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La maggioranza delle genti della tradizione profetica e del consenso dei sapienti (Ahl
al-Sunnah wa'l-Jamaah) ha sempre considerato la realt dell'intercessione (al-shafaa)
e dell'invocazione per il tramite di un profeta o di un wali (al-tawassul) quali legittime
pratiche fondate sul Corano e sulla Sunnah del Profeta Muhammad (pace e benedizioni
su di lui e sul suo casato). Nel corso dei secoli solo una piccola parte della comunit
sunnita ha interpretato il Corano e la Sunnah in modo diverso, e se oggi questa
minoritaria corrente dottrinale ha finito per imporsi in alcune zone del mondo
musulmano, ci dovuto soprattutto alla diffusione del pensiero "wahhabita",
generosamente supportato da fiumi di petrodollari sauditi.
Nel mondo occidentale, impregnato da secoli di influenza della Chiesa Cattolica, ogni
opinione dottrinale che rifiuti il ricorso di una intermediazione tra Dio e l'uomo spesso
vista con favore da alcuni convertiti all'Islam, ai quali concetti cristiani come quello di
santo o intercessore erano a loro gi precedentemente avversi. Queste persone,
tuttavia, non si rendono conto che la visione tradizionale sunnita dell'intercessione, pur
senza arrivare agli estremi della devozione popolare cattolica talvolta sconfinante nella
vera e propria idolatria, non affatto quella di un netto rifiuto.
Per quel che riguarda l'opinione degli ashariti e dei maturiditi, l'Imam Abu Hanifa in
persona scrive in al-Fiqh al-Akbar:
Le prove coraniche a favore dell'intercessione da parte degli angeli, dei profeti e dei
credenti sono altres corroborate da numerosi ahadith dalla catena di trasmissione
autentica, di cui daremo alcuni esempi:
4. In verit, nel giorno del giudizio interceder per tanti uomini quante
sono le pietre e le zolle di fango sulla terra.
[Hadith hasan trasmesso da Ahmad e Tabarani].
8. "Un uomo cieco venne al Profeta e disse : "Prega Allah che mi curi!".
Egli disse: "Se tu vuoi io pregher per te, ma se tu volessi essere
paziente, sarebbe meglio". L'uomo disse: "Per favore prega per me". Il
Profeta gli ordin allora di fare l'abluzione, di compiere una preghiera di
due unit e di dire infine: "O Allah, ti chiedo e mi rivolgo a Te per mezzo
del Tuo Profeta Muhammad, Profeta della Misericordia. O Muhammad
(Ya Muhammad), io mi rivolgo al Signore per mezzo tuo per il
soddisfacimento del mio bisogno. O Allah, rendilo il mio intercessore".
[Hadith trasmesso da Ahmad, Tirmidhi, Ibn Majah, Nasai, al-Hakim e
Tabarani, e dichiarato autenticato [sahih] da Ibn Hajar, Dhahabi,
Shawkani e altri].
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1) Anche se fosse legittima, la pratica dell'intercessione dei profeti e dei credenti sar
possibile solo nel Giorno del Giudizio.
Quest'affermazione contraddice il Sacro Corano, che dice quel che in lingua italiana
significa:
" per misericordia di Allah che sei dolce nei loro confronti! Se fossi
stato duro di cuore, si sarebbero allontanati da te. Perdona loro e supplica
che siano assolti. Consultati con loro sugli ordini da impartire; poi,
quando hai deciso abbi fiducia in Allah. Allah ama coloro che confidano
in Lui." (3, 159)
Quando giunse il latore della buona novella, pose la camicia sul volto di
Giacobbe. Egli riacquist la vista e disse: Non vi avevo appunto detto
che grazie ad Allah, conosco cose che voi non sapete?. Dissero i suoi
figli: O padre, implora perdono per i nostri peccati, ch veramente siamo
colpevoli. Egli rispose: Implorer per voi il perdono del mio Signore.
Egli il Perdonatore, il Misericordioso. (12, 96-98)
"I veri credenti sono coloro che credono in Allah e nel Suo Inviato e che,
quando sono presso di lui per una questione che li accomuna, non se ne
vanno senza chiedere il permesso [di congedarsi]. Coloro che chiedono il
permesso, sono coloro che credono in Allah e nel Suo Inviato. Se dunque
ti chiedono il permesso per qualcosa che preme loro, concedilo a chi
vuoi e chiedi ad Allah di perdonarli. In verit Allah perdonatore,
misericordioso." (24, 62)
"Sappi che in verit non c' dio all'infuori di Allah e implora perdono per
la tua colpa e per i credenti e le credenti." (47, 19)
Tale asserzione, inoltre, contraddice gli ahadith gi riportati, che dimostrano come i
sahabah chiedessero gi su questa terra l'intercessione del Profeta (pace e benedizioni
su di lui e sul suo casato) o di altri sahabah, com' il caso dell'hadith dell'uomo cieco, o
dell'hadith della supplica per la pioggia attraverso Abbas.
2) Anche se ammettessimo che l'intercessione pu essere valida anche prima del
Giorno del Giudizio, necessario che l'intercessore sia vivo, esattamente come
quando si chiede ad un qualunque musulmano di fare dua per noi.
Quest'affermazione contraddice sia la logica che le prove del Corano e della Sunnah,
innanzitutto perch la facolt di intercedere legata al permesso di Allah, e non alla
condizione di esistenza in cui si trova l'intercessore e non impossibile ritenere che
Allah possa garantire il suo permesso anche a chi nel barzakh. L'hadith della supplica
per la pioggia attraverso Abbas non una prova del contrario perch, come spiega
Mawlay Ashraf Ali Thanwi in Haqiqat al-tariqa min as-Sunnat al-aniqa, esso una
prova del fatto che valido chiedere l'intercessione di un wali oltre che di un profeta, e
non del fatto che i sahabah non invocassero pi l'intercessione del Profeta Muhammad
(pace e benedizioni su di lui e sul suo casato) dopo la sua dipartita, come ritengono gli
ignoranti.
In secondo luogo, gli ahadith riportano esplicitamente che questa non solo una
possibilit teorica ma una realt effettiva, in quanto il Profeta (pace e benedizioni su di
lui e sul suo casato) avrebbe detto:
Nella sua opera Sharh al-sudur, l'Imam Jalal al-Din al-Suyuti dedica un intero
capitolo alla questione dell'intercessione dei defunti, riportando oltre cinquanta ahadith
simili a quello precedentemente citato. Inoltre, l'Imam Ibn Qayyim al-Jawziyya
riferisce, nel suo Kitab al-Ruh, che il sahabi Abu Ayyub al-Ansari avrebbe detto:
Le opere dei vivi sono evidenti per i defunti. Se essi vi vedono un bene
ne sono allietati, ma se vi vedono un male, invocano Allah che gli renda
l'equivalente in bene.
Per quanto riguarda il verso coranico che dice quel che in lingua italiana significa:
Certo non puoi far sentire i morti, e neppure far sentire ai sordi il richiamo, quando
fuggono voltando le spalle (Cor. 27,80), Ibn Qayyim afferma nuovamente:
Inoltre, coloro che negano la facolt di intercedere ai defunti non tengono conto del
fatto (oppure lo negano erroneamente) che la condizione di esistenza dei profeti e degli
awliya nel barzakh diversa rispetto a quella di tutti gli altri defunti, e non
paragonabile alla morte che, invece, sperimentata dalla generalit degli esseri umani.
Seguono, a tal proposito, alcuni esempi tratti dagli ahadith attribuiti al Profeta (pace e
benedizioni su di lui e sul suo casato):
1. Allah ha proibito alla terra di consumare i corpi dei profeti.
[Hadith sahih trasmesso Ahmad, Ibn Abi Shayba, Abu Dawud, Nasai,
Ibn Majah, Darimi, e altri].
2. I profeti sono vivi nelle loro tombe, in adorazione del loro Signore.
[Hadith sahih trasmesso da al-Bayhaqi, Suyuti, e altri].
3. La notte del mio viaggio notturno, vidi Mos ritto in preghiera nella
sua tomba".
[Hadith sahih trasmesso da Muslim, Nasai e altri].
4. Nessuno mi saluter senza che Allah non mi restituisca l'anima per far
si che possa rispondere al suo saluto.
[Hadith sahih trasmesso da Abu Dawud. A proposito dell'affermazione
secondo cui Allah restituisce l'anima al Profeta, ci commentato
dall'Imam al-Suyuti come ala al-dawam, ossia permanentemente.
Allah non restituisce temporaneamente l'anima al Profeta (pace e
benedizioni su di lui e sul suo casato) per poi riprendersela, ma permette
che essa ritorni continuativamente, senza che egli cessi mai di essere
vivo. Ibn Qayyim afferma nel gi citato Kitab al-Ruh: Noi sappiamo
che il corpo del Profeta nella sua tomba fresco e vivo, e quando i
compagni gli chiesero come sarebbe stato possibile che i loro saluti gli si
sarebbero potuti esser presentati dopo la sua morte, egli rispose: 'Allah ha
preservato i corpi dei profeti dalla consumazione nella terra'].
5. La mia vita di gran beneficio per voi, e cos pure la mia morte. Le
vostre azioni mi sono mostrate nella tomba, e se vi vedo del bene rendo
lode ad Allah, altrimenti invoco per voi il Suo perdono.
[Hadith sahih trasmesso da Qadi Iyad, Suyuti e altri. Altre versioni di
questo hadith riportano che le azioni dei musulmani sono mostrate al
Profeta (pace e benedizioni su di lui e sul suo casato) ogni giovedi notte
cf. Ibn Hajar al-Asqalani in Fath al-Bari, e Ahmad in al-Musnad].
Oltre ai profeti, anche coloro che sono caduti nel compimento del jihad rimangono vivi
nonostante il termine naturale della loro esistenza terrena, secondo l'esplicita
testimonianza coranica che dice quel che in italiano significa:
Non considerare morti coloro che sono stati uccisi sul sentiero di Allah.
Invece sono vivi e ben provvisti dal loro Signore, lieti di quello che
Allah, per Sua Grazia, concede (3,169-170).
Alla luce di tutte queste prove, chiaro che il concetto di intercessione solidamente
fondato sul Corano e sulla Sunnah, e come tale legittimato dai sapienti. L'autorevole
maestro hanbalita Ala al-Din al-Mardawi ha detto in al-Insaf fi maarifat al-rajih min
al-khilaf ala'l-madhhab al-Imam al-mubajjal Ahmad ibn Hanbal:
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Tra le varie forme che pu assumere l'intercessione, considerata particolarmente
controversa quella chiamata "istighatha" (o "istiana"), ossia l'invocazione di soccorso
che il credente rivolge direttamente ad un profeta, un santo, un angelo o un jinn
benevolo. La legittimit dell'istighatha stata ribadita da numerosi sapienti sunniti
(come al-Kawthari, al-Ramli, Ibn Hajar al-Haytami, al-Nabahani, e molti altri), ma tutti
costoro sono unanimi nel precisare che la creatura di cui si cerca il soccorso non che
una causa seconda, che opera esclusivamente col permesso divino. Allah l'Altissimo
resta la Causa Prima di ogni aiuto materiale o spirituale di cui il credente pu
beneficiare, e credere che una qualunque creatura possa essere onnipotente, o possa
esercitare un potere indipendente da quello di Allah, senza ombra di dubbio idolatria e
miscredenza. Il Nobile Corano chiaro nel dire quel che in italiano significa:
Tuttavia, nella misura in cui non si attribuisce ad altri un potere d'azione che prescinde
da quello di Allah, del tutto legittimo chiedere al Signore un soccorso per il tramite di
un suo servitore, come riferito nel "Sahih" di al-Bukhari (libro 55, hadith n.584) a
proposito di Hajar la quale, udita nel deserto la voce dell'angelo Gabriele, avrebbe detto:
"Oh tu che ho udito! Se c' un aiuto (ghawth) da parte tua, allora aiutami!".
Al-Haytami riporta che questo hadith attendibile, nonostante il grado debole di alcuni
suoi trasmettitori. Una variante dello stesso, sempre riportata da al-Tabarani in "Al-
Kabir" e classificata come buona (hasan) da Ibn Hajar, afferma:
"Allah ha sulla terra degli angeli diversi dai due che registrano le azioni
degli uomini, i quali tengono persino il conto delle foglie che cadono sul
terreno. Pertanto, se qualcuno si smarrisce in una landa desolata, che
dica: 'Soccorso, oh servitori di Allah! Possa Allah aver misericordia di
voi!' (aiun ibad Allah rahimakum Allah!).
"Negli ahadith del soccorso (aiun) v' la prova del fatto che permesso
chiedere l'aiuto dei servitori invisibili di Allah, siano essi angeli o jinn
benevoli, e non v' nulla di male nel far ci, proprio come non v' nulla
di male nel chiedere l'aiuto di un altro essere umano quando se ne ha
bisogno".
I "servitori di Allah" non sono solo gli angeli e i jinn benevoli, perch proprio alle
genti della Sunnah e del Consenso comprendere in questa definizione anche i profeti e
gli awliya. Shaykh al-Zahawi afferma in "al-Fajr al-Sadiq":
"Non v' nessuna prova per sostenere che i 'servitori di Allah' qui citati
siano solo angeli o jinn benevoli, ad esclusione di tutti gli altri. [...] Al-
Subki, al-Qastallani e al-Haytami dicono che il soccorso dei profeti e
delle persone pie solo un modo di implorare Allah per mezzo della loro
dignit e del loro onore (bi jahihim). Colui che chiede il soccorso implora
Allah affinch egli assegni un aiuto (ghawth) di parte di chi pi elevato
di noi stessi, e pertanto chi viene realmente chiamato in aiuto Allah. Il
Profeta non che un intermediario [...] e il suo soccorso una causa
seconda (tasabbuban) e l'acquisizione (kasban) di qualcosa che viene
concesso da Allah."
Per quel che riguarda il soccorso proveniente dal Profeta (pace e benedizioni su di lui e
sul suo casato), altres riportato che una notte la madre dei credenti Maymuna lo
avrebbe udito dire tre volte "eccomi!" (labbayk), e poi ancora tre volte: "ti accordato!"
(nusirta). Maymuna avrebbe chiesto al Profeta (pace e benedizioni su di lui e sul suo
casato), cosa stesse succedendo, ed egli avrebbe detto: "rispondevo con un uomo della
trib dei Banu Kaab, che chiedeva il mio aiuto contro i Quraysh" (riferito da al-
Tabarani in "al-Mujam al-saghir", hadith n. 968, con una catena di trasmissione
leggermente debole a causa della presenza di Yahya ibn Sulayman al-Madini).
Un'altro hadith riportato nel "Sahih al-Bukhari" riporta che:
Ancora, nel "Musnad" dell'Imam Ahmad ibn Hanbal (4, 217) riportato che, quando
Ges scender nuovamente sulla terra per combattere e distruggere il Dajjal, una voce
grider tre volte: "Oh uomini, il Soccorritore (al-Ghawth) giunto a voi!"
Come gi si potuto osservare sopra, non v' alcuna fondatezza nell'obiezione per la
quale il soccorso o l'intercessione che i profeti e gli awliya possono operare nel corso
della loro vita terrena (dunyawi) venga a mancare nel momento in cui passano da questa
alla loro modalit di vita ultra-terrena (barzakhi). Lo Shaykh Ali Mahfuz al-Azhari ha
scritto in "al-Ibda":
In conclusione, se paragoniamo Allah ad un re, gli angeli, i profeti, e gli awliya ai suoi
ministri, e i credenti ai normali sudditi, e se teniamo conto del fatto che solo e soltanto il
Re potr mai esaudire le suppliche dei suoi sudditi, costoro possono supplicarlo
rivolgendosi a Lui oppure all'intermediazione dei suoi ministri, che intercederanno
presso il loro Signore oppure agiranno attraverso il potere che Egli ha concesso loro
ossia i miracoli.
E Allah pi sapiente. Ogni lode appartiene ad Allah, il Signore dei mondi, e che la
pace e le benedizioni siano sul nostro maestro Muhammad, sul suo casato, e su tutti i
suoi compagni senza eccezione. Amin.