meno che non abbia un privilegio esclusivo.
Ma se il governo limita il numero dei venditori con privilegii esclusivi o altri
menti, e certo che il consumatore sar leso, e che il venditore assicurato dello
smercio, lo costringer a comperare a caro prezzo mercanzie cattive.
Se, per lo contrario, il numero dei compratori che venga diminuito per l'e
sclusione degli stranieri o di certe tali persone, allora leso il venditore; e se la
lesione portata al punto che il prezzo non lo risarcisca con vantaggio delle sue
spese e de suoi rischi, egli cesser di produrre la derrata in cosi grande abbon
danza e ne conseguiter la penuria. La libert generale di comperare e di ven
dere e dunque il solo mezzo di assicurare, da un lato, al venditore un prezzo ca
pace dincoraggiare la produzione; dall'altro, al consumatore la miglior mercanzia
al pi basso prezzo. Non gi per questo, che in certi casi particolari non vi possa
essere un mercante briccone ed un consumatore accalappiato; ma il compratore
ingannato aprir presto gli occhi e cesser di rivolgersi al mercante briccone;
questi rimarr screditato, e per ci stesso punito della sua frode; e questo stesso
non accadr molto frequentemente/perch in generale gli uomini saranno sempre
illuminati intorno ad un interesse evidente e prossimo.
Volere che il governo sia obbligato dimpedire che cotal frode possa mai av
venire, e lo stesso che volerlo obbligare di fornire di cercini tutti i bimbi che
potessero cadere. Pretendere di riuscire a prevenire con regolamenti tutte le pre
varicazioni possibili in cotal genere, sagrificare ad una perfezione chimerica
tutti i progressi dell industria; un rinserrare limmaginazione degli artisti negli
angusti limiti di quello che si fa; e un interdir loro qualsiasi tentativo nuovo;
rinunziare anche alla speranza di concorrere cogli esteri alla fabbricazione di
nuovi tessuti che essi inventano quotidianamente, perch non essendo questi con
formi ai regolamenti, gli operai non possono imitarli se non dopo averne ottenuto
il permesso del governo, vale a dire, spesse volte dopo che le fabbriche estere ,
che hanno profittato del primo fervore dei consumatori per quella novit, ve
n abbiano gi sostituita un altra pi fresca; e porre in dimenticanza che l'ese
cuzione di siilatti regolamenti la sempre affidata ad uomini i quali possono avere
tanto maggior interesse a t'rodare o a concorrere alla frode, in quanto che quella
ch essi commcttessero sarebbe in certa guisa coperta dal suggello dell autorit
pubblica, e dalla ducia ch'ella ispira al consumatore. E pure un dimenticare che
BLOGIO m oouamu. ' 285
que' regolamenti, quegli ispettori, quegli ul'licii di bollo e di visita traggonsi sem
pre dietro spese; che queste spese le vengono sempre prelevate sulla mercanzia,
e per conseguenza sopraccaricano il consumatore nazionale, allontanano il con
sumatore estero; che cos con una palpabile ingiustizia si fa portare al commer
cio ed in conseguenza alla nazione, un imposizione onerosa , per dispensare un
piccol numero doziosi d istruirsi o di consigliarsi per non essere ingannati; che
insomma un supporre tutti i consumatori gagliolli e tutti i mercanti ed i l'ab
bricanti bricconi, e quindi un autorizzarli ad esser tali, e cos avvilire tutta la
parte laboriosa della nazione.
2 Quanto al secondo obbietto del governo, il quale consiste nel procurare alla
nazione la massa maggiore possibile di ricchezze, non evidente che lo Stato non
avendo altre ricchezze reali che i prodotti delle sue terre e dell'industria de suoi
abitanti, la sua ricchezza sara la maggiore possibile, quando il prodottodi cia
schedun arpento di terra e dell'industria di ciascun individuo sar portato al pi
alto segno- possibile? e che il proprietario di ciaschedun terreno ha pi inte
resse dognaltro a trarne la maggior rendita possibile? che ciascun individuo
ha lo stesso interesse a guadagnare colle sue braccia quanto mai danaro pi
possa?_N meno evidente che l'impiego della terra o dellindustria che procu
rermaggior rendita a ciascun proprietario o a ciascun abitante, sar sempre l'im
piego pi vantaggioso allo Stato, perch la somma che lo Stato pu annualmente
impiegare ai suoi bisogni e sempre una parte aliquota della somma delle rendite
che sono annualmente prodotte nello Stato, e che la somma di tali rendite e com
posta della rendita netta di ciascuna terra e del prodotto dellindustria (1 ogni
privato. - Se dunque invece di riferirsi su tale proposito all'interesse privato; il
governo singerisca di prescrivere a ciascheduno quello che debba fare, chiaro
che tutto quello che i privati perderanno di utili per causa dellimpaccio che sar
loro imposto verr a scemare d'altrettanto la somma della rendita netta prodotta
in ciascun anno nello Stato.
immaginarsi che vabbiano di tali derrate che lo Stato debba occuparsi di far
produrre alla terra piuttosto che talaltre; eh egli debba stabilire talune mani
fatture piuttosto che tal'altre; e in conseguenza certe produzioni proibire, altre co'
mandarne, interdire certi generi dindustria pel timore di nuocere ad altri generi
dindustria; pretendere di sostenere le manifatture a spese dellagricoltura, tenendo
per forza il prezzo dei viveri al di sotto di quello _lo sarebbe naturalmente; sta
hilire certe manifatture a spese del tesoro pubblico; accumulare sovresse i privii
lcgi, le grazie, le esclusioni di qualunque altra manifattura dello stesso genere
nella vista di procurare aglimprenditori un guadagno che si si figura che lo smer
cio dei lavori loro naturalmente non produrrcbbe; tutto ci e uno sbagliarsi
grossolanamente intorno ai veri vantaggi del commercio; un dimenticare che
non potendo esservi operazione di commercio la quale non sia reciproca, voler
vender tutto agli esteri e nulla da loro comperare cosa assurda.
Non si guadagna a produrre una derrata piuttosto che unaltra se non altret<
tanto pi danaro quanto quella derrata rende, dedotta ogni spesa, a colui che la
fa produrre alla sua terra, o che la fabbrica; perci il valore venale di ciascuna
(lerrata, dedotta ogni spesa, la sola regola per giudicare del vantaggio che lo
Stato ritrae da una certa specie di produzioni; in conseguenza , qualunque ma
nifattura il mi valore venale non risarcisca con protto delle spese, ch ella
286 amaro or GOURNAY.
esige, non di vantaggio nessuno, e le somme impiegate a sostenerla malgrado
il corso naturale del commercio, sono unimposizioue messa sulla nazione a pura
perdita.
inutile di provare che ciascun privato il solo giudice competente dell'imf
piego pi vantaggioso della propria terra e delle proprie braccia. Egli solo ha le
cognizioni locali, senza le quali l'uomo piilluminato non ragiona che alla cieca.
Egli solo ha una sperienza tanto pi sicura quanto che la e limitata ad un solo
oggetto. Egli s istruisce con reiterato prove, coi proprii successi, colle proprie
perdite, ed acquista un tatto, la cui nezza, aguzzata dal sentimento del bisogno,
sorpassa di gran lunga tutta la teoria delle speculatore indierente.
Se misi opponga che indipendentemente dal valore venale, lo Stato pu avere
ancora un interesse di essere, meno che sia possibile, nella dipendenza dallaltre
nazioni per le derrate di prima necessit: 1 si prover solamente che la libert
dell industria, e la libert. del commercio delle produzioni della terra essendo
luna e laltra preziosissimo, la libert del commercio delle produzioni della terra
anche pi essenziale; 2 sar sempre vero che la pi grande ricchezza e la pi
grande popolazione daranno allo Stato in discorso, il mezzo d assicurare la sua
indipendenza in un modo assai pi solido. - Del resto, quest'articolo e di pura
speculazione; un grande Stato produce sempre di tutto, e in quanto a un piccolo
una cattiva ricolta far tosto crollare quel bel sistema dindipendenza.
Quanto al terzo oggetto che pu interessare lo Stato a doppio titolo, e come
protettore dei privati ai quali egli debbe facilitare i mezzi di procurarsi col lavoro
una sussistenza agiata, e come corpo politico interessato a prevenire le agitazioni
interne cui la carestia potrebbe dare occasione, codesta materia stata cos chia
ramente svolta nell'opera di llerbert , e nell articolo Gram di Quesnay, che
io qui mi astengo di parlarne, il signor di Marmontel conoscendo a fondo quelle
due opere.
Deriva da tale discussione che sotto tutti i punti di vista pei quali il commer
cio possa interessare lo Stato, linteresse privato abbandonato a se medesimo pro
durr sempre pi sicuramente il bene generale, che non le operazioni del go
verno, sempre difettose e necessariamente dirette da una teoria vaga ed incerta.
Gournay ne conchiudeva che il solo scopo che l'amministrazione dovesse pro
porsi era, 1 di rendere a tutti i rami del commercio quella preziosa libert che
i pregiudizii dei secoli d'ignoranza, la facilit del governo a condiscendere a inte
ressi privati, il desiderio di una perfezione malintesa , avean loro fatto perdere;
2 di facilitare il lavoro a tuttii membri dello Stato, al fine di eccitare la mag
gior concorrenza nella vendita, dalla quale necessariamente risulteranno la mag
gior perfezione nella fabbricazione e il prezzo pi vantaggioso pel compratore;
5 di dare nello stesso tempo anche a questo il maggior numero di concorrenti
possibile, aprendo al venditore tutti gli sbocchi per la sua derrata, solo mezzo di
assicurare al lavoro la sua ricompensa, c di perpetuare la produzione, la quale
altro oggetto non ba se non quella ricompensa medesima.
Lamministrazione debbe inoltre proporsi di toglier di mezzo gli ostacoli che
ritardano il progresso dell'industria diminuendo 1 estensione e la certezza dei
protti. Gournay, metteva a capo di cotali ostacoli I alto interesse del danaro, il
quale, oil'erendo a tutti i possessori di capitali la facilit di vivere senza lavorare,
incoraggia il lusso e loziosita, toglie dal commercio e rende sterili per lo Stato le
ELOGIO or oounmr. 287
ricchezze e lindustria di un gran numero di cittadini; esclude la nazione da tutti
i rami di commercio il cui prodotto non sia di un una o di un due per cento al
di sopra della misura attuale dell'interesse; e per conseguenza d agli stranieri
il privilegio esclusivo di tutti que rami di commercio e la facilit di ottenere sopra
noi la preferenza in quasi tutti gli altri paesi, ribassando il prezzo pi di quello
che non lo possiamo noi; da agli abitanti delle nostre colonie. un interesse po
tente di fare il contrabbando coll'estero, e con ci diminuisce latlezione natu-
rale che essi debbono avere alla madre patria; assicurerebbe agli Olandesi
ed alle oittanseatiche il commercio di cabotaggio in tutta lEuropa e sulle no-
stre coste medesime; ci rende annualmente tributarii degli stranieri per li grossi
interessi che noi paghiam loro dei fondi che c imprestano; condanna nal
mente a rimanere incolte tutte le terre, le cui spese di dissodamento non frut
terebbero pi del 5 per 100, poich collo stesso capitale, si pu, senza lavoro,
procurarsi la stessa rendita. - Ma egli credeva pur anche che il commercio dei
capitali, il prezzo dei quali e l'interesse del danaro, non pu essere condotto a
regolare tal prezzo equamente, con tutta lcconomia necessaria, se non come tutti
gli altri commerci, colla concorrenza e la libert reciproca, e che il governo non
potrebbe inuirvi utilmente se non astenendosi, da un lato, di pronunciare leggi
in que casi nei quali possono supplire le convenzioni; e dallaltro, evitando din
grossare il numero dei debitori e dei chieditori di capitali, sia col pigliare egli
stesso a prestito, sia col non pagare ad esattezza.
Un altro genere di ostacoli al progresso dellindustria dal quale Gournay pen
sava che era essenziale liberarlo al pi presto, era quell' innit di tasse che la
necessit di provvedere ai bisogni dello Stato ha fatto imporre sopra tutti i generi
di lavoro, e che glimpacci dellesazione rendono talvolta anche pi onerose della
tassa medesima; l'arbitrario della taglia , la moltiplicit dei dazii sopra ciascuna
specie di mercanzia, la variet delle tarille, lineguaglianza di tali dazii nelle diffe
renti provincie, gli utlicii senza numero stabiliti alle frontiere di ciascuna di esse,
la moltiplicazione delle visite, limportunit delle indagini per prevenire le frodi,
la necessit di rimettersene, per comprovare queste frodi, alla testimonianza soli
taria duomini interessati e di una condizione invilita; le contestazioni intermi
nahili, tanto funeste al commercio, che non c quasi negoziante che non prefe
risca, in tal genere, un accomodamento svantaggioso alla lite la pi evidentemente
giusta; inne l oscurit ed il mistcrio impenetrabile risultante da tale innit di
diritti locali e di leggi in tempi differenti pubblicate, oscurit, l'abuso della quale
sempre in favore della nanza contro il commercio; i diritti eccessivi, i mali
del contrabbando, la perdita di una moltitudine di cittadini che questo trascina
con se, ecc. ecc. ecc.
La finanza e necessaria, perch lo Stato ha bisogno di rendite; ma lagricol
tura ed il commercio sono, o piuttosto, lagricoltura animata dal commercio la
scaturigine di tali rendite; non bisogna dunque che la nanza noccia al com
mercio , perch cos a se medesima nocerebbe. Questi due interessi sono dunque
essenzialmente uniti, e se sono sembrati opposti, e forse perch si confuso
l'interesse della nanza relativamente al re ed allo Stato, che non muoiono guari,
nell'interesse dei pubblicani, i quali non essendo incaricati dellesazione se non
per un certo tempo , preferiscono ingrossare le rendite del momento che conser
vare il fondo che lo produce. - Aggiungiamo la maniera incerta e fortuita con
288 - ELOGO in corsivo.
cui si formata questidea di dazii di ogni sorta, la riunione successiva di una
quantit di feudi e di sovranit , e la conservazione delle imposizioni delle quali
godeva ciascun sovrano speciale, senza che i bisogni urgenti dello Stato abbiano
mai lasciato il campo a rifondere un tale caos ed a stabilire un dazio uniforme;
finalmente la facilit che in ogni tempo la nanza ha avuto di far sentire la sua
voce a pregiudizio del commercio. _
La nanza forma un corpo duomini accreditati, e tanto pi accreditati quanto
pi i bisogni dello Stato sono pressanti, uomini sempre occupati dun solo oggetto,
senza distrazione e senza negligenza, che vivono nella capitale ed in perpetua
relazione col governo. 1 negozianti, all'opposto occupati ciascuno di un oggetto
particolare, sparsi per le provincie, sconosciuti e senza protezione, senza niun
punto di riunione, non possono, ad ogni occasione particolare, elevare una voce
debole e solitaria, troppo sicuramente so'ocata e dalla moltitudine delle voci dei
loro avversarii e dal costoro credito , e per la facilit che questi hanno d'impie
gare alla difesa dei proprii interessi le penne pi esercitate. - Se il negoziante
consente ad abbandonare la cura de suoi affari per sostenere una contestazione
piuttosto che cedere, esso corre gran rischio di soccombere; e quand'anche trionfi,
egli rimane sempre sottoposto allarbitrio di un corpo potente, il quale ha, nel
rigore delle leggi da lui suggerite al ministerio, un mezzo facile di schiacciare il
negoziante; poich (e questo non e uno dei minori abusi) esistono molteleggi di
tal genere impossibili nell'esecuzione e che non servono agli appaltatori se non
ad assicurarsi la sommessione dei privati colla minaccia di farne cadere su di loro
l'applicazione rigorosa.
Gournay pensava che lUliicio del commercio era assai meno utile per guidare
il commercio , il quale debbe camminare da se, che per difenderlo contro le spe
culazioni della nanza. Egli avrebbe desiderato che i bisogni dello Stato avessero
permesso di liberare il commercio da qualunque sorta di dazii. Egli credeva che
una nazione, abbastanza fortunata per essere pervenuta a tal punto , attirerebbe
necessariamente a s la maggior parte del commercio dell' Europa; egli pensava
che tutte le imposizioni, di qualsivoglia genere, sono, in ultima analisi, sempre
pagate dal proprietario che vende tanto meno prodotti della sua terra, e che se
tutte le imposizioni fossero ripartite sui fondi, i proprietarii ed il reame vi guada
gnerebbero tutto quello che assorbono le spese di regia, tutto il consumo o lim
piego sterile degli uomini perduti, sia nell esigere le imposte, sia a fare il con
trabbando come ad impedirlo, senza contare la prodigiosa aumentazione delle
ricchezze e dei valori risultanti dallaumentazione del commercio.
Ci sono pure alcuni ostacoli al progresso dell' industria, i quali derivano dai
nostri costumi, dai nostri pregiudizii, da taluna delle nostre leggi civili; mai
due pi funesti sono quelli di cui ho parlato, e per gli altri occorrerebbe entrare
in soverchii particolareggiamenti.-Del resto Gournay non pretendeva mica tal
mente limitar le cure dellamministrazione in materia di commercio, a quella sola
di mantenerela libert e di allontanare gli ostacoli che si oppongono al progresso
dellindustria, che non fosse anche convintissimo dellutilit degli incoraggia
menti da darsi all'industria, sia ricompensaudo gli autori di utili scoperte, sia
eccitando l'emulazione degli artisti alla perfezione con dei premii e delle grati
cazioni. Egli sapeva che anche quando l' industria gode della maggiore libert ,
questi mezzi sono sovente utili per accelerare il suo cammino naturale, e che
ELOGIO ol cocnnav. 289
sono soprattutto necessarii quando il timore degli impacci non e dissipato del
tutto, e rallenta ancora lo slancio di essa. Ma egli non poteva approvare,
che quegli incoraggiamenti potessero in nessun caso nuocere a nuovi progressi
con proibizioni e vantaggi esclusivi; egli non si prestava, se non con molta ri
serva, alle anticipazioni fatte dal governo, e preferiva gli altri incoraggiamenti ,
le gratificazioni accordate in proporzione della produzione, ed i premii proposti
alla perfezione del lavoro, e finalmente i segni donore e tutto ci che pu offe
rire ad un pi grande numero d'uomini un oggetto di emulazione.
Tale a un diprcsso era il modo di pensare di Gournay intorno allammini
strazione del commercio; sono questi i principii ch'egli ha costantemente appli
cati a tutti gli all'ari che sono stati agitati ali Ufficio del commercio dopo il
momento ch'esso vi entr. E siccome non pensava affatto a fare un sistema
nuovo, si contentava di svolgere all' occasione di ciascun affare speciale ci
che era necessario per sostenere il suo parere; ma non si tardo gran tempo ad
essere colpiti dalla connessione e dalla fecondit de suoi principii, ed egli ebbe
tosto a sostenere un infinita di contraddizioni.
Egli si prestava con piacere a quelle dispute che non potevano che schiarire
le materie e produrre in un modo o in un altro la conoscenza della verit. Spo
glio di qualunque personale interesse, e di qualunque ambizione, non aveva
nemmeno quellattaccamento alla sua opinione che l'amor proprio suole ispirare;
egli non amava, non respirava che il ben pubblico; perci proponeva sempre
lopinion sua con altrettanta modestia che coraggio. incapace egualmente di
prendere un tono di dominio e di parlare contro la propria convinzione, espo
neva il suo sentimento in modo semplice, e che non era imperioso, se non
per la forza delle ragioni che aveva larte di accomodare alla capacit di tutte
le menti con una sorta di precisione luminosa nella sposizione dei principii, che
un'applicazione sensibile a. certi esempi felicemente scelti all'uopo fortificava. _
Quando era contraddetto, stava ad ascoltare con pazienza; e comunque lopposi
zione fosse pur viva, non si allontanava mai nel rispondere dalla garbatezza e
dolcezza a lui naturali, n perdeva mai nulla del sangue freddo ne della pre
senza di spirito necessarie per discernere colla pi grande chiarezza lartitcio dei
ragionamenti che gli si opponcvano.
La sua eloquenza semplice ed animata da quel calore interessante che da al
discorsi di un uomo virtuoso, la persuasione intima eh egli sostiene la causa
del bene pubblico, non toglieva mai nulla alla solidit della discussione; talune
volte era ella condita da un'arguzia senza ele, e tanto pi piacevole quanto che
in fondo ella era sempre una buona ragione.
Dolce era il suo zelo, perch scevro dogni amor proprio ; ma non per que
sto era esso men caldo; imperocch nel cuore di Gournay l'amore del ben pub
blico era una vera passione.
Egli era convinto senza essere soverchiamente ligio alla propria opinione; la
sua mente sempre senza prevenzioni, era sempre pronta a ricevere nuovi lumi ;
qualche volta egli ha mutato parere sopra materie importanti, e neanche allora
sembr mai che l'antica opinione abbia ritardato mcnomamcnte l impressione
subitanea che la verit presentataglisi faceva naturalmente sopra una mente tanto
giusta come quella sua.
Egli ebbe la fortuna d'incontrarc in Trudaine, che era a quel tempo alla
Econ. Tono I. - li).
290 ELOGIO DI couliuv.
S. Il. -4 L'ipotesi precedente non mai esistita, n avrebbe potuto sussistere. La diver
sita dei terreni e la moltiplicit dei bisogni cagionano il cambio delle produzioni della
terra contro altre produzioni.
Questa ipotesi non ha potuto esistere mai, perch le terre sono state coltivate
prima di essere ripartite, essendo stata la coltura medesima l'unico motivo della
spartizione e della legge che assicura a ciascuno la propriet sua. Ora i primi
uomini che hanno coltivato un terreno ne hanno probabilmente coltivato tanto
spazio quanto le loro forze permettevano e per conseguenza pi di quello che ne
bisognasse loro per solamente nutrirsi.
E quand'anche un tale stato avesse potuto esistere, non per avrebbe potuto
essere durevole, ciascheduno non traendo dal suo campo se non la propria sus
sistema, e non avendo quindi da pagare il lavoro altrui, non potrebbe provve
dere agli altri bisogni suoi, dell'abitazione, del vestimento ecc. , se non col la
voro proprio; la qual cosa sarebbe quasi impossibile, ogni terra non producendo
mica ogni cosa.
Colui la cui terra non fosse opportuna che al grano, e non producesse n
cotone n canapa, mancherebbe di tela per vestirsi: un altro avrebbe una terra
adattata al cotone e che non produrrebbe all'atto grano; tal altro mancherebbe
(i) sull'importanza ed il merito di questa scrittura, si veda sopra pag. xxxvu e xxxvm.
SULLA minuziosa n SULLA DISTRIBUZIONE DELLE sicurezza. 299
di legno. per riscaldarsi, mentre quell altro mancherebbe di grano per nutrirsi.
Presto l'esperienza insegnerebbe a ciascuno quale fosse la specie di produzione
alla quale la sua terra meglio si prestasse, e ciascuno si limiterebbe alla coltura
di quella specie, atline di procacciarsi le cose di che mancasse per mezzo dei
cambi coi suoi vicini, i quali avendo dal canto loro fatte pur essi le stesse ries
sioni avrebbero coltivato la derrata pi confacente al loro campo e abbandonata
la coltura di tutte le altre.
5. III. -- Le produzioni della terra esigono preparazioni lunghe e diicili per essere ap
propriate ai bisogni delluomo.
3. V. - preminenza del coltivatore che produce sull artigiano che prepara. il coltiva
tore il primo movente della circolazione dei travagli; desso che fa produrre alla terra
il salario di tutti gli artigiani.
d'uopo non pertanto osservare che il coltivatore, somministrando a tutti
l'oggetto pi importante e pi considerevole del loro consumo (voglio dire i loro
alimenti e di pi la materia di quasi tutti i loro lavori) ha il vantaggio di una
grandendipendenza. Il suo travaglio, nell'ordine dei travagli divisi tra i diffe
renti membri della societ, conserva quel medesimo primato, quella medesima
preminenza che , tra i dierenti travagli che nello stato solitario esso era obbli
gato di consacrare ai suoi bisogni di qualunque sorta, aveva il travaglio che prov
vedeva al suo nutrimento. Nqui si tratta di un primato di onore e di dignit;
ma esso e primato di necessit sica. ll coltivatore pu, assolutamente parlando,
fare a meno del travaglio degli altri operai; ma nessuno operajo pu lavorare se il
coltivatore non lo fa vivere. In questa circolazione, che pel cambio degli oggetti
bisognevoli, rende gli uomini necessarii gli uni agli altri e farina il vincolo della
societ, dunque il travaglio del coltivatore che d il movimento primo. Ci che
il suo travaglio fa produrre alla terra al di la de suoi bisogni personali l'unico
fondo dei salarii che ricevono tutti gli altri membri della societ in cambio del
loro travaglio. Codesti servendosi del prezzo di questo cambio per comperare a
lor volta le derrate del coltivatore, altro non fanno che rendere esattamente a lui
quello che hanno da lui ricevuto. una differenza essenziale tra que due generi
di travagli, sulla quale necessario insistere per ben sentirne l'evidenza prima
di applicarsi alle conseguenze che senza numero ne scaturiscono.
5. VI. - Il salario delloperaio limitato dalla concorrenza tra gli operai alla sua sussi
tenza. Esso non guadagna che la vita.
Il semplice operajo, che non ha che le proprie braccia e la propria industria,
non ha altro che quelle fatiche sue chesso perviene a vendere altrui. Esso le
vende pi o meno care; ma tale prezzo pi o meno alto non dipende mica da lui
solo; questo risulta dal patto ch'egli fa con colui che paga il suo travaglio. Questi
lo paga il meno caro che pu; siccome pu scegliere tra un numero grande di
operai, preferisce quello che lavora a pi buon mercato. Gli operai sono dunque
obbligati di ribassare il prezzo a gara tra loro. In ogni genere di travaglio debbe
accadere e accade ditlatto che il salario dell'operajo si limita a quello che gli
proprio necessario a procurargli la sussistenza.
S. Vll. -ll coltivatore il solo il cui travaglio produca di pi del salario del travaglio.
Esso dunque l'unica scaturigine di qualunque ricchezza.
La situazione del coltivatore assai differente. La terra indipendentemente da
qualunque altr'uomo e da qualsivoglia condizione gli paga immediatamente il prezzo
del suo travaglio. La natura non mercanteggia guari con lui per obbligarsi a conten
tarsi dell'assoluta necessario. Quello che essa gli da non mica proporzionato ai bi
sogni di lui, n ad una valutazione convenzionale del prezzo delle sue giornate; e il
risultato sico della fertilit del suolo e della giustezza assai pi che della dit
colt dei mezzi che esso ha impiegati per renderlo fecondo. Dal momento in cui
il travaglio del coltivatore produce al di l dei bisogni suoi, esso pu, con quel
superuo che la natura gli accorda in puro dono in soprappi del salario delle
E SULLA DISTRIBUZIONE manu: niccnszzs. 501
di lui fatiche, comperare il travaglio degli altri membri della societ. Cotestoro
nel vendere a lui non guadagnano che il loro vitto; ma il coltivatore raccoglie,
oltre alla sua sussistenza, una ricchezza indipendente e disponibile, chegli non
ha comperata e chegli vende. Esso dunque lunica scaturigine delle ricchezze
che alla circolazione loro animano tutti i travagli della societ, perch esso e
il solo il cui travaglio produca al di l del salario del travaglio.
S. VIII. - Prima divisione della societ in due classi: l'una produttrice ossia classe dei
coltivatori, l'altra stipendt'ata ossia classe degli artigiani.
Ecco dunque tutta la societ divisa, per una necessit fondata sulla natura
delle cose, in due classi, amendue laboriose, ma delle quali luna col suo travaglio
produce, o meglio, trae dalla terra delle ricchezze continuamente rinascenti
che forniscono a tutta la societ la sussistenza e la materia di tutte le necessit;
Ialtra occupata a dare alle materie prodotte Ie preparazioni e le forme che le
rendono appropriate all'uso degli uomini, vende i suoi lavori alla prima e da
essa riceve in cambio la sussistenza. La prima pu chiamarsi classe produttiva
e la seconda classe stipendiala.
g. IX. _ Nei primi tempi il proprietario non ha dovuto essere distinto dal coltivatore.
E fin qui noi non abbiamo guari ancora distinto il coltivatore e il proprietario
delle terre, e dilfatto nella prima origine non erano eglino menomamente distinti.
pel travaglio di coloro che primi hanno coltivati dei campi e che per assicu
rarsene, la ricolta li hanno ricinti di chiusure, che le terre hanno cessato di essere
comuni a tutti e che si sono stabilite le propriet fondiarie. Infine a tanto poi
che le societ le si sieno assodate, e che la forza pubblica, o la legge divenuta
superiore alla forza privata, abbia potuto guarentire a ciascheduno il possesso
tranquillo della propriet sua contro qualunque invasione daltrui, non si poteva
certo conservare la propriet. di un campo se non come la si era acquistata, con
' tinuando cio a coltivarlo. Non sarebbe stata cosa sicura fare coltivare il suo
campo da un altro il quale avendone fatta tutta la fatica, non si sarebbe mica
cos facilmente persuaso, che tutta la ricolta non appartenesse a lui medesimo.
Daltronde, in quel primo tempo, ogni uomo laborioso, trovando quanta terra
volesse, non poteva esser tentato di coltivare per altrui; era dunque forza che
ogni proprietario coltivasse il campo suo, o intieramente lo abbandonasse.
S. X.-Progresso della societ; tutte le terre hanno un padrone.
Nei tempi vicini all'origine delle societ, era quasi impossibile trovare degli
uomini che volessero coltivare il terreno altrui, perch i terreni non essendo an
cora occupati, coloro che volevano lavorare prefervano dissodare nuovi terreni
e coltivarli per proprio loro conto. - Quindi non certo nellorigine della societ
che i proprietarii potessero cessare di essere coltivatori; ci avviene soltanto,
come gi l'abbiamo fatto vedere pi sopra (5 Xl e seg.), allora quando il pro
gresso della societ edella coltura hanno fatto nascere e bene distinguere la classe
stipendiata.
E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE mccmazzs. 505
Ma in que primi tempi d ignoranza e di ferocit c ebbero molte occasioni
di dissidii tra gli uomini malamente armati, timidi ,- stimolati da bisogni ,
senza sussistenza ben assicurata, e in conseguenza suscettivi d apprensione
e di odio reciproco; perocche l'esperienza e insegna che non si viene alle mani
quasi mai, se non per debolezza, per inquietudine, per timore bene o male fon
dato di una privazione o di un malanno che si ritenga come certo, ed al quale
si preferiscono le sorti di un combattimento. - Lungo tempo si sono massacrati
senza misericordia i vinti, come fanno tuttavia alcuni selvaggi d'America.
L introduzione della coltura raddolci un poco i costumi senza per correg
gerli intieramente, ed in tal modo che reso la depravazione meno crudele, ma
pi universale e quindi realmente pi pericolosa per l' umanit in generale. -
1 pi forti pensarono, che invece di ammazzare i pi deboli, avrebbero essi tro
vato maggior profitto ad appropriarseli e far loro lavorare la terra come schiavi.
Da quando quell'abbominevole costume venne stabilito, le guerre si fecero
anche pi frequenti. Prima di quell'epoca elle non succedevano che per accidente;
dappoi le si sono intraprese precisamente colla veduta di fare degli schiavi, che
ivincitori sforzavano poi di lavorare per lor conto, o che essi vendeano altrui.
5Tale stato lo scopo principale delle guerre che gli antichi popoli si facevano
f.'un contro l'altro, e questo assassinio e questo commercio regnano ancora in
tutto il loro orrore sulle coste della Guinea, dove gli Europei le fomentano an
dandovi a comperare dei negri per la coltura delle colonie d'America.
S. XXII. - Porzione che la natura assicura ai coltivatori, anche schiavi, sul prodotto
dei loro lavori.
Gli schiavi non hanno nessuna giustizia da reclamare utilmente in faccia
ad uomini che non hanno potuto ri'durli a schiavit senza violare tutte le leggi
dell'ordine e della morale, e tutti i diritti deliumanita.
Ci non ostante la legge fisica della natura assicura anche ad essi una parte
delle produzioni cheglino fanno nascere, poiche bisogna bene che il padrone li
nutra per poter profittare del travaglio loro. Ma tale specie di salario e limitato
ai pi stretto necessario alla loro sussistenza.
S. XXIII. -- Quanto la coltura eseguita per mezzo degli schiavi sia poco proficua, e
quanto costi troppo al padrone ed all'umanit. _
Gli schiavi non hanno nessun motivo per adempiere ai lavori ai quali ven
gono costretti, coll'inteliigenza e colle cure che potrebbero assicurarne la riescita;
donde conseguita che que lavori producono pochissimo.
I padroni avidi altro non sanno, per supplire a tale difetto di produzione che
necessariamente risulta dalla coltura con ischiavi, che di sforzare codesti a tra
vagli ancora pi difficili, pi continui e pi violenti. Sillatti travagli eccessivi ne
fanno perire di molti, ed e mestieri, per mantenerne sempre il numero neces
sario alla coltura, che il commercio ne fornisca ogni anno una quantit grandis
sima, che i padroni sono obbligati di ricomperare. Per tal modo essi non danno
guari salario ai loro schiavi, ma pagano per un capitale considerevole per pro
curarsi questi cattivi operai, e siccome poi e sempre la guerra che forma il primo
fondo di tale commercio, la cosa evidente chesso non pu sussistere se non
con un enormedistruzione di uomini, e quanto pi sieno eglino divisi in nazioni
piccolissime, le quali si lacerano continuamente, e di cui ogni borgata fa la guerra
Econom. Tono i. -- 20.
506 senza aoamzroua
alla sua vicina. Che Inghilterra, Francia, Spagna si facciano guerra la pi acca
nita, le frontiere soltanto di ciascuno Stato saranno manomesso, e ci anche in
piccolo numero di punti soltanto; tutto il rimanente del paese rimarr tranquillo,
e quel po di prigionieri che potrebbero tarsi e dall'una parte e dall'altra sarebbe
un debo'leajuto alla coltura di ciaschaduna delle tre nazioni.
S. XXIV. -La coltura cogli schiavi non pu sussistere nelle grandi societ.
Allora quando gli uomini si riuniscono in grandi societ, le reclutaaioni di
schiavi terminano di essere abbondanti abbastanza per far fronte al consumo che
si fa di essi colla coltura. E quantunque si supplisca al travaglio degli uomini con
quello delle bestie, viene poi un'epoca nella quale le terre non possono pi essere
lavorate da schiavi. Non se ne conserva l'uso che pel servizio dellinterno delle M80,
ed alla lunga anche questo vien meno, perocch a misura che le nazioni si oivi'
lizzano, elle fannotra loro convenzioni pel cambio dei prigionieri di guerra. E
, questa convenzioni si fanno tanto pi facilmente, che ogni privato e interessa
tissimo ad allontanare da se il pericolo di cadere in isehiavii.
S. XXV. - La schiavit della gleba succede alla schiavit propriamente detta.
i discendenti degli antichi schiavi, da principio destinati alla coltura della
terra, cangiano essi medesimi condizione. La pace tra le nazioni non lasciando
pi campo al commercio di provvedere ad un consumo grandissimo di schiavi,
i padroni sono obbligati a risparmiarli davantaggio.
Coloro che son nati nella casa, avvezzatl dell infanzia ai loro stato, ne sono
meno esasperati, quindi i padroni hanno meno bisogno di far uso del rigore per
eonlcnerli. A poco a poco, la gleba ch'essi coltivano diventa la loro patria; essi
non hanno altra lingua se non quella dei loro padroni; diventano parte della
nazione; la famigliarit si stabilisce, e dietro a questa la ducia e lumanita da
parte dei padroni.
S. XXVl. - ll vassallaggio succede alla schiavit della gleba, e loschiavo diventa pro
prietario. Terza maniera: alienazione del fondo col carico di un canone.
L'amministrazione di un fondo coltivato da schiavi esige delle cure penoso
ed una residenza incomoda. il padrone si assicura un godimento pi libero, pi
facile e pi sicuro interessando gli schiavi nella coltura, e abbandonando a cia
scun di loro un certo spazio di terreno, a condizione di renderne a lui una por
zione dei frutti. Gli uni hanno fatto un tale mercato per un dato tempo e non
hanno lasciato ai loro servi se non un possesso precario e revocabile; altri hanno
abbandonati i fondi a perpetuii, riserbandosi una rendita annuale, pagabile in
derrate o in danaro, ed esigcndone dai possessori certi doveri. Coloro che rice
vevano quelle terre sotto le condizioni prescritte divenivano proprietarii e liberi
sotto il nome di ccnsuarii o di vassalli, e gli antichi proprietarii, sotto il nome
di signori, conservavano soltanto il diritto di esigere il pagamento deiia rendita
e gli altri doveri convenuti; cos che sono andate le cose nella maggior
parte dEuropa.
S. XXVII. --Quarta maniera: colonia purziaria.
Quel'ondi divenuti liberi col carico della rendita, possono ancora mutare
proprietarii, dividersi e riunirsi per via delle successioni e delle vendite; e il vas
\
E SULLA nisrmst'zioun DELLE mccuszzn. 507
sulla pu a sua volta aver pi terra di quella che possa egli medesimo coltivare.
il pi sovente la rendita alla qualci fondi sono assoggettati non cos Grossa
che coltivando bene non si possa procurare oltre di essa e delle anticipazioni
delle spese e della sussistenza del coltivatore, una sovrabbondanza di produzioni
la quale formi un altra rendita. In tal caso il vassallo proprietario dcbhe esso
pure aver desiderio di godere senza fatica di questa rendita e di fare coltivare
il suo fondo da altri. D'altra parte il maggior numero dei signori non alienano
se non quelle tali loro possessiqni che loro fanno meno al caso, e conservano
quelle chessi possono far coltivare con minori spese. La coltura cogli schiavi non
essendo pi praticabile, il primo mezzo che si ollrl , ed il pi semplice per impe
gnare gli uomini liberi a coltivare dei fondi che loro non appartenevano, fu di
abbandonar loro una porzione dei frutti ,- la qual cosa gli impegnava a cultivar
meglio che non lo avessero l'alto operai ai quali si fosse dato un salario lisso. La
divisione pi comune stata quella di fare due parti eguali, delle quali luna
apparteneva al colono e l'altra al proprietario; quella che ha dato luogo al
nome di 'mczzadro (mcdiclariusfa, o colono a meta frutti. Secondo le convenzioni
di tal genere che hanno luogo nella maggior parte del territorio di Francia, il
proprietario fa tutte le anticipazioni della coltura, vale a dire ch'egli fornisce a
sue spese il bestiame da lavoro, gli aratri ed altri strumenti aratorii, le sementi
ed il vitto del colono e della famiglia di esso, dal momento che questi entra nella
mezzadria infine alla prima ricolta.
S. XXVlll. -Quinta maniera: locazione o alIltto delle terre.
Dei coltivatori intelligenti e ricchi, che sapevano a qual punto una coltura
attiva e ben diretta, per la quale non risparmiassero ne lavori n spese, avrebbe
potuto portare la fecondit delle terre, giudicarono con ragione ch essi avreb
bero guadagnato assai pi,se il proprietario avesse consentito ad abbando
nar loro per un certo numero danni la totalit delle ricolte, col carico di pagar
essi a lui ciascun anno una rendita costante, e di fare essi tutte le antici
pazioni della coltura. Con ci egliuo si assicpravano che l'accrescimento delle
produzioni che le loro spese e i loro lavori avessero prodotto sarebbe loro in
tieramente appartenuto. il proprietario. dal suo lato, vi guadagnava un godimento
pi tranquillo della sua rendita, poich veniva cosi sbarazzato della cura di fare
le anticipazioni,.e di fare il computo dei prodotti; pi eguale perch ogni anno
riceveva il medesimo prezzo del tto; e pi certo perch non correva mai il
rischio di perdere le sue anticipazioni, e che i bestiami e gli altri oggetti portati
dal ttajuolo nel suo fondo diventavano un pegno che lo assicuravano del paga
mento. D'altronde la scritta dellallitto non essendo che per un corto numero
danni, se il suo littajuolo gli aveva dato delle sue terre un prezzo troppo basso,
poteva al [inire della locazione aumentarlo.
S. XXIX, -Questultimo metodo il pi vantaggioso di tutti, ma esso suppone un paese
di gi ricco.
Questo metodo di affittare le terre e tra tutti quanti il pi vantaggioso ai pro
prietarii ed ai coltivatori; esso si stabilisce da per tutto dove sieno coltivatori ric
chi in grado di fare le anticipazioni della coltura; e siccome i coltivatori ricchi
possono dare assai pi travaglio ed iugrassi alla terra, ne risulta un prodigioso
aumento delle produzioni e nella rendita dei beni fondi.
508 SULLA FORMAZIONE
In Picardia, in Normandia, nei dintorni di Parigi, e nella maggior parte delle
provincie settentrionali della Francia, le terre sono coltivate da ttajuoli. Nelle
provincie meridionali elle lo sono da mezzadri; ondech le provincie del norte
della Francia sono elleno incomparabilmente pi ricche e meglio coltivate che
non quelle del mezzod.
S. XXXlll. - Nascimento del commercio. Principio della valutazione delle cose com
marina I.
\
E SULLA DIS'IBIBUIIONB DELLE sicurezza. 511
ione, diciotto pinta di vino del Capo saranno l'equivalente di'diciotto montoni.
Quindi chi per far conoscere il valore di un montone dicesse, che vale diciotto
pinte di vino, adoprsrebbe un linguaggio equivoco e che non darebbe nessuna '
v
idea precisa, a meno che non vi si aggiungessero spiegazioni, la qual cosa riu
scirebbe molto incomoda.
Si dunque voluto scegliere a preferenza, per iscala di comparazione, delle
derrate che essendo di un uso pi comune e quindi di un valore pi conosciuto,
fossero pi simili le une alle altre, e di cui per conseguenza il valore era pi
relativo al numero e alla quantit che non alla qualit.
3. XXXVIII. - In mancanza dell'esatta corrispondenza tra il valore ed il numero o la
quantit. vi si supplisce con una valutazione media che diventa una specie di mo
neta ideale.
In un paese dove non sia che una razza sola di montoni, si pu facilmente
pigliare il valore di un tratto o di un montone per la misura comune dei valori,
e si dir che un caratello di vino o una pezza di stoffa valgono un certo numero
di celti e di montani. H Per verit c' tra i montoni qualche lneguagllanza; ma
quando si tratta di vendere dei montoni, si ha la cura di valutare quell inegua
glianta e di calcolare per esempio due agnelli per un montone. Aliorche si
tratta di valutare qualunque altra mercanzia, si prende per unit il valore co
multe di 1111 montone di et e di vigoria medlane.
A questo modo, l'enunciazione dei valori in montani diventa come un lin
guaggio di convenzione, e questa parola un montone nelle abitudini del com
mercio, non significa pi che un certo valore, il quale nella mentc.di coloro che
la sentono, porta l' idea non solamente di un montone, ma di una certa quantit
di ciascuna delle derrate le pi comuni, le quali sono risguardate come lequiva
lente di quel valore; e questa espressione finir collapplicarsi cosi fatlamente a
un valore fittizio ed astratto piultostoch a un montone reale, che se per avven
tura accada una moria nei montoni, e che per averne uno abblsogni dare il
doppio di frumento o di vino che per lo innanzi, si dir che un montone vale due
montani piuttosto che mutar l'espressione alla quale si abituati per tutti i valori.
3. XXXIX. - Esempi di tali valutazioni medie che diventano unespressione ideale dei
valori.
Oguun conosce nel commercio di tutte le nazioni molti'esempi di cotali va
lutazioni fittizie in mercanzie, le quali non sono, per cosi dire, se non un linguag
gio di convenzione per esprimere il loro valore.
Cos i poliaiuoli di Parigi, et pescivendoli, che forniscono le grandi famiglie,
fanno ordinariamente i loro contratti a pezzo. Una pollanca grassa la si com
pnta un pezzo, un pollastro mezzo pezzo, pi o meno secondo la stagione e cosi
il rimanente. -Nel commercio dei negri venduti alle colonie d'America, si
vende un carico .di negri in ragione di tanto per testa di negro pezzo d India.
Le donne e i fanciulli si valutano in modo, per esempio, che tre fanciulli ovvero
una donna e un fanciullo si computano come una testa di negro. Si aumcnnta o
si diminuisce la valutazione in ragione del vigore 0 dell altre qualit degli
schiavi, di modo che v ha tale schiavo che pu esser contato per due teste
di negro.
512 -- SULLA FORMAZIONE \
I negri Mandingos, i quali fanno il commercio della polvere d'oro coi mer
canti arabi, riferiscono tutte le derrate ad una scala ttizia, le cui parti si chia
mano macutes, in guisa che essi dicono ai mercanti che loro danno tante macules
in oro. E in macutes pure valutano le mercanzie che ne ricavano, e discutono coi
mercanti sul pi e sul meno di tale valutazione.
cos che si comeggia in Olanda a orim' di banca, che non sono che una
moneta ttizia e che nel commercio si valutano talora pi, talora meno della
moneta che chiamano orim'.
S. XL. -- Ogni mercanzia un pegno rappresentativo di tutti gli oggetti di commercio;
ma pi o meno comodo nell'uso secondo che ella pi o meno facile a trasportare
e a couservarsi senza alterazione.
La variazione nella qualit delle mercanzie e nel loro prezzo in ragione di
quella qualit, che le rende pi o meno acconcie che altre a servire di misura
comune, si oppone pure, pi o meno, ad esser elle un pegno rappresentativo di
qualunque altra mercanzia di egual valore.
Non di meno c', quanto a questultima propriet, una differenza grandissima
tra le differenti specie di mercanzie.
cosa evidente, per esempio, che un uomo che ha in casa sua una pezza di
tela e assai pi sicuro di procurarsi quanto pi voglia una data quantit di fru
mento di egual valore, che non un altr uomo, il quale abbia una botte di vino,
essendo il vino soggetto ad un'innit di accidenti che possono in un istante
fargli perdere tutto il suo prezzo.
3. XLl. - Ogni mercanzia ha le due propriet essenziali della moneta, di misurare e
di rappresentare ogni valore; e in questo senso ogni mercanzia moneta.
Queste due propriet di servire di comune misura di tutti i valori, e di essere
un pegno rappresentativo di qualunque mercanzia di pari valore, racchiudono
tutto ci che costituisce lessenza e l'utilit di ci che si chiama moneta, e con
sguita dai particolari nei quali siamo entrati pocanzi, che tutte le mercanzie
sieno in alcuni aspetti moneta e partecipino a quelle due qualit essenziali, pi
o meno secondo la natura loro particolare. - Tutte sono pi o meno proprie a
servir di comune misura in ragione di quanto elle sieno dun uso pi generale,
duna qualit pi simile, e pi facili ad esser divise in parti di un valore eguale.
-- Tutte sono pi o meno proprie ad essere un pegno universale di cambii, in
ragione di quanto alle sieno meno suscettibili di calo e d'alterazione nella quan
tit e qualit loro.
5. XML - lleciprocamente, ogni moneta essenzialmente mercanzia.
Non si pu prendere per comune misura dei valori se non ci che abbia
un valore, se non ci che venga ricevuto nel commercio in cambio degli
altri valori, e non c' pegno universalmente rappresentativo di un valore, se non
un altro valore eguale. - Una moneta di pura convenzione dunque una cosa
impossibile.
S. XLlll. - Dillerenti materie hanno potuto servire ed hanno servito di moneta usuale.
Molte nazioni hanno adottato nel loro linguaggio e nel loro commercio, per
comune misura dei valori, dilfcrenti materie pi o meno preziose: ci sono ancora
E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE
oggidi taluni popoli barbari chesi servono di una specie di piccole conchiglie
chiamate cauris, le quali anche adoperano a farne monili e braccialetti ad orna
mento delle loro donne. illi rammenta aver veduto in collegio dei noccioli di
albicocche cambiati e dati in baratto come una specie di moneta tra gli scolari,
che se ne servivano per giuocarc a differenti giuochi. _ Ho gi parlato della
valutazione a un tanto la testa del bestiame. Se ne trovano vestigia nelle leggi
di quelle antiche nazioni germaniche che distrussero l imperio romano. i primi
romani, o almeno i Latini antenati loro, se n'erano serviti pur essi. Si pretende
che le prime monete che si coniarono in rame rappresentassero il valore di un
montone e portassero limpronta di quellanimale, e che sia da ci che derivasse
la parola pecunia, da pccus. Questa congettura ha molta verosimiglianza.
S. XLIV. - i metalli e soprattutto l'oro e l'argento sono pi acconci di qualunque altra
sostanza, e perch.
Eccoci arrivati allintr'oduzione dei metalli preziosi nel commercio. Tutti i
metalli a misura cheglino sono stati scoverti, sono stati ammessi nei cambii, in
ragione della loro utilit. reale; il loro tulgente gli ha fatti ricercare per servire di
adornamento; la loro duttilit e la loro solidit gli hanno resi adatti a farne vasi
e utensili pi durevoli che non quelli di creta.
Ma queste sostanze non poterono entrare nel commercio senza divenire, quasi
immediatamente, la moneta universale. Un pezzo di qualsiasi metallo ha esatta
mente la medesima qualit di un altro pezzo dello stesso metallo, purch sia
esso egualmente puro. Ora la facilit che si ha di separare per mezzo di diiferenti
operazioni della chimica,.un metallo dagli altri metalli ai quali si fosse allegato,
si che si possa sempre ridurlo a quel grado di purezza, e come si suole esprimersi,
al titolo che si vuole; allora il valore del metallo non pu pi dtilerire se non
col suo peso.
Esprimendo il valore di ciascuna mercanzia col peso del metallo che se ne
d in cambio, si avr dunque lespressione di tutti i valori, la pi chiara, la pi
comoda, la pi suscettibile di precisione, e da quel momento e impossibile che
nell'uso non la si preferisca a qualunque altra. i metalli non sono poi meno
proprii a divenire il pegno universale di tutti i valori ch'essi possono misurare;
siccome essi sono suscettibili di tutte le divisioni immaginabili, non c' nessun
oggetto nel commercio, il valore del quale, piccolo o grande, non possa essere
esattamente pagato da una certa quantit di metallo. A questo vantaggio di pre
siarsi a qualunque sorta di divisioni, aggiungono essi anche quello di essere inal
terabili, e quelli che sono rari, come largento e loro, hanno un valore grandis
simo sotto un peso ed un volume pochissimo considerevole.
Questi due metalli sono dunque tra tutte le mercanzie i pi facili a verificare
nella loro qualit, a dividere nelle loro quantit, a conservare eternamente senza
alterazione, ed a trasportarsi in tutti i luoghi con meno spese. Qualunque uomo
che abbia una derrata superflua e che pel momento non abbia bisogno di altra
derrata d'uso, si allretter dunque di cambiarla con danaro, col quale esso
pi sicuro che con qualunque altra cosa di procurarsi la derrata che vorr al
momento che ne avr bisogno.
314 senza ronturoaa
S. XLV. - L'eroe l argento sono costituiti dalla natura delle cose moneta , e moneta
universale indipendentemente da qualunque convenzione e da qualunque legge.
Ecco dunque l'oro e l'argento costituiti moneta, e moneta universale, e que
sto senza niuna convenzione arbitraria degli uomini, senza l'intervento di alcuna
legge, ma per la natura delle cose. Non sono eglino, come non pochi l'hanno
immaginato, dei segni di valore; eglino hanno essi medesimi un valore. Se sono
suscettibili di essere la misura ed il pegno degli altri valori, una tale propriet
loro comune con tutti gli altri oggetti che hanno un valore nel commercio.
Essi non ne differiscono se non che essendo al tempo stesso pi divisibili,
pi inalterabili e pi facili a trasportare che qualunque altra mercanzia noi sia,
pi comodo impiegarli a misurare e rappresentare i valori.
3. XLVl. - Gli altri metalli non sono impiegati a quest'usi se non sussidariamente.
Tutti i metalli sarebbero suscettibili di essere impiegati come moneta.
Ma quelli che sono molto comuni hanno troppo poco valore sotto un troppo
grande volume per essere impiegati nei cambii correnti del commercio. il rame,
largento e l'oro sono i soli di cui siasi fatto un uso abituale.
Ed anzi, ad eccezione di alcuni popoli ai quali n le miniere, ne il commercio
non avevano ancora potuto fornire una quantit sufficiente doro e d'argento, il
rame non ha mai servito che nei cambii dei pi piccoli valori.
3. KM". -Luso dell'oro a dell'argento come moneta ne ha aumentato il valore come
materia.
E impossibile che la sollecitudine colla qttnie ciascuno ha cercato e cambiare
le sue derrate superflue con l'oro o l'argento piuttosto che con qualunque altra
mercanzia non abbia aumentato nel commercio il valore di quei due metalli. Essi
non sono perci diventati che pi comuni per l'otiicio di pegno e di comune misura.
5. XLVlll. - Variazioni nel valore delloro e dell'argento paragonati con gli altri oggetti
di commercio, e tra loro. .
_ Questo valore suscettibile di mutazione, e muta di fatto continuamente, di
maniera che la medesima quantit di metallo che corrispondeva a una certa
quantit di tale o tal altra derrata, cessa di-corrispondervi, e che bisogna pi o
meno danaro per rappresentare quella derrate. medesima.
Allorch ce ne vuole di pi, si dice che la derrata e pi cara, ed allorch ce
ne bisogna di meno si dice che la a pi buon mercato; ma si potrebbe pur
dire altrettanto bene che il danaro che pi a buon mercato nel primo caso, e
pi caro nel secondo.
Ne l'oro e l'argento variano di prezzo soltanto, confrontati con tutte le der
rate, ma eglino variano di prezzo tra loro in ragione della maggiore o minore
abbondanza di essi. notorio che in Europa, oggidi, si danno tra le quattordici a
le quindici once d'argento per cmoncz'a d'oro, e che nei tempi pi antichi non
si davano per unoncia d'oro se non tra le dieci e le undici once d'argento.
Ed oggi tuttavia in Cina non si danno guari che circa dodici once dar
gente per avere unoncia d'oro, dimodoch da grande vantaggio a portare dell
argento alla Cina per lo vi cambiare con ore che si riporta in Europa. mani
festo che a lungo andare cotal commercio debba rendere l'oro pi comune in
e SULLA msrmnuuons DBLLB iuccuszzn. 515
Europa e pi raro nella Ciao, e che il valore di questi due metalli debba alla
fine ricondursi da per tutto alla medesima proporzione. I
Mille cause differenti concorrono a fissare ad ogni istante ed a far variare del
continuo il valore delle derrate paragonata, sia le une colle altre, sia col danaro.
Le stesse cause fissano e fanno variare il valore del danaro, paragonato tanto al
valore di ciascuna derrata particolarmente, come alla totalit degli altri valori
che sono attualmente in commercio. Ma non sarebbe possibile soernere queste
differenti cause e svolgerne gli effetti loro senza lasciarsi andare a particolareg
giamenti distesissimi e dil'flcilissimi, per cui mi asterr di entrare in tale di.
scussione.
s. XLiX. - L'uso dei pagamenti in danaro ha dato luogo alla distinzione tra il venditore
e il compratore.
A misura che gli uomini sonosi famigliarizzati coll'abitudine di tutto valutare
in danaro, di cambiare tutto il loro superfluo con danaro, e non cambiare 'i da
naro se non con cose che loro ibssero utili e piacevoli per il momento, eglino si
sono avvezzatia considerare i cambii del commercio sotto un nuovo punto di
vista.
s'si vi hanno distinto due persone, il venditore ed il compratore. il Venditore
era quello che dava la derrata per del danaro, e il compratore quello che dava
il tiimaru per avere la derrata.
S. la - L'uso del danaro ha molto facilitato la separazione dei diversi travagli tra i diffe
renti membri della societ. '
Quanto pi il danaro teneva luogo di tutto, tanto pi ciascuno poteva, dedi
candosi unicamente alla specie di coltura o dindustria da lui scelta, liberarsi di
ogni cura di provvedere agli altri suoi bisogni e non pensare se non che a pro
curarsi quanto pi danaro potesse colla vendita de suoi frutti o del suo travaglio,
ben sicuro, con quel danaro di avere tutto il resto: cosi che l'uso del danaro
ha prodigiosamente all'rettato il progresso della societ.
S. Ll. -- Della riserva dei prodotti annuali, accumulati per formare dei capitali.
Non appena si trovarono uomini ai quali la propriet delle terre assicurava
una rendita annua pi che sufficiente a soddisfare a tutti ibisogni loro, si dovet
tero pure trovare uomini i quali e inquieti dell'avvenire o solamente prudenti,
misero in serbo una parte di quanto essi raccoglievano ogni anno, sia per far
fronte a tutti gli accidenti possibili, sia per aumentare la propria agiatezza.
Allorch le derrate chessi raccoglievano erano difficili a conservare, dovet
tero essi cercare di procurarsi in cambio oggetti di una natura pi durevole ed ai
quali il tempo non facesse perdere il loro valore, o che potevano venire impiegati
in guisa da procurare tali profitti, che ne risarcissero con vantaggio il deterio
ramento.
S. Lli. -- Riccbezze mobiliari. Cumulo di danaro.
Questo genere di possedimenti risultanti dall'accumulazione dei prodotti an-l
(l) Il principale vantaggio dell'oro e dell'argento per la formazione dei capitali e stato
di favorire i pi piccoli risparmii, e di capitalizzarli per modo chessi dopo un certo tempo
,divenissero applicabili ad acquisizioni di mobili e di vestimenta di un uso durevole, ed
anche a pagare travagli utili. - Prima dellintroduzione di que metalli nel commercio.
un uomo non si poteva formare altro capitale se non colla moltiplicazione de'suo bestiami,
o limpiego del suo travaglio, che non fosse assolutamente necessario alla sua sussistenza.
a l'abbricarsi delle cose durevoli acconcic all'uso proprio, o che potessero essere vendute.
(Dupont di Nemours).
E SULLA DISTRIBUZIONE naua incertezza. 517
del suo travaglio; bisogna che abbia di che campare infine alla vendita dei
suoi lavori.
8. LV. -Prime anticipazioni fornite dalla terra ancora incolta.
sempre la terra che la prima, l'unica scaturigine di tutte le ricchezze;
essa e che, per la coltura, produce ogni rendita; essa pur anche che ha
dato il primo fondo di anticipazioni anteriore a qualsifosse coltura. Il primo
coltivatore ha preso i semi ch'egli ha poi seminati, da piante che la terra
aveva prodotte da se sola; infine a tanto che non venne la ricolta, egli visse
colla caccia, colla pesca, colle frutta selvatiche; primi strumenti suoi furono
dei rami d'albero strappati nella foresta, sgrossati con pietre taglienti aguzzate
contro altre pietre; egli ha presi alla corsa, o fatti cadere ne suoi trabocchetti
gli animali erranti del bosco; gli ha sottomessi, addimesticati; se n' servito
primamente per suo cibo, dappoi per farsi ajutare nel suo travaglio. Quel
primo fondo a poco a poco si accrebbe; i bestiami soprattutto furono di tutte
le ricchezze mobiliari, la pi ricercata in que primi tempi, e quella che fu
pi facile accumulare; essi muojono, ma si riproducono , e la ricchezza n
per cosi dire inesauribile, ella si aumenta per via della sola generazione, e i
bestiami danno inoltre un prodotto annuale, sia in latticinii, sia in lane, in
cuojo ed in altre materie, le quali col legname preso nelle foreste, sono stato
il primo fondo dei lavori d industria.
S. LVl. - Bestiami, ricchezza mobiliare anteriore anche alla coltura delle terre.
In un tempo in cui c'era ancora una grande quantit di terre incolte e
che non appartenevano ad alcuno si pot avere dei bestiami senz'essere pro
prietarii di terre. Anzi probabile che gli uomini abbiano quasi dappertutto
cominciato a riunire degli armenti ed a vivere del prodotto loro prima ti
accingersi al travaglio pi faticoso della coltura.
Pare che le nazioni le quali abbiano pi ab antico coltivato la terra sieno
quelle che hanno trovato nelle loro regioni delle specie di animali pi su
scettibili di essere addimesticati, e che da ci sieno stati condotti dalla vita
nomade ed agitata dei popoli che vivono di caccia e di pesca, alla vita pi
tranquilla dei popoli pastori.
La vita pastorale fa soggiornare pi lungamente in un medesimo luogo;
essa lascia pi tempo, ollre pi occasioni di studiare la dilferenza dei terreni,
di osservare l'andamento della natura nella produzione delle piante che ser
vono di pascolo agli animali. Ed forse a ci che si debbe che le nazioni
asiatiche abbiano prima coltivate le terre, e che i popoli dellAmerica sieno
rimasti cosi lungamente nello stato selvaggio.
Segue da ci che la classe dei coltivatori si divide come quella dei fabbricanti
in due ordini d uomini , quello degli intraprenditori o capitalisti che fanno tutte
le anticipazioni, e quello dei semplici salariati. E qui di nuovo si vede che sono
i capitali soli- che formano e sostengono le grandi intraprese d agricoltura, che
danno alle terre un valore locativo costante, se cosi mi sia lecito esprimermi,
che assicurano ai proprietarii una rendita sempre eguale e la maggiore che sia
possibile.
8. LXVll. - Quarto impiego dei capitali in anticipazioni dintraprese di commercio. Ne
cessit dellinterposizione dei mercanti, propriamente detti, tra i produttori della der
rata c i consumatori.
Gl intraprenditori , sia di coltura, sia di manifatture non ritirano le loro an
ticipazioni e i loro protti se non colla vendita dei frutti della terra o dei lavori
fabbricati.
Sono sempre i bisogni e le facolt del consumatore che mettono il prezzo alla
vendita; ma il consumatore non ha sempre bisogno della cosa fabbricata o pro
dotta al momento stesso della ricolta o del compimento del lavoro.
Frattanto glintraprcnditori hanno bisogno chei loro fondi ritornino imme
diatamente e regolarmente ad essi per riversarli nelle loro intraprese.
Bisogna che laratura e la seminagione succedano immediatamente alla ri
colta. Bisogna occupare senza interruzione gli operai di una manifattura , comin
ciare dei lavori nuovi a misura che finiscono i primi, sostituire le materie a mi
sura ch elleno sono consumate. Non s'interromperebbero mica impunemente i
travagli di un intrapresa avviata, e non li si ripiglierebbero mica ognora che si
volesse.
L intraprenditore ha dunque il pi grande interesse di far rientrare pronta
mente i suoi fondi colla vendita delle sue ricolte o de suoi lavori.
Da un altro canto il consumatore ha interesse di trovare, quando vuole e dove
vuole, le case delle quali abbisogna: riescirebbe a lui molto incomodo essere ob
bligato di comperare al momento della ricolta la sua provvista di tutto l anno.
Frammezzo gli oggetti del consumo abituale, ce ne con molti che esigono
travagli lunghi e dispendioei , di que travagli che_non possono essere intrapresi
con protto se non sopra una grande quantit di materia , e tale che il consumo
di un piccolo numero di uomini, 0 di un cantone ristretto, non pu bastare allo
smercio dei lavori di una sola manifattura.
, Le intraprese di colui genere di lavori sono dunque necessmiamcnte in picrol
numero, a una distanza considerevole le une dalle altre, e per conseguenza assai
i: SULLA ms'rmnrztonu DELLE mccunzzn. 525
lontane dal domicilio del maggior numero dei consumatori; ne c' uomo appena
al di sopra dellestrema miseria che non sia nel caso di poter consumare molte
di quelle cose che perci non si raccolgono o non si fabbricano se non in luoghi
assai lontani dalla sua dimora e non meno poi lontani gli uni dagli altri. Un no
mo che non potesse procurarsi gli oggetti di sua consumazione se non comperan
doli immediatamente dalle mani di colui che li raccoglie oli fabbrica , o dovreb
he fare a meno di moltissime cose , o impiegherehbe la vita sua in un viaggiare
continuato.
Questo doppio interesse che il produttore e il consumatore hanno , il primo
di trovare a vendere , il secondo di trovare a comprare, e non di meno di non
perdere un tempo prezioso ad aspettare il compratore o a cercare il venditore, ha
dovuto far immaginare a dei terzi di mettersi in mezzo tra 1 uno e l'altro. -
questo lobbietto della professione dei mercanti, i quali comprano la derrata dalle
mani del produttore per farne dei depositi o dei magazzini nei quali il consuma
tore viene a provvedersi. Con questo mezzo, l'imprenditore, assicurato della ven
dita e del ritorno dei suoi fondi, si occupa senza inquietudine e senza disconti
nuazione a nuove produzioni, e il consumatore trovasi alla manoe in ogni momento
le cose delle quali ha bisogno.
8. LXVlll. -Dillerenti ordini di mercanti. Tutti hanno questo di comune, che compe
rano per rivendere, e che il loro tralco saggira sopra anticipazioni che debbono loro
ritornare con proltto, per essere di nuovo versate nell'impresa.
(l) Turgot in questo paragrafo e nei precedenti, ci ha dipinto con un'estrema giu
stezza la maniera colla quale il commercio dei mercanti e dei negozianti si stabilito, e
l'impossibilit nella quale allora si era che questo avesse luogo senza che i negozianti
ei mercanti facessero le anticipazioni di grossissimi capitali che loro sono necessarii
per comperare a contanti le derrate dei coltivatori o i lavori dei manifattori.
Ma quando i profitti stessi di tali intraprese li hanno messi in grado di avere ric
chezze ostensibili le quali abbiano guarentito dei loro impegni, ed una riputazione che ha
estesa la fiducia nelle loro promesse, eglino hanno potuto comperare di prima mano non
dando che piccoli acconti, e non rilasciando ai venditori pnl soprappi se non le loro pro
messe di pagare, le cedole loro esigibili a un termine convenuto. Eglino hanno qualche
volta pur anche comperato, senza sborsare danaro, con semplici promesse, ottenendo
una dilazione suciente perch potessero soddisfarvi dopo lo smercio definitivo, col
danaro del consumatore. (Vedi pi avanti il 8 LXXlX).
Allorai negozianti e i mercanti non hanno pi avuto bisogno di capitali se non per
pagare le spese di vettura e di magazzinaggio, come anche la spesa loro personale e
quella dei loro agenti durante lo spazio di tempo che deve trascorrere tra la prima compera
e l'ultima vendita. Gli altri capitali, dei quali da principio i negozianti non avevano potuto
fare a meno sono diventati liberi. Essi hanno potuto essere direttamente impiegati dai
loro possessori o prestati per altri usi. Essi hanno fatto abbassare l'interesse del da
naro, la qual cosa ha facilitato tutte le intraprese della coltura , delle manifatture ed ha
esteso di molto quelle del commercio. Essi si sono sparsi in tali interessanti intraprese.
Essi hanno moltiplicati i lavori produttivi e i lavori conservatori o cumulatori' di ric
chezze e formatori di nuovi capitali.
Perci l'introduzione delle cambiali, per mezzo delle quali in ultimo risultato accade,
che sono i fabbricanti ed i produttori che fanno ai consumatori, o piuttosto alla consu
mazione, grandi e lunghi crediti sotto la cauzione immediata dei negozianti, ha natural
mente recato a tutti i lavori utili un attivit, alla progressione dell accrescimento delle
ricchezze una rapidit, della quale non si sarebbe potuto nei primi tempi concepire, non
dico la speranza, ma nemmanco lidea.
Codest'uso ha fatto nascere diversi altri impieghi di capitali; quello dello sconto delle
cambiali, che d ai venditori la facilit di riscuotere, prima della scadenza il valore delle
promesse che sono state loro fatte; quello delle banche che forniscono ai negozianti i mezzi
di sostenersi, _di estendere, di prolungarei loro crediti; quello delle assicurazioni, che
diminuiscono l pericolimettendovi un premio e rendendosene garanti.
. N gi che i crediti non si traggnno sempre dietro qualche rischio. Ma questi si va
lutano _e l'interesse che ciascun uomo ha di esaminare e calcolare la solvibilit di coloro
ai quali esso conda la sua propriet, fa si che gli accidenti risultanti da un tal ordine
di cose ,. sono nella massa, nocevoli molto meno del vantaggio che procurano al genere
umano l versamenti dei capitali nell agricoltura, nelle manifatture ed in nuovi rami di
commercio. (Dupont di Nemours).
E SULLA nis'nunuziosn DELLE niccnnzze. 525
che vogliono loro alldarli, una porzione dei protti che egli sperano raccogliere
in dippi del ricupero delle loro anticipazioni.
(1) Questo paragrafo ci sembra esigere alcune osservazioni, che non contraddicono
guari la dottrina del rispettabile autore, ma che possono impedire di prendere abbaglio
intorno al signicato di alcune sue espressioni.
In generale, molto meno col risparmio sulla spesa delle rendite che col buon impiego
di questa spesa che si perviene alla formazione dei capitali. Turgot distingue colla frase
seguente, e con grandissima ragione, una maniera pro/iltevole di spendere ed una
maniera di spendere pazza; Questa divisione si potrebbe estendere. Si potrebbe chiamare
spesa pazzo la spesa straordinaria dei capitali senza necessit; spesa sterile la spesa della
consumazione giornaliera, la quale non diminuisse n accrescesse la somma dei capitali;
Spesa conservatrice quella che si facesse peri lavori che non producono guari ricchezze,
ma che le appropriano ad usi durevoli, mediante i quali si pu godere insiememente, e
durante un abbastanza lungo spazio di tempo del frutto del proprio travaglio e delle ricolte
di parecchi anni; tali sono le spese in costruzioni di case, in fabbricazione di macchine,
di mobili, ecc. ecc., e nalmente spesa produttiva quella che paga i lavori, coi quali si
accresce realmente la massa delle produzioni che si consumano pei bisogni giornalieri, e
quella delle materie prime delle quali si pu, per mezzo delle spese conservatrici, fare
delle ricrhrzzc di godimento (ltlltHUlt.
E SULLA msrmeuzioive DELLE atccnszzu. 529
loro capitale; che un uomo il quale ha centomila franchi in danaro, invece d'im
piegarli in modo procuo o di prestarli, tutti li sciupi alla spicciolata in ispesa
pazza: e manifesto che da un canto vi sar pi danaro impiegato nelle compre
bertin lo vendono tutto sino all'ultima bottiglia, e si provvedono nel paese daltro vino pi
comune per uso proprio. E cosi che un gioielliere e un orefcc non serbano per loro nes
sono dei diamanti che faccettano o che legano. ma li vendono tutti per far sussistere e
per arricchire le loro famiglie. E cosi che un fabbricante di broccati doro e di seta non
sar non pertanto vestito se non di panno di lana. '
Ma perch tutto ci che si coltiva o si fabbrica possa essere venduto, duopo che
tutti coloro che ricevono dalla natura, odal loro travaglio, rendite, 0 riprese, osalarii che
sono gli unici mezzi di comperare, impiegbino codesti mezzi di comperare e li facciano
entrare nella circolazione. lmperocch invano la met della societ porrebbe in vendita
tutti i frutti del suo travaglio di un anno, se laltra met si rifiutasse dicomperare, e so
stinasse a serbare per risparmio il tutto o una grossa parte de'suoi mezzi di pagare. In
questo caso, la prima non potrebbe vendere tutto o venderebbe con perdita, la qual cosa
scompiglierebbe e rovinorebbe la coltura c i lavori di tutti coloro che non ne ritraggono
precisamente se non le spese loro, e che per conseguenza non possono continuare a
ritrarle se non quando essi vendano tutta la loro ricolta, o che spaccino la loro bottega
come all'ordinario ad un tal prezzo.-- E c sempre un gran numerodi persone in co
dcsto caso.
Nei paesi dove le rendite si pagano in danaro, se questo rendite le quali rappresen
tano la parte disponibile delle ricolte non sono spese dai proprietarii. ci sar giustamente
una parte corrispondente della ricolta che non sar smerciata, o che non lo sar al prezzo
medesimo, e della quale non pertanto il coltivatore avr pagato il prezzo al proprietario,
senza averlo ricavato delle sue vendite, colle quali soltanto aveva esso disposto di poter
pagare annualmente a questo proprietario il fitto di cui tra loro son convenuti? Questa
parte di ricolta, che rischiava di rimanere invenduta, e di cui il coltivatore vorr pure
ad ogni modo sbarrazzarsi, cadr necessariamente il vil prezzo; questo vil prezzo influir
altrettanto necessariamente sugli altri prezzi che si mettono naturalmente a livello, come
l'autore lo ha benissimo dimostrato ne paragrafi XXXIII. XXXIV e XXXV. Ma la dimi
nazione dei prezzi necessiter parimente quella delle riproduzioni, come noi abbiamo
veduto parlando di quelle che non rendono se non le spese; e quelle delle rendite. che
sono sempre in proporzione della quantit delle produzioni da vendere combinata cui
prezzo al quale questo sono vendute, e paragonata colle spese di coltivazione. Ma dippi
la diminuzione delle rendite torner a perdita dei proprietarii risparmiatori che dare
ranno fatica a concepire come abbiano potuto fare a rovinarsi risparnu'ando, e che non
ci vedranno altro ripiega se non quello di aumentarei loro risparmli. La qual cosa pre
cipiter il corso della loro rovina, infine a tanto cheglino sieno ridotti a tale, che la mi
seria assoluta render loro impossibile il risparmio, e li sforzera di gettarsi troppo tardi
nelle classi laboriose. E perci che a giudicarne, anche col solo lume della ragione, si
potr dire che l'avarizia un vero peccato mortale, percb ella fa morire coloro che sa
rebbero sussistiti sulla spesa, e che poco manca ch'ella non riduca al medesimo termine,
per una strada pi o meno lungo, coloro che recano tale danno alla societ.
Non per segue mica da questo, che per mantenere la societ in uno stato di ric
chezza, peranimare la circolazione, per dare la sussistenza a molti uomini. e per soste
nere se medesimi nellagiatezza, non bisogni far altro che spendere 0 spaudere senza re
gola tutta la propria rendita. Se l'avarizia il peccato degli sciocchi, la prodigalit
il peccato dei pazzi. E questo tanto riconosciuto, che tutti come Turgot chiamano
spesa pazze quelle che dissipano senza oggetto, senza scopo, senza frutto, rendite e
capitali. '
Quello dunque di cui si tratta, non gi di risparmiare le rendite. - E molto meno
ancora di spendere a casaccio i capitali. - Ma di spendere con intelligenza tutto quello
di che si possa disporre per dei travagli utili.
Non costa di pi far sussistere un lavoratore, di quello che un uomo ozioso. Non
costa di pi per un lavoratore produttivo, o almeno utile, che per uualtra specie di sala
E SULLA eisrniauzlonn nanna nrccnezze. 551
neranno, maggiore perci sar il numero dei richiedenti imprestiti. L interesse
del danaro aumenter dunque nel mentre che il danaro diventer pi comune
in mercato e vi ribassera di prezzo, e tutto ci precisamente per la causa mc
desima.
Ma nir presto la sorpresa di cotale apparente bizzarria, soltanto che si
consideri che il danaro che si offre in mercato per avere dei frumento od altre
cose quello che si spende giornalmente per soddisfare ai proprii bisogni, e che
quello che si offre a dare a prestito e precisamente quello che si detratto dalle
spese giornaliere per metterlo in serbo e formarne dei capitali.
riato la cui utilit fosse nulla. Tocca dunque a coloro che distribuiscono le'ricchezze, sa
pere, che val meglio impiegare dei bifolchi, de vignaiuoli. dei pastori, dei muratori, dei
picconieri, per avere delle ricolte, per custodire e moltiplicare delle greggio, per fabbri
car delle case, per iscavare dei canali, ecc., che non dei cantori e dei ballerini.
E che! misi dir, forse voi vorreste impedirei grandi e ricchi proprietarii di pa
gare dei cantori e dei ballerini che li divertano? -No certamente, che per nessuna cosa
al mondo, io non vorr mai impedire a nessuno di far quelluso che pi gli piace della
rendita delle sue propriet. Ci non sarebbe giusto; e le spese essendo inccppate, i capi
tali aluirebbero meno nel paese. - Dir per sempre che se codesti proprietarii vogliono
diventare pi ricchi, e rendere la spesa della loro rendita pi utile per loro e per gli altri,
eglino agiranno pi ragionevolmente ad eseguire la musica di per se medesimi, senza
contare che la musica che si compone o si eseguisce da se dal dieci volte pi piacere di
quella che si paga; e in quanto a balli venali, le giovine signorine diranno con me, che
sarebbe meglio che si lasciasse ballare a loro stesse delle contradanze il vaglia loro, e
che il soprappi della spesa simpiegasse a ingrossare, a migliorare la fortuna dei loro
padri, e ad aumentare la dote che procurer il loro accasamento. I piaceri dei ricchi pos
sono dunque accordarsi col loro interesse ben inteso.
Non ci si sospetter certo di sollecitare delle leggi suntuarie, poich elle sarebbero
proibitive; e qualunque legge proibitiva di unazione, o di una condotta che non oendc
n la libert, n la propriet di nessuno, ella medesima un attentato al diritto natu
rale, una violazione della legge primitiva della giustizia, la quale debbe servire di regola
sovrana a tutte le leggi civili e politiche. -Ma senza alcuna specie di proibizione, i capi
della societ possono, colla sola inuenza dellesempio e delle distinzioni, rivolgere i co
stumi verso i travagli utili, piuttosto che verso le spese pazze, o verso unrispannio per
lo meno sterile. Questultimo pare tenere il mezzo tra gli altri due. Non pertanto si com
prende come esso sia per se medesimo differente dalla buona amministrazione. questa,
quella che con ispese fruttuosa aumenta veramente i capitali. Tale lopinione dell'au
tore. Esso dice benissimo nell'ultimo suo paragrafo, che glimprenditori altro uso
non fanno del danaro che risparmiano, se non quello di convertirlo sul momento in com
ma di dillerenti natura di effetti sui quali si aggirano le loro intraprese, e che per tal modo
quel danaro rientra nella circolazione .
Difatti cosi che quel danaro loro protta. -Dal che conseguita che non sono real
mente i risparmii, ma le spese ben dirette che-sono la sorgente dellaumentazione dei
loro capitali e del miglioramento della loro fortuna. E che se ci sono taluni momenti nei
quali sembra che essi positivamente risparmiino, perch aspettano il tempo pi oppor
tuno all'impiego, o perch procacciano laccumnlazione di una somma abbastanza consi
derevole per le spese che quellimpiego richiede, questo.risparmio apparente non altro
se non una specie di oscillazione che prepara un pi grande corso di spese; a. questo
modo che il mare sinnalza; il utto si ferma un momento, e si ritira anzi di qualche
pollice, per estendersi poscia ed inoltrarsi di parecchie tese.
Si pu esser certi che in questo senso che Turgot intendeva quello che egli ha detto
del risparmio in tutto il rimanente di questopera. (Nota di Dupont di Nemours).
552 su. FORMAZIONE
S. LXXVlll. - Nella valutazione del danaro paragonato alle derrate, il danaro conside
rato come metallo, che l'oggetto dellapprezzat'nento. Nel valutare il danaio (dem'er)
del danaro, l'uso del danaro durante un certo tempo determinato che l'oggetto
dell'apprezzamen'to.
Sul mercato una misura di frumento si bilancia con un certo peso d'argento;
e una quantit di danaro che si compra colla derrata; questa quantit che si
apprezza e che si paragona con altri valori estrani. _ Nel prestito a interesse,
loggetto dell apprezzamento e l uso di una certa quantit. di valori durante un
certo tempo. Non e pi una massa di danaro che si mette a paragone di una
massa di frumento; e una massa di valori che si paragona con una porzione de
terminata di lei medesima, la qual porzione diventa il prezzo dell'uso di questa
massa durante un certo tempo. Che ventimila once d'argento sieno sul mercato
l'equivalente di ventimila misure di frumento oppure soltanto di diecimila; l'uso
di quelle ventimila once d'argento durante un anno non varr perci meno nel
commercio del prestito la ventesima parte della somma principale, ossia mille
once d'argento se l'interesse e al denaio venti (al cinque per cento).
S. LXXIX. -ll prezzo dell'interesse dipende immediatamente dal rapporto della domanda
di coloro che pigliano a prestito collofferta dei prestatori; e questo rapporto dipende
principalmente dalla quantit delle ricchezze mobiliari accumulate col risparmio delle
rendite e dei prodotti annuali per formarne dei capitali, sia che questi vcapitali esistano
in danaro o in qualunque altro genere di effetti aventi un valore nel commercio.
Il prezzo dell'argento in sul mercato non e relativo che alla quantit di questo
metallo impiegata nei cambii correnti, ma la misura dell'interesse relativa alla
quantit dei valori cumulati e messi in serbo per formare dei capitali. indiffe
rente che questi valori sieno in metallo o in altri effetti, purch tali effetti sieno
facili a convertirsi in danaro.
Molto ci corre per verit, in fatto che la massa del metallo esistente in uno
Stato sia tanto grande quanto la somma dei valori che vengono prestati a inte
resse nel corso di un anno; ma tutti i capitali in mobili, in mercanzie, in attrazzi,
in bestiami tengono luogo di quel danaro e lo rappresentano. Una carta sotto
scritta da un uomo che ha per centomila franchi di effetti ben noti, e che in
quella promette di pagare centomila franchi ad una data scadenza, si d infine
a questa scadenza per centomila franchi. Tutti i capitali di colui che ha firmato
quella cedola rispondono del pagamento, qualunque pur sia la natura degli effetti
che quegli possiede , purch solamente essi abbiano un valore di centomila
franchi.
Non dunque la quantit del danaro esistente come metallo che fa alzare o
ribassare l'interesse del danaro, o che mette nel commercio maggior quantit di
danaro offerta a prestito; ma unicamente la somma dei capitali esistenti in com
mercio, vale a dire la somma attuale dei valori mobili di ogni sorta accumulati,
risparmiati successivamente sulle rendite e sui profitti per venir poi impiegati a
procurare ai possessori delle nuove rendite dei nuovi profitti. Sono cotali risparmii
cumulati (1), che vengono offerti ai chieditori di prestito: quanto pi di quelli ci
sieno, tanto pi linteresse del danaro in rihasso,a meno che il numero dei chie
denti prestiti non sia aumentato in proporzione.
(l)l lettori non mancheranno di rammentarsi che la parola economia debbe qui essere
presa nel signicato di buona amministrazione, che proscrive le spese pazze, per occu
parsi con intelligenza delle spese conservatrici e produttive.
Gli avari cherisparmian molto sono cattivi economi. (Vedi la nota 5). (Nota di Dupont
de Nemours).
SEILLA FORMAZIONE
S. LXXXlll. -lntluenza dei varii impieghi del danaro gli uni sugli altri.
evidente che le rendite annue che si possono ricavare dai capitali impiegati
in diverse maniere, sono limitate le une dalle altre, e tutte relative alla misura
attuale dellinteresse del danaro.
S. LXXXIV. -ll danaro impiegato in terre debbe lruttar meno.
Colui che impiega il suo danaro comperando una terra aittata ad un tta
iuolo solvibilissimo si procaceia una rendita che non gli reca che pochissima fatica
a riceverla, e ch'egli pu spendere nel modo il pi piacevole soddisfacendo ad
ogni suo gusto. Ha dippi il vantaggio che laterra e di tutti i beni quello il cui
possedimento e il pi assicurato contro qualunque sorta di accidenti.
S. LXXXV.-ll danaro prestato debbe fruttare qualche poco di pi della rendita di
terre acquistate con un capitale eguale.
Colui che presta il suo danaro a interesse gode anche pi pacicamente e pi
liberamente del possessore di terre; ma l'insolvibilit del suo debitore pu fargli
perdere il suo capitale. '
Egli non si eontenter dunque di un interesse eguale alla rendita della terra
che acquisterebbe col medesimo capitale.
L'interesse del danaro prestato deve dunque essere pi forte della rendita di
una terra acquistata col medesimo capitale, poich se il prestatore trovasse a
comperare una terra che desse egual frutto, esso preferirebbe certamente un tale
impiego (1).
S. LXXXVI. - ll danaro posto nelle intraprese di coltura, di fabbrica e di commercio,
deve lrutlar pi che linteresse del danaro prestato.
(1) Quando l'autore dice che l'interesse del danaro debb' essere pi grasso che la ren
dita di una terra comperata col medesimo capitale, ognun capisce ch'egli non dice mica
che ci debba essere stabilito da una legge. Egli lo ha benissimo provato pi sopra (pa
ragra LXXlV e LXXV) che le leggi non debbono ssare tarill'a dell'interesse del danaro
nel commercio. Quindi tutto quello che questa frase signica che la cosa succede natu
ralmente.
Le leggi edi tribunali non sono obbligati di statuire se non sugli interessi giudiziarii,
quali son quelli che un tutore debbe al suo pupillo, o che un creditore pu esigere dal
suo debitore, dopo la domanda fattane in giudizio. In questo stesso caso basta che la legge
prescrive di conformarsi alla misura che presenta la rendita delle terre comprovata da
atti e notoriet. Allora ragionevole di prendere per norma la misura che presenta la ren
dita delle terre, hencli questa sia quella dell'interesse pi basso, perch la legge non
potrebbe esigere da un tutore, o da qualunque altr'uomo, dippi dell'impiego che meglio
assicura la propriet di colui al quale appartiene il capitale che nelle loro mani, e che
un tale impiego evidentemente la compra di un terreno. ( Nota di Dupont di Nemours).
E SULLA nis'rmanzronn DELLE mccnnzzn. 555
delle sue cure, del suo travaglio, delle sue capacit, dei suoi rischil e che di pi gli
fornisca di che riparare al deterioramento annuale delle. anticipazioni che sin dal
primo momento esso obbligato di fare in effetti suscettibili d alterazione e che
sono esposti ad ogni sorta di accidenti.
dotti non frutteranno il cinque per cento, oltre il rimborso delle anticipazioni e la
ricompensa delle cure del coltivatore, rimarr incolta; qualunque fabbrica, qua
lunque commercio che non frutteranno il cinqe per cento oltre ai salarii delle
fatiche e dei rischii dell'imprenditore, non sussisteranno.
Se c' una nazione vicina presso la quale l'interesse del danaro non sia che
al due per cento, non solamente ella t'ara tutti i commerci dai quali la nazione
presso cui l'interesse si trova al cinque per cento rimane esclusa, ma dippi i
fabbricanti e negozianti di quella, potendo contentarsi diun protto minore, met
teranno le loro derrate a prezzo pi basso su tutti i mercati e si attireranno cosi
il commercio quasi esclusivo di tutte quelle cose delle quali 0 circostanze parti
colari, o il troppo caro delle spese di trasporto non conserveranno il commercio
alla nazione dove il danaro vale cinque per cento.
S. LXXXlX. - inuenza del grado dell'interesse del danaro su tutte le intraprese
lucrative.
Si pu riguardare il prezzo del danaro come una specie di livello al di sotto
del quale ogni lavoro, ogni coltura, ogni industria, ogni commercio cessano. Gli
come un mare disteso sopra una vasta contrada; le sommit delle montagne
s innalzano al di sopra dell acque e formano isole fertili e coltivate. Se avverr
che quel mare trovi scolo, a mano a mano che si abbasser, i terreni dell erte,
poi le pianure, poi le valli appariscono e si coprono di produzioni d'ogni ma
niera. Basta che l'acqua monti o s' abbassi d'un piede per innondare o restituire
alla coltura regioni immense. -- l'abbondanza dei capitali che anima tutte le
intraprese e l'interesse basso del danaro e ad un tempo stesso letl'etto e l'indizio
dell'abbondanza dei capitali.
S. XC. -La ricchezza totale di una nazione composta: i" della rendita netta di tutti i
beni-fondi moltiplicata per la misura del prezzo delle terre; 2 della somma di tutte
le ricchezze mobiliari esistenti nella nazione.
l beni-fondi equivalgono ad un capitale eguale alla loro rendita annuale mol
tiplicata pel danaio corrente al quale si vendono le terre. Se si sommasse la ren
dita di tutte le terre, cio la rendita netta chelle danno ai proprietarii, ed a tutti
coloro che ne partecipano, come il signore che riceve la rendita, il curato che
riceve la decima, il sovrano che riceve limposta; se, io dico, si facesse l'addi
zione di tutte quelle somme e le si moltiplicassero pel danaio al quale si ven
dono le terre, si avrebbe la somma delle ricchezze di una nazione in beni-fondi.
Per avere la totalit delle ricchezze di una nazione, necessario aggiungervi
le ricchezze mobiliari, cio: 1 la somma dei capitali impiegati in tutte le intraprese
di coltura, d'industria e di commercio e che non ne debbono uscir mai; 2 tutte
le anticipazioni in ogni genere d' intrapresa dovendo senza interruzione ritornare
agli intraprenditori per essere senza interruzione riversate nellintrapresa; 5 tutti
i mobili, vestimenti, gioielli, ecc., all'uso dei privati. - Sarebbe assai grossolano
errore di confondere la massa immensa di quelle ricchezze mobili colla massa
del danaro che esiste in uno Stato; questa non che un piccolissimo oggetto al
confronto loro. Baster per convincersene, rappresentarsi l immensa ,quantitzidi
bestiami, di attrazzi, di sementi che costituiscono le anticipazioni dell'agricol
tura; di materie prime, di strumenti, di mobili d'ogni specie che formano il fondo
dei manifattori, le botteghe di tutti i mercanti e di tutti i commercianti; @1100
e su msrnmezross menu: mccnnzzn. 557
rimarr certo dubbio che, nella totalit delle ricchezze sia fondiarie che mobiliari
d una nazione, il danaro in natura non forma che una piccolissima parte. Ma
tutte quelle ricchezze e il danaro essendo continuamente permutabili, tutte rap
presentano il danaro, e il danaro le rappresenta tutte.
S._XCl_.- La somma dei capitali prestati non potrebbe comprendervisi senza doppio
impiego.
Nel calcolo delle ricchezze della nazione non bisogna eomprendervi la somma
dei capitali prestati; poich questi capitali non hanno potuto essere prestati se
non a dei proprietarii di terre, o a deglimprenditori per farli fruttare nelle intra
prese loro, non essendovi che queste due specie di persone che possano rispon
dere del capitale e pagarne l'interesse: un danaro prestato a persone le quali
non avessero n fondi n capitali , sarebbe un capitale estinto e non un capitale
impiegato. Se il proprietario di una terra di quattrocentomila franchi ne piglia a
prestito centomila, il suo fondo- gravato di una rendita che diminuisce daltret- _
tanto la rendita sua; e segli vendesse il suo fondo, sui quattrocentomila franchi
che ne ricevesse, centomila apparterrehbero al prestatore. Il capitale del presta
tore formerebbe dunque, nel calcolo delle ricchezze esistenti un doppio impiego
con una parte eguale del valore della terra. La terra vale sempre quattrocento
mila franchi; quando il proprietario ha pigliato a prestito centomila franchi, ci
non fa mica cinquecentomila franchi; ci fa soltanto che sui quattroccntomila
franchi, centomila appartengono al prestatore, e non sono pi che trecentomila
quelli che appartengono al proprietario.
E lo stesso doppio impiego avrebbe luogo se si facesse entrare nel calcolo
totale dei capitali il danaro prestato a un imprenditore per essere impiegato nelle
anticipazioni della sua intrapresa; poich quel prestito non aumenta la somma
totale delle anticipazioni necessarie all' intrapresa; ne risulta solamente che que
sta somma e la parte dei protti che ne rappresenta linteresse, appartiene al pre
statore. Che un commerciante impieghi diecimila franchi suoi proprii e ne ritragga
tutto il profitto, o che abbia egli presi a prestito quediecimila franchi da un
altro al quale ne paga l'interesse, conteutandosi del'soprappi del protto e del
salario della sua industria, questi non sono altro mai se non soli diecimila franchi.
Ma se non si pu comprendere, senza fare un doppio impiego nel calcolo
delle ricchezze di una nazione, il capitale deglinteressi del danaro prestato, si
debbe farvi entrare tutti gli altri beni-mobili, i quali sebbene originariamente fori
manti un oggetto di spesa e non recando alcun protto, pur non di meno diven
tano per la loro durata un vero capitale che continuatamente si cumula, e che
potendo all'uopo essere cangiato con danaro, fa come un fondo di riserva il quale
pu rientrare nel commercio, e supplire, quando lo si voglia, alla perdita di altri
capitali. E tali sonoi mobili (1 ogni fatta, il vasellame, i gioielli, i quadri, le
statue, la moneta sonante rinchiusa nei lorzieri degli avari; tutte quante queste
cose hanno un valore, e la somma di tutti questi valori pu essere un oggetto
considerevole presso le nazioni ricche; ma considerevole o non, pur sempre
vero ch esso venir debba aggiunto alla somma del prezzo dei beni-fondi, ed a
quella delle anticipazioni circolanti nelle intraprese di ogni genere, per formare
la somma totale delle ricchezze di una nazione. Del resto non occorre dire che
quantunque si possa benissimo denire, come qui abbiam fatto , in che consista
Econmn. Tono I. -- 22.
558 senza FORMAZIONE
la totalit delle ricchezze di una nazione, gli poi verosimilmente impossibile di
scoprire a quanto elle salgano; a meno che non si trovi qualche regola per s
sare la proporzione del commercio totale di una nazione colla rendita delle sue
terre; cosa fattibile forse, ma che non ancora stata eseguita in modo tale da
levare tutti i dubbii.
S. XClL-ln quale delle tre classi della societ debbano porsi i capitalisti prestatori
di danaro.
Vediamo ora come gli svolgimenti da noi dati intorno ai dillerenti modi
d'impiegare i capitali saccordiuo con ci che stato da noi precedentemente sta
bilito intorno la divisione di tutti i membri della societ in tre classi, la classe
produttrice o degli agricoltori, la classe industriosa o commerciante, e la classe
disponibile dei proprietarii.
S. XClll. - lI capitalista prestatore di danaro appartiene in quanto alla persona sua alla
classe disponibile.
Noi abbiamo veduto che qualunque uomo ricco necessariamente possessore
di un capitale di ricchezze mobiliari, o di un fondo equivalente a un capitale.
Ogni fondo di terra equivale a un capitale; perci ogni proprietario capitalista,
ma non ogni capitalista e proprietario di beni-fondi; e il possessore di un capi
tale mobile ha la scelta, o dimpiegarlo nell'acquisto di fondi, o di farlo fruttare
in intraprese della classe cOltlVillllL' o della classe lndustriosa. ll capitalista dive
nuto imprenditore di coltura o d'industria non guari pi disponibile, ne lul n
i protti suoi, di quello lo sia il semplice operaio di codeste due classi; tutti e due
_ sono destinati alla continuazione delle loro intraprese. ll capitalista che si riduce
a non essere altro che prestatore di danaro. impresta a un proprietario o ad un
imprenditore. Se egli presta ad un proprietario, pare osso appartenga senz'altro
alla classe dei proprietarii; esso diviene compartecipante alla propriet; la ren
dita della terra e destinata al pagamento dell'interesse del suo credito; il valore
del fondo destinato alla sicurezza del suo capitale no a. debita concorrenza. Se
il prestatore di danaro ha dato a prestito ad un imprenditore, e certo che la sua
persona appartiene alla classe disponibile; ma il suo capitale rimane convertito
nelle anticipazioni dell'intrapresa, n pu esserne ritirato senza nuocere all'intra
presa medesima, o senza esservi sostituito un capitale di egual valore.
S. XClV. --Linteresse che ricava il prestatore di danaro disponibile quanto all'uso
chesso pu farne.
Per vero dire, l'interesse ch'egli ritrae dal suo capitale sembra essere dispo
nibilc, poich l'imprenditore e lintrapresa possono fame di meno; sembra pure
che si possa concludere che nei prolltti delle due classi laboriose, impiegate Sin
nella coltura, sia nell'industria, v abbia una porzione disponibile, cio quella
che corrisponde all'interesse delle anticipazioni, calcolato sullo stesso piede del
l'interesse del danaro prestato; la qual conclusione sembra poi in certo modo op
porsi a quanto per noi si gi detto, cio che la sola classe dei proprietarii abbia
una rendita propriamente detta, una rendita disponibile, e che tutti i membri delle
altre due classi non abbiano se non salarii e protti. -- Questo punto merita
qualche schiarimento.
Se si considerino i mille scudi che ritrae ogni anno un uomo che abbia pre
E su. msrmarzionn DELLE mccuezze. 559
stato settantamila franchi a un commerciante, relativamente all'uso che quegli
pu farne, non c dubbio che essi non sieno perfettamente disponibili, dappoich
lintrapresa pu fare a meno di essi.
S. XCV. =-'- Linteresse del danaro non disponibile nel senso, che lo Stato possa senza
inconveniente appropriarsene una parte ne suoi bisogni. - ..
Ma non viene mica da ci che quel danaro sia disponibile nel senso che lo
Stato possa apprttpriarsene impunemente una porzione pei bisogni pubblici. Que
mille scudi non sono guari una retribuzione che la coltura od il commercio ren
dano gratuitamente a colui che ha fatte le anticipazioni; il prezzo e la condi
zion di questantlcpazione senza la quale liilrapresa non potrebbe sussistere.
Se questa retribuzione diminuita, il capitalista ritirer il suo danaro, e l'intra
pres'a cesser. Questa retribuzione debbe dunque esser sacra e godere di un in
tiera immunit, perch ella e il prezzo di un'anticipazione fatta llinlrapresa,
senza la quale lintrap'resa non potrebbe sussistere. iocca'rvi, sarebbe aumentare
il prezzo delle anticipazioni di tutte le intraprese, e per conseguenza diminuire
le intraprese medesime, vale a dire la coltura, l'industria ed il commercio.
Ci debbe far comprendere quello che poco prima abbiam detto, cio che il
capitalista il quale avesse prestato ad un proprietario pari-ebbe appartenere alla
classe proprietaria, ma che questupparenza aveva qualche cosa di equivoco, che
aveva bisogno di essere chiarito. '
Dill'atto esattamente vero (che l'interesse del suo danaro non'e maggior
mente disponibile, vale a dire non maggiormente suscettibile di menomazione
di quello che siasi del danaro prestato aglimprenditorl di cultura e di commer
cio. Quest'interesse egualmente il prezzo della convenzione libera, e non si pu
nemmeno da essa toglier via nulla senza alterare il prezzo del prestito; ora poco
monta a chi il prestito sia stato fatto; se il prezzo del prestito muta ed aumenta
pel proprietario, muter ed aumenter pel coltivatore, pel manifatturiero e pel
commerciante. in una parola, il capitalista prestatore di danaro debbe essere con
siderato come un mercante di una derrata assolutamente indispensabile al-ia pro
duzione delle ricchezze, e che non potrebbe mai essere a prezzo troppo basso.
poi altrettanto irragionevole gravare il suo commercio di unmposizione, che di
mettere un'imposizione sul letame che serve ad ingrassare le terre. Concludiamo
da ci che il prestatore di danaro appartiene si alla classe disponibile, quanto
alla sua persona, perch esso non ha nulla a fare, ma non quanto alla natura
della sua ricchezza, sia che linteresse del suo danaro gli venga pagato dal pro
prietario di terre sopra una porzione della sua rendita, o che gli sia pagato da
tln imprenditore sulla parte dei prtilitti destinati allinteresse delle anticipazioni.
3. XCVI. - Obbiezione.
Mi si opporr che il capitalista ha potuto indifferentemente a prestare il suo
danaro o impiegarlo in acquisti di terre; che nelluno e nell altro caso egli non
ritrae che un prezzo equivalente del suo danaro, e che di qualsiasi modo labbia
esso impiegato non debbe esso meno per questo contribuire alle spese pubbliche.
8. XCVll. -Risposta allobbiezione.
Primameute rispondo che per verit, alloraquando il ca ,pitalista ha comperato
una terra, la rendita di essa equivale per lui a quello che gli avrebbe ricavato dal
5-10 SULLA roimftzioxa
suo danaro prestandolo; ma c' per questa differenza essenziale per lo Stato, che
il prezzo che quegli d per la sua terra non contribuisce per nulla alla rendita
chella produce; ella non avrebbe meno prodotto quand'anche i non l'avesse
comperata: questa rendita , come noi labbiamo pi sopra spiegato , quello che
laterra d dippi del salario dei coltivatori, dei loro protti, dell interesse delle
loro anticipazioni. Non mica lo stesso dellinteresse del prestito; esso la con
dizione medesima del prestito, il prezzo dellanticipazione, senza il quale la ren
dita e i protti che servono a pagarlo non csisterebbero. (
.En secondo luogo risponder che se le terre fossero sole gravate della con
tribuzione alle spese pubbliche, dacch una volta questa contribuzione fosse rego
lata, il capitalista che le comperasse non computercbbe nellinteresse del suo da
naro la parte della rendita destinata a tale contribuzione: a quel modo stesso che
un uomo il quale compera una terra oggidi non compera mica la decima che
riceve il parroco, n neanche limposta nota, ma la rendita che rimane, dedu
zione fatta di quella decima e di quella imposta (l).
S. XCVIII. - Non rimane di rendita veramente disponibile in uno Stato se non il prodotto
netto delle terre.
Per quanto si detto fin qui ognun vede che linteresse del danaro prestato
preso sulla rendita delle terre o sul protto delle intraprese di coltura, dindu
stria o di commercio. ,
Ma noi- abbiamo gi dimostrato che questi protti medesimi sono soltanto una
parte della produzione delle terre; che il prodotto delle terre si divide in due
porzioni; che luna e destinata ai salarii del coltivatore, ai suoi protti, al ricu
pero delle sue anticipazioni; che l'altra parte e la parte del proprietario, o la ren
dita che il proprietario pu spendere a voglia sua, e con porzione della quale esso
contribuisce alle spese generali dello Stato.
Noi abbiamo dimostrato che tutto quello che ricevono le altre classi della
societ non che i salarii ed i protti pagati sia dal proprietario sulla sua ren
dita, sia dagli agenti della classe produttrice sulla parte destinata alle necessit loro
chegliuo sono obbligati di comperare dalla classe industriosa. Che que protti
poi sieno distribuiti in salarii doperai , in protti dimprenditori, in interessi di
anticipazioni, essi non per questo mutano di natura e non aumentano guari la
somma della rendita prodotta dalla classe produttrice, oltre al prezzo del suo tra
vaglio, alla qual rendita la classe industriosa non partecipa se non no alla con
correnza del prezzo del suo travaglio.
Rimane adunque indubitato che non c altra rendita se non il prodotto netto
delle terre, e che qualunque altro protto annuo, o esso viene pagato dalla ren
dita, o fa parte delle spese che servono a produrre la rendita.
3. XCIX. - La terra ha pur anche fornito la totalit delle ricchezze mobili o capitali esi
stenti, e che non sono formati se non da una porzione delle sue produzioni messe in
serbo in ogni anno.
N solamente non esiste n pu esistere altra rendita che il prodotto netto
delle terre, ma pur anche la terra che ha fornito tutti i capitali i quali formano
(1) Tale la verit sulla quale fondata quest'osservazione generale degli economisti,
che attribuire alle spese sociali una porzione regolare della rendita che le terre producono
(ci che non si fa mai se non perch se n' riconosciuto lulilita, la necessit, il vantaggio
54!
la massa di tutte le anticipazioni della via. Ella ha offerto
senza niuna coltura le prime anticipazioni gr sabili dei primi
travagli; tutto il rimanente il frutto accumulato
sono succeduti dacch si cominci a coltivare la terr .
pei proprietarii), ed astenersi dalle altre forme di contribuzione, non gi mettere unim
posta, ma stabilire una societ amichevole tra il governo e la nazione; una volta sola
e per l'avvenire, sopprimere tutte le imposizioni. (Nota di Dupont de Nemours).
,V-v;f .&
-. 'fefen'"
, g QSSERVAZIONI
Sui puntyliabkafwkyz concorda colla teoria di Turgot, e su quelli
l
marina _.
ltllwomut
alll' mopera che sar eternamente classica, che anteriore di nove anni a quella
da Ite Adamo Smith, e pubblicata cinque anni prima dell' epoca in cui questi an
cdM lavorava nella sua, si vede che i due autori sono compiutamente daocerdo sui
pt'tttulpll dellagricoltura e del commercio; sui progressi della societ che hanno condotto
la divisione del travaglio, ed i vantaggi che sono risultati e che risulteranno ancora da
questa divisione; sugli elementi del prezzo delle produzioni e delle mercanzie, tanto
nella loro fabbricazione come sul mercato, sull'introduzione e l'utilit della moneta; sulla
formazione dei capitali, la distribuzione e limpiego loro; sull'effetto delle promesse di
pagamento date da uomini solvibili; sullinteresse del danaro; sulla necessit di lasciare
alle convenzioni e al commercio un intiera libert.
Essi non differiscono essenzialmente se non in ci, che Smith estende la denomina
zione di produttivi di ricchezza ai travagli che non sono semplicemente che conservatori,
e che contribuiscono ad operare laccumulazz'one. .
Ma l'accumulaztone non doveva essere confusa con la produzione da una mente tento
giusta come quella di Smith. _
Egli fa una distinzione pochissimo. fondale, per quanto riguarda la produzione delle
ricchezze, tra i_ travagli che sapplicano ad oggetti, il godimento dei quali durevole, e
ch egli considera come i soli che sieno produttivi, percb essi stabiliscono il valore dei
consumi fatti dalloperaio, e quelli i quali procurano godimenti che non lasciano se non
poche o niune tracce, o solamente tracce passeggero.
Ammettendo la sua nomenclatura e spremendo la sua idea, lo si eondurrebbe a con
eludere che il travaglio di un compositore di musica, di cui s incidono. si conservano,
si vendono gli spartiti, e produttivo, e che quello di un giardiniere, di cui si mangiano
sul momento le frutta, o di un coltivatore di cui si consumata la ricolta nellanno, non
sarebbe produttivo, o lo sarebbero meno.
Non sarebbe stato necessario di dirgli niente pi di questo su questo punto.
Non lo poi di aggiungervi nulla pei losoli e per gli uomin'rdi Stato degni di teg
gere i suoi scritti, e che sanno ammirarli quanto essi meritano. '
Dopo cotale sbaglio, che non se non nellespressione, e che nulla toglie alla bellezza
generale della dottrina di Smith, perch nulla cangia ai principii di lui sulla libert del
commercio e del travaglio, non si pu rimproverarlo se non della debolezza e della com
piacenza di essersi prestato, nella seconda sezione del capo secondo del suo quinto libro,
a patliare i vizii del sistema di nanze dell'Inghilterra, e gl inconvenienti, i pericoli, i
mali reali e gravi messi alla natura delle Sue impos'wioah
Pere sia egli stato. spaventato del giudicio severo. che tutto il suo. libro intceva a
pronunciare sulla moltitudine di esazioni inglesi che impacciano la libert del travaglio,
quella del commercio, quella delle azioni innocenti, quella di cui un cittadino principal
mente in seno di una repubblica come la Gran Brettagna, debbe godere nella propria
casa; sulla vessazioni, sugli abusi inevitabili di quelle forme di esuieni.
Dopo avere, coi suoi quattro primi libri, dimostrato come elle dovessero mi. alt;
formazione delle ricchezze, ed a ritardarnc il cammino, egli ha voluto lasciar credere che
non lo ritrovava tanto nocevoli.
Egli ha spinto tale debolezza, tanto sorprendente da parte di un ingegno pari suo,
sinora dire le imposte sopra i consumi, e specialmente quello sulla zucchero, il t, la
birra e il tabacco non riucaranov il prezzo dei salarii; che esse non agiscono se non come
leggi suntuarie; e che per una frugulit forzata elle ridondaao anzi a vantaggio della
famiglia del salariato n.
il suo bravo e giudizioso traduttore, il senatore Germano Guruicr, ha gi vittoriosa
E SULLA nisrnin R'CCHEZZE' 545
I);
mente confntati siffatti errori del librtndilliqttib, cln . eranf) nf" POCVNIO Certo essere
by! pi, - Ech eglisi ha
quelli- della sua mente, ma c he non 1(e .. c cui {r creduto dover fare
alle 0 _imoni
_ _ 0 ohm_ della sua . , v . tllv. . dal- ovava e n-e-lle q ualt
p P P 1 ore la tranquillita pub
ancora si trova il suo governofha o arfaol't'llfll 'cgih- ma |a |
_ _ Y . . . p.
bhca, non bisognava mica illuminare g. facto . _
omini ti"' x q ua e
venisse a colpirli direttamente.
e - ' I
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.- g1 I
Noi non dobbiamo alle finanze dell'Inghilterra co , ligntrbzigptgg
esso sia loro stato tanto utile quanto sembra che Smit _ g g ,
Ogni errore nuoce a coloro che lo fanno, ed ai loro vicini. oi siauiiimiwd'gmf
e noi pure abbiamo una patria. q
Le leggi suntuarie sono leggi proibitive di tale e tal altro uso della libert. l\iu
mai stabilito meglio di quello che lo abbia fatto Smith, quanto le leggi proibitive, impac
ciando le convenzioni, arrestino o rallentino gli sforzi del travaglio e ne indeboliscono i .
motivi. -Ed inoltre non c' nessuna rassomiglianza tra le privazioni cagiouate dalla p0
verl, che si spargono su tutte le specie di consumi, e le ingiunzioni delle leggi suntunrie
che non interdicono se non un piccolo numero di consumi di poca utililao di puro diletto.
Cousiderarle sotto un medesimo aspetto, gli cadere in una grandissima inesattezza.
E cosa se ne deve dire, cosa se ne deve credere, quando ci accade ad uno scrittore quale
Smith, di cui in generale uno dei meriti pi distintivi e peculiari l'esattezza, qualche
volta perno minuziosa?
Gli oggetti della consumazione relativa alla sussistenza necessaria e giornaliera, non
possono essere confusi colle cose di lusso che non servono guari a dei bisogni reali, sulle
quali ordinariamente colpiscono le leggi suntuarie, e che non di meno non debbono es
sere respinte se non eoll'esempio dei capi dello Stato, coi costumi, non colle leggi.
Non si mettono mai le imposizioni di consumo se non sulle derrate, la consumazione
delle quali genemle enecessaria anche ai pi poveri cittadini; perchc quelle che non gra
viterebbero che sopra il lusso, non produrrebbero le spese che costerebbe la loro esazioue.
Una frugalit formatav non potrebbe mai essere in vantaggio della famiglia che vi si
trovi ridotta.
I costumi ed il clima delllnghilterra rendonvi la birra ed il t derrate di prima ne
cessita, dalla quale nemmeno dispensa la pi grande povert; ed in ogni paese, si sa
che labitudine del tabacco, una volta contratta, diventa un bisogno egualmente imperioso.
E quand'anche la loro consumazione fosse meno generale e meno necessaria, non
egli un principio ed uno dei principii meglio dimostrati da Smith, che nessun operaio
lavora se non per ottenere il suo salario, vale a dire i godimonti, ai quali la concorrenza
degli altri operai della stessa professione, della stessa capacita, gli danno diritto di pro
tendere?
Se dunque un'autorit qualunque gli tolga provvisoriamente una parte di quel salario,
bisogna bene che l'imprenditore che glie lo paga vi supplisea con un aumentazione che
lo rimetta al pari; per rimettervelo, bisogna che tale aumentazione, oltre il rimborso
dell'imposizione che lo si costretto anticipare, lo risarcisce del dispiacere, dellimbarazzo,
delle spese che ha potuto cagionargli quell' anticipazione alla quale stato costretto.
lrnperocch la sola condizione che non possa essere violata e l'integrit del salario, o dei
godimenti che la concorrenza ha permessi e promessi.
Se simmaginassero delle circostanze che sembrassero rendere plausibile che una parte
del salario destinato ai godimenti delloperaio possa essere toccata, ne risulterebbe che
la concorrenza per ottenere un salario a quel modo, diventerebbe minima; la qual cosa
costringcrebbe limprenditore di consentirne al rincarimento.
E rimane sempre evidente che, meno la consumazione dell operaio sar gravami pi
ci sar concorrenza tra gli operai; ep ciascun dessi, essendo assicurato dei godimenti
che il suo stato comporta, si contenter di questi godimenti senza esigere un saiario pi
grosso di quello che a que'godimenti possa soddisfare.
Smith non si cava fuori da questo passo , che cali esposizione di un fatto che non
sembra concludente, se non quando esso sia male esaminato: e Smith era uno degli uo
mini pi capaci di ben esaminare, di ben discutere un fatto: l salarii , egli dice, non
si sono elevati in Inghilterra dopo l'introduzione e laumcntazione delle imposizioni o tasse
che ne portano via una parte .
>l W"_)].("*(]tl\h
VALOBI E MONETE. f)
a e m
La moneta ha questo di comune colle altre specie di misure, che ella una sorta
di linguaggio il quale differisce, presso i differenti popoli, in tutto ci che arbi
trario e di convenzione, ma che si accosta e sidentiflca, sotto alcuni riguardi, co'
suoi rapporti ad un termine o regola comune.
Questo termine comune che riavvicina tutti i linguaggi, e che d a tutte le
lingue un fondo di rassomiglianza inalterabile malgrado la diversit dei suoni
chelle adoperano, non altro se non le idee medesime che le parole esprimono,
vale a dire gli oggetti della natura rappresentati dai sensi alla mente umana, e le
nozioni che gli uomini si sono formati, distinguendo i differenti aspetti di cotali
oggetti e combinandoli in mille maniere.
questo fondo comune, essenziale a tutte le lingue indipendentemente da
qualunque convenzione, che fa s che si possa prendere ciascuna lingua, ciascun
sistema di convenzione adottato come segni delle idee , per paragunarvi tutti gli
altri sistemi di convenzione, come si paragouerebbe al sistema medesimo delle
idee che si possono interpretare in ciascuna lingua ci che stato originariamente
espresso in tutt'altra, ci che in una parola si pu tradurre.
Il termine comune di tutte le misure di lunghezza, di supercie, di capacit,
non e altro che l'estensione medesima , della quale le differenti misure adottate
dal differenti popoli non sono che divisioni arbitrarie, che si possono parimente
paragonare e ridurre le une alle altre.
Si traducono le lingue le une coll'altre; si riducono le misure le une alle
altre. Queste differenti espressioni enunciano due operazioni differentissime.
Le lingue designano idee con suoni, che sono essi medesimi estranei a quelle
idee. Questi suoni da una lingua all'altra sono intieramente differenti, e per ispie
garli fa d'uopo sostituire un suono ad un altro suono: al suono della lingua stra
niera il suono corrispondente della lingua nella quale si traduce. Le misure, al
contrario , non misurano l'estensione se non coll'estensione medesima. Non c'
d'arbitrario e variabile, se non la scelta della quantit d'estensionc che si con
venuti di prendere per l'unit, e le divisioni adottate per far conoscere le diffe
renti misure. Non ci sono dunque guari sostituzioni da fare di una ad un'altra cosa;
non ci sono che quantit da paragonare, e relazioni da sostituire ad altre relazioni.
Il termine comune al quale si riferiscono le monete di tutte le nazioni e il
valore medesimo di tutti gli oggetti di commercio chelle servono a misurare. Ma
(1) Questo e i due opuscoli seguenti, si possono riguardare come appendici alle R1.
essioni sulla formazione e distribuzione delle ricchezze.
VALORI r: MONETE. 547
questo valore non potendo essere designato se non dalla quantit di monete alle
quali esso corrisponde, ne segue che non si pu valutare una moneta se non in
altra moneta, a quel modo medesimo che non si pu interpretare i Stllli duna
lingua se non per mezzo daltri suoni.
Le monete di tutte le nazioni civili essendo fatte colle medesime materie, e
non ditierendo tra loro , come le misure, se non per le divisioni di cotali materie
e per la ssazione arbitraria di ci che si riguarda come lunit, elle sono susoeh
tihili, sotto questo punto di vista, di essere ridotte le une alle altro, del pari che
le misure usate presso le differenti nazioni.
Noi vedremo, pi innanzi, che questa riduzione si fa in una maniera como
dissima , collennnciazione del loro peso e del loro titolo.
Ma questa maniera di valutare le monete collenunciazione del peso e del titolo
non basta per far intendere il linguaggio del commercio relativamente alle mos
nete. Tutte le nazioni ne conoscono di due sorta. Oltre le monete reali, come lo
scudo, il luigi, la corona, la ghinea, che sono pezzi di metallo, marcati di unink
pronta conosciuta, e che hanno corso sulla tali denominazioni, elle si sono poi fatte
ciascuna una specie di moneta di conto o numerario, le cui denominazioni e di
visioni, senza corrispondere a nessun pezzo di moneta reale, formano una scala
comune alla quale si riferiscono le monete reali, valiitandole dal numero delle
parti di questa scala alle quali elle corrispondono. Tale in Francia in lira di
conto o numerario, composta di venti soldi, ciascun dei quali si suddivide in do
dici denari. N on c che un pezzo solo di moneta che corrisponda ad una lira,
ma uno scudo vale tre lire, un luigi ventiquattro lire, e questa enunciazione del
valore di queste due monete reali in una moneta di conto stabilisce il rapporto
della scudo al luigi, come duno ad otto.
Queste monete di conto non essendo, come ognun vedo, se non semplici da,
nominazioni arbitrarie, variano da nazione a nazione, e possono variare, nella
stessa nazione, da un'epoca ad uualtra,
Gltnglesi han pur essi la lira sterlina, divisa in venti soldi o sccllini, i quali
si dividono in dodici denari o penny. Gli Olandesi contano a lmini, le cui divi
sioni non corrispondono guari a quelle della nostra lira.
Noi dobbiamo dunque far conoscere nella geograa commerciante, non soia_.
mente le monete reali di ciascuna nazione e la valutazione loro in peso ed in
titolo, ma ancora le monete di conto da ciascuna nazione adoperate, e, dippi i
rapporti loro colle monete reali che hanno corso nella nazione, ed il rapporto che
hanno tra esse le monete di conto delle dillcrenti nazioni. il rapporto della mo-i
nela di conto alla moneta reale di ciascuna nazione si determina enunciando. il
valore delle monete reali in moneta di conto del medesimo paese; del ducato in
orini, della gbinea in scellini e denari sterlini, del hiigi e dello scudoin lire
tornesi.
Quanto al rapporto che hanno tra loro le monete di conto usate presso le dif
ferenti nazioni, iidea che si presenta primameute di conclnderla dal rapporto
delle monete di conto di ciascun paese alle monete nati, e dalla conoscenza del
peso e del titolo di queste. Difatto conoscendo il peso ed il titolo. di una corona
d'Inghilterra ed il peso ed il titolo di uno scudo di Francia, si conosce il rap
porto di una corona allo scudo di Francia, e sapendo quanti denari tornesi valga
uno scudo, se ne deduce quanto valga la corona in denari torncsi; e quando si
548 VALORI E MONETE.
sappia perci quello che valga la corona in denari sterlini si sa che tal numero di
denari sterlini equivale a tal numero di denari tornesi, e cos si ha il rapporto
della lira sterlina colla lira tornese.
Codesta maniera di valutare le monete di conto delle differenti nazioni dal
loro confronto colle monete reali di ciascheduna nazione, e dalla conoscenza del
peso e del titolo di queste, non sarebbe suscettibile di alcuna dilllcolta se non ci
fossero monete se non di un solo metallo, per esempio d'argento, o se il valore rela
tivo dei di'e'renti metalli impiegati a quest'uso , delloro, per esempio, e dell'ar
gento, fosse il medesimo fra tutte le nazioni commercianti, vale a dire, se un peso
qualunque d'oro ne, un marco, per esempio, valesse esattamente un numero di
grani d'argento line che fosse il medesimo presso tutte le nazioni. Ma codesto
valore relativo dell'oro e dell'argento varia secondo l'abbondanza o la rarit rela
tiva di questi due metalli presso le dillerenti nazioni.
Se presso una nazione v'abbia tredici volte pi argento che oro, e che in con
seguenza si dieno tredici marchi d'argento per avere un marco d'oro, si daranno
quattordici marchi d'argento per un marco d'oro presso un'altra nazione dove
siavi quattordici volte pi argento che oro. Viene da ci, che se per determinare
il valore delle monete di conto di due nazioni, nelle quali l'oro e l'argento non
abbiano il medesimo valore relativo, per valutare, per esempio, la lira sterlina in
lire tornesi, simpicghi per termine di paragone la moneta d'oro, non si avr il
medesimo risultato che se si si fosse serviti delle monete d'argento. evidente che
la valutazione vera si trova tra questi due risultati; ma per determinarla con una
precisione intieramente rigorosa, occorrerebbe fare entrare nella soluzione di tale
problema un'innit di considerazioni delicatissime. Nondimeno il commercio di
danaro di nazione in nazione, tutte le negoziazioni relative a questo commercio,
la rappresentazione della moneta per mezzo della carta di credito , le operazioni
del cambio, quelle delle banche, suppongono questo problema gi sciolto.
La parola moneta, nel suo senso proprio, originario e primitivo, che corris
ponde esattamente al vocabolo latino moneta, signica un pezzo di metallo, di
un peso e di un titolo determinato, e guarentito dall' impronta che vi ci ha fatto
apporre lautorit pubblica. Riferire i nomi, designare l impronta, enunciare il
peso ed il titolo di ciascuna moneta delle differenti nazioni riducendo questo peso
al peso del marco, ecco tutto quello che s'ha da fare per dare un'idea chiara delle
monete considerate sotto questo punto di veduta.
Ma l'uso ha dato alla parola moneta un senso pi astratto e pi esteso. Si
dividono i metalli in pezzi di un dato peso, l'autorit non ne guarentisce il titolo
con un conio se non perch si possa adoperarli in maniera comoda e sicura in
commercio, perch vi servano ad un tempo stesso di misure di valori, e di pegno
rappresentativo delle derrate; e c' anche dippi, che non si pensato a dividere
in cotal modo i metalli, a coniarli, in una parola, a farne la moneta, se non per
ch codesti metalli servivano gi di misura e di pegno comune di tutti i valori.
La moneta non avendo niun altro impiego, questo nome estato risguardato
come designante questo impiego stesso; e siccome vero il dire che la moneta
la misura ed il pegno dei valori, siccome tutto ci che e misura e pegno di valori
pu tener luogo della moneta , si dato il nome di moneta in un senso esteso a
tutto quello che e impiegato a questuso. Quindi in questo senso che si dice che
le coris sono la moneta dell'isole Maldive, che i bestiami erano la moneta dei
un
non: a posare. f 049
Germani e degli antichi abitatori del Lazio; che l'oro e l'argento ed il rame sono
la moneta dei popoli civili; che questi metalli erano moneta anche prima che si
fosse immaginato di designarne il peso ed il titolo con unimpronta legale. ' in
questo senso che si d alle carte di credito, che rappresentano le monete, il nome
di carta-moneta. in questo senso nalmente che il nome di moneta conviene
alle denominazioni puramente astratte, che servono a paragonare fra loro tutti i
valori, e quelli stessi delle monete reali, e che si dice moneta di conto, moneta
di banca, ecc.
La parola di moneta, in questo senso, non debbe mica tradursi colla parola
latina moneta, ma con quello di pccunia, alla quale ella corrisponde esattamente.
dunque in questo senso, come misura dei valori e pegno delle derrate,
, che noi andiamo a considerare la moneta, seguendo il procedimento della sua
introduzione nel commercio ed il progresso che ha fatto presso gli uomini larte
di misurare i VALORI.
Prima di tutto necessario di farsi un'idea chiara di ci che si debbe inten
dere per la parola valore.
Questo sostantivo astratto, che corrisponde al verbo latino valere ha nella
lingua usuale parecchie signicazioni le quali importantissima cosa distinguere.
il senso originario, nella lingua latina, signicava forza, vigore; valere signi
cava pure star sano, e noi conserviamo ancora quel senso primitivo nei derivati
valido, invalido, convalescenza. Gli partendosi da quel signicato, pel quale la
parola valore signicava forza, che si e deviato il senso per fargli signicare il
coraggio militare, prerogativa che gli antichi popoli hanno quasi sempre desi
gnata colla medesima parola che signicava la forza del corpo. La parola valere
ha preso nella nostra lingua un altro senso assai usitato , e che, sebbene dill'e
rente dal significato che nel commercio si da a questa parola ed a quella di va
lore, ci non ostante n' la prima base.
Essa esprime quella bont relativa ai bisogni nostri per la quale i doni ed i
beni della natura sono risgnardati come acconci ai nostri godimenti, al soddisfa
cimento dei nostri desiderii. Si dice che un intingolo non va! nulla, quando
di cattivo sapore, che un alimento non val nulla per la salute, che una stolla
val meglio di un'altra stoil'a, espressione che non ha nessuna relazione al valore
commcrciabile, e signica soltanto ch'ella pi acconcia agli usi ai quali la si
destina.
Gli aggettivi cattivo, mediocre, buono, eccellente caratterizzano i diversi gradi
di questa specie di valore. Debbesi non pertanto osservare che il sostantivo va
[ore non mica tanto usato in questo senso come il verbo valere. Che se talora
se ne fa uso, non si pu intendere con esso se non la bont di un oggetto rela
tivamente ai nostri godimenti. Quantunque tale bont sia sempre a noi relativa,
noi ci nondimeno abbiamo sempre in vista, spiegando la parola valore, una qua
lit reale, intrinseca alloggetto e per la quale esso acconcio alluso nostro.
Questo senso della parola calore avrebbe luogo per un uomo isolato senza
comunicazione cogli altri uomini.
Noi considereremo questuomo non esercitando le facolt sue se non sopra
un solo oggetto; esso lo ricercher, lo eviter o lo lascer stare con iudillerenza.
Nel primo caso ha senza dubbio un motivo di ricercare quell'oggetto: esso lo giu
dica adatto al suo godimento, esso lo trover (mono, e tale bont relativa pof
550 ' VALORI a MONETE.
trebbe assolutamente essere chiamata calore. Ma questo calore non essendo messo
a confronto daltri colori non sarebbe guari suscettibile di misura, e la cosa che
vale non sarebbe in niun modo valutata.
Se quelluomo medesimo ha la scelta fra parecchi oggetti adatti al proprio uso
egli potr preferire l'uno all'altro, trovare un arancio pi gradevole che non delle
castagne, una pelliccia migliore per difenderlo dal freddo che non una tela di co
toner esso giudicher che una di queste cose val meglio di un'altra: esso ne far
paragone nella sua mente, ed apprezzer il loro calore. in conseguenza si da
minera a procacciarsi le cose che preferisce e non si curer detlaitre.
il selvaggio che abbia ammazzato un vitello chegli sta portando alla sua ca
panna, trova per via un capriolo, e lo uccide, lo prende invece del vitello, colla
speranza di mangiare una carne pi delicata. cosi che un fanciullo il quale stasi
prima riempite le tasche di castagne, le vuota per far posto a dei confetti che gli
sieno oiierti.
Ecco dunque un paragone di valori, una valutazione di differenti oggetti in
questi giudizii del selvaggio e del fanciullo; ma tali valutazioni non hanno niente
di fisso, elle mutano da un momento all'altro secondo che iblsogni dell'uomo va
riano. Allorch il selvaggio ha fame egli far pi caso di un pezzo di carne che
della pi bella pelle dorso; ma soddisfatto alla fame e ch'egli abbia freddo, sar
la pelle dorso che per lui diventer allora preziosa
Le pi spesse volte il selvaggio limita i suoi desiderii al soddisfacimento del
bisogno presente, e qualunque sia la quantit degli oggetti di cui pu disporre,
quando ne ha preso quello che allora gli occorre, abbandona il rimanente che
non gli serve a nulla.
L'esperienza frattanto insegna al nostro selvaggio che tra gli oggetti adatti
ai suoi godimenti ce ne sono taluni che la natura loro rende suscettibili di essere
conservati per qualche tempo e ch'egli pu cumulare pei bisogni dellavveniie)
codesti oggetti conservano il loro valore anche quando il bisogno del momento
soddisfatto. Egli cerca di uppropriarseli, vale a dire, di rlporli in un luogo sicuro
dove possa occultarli e dii'enderli. (lgnun vede che le considerazioni che entrano
nellestimazione di quel valore, unicamente relativo alluomo che gode o che dei
sidera, si moltiplicano di molto per questo nuovo punto di vista che aggiunge la
previdenza al primo sentimento del bisogno - Allorch un tale sentimento che
da principio non era che momentaneo, prende un carattere di permanenza, iuomo
comincia a paragonare tra loro i bisogni, a proporzionare la ricerca degli oggetti,
non pi unicamente allimpulsione rapida del bisogno presente, ma all'ordine di
necessit e di utilit dei diii'erenti bisogni;
Quanto alle altre considerazioni dalle quali questordine di utilit pi o meno
pressante bilanciato o modicato, una delle prime che si presenta e l'eccellenza
della cosa, o la sua attitudine pi o meno grande a soddisfare il genere di desi=
derio che la fa ricercare. Bisogna confessare che quest ordine di eccellenza entra
un poco, per rapporto allestimazion'e che ne risulta , nellordine di utilit, poi
ch il piacere del godimento pi vivo che quel grado di eccellenza ptodlwi
pur esso medesimo un vantaggio che luomo confronta colla necessit pi ur
gente delle cose delle quali preferisca labbondanza alleccellenza di una sola.
Una terza considerazione la difficolt pi o meno grande che l uoino vede
a procurarsi l'oggetto de suoi desiderii; poich evldentlssimo che tra due cose
nzonr e menare. 551
egualmente utili e di un' eguale eccellenza, quella che gli coster pi fatica a
ritrovarsi gli parr assai pi preziosa, ed impiegher assai maggiori cure e sforzi
per procurarsela. per questa ragione che l'acqua , malgrado la sua necessit
e la moltitudine di piaceri ch'ella procura all'uomo, non risguardate. come una
cosa preziosa nei paesi bene irrigati; che l'uomo non cerca ad assicurarsene il
possedimento perch l'abbondanza di tale sostanza glie la fa trovare dappertutto.
Ma nei deserti di sabbia ella sarebbe di un prezzo innito.
Noi non siamo ancora al cambio, ed ecco gi la rarit, uno degli elementi
della valutazione. - duopo notare che cotale stima annessa alla rarit an
che fondata sopra un genere particolare di utilit, poich appunto perch pi
utile di provvedersi anticipatamente di una cosa difficile a trovare, ch'ella e pi
ricercata, e cheridurre
Si possono luomo aviqueste
adopera
vtre maggiori sforzi ad
considerazioni tutteappropriarsela.
quelle che entrano nella
ssazione di questo genere di valore relativo all'uomo isolato; sono questi i tra
elementi che concorrono a fermarlo. Per designarla con un nome che gli sia pro
prio, noi lo chiameremozalorc estimativo, perch effettivamente esso l'espres
sione del grado di stima che l'uomo annette ai differenti oggetti desuoi desiderii.
Non inutile posare su questa nozione, ed analizzare cosa sia questo grado
di stima che l'uomo appone ai differenti oggetti de suoi desiderii; quale sia la
natura di questa valutazione, 0 il termine medio al quale i valori di ciascun og
getto in particolare sono confrontati; quale sia la numerazione di questa scala di
comparazione, quale ne sia l'utilit.
Riettendovi, noi vedremo che la totalit degli oggetti necessarii alla conser
vazione e al ben essere degli uomini corrisponde a una. somma di bisogni la
quale, malgrado tutta l'estension loro e la loro variet, e molto limitata.
Egli non ha per procurarsi il soddisfacimento di tali suoi bisogni che una
misura anche pi limitata di forze o di facolt. Ciascun oggetto particolare de suoi
godimenti gli costa cure, fatiche, travagli e almeno tempo. questo impiego delle
sue facolta applicate alla ricerca di ciascun oggetto che forma il compenso del
suo godimento e per cosi dire il prezzo dell'oggetto. Qui l'uomo tuttavia solo,
la natura sola fornisce e suoi bisogni, e di gi egli fa con essa un primo com
mercio nel quale ella non fornisce cosa niuna ch'egli non paghi col suo travaglio
coll' impiego delle sue facolt. e del suo tempo.
Il capitale dell uomo, in questo genere di commercio, rinchiuso in limiti
angusti; bisogna ch'egli vi proporzioni la somma dei suoi godimenti; bisogna che
nellimmenso magazzino della natura egli faccia una scelta, e ch'egli divida que
Sto prezzo di cui pu disporre tra i differenti oggetti che gli convengono, che li
valuti in ragione della loro importanza per la sua conversazione e pel 8110 ben
essere. E questa valutazione ella altra cosa se non il conto chegli a se stesso
rende della porzione della sua fatica, del suo tempo, o per esprimere queste due
Cose con una sola parola, delle facolt ch'egli pu impiegare nella ricerca dell'og
getto, senza sacricarvi quella di altri oggetti egualmente o maggiormente im
portanti?
Quale qui dunque la sua misura dei valori? quale la sua scala di compara
zione? evidente chegli altre non n ha che le sue facolt medesime La somma
totale di queste facolt e la sola unit della scala, il solo punto fisso d'onde egli
possa partirsi, ed i valori ch'egli attribuisce a ciascun oggetto sono parti propor
552 VALORI a Mcsnre.
zionali di questa scala. Ne segue che il valore estimativo di un oggetto, per
luomo isolato, e precisamente la porzione del totale delle sue facolt che corri
sponde al desiderio ch'egli ha di quell'oggetto, o quella chegli vuole impiegare a
soddisfare il suo desiderio. In altri termini, si pu dire che il rapporto di questa
parte proporzionale al totale delle facolt dell'uomo, rapporto che si esprimerebbe
con una frazione, la quale avrebbe per numeratore il numero dei valori 0 delle
parti proporzionali eguali che la totalit delle facolt dell'uomo contiene.
E qui non possiamo dispensarci da una riessione. Noi non abbiamo per
anche veduto nascere il commercio; noi non abbiamo per anche riuniti due uo
mini, e fino da questo primo passo delle nostre ricerche noi tocchiamo ad una
delle verit pi profonde e pi nuove che la teoria generale dei valori comprenda.
questa verit che l'abate Galiani enunciava gi vent anni addietro nel suo
trattato della Moneta, con tanta chiarezza ed energia, ma quasi senza niuno
solgimento, dicendo che la comune misura di tutti a valori luomo. verosi
mile che questa medesima verit , confusamente intraveduta dall autore di un o
pera, teste comparsa, sotto il titolo di Saggio analitico sulla ricchezza e Ir'mpo
sta, abbia dato origine alla dottrina del valore costante ed unico, sempre espresso
dall'unit, e del quale tutti i valori particolari non sono che parti proporzionali,
mescolata in quel libro di vero, e di falso, e che per tal ragione sembrata molto
oscura alla maggior parte dei lettori.
Non e questo il luogo di svolgere quello che effettivamente pu esserci dl
oscuro nella breve enunciazione da noi poc anzi fatta di una proposizione che
merita di essere discussa con unestensione proporzionata alla sua importanza;
anche meno poi dobbiamo in questo momento enumerarne le conseguenze nu
merose. .
Riprendiamo il. filo che ci ha condotti fin qui: estendiamo la nostra prima
supposizione. Invece di non considerare che un uomo isolato, riuniamone due;
che ciascuno abbia il possesso di cose adatte al proprio uso, ma che codeste cose
sieno differenti ed appropriate a bisogni differenti. Supponiamo, per esempio, in
un'isola deserta, in mezzo a mari settentrionali due selvaggi approdino ciascuno
dal suo lato, l'uno portando seco del pesce pi di quello ch' ci possa consumare,
l'altro delle pelli pi di quelle che possa impiegare per coprirsi e farsi una tenda.
Colui che ha portato il pesce ha freddo, colui che ha portate le pelli ha fame; ac
cadr che questi domander al possessore del pesce una parte della sua provigione
e gli offrir di dargli invece qualcuna delle sue pelli: l'altro accetter. Ecco il
cambio, ecco il commercio.
Fermiamoci un poco ad osservare che cosa succeda in codesto cambio. Prima
mamente e evidente che quell'uomo, il quale dopo aver preso dalla sua pesca
quanto gli fosse bastato per nutrirsi durante un piccolo numero di giorni, passato
il quale il pesce sarebbe stato guasto, avrebbe buttato via il rimanente come inu
tile, comincia a farne caso allorch vede che quel pesce pu servire (per mezzo
del cambio) a procurargli delle pelli delle quali ha bisogno per coprirsi; questo
pesce superuo acquista a suoi occhi un valore che prima non aveva. Il posses
sore delle pelli far il medesimo ragionamento, ed imparer dal canto suo a valu
tare quelle delle quali esso non ha un bisogno personale. verosimile che in
questa prima situazione nella quale noi supponiamo i nostri due uomini ciascuno
sovrabbondevolmente provveduto della cosa che possiede, ed avvezzo a non annet'
VALORI n osare. 5335
trtc alcun pregio al superuo, la discussione tra loro interno le condizioni del
cambio non sar certamente molto viva; ciascuno lascicr prendere all'altro, l'uno
tutto il pesce, l'altro tutte le pelli di cui egli non ha bisogno per se medesimo.
Ma mutiamo un poco la supposizione: diamo a ciascuno di questi due uomini un
interesse di conservare il loro superfluo, un motivo di anneitergli un certo valore:
supponiamo che invece di pesce l'uno abbia recato del formentone che pu con
servarsi lunghissimo tempo: che l'altro invece di pelli abbia recato delle legne
da bruciare e che l'isola non produca ne granaglie ne legue. Uno dei nostri sel
vaggi ha la sua sussistenza e l'altro il suo fuoco per parecchi mesi; ambidue non
possono andare a rinnovare la loro provvigione se non ritornando sul continente,
di dove forse sono stati cacciati dal timore delle belve feroci o di una nazione
nemica; essi n01 possono, se non esponendosi in mare, in una stagione burrascosa,
a pericoli quasi inevitabili; evidente che la totalit del formentone e la totalit
delle legue diventano preziosissime ai due possessori, e che l'una e l'altra cosa
ha per ciascun di loro un gran valore; ma le legne che uno potr consumare in
un mese gli diventeranno affatto inutilijse in questo intervallo egli muore di
fame per mancanza di formentone, e il possessore del formentone non si trover
in miglior condizione s egli esposto a morire di freddo, per mancanza di legne:
eglino faranno dunque anche in questo caso un cambio, allnch ciascun di loro
possa avere e legne e formentone, infine al tempo in cui la stagione permetta di
avventurarsi al mare per andare sul continente a procurarsi altro formentone e
altre legne. Senza tale posizione, l'uno e l'altro sarebbero senza dubbio meno ge
nerosi: ciascuno peser scrupolosamente tutte le considerazioni che possono im
pegnarlo a preferire una certa quantit della derrata che non ha ad una certa
quantit di quella che ha; vale a dire, ch'egli calcolerit la forza dei due bisogni,
dei due interessi tra i quali sospeso; cio l'interesse di conservare del formen
Iene e quello di acquistar delle legne, o di conservare delle legne e di acquistare
del formentone; in una parola, egli ne fisser precisissimamente il valore estima
tivo, relativamente a se. Questo valore estimativo proporzionato all interesse
eh egli ha di procurarsi quelle due cose: ed il paragone dei due valori non evi
dentemente che il paragone dei due interessi. Ma ciascuno fa questo calcolo dal
canto suo e i risultati possono essere dilferenti: l'uno cambierebbe tre misure di
formentone per tre bracciale di legne, l'altro non vorrebbe dare che sei bracciale di
legne per nove misure di formentone. Indipendentemente da questa specie di valu
tazione mentale, colla quale ciascun di loro paragona l'interesse che ha di conser
vare a quello che ha da acquistare, tutti due poi sono anche animati da un interesse
generale ed indipendente da qualsiasi paragone; ed e linteresse di conservare cia
scuno quanto pi possa della derrata propria, edi acquistare quanto pi possa della
derrata altrui. Con questa veduta, ciascuno terr. segreto il paragone che ha inter
namente fatto de suoi due interessi, dei due valori che annette alle due derrate da
cambiarsi, e scandaglier con offerte pi piccole e con domande pi grosse il posses
sere della derrata che esso desidera. Questi dal lato suo, seguendo la stessa regola, si
dibatteranno da entrambi le condizioni del cambio, e siccome ambidlle l1rll10 un
grande interesse a mettersi d'accordo, alla fin ne si accorderanno: a poco a poco
ciascun di loro aumenter le sue offerte o diminuir le sue domande, infine a tanto
eh essi nalmente eonvengano di dare una tal determinata quantit. di formentone
per una tal determinata quantit di legno. Al momento in cui si fa il cambio, quegli
Econom. TOMO l. '- 25.
554 VALORI e uoxern.
che da, per esempio, quattro misure di tormentone per cinque bracciale di legno,
preferisce senza dubbio queste cinque bracciale alle quattro misure; egli da loro
un valore estimativo superiore; ma, dal canto suo, colui che riceve le quattro mi
sure di tormentone le preferisce pure alle cinque bracciate di legue. Questa supe
riorit del valore estimativo, attribuito dell acquirente alla cosa acquistata sulla
cosa ceduta, essenziale nel cambio, percli ella ne l' unico motivo. Ciascuno
riterrebbe ci che ha se non trovasse un interesse, un protto personale cambiando;
se relativamente a se medesimo, egli non stimasse quello che riceve pi di quello
clicgli da.
Ma questa dillereuza di valore estimativo e reciproca e precisamente eguale
da ciaschedun lato; poiclie se ella non fosse eguale, lua de due desidererebbe
meno il cambio e st'orzerebbe laltro ad avvicinarsi al suo prezzo con unoerta
pi grossa. dunque sempre pi rigorosamente vero che ciascuno da valore e
guale per ricevere valore eguale. Se si danno quattro misure di tormentone per
cinque braccia di legne, si danno parimente cinque bracciate di legne per quattro
misure di tormentone, e per conseguenza quattro misure di tormentone equi
valgono in questo cambio particolare a cinque bracciate di legne. Queste due
case hanno dunque un valore cambiabile eguale.
E qui fermiamoci ancora. Vediamo cosa sia precisamente questo valore mm
biabile, l'eguaglianza del quale la condizione necessaria di un libero cambio;
non esciamo ancora dalla semplicit della nostra ipotesi, nella quale non abbiamo
se non che due contrattanti e due oggetti di cambio da considerare. - Quto
valore cambiabile non e precisamente il valore estimativo, o in altri termini
l'interesse che ciasclictluno dei due annetteva separatamente ai due oggetti di
bisogno dei quali esso paragonava il possedimento per ssare quanto doveva ce
dere dell'uno per acquistare una data quantit dell'altro, poich il risultato di
questo paragone poteva essere inegnale nello spirito dei due contrattanti; questo
primo valore, al quale noi abbiamo dato il nome di valore estimativo, si stabi
lisce col paragone che ciascuno fa dal canto suo tra i due interessi che si com
battono nella propria mente; ed esso non ha esistenza se non nell interesse di
ciascun di loro separatamente preso. Il valore cambiabile al contrario adot
tato dai due contrattanti che ne riconoscono leguaglianza e che ne fanno la con
dizione del cambio. Nel ssare il valore estimativo, ciascun uomo, preso da s,
non ha paragonato che due interessi, chegli annette alloggetto che ha ed a
quello che desidera avere. Nel fissare il valore cambiabile, sono due gli uomini
che paragonano e quattro gl interessi paragonati; ma. i due interessi particolari
di ciascuno dei contrattanti sono dapprima stati paragonati tra loro a parte, e
sono i due risultati che sono dippoi paragonati insieme, o piuttosto dibattuti dai
due contrattanti, per formare un valore estimativo medio che diventa precisa
mente il valore cambiabile, al quale noi crediamo dover dare il nome di valore
appreszativo, perch esso determina il prezzo 0 la condizione del cambio,
Per le quali cose, ognnn vede che il valore apprczsativo, questo valore che
eguale tra i due oggetti cambiati, essenzialmente della natura medesima del
valore estimativo: esso non ne differisce se non perch un valore estimativo
medio. Abbiamo pi sopra veduto che per ciascheduno dei contrattanti il valore
estimativo della cosa ricevuta e pi grande di quello della cosa ceduta, e che
questa dillerenza e precisamente eguale da ciascuna parte; prendendo la met
VALOIU E MONETE. 555
di questa ditierenza per toglierla al valore pi grande e renderla al valore pi
piccolo, si ridurranno egual-i. Abbiamo veduto che questeguaglianza perfetta e
precisamente il carattere del valore apprezzativo del cambio. Questo valore ap
prezzativo altra cosa dunque evidentemente non e che il valore estimativo medio
tra quello che i due contraenti annettono a ciascuno degli oggetti.
Noi abbiamo provato che il valore estimativo di un oggetto, per luomo isolato
altra cosa non se non il rapporto tra la porzione di facolt proprie che un uomo
pu consacrare alla ricerca di quelloggetto e la totalit delle proprie facolt;
dunque il valore apprezzativo nel cambio tra due uomini il rapporto tra la
somma delle porzioni di facolt loro cheglino fossero disposti a consacrare alla
ricerca di ciascuno degli oggetti cambiati e la somma delle facolt di questi due
uomini. - E qui giova osservare che l introduzione del cambio tra i nostri due
uomini aumenta la ricchezza dell'uno e dell'altro, vale a dire, da loro una quan
tila maggiore di godimento colle medesime facolt. lo suppongo, sempre nelle
sempio dei nostri due selvaggi, che la terra che produce il tormentone e quella
che produce le legne sieno l'una dall'altra distanti; un selvaggio solo sarebbe
obbligato di fare due viaggi per aver la sua provvista di tormentone e quella
delle legne; egli perci perderebbe molto tempo e fatica a navigare. Se per lo
contrario sono due, essi impiegheranno, l'uno a tagliar legue laltro a ricogliere
tormentone, quel tempo e quel travaglio che avrebbero posto a fare il secondo
viaggio. La somma totale del tormentone e delle legne sar pi grossa e per
conseguenza maggiore la parte di ciascuno.
Ma ripigliamo. Segue dalla nostra definizione di valore apprcszafivo ch'esso
non guari il rapporto tra le due cose cambiate, tra il prezzo e la cosa venduta,
come taluni sono stati tentati di pensare. Questa espressione mancherebbe asso
lutamente di giustezza nel paragone dei due valori, dei due termini del cambio.
ce un rapporto di eguaglianza, e questo rapporto di eguaglianza suppone due
cose gi eguali; ora queste due cose eguali non sono guari le due cose cambiate,
mabensi il valore delle cose cambiate. Non si pu dunque confondere i valori i
quali hanno un rapporto di eguaglianza, con questo stesso rapporto di eguaglianza
ilquale suppone due valori paragonati. C senza dubbio un senso nel quale i
valori hanno rapporto, e noi l'abbiamo spiegato pi sopra addentrandoci nella
natura del valore estimativo; abbiamo anche detto che questo rapporto poteva
tome qualunque rapporto, essere espresso da una frazione. precisamente l'egua
glianza tra queste due frazioni che t'omia la condizione essenziale del cambio,
convenienza che si ottiene ssando il valore appreszativo alla met della ditta
renza tra i due valori estimatim.
Nel linguaggio del commercio si confonde assai spesse volte senza inconve
niente prezzo con valore, percli effettivamente l'enunciazione del prezzo com
lll'endesempre lenunciazione del valore. Non pertanto sono nozioni differenti che
importa distinguere. - Il prezzo la cosa che si da in cambio di unaltra. Da
questa definizione evidentemente segue, che questaltra cosa e pur essa il prezzo
di quella prima: quando si parla del cambio, e quasi superuo di farne losser
vazione, e siccome qualunque commercio e cambio, evidente che codesta espres
sione (il prezzo) conviene sempre reciprocamente alle cose commerciale che sono
egualmente il prezzo luna dell'altra. Il prezzo e la cosa comperata, o se si voglia,
i due prezzi, hanno un valore eguale: il prezzo vale lo compra e la compra vale
oaG
PI
VALORI E MONETE.
il prezzo; ma il nome di valore, rigorosamente parlando, non conviene niente pi
all'uno dei due termini del cambio che allal'tro. Perch dunque si adoperano
questi due termini l'un per l'altro? Eccone la ragione, la spiegazione della quale
ci far, fare un nuovo passo nella teoria dei valori. '
Questa ragione e l impossibilit di enunciare il valore in se stesso. Si si con
vincer facilmente di questa impossibilit, per poco che si rifletta su quanto per
noi si detto e dimostrato della natura dei valori.
Come trovare ditfatti unespressone di un rapporto, il primo termine del
quale, il numeratore, l'unit fondamentale, una cosa inapprezzabile, e che non
limitata se non nel modo pi vago? Come si potrebbe pronunciare cheil valore
di un oggetto corrisponde alla dugentesima parte delle facolt delluomo, e di
quali facolt si parlerebbe? Bisogna certamente fare entrare nel calcolo di queste
facolt la considerazione del tempo; ma a quale intervallo si sser? si prender
la totalit della vita, o un anno, o un mese, o un giorno? Niente di tutto questo.
senza dubbio; perch relativamente a ciascun oggetto di bisogno, le facolt dell
uomo, per procurarselo, debbono essere indispensabilmente impiegate durante
degli intervalli pi o meno lunghi, e l' ineguaglianza dei quali grandissima.
Come apprezzare questi intervalli di un tempo il quale scorrendo tutto all'insieme
per tutte le specie di bisogni delluomo, non debbe ci non ostante entrare nel
calcolo se non per durata ineguali, relativamente a ciascheduna specie di biso
gnoi Come mai valutare parti immaginarie di una durata sempre una, e che
trascorre, se pur si possa esprimersi cos, sopra una linea indivisibile ? E quale
il lo che potrebbe guidare in siffatto labirinto di calcoli, tutti gli elementi dei
quali sono indeterminati? dunque impossibile esprimere il valore in se stesso:
e tutto quello che a questo proposito l'umano linguaggio pu enunciare, che il
valore di una cosa eguaglia il valore dunaltra. L interesse apprezzato, o piut
tosto sentito da due uomini, stabilisce quellequazioue in ciaschedun caso parti
colare, senza che mai siasi pensato a sommare le facolt dell'uomo per parago
'narne il totale a ciascun oggetto di bisogno. L interesse ssa sempre il risultato
di questo paragone; ma esso non l ha mai n fatto ne potuto fare.
Il solo mezzo di enunciare il valore dunque, come noi l'abhiam detto, di
enunciare che una cosa eguale ad un'altra in valore; o se si voglia, in altri
termini, di presentare un valore come eguale alla cosa cercata. Il valore non ha,
come l'estensione, altra misura che se medesimo: e se si misurano i valori, pa
ragonandovi dei valori, come si misurano le lunghezze paragonandovi delle lun
'ghezze, nellunoIe nell'altro mezzo di paragone non c guari niuna unita fonda
mentale data dalla natura, non c' che ununilr arbitraria e di convenzione. E poi
che in qualunque cambio ci sono due valori eguali, e che si pu dare la misura dell
uno enunciando laltro, duopo convenire sull'unit arbitraria che si prender per
fondamento di tale misura, o se si vuole, per elemento della numerazione delle
parti , delle quali si comporr la scala di paragone dei valori. Supponiamo
che uno dei due contrattanti del cambio voglia enunciare il valore della cosa che
acquista, esso prender per unit della sua scala dei valori una parte costante di
quello chegli d, ed esprimer in numeri e in frazioni di quell'unit la quantit
che ne d per una quantit ssa della cosa che esso riceve. Codesta quantit
ennncier per lui il valore, e sar il prezzo della cosa che egli riceve; dal che
si vede che il prezzo sempre l'enunciazione del valore, e che perci, per lac
VALORI E uoxe'ris. 557
quirente, ennuciare il valore dire il prezzo della cosa acquistata, euunciando la
quantit di quella che esso d per acquistarla.
Egli dir dunque indilferentemente che questo il calore o e il prezzo di
quello che esso compera. - Adoperando questi due modi di dire, egli avr nella
mente il senso medesimo, e far nascer quel senso medesimo nella mente di
quelli che lascoltano: la qual cosa fa capire come le due parole di valore e di
prezzo, quantunque esprimenti nozioni essenzialmente differenti, possono essere
senza inconveniente luna all'altra sostituite nel linguaggio ordinario, quando
non vi si ricerchi una rigorosa precisione.
poi abbastanza evidente che se uno dei contrattanti ha preso una certa
parte arbitraria della cosa che da per misurare il valore della cosa che acquista,
l'altro contrattante avr il medesimo diritto di prendere a sua volta questa mede
situa cosa acquistata dal suo antagonista, ma da lui medesimo data, per misu
rare il valore della cosa che ha data a lui il suo antagonista, e che a questo
serviva di misura. Nel nostro esempio colui che ha dato quattro sacca di lor
meutone per cinque bracciate di legue prender per unit della sua scala il sacco
del tormentone, e dir: la bracciata di Iegue vale quattro quinti del sacco di l'or
mentone. Colui che ha dato le legne pel formentone prender all'opposto a
bracciata di legne per sua unit, e dir: il sacco di tormentone vale una bracciata e
un quarto. Questa operazione esattamente stessa di quella che succede tra
due uomini, i quali vogliano valutare reciprocamente, luno launa di Francia in
vare di Spagna, e laltro la vara di Spagna in anne di Francia.
In ambidue i casi, si prende per unit ssa e indivisibile una parte aliquota
della cosa che si conosce meglio e che serve a valutar laltra, e si valuta questa
paragonandola con quella parte che si arbitrariamente presa per lunit.
Ma a quel modo medesimo che la vara di Spagna non niente pi la misura
dellauna di Francia, che launa di Francia non sia la misura della vara di Spa
gna, il sacco di tormentone non misura il valore della bracciata di legna, pi
di quello che la bracciata di legna misuri il valore del sacco di tormentone.
Da questa proposizione generale si debba trarre la conseguenza, che in qua
lunque cambio, i due termini del cambio sono egualmente la misura del valore
dell'altro termine: per la medesima ragione, in qualunque cambio idue termini
sono egualmente pegni rappresentativi lun dellaltro, vale a dire che quegli che
ha del tormentone pu procurarsi con del lormentoue una quantit di legne
eguale in valore, medesimamente che colui il quale ha le legne pu, colle legne,
procurarsi una quantit di tormentone eguale in valore.
Ecco una verit molto semplice, ma altrettanto fondamentale nella teoria
dei valori, delle monete e del commercio. E quantunque ella sia tanto palpabile,
ella pur anche troppo sovente disconosciuta da buonissimi intelletti, e ligno
ranza delle sue conseguenze le pi immediate ha sovente gettata l'amministra
zione in errori i pi funesti. Ci basta citare il famoso sistema di Law.
Noi ci siamo assai lungamente fermati sulle prime ipotesi delluomo isolato ,
e di due uomini che cambiino tra loro due oggetti; ma noi abbiamo voluto ca
varne tutte le nozioni della teoria dei valori, che non esigono maggior complica
zione. Collocandosi cos sempre nell ipotesi pi semplice possibile, le nozioni che
ne facciamo risultare si presentano necessariamente all intendimento in un modo
pi chiaro e pi tlistricato.
558 VALOlll E MONETE.
tone, i due possessori di legno si dirigerebbero a lui per protitlare di quel ribasso;
questa concorrenza impegnerebbe quel proprietario a domandare pi legna che
non ne domandava prima per la medesima quantit di formentone: dal canto suo,
l'altro possessore di tormentone ribasserebbe la sua domanda di legne, o rialze
rebbe la sua oiierta di tormentone, per richiamare a lui i possessori delle lcgne
delle quali ha bisogno, e questo effetto avrebbe luogo infine a tanto che i due
possessori di tormentone ne oiirissero la medesima quantit, per la medesima
quantit di legno.
( Questa Memoria non stata compiuta).
0
t-" I
Sono alcuni mesi che una denuncia fatta al siniscalco dAngolemme contro un
tale che si pretendeva avere esatto interessi usurarii ne suoi negozii di danaro ha
eccitato un fermento vivissimo trai commercianti di quella onta-Questo fermento
non ha cessato di aumentare pel corso dato alla procedura, per nuove denuncie
che hanno tenuto dietro alla prima e per le minaccie moltiplicate da tutte le parti
contro tutti i prestatori di danaro. _ Questi movimenti hanno prodotto lelletto
che se ne doveva naturalmente aspettare: l'inquietudine, il discredito tra i nego
zianti, la mancanza assoluta di danaro in quella citt, l'interruzione di qualunque
speculazione di commercio, 10 scredito della piazza d'Angolemme al di fuori, la
sospensione dei pagamenti ed il protesto d un innit di cambiali. Queste conse
guenze son tali da meritare la piu seria attenzione del governo; e sembra tanto
pi importante arrestare il male nel suo principio, di quello che lasciare che la
specie di giurisprudenza che si vorrebbe stabilire in Angolemmediveuti generale,
cosicch allora non vi sarebbe pi niuna piazza di commercio la quale non fosse
esposta alle medesime rivoluzioni, e che il credito, di gi troppo scrollato dai fal
limenti moltiplicati, sarebbe intieramente annientata dappertutto.
(l) Accadde nel 1769, in Angolemme, che alcuni debitori infedeli pensarono inten
tare un processo criminale contro iloro creditori. Turgot consider quel tentativo come
immoralissimo, e fu spaventato dalle conseguenze che avrebbero potuto risultarne pel
commercio della provincia e dello Stato. Egli credette che tale causa, appartenente allalta
legislazione, dovesse essere avocnla al Consiglio di Stato, ed appoggi la sua domanda
colla seguente Memoria, che determin ditlatto tale avocazione.
Questa Memoria stata stampata due volte. (Dupont di Nemours).
I
MEMORIA. SUI PRESTITI Dl DANARO
Per dare un'idea giusta del rigiro dei denunciatori di fatto dnsura, per farne
conoscere l'origine e mettere in istato d'apprezzare gli eli'etti che esso ha dovuto
produrre, e necessario di entrare in alcuni particolari sulla natura del commercio
dAngolemme, e dei negozii che da parecchi anni vi si son fatti.
La citt di Angolemme perla posizione sua sulla Sciarenta, nel punto del corso
di questo ume dov' egli comincia ad essere navigabile, parrebbe dovesse essere
commerciante: pur non di meno essa lo pochissimo. probabile che una delle
principali cause che si sono opposte al progresso del suo commercio, sia la facilit.
che qualunque famiglia un po agiata vi trova di acquistare la nobilt pervenen
do alla podesteria. Da ci risulta che appena un uomo abbia fatta qualche for
tuna al commercio, si atlretta di lasciarlo per diventar nobile. I capitali cb' egli
aveva acquistati sono assai presto dissipati nella vita oziosa inerente alla novella
sua condizione, 0 se non altro, essi sono intieramente perduti pel commercio.
Quel poco che vi si fa dunque intieramente nelle mani di persone senza
fortune, i quali non possono formare se non intraprese limitate per mancanza di
capitali, che sono pressoch sempre ridotti a far girare il commercio loro sul
prestito, e che non possono pigliare a prestito se non che con grossissimi interessi,
tanto in causa della scarsezza effettiva del danaro, quanto per la poca sicurezza
cheglino possono presentare ai prestatori.
Il commercio di Angolemme si riduce presso a poco a tre rami principali:
la fabbricazione delle carte, il commercio delle acquaviti, e gli stabilimenti di fer
riere, le quali sono in questi ultimi tempi divenute considerevoli per la grande
quantit di cannoni che il re ha fatto fabbricare nelle magone dellaugolemmeg'e
e del Perigordo, situate a poca distanza dAngolemme.
Il commercio delle carte ha un corso in generale assai regolato. non la
stessa cosa di quello delle acquaviti: questa derrata soggetta a delle variazioni
eccessive nel prezzo, e codeste variazioni danno luogo a speculazioni incertissime
che possono o procurare protti immensi o trarsi dietro perdite rovinose. Le in
traprese che fanno i padroni delle ferriere per le somministrazioni della marina
esigono da parte loro grossissime e lunghissime anticipazioni, che loro poi ritor
nano con protti considerabili quanto pi sieno tardi. Eglino sono obbligati,
per non perdere loccasione di una grossa fornitura, di procurarsi danaro a qual
siasi prezzo, e vi trovano tanto pi vantaggio quanto che pagando il minerale e
le legne a contanti, essi ottengono una grandissima diminuzione sul prezzo di que
ste materie prime delle loro intraprese.
IV. - Origine dell'alto prezzo del denaro in Angolemme.
facile comprendere che la circostanza di un commercio egualmente suscetti
bile di grossi rischii e di grossi profitti, e quella di una piazza sfornita di capitali,
trovandosi unite nella citt dAngolemme, ne ha dovuto risultare una tariffa cor
rente d interesse molto alta e pi forte in generale di quello nel sia nelle altre
piazze di commercio. Dill'atti, notorio che da circa quarant'anni la maggior
parte dei negozii di danaro vi si son fatti sul piede dellotto o del nove per cento
all'anno, e qualche volta anche del dieci, secondo che le richieste erano pi o
meno numerose e i rischii da correre pi o meno grandi.
562 MEMORIA su PRESTITI Dl narrano.
incoraggiati da simil successo, i capi della cabala non si sono lasciati sfug
gire loecasione di far uso delle medesime armi contro gli altri prestatori di da
nare della citt. dAngolemme. N e la che parevano esserne i due pi
attivi, hanno aizzati da tutte le parti coloro che potevano aver fatti allari a grossi
interessi coi capitalisti di Angolemme. Ho sotto gli occhi lettere scritte dal la P...
che provano ch'egli ha cercato sino nel fondo del Limosino persone che potessero
aver pagati grossi interessi ai prestatori di'Angolemme e che loro olferiva d'inca
ricarsi de'loro affari. Questo stesso la P.... il quale avendo fatte grandi intraprese
per la marina era stato pi ch'altri mai nel caso di pigliare a prestanza a grossi
interessi, ha scritte parecchie lettere a molte persone, colle quali egli pretende da
loro somme considerevoli, minacciando di denunciarle. Tra laltre aveva scritto
ad un tale H..., ingiungendogli che gli bisognavano sei sacchetti di mille franchi e
che
Cosigli si restituisce,
debbessere, unaegli,
diceva cedola
cos di 622 lire ecc.
debbessere, ch'egli aveva
; sono stato negoziata conpaglia,
ridotto sulla
Gli etietti dei processi fatti dietro tali accuse ha dovuto essere ed necessa
riamente stato il discredito pi assoluto in tutto il commercio di Angolemme.
L'autorizzazione data alla mala fede di coloro che pigliano a prestito ha chiuse
tutte le borse dei prestatori, la fortuna dei quali si trova d'altronde scrollata da
sillatta scossa. Nessuna obbligazione scaduta non si rinnova; tutte le speculazioni _
sono arrestate; i fabbricanti sono esposti a fallire per l'impossibilit. di trovare
nessun credito pel tempo necessario ad aspettare il ricupero deloro fondi. Ho
gi fatto menzione nel principio di questa Memoria, della grande quantitdi
lettere di cambio che sono state protestate dopo questi disordini. - Ho saputo
che i mercanti che vendono le stoffe destinate al consumo della citt, direltisi,
menoma sul rnrsrm m DANARO. 565
secondo il solito loro, a Lione, per dare le loro commissioni, hanno avuto in
risposta che non si farebbe nessun affare coi signori dAngolemme se non a de
naro contante. Codesto discredito inuisce pur anche sulle sussistenze del popolo;
essendoci stato penuria di ricolte nella provincia, ella abbisogna per riempirne il
vuoto, degli ajuti del commercio. La citt di Augolemme essendo situata sopra
un fiume navigabile, si doveva aspettarsi ch'ella fosse sempre abbondevolmente
prevista, che i negozianti si fossero dati premura di fermarvi dei magazzini, non
solamente per lo bisogno sua, ma anche per quello di una parte della provincia;
ma limpossihilit nella quale il discredito generale li ha posti, rende questo aiuto
assolutamente nullo.
(1) Non ignoro che le giurisdizioni consolari non pronunciano mai espressamente che
sieno dovuti interessi in virt della sola stipulazione sopra semplice cedola senza aliena
zione del capitale; ma non per meno vero che, nel fatto, elle autorizzano egualmente
questi interessi, poich le cedole delle quali elle ordinano il pagamento comprendono
ordinariamente l'interesse oltre il capitale, e che igiudici-consoli non si arrcsterelibero
guari alle allegazioni che farebbe il debitore d'aver compreso nella sua cedola il capi
tale e l'interesse. (Nota dell'auto"). I
MEMORIA SUI PRESTITI m umano. 567
dirsi che non c un commerciante, non un banchiere, non un uomo interessato
negli affari del re che non vi fosse esposto. notorio che il servizio corrente di
quasi tutte le parti della nanza non si fa che per via di uegozii di questa specie.
Si risponder senza dubbio, e questa risposta si trova anche in taluni
scrittori di diritto, d'altronde stimabilissimi, che i tribunali non perseguono in
via criminale se non le usure enormi; ma questa risposta medesima e una confes
sione dell'arbitrario, inseparabile da qualunque esecuzione che si voglia dare a
questa legge; imperocch quale regola potr servire a distinguere lusura enorme
punibile dallusura mediocre e tollerabile. Non si sa anzi che ci sono tali usure
che si costretti di tollerare? Non ce n' forse nessuna pi forte di quella che
conosciuta a Parigi sotto il nome di prestito alla settimana; ella arrivata qual
che volta sino a due soldi per settimana per uno scudo di tre lire, che sul
piede del 175 e un terzo per cento. Frattanto sopra questusura veramente
enorme che si aggira il commercio minuto delle derrate che si vendono nelle
piazze e nei mercati di Parigi. Coloro che pigliano a prestito non si lagnano delle
condizioni di un tale prestito, senza del quale non potrebbero essi esercitare un
commercio che li fa vivere, ed i prestatori non arricchiscono mica di molto, per
ch quellesorhitante interesse non e guari che la compensazione del rischio che
corre il capitale. DilTatti, linsolvibilit di un solo di quelli che pigliano a pre
stito porta via tutto il profitto che il prestatore pu fare su trenta; di maniera
che se il rischio dinfcdelt o d'insolvibilit del debitore fosse dnno su trenta
il prestatore non ritrarrebbc interesse nessuno del suo danaro, e che se un tal
rischio fosse maggiore, esso perderebbe del suo capitale.
rQOr dunque, se il pubblico ministero e obbligato di chiudere gli occhi sopra
unusnra tanto forte, quale sar dunque l'usura ch'egli potr perseguire senza
ingiustizia? Prender esso il partito di non immischiarsene ed aspettare a far
parlare la legge quando colui che ha pigliato a prestito e che si creda leso provochi
lattivit sua con una querela o con una denuncia? Egli non sar dunque se non
listirumnto della mala fede dei birbanti che vorranno sottrarsi ad obbligazioni
liberamente incontrate; la legge non protegger se non coloro che sono indegni
della sua protezione; e la sorte di costoro sar pi vantaggiosa di quella degli
uomini onesti che fedeli alle convenzioni loro arrossirebbcro di proiittare di un
mezzo che la legge ore loro per disvincolarsene.
XV. - Cilche ora succede in Angolemme una prova degli inconvenienti che deri
XVll. -Motivi che impegnano a considerare i veri principii di questa materia per loro
stessi, e facendo pel momento astrazione dalle modificazioni che le circostanze possano
esigere.
XIX. -- Prova della legittimit del prestito ad interesse, ricavata dal bisogno assoluto che
il commercio ne ha: svolgimento di tale necessit.
E primamente prova fortissima contro i principii adottati dateologi rigo
risti sulla materia del prestito a interesse, la necessit assoluta di questo picstito
per la prosperit e per il sostenimento del commercio; imperocch qual uomo
ragionevole e al tempo medesimo religioso pu supporre che la Divinit abbia
interdetto una cosa assolutamente necessaria alla prosperit delle societ? Ora la
necessit del prestito ad interesse pel commercio e per conseguenza per la societ
civile, provata prima dalla tolleranza che il bisogno assoluto del commercio ha
costretto di accordare a codesto genere di negoziazioni, malgrado i pregiudizii
rigorosi e dei teologi e dei giureconsulti; questa necessit daltronde una cosa
evidente per se medesima. Ho gi detto pi sopra che non c sulla terra una
piazza di commercio dove la maggior parte delle speculazioni non saggiri sul
danaro preso a prestanza; non c un solo negoziante, forse, che non sia sovente
obbligato di ricorrere alla borsa altrui; il pi ricco di capitali non potrebbe nem
men esso assicurare di non aver mai bisogno di codesto aiuto se non conser
vando sempre una porzione desuoi fondi oziosa, e per conseguenza diminuendo
l'estenzione delle sue intraprese. Ne meno evidente che questi capitali stranieri,
necessarii a tutti i negozianti, non possono essere loro condati dai proprietarii
se non allora che questi troveranno in ci fare un vantaggio che li risarcisca
della privazione di un denaro del quale essi potrebbero usare, e dei riscliii inerenti a
qualunque speculazione di commercio. Se il danaro prestato non fruttasse interesse
non lo si presterebbe; se il danaro prestato per ispeculazioni incerte non fruttasse
un interesse pi grosso che non ildanaro prestato su buone ipoteche,non ci sarebbe
mai chi prestasse danaro ai negozianti. Se fosse proibito ritrarre interessi di un
danaro che debbe rientrare a scadenze sse, qualunque danaro del quale il pro
prietario prevedesse aver bisogno ad un certo tempo, senza averne un bisogno
attuale, sarebbe perduto durante quest'intervallo per il commercio; esso rimar
rebbe ozioso nei forzieri del proprietario che non ne ha bisogno attuale, e sarebbe
nullo per colui che ne avesse un bisogno urgente. Lesecuzione rigorosa di sil
fatta proibizione toglierebbe alla circolazione somme immense che la ducia di
ritrovarle al bisogno vi farebbe versare a vantaggio reciproco dei prestatori e di
coloro che pigliano a prestito; e il vuoto se ne farebbe necessariamente sentire
pel rialzamento dellinteresse del danaro e per la cessazione di una gran parte
delle speculazioni commerciali.
XX. - Necessit di abbandonare la ssazione dellinteresse nel commercio alle conven
zioni dei negozianti, ed al corso delle diiferenti cause che lo fanno variare: indica
zione di queste cause.
dunque di necessit assoluta, per mantenere la ducia e la circolazione del
danaro, senza la quale non c guari commercio, che il prestito del danaro a in
teresse senza alienazione del capitale, e ad una meta pi elevata che il frutto
ssato per le rendite costituite, sia autorizzato nel commercio. E necessario che
il denaro vi sia considerato come una vera mercanzia, il cui prezzo dipende dalla
convenzione, e varia, come quello di qualunque altra mercanzia, in ragione della
relazione tra lotlerta e la richiesta. Linteiesse essendo il prezzo del danaro
prestato, s'innalza quando ci sono pi richiedenti prestito che prestatori; S ab
Ecoaom. Tono l. -- 24.
570 nanonu SUI vnnsnri m hanno.
bassa all'opposto quando e pi danaro ollerto a prestito di quello che non ne
sia richiesto. in tal modo che si stabilisce il prezzo corrente dell'interesse; ma
questo prezzo corrente non e mica l'unica regola che si segua, ne che si debba
seguire per ssare la misura dell'interesse nei negozii privati. il rischio che pu
correte il capitale nelle mani di colui che lo piglia a prestito, il bisogno di questi,
e i protti che egli spera ritrarre dal danaro che gli viene prestato, sono altret
tante circostanze, le quali diversamente combinandosi tra loro e col prezzo del
l'interesse debbono sovente portarne la misura a maggiore altezza che non lo sia
nel corso ordinario del commercio. abbastanza evidente che un prestatore non
pu determinarsi ad arrischiare il proprio capitale senza ladescamento di un
protto maggiore, ne meno evidente che quegli che piglia a prestito non si de
terminer a pagare un interesse pi grosso se non per quanto i bisogni di lui
saranno pi urgenti, e ch'egli sperer ricavare da quel danaro un profitto
maggiore.
XXL-Le ineguaglianze dell'interesse in ragione delle ineguaglianze dei risehii non
sono che giuste.
Che ci pu essere dingiusto in ci?
Si pu forse esigere da un proprietario eh esso rischii i proprii fondi senza
risarcimento nessuno?
Egli pu non prestare, si risponde: senza dubbio; ed questo stesso che prova
che prestando esso pu esigere un protto che sia proporzionato al rischio suo.
Imperocch, per qual motivo si vorrebbe privare colui che pigliando a prestito
non pu dare sicrt sntlicienti, di un soccorso del quale esso ha un bisogno
assoluto?
Perch si vorrebbe togliere a costui i mezzi di tentare speculazioni colle quali
egli spera arricchire?
Ninna legge civile, ne religiosa obbliga nessuno a procurargli soccorsi gra
tutti; perch la legge civile o religiosa proibirebbe di procurargliene a quel prezzo
ch egli medesimo consente pagarne per proprio vantaggio?
XXII. -- La legittimit del prestito ad interesse indipendente dalle supposizioni di pro_
lltto cessante, o nascente. \ .
L'impossibilit assoluta di far sussistere il commercio senza il prestito a inte
resse, non ha potuto essere disconosciuta da coloro stessi che all'ettano di pi
condannarla.
La maggior parte hanno cercato di eludere il rigore dei proprii principii
con distinzioni e suttert'ugi scolastici, di profitto cessante per il prestatore, di
profitto nascente per chi piglia a prestito; come se l'uso che il compratore fa
della cosa venduta fosse una circostanza essenziale alla legittimit del prezzo;
come se il proprietario di un mobile che non ne fa uso alcuno, fosse obbligato
ali alternativa e di regalarle o di tenerselo inutilmente; come se il prezzo che il
fornaio ricava dal pane che vende non fosse egualmente legittimo, sia che il com
pratore se ne nutrisca, sia che lo lasci andare a male.
Se si vuole che la semplice possibilit dell'uso lucrativo del danaro basti per
legittimare l'interesse, quest'interesse sar legittimo in tutti quanti i casi, poich
non ce n' niuno nel quale il prestatore e chi piglia a prestito non possano sem
pre, se il vogliano, fare del danaro loro qualche impiego lucrative.
MBMURIA sul PRESTITI m DANARO. 571
Non c' danaro col quale non si possa procurarsi uno stabile che dia una
rendita, o fare un commercio che dia un protto; non vale certamente la pena
di stabilire per tesi generale che il prestito a interesse proibito, per poi stabilire
nel medesimo tempo un principio dal quale risulti un'eccezione tanto generale
quanto la stessa pretesa regola. '
XXIII. - La legittimit del prestito ad interesse una conseguenza immediata della
propriet che il prestatore ha della cosa che presta.
bero elleno un contratto libero tra due parti le quali entrambe vi trovano il pro
prio vantaggio? e si pu mai dubitare che non lo vi ci trovino, mentre elle altro
motivo non hanno per determinarvis? Perch colui che piglia a prestito oerirebbe
un affitto di quel danaro per un dato tempo, se durante questo tempo l uso di
quel danaro non gli ricscisse vantaggioso? E se si risponda che il bisogno che
lo forza a sotlomettersi a quella condizione, forsecchc non un vantaggio il sod
disfacimento di un vero bisogno? forse che tal vantaggio non anzi il pi
grande di tutti? pure il bisogno che costringe un uomo a prendere del pane
presso un fornaio; e per questo il fornaio avr meno diritto di ricevere il prezzo
del pane che vende?
XXV. - False idee dei scolastici sulla pretesa sterilit del danaro; false conseguenze
ch eglino ne hanno tratto contro la legittimit dell interesse.
Queste nozioni sono tanto semplici, elleno sono di un evidenza tanto palpa
bile, che sembra che le particolarit nelle quali si entra per provarle, non possano
che indebolirle stancando l attenzione; e si stenta a concepire come l'ignoranza
ed alcune false sottigliezze abbiano potuto oscurarle. Sono i teologi scolastici che
hanno introdotto i pregiudizii che regnano ancora presso molte persone intorno
a questa materia. Eglino sono partiti da un ragionamento che si dice trovarsi in
Aristotile; e sotto pretesto che il danaro non produce danaro, ne hanno concluso
che non fosse permesso ritrarne per mezzo del prestito. Dimenticavano costoro
che un gioiello, un mobile, e qualunque altro etTetto, ad eccezione dei fondi di
terre e dei hcstiami, sono pur essi sterili del pari che il danaro, e ci non per
tanto nessuno ha mai immaginato che fosse vietato di ricavarne un alitto; dimen
ticavano che la pretesa sterilit. del danaro , se qualche cosa se ne potesse con
eludere, renderebbe l'interesse di un capitale alienato in perpetuo, egualmente
criminoso che l'interesse di un capitale alienato temporariamente; dimentica
vano che questo danaro preteso sterile e presso tutti i popoli del mondo lequi
valente, non mica solamente di tutte le mercanzie, di tutti gli eetti mobili sterili
come lui, ma pur anche dei fondi di terre che producono una rendita realissima;
dimenticavano che questo danaro lo strumento necessario di tutte le intraprese
d agricoltura, di fabbrica, di commercio; che per conseguenza, la sua pretesa
sterilit nel commercio non che un errore palpabile fondato sopra un meschino
equivoco; dimenticavano nalmente, o ignoravano che la legittimit del prezzo
che si ritrae, sia dalla vendita, sia dall'alitto di una cosa qualunque non ton
data che sulla propriet che ha di questa cosa colui che la vende o che latiitla,
e non sopra nessun altro principio.
Essi hanno anche adoperato un altro ragionamento che un giureconsulto,
d altronde stimabilissimo (Pothier d'Orlans) si studiato di svolgere nel suo
Trattato dei contratti di benecenza, ed al quale io mi fermer per questa ragione.
XXVI. -A|tro ragionamento contro la legittimit dell'interesse, tratto da ci. che la
propriet del danaro possa a chi lo piglia a prestito al momento del prestito, donde si
conclude che questi per l'uso fattone nulla possa dovere al prestatore.
Lequit, dice egli, vuole che in un contratto che non gratuito, i valori
dati da una parte e dall'altra sieno eguali, e che ciascuna delle parti non dia pi
di quello che abbia ricevuto, e non riceva piii'di quello che abbia dato. Ora, tutto
ci che il prestatore esige nel prestito al di la della sorte principale, una cosa
sumoara sul raas'rnr m DANARO. 575
che egli riceve al di l di quello che ha dato , mentre ricevendo la sorte princi
pale soltanto, egli riceve lequivalente esatto di quanto esso ha dato.
Si pu, per verit, esigere un affitto per le cose delle quali si possa usare
senza distruggerle, perch quelluso potendo essere, almeno per l intendimento,
distinto da loro stesse, e apprezzabile; c' un prezzo distinto dalla cosa; dal che
segue, che quando io ho dato a qualcuno una cosa di tale natura per servirsene,
posso esigerne l affitto, che il prezzo dell'uso che glie ne ho accordato, oltre
la restituzione della cosa che non ha cessato di appartenermi.
Ma non mica lo stesso delle cose che si consumano colluso, e chei giu
reconsulti chiamano, cose fungibili. Siccome l'uso che se ne fa le distrugge, non
si pu concepire un uso della cosa oltre la cosa medesima, e che abbia un prezzo
oltre quello della cosa; dal che segue che non si possa cedere a qualcuno luso
di una cosa senza cedergli intieramente la cosa e trasferirgliene la propriet.
Quando vi presto una somma di danaro per servirvene, coll'obbligo di re
stituirmene altrettanto , voi non ricevete da me se non quella somma e niente di
pi. L'uso che voi avrete di quella somma di danaro compreso nel diritto di
propriet che voi acquistate di essa somma; non mica che voi abbiate qualche
altra cosa oltre la somma di danaro non avendovi le date che la somma di da
naro e niente pi; non posso dunque esigere da voi niente di pi di questa somma
senza offendere la giustizia, la quale non vuole che si esiga pi di quello che si
abbia dato .
' Pothier ha cura di avvertire che questo ragionamento entra in un argomento
adoperato da San Tommaso d'Acquino, il quale fondandosi sul medesimo prin
cipio che le cose fungibili che formano la materia del prestito, non hanno guari
un uso che sia distinto dalla cosa stessa, ne conclude che vendere quest uso esi
gendone un interesse e vendere una cosa che non esiste, ovvero esigere due volte
il prezzo della medesima cosa, poich la sorte principale restituita esattamente
l'equivalente della cosa prestata; e che non avendo niun dato valore al di l
della cosa prestata, l interesse che se ne riceverebbe in dippi ne sarebbe un
prezzo doppio.
XXVII. -Conl'utazione di tale ragionamento.
Questo ragionamento non che un tessuto d' errori e dequivoci facili a
rilevare.
La prima proposizione, che in qualsiasi contratto nessuna delle parti pu
senza ingiustizia, esigere pi di quello che abbia dato, ha un fondamento vero;
ma la maniera colla quale ell enunciata, racchiude un senso falso e che pu
indurre in errore. In ogni cambio di valore con valore (e qualunque convenzione
propriamente detta da titolo oneroso, pu essere risguardata come un cambio di
questa specie), c' un senso della parola valore nel quale il valore sempre eguale
dallu'na parte e dall'altra; ma non guari per un principio di giustizia, e perch
la cosa non pu essere altrimenti. Il cambio essendo libero dati una parte e dal
l altra, non pu avere per motivo se non la preferenza che ciascuno dei con
tratlanti mette nella cosa che riceve sulla cosa che d. Questa preferenza sup
pone che ciascheduno attribuisca alla cosa che acquista un valore maggiore di
quello della cosa che cede relativamente all utilit sua personale al soddisfaci
mento dei bisogni suoi e de suoi desidcrii. Ma codesta differenza di valore e
574 MEMORIA sul rnrsrm DI DANAIO.
eguale da una parte e dall'altra: quest eguaglianza che fa si che la preferenza
sia esattamente reciproca, e che le parti sieno d accordo. Deriva da ci che
agli occhi di un terzo i due valori cambiati sono esattamente eguali luno allal
tro, e che per conseguenza, in qualunque commercio d'uomo ad uomo, si da
sempre valore eguale per valore eguale. Ma un tal valore dipende unicamente
dall'opinione dei due contrattanti, sul grado di utilit delle cose cambiate, pel
soddisfacimento dei desiderii o dei bisogni loro: esso non ha in se medesimo
niuna realita sulla quale si possa fondarsi per pretendere che l'uno dei due con
trattanti abbia danneggiato l altro. Se non vi fossero che due soli cambiatori, le
condizioni del loro mercato sarebbero intieramente arbitrarie; ed a meno che
l'uno de due non avesse impiegato la violenza e la frode, le condizioni del cam
bio non potrebbero in modo nessuno interessare la morale. Quando per ci sono
molti cambiatori interessati al paro di ciascun di loro due a nonlcomperare pi
caro da uno cio che un altro consente a dargli a miglior patto, si stabilisce, dal
confronto della totalit delle offerte alla totalit delle richieste, un valore corrente
il quale non differisce da quello che si era stabilito nel cambio tra due uomini
soli, se non perch esso tiene il mezzo trai differenti valori che sarebbero risul
tati dal dibattimento dei contrattanti per ciaschedun cambio considerato parzial
mente. Ma codesto valore medio o corrente non acquista alcuna realita. indipen
dente dall'opinione e dal confronto dei bisogni reciproci; esso non cessa di essere
continuamente variabile, ne da esso pu risultare obbligo nessuno di dare tale o
tal altra mercanzia per tale o tal altro prezzo. Il proprietario sempre padrone
di serbarla e per conseguenza di fissare le condizioni sotto le quali egli consente
a spropriarsene.
pur vero che nel commercio animato ed esercitato da un infinit di mani,
ciascun venditore e ciascun compratore in suo particolare entra per tanto poco
nella formazione di questa opinione generale e nella valutazione corrente che ne
risulta, che tale valutazione pu essere risguardata come un fatto indipendente
da loro, e in questo senso l'uso autorizza a chiamare questo valore corrente il
vero valore della cosa; ma codesta espressione pi comoda che precisa non po
tendo alterare per niente il diritto assoluto che la propriet da al venditore sulla
mercanzia ed al compratore sul danaro non si pu concluderne che un tal valore
servir possa di fondamento a nessuna regola morale, e riman sempre esattamente
vero che le condizioni di qualunque cambio non possano essere ingiuste se non
quando la violenza o la frode vi abbiano inuito.
Che un giovine forestiere arrivi in una citt e che per procurarsi le cose delle
quali ha bisogno, si dirigga ad un mercante briccone; se costui abusa dcll'igno
ranza del giovine vendendogli il doppio del valore corrente, il mercante commette
certissimo uningiustizia verso il giovine. Ma in che consiste quest ingiustizia?
Forse nell avergli fatto pagare la cosa al di la del valore reale ed intrinseco di
essa? No: perch quella cosa non ha , propriamente parlando, valore reale ed
intrinseco, a meno che non s'iutenda per questo il prezzo ch ella ha costato al
venditore (prezzo che non guari il valore suo in commercio, il valore suo uni
camente fissato dal rapporto dell offerta alla richiesta). La medesima cosa che
oggi vale un luigi, non varr forse fra quindici giorni se n n 12 franchi, perch
ne sar arrivata una grande quantit , o anche solamente erch la premuta del
momento per la novit sua sara passata. Se dunque quel giovine stato leso ci
menoma su Pnesrrri m DANAIIO- 575
per un altra ragione; e perch gli si e fatto pagare 6 franchi, in una bottega ,
quello stesso che avrebbe avuto per 5 franchi nella bottega vicina, e in tutte le
altre della citt; e perch questo valore corrente di 5 lire e cosa notoria; e per
ch per una specie di convenzione tacita e generale, allorch si domanda a un
mercante il prezzo di una mercanzia, gli si domanda questo prezzo corrente;
perch qualunque sospettasse menomamcnte la sincerit della sua risposta po
trebbe verificarla sull istante, e che per conseguenza non pu il mercante richie
derne un altro prezzo senza abusare della ducia colla quale si si rimette in lui,
senza, in una parola, mancare alla buona fede. Questo caso rientra dunque in
quello della frode, ed a questo solo titolo ch esso condannevole. Si dice e si
debbe dire che quel mercante ha ingannato, ma non che ha rubato; o se talvolta
si si serve di questa espressione non e che in un senso improprio e metaforico.
Da questa spiegazione fa d'uopo concludere che in qualunque cambio, in
qualunque convenzione la quale abbia per base due condizioni reciproche , i in
.giustizia non pu essere fondata se non sulla violenza, la frode , la mala fede ,
l'abuso di condenza e non mai sopra una pretesa ineguaglianza di prezzo meta
fisico tra la cosa ricevuta e la cosa data.
La seconda proposizione del ragionamento che io combatto inoltre fondata
sopra un equivoco grossolano e sopra una supposizione che e precisamente ci
su cui cade la questione. Quello che il prestatore esige, vi si dice, di pi della
sorte principale, e una cosa ch'egli riceve al di la di quello che esso abbia dato,
poich ricevendo soltanto la sorte principale, egli riceve i equivalente esatto di
quello che ha dato. - certo che restituendo la sorte principale quegli che ha
pigliato a prestito restituir precisamente lo stesso peso di metallo di quello che
il prestatore gli aveva dato. Ma i nostri ragionatori dove mai hanno eglino veduto
che non hisognasse considerare nel prestito se non il peso del metallo prestato,
a non il valore, o piuttosto l'utilit di cui esso per colui che presta e per colui
che piglia a prestito? Dove mai hanno eglino veduto, che per fissare questo valore,
bisognasse non aver riguardo se non al peso del metallo consegnato nelle due
epoche differenti, senza far confronto la differenza di utilit che si trova allepoca
del prestito tra una somma posseduta attualmente ad una somma eguale che si
ricever ad unepoca lontana? Questa differenza non essa notoria e il proverbio
triviale Meglio un uovo oggi 0/10 una gallina domani, non esso l espressione
ingenua di tale notoriet? Ora se una somma attualmente posseduta val meglio,
se ella pi utile, se preferibile alla sicurezza di ricevere un egual somma tra
uno o parecchi anni, non dunque vero che il prestatore riceva altrettanto di
quello che da allorche non ne stipula l interesse , poich esso da danaro e non
riceve che una promessa.
Ora segli riceve meno, perch questa differenza non sarebbe ella compensata
dalla sicurezza di un aumento sulla somma proporzionata al ritardo? Questa compen
sazione e precisamente l'interesse del danaro. Si proprio tentati di ridere quando
Si sentono persone ragionevoli e daltronde illuminate, fondare seriamente la le
gittimit dell'affitto delle cose che colluso non si consumano, sopra ci, che que
st uso potendo essere distinto dalla cosa, almeno collintendimento, apprezza
bile; e sostenere che laffitto delle cose che si distruggono coll uso e illegittimo,
perch in queste non si pu concepire un uso distinto dalla cosa; ed con sifl'atte
astrazioni che si devono appoggiare le regole della morale e della probit? Eh !
576 MEMORIA SUI PRESTITI m DANARO.
no, no davvero; gli uomini non hanno bisogno di essere metasici per essere
onesti. Le regole morali per giudicare della legittimit delle convenzioni sil'on
dano, come le convenzioni elle medesime, sul vantaggio reciproco delle parti con
trattanti, e non sulle qualit intrinseche e metafisiche degli oggetti del contratto,
allorch queste qualit nulla mutano al vantaggio delle parti. Perci, quando io
ho preso ad allitto un diamante, ho consentito a pagarne l allltto perch questo
diamante mi stato utile; questo allitto non meno legittimo, quantunque in re
stituisca il diamante, e che questo diamante abbia lo stesso valore di quando io
l'ho ricevuto. Per la stessa ragione ho potuto consentire a pagare un aliitto del da
naro del quale mimpegno di restituire entro un dato tempo un eguale quantit,
perch quando io lo restituir ne avr ritratto un utilit; e questo altto potr
essere ricevuto legittimamente tanto nell'un caso come nellaltro, poich l'utilit
mia e la medesima in ambidue i casi. La circostanza che il danaro restituito non
precisamente il danaro che mi era stato consegnato, assolutamente indill'e
rente alla. legittimit dellal'lltto, perch ella non muta per nulla lutilit reale che
io ne ho ritratta, e che questa sola utilit che io pago quando pago un atlltto;
cosa importa che quello che io restituisce sia precisamente la medesima cosa che
mi stata consegnata, mentre quella che restituisce ne ha precisamente il mede
simo valore? Quello che io rendo nei due casi non egli sempre esattamente l'e
quivalente di quello che ho ricevuto, e se ho pagato in un caso la libert di ser
virmene durante l'intervallo, in che rimango io leso di pagarla nellaltro? E che?
si sar potuto farmi pagare la tenue utilit che avr ritratta da un mobile o da
un gioiello, e sar poi un delitto di farmi pagare il vantaggio immenso che avr
ricavato dall uso di una somma di danaro per lo stesso spazio di tempo, e ci
perch l'intelletto sottile di un giureconsulto pu nell'un caso separare dalla cosa
l'uso di lei, e nellaltro caso noi pu? 0h questa per verit cosa troppo ridicola.
Ma dicono i nostri ragionatori (perch bisogna. seguirli nella loro estrema
difesa), non mi si pu far pagare luso di questo danaro, perch questo danaro era
mio; io nera proprietario, mentrecch della natura del prestito delle cose fun
gibili, che la propriet ne sia dal prestito trasferita, senza di che tornerebbe inu
tile pigliarle a prestito.
Ed ecco un altro meschinissimo equivoco! vero che colui che piglia a
prestito diventa proprietario del danaro considerato sicamente come una certa
quantit di metallo. Ma egli veramente proprietario del valore di quel danaro?
No, senza dubbio, perch questo valore non stato a lui alildato che per un dato
tempo e per restituirlo alla smdenza. D altronde senza entrare in questa discus
sione che si riduce ad una vera questione di parole, cosa si pu concludere da
questa propriet che si dice che io m abbia di quel danaro? Questa propriet
non la ricevo io da colui che mi ha prestato il danaro? Non e col consentimento
suo che io la ho ottenuta, e questo consentimento, le condizioni di esso non
sono state regolate tra lui e me? E alla buon ora: che l uso che io far di quel
danaro sia l uso della cosa mia; che l'utilit che me ne ridonder sia un acces
sorio della mia propriet. Tutto questo sar vero, ma quando? quando il da
naro sar mio, quando questa propriet mi sar stata trasmessa; e quando lo
mi sar essa stata? quando lavr comperata e pagata. Ora a quale prezzo com
perer io questa propriet? Che cosa che io ne do in cambio? Non evidente
che l'obbligazione che io premio di rimborsare ad una tale scadenza una tale
MEMORIA sul rnnsrnl Dl DANAIO. 577
somma quale essa si sia? E non forse evidente del pari, che se questa somma
non esattamente eguale a quella che io ricevo, la mia obbligazione non former
lequivalente della propriet che io acquisto nel momento attuale? Non evidente
che per ssare questo equivalente in modo che il vantaggio nostro sia eguale
dati una parte e dall altra, noi dobbiamo aver riguardo all utilit di cui mi far
totale propriet che io acquisto e che per anche non ho, ed allutilit di che po
trebbe essere al prestatore durante il tempo pel quale esso ne rimarr privo? ll
ragionamento dei giureconsulti prover, se si vuole, che io non debba pagare l'uso
di una cosa quando ne ho gi. acquistato. la propriet, ma non prova mica. per che
io non abbia potuto, nel determinarmi ad acquistare tale propriet, ssarne il
prezzo dietro le considerazioni di questuso annesso alla propriet. Insomma, tutti
questi ragionamenti suppongono sempre ci su cui appunto cade la questione, vale
a dire, che il danaro ricevuto oggi e il danaro che debbe essere restituito tra un
anno, sono due cose perfettamente uguali. Gli scrittori che ragionano a questo
modo dimenticano che non gi il valore del danaro, allorch sar stato resti
tuito, che bisogna confrontare col valore del danaro al momento in cui esso
prestato; ma che il valore della promessa di una somma di danaro che biso
gna paragonare con una somma di danaro ellettiva. Eglino suppongono essere il
danaro restituito, che nel contratto di prestito, sia l'equivalente del danaro pre
stato, e in ci suppongono una cosa assurda, perch gli nel momento del con
tratto che bisogna considerare le condizioni rispettive, ed in quel momento che
bisogna stabilirne l eguaglianza. Ora al momento del prestito, non esiste certa
mente se non una somma di danaro da un lato ed una promessa dallaltro. Se
codesti signori pretendono che una somma di mille franchi ed una promessa di
mille franchi abbiano precisamente lo stesso valore, eglino fanno una supposi
zione anche pi assurda; se queste due cose fossero equivalenti, allora perch si
piglierebbe a prestito?
molto singolare chessi partano dal principio delleguaglianza di valore che
debbe aver luogo nelle convenzioni, per istabilire un sistema secondo il quale il
vantaggio tutto intiero per una delle parti, e totalmente nullo per l'altra. Non
c sicuramente niente di pi palpabile; perche quando, in capo a qualchanno,
mi si restituisce un danaro che io ho prestato senza interesse, ben chiaro che
io non ho guadagnato nulla e che dopo essere stato privato del suo uso ed
aver rischiato di perderlo, io non ho precisamente altro che quello che avrei se
lavessi tenuto durante tutto quel tempo nel mio scrigno. Ne meno chiaro che
colui che piglia a prestito ha ricavato vantaggio da questo danaro, poich egli
nonha altro motivo di pigliarlo a prestito se non quel vantaggio; avr dunque
dato qualche cosa per niente, sar stato generoso, ma se per la mia generosit
ho dato qualche cosa di reale, ho dunque potuto anche venderlo senza ingiustizia.
Ma gli fare troppo onore ai frivoli sollsmi degli avversarii del prestito, con
fulandoli tanto lungamente come ho fatto fin qui. I loro ragionamenti non
hanno mai persuaso nessuno. _- Ma quando si persuasi dal pregiudizio delle
(locazione, da autorit che si rispettano, dalla connessione supposta di un sistema
con principii consacrati, allora si fa uso di tutte le sottigliezze immaginabili per
difendere opinioni alle quali si e attaccati; non si lascia nulla dimenticato per
fare illusione a se stesso, e cosi pur troppo le menti migliori ne vengono
qualche volta a capo.
378 ammonta sul Pnesnri I)! anno.
XXVlll. -Esame e eoufutazione degli argomenti che si cavano dalla Scrittura contro la
legittimit del prestito adlinteresse.
molto verosimile che i giureconsulti non si sarebbero dati tanta parte per
oscurare le nozioni semplici'del buon senso , se i teologi scolastici non li aves
sero trascinati in quella falsa strada, e non avessero loro persuaso che la reli
gione proscriveva assolutamente il prestito ad interesse. Codesti , pieni dei loro
pregiudlzii, hanno creduto averne la conferma nel famoso passo del Vangelo:
mutuum date nihz'l inde sperantes; imprestate senza sperarne nessun vantaggio.
(San Luca, cap. vi, versetto 55). Uomini di buon senso non avrebbero veduto in
quel passaggio se non un precetto di carit. Tutti gli uomini debbono soccorrorsi
gli uni gli altri. Un uomo ricco il quale vedendo il suo simile nella miseria, invece
di sovvenire ai bisogni di questo, gli vendesse il suo soccorso, mancherebbe ai
doveri del cristianesimo ed a quelli dell'umanit. in simili circostanze la carit
non prescrive mica solamente di prestare senza interesse, ella ordina di prestare
e di donare se occorre; fare di questo precetto di carit un precetto di giustizia
rigorosa, e urtare del pari la ragione e il senso del testo. Questi stessi teologi non
pretendono che sia un dovere di giustizia prestare il suo danaro. Bisogna perci
che convengano che la prima parola, mutuum data non racchiude che un pro
cetto di carit. Or domando io, perch dunque vogliono essi che la tlne del [339*
saggio s intenda di un dovere di giustizia? Cbel il prestito per se stesso non sara
un precetto rigoroso, e l'accessorio, la condizione del prestito, lo sar? Ges Cristo
avr detto agli uomini: Sta in libert vostra prestare o non prestare; ma se voi
prestate, badate bene di non ritrarre nessun interesse del vostro danaro; e quan
d'anche un negoziante ve ne domandasse per un intrapresa nella quale egli speri
di fare gran profitti, sarebbe per voi un delitto accettare l'interesse chcgli ve
noll're. Bisogna assolutamente e prestargli gratuitamente, o non prestargli all'atto.
Voi avete per un mezzo di rendere lintcresse legittimoregli e di prestare il vo
atro capitale per un tempo indefinito e di rinunziare ad esigerne il rimborso, che
il vostro debitore vi far. quando vorr e potr. Se voi ci trovate qualche incon
veniente dal lato della sicurezza, o se prevedete di aver bisogno del vostro da
naro entro un certo numero danni, voi non avete altro partito a prendere se non
quello di non prestare. Vale meglio lasciare mancare a quel negoziante l occa
siano la pi preziosa, di quello che commettere un peccato per facilitargliela
Ecco ci che i teologi rigoristi hanno veduto in quelle cinque parole muluum data
mlnl iride speranles , perch essi le hanno lette coi pregiudizii che loro dettava
una falsa metasica. Qualunque uomo che si faccia a leggere quel testo senza
prevemione, ci vedr quello che ce, vale a dire, che Ges Cristo ha detto ai suoi
discepoli: Come uomini, come cristiani, voi siete tutti fratelli, tutti amici;
trattatevi da fratelli, da amici, soccorretevi nei bisogni vostri, che le vostre borse
sieno tra voi aperte dagli uni agli altri, non vendetevi i soccorsi che voi dovete
ricevere reciprocamente, esigendo l interesse di un prestito di cui la carit vi fa
un dovere . Questo il vero senso del passo in discorso. L obbligazione di pre
stare senza interesse e quella di prestare, sono evidentemente relative l'una all'al
tra. Elle sono del medesimo ordine e tutte e due cnunciano un dovere di carit,
non un precetto di giustizia rigorosa applicabile a tutti i casi nei quali si pu
prestare.
MEMORIA sul PRESTITI m DANAIO. 579
E tanto meno poi si pu dubitarae che questo passo si trova nel medesimo
capitolo, in seguito a tutte quelle massime tanto conosciute sotto il nome di i
Consigli evangelici, che tutti convengono non essere proposti se non come mezzi
di arrivare ad una perfezione alla quale tutti non sono mica chiamati, e che an
che per quelli che vi fossero chiamati, non sono poi applicabili, nel senso loro
letterale, a tutte le circostanze della vita: 1 Fate bene a coloro che vodiano; be
nedite coloro che vi maledicono; se taluno vi da uno schiaffo e voi voltategli
laltra gota; lasciate pigliare il vostro vestito a colui che vi toglie il mantello; date
a chiunque vi fa domanda, e quando alcuno vi tolga quello che vostro, non recla
mate -. Gli dopo tutte codeste espressioni, e nel medesimo discorso che si legge
il passo sul prestito gratuito, concepito neseguenti termini: Verumtamen diligite
rnimz'cos veslros: bencfam'te, et mutuum dale mlu'l vinde sperantes; ci erit mer
ces vestra multa, et erilz's lii Altissimi, qma ipse benignus est super ingratos
et malos. Amate i vostri nemici; siate benefici, e prestate senza sperarne nessun
vantaggio, e la vostra ricompensa sar grande, e voi sarete i gli dellAltissimo,
perch egli stesso usa benignlta agli ingrati ed ai malvagi s. Questo passo ripor
tato tutto per disteso, ne dice forse assai pi che tutte le discussioni alle quali io
mi sono lasciato andare; e non concepibile che nessuno avendo mai pensato a
ritenere le altre massime sparse in tutto il rimanente del capitolo, e che ho citate,
come precetti di giustizia rigorosa, si si ostini poi a voler interpretare differente
mente le espressioni che concernono il prestito gratuito.
Occorrerebbe troppo tempo per isvolgere col medesimo particolareggiamento
ipassaggi dell antico Testamento, che i teologi citano inoltre all'appoggio dei
medesimi pregiudizii: si debbe spiegarli nel modo medesimo: e ci che inconte
stabilmente lo prova si il permesso esplicito nella legge di Mos, di prestare ad
interesse agli stranieri: Non fWabS fratri tuo ad usuram pecunam, nec fruyes,
nec quamlz'bet aliam rem, sed alieno. Tupnon presterai guari al {ratei tuo ad
interesse, n danaro, ai: frutti, n qualsiasi altra cosa, ma bens allo straniero .
La legge divina non ha certamente potuto permettere espressamente agli ebrei di
praticare cogli stranieri, quello che fosse stato proibito dal diritto naturale. Dio
non pu autorizzare lingiustizia. So che taluni teologi hanno avuto tanto poco
buon senso per dire il COIltI'ill'O. Ma tale loro risposta veramente scandalosa, altro
non fa che provare il loro imbarazzo, e lasciare allobbiezione la forza di una
vera dimostrazione agli occhi di coloro che hanno sane nozioni di Dio e della
giustizia.
XXIX. -Vera origine dellopinione che condanna il prestito ad interesse.
Si presenta qui una riessione: come mai potuto avvenire che, malgrado
l'evidenza e la semplicit dei principii che stabiliscono la legittimit del prestito
ed interesse, malgrado la l'utilit dei sotlsmi che si sono ammucchiati per rendere
oscura una cosa tanto chiara, l'opinione che lo condanna abbia pure potuto dii
fondersi generalmente, e vituperare quasi dappertutto il prestito ad interesse sotto
il nome di usura? Si comprende facilmente che l autorit dei teologi rigoristi ha
di molto contribuito ad estendere siilatla opinione ed a radicarla nelle menti; ma
come mai questi stessi teologi hanno essi potuto ingannarsi in modo cosi grosso
lane? Codesto errore ha senza dubbio una causa, ed cosa importantissima svolf
gorla per compiere di addentrarsi nellargomento dcllusura c di considerarlo sotto
580 MEMORIA sul rnnsrm Dl DANARO.
tutti gli aspetti. La sorgente dei pregiudizii dei teologi non molto difcile a tro
varsi. Essi non hanno immaginate ragioni per condannare l'usura, se non perch
ell era gi vitnperata dal grido dei popoli ai quali gli usurai sono stati in ogni
tempo odiosi. nella natura delle cose e degli uomini che coloro tali divengano;
avvegnaccb, quantunque sia dolce trovare come pigliare a imprestito, l' pure
altrettanto duro essere obbligato a restituire. Il piacere di essere soccorso nel pro
prio bisogno passa col soddisfacimento del bisogno medesimo; poco dopo il biso
gno rinasce, il debito rimane, ed il peso se ne fa sentire ad ogni momento sino a
che si abbia potuto liberarsene; dippi, non si presta mai che un superfluo, e
spesse volte non si piglia a prestito se non il necessario; e sebbene la giustizia
rigorosa sia intieramente per il prestatore-creditore il quale non reclama se non
quello che suo, l umanit, la commiserazione, il favore inclinano sempre pel
debitore. Si sente che cotestui restituendo si riduce all'ultima miseria, e che il
creditore pu vivere malgrado la privazione di quello che gli dovuto. Questo
sentimento ha perfino luogo anche allora che il prestito e stato puramente gra
tuito; a pi forte ragione allorch il soccorso dato a chi ha pigliato a prestito es
sendo stato concesso sotto la condizione di un interesse, egli ha ricevuto il pref
stito senza riconoscenza; e allora ch egli soffre con amarezza, con indignazione
gli atti che fa contro lui il suo debitore per obbligarlo a restituire. Nelle societ
nascenti, allorch appena si conoscea il commercio, ed anche oggid in quelle
presso le quali il commercio non molto animato, ci sono poche speculazioni
lucrative, poco si piglia a prestito per queste; non lo si fa che per soddisfare a
un bisogno pressante; il povero, e l'uomo impacciata ne suoi affari che pigliano
a prestito; n l'uno n l altro possono restituire che in conseguenza di avveni
menti fortunati, o per mezzo di un estrema economia, l'uno e l'altro sono dun
que iusolvibili e quindi il prestatore corre rischii tanto maggiori. - Quanto pi
il prestatore risica di perdere il suo capitale, tanto pi d'uopo che l'interesse
sia grosso per controbilanciare quel rischio coll'adescamento del profitto. - Bi
sogna guadagnare sullinteresse che si ritrae dal piccol numero delle persone so
lide che pigliano a prestito, il capitale e glinteressi che si perderanno pei falli
mento di coloro che non pagheranno. Perci pi urgente e il bisogno che fa pi
gliare a prestito, pi l'interesse n' grosso. per questa ragione che l'interesse a
Roma era eccessivo. Quello del '12 per 100 tenevasi per moderatissimo. Si sa
che questo medesimo interesse del 12 per 100 stato lungo tempo in Francia l'in
teresse corrente. Con interesse tanto grosso, chiunque non faccia un impiego pro
digiosamente lucrativo del danaro che piglia a prestito, chiunque pigli a prestito
per vivere o per ispendere, assai presto rovinato e ridotto allimpotenza asso
luta di pagare. impossibile che in questo stato il creditore che gli domanda il
suo avere non gli sia odioso. Questi lo sarebbe quand anche non ridomandasse
se non la somma precisa che ha prestata; perch a chi non pu pagar nulla,
torna lo stesso che gli si domandi poco o molto; ma allora il debitore non ose
rebbe confessare quellodio; egli sentirebbe quale atroce ingiustizia fosse, farsi del
beneficio un titolo per odiare il benefattore; egli non potrebbe dissimularsi che
niuno dividerebbe seco lui un odio cosi ingiusto; niuno compatirebbe alle sue
doglianze. Che se al contrario esse le fa cadere sullenormita degli interessi che
il creditore ha preteso da lui abusando del bisogno suo, egli trova in tutti i cuori
quel favore che la piet ispira, e l'odio contro l'nsuraio diventa una conseguenza
muoma sui PRESTITI nr DANARO. 581
di questa pieta: cotal odio e poi tanto pi generale quanto che il numero degli
indigenti che pigliano a prestito e pi grande, e quello dei ricchi prestatori pi
piccolo. Si vede che nelle dissensioni tra popolo e grandi che hanno cosi lunga
mente agitata la Romana Repubblica, il motivo pi reale delle doglianze del po
polo era l'enormita delle usare, e la durezza colla quale i patrizii esigevano il pa
gamento dei loro crediti. La famosa ritirata sul Monte Sacro non ebbe altra ca
gione. in tutte le repubbliche antiche l'abolizione dei debiti fu sempre il voto del
popolo e il grido degli ambiziosi che vollero cattivarsi il favore popolare. I ricchi
furono talune volte obbligati di accordarla per calmare la furia del popolo e pre
venire rivoluzioni pi terribili. Ma anche questo era un nuovo rischio per il pre
statori, e per conseguenza l'interesse del danaro non ne diventava che pi grosso.
La durezza colla quale le leggi, sempre fatte dai ricchi, autorizzavano a per
seguire idebitori, aggiungeva innitamente materia all' indignazione del popolo
debitore contro le usare e gli usurai; tutti i beni e la persona stessa del debitore
erano destinati alla sicurt del debito. Quando egli era insolvibile, diventava lo
schiavo del suo creditore, e questi era autorizzato a venderlo a proprio protto,
e ad usare a suo riguardo del potere illimitato clic l'antico giure dava al padrone
sullo schiavo, il quale si estendeva fino a farlo morire arbitrariamente. Un tale
eccesso di rigore non lasciava travedere aglinfelici indebitati se non un avvenire
pi orribile della morte, e l'inesorabile creditore parea loro il pi crudele dei loro
nemici. Era dunque nella natura delle cose che lusurajo, o il prestatore ad inte
resse fosso da per tutto l'oggetto della pubblica esecrazione, e risguardate come
avida sanguisuga ingrassata della sostanza e delle lagrime dei disgraziati.
Venne il cristianesimo ed invoc i diritti dell'umanit troppo lungamente
obbliati. Lo spirito di eguaglianza, l'amore di tutti gli uomini, la commiserazione
per gli sventurati, che formano il carattere distintivo di questa religione si spar
sero negli animi: il ricco fa raddolcito, il povero fu soccorso e consolato. in
una religione che si dichiarava la protettrice dei poveri, era naturale che i pre
dicatori, lasciandosi andare all'ardore del loro zelo, adottassero un'opinione che
era divenuta il grido del popolo, e che non considerando il prestito ad interesse
per se stesso e nesuoi principii, lo confondessero colla durezza delle persecuzioni
esercitate contro i debitori insolvibili. E da ci, negli antichi dottori della Chiesa
quella tendenza a risguardare come illecito il prestito ad interesse; tendenza la
quale non pertanto non giunse mica (ed importante notarlo) no a ritenere
quellopinione come essenzialmente legata colla fede. Il diritto romano quale noi
l'abbiamo, compilato in un tempo nel quale il'cristianesimo era la sola religione
dellimperio, e nel quale il prestito ad interesse esplicitamente autorizzato,
prova incontestabilmente che questo prestito non era guari dalla religione
proscritto.
Intanto l'opinione la pi rigida e la pi popolare prese poco a poco il di
sopra, e il maggior numero dei teologi se ne fece partigiano, soprattutto nei
secoli d ignoranza che venner poi; ma mentre il grido dei popoli contro il pre
stito ad interesse lo faceva prescrivere, l'impossibilit di abolirlo intieramente
fece immaginare la sottigliezza dell'alienazione del capitale; questo il sistema
che diventato quasi generale presso i teologi, e poi stato adottato anche dai
giureconsulti, in causa dell'inuenza in verit troppo grande che hanno avuto
sulla nostra giurisprudenza e la nostra legislazione i principii del diritto canonico.
582 MEMORIA set PRESTITI m DANARO.
in questa specie di genesi delle opinioni contrarie al prestito ad interesse, si
vede che i popoli perseguitati da inesorabili creditori hanno imputato la sventura
loro all'usura e lhanno riguardata con occhio di rancore: che le persone pie e
i predicatori hanno partecipato a quest impressione e declatnato contro l'usura;
che i teologi persuasi da questo grido generale che l'usura fosse per se stessa
condannevole, hanno cercato delle ragioni per provare ch'ella doveva essere con
dannata, e che ne hanno trovato mille cattive perch era impossibile di trovai-ne
una sola buona; che finalmente i ginreconsulti trascinati dal loro rispetto per
le decisioni de teologi, hanno introdotto i medesimi principii nella nostra le
gislazione.
XXX. - indebolimento delle cause che avevano r'eso il prestito ad interesse odioso
ai popoli.
Frattanto le cause che in altri tempi avevano reso odioso il prestito ad inte
teresse hanno cessato di agire con tanta forza. La schiavit essendo tra noi abo
lita, l insolvihilit ha avuto conseguenze meno crudeli; ella non si trae dietro
pi la morte civile ne la perdita della libert. L'arresto personale, che noi ah
hiamo conservato per verit una legge dura e crudele pel povero; ma la du
rezza ne sia almeno mitigata da molte restrizioni e limitata ad un certo genere
di crediti. La soppressione della schiavit ha dato allarti ed al commercio un
attivit sconosciuta ai popoli antichi, presso i quali ciascun privato agiato facea
fabbricare dai proprii schiavi quasi tutto quello di cui aveva bisogno. Oggidi
l'esercizio dellarti meccaniche e un campo aperto a qualunque uomo laborioso.
L intlnita dei travagli e le anticipazioni ch'essi necessariamente esigono, presen
tano da tutte le parti impieghi iucrativi al danaro: le speculazioni del commercio
moltiplicate ali iniinito impiegano capitali immensi. i poveri che l impotenza di
lavorare riduce ad una miseria assoluta, trovano nel superuo dei ricchi e nelle
carit di tutte le specie delle quali la religione ha moltiplicati gli stabilimenti,
taluni soccorsi che sembra non siansi praticati presso i popoli dellantichita, e
che tllftlllO vi erano d'altronde meno necessarii, avvegnaclie il povero ridotto ali
estremo grado di miseria, cadeva naturalmente nella schiavit. Da un altro lato
1 immensit dei capitali accumulati di secolo in secolo dallo spirito di economia
inseparabile dal commercio, ed ingrossati soprattutto dallahbondanza dei tesori
portati dallAmerica, ha fatto abbassare in tutta Europa i interesse del danaro.
Da tutte queste circostanze riunite, e risultato che i prestiti presi dal povero
per sussistere non sono omai pi se non un oggetto appena sensibile nella
somma totale dei prestiti; che la maggior parte dei prestiti si fanno all'uomo
ricco o per lo meno alluomo industrioso, il quale spera procurarsi grandi pro
tltti con quel danaro che piglia a prestito. Dallora in poi il prestito ad interesse
ha dovuto divenire meno odioso, perch per l'attivit del commercio esso all'op
posto diventato una sorgente di vantaggi per chi vi ricorre. Per le quali cose
si tanto tamigliarizzati con esso in tutte le citt di commercio, che i magistrati
e perfino i teologi sono arrivati a tollerarlo. La condanna del prestito in se stesso,
0 dell interesse preteso senza alienazione del capitale diventata una specula
zione abbandonata ai teologi rigoristi, eneila pratica, tutte le operazioni e del
commercio e delle nanze girano sul prestito ad interesse senza alienazione del
capitale.
MEMORIA su PRESTITI un campo. 585
XXXI. - A qual genere di usura si limiti oggi il rituperio annesso al nome di usuraio.
Nell'odierna societ il nome di usurajo non si da quasi pi se non ai presta
tori alla settimana, per causa della tangente elevata dell interesse che essi esi
gono; a que tali rigattieri che prestano contro il pegno a cittadinuzzi e agli
artigiani nelle loro angustie; nalmente a quegli uomini infami che fanno me
stiero di fornire, ad interessi enormi, ai gli di famiglia dissoluti il modo di sod
disfare al loro libertinaggio e di provvedere ai loro pazzi scialacqui. Non pi
che su qumte tre specie d'usurai che ricade il vituperio attaccato a tal nome, ed
essi soli sono ancora qualche volta gli oggetti della severit delle antiche leggi
che tuttavia sussistono contro lusura. Di queste tre sorta d'usurai, non ci sono
per altro che gli ultimi i quali facciano nella societ un male reale. I prestatori
alla settimana forniscono agli oggetti di un commercio indispensabile, le antici
pazioni delle quali questi non possono fare a meno; e se tale soccorso e messo
ad un prezzo alto, questo alto prezzo e la compensazione dei rischi che corre il
capitale per l' insolvibilit frequentissima dei debitori, e dellavvilimento annesso
a codesto modo di far fruttare il proprio danaro; avvegnach cotale avvilimento
allontana certamente da codesto genere di commercio molti capitalisti, laconcor
reuza dei quali soltanto potrebbe diminuire linteresse. Non vi rimangono dunque
che coloro che determinansi a passar sopra alla vergogna, e che non vi si de
terminano se non per la sicurezza di un grande protto. I piccoli bottegai che
pigliano pure a prestito alla settimana sono ben lontani da dolersi dei prestatori,
di cui hanno ad ogni momento bisogno e che in fondo li mettono in grado di
guadagnarsi la vita; perci la polizia ed il pubblico ministero li lasciano intiera
mente tranquilli. l prestatori sopra pegno a grossi interessi, i soli che veramente
prestano al povero pe suoi bisogni giornalieri, e non per metterlo in grado di
guadagnare, non fanno per guari lo stesso male che facevano quegli antichi
usurai che conducevano passo passo alla miseria ed alla schiavit i poveri citta
dini ai quali essi avevano procurati tunesti soccorsi. Colui che piglia prestito con
pegno, piglia prestito sopra un eetto del quale gli assolutamente possibile far
senza. Se non in caso di restituire il capitale e gl interessi, quello che a lui
possa accadere di peggio di perdere il suo pegno, e non sar egli per questo
molto pi disgraziato di quello che era. La sua povert lo sottrae a qualsiasi altra
persecuzione; non contro il povero che piglia ad imprestito per vivere che l'ar
resto personale pu essere esercitato. Il creditore che poteva ridurre il suo debi
tore a schiavit ci trovava un protltto, era uno schiavo che esso acquistava; ma
oggid il creditore sa che privando della libert il suo debitore, altro non vi gua
dagner se non che d'essere obbligato a nutrirlo in prigione. Perci non si pensa
a far contrarre ad un uomo che nulla ha, e che trovasi ridotto a pigliare ad im
prestito per vivere, obbligazioni che si traggon dietro larresto personale; ci
non aggiungerebbe cosa alcuna alla sicurezza del prestatore. La sola sicurezza
veramente solida contro luomo povero e il pegno, e luomo povero si crede for
tunato di trovare un soccorso pel momento senzaltro pericolo che quello di per
dere questo pegno. Ondech il popolo ha piuttosto riconoscenza che odio per
questi piccoli usurai che lo soccorrono ne suoi bisogni, quantunque gli ven
dano questo soccorso molto caro. Mi ricordo essere stato a Tournelle, relatore
di un processo criminale per fatto dusura. Non ho mai ricevute tante raccoman
584 MEMORIA sui PRESTITI un umano.
dazioni quanto me ne vennero allora premurosamente fatte per lo sciagurato ac
cusato, e ci che pi mi sorprese fu il vedere che coloro i quali tanto calorosa
mente si adoperavano in suo favore erano quegli stessi che avevano sofferte le
usure che facevano l'oggetto del processo. il contrasto di un uomo perseguito
erimiualmente per aver fatto a dei cittadini un aggravio, del quale essi non si
lagnavano, ma testimoniavano anzi una certa riconoscenza, mi parve singolaris
simo e mi fece fare molte riessioni.
XXXlL-Gli nsurai che fanno mestiere di prestare ai gli di famiglia diasoluti, sono
i soli che sieno veramente nocevoli alla societ; il loro vero delitto non l'usura;
in che cosa esso consista.
I soli usurai che sieno veramente nocevoli alla societ sono dunque, come
l'ho di gi detto, coloro che fanno mestiere di prestare ai gli di famiglia disso
luti; ma ci non ostante io non m immagino che nessuno pensi che il loro
delitto sia quello di prestare ad interesse senza alienazione del capitale, che ci
che, secondo i teologi ed i giureconsulti, costituisce l'usura. E non neanche
quello di prestare ad un interesse pi forte della tariffa legale; avvegnacb pre
stando senzasicurezza, dovendo temere che i padri non si riutiuo di pagare e
che i giovani debitori non reclamino poi un giorno essi medesimi contro i proprii
impegni, bisogna pure che i loro protti sieno proporzionali ai loro rischii. Il
vero loro delitto dunque si non mica dessere usurai, ma di facilitare e d inco
raggiare per un vile interesse le sregolatezza dei giovani, e di condurli allalter
nativa o di rovinarsi o di disonorarsi.
XXXllL-La difesa dellusura non guari il rimedio che bisogna portare a questo
disordine, ed altre leggi sulcientemente vi provvedono.
Le'leggi contro lusura propriamente detta non sono dunque di nessuna uti
lita per impedire questo disordine, che per se stesso punibile; elle non sono
nemmeno utili per ovviare alla dissipazione della fortuna di que giovani i quali
hanno pigliato a prestito in modo tanto rovinoso, colla rottura di que loro im
pegui; imperocche senza esaminare se sia veramente cosa utile che la legge offra
contro obbligazioni volontarie ripioghi dei quali vergogna protittare (questione
pienissima di dubbii), la legge che dichiara i minori incapaci di obbligarsi rende
superflua qualunque altra precauzione. Non sono ordinariamente gli uomini di
eta matura che si rovinino in questo modo, e in ogni caso tocca a loro e non alla
legge di occuparsi della cura di conservare il loro patrimonio. Del resto la pi
sicura difesa contro lo scialacquamento dei figli di famiglia sar sempre la buona
educazione che i genitori debbono loro dare.
XXXIV; -Conseguenze di ci che stato detto sulle vere cause del discredito del pre
stilo ad interesse, e sui cambiamenti avvenuti su questo proposito nei costumi
pubblici.
Dopo aver provato la legittimit del prestito ad interesse coi principii della
materia, e dopo aver mostrato la frivolezza delle vragioni delle quali si si serviti
per condannarlo, non ho creduto inutile di svolgere le cause le quali hanno sparso
sul prestito ad interesse quellodiosita e quel discredito senza i quali n i teologi
n i giureconsulti avrebbero manco pensato a condannarlo. stato mio obbietto
apprezzare esattamente i fondamenti di tale discredito, e riconoscere se in fatto
ammonta SUI rmsrrrr in minuto. 585
il prestito ad interesse produca nella societ di que mali che le leggi debbono
cercare di prevenire, e che debbono impegnare a proscriverlo. Risulta, mi sem
bra, dalle particolarit nelle quali sono entrato che ci che rendeva odiosa l'usura
negli antichi tempi, dipendeva piuttosto dalla mancanza assoluta del commercio,
dalla costituzione delle antiche societ e soprattutto dalle leggi che permettevano
al creditore di ridurre il suo debitore a schiavit, che non dalla natura stessa
del prestito ad interesse. lo credo aver anche provato che dai mutamenti soprav
venuti nel commercio, nei costumi e nelle costituzioni delle societ, il prestito ad
interesse non produce nelle societ alcun male che possa imputarsi alla natura
di questo contratto; e che nel solo caso in cui le pratiche usuriere sono accom
pagnate da qualche danno reale, non guari nellusura propriamente detta che il
delitto ed il danno risiedono, e che le leggi vi possono provvedere senza mettere
alcuna restrizione alla libert del prestito ad interesse.
XXXV. - Conseguenza generale: nessun motivo deve indurre a proibire il prestito ad
interesse.
XL.-Se motivi di prudenza possono impedire di stabilire, almeno pel presente, con
una legge l'intiera libert del prestito ad interesse, questa libert non meno lo scopo
al quale l'amministrazione debba tendere ed al quale convenga preparare le opinioni
del pubblico. Necessit di dare n dora al commercio un intiera sicurezza contro
l'esecuzione delle leggi rigorose esistenti in materia di usura.
La legge che stabilisse questo nuovo ordine di cose dunque tanto desi
derabile quanto giusta, ed anche pi favorevole al popolo povero che al ricco
danaroso.
Non dico per altro che bisogni pronunciarla sul momento.
Ho accennato come io senta tutti i riguardi che possono essere dovuti al
pregiudizio, e soprattutto a tal pregiudizio che tante persone credono legato a
principii rispettabili.
Ma ardisco dire per che questa intiera libert del prestito ad interesse debbe
essere lo scopo pi o meno lontano del governo;
Che bisogna occuparsi a preparare questa rivoluzione cambiando poco a
poco le idee del pubblico, favorendo gli scritti dei giureconsulti illuminati e dei
teologi saggi che adatteranno una dottrina pi moderata e pi giusta sul prestito
ad interesse.
E che intanto che siasi potuto pervenire allo scopo, bisogna avvicinarsene
quanto pi sia possibile.
Bisogna senza urtare di fronte il pregiudizio, cessare di sostenerlo, e so
prattutto eluderne l effetto, e guarentire il commercio dalle sue funeste con
seguenze.
588 MEMORIA sui rnes'rrrt Dl DANAIO.
XLI. - Sembra conveniente abrogare con una legge qualunque procedura criminale per
fatto di usura; ma per lo meno indispensabile d'interdire assolutamente una tale
accusa in tutti i prestiti fatti in occasione di commercio. ed a commercianti.
La via pi diretta per pervenirvi, e quella alla quale, lo confesso, sarei grande
mente inclinato, sarebbe d interdire intieramente con una legge, qualunque pro
radura criminale per fatto di usura. lo non credo impossibile di formulare una
tal legge e il preambolo che debbe annunziarla, in modo da serbare tutti i ri
guardi necessarii a principii ricevuti.
Se non pertanto vi si trovasse qualche ditlcolt, mi sembra per lo meno in
dispensabile di proibire di ammettere l'accusa dusura in tutti i casi di negozii di
danaro fatti in occasione di commercio, e in tutti quelli nei quali colui che piglia
a prestito esercita sia il commercio, sia qualunque altra professione in cui il da
naro possa essere impiegato in modo lucrative.
Questa disposizione racchiuderebbe ci che assolutamente necessario per
mettere il commercio al sicuro delle rivoluzioni alle quali potrebbe dar'luogo
la diversit. delle opinioni sotto il reggimento arbitrario della giurisprudenza
attuale.
Nel medesimo tempo ella sarebbe limitata al puro necessario: ed io non la
credo suscettibile di alcuna ditlicolt, quando da un lato i principii ricevuti rela
tivamente all interesse del danaro rimarranno gli stessi per ci che risguarda gli
ail'ari civili ordinarii che non hanno relazione al commercio, e che dall'altro si
dar per motivo della legge la necessita di assicurare gl' impegni del commercio
contro gli abusi della mala fede, e di non far pi dipendere da una giurispru
denzaarbitraria la sorte dei negozianti autorizzati dall'uso costante di tutte le
piazze, uso che non si pu proibire, senza il pericolo dinterrompere la circola
zione e il corso ordinario del commercio.
Mi sembra che le idee del pubblico ed anche quelle di tutti i tribunali
abituati a giudicare di affari di commercio abbiano gi sufficientemente preparata
la strada a questa legge; ed io opino ch'ella non incontrerebbe alcuna resi
stenza, per poco che si adoperasse la dovuta desterita a formularla in modo
a far vedere di rispettare i principii precedentemente su tal proposito ricevuti.
XLll. - La legge proposta metter il commercio al sicuro di qualunque rivoluzione
simile a quelle che tuttora sore Angolemme; ma altresl giusto di provvedere alla
sorte degl' individui ingiustamente vessati.
Se questa proposizione e adottata, ella preveder. sullicientemente allobbietto
generale della sicurezza del commercio e lo metter per sempre al sicuro di quella
specie di rivoluzione chegli ha ora soil'erto nella citt d'Angolemme; ma non
sarebbe per giusto abbandonare alla loro disgraziata sorte le vittime della fur
fanteria dei loro debitori, e del pregiudizio dei giudici di Angolemme, poicbe l'o
nore e la fortuna loro sono attualmente compromessi dalle denuncie contressi
ammesse e dalle procedure cominciate dinanzi al siniscalco di quella citt.
XLllL-ll siniscalco di Angolemme non avrebbe dovuto ammettere l'accusa di usura
per prestiti fatti a mercanti.
lo penso che in sostanza, ed anche partendo dai principii attuali, come sono
modicati dalla giurisprudenza della maggior parte dei tribunali, e soprattutto di
MEMORIA sul rnes'rt'n DI umano. 589
XLlV. - La qualit dei prestatori che non fossero commercianti non pu servire di l'on
dameato a procedura criminale.
E primamente uno sbaglio madornale immaginare che il difetto di qualit,
in un prestatore che eserciti altro mestiere che quello del commercio, possa cam
biare per nulla la natura dell'obbligo che assume verso di lui un negoziante che
da lui piglia a prestito una somma. Diilatto, questo negoziante non rimane cer
tamente niente pi leso, sia che colui che gli presta, eserciti o non eserciti il
commercio; l'obbligazione di colui che piglia a prestito non meno sottoposta
alle regole della buona fede. Se la tolleranza che si debbe avere, e che si ha, per
le stipulazioni d'interesse nei prestiti del commercio fondata su questo, che da
un lato i prestiti, ai quali ricorre un negoziante, hanno per oggetto di procurarsi
dei profitti versando il danaro pgliato a prestito nel suo commercio, e che dal
laltro qualunque speculazione supponendo il bisogno di grosse anticipazioni,
importante di attirare nel commercio la maggiore quantit possibile di capitali e
di danaro; evidente che codesti due motivi hanno esattamente la stessa forza,
tanto che il prestatore sia negoziante quanto chesso noi sia. In ambidue i casi,
il suo danaro non meno un mezzo per colui che lo piglia a prestito di procu
rarsi grossi guadagni, e questo non e meno un capitale utile versato nel commer
cio. Per sapere se il favore dei negozii del commercio debba essere applicato o
no ad un prestito di danaro, dunque la persona di colui che piglia a prestito
che bisogna considerare, non quella del prestatore. Poco importa dunque che il
sig. degli o qualunque altro dei capitalisti di Angolemme, eserciti o
non eserciti attualmente il commercio, e non potrebbe risultarne per li commer
cianti, i quali hanno pgliato a prestito da loro , nessun pretesto per rivoltarsi
590 Mniuonn sul rnasrm in panno.
OSSERVAZIONI
SULLA MEMORIA DI GRASLIN
IN FAVORE DELLIIPOSTE umrusr'rls,
ALLA QUALE LA socisn REALE m Lmooes oscnc'r un IENZIONE otvonsvou: (1).
Lautore imputa assai male a proposito agli scrittori ch'egli combatte di non
considerare come ricchezza se non il prodotto netto del suolo, vale a dire la ren
dita. Tutto quello che la terra produce e ricchezza. Ma quegli scrittori pretendono
con ragione che la somma delle ricchezze rinascenti di uno Stato si riduca alla
somma delle produzioni annuali della terra. Queste produzioni si dividono in
due parti, luna delle quali destinata alla sussistenza ed al soddisfacimento dei
bisogni del coltivatore, aglintetessi ed alla surrogazione delle sue anticipazioni,
insomma a tutto quello che necessario, da vicino o da lontano, alla riprodu
zione dellanno seguente. Codesta parte non in niun modo disponibile, e le
imposizioni non possono colpirla senza distruggere la sorgente delle ricchezze,
alterando la riproduzione. Ma, prelevata questa parte, leccedente, che il coltiva
tore da al proprietario della terra, forma la rendita di questo, la quale non essendo
guari necessaria per la riproduzione dellanno seguente, libera in mano di lui,
disponibile, suscettibile di divisione tra il proprietario titolare, i decimatori, il
signore censuatista, lo stato, ecc
Lautore non capisce nemmeno la, vera distinzione tra le due classi laboriose,
delle quali luna, applicata immediatamente al travaglio della terra, produce, o
se si vuol torre qualunque equivoco, raccoglie immediatamente tutte le ricchezze
che la terra da; l'altra, non ricevendo immediatamente nulla se non pel canale
di color! che hanno raccolti i frutti della terra, merita la sussistenza sua e la
riceve in cambio del proprio travaglio, ma non aggiunge niuna nuova ricchezza
alla, somma delle ricchezze prodotto dalla terra sola,-v
_
Non qualunque ricchezza reale, come crede lautore, che possa pagare l'im
posta; anche necessario chella sia disponibile, vale a dire che non sia neces
saria alla riproduzione dellanno seguente sia immediatamente sia mediatamente.
Qualunque ricchezza pu essere presa da una forza superiore; ma niuna ricchezza
necessaria ai travagli della produzione ne pu essere distratta senza nuocere a questa
SGIENZA NUOVA. w
Q
5. I.
C una societ naturale, anteriore a qualunque convenzione tra gli uomini,
fondata sulla loro costituzione, sui loro bisogni sici, sul loro interesse eviden
temente comune.
In quello stato primitivo, gli uomini hanno dei diritti e dei doveri reciproci
duna giustizia assoluta (i), perch sono d'una necessita fisica e in conseguenza
assoluta per la loro stessa esistenza. Non diritti senza doveri, non doveri senza
diritti.
ldiritti di ciaschedun uomo, anteriori alle convenzioni, sono la libert di
provvedere alla propria sussistenza ed al proprio ben essere, la propriet della
sua persona e delle cose acquistate col travaglio della sua persona (2).
5. n.
Leproduzioni spontanee della terra e dell'acqua non bastano per fare sussi
stato una popolazione numerosa, n per procurare agli uomini tutti i godimenti
dei quali sono suscettibili.
La natura dell'uomo, non ostante, lo porta invincibilmente a propagare la
sua specie, a procurarsi dei godimenti, a schivare i patimenti e le privazioni per
quanto gli possibile.
La natura prescrive dunque alluomo larte di moltiplicare le produzioni, la
coltura, per migliorare lo stato proprio, e per soddisfare ubbondevolmente ai
bisogni delle famiglie crescenti.
La coltura non pu stabilirsi che con travagli preparatorii e con anticipa
zioni fondiarie, preliminari indispensabili dei travagli annui, delle anticipazioni
perpetuamente mantenute, e delle spese perpetmmente rinnovellate, le quali me
tutte si chiamano propriamente la coltura. '
Prima di coltivare, d'uopo tagliare le boscaglia, sbarazzarne il terreno,
sbarbicarne le radici; bisogna. procurare uno scolo alle acque stagnanti, arginar
quelle che scorrono fra due terre, bisogna preparare fabbriche per rinchiudervi e
conservare le ricolte, ecc., ecc.
impiegando la sua persona e le sue ricchezze mobiliari nei travagli ed
alle spese preparatorie della coltura, l'uomo acquista la propriet fondiaria del
terreno sul quale esso ha lavorato. Privarlo di quel terreno sarebbe portargli via
il travaglio e le ricchezze consumate nella coltivazione da lui operata; Sarebbe
violare la propriet personale e la propriet mobiliare di lui.
Acquistando la propriet del fondo, l'uomo acquista la propriet dei frutti
prodotti da tale fondo. Codcsta propriet dei frutti e lo scopo di tutte le spese e
di tutti i travagli fatti per acquistare o creare delle propriet fondiarie. Senza di
essa niuno farebbe ne spese ne travagli; non vi sarebbero guari proprietarii lun
diarii, e la terra rimarrebbe incolta, a grande detrimento della popolazione esi
stente o da esistere.
Se luomo divenuto proprietario fondiario coll impiego lecito delle sue pro
prieta personale e mobiliare, si associa ad altr'uomo per continuare la coltiva
zione della sua terra, ed anche, se dopo aver fatte tutte le spese fondiarie, si
concerta con un altro il quale s incarichi di tutte le spese della coltura propria
mente detta, si stipula naturalmente e liberamente una convenzione per la quale
ciascuno dei contraenti avr nei frutti la propriet. di una parte proporzionata
alla propria messa di travagli e di spese, per modo che il diritto di propriet
personale e mobiliare di amendue sia conservato dellin tutto qual era.
5. m.
Abbiamo veduto test che indipendentemente dalle amicipazz'on [culinarie la
coltura esige un capitale di anticipazioni perpetuamente esistenti, le quali con
giuntamente alla terra formano per cos dire la materia prima de suoi travgli.
Tali sono gli strumenti aratorii, gli animali da lavoro, i bestiami necessarii per
concimare le terre, ecc. ecc. 4
Cotali anticipazioni primitive sono deteriorabili e soggette ad accidenti diversi
duopo quindi mantenerle, ripararle, rinnovarle continuamente.
omcnvn e rnocanssr Di un scuszz nuova. 415
duopo altresi provvedere alle spese annue, volute dal salario e dal man
tenimento di tutti gli uomini e di tuttigli animali, 1 travagli dei quali concorrono
alla coltivazione delle terre. ' '
Gli dunque indispensabilmente necessario che si prelevi ogni anno sul valore
delle ricolte una somma suticiente per mantenere queste anticipazioni primitive,
e per provvedere alle spese annue della cultura nell'anno seguente: senza di che
si attirerebbe alla coltura un deterioramento notevole e progressivo, al quale sa
rebbe inevitabilmente annessa una diminuzione proporzionata nella massa delle
produzioni rinascenti e nella popolazione.
parimente necessario che codesta somma da prelevarsi sulle ricolte, in gra
zia della perpetuita della coltura, non sia cosi strettamente misurata alle spese
Correnti che debbe pagare, ch'ella non lasci al coltivatore il mezzo di sopportare
i grandi accidenti cagionati dalle intemperie delle stagioni, quali sono la brinata,
la grandine, la golpe, le inondazioni, ecc. ecc.; senza di che questi accidenti
inevitabili, toglierebbero al coltivatore la facolt di continuare i loro travagli, e
distruggerebbero non solamente la ricolta di un anno, ma quelle ancora degli
anni susseguenti.
Quelle somme, che debbono ogni anno essere consacrato a perpetuare le ri
colte, sono ci che si chiama le ripresa dei coltivatori.
La cura di assicurarseue il ricupero forma l'obbietto delle convenzioni libere
che gl' imprenditori di coltura stipulano coi proprietarii fondiarii.
5, iv.
Quando si sono prelevate sulle ricolte le riprese dei coltivatori, quelle somme
necessarie per fare le spese della coltura all'anno susseguente, e per mantenere il
fondo di anticipazioni perpetuamente, esistenti in bestiami, strumenti, ecc.; quelle
somme che la natura esige e determina imperiosamente vengano annualmente
impiegate alla coltivazione delle terra; il rimanente si chiama prodotto netto.
Questo prodotto netto e la propriet fondiaria. il prezzo delle spese e dei
travagli del dissodamento, prosciugamenti, piantagioni, fabbriche, ecc., fatte per
ridurre la terra in istato di poter essere coltivata.
Quanto pi questo prodotto netto e considerevole, tanto pi vantaggioso di
essere proprietario fondiario.
Pi che vantaggioso di essere proprietario fondiario, e pi persone si tro
vano che consacrino spese e travagli a creare, ad acquistare, a estendere, a mi
gliorare propriet fondiarie.
Pi che si trovano persone che impieghino spese e travagli a creare o mi
gliorare propriet fondiaria, e pi la coltura si estende e si perfeziona.
Pi che la coltura si estende e si perfeziona, e pi rinascono annualmente
produzioni consumabili.
Y Pi che le produzioni consumabili si moltiplicano, e pi gli uomini possono
procurarsi godimenti, e in conseguenza eglino sono pi felici.
Pi che gli uomini sono felici, e pi saccresce la popolazione.
per ci che la prosperit dell'umanit intiera legata al maggior prodotto
netto possibile, al migliore stato possibile dei proprietarii tondiarii.
416 ourou'r m Nmuouns.
5. v.
Perch vi sia il maggior prodotto netto possibile, necessario che tutti i tra
vagli i quali concorrono alla rinascenza ed allo spaccio delle produzioni sieno
eseguiti colla minore spesa possibile.
Perch que travagli sieno eseguiti colla minore spesa possibile, necessario
che vi sia la maggior concorrenza possibile tra coloro che fanno le anticipazioni
e che sopportano la fatica di tali travagli; imperocch nella concorrenza, cia
scuno singegna per economizzare nelle spese del suo travaglio, alline di meritare
la preferenza, e questeconomia generale ridonda a profitto di tutti.
Perch vi sia la maggior concorrenza possibile fra tutti coloro che esegui
scono e fra tutti coloro che fanno eseguire i travagli umani, necessario che
vi sia la maggiore libert possibile nell'impiego di tutte le propriet personali,
mobiliari e fondiarie, e la maggiore sicurezza possibile nel possesso di ci che si
acquista coli impiego di queste propriet.
Non si potrebbe impacciare, comunque si fosse, la libert dell impiego delle
propriet personali, mobiliari o fondiario, senza diminuire il prodotto netto della
coltura, e per conseguenza l interesse che si trova a coltivare, e per conseguenza
la coltura stessa, e per conseguenza la massa delle produzioni consumabili, e per
conseguenza la popolazione.
Abbandonarsi a siffatto attentato, sarebbe lo stesso che dichiarare la guerra
ai suoi simili; sarebbe violare i diritti e mancare ai doveri istituiti dal creatore;
sarebbe opporsi , per quanto la debolezza nostra ne abbia potere , opporsi
ai decreti di lui, sarebbe commetter delitto di lesa maest divina ed umana.
La libert generale di godere di tutta l'estensione dei proprii diritti di pro
priet suppone necessariamente in ciascun individuo la sicurezza intiera di un tal
godimento, e proscrive dunque evidentemente qualunque impiego delle facolt
degli uni contro la propriet degli altri.
Ninna propriet senza libert, niuna libert senza sicurezza.
5. Vi.
Perch vi sia la maggior libert possibile nell impiego, e la maggior sicu
rezza possibile nel godimento delle propriet personali, mobiliari e fondiarie,
necessario che gli uomini riuniti in societ si guarentiscano vicendevolmente tali
propriet, e le proteggano reciprocamente con tutte le loro forze siche.
Sono questa guareutigia e questa protezione reciproca che costituiscono pro.
priamente la societ.
5. va.
Se per cooperare alla guarentigia vicendevole del diritto di propriet, fosse
d'uopo che tutti gli uomini vigilassero per difendere i possedimenti loro e gli
altrui, essi sarebbero in uno stato meno vantaggioso dello stato primitivo, nel
quale ciascuno non aveva a conservare che la sostanza propria sua. dunque
necessaria un'autorit tutelare, la quale vegli per tutti, intanto che ciascuno in
combe alle proprie faccende.
Perch questautorit adempia al ministerio importante che a lei viene alli
onioixe r: rnoonssi in una SCIENZA suon. 417
dato, necessario ch'ella sia sovrana, ch'ella sia armata di una forza superiore
a tutti gli ostacoli che potesse incontrare.
E altres necessario chella sia unica. L'idea di parecchie autorit nel mede
simo Stato non presenta che unassurdit compiuta. Se elle sieno uguali, non v'
guari autorit, non pu esservi che maggiore o minore anarchia; se luna tra
loro superiore, quella e l'autorit. vera; le altre non sono pi nulla.
3. vai.
L'autorit sovrana non istituita per fare leggi; dappoich le leggi le son
bell'e fatte dalla mano di Colui, il quale cre i diritti ed i doveri.
Le leggi sociali, stabilite dall'Ente supremo prescrivono unicamente la con
servazione del diritto di propriet e della libert che ne inseparabile. '
Gli ordinamenti dei sovrani sarebbero contraddittorii alle leggi dell ordine
sociale se essi vietassero di rispettare la propriet, se comandassero di bruciare
le messi, se essi prescrivessero il sacrificio de pargoletti; codeste non sarebbero
leggi, ma atti insensati, iquali non sarebbero obbligatorii per nessuno.
C dunque un giudice naturale ed irrecusabile degl ordinamenti stessi dei
sovrani; e questo giudice e l'evidenza della conformit loro, o della loro oppo
sizione alle leggi naturali dell'ordine sociale. '
La causa del rispetto estremo e dell'obbedienza intiera che noi dobbiamo alle
leggi viene dalla condizione, chelle sono vantaggiose a tutti, e che gli uomini
sarebbero obbligati di sottomettervisi per religione di foro di coscienza, quand'
anche elle non fossero promulgate dal sovrano, e quandanche questi non impie
gasse a farle osservare tutto il potere della sua beneca autorit.
I sovrani sono obbligati di promulgare con ordinamenti positivi le leggi na
lurali ed essenziali dellordine sociale, ed hanno il diritto di adempiere a questo
sacro ministerio; depositarii di tutte le forze della societ, a loro soli che ap
partiene di dichiarare, in nome della Societ, guerra aperta a tutti coloro che
violeranno i diritti dei membri di essa.
Ondecch, cio che si chiama potere legislativo, il quale non pu mai essere
quello di creare, ma che quello di dichiarare le leggi, e di assicurarne l'osser
vanza, appartiene esclusivamente al sovrano, percheal sovrano cbeil potere ese
cutivo appartiene esclusivamente, per la natura stessa della sovranit.
Questi due poteri non possono venir separati senza disordine, perch il di
ritto di comandare diventerebbe di niun uso seza il potere di farsi obbedire.
3. |.\.
Per la ragione stessa che il sovrano ha la potenza legislativa e la potenza
esecutiva, la funzione di giudicare i cittadini incompatibile colla sovranit.
Ella incompatibile colla sovranit: perch la funzione di giudicare quale
debba essere l'applicazione della legge e dei casi particolari trae seco laricerca
di un'innit di fatti speciali, alla quale il sovrano non pu dedicarsi.
Ella incompatibile colla sovranit; perch ella toglierebbe alla sovranit
ed alle leggi la santit del carattere loro; esporrebbe il sovrano a tutte le sedu
zioni possibili, ed al sospetto perpetuo di tutte le seduzioni possibili. Non si po
trebbe saper pi segli parli come legislatore o come giudice; non vi sarebbero
lzconom. Touo I. -- 27. '
448 nerosr m csnoons.
pi vere leggi positive; tutte le sentenze verrebbero risguardate come voleri del
momento.
Ella incompatibile colla sovranit; perch qualora il sovrano si fosse in
gannato nel suo giudicio, come impossibile che qualunque giudice taluna volta
nol sia, relativamente a certi fatti equivoci e difficili a comprovare, e come sopra
tutti sarebbe impossibile al sovrano (che non avrebbe mai il comodo di un esame
sufficiente nella moltitudine dall'ari, dai quali sarebbe schiacciato) di non esserlo
frequentissimamente, non ci sarebbe nessuno a cui potesse rivolgersi per far
riformare il giudicio; e per aver voluto rendere la giustizia, il sovrano sarebbe
privato di far rendere giustizia.
dunque necessario che visieno dei magistrati stabiliti per fare l'applicazione
delle leggi, per esaminare le contestazioni che sorgono tra particolari, ed anche
tra il sovrano, come protettore del pubblico, e iparticolari accusati d'aver violato
lordine pubblico, e per dichiarare, dopo sufficiente esame, che un tale nel
caso tale, sul quale la legge ha pronunciato.
Pcrch sia evidente che i magistrati abbiano fatto un esame sufficiente negli
affari sottoposti al loro giudicio, necessario che essi sieno assoggettati a delle
forme le quali comprovino un tale esame.
Il diritto di regolare tali forme appartiene al sovrano come un ramo della
legislazione positiva.
5. x.
Imagistrati essendo incaricati di giudicare giusta le leggi positive e confor
memente alle regole prescritte dalle leggi positive, ed avendo a decidere cos dei
beni, della vita, dell'onore dei loro concittadini, eglino sono religiosamente obbli
gati dal cominciar a giudicare le stesse leggi positive.
evidente che un magistrato sarebbe colpevole, segli sincaricasse di pronun
ziare delle pene contro i suoi simili, a norma di leggi evidentemente ingiuste.
I magistrati debbono dunque confrontare le ordinanze positive colle leggi
della giustizia per essenza, le quali regolano i diritti e i doveri di ciascuno e
che sono la base dellordine sociale, prima d'impcgnarsi a giudicare a norma di
quegli ordinamenti.
L'ignoranza non pu giustificare i magistrati di non aver fatto un tale esame
e un tale confronto; imperocch l'ignoranza medesima e un delitto capitale in un
uomo, il quale abbraccia un ministerio grave che esige essenzialmente che coloro
che lo esercitano non sieno ignoranti.
5. XI.
Lesame, al qualei magistrati sono obbligati, non potrebbessere di pregiudi
zio allautorita sovrana; poiche l'autorit sovrana non essendo tale se non per
che elle depositaria delle forze pubbliche, alla non ha niun altro interesse che
quello di accrescere, colle migliori leggi positive, queste forze che sono a sua dis
llOSlZlOllB.
-' 5. xn.
Perch i magistrati possano compiere questa funzione inseparabile dal loro
ministerio, la funzione importantissima di verificare gli ordinamenti positivi com'-'
parandoli colle leggi naturali ed essenziali dell'ordine sociale, necessario,
come noi gi abbiamo notato, che i magistrati sieno profondissimamente istruiti
di queste leggi primitive e fondamentali d'ogni societ.
Per esser certi che imagistrati sieno illuminati, e sulficientemente istrutti
delle leggi naturali dell'ordine sociale, necessario che si possa giudicare del loro
grado di studio e della capacit loro su questo proposito.
Perch si possa giudicare della capacit dei magistrati, e necessario che an
che la nazione medesima sia ben illuminata sui diritti ed i doveri reciproci degli
uomini riuniti in societ, e sulle leggi siche della riproduzione e della distribulI
zione delle ricchezze.
i
3. X111.
L'autorit sovrana non pu adempiere alle sue funzioni tutelari, guarentire
la propriet di tutti edi ciascuno conv forze superiori a tutte le altre che vi vo-I
lcssero attentare, provvedere alle spese della giustizia distributiva e dell'istruzione
pubblica, se non con ispese, ed anzi spese considerevoli. '
d'uopo dunque che la societ paghi queste spese, le quali sono essenziali
alla conservazione della societ, all'osservanza dell'ordine, al mantenimento del
diritto di propriet. _
La porzione di ricchezze, che paga queste spese pubbliche, si chiamai t'frl
posta.
L'imposta, come conservatrice delle propriet, il gran legame, il nodo-ice
derativo, il vinculum sacrum della societ. Quest'oggi-Ho tanto importante che
noi consacreremo parecchi paragrafi alla spiegazione delle leggi naturali che lov
concernono. "
5. XIV.
Non dipende dagli uomini lo stabilire limposta secondo il loro capriccio, c '
una base ed una forma essenzialmente stabilita dall'ordine naturale. "
420 nuvosr m semocns.
E quando diciamo che ci non dipende dagli uomini, dovremmo dir me
glio dagli uomini illuminati e ragionevoli; imperocch niuno contesta agli igno
ranti il potere fisico di cadere in grossi errori, ma le leggi naturali li sottopon
gono allora a punizioni severissime, inevitabilmente congiunte a quegli errori
medesimi, ed tutto questo che noi vogliamo dir qui.
Limposta deve far fronte a spese perpetuamente rinascenti; essa non pu
dunque venir presa che su ricchezze pur esse rinasceuti.
Limposta non potrebbe anzi pesare indiilerentemente su tutte quante le ric
chezze rinascenli. La natura ha negato a quelle che si chiamano riprese dei col
livatnn' (vedi S. lll) la facolt di contribuire all'imposta, mentrella ha loro in:
periosamente ingiunta la legge di essere impiegate per intiero a mantenere ed a
perpetuare la coltura, sotto pena di vedere annientarsi grado a grado la coltura,
le ricolte, la popolazione, glimperii.
La porzione delle ricolte chiamata il prodotto netto (vedi S. IV) dunque la
sola che possa contribuire all imposta, la sola che la natura abbia resa acconcia
a provvedervi.
dunque dell'essenza dell'imposta di essere una porzione del prodotto nella
della coltura.
5. xv.
Lo scopo dell'imposta la conservazione deldiritto di propriet e della libert
dell'uomo in tutta l'estensione loro naturale e primitiva, conservazione che sola
pu assicurare la moltiplicazione delle ricchezze e della popolazione.
Qualunque forma dimposizione che restringesse la propriet e la libert del
l'uomo, e che diminuisse perci necessariamente le ricchezze e la popolazione,
sarebbe dunque manifestamente opposta allo scopo dell'imposta.
Se si stabilissero imposizioni sopra le persone, sulle mercanzie, sulle spese.
sulle consumazioni, la percezione di queste imposizioni sarebbe assai costosa;
l'esistenza loro impaccierebbe la libert dei travagli umani, ed aumenterebbe ne
cessariamente le spese di commercio e di coltura (vedi S. V).
Questaumentazione di spese di commercio e di coltura, queste tasse dispen
diose tra la produzione e la consumazione, non aumenterebbero la ricchezza di
niun compratore-consumatore, e non potrebbero far spendere a chicchessia pi
della sua rendita.
. Elle costringerebhero dunque i compratori ad oll'rir meno per le derrate e le
materie prime, per causa della tassa e della percezione costosa della tassa, e
dell accrescimento di spese intermedie di commercio e di fabbricazione, che la
tassa e la sua percezione occasionerebbero.
Elle farebbero dunque ribassare necessariamente d'altrettanto il prezzo di
tutte le vendite di prima mano.
lcoltiv'atori che fanno queste vendite si troverebbero dunque nell entrata
loro in decit di tutta la diminuzione del prezzo delle loro derrate e materie
prime. '
Sarebber'essi dunque costretti di abbandonare la coltura dei terreni cattivi e
mediocri, i quali prima della diminuzione non rendevano che poco o niente di
pi del rimborso delle spese della loro coltivazione, e che per questa diminuzione
del valore delle ricette non potrebbero pi rimborsare quelle spese necessarie a
ometm: a PROGRESSI DI UNA SCIENZA M'ot'a. 421
coltivarli. E da ci nascerebbe una prima e notevole diminuzione nella massa to
tale delle sussistenze, nellagiatezza del popolo, e prontamente nella popolazione.
l coltivatori sarebbero sforzati inoltre di scemare odalla rendita dei proprie
tarli, o dalle spese della propria coltura una somma eguale al decit ch'essi pro
verebbero nellentrata loro.
Sei coltivatori potessero togliere questa somma dalla rendita dei proprietarii
fondiarii (come sarebbe giusto, poich quella rendita la sola disponibile, men
tre che le riprese del coltivatori sono essenzialmente ipotecate ai travagli della
riproduzione), evidente che allora que'proprietarii sopporterebbero per intiero
le tasse messe sulle persone, sul travagli, sulle derrate, sulle mercanzie, e le
spese moltiplicate della percezione di quelle tasse, e la diminuzione di valore che
la loro esistenza e iimpaccio che tien loro dietro cagionerebbero alle ricolte.
parimente evidente che, in tal caso, costerebbe molto pi ai proprietarii
fondiarii, di quello che se avessero direttamente pagato al fisco, sulle loro ren
dite, senza spese di percezione, e senza che il valore delle produzioni che l'anno
la base di lor rendite, fosse diminuito, una somma eguale a quella che il sovrano
ritrarrebbe dalle imposizioni indirette.
Se i coltivatori fossero legati, rispetto ai proprietarii iondiarii, da obblighi
che li costringessero a pagare annualmente a costoro una somma determinata,
sarebbero eglino ridotti a sminuire delle spese della loro coltura, in ragione della
perdita che loro cagionerehbero la diminuzione del prezzo delle produzioni, e il
pagamento che sarebbero costretti di fare dellimposizione indiretta e delle spese
della sua percezione.
Questo scemamento delle spese produttive condurrebbe inevitabilmente alla
diminuzione della produzione; poich le spese necessarie per la coltura sono una
condizione essenziale, e sine qua non delle ricolte. Non si potrebbero sopprimere
quelle spese senza sopprimere le ricolte; non si potrebbero diminuire senza che
le ricolte diminuissero in proporzione.
Se i contratti che impegnassero i coltivatori in faccia ai proprietarii avessero
a correre parecchi anni, e se i primi non potessero annullarli, il deterioramento
diventerebbe progressivo e tanto pi rapido per quanto che il coltivatore sarebbe
sforzato di pagare ogni anno il medesimo iitto e la medesima imposizione sopra
una ricolta ogni anno aiiievolita per eiletto di questi pagamenti, ai quali esso non
potrebbe soddisfare che sminucndo, e sminuendo ogni anno, le spese delle sua
coltura. '
Quel deterioramento, tanto terribile per la popolazione, ricadrebbe poi neces
seriamente alla ilne sui proprietarii i'ondiarii esul sovrano, sia per la rovina degli
intraprenditori della coltura, sia per lo spirare de'loro contratti.
Quegli imprenditori di coltura, ai quali rimanesse ancora il mezzo di rin
novare i loro contratti, istruiti dalla sperienza, stipulerebbero in modo da inden
nizzarsi delle perdite toccate, ed almeno da non esporsi a farne altre simiglianti
nello avvenire. Le loro facolt menomale non permettendo loro di operare la loro
coltivazione cosi largamente come per lo passato, essi non simpegnerebbero che
in ragione dellimpotenza, alla quale li avrebbe ridotti la perdita di una parte
delle loro richezze, in ragione della diminuzione sopravvenuta nei prezzi delle ven
dite di prima mano, e del sopraccarico dell'imposizione indiretta e delle spese
della percezione di essa.
{22 . oueona DI nauocas.
L impoverimento di questi imprenditori di coltura, e la rovina degli altri,
ai quali non rimarrebbe pi la facolt di fare le anticipazioni delle spese di colti
vazione, distoglierebbero gli uomini ricchi di dedicarsi ad una.professione, la
quale non presenterebbe loro che la prospettiva della perdita della loro fortuna.
La coltura della maggior parte delle terre resterebbe abbandonata e dei miseri
lavoratori senza niun mezzo, e ai qualii proprietarii fondiarii sarebbero obbligati
di fornire la sussistenza. Allora, impossibilii di procurarsi animali vigorosi per
eseguire i lavori con forzae celerit, e bestiami in quantit abbastanza grande
per concimare le terre; scarsezza dei ueressarii ingressi; iusullicienza delle ripa
razioni e del mantenimento indispensabile dei fabbricati, dei fossati, eoc.; estin
zione quasi totale delle ricolte, delle sussistenze della popolazione, del prodotto
nello, il quale costituisce la ricchezza dei proprietarii fondiarii, del reddito pub
blico, il quale non pu essere che una parte di tal prodotto nella (vedi S prece
dente), della potenza del sovrano, la quale fondata sul reddito pubblico. in
gosrzroiu uvprserra; VILLANI POVERI-VILLANI Povaar; usura rovaao_
pesata POVERO; sovaano rovsao.
g. xvi.
Noi ci siamo distesi nel paragrafo precedente, per dare unidea delle sventure,
pile quali le nazioni si espongono, quandelle credono potersi governare od essere
governato arbitrariamente, mentre la natura ci ha circondati di leggi supreme,
e di una concatenazione sica ed inviolabile di cause e di effetti, che non lasciano
alla nostra intelligenza ed alla nostra libert che la cura di studiarlo e di confor
marvi la nostra condotta, per profittare dei vantaggi ch'elle ci offrono, ed evitare
imali che ipevitabilmente ci attirerehbero, se noi riutassimo p trascurassimo
dillurniaarci intorno all'ordine che esse costituiscono, e di sottomctterci a quanto
questo ne prescrive.
,Ahhiam vedpto teste che allora quando si vuol prendere una strada indiretta
per esigere'l'imposta, non viene essa per questo, in ultima analisi, egualmente
pagata dal prodotto netto delle propriet fondiario, ma anzi lo in modo estre
mamente funesta e molto pi oneroso per li proprietarii; che esso ,impaccia la
libert e ristringe la propriet dei cittadini; che fa ribassare il prezzo delle pro
dugitmi nella vendita di prima mano; che diminuisce la massa dei prodotti e pi
ancora la somma delle rendite del territorio; che conduce la miseria e lo spopo
lamento; che rovina a grado a grado la coltura, i coltivatori. i proprietarii fon
diarii, la nazione e il sovrano.
" Laonde evidente che le imposizioni indirette sarebbero intierarnente con
trarie allo scopo dell'imposta, a quello dello stabilimento dellautorita sovrana cd
a quello della societ. '
dunque evidente che limposta debbe venire percetla dal prodotto netto e
disponibile degli stabili; imperocche allora ella non sconcerter guari le combi
nazioni legittime e necessarie dei coltivatori, ai quali cosa inditl'erente pagare
una parte del prodotto netto nelle mani del sovrano o in quelle dei proprietarii
fondlarii. La libert di tuttii travagli rimarr intiera, e il prezzo delle ricolte,
nella vendita prima non ribassera menomamente, perch l'ordine delle spese non
sar mntatope che nulla le impedir di ritornare direttamente alla terra per sal
cinema E raoeaessl Dl un SCIENZA NUOVA. 425
darne le produzioni, e che lautorit tutelare non sar che sostituita ai proprie
tarli iondiarii per la spesa di una parte del prodotto disponibile.
Non ci rimane pi adunque che ad esaminare quali regole la natura indichi
per la percezione diretta della parte che deve appartenere allimposta nel pro
dotto netto del territorio.
5. Km.
E primamente evidente che la proporzione dell'imposta col prodotto netto,
non debb'essere arbitraria.
Ella non debbesserlo per parte dellautorita sovrana; perch allora il so
vrano potrebbe invadere tutte le propriet, non ne verrebbe pi risguardato come
conservatore, le volont sarebbero piuttosto portate a ditlidare di lui che non ad
obbedirgli, egli insomma ben presto non avrebbe pi niuna autorit.
Questa porporzione non debbe poi nemmeno essere arbitraria per parte dei
proprietarii iondiarii; perch in momenti dignoranza un interesse mal inteso po
trebbe far loro restringere il reddito pubblico, in modo da nuocere alla consistenza
della societ, alla sicurezza della sua costituzione fondata sulla conservazione
della propriet. -
evidente inoltre che limposta non pu essere invariabilmente ssata ad
una somma determinata; perch il reddito pubblico, suiciente per una societ
debole e nascente, non lo sarebbe pi per una societ estesa e arricchita, la quale
avesse gi dissodato e messo in coltivazione un grande territorio; e nella stessa
maniera quello che fosse stato necessario per questa societ orente, diventerebbe
eccessivo, oneroso e distruttore per la medesima societ, se circostanze esterne,
ovvero errori politici avessero ristretto il prodotto netto della sua coltura, e la
vessero cosi riavvicinato al suo stato di primitiva debolezza.
La unopinione pur troppospaventosa-quella che ha indotto a credere che
fosse necessario, per assicurare la propria difesa, che ogni Stato si sottomettesse
ad nnimposta bastante ad assoldare una forza pubblica a un di presso eguale a
quella dei popoli vicini. Questo pregiudizio che ha fatto aumentare ed accumulare
le imposizioni presso le nazioni deboli e povere, senza niunaltra ragione che la
debolezza e la povert loro medesima, ha cagionato le pi terribili sventure che
abbia patite il genere umano. Per questo pregiudizio, la propriet e stata sagriii
nata, ed i fondamenti della societ scalzati, sotto pretesto di proteggere la pro
priet e di mantenere la societ; per esso, limposta e divenuta arbitraria, e non
ha pi conosciuto limiti se non quelli che unimmaginazione sfrenata dava ai bi
sogni pubblici continnatamente esagerati. Esso avrebbe condotti gli uomini tino '
a volere, malgrado la natura, che il principuccio di Monaco avesse un reddito
lilla da bilanciare il potere del re di Francia.
Non dunque alle pretese necessit degli Stati che l'imposta debb essere
proporzionata, alla loro ricchezza disponibile. Dal momento in cui si devier
da questa regola, non verr pi fatto di riconoscerne alcuna; e glimperii saranno
ben presto condotti a quellepoca tremenda, nella quale diventa indillerente alla
nazione che il suo territorio sia messo a ruba dallinimico o dagli esattori. La
proporzione dell'imposta col prodotto netto, il quale costituisce le sole ricchezze
disponibili (vedi S. IV), debbesser tale che la sorte dei proprietarii fondiarii sia
la migliore possibile, e, che lo stato loro sia preferibile a qualunque altro nella
1
424 DUPONT m SEMOUIS.
' societ. lmperocche, se qualche altro stato fosse preferibile a quello di proprie
tario fondiario, gli uomini si rivolgerebbero tutti a quest'altro Stato. Trascure
rebbero eglino d'impiegare le ricchezze loro mobiliari a creare, a migliorare, a
mantenere propriet fondiaria, e le consacrerebbero ad altre intraprese, ad altri
travagli. Dai che, i fabbricati necessarii alla coltura, i granai, le stalle, li stret
toi, ecc., cadrcbbero in rovina; le piantagioni sarebbero abbandonate, abbattute
' le boscate, diroccate le chiuse, ricolmi i fossati; le acque si corromperebbero sui
terreni; paludi e roveti prenderebbero il posto delle messi; ricolte, prodotto netto,
imposta stessa, tutto si annienterebbc progressivamente e necessariamente.
Questa proporzione naturale e legittima dell'imposta col prodotto netto che
deve pagarla, si stabilisce di per se stessa in una societ nascente. Imperocch
in questo caso sono i proprietarii fondiarii i quali, stretti dalla necessit di sot
toporsi all'autorit tutelate che essi elevano in mezzo a loro per guarentirsl vicen
devolmente il godimento delle terre di cui sono in possesso, consacrano volonta
riamepte e per l'interesse loro proprio, una porzione del prodotto netto delle loro
possessioni a fare le spese del ministerio di tale autorit protettrice.
Quindi che Iistituzione dell'imposta, lungi dallessere opposta al diritto dei
proprietarii fondiarii, anzi all'incontro un uso del loro diritto di propriet.
Ed anzi un uso procuo del diritto dei proprietarii fondiarii , perche , per
mezzo della sicurezza che questistituzione arreca alle propriet ed alla libert, i
proprietarii possono estendere, moltiplicare i loro travagli ed accrescere infinita
mente la coltura e i prodotti delle loro propriet.
Che se allora si statuisca che l'autorit tutelare rimarr in perpetuo compro
prietaria del prodottonetto della coltura, secondo la proporzione stabilita dall'e
videnza della quota che deve avere l'imposta per dare il maggior grado possibile
di sicurezza alla societ, e perch la sorte dei proprietarii sia preferibile a qua
lunque altra nella societ, si costituisce con ci la forma d'imposta la pi van
taggiosa possibile al sovrano ed alla nazione.
Con questa forma, l'imposta naturalmente proporzionata ai bisogni reali
della societ , poich ella si accresce a misura che l'accrescimento della popola
zione procurato dal progresso della coltura e dallaumentazione del prodotto
netto, necessita laumentzizione delle spese pubbliche consacrato a mantenere il
buon ordine ed a proteggere la propriet.
Con questa forma, i coltivatori pagano secondo glimpegni loro liberi e vo
lontarii il valore del prodotto nella a coloro che ne sonoi proprietarii. per
quelli vantaggiosissimo che una parte di questo prodotto netto passi nelle mani
dell'autorit sovrana, perch questo l'unico mezzo di mettere questa autorit in
grado di proteggere i loro diritti di propriet. E ci poi non loro menomamente
d'aggravio, poich essi non hanno nessun diritto di propriet sul prodotto nella,
ch'eglino sono costretti dalla concorrenza di tenerne conto per intiero a cui que
sto appartenga, e che poco loro importa che una parte di tal prodotto nella si
chiami imposta, mentre l'altra si chiama tto, purch non si esiga da loro niente
pi del prodotto netto e che le loro riprese sieno sempre libere, intatte ed assi
curate.
Con questa forma, i proprietarii fondiarii i quali sembra paghino l'imposta
sulla rendita loro, la pagano all'incontro sopra un aumentazione di ricchezze
disponibili 0 di prodotto nella, quale aumento non esisterebbe senza lo stabili
ORIGINI; E PROGRBSSI DI UNA SCIENZA NUOVA.
5. XVIII.
La comunit d'interessi tra il sovrano c la nazione manifestamente stabilita
dalla ripartizione del prodotto netto del territorio e il pi sicuro guarante dell'os
servanza delle leggi dell'ordine naturale.
impossibile che un sovrano, aritmeticamentc convinto eh e non potrebbe
accrescere le sue ricchezze, e in conseguenza la sua potenza, se non colla pro
sperit deproprii sudditi, non sia attentissimo a istruirsi di tutto ci che possa
aumentare lagiatezza e la felicit de'suoi popoli, ed attivissimo a mantenerli nel
libero godimento di tutti i loro diritti di propriet.
Dovunque una cattiva costituzione rendesse meno visibile quella comunanza
e dovunque i depositarii dell'autorit potessero o credessero poter fare, almeno
momentaneamente, gli affari loro indipendentemente da quelli della nazione; li
struzione pubblica delle leggi naturali, 1' osservanza delle quali pu sola vassicu
rare il migliore stato possibile dei principi e dei popoli, sarebbe prestissimo tras
curata. Si potrebbe perfino arrivare a non trovare che pochissimi o nessuno dei
magistrati illuminati intorno a cotali leggi. Tutto sarebbe abbandonato al torrente
dei pregiudizii, ai capricci dell'opinione, alle l'urberie di una politica. tenebrosa ed
arbitraria. Si potrebbe dimenticare cosa sia propriet, cosa libert; e le ricchezze
diminuirebbcro in causa di obblio tanto innesto. Vedrcbbons spedieuti rovinosi
che potrebbero venire considerati come facenti parte del reggimento abituale, ve
lare momentaneamente al sovrano il decadimento al quale essi stessi contribui
rebbero, condurre la societ all ultimo termine (1 indebolimento e di rovina, e il
governo a quello di povert e dimpotenza, prima ancora che quegli savvedesse
della necessit di rimediare eltcacomente a un disordine tanto fummo a lui ed
alla nazione.
5. XIX.
Questa comunit si necessaria tra la parte governante e la parte governata
dello Stato, questa comunit che colloca il pi grande interesse del sovrano nel
laccrescimento del prodotto netto delle terre sottoposto al dominio di lui, questa
comunit senza la quale niuna nazione non pu esser sicura di avere un ammi
nistrazione costantemente prospera, ci indica quale esser debba la forma dell'au
torit sovrana, ed in quali mani cotale autorit debba essere depositata. Impe
roccli qualunque forma di governo la quale non comportasse questa comunit
d'interessi perfetta e visibile, tra coloro che esercitano l'autorit sovrana e coloro
sui quali essa viene esercitata, sarebbe evidentemente una forma prescritta dallor
dine delle leggi naturali il pi vantaggioso possibile agli uomini riuniti in societ.
evidente che un sovrano democratico non pu esercitare da se medesimo
l'autorit sua, e ch'egli non ne potrebbe fare altro uso che quello di nominare
dei commissarii o dei rappresentanti di lui per esercitare tale autorit. Questi rap
presentauti incaricati di esercitare lautorit del sovrano, sono particolari, la tua.
zioni dei quali sono necessariamente passaggiere. Questi passaggieri non potreb
boro essere in comunit perpetua d interessi colla nazione. Questi particolari
hanno, possono avere almeno, interessi particolari esclusivi, opposti allosservanza
dell'ordine ed all'interesse pubblico. Non dunque l amministrazione di costoro
che ne viene indicata dall'ordine naturale, e che possa vieppi stringere i legami
omcnvn a rnocnnssi Dl una SCIENZA NUOVA. 427
della societ collunione dell'interesse dei depositarii dell'autorit e di quello del
restante della nazione.
Ed' mestieri dire altrettanto di un sovrano aristocratico. i membri che
lo compongono sono pur eglino particolari che hanno possessioni e famiglie, e
dei quali l'interesse particolare esclusivo pu essere sovente in opposizione col
l'interesse degli altri proprietarii fondiarii soggetti al dominio loro, e che agli
aristocratici torna naturalmente pi caro, che non quell'intercsse dei proprietarii
il, quale costituisce l'interesse pubblico, _
Edaltrettanto d'uopo dire di un monarca elettivo. Un tal principe ha put
possessioni ed una famiglia che a lui appartengono come particolare, che
sussistono indipendentemente dalla sua sovranit, e che sussisteranno anche dopo
che la sua sovranit sar passata. Esso ha dunque l'interesse particolare esclu
sivo d impiegare la potenza della quale depositario per migliorare ed estendere
le proprie possessioni, per ingrandire ed arricchire la propria famiglia. Se questo
interesse si trovi opposto a quello delle rendite pubbliche e private della nazione,
il principe sar esposto a perpetue tentazioni, le quali sovente possono divenire
funesta. '
' Non gi che un'alta virt e un gran genio in un monarca elettivo, nei
consovrani aristocratici, o nei rappresentanti di un sovrano democratico, con
giunti a sufficienti lumi nella nazione, non possano assicurare, durante un certo
tempo, la prosperit delle societ sottoposte a quelle differenti forme di governo.
Ma un gran genio ed un alla virt sono qualit personali, le quali non passano
mica sempre da un principe al suo successore, e che si estendono assai raramente
sopra un gran numero d individui alla volta. Quando, in sili'atti governi imper
tetti, queste qualit mancano agli amministratori supremi, costoro possono assai
facilmente lasciarsi sedurre dallattrattiva del loro interesse particolare esclusivo.
Allora la nazione necessariamente diventa meno illuminata di quanto ella do
vrebbe esserlo, e lo sarebbe, se l'interesse presente e visibile dei depositarii del.
l'autorit fosse di estendere e di favorire listruzion pubblica dell'ordine naturale.
Allora l'ignoranza c'oncorre a mantenere la dissensione degl interessi ed a ren
derla pi pericolosa.
Non ci sono che le monarchia ereditarie nelle quali gl'interessi personali e
particolari, presenti e futuri dei principi possano essere intimamente, sensibil
mente e manifestamente legati con quelli dellapazione loro, per mezzo della com
propriet di tutti i prodotti netti del territorio soggetto al loro imperio.
Ed vero che questa compropriet solamente pu operare una perfetta co
munit d interessi tra un monarca, anche ereditario, e il suo popolo; perch se
questo monarca, in luogo di tale compropriet, avesse delle possessioni da far
fruttare per poi applicarne le rendite alle spese pubbliche, non potrebbessg adem
piere alle funzioni di proprietario fondiario sopra una tanto grande estensione di
terre, e non rimarrebbe a lui, per sostenerne la rendita, se non il rovinoso spe
diente di privilegiare tali sue possessioni a detrimento di quelle de suoi sudditi,
la qual cosa metterebbe quel monarca demaniale, in faccia alla nazione sua, in
uno stato assolutamente incompatibile col ministerio dell'autorit sovrana.
Ma la monarchia ereditaria presenta la forma del governo pi perfetto, quan
d'ella congiunta allo stabilimento della compropriet del pubblico nel prodotto
netto di tutti i beni-fondi, sotto una proporzione tale che il reddito del sco sia il
428 Dl non m senouis.
maggiore possibile, senza che la condizione dei proprietarii fondiarii cessi per
questo di essere la migliore che aver si possa nella societ.
5. xx.
Un monarca ereditario, associato colla sua nazione per la ripartizione pro
porzionale del prodotto nello dei beni-fondi, ha un interesse visibile che il prodotto
nella sia il maggiore possibile. _
Egli ha dunque un interesse visibile che tutte le condizioni necessarie all'esi
stenza del maggior prodotto nella possibile sieno compiutamente adempiute.
Egli ha un interesse visibile che la concorrenza sia la maggiore possibile in
tutti i travagli che contribuiscono direttamente o indirettamente alla formazione
di quel prodotto netto.
Egli ha un interesse visibile che la libert di qualsiasi specie di commercio .
tanto interna che esterna, sia intiera.
Egli ha un interesse visibile che il godimento di tutti i diritti di propriet
personale, mobiliare, fondiaria sia assicurato.
Egli ha un interesse visibile che luso di questi diritti sia illuminato dall'istru
zione pubblica, la pi luminosa, la pi estesa, la pi universale, la pi protetta.
Egli ha un interesse visibile, che quest'istruzione generale delle leggi dell'or
dine naturale gli formino magistrati, sui lumi e sulle virt dei quali possa egli
contare, per esaminare e decidere a norma di quelle leggi, quale esser debba nei
casi particolari l'applicazione della sua sovrana autorit, atline di mantenere la
propriet, sul prodotto della quale fondato il reddito suo.
Egli ha un interesse visibile che questi magistrati abili e studiosi facciano
confronto delle leggi positive ch'egli obbligato di promulgare colle leggi divine
dell'ordine naturale, alline di avvertirlo, se per avventura gli slnggisse nei suoi
ordinamenti qualche errore pregiudicante alle rendite sue; imperocche quelle stesse
leggi positive che sembrano le pi lontane dall'essere leggi scali, non potranno
mai essere inditferenti alle rendite di un sovrano compropriotario.
Elle sono necessariamente o conformi, o contrarie alle leggi naturali, o favo
revoli o nocevoli alla propriet, ed alla libert che da questa inseparabile.
Se elleno sono conformi alle leggi dell'ordine naturale, favorevoli alla pro
prieta ed alla libert, esse eccitano gli uomini a mettere la pi grande attivit
nei loro travagli, lasciando aperto il campo all'interesse lecito di tutti, e dando a
ciascuno la certezza di raccogliere il frutto de proprii sudori; allora elle esten
dono la coltura,. moltiplicano le ricchezze, accrescono il prodotto netto, e in con
seguenza il reddito del sovrano proporzionato a questo prodotto nella.
Se le sono contrarie alle leggi dellordine, nocevoli alla propriet ed alla libert,
elle gettano lo scoraggiamento nel cuore degli uomini, a cagione dell impotenza
alla quale ti riducono e delle dililcolta colle quali attraversano i loro travagli; elle
rislringono la coltura, diminuiscono le ricchezze e il prodotto netto, e in con
seguenza il reddito del sovrano.
Non c' dunque ordinanza positiva intorno alla quale non si possa proporre
questa questione: Si tratta egli di aumentare le nostre messi, di allevare :' no
stri figli e d'accrcsccrc il reddito del principe, oppure di bruciare le nostre
ricolta, di soffocare la nostra posterit, di rovinare le nanze pubbliche?
La soluzione di tale questione, discussa sino allevidenza dai magistrati, ram
ORIGINE r: PROGRESSI si ma SCIENZA scova. 429
monter sempre al monarca ereditario e comproprielario quale sia la sua volont
vera; imperocch non pu supporsl' un sovrano, non pu supporsi niun uomo,
che voglia nuocere altrui senza protto proprio, molto meno poi con evidente
perdita sua e de discendenti suoi; ci sarebbe supporre una determinazione senza
motivi, un effetto senza causa; o piuttosto anzi una determinazione contraria ai
suoi motivi, un effetto contrario alla sua causa; sarebbe insomma supporre un'as
surdl compiuta.
\ 5. xxx. .
Ecco qui dunque il riepilogo di tutto le istituzioni sociali fondate sull'ordine
naturale, sulla costituzione fisica degli uomini e degli altri esseri dai quali esso e
circondato.
Propriet personale stabilita dalla natura, per la necessit fisica che sta in
ciascun individuo di disporre di tutte le facolt di sua persona, per procurarsi le
cose acconcie a soddisfare i bisogni suoi, sotto pena di patimento e di morte.
Libert di trae-aglio, inseparabile dalla propriet personale di cui ella forma
una parte costitutiva.
Propriet mobiliare, la quale non che la medesima propriet personale
considerata nel suo uso, nel suo obbietto, nella sua estensione necessaria sulle
cose acquistate col travaglio della propria persona.
Libert di cambio, di commercio, d'impiego delle sue ricchezze, inseparabile
dalla propriet personale e dalla propriet mobiliare.
Coltura, la quale un uso della propriet. personale, della propriet mobiliare
e della libert che inseparabile da queste; uso proficuo, necessario, indispensa
bile, perch la popolazione possa'accrescersi per una conseguenza della moltipli
cazione delle produzioni necessarie alla sussistenza degli uomini.
Propriet fondiaria, conseguenza necessaria della coltura, e la quale non
se non la conservazione della propriet personale e della propriet mobiliare,
impiegate ai travagli ed alle spese preparatoria indispensabili per mettere la terra
in istato di essere coltivata.
Libert dell'impiego della propria terra, della specie della sua coltura, di tutte
le convenzioni relative alla coltivazione, alla concessione, alla retrocessione, al cam
bio, alla vendita della propria terra, libert inseparabile dalla propriet fondiaria.
Ripartizione naturale delle ricolta, in riprese dei coltivatori, o ricchezze il
cui impiego debbe indispensabilmente essere di perpetuare la coltura sotto pena
di diminuzione delle ricette e della popolazione; e in prodotto nello, o ricchezze
disponibili, la grandezza delle quali decide della prosperit della societ, e l'im
piego delle quali e abbandonato alla volont ed all'interesse dei proprietarii fon
diarii, e che costituisce per loro il premio naturale e legittimo delle spese da essi
fatte e dei travagli da essi eseguiti per mettere la terra in istato di essere coltivata.
Sicurezza, senza la quale propriet. e libert non sarebbero che di diritto e
non di fatto, senza la quale il prodotto nella sarebbe subitamente annientato,
senza la quale neanche la coltura stessa potrebbe sussistere.
Autorit tutelare e sovrana, per procurare la sicurezza essenzialmente neces
saria alla propriet ed alla libert, e che adempie a cosi importante ministerio,
promulgando e facendo eseguire le leggi dell'ordine naturale, per le quali la pro
prieta e la libert sono stabilite.
450 DUPONT m NEMOURS.
Magistrati, per decidere nei casi particolari quale esser debba l'applicaiore
delle leggi dellordine naturale ridotte in leggi positive dall'autorit sovrana, e'i
quali hanno il dovere imperioso di comparare le ordinanze del sovrani colle leggi
della giustizia per essenza, prima dimpegnarsi a prendere quelle ordinanze posi
tive per regola dei giudicii loro.
Istruzione pubblica e protetta, perch i cittadini, l'autorit e i magistrati nei
possano mai perdere di vista le leggi invariabili dell ordine naturale, e lasciarsi
i'uorviare dai prestigii dell'opinione, o dall attrattiva d'interessi particolari esclu
sivi, i quali dal momento stesso che sono esclusivi sono sempre mal intesi.
Reddito pubblico, per costituire la forza, il potere necessario all'autorit so
vran; per fare le spese del suo ministerio proteggitore, delle funzioni importanti
dei magistrati, e dell istruzione indispensabile delle leggi e dell'ordine naturale.
Imposta diretta, o ripartizione del prodotto netto del territorio tra i proprie
tarii fondiarii e l'autorit sovrana, per formare il reddito pubblico in modo ch
non restringa ne la propriet ne la libert e che in conseguenza non sia distruttivo.
Proporzione essensz'alec necessaria dell'imposta diretta col prodotto netto,
tale ch essa rechi alla societ il reddito pubblico maggiore che sia possibile, e in
conseguenza il grado maggiore possibile di sicurezza, senza la quale la condi
zione dei proprietarii fondiarii nisce di essere la condizione migliore che goder
si possa in societ.
Monarchia ereditaria, perch tutti gl'interess presenti e futuri del deposita
rio dell'autorit sovrana sieno intimamente legati con quelli della societ dalla
ripartizione proporzionale del prodotto netto.
(i) il vocabolo dcspota, signica, siccome l'indica l'etimologia sua, colui che pu
disporre a suo grado. Adoperandolo poi, come l'han tatto alcuni celebri moderni, a de
signare i sovrani arbitrarii, niuno si avveduto che la parola implicava contraddizione
eoll'idea che si voleva farle esprimere, poche eotali sovrani arbitrarii, che il volgo igno
rante crede despoh', e che possono essere tanto ignoranti da credersi tali cgno stessi,
non possono ad onta di ci disporre di nulla oppure di assai poca cosa. Essi sono i
servi dei servi loro, gli schiavi delle opinioni vacillanti dei loro popoli, i deboli tra
stulli dei loro soldati; essi non potrebbero fare quasi nulla per bene loro proprio n per
ORIGINE E PIlOGRBSSI DI UNA SCIENZA NUOVA.
laltrui; n possono migliorare quella situazion loro servile e pericolosa se non rinun
ziando al loro preteso dispotr'smo. Essi non sono dunque propriamente despoti; (lame 10")
il titolo dunque mancare alla metasica della lingua, evidentemente non impiegare
la parola propria. Questerrore, per essere sfuggito a bellissimi ingegni, non per questo
l' mica meno un errore: perci si si trova obbligati di cambiare linguaggio, lll questo
tempo nell'analisi severo e la dissezione scrupulosa delle idee fanno sentire la necessit dl
esprimersi pi esattamente.
452 nueon'r nl rumouns.
il incolpazioni odiose uomini pacici che si all'aticano con zelo, colla sola mira,
di concorrere al bene del genere umano, se procacciassero, bench a vuoto, di
rendere sospetti all'amministrazione cittadini virtuosi, tutti i voti, tutti gli studii
dei quali ad altro non intendono se non alla gloria del principe, alla prosperit
della nazione, oh! allora s che si dovrebbe compiangerli ancora maggiormente;
loperosit, la moltiplicit dei conati che un mal inteso orgoglio, che vili interessi
privati fanno fare contro l evidenza delle verit utili, non pu servir mai che a.
vieppi sprofondare coloro che vi si abbandonano, nel fango del disprezzo e della
pubblica indignazione.
dovrei pure citare due, tre o quattro uomini dotati di vastissimi lumi e di grande
ingegno,i qualisono incaricati in Francia dimportantissime funzioni; ma me n'a
stengo per timore di chiamare contressi gl' intrighi degli oscuranti e di ferire la
loro modestia. Tutti questi tilosoii sono stati e sono unanimi nell'opinione che la
libert delle azioni le quali non nocciono ad alcuno stabilita sul diritto naturale
e debb essere protetta in tutti i governi; che la propriet in generale, e d'ogni
sorta di beni, e il frutto legittimo del travaglio, e ch'ella non debbe mai essere
violata; che la propriet fondiaria il fondamento della societ politica, che non
ha altri membri, gl'interessi dei quali non possano mai essere separati dai proprii
suoi se non i possessori delle terre; che il territorio nazionale appartiene a questi
proprietarii, poiche essi lo hanno ridotto fruttifero merce le loro anticipazioni e
il loro travaglio, oppure lo hanno o ereditato o comperato da coloro che lo ave
vano per l'istesso modo acquistato e che ciascun dessi ha il diritto di rivendere la
parte sua; chei proprietarii delle terre sono necessariamente cittadini e che non
ci sono che essi che lo sieno necessariamente; che la coltura, il travaglio, le fab
briche, il commercio debbono essere liberi, tanto in causa del rispetto che e do
vuto ai diritti particolari, naturali e politici dei loro agenti, come per la grande
utilit pubblica di quella libert; che non vi si potrebbe recare nessun impaccio
senza che questo tornasse nocevole allequa evantaggiosa distribuzione, non meno
che alla produzione delle sussistenze e delle materie prime, e in conseguenza a
quella delle ricchezze; e che non si pu nuocere alla produzione se non con pre
giudizio della popolazione, delle nanze e della potenza dello Stato.
in questi ultimi tempi, alcuni impiegati subalterni delle dogane, ed alcuni
scrittori che non avevano attinto alcuna idea di questa dottrina, che non hanno
l'atto nessuno degli studii preliminari pei quali essi avrebbero potuto mettersi in
grado di approvarla o biasimarla con qualche apparenza di ragione, ne hanno
parlato arditameute, come ella altro non fosse se non che un tessuto di fantasti
rlierie, vaneggiamento di talune menti immaginarie senza conoscenza dei fatti,
senza esperienza di sorta.
Codesti censori orgogliosi non sapevano n di chi ne di che cosa si trattasse.
Sar loro dillcile di contestare a Sully, a dAngerson, a Trudaine padre e figlio,
a Gournay, a lnvau, a Bertin, a ltlalesherbes, a Turgot, a Fourqueux, a Boisge
lin, a Cice, a Tavanti, a lord Lansdown, a S. A. R. il Gran-Duca di Bade,
agl imperatori Leopoldo e Giuseppe il d aver amministrato e con buon suc
cesso grandi atlari pubblici, e la maggior parte di loro coadiuvati dai lumi degli
altri economisti.
I principii di questi uomini di Stato hanno influito sul commercio e lagri
coltura in Francia durante circa trent'anni; e se si vuole conoscerne letletto, si
trover che alla pace del 1765, le statistiche meglio compilate dall'abate Expilly,
da ltlessance, e da la Michaudiere, non indicavano che la popolazione del reame
fosse allora al di sopra di 22,500,000 anime; e che nel '1791, quantunque vi
fossero stati cinque anni di guerra, e perci nelle spese meno economia di ;quella
si fosse potuto desiderare, e quantunque la rivoluzione avesse gi cagionato emi
grazioni e sventure, la popolazione si elevava a pi di 27 milioni. - Un tale
risultato non ha certamente nulla di innesto.
Non bisogna credere che oggidi i principii che lo hanno prodotto sieno di
menticati.
so'nzus suon ECO NOMISTI. 457
Quando si vede il governo parlare con encomio dellagricoltura; farle sperare
le pi onorevoli distinzioni; chiamare i proprietarii ai collegi elettorali; incorag
giarclimportazione degli alberi stranieri eil ripopolamento delle foreste nazionali;
moltiplicarei merini; abolire i diritti di passo; facilitare con canali navigabili
le comunicazioni del commercio; stabilire degli emporii donde le mercanzie pos
sono tornare ad uscire quasi intieramente esenti di dritti o restare qualche tempo
senza pagarli; o volere collenergia che lo caratterizza la libert dei mari;non ci
sarebbe che un ignoranza ingrata che potesse riutare di rendere omaggio alla
sua saviezza ed a non ringraziarlo di mettere in pratica un s gran numero di
massime di questa scienza utile e nuova, nata nel nostro paese, e che non ha mai
potuto essere calunniata se non da coloro che non la conoscevano.
Cosa rispondere ai loro vani discorsi? _Sono persone totalmente prive di
esperienza, di logica e dello spirito di amministrazione che reclamano contro una
grande e favorevole esperienza, tuttavia seguita, verificata durante trentanni,
acquistata nel corso di mezzosecolo in Francia ed all estero, da venti ammini
stratori, che hanno coperto con gloria le cariche pi eminenti.
COMPENDIO
DEI
PRINCIPII DI ECONOMIA POLITICA. (l
Necessit. Bisogni.
m, m m
1 La sussistenza. _ 4 Il vestimento.
2 il riposo che implica il bisogno 5 Listruzione per perfezionare lin
della sicurezza. dustria, e per impiegare la forza secondo
5 La perpetuit della specie. il genere dei beni che si presentano o
che si ricusano ai nostri bisogni.
MEZZI NATURALI DELLUOMO.
Sono quelli che sono nella persona sua.
w
La sua forza, e tutto quello che ne pro. La sua intelligenza, e tutto quello che
viene, come ne deriva, come
m /W_\
La costanza nei lavori, la temperan- Lindustria, la rimembranza, ed in
za, laglit. somma tutto quello che le appartiene.
Dallimpiego dei mezzi naturali dell'uomo, risultano il sostenimento e leslen
sione della sua
-w
PROPBIETA.
il diritto esclusivo di possedere una cosa qualunque,
essa trae seco
/_\_/\l_\
LA umana E LA SICUREZZA.
La propriet si divide in tre rami.
A
4 Propriet 2 Propriet 5" Propriet
perumale. mobiliare. fondiaria.
M M W
Limpiego di questo dono della La propriet mobiliare e la pro- la propriet di un fondo di
natura e la ricerca delle cose ac- prietk di tutto quello che noi adu- terra che luomo acquista col suo
concia a soddiafara ai bisogni ai niamo col nostro travaglio o colla travaglio e collimpiego delle altre
quali ella ne fa soggetti, sotto pena nostra fortuna, e che pu servire al suo propriet.
di patimento e di morte. bisogni nostri, per impiego imme
diato o per cambio.
(l) Sui dubbii intorno allautenticil di questo scritto, si veda sopra , pag. xLvm e
Lxxxvut.
consumo DEI ralacu'u m Economia rourrca. 459
Di queste tre specie di propriet, la prima, almeno, appartiene di diritto naturale all'uo
mo anche il pi sprovveduto. La seconda fondata sulla prima, e la terra sulle altre due.
La felicita della specie umana
consiste nella moltiplicit
de suoi godimenti.
Per rendere i godimenti comuni necessario che le propriet sieno esclusive.
Tale e lordine della natura che si spiega
e si eseguisce con
Le relazioni degli uomini tra loro ,
le quali derivano
Dalle relazioni tra i loro travagli,
e questi
Dalle relazioni naturali trai loro
doveri.
u. CAMBIO
il legame di quelle relazioni,
o meglio
Il legame delle relazioni degli uomini tra loro, sia nella relazione dei loro bisogni.
Ha il cambio lell'elto che risulta da questa relazione di bisogni, ed il vero motore
delle relazioni dei travagli.
/"__---IIIIIIIIlIIIlIII--..ai__.--IlIIIIIIIIl-""'----___\
A DIRITTI E DOVERI.
W
l 1'
I nostri diritti sono il titolo dei nostri I nostri doveri sono le condizioni da
godimenti. adempire perconscrvare e perpetuare i no
stri diritti.
Nessun diritto senza doveri.
I diritti si spiegano colla conoscenza dei doveri, e reciprocamente i doveri colla no
zione dei diritti.
LE SESSISTENZE
si acquistano con due mezzi.
I,i-uIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII--4h\___--IIIIlllllllllll----n_\
1 il"
La ricerca dei prodotti della terra che Larte di moltiplicarli.
nascono naturalmente.
mm
1 il
La ricerca dei frutti selvatici e spon- La moltiplicazione degli animali e dei
tanei, la caccia e la pesca. frutti acconci al nostro godimento; la qual
cosa comprende il pascolo, ed appresso
tutti i generi di coltivazione.
M0 nunosr m NEMOLBS.
w
AGRICOLTURA. <
L'arte della coltura ununione dell'intelligenza, del travaglio e delle antici
pazioni dell uomo, inteso alla produzione delle sussistenze.
Dalla moltiplicazione dei prodotti utili risulta la moltiplicazione della specie umana
e quella de suoi godimenti.
w
POPOLAZIONE.
A quel modo stesso che dalla moltiplicazione dei prodotti utili risulta la moltiplica
zione della specie umana e quella de godimenti suoi;
La propriet personale , che
la base dogni societ ,
e la radice di tutte le altre propriet,
fornisce i primi mezzi
agli uomini per cominciare il
CIRCOLO
DEI 'rasvzcm E DELLE SPESE,
Nel quale si trova il cambio naturale che stabilisce e perfeziona le relazioni degli
uomini tra loro:
Perch
i travagli
moltiplicando le sussistenze
moltiplicano la specie umana.
La moltiplicazione della specie umana trae seco
dei bisogni.
La moltiplicazione dei bisogni, quella dei travagli,
' e
Laccrescimento dei travagli moltiplica lc sussistenze e le spese ch'elle esigono.
LA PnoPmE'rA' MOBILIARE
fornisce le spese;
ed
LA nnonmen PERSONALE
quella che fornisce i travagli equivalenti.
E chiaro ad ognuno che un tal circolo presenta un cambio naturale e rispettivo di
produzioni e di travagli.
Il circolo ha principio dai travagli, perch bisogna seminare prima di raccogliere.
Innanzi la prima raccolta luomo viveva dei frutti sparsi c spontanei della terra; ma la ricerca di quei
prodotti era un travaglio corrispondente alla spesa della sua sussistenza, ed un dovere corrispondente al
diritto di vivere. E da quel momento vera un concorso di travagli nellinlrrno delle famiglie, ed anche se
vcnto tra le diverse famiglie di cacciatori e di pescatori, per facilitare il successo delle ricerche loro, e prov
vedere pi abbondantemente ai bisogni loro.
Ecco dunque
LA SOCIETA'
necessaria per la natura e per l'ordine de nostri bisogni, le leggi dei quali derivando
dalla natura delle cose, sono anteriori alle convenzioni sociali.
2 SEZIONE. _ SOCIETA.
Le condizioni della societ sono quellevche la natura le prescrive, e che noi ab
biamo pur ora vedute.
COMPENDIO nei PRINCIPI! m ECONOMIA rou'rtcs. 441
La societ dunque non pu farsi
LEGGI
se non dentro il circolo segnato dalle leggi dell'ordine naturale. Ella ritrae di l il
principio suo, ella vi deve comprendere il suo obbietto ed il ne suo.
E dalla massa delle condizioni privato, la quale risulta dal cambio e dall'accettazione
reciproca dei diritti e dei doveri degli uomini, che sono composte le leggi pubbliche
delle societ.
Una legge pubblica, equa e consentita, il segno della riunione di molte volont
in una sola e medesima decisione; come pure il punto centrale della continuazione
di un tale concorso.
L EQUITA
Deve dettar leggi per essere un argine contro la
curmmt.
L'uomo , cattivo giudice delle necessit proprie, e inclinatissimo a giudicarle al peso
della sua cupidit, la qual cosa rende le
LEGGI NECESSARIE
Mw -
GUARENTIGIA.
La societ debbessere perpetua: ella debbessere considerata come quella che assi
cura il titolo e la guarentigia della propriet.
Ora, c' tale propriet che non pu essere, se non perpetua; dunque la sua guaren
tigia debb'essere perpetua essa pure.
Questa propriet
PROPRIETA' roivnmiu ,
la possessione proficua della quale non pu essere assicurata se non per mezzo di una
guarentigia perpetua. altrimenti niuno farebbe le spese che debbono precedere ed accom
pagnare la coltura delle terre.
La coltivazione giovevole richiede dunque una societ permanente, ed una costitu
zione invariabile.
CONDIZIONI nei. comune.
Sicurezza della propriet delle ricolte
future,
Senza la quale niuno rischierebbe guari di fare le anticipazioni che sono indispensa
bili ed il prodotto delle quali non frutta che successivamente, n il capitale sul quale
questo prodotto fondato, e che ne mantiene la durata.
Supponiamo chei coltivatori svendo, per impiantare la loro coltura, un fondo di l0,000 orini in bestia
mi, strumenti d'ogni maniera, e mezzi di sussistenza per se e pei cooperatori loro, insino al ricolte, o
spendendo in seguito annualmente in ispese di coltura, il valore di 2,000 liorini, ricavino dalla ricolte un
prodotto totale del valore di 3,000 liorini, ossia i tre quinti di pi della loro annua messa.
Il coltivatore devo primsmente riprendere, sul prodotto totale, l'ammon
larc delle spese annue della coltura . . . . . . . . . . . 2,000 or.
Dippoi glinteressi delle anticipazioni primitivo che si computano anch'essi
per un quinto del prodotto totale . . . . . . . . . . . . . . 4,000
w
CONSUMAZIONE.
La ripartizione che abbiamo veduta test distingue gi le due prime classi della
Societ, cio:
M) nunonr m Nsmouas.
LA CLASSE PRODUTTIVA
e
LA CLASSE DEI PBOPIIETABII.
La prima deve rendere alla terra quello che ne riceve.
La seconda ha una rendita disponibile.
Elle ripartiscono e spendono tra entrambe il prodotto totale.
La parte della classe produttiva
LE RIPRESE nel. COLTIVATORE.
La parte dei proprietarii
IL PRODOTTO NETTO.
Lordine, secondo il quale si fa la consumazione, deve seguire l'ordine dei bisogni
dettati dalla natura, ed naturale alluomo di conformarvisi.
A quel modo stesso che i travagli e le spese le quali sono necessarie per produrre
quanto necessario a provvedere ai bisogni, debbono succedersi secondo l'ordine della
necessit maggiore e minore di tali bisogni; anche lordine delle consumazioni deve se
guire codesta necessit dei bisogni.
lor-egli e le spose produttive
Si penser vengono
a mulrini prima,prima di quelle
a vestirsi poi. di
WK
CIRCOLAZIONE.
Per facilitarli! e d'uopo d'un pegno intermedio, di prezzo grande, di poco volume, col
quale si supplisca ai cambii immediati, che senza di esso non si potrebbero se non diili
cilissimamente esercitare:
Codesto pegno ci che si chiama
danaro, moneta, numerario, ecc.
Bisogna distinguere
il cambio
dalla
entrata pura e semplice:
Vale a dire, dalla consegnezione gratuita del prodotto in natura che si fa dal t
taiuolo al proprietario, il quale nulla d in cambio.
Se il proprietario ad un tempo anche coltivatore, naturale che il prodotto netto
che resta, constituisce cotale entrata pura e semplice; questa che chiamasi in generale
LA aasmn ;
ed per via di questa rendita apprezzata, e convertita in danaro, cbe incomincia,
nelle societ compiute, la circolazione che dappoi si continua coi cambii.
ll danaro estende il valore renale di tutti itravagli, di tutte le spese, di tutte le
produzioni; esso lo esprime, e rendendolo monetario, lo rende vieppi sensibile.
Lordine utile dei travagli
lavvicinamento pi pronto agli obbietti loro;
Lordine utile delle spese
lavvicinamento pi pronto al loro affetto, il quale poi e l'ordine utib dei mwagli.
E poich il danaro rappresenta i travagli e le spese, la circolazione del denaro deve
avere nello stesso tempo un obbietto ed un effetto, che
LA RIPBODUZONE
M
RESTITUZIONE 0 RETRIBUZIONE
M
ANTICPZIONI.
Elle ci danno diritto alla sussistenza, vale a dire ad una porzione dei pro
dotti della terra a titolo di Restituzione.
444 nuaoar DI xmlotns.
W
CLASSI SOCIALI.
Una societ compiuta , quand'ella si mostra e si mantiene composta di
TRE CLASSI:
COMPENDIO DEI PIllNClPll m scoxouu POLITICA. 445
W W W
4 Clima produttiva. 2" Classe proprietaria. 5 Claue sterile.
quella dei proprietarii il im- la classe (li coloro ai quali la classe degli operai i travagli
piegati qualunque ai travagli della appartiene la propriet delle terre. dei quali, sebbene nccessarii alla
produzione societil, nondimeno per non sono
produttivi.
E qui propriamente non sono mica gli uomini quelli di cui si la distinzione, ma i
travagli loro. Per determinare la conseguenza degli interessi umani stato d'uopo clas
sicare i lavori.
W
Si distingue
W w w
L'interesse primitivo. Linteruse relativo. Linlcrcaae secondario.
l-I quello della prodnzone 0 quello della distribuzione, la E quello della consumazione,
della moltiplicazione dei frutti; i: quale non pu esistere se non per provenendo dalla distribuzione re
liulercase generale dell umanit la produzione, e che decide del- golnre, diventa la misura di una
inticru. l'ordine dei travagli e delle spese, nuova riproduzione la quale rina
e dellazione regolare del circolo seo senza deterioramento.
vivilicante.
DISTRIBUZIONE.
La divisione della societ in tre classi e necessaria per discernere landamento
delle relazioni degli uomini tra loro, per distinguere i diritti ed i doveri di cia
schedun di loro, e per formare, dalla massa bene chiarita deglinteressi loro par
ticolari, l'interesse comune sociale, l'interesse unico e generale dell'umanit.
Non vi potrebbe essere niuna Distribuzione senza
VALUTAZIONE.
per essa che si combina il mercato tra il proprietario ed il coltivatore, il
quale debbe avere per porzione sua la ripresa totale della somma delle anticipa
zioni primitive, senza la quale la coltura decaderebbe in ragione della diminu
zione di tali riprese.
IL raonorro cerro
e quello che vien consegnato, franco e libero delle spese annue della coltivazione,
nelle mani del proprietario; ma questo prodotto netto ha pur altre destinazioni
importanti ed indispensabili; queste destinazioni sono:
mm M
1 [[0
Il mantenimento, ed anche ilmeglio. Il soddisfacimento dei carichi so
ramento delle anticipazioni fondiarie. ciali.
CARICHI SOCIALI.
Essi sono le spese comuni della societ, alleetto di mantenerla, di difen
derla e di farla prosperare. I bisogni comuni della societ sono assai numerosi,
ma si possono riassumere a tre principali:
w W W
le Listruzione. 2" Lu difesa. 5 Il mantenimento ed il mi
gliorameuto delle anticipazioni lou
\
diarie.
./W
PATRIHONIO PUBBLICO.
quello di cui tutti usano, e che poi non propriamente ed esclusivamente
\
446 nnaoar Dl NEMOURS.
di nessuno: le strade, le vie, le rive, i templi, i ponti, i umi. la cura, il man
tenimento, il miglioramento di questo patrimonio pubblico che costituisce una
porzione principale dei carichi sociali, e s'intende ci , quando si parla del man
tenimento e miglioramento delle anticipazioni fondiarie dello Stato. Il patrimonio
pubblico considerato come sbocco pubblico e generale, la condizione necessaria
del valore venale delleccedenza della riproduzione annuale.
/_w\
AUTORITA TUTELARE.
Esattamente parlando, non esiste al mondo che una sola societ umana. Gli
uomini tutti, da un individuo all'altro, duna all'altra provincia sono in relazioni
di travagli e di spese, di diritti e di doveri; e codesta concatenazione che si rias
sume tutta nellunit dinteresse tra tutti gli uomini, li mette in societ. da un
capo all'altro della terra.
Non vha, secondo lordine, se non una sola autorit, cio quella dellordine
naturale, la legge del quale decide e regola l'ordine delle nostre relazioni, dei no
stri travagli, delle nostre spese, dei nostri diritti e dei nostri doveri sempre a van
taggio delluomo.
Si chiama
an'rom'u TUTELARE nanna SOCIE'I'A',
la potenza stabilita nella societ per fare osservare ed eseguire la legge dell'or
dine naturale, legge tutrice e conservatrice di tutti i nostri diritti.
Questa propriet non potendo essere esercitata se non da uomini , questesercizio ha
bisogno di essere suddiviso pi o meno , secondo le condizioni siche dei diversi terri
torii, e qualche volta secondo le condizioni morali dei loro abitanti. Sono colali divisioni
pi o meno lortuite o ragionevoli, secondo la buona o la mala condotta degli uomini, le
quali hanno formati i dill'crcnti Stati, gli abitatori dei quali si sono poi in seguito, per
errore, persuas di essere nazioni sempre emule , sempre rivali, e nalmente nemiche.
Ed qui che l'ignoranza e liniquit hanno coperto la supercie della terra.
Lesistenza d'una societ suppone che vi si riconosca un'Autorit. tutelare,
m m
Il. DOVERE IL DIRITTO
di questa Autorit di proteggere tutte le che corrisponde a quel dovere e la com
propriet di qualunque genere. di vigilare propriet del pl_'0d0ll0 di tutte le propriet
allesecuzone delle leggi dellordine natu- fondiarie che esistono sotto la sua salva
rale, come anche al mantenimento ed al guardia.
miglioramento del patrimonio pubblico.
La compropriet universale, la quale appartiene allAutorit tutelare, non deroga
guari alla propriet fondiaria particolare, perch, per l'esercizio del proprio dovere,
quellAutorit causa necessaria e progressiva del prodotto netto; la parte di lei debbe
dunque avere un eetto sso e progressivo. A questo diritto sacro, al paro di qualunque
altro, si aggiungono due motivi egualmente ragionevoli ed utili. E il primo, che i mezzi
che costituiscono la potenza, vale a dire i diritti dellAutorit, debbono crescere in pro
porzione dell'estensione dell'esercizio di lei, cio de doveri suoi. E il secondo, che co
testa unione visibile tra l'Autorit protettrice c la propriet protetta, previene l'abuso
dell'autorit col solo freno potentissimo sempre tra gli uomini, la visibilit cio dell'in
teresse loro proprio collegato alla buona amministrazione.
w
i quali sono:
W ww W
l" Il aoddfacimento 2Laprotezione diluiti 3 Il servizio gratuito 4 La girata distribu
fedele dei proprii ca- e diritti di coloro che una la societ. zione di quelle zpere,
'vh- m''carto la pfoprt'e- di attendere a qual- donde dipendono il
Che sono di contribuire l fondiaria. cune delle parti compreso diritto ed il patrimo
ai carichi pubblici, o di E d'esser giusto verso nei tre punti che raccbiu- m'o di una grande
mantenere le anticipazio- il coltivatore, e di proteg- dono i bisogni sociali; e porzione della IO
ni fondiario. gcrlo contro gli errori questo senza esigere un cielo.
pubblici e le ingiustizie salario proporzionato al (11) una direzione delle
privato, nel ricorso nllau- bisognoassoluto dellasus- spese giusta, ed unaltra
_ toritt e colla conoscenza sistema propria. che e piacevole, e per con
dci diritti e dei doveri so- scguenza ingiusta.
cieli.
prezzo buono per quello che le ha fatte nascere. E ci che succede, quando si'trovi
tra la produzione ed il consumo una
PERDITA DI TEMPO E DI TRAVAGLIO.
Questa perdita e sempre nocevole alla riproduzione, perche la consumazione la pi
procua al coltivatore quella che gli riporta in mano il prezzo della derrate pagato M
consumatore, colla minore diminuzione possibile.
Quante pi deviazioni far'a la spesa del pro rietario per arrivare alla vendita di prima mano delle der
rate, tanto pi saranno i travagli,i tua rti, e fatture da agarai, per appropriare la produzione al godi
mento; e tanto men'o il coltivatore pro ttcrii della spesa e e il proprietario la per godere, e tanto meno,
rr conseguenza potr quello moltiplicare lo sussistenze e le materie prime, che luna e l'altro sono la
iiase di ogni godimento.
Bisogna dunque diminuire
quanto possibile, senza nuocere alla libert, le spese di trasporti, di fatture e di forme.
Qualunque pagamento di travagli intermedii preso dentro al valore delle produzioni, e sopra quanto
ritorncrebbe al coltivatore, se ai potesse fare a meno di tali travagli imperoccliia i mezzi di pagare del pro
prietario, che vengono limitati da l a quota della rendita , decidono o del prezzo 0 della quantit delle compre.
LA CONDIZIONE SOCIALE
vantaggiosa per tutte le classi, _
in ragione che la spesa fatta dal consumatore per l'acquisto di derrate e di materie prime,
ritorna pi direttamente o pi intieramenle al coltivatore.
I vantaggi di lei diminuiscono per tutte le classi,
in ragione che il prezzo pagato dal consumatore pi diminuito dal salario degli operai
intermedii, prima di arrivare al coltivatore.
LE spesa
debbono nutrire il maggior numero duomini possibile.
Bisogna dunque che il travaglio degli uomini
sia impiegato in cose utili,
perch
quanto pi sar impiegato utilmente, tanto pi esso sar prottevole;
e
pi contribuir direttamente o indirettamente all accrescimento delle
produzioni e delle rendite,
0 per COllt'gllQllIl
IL DIRITTO DI SUSSISTEIIE
invariabilmente legato dallordine
naturale al
4
DOVERE DI LAVORARE.
Se lueguaglianza delle fortune autorizzata e protetta dall'ordine sociale, e risultante
dall'uso stesso dei diritti di propriet, pare dispensare, e dispensa di fatto taluni uomini
dal travaglio manuale , non debbono essi dimenticar mai che
IL DIII ITTO
di godere della loro ricchezza , acquistata e conservata sotto la protezione della
societ , loro impone
u. DOVERE
di lavorare per questa medesima societ, sotto pena di rubare, coltoziosita loro,
i soccorsi e la protezione, ch'essi ne hannno ricevuto.
Gli a codesti uomini, anticipatamente gratificati, che sembra sieno pi particolar
mente dcstinati i travagli distruzione, d'inspezione, di giurisdizione, (l'emulazione edi
protezione;
E nulla pu autorizzarli a sconcertare col disordine delle loro spese
i travagli profittevoli
a tutta la societ per
l'aderenza naturale
che essi hanno
colle sussistenze.
\
Lo studio di questo circolo naturale di travagli e di sussistenze pone nel caso di giudi
care agevolmente se la direzione delle spese del proprietario pazza o savia, equa od in
giusta, e se alla dia la vita agli uomini ovvero li distrugga.
W
RIEPILOGO.
Ogni uomo riceve dalla natura il diritto di vivere indispensahilmente legato
al dovere di lavorare.
i
Gli uomini non possono vivere se non del frutto dei loro travagli.
Il successo dei loro travagli dipende dalla loro unione.
Essi non potrebbero riescire a vivere, e soprattutto a vivere felici, se non per
il loro successo vicendevole.
Econom. Tono I. - 29.
450 nurotrr m NBMOL'ItS.
L'interesse di ciascuno il medesimo che l'interesse di tutti.
La qual cosa costituisce
LA CONCATENAZIONB DI TUTTI GLINTERESSI UMANI.
E d'uopo distinguere tra l'interesse ed il desiderio. Questo pu essere depravato dal
l'ignoranza, la quale fa predominare l'istinto del bruto sullintelltgenza dell'uomo.
L'interesse del coltivatore
senza contraddizione il successo del suo travaglio dal quale dipende la sua sussistenza;
ci non ostante egli non potrebbe ottenere quel successo senza servire nel medesimo
tempo all ,
interesse del proprietario,
la parte del quale ingrassa in ragione di quel successo.
L'interesse della classe proprietaria
dipende dal successo futuro del coltivatore , e questo successo futuro dipende dalla sua
forza attuale. '
Se il proprietario piglia sulla parte del coltivatore, che quella che costituisce la forza
di questo, egli rovina se stesso anticipatamente.
L'aderenza di questi due interessi tanto visibile, tanto palpabile da una parte come
dall'altra.
La classe sterile
non pu vivere che sulle spese della classe produttiva e della classe proprietaria.
Quanto pi dunque queste due classi avranno di che spendere, tanto pi la classe ste
rile avr di che vivere.
Perci
l'interesse della classe sterile e il medesimo che quello dell'altro due.
Questa classe protta in ragione che i travagli delle prime classi, pi avvicinate alla pro
duzione, essendo tutti adempiuti. la sovrabbondanza della popolazione perviene, a forza
d'industria, a fondare il suo patrimonio sulla sovrabbondanza della produzione.
IL PUNTO FISSO n'uim's' n'lsrsnnssa TRA su uomini,
o
l'interesse
generale e comune delle tre classi che compongono la societ, e quello di cia
scheduno dei loro membri, sta nell'interesse del coltivatore e nei successi di esso.
questa la grande unit d'interessi che associa tutti gli uomini tra loro con le re
lozioni indispensabili di diritti e di doveri, come la generazione e la debolezza li uniscono
coi legami della fratellanza e dei soccorsi vicendevoli.
La cognizione di questa grande verit e di tutta la serie de suoi principii e
delle sue conseguenze, e
I
LA SCIENZA DELLA VITA umana,
la quale da una vera base alla morale, offrendo un punto di riunione ad interessi in
apparenza contraddittorii.
Il suo piano ed i suoi risultamenti sono
di mostrare all'uomo che il pi vivo ardore dei desiderii di lui, ed i suoi pi grandi
sforzi .per l'estensione de suoi godimenti sono un bene, purch egli non li rivolga mai
ad allentare al diritto altrui, e che qu sto diritto sia per lui un limite sacro.
Che segli viola anche menomamente questo limite posto dalla giustizia eterna ed on
nipotente, non soltanto egli commette ingiustizia e male morale, ma fa per anche una
pazzia, egli opera il male sico proprio suo, e ferisce e punisce se stesso.
QUESTA SCIENZA
mostra, insomma che
conrss'mo DEI PRINCIPI] DI ECONOMIA POLITICA. 451
le pinne le ricompense cominciano da questa vita, eh elle consistono primamente in
mali sici e sempre pronti, sempre esatti e calcolati sopra gli effetti della nostra condotta.
Ella manifesta inoltre :.
P
I NOSTRI DOVERI VERSO DIO,
i quali sono
L adorazione dell'autore della natura, e del grand ordine col quale Egli ne
gratica di continuo per nostre proprie mani; l'obbedienza a quest'ordine univer
sale, supremo, sacro, ad onta di qualsiasi impulso ed eccitazione che possa darne
il nostro interesse momentaneo, sempre cieco o perverso quando si oppone alla
legge dell'ordine; la preferenza di codesta legge a qualunque insinuazione insi
diosa; insomma la rassegnazione assoluta a tutto ci che questa legge ordina e
di noi e degli interessi nostri.
II.
I nos'rm novlm vnnso 1 uos'rnr snnu.
iquali consistono a risguardare glinteressi loro siccome i nostri, e per conse
guenza a rispettarli del paro.
Le nostre relazioni cindicano i gradi di progressione di questi doveri.
Gli uomini coi quali noi siamo in relazione sono ci che si chiama nostro prossimo; le
prime relazioni nostre costituiscono il nostro primo prossimo, il servigio pi prossimo e
il primo nostro dovere di fratellanza; ed coll'esattezza nell'osservare l'ordine delle nostre
relazioni , che noi arriveremo alla fratellanza universale.
I nostri nemici non sono tali che per gli atti loro.
L'atto nemico e un'invasione dei nostri diritti, un'interruzione delle nostre rela
zioni: l'interruzione delle relazioni e un attentato allordine sociale. Noi acquistiamo
la guarentigia sociale, ed il territorio paga le spese di questa guarentigia. Perci noi
dobbiamo essere immuni secondo l'ordine delle spese dell'inimicizia, e noi abbiamo
diritto appellarne alla guarentigia della societ per lo soddisfacimento di cotali spese.
Dal canto nostro, il nostro dovere verso i nemici nostri e di trattarli come un
terreno incollo, che incontrassimo in mezzo al nostro podere.
E d'uopo far loro ogni sorta d'aperture ossia anticipazioni, per procurare di rista
bilire le nostre mutue relazioni con esse. Che se ad onta di ci non possiamo aggiu
gnere tale scopo , non possiamo allora che risguardarli come un terreno ingrata, refrat
tario od infetto, al quale non dobbiamo pi condare le anticipazioni, ma che non
per dobbiamo deteriorare. Non vendicarsi perdonare; vendicarsi far danno, ed
il danno si estende sempre sopra molti. .
III.
1 Nosrnr novsni veaso NOI s-rsssr,
iquali si riducono ad accrescere i nostri diritti per via dell'estensione dei nostri
doveri, il soddisfacimento dei quali torner sempre a profitto di tutti, vale a dire
che pi nei lavoreremo e pi nei protteremo; pi bene faremo, pi bene ci tro
veremo; ed il nostro travaglio, il nostro protto, il nostro ben fare, il nostro ben
essere torneranno costantemente e reciprocamente a vantaggio di tutti, e sempre
a vantaggio proprio nostro.
una n. nmus i: nrcsvmmo.
DISCORSO
PREMESSO ALLA FISIOCRAZIA. o
__...__.9___
gheremmo sovente se non a fare ci che ci sarebbe nocez-olc. Allora non si potrebbe
dire che noi usassimo del nostro diritto naturale; ed esisterebbe tra il principio della
nostra condotta e la maggior parte desuoi effetti una grossolana e funesta con
traddizione. dunque manifesto che l'esercizio del nostro dirillo naturale evi
dentemente e necessariamente determinato da cause assolute, che la nostra intel
ligenza debbe studiare e riconoscere chiaramente; alle quali ell obbligata di
sottomettersi esattamente, e fuori della concatenazione delle quali nel non pos
siamo fare nessuna azione lecita, n ragionevole.
Il dirillo alle cose adatte al proprio godimento esisteva pel primo uomo.
Esso esiste per un uomo assolutamente isolato. Considerato anzi rigorosamente ed
unicamente in questo primo punto di vista, esso precede l'ordine sociale, come
pure qualsiasi giusto e qualsiasi ingiusto relativo. Ma in questo caso, come in
qualunque altro, egli non per meno sottoposto per la sua essenza alle leggi
siche dell'ordine naturale e generale dell'universo. In questo caso, come in
qualunque altro, esso non pu venir impiegato sicuramente se non sotto la dire
zione della ragione illuminata. In questo caso, come in qualunque altro, esso e
sottoposto a limiti differenti di quelli del potere sico istantaneo dell'individuo, a
regole evidenti e sovrane, dalle quali l'individuo non potrebbe scostarsi in nessun
modo senza suo proprio pregiudizio.
Un uomo esattamente solo in un'isola deserta sembra avere la scelta di agire
e di abbandonarsi al riposo. Ma, come noi l'abbiamo pi sopra notato, esso
incaricato dalla natura stessa di prevedere alla propria conservazione salto pena
di pal-imenlo e di morte. A meno ch'egli non sia insensato, egli si guarder
dunque di restare ozioso. Egli lavorer per procurarsi il pasto e per istabilire la
propria sicurezza contro gli attacchi degli altri animali. Egli anzi riconoscer che
non basta di soddisfare con un travaglio passaggero al bisogno del momento;
egli cercher a radunare e conservare delle provvigioni per far fronte agli acci
denti, e per godere nella stagione, in cui la terra riuta i suoi frutti. Altrimenti
egli non farebbe uso del diritto che ha di fare ci che gli vantaggioso ; egli
non adempirebbe il dovere che gli imperosamente prescritto dalla natura; e
l'eetto irresistibile di una legge naturale le punirebhe prontamente e severa
mente della sua negligenza.
W Se invece di un uomo solo, fossero pi uomini che s'incontrassero in un paese
incollo, certo cheglino avrebbero il potere fisico di combattcrsi gli uni gli altri:
che il pi forte avrebbe il potere sico di portar via qualche volta il pasto. del
pi debole; che due deboli riuniti, che il pi debole stesso, merc lastuzia, la
sorpresa, il la destrezza avrebbe qualche volta il potere fisico di vincere il pi
forte, di rapirgli la sua preda ed anche la vita. Ma gli egualmente certo ch'e
glino si guarderebbero di tenere una condotta cosi pericolosa, cosi disordinata,
cosi difettosa, cosi propria a distoglierli vicendevolmente dal travaglio necessario
per assicurare la sussistenza loro , ed il cui pericolo estremo e palpabile sarebbe
pure visibilmente reciproco. Eglino scorgerebbero prima di tutto evidentemente
che un tale stato di guerra li condurrebbe alla fine a pcrir tutti; e che insino
che quella ne crudele giugncsse, sarebbero tutti ridotti a trarre una vita misera
bilissima, nella quale nessun di loro godrebbe, ne potrebbe nemmeno sperare di
godere del suo diritto di fare ci che gli fosse vantaggioso.
Ora gli uomini non hanno nulla di pi interessante che di assicurarsi il godi
454 nrrosr m NEMOUBS.
mento di questo diritto fondamentale. Avvertiti gli uni e gli altri dai bisogni
pressanti della necessit d'impiegare le loro forze siche, aine di prevedere alla
propria loro conservazione, lungi dal farne uso per nuoccrsi, per distruggersi
reciprocamente; il bisogno vicendevole, il timore, linleresse, la. ragione inne,
farebbero loro riunire quelle medesime forze pel bene di tutti; le sottoporrebbero
a delle regole naturali di giustizia ed anche di benecenza reciproca: stabilireb
bero necessariamente tra loro delle convenzioni sociali tacito o formali, per
assicurare a ciascuno l'uso lecito del suo diritto naturale, del suo diritto alle
cose adatte al proprio godimento, e in altri termini, la libert di profittare
dei vantaggi chesso pu ritrarre dall'ordine naturale.
Lonmsn Nirvana e la costituzione sica che Iddio stesso ha data all'uni
verso, e per la quale tutto si opera nella natura. In questo senso generale e
vasto, lordine naturale precede di molto lordine naturale dell'uomo; si estende
molto aldi l dell'uomo e di ci che lo interessa; abbraccia la totalit degli esseri.
Ma quando si riguarda quest'ordine supremo relativamente alla specie umana,
si vede ch'egli deve rinchiudere, chegli rinchiude ditlatti, ueloro pi minuti par
ticolari, tutti i beni sici, ai quali noi possiamo pretendere, e listituzione sociale
che ci propria.
lordine naturale che ci sottopone a dei bisogni sici. Ma pur esso che
ci circonda di mezzi sici per soddisfare a codesti bisogni. per esso che
qualunque elletto ha necessariamente la sua causa, che qualunque causa ha i
suoi etietti diretti. E da lui che noi riceviamo il dono prezioso di potere studiare
e riconoscere evidentemente questammirahile concatenarnento di causee di etl'etti,
nelle cose, sulle quali ci possibile estendere l'uso dei nostri sensi e della nostra
ragione. dunque esso che ci prescrive sovranamente delle leggi naturali, alle
quali noi dobbiamo conformarci e sottometterri, sotto pena di perdere in ragione
proporzionale dei nostri errori e del nostro deviamento, la facolt di fare ci che
ci sarebbe vantaggioso, e d'essere cos privati dell'uso del nostro diritto na
turale.
Le LEGGI NATUIALI considerate in generale sono le condizioni essenziali,
secondo le quali tutto si eseguz'sce ncllordim' istituito dall'autore della natura.
Elle dilleriscono dall'ordine, come la parte differisce dal tutto. Ne esiste senza
dubbio un'immensa quantit che ci saranno eternamente sconosciute, che niuna
relazione hanno coll'uomo, e delle quali non sarebbe nemmeno savia cosa occu
parci; poich per noi allare gi abbastanza grande quello di pensare etiicace
mente a'mezzi di accrescere e di assicurare la nostra felicita.
Codesti mezzi sono evidentemente indicati dalle leggi naturali della porzione
dell'ordine generale sico, direttamente relativo al genere umano.
Le ancor Nnunu prese in questo senso, che relativo a noi, sono condi
zioni essenziali, alle quali gli uomini sono assoggettati per assicurarsi tutti
i vantaggi che lordine naturale pu loro procurare. Elle determinano irrevo
cabilmente, giusta la nostra essenza medesima e quella degli altri esseri, qual
uso noi dobbiamo necessariamente fare delle nostre facolt per pervenire a sod
disfare i nostri bisogni ed i nostri desiderii; per godere, in tutti i casi, di tutta la
estensione del nostro diritto naturale; per essere, in tutte le circostanze, tanto
felici quanto ci possibile.
Sono codeste leggi di natura che prescrivono la riunione degli uomini in
mscouso rmzm-zsso ALLA FISIOCIIAZIA. 455
inseparabile dalla nostra essenza di desiderare di esserlo tanto quanto ci sia pos
sibile. Ora dal punto che noi rinunciamo alla pretensione insensata di passare i
limiti sacri della possibilit nella felicita, alla quale noi pretendiamo, siamo certi
che per assicurarci il godimento del pi alto grado di felicit, di cui noi siamo
suscettibili, non abbiamo se non ad abbracciare i mezzi che vi conducono ; poich
vi sono mezzi certi per pervenire ad ogni cosa possibile, senza di che ella non
sarebbe possibile, e l'ipotesi implicherebbe contraddizione.
Questi mezzi di assicurare la nostra felicita; queste regole sovrana della
nostra condotta; queste leggi dell'ordine naturale che ci fanno conoscere n
dove si estende. o si arresti l'uso lecito, proficuo e ragionevole delle no
stro facolt il godimento del nostro diritto naturale; questi principii evidenti
della costituzione la pi perfetta delle societ si manifestano di per loro stessi
all'uomo. E io non intendo gi dire solamente all'uomo istruito e studioso; ma
pur anche all'uomo semplice, selvaggio, che esce dalle mani della natura, limitato
ancora ai primi giudicii che risultano dalle proprie sensazioni.
un Noi abbiamo esaminato pi sopra quale sarebbe la condotta naturale di una
tale popolazione d'uomini che sincontrassero in un deserto. Non e qui mestieri
se non di seguire le conseguenze egualmente naturali di cotale condotta per
vedere che, nella formazione della societ e nelle sue istituzioni fondamentali gli
uomini sono naturalmente guidati da una cognizione implicita della Fisiocrazia
la quale loro indica evidentemente quali sienoi loro doveri, insegnando loro quali
sieno i loro diritti; che mostra a ciascuno di essi la necessit della sommissione
all'ordine stabilito dall'Ente Supremo, congiunta al potere di godere dei beni, ai
quali ci permesso pretendere, la legge del travaglio allato del diritto di acqui
stare le cose che gli sono utili e piacevoli; il rispetto per la propriet altrui,
annesso alla sicurezza della propria e come prima guarentigia dei suoi possedi
menti.
Noi abbiamo veduto che, nello stato primitivo, la libert, la sicurezza, la
propriet personale, sono naturalmente riconosciute da tutti per diritti assoluti
appartenenti a ciascun uomo, e il godimento dei quali di una necessit assoluta
alla felicit, diciamo di pi, all'esistenza degli uomini riuniti. Tutte le istituzioni!
sociali scaturiscono necessariamente da questa prima istituzione naturale, fondata;
sulla legge imperioso. che obbliga qualunque uomo a impiegare la sua personcnl
le sue facolt per provvedere ai suoi proprii bisogni.
E gi il possedimento delle cose acquistate pel travaglio, la propriet mobiliare
si trova essenzialmente legata alla propriet personale. principalmente perch
si ha ogni giorno bisogno di acquistare e di consumare dei beni mobili, che
necessario d'avere la libert la propriet della sua persona. perch si ha di
diritto naturale la propriet della sua persona, che si ha il diritto di richiamare
contro qualunque altro ci che si acquistato col travaglio , coll'impicgo della
sua persona; a quel modo stesso (per servirmi dell'espressione energica di Gian
Giacomo Rousseau) che si ha. il diritto di ritrarre il proprio braccio dalle mani
di un uomo che volesse trattenerrelo nostro malgrado. Non si godrebbe di se
medesimo, se si potesse essere privato da un altro uomo di ci che si fosse acqui
stato da se medesimo,- la pace cos naturale e cosi vantaggiosa a tutti sarebbe
rotta. I nostri uomini selvaggi che ne conoscono tutto il pregio che ne sentono
l'indispensabile necessit per l'esistenza e perla felicita loro, non sono guari incli
458 nnross or NEMOURS.
nati a romperla. il semplice calcolo di un interesse reciproco e palpabile, fa dun
que loro rispettare la propriet mobiliare e la persona altrui, perch ciascun di
essi vuole avere il godimento pacico delle sue propriet personali e mobili.
Tutto questo confermato dallespcrienza universale. Presso le nazioni le
meno civilizzate, nessuno simpadronisce ne della capanna, ne dei mobili, n delle
armi, n del vitto del suo vicino. Quegli uomini naturali portano anzi il rispetto
per la propriet altrui a tal punto di delicatezza che sorprende le anime ristrette
dei nostri popoli corrotti (i), quantunque sembri semplicissimo a coloro che pe
sano l'estremo ascendente che la giustizia per essenza debbe avere sopra uo
mini presso i quali lerrore ed i pregiudizii non hanno ancora indebolita la di
lei voce.
In questo stato di associazione primitiva e naturale, gli uomini non hanno
bisogno n di autorit tutelare e sovrana, n di magistrati , n di leggi positive.
Essi non potrebbero fare le spese di questi stabilimenti protettori della propriet;
perch la loro sussistenza essendo per cosi dire casuale,e ciascun di loro essendo
obbligato di occuparsi giornalmente a ricercare la sua e quella della propria tami
glia, essi non hanno no ricchezze, ne uomini disponibili da consacrare al manta.
nimento dellordine pubblico. D'altronde i loro beni sono poco considerevoli e
poco sparsi, e perci sotto la salvaguardia immediata e facile del possessore. ll
protto dellusurpazione la pi compiuta sarebbe troppo piccolo. Il pericolo ne
sarebbe immenso. Non dee dunque recar maraviglia che i doveri reciproci sieno
religiosamente adempiuti, e senza coazione, e che l'abitudine di ademplerli elevi
(i) a l selvaggi (della Luiglana) vanno alla caccia trenta o quaranta leghe distante
dalle loro dimore, e talvolta anche pi lontano. Quando eglino hanno ucciso un ho"
o qualche altro grosso animale che non possono trasportarselo alla loro capanna, met
tono la preda appi di un albero al quale appendono i loro turcassi; poi tagliando so
lamente la lingua della bestia, vanno a cercare la loro famiglia che viene a pigliarsi
la preda, ovvero a mangiarsela sul luogo stesso , se la fatica di traaportarla le paia
troppo grave. Gli altri selvaggi che nellinlerrallo passano presso il cadavere, velica
" dovi al di sopra il turcasso dicono: un nostro fratello passato di qui. E si guardano
bene di toccare l'animale inorto, o di portarne via il pi piccolo pezzo. il turcasso li
avverte che il cacciatore ritorner a prender tutto . Memorie sullo stato dell Americo
Settentrionale.
a Gli Ostiachi vivono in tutta la semplicit naturale. Egllno sono ospitalissimi, ed
estrema la loro probit. Un viaggiatore, che percorreva la Siberia. perdetta Il suo
2 =2I2 2 R2I2 borsa a qualche distanza della casa di un Osliaw, presso il quale avea dormito. Al
cuni giorni dopo, il tiglio dell'Ostiaco vede la borsa per terra, non la raccoglie, ma va
a dire al suo padre che qualcuno ha perduto una borsa che sembra piena doro. il
padre gli dice: Colui che l'ha perduto ne sar senza dubbio angosciato, egli torner a
cercarla dove l'ha perduta, non bisogna torla via di la. Ma perch ella dia meno nel
locchio a coloro ai quali non appartiene e che non la cercheranno, taglio alcuni rami
dalbero e ne la ricopr. ll glio obbedi. in capo a parecchi mesi lo straniero tornando
dal suo viaggio, e ritenendo la sua borsa assolutamente perduta, n fl'cdtlc alcuna
ricerca, passa per quel medesimo luogo e ritorna ad alloggiare nella casa del buon
Ostiaoo. Dopo la mensa, parlando col suo ospite si rammenta l'epoca in cui altra volta
aveva pernottato presso il medesimo, appunto il di innanzi che aveva smarrita la
borsa. . . . . Ah! set dunque la frotel mio, interrompe l'Ostiaco, colui che ha perduto
la borsa! Oh! come son contento che tu sia ritornato. Ella e ancora al medesimo sito
dove la ti cadde. Sono andato di tempo in tempo a vedere se il proprietario fosse ve
nuto a riprenderselo. Mio figlio ti condurr al posto . Miscellame interessanti e
curiose, articolo Siberia.
msconso ammesso ALLA vlstocmzu. 459
gli uomini a un alto grado di giustizia, di beneficenza e di virt. Sarebbe incom
prensibile che la cosa andasse altrimente.
Questo stato felice; certamente preferibile a quello degli uomini che vivono
in una societ male costituita, e le cui leggi positive contrariano le leggi dellor
digic naturale. Ma per sua natura esso non e durevole, ed inoltre ancora lon
timo dal migliore stato possibile dellnmanita.
A meno che circostanze particolari non ritardino i progressi naturali delle
sue cognizioni, l'uorno prontamente savvede che le produzioni spontanee della
terra non bastano a tutti i godimenti, dei quali esso suscettibile, e cb'elle sono
in troppo piccola quantit per somministrargli i mezzi di allevare una posterit
numerosa. Egli cerca dunque di moltiplicare quelle che gli sono sembrate le pi
adatte al suo consumo. Egli diventa agricoltore; egli dissoda, prepara, pianta,
semina; le produzioni nascono intorno alla sua capanna e diventano pi abbon
dcvoli di giorno in giorno; le sue ricchezze si aumentano; la sua famiglia si ac
cresce. Da quel punto non c pi caso di arrestarsi; lo stato di semplice asso
ciazione non conviene pi agli uomini; e necessario istituire societ regolari;
necessario formare corpi politici. Il primo granello di frumento affidato alla terra
diventa il germe sicuro degl imperii; questi ne risultano cosi necessariamente
come le spighe che quel granello di frumento fa germogliare.
La terra era abitata da uomini che la natura, la giustizia, linteresse eviden
temente comune, rendevano proprietarii della loro persona e delle ricchezze
mobiliari acquistate ool travaglio della loro persona. Dacch queproprietarii
hanno fatto uso delle loro propriet personale e mobiliare, per coltivare alcune
porzioni di questa terra per lo innanzi incoltaedi nessun prodotto, essi diventano
per diritto naturale proprietarii fondiarii dei campi che hanno dissodato e ridotti
a un valore; poich questo valore che la terra ha acquistato per via della cottura,
e il frutto dellimpiego del loro travaglio, della loro intelligenza, della forza e
della persona loro, e della spesa delle ricchtme che loro propriamente apparten
sono. 'Ioglier loro il posscdimento di quel campo, sarebbe rapire loro le ricchezze
mbiliari e il travaglio personale chessi hanno consacrati alla sua coltivazione,
alle operazioni preparatorie della sua coltivazione, sarebbe un violare le loro
propriet riconosciute, ed i nostri selvaggi confederati concepiscono evidentemente
l'ingiustizia e il pericolo di un simile attentato. Essi sentono l'utilit della coltura;
essi vedono che nessuno vorrebbe farne le spese se fosse esposto a perderle.
Eglino saranno dunque colpiti della necessit evidente di rispettare vicendevol
mente le loro propriet. fondiario, a misura che elle si stabiliranno colle spese,
travaglio, o per via di contratti leciti.
Ma la cottura e la propriet fondiaria, non hanno per iscopo se non la pro
prietci dei frutti che la coltura fa nasmre. Tutto sarebbe perduto, se questa pro
priel dei frutti non fosse assicurata come quella del fondo, come quella stessa
che ciascun individuo ha sulla di lui persona.
Qui cominciano le diicolt. Dopo lo stabilimento della coltura le ricchezze
sono pi considerevoli; elle sono sparse nei campi; elle passano le notti sulla
tema; e lanmento delle sussistenza rende di giorno in giorno gli uomini pi
numerosi e per conseguenza meno uniti. Il pericolo nellusurpazione sarebbe mi
nero che nel primo stato dellumanit', maggiore ne sarebbe il profitto; continua
u loocesioae.
460 nu'oxr m xmlocns.
dunque di tutta necessit fare un'istituzione che assicuri l'osservanza delle
leggi dell'ordine sociale, e che renda gli attentati sulla propriet altrui cosi dilil
cili come nel semplice stato di associazione primitiva, cos contrarii all'interesse
medesimo di coloro che osassero abbandonarvisi. I proprietarii non possono, dopo
aver lavorato il giorno, vegliare anche la notte per difendere i loro campi; biso
gna stabilire un'autorit pubblica, tutelare e sovrana, che simile in certa guisa a
quella del creatore del mondo sia presente dappertutto ed in ogni tempo, a fine
di vigilare per tutti, a fine di guarentire e di difendere tutte le propriet, a fine
di respingere tutte le usurpazioni. Ecco quello che sentiranno, malgrado loro, i
nostri selvaggi divenuti coltivatori. Egino si atfretteranno di elevare in mezzo a
loro tale autorit protettrice e benefica. Eglino armeranno i depositarii di essa di
tutto il potere necessario per adempiere ai loro importanti ofllcii, e per trionfare
di tutte le opposizioni ingiuste che potesse incontrare il loro ministerio di pace e
di prosperit. Eglino provederanno a tutte le spese inseparabili dall'esercizio di
un ministerio cosi indispensabile. La coltura gli ha dato nascimento, la coltura
ne far le spese. Una parte di ci che ella produce al di l delle spese necessarie
per perpetuarla, sar consacrata al mantenimento della forza pubblica; e questa
forza, la quale assicurer la propriet, incoragger, per ci stesso, alla ricerca ed
all'impiego di tutti i mezzi che possono accrescere i prodotti delle propriet. Que
sto prodotto delle anticipazioni ben impiegate, faciliter, condurr necessariamente
la formazionee l'impiego di nuove anticipazioni anche pi produttive. Le ricchezze
moltiplicheranno rapidamente all'ombra della propriet. Il commercio 0 i cambii,
pi necessarii e pi frequentemente usitati saranno liberi di diritto e di fatto tra
proprietarii, tra uomini egualmente liberi di disporre, come meglio lor piace di
ci che loro appartiene. L'industria umana sar eccitata dai pi potenti motivi,
per la certezza di profittare del frutto delle sue pene. Le arti nasceranno. I godi
menti diventeranno pi sicuri, pi variati, pi estesi; gli uomini molto pi nume
rosi e pi felici. Tutto questo si far di per se, e risulter necessariamente dallo
stabilimento dell'autorit conservatrice delle propriet, come l'istituzione di que
sta autorit stessa risulta necessariamente dallo stabilimento della coltura. Gli
per estendere il godimento del loro diritto naturale che gli uomini sono divenuti
coltivatori; e l'ordine naturale che li ha costituiti proprietarii, primamente della
loro persona, poi delle loro ricchezze mobiliari, infine delle terre ridotte a un
valore pel concorso e l'impiego di quelle propriet primitive; sono le leggi natu
rali che li obbligano a servirsi dei mezzi necessarii per conservare le loro pro
priet e che li hanno condotti a mettersi reciprocamente sotto la protezione gli
uni degli altri, sotto quella di un'autorit tutelare, ministra sacra dell'interesse
pubblico, depositaria della. forza pubblica, per guarentire verso e contro tutti la
sola cosa, la cui conservazione importi al pubblico ed a tutti i privati egualmente,
LA rnoenuzu. impossibile che in questo cominciamento di societ regolare lo
scopo e la causa della sua formazione non sieno evidentissime per tutti i membri
dello Stato e per l'autorit che lo governa. ad una nozione, implicita vero,
ma universale della Fisiocrasia, che questa autorit debbe la sua esistenza.
impossibile ch'ella non governi siocraticamcnte, e che la societ non risenta
tutti i buoni effetti di un governo cos conforme alla natura delle cose ed a
quella dell'uomo.
Tutte le nazioni agricole sono nellorigine loro passate per quell'epoca fortu
msconso ritenesse ALLA FISIOCRAZIA. 461
nata. l Cinesi soli hanno saputo prolungarne la durata, ma noi ne troviamo
traccie evidenti presso i Caldei, gli Assiri, i Medi, presso i primi Persiani, e gli
antichi Egizii (i). E se noi potessimo frugare per entro gli annali degli altri
popoli, vedremmo che mentre pare che qui noi svolgiamo un'ipotesi, facciamo
invece la storia universale del cominciamento degl'imperii.
Ma, si dir, come dunque avvenuto che si sieno essi quasi tutti tanto pro
digiosamente scostati dallo stato di felicit, del quale essi godevano in que tempi
antichi e beati? Come la propriet, cos preziosa, cosi necessaria al genere umano,
cosilevidentemente stabilita dall'ordine naturale, ella stata diminuita, ristretta,
violata e quasi annullata da tutte le parti? Come si potuto venire al punto
di dimenticare le leggi essenziali dell'ordine sico e quelle dell'ordine sociale, di
disprezzare la sorgente delle ricchezze ed idirilli di coloro che le fanno nascere?
Come l'oppressione, le proihizioni, le rappresaglie, le gelosie, le discordie, gli
odii, le guerre, le usurpazioni, hanno elleno potutointrodursi nelle societ; oscu
rarvi levidenza dellinteresse comune, e sostituire alle leggi naturali immuta
bili, sante, e poco numerose dell'ordine sociale, le volont o piuttosto i capricci
arbitrarii e mobilidellautorit sia monocratica, sia aristocratica, sia democratica?
lo non posso negare che non sieno questioni codeste che si presentano natural
mente; tristi, ma molto interessanti questioni pel genere umano! Io mi prover
ad indicarne la soluzione; vi si trover quella di molte ditcolt filosofiche e le
pi forti prove della necessit indispensabile del libro che oggi pubblico, e di
quelli che sono stati, e che saranno composti sulla medesima materia.
Noi abbiamo veduto che gli uomini moltiplicandosi divengono meno uniti.
l'2 questo un etfetto naturale; eglino si conoscono meno gli uni gli altri. certo
che l'abitudine di vedersi frequentemente, la quale inoltre d occasione a ren
dersi frequentemente taluni servigii, aggiunge un'attrattiva naturale alla nozione
del dovere che ci fa rispettare il diritto altrui. La parte pi grande di questa
attrattiva perduta per uomini i quali, vivendo ciascuno dal canto loro in una
societ molto numerosa, non si sono mai n visti, n conosciuti. A misura che
la popolazione fa progressi, esiste dunque un ostacolo naturale di meno al desi
derio, che qualcuno degli uomini potesse conservare, di usurpare la propriet
altrui. Un'altra causa egualmente naturale ed inevitabile, viene nel medesimo
Il
tempo ad aprire la porta a cotale desiderio disordinato. Gli uomini non molti
plicano se non in ragione delle ricchezze necessarie per la loro sussistenza; ed a,
questo che fa che lo stabilimento della coltura che l'unica sorgente delle ricchezze
l I
(l) Vedi l'erudito Trattato di Barnaba Brisson , De imperio veterum Persarum. Vedi
pure quello di Tommaso Hyde, intitolato Velerum Persarum, et Parlhorum, et Medorum,
religioni; historia. Vedi ancora il primo volume delllsloria del Cielo dell'abate Pluche.
462 nnronr m smiooas.
ferenza dei ricchi e dei poveri diventa di giorno in giorno pi apparente. vero
che il ricco e forzato, per far uso delle sue ricchezze di pagare al travaglio dei
poveri dei salarii che prevedano ai loro bisogni principali; ed anzi in una societ
coltivatrice ben costituita, in un modo pi abbondante e pi variato che nello
stato primitivo, in cui la ricerca sola prevedeva alle necessit pi pressanti della
specie umana. Ma non meno vero che questo ricco, la spesa del quale paga il
travaglio degli altri uomini e lapplica come gli piace, ad accrescere la propria
agiatezza ed a soddisfare le sue fantasie, si procura cosi dei godimenti infinita
mente pi moltiplicati, pi ricercati, pi appariscenti di quelli, ai quali i poveri
possono mai arrivare, e che per conseguenza debbono sembrare aggiungere molto
alla felicit delluomo, al quale le sue ricchezze dieno il privilegio esclusivo di
acquistarli. Ora questa vistosa ineguaglianza di godimenti che lascia intravedere
a ciascun individuo la possibilit di accrescere sempre pi i proprii, accrescendo
le proprie ricchezze, non pu mancare di svegliare vivamente la cupidit in tutte
le classi di cittadini.
Ne gi che codesta cupidit sia per se medesima un male. Presso un po
polo illuminato ella non produrrebbe niun cattivo elletto. I lumi della nazione e
la vigilanza dell'autorit tutelare metterebbero la propriet fuori del pericolo di
qualsiasi specie di offese anche le pi indirette. E l istruzione pubblica insegne
rebbe, tln dall'infanzia, all'ultimo cittadino il pericolo estremo di qualunque rag
giro tendente a nuocere alla propriet altrui; ella gli proverebbe coll'aritmetica
che non c' guari protto vero ad usurpare i diritti de'suoi simili, e quegli se ne
sovverrebbe per tutta la vita, egualmente che del modo di contare il suo danaro.
Allora la cupidit medesima non sarebbe pi se non una molla naturale ed utile
per portare i cittadini a mettere tutta lattivit e tutta Iintelligenza possibile nel
loro travaglio, ed ella concorrerebbe evidentemente alla moltiplicazione delle ric
chezze ed al vantaggio della societ; ma presso una nazione ignorante la cupidit
reciproca e da temersi moltissimo; il desiderio darricchirsi a spese altrui germina
sordamente negli animi avidi e vi diviene assai presto una passione dominante,
che introduce finalmente nella societ una moltitudine di pretensioni contrarie
e di spedienti oppositi, continuatamente tendenti a distruggere lordine sociale.
n
Questa passiorie spregievole fa non pertanto obbligata di coprirsi di un velo
per assicurare i suoi successi; poich l'autorit tutelare, unicamente stabilita per
reprimere questa passione sfrenata, respingeva con forza, puniva con severit
qualunque infrazione visibile al dritto di propriet. Non si poteva trionfare del
suo potere a qualunque altro superiore. Si tento d' ingannare la sua vigilanza e di
sedurre perllno il suo zeloif Non c'era niun mezzo di rubare colla forza; gli uomini
che l'avidit corrompeva, presero il partito dadoperare la furberia, e di colorire
col pretesto del ben pubblico le loro intraprese ingiuste, egualmente nocevoli alla
societ ed all'interesse dell'autorit sovrana. Non si era per altro ancora perduta
la nozione naturale dei diritti e dei doveri reciproci degli uomini; ma questa no
zione primitiva non ne dava che una cognizione implicita, evidentissima vero,
quanto al fondo di questi diritti e di questi doveri, vaghissima e confusissima poi,
quanto alla moltitudine delle loro conseguenze. Nessuna scienza esplicita e for
male ne disvolgeva tutta lestensione. Nessuna evidenza ne segnava i limiti, e se
cosi si pu dire, ne tracciava le ramificazioni traverso l'innita di relazioni nuove
che le istituzioni civili, l'accrescimento delle ricchezze, la divisione delle fortune,
msconso museo ALLA FISOCRAZIA. 465
l invenzione delle arti, la variet. dei godimenti, mettevano tra i cittadini. 1 pro
prietarii e lamministrazione non erano in guardia se non contro gli attacchi di
retti, ai quali la propriet potesse essere esposta. Nessuno dubitava che ci
fossero mezzi dimpadrouirsi delle ricchezze altrui senza parere d'aver il disegno
di pretendervi, nessuno, eccettuati i scellerati, che tali vergognosi mezzi im
piegarono.
in mezzo a tale oscurit, qualunque sorpresa apparecchiato con destrezza fu
sicura di riuscire. Malgrado tutto ci che noi abbiamo perduto, ci restano abba
stanza monumenti storici per indicarci il cammino presso a poco uniforme che
presero in quasi tutte le nazioni le mene degli uomini articiosi e perdi, deter
minati ad arricchirsi a spese del diritto di propriet dei loro concittadini.
Questo cammino in guidato con moltarte. Si si limit a bella prima ad enun
ciare, a insinuare, a spargere un principio opportnnissimo a sedurre, cio, che
l'interesse pubblico debbe prevalere mllinteresse privata. In questo principio
vago, si ebbe cura di non opporre se non l interesse privato che pu essere preso
in buona o in cattiva parte, come giusto o come ingiusto (e, che in questultima
senso non e nemmeno veramente l'interesse privato) allinteresse pubblico, lin
vocazione del quale sembra non presentare che delle intenzioni lodevoli. Non si
sarebbe ancora osato dire che linleresse pubblico fosse preferibile alla conserva
zione dei diritti e dei privati; poich i privati ed i depositarii dellautorit sape
vano del pari che ciascun di loro doveva godere de suoi diritti, e che la societ
non era stata istituita se non per assicurare a ciascuno un tale godimento, sola
base di un governo stabile e felice pei principi e pei popoli. Ora, era d'uopo alle
mire insidiose de malvagi cittadini una massima generale che paresse avere il
bene comune per obbietto, ma che ad onta di ci non presentasse se non un senso
confuso e indeterminato: una massima che si potesse allargare e restringere se
condo loccasione; che si potesse talora farla adottare alle nazioni medesime,
aggravando dincolpazioni interessi privati che sembrassero contrarii allinteresse
pubblico, e tal altra farsi appoggio presso i sovrani di quel consentimento dato
dalle nazioni in un senso limitato, per giustificare la stessa massima presa in un
senso forzato e generale, ed estesa sino al sagricio dell interesse dei privati
pacici i quali altro non domandano se non di godere lecitamente delle loro
propriet.
Questa massima equivoco. che pareva estendere l'autorit e i diritti del So
vrano, e condare la costituzione essenziale della societ ai lumi ed ai decreti
del governo, fu adottata; e sugger un sistema di politica che assoggett confusa
mente tutti i diritti della societ, e quelli dell'autorit, ad una legislazione umana,
arbitraria e assoluta, tanto pregiudicievole alla nazione e al Sovrano, quanto
favorevole alla seduzione ed allavidit degli uomini ingiusti ed artiticiosi. Ben
presto lesempio del loro successo divent contagioso -, egli estese , perpetu
quella tenebrosa politica che traviava il governo. Questo credette sempre aumen
tare la sua autorit e la sua potenza, rendendo lamministrazione pi e pi sempre
arbitraria e illimitata. Le 9 imped di avvedersi chesso con ci altro non faceva
5% non portare la confusione , il disordine e la devastazione su tutto il suo
territorio.
Quanto pi la politica del governo si occupa del pretesto dell'interesse gene
rale per elevare lantorita al di sopra delle leggi che costituiscono lordine sociale,
464 nuron'r m mouse.
e tanto pi ella si allontana da codesto ordine divino che quello della giustizia
per essenza; quanto pi ella in tal guisa disgiunge gl interessi dei Sovrani e dei
sudditi, tanto pi ella rompe i legami della societa e tanto pi gl'interessi privati
esclusivi agiscono di concerto, acquistano credito e forza, si aprono da tutti i lati
colla sorpresae colla violenza delle vie disastrose, ed estendono progressivamente
la depredazione delle ricchezze della nazione e dello Stato. Perocch i redditi
pubblici partecipano sempre inevitabilmente e necessariamente della diminuzione
delle rendite private.
Per dissimulare ai Sovrani la causa vera del loro impoverimento, li si eccita
rono ad aumentazioni di dispendii superui. Si fecero edificare piramidi ai re di
Egitto, torri enormi con giardini e con acque sulle volte di esse, ai re di Persia e
d'Assiria. Li s'impegnarono tutti, per oggetti frivoli in guerre coi loro vicini. Essi
non poterono far fronte a quedispendii straordinarii con redditi indeboliti. Allora
si rammento loro la grande massima pi sviluppata, che l interesse pubblico
doveva prevalere sui diritti dei privati. Si disse loro che linteresse pubblico
risiedeva nella loro persona sola , e che i beni e la vita degli uomini soggetti al
loro imperio formavano il patrimonio della sovranit. E disgraziatamente per loro
medesimi, si giunse a persuaderneli.
Da quel punto gl'intercssi privati esclusivi divennero sempre pi arditi e
disastrosi. La rapacil non conobbe pi limiti; trascur pur anche la verosimi
glianza dei pretesti; dimentico perfino la vergogna; disprezzo fine i rimorsi, questi
spettri terribili e vendicatori della probita soffocata. L agricoltura , sorgente
unica della sussistenza e della popolazione non pot pi sostenersi; la ric
chezza e la potenza dei sovrani disparvero. Si era abusato del loro nome per
ispargere il disordine dentro Muori dei loro Stati oppressi: essi furono le vittime
di quel disordine medesimo. Gl imperii caddero rapidamente sotto i colpi degli
uni contro gli altri; e tutti nalmente furono invasi da piccoli popoli semibar
bari, che le inique e insolenti intraprese dei grandi Stati, sedicenti civilizzati,
avevano implacabilmente irritati.
I Greci, la pi celebre di queste piccole nazioni che trioufarono degli antichi
imperii, ebbero belle arti, pittori, scultori, poeti, oratori ed anche losofi. Ma la
Grecia formata, costituita e coni'ederata in mezzo alle tempeste suscitate dai
grandi popoli asiatici, aveva perduto la traccia delle leggi essenziali dell'ordine
sociale. Guerre ingiuste e crudeli avevano partorito la schiavit anche pi ingiu
sta e crudele. La prima nozione dei diritti imprescrittibili dell'uomo era obbliata.
Come si sarebbe potuto concepire e disvolgere l'insieme di cotali diritti? Ondech
gli sforzi riuniti dei pi sublimi inlelletti che forse abbiano esistito mai, di So
lone, di Socrate, di Senofonte, di Platone, ecc., si ridussero a scoprire, a seguire,
a mettere in piena luce alcuni rami sparsi della verit, dei quali essi non ave
vano potuto abbracciare il tronco; e que granduomini furono per ci stesso,
molto meno utili al genere umano, di quello che si avrebbe dovuto sperare dal
loro genio meraviglioso.
L'ordine naturale e le sue leggi relative alla societ non si manifestano al
primo aspetto e in tutta la loro evidenza, se non ai popoli, la societ dei quali
si formi pacicamente per una conseguenza dellordinc sico stesso per lo stabi
limento della cultura, per la necessit di assicurare a ciascuno il godimento della
sua propriet, e di rendere cosi le propriet pi fruttuose per tutti. Ma le societ
DISCORSO PREMESSO ALLA FISIOCIAZIA.
Organi e depostarii delle leggi, magistrati rispettabili, ella fatta per voi
questa scienza. Voi non potreste senza delitto dispensarvi di possederla. a fondo.
Voi dovete decidere della fortuna, della vita, dell'onore dei vostri concittadini.
Se si potesse credere che voi ne decideste arbitrariamente, la santit del vostro
ministerio, la venerazione di cui esso degno, sarebbero perdute. necessario
che voi giudicliiate giusta regole positive che non abbiate fatte voi, e che voi
stessi non possiate mutare giammai. cos che nei casi particolari la vostra in
tegrita rispettata si trova al di sopra anche del sospetto. Ma voi renderete conto
a Colui che fece la giustizia, se v' impegnaste imprudentemente a regolare le vo
stre decisioni con ordinanze contrarie allequila ed attentatorie ai diritti dell'uomo.
Prima di giudicare i vostri fratelli, voi siete dunque strettamente e religiosamente
obbligati di giudicare le leggi; evoi lo fate. Le ordinanze, evidentemente assurde,
evidentemente ingiuste, sono per voi come non avvenute. Niun di voi oserebbe
inviare un cittadino alla morte per delitto di stregoneria. Niun di voi osercbbe
condannare allammenda un coltivatore per aver dato del vino ai suoi garzoni, e
questi alla prigione per averlo bevuto fuori delle quattro grandi feste dell'anno (l).
La voce della ragione e quella dell'equit hanno bastato per far cadere in dissue
tudine le leggi positive che vi prescrivevano di giudicare in tal modo, e che i
vostri predecessori erano stati tanto poco illuminati da ammetterlo. Voi, senza
dubbio, concepite la necessita di non esporvi in faccia ai vostri successori a rim
proveri simili a quelli che la vostra virt ha fatto su tale proposito ai vostri an
tecessori. Voi comprendete d'altronde che la dissuetudiue e un rimedio illegale e
tardo alle cattive leggi. Guai a que magistrati indegni i quali credessero poter
scaricare la loro coscienza colla speranza di questo rimedio vergognoso e lento, la
cui applicazione parra sempre arbitraria al popolo male istruito, e sempre com
prometter per conseguenza l'onore della magistratura. nel momento stesso in
cui unerrore, certamente involontario, poiche esso contrario al proprio inte
resse, strappa al Sovrano un'ordinanza evidentemente ingiusta, che un dovere im
purioso prescrive a voi di fargli osservare, per cui tale ordinanza si allontani
dalle leggi divinedell'ordine naturale, e l' impotenza in cui voi siete di partecipare
innocentemente alla sua esecuzione. Come adempirete voi a codesto olllcio indis
pensabile e santo, se voi ignorate quali sieno le leggi dell'ordine che Dio ha sta
bilite per servire di regola'alla societ? La scienza di, codeste leggi e dunque ne
cessaria al vostro ministero. Se ella disgraziatamente fosse bandita da tutto il
resto del globo, sarebbe presso voi ch'ella dovrebbe rifugiarsi. Per essa sola voi
potete assicurare la sommissione ed il rispetto dei popolialle leggi che il Sovrano
promulga. Per essa sola voi potete tranquillare il Sovrano medesimo guarenten
degli la saggezza e la utilit. desuoi comandamenti. Quando vi si vede promettere
di giudicare dappresso questi; ognuno presume che voi abbiate fatto l'esame che
una tal promessa suppone ed ognuno presume inoltre che voi vi sentiate le co
gnizioni necessarie per questo esame; poicb voi v incaricate volontariamente
davanti a Dio e davanti agli uomini, della colpa chesso si trarrebbe dietro se
fosse fatto malamente. cosi che senza che vi sia mai permesso di essere in
(1) Due ordinanze comandavano ai magistrati di tenere questa regola riguardo ai col
tivatori. Elle sono registrate, l'una il 4 febbraio 1567, l'altra il il novembre 1577, e non
sono state mai revocate dappoi.
nisconso rnauusso ALLA Flslocnuu. 469
PRIllIA INTRODUZIONE
ALLA
FILOSOFIA ECONOMICA
0
CAPITOLO I.
Analisi delle tre sorta d'Arti che si esercitano negli Stati inciviliti.
I. -- Della natura e dell'Arte in generale.
1
L uomo non pu conservarsi sulla terra, n procurarvisi il ben essere se non
applicando aquest'uso degli oggetti di cui igodimenti utili o piacevoli, ci preser
vano dal dolore e dalla morte, perpetuano gl'individui o la specie, e ci procac
ciano una vita dolce, unesistenza comoda.
Oso credere che questa prima idea non abbia bisogno di essere dilucidata. Gli
oggetti adatti ai nostri godimenti utili o piacevoli si chiamano beni.
Ma tutti codesti oggetti di godimenti, tutti codesti beni, anche quelli stessi
che sembrano i pi composti, si riducono in ultima analisi a dei prodotti natu
rali pi o meno manipolati. .
La prima distinzione economica parrebbe dunque essere quella della natura,
che produce gli oggetti proprii alla nostra conservazione o al nostro ben essere;
dellarte, che li riunisce, che li divide, che li ripulisce in mille e mille maniere
differenti.
Diifatto, quando si riette sulle produzioni naturali che l'industria manipolo.
nelle grandi societ, per formarne diversi oggetti proprii ai nostri godimenti,
subito si riconosce che quelle produzioni, anche nel loro stato grezzo, o nella loro
maggiore semplicit primitiva, sono, vero, doni della natura, ma pur anche ef
fetti dell'arte, ed anzi di tre specie d'artl che si esercitano negli Stati inciviliti,
vale a dire dellarte sociale, dellarte produttiva, dellarte sterile. Questo ci che
ora io debbo spiegare.
(Il lmt'etml fu pubblicata nel 4771. come stato gi detto nel liagguaglle sto
rico. pae. MMI.
476 come.
rio immediatamente alla riproduzione, alla moltiplicazione dei doni della natura,
e non che nella loro posterit, se cosi permesso di esprimersi, chelle servono
medialamentc a qualunque specie di godimento.
scun anno,ciascun giorno, ciascun momento per via del consumo subito che ne
fanno gli esseri viventi. Cotali beni si chiamano le ricchezze continuamente di
strutte e rinascenti, o ricchezze di subito consumo.
Al contrario, le materie prime si conservano pi o meno lungamente, secondo
I lavori che di esse si formano e secondo le loro qualit naturali. La maggior
parte dei lavori dell'arte non logorandosi se non a poco a poco procurano gli
stessi godimenti durante molti giorni, molti mesi, e molti anni, ed anche qual
cuni durante parecchi secoli. '
Questi beni si chiamano ricchezze di durata 0 di conservazione.
Ma qui e essenzialissimo notare come si formino queste ricchezze di durata
0 di conservazione. Ci avviene per le manipolazioni che le materie prime rice
vene, e pel consumo delle sussistenze che gli operai fanno nel dare quelle forme
alle materie.
Quest'osservazione assolutamente necessaria per evitare un doppio impiego
in cui sovente si cade nel calcolo delle ricchezze di uno Stato.
Comunemente si dice esservi due sorta di ricchezze, naturali le une, indu
striali o formate dall'industria delle arti sterili, le altre. Qualche volta si chia
mano le une, ricchezze primitive, le altre, ricchezze secondarie. In cotal modo di
parlare c' un fondo di verit; ma quando non si si spiega pi chiaramente,
possono risultarne doppii impieghi nel calcolo delle ricchezze, ed errori grandis
simi in tutte le parti della teoria politica; errori che sono la sorgente di parecchi
altri gravi sbagli nella pratica dell'amministrazione. .
in realt, ci sono due maniere di godere delle produzioni della natura, sia
materie prime, sia sussistenze. L'una di queste maniere d'impiegarle o consu
marle in tal guisa che nulla ne rimanga; che tutte cotali produzioni sieno asso
lutamente distrutte e non procurino pi alcun altro godimento: tali sono tutti i
consumi che si fanno non senza impiegarli in lavori di durata.
L'altra maniera consiste a manipolare una porzione di materie consumando
altre produzioni naturali per guisa che ne rimanga un lavoro solido, capace di
procurare dei godimenti. i
Ma ci sarebbe pi che confusione, ci sarebbe errore a non osservare che
tutto il reale si riduce nonpertanto alle produzioni della natura; che di queste
produzioni una porzione perita pel consumo, l altra porzione rimane con una
forma che procura certo godimento.
Per meglio concepire l'identit perfetta di queste due pretese specie di ric
chezze, datemi tutte le ricchezze naturali (o tutte le produzioni nate o da nascere
nel loro stato grezzo di semplicit primitiva, tutte le sussistenza, tutte le materie
prime), e questa sia la mia parte. Prendete per la vostra, in idea, tutte le ricchezze
industriali, e procurate di porre ad effetto tale idea: vedete, se voi non siete ob
bligati di venire a pigliare dalla mia parte, primamente ciascun oggetto reale di
cui voi dovete formare il vostro, vale a dire tutte le materie prime e tutte le sus
Sistenze; poi dopo, se voi vogliate cambiare il vostro lavoro, tutti gli altri og
getti reali di cui voi preferite il godimento a quello delle materie da voi manipolate.
Le ricchezze industriali sono dunque una porzione delle ricchezze naturali, e
per analizzare con esattezza e con precisione, si deve dire; le produzioni affatto
semplici formano la massa generale delle ricchezze. Elle vengono primamente tra
le mani dell'arte produttiva che le strappa alla fecondit della natura: e quello
480 nonno.
il tutto. Ma qualcheduna di queste produzioni, che non sono se non una parte
del medesimo tutto, passano nelle mani dell'arte sterile che da loro una forma:
ecco le ricchezze di durata.
Tutta la massa delle ricchezze e dunque creata dapprima dall'arte feconda o
produttiva; l'arte sterile o inleconda non fa dunque se non variare il modo di
godere delle ricchezze naturali.
CAPITOLO n.
Analisi generale delle tre Classi duomiui che compongono gli Stati inciviliti.
Art. 1'. - Analisi morale.
Ci sono due modi di riguardare la massa totale dei beni, o la somma gene
rate dei godimenti utili e piacevoli che l'anno la conservazione e il ben essere
della specie umana sulla terra.
Gli uni non considerano questa massa se non nel suo stato attuale; essi la
risguardano come se la tosse necessariamente limitata a quello stato; in conse
guenza, essi procurano di assicurarsene una porzione, la migliore che loro sia
possibile, e di applicarla al loro ben essere particolare, senza pensare menoma
mente allaumentazione della somma totale di que beni, aumentazione, di cui
eglino sembra, nemmeno sospettino la possibilit.
Gli altri al contrario prendono per principio e che la fecondit della natura
I e dellindustria degli uomini non hanno guari dei limiti che si possano con'b
- score ed assegnare; che la riproduzione annuale delle sussistente e delle materie
prime pu accrescersi continuatamente; che le ricchezze di consumo e di du
- rata possono moltiplicarsi danni in anni; che perci il numero degli uomini e
il loro ben essere possono pi e pi sempre aumentare . In conseguenza. essi
desiderano quest accrescimento continuato e progressivo: eglin'o si fanno un do
vere di contribuirvi per quanto sia in poter loro.
Gli uomini che cos pensano nella speculazione e che si regolano conseguon
temente a cio nella pratica, sono i veri amici dell'umanit.
Ma bisogna fare una distinzione tra coloro che non si occupano ad operare
il bene loro personale se non che attribuendo a se stessi una parte dei beni attual
mente esistenti, senza pensare e senza concorrere all' accrescimento continuato e
progressivo della massa totale.
Gli uni usurpano, o colla forza o colla frode i irutti del travaglio altrui; essi
tolgono ad altri uomini dei godimenti che quel travaglio avrebbe loro procurati;
o, ci che tema il medesimo, essi 1 impediscono di procurarsi quei godimenti.
Costoro sono colpevoli.
Ora, ci sono, come ognun sa, dei gradi del misfatto e nell usurpnzione dei
godimenti.
impossibile di usurpare dei beni senza cagionare una diminuzione nella
massa totale; vale a dire, che qualunque usurpazione rende, necessariamente e _
intallibilmente, questa massa minore di quello che sarebbe stata senza l usurpa
zione; poich l usurpatore impiega sempre una forza, un industria, un anticipa
u'one pi o meno grande, a spogliare altrui. Se esso le impiegasse in qualche tra
vaglio d una delle tre arti che costituiscono gli Stati inciviliti, esisterebbero di
pi i frutti di quellimpiego o di quel travaglio.
La grandezza della colpa e dunque proporzionale al delitto o alla distruzione,
484 Mtnmt'.
vale a dire, al pregiudicio che lusurpazione cagione. alla massa generale dei beni,
o alla somma totale dei godimenti utili o piacevoli.
Quasi tutte le usurpazioni di godimenti distruggono molti pi beni ch esse
non ne attribuiscano allusurpatore. Ce ne sono di tali in cui lusurpatore distrugge
mille e mille volte di pi di quello ch egli non goda. Oh! come sono detestabili
costoro, quando sanno il male che operano! Come sono sciagurati, quando nel
sanno! Distruggerc, usurpare, impedire i godimenti: ecco dunque il delitto.
Il contrario del delitto che distrugge, la benecenza che aumenta la massa
generale dei beni , o la somma totale dei godimenti con una specie di creazione,
vale a dire, coll accrescimento continuato e progressivo dei travagli che appar
tengono alle tre arti caratteristiche delle societ incivilite, allarte sociale, all'arte
produttiva, all'arte sterile.
La benecenza (intendo la benecenza in generale, in grande, che ha per obbietto
la specie umana tutta intiera, e non la benecenza particolare, in piccolo, che ha
per oggetto di compassione o di generosit tale o tal altro individuo) la benecenza
e dunque proporzionale allaccrescimento che riceve la somma totale dei godimenti
utili o piacevoli che formano il benessere e la perpetuit della nostra specie.
Tra la benecenza creatrice e l usurpazione distruggitrice , c la giuslizia,
la quale consiste nel meritare la sua porzione nella massa generale esistente,
senza concorrere allaccrescimento di essa, ma per senza nuocere, senza impe
diPe , senza usurpare.
L eetto della giustizia di mantenere la somma totale dei beni: e il primo
bisogno della specie umana in generale, il primo dovere di ciascun uomo in
particolare; poich bisogna che qualche creatura umana patisca o muoia quando
si scemi qualcuno degli oggetti dei godimenti.
A considerar dunque gli uomini secondo il merito o la moralit delle azioni
loro, ce n ha che concorrono semplicemente al mantenimento dei beni attuali
esistenti; ce nha che concorrono allaccrescimento continuo e progressivo di que
' sta massa; ce nha disgraziatamente che concorrono alla sua diminuzione, che
distruggono, che usurpano, che impediscono.
I primi son giusti, i secondi sono beneci, gli altri sono colpevoli: questo
ci che ogni uomo deve trovar scritto in fondo alla sua anima.
CAPITOLO III.
Analisi particolare della prima classe.
E l arte sociale che caratterizza questa prima classe. Ella dunque racchiude
tutti gli uomini consacrati all'esercizio dell autorit pubblica ed anche tutti co
loro che adempiono agli ofcii dell'amministrazione privata, e che fanno le anti
cipazioni fondiarie. La qual cosa forma due divisioni di questa prima classe,
cio: 1 quella del sovrano, e 2 quella dei proprietarii fondiarii.
La si chiama in generale classe'dei nobili o dei proprietarii, e per abbreviare,
classe proprietaria. Diii'atto la seconda divisione di questa classe totalmente
composta degli uomini che posseggono le eredita private e che sono incaricati
delle anticipazioni iondiarie; per ci questa seconda divisione forma propriamente
una classe proprietaria.
Ma, poich la prima divisione e composta di tutti coloro che esercitano lau
torita sovrana, e poich luna delle principali funzioni di questa autorit consiste
nel formare, mantenere, perfezionare le grandi propriet pubbliche, che rendono
pi immediatamente il suolo dello Stato suscettibile dei travagli dellarte produt
tira, e per conseguenza dell arte 'sterile, si risguarda ancora con ragione l'auto
rit sovrana come la prima e la pi grande proprietaria di una societ incivilita, le
propriet di quella essendo realmente estese sopra tutta la superficie dello Stato.
Il nome di proprietaria conviene dunque all una ed allaltra divisione della
prima classe; ma la natura stessa delle sue funzioni e de suoi diritti la pu far
chiamar pure la classe dei nobili, e in questo senso, la nobilt ben lontana dal
l'essere una chimera, come taluna volta lasi e della, e una realit utilissima
aglimperii inciviliti, come io lo far vedere per l importanza dei travagli che
caratterizzano questa prima classe e per liniluenza sulla prosperit generale degli
Stati, per il benessere dell'umanit.
(i) I ministri della religione come depositarii e dispensatori della dottrina rivelata,
non sono n mandatarii, nrappresentanti del sovrano. Essi ricevono il poter loro e la
loro missione da Dio , che ha voluto che l'uomo non apprendesse immediatamente se
non da lui i mezzi di essere beato nell'altra vita. Ma tutto ci che pu contribuire alla
sua felicit in questa vita di competenza della ragione, ed sottomesso all'autorit pub?
blica di cui ella debbe guidare l'andamento Tutti coloro che possono accelerare il pro
gresso della ragione, diventano perci ministri ed agenti del sovrano. Eglino servono il
potere di lui. Egli li sorveglia e debbe incoraggiati-li.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 487
Gli oggetti di questa istruzione universale sono le tre arti caratteristiche degli
Stati inciviliti: larte sociale, larte produttiva, larte sterile. Lo scopo suo din
segnare il meglio possibile a tutti gli uomini ad essere giusti, ed anche beneci,
non usurpatori o delinquenti. Ad esser giusti, vale a dire, a meritare ciascuno
la sua porzione della massa dei beni attualmente esistente; la qual cosa non pu
farsi se non adempiendo a qualche dovere, e facendo qualche travaglio delle
tre arti.
per ci che la morale economica la cognizione fondamentale che dovrebbe
dirigere listruzione universale; sarebbe necessario che tutti gli uomini riuniti in
societ avessero un'idea chiara e ben inculcata delle tre arti, delle tre classi e
delle loro relazioni, vale a dire dei loro doveri e dei loro diritti rispettivi.
Non c' nazione, nemmeno mezzo incivilita, l'universalit della quale non
riceva, per unistruzione semibarbara, pi idee e pi diilicili e pi materie, che
non quelle chentrerebbero in una buon'lstruzione morale economica.
Le idee, delle quali parlo, formano in ciascuna nazione il corpo di tutti que
gli errori, di cui gli uomini hanno infettato il diritto delle genti, la legislazione,
la morale, e qualche volta perfino la religione; elle formano un ammasso di pre
giudizii falsi, inutili, sovente distruttivi dellumanit , opposti alla sua propaga
zione ed al suo benessere.
Nondimeno questo mucchio d'idee mostruose e desolatrici s'inculca in tutte
le teste; lo si sovrappone alle idee della natura, ch'esso quasi sempre contrad
dice nel modo pi strano.
Come si potrebbe credere che listruzione morale economica cos semplice,
cosi chiara, cos naturale, cosi soddisfacente per la mente e pel cuore, non po
tesse essere inculcata cosi universalmente che i pregiudizii e le superstizioni
popolari? -
Questa prima istruzione, uniforme nella sua universalit, il cui oggetto sarebbe
la morale economica, e la base di qualunque Stato incivilito. Ella debbessere
accompagnata dalle cognizioni che sono necessarie, o almeno utilissime a tutte
le divisioni delle tre arti; tali sono la lettura, la scrittura, i primi elementi del
calcolo e della geometria la pi semplice.
in questo prima istruzione che gli uomini diventano capaci di procurarsi
sempre pi il loro benessere, non solamente osservando ogni giustizia, ma altresi
perfezionando sempre pi taluna porzione di una delle tre arti; aggiungendo cosi
il merito della beneficenza all'adempimento del dovere di non distruggere, di non
usurpare, di non impedire.
Perfezione progressiva e continua la quale suppone, oltre listruzione la pi
comune, la pi universale, la pi uniforme, diverse istruzioni particolari relative
a ciascheduna parte diversa delle tre arti, ai diversi talenti degli uomini ed alle
loro diverse posizioni; istruzioni particolari che debbono elleno stesse andare
vieppi perfezionandosi.
lo insisto sull'utilit principale di questo primo dovere dell'autorit, ed io
prego che vi si faccia molta attenzione, per concepire il motivo che fa dare all'or
dine dell istruzione il primo grado nella prima classe degli uomini che compon
gono uno Stato incivilito.
Gli che diil'atti tutto il resto dell'arte sociale, tutta larte produttiva, tutta
larte sterile dipendono dall'istrnzione; intendo dalla buona e vera istruzione eco
488 BALDEAt.
nomica. gli oggetti della quale sono le tre arti caratteristiche delle societ, i loro
principii di teoria, la pratica dei loro travagli pi o meno sviluppati secondo le
persone e le circostanze. -
Il. - Secondo Ordine dei mandataria del Sovrano, 0 Ordine della pmlezinne.
Listruzione morale economica previene molte usurpazioni, ma ella non le
rende impossibili, ella non le impedisce tutte; dunque necessario aggiungervi la
protezione o la potenza tutelare.
lo ho di gi detto ch'ella di due sorta: protezione civile o giudiziaria, la
qale guarentisce a ciascuno le propriet e la libert sua contro le usurpazioni
particolari che potrebbe patire dentro lo Stato; protezione politica o militare, la
quale guarentisce le stesse propriet, le stesse libert contro le usurpazioni gene
rali che si avrebbero a temere dal di fuori della societ.
La seconda potenza il baluardo e il sostegno della prima, vale a dire, che
la giustizia sovrana ha bisogno di essere appoggiata da una forza militare capace
dimporne anche alle nazioni vicine in massa, quindi tanto pi ai privati della
societ, o anche alle confederazioni interne pi o meno numerose che potessero
fermarvi degli usurpatori.
N qui il luogo che io mi possa molto distendere sui principii della potest
giudiziaria o politica, ma dovr farlo sentire in quel tempo stesso che assegner '
ai magistrati, ai membri del corpo militare, ai ministri dell'arte politica, il grado
ch'essi debbono occupare nell'analisi economica degli Stati. Una buona legisla
zione e dunque quella che ottiene il vero scopo della potenza protettrice, vale a
dire, che guarentisce a ciascuno le propriet e le libert sue.
Propriet, e il frutto del travaglio, un bene che vi proprio, perch voi
lavete creato 0 meritato, adempiendo a qualche funzione di una delle tre arti ca
ratteristiche delle societ incivilite, o perch voi rappresentate il legittimo acqui
rente, per sua scelta e per sua volont. La libert sociale relativa a queste
propriet. Esser libero, non essere in nessuna maniera impedito di acquistare
a delle propriet, ne di godere di quelle che si sono acquistate: io dico acquistare,
vale a dire meritare a giusto titolo e non per usurpazione .
La legge naturale essendo di formare a se medesimo la sorte migliore possi
bile senza attentare alla propriet altrui, come credo di averlo provato in un'opera
a parte (o, per meglio dire, come tutti gli uomini lo sentono in fondo della loro
anima senza niuna prova), la libert sociale, che la giustizia debbe guarentire a
tutti, non altro che questo, checch abbiano potuto scriverne dei grandi losoti.
Si detto che questa libert sociale consisteva a non poter essere sforzati
di fare una cosa che la legge non ordini . Cotale definizione per esser buona,
esige che vi si aggiunga il principio fondamentale di qualunque legge senza ecce
zione, ed questo: .
Il primo oggetto della legge la propriet, la libert di ciascuno; gli per
couservarvi, per guarentirvi propriet e libert che il sovrano debbe prevedere
colla legge. '
Il secondo oggetto l'usurpazione e lnsurpatore: quello che bisogna impe
dire e reprimere. _
Qual il proprietario? quale lusurpatore? la prima questione che si pre
senta. a risolversi in qualunque giudicio.
n'rnouuzion'r; ALLA rinosoru Economica. 489
Ora l'attribuzione delle propriet non mai arbitraria; ella ha un titolo natu
rale: e, o il travaglio che ha meritato il bene, di cui si reclama il godimento, o
la trasmessione del legittimo acquisitore.
Troppe spesse volte si crede che le leggi civili sieno attributive delle propriet,
e chelle abbiano nella stessa guisa la forza di dare alle azioni degli uomini il loro
carattere morale di bene o di male: sono due errori fecondissimi di perniciosa
conseguenze.
Da essi derivano quelle pretese leggi cos numerose, cosi complicate, cosi
contraddittorie, cos mobili, che sono costate tanto a farle ed a mantenerle, e che
sono passate rapidamente d'et in eta, malgrado tutti gli sforzi dell autorit
iuganuata. '
Nessunuomo qualunque non pu far essere bene quello che male, non pu
rendere proprietario colui che non lo legittimamente secondo la legge naturale,
per se medesimo 0 per rappresentanza (1). Nessuna riunione duomini ha unt al
potere.
Sar sempre un delitto usurpare, un male il concorrere alla diminuzione della
massa dei godimenti. Sar sempre una giustizia contribuire al mantenimento, alla
conservazione di questa massa; si sar sempre proprietario, in virt della legge
naturale, dei beni che si saranno procurati (immediatamente o per cambio) adem
piendo a un tal dovere, e per pi forte ragione, di quelli che si sarebbero creati od
aggiunti alla massa generale.
Questa legge universale, e presto o tardi gli uomini riconosceranno lingiu
stizia e glinconvenienti delle eccezioni ch'ella ha ricevute: ella la ragione di
tutte le buone leggi civili; e se ci fossero delle volont, le quali fossero diretta
mente contrarie a questa massima, invano si darebbe loro il nome di leggi; il
tempo e l'esperienza le ridurrebbero tosto al loro giusto valore.
Se, facendo tale o talaltra azione, io usurpo la propriet legittimamente altrui
devoluta dalla legge naturale veramente attributiva delle propriet, non c' biso
gno d'altra legge (2) per condannarmi. Se io non usurpo, qualunque m'impedisse,
non guarentirebbe la propriet di nessun altro; ma egli usurperebbe la mia libert
personale, la prima, la pi cara delle mie propriet. Egli farebbe dunque precisa
mente il contrario della legge che me l'attribuisce, e della giustizia che deve gua
rentirmela verso e contro tutti.
Se io ho alquanto insistito sopra questo principio fondamentale ch'esso stato
molto dimenticato, molto avviluppato, ed anche molto combattuto da ingegnosis
simi sistemi: gli , che troppo sembrato volersi giustificare con ragioni di utilit
apparente, milioni di comandamenti arbitrarii , gli uni opposti agli altri, che si
sono combattuti c distrutti nella maggior parte delle societ, che elle medesime
(1) Le leggi civili che hanno regalato la trasmissione delle propriet, non hanno
fatto se non indicare la serie di queste rappresentanze successive. Questa catena, se
la non fosse stata spezzata da delle usurpazioni, e se l'ordine naturale fosse sempre stato
Seguito, ci farebbe risalire sino a colui, che il primo ha dissodato e reso fruttifero un tale
terreno. Le leggi, che in seguito di un'invasione ingiusta hanno mutato in propriet il
llpughissimo possesso, hanno parimente il loro motivo nei travagli del possessore di
uona fede.
(2) Che non si concluda guari da questo che io neghi la necessit delle leggi civili
positive; io indico la prima di tutte le regole, alla quale gli uomini avranno spesso disgra
ziatamente bisogno di essere ricondotti.
490 naunnau.
li hanno distrutti, e che non potevano mancare di'operar tale enetto dacch essi
contraddircvano la legge naturale.
lmperocche non c' che una parola sola che valga. in tutto e dapertutto
u e il dovere adempiuto, o il travaglio eseguito, che da la propriet in virt della
legge naturale . Ora guarentire la propriet, dlfenderla contro le usurpazioni,
assicurare la libert, vale a dire il libero uso del diritto di acquistare col proprio
travaglio, o di godere dopo aver acquistato, e l'oggetto della potenza protettrice,
quello ch'ella debbe operare colla giustizia distributiva, e colla potenza politica
e militare.
Se i comandamenti che attribuiscono delle pretese propriet (fondate sopra
tutt'altro diritto che il travaglio, che il solo titolo naturale o legittimo)sei coman
damenti che inceppano le libert con qualunque altra restrizioni che non le pro
priet altrui legittimamente acquistate, non sono risguardate come leggi (i),
allora che si potr definire la libert civile come lo ha l'atto il celebre Montes
quieu: il vantaggio di non potere essere sforzato a fare una cosa che la legge
a non ordina perch allora si dir realmente in altri termini che la libert
consiste a non poter essere impedito , n di acquistare legittimamente delle
propriet col proprio travaglio, ne di godere di quelle che si sono acquistate n.
Quest'ultima denizione pi chiara e pi facile a rammentarsl, per quanto pare
a me, avendo simplitleata l'idea della libert civile, si concepisce a primo tratto in
che cosa debba consistere l'esercizio della giustizia 0 della potenza protettrice in
teriore, civile e criminale.
1 in que'casi nei quali si dubiti di buona fede (cosa rarissima) ed in quelli,
in cui si tinge di porre in dubbio quale sia il vero proprietario, e quale sarebbe
lusurpatore: i depositarii dell'autorit sovrana decidono il dubbio: ecco la giustizia
civile resa tra le parti contendenti.
Questa giustizia bene amministrata, quando il magistrato discerne, per il
principio della legge naturale, il vero proprietario , vale a dire colui che si e le
gittimamente acquistato col proprio travaglio il dritto di godere, o il vero rappre
sentante del primo acquisitore.
Questa giustizia male amministrata, quando il magistrato, per colpa sua
o per quella di qualunque altro, attribuisce delle propriet a coloro che non le
hanno acquistate col titolo naturale, e impaccia le libert.
2 La giustizia criminale punisce i delitti commessi, per impedire, col timore
delle pene, quelli che senza questo timore si potrebbero commettere. L'idea puerile
della vendetta non debba mai entrare nel sistema delle leggi penali; altrimenti
essa le renderebbe sregolate, atroci e per ci stesso inutili: e cio che l'esperienza
ha oggimai provato a tutti i popoli di Europa.
Un imperio che servir senza dubbio di modello in questa parte importantis
sima, ma non in molte altre, ha preso per base della sua giustizia criminale, che
il sangue degli uomini debbe sempre essere degli uomini in tutti icasi rispettato.
(i) Ripeto che io non intendo qui di sciogliere gli uomini sottoposti ad un governo
civile qualunque dalla necessit di obbedire anche a quelle leggi di cui eglino scorges
sero gl'inconvenienti; ma siccome io qui cerco quale sia l'ordine prescritto dalla natura
per se stessa, mi sia permesso di non chiamai leggi, se non le regole ch'ella mede.
sima ci ha tracciato. '
lS'l'llODUllONE ALLA riLosoru ECONOMICA. 491
fczioni.
Senza formarsi chimeriche idee, si si pu gurare l'Egitto per esempio, e la
Mesopotamia , come hanno esistito nel tempo del loro vero splendore , del
quale ne rimangono tanti monumenti quasi inconcepibili agli uomini che non
conoscono se non lo stato attuale delle nostre societ.
Che si si guri dunque un paese tutto quanto coperto di canali navigabili in
ogni tempo, di canali che somministravano di continuole acque alle irrigazioni di
tutte le terre, di canali ancheggiati sulle due rive da magniche strade elevate
al di sopra della maggiore inondazione possibile.
Lunghesso que canali e quelle strade, una quantit. quasi innumerevole di
villaggi, preservati colla medesima cura dal pericolo di essere sommersi, tenuti
colla pi grande mondezza, nella pi grande sicurezza e in mezzoa questi villaggi
moltiplicati, migliaja di citt vaste, magniche ed opulcnti.
Gli uni e le altre circondate da oride campagne, che le regolari inaagioni
rendevano l'econde quasi al di la della stessa immaginazione.
Gli per questa fecondit dei retaggi privati che le citt ed i villaggi erano
diventati cosi numerosi, cosi prosperi ; ma questa fecondit maravigliosa era la
conseguenza della facilit delle comunicazioni,
Ora, era la buona e saggia amministrazione dei Sovrani che le avevano luna
e l'altra operate, alzando le dighe e scavando i canali ed i laghi. Senza queste
opere il Nilo, il Tigri e lEnfrate talora avrebbero inondato tutto, tal altra avreb
bero riutato il minimo rinfrescamento alle campagne; ma le acque di queumi,
prese nella giusta proporzione e condotte a un conveniente livello si_depositavano
pcl mantenimento continuo della navigazione 0 delle irrigazioni in laghi im
mensi di dove non uscivano se non a peso e misura, pei bisogni dell'agricoltura
e del commercio. '
Da ci, tutto quel popolo innumerevole che viveva in una prosperit che avea
quasi del favoloso, al paro della stessa sua moltiplicazione; e per tanto i monu
menti che col rimangono dopo migliaja danni,ne parlo delle piramidi enormi
e degli edicii immensi che le accompagnano, che questo non che un piccolo
accessorio agli occhi dellosservatore losofo, ma i laghi, le dighe, i canali, gli
avanzi maestosi delle citt e dei villaggi, i cadaveri stessi tanto preziosamentc
conservati, tanto riccamente ornati, e che dopo si lungo tempo si traggono dalle
loro tombe inesauribili, sono sussistenti prove codeste, prove invincibili che con
fermano le relazioni degli scrittori, d'altronde unanimi tra loro e testimonii ocu
lari, che hanno descritto lo stato dell'Egitto in tempi o in luoghi differenti, ma
che tutti parlavano a contemporanei, al caso di vericare ogni giorno la preci
sione o la falsit delle loro descrizioni.
Questo stato dell'Egitto e delle sue opere pubbliche, una parte considerevole
delle quali sussiste tuttavia dopo tanti secoli della barbarie la pi distruggitrice,
dunque tuttaltro che una favola, malgrado alcuni epigrammi di un losofo bello
spirito, che potrebbero farli ritenere per tale a rertuni lettori.
494 nanna/u.
Gli su codesto Stato che d'uopo accuratamente meditare, per concepire a
quale perfezione possa essere portata la buona amministrazione, e quali sorpren
denti eli'etti infallibilmente ne risultino per ilbenessere e la moltiplicazione della
specie umana.
D'altronde, oltre che ne rimangono de Caldei ed anche degl Incassi del Per
monumenti presso a poco simili, la Cina ci offre anch'essa la realit sempre
sussistente di quemcdesimi travagli e la prova la pi incontestabile della loro
eiiicacia. Oltre la sua muraglia, il suo gran canale di mille dugento leghe, le sue
dighe, le sue grandi strade, oggetti che non si possono ragionevolmente risguar
dare come favole, cento e cento testimonii oculari attestano che in molte provin
cie le pi alte montagne vi sono irrigate a voglia del coltivatore, dalle acque stesse
che vi scorrono appiedi, e che vengono innalzato per mezzo di macchine idrauli
che sino alllestrema cima.
Di modo che, in quelle provincie il semplice coltivatore ha per fecondare il
suo campo tali macchine, che si sono considerate come un lusso grandissimo per
uno dei pi potenti e fastosi Sovrani di questo secolo, di averne fatto costruire
una sola presso a poco di quel genere pel servigio e lornamento di uno de pi
bei palazzi di Europa. -
L idea di tale amministrazione, e della grandezza e dell'utilit delle opere
pubbliche ch'ella ordina, e che via via pi perfeziona un'idea fondamentale che
necessario imprimere fortemente nella mente di tutti coloro i quali vogliono oc
cuparsi di losoa economica; gli e soprattutto in queste quattro nazioni vera
mente illustri chela si ritrova orente, presso i Caldei, gli Egiziani, i Peru
viam' e i Cinesi.
Ipopoli pi moderni, quali sono i Greci e i Romani, che il pedantismo dei
collegi ci rende cosi venerabili, non ce norono se non dcbolissime tracce,
e ci nel tempo brevissimo della loro pi grande posterit, che fu quella del
loro rispetto per la giustizia e dello zelo per la coltura delle loro propriet
fondiarie.
Le nazioni pi che semi-barbare della nostra Europa moderne sono ancora
in una distanza prodigiosa dal punto di perfezione di questi quattro grandi po
poli. L'idea di un'amministrazione veramente reale, della maest delle sue opere,
e della loro necessaria inuenza sul benessere dell'umanit non che appena ap
pena germogliata tra noi.
N meno vero si che gettando gli occhi sugli Stati che ci circondano, vi si
trover la prosperit dei sudditi in una proporzione esatta colla saggezza dell'am
minisirazione, colla grandezza dei travagli da lei consacrati a quel grande ed
unico oggetto di viviere il suo territorio.
Si vedr per esempio che l'Olanda il paese di tutta Europa il pi ricco in
produzioni territoriali, e gli Olandesi il popolo pi prospero, unicamente perch
l'amministrazione pubblica dell'Olanda quella che si pi d'ogni altra appros
simata alla magnicenza utile delle quattro grandi nazioni che ci hanno dati di
cosi bei modelli.
Il volgo dei ragionatori, che cerca altrove la sorgente del benessere olandese,
prende gli elletti per la causa, e risica di attribuire ci che poi sarebbe anche
peggio, l'accrescimento della prosperit a degli ostacoli che larrcstano, ben lon
tani dallaccelerarlo. '
tnrnonrzroxe ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 495
La fecondit del suo territorio, paragonata con quella di qualunque altro
territorio europeo, estensione per estensione, ad eguaglianza di misura, si trova
almeno come cento, ed anzi rispetto a molte regioni di pari grandezza, come
mille ad uno.
imperocch, facendo un risultato totale, si troverebbe che, per via della cul
tura, dei pascoli, della pesca, si raccoglie annualmente in Olanda la sussistenza
di molte centinaia di famiglie per ogni misura di tale o talaltra estensione geo
metricamente presa (compresi tutti i territorii e gli uni per gli altri). Ora facendo
un medesimo risultato sopra tali o tal altri imperii, si troverebbe che in un eguale
spazio geometricamente misurato (tutti i territorii essendovi sempre compresi 0
gli uni per gli altri), non vi si raccoglie annualmente colla coltura, col pascolo e
colla pesca la sussistenza di una famigliav
La causa effettiva di questampia ricolta di sussistenza la grandezza delle
buone spese fatte dall'amministrazione per vivicare l'universalit del territorio,
molto meglio che non lo sono negli altri Stati certe porzioni privilegiate che sono
appena la millesima parte della loro estensione.
Tutto il rimanente di quanto si ammira comunemente in Olanda, cio la me
ravigliosa popolazione, lagiatezza generale, l'attivit e l'industria, sono gli effetti
di quellampia ricolta di sussistenza; sono queste le seconde conseguenze della
buona amministrazione delle grandi propriet pubbliche.
Questo ci che si debbe chiamare principalmente la spesa del Sovrano,
questo il primo patrimonio della sovranit: e la prima sorgente della rendita
particolare di essa, e quella di qualunque altro benevpubblico o privato. Io insisto
di nuovo su quest'articolo, perch esso troppo dimenticato.
Ora riepiloghiamo. L istruzione, la protezione, le grandi propriet comuni,
ecco dunque i tre oggetti delle pubbliche spese. in tutto ci che non ha relazione
a queste porzioni patrimoniali dell'autorit suprema, l'uomo che spende, non il
sovrano.
Moltiplicare, anche nelle migliori enelle pi utili operazioni, il numero degli
agenti al di l. del necessario, e strapagare coloro che s' impiegano, una spesa
da balordo pei particolari, peggio ancora pei Sovrani; perocch la spesa tanto
fruttiiicante quando la ben diretta, come gli un delitto di lesa umanit quando
ella fuorviata.
V. Dellentrata del Sovrano.
Il dovere di stabilire, di estendere, di perfezionare sempreppi l istruzione,
la protezione, l'amministrazione universale, suppone come abbiamo veduto, una
moltitudine sorprendente di travagli assidui e dispendiosi, una sorveglianza con
tinua e generale, in conseguenza una folla considerevolissima di mandatarii della
sovranit.
dunque di assoluta necessit che il Sovrano faccia una forte spesa nelle
societ incivilite; dunque di assoluta necessit ch esso vi goda un grosso
reddito.
Se le nazioni sono abbastanza male illuminate intorno ai loro interessi, per
assottigliare, per un avidit malintesa, alla sovranit i mezzi di adempiere ai do
veri della sua autorit, allora 1' istruzione pubblica, la distribuzione della giusti
zia, la potenza militare, le relazioni politiche, le grandi propriet comuni cadono
496 BAUDEAU.
nel languore, nel disordine; allora impossibile che le propriet fondiarie, che
le arti produttive e le arti sterili non sieno gettate nella confusione e del deper
dimento.
questa la sorte degli Stati nei quali l'autorit sovrana non ha tutta l'atti
vita, tutti i redditi di cui ella dovrebbe godere; tale la sorte della Polonia per
esempio, dove regna lauarchia la pi compiuta, e che fornisce una prova me
morabile dei mali che l'annichilamento di quasi qualunque autorit si trae dietro
necessariamente.
Ora il reddito del Sovrano non in ultima analisi, che una porzione delle
sussistenze e delle materie prime annualmente rinascenli, attribuita ai godi
monti personali di lui, ed a quelli di tutti i suoi cooperalori o mandatarii di
tutti gli ordini.
L'argento monetato, che circola negli Stati inciviliti, fa sovente dimenticare
questa denizione dei redditi del Sovrano e della loro entrata giornaliera;
ma non perch la viene essa perduta di vista nella maggior parte dei ragiona
menti sedicenti politici, ne rimane per questo meno vera.
Questargento monetato non nella circolazione, come gi l'ho detto altra
volta, se non un titolo ellicace sulla massa generale dei godimenti utili e piace
voli che formano il benessere e la propagazione della specie umana.
Esso una specie di lettere di cambio 0 mandati pagabili a volont dei
possessore. I
In vece di prelevare la sua porzione in natura su tutte le sussistenze e su
tutte le materie prime annualmente rinascenti, il Sovrano ne esige in moneta il
titolo ellcaee, il mandato, la lettera di cambio; egli distribuisce questi titoli ai
suoi cooperatori, e questi li applicano alla loro destinazione procurandosi delle
sussistenze e delle materie pi o meno manipolate, delle quali essi godono per se
medesimi o pei loro salariati che rendon loro qualche servigio personale, o che
adempiono per essi a qualche dovere dell'autorit.
I mandatarii del Sovrano r'ivendono cos il danaro della rendita pubblica alla
nazione, che ha cominciato dall'anticiparlo lanno antecedente, come pegno dei
godimenti appartenenti a tutti i cooperatori della Sovranita; e la nazione nella
necessit di rianticiparlo di nuovo nell'anno corrente, lo ricompera, sommini
strando a que mandatarii gli oggetti necessarii ai loro travagli o ai loro godi
monti.
In taluni imperii anche incivililissz'mi, quali, per esempio, quello dei Pern
viani ed alcuni altri, come lEgitto e la Cina, le grandi istituzioni Sociali si erano
stabilite prima che si fosse concepita lidea delle monete, del loro uso, e delle fa
cilita chesse procurano; quindi il Sovrano e i suoi cooperatori ricevevano im
mediatamente e in natura le sussistenze e le materie prime utili ai loro travagli
o al loro godimento.
Dopo l'invenzione delle monete, la circolazione del danaro che forma in
tutte le nazioni moderne il reddito della sovranit, non che un mezzo di ope
rare mediatamenle questentrala in natura di una porzione delle sussistenze e
delle materie prime.
Questosservazione, cos semplice, cos naturale conduce per la via pi breve,
ad una regola fondamentale, dalla quale tutte le altre derivano.
L interesse universale degli uomini consiste a conservare e moltiplicare con
ls'raontztoxu ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 497
tinnamente gli oggetti adatti ai godimenti utili e piacevoli che formano il ben
essere e la propagazione della specie umana: lo scopo dell'arti produttivee delle
arti sterili, e questa moltiplicazione progressiva di godimenti o di oggetti che
li procurano: e nella veduta di assicurare e di variare questi godimenti, che si fa
nascere e che si manipola le produzioni.
Gli per rimuovere tutti gli ostacoli t'attizii che l'ignoranza e la cnpidit
degli uomini potrebbero opporre a tale conservazione e a tale moltiplicazione
progressiva e continuata, coli inerzia, colla violenza e colle usurpazioni; gli e
per vincere pi facilmente gli ostacoli naturali che un suolo inculto e selvaggio
oppone a questa moltiplicazione, che l'autorit sovrana ha bisogno di stabilire,
di confermare, di perfezionare di continuo l arte sociale, o l istruzione, la
protezione, l'amministrazione universale.
in questa conservazione, in questa moltiplicazione, progressiva continuata
che tutti gli uomini qualunque trovano la ricompensa dei travagli ch'egliuo hanno
fatti per mantenere o per accrescere la massa dei godimenti, di qualunque specie
poi sieno que'travagli, nella circoscrizione di una delle tre arti che caratterizzano
le societ incivilite.
Impedire l'accrescimento continuato e progressivo della somma totale dei
godimenti, vale a dire la produzione, la manipolazione degli oggetti che li procu
rano, dunque precisamente il contrario dello scopo generale al qtiale debbe
tendere larte sociale o l'autorit che l'esercito ; dunque precisamente il contra
rio del suo interesse.
Dunque, neil entrata dei redditi della Sovranit, qualunque percezione che,
pel suoeccesso o per la sua forma, impedisse l'accrescimento della somma to
tale dei godimenti e della massa generale degli oggetti proprii a questi godimenti,
o che per le medesime cause operasse la diminuzione di questa massa attuale, il
che anche peggio, sarebbe un delitto evidente, il pi grande e il pi innesto
di tutti i delitti.
Ecco ci che si profondamente ignorato per lunghissimo tempo negli Stati
pi che semi-barbari, che per altro si sono vantati di formare degli Stati inciviliti.
- Unicamente occupati del desiderio di attribuire alla Sovranit una grande
porzione degli oggetti adatti ai godimenti utili e piacevoli, la quale si potesse
dividere tra i cooperatori di quella, si troppo spesso fatto come quel selvaggio
che getta a terra l'albero per coglierne un solo frutto.
Vale a dire che non si si dato pensiero n d'impedire l'accrescimento della
massa, ne tampoco di diminuirla: ben lontani dal por mente a questa verit su
lutare evidente e fondamentale, 1 che lo scopo dell'arte sociale non che di
mantenerla e di farla via via pi aumentare; che il Sovrano trova esso pel primo
il suo interesse in tale accrescimento, ed un interesse grandissimo superiore a
quello di tutti gl' individui o , si creduto, si detto, senza saperlo che l'autorit
era il diritto di distruggere arbitrariamente quella massa, sagrilicando l'interesse
universale, e per una conseguenza infallibile, la porzione spettante alla sovranit .
stessa. Disgraziatamente non si che troppo agito in conseguenza di sistemi che
sono tacitamente fondati sopra questi errori altrettanto assurdi che detestabili.
Se si dicesse ad uomini ragionevoli: La medicina essendo stata stabilita
come larte di guarire gli uomini e di procurar loro una salute orida, necessa
riamente e logicamente ne conseguita clte i medici i quali debbono essere pagati,
Eeonom. Tono I. - 52.
498 BAUDEAU.
come di ragione, per esercitare questarte di guarire e mantenere la sanit,
hanno diritto e interesse ad uccidere gli uomini vendendo loro, per ritrarne il
pagamento de loro salarii, un veleno infallibilmente mortale . . . .
Se si dicesse: Larte delle vestimenta essendo stata stabilita per preservare
gli uomini dal freddo e dell'umidit, necessariamente e logicamente ne conseguita
che gli operai di talarte, che debbono essere, come di ragione, pagati per questo
loro servizio, hanno diritto e interesse di fare andare gli uomini nudi, spoglian
done per farsi pagare dei loro salarii ed impedendone di vcstirci; un tale modo
di ragionare si riguarderebbe come il colmo del delirio n .
E assai peggio sarebbe poi se speculazioni sitiatte si trovassero messe in pra
tica presso alcuni popoli.
Eppure, in realit, si esamini il sistema universale della scalit antica e
moderna, e si trover che dappertutto esso fondato sul medesimo antira
gionamento.
L'autorit o l'arte sociale utile, anzi necessaria per la conservazione e l'ac
crescimento della massa dei godimenti. Dunque, i mandatarii della sovranit, i
quali debbono essere pagati per tutti i travagli indispensabili di quest'arte so
ciale, hanno diritto e interesse d impedire questi godimenti e di distruggerne gli
oggetti.
Ecco il principio tacito delle tasse che desolano da venti secoli tutta la nostra
Europa.
Dunque, al contrario, questi cooperatori della Sovranit, dovrebbero attri
buirsi una porzione di quegli oggetti, senza alterare la massa, senza distruggerla,
senza impedirla di crescere: e la conseguenza ben naturale, ben legittima di
questo principio incontestabile, quella che ne trae la losoa economica.
Dunque qualunque percezione, che poi suo eccesso o per la sua cattiva forma,
impedisca, distrugga, annienti i godimenti, e un delitto (1), vale a dire una follia,
un ingiustizia, e presto o tardi una causa di pregiudizii enormi per colui stesso
che la commette.
questa la conseguenza ulteriore del medesimo principio; ella importa evi
dentemente la riprovazione di tutte le tasse, assise ed altre percezioni di questa
fatta impediente e distruggitrice, che priva gl' individui e il generale stesso di una
certa somma di godimenti.
L'obblio troppo lungo e troppo universale di queste verit salutari ha molti
plicalo nellEnropa moderna le forme le pi perniciose di esigere la porzione di
sussistenze e di materie prime attribuite ai cooperatori dell'autorit sovrana , o
ci che torna lo stesso , di esigere il danaro che il titolo, il pegno di quest'en
trota o di quest'attribuzione.
E da ci che nata quest'arte cos complicata della. fiscalit, arte che le
nazioni moderne hanno tolto ad imprestito, come tant'ultri errori, da due piccoli
popoli che il talento di scrivere eleganti libri, ha resi pur troppo celebri per dis
grazia dell'umanit, vale a dire ai cittadini di Atene e di Roma, depredatori avidi
(1) Che si si rammenti la denizione della parola delitto, che abbiam data pi sopra:
i nostri lettori non perderanno mai di mira che noi consideriamo qui I ordine natu
rale, e che per conseguenza noi dobbiamo imputare. senza riguardo, a colpa tutto
ci che laltcra sia come ostacolo, sia come pregiudizio.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ecosomca. 499
e crudeli di cento provincie, ch'eglino dcvastarono meno colle loro armi quando
vollero conquistarli, che non coi loro pubblicarli quando li ebbero usurpati ; arte
i cui principii constitutivi e fondamentali sono profondamente ignorati da coloro
che l'approvano, che l'insegnano e che la praticano, ignoranza che fa forse la
scusa loro personale, ma che non per questo ne eccita meno grande rammarico
nel piccolo numero di coloro che li conoscono.
Arte che costituisce dappertutto gli uomini che si pretende riuniti in societ,
in uno stato di guerra contro l'autorit sovrana, e che riduce una porzionedei
mandatarii della Sovranit alla triste necessit di spregiare, dinvadere, di at
taccare gli altri uomini, dimpacciare la loro libert, d'impedire i loro godimenti.
Gli questo colpo docchio, evidentemente contrario alla societ, che rivolter
sempre il buon senso e l'equit naturale dei popoli; e questo che ha reso total
mente inutili i solsmi di alcuni begli spiriti abbastanza arditi e abbastanza vili
per dichiararsi contro questa ripugnanza universale, ispirata dalla sana ragione e
dall'evidenza dell'interesse generale degli uomini.
I salariati di un fisco devastatore, come quello di Atene e di Roma, per es.,
le operazioni dei quali impedissero i godimenti e distruggessero continuamente
la massa degli oggetti adatti a procurarceli, compierebbero dunque un ministerio
sfortunatamente tutto contrario alle funzioni della sovranit; poich essi fareb
bero precisamente la medesima cosa che gli usurpatori del di dentro e del di
fuori, il delitto dei quali non consiste in altro se non che ad inceppare le libert
degli altri ed a privarli di alcuni godimenti, e per conseguenza eglino farebbero
precisamente ci che l'autorit debbe impedire.
Non bisogner dunque comprendere questi oggetti di una scalit cos per
niciosamente erronea nell'analisi degli Stati veramente inciviliti; essi non esiste
rebbero mai in un imperio ordinato secondo i principii economici.
lo spiegher fra breve il principio della vera societ che riunisce evidente
mente gl' interessi della Sovranit con quelli di tutti i cittadini, che determina
l'estensione dei diritti rispettivi, che fissa una regola di ripartizione dettata dalla
giustizia e dalla ragione illuminata.
Imandatarii del Sovrano che vegliassero da parte di lui a quellinteresse
prezioso, che fossero incaricati di esercitare quel diritto santo e legittimo, che
reclamassero la di lui porzione nella giusta ripartizione, formano la seconda
divisione dei cooperatori dellAmministrasione.
Spendere utilmente i redditi della Sovranit al mantenimento, alla perfezione
progressiva e continua dell'arte sociale, l' impiego della prima divisione: ricc
vere i redditi, osservando ogni giustizia, l impiego della seconda.
Osservando ogni giustizia, ecco la parola sacramentale, vale a dire senza
mai impedire nessun uomo di acquistare a proprio talento delle propriet, senza
mai impedire nessun uomo di godere il proprio talento di quelle che abbia acqui
state; imperocch in questo che la giustizia consiste, o l'adempimento della
legge universale, che nessun uomo debbe violar mai, che l'autorit sovrana
debbe fare adempire, e che a pi forte ragione debbe per la prima alla medesima
adempire.
Vi. Riepilogo dei tre Ordini di mandataria del Sovrano.
Primo ordine d istruzione generale, la cui base fondamentale, uniforme ed
500 BAUDIAL'.
universale, debb'essere la morale economica, ulteriori oggetti della quale sono le
tre arti caratteristiche degli Stati inciviliti, l'arte sociale, l'arte produttiva, l'arte
sterile, ei loro principii di teoria pi o meno particolareggiati, la loro pratica
pi o meno sviluppata, secondo i luoghi e le persone, secondo la loro qualit, i
loro talenti e la loro condizione.
Secondo ordine, quello della protezione giudiziaria , militare, e politica, che
guarentisce a ciascun uomo ogni libert di acquistare delle propriet legittime,
ed ogni libert di godere di quelle che si sieno acquistate, vale a dire, che re
spinge, previene o punisce ogni violenza, ogni usurpazione, sia del di fuori che
di dentro, colla forza pubblica dell'autorit sovrana, da per tutto presente, da per
tutto sorvegliante, da per tutto imponente.
Terzo ordine, quello dell'amministrazione, che riceve i redditi della sovranit,
senza delitto, senza inceppamento delle libert, senza violazione delle propriet,
senza distruzione della massa dei godimenti; ma al contrario, che spende quei
redditi pel mantenimento e l'accrescimento progressivo di questa massa, assicu
rando agli uomini di meglio in meglio l'insegnamento che li fa sapere, la sicu
rezza che li fa volere, ed i grandi mezzi di utilit pubblica che li fanno potere,
dalle quali cose risulta il perfezionamento continuato e progressivo delle tre arti,
e per un effetto necessario, la pi grande prosperit dello Stato, la propagazione,
il maggior benessere della specie umana.
Tutti gli uomini consacrati a codesti uilicii angusti e benefici dell'autorit su
prema, insegnatrice, proteggitrice, amministratrice, formano, nella prima classe
di cittadini. la prima divisione, che io chiamo della Sovranit.
(1) Si ponga mente sempre, che lo Stato di cui io cerco qui di tracciare uno schizzo,
non assomiglia menomamenteagli Stati che noi vediamo.
nvrnonuzloa's ALLA FILOSOFIA ucouomca. 505
Sono queste le due divisioni che formano la prima classe d uomini nelle so
ciet incivillte.
CAPITOLO IV.
Analisi particolare della seconda classe.
Art. I. -- Funzioni della seconda classe.
il. - Delle cause e degli e/fetti della prosperit dei Fittaiuoh' o Capi
dt'ntrapresc produttive.
Rappresentiamoci uno Stato tutto il territorio del quale, vivicato da una
buona amministrazione pubblica, coperto di quelle grandi e magniche proprieta
sovrane, che tanto maestosamente caratterizzano gli imperii veramente inciviliti:
dapertutto strade, ponti, acque navigabili; dappertutto l'istruzione, la giustizia,
la sicurezza delle propriet.
In conseguenza rappresentiamoci il suolo arricchito dall'amministrazione pri
vata di grandi e forti anticipazioni iondiarie: tutte le cave, tutte le miniere, tutti
i pascoli, tutti i terreni adatti, sia alle piantagioni sia alle diverse colture, pre
parati nel modo il pi conveniente, provveduti degli edizii e delle comodit di
ogni genere che loro sono utili.
Che ci rimane ora ad immaginare per vederci tutto ad un tratto le pi ricche
intraprese, sorgenti delle pi abbondevoli ricolte?
Nulla di pi evidente: ci bisogna una razza numerosa di ilttaiuoli o coltiva
tori in capo, che abbiano acquistate le cognizioni della loro arte, che sieno ani
mati da una grande emulazione a mettere il loro sapere in uso, e che possedano
dei grandi mezzi di esercitare quest'arte produttiva, di conservarla, di perfezio
uarla sempre pi.
E certo che l'industria, l'attivit, la ricchezza di una razza numerosa di tta
iuoli essendo aggiunte all'arte, allemulazione, alle spese dell'amministrazione
pubblica del sovrano e dellamministrazione privata dei proprietarii l'ondiarii,
l'anno prosperare la coltura e moltiplicare le ricolte. La perfezione progressiva e
continuata dell'arte produttiva negli Stati inciviliti sar dunque tanto pi infal
libile, tanto pi solida, tanto pi pronta, quanto la classe dei ttaiuoli o capi di
intraprese produttive sar pi numerosa, pi abile, pi attiva, pi opulenta.
Gli sotto questo punto di veduta che d'uopo considerare attentissima
mente gli Stati inciviliti, l'amministrazione loro, le loro leggi e i loro usi.
Se voi vedete in un imperio che tutto tende adiminuire la razza dei fittaiuoli,
ad avvilirli, a spogliarli, a ridurli al pi deplorabile stato dignoranza, dimbestia
mento, di soggezione, di angustia, di miseria, dite arditamente che una tale so
ciet tende alla sua decadenza, invece di camminare nella via della prosperit
progressiva e continuata.
questo uno deiagelli che il lusso pubblico, l'imposizione sregolata, il mo
nopolio sedicente legale, si trascinano dietro, come io lo spiegher pi innanzi.
Per lo contrario, se voi vedete questa razza preziosa stimata tanto,quant'ella
debbe esserlo; se trovate dapertutto l'istruzione, l'esperienza che spargono via
via pi grandi lumi su tutti i rami dell'arte produttiva; se non vedete ne incep
pamenti, n cocrcimenti, ne vessazioni che avviliscono, che soggiogano, che
spogliano e disgustano i coltivatori; se vedete il fondo delle loro ricchezze prepa
ratorie dell'intraprese accrescersi viemmaggiormente, ed impiegarsi viemmaggior
mente ai travagli fruttilcanti dei tre regni, dite arditamente che lo Stato prospera
con grande vantaggio di tutta l'umanit.
510 smosso.
Io non posso qui dlspensarmi di comunicare ai miei lettori una riessione
che loro parra forse di qualche utilit. Quante storie di reami e dimperii mute
rebbero totalmente aspetto, se fossero rilette e giudicate dietro codesta conside
razione cosi semplice e, credo, cos certa!
Queste ricchezze preparatorio, questi fondi primitivi degli intraprenditori in
capo, sono il vero palladio degl'imperii;imperocch inne da ci che dipendono
immediatamente le ricolte; invano si farebbero anticipazioni sovrane e anticipa
zioni i'ondiarie se non rimanesse di che prevedere ai preparativi ed alle opera
zioni di qualunque intrapresa particolare.
Quando si vede uomini a migliaia, e ricchezze a migliardi strappati alla terra da
disgraziati sistemi che non tendevano ad altro che a spogliare, avvlire e distrug
gere la razza dei iittaiuoli, come si pu pi lasciarsi sedurre da quelle chimericlie
idee di trionii, di conquiste, di fasto e di magnicenza? Come si pu-non vedere
distintamente sotto que bei nomi, stragi, saccheggi, rovine, vale a dire tutto ci
insomma che desola lumaniti
IV. -- Dei semplici laceranti delle intraprese produttive.
ll coltivatore in capo, limprenditore e direttore di un'intrapresa produttiva,
ha bisogno dimpiegare degli operai subalterni, chegli debbe pagare, alimcn
tare e prevedere degli strumenti necessarii ai loro lavori giornalieri.
Questi semplici lavoranti formano la seconda divisione della classe produttiva,
la porzione pi numerosa, pi attiva degli Stati inciviliti, e disgraziatamente la
pi negletta in quasi tutti glimperii moderni.
ll volgo degli scrittori confonde sempre questa seconda divisione colla prima:
e da ci quelle espressioni tanto comuni nelle opere di puro diletto, e persino nei
nostri libri pretesi losoci, il povero lavoratore che soll're nella sua capanna e
che non ha altro retaggio che le proprie braccia: da ci tanti ragionamenti, tante
speculazioni, tanti progetti pretesi politici, appoggiati per unica base sopra questa
erronea supposizione: Che non abbisognano altro che braccia alla terra; che
non bisogna tendere, per qualsiasi sorta di mezzi, altro che a moltiplicare gli
uomini nelle campagne a.
Se voi credete poter fermarvi a tale osservazione, voi sarete tentati di conclu
derne precipitatamente e confusamente come tanti altri: Dunque bisogna molti
plicare questi uomini preziosi e i loro travagli produttivi u.
Ma la scienza economica arresterebbe e decomporrebbe questa conclusione
precipitata.
Osservate (vi direbb'ella) che non mica solamente dal numero e dalle
forze fisiche di codesti operai che si regola la grandezza delle raccolte; che
i i ceti intelligenza del capo che le fa muovere, colla grandezza e colla bont
c della sua ricca officina; 2 colla solidit colla perfezione dei travagli che i pro
1 prietarii hanno fatto sulle possessioni loro per renderle suscettibili di tale col
tura opulenta; col buon ordine dellamministrazione suprema.
Osservate bene che cento uomini parimente robusti, ma isolati, ma privi
I d'arte, di strumenti e di mezzi, che operino sul medesimo suolo mal dissodato,
sotto un governo devastatore o negligente, non iotterranno met delle ricolte ,
C che i venti uomini fanno nascere tutti gli anni.
a Anticipazioni primitiva dellintrapresa fatta in grande dal capo 0 dall'im
s prenditore della coltura, ed anticipazioni annue della stessa intrapresa, prima
i causa del travaglio di que lavoranti e del suo successo.
I Anticipazioni fondiarie del proprietario particolare, seconda causa; antici
' pozioni sovrana dell'autorit, terza causa.
. llioltiplicate dunque questi uomini utili e il loro travaglio immediatamente
produttivo delle ricolte, dopo aver moltiplicato preventivamente le ricchezz
I impiegate in anticipazioni sovrane, in anticipazioni fondiarie, in anticipazioni
primitive o annue dintrapresa. da ci che dipende evidentemente la prospe
- rita degli Stati, il ben essere di tutta la specie umana sulla terra. - Ma volere
' ammucchiare degli uomini privi di sapere, di emulazione, di mezzi sopra un
suolo ancora mezzo selvaggio e un'illusione .
Queste considerazioni economiche danno la chiave di una questione po
litica divenuta molto importante, per errori che derivano da una fonte rispet
tabile.
Le nostre campagne hanno elleno abbastanza braccia, abbastanza operai im
piegati nelle intraprese produttive dei tre regni della natura, ne hanno elleno
troppe, o ne hanno troppo poche? - La risposta non sembra problematica, e voi
sentirete gridare da tutte le parti a voce unanime: elle ne hanno troppo poche.
Eppure la verit chelle ne hanno attualmente troppe, quasi in tutta l Europa.
lo parlo delle campagne realmente coltivate e degli altri fondi produttivi di qua
lunque genere attualmente messi a protto.
Io dico, che le grandi anticipazioni sovrane, le grandi anticipazioni fondiarie,
le grandi anticipazioni primitive d'intrapresa, le grandi anticipazioni annue, o i
mezzi che risparmiano il travaglio degli uomini, vi mancano in quasi tutta l'Eu
ropa. -- lo dico che la mancanza di anticipazioni produttive ci obbliga a molti
plicare questo travaglio annuale e giornaliero degli uomini impiegati alle intra
prese.-- lo dico che questi uomini penosamente occupati nella coltivazione attuale,
quantunque moltiplicati forse dieci volte pi di quello che dovrebbero essere sopra
Ciascun fondo che si fa fruttare, non di meno non vi producono, per difetto di
sapere, d emulazione, d unione, di mezzi, se non ricolte minori, e forse dieci
volte minori di quelle che ne otterrebbero coltivatori dieci volte meno nume
512 mousse.
rosi, ma ben diretti in una grande e forte otllcina di coltura, sopra grandi e
forti retaggi, e sotto la giurisdizione di un governo prospero.
Ciascuna intrapresa produttiva ha dunque troppe braccia nella situazione
attuale di quasi tutta l'Europa, ma non c Stato, non c provincia, non c di
stretto che non abbia troppo poche intraprese produttive; ecco, a quel che io
credo, la vera soluzione di questo problema.
Se i mandatarii dell'autorit sovrana, se i proprietarii fondiarii moltiplicas
sero le grandi e buone anticipazioni preparalorie della coltura; se gl'intrapren
ditori e direttori in capo moltiplicassero le loro grandi e buone anticipazioni
mobiliari , sia primitive, sia annuali, operatrici di questa stessa coltura , ne ri
sulterebbe per ciascuna intrapresa particolare un grande, anzi grandissimo rispar
mio degli uomini e della terra, senza diminuzione, ma al contrario con grande
accrescimento di ricolte, le quali sarebbero fatte da un numero molto minore di
operai, sopra unestensione molto minore di suolo produttivo.
Ricolte aumentate, ben lungi di diminuire il numero degli uomini, lo fareb
bero moltiplicare e prosperare. Ecco dunque quale sarebbe il risultato delle anti
cipazioni migliorate: si potrebbe estendere le buone intraprese produttive e nel
tempo medesimo tutti i travagli dell'arte sterile, che manipolano le produzioni
naturali, che procurano godimenti pi variati, pi dilettevoli, e che cosi fanno la
delizia e il sostegno della vita.
E terminando, lo ripeto, questa considerazione economica della pi estrema
importanza.
Delle braccia, delle braccia! questo quello che necessario alle terre, que
sto quello che manca alle nostre. ecco il grido universale della politica del
giorno in tutta l'Europa. - In conseguenza, non c' sistema che non siasi in
ventato per attaccare o rimandare creature umane a campagne selvaggie o de
vastate.
Delle braccia, delle braccia! questo quello che non appunto necessario
alle vostre intraprese attuali; ahim! voi non ne avete che gi troppi degl'inl'e
lici aggiogali a lunghi e penosi travagli troppo infruttuosi!
Delle anticipazioni, delle anticipazioni! ecco quello che necessario alle
terre, ecco quello che manca alle vostre. Anticipazioni sovrane, anticipazioni fon
diarie, anticipazioni mobiliari dintraprese produttive, che risparmiano gli uomini
invece di moltiplicarli.
singolare che questa dottrina sia stata presa per una sentenza di morte
contro gli uomini risparmiati merc il felice effetto di queste buone e grandi an
ticipazioni sovrane, l'ondiarie e mobiliari della coltura e delle altre intraprese.
Lo spirito di preoccupazione si scandalizzato di sentir pronunciar questa
proposizione, che ci sono troppi uomini occupati nelle terre che attualmente si
rendono fruttifere in tutta l'Europa, troppi operai di coltura.
Il primo desiderio ispirato dal pregiudizio fu di contestare sino la possibilit
stessa di risparmiare gli uomini, ma nulla pi facile di provarla. Una grossa
fattoria dell'lsola-di-Francia, di Picardia, di Fiandra, di Olanda, d'Inghilterra ne
ha fornito la dimostrazione pi compiuta. L'ultimo appiglio stato di gridare
contro un tale risparmio, e di riguardarlo come micidiale per la specie, come lu
nesto per gli Stati politicamente considerati. - La risposta anche pi facile.
Le ricolte operate da un picciol numero d uomini non essendo chepi abbon
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.
danti invece di essere pi scarse, la vita di molti uomini a venire che ne risulta,
non gi. la morte degli uomini gi nati. Se per fortuna accaduto che colora di
cui voi siete arrivati a risparmiare il travaglio non sieno pi necessarii a ripro
durre peri anno prossimo quella ricolta che li nutrir nell'anno presente, voi
potete impiegarli nei preparativi di un'altra intrapresa, consacrarli aqualche tra
vaglio dell'arte sociale ed anche dell'arte sterile. Lungi di languire c di morire,
come voi credete, per mancanza di sussistenza, egiino potranno star meglio e
rendervi pi servigi. - Non e dunque guari, come lo si sovercliiamente ripe
tuto, dalla popolaziope attiva delle campagne che si estimano gli Stati iuciviliti;
dalla grandezza della ricolte.
Ora la grandezza delle ricette non si estima all'atto dal numero degli operai
di coltura e dallassiduita del travaglio loro, e questo e appunto oggidi l'errore
quasi universale della nostra politica moderna.
Ma ella si estima dalla grandezza delle anticipazioni sovrano, fondiaria e
mobiliari delleintr'aprese produttive che si l'anno nei tre regni della natura, per
ch il numero degli operai di coltura pu essere dieci volte meno, e la ricolta
dieci volte pi abbondante, se le anticipazioni sono pi grandi e migliori.
CAPITOLO V.
Analisi della terza Classe.
Art. 1. - Travagli caratteristici di questa terza Classe.
(i) Ne ho dato delle prove nellAvvi'so al popolo e nell'Avuiso alle persone oneste. Tutti
possono verificare, per esempio; nella Stabilimento Sci'pi'on a Parigi, che serve di panab
nere generale a tutti gli Spedali della citt e dei dintorni, che dipendono dallo Spedale
generale, quanto costi poco la fabbricazione del pane, che nella specie sua eccellente.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA
pnbblicao di corpo e comunit con leggi ed usanze sue, con una specie di ma.
gistratura sua propria. ,
Si creduto trovare un mezzo dimpedire un tale monopolio ed una tale col
lusione moltiplicando il numero di operai in capo per privilegio, ed anche cer
cando loro dei concorrenti tra il popolo delle campagne vicine. Ma non si
badato che questo mezzo era contraddittorio col principio infallibile, da cui de
riva il vantaggio pubblico ed universale, vale a dire col profitto del fabbricatore,
la buona qualit delle materie e delle manipolazioni e il buon mercato delle sus
sistenze. Questo principio e una grande e forte officina condotta da un capo
ricco, onesto ed intelligente, che operi liberamente e senza esazioni.
Se i sistemi sedicenti politici non se ne fossero mai immischiati, l'antica e
primitiva libert, anteriore a tutti i regolamenti, a tutti i privilegi esclusivi, a
tutte le corporazioni, a tutte le tasse, a tutte le proibizioni sussisterebbe ancora;
perch essa evidentemente e lo stato naturale; lo stato del quale gli uomini
sono certamente usciti per causa di ciascuna ordinanza, per causa d'ogni istitu
zione di regolamenti.
In questo stato l'abilit, la fortuna, l'agiatezza, l'emulazione, l'onest dei mi
gliori operai avrebbero a poco a poco prodotte quelle grandi e ricche olcine
tanto profittevoli al bene generale.
in questo stato di libert, d immunit perfette, nessun fabbricatore di sussi
stenze potrebbe ottenere la preferenza se non colla migliore manipolazione e col
miglior mercato; nessuno troverebbe ostacolo a meritarla a tal prezzo; di l na
scerebbero desiderii, sforzi e successi continui, con grande vantaggio di tutti ;
desiderii, sforzi e successi diretti verso il vero scopo, vale a dire verso la forma
zione progressiva e continua delle pi grandi , delle pi ricche , e delle migliori
ocine che operino la perfezione ed il miglior mercato.
Invece della libert e dellimmunitc, dacch voi avete fatto andare avanti il
privilegio esclusivo, le formalit, le corporazioni e le tasse; dacch avete preso,
per contravveleno delle frodi e delle malefatte che questo sistema si trae dietro,
la moltiplicazione delle ofiicine, e di unevidenza suprema che voi siete in una
via precisamente opposta a quella che conduce al pi grande vantaggio di tutti.
Il privilegio e il regolamento spengono necessariamente il desiderio ed il po
tere di perfezionare l'arte; le tasse, le formalit lunghe e dispendiose, la molti
plicazione delle officine che suddivide i protti, ne tolgono i mezzi.
Questo sbaglio e non pertanto quasi generale in tutti gli Stati inciviliti della
nostra Europa; e ci che v ha di pi singolare, si , ch'esso ha maggiormente
operato sulle sussistenze di prima necessit che sopra tutte le altre. Ifomi, i
macelli, le vendite delle derrate minute e delle bevande usuali sono quasi tutte
assoggettate a dei regolamenti, a delle formalit, a delle esazioni, a dei privilegi
esclusivi.
Questo cattivo sistema deriva dalla stessa fonte che quello di disanguarc con
imposizioni e gravezze personali gli operai della coltura. - Si creduto favo
reggiare i proprietarii delle terre, ricacciando le tasse sugli artigiani di tutte
le specie. Quale favore, frattanto, quando vi si rietta con attenzione! Degli
operai privilegiati a prezzo di danaro, sopraccaricati di esazioni, inceppati da
ogni maniera di regolamenti, e moltiplicati pi che sia possibile, non possono
che operare pi male e vendere pi caro. Vendere pi caro e diminuire la
522 saunmu .
somma dei godimenti; operar male alterare il benessere o l'utilit che quella
dovrebbe procurare; ma domando in quale altro male potrebbe dunque fare ai
proprietarii lesazione diretta di un imposta pagata da loro medesimi, se non
che toglier loro una somma di godimenti e di ridurli a consumare degli og
getti di una qualit molto inferiore a quelli di cui dovrebbero usare.
lo ritorner sopra questo oggetto, degno delle pi serie riessioni; mi basti,
per ora, di notare, primamente la necessit di accordare il primo grado, in
qualunque speculazione politica, agli operai in capo, forte dei quali ha per og
getto la manipolazione delle sussistenza.
Secondariamente, la grande utilit generale del miglior prezzo e della qua
lit superiore, che necessariamente risulta in questa parte, comein qualunque
altra, dalle grandi e forti olllcine stabilite con forti anticipazioni, condotte da
un capo ricco, onesto, abile e pieno di emulazione.
Terzamente, che la formazione di queste oltlcine opulenti l'effetto neoesv
sario e infallibile dell immunit e della libert perfette; che le esalioui, i re
golamenti, le proibizioni, le tasse, le formalit, i privilegi esclusivi, sono evi
dentemente gli ostacoli i pi opposti a questi stabilimenti.
Quanto ai semplici operaio manovali di tutte queste fabbricazioni di prima
utilit, la sorte loro pu essere ssata nel secondo grado, da cause affatto no.
turali; mancanza di sapere, mancanza di emulazione o di condotta, mancanza
di mezzi o d anticipazioni , tre ragioni che possono condannare un operajo a
lavorare tutta la sua vita sotto la direzione di un capo, come semplice stru
mento passivo dell'arte alla quale egli consacrato. Ma, nella maggior parte
degli Stati pretesi inciviliti, per la mania di regolamenti, ci sono delle cause
puramente fattizie, le quali scompigliano l'ordine naturale, violando le libert,
sotfocando i talenti e violentando il destino degli uomini.
Tale era per esempio quella legge singolare degli antichi Egilii che Obbli
gava i gli a consacrarsi ai medesimi travagli che il loro padre-Tale l'uso
dei paesi dove regna ancora la servit personale; dove, in conseguenza di questa
orribile oppressione, il padrone si crede in diritto di distribuire arbitrariamente
impieghi ai suoi schiavi. - Tali sono ancora tutte le esclusioni pronunciate dai
sistemi moderni delle corporazioni, degli statuti e regolamenti chele concernono.
Questo sistema assurdo e nato nei tempi d'ignoranza e di guerre intestine,
quando il sistema feudale ha cominciato a sciogliersi nella nostra Europa me
ridionale. Dopo aver reso le citt di uno stesso imperio straniere alle campagne
anche le pi prossime, ed egualmente straniere le une alle altre, le si sono poi
composte successivamente elle medesime di cento e cento repubblicbette egual
mente straniere tra loro, ed anzi sovente nemiche.
Una politica falsa e barbara ha posto ogni suo studio a fomentare, fortitb
care continuamente queste divisioni, queste guerre sorde di tutte le citt contro
tutte le campagne; delle citt contro le altre citt, e degli abitanti delle stesse
citt, aggregati in corporazioni e comunit (Partigiani le uno contro le altre ; e
tuttavia si chiamavano societ incivilite, nazioni ordinate a quel modo dallo
spirito di gelosia, di esclusione , di dillidenza, di usurpazione, di rappresaglia.
Di la son nate le regole bizzarre di apprendista, di maestranza, di capo-lavoro,
di recezione alla maestria anche delle arti pi semplici, quali son quelle che ma
nipolano le sussistenze.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.
_ Di l. son nate le preferenze e favori dei gli o generi dei privilegiati del corpo,
e le esclusioni degli estranii che non avessero adempiute le formalit, subite le
lunghe provo, resi i lunghi servigi prescritti dagli statuti.
il risultato di tutte queste belle invenzioni, e che un uomo ricco, abile, indu
strioso, onesto, che fa, che pu, che vuole rendere un servigio utilissimo al pub
blico, perfino nella fabbricazione delle sussistenze le pi necessarie, renderle mi
gliori , venderle a pi basso prezzo, ne viene formalmente impedito da pretese
leggi, accumulate a caso senza cognizione di causa e senza riessione (1).
Sono queste cose che si debbono chiamare cause fattisie, opposte allo stabi
limento di buone ed utili fabbricazioni di sussistenza; ostacoli messi al successo
dell emulazione, ostacoli che sacricano il benessere pubblico, che violano le
libert e che attentano alle propriet di tutte le classi. ---i semplici operai di que
ste fabbricazioni dovrebbero dunque, secondo il diritto naturale , essere tali per
elezion loro; egiino dovrebbero per eriger'si a capi o direttori di tali travagli, non
aver bisogno se non delle tre condizioni prescritte dalla natura, vale a dire del
sapere, del potere e del volere. Qualunque altra condizione imposta ripugna es
senzialmente all'idea di uno Stato incivilito secondo i veri principii economici.
ll. _ Iegli operai impiegati in lavori di durata.
Le ricchezze di consumazione lenta, parziale e successiva che si chiamano
ricchezze di conservazione o di durata, quali sono gli edizii o abitazioni, i mo.
_ bili, gli strumenti, i vestimenti ed i gioielli diversi , sono l oggetto del travaglio
che caratterizza la seconda suddivisione degli operai manipolatori.
Questo travaglio caratteristico esso medesimo di due specie differenti, l'una
di preparazione, l altra di operazione; ed un ultima distinzione facile a veri
tirare.
Dill'atti, c' una sorta di operai e di lavori che dispongono solamente le ma
terie prime, che lo rendono acconcie a diventar poi parte pi o meno principale
di qualche edizio, di qualche arredamento, di qualche abbigliamento: questo
travaglio si fa nelle officine e nelle fabbriche.
C una seconda specie d operai e di lavori che impiegano le materie prime
cos preparata, e che formano colla riunione di queste, delle case, dei mobili,
delle vesti, delle oriticerie di qualunque specie; questo travaglio si fa pi comu
nemcnte nelle botteghe degli artigiani.
Sarebbe senza dubbio inutile, e quasi ingiurioso ai nostri lettori di spiegar
loro l'utilit di tale industria, del suo sviluppo, de suoi progressi successivi e con
(1) Questo ci che accaduto a me stesso in una grande capitale per l'oggetto
certamente il pi utile: pei pane. Ed in qual tempo? in un tempo di un caro prezzo
eccessivo, di mormorazioni e di errori pernieiosi , fondati sopra questo stesso caro
prezzo e su questi errori medesimi. Giammai. malgrado le buone intenzioni di magi
strati zelantissimi, malgrado le sollecitazioni di molti buoni cittadini, malgrado tutto
le migliori ragioni ed i pi grandi sforzi; giammai io ho potuto riuscire a far som
ministrare a dei consumatori che ardentemente lo desideravano, del pane molto mi
gliore di quello dei l'ornai privilegiati, a un terzo miglior mercato, perche colui che sa
peva, che voleva e poteva fornirlo, non era ammissibile secondo gli statuti, e perch
il bene pubblico che esso voleva operare non era conforme ai regolamenti ed alle
usanze
524 B.\I.DE.\L'._
tinui, poich di un'evidenza suprema, che il benessere, le dolcezze e le comodit
della vita sono annesse ai godimenti che ci procurano questi travagli riuniti.
Ma un oggetto che forse essenziale di qui rammentarsi pi distintamente,
l'origine stessa di cotali travagli, che procurano i godimenti utili e piacevoli, an
nessi all'uso ed al consumo dei lavori di durata. _- Codesta origine troppo di
menticata, la MOLTIPLICAZIONE delle ricolta, delle sussislenz-c e delle materie
prime unita al arsmnuro degli uomini impiegati nei travagli produttivi"
Ricordiamoci bene, ed imprimiamolo profondamente sempre nella nostra
memoria, che l'una e l'altra causa unite insieme, che operano un tale felice
elletto, e che loperano pel loro concorso.
Qualunque manitattore che prepara, qualunque operaio che opera, suppone
necessariamente tre cose preesistenti, senza le quali il suo travaglio non si com
pierebbe. Queste tre cose sono: 1 lc sussistenza; 2 le materie chegli manipolo;
5 i inutilit del travaglio suo alla riproduzione annuale dell'una e dell'altre.
Quando noi abbiamo stabilito come legge fondamentale della classe produt
tiva, ch'ella doveva tendere col suo sapere, colla sua emulazione, colle sue auti
cipazioni, a moltiplicare le ricetta dei tre regni risparmiando quanto pi possi
bile il travaglio annuo e giornaliero degli uomini, noi allora con ci gettavamo i
fondamenti naturali della classe sterile, della moltiplicazione de suoi agenti e dei
loro lavori.
La medesima regola universale e invariabile caratterizza i progressi dell'arte
sterile e di ciasclieduna delle sue diverse porzioni: moltiplicare i godimenti
utili o piacevoli, risparmiando quanto pi sia possibile le sussistenza, le mate
rie, il travaglio annuo e giornaliero degli uomini , lel'fetto che bisogna ope
rare col sapere, collemulazione, colle buone anticipazioni dei manufattori e degli
altri operai susseguenti.
singolare che siasi tanto sovente trascurato questo punto di veduta cos ha
turale, e che si sieno fatti tanti incredibili sforzi per impedire, o la moltiplica
zione dei godimenti, o il risparmio delle produzioni naturali e del travaglio.
Tutti trovano oggidi, senza dubbio, come fosse sovranamente assurdo, per
esempio, di opporsi allo stabilimento della stampa, sotto:il pretesto che tre o quat
tro operai farebbero, per tale invenzione, nello spazio di un mese, dieci volte pi
esemplari di un libro che duemila copsti, allora impiegati, non potevano farne in
quattro mesi di travaglio pi assiduo; che non era niente pi ragionevole con
dannare l invenzione del telaio che fa le calze e gli altri lavori di maglia, pel
motivo che risparmiava nove decimi degli operai che facevano tali lavori all'ago.
Nonpertanto, tutte le societ politiche della nostra Europa moderna sono an'
cora infette d ordinanze sistematiche moltiplicatissime che altra base non hanno
se non il principio dei detrattori di quelle due invenzioni, n altro effetto che
quello che sarebbe risultato dall' abolizione di esse, se i pregiudizii e l'interesse
personale avessero potuto sotlocarle al loro nascimento. Limitare i godimenti,
impedire la moltiplicazione, la variet loro, ecco quello che di continuo operano
i regolamenti, i privilegii esclusivi, le proibizioni, le formalit, le esazioni di
mille e mille specie, sotto il giogo delle quali gemono dappertutto l'emulazione e
lindustria dei manifattori e degli artigiani.
strano spettacolo a considerarsi, negli Stati banditori di regolamenti, la
battaglia continua dellemulazione e dell'industria contro le ordinanze ed i privi
INTRODUZlONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 525
legii. Li spionaggi, le proibizioni, i processi, i sequestri, le multe, le conllsche, le _
carcerazioni che sono le conseguenze giornaliere del sistema dei regolamenti,
avrebbero dovuto, ci sembra, disingaunare gi da gran tempo gli uomini di
buona fede. I
Con quale diritto, di grazia, per quale motivo e per quale utilit decidete voi
che tale o tal'altra sorta di lavoro di durata sar fatto in tale, e non in qualsi
voglia altra maniera, da tale persona, e non da qualsivoglia altra? poich, 0 io
trover il mio piacere e il mio vantaggio a godere cos, o lo trover a godere al
trimenti, io legittimo possessore di un bene acquistato col mio travaglio qualun
que, e che posso impiegarlo al mio benessere. Se io trovo il mio piacere e il mio
vantaggio a consumare tale o tal altro oggetto, a fare lavorare tale o tal altro
operaio, ed a farlo lavorare cosi, i vostri regolamenti e i vostri privilegii gli sa
ranno inutili.-Se non 10 vi trovo; se lo trovassi, al contrario, nell oggetto che
voi proibite, nella persona che voi escludete , voi violate evidentemente la mia
libert, la mia propriet; voi impedite, ristringete i miei godimenti. Ora, sta in
ci appunto il male morale, il delitto, lusurpazione; e precisamente ci che l'au
torit debbe impedire.
Perch ci fosse giustizia nei regolamenti e privilegi, bisognerebbe supporre
che la forma regolamentare sia infallibilmente e sempre la pi piacevole ai con
sumatori; che l'operaio privilegiato sia inl'allibilmente quello che loro meglio con
venga; allora il regolamento ed il privilegio non sarebbero che inutili.
Ma qualunque disputa, qualunque contravvenzione ai regolamenti, qualunque
atto che si chiama frodo, una prova evidente che ci sono dei consumatori che
vogliono altri modi che non quellidei regolamenti, altri operai che non quelli del
privilegio, donde conseguita che l una e l altra istituzione non ha potuto esser
fatta se non a pregiudizio delle libert di questi consumatori e delle loro pro
priet; donde conseguita che l'una e l altra impedisce i godimenti legittimi, e
che per conseguenza porta il carattere incancellabile di reprobazione economica,
non essendo appoggiate sopra alcuna base se non di volont arbitrarie e cieche,
non sull' autorit che debbe essere protettrice e garante di quelle propriet , di
quelle libert violate dai regolamenti. - E nondimeno sotto il pretesto di pro
curare, di assicurare, di variare e moltiplicare i godimenti , che si sono poste
in uso tante ordinanze, tanti corpi e comunit con distinzioni, privilegi, esclu
sioni, formalit, tasse ed altre vessazioni di qualunque genere, inseparabili da sif
fatti o congregazioni di arti. . '
Ecco quale e lell'etto di questi stabilimenti sistematici cosi moltiplicati presso
la maggior parte dei popoli dell'Europa. - Nello stato di libert generale, dim
munita perfetta, le abitazioni, i mobili, le vestimenta, i gioielli di qualunque spe
cie sarebbero forniti a tutti i consumatori, da qualunque manifattore, da qualun
que operaio (senza distinzione nessuna) che sapesse, volesse e potesse farne le
anticipazioni, ipreparativi o il travaglio immediato, dando, sia alle materie
prime, sia ai lavori stessi, la forma, il gusto pi conveniente alle volont, ai
mezzi, alle disposizioni attuali del consumatore che volesse godere.
Sotto limpero delle ordinanze regolatrici e ristrettive, primieramente si ob
bligati di dare alle materie preparatorie e sovente ancora ai lavori, una forma
determinata, che si e qualche volta voluto rendere come invariabile, spingendo
l'assurdit del regolamento lino alla superstizione. Cento e cento maniere diffe
526 BAUDEAU.
renti, sovente migliori, meno care, pi comode, pi piacevoli ai consumatori,
sono riprovate unicamente perch elle non sono autorizzate. - Secondariamente,
non esiste in un grande Stato, in una provincia, in una citt, in un grosso borgo,
che un certo numero di operai in capo, i quali possano dare cotali forme autoriz.
zate sia alle materie, sia ai lavori medesimi, - In terzo luogo, non nemmanco
permesso a qualunque uomo che lo sappia, lo voglia e lo possa di servire questi
mastri privilegiati come manovale o lavoranie; d'uopo inoltre aver adempiuto
a certe formalit, subite certe tasse, ed assoggettarsi abitualmente a diversi vincoli.
Quello che v'ha di peggio si , che queste esazioni ripetulissime e moltiplica
tissime operano alla ne una sorta di sopraccarico; che le formalit sono in
gran numero, e che i mastri tengono quanto pi possono gli operai o semplici
compagmmi nella dipendenza ed in una specie di servit, ch'eglino si arrogano
il privilegio esclusivo distruire degli apprendisti, e li istruiscono male, prolun
gando espressamente la loro istruzione, e rendendola la meno pronta, la meno
perfetta che sia loro possibile; nalmente che i capi dei corpi e delle comunit,
avendo una specie di potere, se ne servono per autorizzare e perpetuare degli
abusi che tornano a svantaggio del pubblico in molte maniere differenti.
Somma totale, lo spirito generale dei regolamenti e dei corpi privilegiati e
dunque unicamente e manifestamente di reprimere e di rendere anzi in certo
modo colpevole l'emulazione di procurare (con un maggior sapere, con migliori
risparmii di false spese, e con pi forti anticipazioni fatte in pi belle officine) pi
godimenti a miglior mercato. Escludere cosi le cose o le persone qualsiensi, ac
cumulare le formalit, le perdite di tempo, le false spese e le vessazioni, gli
dunque evidentemente spegnere i emulazione, e scemarnele anticipatamente tutti
i mezzi di prosperare. '
Libert, libert totale, immunit perfetta, ecco dunque la legge fondamen
tale; sapere, volere, polare piantare un ollicina , ecco il solo carattere naturale
che debbe formare la distinzione tra i manifattori o gli operai in capo e i loro
semplici manovali. Lindustria di colui che fornisce, e la volont di colui che
consuma,.ecco il solo regolamento naturale di tutti i lavori possibili e imma
ginabili.
Lasciatelt' fare, come diceva un celebre intendente del commercio di Fran
cia (1), ecco tutta la legislazione delle fabbriche e delle arti sterili: tutto il resto
non e che sistema incapace a sostenere gli sguardi della losoa e la prova della
giustizia per essenza.
Che si lascino fare, questa la vera legislazione vale a dire la funzione del
l'autorit guarautitrice. Ella debbe assicurare ad ogni uomo qualunque quella
praiosa porzione della sua libert personale, dimpiegare la sua intelligenza, il
suo tempo, le sue forze, i suoi mezzi e le sue anticipazioni a dare alle produzioni
della natura, delle quali sar il legittimo acquirente, la forma ch egli creder
conveniente, sia pe godimenti suoi proprii, sia per quelli di un altr'uomo col quale
egli sperera fare qualche cambio gradevole all'uno ed all'altro.
E di suprema evidenza che non si possa violare questa libert personale del
l uomo che lavorerebbe, senza che nel medesimo tempo non si leriscano le pro
priet e le libert degli uomini che godrebbero del travaglio di lui; ed a ci in
W
(1) Gournay.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.
maggior parte degli amministratori non pongono guari attenzione. Le guerre con
linue che i regolamenti eccitano tra gli operai, sembrano loro indifferenti, per
tutto il rimanente della societ; eglino s'immaginano che non si tratti che dell'in
ieresse di tale o tal altro operaio.
da questo errore che la maggior parte dei tribunali d Europa si sono la
sciati sedurre. Delle compagnie che si sarebbero fatte il pi grande scrupolo di
decidere una questione di dieci franchi contro un privato, senza ch'egli fosse
comparso nella causa, e che avesse potuto far sentire le sue ragioni, hanno cre
duto mille e mille volte che bastasse loro di consultare i mostri di tale o talaltra
professione, per adottare tali o tal'altri regolamenti esclusivi di cose o di persone:
essi non hanno badato che in tal guisa con un tratto di penna sacrilicavano la
libert di nolte migliaia d'uomim' , nati e da- nascere, non solamente come la
voratori, ma ancora come godenti o come consumatori; essi non hanno badato
che li giudicavano senza sentirli, e facevano loro anticipatamente una specie di
delitto d'un uso legittimissimo delle facolt e propriet. loro.
Fortunatamente che il nostro secolo si corregge da quest'antica barbarie: prin
cipi losot, grandi ministri, abili amministratori del second' ordine, magistrati e
tribunali intieri illuminati sui veri principii, hanno adottato per legislazione quella
sublime parola: lasciateli fare , la quale meriterebbe di essere scolpita in lettera
d'oro sopra una colonna di marmo, della quale bisognerebbe ornare la tomba del
suo autore, bruciando invece d'incenso appi dell'elligie di lui collocata su quella
colonna, le raccolte enormi di regolamenti sotto il peso dei quali gemevano nella
nostra Europa le manit'atture e tutte le arti che ci alloggiano, ci arredano, ci ve
stono e ci dilettano.
La potenza sovrana dello Stato, protettrice deh propriet, debbe dunque pro
curare agli Operai che manipolano, ed ai consumatori che vogliono godere, libert
perfetta , immunit totale; la giustizia 0 il dovere dell'autorit guarentitrice.
- Ella debbe spargere, conservare, confermare e perfezionare il gusto, l'emula
zione, l'industria, il sapere che fanno prosperare tutte le arti; e il secondo do
vere del sovrano, troppo trascurato per verit per lo spazio di moltisecoli presso
le nazioni moderne della nostra Europa. lmperocch il caso quasi solo ha fatto
germogliare i capi d'opera pi preziosi dellindustria. Lunge dall'essere eccitati e
ricompensati da un governo paterno , i primi inventori, i pi illustri perfeziona
tori delle arti non sono stati che troppo perseguitati dal vile interesse personale,
sovente anche per lo zelo di esecuzione di certi comandamenti ciechi, di certe vo
lonl arbitrarie e distruggitrici. La fortuna sola e la pertinacia di alcuni animi,
fortemente presi d'amore del pubblico bene, hanno conservate queste invenzioni,
ne hanno esteso l'uso e l'hanno perpetuato nelle nostre societ incivilite.
Eppure la potenza suprema non ha guari dovere ne interesse pi urgente che
quello di vigilare alla conservazione, al perfezionamento continuo di questa pre
ziosa industria: a lei tocca ed importa accogliere, eccitare, ricompensare tutti gli
sforzi di questa, farne conoscere universalmente l'uso, e perpetuarlo per il benes
sere delle generazioni future: questa e lollicio dell'autorit institutrice.
ART. IV. - Analisi della seconda divisione.
C ancora un terzo dovere ad adempierepel vantaggio comune del sovrano e
di tutte le classi della societ, per l interesse particolare di tutti gl' individui, ed
528 IIAUDBAU.
mare. In questi medesimi porti si trovano cosi riuniti quasi tutti gli agenti di vet
tureggiamento per acqua, con molti di quelli che vettureggiano per terra.
verso la foce dei grandi umi che si formano assai naturalmente quelle
citt di trallico, chiamate citt di commercio. - lvi dunque si fanno i grandi mo
vimenti di vettureggiamenti; ivi si versano grossi capitali in danaro, per paga
mento dei cambii rispettivi; ivi si concentrano i benecii mercantili. Cotale spet
tacolo ha abbagliata la cupidit dei politici.
Si dimenticato che tutti si'atti movimenti altro non sono se non una scena
intermedia, accessoria, accidentale; che ce ne sono delle essenziali anteriori, ed
altre posteriori non meno essenziali; eppure nulla pi evidente.
Le anteriori sono la coltura, la ricolta delle materie prime e delle sussistenze,
la manipolazione e fattura dei lavori di durata che passano per le mani del
traffico.
Le posteriori sono la compra e il pagamento fatto dai consumatori. Questo
ci che si era dimenticato per non pensare se non alle operazioni e ai protti dei
tralicanti.
Domandate a tali politici dove si faccia il commercio reciproco dei vini e
delle farine da una parte, delli zuccheri e dei catl dall'altra, tra le provincie
meridionali di Francia e le colonie francesi? vi risponderanno senza esitare: a
Bordeaux ed a Marsiglia. Chi che ricava tutto il profitto di questo commercio?
inegozianti di Bordeaux e di Marsiglia, essi vi diranno; e in conseguenza se
eglino vedessero portare e riportare quelle derrate rispettive sopra bastimenti fatti
in Olanda 0 in lsvezia, non mancherebbero di dirvi che la Francia ha perduto
ogni suo commercio.
Nondimeno, nel fatto, tale commercio comincia e nisce nelle campagne
delle provincie ed in quelle delle colonie. Egli comincia nei campi del grano, nelle
terre dello zucchero, nei vigneti, nelle piantagioni del caff; egli nisce sulla ta
vola dei Francesi quand' essi consumano lo zucchero e il cade; su quella degli
Americani quando mangiano e bevono le nostre produzioni francesi. - Nel fatto,
il coltivatore, il proprietario dei campi e dei vigneti, quelli delle piantagioni di
zucchero e cat' trovano dunque essi pure il protto loro in tale commercio; altri
menti la loro coltura cesserebbe ed i trafficanti non avrebbero pi nulla a fare.
Nel fatto, finalmente, quandanchc i tralllcanti, la vettura e i vetturali fossero
Arabi e Algonchini, invece di essere Francesi; se eglino hanno comperato, vet
tureggiato la farina e il vino delle vostre provincie, lo zucchero e il calle delle
vostre colonie, voi non avete perduto tutto quel commercio; solamente il pro
tto del tratlco che hanno perduto i negozianti, e ci non mica la stessa cosa.
Pu anche accadere che il commercio guadagni molto in questa perdita dei
trallicanti, ed ecco come: sei compratori-rivenditori, e se i vetturali che voi chia
mate stranieri sanno, possono e vogliono fare migliori patti ai produttori da una
parte, ed ai consumatori dall altra , che i trafllcanti ed i vetturali che si dicono
loro compatriotti (la qual cosa non e mica impossibile), accordando loro la pre
ferenza che per tali migliori patti sembra loro naturalmente devoluta, voi aumen
terete necessariamente la somma dei godimenti, la massa dei cambii, il benessere
dei consumatori rispettivi, i mezzi ed i motivi dei produttori per aumentare le
loro colture e le loro ricolte. - Ma sta in ci precisamente l aumentazione del
commercio, questa evidentemente la perfezione di ci che ne la sorgente, vale
"IP
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 000
CAPITOLO VI .
Analisi delle relazioni politiche d'interesse generale e particolare tra
gli uomini e le societ.
Art. I. _ Analisi morale della politica pubblica o privata
in due specie totalmente di/ferenti.
Il popolo (e sotto questo nome sono compresi, nei dispotismi arbitrarii, ipro
prietarii fondiarii, i coltivatori e gli agenti della classe sterile) il popolo consi
derato come il gregge del padrone. Da questa idea fondamentale, risulta una se
conda opinione universale, che bilancia un poco negli elfetti quella del potere
arbitrario di dare e di fare eseguire gli ordini pi assurdi e pi perniciosi senza
trovar mai resistenza, n solo ritardo alla loro esecuzione. -- Si ritiene che il
padrone non voglia che si distrugge il suo gregge e meno che non ne dia esso
l'ordine espresso e positivo; si ritiene che non voglia che i pastori ne usino per
loro medesimi a pregiudizio suo; questa idea rattiene sovente la mano dei subal
temi; ella serve di freno alla loro cupidit; ella sforza qualche volta lavidit.
stessa la pi stimolata degli usurpatori ad usare taluni riguardi.
Una parte scia del popolo gode pi o meno delle sue propriet e delle sue
libert durante questa specie di tregue o sospensioni di ostilit, che risultano da
un'assenza attuale di volont distruttive nel padrone o nei suoi mandatarii;
questo ci che ritarda un poco la desolazione totale dei paesi infetti da quel con
llgio- - Ma oltre che lo stato abituale e sempre uno stato generale di guerra e
di oppressione, le ostilit universali o particolari dello stesso despota arbitrario ,
0 desuoi ministri inferiori ci sono frequenti, e non possono mancare di esservici.
Lorgoglio che l'idea di un potere senza regola e senza misura ispira; l'avi
dit dei godimenti piacevoli, l'abitudine dei quali in tale stato cos facile con
trarre; sopratutto lignoranza profonda delle leggi della giustizia essenziale, e
dellordine benefico della natura che ne fa il carattere, sono delle fonti troppo
abbondanti di volont distruttive, perch la tregua salutare sia generale e conti
una in favore del popolo intiero o delle persone private: e questo ci che rende
infallibile la desolazione di tali imperii.
imperocch, finalmente, l'effetto di questa guerra fondamentale e delle ostilit
frequenti che ne risultano, e evidentemente che il popolo non ha ne il sapere, ne
il volere, ne il potere di perfezionare le anticipazioni fondiarie , i travagli
produttivi e le operazioni delle arti sterili, e che i mandatarii del potere oppres
sore sostituito allautorit, invece d'impiegare le loro forze, i loro talenti
personali ed i redditi pubblici a procurargli listruzione, l'emulazione, lagiatczza,
le facilit, non li impiegano che a renderlo pi ignorante, pi timoroso e pi
incerto della sua esistenza e de suoi possedimenti; pi privo di mezzi, di vigore
e di coraggio.
Una sola idea manca al dispotismo arbitrario: quella delle propriet, che
concilia in un modo tanto semplice, tanto naturale le idee dautorit sovrana e
di libert. sociale nelle vere monarchie', e che opera una cos perfetta unita din
tercssi, una cos felice armonia nelle relazioni politiche tra il principe ed i suoi
sudditi, come noi ora andremo a svolgere.
Il. - Principii fondamentali delle Monarchia economiche.
La legge naturale della giustizia che proibisce idelitti, vale adire che divieta
che un uomo si procuri il benessere personale a pregiudizio di un altro, collu
surpazione delle sue propriet, sia coll'impedimento posto alluso della sua libert;
l'ordine naturale della beneficenza generale essenziale, che somminislra agli uo
mini i mezzi efficaci e moltiplicati di procurarsi il benessere personale, non sola
mente senza delitto, vale a dire senza usurpazione delle propriet, senza viola
Econom. Tono I. - 55.
W
546 IAUDEAU.
zione o impedimento delle libert, ma ben anche operando e necessitando, per
cosi dire, il benessere degli altri uomini: tali sono i primi principii fondamentali
delle vere monarchia economiche.
Loro scopo, o il fine universale verso il quale tende essenzialmente e inces
santemente il loro ordinamento politico, il grande interesse generale evidente,
eterno dell'umanit, vale a dire la moltiplicazione continua e progressiva di tutti
gli oggetti adatti ai godimenti utili e piacevoli, che formano il benessere della
specie umana sulla terra.
Questo scopo delle monarchie economiche evidentemente conforme al voto
della natura, alla tendenza generale e continua ch'ella ispira a tutti gli uomini,
al dovere naturale, che ci prescrive a tutti imperiosamente e senza posa, di attuare
il nostro benessere personale sotto pena di patimento e di morte.
Rispettare le propriet e le libert, evidentemente il vero, il solo mezzo di
pervenire a tale scopo generale, vale a dire di soddisfare questa tendenza, di
compiere questo dovere naturale e universale dell'umanit sulla terra.
Propriet, ci che proprioo speciale, a voi particolarmente, non ad altri.
- Ce n'ha di tre specie: la prima e radicale, la propriet della vostra persona,
degli organi del vostro corpo, delle facolt del vostro intelletto.
Questa prima propriet ci accordata dalla natura nel modo il pi inviola
bile, come pi sopra l'ho ricordato, confutando il delirio assurdo e funesto degli
insensati che s'immaginano potere appropriarsi realmente la persona altrui.
Da questa prima propriet, deriva necessariamente la prima libert: poich
chi dice libert dice uso ragionevole e legittimo di una propriet o per essere
anche pi esatto e pi preciso, facolt non impedita di fare quell' uso o non
lo fare: denizione essenziale della pi estrema importanza, alla quale io prego
che si ponga qui tutta l'attenzione che essa merita, affinch non la si dimenti
chi mai.
La libert essendo dunque in generale la facolt non impedita di fare, a vo
glia sua, un uso ragionevole e legittimo di una vera propriet, la prima delle
libert la libert personale, relativa alla prima delle libert.
La libert personale dunque la facolt non impedita di fare a piacer suo
un uso ragionevole e legittimo de'suoi organi corporali e delle sue qualit morali
e intellettuali.
Ragionevole e legittimo, vale a dire conforme alla legge naturale della giu
stizia per essenza ed all'ordine naturale della benecenza universale.
Che l'uomo pretenda fare della sua propriet personale un uso pazzo contro
se stesso, un uso colpevole contro altri uomini, ci non da parte sua reclamare
la sua libert, ma accusarsi di clemenza e di delitto; dichiararsi alienato della
ragione, violatore della legge naturale, distruttore dell'ordine beneco, nemico
dell'umanit. '
Ora, non certo per tale delirio, per tale distruzione che la natura ci ha dato
gli organi corporali, le facolt intellettuali, poich ella c'ispira una ripugnanza
indelebile, universale, continua, per le privazioni, i patimenti e la morte, che
sono evidentemente le conseguenze necessarie ed infallibili dei delitti commessi
contro la legge della giustizia essenziale, contro il suo ordine di beneficenza uni
versate; poiclie al contrario ella ci da una tendenza generale indelebile econtinua
per la conversazione e il benessere, che sono evidentemente per l'umanit le con
iaraonuzioive ALLA rinosoru ECONOMICA. 547
La parte determinata del prodotto netto che riceve la sovranit, non la pro
priet di nessun altro, non avendola chicchessia acquistata , n colle sue fatiche
e colle sue spese creatrici di un nuovo retaggio , ne col rimborso di cotali spese
quando ne ha fatto la compra.
l'autorit sovrana che l' ha meritato, perch i travagli d istruzione, di pro
tezione, di amministrazione hanno procurato antecedentemente, procurano at
tualmente, e procureranno in avvenire, 1 al proprietario stesso il sapere, il vo
lere e il potere di operare delle anticipazioni fondiarie; 2 ai coltivatori il sapere, il
volere, il potere di renderle frutticanti colle anticipazioni primitive o annue dell
intrapresa; 5" a tutta la classe sterile il sapere il volere e il potere di rendere i
frutti di queste anticipazioni capaci di procurare i godimenti, utili o piacevoli che
formano il benessere.
1 proprietarii fondiarii sarebbero dunque ingiusti e insensati di contestare un
tale diritto della sovranit, che a lei devoluto a titolo di propriet legittima
mente acquistata pel vero titolo naturale attributivo delle propriet, col travaglio
creatore, senza del quale tali oggetti non esisterebbero.
Una ripartizione amichevole, fondata sopra principii tanto naturali caratte
rizza lo stato felice della vera societ, vale a dire lunit di vedute, il concorso
pacifico e tacito dei travagli verso un solo e medesimo oggetto, verso la molti-_
lllit'zione continua e progressiva della riproduzione totale annuale e della ren
dita chiara e liquida, o prodotto netto, delle propriet fondiario.
Questa ripartizione amichevole, questo riconoscimento naturale del vero red
dito della sovranit formerebbe dunque un carattere distintivo delle monarchie
economiche, carattere angusto di pace, di ragione e dequit.
La ruggine di cui i vecchi pregiudizii avevano infette le nostre menti e tal
mente inveterata, che una verit tanto chiara, e tanto preziosa ha sofferte le pi
inconcepibili dillcolt , e che si e confuso quest andamento della natura dettato
dallevidenza e dalla necessit stessa, colle opinioni le pi problematiche ed i
sistemi pi complicati; di maniera che ci ancora indispensabile di ribattere le
allcgazioni che in buona fede si oppongono al linguaggio il pi preciso della ra
gione e della giustizia.
Tutte queste invenzioni caratterizzano gli Stati misti che non sono ne il dis
potlsmo arbitrario, ne la monarchia economica.
io li chiamo Stati misti, perch le loro costituzioni mobili ed arbitrarie pos
sono riempire tutto l'intervallo che si trova tra il dispotismo arbitrario, propria
niente detto, che e il colmo del disordine e dellingiustizia, e la vera monarchia,
elio e la perfezione della giustizia per essenza, e dellordine naturale di bene
ilrenza.
Donde risulta che le istituzioni caratteristiche di uno Stato misto sono tanto
pi pregiudizievoli, quanto pi elle si allontanano dalla monarchia economica.
vivamente colpiti dai mali che l'abuso delle ricchezze e delle forze combinate
pel servigio della vera autorit si trae dietro, gli uomini hanno cercato i mezzi
dimpedire tale abuso; essi ne hanno inventati mille diilerenti spcie, totalmente
inutili, ed hanno trascurato il solo veramente efficace, che e linsegnamento pub
hlico, generale e continuo della giustizia per essenza e dell ordine naturale di
benecenza.
Tutti gli altri mezzi, quali sono le forme repubblicana, le controiorze politiche
e la protesta delle leggi umane e positive, chiamate fondamentali, sono rimedii
insumcienti per arrestare gli abusi della forza predominante, destinata a servire la
vera autorit, insegnatrlce, protettrice, amministratrice.
Me l'insegnamento economico il vero rimedio a quest abuso: e ci che io
mi propongo di svolgere in poche parole, senza insistere per sopra particolarit
che non possono entrare in un'opera elementare.
liguratevi dill'atto un popolo totalmente istruito, da molti secoli, di tutti i
principii della morale economica cosi semplice come sublime e salutare. Figura
tevi che l'universalit quasi intiera dei cittadini sappia dalla pi tenera giovinezza
cosa sia propriet, cosa sia libert, giustizia, benecenza, colpa e delitto naturali;
cosa sia istruzione, protezione, amministrazione; quali sieno le tre arti caratteri
etiche degli Stati inciviliti, quali le tre classi duomini che se ne occupano, quali
i loro doveri ed i loro diritti rispettivi, quale sia il voto generale della natura,
l'interesse universale della specie umana, lo scopo delle societ, quali sieno le
istituzioni sociali che compiono questo grande obbietto, quali gli errori che ne de
viino gli uomini riuniti in Stati politici.
Non vedete voi in codesta istruzione generale una controlforza naturale op
posta alle volont usurpatrici e vessatorie, controiforza tanto pi potente quanto
la convinzione sar pi intima, la luce pi viva, il sentimento pi radicato?
llammentatev che quest'inseguamento di preziose verit morali economiche e
semplice, naturale, soddisfacente per la mente e pel cuore; chesso pi facile ad
inculcare al comune degli uomini che la congerie di tradizioni, di opinioni e di
superstizioni popolari di cui sono infette tutte le nazioni conosciute, senza nulla
eccezione , anche le meno incivilite dell'America settentrionale.
Consideriamo adesso che i pericoli da prevenire sono delle usurpazioni di
propriet, delle violazioni di libert pubbliche o private, per fatto di volont spe
ciali e transitorie, 0 di regolamenti generali e permanenti: posta questa base, fac
ciamo questo parallelo.
Ecco due imperii nei quali la forza predominante esattamente la stessa in
quanto alle ricchezze del sovrano ed al numero de suoi mandatarii.
Ma in uno di codesti imperii regna l ignoranza in pi profonda sulla legge
568 BAUDEAU.
della giustizia essenziale, sull'ordine beneco della natura; il popolo imbestiato
non ha ne l'agio, n la volont di riflettere; i maudatarii del reggimento arbi
trario non vi conoscono altra legge che l'ordine e il divieto emanato dal padrone.
Nellaltro imperio sparsa per ogni dove la luce la pi viva sui diritti sacri
delle propriet e delle libert, sui veri vantaggi del sovrano, sulle sue relazioni di
societ coi proprietarii, coi coltivatori, colla classe sterile, sulla sua unit d' inte
resse con essi, colle loro propriet e le loro libert.
Supponete adesso che voi siate sovrano e che desideriate il malaugurato p0
[ero di usurpare a vostro capriccio tali propriet e di violare a piacer vostro tali
libert, sia in particolare e pel momento presente, quelle dei privati, con semplici
ordini; sia in generale e per lungo tempo, quelle di molti collettivamente presi,
con regolamenti perniciosi.
A quale delle due nazioni vi rivolgerete voi di preferenza, nella speranza di
riuscire pi certamente e con pi facilit? Alla nazione universalmente e perfet
tamente ignorante? alla nazione universalmente e perfettamente illuminata? Evi
dentissimamente alla prima.
L voi non troverete n resistenza dalla parte di coloro che solirirono i vo
stri capricci usurpatorii e vessatorii, n riuto di ministerio dalla parte dei man
datarii di cui vi bisogner valervi, n morlnorazione dalla parte de testimonii.
Altrove, voi trovereste invece di vittime pazienti e designate, uomini islrutt
dei loro diritti che sentirebbero vivamente l'ingiustizia dei vostri attentati contro
l'ordine e la legge suprema della natura: prima diilerenza.
Voi trovereste dei mandatarii istrutti del loro dovere naturale, imprescritti
bile, superiore a tutto, i quali vi risponderebbero: Usurpare le propriet, vio
" lare le libert, e precisamente quello che noi dobbiamo evitare come uomini
privati, e precisamente quello che noi dobbiamo impedire come dcpositarii dei
l'autorit. Abusare delle sue forze per commettere quest'usurpazione, questa
violazione, e in nome della natura il carattere della colpa o del delitto: nessun
ordine qualunque pu cancellare questo carattere indelebile impresso dall'Es
sere supremo. Nessun uomo, nessuna riunione d'uomini pu fare che sia bene
ci che male, giusto ci che ingiusto . benefico ci che distruttivo. lo posso
come uomo, per prudenza, rimaner vittima di un capriccio vessatorie ed usur
patore armato di una forza predominante; io calcolo gl'inconvenienti ed i peri
enti, e secondo i consigli tenuti dentro me stesso, soil'ro o resisto. Ma io non
posso rendermene complice, non lo posso se non che aggravandomi volonta
riamente di un delitto. La qualit di mandatario dell'autorit non puo fare il
lusione alla mia coscienza; non e l'autorit che io a questo modo scrvirei ma
la forza predominante che agisce contro il dovere e l'interesse dell'autorit, per
fare quello ch'ella debbe impedire, per distruggere quello ch'ella debbe ope
rare .
Un tal linguaggio sarebbe strano nelle nazioni dove regna l'ignoranza asso
lula della legge di giustizia, dell'ordine di benecenza prescritto dalla natura; non
vi sarebbe certo nessuno che iosasse; ma per la stessa ragione, il linguaggio con
trario sarebbe strano in una nazione universalmente istruita, e non vi sarebbe
osato da chicchessia.
Voi trovereste dunque dei mandatarii che si presenterebbero per essere, se,
fosse d'uopo, vittime degli attentati medilati contro la legge di giustizia, contro
Il
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.
d'uomo libero e virtuoso. Il magistrato che avesse detto: Cercate altrove degli
assassini, ma io non mander guari a morte questo figlio, questo padre , giusto,
beneco, che rispetta il sangue di colui che egli ha fatto nascere, e di colui che
ha a lui data la vita , avrebbe fatta azione d'uomo libero e virtuoso.
In tutti i tempi, in tutti i luoghi, l'uomo, il magistrato che avesse provato
questo lampo di luce nella sua mente, questo sentimento di giustizia e di tene
rezza nel suo cuore, e che li avesse soffocati, avrebbe fatto azione di un vile ed
infame schiavo macchiato di orribile delitto.
Non era duopo che di un siffatto esempio per persuadere agli uomini la fal
sit di codesto principio , tanto e cos universalmente adottato in tutti gli Stati
misti.
per questo errore principale chessi appartengono tutti pi o meno al dis
potismo arbitrario; verit facilissima a dimostrarsi quantunque profondamente
dimenticata dai legislatori speculativi e pratici.
Il vero carattere del dispotismo arbitrario che la volont umana, anche in
giusta ed irragionevole, possa non solamente violare le propriet, opprimere le
libert di un cittadino, ma ancora obbligarlo ad una tal violazione, ad una tale
oppressione delle propriet e libert de suoi concittadini.
Che sia poi la volont di un solo o la volont di molti, in qual pur-siasi nu
mero che voi li supponiate, tostoch ella e contraddittoria alla legge della giu-
stizia per essenza allordine beneco della natura; tostoch ella oppressiva, usur
patrice, distruttiva, i suoi comandamenti sono puramente arbitrarii; la forza pre'
dominante che li appoggia e il loro solo titolo; essi non hanno nulla di comune
collauloril; tutt'al contrario essi fanno precisamente ci che questa debbe
impedire , e impediscono ci che essa debbe procurare.
L'idea che si si forma comunemente del potere legislativo, anche negli Stati
democratici, stabilisce dunque tacitamente dappertutto il dispotismo puramente
arbitrario di alcuni uomini, il cui numero pi grande o pi piccolo, secondo la
combinazione degli Stati misti pi o meno popolari. Nella democrazia la pi asso
tuta, e il dispotismo arbitrario del pi gran numero, non solamente sopra il pi
piccolo numero dei cittadini attuali, ma ancora su tutti i cittadini nascituri, infine
alla riforma del comandamento ingiusto e distruttore che si e decorato del nome
di legge, e sopra tutti i mandatarii della sovranit che saranno incaricati della
sua esecuzione infino a tanto che la non si sia ritrattata.
Quando lo spirito umano falla di colpire il giusto mezzo, non c' niente di
pi comune che di vederlo collegare insieme i due estremi; questo ci che si
pu notare in tutti gli Stati misti, come nel dispotismo puramente arbitrario di
un solo, per rapporto a questa pretesa potenza legislativa arbitraria.
Si comincia, nelle repubbliche stesse, dal confondere l'autorit che non , ne
pu essere se non giustizia e beneficenza, col potere e l'azione stessa di nuocere
ed opprimere arbitrariamente; si accorda senza difficolt il carattere di legge a
qualunque comandamento emanato sotto tale forma, da tali persone, conforme o
non alla legge della natura,- al suo ordine essenziale.
Dopo avpr fatto questo primo passo, quando si soffre troppo violentemente
pei colpi portati alle propriet, allc libert da cotali comandamenti arbitrarii, non
si fa che opporsi o colla forza aperta, o con sorde pratiche agli autori stessi di
cotali volont distruttive, la qual cosa consiste lo stato di rivolta o di guerra in
574 nonno.
terna pi o meno invelenita; altra estremit che non e meno contraria alla giu
stizia, alla ragione, all'interesse dell'umanit.
Da ci nascono quelle tante rivoluzioni perfettamente inutili, oltre che ella
sono sovente abbominevoli per le miserande scene alle quali danno occasione;
da ci, quella specie di guerra sorda e continua che Montesquieu ha scambiata
colla vita degli Stati inciviliti; guerre tra le volont arbitrarie che dominano e la
volont arbitrarie che sono dominate, il cui effetto presso a poco, com' egli lo
dice, di far passare gli Stati misti dalla democrazia la pi anarchica al governo
pi disfrenato di un sol uomo. L'oggetto eterno di questa guerra di conquistare
ci che si chiama potere legislativo, vale a dire la prerogativa di dare alle pro
prie volont, ragionevoli o no, giuste o no, vantaggiose o no per l'umanit, forza.
di legge.
spogliare di questo potere tali o tali altre persone per trasferirlo a tali o tal
altre, ecco tutto ci che operano le agitazioni, le rivoluzioni, che non sono mai
se non otlensive contro gli uomini armati di un tal potere, e accusati di abusare
delle loro prerogative.
Lungi dall'essere la vita degli Stati inciviliti, questa guerra sarda e continua
dei Governi misti, cos feconda in eruzioni violente, e la malattia che li consuma
e li fa perire, la malattia, vale a dire, il vizio contrario ad una buona e sana co
stituzione.
il vero mezzo di guarirla, di spargere in tutti gli spiriti la cognizione chiara
e distinta delle verit contrarie all'errore fondamentale che la cagiona. Nessuna
volont umana ha il diritto di violare la legge della natura e di contraddire alle
regole di benecema (1): un comandamento di tale specie non un atto di auto
rz't ma di forza predominante. Qualunque uomo pu esserne la vittima. un
calcolo che la sua prudenza dovrebbe fare; nessun uomo pu mai senza delitto
rendersene complice.
Ma non gi con ostilit contro le persone che si arresta l'abuso-delle forze
combinate per servigio dell'autorit. colla dimostrazione della sua ingiustizia,
della sua irragionevolezza e degli effetti perniciosi che esso trascina.
Quanto pi questa dimostrazione avr colpito le menti, tanto pi voi vedrete
nascere ostacoli all'esecuzione dei comandamenti arbitrarii e calamitosi.
Tutte le leggi sono fatte dalla natura, tutte sono comprese nella sua legge
primitiva, eterna, immutabile di giustizia e nel suo ordine essenziale di benefi
cenza: qualunque azione, qualunque volont, qualunque giudicio conformea quel
ordine, a quella legge, sono bene; tutto ci che loro contrario e male, da qual
siasi parte esso provenga, sotto qualunque forma si presenti, e qualunque spazio
di tempo sia trascorso dalla sua istituzione. Se lo si sore per violenza e timore
di peggio; ma sempre delitto il farlo soll'rire agli altri: se si sa il male colpa
di malizia pensata ; se non losi sa colpa dignoranza; ma in ogni modo sem
pre colpa e sempre delitto.
Ma oltre le leggi di giustizia e di benecenza naturali, non ce ne sono delle
altre puramente umane relative ai tempi, ai costumi, alle circostanze, ai climi,
alle istituzioni politiche, alle forme di governo, per conseguenza mobili, variabili,
ed anche in qualche modo arbitrarie, nel loro stabilimento? .
(i) E anche, in tutte le religioni rivelate, un principio che si ritiene fatto pubbli
care da ilto questa legge: in non prenderai la roba d'altri.
f
v
m'rnonuzroiva ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 575
Ce ne sono, senza dubbio, e di molte negli Stati misti, leggi di codesta fatta;
ma oso dirlo che ne esisterebbero ben poche, sotto questo sacro nome, in una
vera monarchia economica.
Per convincercene, riuniamo nella nostra mente la raccolta enorme delle legis
lezioni conosciute, sia antiche che moderne. Dopo essercene fatto un quadro ge
ncrale, togliamone via tutto cio che concerne l'amministrazione del sco o delle
rendite pubbliche, le istituzioni caratteristiche dei diversi Stati misti e delle loro
forme, tutto ci che sembra evidentemente bizzarro, ingiusto, inutile, contraddit.
i0ri0, assurdo, distruttivo, quando lo si paragoni all'ordine essenziale di bene
renza, e voi vedrete se ne resteranno molte.
Questa rimanenza, chiamatela legge, se volete; ma convenite che in fondo
essa non composta che di combinazioni, di disposizioni domestiche, e ch'ella
debbe esser posta in una classe assai differente da quella che comprende le sante
e maestose leggi della natura.
uno degli equivoci tanto comuni nella nostra lingua, equivoci la disgraziata
abbondanza dei quali cagione. tanta oscurit nelle nostre idee le pi comuni, ed
anche nelle nostre discussioni le pi losoche.
Si dato il nome di leggi a tutto le volont del sovrano considerato come
tale anche a quelle che non intendono se non alle particolarit giornaliere del
l'istruzione, della protezione, dell'amministrazione; e perch tutti i mandatarii del
sovrano debbono a cotali regole rispetto ed obbedienza, le si sono confuse colle
leggi immutabili della giustizia essenziale e dell'ordine beneco della natura.
in questa strana confusione, talora si attribuisce a delle semplici distribuzioni
odisposizioni domestiche, il carattere obbligatorio indelebile ed inviolabile di
leggi; talora si attribuisce alle leggi il carattere versatile di semplice convenienza
locale e momentanea , degli ordinamenti domestici.
Ne in altre materie si fa guari tale confusione: ogni padre di famiglia sa
bene che egli pu ordinare o disordinare a suo modo, secondo le circostanze i
mobili della sua casa, ed anche la maggior parte delle disposizioni interno;
ma egli sa pure anche che per proporzionarne i fondamenti, i muri maestri, le
volte, le travature, i tetti, gli angoli essenziali, ci sono delle regole di architet
tura naturali ed inviolabili ch'egli non pu contraddire senza fare crollare la
sua casa. -
Non si mica fatto tutto un fascio sotto una medesima idea di tali regole es
senziali , colle disposizioni interne delle piccole divisioni particolari e degli arre
damenti.
Perch dunque, nella costituzione degli Stati, si sono confuse le regole essen
ziali che sono le vere leggi, colle disposizioni domestiche, le quali concernono sem
plicemente le particolarit dell'ordinamento dei mandatarii dei tre ordini e della
maniera con cui essi debbano compiere gli oicii loro, conformemente alle leggi
della giustizia essenziale e dell'ordine di benecenza.
A quel modo stesso con cui il padre di famiglia, di cui parlavamo, pu distri
buire le parti speciali od i mobili della sua casa, a condizione ch'egli non scom
llong le parti costitutive e fondamentali dell'edicio, regolate dalle leggi dellav
cbitettura; nello stesso modo pur anche, le disposizioni del gran padre di famiglia
per l'organizzazione de suoi mandatarii e per l'adempimento dei loro doveri, sono
sottoposte a questa condizione ch'elle non contraddiranno mai per nulla alle leggi
l' BAl'DEAL'.
essenziali dell'ordine che Dio prescrive alle societ. a tal condizione soltanto
che si possono variare le istituzioni e le disposizioni.
dunque pi semplice, pi vero, pi salutare, pi conforme al rispetto che
si debbe alla natura ed al suo autore supremo, a quella specie di culto religioso
che esigono la sua legge di giustizia ed il suo ordine di benecenza, di dire che
gli uomini non hanno guari tale potere legislativo arbitrario; che tutte le leggi
esistono eternamente, in modo implicito, in un codice naturale, generale, asso
lato, che non soilre mai ne eccezioni ne vicissitudini.
Ogni azione, ogni combinazione, ogni disposizione, ogni istituzione d uomini
qualunque, dal sovrano fluo alliniimo de suoi sudditi, dalle quali risulti rovescia
mento dell'ordine, infrazione delle sante leggi della natura, colpa, qualunque
sia chi la faccia 0 la ordini, in qualunque possa esser modo.
Ogni azione, ogni combinazione, ogni disposizione, ogni istituzione duomini
qualunque, che tenda a mantenere le leggi, a conservare tra gli uomini l'ordine
che n' l'effetto, un bene.
Tutto ci che non nuoce ne perfeziona, non n ingiustizia n benecenza.
Questo principio caratteristico delle istituzioni 0 disposizioni umane che co
munemente si chiamano leggi positive e precisamente contradditorio al codice del
dispotismo arbitrario che pi sopra ho compreso in queste tre parole: tutto
bene quando ordinato, tutto male quando vietato, tutto indierente quando
non c' alcun ordine che lo caratterizzi ne per bene n per male.
Con una condizione indispensabile chiaramente espressa , voi potete cbiamar
leggi umane 0 positive que regolamenti del sovrano che concernono le lunziOlli
de suoi mandatarii, nell'ordine dell'istruzione, della protezione, dell'amministra
zione. La condizione eccola: la sottomissione assoluta al codice eterno ed in
violabile della natura diametralmente opposto al codice assurdo e distruttore del
dispotismo arbitrario.
Poco dunque importa sopra quale testa risieda quel potere secondario e su
bordinato che ordinariamente si chiama legislativo; poco importa che sia tra le
mani d'uno o pi uomini.
lmperocch inne tale sarebbe la forza necessaria al bene dell'umanit, ma
alti-esi eflicacissima dellistruzion pubblica, ch'ella distruggerebbe in tutte le menu
quel malaugurato pregiudizio sul potere arbitrario che confonde per un funeslo
equivoco la luce e le tenebre, il bene ed il male, il delitto e la virt.
Se la legislazione essenziale imprescrittibile dell'ordine naturale fosse una volle
bene conosciuta, se ella fosse una volta presa per base fondamentale, per regola
universale ed inviolabile di qualunque istituzione umana relativa alle propriet,
alle libert, all'istruzione, alla protezione, all'amministrazione che le conservano,
le accrescono, le perfezionano sempreppi; se tutte le coscienze fossero perfetta
mente illuminate sui doveri ed i diritti che risultano da tale legislazione eterna
e divina, superiore a tutto, evidente che in questo caso voi non avreste pi il
minimo esempio di comandamenti ingiusti posti ad esecuzione, n di rivolte ma
chinate contro l'autorit; non pi traccie di questa guerra tra le volont arbi
trarie che opprimono e le volont arbitrarie che sono oppresso; non pi alcun
germe delle idee e dei sentimenti che le mantengono, n dei funesti effetti ch'ella
produce cosi sovente con grande pregiudizio dell'umanit.
questa perfezione di cognizione, di lumi, di convinzione interna, confermata
r
lx'rlonuzloivl ALLA llLosovu ECONOMICA. 577
in tutti gli animi, che costituirebbe la perfezione totale della monarchia econo
mica, nella quale qualunque abuso della forza sovrana da una parte e qualunque
disobbedienza all'autorit dall'altra sarebbero impossibili.
Perfezione assoluta, che non senza dubbio se non unidea , se non un ente
di ragione quando si tratti della pratica; ma idea che non meno naturale ed
essenziale, essere di ragione che non serve meno di regola inviolabile.
qui che io credo dover insistere su questa verit semplice, ma indispensa
bilmente necessaria ad essere bene conosciuta e continuamente ricordata.
VII. -Risposta alle obbiezioni contro l'efficacia dell'istruzione economica.
1 Se la convinzione intima, generale e continua , del codice essenziale della
giustizia e dell'ordine in tutti gli animi, forma il carattere delle monarchie eco
nomiche perfette ed assolute , in questo caso, una chimera che voi avete de
scritto e che consigliate di ricercare s. S e ripetuta questobbiezione sotto mille
e mille forme dilferenti , le quali per tutto tornano presso a poco al medesimo ,
e la si creduta trionfante, tanto vero che gli uomini sono facili ad essere
sviati dalle verit utili! _
Si, qualunque perfezione assoluta e chimera per gli uomini, se voi chiamate
chimera quel punto ideale e metafisico che la ragione concepisce e che serve di
regola primitiva nella speculazione e nella pratica.
Domandate ai geometri che vi mostrino in realit un circolo perfetto, ilsica
mente descritto; eglino vi diranno che evidentemente cosa impossibile agli uo
mini. Domandate ai meccanici che vi mostrino una macchina perfetta, in qua
lunque sia genere, per esempio agli orologiai un oriuolo di assoluta perfezione
sica; domandato ai naturalisti che vi mostrino un animale, un vegetale, un
minerale stesso, perfetto, compiuto, assolutamente puro, senza lega 0 senza difetto
nella sua specie, essi vi risponderanno che cosa assolutamente impossibile.
Che cosa ne coucludete voi? che cosa si soliti concluderne? meno vero
per questo che col compasso migliore possibile, e lattenzione, l'abitudine mag
giori possibili, si descrive il circolo pi circolo che sia possibile, vale a dire il
meno lontano dall'idea metasica di una circonferenza, tutti i punti della quale
sieno egualmente distanti dal centro? Idea metasica, vale a dire impossibile a
realizzare.
egli men vero che quel circolo all'atto ideale serve di regola fondamentale
a tutti gli altri, e che esso il giudica tutti, dal circolo pi informe che traccia la
mano incerta di un fanciullo o di unlvecchio, sino a quello che col compasso pi
perfetto descrive il geometra pi esercitato.
egli men vero che un orologio totalmente ideale che ha giudicato, giu
dica e giudicher tutti gli orologi sici fatti e da farsi, e che ha marcata la dille
renza tra l'orologio pi guasto ed il miglior capolavoro di Giuliano Leroy?
egli men vero che sopra un modello immaginario che si pensa e si dice:
quella pianta, quellalbero, quell'animale bello, buono, pi bello, e migliore;
che dappresso una chimera che si decide del titolo dell'oro e dell argento che
sono tra le nostre mani? -
Coucludete voi da ci che tutte le regole di geometria, di meccanica, di fisica,
di chimica sono assolutamente false ed inutili; che non c' guari dillerenza tra i
circoli, tra le macchine dell'arte, tra le produzioni naturali. tra gli esseri viventi,
Econom. Tono I. -- 57.
578 asunnau.
tra i metalli, che tutto eguale, e debbe essere l'atto o preso a caso? Ci sarebbe
evidentemente il colmo del delirio.
E perch, di grazia, perch vorreste voi che l'arte di ordinare le societ umane
non avesse anchella come tutte laltre per esemplare o per modello un'idea me
tasica di perfezione impossibile ad attuarsi nel suo tutto completo ed assoluto,
ma da cui l'ignoranza e l'incapacit ci allontanano sempre pi, ed a cui la scienza
e l'esercizio sempreppi ci avvicinano? .
La sanit perfetta di un uomo e pur essa una chimera tutta metasica, ella
non esister mai; dunque non bisogna far diiierenza tra l'uomo che attualmente
il pi vicino a morire, e quello che gode della migliore costituzione?
E lo stesso si dica di tutto ci che si vede, di tutto ci che si possa immagi
nare: come mai degli uomini ragionevoli, dei losofi, hanno eglino creduto che
fosse un obbiezione proponibile contro i principii della scienza economica e se
gnatamente contro il primo di tutti, cio, lelilcacia dell istruzione?
Voi supponete, ci hanno essi detto, gli uomini perfetti, senza ignoranza, senza
passione, e da quello stesso momento voi siete nella regione delle chimere e delle
astrazioni metasiche.
Si, noi lo supponiamo, quando si tratta di denire il punto della pi grande
perfezione possibile. Tutte le scienze e tutte le arti fanno altrettanto, e per ci
medesimo che sono arti e scienze, perch senza questo non sarebbero che ciechi
tentennamenti ed abitudini. .
Ma cotali chimera giudicano le realit; queste sono tanto pi buone quanto
meno si allontanano da quelle; tanto pi cattive quanto pi se ne discostano.
S, perch uno Stato fosse in realila una monarchia economica (1 intiera per
fazione, bisognerebbe che le idee e i sentimenti che risultano dall' istruzione mo
rale economica fossero sempre presenti ed attivi in tutte le menti ed in tutti i
cuori; la qual cosa impossibile a sperare, ed anzi, se lo volete, chimerica a im
maginare.
Alla stessa guisa che per fare un orologio perfetto, vi vorrebbero metalli as
solutamente perfetti, lavorati con attenzione e perfetta esattezza da un artece
perfettamente destro e disinvolto: cosa impossibile a sperare e n chimerica ad
immaginare.
Io ardisco credere che dopo questa spiegazione, gli uomini istruiti arrossi
ranno oramai di metterci innanzi questa obbiezione fino adesso tanto ripestata.
L'idea metasica della monarchia economica all'atto perfetta essendo dunque
presa per modello , per iscopo verso il quale si debbe tendere di continuo senza
mai isperare di aggiungerlo intieramente, si vedr che l'assoluta sua perfezione
consiste principalmente nella persuasione intima speculativa e pratica, universale
e continua, del codice eterno di giustizia e di benecenza naturali; persuasione ,
che l'effetto pi compiuto possibile dell'istruzione morale economica, dell'istru
zione la pi perfetta immaginablle.
Da codesto principio omai incontestabile, a quanto ardisco credere , eglino
concluderanno che il perfezionamento progressivo e continuo di tale istruzione
pubblica intorno al codice eterno, importa necessariamente per se stesso il perte
zionamento progressivo e continuo delle societ incivilite.
Vale a dire, che questo perfezionamento dell'istruzione morale economica dopo
aver tolta di mezzo semprcppi l'idea fatale ed assurda del potere sedicente legis
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.
(l) L'abate lllably. cui male serv ila sua memoria, aveva preteso, ne suoi Dubbii
sull'ordine naturale ed essenziale delle Societ politiche (lettera V, pag. Ml), che le re
pubbliche greche non avessero guari terreni incolli; ma nel medesimo tempo apparvero
tradotte le Economiche di Senofonte: si trovano in esse lagnanze sull'estensione delle terre
incolte, ed un capitolo speciale intorno ai dissodamenti.
584 IAUDBAU
Si vede distintissimamente che la sua sorte privata dipende pei passato, pel
presente e pel futuro, dall'istruzione, dalla protezione, dall'amministrazione pub
blica, dal modo con cui queste auguste funzioni sono state, sono e saranno adem
piute da molti manda'tarii dell'autorit; che esso dipende pur anche dallo stato
di molte propriet fondiarie, dalla sorte e dalla condotta dei proprietarii di tali
rstaggi, e da quella dei coltivatori, che esso dipende nalmente da una folla di
agenti della classe sterile e dalla loro industria.
una speculazione degna di occupare qualunque uomo curioso di penetrarsi
delle verit utili, speculazione che non meno gradevole che istruttiva; io esorto
i miei lettori ad, occuparsene.
Ch'eglino comincino per considerare loro medesimi con tutte le loro facolt,
le loro abilit, le loro propriet, tutti i loro godimenti abituali; ch'eglino analiz
zino i travagli dei quali continuamente profittano, hanno prottato e proittcranno;
cheglino si rappresentino la differenza dei risultati che avrebbero provati nel pas
sato, che proverebbero nell'avvenire, nel caso in cui ciascun travaglio delle tre
arti fosse stato per lo innanzi o divenisse in appresso pi o meno perfezionato,
pi o meno deteriorato, in tutti i suoi rami.
Che dopo avere cosi decomposta la sorte loro, analizzino essi qualunque dei
loro concittadini, dal monarca iniino all'ultimo mendico, e vedano ci che
l'uomo sia rispetto all'uomo: Homo homim' quid pra'slat? ,
Chiunque vorr dare una sola volta a questa bella teoria tutta l'attenzione
che merita, sar da quel punto incapace di essere sedotto dalla politica falsa, em
pia e calamitosa, che considera tutti gli uomini come nemici di tutti gli uomini ,
gl'interessi come opposti e distruttivi, l'usurpazione delle propriet , la violazione
delle libert come l'essenza degli Stati. Egli vedr chiaramente che questa me
struosa dottrina dei nemici dell'umanit non meno assurda che abboininevole.
Egli vedr, che se l'uomo ignorante e cupido si trova qualche volta per errore
o per passione in contrariet d'interessi e di vedute con uno o due uomini, quello
stesso mortale non per ci meno attualmente in societ intimissima, evidentis
sima, necessariissima con dei milioni e dei miliardi duomini passati, presenti ed
avvenire; ch'egli protta attualmente in tutto ci che fa, in tutto ci che ha, della
loro saggezza, della loro giustizia, della loro benecenza, dei loro talenti; ch'egli
serve attualmente, anche senza volerlo e senza saperlo, in mille e mille modi, alla
tradizione conservatrice di tutte le arti, che le trasmette alla posterit forse a dei
milioni e miliardi di generazioni.
Pervenuti a questa idea semplice, ma, io credo, di un'evidenza luminosa e di
una utilit realissima, noi non abbiamo pi se non un passo a fare per compiere
l'analisi degli Stati inciviliti, ed di considerare le relazioni politiche delle nazioni
tra loro.
dellarte produttiva, quelli dell'arte sterile, perch risulta dalle ostilit loro contro
quel ramo della famiglia universale un vuoto necessario nella produzione delle
sue derrate e de suoi lavori, di cui noi ricevevamo la nostra parte; un vuoto per
conseguenza nei consumi delle nostre derrate e dei nostri lavori di cui ella rice
verebbe la sua parte in cambio.
I nostri veri amici sono coloro che perfezionano, in qualsiasi luogo sulla.
terra le tre arti caratteristiche delle societ incivilite, perch impossibile che il
commercio perfettamente libero e la fraternit generale non ci comunichino, pre
sto o tardi, in un modo pi o meno immediato, la nostra porzione di accresci
mento degli oggetti di godimenti che necessariamente risultano da tale perfezione
delle tre arti .
Del resto, questa fratellanza generale tanto semplice nella pratica come nella
speculazione; ella consiste unicamente nel rispetto inviolabile delle propriet e
dalla libert degli uomini qualunque, vale a dire ladempimentovdella legge
eterna della giustizia per essenza.
sorprendente che losoll , anche de pi celebri , si sieno tanto atlaticati a
cercare altrove i principii del diritto delle genti, come se fossero altra cosa che
quelli del diritto naturale e del diritto sociale degli Stati.
N on usurpar mai nessuna libert, non violar mai nessuna libert , questi: il
comandamento universale che lega tutti gli uomini , in tutti i casi, i sovrani ed i
popoli altrettanto e nello stesso modo che ciascun individuo.
Ci che distingue e caratterizza le nazioni, e laulorl che le illumina col
listruzione, che le guarentisce colla protezione , che le arricchisce coll'ammini
strazione. Tutti gli uomini che vivono abitualmente, e dimorano sotto lo scudo
dell'autorit tutelare e benefica sono della nazione; essi compongono il popolo,
essi appartengono allo Stato o alla societ incivilita.
Codestoro prottano immediatamente dei travagli dellarte sociale compiuti
dai mandatarii dellautorita sovrana; sono essi, le loro propriet personali, mo
biliarie o fondiarie, l oggetto diretto e prossimo di tali travagli; ad essi che
istruzione, protezione, amministrazione sono dovute, n soltanto a titolo di giu
stizia, perch i mandatarii dellautorit sono pagati per cotali funzioni, ma anche
a titolo di saggezza, perch il patrimonio della sovranit, le sue ricchezze, la sua
potenza, non sono meno proporzionali all esattezza che si pone nello adempiere
a quelle funzioni, di quello che allagiatezza ed al benessere di tutte le altre classi
e degli individui che le compongono.
questo diritto diretto ed immediato all'istruzione , alla protezione, all'am
ministrazione che caratterizza il cittadino.
Lo straniero l'uomo che vive sotto linlluenza immediata e diretta di un'altra
autorit; ma sempre un uomo: le sue propriet, le sue libert non sono meno
per questo propriet e libert sue proprie. Il suo travaglio qualunque, nell'una
delle tre classi socialihalla quale esso appartiene , non concorre meno al mante
nimento, alla perfezione di una delle tre arti, che formano la propagazione ed il
benessere dell'umanit; quel travaglio non contribuisce meno al mantenimento
della massa generale doggetti adatti ai godimenti utili e gradevoli che fanno vi
vere la nostra specie, e che rendono la sua vita dolce, la sua esistenza comoda.
Quel uomo non guari nostro nemico quand egli non usurpa nessuna pro
prieta , quand egli non viola nessuna libert; perch la vera inimicizia consiste
INTIODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA;
EPILOGO GENERALE.
I. SPIEGAZIONE
DEL
QUADRO ECONOMICO
ALLA SIGNORA DE '"
CAPITOLO I.
Delle produzioni naturali e delle anticipazioni che le fanno nascere.
I. Produzione totale o riproduzione.
2! Antipipaziozq' annuali.
Vi noto, o signora, che le biade le quali riempiono i vostri granai, iforaggi
riuniti nei vostri magazzini, il vino che fermenta nei vostri cellieri, sono nel tempo
stesso i doni della natura ed i frutti del travaglio degli uomini; voi sapete che ha
bisognato preparare la terra, seminare o piantare, coltivare, raccogliere; nutrire
e stipendiare gli agricoltori consacrati a quei travagli, alimentare e ricoverare gli
animali domestici; ecco, signora, le anticipazioni annuali. Qualunque ricolta e
preceduta o accompagnata da questi travagli e da queste spese che si rinnovano
ogni anno. La caccia, la pesca, lo scavamento delle miniere e delle cave, larte
di allevare grossi e minuti bestiami tutto richiede anticipazioni annuali.
Osservate, o signora, che le spese di questo genere precedono od accompa
gnano ogni anno la produzione e la ricolta, che la preparano e ne sono la causa
immediata; e per ci che lepiteto di spese produttiva loro conviene perfettamente.
Le anticipazioni che voi fate ogni anno per pagare un giardiniere ed i suoi ma
novali, per somministrargli le sementi, le piante,il concime, son produttive di fiori
e di legumi che crescono nel vostro giardino e nel vostro orto. Lanticipazione che
annualmente fa il vostro littaiuolo per alimentare il suo mandriano ed il gregge,
e produttiva della lana che vende dopo la tosatura dei suoi montoni; la polvere
di cannone che si brucia nelle mine per far saltare in ischegge i massi, la spesa
fatta pei salarii, per la legna, ed altre materie in ogni anno, per estrarre, lavare,
frantumare, liquefare le materie, sono in qualche modo produttive della massa
del metallo. I minerali non si seminano, non si moltiplicano, ma la natura che
li ha creati sembra dilettarsi a nasconderti accuratamente; il travaglio e le
spese degli uomini li strappano agli abissi ed alle roccic.
Da ci concludiamo, o signora, che le anticipazioni annuali sono la. prima
specie di spese produttive; che elle sono i preliminari indispensabili della ricolta,
e le cause preparatoria le pi immediate della produzione totale: seconda idea
tanto semplice, tanto facile a comprendcrsi ed a ritenere quanto la prima.
5 Anticipazioni primitive d'ogni intrapresa.
Avvi, signora, un genere di spese necessarie alla riproduzione annuale, ma
che non si rinnova per intiero tutti gli anni: potete vedere nel vostro giardino
la stessa carriuola, lo stesso annatiiatoio, le stesse stufe, gli stessi strumenti di
diversa specie, di cui possiamo servirci nel corso di molti anni; lo stesso accade
in qualunque specie dintraprese.
Adopero qui ad arte la parola generica dintrapresa, invecedi quella di coltura,
che non potrebbe convenire se non in modo impcrfettissimo a molti dei prodotti
annuali: dicesi pigliare l intrapresa di un podere, dun vigneto, d'un bosco d'al
beri dalto fusto, d'una miniera, duna cava; non si dice propriamente coltivare
le tre ultime cose.
1 tini, gli strettoi, i pali, e gli utensili di varie specie, sono le anticipazioni
primitive o le spese di primo impianto della coltura delle vigne; occorrono per le
biade aratri, carri, animali da lavoro,da soma, e da concime, e molti altri strumenti
di vario genere.
Perch tutti questi oggetti di spese sono chiamati anticipazioni primitive, o
di primo impianto? chiaro, signora, perch bisogna incominciare da tsse.
SPIEGAZIONE DEL onsono ECONOMICO. 605
Prima d'imprendere qualunque travaglio di coltura, o daltra intrapresa, bisogna
premunirsi, provvedendosi d'istrumenti,d'animali e di tutte le cose necessarie alla
medesima.
Voi vedete che questa specie di spese non meno produttiva della prima, che
non inuisce meno sulla ricolta o sullannua totale riproduzione, quantunque non
si rinnovi per intiero tutti gli anni, come i frutti che essa concorre a far nascere.
CAPITOLO II.
Della riproduzione totale, dei rimborsi e del prodotto.
1 Della riproduzione totale.
Non ho trattenuto gli occhi vostri, o signora, che un solo istante rivolti alla ri
colla delle produzioni naturali, e tutto a un tratto vi feci retrocedere sulle antici
pazioni annue primitive, e fondiarie, che sono le spese produttive, i mezzi ef
caci che luomo adopera per provocare la fecondit della natura.
Ritorniamo su questo oggetto che dev'esser sempre il nostro punto capitale,
e il centro d'onde muoveranno tutte le nostre speculazioni. Voi avete veduto nel
capitolo primo tutto quello che precede e prepara la ricolta; consideriamola
adesso in se stessa, prima di passar oltre e prima desaminare quello che deve
seguirla.
Noi avremo ancora tre oggetti da distinguere in questa massa generale di
produzioni naturali che gli uomini hanno raccolta ogni anno dalle mani della
natura ; ma vi accorgerete tosto, signora, che questi oggetti voi gi li conoscete,
e che senza saperlo, vi siete resa assai familiare colle idee che noi tentiamo col
locare al loro posto, e d imprimere anche profondamente nella vostra mente.
La raccolta annuale, adunque, . ci che chiamasi riproduzione totale; c il
primo oggetto, ed alla si divide necessariamente in due porzioni; cio: in riprese
ed in prodotto nello; e ci voi lo comprendcrcte facilmente merce due parole di
spiegazione sul concetto che dovete fermarvi del coltivatore al quale apparten
gono le riprese e del proprietario al quale appartiene il prodotto netto.
2 Del proprietario.
Voi rammentate, signora, le chiarissime denizioni da noi stabilite delle tre
specie di anticipazioni produttive. Avete veduto che le anticipazioni fondiarie pre
parano il suolo, lo dispongono alla coltura ed alla intrapresa, ma che in se
stesse non sono n coltura propriamente detta n intrapresa. l casamenti della
fattoria, dei cellieri, delle stufe, delle fonderie, le livellazioni dei campi, i fossati,
le chiuse, le prime piantagioni, l'apertura dei terreni per estirparne gli ostacoli,
queste son tutte cose preliminari, le spese senza dubbio ne sono ingenti, ma gli
per esse che si acquista la vera, l'utile, la giusta propriet fondiaria. Fino al
momento in cui si praticano queste prime anticipazioni, la propriet che viene
accordata o per atti della pubblica autorit, o trasmessa per successione , o ac
quistata a prezzo di danaro, non altro se non un dritto esclusivo di rendere un
giorno il suolo capace di produrre.
La compra di una possessione gi prima resa fruttifera, rimborsare a colui
che il primo la dissod, oppure ai suoi rappresentanti, il capitale speso a quest
Econom. Tosto I. - 59.
610 BAUDEAU.
oggetto, e per tal titolo succedere a lui in tutti i suoi diritti. Ma, 0 signora, il crea
tore, e lacquirente d'un giardino, d'un vigneto, d'un po dere o di qualunque altro
fondo di simil natura, che annualmente rende prodotti naturali, ha due espedienti
che pu abbracciare dopo la sua creazione, o dopo l'acquisto; quello di coltivarlo
da per se stesso, di pigliarne le cure, di farne le spese, o quello di chiamare un
altro per incaricarsi dellintrapresa secondo le condizioni nelle quali converranno.
L'ufficio del proprietario si limita adunque alle anticipazioni fondiarie: quanti
comprano terre truttiferee le lasciano nelle mani degli antichi tittajuoli senza mai
curarsi per niente della loro coltura e della loro produzione !
5 Del coltivatore.
Lufllcio del coltivatore consiste dunque nel fare le anticipazioni primitive e
le anticipazioni annue della coltura 0 dell intrapresa. Pu il proprietario pren
derne cura. e farne le spese; ma in questo caso esso rappresenta due persone;
egli nel tempo stesso proprietario e coltivatore.
Semplicissima e facilissima a ritenersi questa distinzione. Comprare a pro
prie spese gli strumenti e gli utensili che devono servire continuamente all' intra
presa o alla coltura, gli animali, le sementi di qualunque specie che formano il
primo impianto 0 le anticipazioni primitive; poi pagare annualmente il salario
degli operai, e la sussistenza degli animali tutti, impiegati giornalmente nei tra
vagli campestri che incessantemente si rinnovano, questo vuol dire essere colti
vatore, il vero capo e l imprenditore dellintrapresa.
In si'atta guisa, signora, voi siete veramente coltivatrice e capo del vostro
giardinoe del vostro orto, perch voi avete comprato e mantenete a spese vostre
tutti gli utensili e tutti i varj strumenti della cultura di quelli; perch_salariate
annualmente il vostro capo ortolano ed i suoi manovali. Ma se vi appigliaste al
partito di darli in allltto, come praticasi per gli orti o per le terre da erbaggi dei
sobborghi e dei dintorni di Parigi, voi non sareste pi se non proprietario; il
giardiniere che lo pigliasse da voi a titolo di locazione, farebbe da se le anticipa
zioni primitive e le anticipazioni annue; esso ne sarebbe il coltivatore.
4 Delle riprese del coltivatore.
La totalit delle anticipazioni annue e il mantenimento delle anticipazioni pri
mitive sono questi, 0 signora, due oggetti da noi chiamati riprese del coltiva
tore, poich in fatti esso deve ogni anno riprendere il valore sulla ricolta o sulla
riproduzione totale. questa una porzione privilegiata che si dee necessariamente
prelevare prima dogni altra cosa per continuare l intrapresa; senza questa re
stituzione la coltura cesserebbe immantineute, o almeno andrebbe degradandosi
fino alla sua totale estinzione.
immaginatevi un onesto coltivatore che possieda da nove anni un vostro po
dere di tre aratri o di trecento sessanta arpenti di terra; che nel momento del
primo impianto lo fornisce di strumenti aratorj, di mobili, d'utensili, di animali
domestici, di viveri, di sementi pel valore di ventimila lire di capitale, o d'antici
pazioni primitive, e che faccia annualmente sei o sette mila lire di anticipazioni
annue; in quale stato sarebbe giusto, conveniente, interessante, anche per una
specie di pubblico bene che costui si trovasse al nono anno, quando spirer il
termine del suo affitto?
smaoazrosa DEL QUADRO ECONOMICO. 611
Lequit vi dice, signora, che il suo fondo primitivo, il suo capitale di trenta
mila lire, dev'essere piuttosto aumentato anzich diminuito, giacche inne qua
lunque fatica merita un salario, qualunque anticipazione di capitale richiede un
interesse onesto, tutti irischi e pericoli abituali domandano un compenso dal pi
al meno: questi principii non hanno duopo di prove.
Vorreste voi, signora, impegnarvi a spendere molto danaro, a lavorare du
rante nove intieri anni dallo spuntar dellau'rora lino al tramonto del sole, espo
nendovi a soffrire ad aria aperta il calore dell'estate ed il rigore delle altre sta
gioni, continuamente in pericolo di perdere una gran parte del capitale da voi
anticipato, e sicurissima poi di perderne almeno una porzione alla ne del nono
anno, e tutto questo solo per prolltto di un estraneo che non ve ne rimarrebbe
obbligato; ma che anzi al contrario si farebbe del vostro impegno un titolo per
dispreuarvi, per dominarv, per farvi delle vessazioni? Consigliereste voi qualcuno
di coloro che onorate della vostra amicizia'di impiegare in simil guisa il suo
danaro, se avesse da mpiegarne in modo vantaggioso e piacevole? lndubitata
mente no, una tale risoluzione vi parrebbe una pazzia.
Eppure, questa sarebbe, signora, la sorte riserbata a tutti i tittajuoli se non
prelevassero da ogni ricolta quelle porzioni privilegiate, quelle porzioni inviolabili
e sacre, da noi chiamate riprese di un coltivatore.
Se stato mestieri spendere, nel corso di un anno, cinque a sei mila franchi
per la coltura della'terra, per ottenere la ricolta delle biade che oggi riempiono
il granajo del vostro fittajuolo, non gliene bisogner mica anticiparne meno
l'anno che segue per avere nel prossimo estate la stessa produzione da potere
raccogliere.
incominciamo adunque dal prelevare sulla riproduzione la totalit di tali an
ticipazioni annue; questa la prima porzione della ricolta attuale; essa appar
tiene necessariamente alla ricolta futura, che essa deve produrre.
Ma il mantenimento abituale delle anticipazioni primitive, la rinnovazione
degli animali e degli strumenti, non sono meno interessanti alla coltura, da cui
dipende la prossima ricolta. Non basta adunque prelevare o metter da parte, le
sementi, le sussistenze, si per gli uomini che per gli animali, i salarj per gli
operai e pei garzoni; bisogna dedicare una seconda porzione delle ricolte attuali
al mantenimento delle anticipazioni primitive. Lascierete indarno al iittajuolo il
foraggio e lavena per quattro cavalli, ed anche quel che bisogna per nutrire e
per pagare il carrettiere; se laratro ha esso medesimo bisogno di essere rinno
vato, se due dei quattro cavalli sono inutilial servizio, non avrete mai provveduto
suilicientemente alla continuazione della sua coltura.
Avete veduto, signora, che noi ordinariamente assegnavamo al coltivatore la
met delle anticipazioni annue per questo secondo oggetto di riprese; in guisa che
se supponiamo duemila franchi di spese della prima specie, sar mestieri prele
vare mille franchi per quelle della seconda. _
Giova osservare, che nel secondo capitolo delle riprese son compresi tre ar-_
tlcoli, cio: 1 Linteresse del capitale anticipato dal coltivatore per le spese di
primo impianto; 2 il mantenimento abituale del suo capitale d intrapresa;
5 il compenso dei rischi e delle perdite. _
Se prestate attenzione a questi tre articoli, troverete, signora, che non mica
soverchio un decimo del capitale primitivo, o il dieci per cento, cio mille fran
612 usum-m1.
chi sopra diecimila franchi. Osservate qual oggi la sorte dei fittajuoli o dei
proprietarj che coltivano le vigne. Non c' quasi anno, in cui taluna delle pro
duzioni coltivate non sollra, per la variet delle stagioni; ora sono le biade d'una
o d'un'altra specie, ora i frutti, ora i foraggi, ora gli animali domestici.
. Nel secondo articolo delleriprese non compresa la retribuzione dovuta al
littajuolo, il suo vitto, il mantenimento suo e quello della famiglia, l'educazione
dei suoi figli, e voi vedete, signora, che questo oggetto deve far parte delle spese
annuali. Basta dunque, ed e spesso troppo, che l'interesse del dieci per cento
delle anticipazioni primitive, debba sotl'rire il peso dei tre oggetti or ora minu
tamente descritti.
Comprendcte adesso, che queste due prime porzioni della ricolta dette riprese,
appartengono effettivamente ed a buon dritto al coltivatore, anzi dico meglio e
pi esattamente, signora, esse appartengono alla coltura stessa, la quale, come
ben vedete, non pu mantenersi senza di loro.
Non vi aveva parlato lnora se non del coltivatore e della sua sorte: andiamo
pi avanti: volgiamo la nostra mente ai proprietarj, al Sovrano ed a tutti gli
uomini che compongono la societ. Credete, signora, che per tutti costoro sia
cosa di poco momento la prelevazione delle riprese sopra ciascuna ricolta.
Conoscete gi che le anticipazioni rendono feconda la terra, che grandi
anticipazioni cagionano grandi prodotti; e dunque mestieri attirare quanto pi si
pu ricchezze alla terra, di procurare grandi anticipazioni fondiarie, primitive ed
annue, per avere le migliori ricette che sia possibile.
Se i proprietarj defondi possiedono un certo capitale, supponete, per esempio,
un miliardo o mille milioni, pi o meno in un reame, per giudicare quanto sar
ricca la coltura, ed in conseguenza quanto le ricette saranno abbondanti, bisogna
sapere se i proprietari saranno soli a fare le spese tutte; se saranno obbligati di
assumere essi medesimi l'ntllcio di coltivatori, di fornire tutte le spese primitive
del primo impianto e tutte le spese annuali della intrapresa, o se si limitano alle
sole spese fondiarie ricorrendo ad un'altra classe d'uomini che possegga, per
esempio, un secondo miliardo da mettere in anticipazioni primitive ed annue.
Nel primo caso capirete che la coltura sar molto meno ricca, la ricolta
meno abbondante, e che i proprictarj avranno pi cure da pigliarsi e pi rischii
da correre. N al secondo caso, al contrario, le anticipazioni dei tre generi saranno
doppie, la produzione totale proporzionatamente pi abbondante, ed i proprie
tarli non avranno che una sola spesa a fare, quella delle anticipazioni fondiario;
le loro cure ed i loro rischi saranno molto minori.
Nulla havvi dunque di pi vantaggioso pei proprietarii di fondi, quanto la
esistenza d'un gran numero di ricchi intraprenditori di coltura o d intraprese
rurali di qualunque genere, che possano e che vogliano dedicare ingenti somme
alle anticipazioni annue e primitive, e che non lascino ad essi proprietarii, se
non le sole anticipazioni fondiarie.
Se nel momento voi ereditaste mille arpenti di terra incolla, e duecento mila
franchi in danaro, il vostro interesse, signora, sarebbe di potere impiegare con
temporaneamente le vostre duecento mila lire in dissodamento dei vostri mille
arpenti di terra,per farne tre belle e grandi tenute che potreste allittare per dodici
o quindici mila lire; masarebbero mestieri per questo tre opulenti fittajuoli, cia
scun dei quali potesse recare per lo meno nella propria intrapresa trentamila
lire e spendercene ciascun anno seimila.
SPIBGAZION DEL QUADRO Economico. 6|.)
Se voi non trovaste coltivatori che potessero o volessero contrarre seco voi
l'affitto, vi bisognerebbe dividere le vostre dugento mila lire, non dissodare che
tre o quattro cento arpenti di terra, senza poter formare altro che una o due te
nute, far voi stessa le anticipazioni primitive di trenta mila lire, e le anticipa
zioni annue di circa sei mila lire, averne voi tutte le cure, correrne tutti i rischi.
La intiero. ricolta della tenuta sarebbe vostra, ma quando ne aveste prelevate
le sementi, le sussistenza, i salarii, i mantenimenti, le riparazioni e le rinnova
zioni, sarebbe molto se vi rimanessero cinque o sei mila lire di rendita libere e
nette. Comprendele, signora, quanto la sorte del coltivatore e delle sue ricchezze
interessi da vicino il benessere e la fortuna dei proprietarj.
Per quanto riguarda il profitto del Sovrano e delle altre classi della nazione,
voi lo vedete naturalissimamentc risultare da quello dei proprietarii. di una in
'contestabile evidenza, che quanto pi grande sar la rendita netta e libera delle
vostre terre, tanto maggior somma potrete dare a] Sovrano senza mettervi troppo
alle strette; tanto pi voi potrete spendere per far vivere artisti ed operai dogni
genere. _
il bene generale della societ civile esige adunque che la classe dei coltivatori
in capo divenga ogni giorno pi numerosa e pi opulenta, e che tutte le ricchezze,
dedicate una volta a questa nobile destinazione, vi restino per sempre, colla con
tinuata aggiunzione di maggiori e nuovi capitali. La moltitudine e lopulenza dei
tittajuoli mette i fondi in aumento, e migliora la condizione dei proprietarii senza
rendere meno buona quella dei coltivatori; poich quanto pi sono ricchi, tanto
meglio lavorano la terra; quanto meglio lavorano, tanto pi raccolgono.
sotto questo aspetto veramente politico, signora, che voi dovete considerar
sempre le riprese del coltivatore. Dite coraggiosamente, guai ai proprietarii! guai
ai negozianti, agli artisti, agli operai d'ogni genere! guai ai Sovrani, guai nal
mente a tutti gli imperj, se queste riprese sono rapite ai coltivatori, cio alla
stessa terra, la di cui fecondit da esse dipende.
5 Della spogliazionc dcllagricoltura.
Contrastare in qualunque modo le riprese del coltivatore, , signora, ci che
si chiama nel linguaggio economico spogliare l'agricoltura; vale a dire, alterare
le ricchezze d intrapresa che formano le anticipazioni primitive e le anticipazioni
annue della cultura, cause produttive della ricolta.
interessantissimo, io credo, ssare la nostra mente sul varii abusi che pos
sono cagionare questa spogliagione, e su qualcuna delle funesta conseguenze che
necessariamente ne risultano.
Sapete adesso che le riprese del coltivatore sono formate da due oggetti,
ognuno dei quali esige che esso prelevi e metta da parte per se solo una porzione
della ricolta, cio: 1 della totalit delle anticipazioni annue; 2 del manteni
mento delle anticipazioni primitive, mantenimento che vale la met delle antici
pazioni annue. -
Ma, signora, nel primo, cio nella totalit delle anticipazioni annue noi ab
biamo compreso la sussistenza ed il mantenimento del coltivatore in capo, della
sua famiglia, dei suoi operai e gnrzoni agricoli. Consideriamo questo primo arti
colo. E naturalmente da questo che comincia la spogliazione del coltivatore e la
rovina degli Stati che ne la conseguenza infallibile.
614 nwmuu.
Supponete che un littajuolo il quale anticipi venti, trenta, quaranta mila lire
di capitale primitivo, venga obbligato a pagare un canone cosi vistoso al feuda
tario, alla decima, all imposta, che si vegga ridotto nella triste necessit di viver
male, di privarsi d'abiti e di mobili convenienti, di nudrir male la sua gente, e
di pagarla poco; che cosa credete voi che ne risulter? Che presto o tardi, esso
ed i suoi gli abbandoneranno la professione di tittajuolo nella quale si vive male,
per abbracciarne altre che sono sempre numerosissime in uno Stato, che fanno
vivere meglio, con meno fatiche, meno rischi, e meno anticipazioni. Bisognerebbe
non conoscere l'uomo per credere che il contrario fosse a lungo e generalmente
possibile. _
Ne solo il coltivatore in capo, ma bens i suoi proprii operai ed i garzoni
deserteranno alla prima occasione, appena meneranno una vita angustiata nel
podere, e troveranno meglio altrove.
Da queste poche parole comprendete, signora, qual sia il merito delle lunghe
ed astratte declamazioni che spesso avete ascoltate dalla bocca dei nostri sed i
ccnti politici cittadini, sullo spopolamento della nostra campagna, e qual sia la
futilita dei piccoli ripieghi da essi immaginati, per riparare a questo male, troppo
grande e troppo positivo.
Paragonate il vestito, il vitto, labitazione ed il travaglio dei vostri valetti e
delle vostre cameriere, con quello dei garzoni e degli operai della campagna;
paragonata lo stato del vostro avvocato, del vostro procuratore, del vostro ammi
nistratore, con quello di uno dei vostri tlttajuoli e della sua famiglia. Se voi foste
in vece loro e doveste scegliere, che cosa fareste i
E una sventura, non c' dubbio, che le campagne apprestino continuatamente
alle citt, bande che desertano l'agricoltura; e una verit della cui evidenza con
viene ogni persona. Ma come mai si pu impedirneli? Che cosa bisogna fare
per rinviarveli? E qui si scindono le opinioni dei ragionatori sistematici.
Eppure, volete voi risolvere la quistione con una sola parola? eccovela sem
plicissima, naturalissima, signora. Perch mai abbandonano gli agricoltori la
campagna, perch vengono in citt? Gli perch in campagna vivono male e in
citt vivono bene. Bisognerebbe dunque che in campagna stessero bene e vi ri
marrebbero. un vecchio proverbio basato sulla ragione e sullesperienza di tutti
isecoli; chi sta bene non si muove; tra dieci uomini, che stanno bene in un
luogo, non se ne trova che uno al pi il quale lo abbandoni sperando di trovare
meglio.
Sareste voi tuttora disposta a discutere di politica qualche momento prima di ri
tornare alla quistione? Vedete che bella idea riguardare gli abitatori delle campa
gne, i coltivatori in capo, gli operai, i garzoni come riuto della nazione; belle
invenzioni davvero, le servilit vessatrici e degradanti come sono tutti i servizii
forzati, le imposte arbitrarie, le collette, le cercate, la coscrizione a sorteggio, e
nanche, per dire il vero, tutto quello che si chiama privilegio, distinzioni delle
citt e della loro borghesia !
Da questa piccola digressione sulla condizione dei coltivatori e su tutto quello
che potesse interessare la loro persona, la loro condizione, la loro famiglia, voi
ora comprenderete cio che io chiamo la prima causa della spogliazione.
la deserzione dei coltivatori in capo con le loro ricchezze d'intrapresa, che
vengono a dedicare ad altri impieghi nelle citta;questi desertori cessano di colti
SPIEGAZIONE mar. QUADRO Ecosomco. 615
me, e la ragione stessa che li fa fuggire dalle campagne impedisce che altri dalle
citt vadano a rimpiazzarli. Gli operai che li aiutavano nella loro intrapresa son
tosto obbligati a seguirli per servirli quando son divenuti negozianti, borghesi,
artigiani, che vivono a spese dei proprietarii e degli agricoltori che rimangono
nel loro Stato.
Il secondo grado di spogliazione e la depredazione o diminuzione delle anti
cipazioni annue considerate non relativamente al mantenimento degli uomini,
come abbiamo l'atto, ma relativamente agli altri oggetti che compongono queste
anticipazioni annue, come sono gli alimenti degli animali, le sementi ed i travagli
giornalieri.
Se per una qualunque ragione, un coltivatore in capo incaricato di una in
trapresa rurale, non possiede tanto che basti alle anticipazioni annue, come fece
altra volta, necessario che egli coltivi meno, o meno bene; e senza dubbio voi
non sarete imbarazzati a dedurre quale dovr essere il risultamento della pros
sima ricolta. Nessuno di voi, ne son certo esiterebbe a predirla; ciascuna cosa
rimanendo negli stessi termini, chi meno impiega alla coltura di una terra, meno
ne ricava.
Osserviamo che tutto questo forma una scala, e che il povero coltivatore
una volta slanciato andera sempre pi discendendo. Supponiamo che egli impie
gava nella sua terra quattromila lire che ne rendevano dodici mila, a ragione di
tre per uno. Le sue riprese erano: 1 quattromila lire di anticipazioni annue;
2 duemila lire di mantenimento delle anticipazioni primitive; in tutto seimila
franchi di riprese e seimila di prodotto netto, che esso pagava al proprietario, alla
decima, all imposta.
Se egli obbligato quest'anno a scemare duecento lire dalle sue anticipazioni
annue, non potr pi impiegare che tremila ottocento lire sulla sua terra ;in con
seguenza la produzione totale che ne ricavera sar di undicimila quattrocento
lire invece di dodicimila lire; cio seicento lire di produzione annientata.
Ma, signora, se il proprietario e l imposta ordinaria continuano a portargli
via seimila franchia titolo di prodotto netto, la causa straordinaria che lo forzava
a scemare ancora duecento lire dalle anticipazioni annue esiste tuttavia, ora
vedrete quale sar il suo stato nellanno seguente.
Da undicimilae quattrocento lire gli si tolgono seimila e duecento, altro non
glie ne restano che cinquemila e duecento; se voi ne ritiraste duemila pel mante
nimento delle anticipazioni annue non gli resterebbero pi che tremila e dugento
lire da impiegare sulla sua terra, e la riproduzione totale sarebbe novemila
seicento lire invece di dodicimila.
Questo quadro di spogliazione, signora, vi conduce al terzo grado. Esso con
siste nel deperdimento delle anticipazioni primitive che non saranno pi mante
nute, riparate, rinnovate, come dovrebbero esserlo; i buoni cavalli saranno tras
curati, sforzati, e rimpiazzati da altri poco adatti alla fatica; ihestiami e gli
strumenti rurali risentiranno ancor essi gli effetti di tali risparmii.
Quale sar il risultato di questo degradamento, signora ? Il coltivatore avr.
menate una vita angosciosa e miserabile; avr sofferto ogni anno pi, avr ve
dato diminuire le ricolte ed aggravati i suoi pesi; nalmente il suo capitale pri
mitivo, le sue anticipazioni di prima messa, di giorno in giorno saranno scadute;
la sua ol'tcina d intrapresa che valeva per esempio ventimila lire e pi, non ne
616 una.
varr dodici mila al termine della sua locazione. Pel proprietario particolare, il
risultato sar che la sua terra sar. stata di male in peggio coltivata per molti
anni, sicch dovr risentirsene per lungo tempo. Per tutti i proprietarii poi, la
perdita e doppia; se i agelli che producono la spogliazione delle ricchezze agri
cole cadono su tutti i coltivatori, tutte le terre non solo vengon degradate, ma
i ttajuoli essendo tutti pi o meno rovinati non possono pi riparare il male,
e tutti sono obbligati a diminuire il prezzo dei loro alltti.
' Eccovi, signora, un primo cenno del carattere e degli eil'etti della spoglia
zione delle ricchezze intrapresa. Ella si fa sentire nel modo pi calamitose ap
pena che il coltivatore sia impedito da una causa qualunque di prelevare le sue
riprese sulla riproduzione totale, appena la sua sorte personale, e quella dei suoi
coadiuvanti diventi peggiore, appena sia obbligato di diminuire le sue annue an
ticipazioni o a trascurare il mantenimento delle anticipazioni primitive; allora le
ricchezze spariscono dalla sua terra, essa meno coltivata, essa d meno ricolte.
Per la ragione inversa quando la condizione dei coltivatori buona, quando
dedicano il proprio danaro alla terra, un saggio e procuo impiego, quando le
anticipazioni annue anziche decrescere, si aumentano, quando le anticipazioni
primitive invece di trascurarsi sono migliorate, la terra alla quale maggiori ric
chezze sono incorporate dar maggior produzione. Ed ecco ci che forma la
prosperit degli imperii, il bene dei Sovrani e dei sudditi di qualunque specie che
vivono sotto le loro leggi.
Se il vostro llttaiuolo il quale impiegava annualmente nella sua terra quattro
mila lire per ricavarne dodici, potesse impiegarvene cinquemila per ricavarne
quindici, le sue riprese sarebbero: 1 cinquemila lire di anticipazioni annue;
2 duemila cinquecento lire di mantenimento delle sue anticipazioni primitive,
in tutto settemila cinquecento invece di sei mila; ma il resto sarebbe pure
di settemila e cinquecento da dividersi tra il proprietario, la decima c lim
posta, invece di sei mila. Se voi aveste una rendita cos aumentata di un
quinto al termine del vostro ailtto, potreste pagare un quinto di pi al re, e
spendere un quinto di pi per voi e per la vostra famiglia, spesa, che farebbe vi
vere gli operai, i mercanti, gli artisti e tutti coloro che vi piacesse d impiegare.
Per esempio se di seimila lire voi ne deste al re mille e ne spendeste cin
que per voi ed i vostri; di settemila cinquecento, voi ne dareste mille duecento
cinquanta al re, e ve ne resterebbero seimila dugentocinquanta, che darebbero da
vivere colla vostra spesa aumentata, a molta gente come avete veduto di mille
dugento cinquanta lire, sopra questo solo podere.
I nelle annate ubertosissime tal somma di riproduzione totale ; tale nelle buone;
' talaltra nelle mediocri; meno nelle cattive; meno ancora nelle pessime. Biso
. gna prendere presso a poco il saggio medio, cio quello degli anni mediocri
affinch gli anni ubertosi ed ubertosissimi compenslno i cattivi ed i pessimi a.
A questo calcolo il proprietario non ha che una sola obbiezione da opporre,
ella relativa al capitale primitivo col quale questo coltivatore si presenta per
assumere l intrapresa. certo che se il suo capitale debole non pu far frut
tare a suilicienza, non pu dare la rendita conveniente, non pu non far degra
dare la terra.
Per questultima riessione, pregovi, signora, a comprendere quanto interessi
ai proprietarii che vi sieno molti e ricchissimi coltivatori, tanto pel loro proprio
bene che per lo altrui. il numero di iittaiuoli ed i loro mezzi che danno neces
sariamente la legge ai proprietarii nei contratti di allitto.
Supponete che in una provincia avessimo cos ben dirette le cose durante molti
anni che le ricchezze dintrapresa, icapitali agricoli, i capitali primitivi di coloro
che rendono fruttifera la loro terra o la terra altrui, fossero aumentati fino al
doppio da quello ch'erano; in parit di circostanze, la riproduzione totale debbes
sere per lo meno doppia, sulla quale prelevando le doppie riprese, resta un pro
dotto netto doppio. Vale a dire i vostri fittaiuoli pagheranno il doppio la vostra
terra, e gnadagneranno il doppio. Tutto al contrario , se in tale spazio di tempo
avessimo si malamente diretto i lavori che le ricchezze derivanti dalle intraprese
fossero diminuite per met da quelle che erano, la riproduzione, le riprese ed i
prodotti netti sarebbero pur essi ridotti a met.
Concludete adunque, signora, chei proprietarii i quali poco badano se rovi
nino i loro ttaiuoli, abbandonandoli alla merce deloro agenti ignoranti, interes
sati e vessatori, educati in citt, nel caos della cabala, nel centro della frode e
dell'usura, travagliano senza saperlo alla rovina loro propria e della posterit
loro, in danno del Sovrano e dello Stato. ' '
Concludete pure che la sorte degli uomini pregevoli che coltivano i fondi
degli altri, ed i proprii, non indifferente per alcuno, dallo scettro al vincastro;
che tutto ci che li impaccia, li avvilisce, li molesta, li spoglia, cagiona le pi
crudeli piaghe alla societ incivilita; che tutto ci che potesse nobilitarsi ed ope
rare il loro benessere, procurarne gli agi e la ricchezza, sarebbe una seconda
sorgente di prosperit per tutte le classi di cittadini componenti il pi vasto degli
imperii, dal Sovrano medesimo all'ultimo degli accattoni.
Idea semplice e vera, ma sublime, che innalza lanima, risehiara la mente, e
penetra il cuore di giusta sensibilit: ve ne riservo, o signora, un pi ampio svol
gimento pel seguito della nostra spiegazione.
Abbiamo intanto una riflessione da fare sul prodotto netto 0 sulle perdite
dei proprietarii. Voi vedete qual l interesse e la ricompensa delle anticipazioni
fondiarie, quale il mezzo di mantenerle, poiche sonovi altresi riparazioni e rico
struzioni, spese abituali da farsi e che cadono a carico dei proprietarii; eglino hanno
dei rischi, gli accidenti naturali possono ruinare i loro edifici, danneggiare le loro
piantagioni, svilire i loro fondi; oltrech duopo qualche voltaaccordare al
colono una dilazione, ed accadono rovine che fanno perdere una parte delle
rendite.
Avviene pel prodotto netto in rapporto ai proprietarii, lo stesso che ac
618 IIAUDISAU.
cade per le riprese riguardo ai coltivatori. Se le terre danno in prodotto netto
un buon interesse del danaro impiegato nelle anticipazioni l'ondiarie, o nell ac
quisto dun fondo bello e fatto, buona in conseguenza la sorte dei proprietarii ;
allora volentieri s impiegano i capitali a dissodare i fondi o ad acquistarli, allora
le ricchezze s incorporano alla terra sempre pi, il suolo diviene fecondo, e
quindi il paese intieramente coltivato nel miglior modo possibile.
Al contrario, se il prodotto netto dei fondi divenga, per qualsiasi causa, poco
considerevole, in confronto alla rendita che produce un altro impiego del danaro,
le ricchezze fuggono dalla terra invece di attaccarvisi, non si fanno, 0 si fanno
poche anticipazioni t'ondiarie, o le si mantengono in cattivo stato; dal che con
seguita primamente la cattiva coltura, poscia e presto le lande e i deserti.
NOI ritorneremo pi innanzi su questa essenzialissima speculazione.
CAPITOLO III .
Delle produzioni annuali e della loro distribuzione.
1 Distinzione forulamentate dei prodotti naturali collo scopo del loro destino.
Dovete, signora, rendervi familiare una idea semplicissima, ma assai grande
ed utilissima, che d'ora innanzi vi servir in tutte le vostre riessioni ed in tutti
i vostri studii economici; eccovela: Tutte le produzioni naturali si dividono in
due specie, una delle quali si chiama sussistense, e l'altra materie prime dei la
vori dell'arte. spiegheremo in due parole questa distinzione per meglio imprimerla
nella vostra mente.
SPIEGAZIONI! DEI. QUADRO ECONOMICO.
zare del pari l'industria di coloro che fabbricano stol'e pei vostri mobili e per le
vostre vesti.
Ma voi sapete altres che produrre e manipolare sono due operazioni aatto dif
ferenti comeche utilissime e piacevolissima luna e laltra, e prendendo per bussola,
1 il momento della ricolta; 2 le anticipazioni che la preparano; 5 le manipo
lazioni che la seguono, mai non potrete ingannarvi sui caratteri distintivi della
classe produttiva e della classe sterile.
C' non di meno una seconda dillicolta, pi sottile, ma che non pi diflicile
a riscbiararsi quando s abbia ben compreso il principio; eccola.
Fra gli operai che manipolano le materie prime, molti ve n ha che lavorano
pei coltivatori stessi, non solo per provvedere alle loro vesti, alle loro case ed ai
mobili loro, ma per fornirli degli strumenti acconci alla loro coltura.
La fabbrica di questi strumenti una delle condizioni preliminari delle ri
colte, una delle cause preparatoria della produzione. Pu questo lavoro chiamarsi
sterile? E chi se ne occupa pu collocarsi nel grado dei semplici operai della
classe sterile? Questa , signora, la quistione in tutta la sua forza.
Confessate francamente che la soluzione vimpiccia un pochino. Ma per tro
varla, scegliete dapprima un oggetto che colpisca i vostri sensi; per esempio, il
carradore che fabbrica laratro; esaminate chi e quello che fa la spesa dell'aratro
per adoprarlo nella terra; sicuramente il vostro littaiuolo; la sua spesa adunque
e produttiva non quella del carradore, poicbe questi rimborsato dal littaiuolo
di quanto ha impiegato nella compra della materia prima. oltre che glie ne paga
la mano ci opera.
la spesa che caratterizza la classe possidente e la classe produttiva , esse
scemano qualche cosa dai loro godimenti possibili del momento, sacriiicandone
gli'oggetti alla terra per renderla fertile, aiutare, provocare, perfezionare la sua
fecondit. Per esempio, voi pagate gli operai per estendere il vostro orto, spendete
una somma per rendere il nuovo suolo che vi aggiungete adatto ai legumi; ecco
una spesa produttiva che si fa a carico vostro.
Lo stesso operaio, il pi necessario alle riparazioni fondiaria, alle anticipa
zioni di primo impianto, ed alle anticipazioni annue della cultura fa tutto il con
trario; egli travaglia a spese del coltivatore e del proprietario, ne diminuisce me
nomamente l'attuale suo godimento per la terra e la sua produzione futura, anzi
al contrario si fa pagare la sua mano d' opera, e con essa acquista godimenti
che mai non avrebbe avuti. Distinzione evidentissima impossibile ad essere con
testata!
Fatta la ricolta del 1767 i coltivatori ed i proprietarii potrebbero impiegare
pel loro benessere e piacere individuale , come meglio loro gradisse, tutti ipro
dotti, se non avessero spese produttive da fare nel 1768 per la ricolta del '17 69
e seguenti. in vista di queste produzioni e nello scopo di provocarle che sono
obbligati a prelevare prima di tutto quanto basti pel mantenimento delle antici
pazioni. Essi sono dunque nellimpossibilit. di godere della ricolta del 1767
come ne godrebbero se lanno 1768 dovesse essere l ultimo del mondo.
Al contrario gli operai, che si occupano a fabbricare gl istrumenti necessarii
alle stesse anticipazioni, godono di pi perch si fanno pagare dai coltivatori o
proprietarii, oltre alla materia, la mano d opera.
Lo scopo della spesa adunque dillerente fra le due cla ssi proprietaria e col
Ecrmnm. 'lmro i. - 40.
626 nzunnzn.
tivatrice da una parte, e la classe sterile dall altra; perci il modo di essere pa
gati dillerentissimo.
Il proprietario ed il coltivatore son pagati immediatamente dai doni della na
tura, dalla fecondit della terra, dalla porzione che sorpassa la ricolta oltre le
sementi; la classe sterile tutta intera, anche per la porzione di operai che fab
brica gli strumenti aratorii, pagata mediatamente, vale a dire dal coltivatore o
dal proprietario. con loro che ella computa, su loro che guadagna, non con
la natura e sulla fertilit della terra. I
In siffatta guisa, signora, il carradore e il fabbro-ferraio che fanno un aratro,
appartengono alla classe sterile; 1 perch lavorano con ferro e con legno per
fare un aratro, ne hanno lavorato, ne lavoreranno mai per produrre quel ferro e
quel legno. Essi li manipolano, ma non li hanno raccolti immediatamente dalle
mani della natura; 2 perch essi non fanno guari laratro per usarlo a spese
loro in una terra lavorativa; ma invece per venderlo con guadagno ad un lit
taiuolo che ne user. quando sar suo, perch l'avr pagato; 5 nalmente perch
quel carradore e quel fabbrotermio non ricevono il pagamento dalla terra stessa
immediatamente; ma mediatamente dal coltivatore che ne fa l'anticipazione per
un travaglio futuro, e che ne da il prezzo per provvedersi a spese di una ricolta
anteriore alla quale quellaratro non aveva servito.
Sei fabbricanti distrumenti aratorii e di qualunque altra coltura apparten
gono anch'essi alla classe sterile per cotali tre ragioni che io credo evidenti, con
cludete, signora, che con pi ragione si comprendono in questa classe tutti 00
loro i di cui travagli non tendono che a preparare i prodotti dellanno antecedente
per farli consumare piacevolmente in quest anno, senza servire n direttamente,
n indirettamente alla produzione futura.
Tali sono coloro che fabbricano le case, le stoffe, i mobili, i carri , le car
rozze, i gioielli, quelli che vettureggiano, tralllcano, comperano e rivendono, e
nalmente tutti coloro che vivono coi prodotti del loro ingegno.
Rimane ancora un ultima obbiezione di cui vedrete ora tutta l importanza.
Tutta questa gente, ci si dice, pure la causa occasionale della produzione, poi
che n il possidente, n il coltivatore farebbero le spese produttive , se nulla do
vessero guadagnare in queste anticipazioni, se non ne risultasse alcun utile, alcun
piacere, alcun godimento. Ora non ce ne sarebbe certamente alcuno senza gli
operai, i mercanti ed i professori di arti liberali; poich a che gioverebbe ai pro
prietarii delle terre ed ai coltivatori di far raccogliere molto grano , vino , olio ,
molta lana, seta, oro od argento, molto bestiame, pesce, ecc. ecc. se non vi fos
sero gli operai che manipolano, i mercanti che tratllcano ed i professori di arti
liberali che dilettano? Il desiderio di godere dei lavori di mano d'opera, del traf
co e delle ricreazioni , spinge alle spese produttive: dunque Iindustria pro
dutziva ed anzi pi produttiva delle spese fondiarie e della cultura; la classe dun
que pretesa sterile e tutto al contrario.
Che cosa rispondereste, signora, a questa terribile obbiezione, cos spesso
ripetuta con tanta ducia? Immagino dapprima che , col retto senso largitovi da
Dio, sareste tentata di nulla rispondere e direste: Ebbene, eccoci d accordo.
Quand anche il desiderio di cui parlate, e che non e altro se non un motivo ec
citante secondo voi stessa, potesse essere riguardato come causa occasionale della
produzione, per lo meno sarebbe la causa la pi rimota della ricolta attuale. Cer
SPIEGAZIONE un. QUADRO ECONOMICO. 627
tllnente parlando di questa ricotta attuale, e retrocedendo alle cagioni con un an
damento naturale, troviamo per causa prima, la pi prossima, la pi diretta , la
pi immediate, le anticipazioni annue. Se io domando a qualunque persona ra
gionevole chi ha prodotto le spighe in questo campo, mi si dir la semenza ed il
travaglio; poich per ricogliere le messi bisogna concimare , arare e seminare.
lo insisto e domando: Ma per arare e seminare cosa vi abbisogna? La rispo
sta ne pure semplice: cavalli, aratri, sementi. Ecco dunque il buon senso che
ci conduce alle anticipazioni primitive.
Ma e questo tutto quello che fa di mestieri? Non bisogna che il campo sia
appropriato alla cultura? si. Non bisogna l'abitazione pel coltivatore, pci cavalli,
ad i frutti? si. E queste sono le anticipazioni fondiario.
,Vedete, signora, che noi abbiamo spiegato come e con quali mezzi si operi
la produzione. vero che ci si pu fare un'altra domanda: Perch ed in vista di
quale vantaggio pensate voi ad operare la produzione? Ma, signora, il perch non
il come, e le sono cose diii'erentissime in tutto il resto della vita; perch adun
que le si vorrebbero confuse nelleconomia politica sotto quel bel pretesto di cause
occasionali?
Se faceste al vostro tappezziere lassennatissima domanda: Come si fa un letto?
di che esso composto? quali sono gli operai di cui si ha bisogno per prepararlo
e metterlo in piedi? Trovereste voi giustissima la sua risposta se egli vi dicesse:
Signora, siccome il sonno ed il desiderio di dormire con tutta comodit sono la
causa occasionale ed il motivo eccitante a fare un letto, ci bisogna mettere in
prima fila tutti i sonni futuri di coloro che riposeranno nel letto intorno al quale
mi fate le vostre domande. Ecco le prime cause produttive, necessarie tanto quanto
la stoffa e la manifattura del letto, poich senza i sonni ed i bisogni che se ne
avranno non vi sar alcuno che penser ad avere un letto.
Questo paragone ci conduce ad una piccola spiegazione che oggi vi parr cu
riosissima , signora , ma intanto stata necessaria ad impedire che molti onesti
cittadini pieni dingegno, non isragionassero dietro le istruzioni di alcuni maestri
che si credevano e che non hanno voluto disdirsene.
12 Distribuzione della sussistenza e delle materie prima tra queste tre Classi.
Quando vi sarete abituata , signora, a dipingervi in questo modo la societ
civile divisa in tre classi, 1 produttiva, 2 proprietaria, 5 sterile, comprenderete
facilmente in qual modo si distribuiscano fra loro le produzioni naturali annual
mente ricolte.
Senza mai dimenticare la distinzione fondamentale delle riprese del coltiva
tore e del prodotto netto appartenente al proprietario, direte a voi stessa: [1 to
650 asunaau.
tale di queste produzioni dividesi ancora sotto un altro aspetto: in sussistenze
ed in materie prime. Questo ci che bisogna bene capire .
d'uopo adunque osservare l'andamento semplicissimo della loro distribu
zione, e la legge fisica in virt della quale risulta da questa distribuzione, o l'ac
crescimento della coltura, o il suo deperimento, cio, 0 la rovina o la prosperit
di tutti gli ordini dello Stato.
Supponiamo, signora, che in un reame la massa delle produzioni naturali,
sia di sussistenze, sia di materie prime, sia stata divisa in cinque porzioni uguali
tra loro per l assortimento e pel valore delle produzioni.
Supponiamo parimenti che tre di queste porzioni servano ai coltivatori per
le loro riprese. Comprendete, signora, secondo il risultato del capitolo precedente,
che le due prime di queste tre porzioni sono il valore delle anticipazioni annue,
e la terza il valore dell'interesse al dieci per cento stabilito pel mantenimento
delle anticipazioni primitive.
Prelevate cos queste tre porzioni, due ce ne restano che formano il prodotto
netto; cosicch la coltura di siffatto imperio rende , in prodotto netto, cento per:
cento delle anticipazioni annue, poich secondo la nostra supposizione, le amici
pazioni annue sono due, e due parimenti il prodotto netto. Ci si comprende per
fettamente per mezzo del capitolo secondo.
Supponiamo ancora, 1 che la classe produttiva o i coltivatori che hanno
prelevate tre porzioni per le loro riprese, ne spendono due per la propria sassi
stenza, per quella degli operai e degli animali domestici.
Vedete da ci, signora, che ne resta loro una terza porzione o precisamente
la terza parte delle loro riprese, che possono impiegare in materie prime, pi o
meno manipolate dall'arte, pi o meno vettureggiate o negoziate.
2 La classe proprietaria ha ricavato, secondo la nostra ipotesi, due porzioni
pel prodotto netto che le appartiene. Supponiamo che ella ne conservi una per la
propria sussistenza e per quella dei suoi famigliari, commensali e stipendiati im
mediati, le ne resta tuttavia unaltra porzione, che pu impiegare in materie prima
pi o meno lavorate, vettureggiate o negoziate.
5 Da ci concluderete, signora, che delle cinque che formano la nostra ri
colta, due ne andranno nelle mani della classe sterile. La prima sar ricavata
dalla partita appartenente alle riprese , e le sar data dalla classe produttiva; la
_ seconda sar ricavata dalla partita. del prodotto netto e le sar data dal pro
prietarii.
Cosa fa di queste due porzioni la classe sterile? Voi dovete saperlo, signora,
ella ne consuma una parte in sussistenze, ed impiega l'altra come materia prima,
in lavori d'arte, il fabbrica, ii trasporta, li negozia.
C' dunque , secondo la nostra supposizione, una. sola di queste cinque por
zioni impiegate in materie prime: delle rimanenti quattro, due sono consumate in
sussistenze della classe produttiva , la terza in questo stesso modo dalla classe
proprietaria , e la quarta anch'essa ugualmente dalla classe sterile.
Ma, signora, quando questa quinta porzione stata manipolata, vettureggiata,
trallicata dagli agenti della classe sterile, come credete voi che si distribuisca?
lrimieramente gli agenti della classe sterile ne ritengono per se medesimi
quanto pi possono, ed hanno ragione, loro interesse e loro diritto: questa
forma una prima porzione che essi procurano giustamente di rendere la migliore
I'f
Ecco, signora, la prima linea del famoso Quadro economico; voi compren
dete quanti principii ed osservazioni importantissime suppone.
Se volete rendervi, sin da principio, sempre pi famigliare questa immagine,
aggiungete nella vostra mente per maggiore facilitazione: Anticipazioni primi
tive, cinque volte due , o dieci, che rendono uno d interesse; e perci, antici
pazioni che valgono tre, le quali, dedotte da una produzione totale del valore
di cinque, hanno lasciato due di prodotto netto e.
CAPITOLt) IV.
Della circolazione del denaro nelle tre clssai della societ.
I Considerazioni preliminari.
e necessaria di queste due prime divisioni dei prodotti naturali annualmente rac
colti, in sussistenze e materie prime, e le suddivisioni di ognuna di esse in tre
porzioni consumate dalle tre classi.
9 Ricapitolazione. .
I coltivatori, la spesa edi travagli dei quali hanno fatto nascere le produzioni,
ne devono adunque consumare una porzione immediatamente in sussistenza per
uso proprio e senza interposizione di niuna circolazione di danaro. I proprietarii,
il clero, i salariati dal governo ne consumano un'altra a titolo di rendita, decima.
o imposta, dopo di averle ricevute in natura dei coltivatori, o ci che forma il
medesimo, dopo di avere ricevuto il titolo o il dritto di consumarle, espresso dal
danaro. Gli operai o manufattori hanno parimenti delle sussistenza in virt del
mandato, o della lettera di cambio che essi hanno ricevuta in argento monetato
in prezzo dei loro lavori o delle loro mercanzie, sia dalla parte dei coltivatori, sia
da quella dei proprietarii.
Lo stesso adunque accade delle materie prime lavorate o negoziate. Gli agenti
della classe sterile le ricevono dalla classe produttiva, rendendo a questa il da
naro che si sono procurato poco prima colla vendita delle loro mercanzie, e che
originariamente veniva dai coltivatori o produttori; quando gli operai ed ifabbri
canti hanno comperato le materie, le lavorano consumando sussistenza o altre
mercanzie; quando le hanno lavorate le rivendono ai proprietarii o ai coltivatori;
e rivendendole si fanno pagare in danaro: 1 il prezzo di tutte le materie prime;
2 quello di tutte le sussistenza che hanno consumato lavorando quelle materie.
10 Elementi fondamentali di un Quadro economico.
Siccome in un Quadro economico dev'esser dipinta la circolazione del danaro
o del peculio nazionale per le tre classi della societ; ora vedrete, signora, quanto
sia semplice questa formola, e che per costruirla non occorrono se non due ele
menti fondamentali. Il primo di questi elementi la somma delle anticipazioni
annue della coltura nazionale: il secondo la proporzione che regna fra queste
anticipazioni annue ed il prodotto netto.
Primieramente, la somma delle anticipazioni annue vindica quella delle an
ticipazioni primitive poich queste ultime si sono valutate il quintuplo della
spesa annua e giornaliera. .
In secondo luogo, la conoscenza delle due specie danticipazioni vi d quella
delle riprese totali del coltivatore; voi sapete d'altronde che le sole spese annue
sono ordinariamente i due terzi di queste riprese. Linteresse ai dieci per cento
delle anticipazioni primitive e laltro terzo. Se, per esempio, le anticipazioni annue
sono due mila, le riprese totali sono tre mila, poich le anticipazioni primitive
sono cinque volte due mila, ossia dieci mila, che devono dare mille d'interessi,
ai dieci per cento.
' In terzo luogo, data una volta come secondo elemento fondamentale la pro
porzione che regna fra le anticipazioni annue ed il prodotto netto, avrete lannua
produzione totale con un calcolo semplicissimo.
Per esempio: se il prodotto netto vale 150 per 100 di anticipazioni annue
avremo per due mila danticipazioni annue un prodotto netto di tremila. Ag
giungendo dunque questi tremila di prodotto netto ai tremila di riprese avremo
una riproduzione totaledi seimila. - '
(H0 BAUDEAL.
. . Circolazione compiuta . . . .
E finalmente, signora, per terminare non bisogner pi nella terza parte del
Quadro, se non la seconda specie di circolazione imperfetta, voi sapete ch' circa
il terzo delle riprese.
Ma la classe proprietaria non ha parte in questa porzione, essa non si nego
zia tra la classe produttiva e la classe sterile; bisogna adunque per dipingerla,
una prima linea semplice, che parta dalla colonna Classe produttiva, e quindi
una seconda linea semplice che riprenda il medesimo cammino in questa forma:
CLASSE CLASSE CLASSI:
produttiva. proprietaria. sterile.
Terzo delle riprese.
l
Circolazione compiuta.
..\Icl'a del prodotto netto.
lo . . In
500 milioni
. speri in lavori .
500 milioni di prima circolazione in-. 200 milioni. Lavori venduti alla classe
compiuto, met del prodotto netto. . proprietaria .
l'io 400 milioni non circolanti elio l-lnrnin totale, 500 milioni.
fanno le anticipazioni annuo.
TOI'ALI della riproduzione 4,200 mi Sposa:
8750 milioni.
. 1780 milioni.
750 milioni. .
500 milioni
500 milioni
Osservate, vi prego, signora, che per facilitarvi lintclligenza delle linee del
Quadro, io le ho distaccate, formandone tre gure distinte e separate, come ancora
per rischiarare alcune difficolt che si erano mosse contro la prima formula pi
semplice nella sua costruzione.
L inventore del Quadro economico le aveva prevenuto con chiare e precise
spiegazioni, ma la critica non ha voluto aggiungere quelle spiegazioni alla stessa
formula, e perci onde evitare simili contestazioni, io mi son permesso di staccare
in questa guisa le sue gure, col parere ed il consenso del primo Maestro, il cui
genio creatore partor l'idea sublime di questo Quadro, che dipinge agli occhi il
risultato della scienza, nel modo il pi perfetto, e che perpetuer. questa nella
nostra Europa per leterna gloria. del suo inventore e per la felicit del genere
umano.
PAROLA STERILE w
APPLICATA ALL'INDUSTRIA.
Prima di andare pi innanzi, noi dobbiam dire in poche parole, per quei lettori
ai quali questa spiegazione fosse ancora necessaria, che la denominazione di
classe sterile non signica guari classe inutile, e molto meno nociva, come hanno
potuto credere taluni spiriti ardenti e superciali; ella signica soltanto classe
non produttiva; vale a dire classe che non lavora immediatamente a moltiplicare
le produzioni naturali, classe che non fa a spese sue le anticipazioni dellagri
coltura.
La maggior parte degli oggetti proprii ai godimenti degli uomini non sono
usati e consumati tali e quali la natura li ha prodotti, n sul luogo del loro nasci
mento; ma essi hanno bisogno di essere lavorati, trasportati, e soventi di essere
negoziati. In un grande Stato, ci sono dunque uomini agricoli, che fanno spese e
lavori per far produrre questi oggetti dalla terra; ce ne sono altri che li ricevono
ancora grezzi ed informi dalle mani dei coltivatori, li manipolano, danno loro una
forma, li tagliano, li puliscono, li dividono o anche li riuniscono, accomodano e
combinano in un medesimo lavoro molte materie diverse; nalmente ce ne sono
altri che li comprano in un luogo o grezzi o lavorati, li trasportano in un altro
e li rivendono all ingrosso 0 al minuto, vale a dire li negoziano.
Certamente sono tre cose utilissime, e la cultura che fa produrre alla terra
le materie grezze; la manipolazione che le rende pi acconcie al godimento degli
uomini; il negozio che le mette alla portata di coloro che le possono pagare; ma
codeste cose non sono tutte e tre le medesime.
Le spese ed i travagli agricoli si fanno prima della produzione, collo scopo
della produzione, immediatamente per la produzione delle materie grezze, uni
camente per questa produzione. Si ha dunque ragione di chiamarli travagli
produttivi.
Lavorare intorno a un oggetto e produrlo sono due cose assai dierenti. Non
si lavorano le materie grezze se non dopo che le sono state prodotte; niente
pi evidente di ci. Colui che le lavora non travaglia perch immediatamente
altre se ne riproducano ; egli non fa spese se non per se medesimo e per le forme
che larte sua debbe dare alle materie: egli non ha in mira riproduzione nessuna.
(1) Questo articolo tolto dal tomo 8 delle Effemeridi del 1767; ed stato giusta
mente prescelto dal Guillaumin come un utile appendice alla Spiegazione del Quadro
economico.
SPIEGAZIONE DEL vuno SIGNIFICATO DELLA PAROLA STERILE. 645
Che coloroi quali vogliono tutto impacciare e tutto confondere, non pren-
dano queste distinzioni semplici e luminose per base delle speculazioni loro, alla
buonora; ma non per questo impediranno essi che elle sieno naturali, esatte,
evidenti e utilissime alla deduzione delle verit economiche.
Classe sterile, spesa sterile, travagli sterili, si dicono dunque, non come nocivi
n come inutili: tutt'al contrario, niente pi utile che le manipolazioni ed il ne
gozio, ma ai godimenti degli uomini, alla consumazione che servono, godimenti
e consumi che annientano ogni produzione naturale che ne la materia.
altres vero che il consumatore paga, e che il pagamento di lui ritorna agli
agenti agricoli;che il danaro di un tal pagamento serve a fare nuove anticipazioni,
nuovi travagli, dai quali risulta una nuova produzione: per esempio, i manifat
tori vendono nel 1767, il panno fabbricato nel 1766, colle lane dellanno ante
cedente; con questo medesimo danaro, essi compereranno le lane nel 1768 ed i
llttaiuoli faranno con questo medesimo danaro le anticipazioni, dalle quali risul
ter la tosatura delle lane del 1769. Non si mai detto altro che questo, e
questo quello che spiega e gura il Quadro economico. Ma, insomma, bisogna
pur cominciare da qualche cosa quando si voglia spiegare come le ricchezze na
scano, si dstribuiscano e rivivano continuamente. Naturalmente si poteva, anzi
si doveva cominciare dal nascer loro, dalla ricolta, come ha fatto lautore del
Quadro. '
Partendo da questo punto, dalla ricolta di un anno, come sarebbe lanno pre
sente 1767, non ce nulla di pi vero, di pi naturale che il dire: Vedete co
desti frutti, codeste materie di ogni specie che la natura vi fornisce, e che gli
agricoltori raccolgono grezzi dalle mani di essa. Ci sono stato prima spese e trava
gli che hanno preceduto, preparato, cagionata questa ricolta, spese e travagli
produttivi di questa ricolta del 1767. Si faranno no al consumo o annienta
mento di codeste materie raccolte oggi grezze, spese e travagli per lavorarle; co
tali spese, cotali travagli, nulla pi fanno alla produzione del 1767 ; essi sono
dunque non produttivi, sono sterili per se stessi .
Gli operai manilattori e tralllcanti guadagneranno danaro nel 1767: que
sto danaro non far niente alla produzione del 1768: non vedete che si sta
gi arando per seminare al prossimo mese di novembre? Ma nel 1768, essi ripor
teranno il loro danaro ai coltivatori i quali lo impiegheranno in anticipazioni e
travagli agricoli per preparare e produrre la ricolta del 1769: Si; ma lo riporte
ranno eglino per nulla questo danaro? No; essi ne compereranno le loro sussi
stenzc e le materie prime dei loro lavori, sussistenze e materie prime prodotte nel
1768 dagli agricoltori. Ma quando essi avranno comperate quelle sussistenze e
quelle materie, a chi apparterranno elle? Ad essi, operai e fabbricanti. Benissimo:
e il danaro ch'essi ne avranno dato in cambio a chi apparterr? Agli agricoltori.
A meraviglia. Ora, voi dite, che questo danaro che debbe servire alle anticipa
zioni produttive del 1769. Nulla di pi vero; ma ci avverr quandesso sar
ritornato ai coltivatori, quando a questi apparterra, quando questi lo spende
ranno; l'autore del Quadro ha dunque ragione di non ammettere che i col
tivatori soli, di non considerare ch'essi soli, quando si tratta di spese pro
duttive.
E ci tanto vero, che il llttaiuolo supposto nell'esempio nostro, dopo aver
venduto la sua lana del 1767, ha allora in sue mani il danaro che il manifattore
SPIEGAZIONI DEL vano siomricno DELLA non STERILE. 647
ha ricevuto dal consumatore per quella del 1766. ridotta in tessuto. Ora da chi
dipende che questo danaro serva o non alla riproduzione di una tosatura di lana
per l'anno 1768? Certamente dal ttaiuolo. Che questi vada a mettere il suo
danaro al giuoco od al lotto, che lo seppellisce o se lo beva, che cessi di pagare
il suo pecorajo o di nutrire la sua greggia, e questa morir, e non ci sar lana
nel 1768. Frattanto evidente che il consumatore, il negoziante, il manifattore
hanno fatto in questanno, ed il precedente ciascuno dal canto loro precisamente
la medesima cosa che per lo passato; essi hanno adoperato, lavorato, trallicato
come al solito; essi lavoreranno, trallicheranno, faranno tutto al modo usato
anche nel 1767: non c' che il coltivatore solo che abbia mutato condotta,
spese, cure, travagli, eppure non ci sar produzione di lana, non ci sar ri
colta da fare nel 1768; dunque il coltivatore che la causa ellciente della
produzione, non i tre altri. La luce in pieno meriggio ella pi chiara di
questa conclusione?
Quand'anche il consumatore non avesse fatto uso di panno, quando anche i
mercanti non ne avessero venduto, quand'anche i fabbricanti non ne avessero
tessuto all'atto nel 1766, le pecore non per questo avrebbero non meno dato la
loro lana nel 1767, semprech le si fossero nutrite e custodite; elle non ne da
ranno meno nel 1768, semprech si pratichi con loro al medesimo modo, sia
che il consumo, il negozio, la fabbrica camminino o non camminino.
Ma non si venderanno le lane; questa unaltra faccenda; vendere e pro
durre sono due cose. Il produrre vien prima, e questo e larticolo di che si tratta
avanti tutto, poich si prende per primo oggetto la produzione presente nel mo
mento della ricolta.
Ma perch cominciate voi dal gettare gli occhi indietro, per occuparvi delle
spese antecedenti, che hanno preparata e prodotta questa ric la? Perchi, per
la ragione che il valore di tutte cotali spese annuali, collinterese delle anticipa
zioni primitive, sono porzioni sacre e privilegiate; che bisogi I. prelevare sulla
ricolta, per fare le spese preparatoria della produzione futura del 1768, spese
che cominciano fin dora; e che necessario, prima di tutto separare cosi la
produzione totale o il valore della presente ricolta in due porzio essenzialissime
a distinguersi, cio: primo nelle riprese della coltura e del l'oi .o di ricchezze
preparanti la coltura, che consistono nella totalit delle spese annuali, e l inte
resse o il mantenimento delle spese primitive della coltivazione; secondo, nel
prodotto netto, 0 rendita, che ci che rimane della produzione, o il valore dei
frutti ricolti al di la delle riprese.
che nel prodotto netto, ossia rendita, ci sono altre due porzioni privilegiate,
cio: 1 il giusto interesse delle somme che il proprietario ha spese "una volta
per ridurre la terra fruttifera o per acquistarla ridotta tale: 2 un fondo per
quelle chesso spende abitualmente in mantenimento e riparazioni, per fa.\_fronte
agli accidenti, alle perdite, alle ruine.
che l imposta non pu toccare a queste due porzioni privilegiate della
rendita n ai due oggetti che compongono le riprese, senza distruggere la coltura,
la produzione, il patrimonio dello Stato, e quello della sovranit.
Ma nalmente, quando vi occuperete voi della fabbricazione, del commercio
e del consumo P Quando avr bene conosciuto le riprese e il prodotto netto, tanto
quello dei proprietarii come quello del sovrano. Non vedete voi che il coltivatore
648 nonno.
consuma in mercanzie, pi o meno lavorate, in proporzione delle riprese che
formano la sua ricchezza P Chei proprietarii e il sovrano consumano in pro
porzione del prodotto netto? 1 mercanti e i fabbricanti venderanno dunque, nel
1768; in proporzione delle riprese e del prodotto netto del 1767; eglino ricom
pereranno dunque nella proporzione medesima produzioni e materie prime.
Il coltivatore non dunque imbarazzato della vendita futura, quando ci sia
buona produzione attuale, egli sa bene che esso, i proprietarii e il Sovrano, sono
quelli che faranno procedere nel prossimo anno il consumo, il negozio e la fab
bricazione a misura chessi saranno pi o meno ricchi in quest'anno presente per
una miglior produzione. E perch non farebbero eglino uso, perch non consu
merebbero altrettanto del solito, se essi hanno altrettanto modo di pagare i La
mancanza di consumazione non pu dunque venire se non da mancanza di ren
dita, da mancanza di produzione. .
Era dunque essenziale di prendere per primo oggetto la produzione totale ,
per secondo le anticipazioni produttive, atiine di discernere le riprese e il pro
dotto netto, e di non mettere che in terza linea la consumazione, il negozio, la
fabbrica dei lavori dell'arte; questo cio che ha fatto l'autore del Quadro eco
nemico. Egli ha dunque avuto ragione di dire che queste spese, chegli chiama
sterili sono posteriori, conseguenti alla produzione dellanno, che questa inui
sce sovresse, che ella ne regola e ne necessita la quota , che al contrario elle
non influiranno indirettamente sulla produzione dellanno futuro 1768, primo, se
non in proporzione delle produzioni dell'anno 1767, che regola evidentemente la
quota delle spese che possono fare i consumatori nel 1768; secondo, ch'elle non
Niniluiranno se non pei mezzi del coltivatori e delle spese che questi potranno e
verranno fare alla terra per produrre la ricolta del 1768.
Noi credemnso dover insistere su questa questione. Tutto quello che noi di
cemmo fin qui cos semplice, cos evidente, che pare si dovesse quasi avere ver
gognaa tornarvi tanto sopra. Or bene! 'non di meno uno dei grandi delitti che
si appongono al Quadro economico. Forbonnais ed alcuni altri anonimi, che se no
sono. fatti leco nelle gazzette e giornali del commercio non cessano di gridar la
croce contro i la distinzione di spesa produttiva e di spesa sterile e codesti
scrittori che parlano sempre del fatto, non veggono: 1 Che nel fatto essi non
impediranno mai che la spesa fatta prima dal llttaiuolo per comperare, nutrire
e custodire delle pecore, sia produttiva della lana tosata del 1767: che tutte le
spese che si faranno dappoi per lavare, pettinare, tosare, lare la lana , tessere ,
feltrare, vendere, trasportare, tagliare, cucire il panno , non saranno fatte guari
per produrre altra lana, e che non ne produrranno; al contrario chelle tende
ranno alla consumazione, vale a dire allannientamento di quella del 1767; che
sono per conseguenza spese non produttive e sterili.
z Che il mercante non venderebbe mai il suo panno, se i proprietarii odi
coltivatori non avessero, nelle riprese e nella rendita di che pagarlo; che il pa
gamento di lui verr dunque nel 1768 dalle produzioni del 1767.
5 Che s'egli rende il danaro al coltivatore sia di mano propria , sia per
mezzo del manifattore, egli ne ricever sempre il valore: che quel danaro perci
appartcrr al coltivatore, e che questi sar il solo padrone assoluto di farlo ser
vire o no alla produzione dei salarii del 1769.
O ieritici del Quadro economico hanno comprese queste verit semplici e
SPIBGAZIONB un vano SIGNIFICATO DELLA non c'nznluz. 649
di fatto, o no: se eglino le hanno comprese, dov' dunque la buona fede nel
dire chelle possono screditare lndnstria? Che? lo scredito l'arte di Van-Robais
perch dico che non esso che produce la lana delle pecore? Che il suo panno
e bello e buono, utilissimo e gradevolissimo, ma ch'egli non ne venderebbe un
pollice se la terra non avesse dapprima prodotto di che pagarlo ; chesso dal lato
suo fa, coll industria sua, tutto quanto sta in lui per procurare il consumo
delle belle lane, ma che per esso non il padrone delle smercio, perch
necessario supporre il mezzo dei compratori, e che questo mezzo viene da una
produzione anteriore.
Sei critici non hanno compresi i principii del Quadro economico, come
hanno essi potuto dimostrarne la falsit? Possono gli anonimi accordare tutta la
ducia loro al Forbonnais, ma quando si tratta di falsit dimostrate, crediamo
potere anche nei loro dir con Virgilio (I):
Parcius ista tamen objicienda memento.
(1) Vedi, sullo stesso soggetto, la Spiegazione precedente del Quadro economico,
Cap. 5, S 9,
co..
CA'ITOLO I. Analisi delle. tre aorta dArti che ai esercitano nogli Stati inciviliti
I. Della Natura e dellArto in generale
n. DellArte feconda o produttiva
III. DellArte sterile o non produttiva
II. Dello sussistono o delle materie prime.
V. Delle Ricchezza . . . . . . . . . . . .
VI. DellArte sociale
VII. Utilit dollArte sociale
CAPITOLO II. Analisi generale delle tre Classi duomini che compongono gli Stati inciviliti
Art. I. Analisi morale
Art. II. Analisi politica
CAPITOLO III. Analisi particolare della prima classe . . . .
Art. I. Analisi della prima divisione in tre Ordini III lllnndatarii del Sovrano
I. Primo Ordine dei Mandatorii del Sovrano, 0 Ordine dclllstrusiouo .
il Secondo Ordine dei Mandatarii del Sovrano, 0 Online della protezione
III. Tono Ordino dei Mandami-ii del Sovrano, o Ordino dAmministrnxiono pubbiica
IV. Della spesa del Sovrano
V. Dellentrata del Sovrano . . . . . . . . . 1.
vi. Riepilogo dei tre Ordini di ltlondatarii del Sovrano . . . .
Art. II. Seconda divisione della prima Classe. . . . . . . 4
I. Delle Funzioni dcllAmministruionc privata .
II. Diritti della Propriet fondiario
Iliepilogo generale della Classe noliilc o proprietaria
CAPITOLI) IV. Analisi particolare della BCCODtll Classe . . . . . . . 4
Art. I. Funzioni della seconda Claaae
Art. II. Della grandi e piccole intraprese produttim.
Art. III. IIIPII'IIIOIIO della Classe produttiva in due divisioni .
I. Dei Fittaiuoli o Direttori in capo delle intrapreso produttivo . . .
II. Delle causa e degli effetti della prosporitii dei Fittaiuoli o Capi dlntrapreso produttive.
Art. Iv. Dei semplici Lavoranti dlntrnprese produttive . . . . .
I. Del numero dei semplici Lavoranti dlntraproso produttive ni'gli Stati inciviliti
II. Della sorto dei semplici Lsvoranti delle Intrapresu produttivo
Riepilogo generale della Classe produttivo o coltivatricv ,
CAPITOLO V. Analisi della terza Classo .
Art. I. Travagli caratteristici di questa terza Classe .
Art. II. Analisi della terza classe in quattro divisioni . . . . . .
Art. III. Analisi della divisione delle Manifatture in due suddivisioni .
I. Degli Operai impiegati allo sussistenza . . . . . -
II. Degli Operai impiegati in lavori di durata
Art. IV. Analisi della sccondu divisione .
652 INDICI DELLE IATERIE.
DELLINTERESSE SOCIALE
In RAPPORTO
ED
LE T3081 1).
_Qc=-_
DELLINTEBESSE SOCIALE.
IN RAPPORTO
L'uomo si serve della sua intelligenza per osservare le leggi della natura, per
niLLmrnnssl SOCIALE. 657
Gaminare le produzioni le pi adatte ai bisogniv di lui, a scoprirne le propriet, a
studiarne i mezzi di moltiplicare: egli fa uso della sua forza e della sua industria
per sollecitare ed ajutare la fecondit della terra. Non dunque l'uomo che, col
suo travaglio, d. a lei questa facolt; essa la riceve dalla potenza del creatore e
dalla benedizione originaria, sorgente inesauribile della fecondit della natura.
L'uomo trova questa facolt esistente, egli non fa che servirsene. Egli smuove la
terra,-la divide e le altida delle sementi che traggono dal seno dove elleno sono
ricevute la causa del loro sviluppo. _
Questo principio di produzione sempre pronto ad agire dal momento che
esso e sollecitato, o piuttosto esso cosi elllcace per se medesimo, che agisce
solo e indipendentemente da qualunque soccorso. Non che relativamente ai bi
sogni suoi, che luomo ha diritto di accusare di sterilit la terra priva di coltura.
Di per se stessa, ella produce foreste, alberi di qualunque specie, piante innume
revoli. La coltura non fa se non determinare il genere delle sue produzioni, sosti
tuire le une alle altre, facilitarne la moltiplicazione con opportune cure, e provo
carla con soccorsi sempre forniti dalla terra. Se gli animali hanno essi medesimi
un principio di riproduzione che loro proprio, esso pur sempre dipen
dente dalla terra, poich essi perirebbero se cessassero di trovarvi la loro sus_
sistenza.
La riproduzione degli esseri essendo uno sviluppo progressivo della prima
creazione, non pu appartenere se non a colui che ha tratto dal nulla tutti gli
esseri. Ma egli si associa in certo qual modo all'uomo, in quest'atto della sua
potenza, esigeudo il concorso del suo travaglio. L'uomo pu dunque a buon di-'
ritto chiamare il suo travaglio produttivo, allorch egli lo impiega alla moltipli
cazione dei beni. in se medesimo il suo travaglio non che un'azione, un movi
mento, una maniera d'essere diretta dall' intelligenza. Questo e produttivo o ste
rile secondo la natura del suo obbietto e del fondo sul quale si esercita; ma
quantunque sia sterile, allorch non applicato alla terra, esso pu nondimeno es
sere utilissimo e necessariissimo.
lll. - Nella produzione birogna considerare l'utilit loro
e il loro valore.
dunque dalla terra sola che l'uomo pu ritrarne i mezzi di soddisfare ai
suoi bisogni. Ma non basta mica stimare le produzioni per le loro qualit
usuali, bisogna considerare la propriet ch'esse hanno di essere cambiate
le une colle altre, propriet che deriva dalla loro utilit.
L'uomo isolato che, senza relazione co suoi simili, vivesse sulla ricolta, non
estimerebbe nelle produzioni se non l'utilit sua personale: egli regolerebbe l'e
stensione della sua cultura sul suo consumo e non lavorerebbe per far nascere
uneccedenza che a lui diverrebbe inutile. Perci, il minimo accidente sico po
trebbe ridurlo a mancare del necessario; e per colpa di non potere abbracciare
molte colture e adempiere ai bisogni delle svariate preparazioni, egli vivrebbe in
una privazione quasi generale.
Ma per poco, che due famiglie si stabiliscano in comunicazione l'una dall'al
tra, si forma tra loro unassociazione'naturale di travagli e di servigi, ed il cam
bio si presenta per soddisfare a tutti i bisogni, estendere i godimenti, e far tro
Econom. 'l'ouo l. -- 42.
65| LI "ossa.
vere e ciascuno nel suo eccedente in un genere il mezzo di acquistare quello
che a lui manca in un altro.
IV. - Denizione del valore.
Le produzioni acquistano dunque nello stato sociale una qualit nuova che
nasce dalla comunicazione degli uomini tra loro; questa qualita e il valore
il quale fa si che le produzioni diventino ricchezze e che non ci sia pi
propriamente del superuo, poich l'eccedente diventa il mezzo di ottenere
quello che manca.
Il valore consiste nella relazione di cambio che si trova tra tale cosa e tal altra,
tra tale misura di produzioni e tale misura delle altre.
Il prezzo lespressione del valore: esso non distinto nel cambio, ciascuna
cosa e reciprocamente il prezzo della mercanzia; nella vendita, il prezzo
in danaro.
Bisogna bene distinguere il valore proprio delle produzioni, che e la relazione
di cambio chelleno hanno tra di loro, col loro prezzo espresso in danaro, che
non presenta se non la relazione delle produzioni col danaro. i; per colpa di non
capire cotale distinzione che il volgo s immagina che le produzioni trecentanni
addietro fossero a buon mercato. Elle avevano allora pi valore proprio che elle
non abbiano oggidl; perche il loro valore era assai meno deteriorato dal reggi
mento scale e proibitive, che non si e cos bene perfezionato se non sotto il regno
tanto celebre di Luigi XIV. Ma elle avevano meno valore in danaro, perch il
danaro, essendo pi raro, aveva esso medesimo un pi grande valore venale, che
esprimeva pi con un minor volume; laumentazione del valore delle produzioni
relativamente al danaro, non essendo che l'elletto del ribasso del valore del da
naro, non pu dunque mai produrre un vero accrescimento di ricchezze.
Bisogna osservare in generale che il valore consistendo nella relazione di cam
bio, non c che la massa delle produzioni cambiate o destinate ad esserlo, che
influiscono sopra il valore. La porzione che consumata in natura dai produttori
non ci contribuisce, perch essa non entra guari nel commercio. Ma tutti coloro
che consumano le produzioni altrui non possono ottenerle che dandone l'equiva
lente, e le due cose che i contrattanti mettono rispettivamente nella bilancia ac
quistano un valore di cambio.
prime e le spese sono minori, che la lana meno cara e pi comune della seta,
inoltre che gli artigiani di lavori grossolani fanno meno anticipazioni, e si
contentano di un minore beneficio. Che se si tratti di lavori di un lusso ricer
cato, gli operai capaci di cseguirli non sono tanto comuni, e vendono il loro
tempo pi caro in proporzione della loro abilit; sovente inoltre che i loro la
vori vengano rincarati dai mercanti che li spacciano.
VII. -- Seconda causa del valore, le spese indispensabili.
Un'altra causa del valore esiste nelle spese indispensabili che una cosa ha
costale. Questa causa comune a qualunque specie di spese, sia di col
tura, sia di trasporto o di manifattura. necessario, prima di tutto, che
alle sieno rimborsate dal prezzo. Ma ci che mi occupa in questo momento
sono le spese di coltura, che costituiscono il prezzo fondamentale delle
produzioni.
rimarrebbe loro necessariamente una parte. Eglino sono dunque forzati dalla na
tura delle cose , dal bisogno di vendere, e per la concorrenza che tra loro, di
abbassare il prezzo.
Ma supponiamo che un anno sia egualmente abbondante di tutte le sorta di
produzioni, si potr dire ch'elleno sieno tutte diminuite di valore? Lo si dir
forse, se non si considerino che le apparenze e la relazione del danaro con cia
scuna produzione in particolare. Ma se il commercio non si facesse che per via
di cambio, bisognerebbe dire che la consumazione ha preso un accrescimento no
tevole, e non che ciascuna produzione abbia perduto del suo valore o del suo
rapporto di cambio. Poich se di una tale produzione se ne da pi, se ne riceve
pi anche delle altre; l'eguaglianza relativa e dunque conservata; non c' altro
mutamento assoluto se non nella consumazione, e la consumazione non aumen
tata se non se perch la facolt di consumare generalmente accresciuta.
Linlroduzione del danaro nel commercio non muta per nulla tale relazione.
Perocche se si obbligati di dare per diciotto lire una quantit di una data pro
duzione che ne valeva ventiquattro, allorch s impiegher questo medesimo da
naro a comperare, si avr egualmente per diciotto lire , ci che si pagava venti
quattro. Si pu dunque consumare un quarto di pi, e consumare di pi, vuol
dire esser ricco.
Xl. -- Il valore dipende dalla popolazione e dall'agiatcssa della popolazione.
Il numero degli uomini non influisce mica sempre sulla consumazione tanto
quanto dovrebbe. Ella dipende non solamente dalla popolazione, ma dal
lagiatezza o dalla miseria di questa popolazione che decide della consu
mazione ell'ettiva e del prezzo al quale la si fa; poich lo spaccio si fa a
qualunque prezzo, e non c che il prezzo buono che possa sostenere o
rialzare la coltura.
In una nazione da lungo tempo impoverita da un amministrazione contraria
all'ordine, due cause concorrono a privare le produzioni del valore al quale elle
naturalmente perverrebbero. 1 La popolazione e minore, perch ella si propor
ziona sempre ai mezzi di sussistenza, quantunque ella piuttosto li acceda di quello
che ne resti al di sotto. 2 Tra gli uomini che esistono , ce n' un grandissimo
numero che desiderano consumare assai, e che sono ridotti a privazioni rigorose.
Le facolt loro sono tanto limitate, che non possono pagare se non a basso prezzo
le consumazioni che fanno, dimodoch il bisogno di vendere sforza ad abbassare
il prezzo, la qual cosa ritiene la coltura in uno stato di debolezza e dinazione.
Diii'atto, se i coltivatori non lavorassero che per loro medesimi, il valore sa.
rebbe indifferente; ma per eglino limiterebbero il loro travaglio a far nascere il
semplice loro necessario. Non ci sarebbe in conseguenza se non una classe duo
mini occupata a far nascere la propria sussistenza, e di cui tutti gli altri bisogni
non sarebbero che imperfettissimamente soddisfatti. In questo caso non esiste-.
rebbe guari societ, perch non ci sarebbero guari uomini disponibili che si po
tesse distrarre da tale travaglio, perch non ci sarebbero uomini disponibili che
si potesse impiegare alla sussistenza di questi: e ben tosto non vi sarebbe pi
nemmeno coltura, per mancanza di sicurezza nelle propriet.
dunque leccedente che fornisce la coltura al di la delle spese, che da lesi
stenza alla societ, che decide della possibilit della rendita pubblica e della
somma da spendere, non solamente pei proprietarii, ma per tutti coloro che deb
bono vivere su tale spesa. Ora la misura di tale eccedente determinata non so
lamenta dalla quota della riproduzione, ma ben anche dal valore. La concorrenza
obbliga i ttaiuoli di dare ai proprietarii tutta la parte che eccede le riprese. La
classe de ttaiuoli dunque quella che pare la meno direttamente interessata al
buono valore, perch la sua parte essendo privilegiata, ella non debbe rendere
che il sovrappi.
Se nell' ordine naturale del livello dei prezzi, il valore di una data misura di
produzioni fosse espresso da venti soldi, il coltivatore che raccogliesse 5000 mi
sure e ne serhasse, per esempio, 5000 per le sue riprese, ce ne sarebbero 2000
di prodotto netto, ripartibiii tra il proprietario e lo Stato. Se per eiletto di unim
posta o di una proibizione di commercio, la produzione perde un quinto del suo
valore, evidente che i primi possessori di tale produzione saranno obbligati di
darne una maggiore quantit per una quantit determinata dellaltre produzioni;
e siccome nella vendita, il danaro serve ad esprimere il valore relativo di cam
bio, essi riceveranno una minor somma di danaro per una stessa quantit di
quella produzione che ha perduto una parte della sua qualit di ricchezza.
il valore di ciascuna misura, la quale dovrebbe essere di venti soldi, non sa
rebbe pi espressa che da sedici soldi; perci, siccome occorre sempre un valore
di 5000 lire al ltaiuolo per le sue riprese, bisogner che per pareggiarsi a sedici
soldi ritenga 5750 misure. Non ne rimarranno dunque pcl prodotto netto se non
1250 misure, che non varranno mica pi 1250 lire, ma 1000. La rendita, che
dovrebbe essere di 2000 lire, si trova dunque realmente ridotta a met, per l'ef
fetto della soppressione di un quinto di valore in prima mano; e siccome i re
taggi non si estimano se non dalla rendita, il loro valore fondiario trovasi egual.
mente perdere la meta. Questipotesi non che pur troppo spesso realizzata, tale,
nel fatto, il pregiudizio che cagiona i imposta degli aiuti alla coltura della vite,
non sarebbe dillcile di stahilirlo con un calcolo al quale non ci sarebbe risposta.
Ma codesta perdita che la classe proprietaria patisce non a lei sola talmente
peculiare, che non ricada anche sulla classe salariata. I proprietarii, la rendita
dei quali diminuita, potranno soddisfare meno bisogni e procurarsi meno godi
menti; e siccome eglino non possono godere se non associando altri uomini alla
loro spesa, evidente che questi riceveranno tanto meno, quanto meno i preprie
nnLLnvnnssE SOCIALE- 667
tarli avranno da dar loro; altrimenti bisogna dire coll' abate Condillac, che la
classe salariata moltiplica le ricchezze co suoi travagli: ed anche non basta il
dirlo, ma bisogna che ci sia, e questo ci che noi vedremo pi innanzi.
Ma la classe de tlttaiuoli non meno interessata al valore. il basso prezzo
sempre letfetto di un disordine di amministrazione: ha per sua causa le imposi
zioni indirette e le proibizioni di commercio che sono altrettanti ostacoli alla con
sumazione ed al valore. Ora impedire il corso naturale dei prezzi, arrestare la
riproduzione; e siccome queste cause sono la conseguenza di un reggimento af
bitrario e variabile elle rendono incerto lo stato de ttaiuoli, elle prendono degli
accrescimenti successivi durante il corso delle locazioni, e ne scompigliano le
combinazioni; elle intaccano sordamente le anticipazioni della coltura e la rovi
nano con una progressione infallibile. Senza neanche avere nel momento quest'ef
letto impreveduto, basta chelleno l'abbiano avuto nell origine, per avere dato
luogo a degradazioni che poco a poco hanno diminuito il numero dei ricchi tit
taiuoli, e loro hanno sostituito mezzadri pi o meno poveri, che non potendo fare
le anticipazioni convenevoli, convertono in anticipazioni una parte dei retaggi fa
ceudoli servire di vane pascolo ai bestiami da lavoro che l'aratro non pu pi
nutrire; che guastano i boschi, trascurano i vigneti, ecc. ecc.
Chi rialzer la coltura in sillatto modo indebolita? l proprietarii sono co
stretti di fare una parte delle anticipazioni, e da ci traggono diritto per ridurre
i mezzadri alla condizione di giornalieri. Non esiste quasi pi prodotto netto, e
ci che sembra tenerne luogo non che l' interesse delle anticipazioni; le spese
fondiarie sono neglette, quelle di miglioramento, tanto pi; e tutte le terre che
non possono essere coltivate se non merce il prezzo buono, cadono in tolil ab
bandono.
Ma, come ho gi detto, il valore non pu essere mantenuto se non da una
forte riproduzione che somministri i mezzi di comperare a prezzo buono. Una
coltura digradata diventa dunque una nuova causa di non-valore che reagisce
sulla riproduzione e la diminuisce dell'altro. Queste due cause hanno un effetto
reciproco; e per il non-valore che la riproduzione comincia a indebolirsi; non
che pel ristabilimento del valore ch'ella possa rialzarsi. La terra sempre pronta
a riaprire il suo seno, allorch i governi cesseranno di metterci un ostacolo con
un reggimento contrario all'ordine.
XVI. - Non c che il valore in prima mano che inuisca sulle ricchezze.
:
Ma qualunque specie di valore non mica dello stesso genere. Non c' che
quello in prima mano che aumenta la massa delle ricchezze, perch non
c che esso solo che interessi ai primi distributori delle ricchezze, che as
sicuri il ritorno delle riprese, e che decida della rendita. L accrescimento
di valore che le produzioni ottengono per via de travagli susseguenti, non
sono che una spesa e un impiego della somma della riproduzione decisa
invariabilmente dalla sua quota, e misurata dal suo valore in prima mano.
Questa proposizione trover la sua dimostrazione in quello che dir dei tra
vagli dell'industria e del commercio. Dacch non si ammette questa distinzione
essenziale tra il valore primo ed il valore susseguente, non si pu pi formarsi
idee giuste , n sulla sorgente delle ricchezze, ne sull ordine della loro distribu- _
zione, ne sull'ordinamento della societ, ne sulla natura dei diversi travagli e
delle spese. sopra cotale distinzione (che l abate di Condillac ha rifiutato di
ammettere) che si aggira tutta la teoria dell ordine sociale.
XVll. - Epilogo.
Il risultato di questa discussione che il valore delle produzioni fondato, pri
mamente sulle loro propriet usuale e sulle spese fatte per ottenerlo, e mo
diiicato dalla scarsezza o dati abbondanza, la cui proporzione relativa
naLLmra-ansss SOCIALE. 669
alla concorrenza dei venditori e dei compratori ed allo stato della consu
mazione; che tale stato determinato pur esso dalla facolt di pagare pi
o meno estesa; che il valore ristretto con grande pregiudizio della ripro
duzione, dalle imposizioni indirette e dalle proibizionige che non alla
sua misura naturale, la sola favorevole ai produttori, ai proprietari ed
ai consumatori, se non sotto il regno assoluto della libert.
CAPITOLO II.
Del cambio e della vendita.
CAPITOLO III .
Delloicio del danaro nei cambii.
I. M- Olcio del danaro.
Non dunque esatto il dire che il danaro segno di ricchezza, e ch'egli rap
presenta i valori. Egli non semplice segno, perch egli medesimo ricchezza;
egli non rappresenta i valori, ma li equivale.
Dil'l'atto, i metalli sono per se medesimi adatti a diversi usi, e quindi come
tali essi hanno un valore. Allorch, invece di limitarsi a farne dei vasi, si si
serviti di loro come mezzo temine nei cambii, se n aumentato il valore per
causa di cotale nuovo impiego, al quale stata destinata una parte di que metalli.
Convertiti in moneta, i metalli non sono pi sotto questa forma un bene ac
concio al godimento; ma siccome eglino sono tuttavia metalli, conservano la loro
qualit di ricchezza ed il loro valore vero, come quello di tutte le materie com
merciahili, in proporzione
La scarsezza dei metallichessi sonola pi
preziosi, lororari o pi comuni.il loro grande valore I
incorruttibilit,
espresso in poco volume, la facilit della custodia e del trasporto hanno fatto at
tribuir loro, da un uso quasi generale, quelloicio di pegno intermedio che li
rende tanto comodi nei cambii.
Il danaro nelle mani del venditore che lo ha ricevuto, un pegno o un man
dato chegli far saldare quando vorr ed in quella natura che vorr. Dappertutto
dov' egli si presenter, sara sicuro di non essere riutato ollerendo un tal pegno
valore per valore, perch coloro ai quali esso lo dar, saranno parimente sicuri
di convertirlo a voglia loro in beni acconci al godimento.
Gli dunque perch il danaro ha un valore suo proprio, che lo si scelto
per essere la misura comune. Senza di questo, egli non potrebbe servire al cam
bio; ma egli vale precisamente quello che vien dato in sua vece , ed entra nella
bilancia del commercio, che di natura sua, sempre eguale. Egli ha corso do
vunque, senza che s informi donde venga; ed cio che essenzialmente lo distin
gue dalle cambiali che non sono altra cosa se non una cedola d'impegno, e che
non avendo alcun valore intrinseco, non ne ritraggono se non dalla solvibilit
presunta dell'obbligato. Perlocch non si ricevono esse come ricchezze, ma come
un titolo per essere pagato con una ricchezza; e questo titolo giudicato pi o
meno solido econdo la ducia pi o meno grande nelle facolt del sottoscrit
tore. In una parola con una cambiale si promette di pagare, col danaro si paga.
Ci sono stati secoli nei quali il denaro divenuto rarissimo dopo essere stato
comune, perch nelle guerre continue e tra le devastazioni delle nazioni barbare,
se n perduta e sepolta una quantit immensa. diventato molto pi comune
dopo la scoperta del nuovo mondo. Egli ha dunque perduto del suo valore com
parativo: forse lo perder ossea segno di fare abbandonare miniere che non
si potranno scavare con benecio.
Non ho alcuna osservazione da fare sopra ci che dice l abate di Condillac
DELLINTEESSE SOClALE. 675
intorno ai metalli e intorno alla moneta, cap. 15 e 14: noter soltanto ch'egli
dice (pag. 114), che l'uso del danaro ha fatto risguardare i valori come assoluti.
Nondimeno, se unoncia d'argento e un peso sso, la quantit che se ne da nelle
compre non fissa; non ed nnque in questo punto che l'introduzione del da?
naro pu avere indotto in errore; ma piuttosto che si risguardate questo
mezzo di cambio come la principale ricchezza, che si perduto di vista la, cosa
stessa e l'obbietto della circolazione, per non veder pi che il danaro. E certo che
il valore non e una qualit assoluta inerente alle cose, quantunque si possa an
che dire che il valore deriva dalla propriet di essere cambiato, e che questa pro
priet appartiene alle cose, perch ell' la conseguenza delle loro qualit usuali;
ma se esso non propriamente una qualit assoluta, esso poi anche meno una
qualit assolutamente arbitraria, e che non abbia esistenza se non dal giudizio
personale dei contrattanti e dalla considerazione del necessario e del sovrabbon
dante relativamente ad essi. '
Il. -- Il valore del danaro determinato dal corso.
Il valore dell argento monetato essendo fondato su quello dell argento me
tallo, o piuttosto essendo il medesimo, e ssato dal corso che si stabilisce
tra le nazioni commercianti. Esso non dunque in potere di nessun so
vrano in particolare.
troducono l' arbitrio la dove tutto e rigore e giustizia; perch elleno sottomettono
alla volont del sovrano quello che non pu essere in potere di lui; perch elleno
danno a lui sulla propriet un diritto che esso non pu avere, poich questo con
traddirebbe lo scopo stesso e listituzione dell'autorit, la quale non stabilita se
non pel mantenimento della propriet.
l giureconsulti avrebbero dovuto insegnare, al contrario, che il principe non
pu n debbe mutare arbitrariamente, e molto meno alterare la misura; che non
giustizia, n tampoco interesse di lui il farlo, e che i metalli hanno il loro va
lore deciso dal corso sul quale il principe non ha alcuna autorit. Ma si direbbe
che in quel modo essi non hanno considerato nella sovranit se non la forza della
quale rivestita e non l'origine e le funzioni sue; chessi hanno fatto della forza
il titolo del potere e non del potere un titolo per disporre della forza.
Invece di cercare un ripiego di nanza nella moneta, quanto pi semplice,
quanto pi onorevole e pi spediente non sarebbe, di risguardarne la fabbrica
zione come facente parte del servigio pubblico per la spesa del quale il sovrano
ha la sua porzione nella riproduzione, e di pigliarne le spese sul reddito nazio
nale? Dillatti, se per ritrovare le spese si discredita la moneta vecchia, tutta la
perdita ricade su coloro che se ne trovano proprietarii, e che sulla fede pubblica
hanno convertito in danaro yalori in produzioni. Non egli giusto che la perdita
cagionata dal calo della moneta che si logora e dalle spese di fabbricazione sia
presa sul fondo pubblico? La moneta non essendo adatta agli usi particolari e
non servendo se non al cambio che la fa passare di mano in mano non appar
tiene propriamente ad alcuno, ma allo Stato; essa si logora a forza di servire;
ma per quante mani non ella passata? E perch tutta la perdita cadrebbe sopra
coloro che la posseggono oggi? Se invece di ribassare la moneta vecchia, si altera
la nuova per ritrovare i cali e le spese, anche questa unoperazione falsa. Quanto
non pi vantaggioso per una nazione di essere conosciuta per quella che abbia
un miglior titolo!
" L'abate di Condillac permette al sovrano di risarcirsi delle spese di fabbrica
zione,- ma egli va anche pi oltre, e dice che si debbe ad esso anche un diritto o
benecio per il suo conio che ha un valore, perocch esso utile (pag. 442).
Che se si dica che l'argento monetato vale pi dell'argento metallo per lim
porto delle spese di fabbricazione, come un vassoio vale pi di una verga dello
stesso peso, questo paragone non neppur esso giusto; perch il vassoio e utile
al proprietario, e non lo che a lui solo, mentre la moneta appartiene allo Stato
e non fa che circolare per il commercio generale; ed ci che dovrebbe far ca
pire che quel monetaggio altra cosa non che un servizio pubblico, che debbe
esgere pagato in comune dal reddito pubblico, e mai inegualmente a spese di
coloro che possedono momentaneamente la moneta, n a detrimento della cosa
stessa. Ma dire che il conio del sovrano ha un valore per causa della sua utilit,
e che bisogna pagarla, gli ammettere un valore ideale: gli e attribuire alla mo
neta un valore indipendente da quello dellargento metallo, un valore di segno.
il sovrano d il suo conio , dunque gli dovuto un beneficio. Qualunque ellgie
procurerebbe il medesimo e'etto, perch non si tratta se non di dare alla moneta
un impronta distintiva. Ma non questo dunque un segno e un attributo della
Sovranit? Non un diritto di cui il sovrano geloso? Daltronde non egli
luomo della societ, l'organo della nazione, il depositario del sigillo pubbliooit
678 LE nosnn.
E dopo ch'egli ha ricevuto la parte che gli spetta nel reddito nazionale, debbfegli
fare pagare in particolare ciaschedun atto della sovranit? Oso credere che questo
modo di pensare non solamente pi nobile, ma preso nella natura stessa
della cosa.
CAPITOLO IV.
Della Circolazione.
I. - Il danaro non l obbietto della circolazione; sono le produzioni
che lo fanno muovere.
Segue da ci che una nazione non ha alcun interesse di proibire l'uscita del
danaro; ch'ella debbe lasciarne la circolazione libera'e risguardare il peculio che
gira nel commercio generale come una massa comune che serve ai cambii. Dif
fatti proibire uno dei mezzi di cambio e quello che pi generalmente simpiega,
rendere il commercio pi diicile. Si debbe d'altronde essere persuasi che non si
trasporta il danaro in natura se non quando non si possa altrimenti e che i no
gozianti cercano piuttosto a convertire i loro ritorni in mercanzie, o almeno in
carta, non fosse altro che per loro comodit.
La proibizione di portar fuori danaro non pu essere fondata che sopra un
falso principio; ella supporrebbe che il danaro sia la sola ricchezza, o almeno
ch'ella sia preferibile alle altre. Frattanto evidentissimo, che ella eguale
alle altre, poich ella le misura valore per valore; e ch'ella non preferibile,
perche la non si riceve se non per cambiarla con beni usuali, e come un pegno
tra una vendita che si fatta ed una compra che si far per se stesso o per altrui. (1)
Si dir che c' vantaggio a ricevere danaro per produzioni, perch esso non
si distrugge, e che le produzioni si consumano? Ma la vendita, come il cambio,
tende alla consumazione; e siccome il danaro non adatto a questa, la si prende
con una mano per renderlo coll'altra. Se il venditore ha ancora il danaro intanto
che il compratore ha gia consumato le produzioni, aspettate un momento e voi
vedrete che il venditore ne far pur esso altrettanto, vale a dire che diverr com
pratore, o far passare a qualsivoglia titolo quel danaro ad un altro, il quale
comperer. Se il danaro fosse preferibile in ragione della sua durata, bisognerebbe
dire che un valore di mille lire in danaro valesse pi che un eguale valore in
mercanzia, cosa molto diicile a comprendersi; bisognerebbe anzi andare anche
pi lunge, e dire che ci sarebbe vantaggio a dare per cinquecento lire in danam
un valore di mille lire in produzioni, perch quando le derrate saranno consumate
il danaro sussister; in conseguenza bisognerebbe chiudere il danaro a tripla
(l) Osscrrer qui di passaggio, che se le false idee che si ha intorno al danaro, hanno
persuaso a proiliirne luscita , elleno dovrebbero militare per favorire l'entrata dei me
tslli ai quali si annette tanta importanza. Frattanto se ne grava l'entrata di dnzii consi
derevolissimi. lo durerei fatica a crederlo se non l'avessi provalo. Sua Altezza il largrl
vie di Baden avendomi graticato del suo ritratto in medaglia, questa m' costata dodici
lire alla sua entrata nel reame. La circolazione interna dei metalli e parimenti gravata al
passaggio da una provincia ritenuta straniera in una provincia di cinque grosse tenult.
L accademia di Tolosa avendomi l'atto l'onore, nel 1776, di aggiudicarmi un premio che
consiste in una gura d'argento del peso di cinquecento franchi, mi costato trentasei
lire di dazio di transito all'entrata del Berrl. S' intravede una ragione pretesa politica
per aggravare di dazii l'uscita dei metalli. Io non sono per, abbastanza chiaroveggente
per penetrare lino a quella che porta a sottoporre a duzii la loro entrata e la loro
circolazione. lo penso che non ci sia molto da stilarsi il cervello per iscoprirla, e che in
l'atto d imposizioni indirette. altra non ve nubbia se non quella , che rem quocumque
modo rem. .
"I,
ueLL'nvrenesse socnui. 68|
chiave per timore che non iscappasse. Ma la mania di un avaro che pone la sua
felicit a contemplare il denaro, e che si rende povero colle sue privazioni, non
pu essere quella di una nazione che possiede nel suo territorio una sorgente rina
scente di ricchezze, e che le perpetua colla sua stessa consumazione.
Accade alle nazioni lo stesso che ai particolari; la somma delle loro vendite
eguale alla somma delle loro compre. Se elle ricevono danaro da un lato, elle
ne pagano dallaltro, e non ci sarebbe vantaggio per quella che trovasse il modo
di riceverne pi di quello che a lei bisogni per luso suo, poiche ella lo avrebbe
pagato ci che esso vale, e ch'ella non potrebbe usare di questa ricchezza se non
che lasciandola andar via.
E su codesto errore, il quale attribuisce al danaro la preferenza sulle produ
zioni, ch' stabilito il preteso vantaggio del bilancio del commercio; illusione che
svanisce non appena la si sottopongo all'esame. Le nazioni corrono dietro un
fantasma che loro sfugge, allorch si propongono di guadagnare sulle altre per
mezzo del commercio, che di natura sua un contratto di eguaglianza; ed elle
non riescono se non a rendere svantaggioso il commercio loro con inceppamenti
e proibizioni reciproche.
La bilancia del commercio consiste ad appropriarsi, per quanto pi sia possi
bile, il danaro degli stranieri per via di un commercio incompiuto, col quale si
venda pi che non si comperi, ed a ricevere in danaro il sovrappi delle vendite.
Quale vantaggio troverebbe dunque una nazione ad ammassare cosi molto
danaro, ed a riceverne molto pi di quello chella non ne desse? Sarebbe ella pi
ricca per questo? Ma lo si e forse a lei dato per niente? Non ne ha ella sommi
nistrato lequivalente? 0 veramente bisogna consentire a dire che un milione in
danaro valga pi che un eguale valore in mercanzie.
Si dir forse che questo danaro introdotto presso di lei procurera maggior
valore alle sue produzioni? Ma non il danaro che produce il valore; esso non
fa che esprimerle appresso le cause che lo determinano, e lo esprime relativamente
a cio chesso stesso vale. Se dunque il valore delle produzioni aumentasse, non
sarebbe se non relativamente al danaro, il cui valore di cambio, in causa della
sua grande abbondanza, avrebbe ribassato rapporto alle produzioni, le quali con
serverebbero tra esse le loro relazioni ordinarie. Si continuerebbe, per esempio,
di dare due staia di avena per uno stato di frumento, ventiquattro staia di fro
mento per una botte di vino di una data qualit: ma si pagherebbe in danaro lo
staio di avena 18 soldi invece di 12, lo staio di frumento 56 soldi invece di 24,
la botte di vino 54 lire invece di 56: lo spaccio non ne sarebbe pi assicurato, ne
il consumo pi forte, ne la facolt di spendere pi estesa, ne la nazione pi ricca.
Essa lo sarebbe meno, perch si sarebbe privata di una parte delle sue pro
duzioni per accumulare una ricchezza laccrescimento della quale le sarebbe inu
tile; essa lo sarebbe anche meno perch ella arriverebbe a interdirsi il commercio
esterno, cosi necessario per sostenere il prezzo interno. Le nazioni vicine non po
trebbero pi consumare le loro produzioni, perche il danaro diventato raro presso
loro avrebbe aumentato di valore rapporto alle produzioni, come ribassato presso
questa nazione per causa della sua abbondanza. Lungi dunque di poter comperare
da lei in danaro, esse ritornerebhero a vendere a lei le produzioni loro e cosi fa
rebbero riuire presso loro quello stesso danaro che loro stato tolto, infine a
tanto che il livello fosse ristabilito.
682 LE TBOSNE.
su. il progetto di vendere costantemente ad una nazione senza da lei comperare,
dunque un progetto insensato, anche nel caso che potesse riuscire. Un tale com
mercio si distruggerebbe di per se stess'o e perverrebbe a rovinare quella nazione,
non gi precisamente per la perdita del danaro ma per l'interversione dell'ordine
delle spese; poiche esso non le procurerebbe alcuno sbocco per le sue produzioni,
e sconcerterebbe tutta la sua circolazione. Quel danaro, col quale ella compere
rebbe di fuori, un capitale fornito dalla vendita delle sue produzioni nell'interno,
e che debbe, dopo aver percorso i diversi rami della circolazione, ritornare alla
classe produttiva che lo ha somministrato, per metterla in istato di continuare la
coltura e di pagare la rendita. Se una parte notevole di tale danaro e portata via
per sempre per pagare produzioni straniere, la cultura e privata del ricupero di
quelle somme, e impoverisce per questo spostamento delle spese. Tale commercio
per lei rovinoso cesser dunque assai presto, e il progetto dell'altra nazione che
ne ho. concepito la riuscita, non pu essere fondato che sopra un falso calcolo
della cupidita esclusiva, la quale senza prevedere le conseguenze, non domanda
se non a godere del momento e ad invadere; che vorrebbe poter convertire tutti
i beni in oro, e consentirebbe per procurarsene a rovinare il territorio suo equello
degli altri, a rischio di perdere e le produzioni e il danaro che sparisce dal mo
mento che le ricchezze rinascenti pi nel ritengono.
Fortunatamente per le nazioni, questo progetto non pu riuscire. ll danaro si
ripartisce tra loro in ragione dei mezzi cb'elleno hanno di comperarlo o del biso
gno che ne hanno per la circolazione. Se elleno vogliano aumentare la massa,
bisogna che migliorino la coltura. Elleno diventeranno allora pi ricche; ma ci
non sar per l'introduzione del danaro chellcno avranno ricevuto valore per va
lore, bens per l'estensione della loro riproduzione. ._,,
Ci sono nondimeno nazioni che possono, senza iuipoverirsi, pagare il pi del e
volte le compre loro in danaro, e che anzi lo debbono. Tali son quelle che posso,
dono delle miniere. Il ritorno del danaro non dovuto alla loro coltura, impe
rocch non e dessa che lo abbia fornito. l metalli sono per codeste una ricchezza
territoriale, della quale non possono godere se non cambiandoli. L'argento chel
leno traggono annualmente dal seno della terra non debbe far altro che passare
per le loro mani per distribuirsi presso tutte le nazioni in proporzione dei mezzi che
ciascuna ha di comperarlo, e il commercio stabilisce il livello malgrado tutto le
leggi proibitive. Se non lo l'atxasse, le nazioni che possedono le miniere vedreb'
hero l'argento cumularsi presso di loro al punto di essere private di qualunque
commercio interno delle loro produzioni: gli stranieri, poi quali l'argento avrebbe
maggior valore di cambio, per la ragione che presso loro sarebbe meno comune,
non potrebbero pi da esse comperare e verrebbero a vendere ad esse di contrab
bando se il commercio libero fosse loro interdetto.
Non invidiamo dunque la sorte di quelle nazioni che possedono le miniere.
Elleno comperano i metalli colle spese destrazioue, e non hanno di benecio se
non l'eceedente. Quanto pi l'argento diventa comune, e meno profitto elleno vi
trovano; di maniera che, se esso continuasse ad aluire in Europa, come ha fatto
da dugent'anni in qua, si potrebbe prevedere il tempo in cui sarebbero costrette
di abbandonare le miniere; e un tal tempo non sarebbe forse lontano se il com
merciodelle Grandi Indie non andasse a versare annualmente all'estremit dell'Asia
questo metallo ricavato con grandi spese dall'America. , i
DsLLmTsnsssn SOCIALE. 685
a? vantaggio delle nazioni che possedono le miniere e tanto meno degno di
ia, che questa ricchezza diventa per contraccolpo nocevole alla loro coltura,
non perch la loro classe produttiva abbia a dolersi che il danaro passi allestero,
mentre non essa che labbia fornito, e che la sua abbondanza le diventerebbe
onerosa, ma perch quel danaro dato in cambio di produzioni estere diminuisce
il consumo delle produzioni nazionali e nuoce allo spaccio interno. Non dunque
l'uscita del denaro che dannosa, ma lo spostamento del consumo; quello che si
porta al di fuori non si fa pi al di dentro. Alloraquando il commercio in produ
zioni grezze o manufatte e reciproco, avviene una compensazione; ma questa non
ha luogo allorch una nazione costretta di pagare il pi delle volte in danaro;
il commercio allora diventa per essa svantaggioso, senza che lintroduzione di tale
danaro sia un guadagno per la nazione che lo riceve. questo il vero punto di
veduta sotto il quale si pu considerare la bilancia del commercio. Essa sempre
eguale in ciascun trattato particolare; e se il commercio diventa pi o meno van
taggioso tra due nazioni che cambiino, non per la considerazione del danaro
dato 0 ricevuto, gli per gli effetti favorevoli e onerosi alla loro coltura. questa
una delle grandi cause dellimpoverimento della Spagna e del Portogallo. Queste
nazioni non sono guari pi ricche in danaro che le altre; esse lo sono molto meno
perch il danaro si proporzione alla riproduzione, e che la loro coltura povera.
ll peculio di una nazione, se lo si potesse calcolare, non indicherebbe lo stato delle
sue ricchezze se non che per il totale delle somme ricevute dalla classe produt
tiva. Ora, presso le nazioni che possedono le miniere, la coltura non riceve mica
pi danaro pel prezzo delle sue vendite, perch non ne risulta alcuna aumenta
zione di consumazione. Quando si supponcsse (la qual cosa non pu essere, e ove
fosse produrrebbe un altro male) che questa introduzione annuale di danaro al
zasse il valore delle produzioni, ci non sarebbe che relativamente al danaro, e
non ne risulterebbe guari accrescimento di ricchezza. Quel danaro dunque asso
lutamente estraneo alla loro coltura: ma ce di pi, esse le diventa funesto, perch
non trovando impiego alcuno sul territorio va a cercarne altrove ed a pagare
produzioni straniere; esso porta al di fuori una parte della consumazione; esso
non fa dunque che passare e passando abbrucia e inaridisce il territorio.
Esso passa primamente per le mani della classe produttiva, ella lo attira a
se per le sue vendite, e lo rimette in circolazione col pagamento della rendita e
colle sue compre dalla terza classe.
Questo numerario passa per intiero alla classe proprietaria. Ella lo riceve dal
pagamento che a lei fatto della sua rendita; ella ne riporta direttamente una
parte alla classe produttiva per pagare le sussistenze delle quali ha bisogno, e le
riporta laltra parte per lo canale della terza classe.
Questo stesso numerario passa per intiero alla terza classe. Ella lo riceve
DELLINTERESSE SOCIALE. 685
dalle due prime per pagamento de suoi lavori e servigi qualsicnsi, e lo riporta
alla prima, parte colla compra di sussistenze, parte colla compra di materie pri
me, ch ella tiene sempre in serbo per la continuazione de suoi lavori, e che
continuamente rinnova.
Ma quantunque ciascuna delle classi riceva una somma eguale, la circolazione
non fa mica passare tutte le somme per le tre classi. Le centomila lire portate
dalla prima alla terza in compre di manit'atture, non passano per la seconda. Le
centomila lire, met della loro rendita, che i proprietarii impiegano in compre di
sussistenza, non passano per la terza classe. Non c' che laltra met della ren
dita quella che i proprietarii spendono in lavori e servigi, che percorra i tre ter
mini, perch essa non ritorna alla prima classe se non dopo essere passata
per la terza.
Tale la maniera con cui il danaro circola per operare la distribuzione della
riproduzione. La circolazione e sovente pi complicata perch il danaro passa
per pi di una mano prima che si elfettui un consumo.
_ Allorch il possessore del- fondo non coltiva ma atttta, essi non lo chiame
ranno colono ma proprietario; essi non diranno dunque: in quectamministra
zione noi vediamo un uomo che somministra il fondo, e questi e il eotono;
un imprenditore, che il littaiuolo; poich se c littaiuolo, il proprietario non
pi colono.
Essi chiamano salariato un uomo che riceve salario, in conseguenza si guar
dan bene dal dire che TuTTi, tutti i cittadini sono salariati gli uni dagli altri
(p. 70), poich loro sembra che n i imprenditore di coltura, n il proprietario
non sieno salariati da alcuno, e che al contrario sieno questi che salariano me
diatamente o immediatamente in una nazione tutti quelli che ricevono salario. l
proprietarii sono eccettuati tp. 515) dalla generalit di questa proposizione; ma
ella non pare niente pi esatta rispetto ai llttaiuoli che non sono guari i salariati
del proprietario.
Essi diranno che un proprietario il quale coltivi da se medesimo debbe dis
tinguere nella ricolta la porzione che gli appartiene come ripresa di coltura e
quella ch'egli ha come prodotto netto, e che non c' se non questa sola che for
ma la sua rendita. Essi non diranno mica (p. 86, che allorch esso a/tta, ri
mmzia ad una parte della sua rendita ,- poich egli ha tutta la porzione libera
della riproduzione, egli non abbandona che quellache dovuta a colui che ha
fatte le anticipazioni e che-non pu mai appartenere al proprietario considerato
come tale.
Essi non diranno che tutte le produzioni appartengono alla classe dei pro:
prietarii (p. 515), perch questa non ha per tale titolo che il prodotto netto.
Essi non metteranno gl'imprendilori di coltura nella classe dei salariati,
i quali, non avendo ae terre n produzioni in proprio, sussistono coi salaria
dovuti al loro trae-aglio (p. 515"; perch i tttauoli hanno una gran parte della
riproduzione in proprio, poich le loro riprese legittimissime ne prelevano pi
della met, ed eglino hanno in proprio la totalit in natura, allorch pagano in
danaro. Non per men vero, come lo dice l'abate di Condillac, che l'imposta
non debbe dirigersi ad essi; ma non gi perch essi non abbiano produzioni in
proprio, bens perch quella parte che ne hanno, la quale considerevolissima,
destinata ad una spesa da cui non permesso di nulla detrarre.
Essi distinguono nelle produzioni quelle che sono di una consumazione su
bita e quelle che sono di una consumazione lenta e successiva. Essi chiamano le
prime sussistenze, e le altre materie prime, perch elle somministrano la materia
prima dei lavori d industria. Essi non chiameranno perci le prime fico/tesse
fondiarie, perch se si si serve di questa espressione per la ragione che tali ric
chezze sono prodotte dai fondi di terra, ella conviene egualmente alle materie
prime e non pu servire a distinguerle; perch d'altronde quest'espressione pare
assai meglio convenire ai retaggi medesimi i quali, sotto tutti i rapporti, sono
ricchezze fondiarie. Essi non chiameranno le seconde ricchezze mobiliari, per
che, se si prenda la parola mobili nel senso che le si d nella giurisprudenza, le
sussistenze sono egualmente mobili; perch, se la si limiti, secondo un modo d'in
tendere molto comune agli oggetti che arredano le nostre abitazioni, ai mobili mo
bitianti, essa non comprende le vestimenta, n i giojelli; molto meno poi com
prende i materiali che servono a costruire le case, e le case stesse che niuno ha
mai certamente chiamate ricchezze mobiliari.
un. L'm'rnnnsss SOCIALE. 695
Essi diranno che il calzolajo il quale calza un fttaiuolo salariato da questo;
ma non diranno mai che quello diventa proprietario del prodotto della terra
(p. 95).
Essi faranno sentire che tutti i travagli sono utili; ma non li metteranno
mica tutti sulla stessa linea e li distingueranno pei caratteri che sono loro
proprii.
Essi non diranno con una distinzione che non menomamente esatta (p. 548),.
che noi dobbiamo al calano le ricchezze fondiaria, ed allarligiano le ric
ckessc mobiliari; perch noi dobbiamo al calano le materie prime che piace
all'abate chiamare ricchezze mobiliari; perch noi dobbiamo inoltre al mede
simo le produzioni consumate dalloperajo, senza le quali egli non potrebbe ese
guire il suo travaglio; perch noi gli dobbiamo ancora la facolt di comperare
il travaglio dell'operajo, e di rimborsargli il valore delle consumazioni da questo
fatte. Cosa dobbiamo noi dunque allartigiano? Noi gli dobbiamo un servigio che
ci rende e che noi paghiamo tutto quel che vale, e che ci arricchisce.
Essi non diranno che non ci sono che due sole classi nella societ (p. 515),
ch ce ne sono essenzialmente tre; o che, se sotto un altro riguardo non se ne
voglia ammettere che soltanto due, quella che paga e quella che e pagata, biso
gna suddividere la prima in classe produttiva e in classe proprietaria.
Essi si guarderanno dal generalizzare la parola commercio, dicendo chegli
non per tutti i cittadini se non che un mezzo di arricchire (p. 574); la.
qual cosa tende a confondere sotto una stessa denominazione due cose assoluta
mente differenti. Ma' essi chiameranno le vendite fatte dalle due prime classi
commercio di propriet che il vero commercio; e chiameranno le vendite fatte
dalla terza classe, lraico o commercio di rivendita e commercio di mano
d'opera.
Essi non esprimeranno mica il commercio di propriet, chiamandolo commer
cio di produzioni (p. 574), perch un tal dire non lo distingue menomamente dal
traffico, il quale pure fa il commercio delle produzioni.
Essi non chiameranno mica indistintamente qualunque specie di tralici,
commercio di commissione (p. 575, perch pensano che quest'espressione non
convenga se non alla vendita che un uomo fa per conto di un altro, e mediante
salario di una mercanzia che non gli appartiene.
CAPITOLO V.
Della natura dei travagli dellindustria.
l. - Stato della questione.
Il travaglio dell'industria aggiunge un valore, spesse volte grandissimo, alla
materia prima.
Ma codesto valore forma esso per una nazione un accrescimento di ricchezze?
La somma dei lavori fabbricati in un anno, da essa il diritto di sostenere che una
nazione ha spese di pi che la sua riproduzione annuale, e debbe ella essere ag
giunta alla massa estimata in prima mano, per modo che se questa valutata
694 , LE TRQSNE.
tre miliardi e che siano statfatti per 500 milioni di lavori, si possa ritenere che
la nazione abbia una ricchezza di tre miliardi e 500 milioni?
Labate di Condillac sostiene (p. 65 e passim), che tutti i travagli concor
z'ono ad aumentare la massa delle ricchezze; che l industria dei mercanti
e degli artigiani e un fonrlo di riccliezac del puro che l' industria dei co
loni; egli va ancora pi oltre, e dice: Esattamente parlando, il cotone nulla
produco; egli dispone soltanto la terra a produrre , lartigiano per lo con
trario produce un valore, pote/io ce nc' uno nelle forme cliegli d alle materie
prime. Produrre, difatti, dare nuova forma alla materia, poich la terra
stessa, quando ella produce, non fa altra cosa che questa (p. 72). lo dir
dunque che il cotone produce le ricchezze fondiarie e Partigiano le ricchezze
mobiliari (p. 75).
Ecco i travagli dell industria molto espressamente messi a parit con quelli
della coltura, se pure non sono messi al di sopra. Ecco due sorgenti di ricchezze
invece duna, delle quali si possono addiziouare separatamente i risultati, per for
mare il totale delle ricohezze annuali di una nazione.
Se si opponga che manipolare una cosa prodotto. o produrlo sono cose essen
zialmente diterenti; che l'industria non fa che aggiungere delle forme alla ma
teria prima, in voce che la terra da delle sostanze le quali, da non esistenti, di
ventaao esistenti, vi si risponder che la terra allorch produce altro non fa se
non che dare delle forme; e da questa precisione metasica risulter che lindu
stria, la quale da pur essa delle forme, e egualmente produttiva; e se s iusista
e si domandi di assegnare la diil'ereuzu tra il colono o Partigiano, eccola, ci si
dioe= il colono produce le ricchezze fondiarie, l'artigiano le ricchezze mo
biliari.
Si conclude il cap. VII dicendo: rimane dunque dimostrato che l'industria
e pur essa in ultima analisi una sorgente di ricchezze . . . . Una tale que
stime 6 stato molto oscurata da alcuni scrittori.
Io mi ail'aticher dunque ad oscurarta di nuovo, se oscurarla lanaliuare
quelle pretese ricchezze mobiliari prodotte dallartigiauo, e di mostrare che elle
si riducono a dellev spese, poiche Partigiano 11011. ll0tluoe ne le materie prime, n
le derrate cheeti consuma.
Il. _ che il travaglio dell'industria e assolutamente sterile.
Ci sono senza dubbio differenti generi di travagli relativi ai nostri bisogni.
La terra accorda le produzioni al primo travaglio; ma la maggior parte di esse
epriate
soprattutto
ai nostrilebisogni.
materie prime esigono
I un secondo travaglio, per essere appro
tario di una sorgente abbondante non aumenta mica la quantit d'acqua chesso
possiede, attingendo, da questa parte e da quella, acqua da dei canali derivati da
quella sua sorgente. Esso per lo contrario la spende; ma spenderla cosi,
servirsene. invano si dir che senza il di lui travaglio sarebbe rimasta inutile;
questoe vero, ma impiegare utilmente e conservare non e produrre. '
Questo e cio che fa una nazione pagando i travagli dell'industria; ella nulla
aggingne alla somma delle sue ricchezze; ella ne fa un uso e la distribuisce; ella
soddisfa ai suoi diversi bisogni e non ne soddisfa che in proporzione de suoi
mezzi
, Non fa meraviglia che un operaio e un fabbricante risguardi come produttivo
un travaglio che gli somministra la propria sussistenza; ma ci che a buon di
ritto fa meraviglia si che persone pagate e salariale da altre, abbiano potuto
riuscire a persuadere seriamente quelli che li pagano, che la spesa chessi in tal
genere fanno, aumenta le loro ricchezze.
Non c' in una nazione se non le due classi proprietarie della totalit della
riproduzione che paghino, perch elleno sole ne hanno la facolt; elleno sole
hanno il diritto primitivo di consumare per loro stesse e per altrui. Tutto il rima
acute e classe salariato, la quale non compera e non paga se non per quanto ella
ne abbia ricevuti i mezzi dalle due prime.
La classe salariata pu dunque dire a quelle due classi: Io soddisfa ai vostri
bisogni di necessit, di comoda 0 di godimento nel genere della mano dopera;
io potrei impiegare il mio tempo ad un travaglio che mi fornirebbc la mia sus
sistenza; io lo consono al vostro servigio, (2 ci dispensa per questo mezzo (lin'
combore voi stesso e tale sorta di occupazioni; disgravate me pare dalla cura
di procedere rllrcttamcratc alla mia sussistenza, mettiamo i nostri travagli in
comune. La terra [ruttica i vostri, o la propriet del suolo ci d un titolo per
dividerne i frutti: pagato il mio travaglio, dicidcle con me lcccedcnte che la
coltura vi d al di l del proprio vostro consumo, ainche io possa impiegarmi
a servirvi.
Tale infatti la specie di convenzione che fanno tra loro le due prime classi
a la terza. dunque giusto di pagare l'industria; ma non facciamoci a credere
che il suo travaglio sia- di tal natura da arricc-biroi. Per riconoscere cosa egli sia
non c' bisogno che di analizzarlo.
ili. - Di/I'crcnze essenziali tra lanticz'pazionc della colture
e quello dell industria.
in qualunque sia genere, nulla si ottiene senza spesa, per la ragione che nulla
si Ottiene senza travaglio. Lindustria ha dunque, come la coltura, le sue antici
pozioni primitive in istrumenti, telai, ecc., dei quali le dovuto un interesse. Ella
pure ha delle spese da fare per il mantenimento de suoi agenti. Ella poi ha nnaltra
specie di anticipazioni che le propria, cio: il fondo di materie grezze e fabbri
nate ch'ella tiene in serbo. il prezzo ne viene a lei restituito per intiero dal com
pratore, e le serve a rimpiazzare giornalmente lo spaccio che se ne fa. Ellanon
fa se non anticipare quel fondo, che non destinato ad essere speso da lei; per
parte sua non questo se non un commercio di rivendita.
. La coltura e l'industria esigono dunque egualmente delle anticipazioni. Mala
coltura sottoposta allordine sico ha un corso regolare nel suo travaglio e nelle
696 La mossa.
sue spese. Ella ha consumato durante tutto l'anno: il ritorno periodico della ri
colta le restituisce tutta in una volta il totale delle sue spese, sia in natura, sia
in equivalente per mezzo del cambio. il suo travaglio basta dunque a se mede
simo ; non solamente esso alimenta i suoi agenti senza nulla ricevere da alcuno,
ma esso inoltre da un eccedente, il quale distribuito in tutta la societ, la nutre
e vi paga tutti i travagli e tutti i servigi.
Avviene allrimente nei travagli dell'industria. Lopcraio non fa mica nascere
il surrogamento delle sue anticipazioni; bisogna ch'elleno sieno rimborsate da
altrui; elle non lo possono essere se non dai frutti del travaglio produttivo. L'in
dustria non restituisce dunque le sue spese; per maggior ragione poi, ella non
d prodotto netto.
Risulta nondimeno un valore dal travaglio dell'industria, e questo valore
una ricchezza. Ed in che consiste essa? Questo ci che facile determinare.
Vll. -- Cosa sia il primo travaglio che fa nascere ci che occorre per pagare
il travaglio dell induslria.
- l proprietarii delle produzioni hanno per obbietto non solamente di procu
rarsi il loro proprio consumo in natura o per cambio, ma ancora di estendere il
loro godimento e di renderlo pi comodo e pi piacevole. (letale scopo ulteriore
che d allinteresse personale un estensione indenita, esige ch essi ooltivino per
loro medesimi e per altrui, e che dividano le produzioni cogli altri uomini dai
quali essi ottengono dei servigi d ogni genere.
Non e dunque lindustrin che fa nascere la facolt di pagare i suoi servigi -:
essa la trova esistente e ne prolitta per ritrarre la sua parte della riproduzione.
Se ella consuma, perch la prima classe ne ha per lei fatto nascere i mezzi;
quando ella compera non fa che riportare il danaro che le e stato dato. Non e
dunque essa che regola il prezzo delle produzioni, poich ella non pu pagare se
non con quello che riceve; e che le sue facolt sono limitate dalla sua entrata
.ohella in nessun modo non contribuisce ad aumentare. il principio del valore
uuufis'runussn socu LE. 699
sono le stesse produzioni, come gi l ho provato pi sopra col S 10 del primo
capitolo di questo scritto. Sono esse che decidono della somma che una nazione
pu spendere in salarii, e non la somma dei salarii che contribuisca ad aumen
tare la riproduzione. dunque prendere lelfetto per la causa il calcolare la con
sumazione della terza classe, la quale non consuma se non quante volte ella venga
pagata per farlo; che non pu consumare di pi, se una pi grande riproduzione
non somministri i mezzi di spendere in suo favore; che estenderebbe inutilmente
i suoi travagli oltre unatale misura, perch i suoi travagli non possono accre
scere la somma delle ricchezze che servono a pagarli.
C dunque in tutto questo un punto tisso al quale bisogna sempre ritornare,
la riproduzione, che la sorgente unica delle spese, la quale non pu essere ac
cresciuta da lavori puramente sterili, ma solamente dai mezzi della cultura- Non
o via di sortire da questo circolo circoscritto dalla natura.
Quello che fa illusione, quello che sembra anzi dare all'industria una sorta di
preminenza sulla coltura, si che i suoi lavori hanno una durata maggiore o mi
nere e che accumulandosi essi aggiungono continuamente alla massa delle ric
cheue di una nazione, invece che le sussistenze si distruggono annualmente e
non l'anno che surrogarsi.
Ma l'illusione consiste ad attribuire quest' ell'etto all'industria, mentr esso e
piuttosto dovuto al primo travaglio, perche e desse che ha somministrato tanto
le materie prime quanto le derrate consumate durante l'esecuzione del travaglio.
vero che loperaio ha dato quella forma alla quale si annesso un valore; ma
questo valore essendo costato tutto quello che vale, non ne risulta niuno accre
scimento di ricchezza. Se ne risulta un'accumulazione di ricchezze, e che le ma
terie prime, sulle quali si riportato il valore delle derrate consumate, erano pi
o meno durevoli.
dunque evidente che l industria ci serve , ma non ci arricchisce, o di ella
guadagna senza nulla produrre, perch ella non produce ne le materie prime, ne
le produzioni che consuma, ne la facolt di spendere in coloro che la pagano.
Non si pu dunque mettere mai in parallello i frutti del suo travaglio con
quelli della coltura , come lormanti due articoli separati , e che debbano essere
calcolati a parte, perch i lavori dell'industria, in quanto al fondo, sono forniti
dal primo travaglio, e in quanto alla somma sono pagati da lui.
L abate di Condillac lo ha perfettamente compreso, e non pu dispensarsi
dal convenire (p. 71) che, senza le sussistenza e le materie prime, non ci sareb
bero guari quelle che si chiamano ricchezza mobiliari, o chegli attribuisce all'in
dustria. Il valore dei lavori darle, egli dice, il valore stesso della materia
prima, pi il valore della forma; e il valore della forma equivalente alealorc
delle produzioni che si ritiene loporaio abbia consumate (p. 74).
Dopo una tal confessione, alla quale d altronde non era possibile riliutarsi ,
domando io, come si possa attribuire distintamente e separatamente allindustria
la produzione delle ricchezze mobiliari, mentre elle sono il risultato dei due ar
tieoli forniti dalla coltura; domando io, come si possa dire formalmente (p- 75
e 548): Noi abbiamo due sorta di riccltasze: le ricchezze fondiarie che noi dal:
700 LE I nosrur.
biamo al colono e che si rimpiazzano; le ricchezze mobiliarie che noi dobbiamo
all artigiano o all'artista c che si accumulano.
i lavori dell'industria non hanno guari valore proprio, a confessione stessa
dell'abate di Condillac; essi non hanno che un valore daccatto, un valore in
ispese aggiunto a quello della materia prima, un valore che risulta da consuma
zioni fatte, e che dippi non esiste, e non trasportato su quei lavori se non
quando un altro avr facolt di pagare quella spesa.
L'industria differisce dunque essenzialmente dalla coltura, le produzioni della
quale hanno un valore proprio loro ed un prezzo superiore al totale delle spese
che ha bisognato fare per ottenerle dalla terra. Oltre le sue spese che la coltura
restituisce senza che ne costi nulla a nessuno e per la benecenza della natura ,
ella d, in soprappi delle sue spese, una quantit pi o meno grande di produ
zioni la quale disponibile, e che costituisce il prodotto netto, la somma del quale
la misura della potenza di una nazione.
Nulla di somigliante si trova nella pretesa produzione dell'industria; i suoi
lavori non valgono se non le loro spese indispensabili ed essi non le restitui
scono se non quante volte un altro paghi tali spese. Tanto meno poi essi danno
prodotto netto.
Se ci sono degli artisti che si l'anno pagare al di l delle spese indispensabili,
ci avviene perch, in proporzione alla loro abilit ed agli studi cheglino hanno
fatti, hanno diritto ad un pi forte consumo che non gli operai ordinarii, ed esi
gono tanto pi quanto meno concorrenti hanno. Ma bench sembra ch'essi otten
gano una specie di prodotto netto, essi non producono ma guadagnano; e questo
pi-valore, che per loro un benecio, una spesa di pi pei compratori.
(1) Mi sarebbe qui permesso osservare che tra le molte eccellenti cose che l'abate di
Condillac dice in proposito dellimposta, esso adopera (p. 517) un argomento al quale
assai facile rispondere? Ora. ci sono tante ragioni decisive contro l'imposta indiretta, che
pu riuscire dannoso presentarne delle liatche.
Egli dice che, se i salariati sono costretti di prendere sul loro salarii una porzione
dell'imposta, non potendola ricacciare sul compratore, egiino saranno ridotti a toglierla
dal consumo, e che la perdita che ne risulter pel valore ricadrtl sui proprietarii. _
Si pu rispondergli che l'imposta diretta presenta il medesimo inconveniente, poteh
demandando ai proprietarii una porzione qualunque della loro rendita, essa la toglie, se
non sempre sul loro consumo personale, almeno sulla spesa cheglino avrebbero potuto
fare in salarii. Ma qualunque sia liniposta, si risponder che i salarii del governo rtm
piazzano quel consumo che non si fa dai salariati dei proprietarii, e che la terza classe
ne protta egualmente, di maniera che il totale della riproduzione si trova speso. Gli
con ragioni pi profonde che bisogna attaccare l'imposta indiretta; pel suo arbitrio in
dispensabile, per le spese della sua percezione, pe suoi effetti nocevoli al valore ed alla
riproduzione, ecc. Bisogna nel tempo stesso far vedere che se codesta maniera di riscuo
tere accumula dei profitti edelle ricchezze pecuniarie, il consumo che ne risulta non ha
il medesimo vantaggio che quello del popolo che con siifatte imposizioni si diminuito.
702 LE Taoszu.
quello il quale lo riceve far saldare quand egli vorr ed a scelta sua? E, d al
tronde, quanti esempi di pagamenti in natura ci conducono al medesimo risultato.
io semino due misure di grano, ne raccolgo dodici. il mio travaglio stato
produttivo di dieci in dippi della semenza. Mando queste dodici misura al mu
llno, il mugnaio ne ritiene una per suo salario, e non me ne rimangono che un
dici. il suo travaglio necessariissimo ma sterile: se esso procura al mugnaio
il guadagno di una misura, ci avviene a discapito mio, e il suo salario e una
porzione della mia ricolta. lo chiedo scusa di mandare i miei avversarii ad un
esempio cos semplice. Ma la stessa cosa del inanitattore di panni, di stoffa di
seta, di tele, di merletti ecc. Eglino preparano la lana, la canepa, il lino per ren
derli appropriati ai nostri usi; essi in conseguenza ricevono dei salarii che equi
valgono a delle produzioni, o produzioni stesse in natura. _
Si vuole un esempio nel genere della manifattura? invece di comperare cento
anno di telaio ho raccolto della cancpa che ho fatto filare dai miei serventiy
faccio venire al mio podere un tessitpre con tutta la sua famiglia. Sua moglie e
sua figlia preparano e dipanano il mio filo; eglino inoltre hanno due bimbi luca
paci di lavorare. il padre monta il suo telaio nella mia'cantina e tesse la mia
tela. Nutrisco questa famiglia durante tutto il tempo della tessitura, compresi an
che i di di riposo, e tengo esatta nota della spesa che ne risulta. Non avr dun
que il diritto di dire che la mia tela mi costa tanto di grano, di legne, di vino,
di carne, di sale, eco? lo pagher inoltre a quel tessitore un salario, non per la
sua spesa comestibile, ma per la spesa ch egli fa, per s e per la sua famiglia,
in vestimenla , mobili, ecc. Questo salario inoltre debbe comprendere una parte
della sua pigione; e se sopravvanza di qualche cosa qnediversi oggetti, un ec
cedente ch'egli debbe mettere in serbo pei casi accidentali i quali, obbligandolo
aduna spesa superiore ai suoi guadagni giornalieri, lo ridurrebbero alla mendi
cita, se da lungo tempo egli non abbia la precauzione di ammassare qualche cosa
per provvedervi.
Quand'io gli do la mia tela da fare a casa sua, il prezzo deve incbiudere l'e
quivalente di tutti questi articoli. Nondimeno non n sempre il risultato esatto.
Sovente una causa preponderante ha il di sopra, e meltendoi salarii in ribasso li
ristringe oltre misura. Questa causa il consumo pi forte o meno forte dei lavori
dell'industria, combinato col numero degli operai. Ella decide sovranamente dei
prezzi e li riduce spesso troppo bassi nella parte dell'industria pi comune. Quando
le diverse cause di degradazione nelle rcnditeldi una nazione ristringono la con
sumazione del popolo, gli operai che lavorano per questa sono costretti di dare
il loro tempo a ribasso, la qual cosa prova che l'industria non una causa pro
duttiva di ricchezza, ma un semplice mezzo di distribuzione di salarii necessaria
mente subordinati alla riproduzione che li paga.
Xl. -_- Suddivisione dei diversi travagli sterili.
I servizii ed i travagli relativi ai nostri differenti bisogni non si limitano mica a
quelli dell'industria; ce ne sono di molto sorta che sono tutti egualmente sterili,
perch non c che un travaglio produttivo. Si pu ripartirli in quattro suddivisioni.
La prima si occupa a preparare e manipolare le produzioni, tanto le sussi
stenze come le materie prime. Quindi il fornaio, il muratore, il manifattore si tro
vano in questa classe.
nati. nmmrssn SOCIALI. 705
La seconda a trasportare e vettureggiare le produzioni tanto grezze che ma
nipolate.
La tema a comperarle e rivenderlo ai consumatori.
La quarta a rendere dei servigi puramente personali.
Tutti questi servigi sono egualmente pagati dalla riproduzione, e niun di loro
pu accrescere la somma delle ricchezze. I membri di queste quattro suddivi
sioni si rendono continnatamente tra loro dei servigi reciproci; ma non bisogna
perdere di vista che essi stessi non pagano se non altrettanto di quello che ne
hanno ricevuta la facolt dai primi distributori delle produzioni.
Senza dubbio si si levera contro la parit che io stabilisce tra questa suddi
visioni, e si sosterr che ce una grande dill'erenza tra i servigi personali ed i
travagli dellindustria e del commercio da cui risulta un valore aggiunto alle pro
duzioni grezze o manipolate. _
Eppure in che cosa consiste una tal differenza? Ho bisogno di persone che
mi rendano il servigio di farmi un tessuto per vestirmi, come ho bisogno di un
uomo che mi dia dei consigli sulla mia salute e sui miei all'art, 0 di un famigliare
che mi serva. il genere di servigi nulla muta nella questione presente; qui non
si tratta di regolare ne i gradi, ne la dignit, ma di stabilire una distinzione fisica
relativa alla somma delle ricchezze di una nazione ed ai mezzi che possono ac
crescerla. Tutte queste professioni danno il loro tempo, le loro cure, il loro tra
vaglio in cambio della retribuzione che loro si paga. C' nondimeno una differenza
che bisogna analizzare.
Se l'industria non crea guari il prezzo dei lavori; se ella non produce che
delle spese; se il valore ch'ella aggiunge non se non un valore daccatto, rap
presentativo di un valore eguale in produzioni consumate, ella non e pi produt
tiva di ricchezza allorcb vende all'estero, di quello lo sia quando vende nell'in
terno. Lesportazione dei suoi lavori si riduce ad una semplice vendita di produ
zioni, il totale delle quali stato riportato sulla materia prima. Non si pu dunque
dire che il suo travaglio, quandesso pagato dall'estero, assicuri alla nazione un
benecio indipendente dal suo territorio.
il prezzo di manifattura un prezzo necessario, determinato dal prezzo delle
produzioni. Se l'industria vende all'estero su questo prezzo la medesima cosa
per la nazione, e quanto allinteresse del consumo, come se l'estero avesse com
perate le materie prime e le produzioni in natura. Se l'industria vende al di sopra
di questo prezzo ella potr fare dei guadagni; ma tale vantaggio proprio di lei,
la nazione nulla ci ha da pretendere; questa al contrario ci perde perch cosi
costretta di pagare que medesimi lavori al di sopra del prezzo indispensabile, non
potendo ella averli a miglior mercato che lo straniero.
Ma c' di pi: l industria non pu vendere all'estero al di sopra del prezzo
indispensabile, se non quante volte ella stessa paghi le produzioni al di sotto del
prezzo del mercato generale, la qual cosa suppone e prova che la nazione non
gode libert di commercio. Da quel momento sui venditori delle produzioni,
vale a dire sulle due classi che propriamente costituiscono la nazione, che cade
quella perdita, che favorisce, contro linteresse sociale, una classe la quale per la
natura del suo travaglio e l'impiego de suoi capitali non guari legata al terri
Econom. Tolto l. - 45.
706 LE Tnosnn.
torio ch'ella abita, e non ha per patrimonio se non i suoi salarii, che nella mas
sima parte le sono pagati dalla nazione medesima.
Cotal benecio dell'industria, procurato col minor prezzo interno delle produ
zioni, cagiona alla nazione una doppia perdita. lao Ella non dovrebbe pagarei la
vori dell'industria se non sulla stessa misura di quella che essa a lei vende le pro
duzioni; essa le paga pi caro perla concorrenza dello straniero, il'quale le
compra al prezzo del mercato generale, il quale si trova pi alto che il prezzo in
temo di tale nazione; 2 ma essa perde infinitamente di pi pel basso prezzo
interno delle sue produzioni che procede dagli ostacoli posti alla libert del com
mercio. Quale enorme sbaglio per parte sua di tenere le sue produzioni al di sotto
del vero loro prezzo, per assicurare la preferenza ai suoi manitattori e procurar
loro pi grandi guadagni! Non questo sagritlcare il travaglio produttivo al tra
vaglio sterile, il protto mercantile alla ricchezza nazionale e il tutto al nulla? ed
anzi se si consideri l'industria in massa, e non in tale o tal altro ramo particolare
che si voglia favorire, non e un recargli il pi gran pregiudicio, poich essa non
pu estendersi se non in ragione della riproduzione la quale paga isuoi travagli?
e che rovinare la coltura si inaridire la sorgente che l'alimenta?
il travaglio dell'industria per l estero non ha altra utilit se non quella di
provocare il consumo, di servire di sbocco, e si riduce ad un commercio di pro
duzioni. La nazione guadagna dunque lo stesso a vendere le sue produzioni in
natura all'estero, il quale le ne darebbe il prezzo medesimo; e se ella trova qual
che vantaggio maggiore in quel mezzo di smerciarle che le sue produzioni con
vertite in cotal forma possono essere di uno spaccio pi facile, e convenire meglio
agli stranieri, i quali non avrebbero forse comperate le sue produzioni in natura;
e che d'altronde contenendo un maggior valore sotto un minor volume, elle co
stano meno spese di trasporto.
Ma in questo stesso caso, in cui l'industria procura alla nazione una vera uti
lita, non si per mica autorizzati a riguardare il suo travaglio come pro
duttivo per se stesso del valore, ma semplicemente come una causa occasionale
di valore che facilita lo spaccio colla diminuzione degli ostacoli che vi si oppon
gono. Lo scavo di un canale, un fiume reso navigabile avrebbero prodotto il me
desimo effetto e in un modo assai pi vantaggioso.
Da ci conseguita: 1 che l'industria la quale venda allo straniero non vende
mai se non al prezzo necessario. 2 Che indifferente ad una nazione, che gode della
libert di commercio, di vendere le sue produzioni all operaio od allo straniero.
5 Che tutto il vantaggio ch'ella pu trovarci consiste nella facilita dello spaccio
e nella diminuzione delle spese di trasporto. 4 Che se l'industria vende al di
sopra del prezzo necessario, vale a dire di quello al quale essa compera le pro
duzioni che consuma, e una perdita enorme per la nazione; una prova che
le sue produzioni sono ritenute al di sotto del prezzo del mercato generale da
ostacoli di commercio. 6 Che se la vendita dei lavori procura, oltre il prezzo
delle produzioni consumate, un beneiizio per l'interesse dei capitali danticipa
zione, questo benelizio non e menomamente nazionale, ma del tutto proprio degli
imprenditori; che d'altronde la reciprocanza di commercio fa si che i consuma
tori delle due nazioni paghino alternativamente tali benetlcii ai loro manifattori ,
la quale cosa fa compensazione. 7 Che il mezzo di sussistenza ricavato dall in
dustria assolutamente precario e dipende dal gusto dellestero o dalle circostanze;
miti. INTERESSE SOCIALE. 707
che gli operai sono pensionarii ch'egli mantiene in casa vostra e che pu lasciare
mancare di tale mantenimento ad un tratto, nel quale caso essi formano una popola
zione onerosa. 8 Che il risultato pratico e che non bisogna guari interdirsi cotale
sbocco, il quale sempre utile, ma che non bisogna provocarlo con favori particolari.
Sono principalmente i lavori di lusso che sono ricercati dagli stranieri: perci
siffatto genere dindustria che sovrogni altro si ricerca. Lo si considera come il
pi-profittevole, per causa del caro prezzo della mano d'opera.
Non pertanto. considerando l'industria come veicolo di consumazione, che il
solo vantaggio che ella procuri ad una nazione quando lavora per l'estero, l'indu
stria di lusso la meno utile perch ella trae le sue materie prime dal di fuori, e
ch'ella non procura uno spaccio se non col consumo degli operai. Ma codesta uti
lita tanto piccola e quasi nulla per una-nazione la quale gode della libert di
commercio, pu ella mai essere compensata dalle conseguenze funeste che si trae
dietro il lusso per una nazione che vi si abbandoni, per la sua influenza sui co
stumi , per lo sconcerto cui da occasione nell'ordine delle spese ed il pregiudicio
che cagiona alla riproduzione ed al consumo interno delle materie prime del ter
ritorio? Fisicamente impoverirsi per dare agli altri l'esempio di farlo; moralmente
corrompersi per corrompere gli altri.
CAPITOLO Vl.
Della natura e degli effetti del commercio.
1. - Denizione del commercio in generale.
Il commercio consiste nello spaccio delle produzioni che si fa per mezzo del
cambio; 0, se si vuole, il cambio dei beni usuali per arrivare al consumo.
Dopo ci che ho detto sul cambio non c' pi bisogno di stabilire qui che il
commercio si fa di valore per valore eguale; che non un mezzo di arricchirsi
ma di soddisfare ai diversi bisogni; che non muta natura allorch si fa per via
di semplici cambii o per la mediazione del danaro; che il danaro non se non
un pegno intermedio tra le vendite e le compre; che questo non e lo scopo del
commercio ma una semplice facilit; che non lo si acquista colle vendite se non
per restituirlo colle compre, e che la somma delle une eguale alla somma delle
altre.
Non e senza dubbio per le spese che l'abate di Condillac , riguarda il com
mercio come produttivo di ricchezze: egli stesso dice (pag. 42) che i mercanti
fanno dei guadagni sulla nazione: non pu dunque essere che pe suoi etietti
sul valore in prima mano, ed ci che mi propongo di esaminare in questo
articolo.
Primarnente far osservare che, quando si valutata a una somma qualun
que la riproduzione totale nel dato stato di cose , si computato tutto il valore
delle produzioni procurate dai cambii che si fanno sia direttamente, sia per mezzo
di agenti interposti. Se il medesimo consumo potesse farsi con minori spese o
senza spese, senza trasporto ne interpositori, il valore in prima mano sarebbe
stato pi favorevole e lestimazione totale pi forte. Per questo riguardo tutto
dunque finito, e non si pi in diritto di calcolare a parte gli effetti del com
mercio di rivendita sul valore, poiche essi sono entrati in considerazione nella
valutazione totale.
Ma, si dir, non e men vero che il traffico e produttivo di valore, poich
dietro gli eetti di esso che si calcolato. Senza dubbio il traffico sostiene e pro
voca il valore in prima mano, perch un mezzo di cambio, e che la qualit di
ricchezza nasce dal cambio. Esso d un estensione allo spaccio andando a cer
care lontano dei consumatori; egli scarica una provincia di un eccedente che le
sarebbe stato oneroso; egli fa circolare le opere dell industria; egli il mezzano
della comunicazione dei beni. Non si pu contestare l'utilit. sua; essa occupa il
primo posto dopo la coltura. Non bisogna dunque privarsi dei vantaggi del traf
co per causa delle spese cui d occasione. Esso innitamente pi utile al va
lore primo colle sue compre, ed ai consumatori colle sue rivendite che loro non
sia oneroso. Le sue spese sono un inconveniente inseparabile dal servigio. Quan
tunque cileno si facciano a detrimento del valore possibile, non pregiudicano
guari al valore attuale, perch il negoziante compera al prezzo corrente, e lo fa
anzi aumentare colla sua concorrenza; e lungo di essere a carico del consuma
tore, esso fa abbassare il prezzo in suo favore.
Ma il negoziante esso propriamente creatore di quell' accrescimento di va
loro in prima mano, cb egli procura colle sue operazioni? lo credo poter so
stenere ch'esso non ne se non la causa occasionale. Per convincersene non oc
corre che considerare le cause del valore che ho stabilite nel primo capitolo. Elle
derivano dalla qualit usuale, dalla spesa di produzione, dalla rarit e dallahbon
danra, infine dallo stato stesso della riproduzione che decide della facolt pi o
meno grande di consumare, poich questa che somministra i mezzi di cambio.
Ora non il negoziante che crea tutte queste cause: esso le trova esistenti e ne
protta per le sue operazioni. Egli viene ad oli'erire i suoi servigi per guadagnare
salario. Egli serve al tempo medesimo il produttore ed il consumatore; ma egli
non ha fatto nascere n le produzioni ne i mezzi di pagarlo: egli non produce
dunque il valore , che in un'ultima. analisi, deriva dai mezzi di pagare , vale a
dire, dalle produzioni. Esso non dunque se non uno strumento del commercio
come sono le strade, i fiumi , le vetture. Senza dubbio il commercio che pro
curail valore; ma il commercio non e altro che il cambio, il quale non comprende
se non i due termini tra i quali e pei quali esso si fa. Gli agenti interposti sono
mezzi di cambio, merce i quali il commercio si opera; ma essi non sono le cause
del commercio in se stesso, n per conseguenza, del valore che n l' effetto. in
714 LE mosse.
ogni luogo si coltiva, non solamente pel consumo locale in natura, ma ben anche
per procurarsi col cambio quello che manca; ed questo eccedente che {a na
scere i mezzi di cambio. Il valore esiste in conseguenza delle produzioni che ven- .
gono a porsi nella bilancia e il negoziante non fa se non recare di pi in tale
bilancia una somma di spese che si dividono tra il produttore ed il consumatore;
egli non ha dunque prodotto e non ha diritto di rivendicare, nel valore, altro che
il rincarimento che risulta dalle spese.
vero che moltiplicando la domanda in un luogo, il negoziante vita elevare
il valore; ma egli non compera in quel luogo, se non perch esistono in un altro
dei mezzi di pagarlo che gli permettono di trasportarvi la. mercanzia con un be
netlcio oltre alle spese. dunque codesta facolt esistente in un luogo che deter
mina le sue compre in un altro. Essa dunque la causa diretta ed etllciente delle
di lui operazioni.
Cotal verit anche pi sensibile nel commercio di speculazione, sulla di'e
renza dei prezzi di un luogo ad un altro. Il mercante sottoposto, come qualun
que altro, alla legge dei prezzi, che precedono sempre le compre e le vendite, e
che le governano. Tutta l'arte del mercante consiste a informarsi di quelli che
esistono in diversi luoghi, a confrontarti ed a sapere prottare della differenza;
di'erenza alla quale egli non contribuisce per nulla, e che la sua operazione
tende anzi a cancellare. Dill'atti se ne risulta un accrescimento di valore nel luogo
della compra, ne risulter un ribasso nel luogo della rivendita. La somma dei
prezzi rimane dunque la medesima; l'uno non salisce se non altrettanto che l'altro
discende. Il mercante non fa dunque altro che studiare la dill'erenza dei- prezzi
per applicarla a suo protto; e se le cause dei prezzi hanno variato nell'intervallo
della sua operazione, egli pu trovarsi in perdita anzich guadagnare. Non risulta
dunque dalla sua operazione se non un agguagliamento nei prezzi: ope'ra grande
mente utile senza dubbio; ma qui non si tratta che di sapere se sia esso il quale
abbia prodotto il valore.
La conclusione pratica di questa teoria che una nazione non debbe consi
derare il t'rallicose non relativamente alla sua inuenza sul valore in prima
mano; ch ella non debbe occuparsi che dei mezzi di favorire il commercio di
propriet colla concorrenza la pi intiera, colla facilit delle comunicazioni; e
chella debbe essere persuasa che tutto quello che sar possibile di scemare nelle
spese torner a protto dei primi venditori e dei consumatori. il vero e solo
mezzo di estendere il tratlico nella sua parte veramente utile, e di ristringerlo
nella sua parte onerosa.
CAPITOLO VII.
Del commercio esterno.
Tutte le quistioni sulla natura e sugli effetti del commercio esterno trovano
la loro soluzione nei principii qui sopra stabiliti. Dovrebbe bastare il dire che il
commercio di rivenditore non muta obbietto , quando si pratica da una nazione
allaltra; ch esso non comprende sempre che un cambio di valore per valore
neu. INTERESSE SOCIALE. 715
sieno soggette alla medesima dominazione, e quello della Provenza e del Piemonte
assai procuo. Quello di Dunkerque e di Banca, coll Olanda e 1' Inghilterra
pi vantaggioso che quello di quelle due citt con Marsiglia ed anche con Bajona.
lll. _ Che l'interesse di una nazione non consiste se non nel prezzo buono
delle sue produzioni.
Le produzioni non nascono che per essere consumate; non importa da chi lo
sieno, purch lo sieno a prezzo buono. il commercio non arricchisce dunque
una nazione, pi di quello che il suo consumo interno nol taccia, anzi, in certi
casi la impoverisce, come io l'ho ora provato; e in generale il principale vantag
gio che ella debbe cercarvi e di sostenere per esso nell interno il prezzo buono
delle sue produzioni.
Le persone che non si sono mai addentrate nell'investigazione della sorgente
delle ricchezze, e dellordine della loro distribuzione non iscorgono nel commer
cio esterno se non il totale delle somme vendute all'estero; esse durano fatica a
concepire, come una nazione possa arricchirsi per il rialzamento del prezzo dei
suoi consumi, che risulta dalla libert esterna, perch a lei stessa chella paga,
e che quello che beneficio per gli uni diviene spesa per gli altri. lo ho gia ri
sposto a questa dillcolt nel S XlV del primo capitolo di quest'opera; a maggior
mente chiarirla aggiunger adesso alcune altre riessioni.
Bisogna primamente osservare che quel huon valore, tanto desiderabile e
tanto importante alla prosperit di una nazione, non un valore eccessivo arbi
traro e indenito (1). unicamente quello che risulta dall'esercizio legittimo dei
diritti di libert e di propriet. Se una nazione ne avesse sempre goduto piena
mente, ella nulla avrebbe a desiderare di pi, e non potrebbe portare i suoi
prezzi al di sopra di tale livello; ella sarebbe nell ordine e non bisogna preten
dere di meglio. Se dopo esserne stata per lungo tempo privata, ella ricuperi la
libert dei cambii, il rialzamento ch'ella prova nei prezzi per la soppressione degli
ostacoli t'attzii che li rendevano troppo bassi e troppo variabili non fa se non re
stituirle ci che un reggimento disordinato gli aveva fatto perdere, e ristabilirla
nell'ordine naturale e nel godimento de suoi diritti essenziali.
Ma dal momento che il prezzo della libert conforme all'ordine , esso con
tiene non soltanto linteresse dei proprietarii, ma quello di tutti i cittadini, e non
riesce a svantaggio di nessuno.
Diliatti bisogna considerare che nessuno compera se non per mezzo di una
vendita precedentemente fatta; il proprietario, il tittaiuolo, il giornaliero, il mer
canto, il vetturale, l artigiano, il renditiere sono tutti e ciascuno venditori. Ne e
mestieri provare che ivenditori delle produzioni sono interessati al prezzo buono.
Ma coloro che sono venditori di travagli e di servigi non lo sono mica meno, per
che il prezzo dei loro travagli si regola su quello delle produzioni, e che non fa
cendo nascere essi medesimi la loro retribuzione, la somma dei salarii, che pos
sono essere dispensati in loro favore, determinata da quella della riproduzione,
lo. stato della quale dipende dal valore in prima mano. Quanto pi quel valore
sar mantenuto alla sua misura naturale dalla libert e dalla facilit dei cambii,
tanto pi ci saranno occupazioni pel traliico, spaccio delle manifattore, travagli0
___________________
_(l) E questo uno di quegli argomenti che mi si facevano quando nel 1765 e 1766 io
scriveva in favore della concorrenza; e quanti altri non me ne si son tutti della stessa
forza? Vedi Giornale del Commercio del 1765 e 1766.
nncc'mrsnnssn SOCIALE. 721
concorrenza, le quali riducono le spese alla misura del profitto delle due parti che
contrattano per via di terzi interposti.
L'interesse degli agenti del commercio si suddivide; quello del negoziante
di fare un grande benecio tra la compera e la rivendita , e perci di comperare
a basso prezzo e di rivendere a caro. L'interesse del vetturale consiste nelle spese
del trasporto ed in conseguenza esso si trova in opposizione non solamente col
1 interesse del commercio ma pur anche coll' interesse del negoziante che lo im
piega e che prevede guadagno tanto maggiore quanto pi potr risparmiare sovra
cotali spese.
Chi potr conciliare tutti questi interessi? La libert intiera , la concorrenza
indenita tra tutti i mercanti e tutti i vetturali. Ella dunque dovuta, per rigoroso
diritto, a coloro, per conto e per servizio dei quali si opera il commercio. Itistrin
gerla per favorire gli agenti nazionali sagrilicare l'interesse principale ad un
interesse subordinato; frattanto, se ce n uno che debba avere il di sopra,
quello della nazione, peroceh essa che paga e che sopporta le spese; o piuttosto
nessun interesse legittimo debbe essere sacricato. Tocca alla concorrenza dettare
sovranamente la legge.
Senza dubbio, si pu per mezzo dell'esclusione procurare un pi grande he
nellcio agli agenti nazionali, ma ci non pu essere se non a pregiudizio del va
lore e del commercio in se medesimo, che si confonde collinteresse del commer
ciante. Eppure l'uno non l altro: quello di un tal nmoziante in particolare e il
suo. Quello di tutti i negozianti reguicoli presi insieme, quantunque molto pi
esteso, non per esclusivamente quello della nazione; perch in fatto di com
mercio esterno, 1 reguicoli non sono mica i soli agenti necessarii di una nazione;
e se egiino pretendono persuaderle che a lei sia vantaggioso escludere tutti gli
altri, le fanno illusione.
V. - Che i guadagni del commercio sono affatto personali ai suoi agenti senza
che le nazioni possano averci alcuna parte.
Una nazione nulla guadagna a concentrare dentro di lei i guadagni e le spese
del commercio, perchi protti ottenuti dagli agenti domiciliati presso di lei non
le appartengono niente pi di quelli ottenuti dagli stranieri; ma l esclusione le
fa perdere una parte dei vantaggi del suo commercio.
Relativamente alla comunicazione dei beni, tutte le nazioni debbono riguar
darsi come non ti altro composte se non di venditori e di consumatori, e come
non aventi che un interesse comune , che quello di essere servite alle migliori
condizioni possibili nelle loro vendite e nelle loro compre. Gli agenti del com
mercio esterno, qualunque essi sieno, formano una classe particolare sparsa in
mezzo alle nazioni, la quale, per la natura. stessa della sua professione e l'impiego
delle sue ricchezze e cosmopolita; che porta le sue combinazioni dovunque speri
benecii, e che senza legarsi ad alcuna nazione in particolare, le serve tutte ad
un mPO, perch ella non compera da una se non per rivendere all'altra.
E cos che le nazioni debbono trattare il negozio esterno, riguardarlo dal lato
dell'utilit chelle ne ritraggono, non favorire alcuno de suoi agenti in particolare,
ma ammetterli tutti , e invitarli a far valere le sue derrate, perch e per la sua.
professione non pel suo domicilio che un negoziante debb essere considerato. Lo.
straniero che impiega i suoi capitali in servigio di una nazione, o che vettutcggla
Econom. TOMO l. - 46.
722 La messa.
per lei, la serve cosi utilmente come se in essa fosse domiciliato; egli costretto
di conformarsi alla legge dei prezzi; e questa legge tanto pi favorevole ad una
nazione, quanto ella goda di una libert pi intiera.
il patrimonio delle nazioni e il loro territorio; elle non hanno nulla a preten
dere oltre di esso: tocca a loro a farlo fruttare colla coltura sostenuta dalla libert.
del cambii. Le ricchezze ch'egli produce sono veramente nazionali, e le sole che
sieno contribuenti alla cosa pubblica, le sole che presentino una risorsa assicu
rata e sempre rinascente.
il patrimonio degli agenti del commercio consiste nelle spese e nei benecii
che loro sono pagati dalle nazioni. Essi partecipano dunque alle ricchezze delle
nazioni, e le nazioni non partecipano alle loro. I vantaggi che queste ritraggono dal
commercio esterno sono assolutamente indipendenti dal domicilio degli agenti;
tali vantaggi sono relativi alla libert pi o meno grande ed alla facilit della
comunicazione e non mai alle ricchezze degli agenti domiciliati, le quali sono
altrettanto straniere al territorio che questi abitano, che quelle degli agenti stabi
liti altrove. Dillatto, la loro tonuna non ha ne patria n domicilio; ella e dissemi
nata in tutte le parti, ella circola dovunque gli a'ari la rechino, e serve colla
medesima operazione due nazioni ad un tempo. Come dunque sottcmetterla al
limposta, e su qual base farla contribuire? Torre qualche cosa sulla retribuzione
dovuta a un servigio lo stesso che rincarire il servigio, e questo rincarimento
sar sopportato da coloro che lo pagano. Mettere limposta sulle mercanzie mede
sime , non tassare colui che le tralllca e le vettureggia, ma il primo venditore
ed il consumatore.
dunque un grande sbaglio tassare i servigi degli stranieri per favorire gli
agenti nazionali nella speranza di partecipare ai loro benezii; che anzi ne risulta
una doppia perdita. Voi costringete lo straniero a rincarire il suo scrvigio, e
quantunque il regnicolo non abbia da pagare la medesima gravezza, esso ne pro
titla per mettere il suo alla stessa misura.
Se gli inceppamenti che le nazioni mettono al loro commercio sono reciproci,
la perdita e rispettiva; e quella che ne mette meno quella che so're minore
pregiudizio. Mentrecch sono le nazioni che sopportano e dividono sulle loro ven
dite e sulle loro compre le spese di commercio, sono pur elle che ne sopportano
il rincarimento. Non importa dunque loro da chi quelle spese e quebenelicii sieno
guadagnati; ma quello che loro importa innitamente si , che sieno ridotti alla
misura pi bassa, e la piena concorrenza il solo mezzo di ottenere un tale van
taggio.
Se dunque e interessante per una nazione di avere persone che la servano
nelle sue comunicazioni coi suoi vicini, il domicilio di questi utili agenti e per lei
perfettamente indifferente; e senza che ci sia bisogno eh ella favorisca con pre
giudizio suo coloro che abitano presso di lei, ella pu essere sicura di non man
carne; dovunque ci saranno retribuzioni, gli uomini si affretteranno di guada
gnarle. Ma pi la concorrenza sar libera, pi le retribuzioni saranno messe in
discale. Linteresse delle nazioni consiste dunque in questa concorrenza.
Diffatto, analizziamo la di'erenza che si trova dal prezzo di compra a quello della
rivendita; il prezzo della prima vendita semplice; esso passa direttamente e tutto
intiero dalla mano del compratore in quella del venditore. Il prezzo della rivendita
e composto, 1 del prezzo originario; 2 delle spese; 5 del beneficio del negoziante.
nezmrnnassa SOCIALE. 725
1" prezzo originario racchiude tutto l'interesse della nazione che vende, per
ch esso che decide della somma della rendita, dopo avere assicurato il ritorno
delle riprese. Ora la libert del commercio, la riproduzione delle spese, la concor
renza tra i vetturali contribuiscono certamente a rendere questo prezzo pi fave
revole; e l'applicazione di questo principio al commercio esterno tanto pi im
portante quanto che si debbe ricercarlo principalmente per rapporto alla sua
inuenza sul valore in prima mano. Se la nazione ha bisogno di mercanzie del
di fuori, suo interesse egualmente sensibile di non pagarle che al minor prezzo
possibile; non si tratta che di sapere se la concorrenza sia un mezzo di ot
tenerlo.
2 Le spese del commercio sono pagate e divise dalle nazioni: il loro inte
resse evidente quello dunque di ristringerle. Si dira forse, che da queste spese
risulta una consumazione utile, e che le nazioni trovano un vantaggio a riserbar
sela collesclusione degli stranieri? Primamente, assai falso calcolo per le na
zioni, le quali non hanno altro interesse che al prezzo in prima mano, di consentire
a perdere su questo prezzo per concentrare presso loro il guadagno di quelle
spese. E senza dubbio utile procacciare la consumazione; ma una nazione che
goda della libert intiera di commercio nulla ha a desiderare su questo proposito.
Altronde, la totalit del commercio estero che bisogna considerare; ora ,
quanto pi esso sar libero, tanto pi si estender, e pi consumazione procac
cier che le nazioni divideranno tra loro e si somministreranno a vicenda. Final
mente le spese fatte dallo straniero si fanno in gran parte nei porti di una na
zione; egli non pu venire da lei a comperare e caricare senza spargervi salarii e
farvi spese.
5 i beneticii del commercio sono proprii di coloro che li guadagnano. Le na
zioni nulla hanno a pretendervi: elle non possono sottoporli alla contribuzione
se non che in un modo fattzio e che loro pi oneroso che proficuo. Quanto
alla consumazione personale dellagente regnicolo, questo vantaggio, nullo prima
di tutto in se stesso per la sua poca importanza, lo diviene poi assoluta
mente nello stato di piena libert di commercio, perch la nazione che ne gode
non debbe guari prendersi pensiero da chi si consumino le sue produzioni; ella
ne assicurata non solamente dello spaccio ma del prezzo buono. Si dir forse
che le ricchezze degli agenti regnicoli possano interessare una nazione, perch
all'occasione potranno farle prestito? Ma lo straniero ne avrebbe fatto altrettanto,
e prestare non mica donare. Altronde una nazione ben governata non debbe
mai impiegare tale spediente, che aggrava il reddito pubblico e tende a gettarlo
in dispendii superiori ai suoi mezzi. Nel caso di un vero bisogno, i proprietarii
fondiarii debbono contribuire con una sovvenzione passaggiera.
Se il vantaggio di essere servito preferibilmente da agenti regnicoli nulla
sotto tutti i rapporti: se osso al contrario cagiona una perdita reale quando lo si
compera con esclusioni; esso non merita maggiormente considerazione, riguar
dandolo come un mezzo dintrodurre danaro in una nazione e di aumentarne la
massa. Ricercarlo per tale motivo dare realit al guadagno illusorio della bi
lancia del commercio; supporre che il danaro valga pi che un eguale valore
in mercanzie, che una nazione guadagni nel vendere di pi di quello che com
pera, e che torni pi utile a lei che i ritorni si facciano in danaro.
lo ho suliicientemente confutato questo errore nel S. XXIV del mio primo
/
/
7'24 - La rnoslus.
capitolo. presenter adesso solamente un'osservazione singolare sulle speculazioni
della bilancia del commercio; questa, che i negozianti non riportano il meno
che possono il danaro in natura; essi non cercano se non a convertirlo in mer
canzie perch capiscono che nulla c' per loro a guadagnare su un ritorno in
danaro, invece che possono guadagnare sulle mercanzie, non fosse altro che il
trasporto. Frattanto eglino sono arrivati a farsi, presso le nazioni nelle quali di
morano, un gran merito di questa introduzione di danaro. Eglino l'hanno tanto
ripetuto, che sono venuti a capo di persuadere alle nazioni che essi le arricchi
scono con ci, e che tali ritorni in danaro ridondano a protto nazionale. Eglino
hanno detto in conseguenza: bisogna prlvilegia'rci, siam noi che rechiamo il
danaro; gli stranieri lo porterebbero via, bisogna cscluderli; e gli stranieri sono
stati esclusi. Eppure che importa ad una nazione il modo con cui il mercante fa i
suoi ritorni? ligli non le dar mica per nulla il danaro che esso ha riportato. Si
dir forse ch'esso lo impiegher a comperare le di lei produzioni? Ma in uno
Stato libero lo straniero le avrebbe medesimamente comperate e anche meglio,
e nulla monta quale sia il danaro che le paghi. Altronde il mercante domiciliato
non ne comperer mica meno, quantunque egli abbia fatti i suoi ritorni in mer
canzie, le quali esso convertir in danaro, e cosi avr fatto un doppio servigio,
perch avr riportate cose adatte al godimento. Bisogna inoltre notare che un
commercio i cui ritorni si facessero sempre in danaro, per cio solo diventerebbe
oneroso alla nazione. lmperocch siccome nulla c' da guadagnare su tale ritorno,
bisognerebbe che tutte le spese e i beneficii di questo commercio pesassero per
intiero sull'espormzionc, invece di ripartirsi sull'andata e sul ritorno.
VI. -_ Che l'interesse di una nazione che vende, non altro se non linleressc
del proprietario, e che quello (li una nazione in ci cltella compera al di fuori
non altro se non l'inlcressc del consuma/ore.
L'interesse di una nazione non pu mai confondersi collinteresse degli agenti
del suo commercio; esso n' separato sotto tutti i rapporti. Senza dubbio una na
zione agricola e nel medesimo tempo commerciante in questo senso chella ha
il pi grande interesse di essere servita nelle sue compre e nelle sue vendite alle
migliori condizioni possibili. Ella commerciante come lo un grande proprie
tarlo. Ella, per vero dire, racchiude nel suo territorio persone le quali, per gua
dagnare delle retribuzioni, s'inframeltono nesuoi cambii, e ch'ella paga in ra
gione di questo servigio; ma linteresse loro non pu mai identiiicarsi col suo, n
con esso essere messe a parallelo, e siccome esistono altrove persone che offrono
di rendere il medesimo servigio, buono, utile, giusto di ammetterle, perch
la concorrenza loro eilcace a diminuire le spese.
Questo principio non contraddetto da alcuno, allorch si tratta del com
mercio interno: i negozianti di una provincia ed i vetturali non sarebbero am
messi a sollecitare delle imposte e delle esclusioni contro quelli delle provincie
vicine. Come dunque lo stesso principio diventerebbe falso quando si tratti del
commercio esterno? Non e egli assolutamente indifferente che gli agenti della
comunicazione sieno cittadini o stranieri, ch'essi parlino tale o tal'altra lingua,
che sieno sottomessi personalmente a tale e talaltra dominazione? Che importa
a un proprietario del Berri che le sue lane sieno manipolate nel Berr, nella Lin
guadoca, o in Piemonte? Che importa a un proprietario di Borgogna che il suo
DELLIN'IEIISUK SOCIALE.
vino sia bevuto nella Fiandra austriaca o nella Fiandra francese, e che sia vettu
reggiato da uno straniero o da un regnicoloi Tutto quello che linteressa di
nulla perdere del prezzo possibile della sua derrata per difetto di concorrenza; e
per la stessa ragione tutto ci che interessa ad un consumatore di essere servito
alla migliore condizione possibile.
[mano si opporr che val meglio fare l'opera sua da se, che di lasciarla fare
dagli altri. Codesto principio buono in se medesimo; ma l'applicazione sua non
che un puro atTare di calcolo; si tratta di sapere se. si possa far tutto senza
inconveniente, e senza perdere da un lato pi di quello che si potesse guadagnare
dall'altro; si tratta di sapere se anche pervenendo a far tutto, non costasse pi
caro. Sarebbe una economia malintesa quella di un coltivatore che volesse fare
la sua mietitura esso solo coi suoi, e che perci perdesse il momento favorevole.
Per iscegliere un paragone pi analogo alla materia presente, si creder forse
che una provincia fertile in vino estendesse i suoi interessi proibendone l'uscita
per qualunque altro vetturale che quelli che sono in essa domiciliati, allne di
conservare a questi tutti isalarii del vettureggiamento, iquali procurano una
consumazione molto estesa? Si risponderebbe: il bene generale della provincia
esige la pi grande libert nelle comunicazioni; l'interesse dei proprietarii debbe
stare al di sopra di quello dei vetturali, ed esso consiste nel risparmiare sulle
spese di vettura per avere pi prodotto netto. I vostri vetturali si prevaleranno
dell'esclusione per dettarvi la legge; voi pagherete il trasporto pi caro, con pre
giudizio del prezzo in prima mano; altronde voi perderete mille occasioni di ven
dere; i vetturali stranieri, che vi portano delle mercanzie o che traversano la
vostra provincia, caricherebbero vini nel loro ritorno e farebbero uneguale con
sumazione delle vostre derrate. Le altre provincie, impacciate da questa proibi
zione, si provederanno da un'altra parte. E che direste voi se, usando rappresaglia,
e respingendo il vostro atto nemico con una ostilit dello stesso genere, elleno
proibissero ai vostri vetturali l'entrata del loro territorio? Giudicate voi medesimi
chi sarebbe maggiormente punito, se quelle, che in mancanza dei vostri vini ne
troverebbero assai facilmente altrove, o se voi che non potreste pi vendere!
presso a poco a questo modo che il commercio trattato da nazione a na
zione; e coloro che dimostrano alle nazioni il loro vero interesse, sempre insepa
rabile dalla giustizia; che loro provano, col ragionamento e col calcolo, che il
loro vantaggio reciproco non pu trovarsi se non in una libera comunicazione,
sono riputati i detrattori del commercio.
contrario lo impegna a limitarle quanto pi sia possibile, con una severa econo
mia la quale mettendo i suoi servigi in ribasso, li faccia accettare alle nazioni
agricole. Perci, quantunque esso abbia a desiderare il caro prezzo, e costretto
di adoperarsi a ristringerli per ottenerne la preferenza; ed e in ci che il servigio
di queste nazioni vetturaie diventa utilissimo alle nazioni agricole. Queste deb
bono tanto meno invidiare le ricchezze pecuniarie che ammassano le nazioni
commercianti, in quanto che queste ricchezze sono impiegate a servir loro; tutto il
loro interesse consiste a rendere meno caro questo servizio del commercio, per
mezzo della concorrenza e dellimmunit.
Del resto, una nazione agricola non pu menomamente essere assomigliata
ad una nazione commerciante. La prima non considera il commercio se non dal
lato del valore e collinteresse della riproduzione; la seconda cerca a comperare
a basso prezzo ed a rivendere caro, percb ella. non guadagna che sulla differenza.
La prima debbe desiderare la moderazione delle spese, perch queste sono per
lei un dispendio chclla sopporta nelle sue rendite e nelle sue compre. La se
conda, che guadagna le sue spese, non le ristringe se non suo malgrado per
accumulare dei protti ed ottenere la preferenza. La prima sussiste per se mede
sirna; ella vede tutti gli anni le sue ricchezze rinnovarsi per benecio della na
tura. La seconda non ha se non un'esistenza ed una potenza precaria; ella le
gata al servizio della prima. La prima si arricchisce per una forte consumazione
fatta a prezzo buono del prodotto del suo territorio. La seconda non pu arric
chirsi se non con una grande economia. Nella prima, lo Stato potr essere ricco
senza nuocere alla riproduzione ed allagiatezza dei sudditi, allorch voglia stabi
lire il suo reddito sopra una divisione regolare del prodotto netto della coltura.
Nella seconda i particolari potranno arricchirsi a forza di economia; ma lo Stato
e povero perch egli non pu partecipare alle ricchezze delle imposte che aggra
vano il commercio e rincarano il servizio; il reddito pubblico di questa nazione
dunque favorevolissimo per lei, esso contraddice linteresse sociale: un degli
inconvenienti della sua posizione.
L'Olanda non che in parte in questo caso: ella ha un territorio benissimo
coltivato e delle colonie assai produttive e ricchissime. I mezzi della sua potenza
sono dunque stabiliti sul suolo; ma lo sono pi anche sull esercizio del commer
cio; e le imposte ch ella sferzata di mettere in questo, sono certamente uno
svantaggio per lei. Quello che le permette oggid di valersi di tale imposte senza
inconveniente, la condotta che tengono le altre nazioni. La retribuzione dei loro
commercianti essendo da tutte le parti tassata da imposte moltiplicate dalle quali
sono essi sforzati redimersi col rincaramento dei loro servigi, i commercianti
olandesi trovano in tale rincaramento lindennizzazione della loro propria impo
sta, senza perdere la concorrenza.
Consguita da ci che l'immunit del commercio, stabilita presso una grande
nazione, ridurrebbe presso di lei la retribuzione alla misura indispensabile, e sfor
zerebbe il governo di Olanda a togliere esso pure le sue imposte, la qual cosa
indebolirebbe lo Stato, o costringerebbe i suoi sudditi a limitarsi ad un minor be
necio, che cos ti impoverirebbe. Perci, quantunque sia vero il dire che questa
nazione nulla debba tanto desiderare quanto la libert del commercio, forse sotto
questo rapporto ella le diventerebbe dannosa , e darebbe un vantaggio sopra di
lei ai commercianti delle altre nazioni, le quali non avessero alcuna imposta da
728 _ LB 'rnosnn.
sopportare. Diilatto, che fanno ora agli Olandesi quelle imposte di cui le nazioni
a gara aggravano il loro commercio? Essi le riuniscono alle spese e le fanno sop
portare alle nazioni stesse dalle quali comperano ed a quelle alle quali rivendono;
e il loro Stato ne protta in quanto esso ne ritrae la possibilit di metterne pure
di tali, che in fondo gli sono pagate dalle nazioni agricole. Ma, se non ne esi
stessero pi, forse il governo di Olanda sarebbe costretto a seguire un tale esem
pio, perch la concorrenza delle nazioni rese libere non gli permetterebbe pi di
metterne senza pregiudicare ai suoi sudditi, i quali non potendosene pi risar
cire, sarebbero costretti di sopportarle sui loro benecii.
CAPITOLO Vlll. W W
. u.
Degli effetti della libert indenita per la nazione che la stabilisse per la prima presso di s,
indipendentemente dalla condotta delle altre. " h
i. _ Che molte persone convengono dei vantaggi della libert'.
se ella fosse reciproca. "WG ' lm
G.
L idea di libert talmente legata a quella di commercio; quella di proibi
zione e d'imposta gli talmente contraria che si molto disposti a convenire che
sarebbe vantaggioso pel commercio in generale e per l' interesse rispettivo delle
nazioni, che esso fosse dovunque liberato dagli ostacoli innumerevoli che lo arre
stano e lo rinserrano. Una tal confessione di un gran peso nella questione pre
sente; essa attesta che il voto comune sarebbe per la libert, e che le vere no
zioni del commercio non sono talmente cancellate dalle idee fattizie che le oscu
rano, che non se ne discerna tuttavia il suo vero interesse.
Se qualcuno ritlutasse di rendere codesto omaggio alla libert, io mi limiterei
a fargli alcune domande semplicissime. lo gli domanderei, se la comunicazione
tra gli uomini un bene od un male? se fosse vantaggioso che ciascuna provincia
dello stesso imperio sisolasse da tutte le altre? che anzi ciascuna citt di una
provincia si attribuisse un territorio e lo rinchiudesse con triplice muraglia per
ridursi a non consumare altro che le produzioni che dentro vi nascessero ,, inter
dirne l'uscita, e proibire le derrate e i servigi del difuori? se, per esempio, quando
gli Inglesi possedevano due terzi del reame, fosse nellinteresse e nella buona po
litica di una provincia che obhediva al re e che era circondata di provincie oc
cupate dagli stranieri, di ricusarsi ad ogni comunicazione? (i)
(i) Bisogna pure frattanto che il progetto d'isolare le provincie di uno stesso imperio,
d'inceppare e di tassare la comunicazione tra di loro con imposte, non sia poi tanto sin
golare quanto a prima giunta apparisce, poich noi lo vediamo sotto gli occhi nostri at
tuato. La Francia non ha mica solamente dei dazii di entrata e di uscita, ma ben anche
nellinterno ed al passaggio da una provincia all'altra; dimodoch il reame si trova diviso
in due parti considerate straniere l'una allaltra, e trattate come tali.
La base di questimposta la tariffa del 1664. Essa era stata fatta per essere riscossa
alle frontiere e conteneva la soppressione di una parte dei diritti locali, un gran numero
dei quali ancora esiste. Questa tariffa fu proposta a parecchie provincie. Le une la accet
tarono in luogo dei dazii di cui doveva fare le veci, e furono chiamate provincie delle
cinque grasse tenute. Altre credettero trovare meglio il loro vantaggio conservando lena
v
ticlie loro tariffe, e furono considerate straniere. in conseguenza di tale distinzione il fisco
alz un muro di separazione tra queste provincie, e fece loro comperare rispettivamente,
con dazii di entrata e di uscita, la facolt di comunicare tra loro.
La met della Francia non pu comunicare coll'altra se non a questo prezzo. Tra le
provincie considerate straniere e quelle delle cinque grosse tenute, c' una doppia bar
riera ed una catena di due fila d'officii concentrici collocati su tutti i passaggi, e che sbar;
rano le comunicazioni. Ognun s'immagini, se possibile, glimpacci che ne risultano pel
commercio e le spese di percezione che abbraccia un tal cerchio?
Oltre a codesta tariffa del 1664 ne stata fatta unaltra nel 1667, la quale ha vigore
indistintamente per tutto il regno sopra certe mercanzie all'entrata ed all'uscita. A misura
che-Luigi XIV ebbe conquistata una provincia, ha avuto cura di provederla di una tu
rilfa. La Franca-Contea ne ha una che a lei particolare. La Fiandra, l' liainaut, IArtois
ne hanno una del 1671 che loro talmente propria che le provincie delle cinque grosse
tenute possono, per prima destinazione, prendere a prestito il passaggio per quelle pro
vincie e viceversa, senza pagarne i dazii: questi non sono dovuti se non nel caso di
una seconda destinazione.
E da gran tempo che si sente l'inconveniente di questa disparit ed il pregiudizio che
una tal percezione porta al commercio interno. Ella nondimeno sussiste, perch non ci si
voluto rimediare se non che portando pi indietro gli ufiicii. e portando quella medesima
percezione alle frontiere e nei porti; cosa a cui le provincie che si dicono esenti dalla ta
riffa del 1664 non hanno voluto consentire. lo dico che si dicono esenti. ed esse lo credono
forse per ci solo che i gabellieri si trovano posti al di l dei limiti di esse, come se l'effetto
diuna tariffa di entrata ed uscita non colpisse egualmente le dqe provincie che commer
ciano insieme. Evero che siccome la tariffa del 1664 non si riscuote che nellinterno,
elle ne sono esenti nel loro commercio coll'estero; ma elle ne sono gravate nel loro
commercio collinterno del reame, ed inoltre elle sono soggette ad una moltitudine
di diritti locali la lista dei quali spaventosa.
Del resto, forse queste provincie , quantunque cosi fortemente gravate nel loro com
mercio colla maggior parte del reame, hanno tuttavia fatto bene di non consentire che la
tariffa del 1664 fosse riportata alle frontiere. Cliecch ne sia, il vero mezzo di togliere
la difficolt sarebbe di sopprimere una tale tariffa e tutti i dazii locali. Si potr poi
agitare la questione. chi, di Colbert che ha stabilito la tariffa o del ministro che avesse
la gloria di distruggerla, avrebbe fatto maggior IPUP al commercio, e meritasse di es
serne proclamato il ristoratore i.
750 LE mosse.
comunicazione, convenga non ammetterla se non sopraccaricandola di dazii, che
sarebbe a proposito sopprimere, se questi due paesi si trovassero riuniti alla Fran
cia; e se in quest'ultimo caso il vantaggio dei produttori e dei consumatori sa
rebbe essenzialmente differente da quello che oggidi?
lo domander nel medesimo tempo su quale principio fondata la distin
zione delle nazioni pi o meno favorite? se ce ne sieno di tali che la comunica
zione con esse sia pi vantaggiosa che con altre? se, perch la Spagna gover.
nata da un principe di casa Borbone pi utile alla Francia di commerdare con
lei di quello che con qualunque altra nazione? lo domander nalmente, se ai
tempi di Carlomagno, che riuniva sotto la dominazione sua la Francia, lAlema
gna , l Italia ed una parte della Spagna, era saggia ed utile cosa mantenere la
libert di commercio tra questi quattro Stati; e se perch ora obbediscono a quat
tro sovrani differenti, tale medesima libert avrebbe inconvenienti? 141,... >
Io suppongo che queste dill'erenti questioni sieno risolute cos generalmente
come sembra elle dovessero esserlo, e ci e convenire che la nazione la quale ha
dato il primo esempio delle proibizioni si costituita in uno stato di guerra colle
altre; che ella ha portato un grande pregiudicio al commercio generale eper con
seguenza al suo proprio commercio che ne fa parte; che sarebbe a desiderarsi
che le nazioni volessero di concerto sostituire la libert generale ai mezzi che
elle impiegano a gara per prevalere col commercio e che non riescono se non a
ridurle tutte ad uno stesso livello ed a far loro provare un pregiudicio eguale.
Queste confessioni, le quali non si otterrebbero forse mica da tutti, sono senza
conseguenza per la riuscita. Da un lato, e generalmente ammesso che una na
zione si pregiudicherebbe innitamente sopprimendo le sue tariffe, mentre le altre
le conservassero; e dall'altro evidente che mai le nazioni non istabiliranno tra
loro la libert del commercio con un accordo unanime; dimodoch, se il difetto
di reciprocit debbe impedire ciascuna nazione in particolare di stabilirla presso
di se, bisogna aspettarsi a veder il commercio eternamente schiavo, e la libert
relegata in quella classe di beni che si possono desiderare, ma che non per
messo di sperare.
il. _ Esposizione delle false opinioni su questa materia.
Per condurre le nazioni a questo termine tanto desiderabile , baster di pre
sentar loro che sarebbe opportuno che alcuna di esse cominciasse ad abbattere
le sue barriere; che quell esempio sarebbe a poco a poco seguito dalle altre , e
che non c' altro mezzo di pervenire alla libert generale?
Si accuserebbero tosto i losot che predicassero una tale dottrina di essere
disposti a sagricare l interesse presente della loro patria al bene delle altre na
zioni; e di consigliare un male attuale in considerazione di un bene futuro, che
non arriver forse mai, che anzi non deve arrivare. Ditfatto, si dir, questo esem
pio cosi generoso ben lunge di essere seguito render le altre nazioni anche pi
gelose delle loro proibizioni. Elle ne raccoglieranno i vantaggi senza provare
gl inconvenienti della reciprocit. Elle guadagneranno primamente il totale delle
imposte ch' elle riscuotono alle frontiere, senza temere di rappresaglie; elle po
tranno introdurre senza misura in una nazione cosi disinteressata le loro produ
zioni ed i lavori delle loro manifattura e fare con questo mezzo cadere la sua
coltura e la sua industria; mentre elle si guarantiranno elle medesime, o per lo
nBLLw'rsnEssn socrzuz. 75l
meno ch elle ristringeranno a voler loro le importazioni di quella nazione colle
proprie tariil'e. Elleuo cosi perverranno ad impadronirsi di tutto il commercio e
ridurranno quella nazione malaccorta a non essere che spettatrice del loro
successo.
In generale i dazii di tratta sono risguardati , meno come uno spediente di
nanza che come un mezzo di amministrazione utilmente impiegato per favorire
il commercio nazionale, per sostenere lindustria, ed assicurarle la preferenza sugli
stranieri, respingendo i lavori delle loro fabbriche ed impedendo di ritrarne le
materie prime. Le tariffe sono pesi coi quali si pretende governare il commercio,
graduare lentrata e luscita nel modo pi vantaggioso ad una nazione, e far pen
dere la bilancia in suo favore.
Questa dottrina ha per se la pratica universale e l'insegnamento di tutti gli
autori che pretendono aver trattato del commercio nella sua parte politica.
1 Dopo Colbert, dice labatc Galiani, si la distinzione tra l'imposta di protto
e l imposta dincoragglamento. Si conosce la virt e l efficacia della tariffa. Si
sa, che per mezzo di certe imposte, che non sono che vere cataratte politiche, si
regola il livello dei canali del commercio. Si sa che bisogna mettere dazii d en
trata sulle manifatture estere se si voglia incoraggiare le nazionali. Si sa che bi
sogna mettere dazii d uscita sulle materie grezze nazionali per il bene delle ma
nifatture interne. Tutte queste idee sono conosciute, elleuo sono comuni oggidi....
Il Consiglio segue costantemente questi principii in tutti i decreti ed i nuovi re
golamenti, che da un gran numero danni ne emanano pei bene del commercio.
Le corti supreme non ordinano se non dietro i lumi di queste grandi verit, che
sono a di nostri convertite in leggi fondamentali e che entrano nella costituzione
dello StittO n .
Eppure queste grandi verit non sono se non grandi errori; e queste pre
tese leggi fondamentali non sono che leggi positive, arbitrarie, suggerite da una
falsa politica e da idee imperfette della natura del commercio.
La combinazione delle tariffe sembrata uno degli oggetti pi difficili del
governo; ed essa lo diiiatti, tanto pi che priva di qualunque base, e che altra
regola non ha se non la maniera la pi arbitraria di riguardare in tale o tal altro
punto il preteso interesse che si suppone essere quello della nazione. Questa po
litica frattanto generalmente ammessa; ella entra in tutti i nostri trattati; de
cide della pace e della guerra; concorre a. perpetuare gli odii nazionali; stabilisce
la distinzione singolare delle nazioni pi o meno favorite. Il commercio trattato
cosi non incontra altro che ostacoli, e trova tutte le frontiere barricate di proibi
zioni e d imposte ripulsive.
sar abbastanza saggio per dare questo primo esempio; per cessare di rovinarsi,
perch gli altri si rovinano; per fare esperimento della sua libert, e porre in
essa ogni ducia; per far meravigliare i suoi vicini dei proprii successi; per sa
cricare una meschina imposta di cinque per guadagnar cento; per dare un e
stensione inaspettata non solamente al commercio esterno, ma, ci che ben
altrimenti importante, alla sua coltura per mezzo del valore? Frattanto si pre
tende essere molto illuminati in fatto di commercio, e si si mostra gelosi di esten
derlo; ma quali mezzi poi si adoperano per riuscirvi? Lo si fa a brani per istrappar
selo; lo si vuol ritenere incatenandolo; lo si erige in affare di Stato; si stabiliscono
dei consigli e dei sovrastanti per dirigerlo; s intraprende la guerra per il suo
preteso interesse; mentre senza spargere sangue, senza litigare con nessuno, e
cos facile dargli sull'istante tanto straordinario slancio! Amministratori! dm
rete voi ascoltare i consigli di uno di quegli uomini che si vogliono pure risguar
dare come i detrattori del commercio? Spezzate le sue catene, sopprimete i vostri
dazii, ditegli che e libero; lasciatelo fare, e cessate di pigliarvi pensiero di lui.
VI. -- Dcllc/fctlo del rincarimento e delle spese di trasporto.
Questo effetto il medesimo che quello di un imposta messa sull uscita. il
mercante calcola tutte le spese che sar obbligato di fare sino alla rivendita, e
ne regola il prezzo della sua compra in conseguenza; e, siccome tutti i mercanti
provano il medesimo rincarimento, cos tutti fanno il medesimo calcolo.
Ora lesclusione degli stranieri dal vettureggiamento ha evidentemente l'elletto
di rincarirlo, tanto ch'ella sia assoluta, come veniva stabilito dall'editto del 1764
per l'esportazione dei nostri grani, quanto che non faccia che tassare il loro ser
vizio di un dazio sul suolo, imposto per favorire il vetturale regnicolo.
In generale, certo che gli Olandesi navigano con meno spese di noi; il
frutto del danaro, che presso loro e bassissimo, facilita le intraprese, e li costringe
a contentarsi di un beneficio minore di noi; essi vi suppliscono colla loro estrema
frugalita e per l'economia che mettono in tutte le parti della loro navigazione.
Altronde, la marina essendo il loro retaggio, il patrimonio loro, il numero dei
loro bastimenti assai considerevole; ora in qualunque genere la quantit decide
del prezzo.
Da un altro lato, se codeste ragioni inuiscono sul prezzo del vettureggiamento
presso una nazione e lo rendono meno caro relativamente ai prezzi di un altra
nazione; questa differenza sparisce rispetto a molti bastimenti di differenti nazioni
che si trovino in concorrenza in un medesimo porto. Allora non si tratta pi del
prezzo particolare a ciascheduna nazione: tutto cede alla ragione preponderante
della concorrenza; oppure se un bastimento si noleggia a prezzo minore degli
altri, gli e che esso pressato di partire o che la sua rotta lo porta a quel porto.
Ma in generale il prezzo e il medesimo per tutti i bastimenti che si trovano in un
medesimo porto.
In se stesso il nolo non ha guari prezzo determinato; egli si regola secondo
il bisogno e le circostanze: abbassa e rincara secondo la richiesta.
Da ci segue, 1 che il nolo considerato da nazione a nazione pu essere pi
caro presso l una che l'altra; 2 ma ch esso e il medesimo per i bastimenti di
molte nazioni che si trovano in un medesimo porto; 5 che il nolo non avendo
niente di sso in se stesso, ma essendo soggetto, come qualunque altro mercato,
nztcisrensssz socuzz. 757
zione non essendo mica unicamente composta delle due prime classi, debbe pure
occuparsi dell'interesse della classe salariata.
Ho risposto a questobbiezione , riducendo ad un punto unico l'interesse na
zionale, che non debb essere guari calcolato dalla popolazione, ma dallo stato
delle ricchezze rinascenti e dalla rendita alla quale la popolazione e lagiatezza di
questa popolazione sempre si proporzionano. Linteresse della terza classe asso
lutamente subordinato a quell'interesse capitale; ed rovesciare lordine naturale
il voler far prevalere il primo al secondo. C di pi, ed che la cosa non e pos
sibile; perch ferendo l'interesse della riproduzione si diminuisce la somma dei
salarii.
Tutto quello che importa allindustria di avere dei salarii: per lei la
stessa cosa lavorare pei regnicole o per lo straniero; e la consumazione del re
gnicolo tanto pi importante per lei ch'ella sicura ed innitamente pi con
siderevole. Ora, nuocere alla riproduzione con proibizioni od imposte, e inaridine
la sorgente dei salarii nell interno , per mantenerne un le dacqua al di fuori.
Una nazione, quale la Francia, che sarebbe ricca di una riproduzione di cinque
miliardi, ne spenderebbe due in travaglio di mauifatture ed in servigi dogni ma
niera; ed forse molto se ella vendesse allestero per sessanta o ottanta milioni
di manifatture. Questo spediente precario, e che pu essere sospeso, diminuito e
tolto da un momento allaltro, non merita dunque niuna considerazione relati
vamente al travaglio per l'interno, e non debbe mai essere provocato con mezzi
proprii a pregiudicare la somma dei salarii. E cosi che tutto quello che e con
trario all'ordine diventa pregiudizievole: invano gli uomini si sforzeranno di se
stituirvi le piccole vedute della loro prudenza; essi non riusciranno che ad im
poverirsi.
Concludiamo: 1 che l industria propriamente e nella sua massima parte
destinata e legata al servigio della nazione nella quale si trova: 22 che il suo in
teresse non mica di essere impiegata a tale o tal'altro lavoro, ma di avere dei
salarii abbondanti e proporzionati ai prezzi delle produzioni: 5 che il solo mezzo
di assicurarle questo vantaggio di estendere per la nazione i mezzi di spendere
in suo favore, vale a dire di sostenere e di animare la sua coltura collo spaccio
delle produzioni e collo. libert intiera del commercio interno ed esterno.
potesse bastarvi, in tal caso con quale diritto rifiutare un lavoro d'industria, la
cui materia straniera vi manca in tutto ed in parte?
2 Una nazione ben governata, e che godesse della libert intiera del com
mercio, manterrehbe nellabhondanza una popolazione numerosa. Si pu mai te-
mere, che dove si trovino bisogni a soddisfare e mezzi di pagare, non si trovi un
numero proporzionato d'uomini che si allretlino di oiferire il loro travaglio? Voi
non mancherete dunque mai ne di operai, n di materie prime.
5 Mentre voi ambite di fornire l'estero dei lavori della vostra industria per
qual motivo rifiutate voi i suoi? Il commercio non debb' egli essere reciproco per
natura sua? E se voi escludete gli altri in tutto ed in parte non meritate voi di.
essere puniti colla rappresaglia 9
4 Ma non mica soltanto la giustizia che voi dovete consultare, il vostro
interesse. Voi dovete in questa parte riguardare la nazione come composta di
una sola classe, quella dei consumatori, il diritto dei quali non solamente di
essere serviti alle migliori condizioni possibili, ma anche di seguire il gusto loro
e di scegliere. Se i vostri operai non hanno un tal ramo d'industria, perch im
pedire di riceverla da altro luogo? Se essi l'hanno , ma che i lavori loro sieno
inferiori o pi cari, perch sforzare di servirsene? Gl'lnglesi ci sono superiori nei
lavori d'acciaio e nelle chincaglierie; noi pure abbiamo dei generi nei quali siam
superiori a loro; non bisogna che le compre compensino le vendite?
5 Voi opporrete forse, che se ammettete liberamente i lavori dal di fuori,
mentre i vostri non saranno ammessi o non lo saranno se non con imposte, gli
stranieri, colle importazioni loro, faranno cadere la vostra industria e rovineranno
le vostre fabbriche. Ma chi potrebbe dunque procurar loro questa preferenza?
I vostri operai e fabbricanti non sono eglino maggiormente in grado di servir la
nazione? Non hanno eglino meno spese da fare? Non trovano eglino nel loro
domicilio vantaggi che non si pu loro torre?
6 Se malgrado questi vantaggi i vostri operai non potessero ancora in certi
generi sostenere la concorrenza degli stranieri nello stato di libert, ci sarebbe
una prova che in codesti generi la nazione ha interesse di essere servita piuttosto
degli stranieri, e che questa specie di fabbrica ha pi facilit a riuscire altrove
che presso di voi. Forse l'industria nazionale trover il mezzo di vincere tali
ostacoli. Questa cura sua e la concorrenza il vero mezzo di costringerla a
perfezionarsi. Del resto se ella trascura quella. parte, si estender maggiormente
1
in un'altra, e cos potr meritare la pratica degli stranieri.
7' Ma in qual genere d'industria pu trovarsi tale singolarit, soprattutto presso
una nazione famosa per la sua industria? Non certamente in nessuno dei lavori
destinati alla consumazione del popolo, la quale per la sua estensione forma la
parte pi importante, sebbene non sia la pi splendida. Non nella costruzione
degli ediilzii, che uno dei rami principali: non si faranno mai fabbricare in
Alemagna o in Inghilterra case per la Francia. Non e nemmeno nella mas
sima parte della consumazione dei ricchi, la quale si fabbricher sempre sul luogo
stesso. Ci non pu dunque essere che per certi lavori di lusso e di pura fan
tasia, oggetto futile, e che certo non merita alcuna attenzione nella massa dei
travagli; oggetto altronde, nel quale la Francia conserver sempre i proprii
vantaggi. '
8 Chec'chesia, riprendiamo ancora la questione in generale per esaminarla
ueLLmrnnsssn socuLs. 745
sotto un altro rapporto. Questo prcgiudicio e tale che non si pu mai troppo
esienderneula discussione.
Voi temete che per mezzo della libert non reciproca l'estero non faccia ca
dere lindustria vostra colle importazioni sue. Ma io domando quali cause potreb
bero procurargli questa preferenza sui nazionali malgrado i vantaggi della posi
zione loro? Mi pare di scorgere che se ne potessero allegare due.
La prima verrebbe dal buon mercato della mano d'opera in certi generi, che
risulterebbe dal grande risparmio degli operai sui loro consumi; risparmio al
quale i nostri ricuserebbero di ristringersi. Tanto meglio: sarebbe questa la mi
gliore prova dellagiatezza nazionale: se i nostri operai consumano di pi, clic
glino hanno salarii pi forti, proporzionati ai prezzi delle produzioni; e perch
non profitteremo noi del buon mercato che ci si offre? Se dunque una nazione
vicina venisse a capo di attuare il progetto che si era concepito nel secolo scorso,
di ottenere cio la preferenza sull industria straniera collo svilimento del prezzo
dei grani (progetto rovinoso e che ne anche pu aggiungere il suo scopo, in causa
dei rincarimenti periodici che ne risultano), non riman dubbio che in tal caso
non fosse vantaggioso alla nazione di ammettere i servigi di quella nazione oili
ciosa la quale si esaurirebbe per ottenere la preferenza. Poich quello che la na
zione risparmicrebbe in tal genere ella lo spenderebbe in altri a protto de suoi
cittadini. Non sono mai le occasioni n il desiderio di spendere che mancano:
occupiamoci soltanto di estendere i mezzi di spendere.
E invano si dir che, se la nazione ci trova un vantaggio, bisogna pur anche
considerare i interesse degli agenti nazionali che questa concorrenza priverebbe
di travaglio. Se questa considerazione debbe prevalere, per la stessa ragione bi
sogna rigettare tutte le invenzioni che tendono a diminuire il travaglio degli uo
mini, 0 seguendo la parit , non ammetterle se non gravandole dimposte parti
colari che ristabiliscano la concorrenza tra le due maniere di eseguire il travaglio.
La seconda causa che potrebbe favorire gli esteri a pregiudizio dell'industria
nazionale , ha molto maggiore estensione , ed ella procede dai vostri sbagli. Voi
mettete dazii sulle materie prime dell'industria; rincarite la sua consumazione
con innumerevoli imposte indirette; sottomettetc i vostri operai e le vostre fabbri
che ad un ordine di regolamenti; diminuite tra loro la concorrenza con privilegi,
voi vendete ali industria il diritto di lavorare e l esercizio della libert naturale.
Quello che debbe fare meraviglia si chella possa ancora camminare cosi carica
di catene; e voi nel tempo medesimo pretendete di farla prosperare; e voi ambite
la preferenza per lei presso lo straniero! Ma non vedete che tutti codesti colpi
portati alla libert ed allimmunil dei suoi travagli debbono necessariamente
rincarirli a vostro pregiudizio, e renderle formidabile la concorrenza degli stra
nieri? Che avete voi fatto, non per procurarle maggior estensione al di fuori,
poich il reggimento al quale i avete assoggettata ci mette troppi ostacoli, ma
almeno per conservarle la preferenza nell'interno? voi avete gravata l'entrata dei
lavori del di fuori; cosi avete rimediato un male con un male, e costringete la no
zione, che paga i suoi travagli, di pagarli un prezzo pi caro. Ma c' un mezzo
ben naturale di far orire la vostra industria, di renderla meno cara per voi, e
di assicurarle la preferenza all'estero: questo di dichiararla perfettamente libera
e di far cessare tutte le cause che l opprimono. Per esempio, la fabbrica delle
cuoia, fabbrica di prima necessit, gravata dal 1759 di un imposte enorme,
744 La mossa.
riscossa da una regia molto pi terribile ancora della stessa imposta, soprattutto
dall'anno 1772. Il mezzo pi semplice, pi utile di assicurarle la preferenza e
di mettere imposte proporzionate sull importazione? Non avete voi altro inco
raggiamento da offerirle? E non sarebbe molto pi a proposito di scaricarla del
l'imposta interna, o almeno di accettare le offerte che i fabbricanti fanno da tutte
le parti del reame, di fornire al re la somma medesima ed anche maggiore di
quella ch'egli ricava netta dalla regia riscotendola essi medesimi? Lo stesso si
debbe dire delle cartiere, fabbricazione tanto pi essenziale, che ella provvede a
un bisogno assolutamente necessario, e che inerente all'istruzion pubblica, e che
da parecchi anni gravata di un'imposta anche pi pregiudizievole pel modo con
cui pcrcetta, di quello che non sia per se medesima onerosa, perch ella espone
i fabbricanti a un continuo pericolo di contravvenzioni. E bisogna dire lo stesso
delle magone, fabbrica di prima necessit, perch quella che fornisce la materia
prima di tutte le arti, di tutte le manifattura e dell'agricoltura, di quest'arte primor
diale e alimentatrice di tutte le altre. I diritti del marchio dei ferri, tanto aumeus
lati da alcuni anni, son tali che la Svezia, malgrado le spese considerevoli del
trasporto, trova mezzo di versare in Francia ferri, che per il loro buon mer
cato ottengono la preferenza sui ferri nazionali. Ma c' dunque nulla di pi con
traddittorio al desiderio di prevalere sugli stranieri, che di gravare talmente nel
l'interno una produzione nazionale che lo straniero trova mezzo di sormontate
con vantaggio l'ostacolo della lontananza? Ed dunque con un'imposta messa
sull'entrata dei ferri esteri che conviene sostenere le ferriere nazionali? Ma questo
prcleso incoraggiamento altrettanto pi funesto, ch' esso tende a rincarare per
tutti i consumatori non una mercanzia lavorata, ma una materia prima, che e un
mezzo di fabbricazione per tutte le arti. Non torna dunque molto pi a proposito
di render libera questa fabbrica nell'interno? E questo tanto pi giusto, che il
minerale per se medesimo non vale se non le spese di estrazione; che la mano
dopera non da potersi caricare d imposta in questo genere d'industria pi che
in qualunque altro ne] sia, e che le legne che vi formano la spesa maggiore, e
il cui prezzo costituisce principalmente il prezzo dei ferri, pagano gi, prima an
ch'essi l'imposta, cosicche quella messa sui ferri un doppio impiego.
Se i ferri nazionali, quantunque resi liberi, non potessero ancora sostenere la
concorrenza dei ferri esteri, gnardiamoci bene di allontanare questi con dei dazii
d'entrata. L'interesse di tutti i consumatori, di tutte le arti, di tutte le manifat
ture alle quali il ferro e necessario, e certamente l'interesse nazionale. Quantun
que nei possediamo molte miniere, noi non dobbiamo avere nessun rammarico
di comperare questa materia prima dall'estero. Il basso prezzo dei ferri suppone
nessun valore delle legne; il principale vantaggio di codesta fabbrica e di procu
tare lo sbocco delle legne. Proprietarii nel caso di vendere le loro legne pi van
taggiosamentc di quello che non convenga a delle magone , non hanno biso
gno di un tale sbocco, che non che un meno-male. A misura che le legne acqui
steranno maggior valore, sia per le comunicazioni aperte, sia per l'aumento della
popolazione, la fabbrica dei ferri diventer meno lucrativa. Le nazioni debbono
fabbricare tanto meno ferro, quanto pi antico il loro incivilimento, e eh ei
leno hanno fatto maggior progresso verso la ricchezza e la prosperit. Questo
commercio e assegnato dalla natura ai popoli che posseggono vaste foreste incolte,
prive di qualunque sbocco, e dove si. trova anche un vantaggio a bruciare un'im
oizu. isransssn socuzs. 745
mensa quantit di leghe pel solo valore dei sali che si ritragono da] liscia
fatto colle loro ceneri. Un tal commercio secondo l'ordine naturale delle cose con
viene ai paesi incolti , ai paesi nordici, alla Russia , alla Siberia. Non dunque
una perdita per una nazione se questa fabbrica cade presso di lei per una conse
guema dell'alimentazione delle ricchezze , degli accrescimenti della popolazione ,
della moltiplicazione degli sbocchi, perch essa non vi diventer impraticabile se
non perch vi sar surrogata da produzioni pi lucrative.
lo ritorno alla tesi generale che tratto qui, notando che quello che sostiene
tra noi l'industria in mezzo agli ostacoli ch'ella incontra e gli permette, malgrado
il rincarimento de suoi travagli, di vendere al di fuori, sia che dappertutto l'io
dustria. e trattata presso a poco lo stesso, la qual cosa la mette al livello della
nostra. Perci dunque le nazioni tanto gelose di prevalere, non mantengono la
bilancia tra loro, se non per un equilibrio d'impoverimento , elle rinunziano alla
libert, allemulazione , alla concorrenza e non cercano ad avere il di sopra , se
non che raddoppiando gl'inceppamenti, le proibizioni, le imposte. Ila questo li
vello non esisterebbe pi e la bilancia traboecherebbe tosto in favore della na
zione, la quale levasse la prima tutte le sue barriere e si rimettesse in possesso
desnoi vantaggi naturali. Ella medesima rimarrebbe stupita dei suoi successi.
Malgrado la libert intiera dell'importazione, la sua industria non avrebbe pi a
temere la concorrenza in alcuna parte importante, e le altre nazioni non potrei)
bero sostenere la sua. Invano ostinandosi a mantenere il loro reggimento proibi
tivo, vorrebbero esse respingere i suoi lavori con nuove imposte: il contrabbando,
incoraggiato dalle circostanze, saprebbe vincere gli ostacoli e penetrare malgrado
le tariffe: ella moltiplicherebbe le importazioni in ragione del benecio che tre
verebbe da una parte nell'abbassamento del prezzo delle sue compre presso la na
zione libera, e dall'altra nell'elevatezza dei dazii dentrata presso le altre. Le na
zioni vicine sarebbero dunque pur esse sforzato di ricorrere alla libert per ista
bilire l'equilibrio. E si domanda se sarebbe pericoloso per una nazione di dare la
prima l'esempio della libert? il vantaggio sarebbe per lei cos grande, che se io
non facessi professione di credere che gli sbagli e il disordine di una nazione non
possono veramente ridoudare a profitto di un altra , e che ciascuno di esse non
pu pervenire all'estremo termine possibile delle ricchezze e della felicit Se non
che quando elle saranno tutte sottoposte alle leggi dell'ordine, sarei tentato di
augurare alla mia patria che le altre nazioni non seguissero tanto prontamente il
suo esempio.
Non si muova dunque pi oltre rimprovero ai losofi che insegnano i
principii dell ordine sociale di non occuparsi che delle ricchezze e niente affatto
della popolazione. Eglino si occupano etcaoissimamente della popolazione, de
mezzi di estenderla e di mantenerla nellagiatezza, stabilendo le condizioni sociali
le pi favorevoli alla riproduzione, perch gli e collaccrescimento delle sussistenze
che bisogna adoperarsi adaumentarla.
Se pure si faccia astrazione dagli individui per esaminare la potenza di uno
Stato, e i suoi mezzi di potenza, pur anche dalle ricchezza rinascenti piuttosto
che dalla popolazione che bisogna calcolare, perch se la forza di un imperio con
siste nella quantit degli uomini chesso pu impiegare alla sua difesa e alla sua
sicurezza, questa quantit e relativa alla somma. che pu spendere per mantenere
tale forza, e per conseguenza allo stato della riproduzione. Ora , la classe indu
746 / LI! Tnosmz.
striosa che si trova in una nazione non contribuisce per nulla a questa spesa ,
perocch ella non menomamente produttrice di ricchezze. Centomila uomini di
pi occupati a dei travagli di manifattura, e cento milioni di ricchezze impiegate
in intraprese di questo genere, nulla aggiungono alla potenza dello Stato, perch
ne questo capitale ne i lavori che ne risultano, non sono contribuenti, e che cotali
uomini non possono essere rimossi da tali travagli se non inno a tanto che lo
Stato ritragga dal prodotto delle terre il mezzo di mantenerli. Non c' dunque da
calcolare su questo rapporto che gli uomini e'i capitali impiegati a far rinascere
le ricchezze? Debbesi concluderne che gli uomini e i capitali impiegati nei tra
vagli dell'industria sieno inutili? No senza dubbio, perch eglino servono ai no
stri bisogni, e che procurano una consumazione utile che sostiene il valore: ma
essi non sono un mezzo di potenza.
(1) Questo autore Turgot, e la citazione estratta dalla Lettera ai! abate Terry
sul marchio dei ferri (1773). .
oeufrsruaassl 90enne. 749
della la medesima esclusione degli. esteri; non vedono essi. che in questo mede
simo equilibrio di vessazione e d'ingiustinia tra tutti i generi dindustria, nei
quali gli artigiani e i- mercanti di ciascuna specie oppr'imono come venditori e
sono oppressi comecomprat'ori, non c' protto per nessuna parte; ma che c'
una perdita reale per la totalit del commercio nazionale, o piuttosto per lo Stato
il quale comperando meno dall'estero, meno pure gli vende, e nel quale l'aumen
tazione forzata dei- prezzi, per tutti i- compratori, diminuisce necessariamente la
somma dei godimenti , la somma delle rendite-disponibili, la ricchezza dei pro
prietarii e del sovrano, o la somma- dei salarii da distribuire al popolo. Perdita
raddoppiata ancora, perch, in questa guerra di oppressione reciproca, nella quale
IIQOVRI'BOPBBSL'I la sua orza a tutti contro tutti, non si- e eccettuato che il solo
ramo della lavorazione delle terre , che tutti opprimono di concerto con questi
monopolii esclusivi degli esteri, ma che, ben lontano di poter'opprimere nessuno,
non: puoi mai godere del diritto. naturale di vendere la- sua derrata, ne agli esteri
e nemmenofa quesuoi concittadini elio volessero-comperarlu; per guisa che, di
tutte laclassi di. cittadini lnhoriosi, non c che il coltivatore che soffra del mo
nopollotoome compratore, e che ne soffra nel tempotmed'esimo'come venditore;
nomo' che essochc non- possa comperare liberamente dagli esteri alcuna delle
cose di- cui ha bisogno; egli solo non- pu vendere liberamente all'estero la
derrata. che produce; mentre il mercante di panni oqualunque altro compera
quanto grano vuole dagli stranieri e vende sino che vuole il suo panno agli stra
nieri. Per quanti sotlsmi linteresse particolare di alquunti commercianti possa
cumulare, la veritIe che tutti il rami di commercio debbono essere liberi, egual
mente liberi, intieramente liberi; che il sistema di alcuni politici moderni che
s immaginano favorire il commercio nazionale vietando l entrata delle mercanzie
estere e una-mera illusione; che questosistema non nisce ad altro che a ren
dere tutti-i rami del commercio nemici gli uni degli altri'ed a nutrire tra le na
zioni un germe di odio e di guerre, i pi piccoli effetti delle quali sonomille volte
pi costosi aipopoll, pidistruttori della ricchezza, della popolazione, dellafeli
cit, dilquello che tutti i piccoli protti mercautlli- che simmagina di assicurarsi
possano essere vantaggiosi alle nazioni che se ne lasciano sedurre. La verit e
che volendo nuocere agli altri, si si nuoce a se medesimi, non solamente perch
la rappresaglia di tali proibizioni cos facile a immaginarsi che le altre nazioni
no'ntmancano-mai di prendere anch'esse il partitomedesimo; ma ancora. perch
si tolgono a se medesimi i vantaggi inestimabili' diun commerciolibero, van
taggi tali, che se un grande Stato come la Francia'volesse fame 1 esperienza, il
progresso rapido del suo commercio e della sua industria coslringerebbe le altre
nazioni adimitarlo per non essere impoverite- dalla perdita totaledellloro com
mercio.
- Quellochedebbefare la vera politica diabbandonarsi'al corso della na
tura ed al corso del commercio, non meno necessario, non menoirresistibileche
il corso della natura, senza pretendere dirigente con'delle'esclsioni, delle proi-
bizionio'dei protesi incoraggiamenti', porche, per'drigerlo senza dlsturbarlo e
senza nuoeore'a'se medesimi, bisognerebbe pater seguire tutte le variazioni dei
bisogni, degli interessie- dellindustn'zr degl'uomini; bisognerebbe conoscerli con
talef'pmtieolareggiamontocliol lisicamenteimpessihileprooumrselo, e sul quale
il governo pi-abile; [n' attivo, pi occupato delle particolarit riseliierasempre'
750 - Le mosse.
mare che voi agognato; altro errore anche questo che prova che voi considerate
il danaro come la principale ricchezza, come un bene che non si possa mai troppo
moltiplicare.
Avete dunque voi determinatamente l'ambizione di prevalere sugli stranieri
col commercio e collindustria? c' un mezzo di riescirvi, non gi un mezzo fat
tizio ed immginario, ma infallibile. Tutte le nazioni dell'Europa sono oppresso
da imposte indirette, da pastoie, da proibizioni che gravano e rincarano tutti i
travagli. Prendete la strada contraria: rendete la vostra imposta regolare; scari
cate tutti i travagli da qualunque tassa, da qualunque costrizione: voi vedrete da
tutte le parti le produzioni aprirsi nuove strade, la manifattura diminuire di
prezzo ed i lavori dindustria ottenere la preferenza sull'industria straniera rinca
rita dall'imposta. Voi vedrete i commercianti ed i vetturali fuggire dalle nazioni
imprudenti che continueranno di vessarli, accorrere presso voi ed allret'tarsi a
servirvi nelle vostre vendite e nelle vostre compre coi loro capitali e colle loro
vetture.
Gli con una migliore amministrazione che conviene ad una grande nazione
di cercare di prevalere; ed allorch il suo esempio sar seguito dalle altre nazioni
attente alle cause ed ai progressi della sua potenza, allorch queste le tori-anno,
riformandosi elleno stesse, quel vantaggio chessa per un certo tempo non avrai
dovuto se non ai loro errori, sar questo lo stato pi desiderabile ed il termine
della prosperit universale.
CAPITQLO IX.
Giusta quanto ho stabilito nei tre capitoli precedenti io sono ora dispensato
di trattare questa questione molto distesamente. 10 non dir che due parole sul
l'interesse delle colonie, il quale evidente; mi estender maggiormente su quello
della metropoli, il quale e pi difficile a discernersi e pi offuscato dai pre
gudizii.
l. - Che la libert del commercio e l'interesse evidente delle colonie.
loni sopra questo obbietto, di quello che dire a tal cantone del reame, voi colti
verete fromento, ed a tal altro voi coltiverete la vite. Egli debbe avere la sua parte
nel prodotto netto; non gl'importa poi in qual genere tale prodotto netto esista.
invano si dir che non opportuno di permettere che si occupi un clima il quale
pu dare produzioni preziose con produzioni che si raccolgono in Europa. Quale
alTare della colonia: se a lei non sia utile, essa non lo far; riposate pure sul
suo wlcolo, egli sar sempre pi illuminato del vostro.
resse loro, ch' essi conoscono meglio di qualunque altro, basta per impedrneli.
Ma la proibizione una prova chessi avrebbero il vantaggio sulle fabbriche na
zionali; ella dunque formalmente diretta contro l interesse della metropoli, la
quale in questa parte come in tantaltre, pospone il suo interesse evidente a quello
degli agenti dellindustria e del commercio. L'interesse suo tanto pi sensibile
in questa parte, perch la fabbricazione sui luoghi risparmierebbe una gran parte
di spese di trasporto.
La fonte di questo errore sta nello false idee che si hanno dell industria, e
perch si scambiano spese per profitti.
Osserver, per questo riguardo, che mentre si crede dover sacricare l inte
resse dei consumatori al vantaggio della mano dopera, sembra contraddittorio a
questo principio di proibire in Francia la fabbrica delle acqueviti di zucchero, e
di obbligare di rimportarle in Olanda, dove le si convertono in acqueviti che si
spargono per tutto il Norte.
La ragione fisica di tale proibizione (perch ogni cosa ha la sua ragione)
che quellacquavite non buona. Senza dubbio, chella pu essere non cos buono
come quella del vino; ma per ne bisogna ad ogni costo; ella sarebbe buonissima
per le vernici; e per certi usi la si dice anzi preferibile; e la prova ch'ella nulla
ha di cattivo, e che se ne fa uso in tutto il Norte, e che alle isole non si fanno
liquori spiritosi. .
La ragione politica, che lo spaccio di siifatte acqueviti di zucchero nere
rebbeal valore delle acqueviti di vino. Ma una propriet nulla debbe ad unaltra,
e c' un'altra causa che ben altrimenti pregiudica al valore dei nostri vini ed
aoqueviti, e che non mica ditiicile a indovinare.
per ci, che dal momento che si si allontana dalla regola invariabile del
l'ordine, tutto diventa incertezza, eccezione, variazione, contraddizione: si vuole
e non si vuole; si ordina e si proibisce; si favorisce, s impedisce senza. nessun
principio fisso.
Ma, si dice, cosa sarebbe dei cittadini della metropoli che sono occupati a
fabbricare le produzioni delle colonie? Essi farebbero qualche altra cosa. Si tratta
di sapere se sia ugualmente utile alla metropoli ed alle colonie di risparmiare sulla
mano d'opera e sulle spese di trasporto. Se si conviene in questo, ogni discorS0
finita; 0 veramente bisogna ammettere per principio che giovi ricercare le spese
per le spese, perch molti uomini vivono su questo dispendio. Perci si dovr
prescrivere la stampa perch ha portato via il travaglio a moltissimi copisti, e il
telaio da calze che ha in gran parte soppressa la manifattura delle moglie a ferri
Vlll. - Dellinleresse che la metropoli crede avere di riserbarsi
il vettureggiamcnlo delle produzioni.
Tutto per tal maniera si collega. La metropoli ha creduto che fosse di suo
interesse provvedere le sue colonie delle sue produzioni e delle sue manifattura,
e posto ci diventa indispensabile che le vendite della metropoli alle colonie si
facessero per mezzo di vetturali regnicoli', da ci derivato per le colonie tutta
la perdita che risulta dalla mancanza di concorrenza; da quel momento altres,
indipendentemente dati imposta riscossa in Francia, era indispensabile che i ri
torni si facessero per mezzo delle stesse vetture, e ne sono seguiti per la metro
poli tutti gli svantaggi del difetto di concorrenza, 0 a meglio dire, la perdita sul
nsu} ls'rnsssz socuus. 759
IX. -_ Dcll interesse, che la metropoli crede avere di non permettere alle sue
colonie di comperare negri se non da agenti nazionali.
Io qui non esamino guari la natura di tale commercio nel punto di diritto.
permesso comperare degli uomini per ridurli a schiavit? permesso di favo
rire e di alimentare con tale commercio tutti i delitti ai quali si lasciano andare
quelle nazioni barbare, e le guerre chelleno si fanno continuamente tra loro per
provvedervi? Gli Europei vorrebbero essi venir trattati allo stesso modo? La giu
stizia essa applicabile alle relazioni tra gli Europei e gli Aicani? oppure la
dilsrenza tra il bianco e il nero esigerebbe altri principii e unaltra morale! Tutto
questo non entra nel mio subbietto.
Io qui non considero i negri se non come animali che servono alla coltura:
e molti sono pur troppo coloro che non li considerano altrimenti. Ora, ci posto,
i interesse delle colonie che impiegano questi animali, di comperarli al minor
prezzo possibile; cosa notoria ch esse li comperano molto pi cari dai nego
zianti francesi, di quello che li pagherebbero nello stato di concorrenza: n chiara
prova il contrabbando che in questo ramo si fa.
Ma codesto rincaramento degli strumenti rincara le spese di coltura, dimi
nuisce il prodotto netto, e la parte che lo Stato ci dovrebbe avere: esso nel me
desimo tempo rincara le produzioni che sono i frutti di quella coltura. dunque
tanto contrario agl interessi della metropoli, come a quello delle colonie; esso
produce l'effetto medesimo che se per mezzo di un esclusione i coltivatori ve
dessero i cavalli rincariti da 50 a '100 lire.
Questa perdita della metropoli e delle colonie essa menomamente compen
sata dal vantaggio di concentrare tutti i henecii e le spese di tale commercio
negli agenti regnicoli? Cos si crede, e questa persuasione il motivo di questa.
esclusione e di tutte le altre. Ho suiiicientemente confutato quest errore nel ca
pitolo VII, 8. V.
CONCLUSIONE Dl QUEST OPERA.
Ho dimostrato in quest opera quali sieno le cause del valore e della sua in
uenza sulla rendita e sulla prosperit di una nazione; ho determinato le fun
zioni del danaro, la sorgente e gli effetti della circolazione; ho stabilito la natura
dei travagli dell'industria e del commercio, 1 utilit loro rapporto ai nostri biso
gni , ma la sterilit loro assoluta in quanto all accrescimento delle ricchezze.
Da queste verit disvolte e considerate sotto tutti i loro rapporti, ho tratto la
conseguenza dellunit dell interesse sociale e della sua conformit colle leggi
della giustizia: principio della pi grande fecondit, che decide tutte le que
stioni di economia politica, che dissipa tutti i pregiudizi che non sotirene ecce
zione u modicazione, che presenta agli amministratori un punto sso e inva
760 LE 'rnosivx.
riabile, senza del quale guari non esisterebbe ordine sociale, n regola certa nes
suna per procurare il bene degli uomini riuniti.
L'interesse delle classi del commercio e dell'industria sarebbe contrario all'in
teresse sociale, se potesse essere risguardato separatamente. Io dunque ho trat
tato dell'interesse di queste due classi , provando ch esso essenzialmente rac
chiuso in quello della riproduzione; che volerlo procurare con mezzi contrarii al
bene della coltura, volere l'effetto senza la causa; che siccome questi travagli,
lungi d accrescere le ricchezze, sono un oggetto di dispendio, la nazione che li
paga ha interesse di ristringerne le spese e per conseguenza di assicurare la pi
grande libert ai loro agenti e di non assoggettarli a nessuna contribuzione.
questo il male che desiderano a queste due classi i filosofi che fanno pro
fessione dinsegnare le leggi dell'ordine sociale: possano elle non trovare mai
avversarii pi grandi! E non si nisce di dire che cotali losol non conoscono
patria, che sono indifferenti alla sorte dei loro fratelli, ch' eglino dichiarano di
amare tutti gli uomini , per dispensarsi di amare pi particolarmente i loro con
cittadini: si rimprovera loro di non occuparsi se non che dell'interesse dei pro
prietarii, senza dubbio perch domandano che tutta limposta sia riportata su di
questi, e che provano che ci debb' essere. Si accusano di essere detrattori del
commercio e dell'industria, senza dubbio perch patrocinano in favore di questi
travagli la libert e l'immunit; perch dimostrano che non essendo questi me
nomamente produttivi di ricchezza, ma un puro oggetto di dispendio pagato dalla
riproduzione, non si pu gravarli d'imposta. E persone d'intendimento si appi
gliano alla denominazione di sterili data a questi travagli; si arrovellano come
stizzosi fanciulli di una parola che si loro le cento e cento volte spiegato , che
non ha relazione ne all'importanza n all'utilit riconosciuta di tali travagli, ma
che non serve ad esprimere se non la differenza fisica che c, tra il ritrarre
dalla terra merce il proprio travaglio e il beneficio della natura produzioni le
quali senzesso non esisterebbero, e ricevere per prezzo di un servizio qualunque
produzioni che un altro ha fatto nascere.
Ma questi losofi sanno pur anche, che sitfatti travagli essendo un oggetto di
dispendio, l interesse di coloro che lo pagano e d essere serviti in uno stato di
concorrenza. per ci chessi invocano, per le due prime classi proprietarie della
totalit della riproduzione, la soppressione di qualunque preferenza, di qualunque
privilegio, di qualunque esclusione; persuasi che quanto pi si risparmii sopra
una spesa tanti pi godimenti si si possano procurare; che coloro che pagano
hanno interesse e diritto. per legge naturale, di non pagare che il giusto prezzo;
che la concorrenza in tutti i travagli ed in particolare in quelli del commercio
della pi grande importanza per il valore, e in conseguenza per la riproduzione ,
sorgente unica di tutte le spese; ch ella e dunque sotto questo rapporto linte
resse di tutti, perch tutti vivono sulla riproduzione, perch vivono meglio ed in
maggior numero, quanto pici sia da dividersi. '
dunque questa concorrenza cosi giusta in se medesima contro la quale si
elevano gli agenti del commercio e dell'industria: e questa ci che li ferisce tal
mente nella dottrina di que loso, che non tengono loro conto di quello che
insegnano di favorevole ad essi; ed per guarentirsi da tale concorrenza eh essi
invocano le imposte d incoraggiamento e i dazii di tratta. Si direbbe che se essi
avessero la scelta tra l'immunit dei loro travagli e la concorrenza, essi preferi
uLL'mrannssn socun. 761
rebbero l esclusione con tutto il carico delle imposte; e che si assoggetterebbero
a tutte le tarilfe, sicuri di risarcirsene sulla nazione e ricacciarne tutto il peso
sopra di lei.
E non cessano di dirci che se bisogna ineoraggiar la coltura, bisogna anche
sostenere l industria, e riguardarte come due sorelle. Senza dubbio che sono
due sorelle; ma c' una sorella primogenita che nutre la seconda, e mai la so
rella maggiore sollecito n esclusione, n privilegio, n imposta d incoraggia
mento contro la sorella minore. Bisogna sostenere l'industria; ma ci non debbe
avvenire nuocendo direttamente o indirettamente alla coltura che lalimenta. Non
e mica dalle foglie, ma dalle radici che si coltiva un albero: le foglie lo abbelli
scono e contribuiscono anche al suo crescimento; ma la radice quella che loro
fornisce il succhio di cui si nutrono.
DISGUSSIGNE
SUL DANARO E SUL COMMERCIO i"
I! IISDOS'I'A
SIGNORE,
(i) Chiudiamo il presente volume con due opuscoli di Letrosne, che non sono compresi
nella Raccolta dei Guillaumn, ma che si possono riguardare come una rivista compendiosa
de'princlpii tisioeratici, quantunque pubblicati anteriormente ad alcuni degli scritti che
qui precedono.
DISCUSSIONE SUL DANABO 1: sul. COMMERCIO. 765
monetato non mica una ricchezza di godimento: non lo si riceve se non per
cambiarlo, e non si cerca che a darlo via.
Ma, voi aggiungete, egli divenuto presso quasi tutte le nazioni un
segno di ricchezza, contro il quale elleno sono sempre pronte a fare
cambi 1.
No signore, il danaro non gi un segno, ma e ricchezza; perch egli ha
per se medesimo come metallo delle propriet. usuali che gli assicurano un valore
venale e la sua rarit dandogli un gran valore, espresso in poco volume, lo ha
fatto adottare, per universal convenzione, per essere la misura dei prezzi. L'argento,
considerato come moneta, non ha in tal condizione n propriet, n godimento,
ma rimane sempre ricchezza la quale si compera. valore per valore eguale.
Ora siccome qualunque atto di commercio debbe terminarsi coll'acquisto di
beni adatti al godimento, e che l'argento monetato non una ricchezza di
godimento; egli non pu mai essere, rispetto a colui che lo riceve, se non che un
pegno intermedio tra le vendite e le compre. Il danaro non dunque segno, ma
ricchezza, ed esso non stato scelto per misurare i valori, se non perch esso
medesimo ha un valore venale.
lo non dir mica lo stesso riguardo alla Carta che entra in commercio. Non
di meno non la riterr manc'essa come un segno di ricchezza, ma semplicemente
come un titolo che impegna le ricchezze di colui che la emette verso quello che
la riceve. Siccome essa nulla per se medesima, la non si riceve se non perch
ella suppone una ricchezza reale, impegnata dal patto ch'ella enuncia; la (160'
sia pi o meno grande in quella ricchezza reale che la fa giudicare pi o men0
solida; in vece che il denaro essendo veramente una ricchezza che vale quella
dataue in cambio, ne tiene perfettamente luogo, e non ha bisogno di titolo n
di cauzione.
Voi aggiungete che il danaro, in tutta Europa, serve di misura si cambi .
Ma sarebbe stato pi esatto il dire che il danaro una misura di valore
nei cambi; perch il danaro non mica una misura come un'auna o una testi,
delle quali si si serve per misurare le mercanzie che si cambiano. Egli medesimo
ha un valore in quanto che esso e ricchezza. Egli non la misura della quan
tit delle cose che si cambiano, ma la misura delle cose che si cambiano, il che
, senza dubbio, assai differente; ed anzi il suo valore diventato per conven
zione una misura tanto ordinaria, ch'ella sempre implicitamente la regola dei
cambii che si fanno di derrata con derrata. Se io cambio un bove con un ca
vallo, comincio dallo stimare in danaro il valore dell'uno e dell'altro.
Dove manca il danaro, i cambii languono, la circolazione lenta, l'agri
coltura e le operazioni dell industria sotirono, e ne conseguita la miseria "
Cosi dite voi.
spieghiamo un po tutto questo : dove manca il danaro certo che
non ci saranno cambii con denaro; ma ce ne potranno essere di derrate con
derrate.
Del resto, qui voi mettete l elietto avanti la causa. Dappertutto dove si
manca di danaro, vuol dire che non si ha con che cosa comperarlo.
Ora, non lo si pu comperare se non colle ricchezza che somministra la
gricoltura. L'agricoltura non langue dunque, perch il danaro manca; ma il
danaro manca, perch l'agricoltura langue.
764 La mosse.
- Le nazioni che non possedono le fonti del danaro e che lo acquistano
con produzioni, non impoveriranno lasciandone uscire, allorch elle pos
- sono rimpiazzarlo .
Poich voi ne convenite, ho avuto ragione di dire che una nazione in questo
caso non impoverisce; poich mai non si d danaro per nulla.
Ella lo ha dato per un valore eguale in mercanzie che ha preferito.
Se il danaro venisse a sparire del tutto, cio non potrebbe accadere se
a non perch le produzioni non fossero bastate al surrogamento , il che sa
rebbe un indizio certo d'impoverimento, qualunque poi ne potesse essere la
causa .
Ma come mai volete, o signore, che il danaro possa sparire del tutto? Non
solamente bisognerebbe supporre che non ci fosse pi in quella nazione rinno
vamento di produzioni per ricomperarne, ma inoltre chella non potesse ricon
vertire in danaro cio che ella ha comperato con danaro. Questa supposi
zione non nella natura delle cose.
a Voi non invidiato, dite voi, alle nazioni che hanno delle miniere il van
taggio delle loro possessioni n.
E nemmen io , signore, perch io ne avr la mia parte, se colla compra
elleno vorranno far uso delle mie produzioni, che sono pi necessarie che il
loro argento.
' - Ma voi non vedete come le altre nazioni sieno assicurate d'avere tanto
metallo per quanto ne abbisognino .
Io lo vedo benissimo , perch elle ne hanno sempre abbastanza. Il danaro
non manca mai di presentarsi tutte le volte che la facolt di consumare con
corra col bisogno di vendere. Estendete cotal facolt, il danaro, senza aumentare
nella massa, baster a misurare tutti i valori che si vorranno paragonare pei
cambii; perch la celerit del suo movimento sar pi rapida; egli non far
che scorrere da una mano allaltra. Siccome le derrate si consumano, e che il
danaro incorruttibile, il medesimo danaro in un anno serve cento volte a
misurare il valore delle dillerenti produzioni; ed anche una nazione nella quale
la coltura raddoppiasse, non avrebbe mica bisogno di raddoppiare la massa del
suo numerario; perch, quanto pi una nazione ricca, tante pi persone ci
sono presso lei, la solvibilit delle quali bene stabilita e le cui promesse scritte
circolano come danaro contante.
Voi sapete non pertanto chelle possono procurarsene pi o meno, se
condo ch'elleno avranno pi o meno produzioni loro proprie da vendere .
in questo caso, signore, voi sapete dunque che tutto quello che-ci debbe
stare a cuore di avere produzioni.
1 Nella stessa guisa, voi non avete alcuna inquietudine per-una nazione
qualsiasi la quale non abbia miniere, sulla falsa operazione di acquistare
danaro pi di quello che le bisogni, e voi- avete ragione .
Tutte le nazioni che non hanno miniere, comperano il danaro; e siccome
ci sar sempre danaro da vendere per dei beni usuali, perch l'argento mone
tato non serve che a questo, elle non ne mancheranno mai in fino a tanto che
avranno con che comperarne. Se voi dite ch'elle non possono averne di troppo,
questo vero nel senso ch'elle non possono avere mai troppo di quelle ric
chezze che si possono aver col danaro, e che le loro produzioni non possono
DISCUSSIONE SUL mano a SUL comincio. 765
avere troppo valore, perch quando queste sono a vil prezzo, esse non hanno
il valore necessario per avere molto danaro.
Ma voi credete che una nazione la quale per la vendita delle produzioni
del suo suolo e delle manit'atture attirasse una grande massa di danaro, au
' meriterebbe le sue ricchezze .
Errato, signore; ella aumenterebbe la massa del danaro presso di se e non
le sue ricchezze; perch ella avrebbe pagato questo danaro tutto quello che esso
vale. Ella avrebbe acquistato danaro, ma non avrebbe pi le ricchezze che
avesse dato per averlo; non c' dunque in ci aumentazione di ricchezze.
93 Colui che ricco di due, eche li da per aver due, rimane sempre ricco di
due; perch, come mai per tal mezzo sarebbe egli diventato ricco di tre? Egli ha
mutata la specie della sua ricchezza, ma senzaumentazione n diminuzione del
valore venale a meno che voi non voleste farci credere che non vi sia se non
il danaro che sia ricchezza; ma io non posso pensare che tale sia la vostra
opinione. Una sillatta opinione sorprenderebbe di molto un coltivatore il quale
convintissimo che una pecora valga meglio di uno scudo, perch in un anno
ella d la sua lana, un allievo e del letame; mentre uno scudo tenuto per un
anno in serbo nulla gli avrebbe prodotto; e che quello ch'egli abbia a farne
meglio di darlo via quanto pi presto possa per un'altra ricchezza proficua.
Voi forse direte: L estero ha consumato ci che ha ricevuto da voi, e
vi ha data una ricchezza incorruttibile che voi avete ancora quand'egli non ha
pi la vostra. Ma egli ha fatto bene a consumarla perch inllne tutto debbe
andare a tim'r la; ed io dal mio canto non ho ricevuto il suo danaro se non
per convertirlo in consumazione: senza questa sicurezza di poterlo a mia volont
cambiare con beni usuali non lo avrei certamente preso.
Le produzioni cresceranno, secondo voi, in quantit colle ricchezze; lo
stesso avverr dei travagli dell industria, e laglatezza pubblica verrebbe,
senza uscire, pel valore delle produzioni e della mano dopera al livello del
prezzo comune delle altre nazioni .
No signore; posto che l accrescimento della massa del danaro non ac
crescimento di ricchezze, tutti que felici risultati che voi attribuite all introdu
zione del danaro spariscono; quello che c' di singolare si e che voi non attri
buite tutti cotali felici effetti che al commercio i cui ritorni si operino in da
naro; per modo che se lestero ha pagato in mercanzie voi non ci vedete pi
nulla di vantaggioso: per verit, sarei quasi tentato di credere che voi riteniate
il danaro come la sola ricchezza; ma nulla cos indill'erente alla coltura come
che i ritorni si operino in danaro o in mercanzie. ll coltivatore che ha venduta.
la sua produzione non ne ricever mica il prezzo una seconda volta perch il
Portogallo ha pagato in danaro, e non vender mica con maggior vantaggio
quella che gli rimane.
Lo stesso avviene dell industria; quella introduzione di danaro non au
menter mica ne la somma dei salarii, n quella del travaglio; perch, dal mo
mento che ella non contribuisce per nulla ad accrescere le ricchezze, ella non
pu estendere la facolt di spendere comperando lavori di manifattura.
Dopo aver cercato di provare con ragioni l'efficacia che attribuite al denaro,
,voi cercate, signore, di confermarlo con un esempio.
Ed in prova citate il seguente:
766 Li: 'rnosn.
Quando non ci sono, voi dite, che cento coppie di pernici in sul mercato
e centocinquanta scudi (5 lire) per comperarne non mica soltanto perch
1 un tal numero di scudi eccede il numero delle copie delle pernici, che queste
valgono 4 lire, 10 soldi, ma perch il numero delle coppie di pernici mi
nore a quello degli scudi; e che se l' indomani si portassero trecento scudi
i in mercato per comperare delle pernici, e che ce ne venissero trecento coppie
elle non varrebbero se non uno scudo, e la somma del danaro non ne farebbe
mica aumentare il prezzo .
Vi confesso che io non mpisco bene il vostro calcolo su codeste pernici,
perch il loro valore, comequello di qualunque altra derrata, dipende dal numero
dei venditori, combinato con quello dei compratori. La quantit. del danaro che
si trova nelle tasche delle persone che vanno al mercato non determina mica il
prezzo delle mercanzie da vendere.
Voine concludete che vi permesso di dubitare che i introduzione del
- danaro per via della bilancia del commercio non sia che un vantaggio
e preteso n.
Ma, signore, per se medesime queste parole bilancia del commercio nulla
signicano, a meno che non si voglia dire che ci sia una bilancia tra le compree
le vendite, la qual cosa signica equilibrio di ricchezze e non aumento di ricchezze.
Nel linguaggio di coloro che credono che l introduzione del danaro in una
nazione sia un accrescimento di ricchezza, il vantaggio della bilancia del OOIDIDCP
cio consiste il fare entrare danaro di ritorno per le vendite fatte allestero; ma
avendo fatto vedere che l'introduzione del danaro non guari un accrescimento
di ricchezza, ho qui diritto di concluderne, che il vantaggio di tale bilancia
in danaro non che una pura chimera: e torna perfettamente inditlerente ad
una nazione il modo con cui l estero paghi, perch sar sempre in valore
eguale, o verammte bisogner dire che il valore in danaro val pi che un egual
valore in mercanzie: voi vedete, signore, quanta contraddizione implichi tutto
questo. Il danaro la misura dei prezzi, ma questa misura non rompe guari
leguaglianza, perch questa misura ella medesima una ricchezza reale, che
equivale a qualunque altra riccheua del medesimo valore.
Se cotanto vantaggioso per una nazione chei ritorni si operino in da
naro, bisogna. confessare che i mercanti sono veramente assai (attivi cittadini
a torre quanto pi possono un tale vantaggio alla loro nazione: quand'cglino
sono pagati in danaro non cercano che a convertirlo in mercanzie; perch
sanno bene che nulla possono guadagnare sul danaro, mentre invece pos
sono guudQnare sulle mercanzie che caricano nel ritorno, non fosse pur altro
che il nolo. Quello che c' di buono e che i mercanti i quali ci riportano
quanto meno danaro possono in natura,e che hanno di cosi buone ragioni per
adoperare in tal modo, sono giunti a farsi presso le nazioni, nelle quali dimo
rano, un gran merito di tale introduzione di danaro; eglino l'hanno tanto
ripetuto, che sono quasi venuti a capo di persuadere alle nazioni chessi lo
dieno loro per nulla, e poi in conseguenza hanno detto: Bisogna privilegiarci,
siam noi quelli che vi portiamo il danaro; gli stranieri ve lo porterebbero via,
bisogna escluderli: e si sono esclusi gli stranieri.
Cosa volete voi che le nazioni le quah hanno delle miniere vi dicno
in cambio delle vostre derrate? questa la vostra obbiezione
Discussione SUL DANARO I su. comincio. 767
a la bont del nostro clima non avrebbe servito che d esca ai conquistatori .
vero che il danaro che fa la guerra, ed perci vero che bisogna averne;
ma le nazioni che non hanno miniere non possono averne che in ragione del
valore delle loro produzioni, stimate sul prezzo della vendita prima. Dunque un
mezzo di avere quanto pi danaro possibile di diminuire colla concorrenza le
spese del commercio; perch questa diminuzione torna a protto del valore primo.
Sono dunque i mercanti nazionali che hanno dato al reame il danaro neces
sario per la guerra, o che glie lo hanno venduto? Se egiino glie lo hanno ven
duto. era mestieri che la Nazione avesse di che comperarlo; ed perch ella
aveva produzioni per comperarne che ella si sostenuta; ma alla avrebbe ven
dute anche meglio le sue produzioni, se le sue vendite si fossero fatte in un
commercio di piena concorrenza.
La situazione delle nostre nanze, nel 1715, prova abbastanza quanto costi
1 per mantenersi e difendersi .
Costa molto, senza dubbio, per mantenersi; bisogna dunque avere delle ric
chezze, e siccome l'agricoltura sola ne somministra, ella debbe dunque essere
tenuta in conto di tutto: ella ha bisogno di essere aiutata da altri servizi di com
mercio e d industria; ma questi servigi bisogna pagarli, e non danno niun ac
crescimento di ricchezze, perch non vi pu essere accrescimento se non dove c'
produzione e creazione.
in qualunque altro caso c' traslocamento di ricchezze e mutamento di forma,
ma non accrescimento; e se pare ci sia accrescimento di valore, questo accresci
mento non aumenta mica le ricchezze, perch esso costato tutto quello che vale:
esso pu aumentare le ricchezze del commerciante o del manifattore, ma non
della nazione che paga i servigi loro.
Poich la libert del commercio appartiene alla nazione, ella deve usarne
o prima per se medesima e riserbarsela in certi casi con certe esclusioni che di
ventano allora incoraggiamenti necessarii per tenere presso di s in uno dei
suoi rami quel commercio ch ella ha un si grande interesse di ssarvi: una
libert indefinita potrebbe essere una esclusione per chi la d .
dunque questa la vostra dottrina, signore, riservarsi la libert per via d'e
sclusioni, io non l'intendo; perch qui si tratta della libert del commercio
il quale, secondo voi stesso, appartiene alla nazione. Voi dunque volete che la
nazione si escluda o ch'ella si serva della libert del commercio per escludere la
libert del suo commercio. Tale contraddizione deriva da ci che nel medesimo
ragionamento voi impiegate in due differenti sensi la parola libert. Voi parlate
dapprima della libert del commercio, e poscia della libert dinterdirsi la libert
del proprio commercio. '
Cosa chiamate voi, signore, incoraggiamenti necessarii?
La nazione non debbe certamente incoraggiare se non quello che gli pro
tlttevole, e per conseguenza ella debbe favorire in qualunque punto la concorrenza.
a Voi dite che la nazione non mica puramente agricola .
Ma cos dicendo, che la nazione non mica puramente agricola, voi l'avete
formalmente divisa in due porzioni, glinteressi delle quali sono opposti ed in se
guto voi li confondete perpetuamente. Una libert indenita non pu essere
vantaggiosa alla nazione agricola, per questo stesso che la esclusione e vantag
giosa alla nazione vetturiera.
772 ' LE rnosrnz.
.. Le proibizioni e le esclusioni non debbono, secondo voi medesimo, abbrac
eiare tutte le parti .
Poich voi trovate cosi delle eccezioni al principio della libert indenita del
commercio io vi pregherei di volere ben determinare il caso. Per me io penso che
se l'esclusione buona in un genere ella buona in tutti gli altri, vale a dire
ch'ella buonissima in tutti i generi per la nazione vetturiera, e pregiudicievo
lissima in tutti igeneri per la nazione agricola. Non c in questo eccezione al
cuna ne da una parte ne dallaltra, ma una distinzione derivata dalla natura stessa
delle cose e dalla contrariet d'interesse.
.. L'amministrazione che esamina, che sa prevederne gli elietti, le pene quando
elle sono utili, le toglie quando sono nocive .
lo ne concluder che l'amministrazione debba toglierle tutte perch non ce
ne sono di utili se non alla nazione mercatrice, che ne protltta a pregiudicio della
nazione agricola. Del resto poi queste le sono parole. L amministrazione la pi
ben intenzionata non mica sempre la meglio illuminata. La prova ne che da
cent anni in qua ella aveva proibita l'uscita dei grani. Ella stata un secolo
prima di vederne la necessita: ella vede senza dubbio oggydi i vantaggi della con
correnza; ma vedute di prudenza e di riguardi ai pregiudizii della nazione l'hanno
impegnata a non togliere le proibizioni se non gradatamente.
Considerarci come una nazione puramente agricola, e concentrarvi tutti i
nostri interessi, sarebbe, voi dite, mettere dei limiti ai benellzii della Previdenza
e che ci ha collocati in pianure attraversate da umi e circondate da porti di
mare .
Ma io non vedo guari in qual modo l'ammessione degli stranieri limitasse i
bcnecii della Previdenza. Vedo al contrario che la libert del commercio con
forme alle intenzioni della Previdenza la quale vuole che gli uomini godano tra
di loro della comunicazione dei beni e dei servizii, e ci pel maggiore vantaggio
di tutti, a meno di coloro che non vogliono godere se non esclusivamente e che
si danno poco fastidio che il commercio sia pi o meno esteso, pi o meno utile
alle nazioni, purch ne sieno essi i soli agenti.
Non dobbiamo noi forse per tutti i mezzi che ci sono aperti curare quegli
interessi riuniti? ci troveremmo noi meglio se, isolati nei nostri campi, il com
mercio delle nostre produzioni si facesse sulle nostre coste dagli stranieri? 1
S certamente, signore, se il servizio degli stranieri fosse meno caro: in Ogni
caso non so vedere come lammessione degli stranieri sarebbe una esclusione pei
regnicoli. Se molte disposizioni dell'ordinanza della marina si oppongono al buon
mercato della vettura, i mercanti francesi si alfretteranno di sollecitarne la ri
forma; ma essi ci non faranno infine a tanto che troveranno ancora maggOFB
interesse ad essere privilegiati, sia per esclusioni, sia per imposte messe sulla na
vigazione straniera.
Finalmente, signore, oltre che voi non siete del mio parere sull'ammeasione
generale degli agenti stranieri del commercio delle nostre derrate, non pensate
che le colonie debbano essere considerate meno come un ramo di commercio
che come provincie agricole .
Che cosa sono elleno dunque se elle non sono agricole? ma se non si pu
negare che tali elle sieno, bisogna trattarle come le provincie agricole di UD
grande imperio agricolo , e per conseguenza farle godere della libert nel com
DISCUSSIONE SUL Dkffl' E SUL COMMERCIO.
500 milioni.
Supponiamo il guadagno del commercio sull'articolo del vettu
reggiamento di 10 per 100 . . . . . . . . . . . 50 milioni.
Il vetturale straniero ne guadagni pure un terzo, rimane pel
regnicolo . . . . . . . . 20 milioni.
La classe vetturiera non ispende mica annualmente la met di
questa somma; ella ne mette in serbo una parte per ingrossare i
suoi capitali; ma ella ne spende pure annualmente i due terzi per
il nutrimento e il mantenimento de suoi agenti compresavi la spesa
ch'ella fa fuori del reame; bisogna condonarle le frazioni e mettere 14 milioni.
La popolazione della nazione vetturiera e dunque ugualmente
alla popolazione del resto della nazione, come 1 a 200.
Ed questo interesse particolare di questa piccolissima porzione che voi qui
volete far prevalere all'interesse manifesto di tutto il rimanente della nazione;
ma, signore, se nel seno di una stessa nazione si facciano altrettante nazioni sepa
rate quante sono le diverse professioni nella societ, e che ciascuna sia per tal
guisa ammessa a far prevalere l'interesse suo particolare, vedete, vi prego, in
qual disordine si si caccia, e come torni impossibile di scernerc in siatto caos
linteresse vero di una nazione.
lo sar egualmente in diritto di dirvi che la nazione renditiera, ch'ella
nanziera; io ne former anche unaltra da quella porzione considerevole di cit
tadini, la quale impiegata in 1, 2, 5 e 4 ordine nell' amministrazione'della
giustizia; ciascuna di codeste nazioni ha il suo piccolo interesse distintissimo e
contrariissimo a quello del totale della nazione. La nazione renditiera ha inte
resse che l interesse del danaro sia alto, e che il sovrano gli apra continuamente
degli sbocchi con prestiti; perch qual uso farebbe ella del suo danaro? tutti non
son mica in grado di avere delle terre, e non ce ne sarebbero abbastanza, e biso
gnano in uno Stato beni di dilferente natura; ci favorisce la circolazione. Pi
d'una volta ho sentito fare di tali ragionamenti alla nazione renditiera di Parigi. La
nozione linanziera ha interesse che le imposte sieno variate all'infinito e che la
percezione loro occupi un gran numero duomini. L interesse di queste due na
zioni ha tanto pi peso, che a giudicare egualmente della loro popolazione da
quello che elleno hanno da spendere, sono ben altrimenti considerevoli che la
nazione vetturiera. La nazione renditiera ha forse 150 milioni, non compresi i
crediti su particolari; e chi potrebbe sapere e calcolare cosa abbia la nazione
nanziera? lo stesso dir della nazione stipendiata e salariata per l'amministra
zione della giustizia.
cos che ciascuno vuol essere la nazione, e crede veder l'interesse generale
concentrato nel suo proprio.
Son con rispetto ecc.
LE TROSNE.
..____.
DELLUTILITA
DEL'LE DISCUSSIONI ECONOMICHE.
LETTERA
SIGNBE ,
(i) i E facile osservare oggidi negli animi, dice un Oratore celebre, una scossa utile
2
3
i che li porta alla ricerca esatta di tuttii grandi oggetti dell'Economia Politica ; ciascun
secolo ha uno spirito e un carattere proprio; il principe sta sullaltura, oicio suo di
osservare la china ed il corso del torrente e di prottare del momento di questutile
fermento: se lo si lasci sfuggire, l'opera dellumanit perfezionata rimane sospesa per
molti secoli. Elogio di Monsignor Delno, di M. Th-omas .
(2) Non e gi che si possa lusingarsi che gi da un pezzo la luce sia tanto general
mente sparsa da poter essere veduta da tutti; questo non possibile; ci sono sempre
persone che per ostinazione le chiudono gli occhi in faccia, e non son mica codesti ciechi
volontarii che bisogna sperare di guarire. Ma dappertutto si trova un certo numero d'un
mini conosciuti per la loro applicazione e per la bont della loro mente, che sono in
grado di farsi antesignani nel proprio cantone e di trar dietro alla loro opinione un'infi
nit di persone o pi superciali o meno applicate o meno capaci di cogliere da se me
desime i principii se non li si mettano loro in evidenza nella conversazione.
Per esempio si pu dire che il voto generale della nazione oggid per la libut del
commercio dei grani. Eppure ci sono molti che vi sono tuttavia fortemente cenllarii e
che non si convertiranno tanto presto dai loro prcgiudizii; e il numero di coloro che
applaudono all'esportazione, senza conoscerne ne i limiti naturali n gli effetti, poi
innitamente pi grande; dimodoch se non si volessero contare in favore di tale opera
zione se non che i voti di coloro che sanno precisamente in che ella consista, si sarebbe
maravigliati del piccolo numero de suoi partigiani; non pertanto il voto ragionato del
fiore delle persone colte della nazione e il consentirnento del grandissimo numero danno
diritto a dire che in generale la nazione applaude a tale operazione.
E di un sull'ragio dello stesso genere che io parlo qui. Conviene senza dubbio alla
prudenza del governo aspettare per l'esecuzione dei felici mutamenti chegli prepara che
la luce li abbia preceduti; ma il momento di agire non arriverebbe mai se bisognasse
aspettare un consenso universale. Egli ha saputo cogliere il vero punto rapporto alle
sportazione, lo coglier parimente per l altre operazioni, e sapr poco a poco liberarci
dai legami delle proihizioni e dei privilegi esclusivi, man mano che la luce maggiormente
ditlondendosi ci avr illuminati sui vantaggi della libert.
Altronde bisogna tanto meno attendere tale universalit di consenso, che motivi d in
teresse particolari, pi forti che tutto le dimostrazioni, lo impediranno sempre. Colore 3
nnLL'u-riun DELLE Discussioni ncoivomcnn. 777
Sarebbe dunque la difficolt dell'impresa 0 l incertezza di questa scienza che
avrebbe distolto dallo studio suo? Ma la scienza Economica non essendo altra
cosa che l'applicazione dell ordine naturale al governo delle societ, tanto co
stante nesuoi principii, tanto suscettibile di dimostrazioni, quanto le scienze
siche pi certe. Sarebbe dilfatto assai strana cosa che le cognizioni essenziali alla
sussistenza dell'uomo, alla sua propagazione, alla sua felicit non fossero state
comprese nella sfera. della sua intelligenza, mentre tante cognizioni speculative e
di semplice curiosit. sono alla portata delle sue ricerche. ma e pure sorprendente
ch'egli siasi occupato di quelle, e che ne abbia tanto trascurata una che concerne
la. propria esistenza; in verik't sorprendente che codesta scienza cosi interessante
per lui sia tuttavia avvolta tra oscure nubi, e che l'applicazione desuoi principii
al governo sia sembrata cosi incerta e sia stata cos variabile d'uno in altro se
colo, d'una in altra nazione, mentre poi si sono tanto a fondo studiate le scienze
coutemplative, che si sono coltivate con tanta cura e successo le cognizioni pia
cevoli e che si portata alla perfezion loro le arti le pi superue.
La scienza economica, la prima senza dubbio per l'importanza del suo ob
bietto, si trover l'ultima. nell'ordine cronologico delle cognizioni umane: e una.
disgrazia cui bisogna riparare, per quanto in nostro potere. Facciamo noi oggi
quello, che sarebbe gran ventura per noi, che i nostri padri avessero fatto; noi
ne coglieremo le. primizie e lasceremo a nostri discendenti questo ricco retaggio
nel suo pieno valore. Quando a. forza di discussione si sar convenuti dei prin
cipii , e che alla luce di questi, principii si saranno studiate a fondo tutte le
materie, una tal'opera assicurer costantemente la felicita degli uomini, e sar di
natura da durare quanto il mondo; perch impossibile che i principii dell'or
dine naturale sbrogliati da tutti i pregiudizii. dell'errore reso manifesto, e ridotti a.
scienza esatta e dimostrata, si caucellino mai pi. dalla mente degli uomini.
La. scienza del governo sar allora cos semplice e cos facile, come ella
oggidi complicata e diillcilc. Una. sola occhiata gettata sui principii baster
per giudicare e apprezzare ogni operazione; gli amministratori dei popoli, esenti
dagli sbagli dell'errore e della mnpresa saranno sicuri di procurare la felicit
degli uomini coll'esecuzione delle leggi invariabili dell'ordine naturale ;. essi
avranno per garante della loro gestione la volont del, supremo Padrone, da cui
ricevonoi loro poteri e di cui sone le immagini.
Tele, 0 signore, la grande opera che si tratta. di eseguire. Ella , senza
dubbio, 1. impresa pi meritoria, pi fraterna e pi degna di occupare i cit
ladini che sono in grado di concorrervi. E chi pu farlo con pi successo
delle Accademie? perch lo studio della scienza economica non entrerebbe nel
l'ordine delle loro occupazioni? a cotali compagnie rispettabili composte degli.
uomini pi culti, ed istituite per accelerare il progresso delle cognizioni utili,
cui protto i privilegi sono stabiliti; coloro che godono degli elletti delle proibizioni, non
converranno certo cos facilmente che privilegi e proibizioni sieno un male; non 11 co
storo che si pu sperare di persuadere che la libert sarebbe preferibile. Le loro ragioni
debbono essere ascoltate perch ogni cittadino ha diritto di prender parte in una disputa
pubblica, e che d'altronde la contraddizione non pu riuscire che utile; ma si potrebbe
per dire con fondamento che se si trattasse di decidere, il parer loro non dovrebbe aver
peso nella bilancia. Diflatti sicuramente un bene, per esempio, di revocare una grazia
accordata per sorpresa e contro l'interesse pubblico; ma per sapere se sia opportuno
di farlo, non bisogna mica consultare colui che l'ha ottenuta.
778 LE mosse.
loro differenti caratteri dimanderebbe molte ricerche. Che sarebbe poi della loro nume
razione esatta?
Gli uni feriscono il commercio, gli altri l industria: questa grande divisione potrebbe
servire di ceppo a un albero genealogico che i limiti di: questa nota e molto meno le mie
cognizioni dei particolari non mi permettono di tracciare. lo rinuncio a un'impresa su
periore alle mie forze, e senza cercare ad analizzare didatticamente quello che, essendo
opera del caso, assai poco suscettibile di metodo, mi contenter di presentare tutti que
sti privilegi in massa; altri pi abile di me potr poi svolgerli e particolareggiarli.
Ce ne sono che colpiscono direttamente la propriet fondiaria proibendo la coltura di
certe produzioni che accrescerebbero la somma delle ricchezze nazionali.
Ce ne sono che simpadroniscono del dirittodi vendere lalc o talaltra mercanzia. Essi
sono pi o meno perniciosi, secondo la natura della mercanzia; perci lo sono meno
se riguardano un oggetto di lusso. di quello che se una derrate necessaria.
Ce ne sono che posti sulle strade ne attraversano le comunicazioni, e rincarano la spesa
dei viaggi e dei trasporti, in favore di un servigio che si si procurerebbe facilmente del
pari e con minori spese, e spesso pi comodamente in uno stato di libert : e di tal ge
nere ce ne sono di stabiliti per terra e sui umi. L'aria essendo inaccessibile agli uomini
non ha potuto fornir materia a stablircene.
Ce ne sono che sono stati accordati per facilitare le intrapreso, vale a dire, il cui scopo
ed effetto di renderle pi fruttuose all'intraprenditore; perch qualunque intrapresa ben
combinata e ben condotta debbe rimborsare le sue spese e dare inoltre un beneficio pro
porzionato alla messa, senza il soccorso d'un privilegio. Se questa intrapresa utile per
che renderla unica? Il primo occupante non trover egli sufficiente vantaggio nella pro
priet, dello stabilimento, e linteresse della societ non egli di trovare nella concorrenza
una diminuzione di spese? Un tale stabilisce dei bagni e ne esige tre lire. Sopraggiugne
un altro che aontientandosi di un minor guadagno si ristringe a cinquanta soldi. Il primo
costretto di abbassare il prezzo e tutti due si sforzano di servir bene agara il pubblico;
ecco l'interesse del pubblico, ecco il prezzo del servizio determinato e fissato nel modo
pi legittimo: se il primo sotto il pretesto delle spese della fondazione- ottiene un privi
Iegiot, egli solo diventa arbitro del prezzo. Ma, si dice, L'intrapresu e'impossibilc a soste
nersisenza il soccorso di un privilegio. Se questo vero, segno chessa cattiva e im
praticabile; bisogna rinunciarvi aspettando che si presenti unintraprenditoze pi ardito,
o che trover degli spedienti in una pi grande economia.
Ci sono privilegi accordati ad inventori di segreti, ed- a scoperte nuove. Ma ben lungi
di favorire il progresso dellarti e delle invenzioni utili vero il dire che essi lo sospendono
e lo impediscono. lmperoccb un uomo che avrebbe potuto dal canto suo fare la stessa
scoperta, cessa di lavorare quando si veda prevenuto e precorso da un privilegiato. . _
Ce ne sono di perpetui ed altri a tempo sso. Questi cadranno di per se medeslllll
cessando di rinnovarli.
Ce ne sono che consistono in semplici concessioni, ed. altn che formano una pro:
pn'ctd costante nelle mani di un possessore; tali sonni fonti, imulini, gli strettoi, dl
cui- sarebbe facile di permettere la ricompera ai comuni.
Ce ne sono di eretti a titolo d'o/ficio, altri che sono a semplice brevetto.
Ce ne sono, che hanno una forma legale, delle leggi e dei tribunali particolari pf
giudioame, ce ne sono che non hanno che unesistenza precaria.
Ce ne sono di quelli il cui benecio, che consiste nel rincaramenlo delle spese ca
gionato dalla mancanza di concorrenza, si spartiscc tra il proprietario del diritto con
appaltatore; ce ne sono altri che non sono di natura da darsi in appalto; iprimi soliti
ordinariamente i pi pericolosi, peroh coloro ai quali ne viene appaltate l'BSGI'CIZIOI,
lo aggravano e lo estendono tanto pi facilmente quanto che sono protetti e sostenuti.
(le ne sono, che si procurato di rendere di meno peso al pubblico imbrigliandolt
DBLLUTILITA BELLI DISCUSSIONI nconomcnn. 78|
di confutare quelle degli altri; la vittoria rimarr certamente a coloro che difen
dono la causa pi conforme all'interesse della patria. Ditfatto in questo genere
di combattimento nulla dipende dal caso e delle circostanze; nulla in potere
della fortuna; ciascuno trova i suoi espedienti nella causa che sostiene.
con delle tariffe, che il proprietario del privilegio trova sempre modo di far ssare a
suo vantaggio; ce ne sono che per loro natura non possono essere sottomessi ad una
tassazione.
Ce ne sono di quelli da cui si si redime aprezzo di danaro, e che avendo compe
rata la libert dei cittadini all'ingrosso, loro la rivendono al minuto; ce ne sono d'in
essibili e che non sono di natura da prestarsi a un tale accomodamento.
Ce ne sono che essendo comuni a molte persone, tra le quali non c' comunanza
intiera d'interessi, non distruggono del tutto la concorrenza, ma la ristringono solamente,
e sopraccaricano di spese superue le mercanzie ei servigi : ce ne sono altri che concen
frati nella mano di un solo non lasciano alcuna via alla concorrenza.
Del primo genere l'erezione delle Maestranze, la quale non permette di esercitare
tal'arte, tal professione, a tal commercio, se non a coloro che ne hanno acquistato il
diritto facendosi aggregare, mediante pagamento. alla Comunit che ne ha il privilegio.
L'arte stessa della pittura non ha potuto in Parigi salvarsi da questo regolamento esclu
sivo. Gl'impiastramnraglie sarebbero stati autorizzati ad arrestare Boucher, Vernet o
Greuse il di precedente a quello della loro presentazione all'accademia reale.
Del secondo genere sono quelli di molte fabbriche di panni fini, quello degli spec
chi, ecc. : non di meno qualunque sia il partito che si abbracci rispetto all'industria, pare
egualmente utile di lasciarla libera. Se ella per una nazione un mezzo di arricchirsi, non
si pu mai facilitaree moltiplicare troppo un tal mezzo; se una spesa sterile, non si
pu mai troppo menomarla colla concorrenza. Gli specchi, per esempio, costerebbero
un terzo meno se ce ne fossero molte fabbriche.
Ci sono ancora dei privilegi esclusivi. . . . . Ce ne sono. . .. . Ce ne sono. Ce ne
sono.....
Insomma tutto diventato privilegio, ese vero che il monopolio esiste dappertutto
dove e distrutta la concorrenza si potrebbe dire che tutto monopolio. E impossibile fare
un passo senza incontrarsi in qualcuno dei privilegi che fermano sia gli uomini che viag
giano, sia le mercanzie che circolano, o che concentrando l'industria ne hanno sindacato
i differenti ramie impediscono di far uso della proprie abilit, di aprire una bottega, di
montare un telaio a qualunque non abbia comperata una tal facolt.
Tutti codesti abusi non sono nuovi, essi derivano dell'ignoranza in cui si era delle
vere facolt dello Stato, e dei principii dell'amministrazione. Si dice, nel preambolo del
l'editto di Enrico III che erige le comunit d'arti e mestieri, che il diritto di lavorare un
diritto regio, del qualei sudditi non possono far uso se non comperandolo del Sovrano.
Quale idea si aveva adunque allora del diritto di propriet e della natura della sovranit,
che non istituita da Dio se non per proteggerla? se il diritto di lavorare e un diritto
regio, anche il diritto di vivere un diritto regio.
Per quanto evidente sia l'errore di un tal principio, se ne sono pertanto ricavate mille
conseguenze: tutta l'industria si trovata foggiatu a privilegi esclusivi; e perch si
rigusrdlta l'industria come produttiva, si approttato, nei bisogni dello Stato, di met
tere contribuzioni sopra tutti questi corpi sindacati che si trovano ora oppressi da debiti
e da rendite arretrate. Tali sono le conseguenze di una falsa massima in fatto di ammini
strazione. Le nostre citt sono talmente zeppe di cotali privilegi, che il catalogo ne in
numerevole. Le cose stesse pi necessarie alla vita non ne sono esenti. Bisogna essere
privilegiato per vendere pane , carne , pesce. E facile comprendere come questa
disposizione sopraccarichi queste derrate di spese inutili. Ora se il gran valore delle pro
duzioni vantaggioso, lo relativamente al prezzo della prima vendita perch questa
che costituisce e forma la rendita: ma sensibilmente interesse della nazione di pagare
il meno caro possibile iservigi di fabbricazione e di commercio, perch essi sono oggetti
di spesa sterile. Il primo passo da fare verso il ristabilimento della libert naturale, della
quale non rimane omni pi vestigio, sarebbe per lo meno di togliere qualunque specie di
782 LE 'rnosivs.
nella natura della verit di non aver bisogno che del tempo per farsi esten
dere e della libert per ispiegarsi. Il suo avvocato e levidenza e il suo giudice la
ragione. Ella non pu riconoscerne altri. Si argomenterebbe invano contro di lei
dall'esempio altrui o dal numero de suoi avversarii. Veritas claudi et liyan po
che faccia uso della sua autorit tutelare per obbligare i'suoi sudditi a vivere in pace ed
a saper gustare i vantaggi della libert.
Tutti que privilegi sono assai serii e pi o meno funesti alla prosperit di una nazione;
ma ce ne sono pure dei ridicoli.
Mi sono imbattuto sul Baluardo in un uomo che si guadagna il pane pesando coloro
che sono curiosi di sapere lo stato della loro grassezza e di confrontare il loro peso rela
tivo. Al raggio pesatore della bilancia era attaccato un privilegio accordato nel 1724 che
accorda a costui il diritto esclusivo di pesare tutti i Parigini a un soldo a testa, e fa divieto
a qualunque persona di qualsiasi qualit e condizione d'immischiarsi in tale impiego
sotto pena di 200 lire di multa.
(1) Questa parola tanto pi comoda, quanto nulla signica di preciso, e in conse
gienza signica tutto quel che si vuole. Si pu prendere in bene come si pu prendere in
male; ma in quest'ultimo caso, non essa applicabile a persone che non enuneiano se
non principii semplici, facili a comprendersi, e la cui falsit, se falsit ci fosse, dovrebbe
784 Le 'reosive.
consacrano i loro studii e i loro travagli a dimostrare che tutti gli uomini sono
fratelli; cheglino si debbono tutti e reciprocamente il soccorso dei loro servizi,
la comunicazione e il cambio delle loro ricchezze; che l'esistenza ed i limiti delle
dillerenti societ politiche, utili e necesserii per determinare in ciascun luogo
qual sia lautorita tutelare alla quale si debbe aver ricorso per il mantenimento
del diritto di propriet, non mette tra le nazioni veruna opposizione d'interessi,
non impedisce che tutte non facciano parte della grande societ che si chiama
il genere umano, e non le dispensa guari dalla legge divina che prescrive la li
berta del commercio, dalla quale nessuno Stato pu allontanarsi se non e suo
proprio detrimento.
questa dunque una dottrina cotanto nuova, cosl pericolosa, cosi capace di
seminare l'agitazione e che debba eccitare tanta furia di reclami? La si giudichi per
se stessa, la si giudichi dai suoi effetti. il principio della fratellanza delle nazioni
deriva evidentemente dall'ordine naturale, e ci posto esso invariabilmente
conforme all'interesse della natura in generale, e di ciascuna di loro in partico
lare. Se tale l'origine sua, come si oscra riguardarlo come una bella idea specu
lativa impossibile ad attuare, e che sarebbe cosa tcmcraria e indiscreta ad una
nazione di adottare insino a tanto che non lo fosse anche dalle altre? dunque in
potest degli uomini mutare colle opinioni loro la natura delle cose, di fare il
grado delle loro passioni e dei loro capricci un principio vero o falso, di attri
buirgli delle conseguenze o di spogliarnelo, di renderlo applicabile alla condotta,
o di ridurlo ad una semplice verit di teoria; e di accordare o di riutare alle
leggi divine l'autorit di essere obbligatorie? Gli uomini senza dubbio possono
acciecarsi e ingannarsi , e disgraziatamente non abusano che troppo di tale po
tere. Ma la verit non sarebbe che un nome vano , e l'autorit sua sarebbe illu
soria, se ella dipendesse dalle opinioni loro e dalla loro condotta. Ci che vero
lo sar sempre, cio che obbligatorio non cessa di esserlo sebbene contraddetto
e disprezzato. Le leggi divine non perdono ne la loro esistenza n la loro auto
ma, perch piace agli uomini violarle; la condotta altrui non guari un titolo
per infrangerle; e siccome portano la loro sanzione in se medesime, elle puni
scono le infrazioni, su quaisivoglia esempii sieno queste fondate , attesoche non
c guari esempio che dispensar possa dalla loro osservanza.
Non ci si-cilino le eccezioni che soll're il principio della fratellanza delle
nazioni. Gli uomini hanno talmente moltiplicato tali eccezioni, che gli hanno so
stituito nella pratica il principio contrario dell'opposizione abituale d'interesse, e
che se ne son fatta la base della loro politica. Ma all'autore medesimo della
legge che appartiene dispensarne , ed la necessit sola cheindica il caso del
l'eccezione. Perci una nazione che attacca un'altra a forza aperta costituisce
questa nello stato di una difesa legittima e indispensabile. Iddio stesso che au
torizza il diritto della guerra; egli ne fa un dovere al sovrano al quale ha con
dato la spada per la protezione e il mantenimento della societ che governa.
Ma l'atto di ostilit che commette una nazione verso un altra escludendole
dal suo territorio con proihizioni od imposte, violando la legge della reciprocit
essere altrettanto facile a dimostrare. Noi enunciumo per esempio questo principio cosl
semplice: la terra e? sola produttrice delle ricchezze. Se questo un sistema, esso quello
della natura.
DELL'UTILITA DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE.
(i) il Che c' dillatto di pi insensato, dicono i partigiani dell'esclusione. che voler
3222.22
23212 2 2 introdurre una libert indenita, come se non fosse sovente prudenza e buona poli
tica saperci mettere dei limiti, e sforzare una parte dei cittadini di fare in favore degli
altri que'sagrilicii che esige il bene generale, quantunque un tal bene possa anche non
essere ravvisato da coloro che sono incapaci di combinare i rapporti e di cogliere lin
sieme? Che c' di pi irragionevole che volere negarsi indistintamente alle proibizioni,
l'uso delle quali diretto con saggezza cosi utile, sia come incoraggiamento,fsia come
mezzo di riservare ad una nazione certi rami di commercio e dindustria, sia come
giuste ed indispensabili rappresaglie? Che c' di pi temerario che d'imprendere di far
mutar opinione alle nazioni le pi illuminate e persuader loro che insino adesso elle
nulla hanno capito dei loro veri interessi; che la forza di uno Stato non consiste mica
nella quantit del numerario, come se il denaro non fosse il nerbo della guerra e di
tutte le imprese; che l'esercizio, che i travagli delle manifatture, anche di quelle che
pi attirano il danaro degli esteri non sono sorgenti di ricchezze, le quali ogni nazione
abbia il pi grande interesse di attribuirsi e di concentrare presso di se; che la bilancia
del commercio in danaro, che stata sempre riguardata come la prova di un commer
cio proficuo, non se non una chimera; che i guadagni dei commercianti non sono
ricchezze nazionali; che eguale impiegare il servizio degli stranieri o quello deicit
tadini; che anzi vantaggioso di ammettelli indistintamente, come se le somme che si
pagano ad altri, o che si guadagnano di meno non fossero una perdita reale per lo
Stato, come se non fosse utile di fare il proprio lavoro da se stessi, e di abbracciare
tutti i travagli che si possono eseguire; che l'interesse dei coltivatori e dei proprietarii
axata -nia: costituisce l'interesse della nazione; come se non fosse pi savia cosa bilanciarlo con
quello delle altre classi; come se l'attenzione e i lavori del governo non dovessero
estendersi se non a una parte desuoi sudditi; come se inegozianti e gli artigiani non
fossero egualmente cittadini, e non dividessero le imposte insieme ai proprietarii ed
ai coltivatori, ed a loro discarico ; come se quelli potessero essere in grado di pagarli,
ed anche di assicurare col beneficio del loro consumo la rendita dei proprietarii, se si
lasciasse passare una parte dei loro guadagni agli esteri che non consumano guari a
protto dello Stato, e non contribuiscono per nulla ai suoi pesi, invece di prendere
tutte le precauzioni per riservare alla nazione, di concentrare dentro lei tutti i rami
possibili di commercio e dindustria? ecc. a .
Non per mancanza di comprendere le ragioni dei nostri avversarii che noi siamo di
diverso parere. il punto fondamentale che ci divide di sapere se ci sia una o pi sof
genti di rendita. Se ci trovassimo d'accordo su questo punto, ogni altra questione sarebbe
tostamente decisa. Noi sosteniamo che non c' sorgente di rendita se non dove ci sia
creazione e produzione, e che dappertutto altrove non c' che circolazione e spesa; ma
nostri avversarii credono vedere un accrescimento di ricchezza nella distribuzione e
nell'impiego delle ricchezze: essi moltiplicano la sorgente in altrettanti rami. lUaPl
sono idiversi generi di occupazioni nella societ, come un uomo che vedendo uninmta
di caaaletti che si sono tratti da un fiume vicino, e che tornano a riunirvisi a qualche dl
nnLLuriun' nanna niscussloal acoivomcun. 787
iscopo se non di riunire gli uomini; essi non predicano che la pace, la concor
dia, la fratellanza. Tanto lontani da qualunque interesse personale, come da ogni
spirito di parte, essi non sono ligii alle proprie opinioni se non perch le cre
dono vere; non iscrivono per sostenerle se non perch le credono importanti per
la felicit. dellumanit.
Se la dottrina che professano sembrasse da principio straordinaria, ci non
potrebbe essere che per causa della sua novit. Ma questo carattere di novit del
tutto estrano ad una dottrina che non altro se non che la semplice esposizione
dell ordine naturale. Ella non nuova oggidl se non perch gli uomini l'hanno
troppo lungamente disconosciuta; ella non sembra singolare se non perch con
traddetta dalluso,'senza essere stata mai n bene svolta, ne a fondo studiata. Ma
quanto pi ella appare singolare, tanto pi certo ch ella non sar leggermente
ammessa, e chella non dovr i suoi progressi se non ad unevidenza irresistibile.
Leiletto che questa dottrina ha prodotto sia qui, nulla ha dunque che debba
sorprendere; essa incanta gli uni, indispettisce gli altri; ciascuno ne giudica se
condo le proprie disposizioni.
Molti vi pongono una seria attenzione e il loro numero aumenta ogni giorno.
Quelli che leggono senza avere un partito preso, e che recano in questo esame
il dubbio e il desiderio di trovare il vero, sono altrettante conquiste per gli scrit
tori che reclamano lordine naturale stabilito da Dio stesso, e che per tale recla
mazione sono riguardati dai loro avversarii come dei novatori. Fra un pi gran
numero, taluni vedono agitare codeste questioni con indifferenza, tal'altri con di
spiacere. I primi si contentano di opporre agli argomenti pi stringenti le ragioni
pi vaghe; essi dicono che se si volesse sposare tutte le idee nuove, non si sa
prebbe oramai pi cosa credere in questo secolo in cui tutto si mette in que
stione (I); che se si trattasse oggid di prendere un partito e di scegliere dei
principii, quelli della libert di commercio sarebbero forse preferibili; ma che
quando uno Stato ha seguito gi da lungo tempo un piano di condotta, qualun
que innovazione pericolosa ancorch in meglio (2). Certuni trattano anche pi
stanza dopo averirrigate le terre, pigliasse tutti quei ruscelli per altrettanti umi separati
senza risalire alla sorgente donde derivano. Malgrado tutte codeste pretese sorgenti di
ricchezze, pur troppo disgraziatamente vero che noi non siamo mica pi ricchi per
questo; anzi noi lo siamo tanto meno, che sedotti da una tale illusione, noi vogliamo
moltiplicare siatti mezzi ttizii eimmaginarii di ricchezze a spese della vera ed unica
sorgente che andiamo cosi impoverendo.
Ma trai nostri avversarii si dice che ve ne possano essere di quelli pei quali le proi
bizioni sono tuttaltro che un mezzo ttizio e immaginario di arricchirsi; in tal caso co
storo avrebbero molta ragione di sostenerne la realita, poich la toccherebbero con
mano.
(i) il gusto dinvestigazione e di discussione diffatto quello del nostro secolo; ma
non si pu negare che esso non sia utilissimo, purch non si rivolga che sopra oggetti
compresi nella sfera del ragionamento; poich infine che la facolt di ragionare libera
da una parte e dall'altra, la verit che ha sola il privilegio di trarre dietro se levidenza
sicura di trionfare dellerrore.
(2) Sebbene tutto ci che riguarda l'arte di condurre gli uomini sia della maggiore
importanza, ci sono non di meno nell'ordine della legislazione delle parti, in certo modo
indifferenti, se le si paragonino ad altre. Per esempio la nostra legislazione civile non
sembra che unaccozzaglia informe ed pi leiletto del caso e delle circostanze che
della riessione : la moltiplicit incredibile delle nostre leggi, la bizzarria e la contrariet
delle nostre costumanze locali senza dubbio un inconveniente ed anzi un male; perch
788 LE mossa.
leggermente tali contestazioni, secondo loro, non sono se non cavilli, giwochi di
spirito acconci a far brillare nella disputa. Cotal modo di giudicare prova che
molti sono ancora coloro che non comprendono i nostri principii; perch tutti
quelli che li capiscono e che ne veggono le conseguenze sono ben lontani dal ri
guardare come giuochi di spirito questioni tanto importanti come quelle della sor
gente della rendita, della natura e degli effetti del commercio, della sterilit dei
travagli e dell'industria, ecc. ecc.
Ma ci sono altri i quali fermamente attaccati alle massime seguite da un certo
tempo, s irritano di vederne altre accreditarsi e guadagnar terreno successiva
mente. Costoro avevano a bella prima riguardata questa nuova dottrina come
una riunione d'illusioni , e gli uomini che ne hanno abbracciato la difesa come
una guerrilla che il minimo distaccamento disperderebbe; le hanno quindi man
dato contro alcuni dei loro armati alla leggera, che si sono lusingati di finire la
disputa con alquante negazioni o con ragioni fiacche e raccogliticce. Son rimasti
punti della resistenza; hanno veduto che si trattava di un combattimento in tutta
regola contro persone che appoggiate a principii maturamente riflettuti , stavano
saldi all'attacco. Eglino cominciano altronde a sentire ed a scorgere le con
seguenze pratiche di que' principii. Avvezzi al giogo delle proibizioni, labituatezza
delle quali il impedisce di sentirne il pericolo e il peso, temono lavvicinamento
della libert come gli occhi malati evitano lo splendore della luce. Tremano, si
aflannano sulla sorte delle proibizioni, e le invocano come una legge sacra
(1) Le leggi proibitive sarebbero dunque prese dalla natui'a per essere onorate del
titolo di legge sacra ? - . ..
(2) L'arte di procurare alla societ la maggior somma di felicit possibile uno dei
i rami pi interessanti della losoa; e forse in tutta Europa essa ancor menoavan
zata di quello che lo fosse la fisica prima della nascita di Cartesio. Ci sono pregiudizii
non meno potenti da rovesciare; ci sono antichi sistemi da distruggere; opinioni e
costumanze funesta da vincere, e che non hanno cessato di apparir tali se non per Io
1 imperio dell'abitudine. Gli uominiritlettono cosi poco, che un male che si fa da cent'anni,
1 loro sembra quasi un bene. Sarebbe una grande impresa di applicare il dubbio di Car
790 LE mosse.
(t tesio acodesti oggetti, di esaminarli uno ad uno, com'egli esamin tutte le sue idee, e
di non giudicare di tutto se non secondo la sua grande massima 'dellevidenza Elogio
di Cartesio, di Thomas.
(1) Dillatti, unicamente la solidit delle ragioni che presto o tardi assicura la supe
riorit: se i partigiani della libert e del diritto di propriet sono talora sembrati dei
ragionatori da temersi, gli perch essi partono da principii tanto semplici quanto certi,
e dei quali non ci sono conseguenze, regolarmente tratlene, chessi non confessino, per
ch non le hanno enunciate se non dopo averle maturamente e a fondo studiate. Eglino
sono dunque in grado di avere una dialettica stringente e incalzante. Se ne valgono egual
mente sia per istabilire la loro opinione, sia per confutare quelle degli altri, sia per al
taccare, sia per difendersi. Se loro si fa buono un principio vi conducono a perdita doc
chio, e qualche volta pi lontano che non si vorrebbe andare: se loro lo si contesti, essi
lo provano con tali ragioni che pi duna volta han posto nellimbarazzo i loro avversarii.
Se loro si opponga luso e l'esempio, rispondono che un fatto non la prova del diritto, e
che perch una cosa si fa non vuol mica dire per questo che la sia buona. Se i loro av
versarii mettono innanzi un principio contrario al loro, lo prendono a tutto rigore e spre
mendolo con tutte le forze ne fanno uscire un'innit di conseguenze, la falsit evidente
delle quali basta per far rigettare il principio. Mai danno indietro; attaccati da tutte le
parti, non hanno ancora perduto un palmo di terreno. Senza darsi lintesa, senza con
certarsi, senza conoscersi, si sono trovati perfettamente daccordo nei loro principii e
nella loro logica; niun di loro ha disapprovato il suo compagno d'armi, e nulla ha enunciato
che non sia stato da tutti gli altri approvato.
_ Del resto, sarebbe ingiusto di cercare tale esatta identit perline nei dati e nei calcoli,
I quali quando non sono che supposizioni sono arbitrarii.
nnLL'uriu-u' per. msct'ssiom ECONOMICHE. 791
che volta l'errore prevale a lei per l'ignoranza, si accredita coll' opinione, si as
soda e si consolida colluso; l'errore piglia allora tutte le apparenze della verit,
ed acquista sugli animi un imperio che sembra indistruttibile. '
Quando la verit cos olluscata e dimenticata comincia a riapparire, ella ha
tutto lo svantaggio della novit, e vede alzarsi contro lei que medesimi reclami
che l'errore eccita, a tanto giusto titolo, quando si enuncia. Non che a forzadi
esame e di travagli, non e che a prezzo di una discussione lunga e faticosa chella
riconquista la sua autorit invasa, e che nalmente si manifesta con quella cer
tezza alla quale l'evidenza ha posto il suo suggello. ll possedimento di essa e
allora assicurato, ella mai non isl'ugge dopo essere stata lungamente disputata ed
acquistata con una ricerca ostinata, che una contraddizione sostenuta ha resa pi
profonda e pi grave.
,F: Se la verit debbe sempre essere l'oggetto delle nostre ricerche, se l ignoranza
in qualsivoglia genere non e mai buona a nulla; se l'errore nocevole; di quale
importanza non il cogliere il vero, nella materia pi interessante per la felicit
dell'umanit! lnsino ad ora la scienza dell'amministrazione interna, rapporto alle
relazioni che hanno tra loro gli uomini in societ, alla comunicazione dei beni
e dei servigi, ai mezzi di moltiplicare le ricchezze e di estenderne il godimento,
non stata n discussa n studiata a fondo con quella cura che merita. Si e
molto scritto sul diritto naturale, ma lo si e sempre trattato nellordine morale,
come se si trattasse di esseri puramente intellettuali, senza pensare che gli uo
mini sono soggetti ad. una moltitudine di leggi siche; che cotali leggi avendo
egualmente Iddio per autore, fanno parte della legislazione divina, e che elle
hanno coll ordine morale quella medesima connessione che si trova tra il corpo
e l'anima (1). Si molto discusso sul diritto delle nazioni e sui loro interessi ri
spettivi nei'rapporti ch'elieno hanno tra loro; ma lo si trattato come si trattano
in un congresso le pretese contrarie delle parti belligeranti: si sono supposti tutti
i popoli in uno stato abituale e necessario d opposizione dinteresse ; e si an
dati tanto lontani dal principio cosi naturale, cosi costante, cosi giusto della fra
tellanza delle nazioni, che pare debba essere relegato in una repubblica imma
ginaria come quella di Platone, o in ci che si chiama il sogno dell'abate di Saint
Pierre; e che non si pu pi capire che le distinzioni dei territorii che dividono
l'universo tra le nazioni, la differenza che si trova nelle loro lingue, nelle loro
leggi, nei loro usi, nel loro governo civile, non le rende guari straniere l une
allaltre rapporto al commercio, e che il loro interesse rispettivo sar sempre di
godere tra loro della comunicazione pi facile e pi libera.
(1) Per esempio il lusso tanto innesto nellordine sico come nellordine morale, e
se si volesse studiamo a fondo la causa, sarebbe secondo i principiieconomici che biso
gnerebbe cercarla: la si troverebbe nelle ditl'erenti cause che impoveriscono una nazione,
che distruggono il valore e per conseguenza la coltura, che deprezzano iretaggi, e l'anno
pi ricercare le ricchezze pecuniarie che non le l'ondiarie; che cumulano il danaro a
mucchi, e lo impediscono di ritornare alla terra che lo l'ornisce, che moltiplicano le ren
dite l'atlizie, l'usura, l'agiotaggio, che in causa della diflicolt di sussistere nella profes
- sione la pi onesta e la pi fruttuosa per la societ, traslocano gli uomini e li sforzano ad
abbandonare le campagne per popolare le citt, ed a cercare un aiuto precario in tre
vagli sterili, variati all'innito, ed a stillarsi il cervello per far nascere dei capricci a un
piccolo numero di'ricchi; insomma si vedrebbero costantemente riunirsi i due eccessi
opposti del lusso e dell'estrema povert.
_ 792 LE Taosse.
Nello stesso modo l'amministrazione interna, i cui principii derivati dall or
dine naturale sono cos facili ad applicarsi al governo dei popoli come a conce
pirsi nella teoria, oggi la scienza pi difficile, pi spinosa, pi incerta. L eser
cizio di codest arte tanto semplice quanto sublime e diventato un peso enorme e
opprimente per tutte le minute particolarit delle quali lo ha sopraccaricato un
eccesso di zelo pel bene dei sudditi. LAmministrazione ha creduto doversi occu
pare di tutto quello che interessai membri della societ, e si creduta incaricata
di provvedere a tutti i loro bisogni, di prendere una cura diretta della sussistenza
loro, di entrare nei particolari delle loro occupazioni e dei loro travagli, di rego
larli, e distribuirli, di tener le redini del commercio per lasciarlo agire o ristrin
gerlo a di lei talento. Da. ci quella sorveglianza che cade su tutti gli oggetti e
che abbraccia tutto per attirar tutto a se, che statuisce sul mantenimento delle
foreste e delle razze, sulla navigazione, ecc., che si estende a tutti i rami di com
mercio e d'industria, che d forme e regolamenti a tutte le manifatture, regola
menti tali che si occupano del numero dei li che debbono entrare nel tessuto
di una stella, ecc. Da ci quellesercito dispettori, e di preposit incaricati di tali
particolari e che non possono pi utilmente adempiere alle loro funzioni che non
occupandosene all'atto.
Ma tutte queste particolarit sono perfettamente estranee all'amministrazione;
perch esse non sono mai meglio ordinate di quando sono abbandonate a loro
medesime ed al libero concorso degli interessi particolari. Sarebbe avere un idea
poco degna dellolcio tanto nobile ed alto del governo se si t'volessero fare entrare
cure cosi minuziose nellordmc delle sublimi sue occupazioni.
, Ogni governo e istituito da Dio per mantenere la pace e l'unione trai membri
riuniti del corpo politico, per assicurare a ciascuno il godimento pieno ed intiero
di ci che gli appartiene, e il libero esercizio delle sue facolt. L ollcio suo si
riduce ad assicurare inviolabllmente la propriet dei beni, la libert nell'impiego
degli uomini e delle ricchezze, e la libert dei cambii, e consiste molto pi in
protezione che non in azione.
Il governo non ha altra cosa da fare se non impedire che non sieno turbata
le leggi cosi semplici e cos giuste dell'ordine naturale, n da parte degli stra
nieri con atti di ostilit diretti contro la societ alla quale egli presiede, n dalla
parte dei sudditi tra loro per effetto delle passioni e soprattutto della cupidit
che non cerca se non ad invadere.
Egli provvede alla sicurezza esterna colle forze militari che mantiene per im
porne alle societ vicine, respingere iloro attacchi e far rispettare la nazione.
Egli provvede alla sicurezza interna per mezzo dei tribunali incaricati di di
stribuire la giustizia, di assicurare la propriet coll esecuzione delle leggi cono
sciute e comuni a tutti, e di punire i delitti che esigono una pubblica vendetta.
Quanto pi tale amministrazione semplice e breve , sia nelle forme , sia nei
gradi di giurisdizione, tanto meglio essa compie il suo scopo.
Per provvedere alla spesa considerevole che esige la cosa pubblica il governo
ha un diritto incontestabile e diretto sopra una porzione della rendita territoriale,
destinata, pel titolo pi legittimo, ai pesi del mantenimento della societ.
Sembra che i governi tanto pi si accostino alla perfezione quanto meno sono
lontani dalla semplicit dei principii, e che la riforma di quelli che se ne sono
allontanati molto meno consista nellagire, di quello che nel cessare di agire, per
nELLu'riLtn DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE. 795
(1) Ho avuto occasione di sentire la lettura di una memoria del signor Poi'vre, diret
tore della Societ reale di agricoltura di Lione sullo stato della coltura, cio delle ric
chezze, della prosperit e della potenza dei differenti popoli dellAfrica e dell'Asia, di
cui ha percorsi e abitati i paesi, e di cui ha studiate le leggi e i costumi da osservatore
profondo e illuminato. Questo viaggiatore losofo ha colpito mirabilmente i vantaggi e i
difetti di tutti i governi: e applicando a ciascuno di essi i grandi principii della libert
e della propriet, egli giudica dello stato d'ogni nazione da quello della sua coltura, e
dimostra nel medesimo tempo che si debbe giudicare dello stato della sua coltura dai
principii della sua amministrazione e calcolarne la prosperit o il decadimento dai gradi
di libert e di sicurezza nella propriet dei beni che le leggi assicurano a ciascun
popolo.
Le riessioni giudiziose e concise di questo scrittore meditativo, ed anzi anche pi
sovente, il modo con cui ha osservati i fatti e con cui sa legarli e concatenarli coi prin
cipii, spandono pi luce, racchiudono pi istruzione e danno pi da pensare che tutte le
relazioni dei viaggiatori ordinarii e le meditazioni dei politici. Egli sarebbe in diritto di
intitolare la sua opera: La Scienza economica dimostrato dai fatti. Se egli si conforma
ai desiderii di tutti coloro che hanno avuto il vantaggio di sentirlo, non tarder ad arric
cbire il pubblico di unopera di tanta utilit.
(2) Molti riterranno come un paradosso la enunciazione che al tempo dei nostri padri
il commercio, al quale il governo non poneva alcuna attenzione non andasse che meglio.
Si dir che in quetempi rozzi e barbarici appena si aveva idea del commercio. Giova
dunque spiegarsi per quantoi limiti di una nota il permettano.
Se non s'intende per commercio che il commercio esterno ed estero, e certo che questo
era assai meno esteso. il nuovo emisfero non era ancora scoverto: non si andava mica
in fondo al norte e allestremit dellAsia a cercar con grandi spese le pelliccerie preziose
ed altre superfluitit che sono l'alimento del lusso: il commercio marittimo era quasi tutto
quanto ristretto nel Mediterraneo. Ciascuna nazione concentrata in se medesima vendeva
poco al di fuori, e bisogna anzi convenire che la comunicazione interna era impacciatisQ
sima dai pedaggi che i signori, despoti ciascuno nel proprio cantone, ponevano da ogni
lato. Era questo senza dubbio uno dei grandi abusi del governo feudale. Esso a poco
a poco diminuito a misura che l'autorit si e raccolta e assodata in mano al Sovrano; e
noi speriamo di vederlo sparire del tutto, quando il governo trover la nazione abbastanza
illuminata sui proprii interessi per sollecitarne ella stessa la soppressione e per capire
che sarebbe per lei molto pi vantaggioso di pagare direttamente sulle sue rendite tutta
limposta necessaria alla spesa pubblica, di quello che fornirne una parte con mezzi che
nocendo al valore delle derrate distruggono innitamente pi ricchezze e rendite che non
procurino veri ajuti allo Stato. .
Ma cera allora un principio di prosperit pi efficace per sostenere il valore delle
derrate e la loro riproduzione abbondante, che quegli ostacoli quantunque moltiplicati
non avevano potenza di distruggere. Se da un lato il trasporto delle produzioni a paesi
distanti era assai meno esteso e men facile; dallaltro non si aveva bisogno di ricorrere
a tali sbocchi lontani: se la circolazione interna era spesso gravata di pedaggi e balzelli ,
si era poco nel caso di pagarli, e il valore delle derrate non ne soffriva che una leg
gera diminuzione, perch il consumo che si faceva sul posto riparava con vantaggio il
difetto o il sopraccarico del trasporto. Diffatti le compagne erano assai pi popolate, elleno
794 mi mossa.
l'Europa si incivilita, a forza di cercare di far meglio e di volere acquistare
una somma di potenza e di ricchezza superiore a quella che la natura ci offre ,
e di cui un commercio libero ci assicurerebbe il godimento, noi abbiamo oltre
passata la meta; noi adoperiamo alla stessa guisa di un uomo ricco il quale cre
dendo raddoppiare il suo patrimonio, ne trascura l'amministrazione per cacciarsi
erano abitate dei proprietarii, il loro consumo assicurava le riprese dei coltivatori, e la
formazione di una rendita abbondante, la distribuzione della quale facendosi sul posto a
protto di tutti coloro che vivevano sulla spesa dei proprietarii, andava diritta alla ripro
duzione e procurava uno sbocco molto pi favorevole che non quello che risulta dal
commercio esterno. Ditlatti quanto pi il consumo vicino alla produzione tanto pi esso
favorevole e il valore forte; perch questo tutto intiero a protto del primo vendi
tore, non essendo sopraccaricato di alcuna spesa di trasporto, di alcun servizio inter
medio.
Ore, posto che il consumo era pi forte a cagione di una maggior popolazione, a ca
gione del riavvicinamento, a cagione della facilit dei cambii sul posto, e della facolt di
consumare pi universalmente sparsa, a cagione della distribuzione pi eguale e del
miglior impiego delle ricchezze, le quali si rivolgevano meno e false spese dognigenere
ed in ispese di lusso; ne segue che c'era pi valore, pi ricchezze e pi produzioni
cambiabili; quindi c'era pi commercio propriamente detto. Perch il cambio 0 la ven
dita di prima mano il commercio primitivo fondamentale: esso che fissa il valore
delle derrate relativamente alle riprese dei coltivatori ed alla rendita dei proprietari, vale
a dire alle ricchezze dintrapresa ed alle ricchezze disponibili. Il commercio di rivendi
tore non che susseguente al primo, e non esiste che dopo di lui; la sua utilit e non di
meno sensibile per rapporto al valore delle produzioni, sia ch'egli le metta in serbo in
tempi di abbondanza, sia che le trasporti e le distribuisce nell'interno della societ, sia
chegli vada fuori a cercarne consumatori. In quest ultimo caso egli si esercita sopra
un'eccedenza di produzioni. la quale, non trovando sbocco, nocerebbe al valorese non
fosse esportato. Il commercio esterno del quale si fatto in questi ultimi tempi un
oggetto principale e di cui ciascuna nazione si mostra tanto gelose, non dunque se
non un ramo particolare e pochissimo esteso del commercio generale di una nazione e
non che un supplemento al consumo interno del quale si presa molto minore occu
pazione. Il diritto di godere della libert del commercio esterno in qualunque stato
di cose indispensabilmente necessario, per conservare l'uniformit del prezzo che pi
sostenuta allorquando le derrate partecipano al prezzo universale di cambio, di quello
che quando la facolt di cambiarlo limitata dentro i confini di un territorio qualun
que. Ma l'esercizio attuale del commercio esterno pu e debbe essere sovente inuti
lissimo; la facolt sola bastando per far godere abitualmente le produzioni del pi
alto prezzo permanente possibile; ed esattamente vero il dire che in un grande
imperio agricola, un gran commercio effettivo al di fuori nel medesimo tempo l'ef
fetto e la prova di una grande miseria interiore: perch la quantit dell'eccedcnza
delle produzioni denota un difetto di consumo interno, il quale certamente procede
dallimpoverimento delle colture, dalla modicit della rendita e dell'impossibilit in
cui sono i proprietarii che ricevono poco di spendere molto a profitto delle classi
salariato, le quali vedono portar lontano produzioni che elle ardentemente desidere
rebbero consumare; e che se elle ne avessero la facolt sarebbero da loro consumate
con molto pi vantaggio relativamente alla coltura, al valore, allagiatezza generale
della nazione. Non sono dunque mica i consumatori che mancano, ma i consumatori
dollli della facolt di consumare. La scienza economica non ha altro oggetto che
d'tndicare i mezzi di estendere questa facolt, il cui effetto poi l'aumento reale del
numero dei consumatori. Ella non raccomanda tanto fortemente la libert del commercio
esterno, se non per far montare al pi altro prezzo possibile il valore delle produzioni,
dttl quale risulta nell'interno maggiore ricchezza, maggiore rendita, maggiore facolt
dl Spendere, ed in seguito una minore necessit di ricorrere a un consumo lontano.
o piuttosto una minor quantit di produzioni da esportare, quantunque ll NJ del
commercio esterno sia sempre egualmente indispensabile.
nnLL'urlLtn' DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE. 795
nelle illusioni della pietra filosofale e vi si rovina: noi abbiamo perduto una
parte delle nostre ricchezze e per conseguenza della nostra popolazione che
sempre in ragione delle ricchezze.
Non mica che i nostri padri non avessero pur essi la loro mania; perch
gli uomini che potrebbero passare tranquillamente quel po di tempo chessi ap
paiono sulla terra, e godervi di quella specie di felicita della quale suscettibile
questo soggiorno terreno, hanno, merce l'ignoranza sempre trovato il mezzo di
rendersi infelici: i nostri padri erano conquistatori, la storia non presenta altro
che il racconto degli sforzi che facevano per istrapparsi a vicenda o una citt
o una provincia. La guerra un terribile agello; ma esso non che pas
saggero, e non si vede chegli abbia per laddietro molto nociuto alla popolazione,
mentre invece un errore capitale in fatto di amministrazione (come quello che
da un secolo aveva distrutto il valore dei nostri grani) ha conseguenze assai pi
funeste e assai pi durevoli, quantunque i suoi effetti sieno nel principio meno
spaventevoli e meno visibili. Oggidi pare che noi non siamo pi agitati dallam
bizione delle conquiste; si capito che queste non conducono se non ad uno
inacchimento reciproco; ma non per questo noi abbiamo meno guerre; elle
hanno soltanto mutato di oggetto. Si combatteva per pigliarsi una provincia,
oggi si contende un ramo di commercio e si sostengono le guerre pi lunghe e
pi ostinate per avere il diritto esclusivo di andare in capo al mondo a compe
rare, vettureggiare e rivendere.
Se i principii di benevolenza, di fratellanza, di concordia hanno troppo poco
potere sugli animi degli uomini per impedirli di nuocersi e di distruggersi; questi
sono tanto docili alla voce dellinteresse che si potrebbe forse ispirare alle nazioni
disposizioni pacifiche se si pervenisse 'a convincerlo col calcolo che la terra la
sorgente unica e vera delle ricchezze, ma ch'ella non ne restituisce se non altret
tante quanto sono le consumate; che perci ristringere il consumo estinguere
la riproduzione; che il commercio altro non essendo che un veicolo del consumo,
egli non pu mai essere n troppo libero, n troppo esteso,- che se le spese alle
quali esso da luogo sono un beneficio pe suoi agenti, sono per le nazioni un di
spendio ch'elle sopportano sia nelle loro vendite come nelle loro compre, e che
esse hanno il pi grande interesse a diminuire per via della concorrenza; che
non dunque mai per le sue spese che il commercio debbe eccitare lambizione
delle nazioni agricole, ma pe' suoi effetti relativi al valore: che ci e mille volte
pi da guadagnare per esse a vendere molto di prima mano ed a prottare sulle
loro compre, di quello che a procurare ai commercianti domiciliati presso di esse
maggiori beneci di rivendita e di vettureggiamento; che contro al loro inte
resse evidente di ristringere il commercio in se stesso, sia dentro loro, sia presso
le altre con qual pur si voglia genere di esclusioni: che di'atti il commercio
consistendo in cambii necessariamente un contratto doppio; che non si pu
esercitarla se non con persone che abbiano oggetti da cambiare; che non si pu
fare un commercio esteso con una nazione povera; che per conseguenza ciascun
popolo trova il suo vantaggio nellopulenza desuoi vicini; che cercare a impo
verirli ed a soppiantarli adoperarsi alla propria rovina; che escluderli da casa
sua chiudersi lentrata in casa loro; che rispingere le loro produzioni e inter
dir loro di acquistare le proprie sue, e impoverirsi a un tempo stesso e privarsi di
un godimento; che toglier loro un mezzo qualunque e toglierne uno a se mede
796 La mossa.
simi; che nuocere alle loro ricchezze e alla loro riproduzione incendiare le pro
prie messi; che far loro la guerra, qualunque poi siane il successo, fare a se
presso a poco lo stesso male che ad essi; che gravare d'imposizioni l'entrata delle
loro produzioni, e dar loro l'esempio di fare altrettanto, e rincarire il consumo
de suoi proprii sudditi, divider con esse il danno che loro si pretende di fare, ecc.
Se si potesse persuadere alle nazioni principii cos veri, cosl conformi all'or
dine fisico e alla natura delle cose, non sarebbe ci un toglier di mezzo le pi fre
quenti occasioni di discordia e di guerra, alle quali noi siamo esposti nello stato
attuale dell'Europa? qualunque siane il successo sempre lodevole ed utile cosa
farne lo esperimento.
Una dottrina tanto adatta ad assicurare il riposo delle nazioni, e la felicit.
di ciascuna di esse in particolare, non pu essere troppo conosciuta e troppo ac
colta. La cura di svolgerla e di spargerla l'opera de cuori ben'fatti, delle menti
illuminate e delle anime sensibili. la vostra, o signore, quella delle accademie.
Tutti i cittadini che contribuiranno a compierla potranno lusingarsi di aver fatto
il miglior impiego dei loro talenti; godranno della soddisfazione di aver reso
all'umanit il servizio pi essenziale nell'ordine terrestre, d'aver dissipata le le
nebre dell'ignoranza e dell'errore sui punti pi importanti, d'avere scoperta la
strada che guida alla felicit, e di aver insegnato agli uomini che il Padrone su
premo non ha mica lasciati all'arbitrio n abbandonati al caso i mezzi per ren
dere felice la societ ch'egli medesimo ha stabilito; ma che ha sottoposta la scienza
sublime del governo a un ordine di leggi tanto semplici quanto invariabili.
Sono con rispetto ecc.
Giugno 1766.
POSTSCRITTA
o Riassunto dei principii dell'esclusione esposti dal
signor Guam) nell'ultimo giornale.
1
Mentre si sta stampando questa lettera ricevo il giornale di giugno, e ci trovo
la risposta l'attami dal signor Girard. dillicile prevedere fin dove esso arriver.
se continua a scrivere; ma io spero che trascurando un avversario, che ha pub
blicamente promesso di non rispondergli, egli rivolger i suoi argomenti contro
il signor Ilouxellin, a vendicare il commercio (1) dai colpi di questo formida
bile antagonista; perch secondo il signor Girard l'idea di commercio rinchinde
talmente quella di esclusione che combattere l'esclusione e combattere il com
mercio; che predicare la libert distruggerlo.
Del resto i partigiani della libert non possono troppo lodarsi della sua ma
niera di procedere; essa il dispensa dalla cura della confutazione e termina la
disputa per l'impossibilit di sostenerla.
Gli altri difensori dell'esclusione si sono torturati per mascherare e modill
care i loro principii, per conciliarli se fosse possibile in parte coi nostri; essi hanno
concluso in favore dell'esclusione senza voler urtare di fronte tutte le ragioni che
militano in favore della concorrenza; eglino si sono salvati con distinzioni, ed
hanno fatto tutti gli sforzi per far sparire le conseguenze del loro principii, l'errore
(l) Il signor Girard ci annunzia pag. 190 ch'egli ha fatto un'opera intitolata: Il Com
mercio mdiooto.
nsufuriun' DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE. 797
dei quali sarebbe troppo saltato agli occhi; essi avrebbero durato fatica, per
esempio, a confessare questa conseguenza che deriva dai loro principii, che
dellinleresse della nazione di fare assolutamente senza degli esteri; e per mezzo
di queste precauzioni e di questi riguardi rendono il punto della quistione pi
difficile a sviluppare.
Quanto al signor Girard egli ha disprezzato siffatta maniera di disputare, che
contestando una parte ed accordandone un'altra, non propria che ad eternare
la discussione. Egli ha pensato che mentre aveva abbracciato un partito contra
rio al nostro sulla questione di cui si tratta, egli doveva negare tutti principii di
cui noi ci serviamo per istabilire la nostra opinione, e tutte le conseguenze che
ne risultano; ch'egli doveva prendere su tuttii punti il contrapposto della nostra
dottrina, abbracciare la via contraddittoria, e andar sempre a mancina quando
vede i suoi avversarii andare a diritta; il vero mezzo di non incontrarsi mai
e dimettere le persone, le spalle al muro, colle negazioni le pi imprevedute (I).
E. Non abbiam noi tutta la ragione di essere contenti di vedere uno de pi di
stnti difensori dell'esclusione esporci i principii della sua causa con tanta esten
sione e franchezza? di vederlo sostenere che i travagli dell'industria producono
tre volte pi reddito al re ed ai suoi sudditi che non quelli dell'agricoltura; che
d'interesse di una nazione di vendere le sue produzioni al miglior mercato pos
sibile; che l'aumento del valore sarebbe contrario al ristabilimento della coltura;
che esso porterebbe gli agricoltori ad abbandonare una parte delle loro terre, ad
adulterare le derrate, a esercitare il monopolio; che la concorrenza farebbe sa
lire i nostri grani a un prezzo tanto forte al di sopra del prezzo comune dellEu
ropa che ci metterebbe nel caso di ricorrere al fromento estero; che lunge di
ammettere le nazioni vicine al trasporto dei nostri grani, sarebbe interesse nostro
fare assolutamente a meno di loro in tuttii rami di commercio? La qual cosa
confessare formalmente la conclusione che noi abbiamo tratta con tanto vantag
gio da un principio messo innanzi con molta pi riserbatezza da un altro difen
sore dellesclusione, cio, che quello che utile ad una nazione, essendo pure
utile ad un'altra, ne conseguita che l'interesse di tutte le nazioni e che tutti i
bastimenti partano carichi e ritornino vuoti, e che perci le spese di commercio
si trovino da qualunque parte duplicate.
Quando il signor Girard confessa che la sua opinione suppone tutti questi
principii, e deriva da essi, ci rimane forse altra cosa a fare se non che a pren
dere nota di tale confessione e mettere il pubblico nel caso di giudicar la questione
dal confronto dei principii?
(1) Sempre fermo nella negativa, il signor Girard risolutissimo di non recedere so
pra alcun punto. Egli, per esempio, persiste a citare il signor Thomas, ad onta che io gli
abbia fatto vedere (Giornale di Novem.) che una tal citazione non era relativa alla questione.
Invano l'assicurerei che il signor Thomas pensa intieramente lo stesso di me nella que
stione della concorrenza e sul senso che bisogna dare alle sue parole, non mi crederebbe,
n crederebbe allo stesso signor Thomas. Egli ne cita oggi 61 interessi dell'Inghilterra
mal intesi nella guerra presente, come il frutto delle meditazioni profonde di un Inglese,
come una traduzione: egli nemmeno mi creder se io gli dico che quest'opera dell'a
bate Dubos, che la scrisse per ordine del Governo di Francia, e con si poco successo che
rivoltandone il titolo, il pubblico lintitol: Gllnteressi dell'Inghilterra nella guerra pre
sente mal intesi dell'abate Dubos. h i!
FINE DELLUTILII'A DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE.
fa:
-.
INDICE DELLE MATERIE
CONTENUTI!
DII-L'III'I'IIISSI SOCIALI IN RAPIDII'I'O AI. VALOBB, ALLA CIRCOLAZIONE, ALL'IIIDUSTIIIA III IL GOIMIBCIO IN
I'IlflO BI) IS'IIIIIIO . . pag. 655
I. Bisogni; mezzi di soddisfarli . . . 656
II. fecondit della terra, aiutata dal travaglio dell'uomo . . lei
III. Nella produzione bisogna considerare l'utilit loro ed il loro valore . 651
IV. Denizione del valore . . 658
V. Prima causa del valore, la propriet usuale c'cs'
VI. L'utilit non e la misura del valore . 660
VII. Seconda causa del valore, le spese indispensabili 66|
VIII. Terza causa, la scarsezza o l'abbondanza in
IX. Quarta causa, la concorrenza . . . . 662
X. Le produzioni sono alleno medesime la causa del valore . . 665
XI. Il valore dipende dalla popolazione e dallagiatezza della popolazione . . 664
III. La riproduzione e la consumazione sono reciprocamente la misura l'una allaltr c'm'
XIII. Non si pu migliorare la riproduzione se non col valore . 665
XIV. Importanza del valore dei
XV. Il valore e il termometro dello studio di una nazione 661
XVI . Non c' che il valore in prima mano che inuisca sulla ricchezze 668
XVII. Riepilogo . dei
CAPITOLO II. Del cambio e della condita 669
Definizione del cambio . . . . . a'ns
Il commercio nel quale interviene il danaro c incompiuto . 672
La vendita si riduce al cambio, e non ne differisce se non nel modo 675
Cnrrow III. Dcll'oci'o del danaro nei cambii 674
Oicio del danaro . . . . s'es'
Il valore del danaro e determinato dal corso . 675
Csrrrow IV. Della circolazione e 678
I. Il danaro non l'obbietto della circolazione; sono le produzioni che lo fanno muovere ios'
II. Il danaro si d c si riceve valore per valore . . . 680
III. La circolazione fatta intiera si parte dalla classe produttiva 685
IV. Il numerario passa tutti gli anni per le tre classi . . . 684
V. Differenza tra la circolazione del danaro e quella delle produzioni 685
VI. Unit della sorgente delle spese . . . . . 686
VII. La ripartizione della riproduzione si fa a differenti titoli 689
VIII. Due sorta di consumazioni: l'una subita, l'altra progressiva {ai
Esuli: della dottrina dell'abate di Condillac sull'ordinamento della societ e sulla circolazione . 689
CAPITOLO V. Dello natura dei travagli dell'industria . 695
I. Stato della questione . . . . . . in
II. Che il travaglio dell'industria e assolutamente sterile . . . . 694
III. Differenze essenziali tra l'anticipazione della coltura e quelle dell'industria 695
IV. In che consiste il valore dei lavori dell'industria . . 696
V. Ohhiezione in favore della produttibilit dell'industria in
VI. Risposta allobhieziono . . . . . . . . . . 691
VII. Cosa sia il primo travaglio che fa nascere ci che occorre per pagare il travaglio del
l'industria 698
. Causa dell'errore in cui si cade relativamente all'industria . . . . . 399
. Differenza dell'interesse di una nazione rapporto al valore delle produzioni e rapporto
al valore di lavori dindustria . 700
. Stato della questione ridotta ancora a termini pi semplici dalla supposizione dei pa;
amenti in natura 700
. Su divisione dei diversi traiagli sterili 702
800 INDICE DI Le TROSNE.
XII. In che consiste la dilferenzn tra i servigi personali ed i travagli dell'industria . . pag. 705
XIII. Del genere di manifattura che sembra pi produttiva 704
XIV. Doll'industr'is quando ella lavora per lestero 705
CAII'IOH) Vl. Della natura e degli effetti del commercio 707
I. Denizione del commercio in generale. . . . . in
Il. Che la libert'a del commercio e conforme allintcrcsse di tutti . in
III. Distinzione tra il commercio ed il traffico . . . . . _ , 700
Iv. Suddivisione degli agenti del commercio e distinzione da fare rapporto alle spese ed ai
benclicii . . I . . . . . . . '. . . in
v. Che l'accrescimento di valore che risulta dalle spese di commercio 'e per una nazione un
dispendio e non una uumentazione di ricchezza 744
II. Degli effetti del commercio sul valore di prima mano 742
Gm'roLo VII. Del commercio esterno 74|
I. Il commercio esterno e poco esteso ed importantissimo pei suoi effetti 745
Il. Un gran commercio esterno non e sempre una prova di prosperit . . . 746
III. Clse l interesse di una nazione non consiste se non nel prezzo buono delle sue pro
dusioni . . . . . . . . . . . . 7l8
Iv. Che linteresse delle nazioni i: linteresse del commercio, distintissimo dallintercsse
degli agenti del commercio . . . . . . . . .
v. Che i guadagni del commercio sono affatto personali ai suoi agenti senza che le nazioni
possano averci alcuna parte . . . . . . . . .
VI. Che linteresse di una nazione che vende, non altro se non linteresse del proprieta
rio, e che nello della nazione in ci chella compera al di fuori non e altro se non
linteresse del consumatore . .
1. Che linteresse nazionale semplice ed unico
VIII. Che lesempio delle nazioni commercianti non fa guari eccezione ai principii qui sopra
stabiliti . . . .
CAII'I'OLO VIII. Degli eetti della libert indefinita per la nazione che la stabilisce per la
prima presso di se, indipendentemente dalla condotta delle oltre . 728
I. Clic molto persone convengono dei vantaggi della libert se alla fosse reciproca . in
II. Esposizione delle false opinioni su questa materia . . . . . . 750
III. Che la cognizione delle leggi dellordine rende manifesto linteresse delle nazioni 75|
IV. Dellinteresae di una nazione nellcsportazione dei suoi prodotti . . . 752
v. Effetto di unimposta messa all'uscita sulle produzioni 75
vt. Delleffetto del rincarimento o delle spese di trasporto . . 756
vII. Dell effetto di unimposta messa snlluscita delle materie prima dell'industria 758
VIII. Delleffctto di unimposta mossa sullimportssione dei lavori dsllestero 744
II. Dellel'l'etto di nnim osta messa sull'mportazionc delle produzioni estere 746
a. Autorit'a in favore de la dottrina stabilita in questo Capitolo 7-4 8
II. Conclusione di questo Capitolo 750
CAPIILO IX. Del commercio rispettivo tra la metropoli e le colonie 754
I. Clse la libert del commercio e l'interesse evidente delle colonie . . . ivi
II. Veduta generale. Come sia difficile che quello che a nocevole ad una provincia sia van
toggioso allimperio . . . . . . . . . . . 752
III. Dcllintorcssa che la metropoli crede avere d'iuterdirc cerle colture alle sue colonie . 755
lit. Dellinteresse che la metro oli erede avere di riserlmrsi esclusivamente il diritto di pro
vedere le sue colonie delle produzioni del suo territorio 755
V. Esame degli effetti di questa libert relativamente allo stato del commercio esterno
della metropoli . . . . . . . . . . . . 755
vi. Dellinteresse che la metropoli crede avere di riserbarsi esclusivamente di provisionare le
sue colonie dei lavori della sua industria . . . . . . . 757
vII. nell'interesse che la metropoli crede avere d'intordire in tutto o in parte alle sue colo
_ nie la fabbricazione delle roduzioni loro per riserbarsene la mano d'opera . _., in
VIII. Dellinteresse che la metropoli crede avere di riscrharsi il rettureggiamento della pro
duzioni . . . . . . . . . . . . . 758
IX. Dcllinteresse che la metropoli credo avere di non permettere alle sue colonie di compci
rare negri se non da agenti nazionali 759'
CONCLUSIONI di qnestopera . . . . . . . . . . nei
DISCL'SSION SUL DAIAIO E SUL COHIECI . . . . . . . . 762
LL'U'I'ILIT' DELLE DISCUSSIONI ICONOICIIE . . I . 776
NOTA
DEL PROF. Fll. FERRARA.
NOTA
SULLA
DOTTRINA DE FISIOCRA'II.
_oNOMo-_
l.
che lo attacca. Non parleremo della turba de ripetitori che con un tratto di spirito
credono aver distrutto un sistema, con un gruppo di aneddoti suppongono averne
fatto la storia, e colla vivacit dello stile si sottraggono alla dura necessit di
qualche anno di studio. Sino a pochi anni addietro questa deplorabile leggerezza
bastava; bastava il ripetere sempre ti il sistema degli Economisti oggi abban
donato del tutto . Schmaltz e Dutcns, in vece di depurarlo, avevano tentato di
ripristinarlo, cio che valeva quanto un cancellarne le ultime traccie; Storch esau
rendo tutte le sue forze in combatterla si trovo di aver lottato con ombre; e da
questi ultimi sforzi co' quali l'Economia moderna reagiva contro quella. del se
colo 18, il sentimento d indifferenza e di obblio a cui alludevano le parole del
Say si fortificava vieppi.
dovuto a un tipografo, al benemerito ed instancabile editore delle scienze
economiche, questo ritorno sopra se stessa, che la pubblica opinione subisce in
torno alla scuola de Fisiocralt'. Fu un pensiero felicemente inspirato quello che
indusse il Guillaumin a cominciare la sua preziosa raccolta da una scelta de loro
scritti. Il pubblico ha gi sotto gli occhi, e comodamente pu riscontrare queste
opere, che tutti citavano senza averle mai lette. Il pubblico vi ha, in vero, tro
vato molte ripetizioni delle medesime idee, molta limitazione nel cerchio entro il
quale si aggirano, molta scarsezza di osservazioni, troppo dogmatismo di prin
cipii; ma nulla vi ha rinvenuto di tutto ci che era preparato a cercarvi, non la
cabala delle cifre, non l alcorano, non la metafora sostituita al ragionamento,
non la gollaggine e la stranezza chei sarcasmi de'Grimm e la virulenza di La
harpe avevano loro attaccato come carattere distintivo. Si andato forse pi in
lit di ci che dovevasi. Eugenio Daire, la cui morte cosi immature una vera
perdita per la scienza, ed Ippolito Dussard, i due valenti commentatori dell edi
zione del Guillaumin han forse troppo curvato da un senso l'arco che era troppo
curvato dal senso opposto. Il primo soprattutto, a forza di essere troppo giusto
verso gli Economisti del secolo xvm, pecc d ingiustizia verso la scienza mo
derna; a forza di snidare i germi delle verit nascoste ne loro scritti si trov in
sensibilmente condotto a sposare qualcuno de' loro errori , o se non altro perdo
narli tutti ugualmente, accoglierli tutti col medesimo grado di tolleranza.
L'effetto di questa reazione un ritorno all'antica incertezza. Oggi non vi ha,
vero, le medesime preoccupazioni contro Quesnay e i suoi discepoli; ma l'opi
nione ondeggia tra- l'antico dispregio e l'apoteosi novella; e noi crederemmo aver
lasciato un vuoto in questa raccolta se, dopo avere imitato nella scelta l'esempio
dell'editore francese, non facessimo noi pure uno sforzo per presentare ai nostri
lettori i cardini su cui fondare un giudizio coscicnzioso e sicuro.
Questo ci che qui mi propongo. Che i Fisiorrall abbiano arrecato un gran
bene all' Economia, che sia a loro dovuta l'introduzione del concetto scientifico
nell'ordine de beni materiali, che abbiano con una specie di divinazione precorso
le idee pi larghe e pi generose della scienza moderna, che a questi meriti in
tellettuali abbian aggiunto un merito pi prezioso ancora e pi raro, la purezza
delle intenzioni e l'amore sincero dell'umanit; ci non . pi oggigiorno n osa
gerato in chi lo dica, ne dubbio in chi lo ascolti. Rimane soltanto ad esaminare,
con quella accurata pazienza che non fu usata finora, se al buono delle loro de
duzioni risponda altrettanta verit ed esattezza ne loro primordiali pensieri. Ri
mane ad investigare se, tecnicamente considerato, il loro sistema sia tutto erro
NOTA SULLA nor'rnnu on risiocani. 807
neo, se dopo recisane la parte difettosa non se ne possa raccogliere qualche grano
di verit, che non solo deponga in favore del loro buon senso, ma giovi inoltre
ad aiutare i passi futuri della scienza, tal quale ai nostri giorni si trova, dopo
un secolo di osservazioni e progressi.
Cominciamo dal collocarci nel punto di vista, da cui partiva Quesnay. Esso
consisteva in un fatto che ha sempre colpito la mente dell osservatore, perch
il fatto che costituisce la fatalit dell'umana natura, e l'origine della sua attivit:
il bisogno ineluttabile di consumare. Come da esso discendono tutte le umane
azioni nell ordine pratico, cos dall'osservazione di questo fatto son sempre nate
tutte le speculazioni dell'ordine teoretico. Il consumo il fatto stesso della crea
zione. Ogni essere, individualmente preso, non esiste che in quanto usurpi per se
le molecole altrui; se in vece accade che gli altri usurpin le sue, comincia e ve.
nir meno la sua esistenza individuale, la quale cessa del tutto al momento che
l'ultimo briciolo della propria materia sia venuto ad incorporarsi in una massa
distinta. Cos la pietra, cosi la pianta, cosi l'animale. L'aria, la terra, l'acqua, i
gas, i sali, tutto ci che venga a contatto con loro, cede gli elementi di cui si
nutrono; e quando niscono di assorbire, di consumare le molecole altrui, ca
dono, si scompongono, ed apprestano il materiale di nuove individuali esistenze.
La vita umana non forma da questo aspetto la menoma eccezione al sistema ge
nerale della creazione; essa non che una usurpazione continua; non possibile
pensare all uomo vivente senza trovarvi l' uomo consumatore ,- quand altro non
faccia, respira, cio decompone e consuma l'aria che gli scende nel petto. I meta
fisici ci diranno che vivere pensare, e che pensare e sentire; collocati nel no
stro punto di vista nel siam costretti a prescegliere una forma forse pi grosso
lana ma non per questo men vera: vivere consumare, l uomo che cessa di
consumare cadavere, destinato a marcire, e rientrare nella massa della inani
mala natura.
Le societ umane esistono e vivono , dunque consumano; han bisogno
di vivere, dunque han bisogno di consumare. Ecco la prima idea, da cui
implicitamente partiva Quesnay, come prima e dopo di lui si da essa co
stantemente partito, bench non sempre esplicitamente si dica. -La neces
siti: del consumo genera la necessit della produzione e perci del travaglio.
Quest' altra idea elementare e implicata anch'essa nella teoria siocratiea come
in ogni altra. Se _il mondo fosse stato creato esclusivamente per l'uomo, forse
tutte le parti della materia si troverebbero schierate davanti a lui e vincolate
alle forme pi utili per la sua esistenza. Non questo il caso. La materia che
ci circonda ha probabilmente tutti gli atomi nccessarii alla perfezione dell'es
sere umano, ma sono in un moto perpetuo, dipendono da leggi proprie, si
congiungono, si separano, si presentano all uomo rarissimamente in quella
forma che alla sua natura pi giovi, e quasi sempre nelle mille altre forme a
cui son condotte dal loro occulto destino, da un destino indipendente dall'uomo
e dalla sua volont. Cosi egli trovasi collocato in mezzo ad elementi che gli tur
bano l'economia della vita, sente il dolore, concepisce il movimento, lo esegue,
allontana le molecole dolorose ed avvicina le utili; cos travaglio e produce per
808 ananas.
consumare. - Del consumo, della produzione, del travaglio che la procura, noi
abbiamo un idea molto pi vasta di quella che si formava Quesnay. Se noi ce
nosciamo comesso il travaglio diretto e l'indiretto, le sue ramicazioni, i loro con
tatti reciproci, il cambio, il danaro, il commercio; vi consideriamo inoltre un
gran tutto, e diamo unuguale importanza, o per lo meno una solidariet indis
solubile alle sue singole parti.
Se, in vece di trovarci riuniti sotto la forma sociale, non fossimo che isolati
individui, tutto si ridurrebbe a dirigere le nostre forze sopra una data materia,
trasformarla e ridurla allo stato in cui sia capace di estinguere quel tale bisogno
che ci abbia spinto a lavorarvi di sopra. Agglomerati , in vece, a grandi masse,
la prima idea che abbiam dovuto concepire fu quella di aiutarci a vicenda nella
pena che costa il travaglio e partecipare in comune alla produzione che ci pro
mette. Questo il primo passo a cui lassociazione conduca: il regno animale ne
da splendidi esempii; le scimie, le api, i bovi selvaggi, i pellicani, lavorano cosi
bene in comune che tutte le organizzazioni, proposte in questi ultimi tempi per
l'uomo, potrebbero appena passare per pallide copie del regime de'bruti. Ma
l'uomo, appena cominci a riettere sul fenomeno dell'industria, vi porta una mo
dificazione fondamentale: iLgavagligmqiato prende un aspetto inverso e di
viene travaglio 4111139, Dapprima la produzione si separa in grandi classi , e gli
uomini si scparan con essa. Gli uni prendono a coltivare la terra, gli altri a tra
sformare i prodotti primitivi della coltivazione. A misura che sinnoltra la civilt,
si assottigliano le divisioni; non pi un dato prodotto completo che determini
l occupazione ad una classe intera diuomini , una parte, una frazione anche
minima del travaglio che si richiede a compirlo. Ma l'individuo occupato di un
solo prodotto, o della minima frazione di un sol prodotto, ha pur mestieri di
consumare un gran numero di prodotti compiuti. Da qui il311213, colle sue raf
flnatezze, e coi suoi miracoli. Si comincia dal barattare in digrosso, senza misura,
secondo limpulso del momentaneo bisogno; poi si riette,-si economizza , si (al
cola il proprio e laltrui; ne nasce l'idea del valoreiogni cosa val pi o meno se
condo che pi o meno si ottenga di quelle con cui si cambii; i prodotti acqui
stano una seconda propriet; oltre al soddisfare un bisogno divengono permuta
bili, hanno un valore di cambio, chepi tardi sar espresso in Maa, ed in
grazia del quale son chiamati ricchezze.
Con questo mirabile meccanismo, il travaglio diviene tutto indiretto. Ciascun
uomo, occupato non pi della produzione di cose capaci ad estinguere i suoi
dolori, ma di una minima parte d'un travaglio qualunque, pu, appena fissatolo
sopra una qualunque forma materiale, trovarsi in grado di cambiarlo, di ven
derlo. La moneta che ne riceve presenta per esso tutta la grande variet delle
cose che alla sua vita abbisognino, non gli rimane che limbarazzo di scegliere e
ripartire nelle proporzioni che meglio convengono ai suoi desiderii. il suo trava
glio diviene pi libero e perci meno penoso: dovunque lo chiamino la sua indole,
le sue capacit, le sue forze, ivi accorre e lavora, alla sola condizione di far cose
che possano, eccitando gli altrui desiderii, presentarsi al mercato e trovarvi degli
uomini preparati a comprarle. Cosi il cambio diviene l anima della sociale esi
stenza, diviene all umanit ci che all'individuo il lavoro. Cos, tutti quanti
siamo, siamo consumatori e produttori ad un tempo; non siamo consumatori se
"o" in quanto apportiamo l'opera nostra nella produzione di tutti, non siam pro
NOTA SULLA no'nuu un nsrocnnr. 809
duttori se non in quanto operiamo in maniera da trovarci in possesso di cose che
divengano un titolo in forza del quale possiamo aspirare al consumo. Dnllindi
viduo il fenomeno si trasporta alle masse: tra paese e paese, tutto si cambia e
sincatena per modo che i popoli son tutti costretti a dlvenir solidarii de reci.
proci loro destini. E dal passato al presente, e dal presente al futuro. La ric
chezza si accumula, si fissa sopra forme durevoli; nascendo l individuo la trova
a grandi masse nel mondo; trova nel minimo fra gli oggetti del suo uso eotidiano
una serie di esperienze e di sforzi, di cui e ammesso a godere gli ultimi risultati.
Passa per questo breve ludibrio che si chiama la vita, e lascia la frazione del
suo travaglio; la generazione che sopravviene lo raccoglie, ne gode e tramanda
ancor essa il suo contingente, e di giorno in giorno, di anno in anno , di secolo
in secolo, l'umanit si dirozza, e procede, per accostarsi ad una meta che ignora,
o forse ancora per non raggiungere alcuna meta mai pi.
Tale in complesso il fenomeno della vita individuale e de vincoli che
legano insieme le parti di questo tutto che, contemplato nell immensit dello
spazio e del tempo, chiamiamo esistenza dell'umanit. Tale il concetto che noi
siam pervenuti a formarcene dopo una lunga serie di meditazioni e di errori; tale
lastrazione no a cui i Fisiocrati non poterono sollevarsi, e da cui scaturirono
i loro errori fondamentali. v
Quesnay fece una prima osservazione, che nulla avrebbe avuto di peregrino
se pi tardi, per troppo studiare il fenomeno dellcconomia sociale, non ci fosse
toccato di vederla dimenticare. Se 1 umanit ha bisogno di vivere, se vivere
consumare, ci che noi chiamiamo sussistenza , o ricchezza, dev essere qualche
cosa materiale che si mette in contatto co nostri sensi ed estingue i nostri do
lori; ci che noi chiamiamo produzione dev essere un ordinamento di forme
adatte a facilitarci l'esercizio delle funzioni vitali; ci che noi chiamiamo con
sumo devessere la distruzione di quelle forme. Se vi ha continuazione di vita,
vi dev essere continuazione di prodotto; vi dev essere un fondo di materie utili
che si distruggono e si rinnovano, una massa di sussistenze sulla cui riproduzione
annuale si mantiene la vita.
Questa verit troppo ovvia, perch vi si possa fondare un titolo speciale di
merito che deponga in favore della sagacia de Fisiocrati. piuttosto un demo
rito della scienza moderna laverla in parte obbliata. Fin qui Quesnay indubita
mente appoggiavasi sopra un fatto innegabile. La scuola di Say, torturata dal
bisogno di combattere le capricciosa distinzioni di lavori produttivi ed imprmt
tivi, commise un gravissimo errore allorquando imagin le ricchezze immateriali.
Finch non ci si provi che, a parte de sensi, non avessimo un modo qualunque
di trovarci in comunicazione col mondo esterno; o finch non si provi che, allin
fuori di Dio e delle occulte leggi che egli allesistenza ha prescritte, qualche cosa
incorporea, senza parti e senza azione sulle parti del nostro corpo, esista nel
mondo e possa trovarsi in contatto con noi; sar indispensabile il convenire che
la materialit condizione inerente al consumo. lmaginare ricchezze immate
riali , trasportare il fenomeno del consumo della materia allutilit, un equi
voco che scambia le forme colla loro durata. Il pi fugace, il pi rapido de no
stri consumi, tutte quelle ricchezze nelle quali 1 economista francese ha veduto
l'immaterialit incontestabile, tutto cio che appena nato dispare, tutto ci che
si direbbe di non esistere se non in quanto ci arettiamo a distruggerlo; non si
810 FERRARA.
// III.
valore, ed in ciascuno di questi nuovi valori si trovan rifusi gli antichi, che per
dettero durante il travaglio le loro prime apparenze. La funzione del capitale-va
lore questa appunto di lasciar consumare le forme proprie per rinascere sotto
nuova sembianza, e consumarsi di nuovo per rinascere ancora, e cos consumarsi
c riprodursi in eterno. Ma queste trasformazioni perpetua non avrebbero n senso,
n scopo, se sopra ognuna di esse non si potesse appoggiare una creazione di
forme pi utili, sotto le quali il valore da conservare si trovi accresciuto del
nuovo valore che lindustria intende applicare ai suoi bisogni della giornata.
in questunico senso che la produzione pu presentare un lordo ed un netto; nel
senso cio, che data una forma nuovamente creata, si divida in due parti, delle
quali una rappresenti il valore che si trovava preesistente , l altra rappresenti la
nuova creazione.
Questa nuova creazione pu consumarsi con pi o meno celerit, pu ssarsi
sopra una data materia e divenire una parte anchcssa del capitale. Non importa:
qualunque sia il destino, essa sempre un prodotlomello, relativamente a quel
dato periodo entro del quale noi avevamo limitato il fenomeno.
Prendiamo per esempio, in Agricoltura, la produzione del grano. Si supponga
che al momento in cui io concepisce il pensiero di operarla sopra il tale e tal
altro podere, esista nel mondo una massa totale di produzioni come 100, e che
il valore totale della mia raccolta sia come 10. Si supponga che questo valore 10
si conservi intatto durante il corso dellanuo, e che nulla si consumi del 100 che
era preesistente. Al momento della raccolta si trover nel mondo un valore totale
di 110: ecco il lordo. Ne esisteva gi 100: ecco il capitale a dedurre. Si ag
giunto 10: ecco il netto. Poco importa che, durante l'anno, procedendo in via
di anticipazione, io, i miei agenti, i miei bovi, i miei strumenti avessimo gi lo
gorato gli otto decimi della mia raccolta, in modoch al trar de conti la produ
zione totale non si trovi elevata che a 102: sempre '10 ci che ho creato in quel
tale periodo della produzione di un anno.
Cosi va concepito il prodotto-netto, in un senso che ristretto e relativo,
quanto all ordine metasico delle esistenze, ma il pi largo possibile ed asso
luto, quanto allordine speciale del fenomeno che chiamiamo produzione isolata.
Vi poi un ordine ancora pi ristretto, che si riferisce, non pi a tutto il fe
nomeno della produzione, ma alle varie parti di essa.
Se consultiamo le nostre idee ordinarie, non v alcun genere di lavoro,
in enti nostri calcoli non sieno tutti fondati sulla supposizione di un prodotto
totale e lordo, una spesa a dedurne ed un residuo netto.
Ma rillettendovi pi attentamente, sar ben facile accorgersi che questo abi
tuale linguaggio abitualmente un'idea relativa a ciasclieduno di noi, che nella
sfera sua propria, cercando il resultato del suo lavoro, divide naturalmente in due
parti il valore prodotto; l'una che rappresenti il rimborso, la. ripristinazione de
valori precedenti al corso della produzione, la spesa, il valor di costo; l altra
che rappresenti il profitto , il compenso della propria industria.
Quando un sol uomo concorre in una data produzione, l'idea del prodotto
nello e univoca e costante, perch non pu riferirsi che a lui solamente. Ma se
pi uomini vi concorrono insieme, sorgeranno altrettanti prodotti-netti, diversi,
anzi opposti tra loro. Ciasclieduno da produttori avr il suo, perch ciascheduno
subisce una spesa particolare, o incontra unapena propria nel suo particolare
NOTA SULLA no'rrnuu Da rlslocnni. _ 815
lavoro, si forma una sfera dintenti nella quale il centro il profitto suo proprio,
indipendentemente, anzi in contraddizione di tutto il resto.
Per non uscire dal terreno medesimo de Fisiocrati , prendiamone l' esempio
dallAgricoltura.
ll prodotto-netto, dicono essi, evidente in Agricoltura. Si lavora per uno o
pi anni; la raccolta arriva; il coltivatore disponendone, sia in natura, sia in
prezzo, ripaga tutte le spese, salda il salario de lavoranti, il valore delle deterio
razioni, linteresse del capitale, la somma de suoi consumi medesimi; e dopo
tutto ci paga una rendita al proprietario della terra; chi non vede che l Agri
coltura in questo modo produce pi di quanto consuma, se dopo avere rimbor
sato l'ammontare totale delle sue spese permette ancora di presentare un valore,
libero e disponibile, a chi non ha menomamente contribuito col proprio trava
glio nell'opera della produzione?
E senza dubbio, per chi si collochi nel punto di vista del proprietario, il fitto
del suo podere non che un prodotto-netto di questa specie dindustria che con
siste nell'avere ereditato il diritto di dire questa terra mia . Se egli o i suoi
antecessori vi hanno impiegato de capitali per apparecchiare il terreno alle esi
genze della coltura annuale, si potr ancora dedurre dall ammontare del tto
qualche cosa che annualmente si sostituisca alla deteriorazione annuale del capi
tale impiegato; ma in n de conti, ogni capo di spesa dedotto, si andr sempre
a trovare qualche cosa che formi, in un senso relativo a chi possiede la terra, il
prodotto-netto della sua funzione industriale, che quella di possedere.
Sin qua dunque l'idea di Quesnay non soggetta alla menoma obbiezione;
lerrore incomincia al momento che questa posizione, unicamente relativa al pro
prietario, si prenda per unidea assoluta, si riferisca alla produzione in se stessa,
o che peggio ancora, si astragga sino a farne un rapporto costante ed immu
tahile tra l'Agricoltura e la Societ presa in massa.
Qualunque, fra gli agenti della coltivazione, pu collocarsi, rispetto agli altri,
in una posizone analoga a quella che Quesnay ha concepito come esclusiva ed
unica, riguardo al proprietario della terra.
Quesnay ammette una classe di Fillaiuoli, incaricati di dirigere ed ammini
strare la coltura. Che cosa fanno costoro? Raccolgono sotto gli ordini loro un
numero di lavoranti a giornata, comprano strumenti e semenze, impiegano un
capitale, ammassano una raccolta; sulla quale, dopo aver pagato salarii, inte
res'se di capitali, e rrr-ro, trovano la parte propria, il compenso della propria fun
zione. Ecco come, per poco che mutiamo il nostro punto di vista, ci che era un
prodotto-netto nell'ipotesi da Quesnay contemplata, divenuto una mera spesa ,
ci che era una spesa divenuto un prodotto-netto. Quesnay metteva il com
penso del ttaiuolo tra gli elementi a dedurre dalla produzione totale, prima di
giungere alla rendita netta del proprietario; il coltivatore pone il tto tra gli
elementi a dedurre prima di rinvenire la cifra del suo compenso.
Se scendiamo al contadino, troveremo la sua condizione perfettamente ana
10321 a quella de primi due. Egli lavora e riceve un salario. Per lui, nella sfera
della sua industria, tutto ci che vada in mano al coltivatore ed al proprietario,
non che un elemento di scapito; se gli chiedete che calcoli il frutto nale della
sua industria, egli non potr che collocare tra le partite di spesa ogni cosa che
non entri nel suo peculio: il prodotto-netto del contadino non che il salario.
816 FERRARA.
Andiamo ancora pi in la sino alierteiiee che ha costruito un arairo; ed
applicandogli lo stesso ragionamento si vedr che anchegli pu farsi un prodotto
netlo a suo modo, porche dell'ammontare della produzione totale sottragga l'im
porto della coltura, indi il costo del ferro, del carbone e del legno, su cui ha la
vorato il suo aratro, per andare a scoprirvl la porzione di grano che servita a
compensare la pena del suo travaglio. -
Nel senso doppiamente relativo, non solo si pu; concedere ai Fisiocrati che
l'idea del prodollonetlo sia vera, ma bisogna ancora soggiungere che ella
troppo vera. Non solo vi ha un prodottonetto possibile, ma si pu ammetterne
sempre un numero indenibile, perch indeiiniblll sono i punti di vista sotto i
quali in un dato fenomeno industriale sia possibile contemplare una parte di pro
duzione perduta, ed unaltra rimasta a protto di queli agente, in rapporto al
quale il fenomeno si contempli.
Ma se il problema vuol porsi nel senso relativo, non gi ad alcune fra
i diversi agenti della produzione, ma al complesso medesimo del fenomeno indu
strinie; allora da ci che abbiamo detto sar ben facile linierlre che un prodotto
netto totale potrebb essere unicamente la somma de parziali.
Esso allora non che il compenso di tutti i travagli che concorrono in una
data produzione.
Tra esso e il prodotto totale non vi ha altra linea di conne a segnare se
non quella che distingue in produzione esistente dalla produzione che nuova
mente si crea.
LAgrieoltora, i Fisiocrnti han detto, produce pi di quanto consumi.
Le. proposizione e vera, se per consumo sintende la distruzione delle forme
sensibili del capitale, e per produzione s'intende il valore che venga aggiunto al
valore preesistente sotto la forma del capitale distrutto. Se lAgricoltura non pro
dueesse al di l del suo capitale, non darebbe alcun mezzo di compensare il la
vero che vi si impieghi, e sarebbe unarte impossibile. Ma non in questo senso
che Qtlesnay stabiliva la supremazia della produzione agraria. Nel suo sistema,
l'Agricoltura d tanto, che, dopo avere ristaurato il suo capitale, e dopo aver
sostenuto gli agenti tutti della produzione, lascio ancora un eccesso di valore ,
una ricchezza, che appunto perci, Turgot chiamo disponibile.
Per giungere a questa idea, i Fisiocrati han dovuto in primo luogo collocare
il problema nel solo rapporto del proprietario; ma questa scelta e all'atto arti
cielo e capricciosa. Il proprietario non che un agente di produzione, come io e
il levorante. Tra loro non vi ha che differenza di modo: l'uno concorre nel l'eno
mene produttivo col sudore della sua fronte, laltro coi concedere che si lavori
una terra, di cui e la ragione o la legge gli han dato il dominio esclusivo, una
terra che egli potrebbe rinchiudere e sottrarre all'azione deliattivit industriale.
Dal momento che si abbandoni questo punto di vista , e si cerchi in massa il
prodotto-netto dell'Agricoltura, la rendita del proprietario diviene una spesa come
tantaltre, o tutte le spese divengono prodottomcllo. Se durante un anno di coi
tivezione, non si anticipesse alcun valore di sorta, e, la raccolta venuta, si desti
nasse il prodotto a saldarei lavori di tutti gli agenti che han prestato il loro
concorso, la produzione si dividerebbe materialmente fra loro; una parte sa
rebbe accordata a chi ha guidato gli aratri, un'altra a Chi ha prestato la terra:
e linsieme della raccolta verrebbe assorbito dallinsieme de titoli per cui vi si
I
NOTA SULLA DOTTRINA on FISIOCRATI. 8l7
I\'.
(i) c La parola tto impropria. Vi ha rendita tutte le volte che, prelevate le spese
di produzione, qualche cosa rimane; poco importa che la terra sia data in fitto o poi sia a.
822 "anni.
anche non vi. fosse sulla superficie del globo un angolo solo di terra abbastanza
sterile per mettere il produttore nella impossibilit di pagare una rendita al pro
prietario, non sarebbe men certo che la rendita il resultato della dill'erenza tra
il prezzo corrente e il prezzo naturale de prodotti, e che essa non pu esercitare
alcuna inuenza sul prezzo di cui non che l'elletto .
Queste sole parole sarebbero pi che sutlcienti per dimostrare come l'idea
della rendita, presentata nel modo di Rossi, sarebbe una giustilicazione completa
del prodotto-nello.
Rossi ammette una spesa di produzione, necessaria e limitata; non questo
il fondo delle riprese de'lsiocrati? .
Rossi costituisce la rendita territoriale, di tutto ci che sorpassa la spesa di
produzione; non e questo il prodotto-netto detlsiocrati? .
Ma perch non ne resti il menomo dubbio , io vado a trascrivere un altro
passo, nel quale l'Economista moderno, l dove appunto intendeva retticare il
concetto della produzione, si tradisce cosi apertamente, da sembrare impegnato
a perpetuare piuttosto che distruggere le siocratiche tradizioni.
La pi gran parte de prodotti agrarii, non si ottiene che col mezzo dei sa
criflcii e di consumazioni d'ogni natura. Prima di pensare ad alcun nonno.
ad alcuno accrescimento di capitale, ad alcuna aumentazione della ricchezza
nazionale, bisogna dunque prelevare, dal prodotto, tutto ci che si sia anticipato,
speso e consumato per ottenerlo: se dalla terra non si cavasse che un valore
uguale a valori consumati, vi sarebbe trasformazione di ricchezza non vi sarebbe
aumento.
Ci che dal prodotto rimane, detratte le anticipazioni ordinarie, ci che
bisogna chiamare il prodottometlo della terra. Il lordo il prodotto totale, lin
sieme di tutte le cose utili che lintrapresa procura .
Questa precisamente non che la teoria de discepoli di Quesnay. Rossi ha
supposto che il loro errore stesse solo nel confondere la rendita territoriale , col
tto della terra. Ma gi abbiam veduto che non era questo il loro pensiero ,
e che essi ammettevano, in vece , prodotto-netto , ovanco non esistesse al
cun fitto.
L'errore dell'uno e degli altri sta nell'avere snaturato il concetto della pro
duzione. Io lo ripeto: produzione isolata, o non ve o ha, o tutto quel valore
che, in quel dato periodo che si contempla, vien creato dall'uomo. il periodo
pu essere, a scelta nostra, di un minuto, di un anno, di un secolo; ci non can
gia la quistione. Qualunque fosse la sua durata, tutto ci che in esso arriva a
creare di nuovo l'industria , tutto ci che prima non esisteva , una nuova ric
chezza , e un aumento della ricchezza nazionale, una appendice alla ricchezza,
al capitale preesistente.
una ricchezza che pu conservarsi intatta sino a che il periodo sia pervenuto
al suo ne, che pu consumarsi durante la produzione, che pu consumarsi sul
primo istante; ci non cangia neppure la questione: consumata o non consumata
che sia, sempre vero che lindustria l ebbe creata, che prima di cominciare il
periodo produttivo non esisteva.
Questo limite preciso, questa linea di separazione tra il passato e il presente.
ci che i tlsiocrati non sepper segnare, e ci che i moderni non han saputo as
sumere costantemente come guida immutabile delle loro ricerche.
uon SULLA norrruru ha nsloenni. 825
Rossi, per esempio, si gi visto, confonde una parte della ricchezza che si
crea con la massa della ricchezza anteriormente creata. La parola anticipazione
lo ha illuso ed imbarazzato: eppure la parola medesima avrebbe dovuto avvertirlo
dell equivoco in cui cadeva; perch ci che si anticipa ci di cui si attende un
rimborso; e appunto perch si anticipa sopra una data produzione, evidentemente
dimostra che va tutto compreso nella totale produzione futura, che parte costi
tutiva del prodotto-nello.
Per poco che vi si rietta, inconcepibile questo equivoco, nel quale troviamo
impegnati i migliori scrittori di Economia. Non dicono essi che il prodotto nale
deve in primo luogo rimborsare tutto ci che si speso, si anticipato, si con
sumato, durante il corso della produzione? Dunque evidente che il valore an
ticipato, speso, consumato, qualche cosa che trovasi incorporata nel nuovo
prodotto. Da ci che in tutto od in parte si sia consumato , non viene che non
sia stato creato; da ci che nessuna porzione se ne sia consumata, non viene che
si sia creato di pi.
Rendiamolo sensibile con un esempio pratico.
lo suppongo di volere intraprendere la coltivazione del grano, e che al mo
mento in cui comincia il periodo della produzione, preesista nel mondo una ric
chezza uguale a 1000. ,
Suppongo che dopo un anno di lavoro, io giunga a produrre una massa di
grano, il cui valore ascenda a 200.
Ci posto, imaginiamo che , durante l'anno, non mi occorra di spendere la
menomo. somma, non pagare alcun salario, non logorare il menomo strumento.
Quand' io avr raccolto il mio grano, evidente che la mia industria avr creato
un valore 200, al disopra del valore 1000 che anteriormente esisteva. L'indomani
io lo divido in tre parti: dar una met a coloro che mi han prestato il loro tra
vaglio, o i loro strumenti; dar un valore 50 a chi mi ha prestato la terra; dar
un valore 50 a me stesso. Ciascuno immediatamente consumer la sua parte.
Accorciamone il tempo , suppongbiamo che la consumino tutti allistante. In tal
caso,-due giorni appena dopo il raccolto, il mio grano, il mio lavoro 200 si tre
ver sparito dal mondo. Questo evidentemente un fatto posteriore ed estrinseco
all'atto della produzione; e niuno dir che il mio grano, il mio valore 200, per
ch gi consumato, non era stato prodotto.
Or ci che niuno direbbe nel caso di un consumo posteriore, tutti dicono nel
caso di un anticipato consumo. Io posso pagare, durante l'anno, il valore 100 ai
miei lavoranti. La raccolta venuta, io mi rimborso in grano ci che aveva erogato
in danaro. Non ho io perci, in questo caso, prodotto un valore 200 , come lo
produceva nel primo caso? Non esce sempre dall'industria mia il valore che ha
alimentato i miei giornalieri, che compensa il loro travaglio, che sincorpora nella
terra e si capitalizza con essa?
Ponghiamo ancora che tutto il valore 200 sia da me anticipato nel primo
giorno della mia coltivazione, e che la raccolta venuta sia tutta destinata al rim
borso; si dir forse allora che la mia industria non abbia dato esistenza sotto
forma di grano, a quel medesimo valore 200, che fu consumato da me sotto for
ma d'argento?
Si proponga il quesito in ogni aspetto possibile, e in tutti i casi, 200 sar il
valore creato. Se si vuol valutare ci che dopo la mia intrapresa si trovi pro
824 FERRARA.
dotto di lordo nel mondo, sar la somma di ci che prima di essa esisteva, e
ci chessa ha fatto di nuovo, sar 1200. Se si vuol valutare ci che ha dato di
nuovo, non si deve, non si pu dedurre dal lordo se non la parte che non e ad
essa dovuta, il capitale preesistente.
Gli economisti non ragionan cosi. Essi fan dipendere il prodotto netto
dallanticipazione materiale. Cosiccb si direbbe che uno stesso grano, generato
nella medesima quantit, alle medesime condizioni, sarebbe prodotto netto e
lardo, e tutto netto 0 lordo, secondo che prima o dopo, in tutto o in parte,
si sia consumato.
Essi generano cosi una confusione, di cui si risentono poscia gli effetti nelle
pi importanti tra le discussioni della scienza.
Contondono insieme due generi di consumo , che sono fra loro diversi,
quanto il mezzo e lo scopo. Vi ha consumo del pari nellaratro che si logora,
come nel pane di cui si nutre il bifolco che lo maneggia; ma luno e capi
tale che si trasforma, l'altro e bisogno che si soddisfa. Materialmente consi
derati, entrambi costituiscono una distruzione di forme utili. Ma quando io
logoro laratro che valeva 10, e distrugge una parte 10 del capitale preesi
stente, distrugge e nientaltro; e se dal prodotto nale son costretto a riempire
il vuoto che ho fatto , questo rimborso non si riduce che a. conservare la
cifra della ricchezza preesistente. Quand io in vece d al mio bifolco lo stesso
valore 10, in forma di pane, perch se ne nutra, non fu che adempire allo
scopo della ricchezza, -che e quello di farsi creare per lasciarsi consumare
delluomo. '
Questa differenza fondamentale , e per vederne palpabilmente l effetto ,
non dobbiamo che ripigliare la nostra ipotesi.v
Ponghiamo che per giungere a produrre in grano il valore 200 io sia
costretto a logorare strumenti infine al valore 50, e consumare de viveri per
altrettanto. Sinch il grano non sia raccolto , io avr senza dubbio distrutto
materialmente due valori, di 50 ciascuno, e il capitale preesistente si trovarvi
per un momento, per il corso di un anno, diminuito di 100. Quando, la
raccolta venuta, rifaccio gli strumenti, questa operazione si riduce a sostituire
un valore 50 nel posto da cui l ho tolto; e il capitale preesistente si trova
diminuito di solo 50. Come nella massa del grano vi ha ancora abbastanza
per rir'nborsarei viveri che ho consumato, e pure evidente che la massa del
capitale viene ad essere totalmente reintegrata nella cifra in cui trovavasi da
principio. Ma intanto a parte di questa completa reintegrazione del capitale,
che cosa avvenuto? lo e i miei lavoranti ci siamo nutriti, e prima nel pote
vamo. Nol potevamo perch la massa del capitale, bench montassc a 1000,
sotto forma di case, di aratri, di bovi, non ci dava quel 50 di pane, di cui
avevamo bisogno. 0 il potevamo bens, ma convertendo un aratro in pane, di
struggendone il corrispondente valore, diminuendo di altrettanto valore la massa
del capitale. Nel caso dunque dellaratro vi ha: una materia che si distrugge,
un valore che dispare sotto una forma, rinasce sotto di un'altra, e reintegra il
capitale inerte da cui fu tolto. Ma nel caso dell'uomo, vi ha di pi; una materia
che l'uomo distrugge pc' suoi bisogni, ed un valore che dispare e riappare ugual-.
mente. Nel primo, e un fenomeno cieco, nel secondo una soddisfazione. Nel
secondo si adempie allo scopo dellumana attivit, nel primo si paga un tributo
NOTA SULLA DGTTIUNA nl-zrislocnnl. 825
-.
NOTA II'LLA nonna: nl rmocnn'i. 827
V.
di prodotti? il egli vero che in quest'altro senso la terra sia l'unica fonte della
ricchezza? l'i egli vero che le arti e il commercio, non facendo che modicare le
forme, non si risolvono che in un utile sacricio, un meno-peggio, una dura ne
cessit? Qui, il problema all'atto diverso, e il torto de Fisiocrati non poi cos
evidente, come si voluto troppo spesso asserirlo.
VI.
fame, eccoci, appena nati, offrire il latte della madre, di cui il primo moto istin
tivo delle nostre labbra ci avverte, e tutto il travaglio che ci simpone il suc
chiarlo. A misura che ci allontaniamo da queste prime ed imperioso necessit; a _
misura che pi non si tratti di alimentare la prima esistenza di un individuo, ma
di conservare la specie; a misura che la specie conservata vuol migliorarsi; sorge
quel gran movimento che dicesi industria umana, e sorgono i tanti mezzi della
esistenza, che si estendono da una zuppa di riso e patate, sino all'insieme delle
ratlinatezze, che la civilt ha saputo ideare per servirci in tutte le ore del giorno.
Gli economisti han tutti, pi o meno, osservato questa progressivit naturale
di bisogni, di consumi, edi travagli. Tutti han collocatola produzione nell'ordi
namento delle forme materiali che rispondano a qualcuno de'nostri primi 0 ulte
riori bisogni; ma non si sono arrestati a considerare che la legge di gradazione,
dominando con tanta uniformit, ci che fissa il merito comparativo delle pro
duzioni, ci che determina lo sviluppo dell'attivit industriale, ed ci che
scioglie il problema dell'equilibrio tra la popolazione e l'industria.
imbevuta dell'idea del valore, l'Economia moderna ha dimenticato che il
valore ha una base materiale, e la materia soggetta al bisogno. I siocrati, in
vece, avevano indovinato il principio, attaccandosi alla materialit del prodotto, e
singannarono solo nella scelta della materia. L'Economia moderna ha abusato
la forza della sua analisi, allorch ha guardato con la medesima indill'erenza, o col
medesimo grado di sollecitudine, qualsivoglia prodotto in cui trovasse incarnato
un valore; perch uo a quando non sia possibile usare con la medesima oppor
tunit il pane 0 il diamante, bisogner convenire che una gerarchia ne'prodotti
esiste e fu decretata dalla natura. I slocrati, dalla osservazione di un fatto veris
simo, han cavato una conseguenza inesatta. Fra tutti i nostri mezzi di vivere,
quelli, che soddisfano l'invincibile bisogno del nutrimento, son senza dubbio i
primi a prodursi e i pi generalmente bramati. pure un l'atto che la maggior
parte de nostri alimenti promana dal regno vegetale ed animale, e la terra il
grande laboratorio, in cui si pu apparecchiarli. Da ci hanno essi generalizzato
l'idea, ed han messo l'agricoltura, non solo come prima e principale sorgente dei
nostri mezzi di vita, ma come l'unica, da cui scaturiscano tutte le sociali ricchezze.
L'errore evidentemente consiste nel sostituire l'origine del prodotto alla sua spe
ciale attitudine; e nell'attribuire un'eguale attitudine a tutti quelli che vengano
da una medesima origine.
Per iscoprire il fondamento di verit che si asconde nella teoria di Quesnay
non bisogna che invertirne le basi: partiamo dall'attitudine; diamo ai prodotti
quella graduata preferenza che pi si conformi all'ordine naturale degli umani
bisogni; e la quistione di origine avr allora perduto la mal fondata importanza
che le accordava Quesnay.
ben dilllcile il definire qual sia, sotto questo punto di vista, il primo, il pi
preferibile, fra tutti i prodotti: varia co' tempi e co'luoghi, e non si potrebbe ben
dire se un solo ne esista indipendente dagli altri, o se piuttosto un gruppo di pa
recclxi fra loro non debbano concorrere insieme, per formare quel tanto di mezzi,
l'aiuto dei quali sia indispensabile all'uomo per trarre iunanti una vita, precaria,
miserabile, e vero, ma pi che sulliciente a permetterne la conservazione attuale.
Se vero che un freddo intenso possa uccidere l'uomo come pu farlo la fame;
una grotta, una mal connessa capanna, una pelle, saranno oggetti di tanto estrema
non SULLA DOTTRINA un miocnni. 851
necessit, quant' l'erba ed il frutto. Noi possiamo sfuggire la quistione: diamo
un ,nome a questo gruppo di beni, qualunque si fosse, chiamiamolo sussistenza o
alimenti.
Ora, ci che avvi di vero nella teoria di Quesnay, ci che incontrastabile,
questo: che la produzione alimentare base a tutto il sistema dell'umana indu
stria: base, in quanto la prima a mostrarsi; base, in quanto senza di essa ogni
altra produzione di un ordine secondario diviene impossibile; base, in quanto, ove
essa esiste, costituisce pi che un impulso, si direbbe che determina e impone lo
sviluppo di ogni altra produzione, mentreche all'incontro tutto ci che prodotto
di un ordine secondario non pu esercitare su quella che un'azione assai limitata.
Ci che vi ha di falso nella teoria di Quesnay l'avere attribuito questo ca
rattere a tutto ci che venga dalla coltivazione del suolo; il non avere previsto
che l'alimento, la sussistenza, la soddisfazione del pi imperioso bisogno, pu
all'uomo venire da ogni ramo de suoi lavori; e che se la chimica riuscisse a
congiungere insieme gli atomi elementari del pane, il fornello e la storta usurpe
rebbero per se stessi la supremazia produttiva, da Quesnay profusa alla terra.
Ci che vi ha di erroneo nella Economia de'moderni l'avere obbliato questa
naturale differenza che esiste tra prodotti e prodotti, ed aver loro accordato una
eguale importanza, per la sola ragione che tutti hanno in comune l'attributo di
contenere un valore.
Sarebbe un inutile sfoggio il voler dimostrare che in ordine cronologico la
produzione elementare precede ogni altra maniera dindustria; la fame non ac
corda quartiere, 0 soddisfarla o morire, e soddisfarla e l'istinto che nasce colf
l'qomo, il grande affare depi remoti periodi delle origini sociali.
Ma l'ordine cronologico si smarrisce ben presto, appena che il cerchio della
attivit industriale si estende nella variet deprodotti che l'incivilimento va ac
cumulando. Allora una specie di solidariet si sviluppa tra lavoro e lavoro; tutti
a vicenda si appoggiano e procedono insieme, un livello comune pare che ne di
,strugga le gerarchie, ne comprima. sotto una medesima verga lo slancio, li so
spinga come messi da una molla comune; e per uno che decada o che prosperi,
tutta la falange delle produzioni e pronta ad abbassarsi o elevarsi. Ma ad onta
di ci, il principio occulto rimane, perch fondato sopra necessit ineluttabili
dell'umana natura; e per poco che si sappia tutta abbracciare l'estensione del
fatto, ben agevole lo scoprire che, in mezzo alle inuenze reciproche delle infi
nite divisioni e suddivisioni di lavoro, non vi ha progresso possibile nelle industrie
secondarie, se un progresso corrispondente non si supponga nella produzione ali
mentare.
Per essere pienamente convinti della verit di questa legge, ed evitare ogge
zioni fondate sopra un semplice equivoco di parole, bisogna innanzi tutto formarci
una posizione ipotetica, e considerare il fenomeno in uno stato di cose, nel quale
venga affatto spogliato dalle apparenze ingannevoli, che possono mascherare una
parte della sua piena azione. Bisogna cio eliminare da esso gli effetti del com
mercio; il quale, mischiando insieme glinteressi e l'attivit di pi popoli, e per
tando il fenomeno sopra una base pi larga, renderebbe incompleta e falsa l'osser
vazione fondata sopra un paese, se non si avesse la cura di farne, in vece, una
quistione (l'umanit in generale.
Fissata questa posizione ipotetica, noi domanderemo: quali sono gli effetti
852 FERRARA.
che un aumento o una diminuzione di prodotto, avvenuti nell'ordine alimentare 0
nell'ordine secondario, possono a vicendacrearsi?
Partiamo dal caso di una produzione scemata, pei-che ella evidentemente e
un male in se stessa; da ogni lato che avvenga e sempre un consumo che si renda
impossibile, un bisogno che resti a languire non soddisfatto, e qui ci troviamo
precisamente ne'termini in cui l'universalit degli economisti considera 'I'IIIPOF
tanza della produzione in genere. ,
Che il difetto di produzione alimentare si risolva in una generale paralisi in
tutto il meccanismo sociale, sarebbe superfluo il dirlo. L'alimento e condizione
prima dell'esistenza. Se tutt insieme venisse meno ad un popolo ogni mezzo
di nutrizione, non sarebbe a discutere se esso ne divenga pi e men ricco; la
quistione sarebbe, non di lavorare e produrre, ma di morire o di vivere. E il caso
di una carestia irreparabile. Sarebbe il caso della California, che circondata da
montagne di oro, avrebbe fatto miseramente perire i suoi esploratori, se l'Europa
e l'America non si fossero assieme affrettate a recarvi le loro granaglie e cam
biarle colloro. il caso di una piazza bloccata: i magazzini della dogana di Ge
nova riboccavano delle merci pi preziose; ma mancavano i viveri, e Massone fu
astretto a capitolare. -.
Forse non del pari evidente l'influenza che sulla produzione alimentare si
esercita da un decremento che avvenga nell'ordine secondario; ma non si stentera
a riconoscere che ogni prodotto scemato, a qualunque punto si colga nella catena
decambii, sempre una scossa che si propaga sino agli estremi. La produzione
alimentare non mica un dono gratuito della natura, ma una creazione dell'opera
umana, ha un costo, un valore, e non possibile parteciparvi, se qualche cosa,
che vaglia altrettanto, non si produca e si lanci nella circolazione. Quando un
prodotto dell'ordine secondario viene a mancare, un valore dalla circolazione
sparisce; e la produzione alimentare, che dovea trovare il suo sbocco in quel pro
detto o ne suoi equivalenti, si svilisce dapprima, poi manca del tutto. questo
il fenomeno che frequentemente presenta un paese fertile ad un tempo ed oppresso,
ove la produzione alimentare in larga copia sarebbe un solido strato alla produ
zione di un ordine pi elevato, se la controforza del dispotismo non fosse ancora
pi energica che lintrinseca potenza del suolo.
L'azione e dunque reciproca tra le due produzioni, nel caso di un decremento;
ma nel caso opposto, dell'aumento, noi andremo a scoprire una considerevole
differenza di effetti, che svelano il fondo di verit, racchiuso nella dottrina dei
flsiocrati.
\ Un aumento di produzione alimentare e un deciso impulso di vita a tutto
l'ordine pi elevato della produzione, anche, e forse pi, nell'ipotesi di un paese
perfettamente chiuso al commercio. Se un popolo vedesse in un giorno raddop
pista da un incantesimo la quantit delle sue sussistenza, la vita gli costerebbe
met di quel che prima costava, un- doppio lavoro comincerebbe a divenirgli pos
sibile, un doppio numero di uomini vi potrebbe esistere ad uguali condizioni di
prima, o una doppia quantit di bisogni potrebb'essere soddisfatta dall'ugualnu
mero di uomini che vi esistevano prima. Alla presenza di viveri sufficienti, il
produrre diviene uno de' pi urgenti bisogni, perch diviene appunto ci che e il
bisogno di vivere. Ogni nuova quantit di alimenti che si ponga alla disposizione
di un popolo, di sua natura un impulso al lavoro. In qualche caso si rivolge
\
NDTA SULLA nor'rnuva ns' FlSlOClA'l'l. 855
Vli.
._.._.__._
sulle arti; xxxr. -- Mirabeau, uistioni ad ogni altra; 114 n. - Non delle
interessanti ecc.; xxvu n. - tratto mercanzie pi preziose; 508. - E tra
dellopera di Hale; xxvm n. -V. Anti le materie pi atte a servire da moneta;
cipaziom', A/tta', Divisione del travaglio, 515. - L uso fattone come moneta ne
Rendita, Imposte. Prodotto netto, Produ ha aumentato il valore; 314. - Il suo
zione, Industria, Terra. valore mutabile rispetto a tutte le mer
Atson. Sue osservazioni sul nuovo progetto" canzie e rispetto alloro; 314. - V.
di imposte; Lxxxvm. - Suo elogio di Moneta, Danaro.
Quesnay; xcu. Amsro'rene. Citato; 256, 271.
Aunenrl. V. Sussistenze, Produzione. RIATE. Non dipende tanto dal numero,
An'rzaazlose di monete. V. Danaro. , quanto dalla ricchezza dello Stato il farle
potenti; 48 n. - Son causa d' imposte
ALznsnro di monete. V. Danaro.
arbitrarie; 425.
Anemcs (Stati-Uniti). Sua crescente pro
sperita; 115.
AlTldi prparazi'one e di o azione; 525.
- Idea el lavoro manu attore; diverso
Anltmsrnszione. La terza fra le tre l'un dal produttore; 622. - Il loro scopo
zioni attribuite al Governo; si divide in sempre quello di manipolare le pro
entrata e spesa; 492. ._ Idee di rifor duzioni agrarie; 477. _ Di oggetti
ma di Turgot; un. - V. Governo. che servono alla sussistenza; 519. -
Anceun. Fisiocrata; 455. E di lavori durevoli; 525. - Non
Ancouteue. Disordini prodottivi dalle leggi moltiplicano la ricchezza, perch tanto
sullusura ; 560 e segg. consumano quanto producono; 51, 126,
Annone. V. Gram', Libert, Commercio.
158, 696. - Non moltiplicano il va
lore; ne hanno tanto quanto le ma
Ansslmcna (Citt). Esempio di oppres terie prime; 129, 207, 240, 241, 247,
sione commerciale; 528. 249, 251. - Se accrescono il valore,
ANTICIPAZIONI. In che consistano; 151. non accrescono la ricchezza; 693, 694.
- Loro necessit in agricoltura; 406, - Le loro anticipazioni dieriscono da
414, 415. - Sono di due sorte; 444. - quelle dellagricoltura; 695. - Accre
Primitive ed annue; 17. - Quali sieno, scono il valor venale della materia pri
e uanto utili le primitive; 602, 603, ma; 125. - La ricchezza che pu ri
51 . - Vennero dalla terra ancora in sultare dal loro valore non deve con
colta; 517. - Proporzione in cui stanno fondersi eolla produzione de loro lavori;
colla produzione ; 18, 604, 605. - Fon 125. -- Il loro prezzo necessariamente
diario, diverse dalle primitive; 606. - determinato dalla spesa che costano; 239.
Loro necessit ed utilit ; 500. - For -- Quando il loro prezzo supera la spesa,
mano il primo titolo della propriet; 259, prezzo di monopolio; 126. - Ci che
501, 606. - Annue. sono la prima spe vi si cerca un ris armio di costo; 124.
cie di spese produttive; 602. -- Loro - Elementi del oro prezzo; 660. _
rapporto col prodotto netto; 18, 397, Coloro che se ne occupano formano la
598, 618. -- Sono le anticipazioni pi classe sta diatu; 503. - Dipendono
che il numero delle braccia, ci che dell'agricoltura; 500. -- La ricchezza
manca all'agricoltura; 511, 512. - De che sembrano di produrre differisce da
vono essere suicienti ; 54. - Per man quella dell agricoltura; 135, 248. -
canza di esse l'agricoltura decade; 55 n. Non sono soggetto di rendita; 57 n. -
_ Son pi etcaci ad eccitare la produ Sulla loro sterilit; dialo o di Quesnay;
zione di quanto lo sieno i bisogni; 625 122 e segg. - Ragionevo ezza della pa
a 629. - Crescendo e decrescendo, de rola sterili applicata alle arti; 644 e se .
terminano la prosperit o la decadenza; Discussione degli argomenti che si a -
112. - Non si pu nulla sottrarne senza ducono contro questa denominazione;
nuocere alla prosperit nazionale; 23. 696 e se . - Non son segno di prospe
- La necessit delle antici azioni d rita; 55 . - Sentimenti ostili di Que
origine all'interesse del capita e; 319. - snay verso di esse; xx. --Quando i
Ed agli aIItti in agricoltura; 520. - loro prodotti sono durevoli, non vi ha
Devono rendere in a ricoltura un compe che conservazione di ricchezza; 127. -
tente protto, perch il coltivatore possa Gli edizii sono la meno sterile delle
avere interesse a farle; 152. - Sono manifatture; 704. - Possono le ma
ugualmente necessarie ed utili nelle arti, nil'atture contribuire alla sussistenza
bench ditleriscano di natura; 520. 524, della popolazione esuberante; 52. -
695. - E nel commercio; 524. - Le Riescono vantaggiose come mezzo di
anticipazioni sovrana. V. Opere pubbliche. smerciare all'estero le produzioni agra
- V. pure Capitale. rie; 55, 400. - Da ci che aiutano l'a
Aacesro. Come metallo una merce simile gricoltura non viene che non sieno ste
v INDICI ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTI IN QUESTO VOLUMI.
___ _ a i
INDICB ALFABETICO DELLE IIATIIIECONTBNUTE IN QUESTO VOLUME. 811
BELLlt-ZL m: Vea'ru. Pseudonimo di Tur BOUGEANT. Citato; xvu.
gol; Lxxvtu. Boa. Amico di Turgot; xxt, xxv.
BENI. Denizione; 396. - Oggetti utili , Boacsar. Suo opuscolo sui diritti feudali;
naturali ed artefatti ; 475. - sussistenza LSV.
e materie prime; 478. - La loro massa BIIIENNE. Amico di Turgot; xxx, xxiv.
costituisce la ri redazione; 478. - Non
son sempre ricchezza; 478. -- Tutti BRISSON. De t'mp. Persarum, citato; 461.
vengono dalla terra; 479. - Si distrug Burar. Dcuonr. Sull'Atto di navigazione
gono, si conservano e si aumentano; inglese; LXXVIIL-TIIIOUHOIG di Cary; xv.
483, 484. CACCIA. Uno dei tre rami dell'industria;
Bnanansr. Lettere di Turgot contro il suo 476, 503.
sistema; xxiv n, - V. Utilit. Camsrao. Vien dopo la libert di com
Balma. Fisiocrata; 455. mercio; 75. - La rendita della terra
facile ad estimarsi; 559. -- Deve rinno
Bestiame. Che se ne favorisca la moltipli varsi lestimo a dati periodi; 560.
cazione, massima di Quesna ; 42. - E CALDEA. Citata come esempio di grandi
gli capitale primitivo fornito alla natura; Opere pubbliche; 494.
17.
Canossa. Apprezza Dupont ; mux.
BILANCIO DI COMMERCIO. Errore il cal
colarlo in danaro; 47. -Non esprime CAMBIO. Lo stesso che commercio nel lin
la ricchezza comparativa; 55.-E un guag io di Baudeau; 529- Idea primi
concetto illusorio; 107. - Un sotsma tiva al cambio e del valore cambiabiie;
de commercianti; 108. - Il ragiona 552. -Come naturalmente e necessaria
mento su cui si fonda, se regge per il mente sintroduce nella societ; 208. -
privato falso per la nazione; 108. Diviene sem re pi necessario dopo in
Errore il volerlo favorevole per mezzo trodotta la ivisione del lavoro; 329 n.
del commercio, di manifatture; 100, 110. -In che consista; funzione che il danaro
- Errore il far consistere i suoi vantaggi vi esercita; 652. - Sua necessit; di
nel procurare danaro in cambiodi mer origine al valore di cambio; 508.-Come
canzie; 111. -Errore il farlo consistere vi entrino le nozioni di valore e di prezzo;
nellaccumulaziene del danaro; 112, 2 5, 355 e seg. - Nel cambio si danno valori
254 e seg.-E sistema ingiusto ed insen uguali per valori n uali; 669 a 67).
sato; 681.-Invenzionc inconsegucnle; Il cambio in che di erisca dalla vendita;
199. _ E una contraddizione proibire 670, 675. -Suppone uguaglianza, non
l'uscita del danaro mentre si attraversa di cose, ma di valori; 555. -Ogni ter
l'entrata de metalli; 680 n.--l| suo et mine del cambio misura il valore dell'al
fetto sarebbe quello di far ribassare ne tro termine; 357. - La possibili di
cessariamente il prezzo dei prodotti che cambiarsi costituisce le ricchezze; 478.
si esportano e che si consumano; 253. -- La moltitudine di cambii stabilisce il
- Restringendo le vendite all'estero, re commercio e la concorrenza; 558. -
stringe la produzione all'interno; 251. Aumenta la ricchezza reciproca di coloro
-- implica sempre una contraddizione che cambiano; 555.--La teoria del cam
politica; 252. - E nato da una falsa idea bio e del valore semplicissima, ma spesso
sui profitti de commercianti; 220. - ignorata; 557. -- Per mezzo del cambio,
e sull indole del danaro; 251._II suo il travaglio nella societ diviene tutto
vantaggio illusorio; 114, 766. -Deve indiretto; 808. - V. Dana'ro, Commercio,
esser considerato come un meno-peggio Compra, Vendita, Tra/co.
del nessun commercio; 115. -- I fisiocrati Cntmcxa. V. Agricoltura.
Io han combattuto ben prima che i mo CAPITALE. .-Intieipazmi annue ed anti
derni; 804. V. Commercio, Liberia, Trat cipazi'oni primitive dell'Agricoltura; 15.
lati. - Fisso e circolante; corrisponde a ci
BISOGNI. Quali sono; 458.-L'uomo ne che i Fisioerati chiamano Anticipazioni
sempre circondato; dalla sola terra pu primitive ed annue. Il suo rimborso cio
trarrei mezzi di soddisfarli; 6i6.--Non che chiamano Riprese. Il suo interesse
son tanto ellicaci ad eccitare la produzione, compreso nelle Riprese. V. queste voci.
quanto lo sono le anticipazioni; 625 a - Quando il paese non arrivato ad un
629. -Sono progressivi; 829. - E ci alto grado di civilt, e pi necessaria
giustifica la teoria desiocrati, 851 e seg. laccumulazione dei capitali; 22. --Le
BLANQUI. Suo giudizio su Dutens; XCI. anticipazioni primitive diminuiscono il
bisogno delle annue; 59 n.-EtTetto dcl
BOISGELIN. Uno dei fsiocrati; 455.-Amico l'aumento e decremento de prezzi nelle
a Turgot; xxtv. anticipazioni; 59 e seg. - Le imposte
BOISGUILLEBERT. Citato; xm, 49 n. indirette agiscono sulle anticipazioni pro
Eeon. Tomo I. 54.
842 INDICI ALIHBE'I'ICO DELLE MATIIIB CONTENUTE IN QUESTO VOLI!!!
duttive; 75. -ll capitale non consiste CASSA DI sconto. Sulla cassa di sconto, Mi
nel danaro; 112. -l capilalicominciano rabeau; xc.
colle accumulazioni in natura , poi in Cassa Di Poissv. Notizie su di essa; LXXXIX,
danaro; 515, 318. -Sono necessarii in Lxvu n.
ogni enerc di lavoro; 316.--I primi CATASTBO. V. Cadastro.
capita l li da la natura; 517.-Il capitale
in denaro pu dare un frutto, perch pu CATERINA u. Invita Mercier; aneddoto di
comprare una terra; 518.- e m anticipa quel viaggio; XLVI. - La sua risposta
zioni fruttifere ; 519 e seg. --Lesistenza non una fanciullaggine; 837.-Suo o
di capitali fa nascere in agricoltura gli verno citato come modello ; 450. - i
affitti e la grande coltivazione; la loro cordata; 471.
mancanza mantiene il sistema di mezzeria CniLn (Giosia). Suo Discorso sul commercio;
e la piccola coltura; '521.-Loro neces suo scritto anonimo sul commercio colle
sit nel commercio; diminuita dal cre Indie; Letture favorite di Gournay; xlu.
dito; 524 n.-Loro circolazione, anima - Rag uagli bibliograci; ivi in nota.
tutti i lavori; 5%. - La loro necessit - Giu izio di Mao-Culloch su di lui;
fa nascere linteresse; 525. - Non sono ivi-Tradotto da Gournay; %0-290.
i risparmii ci che laumenta; 328 a. Cmss. V. Cina.
La quantit decapitali accumulati de CIC. V. Do Cic.
termina linteresse del danaro; 552. -
Lo spirito di economia tende ad aumen Cremona. Citato, sullelogio dell'Agricol
tarli, lo spirito di lusso a scemarli; 555. tura; 59 n. - Citato; 250.
- In Europa vi stata progressiva accu Gnu. Largento non vi vale che 1112 del
mulazione di capitali per via di risparmii; loro; 514. - Cilata come modello di
555. - Cinque modi dimpiegarli ; 333. governo; 450. -Citala in esempio per
-Diversi impieghi di capitali danno in le sue grandi opere pubbliche; 494.
teressi differenti, ma che influiscono gli e in esempio delle imposte in natura;
uni sugli altri; 554 e 555.--Il danaro 496.
impiegato in terre debbe fruttar meno; CIRCOLAZIONE. Modo in cui vien descritta
334. - L'interesse corrente del danaro nel sistema lsiocratico; 19.-Riguar
il termometro dellabbondanza e scar data come infruttuosa; 26.-Che oc
sezza de capitali; 555. - il basso inte cupi tutto il prodotto netto, e non ristagni
resse de ca itali ad un tempo elfetto formando grandi fortune; 56.--Come il
ed indizio ellabbondanza de capitali; danaro non vi necessario; 136.- V.
556.-I capitali dati ad imprestito non Danaro.
fan parte della ricchezza nazionale; 337.
_C|'rn ANSEATICBE. V: Anseaticho.
-Tutti vengono dalla terra; 340. -II
danaro non che una piccolissima parte Cm'it Coauncusri. illudono collaspetto
del capitale; 541.--Sono le anticipazioni di grandi ricchezze; 532.
non le braccia , ci che manca all'agri Clero Francese. Sua guerra contro Tur
coltura; 511 e 512. - Qual nella pro got; Lxiv.
duzione l ufficio del capitale; 815. - Cucouor Bnsnvacae. Sue considerazioni
V. Danaro. Interasse. Circolazione. An sul commercio; xv n.
ticipazione. Macchine. Cocau'r. Sue citazioni [di Montchrestien;
Cunausn. Appartiene alla classe dispo Lxxv n.
nibile; 558. Gozaanr. Suo elogio, di Necker, eonfutato
CARLO Fsnsmcu. Margravio di Badcn. Au da Baudeau ; Lxxx|x.-Citato, e criticato
tore forse del Ristretto deprincipii di il suo sistema; 57 n.
Economia politica; xLvm. COLONIE. Sul loro commercio, lettera di
CARLO v (Il Savio). Sotto di lui abbondava Turgot; Lxxxvm. - Sono uno dei capi
in Francia il danaro; 41 n. della ricchezza di Olanda; 117. -La li
Carte. Loro fabbriche in Angoulme, 561. bert il loro reggime migliore; 120. -
CARTA IIONETATA. Lettera di Turgot al Vincoli a cui soggetto il loro com
IAb. Cic; Lxxvn. --0puseolo ed idee mercio;538. - Il loro reggime moderno
di Turgot; xxn. - La sua introduzione aumenta il commercio, ma non perci
non mezzo di arricchire le nazioni; 679. giova alla rosperit; 717.-La loro
- V. Assegnati. condizione i avere una madre patria non
ragione per cui. debbano esser prive
CARTAGINE. Decadde, bench il suo com
della libert di commercio; 751.-Questa
mercio forisse; 100. libert nellinteresse pure della madre
CARTESIO. Ricordato ; 408. patria; 755-759. - Il loro commercio
Casa. Suo Saggio sul commercio; xv. dev'esser libero; 772.
Case. V. Pigiom'. Conaancun'n. Fermano una classe a parte
INDICE ALFABETICO DELLE IATEIHB CONTENUTE IN QUESTO VOLUMI. 845
dalla nazione; 25, 29.-ll loro interesse _- V. Dogane. - Devesser libero anche
non coincide con quello della nazione; colle colonie; 120. -In qual senso va
26. - Non son causa ma effetto dei detto sterile; 121.-Commerciare non
prezzi; 27. - Sono una nazione nella produrre, ma rivendere; 129.- fou
nazione; 97 e seg. -- La loro ricchezza dato sull'idea di una societ naturale fra
non quella della nazione; 116. - Non le nazioni ; 197, 200 e scg.--Fa1sa idea
i commercianti, ma il commercio ci delle rivalit commerciali, e del bilancio
che debbesi favorire; 121. - il loro in di commercio; 199. - Consiste in un
teresse non quello della nazione; 214. cambio per giungere ad un consumo;
._ Per commercianti s intendoqo non 206. - Col moltiplicarsi i cambii non si
coloro che fanno il commercio, ma coloro moltiplica la cosa cambiata; 206.--Com
che lo servono; 21.1, 215. ---I loro pro prare e vendere sono termini equivalenti;
fitti si prelevano ugualmente sul produt 207. - Non si pu comprare se non in
tore e sul consumatore; 220. - Dal sup quanto si venda; il danaro non entra nei
porre diversamente, son nati i sistemi cambii che come pegno intermedio; 208
restrittivi ; 220. - Il loro interesse non c seg. 211.-Nel commercio si d valore
quello dello Stato; 221, 225. - Sono uguale per valore uguale; 220. - Dal
cosmopoliti; 220. -- La loro professione supporre diversamente son nati i sistemi
pure rispettabile; 225.-Variet delle restrittivi; 220. - E cambio di valori
loro funzioni; si riducono tutte a com eguali; 210.--Aumenta i consumatori
prare per rivendere; 323.--l loro profitti e provoca la produzione; 211. - E in
non son quelli della nazione; 552. questo senso che esso arricchisce le na
COMMERCIO. Dialogo di Quesnay; xun. zioni; 212, 22L-E perci non deve
-Esterno; sua necessit; si fa tra va considerarsi che come un meno-male;
lori uguali . dev'essere perfettamente li 213. -- L'interesse del commercio dille
bevo; 26 e 25. - V. Bilancio. - Che vi risce da quello de commercianti; 214.
sia intiera libert di commercio; 47. - Commerciare non tratlcare; servire il
Le fortune che esso crea non formano commercio non fare il commercio; 214.
aumento di ricchezza pubblica,- 51. -E -|l commercio si fa da consumatori;
sempre pi vantaggioso e durevole quan si serve da commercianti ; 215.--ll pro
do si versa sui prodotti agrarii che sulle duttoree il consumatore sono i due ter
manifattura; 53. --l vantaggi del com mini essenziali del commercio; 216. -
mercio esterno non consistono nell'au il guadagno che d coll'ulto prezzo delle
mento del danaro; 5L-ll suo vantaggio manifatture ricade a danno della nazione;
non si deve argomentare dai bilanci; lin 241 e 262. - il commerciante non tende
terno soprattutto quello che pu essere che ad avvilire il prezzo dei prodotti na
indizio di ricchezza; non bisogna invi zionali; 242:- La concorrenza ne Ii im
diare e contrariare quello delle altre na pedisce; 243. -Errore del vietare agli
zioni; e pi vantaggioso quello che si stranieri la compra delle nostre materie
versa sulle mercanzie di primo bisogno; prime; 245. - il prezzo nelle vendite
55.--La libert tutto ci che deve determinato dal prezzo nelle compre;
assicurare il Governo, 56.-Arricchisce 217. - llestringere le vendite all'estero
icommercianti, non la nazione; 96 e seg. restringere la produzione allintemo;
-Se si possa chiamare sterile; 88 e seg. 251.-Si fa tanto meno necessario quanto
-In che consista la sua utilit; 97-100. pi cresce la prosperit; 251. -ll com
--Non vi vantaggio a moltiplicarlo, ma mercio esterno non che un meno-male;
a renderlo libero; 101. - E diverso lo 252. --Si costituisce come classe inter
smercio delle proprie produzioni dal com media tra il produttore e il consumatore;
mercio propriamente detto; 105. - il 322. -Si riduce sempre a comprare per
guadagno de commercianti e diverso da rivendere; 525.-Abbisogna di capitali;
quello della nazione; 105.-N ore per si giova del credito; 324 n. -Dapper
la parte che fatta a costo del e estere tutto ha bisogno del prestito ad interesse;
nazioni; 105. -- Non fa che trasmettere 569, 382.-Come appo gi l'agricoltura;
la ricchezza; 106 --ll commercio interno come si formino i gran icentri di com
il pi vantaggioso; 108. -Non debbe mercio; come giovine alla nazione; 00.
riguardarsi come uno stato di guerra fra le -l)istributore della ricchezza; 4% e
nazioni; 110. - Non vi ha vantaggio a 107.- Le differenze di attitudini locali
ricever danaro per merci; 114. -lt com rendono necessaria l' industria de tra
mercio esterno deve considerarsi come sporti; 528.-l vetturali sono oppressori
un meno-peggio del nessun commercio od oppressi; ivi-Commercio differisce
interno; 115. - In qualunque caso, dal trallico; 528, 529. ---I consumatori
reciprocamente utile; 115. - Non esso e i produttori sono le parti essenziali
che accresce lo smercio de'prodotti agra del commercio; 550-552.-Si concentra
rii; 115. - Arcorre dov' libert; 119. in grandi citt; 532 - Non segno di
844 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUMI.
-- Suo Amico degli uomini, Teoria del OLANDA. Sue prime prove della libert com
l' imposta, Lxxvm. - Filosoa rurale , merclale, mi. - Memoria sul suo ve
zxxx. - Elementi di Filosoa rurale, ro interesse e sulle sue massime poli
LxuuL-Lettere sul commercio degra tiche, xv n.-Prima di Quesnay vi si
ni, Lxxxlv. - Le Economiche, Lxxxv. era scritto per la libert di commercio.
-Lezioni economiche. Lxxxvi. - La xxx. -Come il suo commercio ha potuto
scienza, 0 i Diritti eiDoveri, Lxxxvm. pagare grosse imposte, 117. - Non ha
- Lettere sulla legislazione e l'ordine prosperato soltanto per il commercio ,
legale depravato ecc. , Lxxxix. - Della ivi. -Sua posizione favorevole allo svi
cassa di sconto, Del Banco di Spagna, luppo del commercio, 401.-Sue opere
xc. - Eloio di Quesnay, xcu. -Suo pubbliche, sua florida agricoltura, sua
Amico degli uomini, 411. -Suoi altri prosperit generale, 494. - E in parte
scritti , ivi. - Fisiocrata, 435. -Ricor commerciante, in parte agricola, sarebbe
dato, 471, 474. - Suo tratto intorno a costretta a modificare le sue dogane se
Quesnay, 805. le altre nazioni adottassero la libert
MONETA. V. Danaro. Carta monetato. di commercio, 727 e 728.
Necker. Turgot. ONORARII. V. Salaria.
MONOPOLIO. Ci che sia, nuoce al com. OPERAI. Lavoranti in agricoltura, distinti
mercio, 551. - Ragguaglio deprivi dai ttaioli, 508, 510. - Non il loro
legi esclusivi esistenti in Francia, 779.
- V. Libert economica. Libert di com
mercio.
Iloarcunnsnnn (Anthoine). Sua Economia
politica, il primo ad adoperare questa
l numero, ma le antici azioni ci che bi
sogna moltiplicare, 11 e 512. - Lavo
ranti in agricoltura, vicende della loro
condizione, schiavit, servit della gleba,
censi, scalit, 513. -Distinti dagli in
parola, un n. traprenditori , anche nelle manifattura,
Monrssoureu. Amico a Turgot, xxv. 519. -Come pregiudicati dalle corpora
-Citato sulle leggi contro l'usura, 566. zioni e privilegi, 522. - Loro malessere
- Citato, 409 e M0, 455. cagionato da'regolamenti di arti, 522.
Titoli per cui partecipano alla ricchezza,
Mosrronv. Fisiocrata, 455. 550.- V. Salarii. Arti. Agricoltura.
MONTJEAN. Sulla vita di Turgot, xc". ecc.
MoneLLsr. Amico di Turgot, xxl, xxlv, xxv. Oanuve NATURALE. Esposizione compendiata
-- Partigiano de siocrati, xxxiv. - Suo del sistema di Mercier, 253 e seg.-Sua
elogio, scritto da Lemonley, ivi n.-Sua idea, secondo i Fisiocrati, USL-Primo
Memoria dei fabbricanti di Lorena, sopra a scovrirlo, Quesnay, 410. _ La schia
una nuova tari'a ecc. , Suo Frammento vit e la servit della gleba lo sconvol
di una Lettera, sul reggime de grani, gono, 514.-Ci che sia, sua importanza,
Lxxrx- Sulla Compagnia delle Indie , conseguenze sociali dellessersi ignorato
due memorie, Prospetto di un Dizionario o trascurato, 454 e seg.
del commercio, nxxxvt. - Conl'utazione Ono. Come mercanzia non delle pi pre
dell opera di Galiani, nxxxvrn-Sul pri ziose, 508.- tra le materie pi atte a
vile io della Compagnia delle Indie, xct. servire di moneta, 315. - Luso fattone
isiocrata, 455. come moneta ne ha aumentato il valore.
MUTUO. V. Imprestito. 314. - Il suo valore mutabile ris etto
NA'IZURALIZZAZIONE. Bill inglese, opuscolo a tutte le mercanzie, e rispetto a lar
di 'lucker, Lxxvri. gento, 514. - V. Danaro. Metalli. Ar
NAZIONE. Che cosa , e in che dierisce gento.
dallo Stato, 599. Parlamento di Parigi. Sua lotta contro
Nncnzn. Attaccato da Baudeau, ne Prin Turgot, Lx, un, Lxv.
cipi economici di Luigi xii ecc., un: e PASTORIZIA. V. Agricoltura. Bestiame.
Lxvm. - Combattuto da Dupont, uux. PAUPERISMO. Mezzi di arrestare la mi
-Suoi principii confutati da Baudeau, seria, di Schlettwein, Lxxxv|n.-Non
Lxxxix. - Lettera di Baudeau, sul suo vero che la povert del contadino lo
Elogio di Colbert, ivi. - Citato, 655. renda pi laborioso, 46 n. -Sui vaga
Nsvv'roa. Sue idee sulla moneta abbracciate bondi e mendicanti. V. La Trosne, Bau
da Turgot, xxu. deau, Idee di un cittadino. .
Noauxrs. i nobili non dovrebbero vergo Psnnunziose. V. Cambio.
gnarsi di esercitare l'agricoltura , 41 n. Pnn. Citato per le sue opere pubbliche,
-La nobilt l'ondata sulla propriet fon 494.
gazria , una realit utilissima , 485 e PESCA. E uno dei capi della ricchezza di
Olanda , 117. -Uno dei tre rami del
Occumzrom. V. Divisione del travaglio. l'industria, 476, 505.
856 mmc: ALFABETICO DELLE infranta cozvrssn'rn IN ounsro vowsm.
Pssscuaa (Carlo Stefano). Oppositore di dal guadagno netto de commercianti I
Mirabeau, xxxIv. manufattori, 37 n. - Che non passi al
PETTY. Sue idee sul credito abbracciate da l'estero senza ritorno, 59. - E l'agricol
Turgot, XXII. tura esclusivamente quella che da U!
prodotto netto. 51. - Esso la sola ric
PIGIONE. Le pigioni delle case non sono che
chezza vera, 66. - E il solo fondo da cui
parte del prodotto netto, 171.
deve prelevarsi l'imposta, 75. - La pio
PITAGORA. Ricordate, 408. duzione del commercio non redatto
PLATGNE. Citato, 2 n. reale, 00. _ La produzione elle ric
PLUCIIE. Slor. del cielo, citato. 161. chezze diversa dalla addizione diric
Polvna. Viaggi di un filosofo, analisi di chezze esistenti, 121. -Tutta la produ
Dupont, notizie su Poivre, Lxxxw. -Sua zione viene dalla terra, 126. - Idea del
opera sull'agricoltura, lodato, 795 n. prodotto netto sviluppata, 138. -E ci
POLONIA. Lettere di Baudeau, sul suo stato che resta dal lordo, dopo sottratte le an
attuale, Lxxxvu e LxxxvIII. - Citata ticipazioni, 151. -- E da esso che si pre
come esempio di anarchia tinanziera, . leva l'imposta, 151. -La mancanza di
496. fitti non impedimento a conoscerne
POPOLAZIONE. Malthus preceduto da He l'ammontare, 151. -- E la sola ricchezza,
_ bert nella teoria della popolazione , xIx 166. -- E sempre esso che paga l'impo
n. -L'amico degli uomini, di Mirabeau, sta, 166, 167, 168, 185 e seg. - E la
xxvu. - Giudizio, xxvIII. - Mirabeau fonte di tutte le rendite, 170 e seg. -
ritratta il suo errore, ivi.-Non il Il commercio provoca la produzione. 211.
numero, ma lagiatezza ci che forma la - L'interesse privato, lasciato libero,
otenza e la prosperit, 47.-Quando il miglior mezzo di aumentarla, 285 e
8 manifattura la favoriscano, 52. -Suo seg. - Si restringe all'interno restrin
rapporto co'salarii, 398.-5lisurata dalla gendo le vendite all'estero, 2.71. - La
sussistenza, 406. -- Si moltiplica col sorte del prodotto nella compromessa dal
moltiplicarsi dc prodotti, 0. *- Molti sistema del bilancio di commercio, 251.
plica in ragione delle sussistenze, 161. - La classe che coltiva la terra. chiamata
- Si livella coi mezzi di sussistenza , produttiva da Turgot, 301. - Comprende
664. -ll sistema di Malthus fu presen dapprima il proprietario e l' agricoltore,
tito da'tsiocrati , 801. - La teoria di ivi. - Poi si suddivide in produttiva e
Malthus pu essere grandemente aiutata disponibile. 305. -- La produttiva, per
dal principio de lsiocrati, retticato, quanto abbia cogli artigiani in comune il
856. salario, sempre distinta, euon pu es
Po'rama n'Oauzus. Citaloeconfutato in scr chiamata sterile, 301.. - Il prodotto
torno allusuru, 572.
netto equivale alla rendita della terra,
come nasca, 302 e 305. - La classe
PRESTAZIONI. V. Salarii. produttrice si suddivide in littaiuoli e
PREMII. Loro buona inuenza sullo sviluppo giornalieri, 322. - La rendita netta delle
delle manifatture, 288. terre moltiplicata per la misura del loro
Pmcs. Fisiocrata, 155. prezzo, fa parte della ricchezza totale
PaIvILscI. V. Libert economica. Cassa di d'una nazione, 336. - Il prodotto netto
Poissy. Turgot, corrispondenza con Tru l'unica rendita pubblica, 510. - La
daine. Compagnie. rllonopolii. distinzione de lavori produttivi di Smith
confutata da Dupont, 3.12. - Prodotto
Pnooor'ro NETTO. V. Produzione.
netto, sua giusta idea, 395. - E l'unica
Paoou'r'roni. V. Produzione. fonte dell'imposta, 396. -- Suo rapporto
PRODUZIONE. Prodotto netto da'tisiocrati colle spese di coltura, 397 e 308.-E coi
come inteso, xL. - La sua teoria appar salarii, 597. - Come la classe sterile non
tiene propriamente a Quesnay e suoi disce l'accresca, 401. - Quali sono i travagli
poli, non a Gournay, xLv. - Baudeau. produttori, 400. -- E sul prodotto netto
paradosso politico, Lxxxu. -l produttori che va messo l'imposta, ivi. -Che sia il
_ che non appartengono all agricoltura prodotto netto, 415, 434. - Esige mi
entrano, secondo Quesnay, nella classe nime spese di produzione, 116, 429. -
sterile, tL-E sul prodotto netto di essa E fondo della circolazione, 11:2, 1.15. -
che sussiste la classe de'proprietarii, Che sia, 111. - E la riproduzione an
14. - La classe agraria lo produce, 15. nuale nel linguaggio lisiocratico, 178. -
-- A favore de proprietarii che lo spcni I prodotti sono l'una delle due parti es
dono parte in compre dalla classe agra senziali del commercio, 530. - Produ
ria, parte dalla classe sterile, ivi. - Sul zioni immateriali (di Say), corrispondono
prodotto netto deve cadere l'imposta, a servizi personali di Baudeau, 553. -
33 n. - Che si metta in circolazione, La classe produttiva e quella che si oc
massima di Quesnay, 36. -Ediverso 1 cupa dell industria produttiva, o colti
, INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 857
votiva, 505. -- Si suddivide in fittaiuoli correnza stabilisce i prezzi al pi alto li
e giornalieri, 506 e 517. - il prodotto vello possibile, 217. - il prezzo di una
netto resta, dopo dedotte dal lordo le cosa non alto n basso che relativa
riprese, -- Facile a calcolarsi, 559. mente al prezzo delle altre, 218. - Il
-- Idea della massa delle produzioni, prezzo buono quello che risulta dalla
Fondamento del Quadro economico, 601. libert di commercio, 227. - Il prezzo
- Si divide in riprese e prodotto nello, buono diil'erisce dal caro, ivi. - lvin
609. - E parte della produzione an coli commerciali alterano il prezzo natu
nuale, 609. - Che sia. sua importanza, rale. 281. - Dill'erisce dal valore,555.
616. - Sua proporzione colle anticipa-= - E la sua enunciazione, 356. - Ci che
zioni, 618. - Le produzioni si dividono prezzo duna cosa, ha per prezzo questa
in sussistenza ed in materie prime, 620, medesima cosa, 357. - Non si deve fis
687. - Artisti e professori di arti li sare i prezzi, 407. - Il caro fa abbon
berali, quali sieno, 623. -- La consuma danza, ivi. - E lespressione del valore,
zione inuisce sulla sua prosperit, 661. 658. - Il prezzo alto (buono) vantag
-_ Non vi rendita, dove non produ gioso alle produzioni, 661, 665, 666. -
zione e creazione, 786 n. -- Nasce dalla Etletti dellabbondanza o rarit, dell'of
necessit del consumo, 807. - E sempre ferta e della domanda, 662. - La do
materiale, 809. - Qual' il limite di una manda dipende molto dalla popolazione e
produzione isolata, 812. - Discussione dalla sua agiatezza, 664. -Si distingua
sul vero senso della parola, prodotto il valore di prima mano ed il susseguente,
netto, 811 e seg. - Il prodotto netto si 668. - Importanza dell'alto valore, tutte
trova nelle arti come nell' agricoltura, le classi vi sono interessate, 666, 667.
815. - Retticandone lidea, si modifica - Il prezzo buono (alto) ci che sopra
l'idea del valore, e sintluisce su tutta la tutto interessa ad una nazione, 718. -
scienza, 856. - Non ist nel solo valore, V. lalorc.
ma anche nella materia, 829. - Si deve PROPRIETA. l proprietarii formano la clas
distinguere in alimentare e secondaria se disponibile, secondo Turgot, XXXIX. -
per ispiegare la teoria tisio, tica, 830. La propriet uno de fondamenti dell'or
- La produzione alimenta e base a dine di Mercier, xuv. - Baudeau, sulle
tutte le altre. 852.-- V. Industria. Arti. eredit fondiarie, Lxxxu. * La sicurezza
A/Itti. Salaria. Agricoltura. Propriet. della propriet dell'essenza dogni buon
Rendita. Smercio. Travaglio. governo, 10. - l proprietarii sono, nel
PROFITTI. V. Interesse. sistema di Quesnay, la seconda fra le tre
classi di cittadini; comprende il sovrano,
PROIBIZIONI. V. Libert di commercio. i possessori delle terre, i decimatori. e
PROTEZIONE. E quella tra le tre funzioni sussiste colprodolto netto della terra, 11.
governative che garentisce il libero e - Essi spendono una arte della loro
sercizio della propriet personale e reale, rendita in compre dalla c asse produttiva,
480 e 488. e V. Governo. un'altra dalla sterile, 15. - La propriet
non si circoscrive al terreno, ma anche
PREZZO. l tsiocrati npinnvano per gli alti al capitale che vi si accumula; il feuda
prezzi de prodotti agrarii, xun. - Gli lismo, e il sistema de romani peccarono
alti prezzi, di prima mano, utili all'agri nel non conoscere questo principio, 22.
coltura, te perci alla nazione, 26. - I E il fondamento dellordine economico,
prezzi si mantengono al loro giusto li 52. - l proprietarii profittano dell'au
vello, per la libert del commercio, 44 n. mento de rezzi, 66 e seg. - l proprie
- 1 prezzi alti giovano all' agricoltura, tarii dovrebbero fissare la rendita equa
45. - Ed al basso popolo, ivi. _ Il pro mente di accordo ai littaiuoli, 67 n. -_
blema de prezzi, uistione complicatis Loro errore nel sollecitare l aumento
sima, 58 n. - Sei vantaggio del basso delle imposte indirette, 79. - E su di
prezzo compensi lo svantaggio dell'alto essi che ricadono le imposte, anche in
' costo, ivi. - Soluzione, 59 e seg. - dirette, 80 e seg. - [proprietarii non si
Non mai lo smercio che manca, ma il possono confondere colla classe sterile,
rezzo, 96. - il basso prezzo contrasta 125. - Sono obbligati a risparmiare
a riproduzione, 102. - La diminuzione sulle loro spese particolari e largheggiare
del prezzo nelle manifatture non per nelle anticipazioni agrarie, 128 n. -
dita di ricchezza, 127. -Anzi vantaggio, Nelle societ nascenti, la propriet fon
127. - il prezzo non dipende n dal diaria ha dovuto essere lo stato pi van
compratore n dal venditore, 150. - i taggioso, 155. - E cos nelle societ
prezzi si equilibrano co salarii, 187. - sviluppate. ivie seg. -- Suo fondamento
Quando vi ha commercio estero, bisogna naturale, 255. - implica la libert, 258.
che sieno alti, 188. -- Alterazioni che vi - Si estende alle. prime anticipazioni,
genera l'imposta, 189 e seg. - La non 259. - Come dal diritto di propriet si
858 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO "OLUME
svolga tutto il sistema dell'ordine natu lega con Turgot e Gournay. Concorrono
rale, 255 e seg. - l proprietarii nei insieme a propagare le teorie di libera
primi tempi non sono stati che coltiva concorrenza, xxvt. -- Il suo principio
tori, 301. - Successivamente tutto le sulla popolazione, conforme a quello di
terre hanno un padrone, ivi. --E quindi Malthus, e diverso da quello di Mira
ne nasce la rendita della terra, 502 e 505. beau, xxvm.-Suo Ouadro economico.
- Varie cause d'ineguaglianza nella pro lntento, prima edizione, Massime gene
priet delle terre, 302. - La classe dei rali, xxix. - Ripubblicate da Ilirabeau,
proprietarii , distinta da coltivatori, xxx|.- Probabilmente contribu nella
chiamata disponibile da Turgot, 503. - Filosoa rurale di Mirabeau, XXXIV._
I proprietarii non hanno laloro rendita che Suoi scritti raccolti nella Fisiocrazia, xu.
per mezzo del lavoro che presta l'agricol - Il diritto naturale un concetto ri
tore, 503. - Diversi modi di trarre una prodottosi ne' tempi moderni, xur. -
rendita dal lavoro del coltivatore, 504 a 1 Quadro economico, che nella Fisio
507.- llcaptalista fa parte della classe crazia, forse non autentico, ivi. - Le
disponibile, 338. -tlassime di Quesnay Massime provengono dall'articolo Grani,
sulla propriet , 406. -- Sua necessit, ivi. -1 Problemi e i Dialoghi commen
414, 429.- Che sia, come si divida, 438, tano il Quadro, xul. - I suoi principii
441. - Il fondamento dell'economia, ridotti a quadro sinottico, xLvuL-Non
457 e seg. - Fra proprietarii si com differisce da Turgot, ma da Gournay
prende il_ governo, 485. - La classe xLv.-Sua morte, xcvru. - Sua ne,
proprietaria comprende: il sovrano colle una-Articoli dell'Enciclopedia, Qua
sue diramazioni, e i proprietarii, 485 a dro economico, Amministrazione delle
502. - Garentirne il libero esercizio terre, Lxxvm. - Obbiezioni contro il
nelle cose e nelle persone quella fun Quadro economico, risposta alle Obbie
zione governativa che chiamasi rote zioni ecc., LXXKI. - Sulla produttivit
zione, 488. - Il diritto di propriet pro e non produttivit dell'industria, Osser
mana delle anticipazioni fondiarie, 501; vaziont su Montesquieu, intorno al com
- L'ufficio de proprietarii quello di mercio delle colonie, Difesa (simulata)
alimentare ed accrescere le anticipazioni, del sistema mercantile, dialoghi, Lxxxu.
stanno tra il sovrano e la classe produt -- Quadro economico, spiegazione di
tiva, 502. - Funzioni del proprietario Baudeau, Lxxxu. -Analisi del governo
in agricoltura, possono trovarsi riunite degli Incas, dispotismo della Cina, let
a qlttelle del littaiuolo e del lavorante, 507. tera di M. Alpha, sul linguaggio della
- itoli per cui partecipano alle ricchez scienza economica, LaxxuL-Suoi opu
ze, 552. - l proprietarii hanno un inte scoli inseriti nella Fisiocrazia, ivi. -
resse che li unisce alla sovranit, 586. Lettere di un fittajuolo a un proprieta
- La propriet fondata sulla anticipa rio. Lxxxv. - Suo Quadro economico,
zioni fondiarie, 606. - L'ufficio del pro spiegazione di Baudeau. r.xxxvu.-Suo
prietario si limita alle anticipazioni fon elogio, scritto da Grandjean, da Albon,
diarie, 610. da Mirabeau, xcu.-Suo Quadro econo
Quadro economico di Quesnay. Analisi di mico. quanto importi di studiarlo, av
esso, attribuita allo stesso Quesnay, 13 a vertimento di Dupont, 15 n.-Filosoa
50. -- Deve riguardarsi come l'esposi rurale, citata da lui stesso, 24 -Massime
zione delle idee che servono di base alla generali del governo economico, 31 a 57.
scienza economica: avvertimento di Du -Sue massime estratte dall'articolo Gra
pont, 13 n. - I'ormola e rischiarimenti, ni, 51 .-Suo primo problema economico,
15, 19 e 24. - Suoi elementi fondamen 58.-Suo problema economico (sull'im
tali; sua formola generale, 659 a 645. posta indiretta), 74 e seg. - Dialogo sul
Per le sue dilucidazioni, si vedano i dia commercio, 88 e seg. - Dialogo sul la
loghi di Quesnay, 88 e 122.-Elogio esa voro degli artigiani, 122. - Art. Grani,
gerato che ne fa Mirabeau, 805. citato da Turgot, 286. - Primo a de
Quzssn (Francesco). Amico di Cournay, durre l'economia dall'ordine naturale,
xvL-Sua nascita e studii, suo contra 410.-Sue massime, 411. - Fondatore
sto con Silva, XVlL-Cllll'UI'gO e profes della fisiocrazia, 454, 455. - Confucio
sore regio, segretario dell'accademia, d'Europa, 474. - Quadro economico,
dottore di Pont--lllousson, primo me-_ spiegazione di Baudeau; 601 e seg.
dico ordinario del re, riceve lettere (Il Bzmasz (Giuseppe). Traduttore di Mira
nobilt, sua vita in corte, xviu. - Suo beau, xxvu.
articolo Fermiers nellEnciclopedia; pro RAYNAL. Amico a Turgot, xxv.
pugna la libert di commercio e la mo
derazione nelle imposte, x|x.-Suo ar IAL. Suo giudizio ed estratto dell'opera
ticolo Grani, sue Massime, suoi senti: di lllontchrestien, Lxxv n.
menti avversi alle manifattore, xx. - Si Rsnnlri. V. Rendita.
INDICE auunsnco nanne MATERIE comanvre IN QUESTO vonnauz. 859
RENDITA. Quella della terra. Dovrebbe 17. V. Antica azioni-Vi si comprende
essere fissata con ispirito d'equit dal linteresse de capitale fisso, 17. -- Ci
proprietario, 67 n.-Devessere sempre che sieno, 415, 429, 444, 609.--Appar
minore che linteresse del danaro, 354. tengono al coltivatore, 610.-Loro pro
-La rendita ha dato luo
ed allaccnmulazione dels odanaro,
ai risparmii
515. porzione ed importanza, 611 a 613. -
lmpedirle signica spogliare l'agricol
-- Un multiplo della rendita esprime il tura, 615 a 616.
prezzo della terra, 518. - La concor RISPARMI]. Non son essi che aumentano
renza de tttajuoli stabilisce la massima icapitali, ma sono le spese ben dirette,
rendita, 521. -Ne primi tempi non era 528 n.-Leconomia in Europa pre
distinta dal salario del coltivatore, 501. valsa sul lusso, 533. - Sono l risparmii
-Poi, non viene che dal lavoro del col che determinano l'interesse del danaro.
tivatore, 503. - Non vi e altra rendita 552.-Lo spirito deconomia tende ad
che il adotto netto, 340.-Dellnizioni, aumentare i capitali e diminuire linte
396.-- a teoria di Ricardo e Rossi coin resse, lo spirito di lusso allopposto, 355.
cide con quella de'siocrati, 817 e seg. Rivista universale. Vita di Turgot, xc".
- Quella delle case, un impiego annuo
di quella delle terre, 705. Rom. Citata come esempio di governo
mal consigliato, 25. _ Pros era nch
- Le rendite non sono che parte del pro fu agricola, la classe sterile ecc la sua
dotto netto, 171. - V. Prodotto netto. rovina, 95 n. - L'interesse del danaro
Imposta. Produzione. Terra. vi era altissimo, percb grande era il
RICARDO. V. Rendita. rischio, 580. -- Citata in esempio dello
RICCHEZZA. La terra, secondo Turgot, spirito di scalit, 498.
sorgente unica d'ogni ricchezza, giusto Rossi (Pellegrino). Nella distinzione tra
senso di questo principio, teoria del il valore di stima e il valore di cambio,
prodotto netto, xi..-La parola ricchezza era stato preceduto n da Turgot, xxn.
intesa da Quesnay pe' prodotti grezzi V. Rendita.
della natura, 14 n. - La terra l'unica ROBAUD. Rappresentazioni ecc. sulla li
sorgente di ricchezza, massima di Ques berta del commercio de grani, Lxxxv.
nay, 52.-La ricchezza implica il valor Ricreazioni economiche ecc., Lxxxvn.
venale, oltre al valor di uso. 45 n.-Si -Fisiocrata, 455.
distingue in reale e venale, 54. - Sta
nella maggiore abbondanza possibile , Rousseau. Sue idee sulleducazione, pre
226.-0ssia nel prodotto netto. 227, 229. cedute da quelle di Turgot, xxv n. -
-Non nel danaro, 229 e 250.-Si ap Suo articolo Economia, inferiore a quelli
plica agli uomini ed alle cose, 258. - ll di Turgot, Lxxvni.
danaro vi si comprende come rappresen Rousssi. ne LA Tonn. Sua ricchezza dello
tante de valori, ivi. - Bisogna distin Stato, xxxv. -_ Conl'utata da Dupont,
guere la ricchezza che si riproduce da Lxx|x.- Saggio analitico sulla ricchezza
quella che si estingue, 239. - Riccbezze gsstllimposta, opera citata da Turgot,
mobiliari, quali sieno, 315. - Come si
accumulino; 516. - Come divengono Ronxsauu. Segretario dell Accademia di
permutabili colla terra, 517.-Fan parte Caen , suo rapporto sulla quistione de
della ricchezza nazionale, 556.-La ric grani; opuscolo indirizzatogli da Le
chezza totale duna nazione composta Trosne, 775.
della rendita netta capitalizzata, e delle S. Psmvr. Sugli e'etti dell'imposta indi
ricchezze mobiliari 336.-I capitali dati retta, Lxxxv. - Osservazioni di Turgot,
ad imprestito non ne fan parte, 537. - ivi.-Principii del commercio, disegno
la qual senso la ricchezza si confonde dellorganizzazione sociale, xcL-Fisio
col rodotto netto, 595, 396, 599. - crata, 43 .
Ricc ezze, denizione, 396. -Come la SALARll. Si accrescono collaccrescersi
classe sterile non l'accresca, 400. - Le deprezzi, 45 n. - Si e uilibrano coi
ricchezze sono bem' permutabili, 478. prezzi, 188. - Nelle mani atture son li
Sono di subito consumo o di durata, mitati alla sussistenza degli operai, 500.
479.-Naturali ed industriali, primitive - Non cosi in agricoltura, 300. - ll
e secondarie, ivi. - Sono gli oggetti salario condizione comune allarti iano
utili in quantoson eambiabili, 658. V. Pro ed al coltivatore, 505. - Ma il co tiva
iuione. Travaglio. Terra. Agricoltura. tore produce, oltre al suo salario, la
1 i. rendita del proprietario, 505.- Nel si
Ricci". Che i ricchi non si formino grandi stema della schiavit, i salarii si ridu
fortune, massima di Quesnay, 56. cono al minimo, 505. - Loro rapporto
Fitness. Sono il rimborso delle Antici col prodotto netto, 397. - Bisogna la
pazioni fatte nella produzione agraria, sciarli liberi, 398. -- Funzioni del lavo
860 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME.
lore pi conosciuto, 3M. - Dalle mer zioni sono elle stesse la causa del loro
canzie concrete si forma la valutazione valore, 663.-Sunto della teoria del va
media e la moneta ideale, 3ll.-- Signi lore secondo Le Trosne, 668.-Nel cam
cati della parola valore, utilit 0 valore bio si dal valore uguale per valore uguale,
estimativo, elementi che lo compongono, 669 a 672.-Non il commercio che lo
549 a 552. - Valore di cambio, in esso determina , 768. - Lidea del valore do
vi hanno sempre due valori estimativi mina la Scienza, 836. V. Turgot, Arti,
diversi, ma due valori di cambio eguali, Prezzo, Utilit.
555 e 554. -- il valore di costo impli Vauaau (Maresciallo di). Citato, xur.
eitamente compreso nel valore estimativo Vauvrnuaas. Fisiocrata, 455.
di Turgot, 549 a 552, 555. --Valore VENDITA. Se differisce dal cambio, 670,
cambiabile, apprezzotivo (Turgot) , lo 675.
stesso che valor di cambio. 554.-Si ri Vancnnnes. Richiama Dupont dall'esilio,
duce ad un valore estimativo (utilit) Lxvu. _ltlissioni da _lui date a Dupont,
medio, 554. _ Etra due valori che il LXIX.
cambio suppone uguaglianza, 355. -
Ditlerisce dal prezzo, 355. --II valore non VRY. V. De Vry.
si pu esprimere che per mezzo del Vigne. La loro coltura contrariata in Fran
prezzo. 3%. -- La teoria del cambio a cia dal sistema doganale, 40 n.
del valore, bench semplicissima , VILLEBARE (Jametz). Lascia la sua fortuna
spesso ignorata e conduce a gravi errori, a,Vincent che diviene signore di Gournay,
557.-Comei valori isolati subiscono la xv, 281.
legge della concorrenza, 558. - E un VOLTAIRE. Citato a proposito della nomina di
glianza de due valori di cambio, isu Turgot ad intendente, xxxlL-Maltratta
guaglianza de valori di utilit , valore Mercier, XLVII n. - Applaudisce agli
corrente che ne risulta in commercio editti di Turgot, LVI. -Suo opuscolo
ecc., 574. - Denizione de valori, 596. contro la Coroata, Lxv.-Lettera a Du
- Rapporto del valor di cambio co' sa pont su due suoi opuscoletti, ruta.
larii, 398.-Valore di cambio, in che di Sua lettera in favore di Dupont, uxxvi.
verso dal prezzo, 658, 659. -- L'utilit -Non isdegnava la lettura delle nuove
non la misura del valore, 660.-Valor eemeridi, Lxxxix.
di costo. Le spese di produzione sono Wn'r. V. De Witt.
un limite del valore, 661. - Le produ Woar. Ricordate, 408.
IN QUESTO VOLUME.
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DEDICA . pag.
GLI EDITORI. III.
Ferrara. - Ragguaglio storico sulla scuola siocratica. XII.
QUBSNAY. - Il diritto naturale . =v= = a
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