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COMPLEMENTI DI TERMODINAMICA
(appunti a cura del prof. Ing. Luigi Marletta)

Corso di Studi in hrgegneria Meccsnica - L..au;'ea Speciaiistica


ENERGETICA
Pro?. Ina. Celidonio Disuenza
INDICE

Presentazione

Capitolo 1

IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

1.O Introduzione
1.1 Limiti alla convertibilita' delllEnergia
1.2 Reversibilital e Irreversibilita'
1.3 I1 Teorema di Carnot
1.4 I Teoremi di Clausius
1.5 Produzione di Entropia
1.6 Espressioni operative
1.7 Bilanci entropici nei deflussi stazionari
1.8 I1 Teorema di Gouy-Stodola
1-9 Analisi Entropica e condizioni ambiente
1- 10 Exergia
1.11 Interpretazioni del T o s i
1.12 Efficienza energetica ed exergetica
1.13 Indici di efficienza termodinamica
1.14 Esempi

Capitolo I1

ANALISI ENTROPICA DELLE MACCHINE

2.1 Bilanci entropici nelle macchine 11-2


2.2 Analisi Enwpica di cicli elementari .Esempio No. 1 11-5
2.3 Analisi Entropica di cicli elementari .Esempio No.2 n-9
2.4 Esercizio No. l : Analisi entropica di un ciclo Joule 11-13
2.5 Esercizio No.2 : Analisi enmpica di un ciclo Him 11-15
2.6 Esercizio No.3 : Analisi enuopica di una Pompa di Calore 11-22
2.7 Exergia e Anergia 11-24
2.8 Riscaldamento e Rafh-eddamento 11-26
2.9 Analisi energetica delle macchine per la produz. del calore n-29
2.10 Analisi energetica delle macchine per la produz. del freddoiI-35
2.1 1 Razionalita' termodinamica negli usi termici dell'energia n-39
Capitolo I11

ANALISI ENTROPICA DELLO SCAMBIO TERMICO

3.1 Scambi termici elementari


3.2 heversibilita' nei deflussi
3.3 Temperatura Temodinamica Medi a
3.4 Scambiatori di calore
3.5 Irreversibilita' nei Generatori di Vapore
3.6 Perdite di pressione e Irreversibilita'
3.7 Indici di efficienza nello scambio termico con deflusso
3.8 Efflussi verso l'ambiente
3.9 heversibilita' nei transiu-i termici
3.10 Lo stato stazionario e il teorema di Prigogine

Capitolo IV

METODI AVANZATI DI ANALISI ENTROPICA

4.1 Metodi convenzionali e metodi avanzati di Analisi Entropica IV-2


4.2 Ottimizzazione entropica di un ciclo rigenerativo IV-3
4.3 Metodi variazionali nella conduzione termica IV-7
4.4 Minimizzazione entropica nei mezzi con gen. interna di calore IV-l5
4.5 Applicazioni agli scambiatori di calore IV- 19
4.6 ~pp'iicazioninel settore criogenico IV-24
4.7 Deflusso con attrito negli Scambiatori di Calore IV-28
4.8 Ottimizzazione economica con metodi enuopici IV-32
4.9 Conclusioni IV-37

Capitolo V '

L'EXERGIA GENERALIZZATA

5.1 Aspetti temodinamici preliminari


5.2 Exergia dell'aria umida
5.3 Exergia dell'acqua allo stato liquido
5.4 Analisi exergetica dei processi fondamentali
5.5 Miscelazione di correnti d'aria umida
5.6 Raffreddamento e deumidificazione
5.7 Riscaldamento sensibile
5.8 Saturazione adiabatica
5.9 Cicli termici del condizionamento
5.10 Rendimenti exergetici
5.1 1 Un esempio di calcolo

BIBLIOGRAFIA
CAPITOLO I

IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Crescit eundo

1.1 JNTRODUZIONE

I1 Secondo Principio della Tennodinamica e' un argomento che ha avuto


implicazioni talmente vaste nei campi del sapere da costituire un riferimento assoluto
nella cultura contemporanea
Sebbene osteggiato al suo primo apparire , ha avuto importanza dominante negli
sviluppi della Fisica e delllIngegneria dei sistemi energetici . In poco piu' di un secolo ha
pervaso di se' innumerevoli discipline , apparentemente lontane dai domini della
Temodinamica , tanto che oggi una ricerca bibliografica , alla voce "Entropia" , da'
luogo a elenchi lunghissimi di articoli e libri.
Le sue estensioni toccano infatti la scienza e la tecnica quanto l'informazione ,
.
l'epistemologia la critica d'arte ,la storia, l'economia ,la filosofia etc.
Occom quindi circoscrivere in maniera precisa i'argomento di cui si vuol parlare,
pena la dispersione tra i temi piu' svariati .
Per quel che sono i nostri interessi piu' immediati , attingeremo a due portati
fondamentali del Secondo Principio : quello dei limiti alla convertibilita' dell'energia e
quello della irreversibilita' dei processi .
Si tratta di richiami essenziali a fomulazioni e contenuti solitamente oggetto dei
primi Corsi universitari , qui intesi a ricostruire i presupposti tecnici e concettuali dei
problemi che ci si accinge a trattare .
1.1 LIMITI ALLA CONVERTIBILITA' DELL'ENERGIA

L'aforisma di Clausius ( l' Energia delllUniverso e' costante ) esprime in forma


lapidaria una verita' tanto generale e pacifica quanto facile da ricordare . Esso compendia,
com'e' noto, il Primo Principio della Temodinamica.
Trasponendo in termini colloquiali il concetto, si protrebbe dire che la Natura e'
stata dotata , all'atto della creazione , di un patrimonio di energia , che puo' essere
infinitamente convertita da una forma ad un'altra ,ma la cui quantita' complessiva non va
soggetta a "consumo" ;quel consumo almeno che l'Uomo solitamente associa a tutto cio'
che viene usato.
Anche il profano accetta senza difficolta' questo principio . Lo vede infatti nelle
cose di ogni giorno : l'energia chimica , ingerita col cibo , si trasforma in calore
metabolico e questo in attivita' muscolare , capacita' intellettiva etc. ; analogamente
l'energia chimica del combustibile si converte in energia termica nel motore a scoppio e
attraverso ingranaggi , giunzioni e alberi rotanti , in energia cinetica dell'automobile e .
cosi' di seguito .
ii Primo Pricipio fu accettato senza difficolta' anche dalla comunita' scientifica
che , nel concetto di Energia , vide riflessa la caratteristica della indistmttibilita' della
sostanza , della permanenza dell'essere , della etemita', che erano tutti attributi di Dio.
Ebbe dunque subito dignita' di figurare come principio primo della Natura , come legge
costitutiva dell'universo .
Ben presto pero' fu chiaro che ci sono forme e forme di energia , cioe' forme piu'
utili e forme .meno utili o inutilizzabili . Quando l'energia chimica del combustibile,
attraverso le conversioni del ciclo termico , diventa energia cinetica del mezzo, la
trasformazione da' luogo a una forma di energia utile: quella che permette l'azionamento
di dispositivi o il movimento delle ruote . Ma all'atto della frenata ,magari fino all'arresto
dell'auto , ancora il Primo Principio e' salvo ,in quanto tutta l'energia cinetica si converte
.
in calore d'attrito , ma tale calore non e' piu' utilizzabile nel senso , per esempio , che
non e' in grado di alimentare nessun dispositivo motore , e d'altra parte e' inaccessibile in
quanto disperso in atmosfera.
La produzione di energia in forme non-utiliwabili e' sostanzialmente dovuta a
due meccanismi : l'uno legato a limiti tecnologici e l'altro a limitifisici.
Si consideri un cilindro , riempito di gas e dotato di pistone mobile . Sotto
l'azione del riscaldamento il gas si espande e il pistone arretra : l'energia termica e' stata
convertita in energia meccanica ;questa e' una trasformazione dell'energia in forme utili .
Sappiamo pero' che non tutto il calore s'e' trasformato in lavoro , a causa degli
attriti tra cilindro e pistone. La eliminazione degli attriti e' pero' un fatto puramente
tecnologico : si tratta di introdurre la lubrificazione d o di levigare le superfici a contatto
etc.
Ora , fin quando il problema e' di natura tecnologica , possiamo allontanare
indefinitamente questo limite e , idealmente , annullarlo . A parte lo spostamento del
problema sul fronte economico , in quanto ogni ulteriore perfezionamento tecnico si
accompagna ad un maggiore onere finanziario , esistono tuttavia limiti non valicabili alla
conversione dell'energia in forme utili .
Guardiamo per esempio al problema della dimensione fisica del sistema . Nel
caso in esame , e' intuitivo capire che la conversione energetica sarebbe perfetta se il
cilindro fosse di lunghezza infinita . Ma un cilindro di lunghezza infinita sarebbe
impossibile da costruire !
.
Si vede gia' qui che quel che poteva inizialmente apparire come un motivo di .'-,
i

ordine tecnologico ( ricerca di una gemetrica opportuna ) , sconfina in una impossibilita'


fisica ,in una questione di principio e come tale imducibile .
Ma c'e' dell'altro .
Si consideri il problema della produzione regolare e continua di lavoro
meccanico . Eseguito il riscaldamento e 1' espansione del gas , il pistone giunge al fondo
corsa (il cilindro infatti ha dimensioni finite ) . A questo punto , per ripetere in sequenza
le operazioni o , che e' lo stesso , per operare ciclicamente devono essere ripristinate le
condizioni iniziali ( pistone al punto morto inferiore, temperatura e pressione del gas
nelle condizioni originarie) .
Al punto morto inferiore pero' il cilindro e' ancora caldo, in quanto la sua I
dimensione finita non ha permesso la totale conversione del calore in lavoro . Cio' o i
i
comporta di eliminare il calore residuo, scaricandolo verso un serbatoio ieddo e :
,j
rinunziando cosi' per sempre aila sua utilizzazione .
Siamo ancora di fronte ad un limite fisico che si oppone alla conversione perfetta
dell'energia in forme utili ( conversione calore-lavoro ) .
Da cio' una serie di conseguenze fondamentali . In primo luogo e in generale la
impossibilita' di convertire il calore integralmente in lavoro ; in particolare poi , per i
processi ciclici, la necessita' di disporre di un serbatoio freddo cui riversare il calore
residuo ; questo calore residuo e' una forma di energia non-utilizzabile e , nello stesso
tempo ,costituisce la traccia che il sistema lascia sull'ambiente ( inquinamento ) .
ii risultato delle considerazioni precedenti riveste cosi' grande importanza da
esser posto tra le leggi fondamentali della Fisica e noto come Secondo Principio della
Temlodinamica .
Neli'Enunciam di Kelvin-Pank il Secondo Principio si esprime in questi termini:

"E' impossibile realizzare una trasformazione ciclica il cui unico risultato


sia quello di assorbire calore da un serbatoio caldo e di convertirlo
integralmente in lavoro ".

ii Primo Principio ,affermando la conservazione dell'energia , ne ammette anche


la totale, indifferente convertibilita' da una forma ad un'altra .
Abbiamo pero' appena visto che delle restrizioni a questa legge possono
sussistere se si guarda ai problema dal punto di vista della utiliuabilita' dell'energia .
Abbiamo concluso che ci sono forme di energia non utilizzabili e che emergono , in
particolare ,a seguito della conversione calore-lavoro perseguita con processi ciclici .
Un'altra restrizione riguarda il "verso" della trasformazione , cioe' la direzione
nella quale dovrebbe evolvere il sistema , quando viene rimosso dalla sua posizione di
equilibrio .
n calore per esempio ,passa spontaneamente da un corpo piu' caldo ad uno piu'
fieddo , ma - aila luce del Primo Principio - potrebbe anche passare da un corpo piu'
freddo ad uno piu' caldo . n fatto e' che tale ultima eventualita' non e' mai stata osservata
in natura.
Clausius , anzi , ha sancito questa impossibilita' in un assioma fondamentale
(Enunciatodi Clausius ) :

"E' impossibile costruire una macchina il cui unico @etto sia il


trasferimento del calore da un corpo a temperatura piu' bassa ad un
altro a temperatura piu' alta " .
Nella loro formulazione negativa (esprimono infatti delle impossibilita') gli I ;... .
L
'
enunciati di Clausius e di Kelvin-Plank postulano rispettivamente un serbatoio M d o , -
. .- j .i

cui scaricare il calore residuo, e una fornitura di lavoro meccanico alla macchina , il che
presiede , rispettivamente , alla produzione artificiale della potenza meccanica e del
freddo.
Si potrebbe agevolmente dimostrare che tra i due enunciati , apparentemente
indipendenti tra loro , esiste un rapporto di complementarita', nel senso che 1'
affermazione o la negazione di uno di essi comporta necessariamente l'affermazione o
la negazione dell'altro.
La unidirezionalita' dei processi non riguarda pero' solo la trasmissione del
calore. Due correnti fluide possono miscelarsi tra loro ,ma - stando al Primo Principio -
potrebbero ,altrettanto spontaneamente separarsi ; analogamente un corpo che , da una
certa posizione , cade verso un piano piu' basso , potrebbe , senza interventi esterni
riconquistare la quota da cui era caduto . Tutto cio' sarebbe pero' contrario ad ogni senso
fisico e contraddice l'osservazione sperimentale .
Di fatto , c'e' nella Natura una direzione privilegiata nella quale evolvono i
fenomeni naturali e che non puo' essere invertita : i corpi cadono verso quote piu' basse e
li' permangono indefinitamente ; le con-enti possono miscelarsi , ma non separarsi
spontaneamente ;il calore passa dal corpo piu' caldo a quello piu' freddo e non viceversa
C' e' quindi da concludere che i processi naturali sono contrassegnati da irreversibilita' .
Ma cosa c'e' alla base della irreversibilita' ?
La condizione sostanziale che consente il verificarsi di ogni processo naturale e'
la presenza di un qualche squilibrio : squilibrio termico ( per esempio quello che
permette la trasmissione del calore da un ambiente ad un altro a temperatura piu' bassa ) ;
oppure squilibrio meccanico ( come quello che consente la circolazione di un fluido
denbn un condotto grazie ad un gradiente di pressione ) ; o chimico ( che permette di
sciogliere un soluto in un solvente a seguito della diversita' di concentrazione ) ,etc ...
Generalmente poi , durante i'evolversi dei processi , lo squilibrio tende ad
esaurirsi fino all'affermazione di uno stato di equilibrio ( annullamento della differenza di
temperatura, di pressione ,di concentrazione etc.) . ii processo si esaurisce a sua volta e ,
a meno che non vi sia qualche intervento esterno capace di ripristinare lo squilibrio
iniziale ,il sistema permane nello stato di quiete ,irreversibilmente .
Alla base della irreversibilita' c'e' dunque la tendenza dei sistemi ad assumere una
configurazione di equilibrio con l'ambiente circostante.
Resta infine da stabilire il legame tra irreversibilita' dei processi e inutilizzabilita'
di certe forme di energia .
Ebbene , anche questo legame resta sancito dall'evidenza sperimentale : l'energia
cinetica di un deflusso che, a seguito degli attriti , si trasforma in calore e come tale
disperso in ambiente e quindi imxuperabile ; owero lo strisciamento tra parti a contatto
di organi rotanti , o il riscaldamento di cavi elettrici percorsi da corrente etc. sono tutti
esempi della stessa regola generale e cioe' che gli effetti dissipativi generano forme
inutilizzabili di energia.
E' fondamentale osservare a questo punto che l'energia in forme inutilizzabili si
presenta sempre sotto forma di calore nelle condizioni ambiente ( cioe' a temperatura e
pressione ambiente ). Fin quando infatti dell'energia tennica e' disponibile a temperatura
o pressione superiore o inferiore a quella ambiente , puo' essere in qualche modo
utilizzata ; per esempio per riscaldare o dei corpi , per produrre lavoro
meccanico etc. Viceversa , allo stato ambiente, e' in quella condizione di equilibrio
ultimo nel quale permarra' indefinitamente ( stato morto ).
Condizione di assoluta idealita' e' invece quella dei processi reversibili . Sebbene
frutto di pura astrazione , la categoria dei processi reversibili e' di impartanza
fondamentale in sede operativa . Dal confronto infatti tra il comportamento di un sistema
in condizioni reali con quello in condizioni ideali ( cioe' di perfetta reversibilita' ) si puo'
capire quanto distante sia questo dalla perfezione concettuale e tecnica o quanto
appropriato rispetto agli scopi cui e' preposto. Donde la valutazione dei margini operativi
di miglioramento. Un esempio illustre di riferimento ideale per le macchine termiche e' ,
com'e' noto ,il ciclo di Camot.
Richiamati cosi' alcuni presupposti concettuaii del problema , si possono ora
ricordare alcune definizioni ,per precisare la terminologia che verra' usata nel seguito.
E' chiaro allora innanzi tutto che si definiscono reversibili quelle trasformazioni
che non sono accompagnate da effetti dissipativi e che si svolgono in forma quasistatica .
Un sistema si dice soggetto ad una trasformazione quasistatica quando passa attraverso
stati di equilibrio temodinamico che possono essere percorsi in un senso e in quello
opposto.
Se si verificano le due condizioni suddette (carattere quaistatico e assenza di
effetti dissipativi) , il cammino seguto dal sistema durante una trasformazione puo'
essere ripexmrso a ritroso nella trasformazione inversa
Come esempio di processo reversibile si puo' pensare al1 ' estrazione o alla
fornitura di calore da un grande serbatoio e alla stessa temperatura di questo ,(condizione
>-fd
T

-
\
quest'ultima p m e n t e ideale in quanto la trasmissione &l calore avviene solo attraverso
differenze finite di temperatura ). infatti se il serbatoio e' sufficientementegran& ( come
il mare o l'atmosfera ) , qualunque quantita' finita di calore estratta o introdotta non ne
modifica lo stato termodinamico generale (ma al piu' locale)
. I
E' importante infine distinguere tra reversibilita' esterna e interna . I

.. 4 Un processo e' esternamente reversibile quando lascia .. .


,
immutato
---- ---
-----.-.--
lo stato 1
I
,
-.
termodinamico delle sorgenti ( calda e fredda ) tra le quali si svolge owero non modifica
-..e
_C_--
--- -
l'ambiente o ,come si dice , "non lascia traccia" nell'ambiente circostante.
Cosi' per esempio la dissipazione di lavoro all'intemo di un recipiente adiabatico
e' un processo esternamente reversibile .
Un processo e' invece internamente reversibile quando si svolge in assenza di
attriti interni o di effetti dissipativi in genere ( dovuti per es. a viscosita' , irreversibilita'
chimica ,isteresi di ogni tipo ,etc.) .
Si possono ora dimostrare due importanti teoremi della Termodonamica classica:
il teorema di Carnot e quello di Clausius ,

3.1 IL TEOREMA DI CARNOT

L'enunciato di Kelvin-Plank del secondo principio , che dichiara la impossibilita'


di trasformare in lavoro tutto il calore estratto & una sorgente , contiene "in nuce" due
concetti fondamentali : da un lato pone l'esigenza di un serbatoio freddo e dall' altro
pone un limite alla convertibilita' del calore in lavoro .
Questa posizione del problema in termini quaiitativi , trova espressione
quantitativa nel teorema di Carnot ; esso costituisce infatti lo strumento operativo per il
calcolo della aliquota di calore effettivamente convertita in lavoro , anche se in
condizioni del tutto ideaii . Si fa riferimento infatti ad un ciclo texmico che evolve
seccndo trasformazioni reversibili tra due serbatoi a temperatura costante .
L' enunciato del teorema suona cosi' :

L'efficienza di una macchina ciclica e' massima se questa opera secondo


trasfom'oni reversibili ( due isotenne e due adiabatiche) tra due
serbatoi a temperatura costante. Tale efficienza non dipende dalfluido di
lavoro, ma dalla temperatura delle sorgenti " .

Camot giunse alla formulazione di questo teorema a seguito dello studio


condotto sulle macchine tenniche della sua epoca
Egli idealizzo' i processi che hanno sede in tali macchine e dedusse che la
potenza motrice ( la puissance motrice " ) sarebbe massima :
l'

1) se si potessero eliminare gli attriti e gli effetti dissipativi di qualsiasi natura ( in


particolare se il fluido di lavoro scambiasse calore con i serbatoi alla stessa
temperatura di questi ) e

2) se tutto il lavoro prodotto percorrendo il ciclo in un verso fosse esattamente pari


al lavoro richiesto per eseguire il ciclo a ritroso ,cioe' per portare il calore - gia'
trasferito al serbatoio freddo - nuovamente verso il serbatoio caldo .

Per dimostrare questo ,nella sua memoria del 1824 ("Reflekonssur la puissmce
mom'ce dufeu " ) ,Egli si serve di una prova per assurdo .
Se infatti esistesse un modo di potere , nella operazione diretta , produrre piu'
lavoro di auello necessario per riportare il calore nuovamente verso il serbatoio caldo,
quella parte esuberante di lavoro risulterebbe prodotta ,in ultima anaiisi , senza spesa o
consumo di calore , ne' di qualsiasi altro agente. Cioe' sarebbe possibile produrre lavoro
dal nulla ; e cio' , come Egli scriveva ,"e' contrario ai principi della Meccaaica e della
sana Fisica". Non resta quindi che affermare che il lavoro prodotto nelle condizioni
suddette e' il massimo possibile .
E' da dimostrare ancora che l'efficienza cioe' il rapporto tra il lavoro reso e il
caiore fornito, e' indipendente da ogni altro parametro , ma dipende soltanto dalla
temperatura dei due serbatoi .
Anche in questo caso Carnot si serve di un argomento qualitativo. Egli assimila
la produzione di lavoro ,dovuto al trasferimento del calore tra due sorgenti separate da
un salto di temperatura ,al lavoro ricavabile da una caduta d'acqua tra due serbatoi posti
a quote diverse .
In questo caso il lavoro massimo ottenibile dipende solo daila quaatita' di acqua
e dai salto gravimetrico . Analogamente ,nel caso della macchina termica ,Egli afferma,
il lavoro dipendera' solo dalla quantita' di calore a disposizione e dalla differenza di
temperatura tra i due serbatoi ; ovvero il loro rapporto dipende solo dal salto di
temperatura . In generale quindi e' lecito scrivere :

Sarebbe facile dimostrare che se il fluido che lavora in una macchina di Carnot e'
un gas ideale ,risulta :

dove, Q, e ,Q,sono le quantita' di calore scambiate rispettivamente con il serbatoio caldo


e -do e le cui temperature assolute sono T, e T,

Fig. 1.3.1
1.4 I TEOREMI DI CLAUSIUS

SISTEMI REVERSIBILI

Per un ciclo reversibile il teorema di Camot dichiara che il rendimento vale :

con :

pertanto ,in questo caso :


-& l
T1 T_.

-
Se , con riferimento alla Fig. 1.3.1 , rispettiamo le convenzioni che vogliono :

Q, C O perche' calore uscente dalla macchina


Q, > 0 ,I
" entrante nella macchina

avremo :

Pertanto , pensando a infiniti cicli reversibili che evolvono a temperature


intermedie tra T, e T?, possiamo scrivere :

ovvero , se i cicli sono anche infinitesimi :

Quest' ultima e' detta "eguaglianza di Clausius" o "primo teorema di Clausius" e


vale strettamente per cicli internamente ed esternamente reversibili .
Quando si verifica una tale condizione in Analisi Matematica , la funzione
integranda viene definita come diflerenziale esatto . Una funzione che sia un differenziale
esatto gode della proprieta' per cui 1' integrale tra due stati A e B e' indipendente dal
cammino percorso, ma dipende solo dai valori che la funzione assume in tale punti ;
cioe':

Tale funzione, nel nostro caso, prende il nome , datole da Clausius , di


"Entropia"e si indica con :

pertanto :

intendendosi con questa scrittura che la variazione di entropia tra due stati A e B ,
collegati da una trasformazione reversibile , e' calcolabile tramite 1' integrale di de/T
lungo un qualsiasi percorso traA e B.
In particolare , se fissiamo uno stato di riferimento , 1' enttopia diventa solo
funzione dello stato temodinamico del sistema. Cosi' lungo una generica trasformazione
reversibile possiamo scrivere :

Qui So e' l'entropia di uno stato di riferimento arbitrariamente scelto cui


possiamo assegnare il valore :
So = o
/
Per I'aqua si assume come stato di riferimento , quello del punto triplo ( 0.01 'C e alla miX+-
pressione di saturazione) ; per i gas ,quello a O 'C e alla pressione atmosferica.
SISTEMI IRREVERSIBIL1

n rendimento ( q ) di un ciclo irreversibile e' minore di quello dell'equivaiente


ciclo di Camot ( q, ) .Pertanto :

cioe' :

e ,rispettando le consuete convenzioni , avremo :

cioe' :

owero generalizzando :

.
In questa forma il secondo principio della Temodinamica prende il nome di
"diseguaglianza di Clausius " o "secondo teorema di Clausius".
Essa vale in generale ,cioe' sia per sistemi reversibili (include infatti la (2) come
caso particolare ) ,che irreversibili .
Si osservi infine che la 5) esprime una condizione che riguarda le interazioni che
il sistema ha con l'ambiente esterno.
Dalla disuguaglianza di Clausius discende uno dei risultati fondamentali della
Fisica :il principio di incremento dell'entropia nell'universo.
Possiamo dedurlo agevolmente seguendo il semplice ragionamento seguente .
."( .:
Si consideri un ciclo - esternamente
L\--
irreversibile (Fig.l.4.1) che attraversi due ,

diversi stati di equilibrio A e B e che abbia tra i medesimi un tratto irreversibile (A+B) e
uno reversibile ( B+A) :

irr I '-\ B

rev

Fig. 1.4.1

Per la 5 ) possiamo scrivere :

quindi :

Adesso essendo il tratto (A+B) reversibile ,possiamo lecitamente porre :

pertanto :

6>
Posta in questa forma , la "seconda diseguaglianza di Clausius" ci permettere di
riconoscere agevolmente che , se il sistema e' isolato ( dQ = 0 ) , risulta :

Ebbene , dal momento che tutti i processi naturaii sono accompagnati da effetti
dissipativi e considerandosi l'universo un sistema isolato , il verificarsi di un qualunque
processo provoca un incremento di entropia. Questa conclusione , stabilita da Clausius
nel 1865 , viene citata come Principio dell' aumento dell' Entropia e riconosciuta come
legge fondamentale della Fisica .
Poiche' infine e' pensabile che in ogni dato istante , in qualche punto dell'
Universo si verifica un processo inreversibile , I'entropia ne resta accresciuta . In altri
termini il tempo e l'entropia evolvono e cioe' crescono nella stessa direzione . Si parla
cosi' di freccia del tempo , intendendosi che I'entropia dell'universo aumenta per il solo
effetto del passar del tempo.

1.5 PRODUZIONE DI ENTROPIA

I :
La disuguaglianza 6) pone in relazione la produzione totale di entropia (dS) con
l'entropia associata agli scambi termici con l'ambiente esterno (dQ/T) :
Per sottolineare il fatto che si tratta di calore scambiato sui confini del sistema ,
cioe' di scambi termici tra il sistema e le sue sorgenti , useremo , d'ora in poi per questo
termine la notazione dQz e porremo per definizione :

Quindi la stessa equazione 6) va nscritta nella forma :


In termini differenziali si ha :

owem :

Posto ora :
7)

riconosciamo nel tennine dSi il contributo delle imversibilita' prodotte all'intemo del
sistema dai soliti aitriti, isteresi, diffusione di calore e di massa ed effetti dissipativi vari.
Si ha pertanto :

In termini finiti avremo :

Se si tratta di processi ciclici owiamente sara' :

Si osservi che essendo negativo o nullo l'integrale a secondo membro , come


stabilito dalla 5) ,si ritrova il risultato espresso dalla 7) , cioe' :

valendo il segno di uguaglianza nel caso di sistemi reversibili .


Le equazioni 9) e 10) sono dunque le espressioni operative per il calcolo della
produzione di entropia . Andra' naturalmente utilizzata la 9) nel caso di processi evolventi
tra due definiti stati temodinamici ,e la 10) per i processi ciclici .
L'importanza di queste relazioni va riconosciuta nel fatto che riconducono il
calcolo delle irreversibilita' a quantita' misurabili , owero calcolabili attraverso relazioni
fetiomenologiche .
Ambedue la 9) e la 10) suggeriscono altresi' che la produzione interna di
irreversibilita' (4)
,veicolata all'esterno del sistema ,costituisce la traccia che il sistema
lascia nell'ambiente circostante e che puo' assumersi come un indice di impatto
ambientale .

1.6 ESPRESSIONI OPERATIVE PER IL CALCOLO DELL' ENTROPIA

Ai fini del calcolo delle irreversibilita' con le espressioni sopra citate , e'
* oppomno richiamare alcuni concetti di pratica utilita' .
Con riferimento alla 9) , i termini del tipo ( SB - SA ) vanno valutati tramite la
relazione :

e precisamente ipotizzando una trasfom'azione reversibile qualsiasi tra gli stessi stati
estremi A e B ed esplicitando il d Q con oppomine scritture del Primo Principio , per es.
nella forma :

d Q = dh - v dp per i sistemi aperti

d Q = du + p dv per i sistemi chiusi

ed eventualmente particolarizzando queste espressioni in modo da renderle congruenti


con il sistema fisico in esame ( per es. per sistemi aperti evolventi isobaricamente dp = O
etc. ). Si osservi a tal proposito che , nel caso di sistemi adiabatici, sara' owiamente
nullo l'integrale a secondo membro della 9).
Ancora sul calcolo degli integrali del tipo :

conviene ribadire che la temperatura T e' quella della sorgente . Pertanto se questa
-_--
scambia col sistema calore a temperatura costante , allora , com' e' owio , gli integrali si
trasformano in sommatone :

avendo cura di attribuire , per le solite convenzioni , segno positivo ai flussi entranti nel
sistema e segno negativo a quelli uscenti .
Se invece lo scambio tennico avviene a temperatura variabile , allora la funzione
integranda va esplicitata con le opportune scritture del Pnmo Principio .
La pratica applicazione di tali meccanismi di calcolo vem' esemplificata nei
Capitoli successivi.

1.7 BILANCI ENTROPICI NEI DEFLUSSI STAZIONARI

L'analisi entropica dei sistemi con deflusso in regime stazionario puo' condursi in
maniera analoga a quanto visto in sede di analisi energetica sotto analoghe condizioni .
Si consideri I'epressione generale del I1 Principio nella forma :

Con riferimento alla Fig. 1.7.1 si puo' scrivere :

Sin = S ( T )+ ~ m si,,,

Si,, = S ( T + A T ) + A T stu,
Pertanto :

Dividendo per A? arnbo i membri e passando al limite per Az 4 si ottiene :

con :

Fig. 1.7.1

Per un sistema in regime stazionario (dS / d? = 0) attraversato da numerosi


deflussi si ha :
Le sommrir,c . a primo membro di questa equazione, vanno estese a tutti i
df$ussi nspettiv*oentfi in uscita e ingresso al sistema , il che costituisce la variazione
9

complessiva di enrttqnr del sistema. A secondo membro iroviamo invece le "cause" di


tutto questo e cic&.'i m s i enmpici associati agli scambi tennici che si verificano sui
confini del sistema."(nxhe' la totalital della produzione interna di entropia.
In Partiu~lure. i sistemi aperti adiabatici l'integrale si annulla e'si ottiene :

hj: = z&si
- Xmksk
menii cnironti
1.8 IL TEOREMA DI GOUY-STODOLA

Com'e' noto , l'equazione del Primo Principio della Termodinamica per i sistemi
aperti (Fig. 1.8.1) assume la forma:

con owio significato dei simboli . In particolare si sono indicate con m, le portate che
attraversano il sistema , con Q e con L rispettivamente il calore netto ( assunto entrante )
e il lavoro netto ( assunto uscente ) scambiati nell'unita' di tempo con l'esterno .
Sia in particolare :
N

essendo Q, il calore scambiato con l'ambiente e Q, quello scambiato con la generica


sorgente n-ma. La precedente equazione assumi pertanto la forma :

N
v2 v
L= C m k ( h + - + g z I k - x m k ( h + T + g z ) ,
2 uscita
+Qo +Cen
n=]
-0

Ora , per quanto visto al paragrafo precedente , i bilanci entropici per i sistemi
aperti in regime stazionario conducono alla :

Uscita m--J n=0 l ,

per semplificare la scrittura , si e' omesso il punto su S e Q , fermo restando


che tali grandezze sono riferite al tempo.
Anche in questo caso esplicitiamo come segue la sommatoria :
per cui :

Ricavando Q, dalla 13) e sostituendo nella 12) ,si ottiene :

v2 v=
L= x m k ( h + - + g z - ~ s ) , - xmk(h+-+gz-~s)k+
Ingrsso
7
" uscita 2

Sistema

Fig. 1.8.1
Nel caso di sistemi reversibili (4= O) il lavoro estratto e' quello ideale (L,) o
massimo teorico , cioe' :

Poiche' e' T, ASi 2 0 , risultera' L, 2 L (se L e' uscente ) e quindi in generale :

in altri tennini , nei sistemi reali il lavoro estratto (fornito) risultera' sempre
minore (maggiore) di quello che si avrebbe in un equivalente sistema ideale .
Infine, confrontando la 14) e la 15) si ricava :

In questa relazione e' compendiato il teorema di Gouy-Stodola. Essa riconduce


la valutazione delle irreversibiiita' aila differenza tra il lavoro sviluppato dal sistema in
condizioni reali e quello in condizioni ideali , e ne stabilisce la proporzionalita' tramite il
fattore T, .
Dal punto di vista operativo la 16) e' di fondamentale importanza in quanto
costituisce un'aitemativa alla 9) e 10) per il calcolo della produzione di entropia .
Nei capitoli seguenti faremo largo impiego delle precedenti relazioni . In
particolare nel Cap. I1 verra' sviluppata l'analisi entmpica delle macchine che operano
ciclicamente ; il che consentira' un uso esteso della 9) e della 10) ; mentre il Cap. iii sara'
centrato sullo studio delle irreversibiiita' nei processi termici.
1.9 ANALISI ENTROPICA E CONDIZIONI AMBIENTE

E' opportuno fare qualche precisazione circa il ruolo delle condizioni ambiente ,
in sede di Analisi Entropica.
Innanzitutto osserviamo che la scelta delle condizioni ambiente come stato di
riferimento e' convenzionale ,ma e' una scelta opportuna.
In luogo di T, si potrebbe infatti scegliere una qualunque altra temperatura T .
Nel qual caso detto AL* la comspondente perdita di lavoro utile rispetto al caso ideale , e'
facile dimostrare che sussiste la relazione :

Sia infatti T,, la temperatura di una delle N sorgenti con cui il sistema scambia
calore . Assunta allora T,, come temperatura di riferimento , con n *E (1.2 ...,n,...n* .,..N) ,
ammesso che le macchine eseguano dei cicli di Carnot (Fig. 1.9.1) e supponendo per
semplicita' che siano nulli tutti gli altri contributi , cioe' in particolare che non vi siano
deflussi ( m,=O V k) , si ha :

I1 bilancio energetico invece porge :

Dunque , dopo qualche passaggio :

D'altra parte il bilancio entropico va;re :


da cui :
19)

Fig. 1.9.1

Confrontando dunque la 18) e la 19) , risulta :

AL.' = T". Asi


o che e' lo stesso
20) AL.' = rAsi

Analogamente , assumendo T, come temperatura di riferimento, avremmo :

2 1) AL. = T', Asi

quindi confrontando 20) e 21) , si ottiene :


Resta cosi' dimostrata un'utile formula di trasformazione ai fini del calcolo e
sancita la convenzionalita' della temperatura di riferimento .
Quanto alla oppominita' di adottare la T, come temperatura di riferimento ,puo'
poi vedeni osservando che la temperatura ambiente o piu' in generale "l'ambiente" giuoca
un molo fondamentale in tema di analisi energetica ; esso costituisce infatti quella
condizione rispetto alla quale e' massimo il lavoro estratto dai sistemi ,mentre l'ambiente
in se' costituisce un serbatoio temodinamico di energia non-disponibile.
11 primo assunto si puo' dimostrare brevemente in questi termini. Si ricordi
innanzitutto che l'area racchiusa da un ciclo temodinamico nel piano ( T . 3 equivale al
lavoro scambiato con l'esterno . Si indichi allora con A, l'area racchiusa dal ciclo di
Carnot che evolve tra T e T, (Fig. 1.9.2).
E' chiaro che una macchina che operi tra T e T', con T > T'> T, da' luogo ad un
lavoro estratto inferiore ad A, . Mentre , se il ciclo evolve fino ad una T" < T, , solo
apparentemente l'area racchiusa s'e' ingrandita , in quanto quello tra T, e T" e' un ciclo
inverso la cui area A " va sottratta a quella complessiva A del ciclo tra T e T"

Fig. 1.9.2
Quindi il lavoro netto vale :

L-A-A" = (AO+Au)-A"=A,
In conclusione
A,- L,, = Q (l -7)
T0

Dunque il lavoro massimo estraibile e' quello che compete a cicli di Carnot che
evolvono dalla assegnata temperatura T della sorgente fino alla isoterma ambiente T,
(c.v.~.).

I1 secondo assunto e' un corollario del primo . Infatti per una produzione ciclica
di lavoro il Secondo Principio impone che la macchina preposta operi tra due serbatoi
temodinamici . Pertanto , se l'ambiente funge da "sorgente" a temperatura T,, , perche' si
abbia produzione netta di lavoro , il "pozzo" deve trovarsi a temperatura T<To . Cio'
riporta alla necessita' di creare artificialmente un serbatoio temodinamico a temperatura
inferiore a quella ambiente . I1 resto segue da quanto posto a commento della Fig. 1.9.2.
Resta cosi' completamente dimostrato che dall'ambiente non e' possibile estrarre
lavoro , pena la contraddizione del Secondo Principio della Temodinamica . Esso
costituisce quindi un serbatoio tennodinamico di energia non-disponibile ( c.v.d.)
I1 che ci dispiace . Basti infatti pensare che, se si riuscisse a rneddare di soli
due milionesimi di grado ( AT=2 K) la massa del mare ( m - lP1Kg) , si potrebbe
estrarre da questo un'energia pari a :

AU = m c A T = 102' (Kg) 4.19 (kJ/Kg/K) 2 IOm6(K) z 8 1016 kJ

che equivalgono al totale dei fabbisogni energetici dell'umanita' nel 1989 (8000 Mtep) .
L'ambiente rappresenta dunque lo stato a energia zero , cui commisurare le
grandezze di scambio , e come tale I'oppomnita' di sceglierlo come stato di riferimento ,
in sede di analisi energetica dei sistemi .
1.10 Exergia

Introdurremo adesso una grandezza di importanza fondamentale per l'analisi


energetica dei sistemi ,I'Ewrgia .
Si riprendano le equazioni del lavoro reale estratto (eq.14) e del lavoro massimo
estraibile (eq.15) del $1.8 e le si riscriva in relazione alle condizioni ambiente :

A quest'ultima espressione si da' il nome di Energia Utilizzabile o Exergia e si


conviene di indicarla con E :

ovvero, posto :
v2- v,2
e-e, =(h-ho)+- +g(z-%)-T,(s-so)
2

si puo' scrivere :

23)
L'exergia E esprime dunque il lavoro massimo estraibile da un sistema , ossia il
lavoro estraibile quando il sistema evolve dal suo stato temodinamico fino allo stato
ambiente , in condizioni ideali ( cioe' con ToASi=O ).
Dalla formulazione precedente risulta chiaro che esistono due forme di exergia : una
associata ai deflussi che attraversano il sistema ( E,,, ) , l'altra associata agli scambi di calore
tra questo e 1' ambiente esterno (EQ). Si puo' quindi riscrivere la eq. 23) nella forma :

Inoltre , per un sistema che evolve tra gli stati 1 e 2 ,dalla 20) segue :

ossia :
qASi= E, - E2 - L,,

Piu' sinteticamente , assimilando il lavoro meccanico a pura exergia e posto E,=Ei


(exergia in ingresso al sistema o iniziale) e E,=-+L ( exergia in uscita dal sistema o finale),
possiamo scrivere :

Questa espressione rivela un'interessante proprieta' della funzione exergia in quanto


riconduce il calcolo della produzione di irreversibilita' (Tomi)al calcolo della variazione di
exergia tra gli stati estremi del processo (Ei - E,,) .
Si osservi infine che , essendo nei processi reali T,M) O , risultera' E,< E; , cioe'
l'evoluzione di un sistema reale porta sempre a una perdita complessiva di exergia .
Questo enunciato e' perfettamente equivalente al principio di incremento
dell'enmpia.

1.11 Interpretazioni del T,, ASi

Alla luce delle considerazioni precedenti la produzione di imversibilita' equivale a


una perdita di exergia ma ,per il teorema di Gouy-Stodola :
le irreversibilita' possono essere interpretate anche come "perdita di capacita' di compiere
lavoro" , dunque variazione di exergia e perdita di capacita' di compiere lavoro sono
espressioni equivalenti.
Ma adesso chiediamoci : che importanza riveste nella tecnica la misura della
produzione di irreversibilita' ovvero che rilevanza pratica assume la perdita di capacita' di
compiere lavoro ? E se un sistema non scambia lavoro con l'esterno ,che significato viene ad
assumere l'espressione " perdita di capacita' di compiere lavoro" ?
Per rispondere a questa domanda e' opportuno precisare il significato del termine
"lavoro". L'accezione in cui questo tennine viene usato in Temodinamica risente del contesto
storico in cui e' stato impiegato originariamente : quello delle prime indagini sui cicli
termodinarnici e le conversioni calore-lavoro.
Qui il lavoro assumeva il ruolo di energia convertita in forme utili ( sollevamento di
pesi , azionamento di meccanismi etc. ) e , in quanto tale , era contrapposto a calore , il cui
significato , a sua volta ,era quello di energia originariamente disponibile .
La conseguenza e' stata tale che , al concetto di "lavoro", resta per noi
automaticamente associata l'immagine di alberi rotanti , generatori elettrici , motori etc.
proprio in quanto queste sono le forme di energia piu' ricorrenti in pratica ovvero piu'
direttamente fruibili sul piano tecnico.
Ebbene e' il momento di generalizzare il significato di tale termine e di intendere per
lavoro non solo quelle forme di energia meccanica o elettrica che la parola direttamente
suggerice , ma tutte le forme utili di energia , cioe' energia nelle forme richieste dagli usi
finali . Si puo' quindi parlare di "capacita' di compiere lavoro" anche quando non c'e' un vero
e proprio scambio di lavoro con l'esterno . La capacita' di un sistema , di un processo di una
tecnologia di convertire l'energia nelle fome richieste dagli usi finali definisce la qualita'
tennodinamica del sistema ,del processo , della tecnologia .
L'espressione "capacita' di compiere lavoro" va allora a sua volta generaiimta come
"capacita' di conversione dell'energia nelle forme richieste dagli usi finali" , la qual cosa ,per
quanto visto finora, e' misurata dalla grandezza Exergia .
Ora , l'evoluzione temodinamica di un processo e' sempre descritta in tennini di
variabili di stato , ma - e questo e' il punto - tali variabili possono essere aggregate in modo
tale da esprimere delle "energie" o delle "exergie" .
In base alla scelta effettuata a questo livello, cambiera' il significato e quindi la
definizione operativa dell' "efficienza" del processo . In un caso verra' confrontato
l'ammontare dell' energia iniziale e finale ( ossia la "quantita' " di energia fornita e ottenuta),
nell'altro la "capacita' di compiere lavoro" iniziale e finale (ossia 1' exergia fornita e ottenuta
e quindi il "valore" o la "qualita' " dell'energia).
11 primo approccio fa capo al Primo Principio (Analisi Energetica), il secondo ai
Secondo fincipio della Temodinamica (Analisi Entropica o Exergetica).
Quanto efficaci siano questi due "modi di vedere" , verra' brevemente discusso nel
seguito .

1.12 Efficienza energetica ed exergetica

Alla luce delle considerazioni precedenti risulta che , guardando ai problema dal
punto di vista del Primo Principio , la bonta' di un dato processo di conversione verrebbe
definita attraverso il confronto tra la quantita' di energia convertita in forme utili con la
quantita' di energia originariamente disponibile (rendimento) :

Energia ottenuta
'= Energia fornita

Nel caso dei cicli termici diretti , per esempio, questa espressione assume la forma
ben nota q =UQ .
Si capisce pero' che un giudizio cosi' fondato puo' rivelarsi parziale o fallace ; non
comprende infatti quell'alm aspetto - importante a qualificare la bonta' del processo stesso -
relativo alla "congruenza" tra quella data sorgente energetica e quel dato scopo , tra la
tecnologia utilizzata e l'uso finale . Si prospetta cioe' il pericolo che, impostando il problema
nei tennini consentiti dal Pnmo Principio, il giudizio non tenga conto di una possibile
"inappropriatezza" del sistema rispetto allo scopo , o di possibili "sprechi" connessi con l'uso
della sorgente energetica che alimenta il sistema ,e quindi , in una parola ,con l'uso che si fa
dell' energia .
L'equivalente economico e' perfetto : nel conseguimento di un dato bene o servizio ,
e' necessario disporre di un patrimonio e ammettere un certo "consumo" ; ebbene , se questo
e' contenuto, risulta accettabile , ma se eccessivo , denuncia uno spreco . Nel primo caso si
parlera' di "uso appropriato" del patrimonio , nel secondo di "uso non appropriato" .
Anche nell'energia si puo' distinguere la "quantita' " dai "valore" . La quantita' e'
misurata dall'ammontare dei h4J o dei kW , ma il suo valore o qualita' e' quantificata daila
capacita' di compiere lavoro , nel senso generalizzato di cui sopra , quindi dall'exergia .
I1 confronto allora va fatto non tanto in tennini di rapporto tra cio' che si ottiene
rispetto a cio' che si fornisce ; ma tra cio' che si ottiene rispetto alla potenzialita' massima
pogiblle p p p p - p - - -- - - - - - - - - - - - - - l
- -
Trasponendo in formula questo nuovo concetto di "efficienza" , si e' portati a porre
per definizione :

Exergia cttenuta
C= Exergia fornita

Sulla base della exergia il giudizio circa la bonta' di un dato processo energetico puo'
dunque essere emesso in forma piu' generale . Vi rientrano infatti le grandezze energetiche
ricordate sopra ( le caratteristiche termodinamiche e le quantita' ) , ma anche la "qualita"'
dell'energia, rappresentata daila capacita' di compiere lavoro , che qualifica - come abbiamo
visto - l'appropriatezza di una risorsa o di un processo rispetto allo scopo da conseguire .
In ultima analisi , mentre l'Analisi Energetica coinvolge solo il Primo Principio ,
l'Analisi Entmpica ( o exergetica ) implica sia il Primo che il Secondo Principio della
Temodinamica e come tale e' uno strumento d'indagine piu' generale e potente.

1.13 INDICI DI EFFICIENZA TERMODINAMICA

Per valutare sinteticamente , con un sol numero , l'efficienza termodinamica di un


processo o di un sistema , conviene definire dei parametri adimensionali di semplice
formulazione e dame subito la espressione operativa .
Dette allora Ei ed Eu rispettivamente l'exergia fornita al sistema ( o in ingresso) e
quella ottenuta ( o in uscita) ,definiamo rendimento exergetico ( o efficienza termodinamica):

ma per la eq. 24) del 9 1.10 , si ha : Eu=Ej-T,&, , per cui :

Eu
[=-=l-- Kui

E; 4.
Un altro indice di efficienza termodinamica, ricorrente nei problemi di trasmissione
del calore ,e' la produzione specifica di irreversibilita' ossia la produzione di irreversibilita'
per unita' di calore scambiato :
La fornitura o l'estrazione del calore da un sistema awiene a spese di exergia . Torna
utile allora valutare il rapporto ExergiaKalore , o piu' precisamente Exergia fornitallalore
scambiato :

E' facile verificare che tra t , V/ ,X sussiste la relazione :

1.14 ESEMPI.

Analisi entropica di sistemi per il riscaldamento ambientale

Consideriamo il problema del riscaldamento ambientale . Questo puo' conseguirsi


alimentando gli elementi terminali con acqua ad alta temperatura (90'C) - ad es. radiatori - o
a bassa temperatura (40C) - ad es. ventilconvetton o pavimenti radianti - . Si faccia l'ipotesi
che in ogni caso lo scopo sia di mantenere il locale a T,=20C, quando all'esterno la
temperatura e' T,=O "C (Fig. 1.14.1).

Fig. 1.14.1
Un indice della qualita' termodinamica di questi due sistemi puo' essere la produzione
entropica per unita' di flusso termico trasmesso all'ambiente :

Per il calcolo del T o B i si puo' ricorrere all'equazione di Gouy-Stodola (eq. 20 del


$1.10 ) , assumendo come "sistema" l'aria ambiente ( tratteggiata in figura) che riceve il
flusso Q, a temperatura T, e disperde verso l'esterno il calore Q, a temperatura T, . Si
osservi infine che non ci sono deflussi ( m, = O ), ne' lavoro scambiato (L=O). Quindi

ma essendo per il 1" Principio Q,=Q,=Q, , si ha :

avendo indicato con T, la temperatura della sorgente ( 40'C o 90'C) .


Questa equazione puo' essere subito interpretata come segue : la perdita per
irreversibilita' T o m i risulta dalla differenza tra il potenziale energetico richiesto dall'uso
finale :
Q(l-T&,)

( cioe' quello necessario a mantenere in ambiente la temperatura Ta=2O0C) e quello della


sorgente che si va a utilizzare :

Se poniamo la a) nella forma :

possiamo reinterpretarla come la differenza tra la produzione di irreversibilita' minima (1-


TJT,) - o "costo energetico" richiesto dallo scopo - e il costo energetico effettivo (l-TJT,) ,
legato all'uso della sorgente a temperatura T,.
Ebbene si ha

0.13-0.07 =0.06 =6% per q = 273+40 K

025-0.07 = 0.18 = 18% per T, = 273+90 K

L a rappresentazione grafica di questo risultato e' mostrata in Fig. 1.14.2

Potenziale energetico
irip iegato

Potenzia le

28' C 4W C 98' C

Fig. 1.14.2.

I1 primo istogramma a sinistra indica dunque che il potenziale energetico strettamente


necessario al nostro scopo ammonta al 7% del fabbisogno termico (Q) del locale . Gli altri
due istograrnrni rappresentano il potenziale energetico delle sorgenti utilizzate : quella a bassa
(40'C) e quella ad alta temperatura (90'C) .
La differenza tra il potenziale energetico impiegato e quello richiesto esprime
naturaimente lo "spreco" .
Da questa analisi risulta dunque che, al punto di vista del Secondo Principio , il
riscaldamento ad alta temperatura, in quanto caratterizzato da un maggiore scostamento tra
potenzialita' della sorgente e risultato conseguito, e' connotato da grave inazionalita'
temodinamica e pertanto indicativo di un uso non appropriato dell'energia .
Dal punto di vista del Primo Principio i due sistemi sono invece equivalenti, nel
senso che erogano la stessa quantita' di calore, indipendentemente dalla temperatura di
alimentazione e tutto il calore in transito amaverso l'elemento scaldante giunge in ambiente.
L' efficienza del sistema in termini energetici e' dunque calcolabile come :

In termini exergetici l'efficienza va invece calcolata come :

0.53 per T, = 40' C


44 -
6 =--
0.28pcrq=9PC

In conclusione ,mentre l'Analisi Energetica ci dice che i due sistemi sono equivalenti
e che anzi sono l'espressione della perfezione termodinamica (q=1) , l'Analisi Entropica
discrimina tra i due in base al potenziale energetico impiegato .

Per chiarire infine come ,cambiando lo scopo, si modifica il giudizio , si consideri il


caso della produzione di a q u a calda per usi domestici ,a 60 'C .
Assumendo ora :

e ripetendo i calcoli ,si ottiene:

Come si vede lo "spreco" (6.8%) risulta adesso minore che nel caso precedente
(18%). poiche' il potenziale energetico impiegato e' piu' prossimo a quello richiesto.
Si puo' pertanto concludere affermando che , rispetto ad un dato scopo o uso finale da
conseguire, sorgenti d o sistemi , quantunque energeticamente equivalenti , possono risultare
appropriati o non appropriati e tale giudizio e' possibile esprimerlo solo attraverso l'Analisi
Entropica .
ANALISI ENTROPICA

DELLE MACCHINE

In questo capitolo si studiera' la relazione tra la produzione di entropia nei


prousi ciclici e la perdita di lavoro utile a causa delle irrevetsibilta' .
Verranno esaminate inizialmente le macchine termiche e sviluppata l'analisi
enrropica , sulla base di bilanci globali . Si passera' quindi alloanalisidi cicli diretti e
invetsi ,operanti in condizioni reali e ideali . Ii confronto delle prestazioni confennera' il
teorema di Gouy-Stodola .
Si afitontera' quindi un'analisi di dettaglio ; verranno formulati cioe' in termini
espliciti le produzioni entropiche relative alle trasformazioni elementari del ciclo e
mostrato come la somma dei singoli contributi coincide con la produzione complessiva,
prevedibile dai bilanci globali .
l' capitolo si conclude con alcuni esercizi svolti , intesi a chiarire i meccanismi
del calcolo e l'uso delle relazioni fondamentali fin qui introdotte .
2.1 BILANCI ENTROPICI GLOBALI NEI CICLI TERMICI

Si consideri il semplice schema di una macchina che esegue un ciclo termico tra
due serbatoi a temperatura diversa ( T, e T, ) con i quali scambia rispettivamente il
calore Q, e Q,
Svilupperemo l'analisi entropica per cicli reversibili e irreversibili , diretti e
inversi a partire da bilanci globali .
Questi verranno stabiliti particolarizzando la relazione fondamentale del Secondo
Principio :

Le relazioni di calcolo sono compendiate nelle due pagine seguenti e non


necessitano di commento .
Merita invece attenzione il concetto fondamentale che ne emerge.
Questo e' compendiato nella relazione finale ,che si presenta nella forma :

e i1 cui significato e' chiaro : in un ciclo diretto (inverso) il lavoro prodotto (assorbito) e'
minore (maggiore) di quello che compete ad un ciclo ideale . Lo scostamento equivale
alla produzione di irreversibilita' T&i . Questa stessa quantita' di energia viene rilasciata
in ambiente assieme al cascame termico Q, .
E' opportuno osservare che , mentre Q, e' una quantita' che va "necessariamente"
riversata in ambiente in quanto richiesto dal carattere ciclico del processo e per questo
chiamata energia non disponibile , la quantita' T& e' espressione dell'energia che , a
causa delle irreversibilita', non e' stata converita in lavoro utile - owero spesa in piu' nel
caso di ciclo inverso - e per questo definita come energia non utilizzabile .
In conclusione il carattere irreversibile delle trasformazioni che hanno sede in
una macchina produce in ogni caso delle "perdite" . Tali perdite sono misurate dal T & S i
( il che ribadisce il teorema di Gouy-Stodola) e vanno ad aggravare la traccia che il
sistema lascia in ambiente.
CICLO DIRETTO - CASOIDEALE : =O

CICLO DIRETTO - CASO REALE : dSi # O ( a parita' di Q,)

Perdita di lavoro rispetto a i caso ideale :


-
CICLO INVERSO CASO IDEALE : &i = O

CICLO INVERSO - CASO REALE : Di # O ( a parita' di Q,)

Q, 1 - l
&, =-= Q1 -
Lt a-Q1 A
T U .I - - lA = TAS.

Lavoro da spendere in piu' rispetto ai caso ideale :


23 ANALISI ENTROPICA DI CICLI TERMODINAMICI ELEMENTARI

A titolo di applicazione dei concetti sinora esposti, esamineremo in questo


capitolo degli esempi di analisi entropica , giungendo alla formulazione delle espressioni
operative per il calcolo sia della produzione globale di entropia che per quella associata
ad ogni singola trasformazione .
Discuteremo a tale scopo due cicli termici elementari ,tipici degli impianti a gas
e a vapore .
Negli Esercizi 1+3 svilupperemo infine degli esempi numerici .

Calcolo della produzione globale di Entropia

Si consideri un ciclo Joule , costituito da due isobare e da due adiabatiche non


isentropiche ,Fig. 2.2.1 .

Fig. 2.2.1
Per ogni singola trasformazione scriveremo la relazione

Supponendo che gli scambi termici avvengano alla temperatura delle sorgenti , si
ha :

e sommando membro a membro :

da cui

Si deduce quindi che l'espressione finale della produzione complessiva di


entropia puo' scriversi subito mettendosi "dal punto di vista delle sorgenti" , attribuendo
cioe' segno positivo al flusso entropico "entrante" - in questo caso nel serbatoio freddo
(lQ,,l/r,) - e segno negativo ai flusso entropico "uscente" , in questo caso dal serbatoio
caldo ( - Q Z 3 / T 3) .
Possiamo ora affrontare il problema del calcolo delle produzione entropica nelle
singole trasformazioni .
oduzione di . .

A questo scopo basta servirsi ancora della relazione :

i cui termini sono esplicitabili come segue :

Nel caso del ciclo Joule , percorso da un gas ideale ,avremo rispettivamente :
Dalla somma , membro a membro , delle relazioni compendiate in (4) , resta
peraltro confermato il risultato espresso dalla (3) .
Infatti si ha :

Le irreversibilita' delle singole trasformazioni si possono finalmente porre in


funzione di termini tutti noti ( temperature e pressioni dei punti del ciclo ) :

Nell'Esercizio 1 svilupperemo un esempio numerico di analisi entropica di un


ciclo Joule .
Si consideri il ciclo termico in Fig. 2.3.1 costituito da due isobare e due adiabatiche ,
nel piano dei vapori .

Fig. 2.3.1

Scrivendo la relazione entropica per le singole trasformazioni si ha:


II- l 0

Adesso osserviamo che :

(la l - 2 e' ismtropica per ipotesi)

4 4
Q3.4
J%='JdQ=- (processo a T, = costante)
3 T T3 3 T3

(la 4 - 5 e' isentropica per ipotesi)

li
5
-dQm
T
I =--
=-J~Q
T,,
' ~Q~. ' I
TI
(processo a T, = costante)

Sommando ora membro a membro le equazioni del sistema (5) e tenendo conto delle
(6) ,si ricava per la produzione complessiva di entropia l'espressione :

La quantita' a secondo membro risulta maggiore o eguale a zero in quanto , lungo la


2-3 ,si ha sempre T 5 T3 .
Una via alternativa piu' breve , per definire la produzione globale di entropia ,
sarebbe quella di introdurre il punto 6 come in Fig. 2.3.2 e osservare che il ciclo 3 4 5 - 6 e' un
ciclo di Camot ,cui e' associata produzione di entropia nulla .
I1 restante ciclo 1-2-3-6 , per le considerazioni di cui sopra , presenta irreversibilita'
solo nel tratto 2-3 . Applicando a questa trasformazione la relazione (1) si ritrova la (7) .

Fig. 2.3.2
Nel caso ideale trattato finora si e' fatta l'ipotesi che la fornitura e la cessione del
calore tra sistema e sorgenti avvengano reversibilmente e cioe' senza differenze di
temperatura . Volendo ora, piu' realisticamente , tenere conto dei salti finiti di temperatura ,
si faccia l'ipotesi che la sorgente calda fornisca il calore a temperatura T, > T j e quella
fredda riceva il calore a temperatura TfC TI.
Includendo infine le irreversibilita' alleespansione ,il ciclo si presenta simile a quello
in Fig.2.3.3 .

Fig. 2.3.3

Si puo' allora scrivere :


Le irreversibilita'delle singole trasformazioni sono allora esplicitabili come segue :

I valori locali di entalpia ed entropia sono ricavabili dai Diagramma di Mollier o


daile tabelle del vapore .
2.4 Esercizio No. 1 . ANALISI ENTROPICA DI UN CICLO JOULE

Si consideri il ciclo diretto a gas in Fig. 2.4.1 , costituito dalle isobare 2-3 e 4-1'
e dalle adiabatiche non isentmpiche 1'-2 e 34' (ciclo Joule ) .
Si faccia l'ipotesi che la fornitura e la cessione di calore avvenga rispettivamente
alla massima e alla minima temperatura del ciclo . Con i &ti della Tab. 1 ,si calcoli :

1. La imversibilita' delle singole trasformazioni


2. La produzione di entmpia del ciclo ,attraverso bilanci globali
3. I1 fattore di Carnot del ciclo
4. Il lavoro ideale (Li ) ,il lavoro reale (L, ) e AL = LrLr
5. I1 calore rilasciato nel caso reale (Q: ), ideale (QJ e AQo=Qf0-Q, , a parita' di caiore
introdotto Q*,
6. Si verifichi la relazione :AQ, = AL = T, 4.

Tab. 1
Dati di calcolo
r

T, =293 K ; k=Cp/Cv=1.4 ; T, =T,. ; R=0.287klKgK

T,= 1023K ; Cp= I MKgK ; pdp, = 4

Rendim. isentropico di espansione e compressione : qT = qK = 0.90

Fig. 2.4.1
Calcoli preliminari
ik-l)lk
= T,(P, f p ] ) . = 435.4 K

(k-1)Ik
T, = T 3 ( ~ 4~ 3 ) = 688.4K

T .= q -(q- T , ) / vK = 277.2 K

T - ( T - ) = 722.OK

Calcolo delle imversibilita' delle singole trasformazioni :

(dSi),, = C, In- - C,,(&-&) = 0.2798 k l l K g l K


r, r,

T,. CJT. - T . )
( A S ~ ) ~ .=. ~ .C, ln-- = 0.6473 WIKgIK
r, T

Produzione complessiva di entropia :

Verifica amverso i bilanci globali :

Essendo (Si),,= 1 (a,


, la)
verifica risulta soddisfacente .
Si ha inoltre :

Fattore di Cmot del ciclo : qc = l - T,./T3= 0.729

Lavoro ideale del ciclo : Li = q, Q23 = q, C, ( T, - T, ) = 428.3 W/Kg

Lavoro reale estratto : L, = L, - L, = C, ( T, - T,. ) - C, ( T, - T,,) = 142.8


UKl?

Rendimento reale del ciclo : q, = L, / Q,, = 0.243

Lavoro perduto : AL = Li - L, = 285.5 WKg

Calore ceduto nel caso ideale : Q, = Q,, ( l - qc )

Calore ceduto nel caso reale : Q\ = Q,, ( l - q,)

Differenza : AQ = Q\- Q, = Q 23 ( q, - q, ) = 285.5 kl/Kg

Resta pertanto verificato che :

AQ = AL = T 0 4= 285.5 W/Kg
2.5 Esercizio No. 2 : ANALISI ENTROPICA DI UN CICLO HIRN

Si esegua l'analisi energetica e l'analisi entropica del ciclo a vapore con


.
surriscaldamento (ciclo Hirn) mostrato in Fig. 2.5.1 i cui dati di calcolo sono
compendiati nella Tab.2. Si faccia l'ipotesi che la fornitura e la cessione di calore
avvengano rispettivamente alla temperatura adiabatica di combustione T, e alla
temperatura ambiente T,.

Tab.2
Dati di calcolo

p, = 0.056ata ; T, = 35 "C ; T, = 27 "C

pZ = 5 0 afa ; T, =500C ; T, = 2 I 2 1 "C

Rendimento isentropico di espansione : q, = 0.82

Fig. 2.5.1
Calcoli preliminari :

h,, = 2141 KJ/Kg , per ispezione del diagr. (T,S)

Le proprieta' temodinamiche degli altri punti &l ciclo , rilevate dal diagramma
di Mollier e dalle tabelle del vapore ,sono raccolte nella Tab. 3 .
Tab. 3
Proprieta' del vapore

Entalpia Entropia
Punto del ciclo h s
(WKg) (kJmyK)

1 146.5 1 0.5048
2 146.51 0.5048
3 1159.94 2.9302
4 2793.15 5.9650
5 3432.52 6.9780
6 2373.46 7.7524

ANALISI ENTROPICA

Produzione di entropia nelle singole fasi del ciclo

=st-SI -
- a

(AS~= ~ --h4 - h3
) ~s4. -s3 -
- 2.3526 k l l K g l K
T,

h, - /l4 --
( A S ~ =sS-s4
) ~ . ~ -- 0.7459 k l l K g l K
r,

I1 precedente sistema di equazioni si puo' poi semplificare raccogliendo le


perdite sul generatore di vapore (G.V.) :
Si ha quindi la ripartizione delle imeversibilita' come descritto nella Tab.4.

Tab. 4
Ripartizione delle perdite enuopiche

MKgK
(ASi),, = 5.100 ; 84.3 % Perdite nel G.V.

(dS,),,, = 0.7744 ; 12.8 % Espansione in Turbina

= 0.1718 ; 2.9 % Condensazione

( S i ) , , = 6.046 ; 100.0 % Totale

Lavoro reale estratto :

L, = h, - h, = 1059 kJB;g

Rendimento del ciclo reale :

'7, = L , / Q , , = ( h 5 - h 6 ) / ( h 5 - h , ) = 0.322

Rendimento del ciclo ideale

Lavoro ideale :

Li = vi Q,, = 2872 WKg

Risulta allora verficata la relazione :

To(dSi)ToT= Li- L, = 1813 k J ' g


ANALISI ENERGETICA

.
L'analisi energetica comporta il calcolo delle perdite nel generatore di vapore in
turbina e al condensatore .

Perdite al condensatore :

E,, = h, - h, = 2226.95 W K g

Perdite in turbina :

dE,= h, - h,, = 232.48 W K g

Perdite ne1 generatore di vapore :

Assunto perfettamente isolato il G.V. , le uniche perdite sono quelle ai camino.


Per valutarle, si consideri il bilancio termico sul G.V. :

in cui :

QC = calore rilasciato ai camino


Qcmb = calore ceduto dal combustibile
Qv = calore acquisito dal vapore
4 = potere calwifico inferiore del combustibile
%l m,l = rapporto ( massa combustibile / massa vapore )

Assunti :
H; = 42000 kJ/Kg,

m, / m,. = 0.083 K g / K g v

risulta :

quindi :
La ripartizione delle perdite energetiche del ciclo e' compendiata nella Tab. 5 .

Tab. 5
Ripartizione delle perdite energetiche

kJKg
(m), = 200.00 ; 7.5 % Perdite al camino

(M), = 232.48 ; 8.8 % Espansione in Turbina

= 2226.95 : 83.7 % Condensazione

(W,, = 2659.43 ; 100.0 % Totale

Considerazioni conclusive

il confronto dei risultati secondo i due diversi approcci e' meglio evidenziato nel
diagramma della Fig. 2.5.2 .
Le differenze piu' vistose riguardano le perdite al condensatore e quelle per la
produzione del vapore . Cio' e' evidentemente dovuto al diverso "punto di vista" con cui
si guarda ai processi termici . L' analisi energetica vede nel condensatore la sede delle
maggiori perdite ( 83.7 9% rispetto al totale ) in quanto e' da qui che si rilascia in ambiente
il cascame termico , che in questo caso ammonta a (1-0.322) = 67.8 % del calore fornito
al ciclo , ma che , nel migliore dei casi , con impianti a vapore particolarmente efficienti
(11-0.40) ,ammonta pur sempre al 60 % circa .
L' analisi entropica evidenzia invece che le minime perdite ( 2.9 % ) competono
al condensatore in quanto quella che esso tratta e' energia gia' degradata, prossima alla
temperatura ambiente e quindi poco utilizzabile ai fini della conversione in lavoro .
Viceversa , un alto grado di irreversibilita' e' associato al processo di produzione
del vapore ( 84.3 % ) . Cio' e' principalmente imputabile al fatto che nel G.V. il
trasferimento del calore di combustione al vapore avviene con elevati salti termici :
infatti la temperatura della sorgente (che e' quella di fiamma) si aggira intorno ai
1800+ 2000 'C , mentre la temperatura massima del vapore e' dell'ordine dei 550 'C .
Altre perdite sono infine imputabili ai rilascio dei gas caldi della combustione .
Questi infatti , in quanto a temperatura dell'ordine dei 150 'C , possiedono un discreto
potenziale energetico che ,con 1' evacuazione in atmosfera, viene praticamente perduto .
Cio' e' gia' evidenziato dail'anaiisi energetica (7.5%). mentre nell' analisi
entropica qui svolta tali perdite figurano ancora incluse nel termine (dS,),, (Tab. 4 e 5) .
E' chiaro in conclusione quanto diversi siano i messaggi che emergono da questi
due approcci . Guardando al problema dal punto di vista del Primo Principio ,
sembrerebbe doversi mirare ai miglioramento delle prestazioni del condensatore , e
quindi aila ottimiuazione della sua geometria ,dello scambio termico etc.
Viceversa il Secondo Principio disconosce l'importanza del condensatore , nella
misura in cui il potenziaie temodinamico dell'energia che vi transita e' bassissimo ;punta
invece l'attenzione sul generatore di vapore , indicando nel processo di combustione e
nello scambio termico fumi-vapore i punti deboli del sistema e ne lascia intuire gli ampi
margini di miglioramento.

TURBI W WIm) + CONDB(SCIT0RE


S C M m I TEIPIICI
M I -WPOJtE

Fig. 2.5.2
.
2.6 Esercizio No. 3 ANALISI ENTROPICA DI UNA POMPA DI CALORE

Una pompa di calore esegue il ciclo mostrato nella Fig. 2.6.1 e i cui stati
temodinamici sono descritti dai valori raccolti nella Tab.6.
Assunta come temperatura della sorgente calda T, = 325 K e come temperatura
della sorgente fredda TI = T, = 280 K , si calcoli la produzione di entropia delle singole
trasformazioni e si verifichi la relazione AL. = ToASi.

Tab. 6
Dati di calcolo

Entaipia Entropia
Punto del ciclo h s
WKg kilKejK

1 93.0 0.350
2 191.5 0.714
3 224.1 0.720
4 93.0 0.330

Fig. 2.6.1
Produzione di entropia associata aile singole trasformazioni :

( A S ~ ) ~ . , = S , - Sh,~ -
- -h3 = 0.0134 k l l Kgl K
T,

Fattore di Carnot del ciclo inverso : E, = T, / (T,- Tf)= 7.22

Lavoro ideale : Li= Q,, / E, = ( h, - h, )/E, = 18.15 k l R g

Lavororeale : L,= - Q12 = ( h , - h , ) - ( h z - h , ) =32.6 U/Kg

Differenza : AL = L, - Li= 14.45 U/Kg

Perdite complessive : ,)i@( = 0.0516 kl/Kg/K

Resta pertanto verificata la relazione :

Tab. 7
Ripartizione delle perdite entropiche

kT/Kg/K
= 0.0122 23.64 % Evaporazione

(AS;)),,= O. 0060 ; 11.63 % Compressione

(Li)34
= 0.0134 25.97 % Condensazione

( ) = 0.0200 ; 38.76 % Laminazione

(~S,),F O. 0516 ; 100.00 % Totale

L'analisi energetica e il confronto con l'analisi entropica vengono lasciati ai Lettore


2.7 EXERGIA E ANERGIA

Si consideri l'espressione generale dell'exergia nella forma :

In quest'espressione il termine relativo alla prima sommatona puo' essere


considerato come il conaibuto all'exergia associato ai flussi termici , mentre il secondo
termine quello associato ai deflussi.
Se un sistema scambia con l'esterno solo calore (energia) ma non massa, esso e'
soggetto a flussi di exergia del tipo EQ , e se per semplicita' il flusso termico e' uno solo
(k=I) , si puo' scrivere :

In quest'espressione possiamo riconoscere nel termine Q l'energia che attraversa


i1 sistema , nel termine EQ I'exergia , e nel termine Q TJT una nuova quantita' che
chiameremo Anergia e che, per indicare che e' anch'essa associata al calore Q ,
indicheremo con A@
Si ha dunque :

L'anergia puo' anche essere riguardata come la parte non convertibile dell'energia.
Nel caso di un ciclo termico e' l'energia non disponibile .
Dalle precedenti espressioni risulta :

Q=EQ+4

Piu' in generale possiamo scrivere :

Energia = Exergia + Anergia

Dunque l'energia puo' essere riguardata come somma di exergia e anergia. La


rappresentazione graf~cadi questa relazione e' data in Fig. 2.7.1.
Fig. 2.7.1

Si scrivano ora le espressioni dell'exergia e dell'anergia sulle sezioni di ingresso


(i) e di uscita (u). Si ha subito :

E' facile verificare che'risulta :

(EQ>;-(EQ)u =(+)u -(&)i

ma per il torema di Gouy-Stodola : (EQ)i- (EQ)"=T, dSi ,dunque :

ossia l'incremento di anergia eguaglia la perdita di exergia ed e' imputabile aila


produzione entropica . Cio' e' ben evidenziato nella stessa Fig. 2.7.1 dove, sulla sezione
in uscita, si somma ail'anergia originaria (AQ)i quella prodotta per effetto delle
irreversibilita' T, Mi,talche' :

Sulla base di questo formalismo si puo' reinterpetrare il problema del


riscaldamento-Mdamento degli ambienti e il comportamento delle macchine
termiche.
2.8 RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO

Posto per semplicita' T,=T, e Ti=T , si consideri il caso del Riscadamento . Qui e'

Allora :

EQ > O Exergia entrante


Q > O Calore entrante

Nel caso del Raffmidamento si ha :

EQ > O Exergia enuante


EQ = Q ( 1 - - )T,
>O
T Q < O m o r e uscente

Queste relazioni dicono che occorre , come si sa , fornire calore all'ambiente


(Q>O) se questo va riscaldato e sottrarre calore se va raffreddato (Qe0) ; in ogni caso
.
pero' o c c m con.& exergia (EQ)>O (Fig. 2.8.1). La climatizzazione dunque ha un
suo costo exergetico .

Si puo' dare un'idea del rapporto tra exergia e anergia richieste per mantenere un
ambiente per es. a T=20'C ,con To=O'C ,calcolando come segue :

Resta verificato che eQ + aQ = l ossia che EQ + AQ = Q


RISCALDAMENTO RAFFREDDAMENTO

Fig. 2.8.1

Nel caso invece del raffreddamento , si puo' considerare il caso della cella
frigorifera mantenuta a T= -20C (T,=O0C) . Si ha allora :

Analogamente, resta verificato che eQ+ aQ= - l ossia che EQ + AQ= - Q.

Ora per realizzare la combinazione di exergia e anergia richiesta dall'uso finale, e'
necessario ricorrere a una macchina. E la macchina a sua volta attingera' a una sorgente di
exergia e di anergia ;indichiamo queste quantita' rispettivamente con Es ed A,.
L'anergia proviene dall'ambiente e come tale, in linea di principio, e' gratuita,
mentre e' la fornitura di exergia che costituisce un costo.
La valutazione della prestazione del sistema si puo' fare attraverso gli indici di
efficienza termodinamica, gia' introdotti al 3 1.13.
In quella sede il rendimento exergetico veniva formulato come rapporto tra
I'exergia richiesta dagli usi finali e quella fornita al sistema Coerentemente con quella
definizione, resta definito in questo caso come rapporto tra 1' exergia EQ , associata al
calore Q da conferire (o estrarre) per mantenere l'ambiente a temperatura T , e l'exergia
effettivamente impegnata dalla macchina E,. Quindi :
Piu' sinteticamente, posto

si puo' formulare 5[ come segue :

La produzione di irreversibilita'

puo' essere riscritta come :

Infine il consumo specifico di exergia x , assume la forma :

Sulla base di questi indici si puo' procedere al conlbnto tra sistemi diversi per la
produzione del calore o del freddo.
A questo scopo si osservi che, una volta fissato l'uso finale , il termine eQ resta
determinato una volta per tutte ; per eQ si possono per esempio utilizzare i valori
numerici calcolati sopra. La prestazione del sistema , per quanto risulta dalle formule
precedenti , dipende allora solo & e, il quale e' caratteristico del tipo di macchina
utilizzata : il problema e' quindi rimandato all' analisi exergetica delle varie tecnologie,
alla ricerca della formulazione esplicita di e, .
Questa analisi vem' svolta nelle sezioni successive ,considerando separatamente
il caso delle macchine per la prodw.ione del calore e per la produzione del freddo.
2.9 ANALISI EXERGETICA DELLE MACCHINE
PER LA PRODUZIONE DEL CALORE

Verranno esaminati quattro tipi di sistemi per la produzione del calore :


Resistenza elettrica, Caldaia, Impianto solare, Pompa di calore .
Per ciascuno verranno valutati gli indici di effcienza temodinamica e costruito il
diagramma di flusso exergia-anergia, anaiogo a quello visto in Fig. 2.7.1. Diagrammi di
questo tipo infatti descrivono in maniera evidente e sintetica i processi energetici che
hanno sede nel sistema, permettendo di individuare immediatamente le cause delle
irreversibilita'. Essi risultano quindi altamente rappresentativi dell'uso che si fa
dell'exergia.

RESISTENZA ELETTRICA

Questo dispositivo converte l'energia elettrica in calore per effetto Joule.


L'energia prelevata dalla rete e' pari al fabbisogno e quindi P,, = Q e questa stessa , in
quanto energia eletuica, e' pura exergia ,quindi :

Pertanto :

Per la costruzione del diagramma di flusso exergia-anergia , si fissi per esempio:

T = 20'C = 293 K 9 To=O'C=273K


Allora :
es= 1 as= es- 1 =O

Utilizzando per e, e a, i precedenti valori , cioe' :

risulta :

In forza di questi dati e' possibile costruire il diagramma di flusso riportato in Fig. 2.9.1.
_I

+ CALDAIA
r

Se il fabbisogno termico e' Q e la caldaia ha rendimento termico qc , la


potenzialita' termica della caldaia deve essere :

In caldaia ha sede un processo di combustione , che si svolge alla temperatura di


fiamma Tf,dunque l'exergia associata alla sorgente vale :

'4.
'2
Da cui :

-.
-1.
.. '

A
Per la costruzione del diagramma di flusso exergia-anergia si adoni ad esempio :
\ I
\

-i- T/= 1200C = 1473 K ; T = 20'C = 293 K ; T,= O'C = 273 K ; 0.90

.-
. ...l--.
P.
*',
.
W- e si calcoli l'exergia e l'anegia della Sorgente :

Si osservi che e, + as = 1.11 , che puo' essere inupretato come la somma del
..
calore da fornire all'ambiente (=l) e del calore disperso all'estemo, principalmente
attraverso i fumi,e pari a (l/qc - 1) = 0.1 1 .
Questi dati, unitamente ai valori precedenti di aQ ed ep , permettono la
cosuuzione grafica della Fig. 2.9.2.
Inoltre si ha :
IMPIANTO SOLARE

I1 collettore solare e' un altro possibile sistema per la produzione del calore. Esso
converte per effetto serra la radiazione solare in energia termica , la quale viene raccolta
dal fluido tennovettore (aria o acqua) e da questo convogliata in ambiente.
Per valutare , in maniera semplice , l'exergia del collettore si osservi che la
temperatura piu' elevata ivi raggiunta e' quella della piastra T,, , che ordinariamente e'
dell'ordine di 70-80'C.
Per un collettore di rendimento q , , l'exergia vale allora :

-
quindi :

Per costnllre anche in questo caso il diagramma di flusso ,si osservi che l'energia
in ingresso al collettore puo' scomporsi in exergia e anergia come segue :

Anche in questo caso si noti che ex + a, = 1.67 , che va interpretato come somma
del calore da fornire all'ambiente (=l) e quello disperso verso l'esterno pari a (llqcs -1)
= 0.67
Si ha allora :

La rappresentazione grafica e' data in Fig. 2.9.3


Fig. 2.9.1

Fig. 2.9.2
Fig. 2.9.3

Ambiente
Interno

Ambiente
Esterno

Fig. 2.9.4
POMPA DI CALORE

La pompa di calore , com'e' noto, viene alimentata sia & energia meccanica o
elettrica , che e' pura exergia, che da anergia prelevata dall'ambiente esterno .
I1 rapporto tra energia termica resa e lavoro meccanico introdotto e' il
Coefficiente di prestazione COP > 1 ,ossia :

Q
COP = -
P
I1 rendimento exergetico vale pertanto :

Assunto COP = 3 ,si ha subito:

Questi dati sono sufficienti alla costruzione del diagramma exergia-anergia


riportato in Fig. 2.9.4.
Inoltre :

I risultati di quest'analisi verranno commentati al $ 2.1 1.


2.10 ANALISI EXERGETICA DELLE MACCHINE
PER LA PRODUZIONE DEL FREDDO

La produzione del freddo si puo' conseguire attraverso dispositivi di varia natura,


anche in relazione al tipo di applicazione e alle temperature richieste. Le applicazioni
ordinarie vedono pem' dominare le macchine a compressione ed emergere quelle ad
assorbimento. Le prime , come si sa, vengono alimentate da energia meccanica o
elettrica, mentre le altre da energia termica a media temperatura (90-120 "C).
Sono queste le categorie di macchine su cui verra' sviluppata l'analisi exergetica.

.MACCHINA A COMPRESSIONE

Se l'ambiente va mantenuto a temperatura T<T, previa estrazione del calore Q ,


l'energia associata all'uso finale risulta :

mentre per la sorgente si ha :

Le grandezze Q e P sono legate dal Coefficiente di effetto utile E secondo la


relazione :

per cui :

Per costruire anche in questo caso il diagramma di flusso, si fissi per esempio :

T, = 35'C = 308 K ; T = 26'C = 299 K ; E = 2.5

Allora :
Si osservi che I'exergia e' positiva , cioe' entrante nell'ambiente da raffteddare.
mentre l'anergia e' negativa ,ossia uscente ,secondo quanto previsto al $ 2.8 .
Inoltre :

mentre a, = O in quanto la macchina e' alimentata solo da exergia .


Infine :

I1 diagramma di flusso exergia-anergia per la macchina a compressione e'


riportato in Fig. 2.10.1

MACCHINA AD ASSORBUIENTO

La macchina ad assorbimento riceve l'energia temica Q, a temperatura T, .


L'exergia fornita vale pertanto :

Caratteristico di queste macchine e' il Rapporto tennico , definito come :

Dunque :

Valori tipici sono :


Con lo stesso T e T, del caso precedente ,risulta :

Da cui :

La rappresentazione grafica e' data in Fig. 2.10.2.

Per concludere merita osservare che - come ben evidenziato dalle stesse Fig.
2.10.1 e Fig. 2.10.2 - a pacita' di eQ e aQ ossia di servizio reso all'utenza, la macchina
frigorifera a compressione riceve 0.4 unita' di energia (exergia) e ne rilascia verso
l'esterno 1.4 , mentre la macchina ad assorbimento ne riceve 1.67+0.33=2 e ne scarica
1.03+0.3+1.67=3 . Cio' significa che quest'ultima e' sede di flussi energetici
complessiv~enteben maggiori della macchina a compressione , il che si traduce in una
maggiore estensione delle superfici di scambio tennico, con relativo onere economico.
L'energia in transito attraverso la macchina e' poi in realta' prevalentemente
anergia. Risulta chiaro allora che sebbene l'anergia sia gratuita alla sorgente, veicolare
questa attraverso il sistema comporta costi economici non trascurabili.
Ambiente
esterno

Ambiente
interno

Fig. 2.10.1

Ambiente
esterno

Ambiente
interno

Fig. 2.10.2
2.11 RAZIONALITA' TERMODINAMICA
NEGLI USI TERMICI DELL'ENERGIA

I risultati di quest'analisi possono essere commentati guardando alle Tab. 1 e 2


che compendiano i dati piu' significativi :

Tab. l

SISTEMI PER LA PRODUZIONE DEL CALORE

Condizioni di rif. : T,= O'C ; T=20 "C

IMPIANTO X W C Rendim. Altri Dati


energetico

Resistenza Elettrica 1 0.932 6.8 % 100 %

Caldaia 0.9 1 O.842 7.5 % ~ ~ 9 0 T%


~1200'C

Impianto Solare 0.34 0.272 20.0 % 7 7 ~ ~%


60 Tp=70'C

Pompa di Calore 0.33 0.262 20.6 % COk3

Tab.2

SISTEMI PER LA PRODUZIONE DEL FREDDO

Condizioni di rif. : T,= 35'C ; T = 26 'C


i

IMPIANTO X W C Rendim. Altri Dati


energetico

a Compressione 0.4 0.370 7.5 % E = 2.5

ad Assorbimento 0.3 0.330 9.0 % 5=50% TS=9SoC


Esaminiamo dapprima i contenuti della Tab. 1.
Passando dalla Resistenza elettrica alla Pompa di calore gli indici x , y
decrescono stabilmente, mentre 5 e' corrispondentemente crescente. Guardando con piu'
attenzione al complesso dei valori numerici, sembra esserci una netta linea di
demarcazione tra Resistenza elettrica e Caldaia da un lato e Impianto Solare e Pompa di
Calore dall'altro . In particolare mentre questi ultimi presentano valori accettabili
del rendimento exergetico (5 E 20%) , i primi due sono contrassegnati da valori
notevolmente piu' bassi ,circa tre volte inferiori. Dunque i sistemi piu' diffusi dell'attuale
tecnologia per la produzione del calore (appunto impianti a caldaia e riscaldamento
elettrico) sono fortemente inefficienti. Eppure ,dal punto di vista del Primo Principio essi
sembravano l'espressione della perfezione temodinamica : rendimenti energetici sono
infatti elevatissimi (90%e 100%) !
Un indizio che porti a capire il perche' di tanto scadenti prestazioni puo' vedersi
negli indici x e V/ . I1 fatto che sia x =l denuncia l'elevata richiesta di exergia per il
funzionamento di tali macchine. O che e' lo stesso, e come suggerito dal parametro ,
tutta l'anergia che serve conferire all'ambiente da riscaldare viene prodotta dissipando
exergia.
Del resto la cosa e' anche intuitiva : l'energia elettrica viene prodotta nelle
centrali di potenza attraverso processi di combustione energeticarnente costosi perche'
altamente dissipativi: riconvertirla in calore di bassa temperatura e' un processo inverso
alquanto irrazionale .
Diverso sarebbe l'uso dell'energia elettrica per esempio nelle acciaierie , dove la
temperatura richesta per la fusione dei metalli e' dell'ordine dei 1000 'C . In questo caso
un rendimento C= 1-(273/1273)=78 % ne giustificherebbe pienamento l'impiego.
Anche la caldaia funziona sulla base di un processo di combustione . Ad una
temperatura di fiamma dell'ordine dei 1200 'C corrisponde un potenziale terrnodinamico
notevole, che verrebbe meglio utilizzato se destinato alla produzione di fluidi caldi ad
alta temperatura ( per es. vapore a 300-400 'C) per usi industriali o simili, piuttosto che
per il riscaldamento a domestico a 20'C .
Tanto piu' appropriato appare invece il collettore solare, in quanto alimentato da
un potenziale energetico piu' modesto, corrispondente alla temperatura della piastra
1: assorbente T,a0-80'C . L'exergia cui attinge e' espressa dall'indice x =0.34 , molto
''
0 : -.

minore di quello di caldaie e stufe elettriche. Anche la produzione di irreversibilita' W e'


\ altrettanto bassa (pO.272) .
La pompa di calore e' altresi' un sistema appropriato alla produzione del calore a
bassa temperatura, in quanto capace di alimentarsi con il calore prelevato dall'esterno
attraverso il lavoro meccanico fornito al compressore ; peraltro richiede una fornitura di
exergia COP volte inferiore a quella richesta dal resistore elettrico.
La P.d.C. presenta rendimenti exergetici confrontabili con quelli del collettore
solare e sufficientemente accettabili (C = 20 5%).

Guardando ora ai sistemi per la produzione del freddo (Tab. 2) , appare un


quadro altrettanto critico. Sebbene i parametri x e non siano particolarmente elevati,
i rendimenti exergetici sono molto modesti i< = 7.5 + 9 %) , ossia dello stesso livello del
riscaldamento elettrico e a caldaia.
C'e' poi da considerare che j e' molto sensibile alla temperatura ; cio' perche' i1
coefficiente di effetto utile E diminuisce con la temperatura T molto di piu' di quanto
non aumenti il fattore di Camot (TJT-1) . Quindi ogni applicazione del freddo a
temperature piu' basse di quelle del condizionamento (per es. refrigerazione alimentare,
congelazione, surgelazione. criogenia etc.), comporta rendimenti exergetici ancora
inferiori.

Da qui le conclusioni. I1 campo della produzione del calore e del freddo a


temperature moderate e' tipicamente il campo della climatizzazione e degli usi civili in
genere. In questo settore la tecnologia attuale e' dominata da sistemi fondati sui processi
di combustione ( generatori di calore , caldaie etc. ) e dai sistemi elettrici (riscaldamento
elettrico, macchine a compressione), cioe' dalle macchine meno efficienti , ovvero
connotate da piu' grave irrazionalita' temodinamica.
Sfortunatamente in tale settore si concentra oltre il 30 % dei consumi energetici
di ogni nazione industraiizzata. Cio' significa che una quantita' enorme di energia viene
utilizzata in maniera inappropriata. L'uso irrazionale dell'energia puo' essere individuato,
ancora una volta. attraverso l'analisi entropica (o exergetica) e attenuato mediante piu'
accurata progettazione delle macchine. e10 l'adozione di sistemi di nuova concezione. I
margini di miglioramento sono molto ampi e l'incremento di ogni punto percentuale nel
rendimento exergetico, e' una conquista verso una corretta gestione dell'energia .
Non si deve pero' trascurare un altro aspetto importante , che attenua in parte il
valore delle conclusioni tratte fin qui.
Quella di cui s'e' parlato finora e' I'exergia richiesta per il funzionamento degli
impianti, per l'esercizio delle macchine, quella che potremmo definire in breve l'exergin
di processo.
Ma, per inquadrare il problema in una prospettiva veramente generale, dobbiamo
tener conto anche di un' altra exergia, quella richiesta per la costnrizione stessa delle
macchine. Cosuuire le macchine costa energia (o exergia), dall'estrazione dei materiali
dalla miniera, attraverso tutti i processi tecnologici di trattamento e formatura, fino alla
distribuzione e all'usura dei componenti. Entra in gioco in altri tennini quella che
potremmo chiamare l'exergia dei mareriali o exergia di impianto.
Includendo tale parametro. le conclusioni prima stabilite, sotto cene condizioni.
possono anche ribaltarsi. Ci si chieda infatti quanta exergia costa costruire una spira
elettrica e quanta una pompa di calore o un collettore solare. Senza far calcoli, la pompa
di calore o il collettore solare, per il maggiore impiego di materiali e i processi di
lavorazione richiesti, componano una spesa exergetica di cosuuzione ben maggiore della
spira elettrica.
Se pertanto , queste macchine che pure dominano il confronto dal punto di vista
dell'exergia di processo, non dovessero nell'arco della loro vita tecnica far risparmiare
piu' exergia di quanto non abbia richiesto la loro cosuuzione, si rivelerebbero fallimentari
al momento del bilancio complessivo.
L'exergia dei materiali e' dunque un parametro fondamentale nelle analisi
energetiche globali e diventa cruciale nei progetti di pianificazione energetica (o
economico-energetica) di respiro nazionale o planetario.
Risalire ai costi exergetici dei materiali includendo questi nelle analisi globali e'
cimento non semplice e cosa che ci porterebbe fuori dagli scopi di questo libro. Averne
accennato e' stato tuttavia necessaxio per collocare nel giusto contesto il problema
energetico. Tale tema forma oggetto di una disciplina solo recentissimamente (1991)
delineata e nota come Net Energy Aniysis.
CAPITOLO

ANALISI ENTROPICA

DELLO SCAMBIO TERMICO

INTRODUZIONE

In questo capitolo si fafa' una applicazione sistematica del Teorema di Gouy-


Stodola , finalizzato al calcolo delle irreversibilita' nello scambio termico.
Si vedra' la ripartizione della produzione entropica per effetto di salti finiti di
temperatura e perdite di pressione nei deflussi. Verra' introdotto il concetto di
Temperatura Temodinamica Media che permette di semplificare fortemente l'analisi
termodinamica e , alla luce di questo verranno indagate le prestazioni di scambiatori di
calore e generatori di vapore.
Verra' svolto il calcolo degli indici di efficienza termodinamica per i deflussi
non adiabatici, con formule e diagrammi utili per l'analisi dei casi pratici.
I1 capitolo si conclude con la valutazione delle irreversibilita' nei transitori
tennici e il teorema di Prigogine sulla minima produzione entropica .
3.1 CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

Le considerazioni inuoduttive che faremo in questo paragrafo riguardano la


produzione di irreversibilita' , per il solo effetto del passaggio del calore dovuto a salti
finiti di temperatura . Non verranno quindi inclusi effetti dissipativi di altra natura .

Si consideri una parete che separa due ambienti rispettivamente a temperatura T ,


e T,< T , . In questo caso l'equazione di Gouy-Stodola , che qui riproponiarno nella sua
fornia completa :

sotto le ipotesi di assenza di deflussi ( m, = O ) e di lavoro scambiato ( .


L = O ) si riduce
a:

Si osservi che , essendo per ipotesi T2<T, , risulta TodSi > O .


Se nella equazione precedente poniamo T,=T, e T,=T , si uova :

I1 valore assoluto sul termine Q ha lo scopo di produrre un valore y sempre


positivo, anche nel caso del raffreddamento in cui, per le convenzioni della Temo-
dinamica, il Q ha segno negativo .
La rappresentazione grafica di questa funzione e' data nella Fig. 3.1.1.
Questo diagramma pennette un'agevole interpretazione delle irreversibilita'
associate ai flusso termico Q che un sistema , mantenuto ad una temperatura T ,
scambia con l'esterno a temperatura T,. E' quindi il caso tipico del riscaldamento (T>T,)
o del raffreddamento (T<T,) degli ambienti .
La curva presenta un punto di nullo per T=T, In queste condizioni infatti il
sistema e' in equilibrio termico con cio' che lo circonda localmente : non c'e' flusso
termico ne' flusso enuopico.
Si osservi invece il comportamento della curva ai lati del punto T=T, . Nelle
immediate vicinanze del punto T& = I la perdita per irreversibilta' ossia il "costo
exergetico" per il riscaldamento e il raffreddamento e' ancora confrontabile . Per valori
crescenti di T con T>To (riscaldamento) le perdite eguagliano , al piu' , in entita' il
calore fornito (asintoto per y=l ) , mentre per TcTo (raffreddamento) la curva non e'
limitata superiormente . Cio' significa che ogni unita' di calore Q estratto dal sistema
postula la distruzione di exergia in misura tanto maggiore quanto piu' bassa e' la
temperatura desiderata . Da cio' in conclusione l'onere temodinamico dei processi di
produzione del freddo.
La cosa assume particolare rilievo nel mondo contemporaneo , che vede un
crescente diffondersi di queste tecniche : dal condizionamento domestico , agli impianti
di conservazione delle derrate alimentari ( refrigerazione , congelazione , surgelazione ) ,
dalla produzione del freddo industriale , alla liquefazione dei gas .
- L'onere energetico della produzione del freddo mette naturalmente in luce tutta
l'importanza dell'isolamento termico .
A questo proposito e' il caso di accennare che nel campo delle medio-basse
temperature si puo' ancora ricorrere alle comuni tecniche della coibentazione ( in pratica
agendo sullo spessore dell'isolante ) , ma in campo criogenico e' necessario invocare
-
tecniche speciali di superisolamento che postulano approcci concettuali e tecnologici
inusitati .
. Di cio' si parlera' con qualche dettaglio nel capitolo quarto .

3.2 TIPI DI IRREVERSIBILITA' NEI DEFLUSSI

.
Nel caso di scambio termico (Fig. 3.2.1) ua due deflussi (k=1,2) in un sistema
adiabatico verso l'esterno (Q=0) e senza scambio di lavoro (L=@ , l'equazione di Gouy-
Stodola diventa :

ossia :
= wl(ei- e,)] + n ~ ~ ( e ~

11 rendimento exergeuco dello scambiatore resta allora definito come :

da interpretarsi come il rapporto tra I'exergia guadagnata dal fluido freddo (che
supponiamo essere il fluido 1) e l'exergia perduta dal fluido caldo ( che supponiamo
essere il fluido 2) .
Ora per il Pnmo Principio. si ha :

dunque l'equazione di Gouy-Stodola si riduce a :

che nel caso dei gas ideali si puo' scrivere nella forma :

E' agevole riconoscere nei due addendi a secondo membro rispettivamente le


irreversibilita'per scambio termico e quelle per attrito . Pertanto :

Fig. 3.2.1
3.3 TEMPERATURA TERMODINAMICA MEDIA

Quando la temperatura di un fluido di lavoro evolve spazialmente tra ingresso e


uscita, torna utile disporre di un sol valore della temperatura che consenta di continuare a
usare il semplice formalismo introdotto finora.
-
Tale temperatura fittizia , detta Temperatura Termodinamica Media T, puo'
quindi determinarsi imponendo che le irreversibilita' , come calcolabili nella situazione
- -
fittizia di fluidi isotermi ,rispettivamente a temperatura T , e T2 :

siano uguali a quelle della situazione reale :

Ricordando poi che Q =m,dlt, ( k = 1 , 2 ) , e combinando le due precedenti


espressioni , si ricava :

Quindi la Temperatura Termodinarnica Media e' operativamente definita dalla


relazione :

Naturalmente , se il fluido scambia solo calore latente ossia e' in regime


-
condensante o evaporante e non vi sono irreversibilita' per attrito (&O), la T coincide
con la temperatura di saturazione alla data pressione p :
Mentre , sempre sotto l'ipotesi di deflusso isobarico, se si scambia solo calore
-
sensibile , la Tassume la semplice forma seguente :

3.4 SCAMBIATORI DI CALORE

Lo scambiatore & calore e' un dispositivo tipico in cui la temperatura dei fluidi di
lavoro e' spaziaimente variabile. Da qui la opportunita' di utilizzare , nelle relazioni
entropiche , la Temperatura Temodinamica Media .
- -
Introdotto AT = T, - T? , si riscriva la produzione di irreversibilita' nella forma :

ossia :

il cui andamento e' mostrato in Fig. 3.4.1.

Dal diagramma si vede che per ogni assegnato T, la produzione di irreversibilita'


per unita' di flusso scambiato cresce con AT . Cio' significa che lo scambio tennico
promosso da elevati salti termici comporta spreco del potenziale termodinamico del

fluido caldo ; viceversa , sempre a parital di T, , operare con piu' bassi A? richiede si'
maggiori superfici di scambio termico ma permette un migliore utilizzo della sorgente
calda.
E' importante osservare quanto sensibilmente la produzione di irreversibilita'

dipenda dalla temperatura 7, del fluido caldo . Si noti come , a parita' di A? .


temperature via via piu' basse danno luogo a rapidi incrementi delle irreversibilita' .
Resta quindi confermato che le applicazioni criogeniche ( proprie delle basse e
bassissime temperature) ,risultano particolarmente onerose dal punto di vista energetico.

Fig. 3.4.1

Si ragioni ora a parita' di perdite . Volendo mantenere bassi valori di yl , per


esempio yl = 10% , se lo scambio termico ha luogo con fluidi ad alta temperatura , si

possono ammettere A? elevati : cio' comporta ridotte superficie di scambio e quindi


basso costo capitaie ; se invece il processo avviene con fluidi a bassa temperatura ( ad

esempio applicazioni criogeniche ) i A? ammissibili risulteranno molto piccoli e quindi


le superfici di scambio molto grandi . Il risultato e' un elevato costo capitale .
Infine , qualunque siano le temperature di lavoro , e' opportuno far si' che i profili

di temperatura siano il piu' possibile "accostati" , ossia si abbia AT (Fig. 3.4.2.-a) il


piu' possibile basso .
Merita infine attenzione il caso dello scambiatore che presenta profili di
temperature come quelli mostrati in Fig. 3.4.2. b) .
L'importanza di limitare la produzione di imeversibilita' e' presto riconosciuta se
si considera che simili condizioni sono , per esempio, tipiche di macchine a ciclo inverso.

Fig. 3.4.2

Sarebbe in questo caso desiderabile trovare un fluido che , in fase evaporante o


condensante , evolva a temperatura variabile (in Fig. 3.4.2-C indicata con T,.) e .
possibilmente , omotetica di T,.
Tali fluidi non esistono in Natura , ma vengono oggi sintetizzati artificialmente
come composti binari di fluidi frigorigeni ( ed es. : R12 + R13) e noti come miscele non-
-azeotropiche o ,piu' semplicemente, miscele zeotropiche.
Dal punto di vista dello scambio termico c'e' da registrare che, accanto al
vantaggio della temperatura variabile nella zona bifase , presentano l'inconveniente di
coefficienti convettivi piu' bassi di quelli dei comuni Freon , e quindi l'esigenza di piu'
vasti e costosi scambiatori di calore .
Altro problema e' infine quello dell'amale costo di produzione, che ne limita
l'impiego ad applicazioni particolari .
Esempio 1

. In uno scambiatore di calore si deve riscaldare una portata m, = 1.1 Kg/s di aria
(Cp,= 1 ki/Kg /K ; R=0.287 H/Kg /K) da Tli = 16 "C a T,, = 55 'C . Nel deflusso, a
causa degli attriti , la pressione passa da pii = 1.036 bar a p,, = 1.0 bar (Fig. 3.2.1) .

L'aria viene riscaldata da un fluido caldo (Cp,= 4.19 kJlKg /K) la cui portata m, =
0.467 Kg/s entra nello scambiatore a temperatura T,i = 70 ' C .
Assumendo trascurabili le variazioni di energia cinetica e potenziale di ambedue
i fluidi e considerando questi come gas ideali , si valutino le perdite entropiche nello
scambiatore e il rendimento exergetico.

Si calcoli imanzitutto la temperatura finale del fluido 2 . Assumendo lo


scambiatore come un sistema adiabatico rispetto all'ambiente esterno, il bilancio
energetico porge :

Q = ( ~ C , ) I ( $ , - T , ~ ) = ( I . I1 ) ( 5 5 - 1 6 ) = 4 3 . 1 k W
per cui :

Lo scambiatore di calore e' un sistema temodinamico che comsponde alle


ipotesi fatte all'inizio del $ 3.2 . Per il calcolo delle irreversibilita' si possono allora
utilizzare le espressioni ivi riportate . Pertanto, essendo :

e assumendo TO=OeC=273K . si ha :
[qdsilAp=-q zmk Tk
2

k=l
u
~ ~ = - ~ R h , h - Plu
i
+ 0 = - 2 7 3 . 10.287
Ps
5 1.1 h-= l
1.036
3.05 I ~ W

In alternativa ,si puo' eseguire il calcolo delle irreversibilita' legate allo scambio
termico facendo ricorso alle Temperature Temodinamiche Medie e alla formula 2) del
$3.1 .
Pertanto :

Ai fini del calcolo del rendimento exergetico si valuti :


Esempio 2

In uno scambiatore entra una portata d'aria m, = 50 Kgls a TI,=600"C . Questa

conduce a totale evaporazione la portata ni, = 2 Kgls di acqua , che entra in


condizioni di liquido saturo a pressione p, = 10 ata . Assumendo lo scambiatore
adiabatico e i due fluidi isobari , calcolare le perdite per irreversibilita' ( Fig. 3.4.3) e il
rendimento exergetico dello scambiatore.

Fig. 3.4.3

-
Dalle tabelle del vapore , in funzione p,=10 ata , si legge
Pertanto

Da cui :

Quindi : #-

e infine :
qdSi
v=--=- 1.1 = 27.5 %
Q 4

In alternativa , si puo' fare ricorso alla Tempertaura Temodinamica Media dei fluidi :
Avremo m-tanto :

Avendo supposto i deflussi isobari si puo' valutare :

Dunque :

Si calcoli ora il rendimento exergetico. A questo scopo, , poiche' l'acqua entra


nello scambiatore come liquido saturo ed esce come vapore saturo, si ha : s'=si ; sW=su.
Pertanto :
3.5 IRREVERSIBILITA' NEI GENERATORI DI VAPORE

La produzione di irreversibilita' nello scambio termjco , quantificata


nell'espressione :

trova immediata rappresentazione nel diagramma di Thring di coordinate ( -TJT ,Q )


(Fig. 3.5.1) .
Risulta evidente che l'area tratteggiata e' proporzionale alla produzione enuopica
associata flusso scambiato tra i due fluidi .
Complessivamente quindi la minimizzazione delle irreversibilita' si consegue
adoperando tutte quelle tecniche che possano "avvicinare" il piu' possibile i due profili di
temperatura .

Un caso particolarmente importante e' quello dello scambio termico tra un gas e
un vapore . Cio' infatti e' quanto si verifica nei Generatori dj Vapore (G.d.V.) tra i gas di
combustione e l'acqua di alimento. Questa entra nel G.d.V. come liquido sottoraffreddato
ed esce in condizioni di vapore surriscaldato. La vaporizzazione quindi avviene a spese
dell' entalpia dei fumi (Fig.3.5.2)
La produzione di irreversibilita' e' quindi proporzionale ail'area compresa tra la
linea del gas e quella del vapore . Per limitare queste perdite una soluzione praticabile
. sarebbe quella di spezzare la linea del vapore in una serie di riscaldamenti a diversa
pressione . Un esempio di questo tipo di impianti e' schematizzato in Fig. 3.5.3 . Si tratta
di un sistema a due livelli di pressione che , in linea di principio, realizza questo scopo .
Si veda infatti , sul diagramma di Fig. 3.5.4 , I'accostamento che si ottiene tra i due
profili di temperatura.
I1 vantaggio si misura in termini di migliore sfruttamento del potenziale
energetico dei fumi e , in concreto, in minori temperature di scarico dei gas al camino ,
maggiori rendimenti del G.d.V. e quindi del ciclo stesso. La contropartita e'
rappresentata dalle maggiori dimensioni delle superifici di scambio termico - a causa dei
minori AT disponibili - e la complicazione impiantistica di avere due o piu' circuiti
indipendenti a diversa pressione.
Com'e' ovvio. incrementando indefinitamente i1 Numero del Livelli di Pressione
(WL) si raggiungerebbe la situazione ideale dei due profili di temperatura molto
ravvicinati e ornotetici. C'e' naturaimente un limite , non solo economico ma anche
temodinamico , ail' NPL massimo . Cio' e' evidentiato nella Fig. 3.5.5 dove si correlano
I'NPL e la Temperatura dei gas al Rendimento di Recupero , definito come il rapporto tra
la produzione elettrica e il calore convogliato dai fumi . Si vede che il vantaggio di ogni
ulteriore livello di pressione diminuisce al crescere della temperatura massima dei gas .

Fig. 3.5.2
Fig. 3.5.3

Fig. 3.5.4
Cio' basta per individuare le situazioni in cui tale soluzione e' praticabile . Di
fatto nelle Centrali Temo Elettriche (CTE) convenzionali , la temperatura massima dei
fumi e' dell'ordine dei 1000 'C e quindi non c'e' convenienza nell'adozione di G.d.V. a
piu' livelli di pressione .
Viceversa tale pratica e' conveniente nei cicli sovrapposti Gas-Vapore , dove la
sorgente termica per il ciclo a vapore e' costituita dai gas di scarico del turbo-gas a
temperature di circa 500+600 'C . I1 G.d.V. in questo caso prende il nome di Caldaia a
Ricupero ( o Heat Recovery Steam Generator , HRSG ) .
Molti impianti , oggi commercialmente disponibili, prevedono tre livelli di
pressione . X titolo di esempio si riporta in Fig. 3.5.6 lo schema funzionale d'impianto
cui corrispondono i profili di temperatura di Fig. 3.5.7 e il ciclo di Fig. 3.5.8 .

Fig. 3.5.5
Fig. 3.5.6

10

O 0.25 0.50 0.75 1


Q'Qt0l

Fig. 3.5.7
Fig. 3.5.8

Per valutare le prestazioni di un HRSG si puo' guardare al rapporto :

essendo :
r,
=l -=
79

Qui si e' indicato con Tsila temperatuta dei gas all'ingresso dell' HRSG e con
la loro temperatura temodinamica media.
Tale rapporto quantifica la "distanza" tra situazione reale da quella ideale. Studi
-
recenti valutano oggi = = 0.4j0.8 , dove i valori piu' alti sono per impianti di taglia
maggiore e per NPL = 3 .
3.6. PERDITE DI PRESSIONE E IRREVERSIBILITA'

Consideriamo il caso di un deflusso con perdite di pressione lungo il conal


Ci proponiamo di trovare la relazione ua perdite per attrito e produzione entropica.
Se il deflusso e' adiabatico e isoterrno a temperatura T, la perdita
irreversibilita' vale :

" C,dT - v d p u

r,y=nr,J T
T,
= ti -
Tf
(-JV
;
dp)
i

Riconosciamo nel termine in parentesi il lavoro d'attrito l,. . Poniamo pertani

Per cui

T0 L,,
GASi = -
T/
Risulta quindi (Fig. 3.6.1.) che le perdite per attrito (L,.), come calcolabili u
fluidodinamica, coincidono con quelle entropiche solo quando To=Tr I1 T,&,
particolare cresce rapidamente al decrescere della tempertaura del fluido TI. Da qu:
necessita' di limitare le cadute di pressione nei fluidi che evolvono a temperar
criogeniche e in conclusione , ancora una volta , la particolare sensibilita' di que
settore alle irreversibilita'.

T0 Ti
Fig. 3.6.1.
Una possibile interpretazione di quanto descritto sopra si puo' dare con le
considerazioni che seguono .
L'attrito da' luogo a una perdita di lavoro pari a L, , ma produce una quantita' di
calore Q = L, al quale , se T'> T,, e' associata l'exergia :

Quindi la perdita exergetica netta vale :

Se il fluido invece evolve a temperatura Tf < T, , il calore Q che l'attrito produce


deve essere sottratto al fluido, perche' questo si mantenga alla temperatura Tr , mentre
l'exergia associata a Q vale :

Le perdite exergetiche in questo caso sono date da :

In conclusione il fatto che , per Tf< T,, , le irreversibilita' sopravanzino in entita'


le perdite fluidodinamiche e' sostanzialmente legato ai costo exergetico di estrazione del
calore d'attrito . Risulta poi in ogni caso A E = Torni .
Inline , volendo nelle precedenti formulazioni , far figurare esplicitamente la
caduta di pressione Ap per attrito ( con &=pi - p, ) basta ricordare che per i deflussi
sussiste la relazione :

. m
Alora introdotta la portata volurnica V (rn31s) con V = I p , si puo' scrivere :
3.7 INDICI DI EFFICIENZA
NELLO SCAMBIO TERMICO CON DEFLUSSO

I1 riscaldamento o raffreddamento di un fluido in moto da parte di una sorgente e'


un processo estremamente ricorrente nella Tecnica . Ai fini della nosua analisi si deve
tuttavia distinguere se la potenza conferita Q proviene da una sorgente termica di
assegnata temperatura (T,), oppure da una sorgente di exergia pura P ( per es. fornitura di
energia elettrica ) (Fig. 3.7.1 .) . Nel primo caso l'exergia conferita vale :

mentre nel secondo caso si ha :

Fig. 3.7.1
L'equazione di Gouy-Stodola assume quindi rispettivamente la forma :

la) 7,dsi = C h k ( h i - h , -7,(si - s u ) ) , ( I - I r,


+ZQ, )

Nel seguito svilupperemo partitamente i due casi : deflussi con scambi di energia
termica e deflussi con scambi di pura exergia .

DEFLUSSI CON SCAMBI DI ENERGIA TERMICA

In questo caso , il bilancio energetico porge :

dunque , dall'equazione la) :

e . se si tratta di un solo deflusso isobaro

.Ulora il rendimento exergetico vale :


e se Ti= T,:

2) .

in cui

Si osservi ora che , nel caso del riscaldamento del fluido , si ha :

T, < Tu C T; ossia l<X<A

mentre , nel caso del rafhddamento :


O C T, < Tu C T, ossia O<A<XcI

Nei casi di pratico interesse , i campi di variabilita' & A ed X sono :

RISCALDAMENTO : A= 1 + 10 X = l + A
RAFFREDDAMENTO : A=O+)i X = A + l

La rappresentazione grafica di e' data nelle Figure 3.7.2. e Fig. 3.7.3 .


Si osservi che , com'e' ovvio, il rendimento exergetico massimo , per assegnata T, , si ha
sempre quando la temperatura di uscita del fluido eguaglia quella della sorgente ( A = X )
Si consideri ora la produzione specifica di irreversibilita' y = T,&,. i Q .
La sua espressione esplicita in questo caso si puo' dedurre subito osservando che :

da cui :
3)

e riportata nelle Fig. 3.7.4 e Fig. 3.7.5 . Si ricordi che , come osservato a suo tempo , la
non e' limitata superiormente . Nel caso del raffreddamento quindi , per assegnata Tu
e al decrescere della temperatura della sorgente T, , essa puo' assumere valori comunque
grandi .
Si valuti infine il rapporto x tra I'exergia ricevuta dal sistema e il calore
scambiato. Si noti che , qualunque sia il processo ( riscaldamento o raffreddamento) , il
fluido di lavoro richiede exergia ( la quale pertanto , nelle formule , figura sempre come
una quantita' positiva ) . I1 calore scambiato dal sistema sara' invece , al solito , positivo
se entrante e negativo se uscente . I1 x quindi sara' un indice da prendere in valore
rissoluto. Ricordando la 3) , avremo pertanto :

Come si vede il rappono ExergiaICalore e' , in questo caso , indipendente dalla


temperatura dell'utenza , ma dipende solo da quella della sorgente . La sua
rappresentazione e' data in Fig. 3.7.6.

Fig. 3.7.6

DEFLUSSI CON SCAMBI DI PURA EXERGIA

Se il fluido riceve calore da una sorgente che eroga pura exergia ( per es. en.
elettrica o meccanica) , il bilancio entropico e' dato dall'eq. lb) . Ma per il primo
principio risulta :
Rendimento Exergetico
Raiireddamento

Fig. 3.7.2

Rendimento Exergetico
Riscaldamento

Fig. 3.7.7
Produzione Specifica di Enbopia
Raffreddamento

O.l 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 0.9999 X

Fig. 3.7.3

Produzione Specifica di Entropia


Riscaldamento

Fig. 3.7.5
Per un solo deflusso isobaro , si ha :

da cui :

Se T,=T, , da facili passaggi si ottiene :

Si osservi che questa espressione e' ricavabile dalla 2) per A i> a . I1 suo
diagramma e' dato in Fig. 3.7.7.
Si ha anche :

Renoimento Exergelicc
( sorgtnle cne eroga exergla Dura )

Fig. 3.7.7
ESEMPI

Come primo esempio di deflusso riscaldato da una sorgente termica , considerata


a temperatura costante , si puo' assumere il caso del collettore solare . Qui il fluido di
lavoro , supposto entrante alla temperatura ambiente (T,=To) , riceve calore dalla piastra
assorbente alla temperatura T, . Posto allora :

da cui :

Si consideri ora un gas ideale , raffreddato dalla temperatura ambiente (Tt=To)


fino a t,=17'C per mezzo di un fluido frigorigeno in fase evaporante , quindi a
temperatura costante (tS=7'C) . Si osservi che queste temperature sono tipiche delle
batterie frigorifere per il condizionamento , sebbene l'aria atmosferica non sia , a rigore ,
un gas ideale. Posto allora :

con le formule di cui sopra si ricava :

Come esempio di sorgente che eroga pura exergia si consideri il caso del
riscaldamento elettrico di una vena d'aria dalla temp. ambiente (T,=To) alla tu= 40'C.
Allora : Tl=To=300 K ; Tu= 3 13 K
da cui :

Si lascia al Lettore ogni commento .


3.8 EFFLUSSI VERSO L'AMBIENTE

L'effusso di gas o liquidi verso l'ambiente e' un processo altamente dissipativo


che menta di essere quantificato attraverso l'analisi enuopica. 11 caso tipico e' quello dei
fumi prodotti dalla combustione e rilasciati attraverso il camino. Qui si verificano due
tipi di perdite : quelle per raffreddamento - legate alla differenza di temperatura tra fumi
e aria atmosferica - e quelle per dimione - dovute' alla differenza tra la pressione
parziale dei gas rilasciati e la pressione parziale dei gas atmosferici.
I due processi (raffreddamento e diffusione) nella realta' avvengono
contemporaneamente. Tuttavia, per comodita' di calcolo, conviene trattarli come se
awenissero in successione .
Valutiamo allora inizialmente le perdite per raffreddamento. Fatta l'ipotesi che
siano nulli i termini cinetici e potenziali, l'equazione di Gouy-Stodola fornisce :

[T~AS,]~,= Cm, [h,-h,, - T, (si - su )j i

i
In questo tipo di analisi conviene riferire le grandezze estensive alla mole di gas.
Queste allora verranno affette dalla tilde ( -) e l'equazione precedente assume la forma:

con xj = frazione molare del gas e n,o,= numero totale di moli di gas nei fumi .
Se la miscela e' fatta di gas ideali e sotto l'ipotesi di deflusso isobaro fino alla
temperatura ambiente T. , si ha :

che e' l'espressione cercata delle perdite per temperatura.


Per valutare ora le perdite per diffusione si faccia l'ipotesi che i gas si uovino alla
temperatura ambiente . Detta allora pi la pressione parziale di ogni singolo gas presente
.
nei fumi si ha :
in cui :

R, = Costante del gas j-mo ( R=, E l ,Mj)


= Costante universale dei gas (8.314 kJ/mole/K)
.M.= Massa molecolare del gas j-mo ( Kgmole)
n, = numero di moli ( n,= .rj n,,)

Allo stato finale ogni gas j-mo dei fumi assumera' la stessa pressione parziale
( p J j e la stessa &u.ione molare (xd del comspondente gas atmosferico. Pertanto :

Infine :
= [ T , A S ~+] [cdsiID
~~

Esempio

Calcolare le perdite di exergia dei fumi originati dalla combustione


stechiometrica del CH4 ed emessi d camino alla temperatura T',=130mC e alla pressione
ambiente p,= 1.013 bar .

L'aria atmosferica in cui diffondono i fumi ha, com'e' noto, la seguente


composizione media :

N2 02 H20 Ar C02
Kmoli
Kmole d'aria 0.203 0.0312 0.009 0.0003
Kmoli
rcm1e.0, 3.727 1 O. 154 0.044 0.001
La reazione stechiometrica di combustione del CH4 e' la seguente :

CH4 + 2 ( 0 2 + 3.727 N2 + 0.154 H20 + 0.044 Ar + 0.001 C07- ) a

a C02 + 2 H20 + 2 ( 3.727 N? + 0.154 H 2 0 + 0.044 Ar + 0.001 C02 i

I fumi hanno pertanto ia seguente composizione :

Gas C02 H20 N2


A1
",or

Kmoli 1 .O02 2.308 7.454 0.088 10.852

Le concentrazioni molari dei gas sono :

~H.O 2.308
X H ~ O= -- - = 0.217
rg, 10.852

Si puo' ora procedere ai calcolo della :

Si ha subito :

T = T f = 13O0C=4O3 K T" =OC= 273 E:

1 caiori specifici molari sono riportati nella tabella seguente:


- ~

Gas Coi N? HiO Ar

37.15 29.18 33.6 20.81


(kJIKmolclK)
Sulla base di questi e' possibile valutare il tennine :

Per cui :

Le perdite per diffusione si valutano dalla

dove :

o. 092
=0.092ln- +0.213 h-
O. 213
+ 0.687 In- O. 687 + 0.008 In- O. (W8 =
O. W 3 0.0312 O. 7565 O. 009

dunque : - -

Infine :

Si osservi che la perdita per diffusione e' largamente superiore a quella per temperatura.
Provi il Lettore a ricalcolare il tennine [TodSi], facendo uso delle pressioni
parziali ,come richiesto dalla relazione a secondo membro della 1) .
3.9 IRREVERSIBILTA' NEI TRANSITORI TERMICI

Non e' difficile, con gli strumenti fin qui acquisiti. studiare il caso della
produzione entropica in regime dinamico.
E' quello che si fara' in questo paragrafo, attraverso un esempio.
Si verdra' confermato il concetto di freccia del tempo (time arrow) ossia la
corrispondenza tra incrementi temporali ed incrementi entropici .
Quindi , prendendo spunto dai risultati conseguiti, verra' enunciato un altro
importante teorema che regola la produzione di irreversibilita' nei sistemi prossimi
all'equilibrio, che e' il teorema di Prigogine , e se ne accemera' alle conseguenze in
campo culturale e scientifico .

Si consideri dunque un corpo di massa m e di calore specifico C , che


si trovi
alla temperatura iniziale T, . All'istante T = O venga posto in contatto termico con un
ambiente a temperatura T, T,.
Noto il prodotto KA ( superficie di scambio termico x trasrninanza ) e
considerato il sistema come descrivibile da un sol valore della temperatura (sistema a
resistenza interna trascurabile ), si detennini l'andamento temporale della produzione di
irreversibilita' Fig. 3.9.1).
1 1

confini del sistema adiabatico


A + B )
Fig. 3.9.1
Prima di procedere ail'analisi entropica e' opponuno conoscere la dipendenza dal
tempo della temperatura del sistema .
A questo scopo basta stabilire l'equazione di bilancio tennico che , per le ipotesi
fatte , puo' porsi nella forma :

Qui si e' indicato con T, la costante di tempo del sistema , che vale :

Integrando l'equazione precedente si ha :

il cui andamento e' mostrato nella Fig. 3.9.2 .

Fig. 3.9.2
Si puo' ora procedere al calcolo della produzione di irreversibilita'

Considerato nel suo insieme , il sistema ( A +B ) formato dal corpo (B) e


dall'atmosfera (A) e' adiabatico ; sara' pertanto nullo il tennine sono il segno di integrale
nella :

Per la proprieta' additiva dell'entropia , possiamo scrivere

dSi = ( A S ; ) ~+ ( A S ~ ) ~

con :

Qui si e' indicato con dQA e dQB il calore che il corpo e l'ambiente si scambiano
attraverso la superficie di contatto .
Naturalmente sara' :

Avremo pertanto per la massa m (a temperatura variabile) :


T(?)
~ Q B d [ ~ ( r )7,]
- T(P)
(A&), = m = m c ln-
rnp 7.1
T(7) T

Menue per l'ambiente ( a temperatura costante T, ) , si ha :

E infine :

Poiche' T(7) C T,per ipotesi , e' facile riconoscere che dS,(r)> O


La Mi(@
si presenta dunque come una funzione monotna crescente rispetto ai
tempo (Fig. 3.9.3) . Essa possiede anche un asintoto orizzontale, caicolabile eseguendone
il limite per .r + a e che vale :

Lo stato asintotico rappresenta naturalmente l'equilibrio termico ultimo tra il


sistema e l'ambiente circostante ( stato morto).
L'andamento temporale della funzione AS,(t) , che ha in (Si),
il suo estremo
superiore , conferma dunque la tendenza dei sistemi verso lo stato di massima entropia .
coerentemente con quanto previsto dal secondo aforisma di Clausius .

Fig. 3.9.3
3.10 LO STATO STAZIONARIO E IL TEOREMA DI PRIGOGINE

Un aspetto del tutto nuovo puo' essere invece evidenziato se consideriamo la


derivata temporale della AS,(z) e che indicheremo con P :

Non sarebbe difficile ricavare l'espressione esplicita della P nel caso appena
visto : basta infatti invocare il teorema di derivazione di una funzione di funzione .
Possiamo comunque evitare il ricorso ai calcolo , osservando che la P esprime il
gradiente della stessa &,(T) il quale , come anche appare dalla Fig. 3.9.3 , e' decrescente
rispetto al tempo .
L'andamento qualitativo della funzione P e' mostrato nella Fig. 3.10.1 .

Fig. 3.10.1

Questo diagramma illustra in maniera intuitiva un teorema che potrebbe essere


dimostrato in tutta generalita' e noto come Teorema di Prigogine della minima
produzione di entropia . L'enunciato e' il seguente : "Per i sistemi prossimi all'equilibrio
la produzione (temporale) di entropia e' minima allo stato stazionario" .
E' il caso di commentare brevemente questo asserto e vederne qualche importante
implicazione.
Questo teorema descrive in maniera soddisfacente il comportamento dei sistemi
in prossimita' dell'equilibrio . Questa condizione e' verificata quando c'e' una relazione
lineare tra "flussi" e "forze" ( intendendosi per flussi , per esempio la corrente elettrica ,
la portata massica o lo stesso flusso termico ; e per forze i potenziali che li promuovono e
cioe' rispettivamente potenziali elemici , chimici o gradienti tennici ).
Sotto questa ipotesi , piccole perturbazioni spostano il sistema verso stati di
entropia crescente e quindi verso stati di maggiore stabilita' temodinamica . Allo stato
stazionario , in quanto stato di equilibrio ultimo , il sistema e' dunque definitivamente
stabile .
I1 grafico di Fig. 3.10.1 ci dice inoltre che la P e' una funzione definita positiva e
la cui derivata rispetto ai tempo e' negativa :

Ebbene tutte le volte che queste condizioni sono verificate , e' possibile
dimostrare che il sistema possiede un comportamento asintoticarnente stabile .
Che lo stato stazionario sia stabile puo' apparire banale nel semplice caso in
esame , ma ha importanti conseguenze se il concetto e' riferito ai sistemi complessi e a
contesti piu' generali.
Sono ad esempio molti gli Autori cui e' sembrato di trovarvi una risposta al
problema , drammaticamente amale , circa il modello di sviluppo da dare aila societa' ,
affiche' l'esercizio delle umane attivita' sia congruente con le limitate risorse del pianeta
Terra (The susrainable sociey ) .
La crescita esponenziaie , che oggi si registra, di consumo delle risorse e di
inquinamento da parte della societa' occidentale , e della popolazione da parte dei Paesi
in via di sviluppo, pone il problema della individuazione delle soglie critiche o , come si
dice , dei limiti dello sviluppo .
Ebbene questo teorema sembra suggerire che l'organizzazione della societa' , a
livello planetario , dovrebbe mirare ai raggiungimento dello "stato stazionario " , in
quanto portatore della minima produzione entropica e quindi del minimo impatto
ambientale.
I1 conseguimento di tale stato di cose richiederebbe il cambiamento radicale di
quelle che sono le caratteristiche dominanti dell'ordinamento attuale .
In vista della stazionarieta' della popolazione , le societa' povere dovrebbero
rinunziare a quella che viene considerata come una condizione di sostentamento e di
.
sopravvivenza : la procreazione ; mentre ai fine ciella conservazione delle risorse , la
societa' ricca, la "affluent society" dovrebbe abbandonare l'ideale della accumulazione e
della crescita infinita della richezza .
I1 conseguito equilibrio , in forza del teorema di Prigogine , avrebbe infine il
dono della stabilita' .
Fermo restando che e' opinabile l'estensione in chiave sociologica di pure teorie
scientifiche , non resta escluso che la ricerca della stazionarieta' possa rendere
"sostenibile" ad un ecosistema, limitato come quello terrestre, l'esercizio dei sistemi
dissipativi connessi con le attivita' umane, se non altro perche' "c'e' piu' tempo" : per
l'inquinamento di essere ridotto dagli stessi meccanismi naturaii e per la tecnologia di
adattarsi alla diminuzione delle risorse ovvero di mvare sostitutivi alle risorse
scomparse.
Naturalmente il quadro e' piu' articolato di quanto facciano credere questi brevi
cenni . C'e' infatti chi queste idee le ha teorizzate in una completa e organica "visione del
mondo" ( Meadow et al. "I limiti dello sviluppo", Mondadori, 1972; Daly : "Toward a
stationary state economy" , 1972); e c'e' chi invece le rigetta sulla base del fatto che le
risorse della terra , che sono finite , non possono alimentare uno stato che, sebbene
stazionario , si protragga per un tempo infinito .
Lo stato stazionario non e' in questo caso uno stato stabile, ma destinato a
collassare quando il sistema che lo alimenta si sara' esaurito ( N. Georgescu-Roengen :
"Energiae miti economici ",Boringhieri 1982; J. Rifkin :"EntropiaW,
Mondadori 1982).
I1 dibattito attualmente prosegue , alimentato da un concerto di voci che
rieccheggiano l'uno o l'altro tema , con posizioni intermedie variamente sospese tra questi
due poli estremi.
I1 Lettore che desideri approfondire e' rimandato ai testi citati.
CAPITOLO

METODI AVANZATI

DI ANALISI ENTROPICA

Nei capitoli precedenti abbiamo acquisito le metodologie e le formulazioni


operative per seguire l'analisi temodinamica dei sistemi alla luce del Secondo Principio.
Nasce ora il problema della ricerca della configurazione del sistema cui compete
la minima produzione di entropia . A questo scopo , si puo' naturalmente procedere in
modo iterativo , cioe' cambiando qualche parametro di stato o variabile progemiaie e
ricalcolandone gli indici di efficienza ( t , v , x , o eventuali altri) fino a trovare una
soluzione soddisfacente .
E' chiaro pero' che un metodo di questo tipo' e' rudimentale nell'approccio e
oneroso dal punto di vista computazionale. Sarebbe pertanto opportuno disporre di
metodi diretti di ottimiuazione , capaci cioe' di fornire la configuazione ottimaie del
sistema senza ricorrere a procedure iterative. In uscita si otterrebbero una o piu' relazioni
analitiche tra le variabili di stato ,che si traducono in vere e proprie direttive progettuali .
Ebbene in questo capitolo verranno illustrati alcuni metodi diretti di
ottimizzazione entropica e ne verranno date delle applicazioni .
Si vedra' altresi' come , procedendo per questa via , sia possibile risolvere in
maniera elegante problemi che un approccio di tipo energetico o non avrebbe posto o
risolverebbe con piu' estesa trattazione .
4.1 METODI CONVENZIONALI E METODI AVANZATI
DI ANALISI ENTROPICA

Volendo procedere alla minimizzazjone delle irreversibilita' , occorre . com'e'


owio , dare preliminarmente una descrizione fisico-matematica del sistema in termini
entropici . Il che e' immediato se si tratta di sistemi semplici ; se si tratta invece d
sistemi complessi si deve provvedere alla individuazione di sottosistemi elementari, onde
semplificare l'analisi . D'altra parte, la additivita' della funzione eniropia , assicura che la
ottimizzazione dei sottosistemi equivale alla ortimizzazione del sistema nel suo
complesso .
il problema generalmente consiste nella ricerca del minimo di una funzione, cosa
che puo' farsi o con i metodi cosiddetti "analitici" che sono le tecniche di minimizzazione
note dall'Analisi Matematica, utilizzabili quando sono note e facilmente trattabili le
funzioni che regolano il comportamento del sistema; o con metodi "numerici" cui si
ricorre quando le funzioni presentano particolare complessita' .
Altre volte invece si tratta della ricerca di un minimo condizionato ; cio' significa
che alcune variabili della funzione da minimizzare devono verificare altre determinate
condizioni.
Quello da minimizzare e' in ogni caso il ToASi . 11 risultato sara' una correlazione
tra variabili termofisiche e strutturali alla quale ispirare la impostazione del progetto .
E' importante sottolineare che lo studio della minimizzazione entropica ha
portato in tempi recenti ad una radicale innovazione concemale .
Si puo' ad esempio citare il caso della produzione di entropia nella barra
conduttrice . S'e' visto che , rimuovendo l'ipotesi del flusso costante, imponendo una
condizione sulla geomeuia del sistema - che sostanzialmente discende dal postulato di
Fourier - e risolvendo il relativo problema del minimo condizionato, e' possibile ricavare
in maniera semplice e diretta l'andamento del fiusso tennico in funzione della
temperatura locale della barra .
Trasferito in campo criogenico questo metodo ha suggerito una brillante tecnica
di superisolamento delle strutture di supporto delle macchine e delle attrezzature tecniche
che operano alle basse temperature . E' stato cosi' possibile minimizzare le elevatissime
perdite energetiche attraverso le superfici di contenimento dei magneti superconduttori
come dei loro supporti meccanici o cavi elettrici di alimentazione .
.
In verita' alcune di queste tecniche di superisolamento erano gia' note ma l'uso
che se ne faceva aveva solo fondamento empirico e i risultati approssimativi . Questo
metodo ha invece fornito una solida base teorica per lo studio dei problemi tecnici
connessi e per la progettazione del sistema stesso .
Dei risultati di tale innovazione metodologica si e' fino ad oggi avvantaggiato
principalmente il settore criogenico . Ma le tendenze della piu' recente ricerca scientifica
stanno.inreressando anche gli altri campi del comparto energetico .
Per la importanza formativa che l'argomento riveste, verranno nel seguito trattati,
a titolo di esempio , alcuni casi di ottimizzazione entropica dei sistemi .
Affronteremo inizialmente il problema della scelta ottimale degli spillamenti in
una centrale temoelettrica , quale esempio di ricerca del minimo con metodi
convenzionali .
Illustreremo poi i metodi avanzati nel caso particolarmente semplice ed
illuminante della conduzione termica ; ne descriveremo dapprima l'apparato concettuale e
i metodi matematici fondamentali (Calcolo Variazionale) e li applicheremo al problema
della barra conduttrice e ai sistemi con generazione intema di calore . Ne vedremo cosi'
l'utilita' nel settore criogenico .
Studieremo infine in chiave entropica gli scambiatori di calore. mostrando come
la loro ottirnizzazione non puo' arrestarsi alla minimizzazione del rapporto "perdite di
carico 1 calore scambiato". ma coinvolge altre variabili e postula altra impostazione .
Accenneremo infine all' ottimizzazione economica dei sistemi , sulla base dello
stesso approccio entropico .

1.2 OTTIMIZZAZIONE ENTROPICA DI UN CICLO RIGENERATn70

Si esamini un ciclo Him a rigenerazione e un numero qualsivoglia di scambiatori


rigenerativi (Fig. 4.2.i-a) che , per semplicita', assumiamo di efficienza unitaria . Si
determini la condizione di minima produzione di entropia .
Si considerino a questo scopo due scambiatori consecutivi (Fig. 4.2.1-b) e sotto
l'ipotesi della adiabaticita' , si scriva il bilancio entropico globale .
Esso vale :
owero :

Fig. 4.2.1

.
Dette ora yA e y, le frazioni di vapore spillato indicato con r il calore latente di
condensazione e con C,, e C,,. il calore specifico di liquido e vapore surriscaldato , si ha :
Sviluppando in serie il logariuno e trascurando i termini del second'ordine , si ha :

Ma i1 bilancio entalpico sul rigeneratore fornisce :

r,[r, + c,(T:.
-T,.)] = C,(& -q)

dunque

,?inalogamente si ottiene :

Dunque :

Per la ricerca dei minimo basta annullare la derivata di T , N i . Come si vedra'


subito , la variabile piu' oppomina ai nosui scopi , rispetto alla quale eseguire la derivata
e' la T, . Quindi :

Da cui :

Generalizzando si puo' scrivere :


Dunque aftinche' i1 sistema , per quanto attiene agli spillamenti , sia
termodinamicamente ottirnizzato occorre che le temperature del condensato stiano in
relazione geometrica come espresso dalla 1) . Questa e' allora la relazione cercata.
Si ammetta ora lecita l'approssimazione :

11 salto di temperatura subito dal condensato sul rigeneratore vale pertanto :

Cio' e' vero nel caso di due rigeneratori . Si puo' pero' dimostrare in tutta
generalita' che per N spillamenti si ha :

T*!- T,
1 =N

ovvero in termini entaipici :

h,? - h,
h"+,- j r = -
h'

Cio' significa che , in prima approssimazione , per ottirnizzare il sistema occorre


suddividere il salto entaipico ( o termico ) del liquido saturo in intervalli parziali di
uguale ampiezza .
Si ritrova peraltro un risultato gia' noto dail'anaiisi energetica, ma in quella sede
conseguito a costo di piu' estesa trattazione .
4.3 METODI VAFUAZIONALI NELLA CONDUZIONE TERMICA

I1 problema dell'isolamento termico e' di fondamentale importanza nella


Temotecnica . Come emerge dalle analisi svolte al Cap. I11 , la conservazione del calore
come del freddo e' tanto piu' importante quanto piu' lontana dalle condizioni esterne e' la
temperatura che si vuole mantenere nell'ambiente controllato .
Ai fini conservativi , occorre minimizzare le perdite termiche di ogni tipo e in
particolare la trasmittanza delle superfici di controllo .
Secondo l'approccio tradizionale basta individuare geometrie appropriate e
materiali di bassa conducibilita' , come suggerito dalle relazioni funzionali della
trasmissione del calore. Cio' invero e' sufficiente in condizioni ordinarie ; ma in talune
situazioni particolari , procedendo per questa via , si giunge presto al piu' alto valore
della resistenza termica consentita daila convenienza economica.
Occorre allora adire a soluzioni concettuali e tecniche totalmente nuove .
Come accennato nel precedente paragrafo , l'ambito nel quale questa innovazione
si e' sviluppata maggiormente e' quello criogenico, in quanto energeticamente piu'
esigente .
Si e' riconosciuto , nei primi anni Settanta , che i limiti dell'impostazione classica
del problema erano dovuti alla presa in conto del solo Primo Principio e si e' quindi
provato ri fondare l'analisi sul Secondo Principio.

T1

Fig. 4.3.1
Per illustrare efficacemente i progressi fatti. conviene partire dal calcolo delle
irreversibilita' nella conduzione tennica .
Si consideri dunque una barra condutuice (Fig. 4.3.1) che separa due ambienti
rispettivamente a temperatura T I e -<T, .
Sia A la sezione di passaggio del fiusso termico q e k la sua conducibilita'
termica . Naturalmente si ha :

In questa espressione non compare il segno (-) grazie ad un'oppomina scelta del
sistema di riferimento : dT e dx hanno infatti verso opposto .
I1 punto chiave di questo approccio consiste nell'ipotizzare che il flusso termico
q non sia costante attraverso la barra , e cioe' indipendente dalla temperatura locale T(x)
(Fig. 4.3.1-a) , ma sia appunto funzione di questa :

Cio' equivale ad ammettere che la barra sia soggetta ad un flusso "laterale" di


calore e cioe' precisamente che dal tratto elementare dx venga estratto il calore dr e
ceduto ad una macchina di Carnot che evolve tra le temperature T e T, (Fig. 4.3. l -b) .
Naturalmente per l'elementino tratteggiato in Fig. 4.3.1-b risulta :

Ai fini della trattazione che segue e' importante poi ammettere che questa
trasmissione termica sia esente da irreversibilita' , in modo che la produzione di enuopia
del sistema sia solo dovuta al salto di temperatura dT lungo la barra
I1 problema si pone allora in questi termini : " trovare una funzione q(T) tale da
minimizzare la produzione di entropia del sistema " .
A questo scopo si faccia l'ipotesi che la cessione del calore dq a temperatura T
alla macchina elementare di Carnot non alteri lo stato temodinamico della barra (dS=O).
Pertanto :
Da cui :

ovvero

Se il dispositivo presenta una geomeuia fissa, allora :

.
Questa espressione , che discende dalla 1) indica che la trasmissione del calore
lungo la barra avviene unicamente per conduzione e che il flusso tennico q(T) e' funzione
della temperatura locale T .
I1 q(T),, cercato deve essere dunque tale da minimizzare la 3) sotto la condizione
espressa dalla 4) . Siamo di fronte al tipico problema dell' Analisi Vanazionale .
Conviene allora richiamarne alcuni elementi essenziali .
Date le funzioni :
Ffsy,yt) e Gfxy,yl)
con :
.r = variabile indipendente
= V(X)
y' = d y / h

, si puo' dimostrare cne la funzione v che minimizza l'integrale :

5)

sotto la condizione

con K = costante . deve soddisfare all' equazione di Eulero-Lagrange:


Qui p e' il moltiplicatore di Lagrange che si determina risolvendo
simultaneamente la 6 ) e la 7) .
Nel nostro caso conviene porre :

Poiche' la variabile )I' nel nostro problema non figura , l'equazione 7) si riduce
alla seguente :

owero :

da cui :

quindi :

Questa , sostituita nella 4) ,permette di scrivere :

e dalla quale si ricava:

Sostituendo questa nella 9) , si ha finalmente :


La 10) e' la funzione cercata . Essa esprime il flusso tennico ottimo che deve
percorrere la barra per aversi la minima produzione di irreversibilita'.
Nel caso in cui k sia indipendente da T , cioe' :

k = k = costante
si ha immediatamente :

AE T.
11) q(T),, = T-In-
L T,
Non deve sfuggire la profonda diversita' di significato tra la 11) e la ben nota :

l l')

quest'ultima relativa all'ipotesi di flusso costante lungo la barra .


In ogni caso il flusso tennico q viene trasferito integralmente dal serbatoio a
temperatura T, a quello a temperatura T , C T, ; con la differenza che , secondo lo
schema tradizionale (Fig. 4.3. l-a ) ,tale flusso percorre la barra in tutta la sua lunghezza ,
e la sua intensita' e' indipendente dalla quota x ; secondo invece il nuovo schema
(Fig.4.3. l-b) , esso giunge al serbatoio freddo per via di successive estrazioni laterali di
calore la cui entita' , in base alla l l) , e' proporzionale alla temperatura locale della
barra.
Questo nuovo modo di vedere la trasmissione del calore tra T, e T, suggerisce
anche un modo alternativo di realizzare l'isolamento . E' chiaro infatti che , come indicato
dalla 1l'), quando T, , T? ed L sono fissati, si puo' solo pensare di intervenire sul
termine M, cioe' aumentando la resistenza termica tra i due ambienti. E si puo' spingere
questa strategia fino ai limiti della convenienza economica.
Quando anche questa soglia e' stata raggiunta (ossia quando anche kA e' fissato),
allora la 11') non suggerisce ulteriori possibilita' , mentre la 11) insegna che e' possibile
consentire il passaggio del calore controllando il flusso termico che percorre il corpo
isolante. Tale controllo di q puo' esser fatto con una estrazione laterale del calore tale che
sul corpo isolante susaista la 11) .
Come questa tecnica venga praticamente realizzata verra' visto avanti. Qui
conviene evidenziare altri aspetti concettuali del problema
Si determini ora il profilo di temperatura ottimale. A questo scopo, sempre sotto
l'ipotesi k=costante , basta combinare la 10) con la 1) .
da cui :

quindi :

A titolo di confronto e' utile ricordare che il profilo di temperatura nel caso di
q=cost. e' dato da una funzione del tipo :

In Fig. 4.3.2 sono riportati i rispettivi andamenti qualitativi.

Fig. 4.3.2

Infine , per la produzione di entropia, ricordando la 3) e la 10) si ha:


Nel caso di q = costante risulta com'e' noto :

E' facile verificare che :


bSi),, 5
I1 vantaggio di adottare la tecnica del raffreddamento laterale risulta evidente
quando si considera il rapporto tra la 12) e la 13) detto Rapporto Entropico ( Entropy
Generation Number ) , che vale :

e il cui diagramma e' dato in Fig. 4.3.3. Da qui si nota che la convenienza si fa sensibile
per T J T , > 10.

Fig. 4.3.3
- - P
Una volta nota la funzione q(T),,,, e' un fatto di pura tecnologia eseguire un
controllo del flusso termico lungo la barra attraverso un'esuazione laterale di calore .
Nella pratica possono essere riguardate come barre conduttrici i supporti
meccanici delle macchine per la produzione del freddo .
I1 loro isolamento, nello spirito delle considerazioni svolte, puo' essere effettuato
con le tecniche piu' varie. Una serie di possibili schemi di principio sono compendiati
nella successiva Fig. 4.3.4 e sono rispettivamente : raffreddamento continuo a mezzo di
correnti di gas a bassa temperatura che lambiscono la barra (a) ; raffreddamento
discretizzato in due o piu' punti (b) ; raffreddamento continuo realizzato con vapori a
bassa temperatura (C)o altri ancora.
Una condizione che caratterizza il calore da esrrarre lateralmente puo' esser
trovata ricordando che dr=dq . Pertanto dalla 11) :

dr dq k~ In-T2 = costante
dT dT L T,
Cio' significa che il raffreddamento laterale deve avvenire un[formemente
nell'intervallo di temperatura T, + T?.
Nel caso particolarmente semplice della barra lambita coassialmente da gas
fiigorigeno di calore specifico C, , la portata vale ovviamente :

15) m=--- l dq --k~ In T,


C, dT LC, T,
-

Fig. 4.3.4
4.4 MINIMIZZAZIONE ENTROPICA NEI MEZZI CON
GENERAZIONE INTERNA DI CALORE

La generazione di corrente elettrica in grandi magneti superconduttori e' una delle


maggiori promesse della scienza moderna . L'efficienza di queste macchine e' infatti del
99 % circa e gli ingombri sono quasi la meta' di quelli di un equivalente alternatore
convenzionale .
Le difficolta' sono legate alla temperatura di lavoro , che e' dell'ordine di quanche
-,do Kelvin . L'intera macchina viene infatti mantenuta in bagno di elio liquido a circa
4K. I cavi elettrici che convogliano la corrente ivi generata fino ai dispositivi utilizzatori,
presumibilmente a temperatura ambiente , possono essere riguardati come conduttori
termici che separano due ambienti a temperatura diversa.
Si ripropone allora il problema dell'isolamento di questi cavi al fine di
minimizzare le perdite termiche del sistema .
Le indicazioni che ci vengono dal Primo Principio sono quelle di realizzare il
cavo piu' lungoe sottile possibile per minimizzare l'effetto conduttivo .
Volendo andare al di la' del limite tecnico ed economico consentito da questo
approccio , si puo' operare con la tecnica del raffreddamento laterale vista al paragrafo
precedente . Si tratta di convogliare sul cavo una opportuna portata coassiale di elio
liquido prelevata dallo stesso contenitore del magnete superconduttore .
Non va pero' trascurato il fatto che il cavo e' sede di una generazione interna di
calore . Del sistema si puo' dare la schematizzazione mostrata in Fig. 4.4.1 .

Fig. 4.4.1
Detto dw il calore generato dl'intemo del tratto elementare di conduttore e dr il
.
flusso da estrarre lateralmente i bilanci energetici ed enuopici porgono rispettivamente :

In quest'ultima espressione il primo termine a secondo membro esprime la


produzione di entropia relativa allo scambio terrnico con il fluido che lambisce il
conduttore e il secondo quella associata alla generazione interna di calore .
Il tennine dw rappresenta la potenza dissipata per effetto Joule e come tale
correlata alle caratteristichedel mezzo : resistivita' (p) ,corrente (I)e sezione ( A ) :

Analogamente al caso precedente , si ricerca quella funzione q(T),, tale da


minimizzare l'integrale :

sempre sotto la condizione :

anche in questo caso infatti il sistema presenta una geometria fissa .


Posto allora :

Si osservi che neanche questa volta la variabile y' figura esplicitamente nel problema.
L'equazione di Eulero-Lagrange allora diventa :
Ebbene , nei conduttori elettrici e' possibile esprimere la resistivita' p in
funzione della temperatura ( legge di Wiedemann-Franz-Lorenz ) e cioe' nella forma :

dove b = cL/k , con cL= 24.5 lQ9 (W/Al K)2) costante di Lorentz.
Allora combinando la 7) e la 7) e ricordando che , per il postulato di Fourier,
dr/dT=k A /q , risulta :

Sostituendo questa nella 6) e differenziando si ha :

con :
@ = p+bL2

Eliminando q(T) tra la 5) e la 8) e sotto l'ipotesi che :


-
k=k

si ricava :

Pertanto :

dalla quale si puo' ricavare p . Ora , imponendo :


e ricordando la 9) ,si puo' ricavare il profilo ottimo di temperatura :

-x .;nI T-

Questo risulta indipendente dalla corrente I e identico a quello ricavato nel caso
della barra senza generazione interna di calore .
La portata di fluido frigorigeno cui far lambire coassialmente il cavo si calcola
scrivendo il bilancio energetico nel tratto elementare dx :

11) dqx+, - dq, + dw = dr

in cui ovviamente :

dT
dq, =kA-
dx

Sostituendo queste nella l l ) si ha

Introducendo in questa la eq. 10) e sviluppando le derivate si ha infine

E' facile riconoscere che per 1 = O si nuova la 15) del !j 4.3.


I cavi elettrici raffreddati ad elio sono oggi una caratteristica ricorrente dei grandi
magneti superconduttori .
1.5 APPLICAZIONE DEI METODI VARIAZIONALI
AGLI SCAMBIATORI DI CALORE

I1 progetto temoidraulico degli scambiatori di calore , secondo l'approccio


solitamente seguito , 2' sostanzialmente mirato alla massimizzazione del rendimento
cnergetico e quindi implicitamente fondato sul Primo Principio della Temodinamica .
Lo scopo del progettista e' infatti quello di trovare configurazioni e condizioni
operative tali da esaltare, in ultima analisi , i coefficienti di scambio tennico convettivo ,
senza incorrere in eccessive perdite tluidodinamiche.
I due aspetti sono infatti contrastanti . Tutto cio' che potrebbe migliorare lo
scambio tennico ( promotori di turbolenze , alettature esterne o zigrinature interne dei
tubi etc.) comporta inevitabilmente maggiori cadute di pressione e quindi maggiori
potenze di pompaggio .
Un parametro in grado di misurare il relativo peso assunto da questi due effetti e'
il rapporto R = "potenza scambiata / potenza di pompaggio" . L'ottimizzazione del
sistema passa quindi attraverso la massimizzazione di R .
Non esiste a questo scopo una tecnica diretta di calcolo ; si puo' solo procedere
per tentativi , fino ad individuare una configurazione soddisfacente .
Un approccio al problema ben piu' rigoroso ed efficace discende ancora una volta
dai Secondo Principio della Termodinamica.
Come cercheremo di dimostrare tra poco , applicando agli scambiatori di calore i
metodi variazionali per la minimizzazione entropica ,si giunge a conclusioni illuminanti
circa le dipendenze fiinzionali che contano ai fini della ottiminazione .
Gli strumenti conoscitivi che ne emergono , in termini di correlazioni di caicolo,
diagrammi etc. danno indicazioni progettuali precise per una rapida definizione della
configurazione ottimale .
Risultera' chiaro , in conclusione ,quanto parziale e limitato sia a questo scopo il
procedimento classico ,fondato sulla sola legge di conservazione dell'energia
Volendo procedere con gradualita' , studieremo inizialmente il caso dello
scambiatore di calore le cui irreversibilita' siano dovute ai solo scambio tennico ,
rimandando alla sezione successiva la presa in conto di quelle legate all' attrito.
Fig. 4.5.1

Si consideri dunque uno scambiatore di calore le cui correnti siano schematizzate


come in Fig. 4.5.1 e si ammetta che il calore scambiato tra questi si mantenga all'interno
del volume di controllo tratteggiato in figura .
Cosi' configurato il sistema e' adiabatico e il bilancio entropico fondamentale
assume la forma solita :

In questa equazione i segni rispettano la convenzione che considera uscente il


flusso entropico a temperatura piu' alta (T+AT) ed enuante quello a temperatura piu'
bassa (T).
Per i fini concettuali che ci proponiamo , non e' restritllvo semplificare la
trattazione assumendo che le capacita' termiche dei fluidi siano uguali :

(m C,), = (mc,),= m C,
Pertanto :

Trascurando il differenziale del secondo ordine ( d(AT)-O ) e ammesso che sia


AT/T < C l . risulta :

Si osservi l'analogia col caso precedente ( eq.3 del 8 4.3). Qui il gruppo m CpAT
assume il ruolo che li' aveva il flusso q che percorre la barra.
Esso suggerisce dello scambiatore di calore l'immagine di un dispositivo
caratterizzato da un'estremita' fredda a temperatura T (sez.1 in Fig. 4.5.1) e di
un'estremita' calda a temperatura T+dT (sez.2) , e percorso da un flusso tennico

essendo , si ribadisce, AT il salto tennico tra le due correnti fluide.


Lo scambiatore puo' pertanto esser trattato alla stregua di una barra conduttrice
che separa due corpi a tempertaura T, e T? e sede del Gusso termico Q=mCpAT. I1
problema e' ora quello di stabilire la funzione Q(T) tale da minimizzare le irreversibilita'.
A questo scopo , utilizzando la 2) si puo' porre la 1) nella forma :

D'altra parte , il bilancio termico tra i due fluidi porge :

in cui dA e' la superficie di scambio tennico nel tratto elementare considerato ed a il


coefficiente convenivo .
Integrando la 4) e tenendo conto della 2) si ha :
I1 problema si pone allora in questi termini : minimizzare l'integrale 3) sotto la
condizione espressa dalla 5) .
Nell'ipotesi che sia :

E; = costante

e ragionando come nei casi precedenti , si giunge alle formulazioni conclusive che
seguono :

Si ribadisce che il ,Q cosi' ricavato non e' il calore che i due fluidi si
scambiano, ma il flusso termico che percorre lo scambiatore tra la testata calda e la
testata fredda (Fig. 4.5.2). tale da assicurare la minima produzione di irreversibilita'.
Ricordando la 2) deve allora risultare :

da cui :
[an :]
mC,AT = L l n - mCpT

Cio' significa che la configurazione ottimale si consegue facendo si' che risulti
ATfl=costante su ogni sezione dello scambiatore. Cio' si potrebbe ottenere in linea di
principio con un trasferimento artificiale della quantita' di calore dr dal ramo caldo al
ramo freddo dello scambiatore ( equivalente al raffreddamento laterale). Per il calcolo di
questa quantita' si puo' procedere analogamente a quanto visto per la barra conduttrice .
Anche in questo caso dr=dq e quindi :

dr
-=- dq- m2c2
-- 7,
P In - = costante
dT dT K A 'I;
Quesu e' il criterio progemale che si cercava . Tale relazione ci permette infatti
di affermare che una configurazione termodinamicamente ottima e' quella in cui questa
estrazione laterale del calore avvenga uniformemente lungo la linea del condotto .
Ln verita' scambiatori di calore che realizzino materialmente questa condizione
comporterebbero difficolta' progemali e cosuuttive non trascurabili e quindi una tale
pratica sarebbe ingiustificata nelle piu' comuni applicazioni termotecniche (almeno fin
quando i salti termici tra i fluidi non sono particolarmente elevati ).
Un settore invece nel quale questo criterio puo' essere applicato direttamente e'
ancora quello criogenico . A questo si accemera' nel paragrafo successivo .

Scambiatore B a r r a conduttrice
d calore equivalente

Fig. 4.5.2
4.6 APPLICAZIONI NEL SETTORE CRIOGENICO

Com'e' noto la liqueraaone dei gas viene soiitarnenre realizzard !n impianti L

compressione mulristadio interrefriserata con rigenerazione intemedir: . il cui schema


funzionale e ciclo termico sono mosuati nella Fig. 416. i .
E' risaputo aluesi' che il miglioramento delle prestazioni del sistema si consegue
dotando lo scambiatore rigenerativo di ulteriori refrigerazioni parziali . realizzare o con
impianti frigoriferi ausiliari , con temperature di lavorc) via via decrescenu . o piuttosto -
per non aggravare l'economia complessiva - con sempiici espansc~rialternatiiri. il cui
scopo non e' tanto il recupero di lavoro meccanico . uuanto la produzione di effetrci
frigorifero.

Fig. 4.6. !
Tali espansori ricevono il gas spillato dal ramo caldo e dopo averlo laminato lo
restituiscono al ramo freddo. La Fig. 4.6.2 ne mostra uno schema di principio.

Fig. 4.6.2

Si pone pertanto il problema del come disuibuire, lungo la linea della


rigenerazione, queste refrigerazioni intermedie.
Ebbene questo caso e' equivalente a quello appena trattato e se ne possono quindi
utilizzare i risultati .
I1 criterio deve essere quello del "JT/T= costante". ossia la refrigerazione
intermedia deve essere distribuita nn@rmemenre lungo Ntta la linea della rigenerazione .
Si puo' ora calcolare la portata m f T )da spillare ad o ~ n quota
i a temperanirz T. A
questo scopo si consideri lo schema di uno scambiatore con rigenerazione continua in
Fig. 4.6.3.
Fig. 4.6.3

1 rami cddo e freddo sono collegati da un espansore che, con rendimento q, , produce il
lavoro:

d W = q c dUYm, = q e dm R T In-P?
P1
I1 bilancio energetico per l'elementino rappresentato in Fig. 4.6.3-b) e' il
seguente:

Da cui, trascurando i differenziali del secondo ordine e semplificando , si ha :

Poiche' nelle applicazioni cnogeniche risulta


posto :

R
b=-ln- P?
C, P1
si puo' approssimare :

dm - 1 d ( A n
----
2)
m qeb T
Ma, per la regola del AT/r=costante :

AT
-=- AT,
T T0

con T, e AT, misurati all'ingresso dello scambiatore. Allora combinando la 2) con la 3) e


integrando si ottiene :

ossia :

In-=- A T , / T , In-=-"--
AT A T / T o In- T
m0 'le b AT, qe b T,
Posto infine :

risulta :

essendo naturalmente m, e T, la portata e la temperatura che si misurano all'ingresso


dello scambiatore .
E' stata cosi' trovata la portata da spillare in comspondenza della quota a
temperatura T per aversi il minimo di irreversibilita'.
Si puo' allora concludere sottolineando che tale criterio costituisce una precisa
direttiva progettuale alla quale ispirare la "filosofia" d'impianto e il metodo che lo ha
generato fornisce un soddisfacente fondamento scientifico per un problema che veniva
prima affrontato su base empirica .
N -28

4.7 DEFLUSSO CON AlTRITO NEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

Per generalizzare l'analisi entropica degli scambiaton di calore occorre includere


nella trattazione il contributo delle imversibilita' dovute all'atuito .
A questo scopo si puo' considerare un uatto elementare di condotto e scriverne il
bilancio energetico ed entropico :

dove si e' indicato con q' il flusso scambiato per unita' di lunghezza .
Combinando la nota relazione :

con la l ) e la 2) si ha :

L'approssimazione fatta e' lecita sono l'ipotesi che sia AT/T<< I .


Si riconosce subito che il primo termine a secondo membro rappresenta la
irreversibilita' per scambio tennico e il secondo tennine quella per attrito
La ricerca delle condizioni ottimali riesce facilitata se si introduce il Rapporto
Entropico , che ora conviene definire come :

Facendo uso di correlazioni e simbologia ben note in Temotecnica, quali :


N -29

( D= diam. eq. ;C = contorno bagnato)

(A =sez. di passaggio)

--dp = ~ . ~ G ' / ( P D ) ( f = fattore d'attrito)

Re =DGIp (p = viscosita' dinamica )

q'/(c~T)
St = (St = Numero di Stanton )
CP

e con le posizioni seguenti :

J= 4'
p m (C, T)"'

com'e' facile verificare ,risulta :

3)

I1 diagramma di Ns in funzione di ATR e di A, e' mostrato in Fig. 4.7.2 .


Qui si vede che la minirnizzazione di N, non dipende solo dal AT, come sembrerebbe
suggerire l'analisi energetica , ma anche da altri parametri .
In particolare , per ogni assegnato A, le curve presentano un minimo in
comspondenza di un T,,, che si determina, ai solito , annullando la derivata della 3) rispetto
a r e tenendo conto che 7<<1.
Risulta :

Top, = A,%
da cui :

(N,),, = (413) A,%


Si cominci coll'osservare che il luogo dei punti T, , che e' la linea di fondo vaile del
diagramma , separa due zone ben distinte: quella di i C T, caratterizzata da piccoli AT e
quindi da irreversibilita' per scambio termico piccole rispetto a quelle per attrito ; e quella dei
T >T~,, , in cui le perdite sono dominate piuttosto dai salto tennico AT che daile cadute di
pressione 4 .
E' infine fondamentale rilevare che ,a seguito del carattere non-monot*nodelle curve.
ogni riduzione di AT quando T e T, porta non ad un decremento ma ad un incremento di
irreversibilita' .
Questo risultato e' inatteso nell'ambito dell'anaiisi energetica e apparentemente in
contrasto con l'idea che ai diminuire del salto tennico debba migliorare l'efficienza dello
scambiatore . I1 diagramma mostra infatti che cio' e' vero solo per s > T, .

Regione dominata dalle


irreversibilita' per

dalle
irreversibilita' per
scambio termico (AT)
Altre considerazioni che mostrano la parzialita' dell'approccio tradizionale si possono
fare a proposito del parametro R su ricordato.
In quanto rapporto tra flusso tennico scambiato e potenza di pompaggio , esso puo'
essere interpetrato operativamente dal parametro achmensionale seguente :

I1 rapporto entropico Ns puo' essere ora riscritto in termini di R e A, come segue :

e diagrarnmato come in Fig. 4.7.3 .


Anche qui per ogni assegnato A, i minimi valori di Ns si hanno per un Roprche vale :

Nuovamente , si rileva che ogni incremento di R non e' benefico in assoluto , come
porterebbe a credere l'approccio tradizionale , ma solo se R < R,, .

- - - - - -- -- .---
Regione dominata dalle
irreversibilila' per

Fig. 4.7.3
4.8 OTTIMIZZAZIONE ECONOMICA CON METODI ENTROPICI

Si vuole qui brevemente mosuare che i metodi sopra esposti si prestano ad essere
utilizzati anche in sede di ottimizzazione economica.
Per esempio , nel caso degli scambiatori di calore , il problema si pone in questi
termini : trovare la minina superficie di scambio termico che compete ad un assegnato grado
di irreversibilita' .
Se il contesto e' quello degli scambiatori privi di perdite per attrito , il problema
equivale alla minimizzazione della eq. 5) del 3 4.5 :

sotto la condizione espressa dalla 3) del 3 4.5 ( cioe' per assegnato dSi ):

Sviluppando i calcoli secondo le ormai note tecniche delllAnalisi Variazionale , si


giunge alla relazione conclusiva seguente :

Dunque la minima superficie di scambio tennico compete ad uno scambiatore


caratterizzato da un rapporto :

ATR = costante

Un approccio alternativo puo' vedersi esaminando il caso della ottimizzazione


economica del cavo elettrico con generazione interna di calore ( $ 4.4) . I1 problema e' quello
di hovare la sezione A del cavo cui competono le minime irreversibilita' .
La produzione di entropia si puo' calcolare dalla 4) del 3 4.4 . Cioe' :
T: T?
q l dw dT
aSi = J(2+--)
T
d T = l i qopr
TdT
+bkl2
T
J-=
T2
T, qopr
T/ T,

=-
Ak (In-)T, 2
+ b l 2 L-
L T, A

Derivando quest'ultima rispetto ad A ed annullando si ricava :

Si vede quindi come in ogni caso si traggano o delle direnive progettuali o delle
formule esplicite per la onimizzazione di grandezze progettuali rilevanti ai fini economici .

4.9 CONCLUSIONI

In questo capitolo si e' voluto mostrare attraverso esempi con quali approcci sia
possibile minimizzare la produzione di irreversibilita' nei sistemi energetici .
Si puo' a questo scopo procedere con i metodi tradizionali , stabilendo i bilanci
enuopici ed annullandone le derivate , onde ricavarne correlazioni di interesse progemale .
Esistono altresi' i metodi variazionali che hanno il vantaggio di condurre direttamente
alla funzione cercata , sia pure previa accurata formulazione analitica del problema .
I casi qui esaminati sono stati scelti per il loro eminente valore didattico e quindi
intesi ad illustrare i fondamenti del metodo e le procedure di calcolo . Le applicazioni da essi
suggerite sono state pero' effettivamente realizzate e costituiscono oggi le soluzioni tecniche
piu' avanzate ,particolarmente nel campo della criogenia .
Da quanto visto emerge altresi' la necessita' di impostare spesso il problema in modo
nuovo . L'ipotesi che il flusso termico attraverso una barra che separa ambienti a temperatura
diversa , possa non essere costante e' stata l'intuizione da cui discende il modello e le sue
applicazioni .
Alla ottimizzazione temodinamica infine puo' far seguito la ottimizzazione
economica dei sistemi , anch'essa perseguibile attraverso approcci convenzionali o con gli
stessi metodi variazionali.
Risulta in conclusione quanto piu' generale e piu' razionalmente fondato sia il metodo
entropico rispetto a quello energetico .
Da cio' la necessita' di acquisirne i principi e le tecniche .
CAPITOLO

L'EXERGIA GENERALIZZATA (O)

Per trattare dal punto di vista del secondo principio i sistemi nei quali, oltre agli
scambi di energia, ricorrono anche scambi di massa con l'esterno o reazioni chimiche,
non si puo' adoperare il semplice formalismo introdotto finora.
Occorre una generalinazione che tenga conto dell'exergia che compete allo stato
di equilibrio ultimo con l'ambiente, ossia quello dell'equilibrio tennomeccanico e
chimico. Cio' richiede l'introduzione del potenziale chimico e una opportuna definizione
dello stato di riferimento (dead stare).
. Un'applicazione classica di questi concetti si ha nel caso dei processi che
coinvolgono miscele di gas o miscele di gas e vapori condensabili com'e' il caso dell'aria
umida. Si capisce quindi che il campo che piu' direttamente puo' beneficiare di tali
indagini e' quello del condizionamento dell'aria.
In questo capitolo verranno allora fornite le formulazioni operative delle perdite
termodinamiche e del rendimento exergetico dei singoli processi. richiesti negli impianti
di climatizzazione.
A titolo applicativo verra' svolta l'analisi exergetica di un impianto di
condizionamento estivo a tutt'aria con ricircolo e sviluppata l'analisi parametrica allo
scopo di evidenziare la sensibilita' del rendimento exegetico alle condizioni operative.

(') dallo studio di G. CAMMARATA. A. ACHERA. L. MARLETTA : " ' W i uurgeca dei processi deli'ario

umido per il c o ~ t o "Ani, del Congresso Na.z A l i .Parma. Sea 1992


5.1 ASPETII TERMODINAMICI PRELIMINARI

Un limite nella trattazione elementare dell'exergia per i sistemi aperti e' legato
ail'ipotesi - non sempre sufficientemente evidenziata - che il fluido di lavoro non abbia
scambi di'massa con I'ambiente esterno e/o che non reagisca chimicamente con esso.
Volendo includere questa possibilita', c'e' da generalizzare innanzi tutto il
concetto di "stato morto" (dead state) o stato di riferimento. come quello nel quale il
sistema raggiunge con I'ambiente circostante non solo l'equilibrio termico e meccanico
ma anche quello chimico. In Letteratura si tende anzi a enfatizzare tale distinzione
attribuendo nomi diversi allo stato di riferimento , a seconda che si tratti di equilibrio
termomeccanico (restricted dead state) o di equilibrio termomeccanico e chimico
(ultiinate dead state). Nel seguito il "restricted dead state" verra' distinto contrassegnando
.
con un asterisco ( )* la variabile interessata ( per es. h*, s* , T ) mentre per I' "ultimate
dead state" si usera' il pedice ( ), ,(per es. T, , p,. Naturalmente sara' T = T,) .
L'exergia associata a un deflusso , calcolata come Ii - h*- T, ( s-s* ) , esprime
l'energia massima utilizzabile nell'ipotesi che il deflusso evolva reversibilmente fino
ail'equilibrio tennico e meccanico con I'ambiente :

em 11- Il*- T, (s-s*)

Se hanno luogo degli scambi di massa con l'esterno , questa espressione si verra'
ad arricchire di un termine (e,,) atto ad esprimere l'ulteriore aliquota di lavoro estraibile
se il deflusso - una volta in equilibrio termomeccanico con l'ambiente - si porta con
questo anche in equilibrio chimico. L'espressione completa della funzione exergia si puo'
dunque scrivere come :

e = e, + e,,

Per quel che segue , conviene sin da ora indirizzare la trattazione al caso dei
miscugli. In tal caso, contrassegnato con k il generico componente del miscuglio, per la
additivita' delle funzioni enuopia ed entalpia, si avra' :
Dunque :

Qui la tilde (-) indica che la variabile interessata e' riferita alla unita' molare di
sostanza mentre n, ne rappresenta la frazione molare.
Si puo' dimostrare che, nel caso di sistemi chimicamente non reagenti, il termine
e,, e' rappresentato dal potenziale chimico p che a sua volta , com'e' noto dalla
Temodinamica, e' esprimibile con la funzione di Gibbs molare i,. Per cui :

dove :

Per migliore chiarezza, con le epressioni seguenti si precisano le condizioni


temodinamiche alle quali vengono calcolate le funzioni entalpia ed entropia :

Qui si e' indicato con p,, la pressione parziale del componente k-mo della
miscela alla temperatura T, ( in altri tennini : pko = pk(To)=nk p, ; e con p,,= n,, p,
la pressione parziale dello stesso componente presente nell'ambiente esterno , anch'esso a
temperatura T, . Si consideri ad esempio un miscuglio che contenga dell'azoto : p, e' la
'

pressione pari?ialedell'azoto del miscuglio alla temperatura ambiente T,, mentre p,, e' la
pressione parziale dell'azoto atmosferico , sempre alla temperatura ambiente T, .
5.2 EXERGIA DELL'ARIA UMIDA

Assumendo che i costituenti dell'aria umida ( gas e vapore) siano assimilabili a


gas ideali, si puo' scrivere :

s, -s, =C,,In-- T -Rln- P


- 4 -

T, P0

Se i gas ideali sono aria (a) e vapore (v) , allora dalla combinazione delle
precedenti espressioni secondo la l ) , si ha :

ossia :

2)

Ai fini computazionali e' piu' comodo riferire I'exergia all'unita di massa di aria
secca.
A tale scopo , detti m,, e m, le masse di vapore e aria secca , M,, e M, i
comspondenti pesi molecolari e x il titolo dell'aria umida , si possono stabilire le
seguenti relazioni :

da cui :

Tenendo conto di queste espressioni e dividendo ambo i membri della 2) per


Mdfa , si ottiene :

Questa espressione suggerisce che si puo' attribuire exergia zero ( e = e,= O ) all'
aria umida se questa si mva nelle stesse condizioni di temperatura , pressione e titolo (o
urnidita' relativa) dell'aria atmosferica ( T=To ;p=& ;-x0 oppure @=$o ) .

5.3 EXERGIA DELL'ACQUA ALLO STATO LIQUIDO

Poiche' nella tecnica del condizionamento dell'aria ricorre l'uso di acqua allo stato
liquido (umidificatori, toni evaporative ) o se ne ottiene come sottoprodotto (condensa),
e' utile darne la formulazione esplicita dell'exergia .
Non potendosi owiamente far uso della 3) perche' affetta dall'ipotesi del gas
ideale, conviene riformulare dall'inizio il problema come segue :
e=h -!i.-T,(S -s*)+(~'-p,)
con :

quindi

E' possibile esprimere in forma semplificata i termini entalipici ed enuopici che


compaiono nella 4). A questo scopo, e con l'ausilio della Fig. 5.3.1, si consideri che per i
liquidi debolmente compressi, com'e' il caso dell'acqua nelle applicazioni del
Condizionamento, si puo' approssimare

Fig. 5.3.1

Dai lato del vapore, si osserva invece che la linea a T=cost. e' altresi' una linea in
cui anche, l'entalpia si mantiene pressocche' costante ( h = cost.) e che, date le basse
pressioni in gioco (in pratica la pressione parziale del vapor d'acqua alla temp. ambiente)
e' lecito approssimare il vapor d'acqua a. un gas ideale di costante R, = 0.461 kJ/Kg/K.
Allora :
In queste espressioni si sono indicate con 1 e con v le funzioni temodinamiche
lette rispettivamente sulla curva limite inferiore e superiore del diagramma dell'acqua.
Si osservi infine che , considerando trascurabile il termine v, @-p,,(T)) , l'acqua
in condizioni ambiente (T, ,p,) presenta un'exergia pari a e = - T$,. In @, > O , essendo
I'umidita' relativa dell'aria esterna.

5.4 ANALISI EXERGETICA DEI PROCESSI FONDAMENTALI

Puo' essere ora avviata l'analisi exergetica dei processi fondamentali del
condizionamento dell'aria e cioe': miscelazione di masse d'aria, raffreddamento e
deumidificazione, riscaldamento sensibile e saturazione adiabatica. In particolare sono di
interesse in questa sede le espressioni della produzione di Irreversibilita' ( I ) e del
rendimento exergetico C. La produzione di irreversibilita' ( I=T,dS;. ) e' caicolabile come
la perdita di exergia tra i flussi entranti e uscenti dai volume di controllo , secondo il
teorema di Gouy-Stodola :

Per i sistemi adiabatici (Q+) , in cui rientrano - per ipotesi- tutti i casi qui
J-
trattati, la precedente espressione si nduce a :

Il rendimento exergetico i e' invece definito come il rapporto tra 1' exergia netta
ottenuta AE, e l'exergia netta spesa AE,.Tra C ed I sussiste quindi la relazione :
5.5 MISCELAZIONE DI CORRENTI D'ARIA UMIDA

Le masse d'aria, rispettivamente nelle condizioni dei punti A ed E (Fig. 5.5.l), si


mescolano dando luogo allo stato texmoigromenirico M. Si ha subito :

Il = mAeA+ mEeE- meM (m=mA+mE)

Poiche' si assegna exergia zero all'aria nelle condizioni dell'ambiente esterno


( e ~ 0, si
) uova in definitiva :

Le condizioni dei punti A ed E si considerano note per ipotesi, mentre le


condizioni termoigrometriche del punto M (TM.xM) si ricavano da bilanci energetici e di
massa sotto l'ipotesi di processo adiabatico e isobaro. Per cui :

MISCELAZIONE ADIABATICA E ISOBARA

Fig. 5.5.1
E' noto dalla Temodinamica e sarebbe facile dimostrare che il punto M

appartiene alla conkiungente AE e divide il segmento E in parti proporzionali alle


-- --
rispettive portate : ossia m,lm=AMl AE e m d m = EM / AE , Fig. 5.5.2
Noti cosi' i valori di TM,XM si PUOI procedere al calcolo delle equazioni 3) e 5).

Fig. 5.5.2

5.6 RAFFREDDAMENTO E DEUMIDIFICAZIONE

La deumidificazione e' un processo che ha luogo se la temperatura della sorgente


fredda e' inferiore alla temperatura di rugiada T, dell'aria in ingresso alla batteria. Assunta
la sorgente a temperatura TR<Tr , una vena d'aria che entra nella batteria fredda (b.f.)
nello stato tennoigrometrico M, i n condizioni ideali, ne esce nello stato del punto R
sulla (&100%) Fig.5.6.1.
Cio' tuttavia non tiene ancora conto del fatto che, a causa dell'imperfetto contatto
tra l'aria e la superficie dettata della batteria, una parte dell'aria esce nelle stesse
condizioni di ingresso M. Sulla bocca d'efflusso della batteria si produce quindi una
rniscelazione tra le vene d'aria rispettivamente nelle condizioni R ed M, dando luogo allo
stato termoigromemco F.
I

Fig. 5.6.1

Per quantificare l'efficienza della b.f. e' stato introdotto il By-pass Factor (BF)
definito come il rapporto dell'aria non trattata (o by-passata) rispetto alla totalita' dell'aria
in ingresso alla batteria :

RAFFREDDAMENTO E DELTMIDIFZCAZIONE

Fig. 5.6.2
Detto allora m la portata d'aria complessivamente convogliata alla batteria, m/ la
portata del fluido termovettore ed m, la condensa prodotta (Fig.5.6.2). si ha :

I bilanci di massa e di energia rispettivamente forniscono :

L'exergia della condensa e, puo' determinarsi dall'equazione 4) , sono l'ipotesi


che questa si trovi a temperatura TF e a pressione p, .
Infine i termini e3 , efi ( exergia associata al fluido termovettore che alimenta la
b.f.) possono calcolarsi dalle semplici relazioni seguenti :

1 ( T- - l
r,
) (a) C,(T, - -T in-)Tfi (a)
r,
e, = l

avvertendo che le relazioni di tipo (a) possono essere usate nel caso di batterie alimentate
da acqua refrigerata (o fluidi monofase) mentre quelle di tipo (b) nel caso di batterie ad
espansione diretta (fluidi evaporanti) e comunque in generale.
Resta infine da osservare che , essendo la condensa un prodotto residuo di fatto
inutilizzato , il suo tennine non puo' a rigore figurare tra i prodotti "utili" del processo, al
numeratore del rendimento exergetico . Conviene allora ridefinire quest'ultimo nella
forma :
Cosi' formulato jz si presenta come una funzione esplicita di pararnetti
ingegneristici, quali Ti , ATf e BF, che caratterizzano le condizioni operative della
batteria fredda.

5.7 RISCALDAMENTO SENSIBILE

I1 processo, a titolo costante, porta l'aria umida dal punto F al punto I, Fig. 5.7.1,
previa fornitura di calore sensibile da parte della batteria calda (b.c.) alimentata dal fluido
m,. Si ha immediatamente :

I, = me, + mhehi- (me, + mhe,)


=mh(ehi- e h u ) - [ m ( e ,-e,)]

Il parametro a puo' ancora ricavarsi dal bilancio energetico sulla b.c. (AT,=Th,- T,, ) :

I termini eh; e e,, si deducono da espressioni analoghe alle precedenti e$ e efi.


Il rendimento C, resta cosi' posto in relazione , tra l'altro, al salto termico AT,, sulla b.c.
e alla temperatura di immissione dell'aria in ambiente T, , ambedue legati a scelte
progemiali.

RISCALDAMENTO SENSIBILE

Fis. 5.7.1
5.8 SATURAZIONE ADIABATICA

Per il saturatore adiabatico , mostrato in Fig. 5.8.1, la produzione di


irreversibilita' e il rendimento sono valutabili come :

I = me, +m,e, -me,

Poiche' la saturazione adiabatica e' un processo (approssimativamente)


isentalpico, il punto S resta individuato dall'intersezione dell'isentalpica per N con la
@=loo%.

SATURAZIONE ADIABATICA

Fig. 5.8.1

5.9 CICLI TERMICI DEL CONDIZIONAMENTO

Com'e' noto gli impianti di condizionamento eseguono un ciclo tennico ottenuto


da una combinazione opportuna dei processi fondamentali fin qui descritti.
Ai fini didattici e' istruttivo considerare il caso dell'impianto a tutt'ana con
ricircolo, schematizzato nei suoi componenti essenziali in Fig. 5.9.1 e descritto sul piano
di Mollier in Fig. 5.9.2.
Fissate le condizioni dell'ambiente interno (punto A) e del clima esterno (punto
E), l'aria di ricircolo (nelle condizioni A) e quella esterna di rinnovo (nelle condizioni E)
vengono miscelate ,dando luogo allo stato tennoigrometrico M.
L'aria viene quindi avviata alla batteria fredda (b.f.) dove subisce un processo di
raffreddamento e deumidificazione fino al punto F. Da qui l'aria passa alla batteria di
post-riscaldamento dove riceve calore sensibile (quindi a titolo costante) fino al punto I.
I1 punto I rappresenta le condizioni di immissione dell'aria trattata nel locale da
condizionare.

Fig. 5.9.1

Fig. 5.9.2
5.10 RENDIMENTI EXERGETICI

I1 rendimento exergetico globale per l'impianto di climatizzazione estiva puo'


calcolarsi con riferimento alla Fig. 5.10.1 dove sono evidenziati i flussi exergetici
attraverso il volume di controllo (tratteggiato).
Si osservi che I'exergia utile netta e' data dalla differenza ua il flusso exergetico
uscente dal volume di controllo nelle condizioni del punto I , me, , e quello entrante
nelle condizioni del punto A , e, m(1-P) , (si trascura il contributo associato alla
condensa) . l'exergia netta conferita al sistema e' la somma di quella fornita alla b.f.
Heli-efu) e alla b.c. cdehi-e,,) . Pertanto il rendimento globale di impianto assume la
forma :
AE" -
i=-- e, - ( l - P ) e , 4
AE, y ( e f i - e P ) + a ( e h i - e h , )

Se i confini del volume di controllo vengono estesi sino ad includere le macchine


per la produzione del calore e del freddo cioe' Gruppo Termico (GT) e gruppo
frigorifero (GF) (Fig. 5.10.2) , il rendimento exergetico che ne discende , in quanto
comprensivo del potenziale terrnodinamico ultimo delle sorgenti , pom' riguardarsi come
un indicatore del grado di razionalita' termodinamica del sistema nel suo complesso .
Definiremo pertanto 1' Indice di razionalita' rermodinamica (o Rendimento di
Sistema):

Per dare forma esplicita ai termini al denominatore, si consideri che il


potenziaie termodinarnico delle sorgenti calda e fredda vale rispettivamente :

dove : Qme' la potenziaiita della caidaia ; flGT il SUO rendimento termico ; T,, la
remperanira adiabatica di combustione ; P la potenza elemica di alimentazione del
-omppo frigorifero ed E il coefficiente di effetto utile . Ma :
QGF = y C AT = ( l - BF)[h, - h, + ( x , - xR)h,]r (1 - B V [ ~ M-li,]
=-
~ G F m pf f

L'Indice di razionalita' termodinamica assume quindi la seguente espressione


operativa :
e,-(l-P)e,
T3 =
&(]--)+- r, q1
'Icr T,, E

Fig. 5.10.1

Condensa cascame
I
termico
(Ex) = O

Fig. 5.10.2
5.11 UN ESEMPIO DI CALCOLO

E' utile riportare un caso esempio che, sulla base di evidenze quantitative,
permetta di valutare l'uso dell'energia negli impianti di condizionamento dell'aria .
A tale scopo sono stati raccolti in Tab. 1 i dati di calcolo iniziali, alcuni dei quali
tipici delle condizioni di progetto in regime estivo.

Tab. 1
Dati di Calcolo

T,= 32C @A= 50% T,= 10C ,, =C,,=


C 4.18 kJ/Kg/K

T , 32C p = 0.30 T,= 1SoC C,== 1 ; C,,= 1.87 kJ/Kg/K

@,70% B F = 0.15 E = 2.5 AT,= 5'C ; TF 6-C

T,= 26'C q H =0.9 T,,= l000 K AT,= 8'C ; T,,,= 60'C

Per il calcolo del titolo dell'aria, quando non si voglia leggerlo dai diagrammi
dell'aria umida, si possono usare le seguenti formule :

P,,,
da cui :

Inoltre :
Assumendo R, = 0.287 kJ/Kg/'C e .p=p,, . dalla 3) si otuene :

menue dalle 6-a) si ricava :

Risulta infine :

E' altresi' utile calcolare la "produzione specifica di irreversibilita' " W e il "

consumo o impegno specifico di exergia" x definre come :

Essendo : 6 = A,, - xF = 5.32 lo-' (KgIKg,,, 1 eu C,. calcolabile dalla 4') come :

risulta :

(e,, - eF) yi.efi - eiu ) -


- + 3.396 - 0.269 = 0.036
W: =
+
- -1.088
(1 - BF)(hhY- /iR 1 28.67 1
;'(eei - e f u ) a(ehi- r
n2 = = 0.084 X3 = h'") 0.074
(I -B ~ U I -
, ~il,?)
, &iT, - TF)
E' possibile dare una rappresentazione visiva dei flussi di exergia e anergia
attraverso il sistema organizzando i dati precedenti come in Fig. 5.11.1 e tenendo conto
che :

Perdite totali

Un breve commento ri questi risultati puo' farsi come segue. Una prima
osservazione viene suggerita dal confronto tra i rendimenti exergetici dei singoli processi
, .. , 4).
v
Mentre alla miscelazione compete il valore di rendimento piu' basso in
assoluto. in quanto di per se' processo altamente irreversibile. gli altri due presentano
valori accettabili, rispettivamente C, =0.792 per il post-riscaldamento e C, =0.454 per il
raffreddamento e la deumidificazione. Cio' e' da attribuire al fatto che non c'e' particolare
"distanza" tra il potenziale energetico dei deflussi in ingresso e in uscita attraverso i
volumi di controllo. Tra i due tuttavia e' il processo di produzione del freddo
relativamente piu' oneroso. dal puiito di vista del secondo principio. Anche il parametro x
conferma questa analisi. infatti e' : X , > x3 .
Quanto alla produzione specifica di irreversibilita' W , risulta .
y , q -, per il fatto
che nella b.f. ( a differenza della b.c. ) . ha luogo un recupero di exergia . legato alla
produzione di condensa i&,, peraltro i n pratica inutilizzata ) e al piu' basso livello
tennico dell'aria in uscita ( eF>e,,,) .
L'impianto nel suo complesso presenta invece delle prestazioni modeste
(<=0.235). Dai valori numerici riportati nella espressione di ;. resta poi ultenormente
confermato che e' la sorgente fredda a richiedere il maggior impegno di exergia. infatti
risulta: .

)le,;-efu
. .
I>> cne,,-ehr,i

Altrettanto si puo' dire in relazione ai parametro &.. Qui infatti si h:

Da ultimo il valore decisamente basso del rendimento di sistema (:s=O.MC)\


denuncia la distanza di questo tipo di impianti daila perfezione termodinamca e misuri
l'ampio margine di miglioramento conseguibile.

Raffreddam .
i e
D eumidificaz.
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B AEHR : "Thennodynamik Springer-Verlag 1987 .
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CAVALLINI- MA'iTAROL0:"Termodinamica Applicata" , CLEUP , 1988
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