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Lequazione di Boltzmann
1 Introduzione 3
2 Lequazione di Boltzmann: ipotesi, enunciato e conseguenze 4
2.1 Lo spazio delle fasi e lequazione di Liouville . . . . . . . . . . 4
2.2 Lequazione di Boltzmann per sfere rigide e lipotesi di caos
molecolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.3 Le interazioni a distanza: la gerarchia BBGKY e lequazione
di Vlasov . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
2.4 Potenziale di interazione: il modello di Lennard-Jones e le
particelle di Maxwell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
2.5 Il calcolo delle sezioni durto e delle grandezze statistiche as-
sociate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
2.6 Casi limite di interazione: lequazione di Fokker-Planck e i gas
di densita anomala . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.7 Derivazione dellequazione di Boltzmann nel caso generale . . 16
2.8 Gli invarianti durto e lequazione di scambio . . . . . . . . . . 19
2.9 Equilibrio: il teorema H e la distribuzione di Maxwell-Boltzmann 21
2.10 Linterazione gas-superficie e il principio del bilancio dettagliato 23
3 Risoluzione dellequazione di Boltzmann 25
3.1 Lequazione di Boltzmann linearizzata o lineare . . . . . . . . 25
3.2 Il modello BGK e le sue evoluzioni . . . . . . . . . . . . . . . 27
3.3 Il metodo delle espansioni di Hilbert e Chapman-Enskog . . . 30
3.4 Il metodo dei momenti di Grad: regime fluidodinamico . . . . 32
3.5 I regimi di rarefazione e di transizione . . . . . . . . . . . . . . 34
3.6 Altri metodi di risoluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
4 Conclusione 37
A Appendice: nota biografica 40
2
Capitolo 1
Introduzione
3
Capitolo 2
Lequazione di Boltzmann:
ipotesi, enunciato e
conseguenze
4
Ovviamente, data lenormita di N, tale proposito e irrealizzabile, sia a causa
dellignoranza sulle condizioni iniziali che per la potenza di calcolo richiesta.
E preferibile quindi una trattazione in termini statistici, operando medie din-
sieme per calcolare le grandezze macroscopiche di interesse comune (problema
legato allergodicita) e accontentandosi di conoscere la densita di probabilita
dellevoluzione, che in generale risulta una funzione piu regolare della prece-
dente (nonche simmetrica nei vari argomenti, se le particelle hanno identica
massa m e interagiscono con le stesse leggi) e, derivando da un processo
lineare di media, continua a soddisfare lequazione omogenea (2.1). Notevo-
le importanza e rivestita anche dalle densita di probabilita condizionate di
ordine n (dette funzioni di distribuzione a n particelle)
(n)
PN (r 1 , . . . , r n , v1 , . . . , v n , t) = (2.2)
Z Z Z Z
= d3 r n+1 . . . d3 rN d3 v n+1 . . . d3 v N PN (r 1 , . . . , rN , v1 , . . . , vN , t) ,
F (r, v, t)
f (r, v, t) = .
n(r, t)
5
1
Z
u(r, t) = d3 v vF (r, v, t) ,
n(r, t)
m
Z
T (r, t) = d3 v c2 F (r, v, t) ,
3k
avendo indicato con k la costante di Boltzmann e con c la cosiddetta velocita
peculiare (legata allagitazione microscopica) c(r, v, t) = v u(r, t).
6
in cui lintegrale e esteso al semispazio |V i ni | < 0 (particelle entranti in
un urto) e gli argomenti delle funzioni di distribuzione a n + 1 punti sono
(n+1)
tali che nelli-esimo integrale a PN (r1 , . . . , rn , r i sn, v1 , . . . , v n , v , t)
(n+1)
corrispondono in PN le sostituzioni:
r i sn 7 r i + sn
v i 7 v i = v i ni (ni V i )
v 7 v = v + ni (ni V i )
(1)
Si tratta evidentemente di unequazione non chiusa in PN (r, v, t), in quan-
to compare nellintegrale anche la funzione di distribuzione a due particelle.
Per operare la chiusura, Boltzmann avanzo lipotesi del cosiddetto caos mo-
lecolare, equivalente sostanzialmente al considerare nulla la correlazione fra
due particelle e allassumere la velocita di una particella scorrelata dalla sua
posizione. Piu precisamente, si pone
(2) (1) (1)
PN (r, r , v, v , t) = PN (r, v, t)PN (r , v , t) . (2.4)
7
si trova lequazione di evoluzione
n
X n
X
(n) (n)
t P + v i r i P + ai vi P (n) =
i=1 i=1
n Z
X Z
= Ns2 dn d3 v [P (n+1) P (n+1) ]|V i n| ; (2.5)
i=1
8
aii = 0) dipendenti dalle sole posizioni r i e rj , lequazione di Liouville (2.1)
puo essere scritta come
N
X N
X
t PN + v i r i P N + aij vi PN = 0 . (2.7)
i=1 i,j=1
dove ai = a(r i , r ).
Linsieme di equazioni costituito dalle (2.8), che legano le funzioni di distribu-
(n)
zione a n particelle (PN (r1 , . . . , rn , v 1 , . . . , v n , t)) con quelle a n+1 particelle
(n+1)
(PN (r 1 , . . . , r n , r , v 1 , . . . , v n , v , t)), e noto come gerarchia BBGKY, dai
nomi di Bogoliubov, Born, Green, Kirkwood e Yvon. Linteresse di queste
relazioni consiste non solo nel legame con lequazione di Boltzmann, ma anche
nella forma limite assunta quando il numero di particelle tende a infinito ma
allo stesso tempo le interazioni diventano uniformemente infinitesime, per
esempio di ordine , in modo che la forza totale (stimata come N) rimanga
finita. In tal caso la (2.8) diventa
X n Xn Z Z
(n) (n)
t P + v i r i P + N vi d r d3 v ai P (n+1) = 0 ,
3
i=1 i=1
con Z Z
3
A(r, t) = N d r d3 v a(r, r )P (1) (r , v , t) .
9
esempio gli elettroni di un gas ionizzato (forza elettrostatica) o le stelle di
una galassia (forza gravitazionale). Evidentemente essa non e applicabile
a un gas comune, in cui la vicinanza fra le particelle rende preferibile un
modello di urti tra sfere rigide.
10
piuttosto difficile, tranne che in questo caso particolare.
Per evitare divergenze nel calcolo delle sezioni durto (si veda il paragrafo
seguente) si e soliti introdurre un cutoff angolare, cioe considerare nulla la
forza oltre una certa distanza critica s:
Kr 1 per r < s
U(r) =
Ks1 per r > s .
Si dimostra che, nel limite N & s 0 con Ns2 finito, lequazione di
Boltzmann (2.6) puo essere dedotta mediante un ragionamento molto simile
a quello applicato nel modello a sfere rigide, ammesso che U sia sufficiente-
mente piccolo e confrontabile con una misura della massa particellare (tale
circostanza viene normalmente verificata nei gas monoatomici). La possibi-
lita di urti multipli contemporanei e ora a priori presente, tuttavia la loro
rilevanza e nulla perche la loro probabilita e proporzionale a Ns3 ( 0).
Inoltre, occorrerebbe tener conto del fatto che dopo lurto la particella inci-
dente riemerge dalla sfera di interazione (di raggio s) in un punto diverso
da quello di ingresso anziche dallo stesso (ponendosi per semplicita nel siste-
ma di riferimento della particella bersaglio): tuttavia anche questo punto
diviene irrilevante per s 0.
In generale la presenza di termini attrattivi crea un certo grado di stabilita
e di correlazione fra le particelle (si pensi ai liquidi), per cui e preferibi-
le applicare questi concetti solo ai gas e considerare interazioni puramente
repulsive.
11
Nel caso di sfere rigide rm equivale alla somma dei due raggi, per cui si ha
semplificazione da problema dinamico a geometrico: = 2 arccos(b/rm ); in
caso di potenziale di interazione (2.10) si hanno invece i seguenti casi notevoli:
br0 1
= 2 rm = p 2
& = 2 arcsin p
p1 + r0 1 p 1 + r02
2 2
b 1 + r0 1 + r r0
= 3 rm = & = p 0 2
r0 1 + r0
q 1/2
b
= 5 rm = r04 + 2 r02 ,
r0
1/(1)
con r0 = b [MV02 /K( 1)] .
Sfruttando la simmetria assiale del problema attorno alla direzione individua-
ta dalla velocita relativa iniziale, si ottiene per la sezione durto differenziale
lespressione
b() db
(V0 , ) = ,
sin d
in cui si e sfruttata la biunivocita della relazione (2.11) tra b e per invertirla.
Come sempre il caso piu semplice e rappresentato dallurto fra due sfere
2
rigide, per cui = rm /4 e la sezione durto totale, definita come lintegrale
angolare Z Z
S(V0 ) = d (V0 , ) = 2 d sin (V0 , ) ,
2
risulta semplicemente S = rm (area fisica del cerchio massimo della sfera di
influenza). Il discorso diventa piu delicato quando si trattano le interazioni
a potenziale del tipo (2.10), perche per piccoli angoli di deflessione si trova
che ha un andamento simile a elevato a una potenza compresa fra 4 e
2 per esponenti 2 (per esempio si hanno i casi particolari
K2 4
= 2 (V0 , ) = sin
4M 2 V04 2
2K 2 ( )
= 3 (V0 , ) =
MV02 2 (2 )2 sin
12
un debole trasferimento di impulso ed energia e dunque le quantita fisica-
mente rilevanti siano altre. Piu precisamente, e molto comune introdurre le
cosiddette sezioni durto generalizzate
Z
Sn (V0 ) = 2 d sin (1 cosn ) (V0 , ) ,
formula generale che pero richiede laccortezza di inserire un fattore 1/2 per
evitare conteggi doppi qualora le due specie siano identiche. Tale artificio sus-
siste anche per lespressione del tasso complessivo durto, cioe per il numero
13
di urti fra particelle 1 e 2 per unita di tempo e volume, dato dallintegrale
angolare e sulle velocita della quantita precedente; in particolare, per sezioni
durto totali costanti 12 , si ha
q
I = 12 n1 n2 v12 + v22 .
14
La grandezza D viene detta tensore di diffusione nello spazio delle velocita,
mentre il vettore C, dovendosi annullare per v = u (velocita media), e legato
al concetto di deriva e di attrito esercitato dalle particelle vicine. Di conse-
guenza, considerando le variazioni di velocita in un intervallo t, sussistono
le seguenti relazioni: Z t+t
v = d a(r, v, )
t
hvi
lim = C(r, v)
t0 t
hv vi
lim = 2D(r, v)
t0 t
Senza scendere eccessivamente nei dettagli, si dimostra che la funzione di
distribuzione soddisfa lequazione di Fokker-Planck (generalizzata):
D = DI & C = Cc ,
t F + v r F = 2v (DF ) + v (CcF ) .
15
solo attraverso la sezione durto). Langolo di deflessione e il modulo della
variazione di velocita risultano cos quantita piccole, e mediante semplici
sviluppi alla Taylor si deduce:
Z Z Z
C(v) = d d v V (, V )F = d3 v V (V )F ,
3
1 1
Z Z Z
3
D(v) = d d v V V (, V )F = d3 v (V 2 I V V )(V )F ,
2 4
essendo lintegrale angolare definito come:
Z /2
(V ) = lim d V (, V ) sin cos2 .
0 /2
16
Il gas e assunto sufficientemente rarefatto, in modo da tener conto dei
soli urti fra coppie di particelle, tuttavia il cammino libero medio e
notevolmente minore delle dimensioni caratteristiche del problema.
(r , v )
J= ,
(r, v)
17
F (r, v, t) d3 r d3 v, solo per il tasso netto di cambiamento dovuto agli urti,
indicato con
DF 3 3
dN dN = d r d v dt .
Dt
Sostituendo le varie espressioni si ricava
DF
F (r + v dt, v + a dt, t) F (r, v, t) = dt ,
Dt
che in seguito a uno sviluppo di Taylor diventa
DF
(t + v r + a v ) F = .
Dt
A questo punto e necessario esplicitare il secondo membro, che indica la va-
riazione del numero di particelle intorno a (r, v) a causa degli urti ed e quindi
scrivibile come differenza fra gli effetti di riempimento e di svuotamento:
DF DF (+) DF ()
= .
Dt Dt Dt
Il secondo addendo e facilmente calcolabile sfruttando la (2.12), per cui (po-
nendo V = |v v |, dove lasterisco indica la variabile di integrazione prima
indicata dal pedice 2 e si tralascia ovunque il pedice 1 ):
DF (r, v, t) ()
Z Z
3
= d v d V (V, )F (r, v, t)F (r, v , t) . (2.14)
Dt
Il primo termine e ricavabile in modo del tutto analogo alla (2.14) studiando
le collisioni inverse, che per motivi di simmetria presentano esattamente gli
stessi parametri (angolo di deflessione, velocita baricentrale e modulo della
velocita relativa, e di conseguenza si ha d3 v 1 d3 v 2 = d3 v 1 d3 v 2 ), quindi
DF (r, v, t) (+)
Z Z
= d v d V (V, )F (r, v , t)F (r, v , t) .
3
(2.15)
Dt
Si ricava percio lequazione di Boltzmann nella forma
Z Z
(t + v r + a v ) F = d v d V (V, )(F F F F ) ,
3
(2.16)
18
con ovvio significato dellapice e dellasterisco posti accanto a F . La non
linearita dellequazione, oltre a un eventuale contributo dovuto alla possibile
dipendenza di a da F (generalmente trascurato), e resa evidente dalla natura
del secondo membro, indicato con Q(F, F ) e detto integrale durto.
In termini della velocita peculiare, a causa della nuova forma assunta dalle
derivate parziali
la (2.16) diventa
{t + (u + c) r + [a t u (u + c) r u] c } F =
Z Z
= d c d |c c |(V, )(F F F F ) .
3
19
funzione w(c) e nuovamente integrato sulla variabile v. La grandezza
Z Z Z
w = d v d v d wV (V, )(F F F F )
3 3
Z Z Z
= d v d v d w V (V, )(F F F F )
3 3
Z Z Z
= d v d v d w V (V, )(F F F F ) .
3 3
20
w = 0 + 1 v + 2 v 2 (l costanti).
Lequazione di scambio viene ottenuta applicando le stesse operazioni di mol-
tiplicazione per w e di integrazione su v anche al primo membro dellequazio-
ne di Boltzmann, e uguagliando a una delle espressioni di w, anche nel caso
generico in cui non si tratti di un invariante durto. La forma piu semplice di
questa equazione si ottiene in termini della velocita totale anziche di quella
peculiare:
Z Z Z
t d v F w + r d v F vw d3 v F a v w =
3 3
1
Z Z Z
= d v d v d V (V, )F F (w + w w w ) .
3 3
(2.17)
2
21
dH(t) 1 F F
Z Z Z Z
3 3 3
= d r dv d v d V (V, )(F F F F ) ln .
dt 4 F F
Tale espressione vale anche per gas multispecie, applicandosi alla funzione di
distribuzione di ognuna di esse, a patto di sostituire m con la massa parti-
cellare della specie in questione.
Il significato del teorema H e piuttosto profondo ma non deve essere soprav-
valutato: evidentemente esso e valido quando vale lequazione di Boltzmann,
e questultima sussiste esattamente solo in presenza di caos molecolare, per
cui la derivata temporale di H puo anche non essere una funzione continua.
Esiste un apparente paradosso, lobiezione di Zermelo, basata sul teorema
di Poincare, secondo cui ogni sistema confinato ritorna prima o poi indefi-
nitamente vicino a qualsiasi punto dello spazio delle fasi, e quindi anche la
grandezza H deve riapprossimare il suo valore iniziale, tornando a crescere se
inizialmente in diminuzione. In realta cio accade per ogni singola realizzazio-
ne, mentre il teorema H si applica in media, e comunque il ciclo di Poincare ha
durata molto maggiore delleta delluniverso. Unaltra apparente contraddi-
zione (obiezione di Loschmidt) e quella legata allirreversibilita congenita nel
teorema, contrapposta alla reversibilita della meccanica classica su cui e ba-
sato: se per levoluzione diretta si ha dH/dt < 0, allora considerando il moto
inverso (ugualmente possibile) si ottiene dH/d(t) = dH/dt > 0. La pre-
senza di un prima e di un dopo e interpretata a livello statistico in termini
probabilistici, in alternativa si puo pensare che la freccia del tempo sia ot-
tenibile proprio invertendo la relazione iniziale: non t1 < t2 H(t1 ) > H(t2 )
bens H(t1 ) > H(t2 ) t1 < t2 .
22
2.10 Linterazione gas-superficie e il principio
del bilancio dettagliato
Per un gas contenuto in un recipiente risulta tuttaltro che banale il proble-
ma delle condizioni al contorno: basti pensare che, assumendone particolari
forme, puo accadere che il teorema H cambi completamente significato o ad-
dirittura non sussista del tutto, mentre la distribuzione maxwelliana puo non
essere in grado di soddisfarle attraverso i suoi parametri liberi e in tal caso
il gas non raggiunge mai lequilibrio. Per linterazione gas-superficie solida
sono stati proposti vari modelli, anche in relazione al fatto che, a differenza
dei liquidi, non e richiesta la condizione di aderenza alle pareti e quindi gli
schemi di flusso possono risultare molto diversi. In generale, limitandosi ai
casi in cui ogni particella urtante viene riemessa nello stesso punto e istante
(cioe trascurando i fenomeni di adsorbimento e catalisi), occorre esplicitare
la forma della densita di probabilita B(v v ; r, t) (non negativa) che una
particella collidente con la frontiera del dominio nel punto r allistante t e
avente velocita v ne riemerga con velocita v . Indicando con u0 la velocita
della parete e con n il versore perpendicolare alla superficie e diretto verso
il gas, sussiste il vincolo di normalizzazione
Z
d3 v B(v v ; r, t) = 1 ,
23
e quindi
Z
|c n|F (r, v , t) = d3 v B(v v ; r, t)|c n| F (r, v, t) ,
24
Capitolo 3
Risoluzione dellequazione di
Boltzmann
25
valori di . In particolare presenta un notevole interesse il caso in cui, dopo
aver sviluppato la funzione di distribuzione come
X
F = i Fi ,
i=0
26
A partire dallequazione linearizzata sussiste evidentemente la possibilita di
sfruttare gli strumenti dellalgebra lineare: il risultato piu interessante con-
siste nello studio degli autovettori delloperatore e si trova che quelli cor-
rispondenti allautovalore nullo sono i 5 invarianti durto fondamentali l .
Esiste un caso di notevole interesse in cui lequazione di Boltzmann risulta
di per se lineare. Si consideri infatti una miscela di due gas aventi masse
molecolari molto diverse: e evidente che le particelle piu pesanti risentono
poco degli urti con quelle leggere e lequazione per la loro funzione di di-
stribuzione permane normalmente quadratica, coinvolgendo urti fra coppie
di esse stesse; al contrario, la dinamica delle particelle leggere non e guidata
dagli urti fra loro coppie, perche influsso di gran lunga maggiore sul moto di
una particella leggera e dato dallurto contro una pesante: ne consegue che
nellequazione per la funzione di distribuzione delle particelle leggere linte-
grale durto presenta una dipendenza non piu quadratica ma sostanzialmente
solo lineare dallincognita, avendo trascurato gli urti fra coppie e ottenendo
quindi sempre prodotti fra una funzione di distribuzione pesante e una
leggera. La differenza piu notevole col caso linearizzato sta nel fatto che
ora lunico invariante di collisione riguardo le particelle leggere e la loro mas-
sa, perche nel loro sottoinsieme impulso ed energia non sono conservati a
causa degli urti con le particelle pesanti, che in questa descrizione fungono
da corpi esterni; inoltre lincognita stessa del problema e ora una normale
funzione di distribuzione, di per se positiva, mentre nel caso linearizzato le
incognite hi non soggiacciono a tale restrizione. Attraverso questa analisi e
possibile risolvere problemi di trasporto di neutroni, fotoni o elettroni.
27
che ne mantenga solo le proprieta medie e qualitative.
Il modello cinetico di gran lunga piu diffuso e quello cosiddetto del tempo di
rilassamento o BGK (dalle iniziali di Bhatnagar, Gross e Krook), proposto
peraltro indipendentemente anche da Welander nello stesso periodo. I punti
chiave che loperatore q deve soddisfare sono la tendenza verso la distribu-
zione maxwelliana (teorema H) implicita nellintegrale durto e la relazione
sugli invarianti durto riguardo Q che implica
Z
d3 v l q(F ) = 0 . (3.2)
DF (+)
Z Z
= d v d V (V, )F0 F0
3
.
Dt
Sfruttando la (2.18) tale espressione puo essere riscritta come
DF (+)
Z Z
= d v d V (V, )F0 F0 ,
3
Dt
28
per cui lintegrale durto diventa
DF
Z Z Z Z
3 3
= F0 d v d V (V, )F0 F d v d V (V, )F .
Dt
I due integrali possono essere visti come frequenze medie durto e sono quindi
scrivibili come inversi di tempi caratteristici, rispettivamente 1/0 e 1/F ,
ottenendo
DF F0 F
= .
Dt 0 F
Il significato fisico sottostante e che le particelle che seguono la funzione di
distribuzione reale F vengono rimosse esponenzialmente a causa degli urti
con un tempo scala F e vengono sostituite da altre particelle (che seguono
F0 ) su tempi 0 . Daltra parte, trascurando le reazioni chimiche e i vari
processi di ionizzazione o ricombinazione, gli urti non creano ne distruggono
particelle, quindi si deve avere F = 0 . Lespressione finale dellintegrale
durto e dunque
" 3/2 #
DF 1 1 2
= em|vu| /2kT F .
Dt 0 2mkT
29
termica. Un altro raffinamento del metodo BGK originale consiste nella pro-
cedura proposta da Gross e Jackson, che lo sfrutta come punto di partenza
per generare una gerarchia sistematica che approssima lintegrale durto con
accuratezza arbitraria: presentato inizialmente come studio delle autofunzio-
ni per le particelle di Maxwell, e stato successivamente esteso anche ad altri
casi.
(t + v r + a v ) F = Q(F, F ) ,
(t + v r + a v ) Fi1 = Qi (i 1) .
30
Di conseguenza si puo ripetere il trattamento linearizzato (esposto in un
paragrafo precedente) sulle incognite hi che obbediscono a
(t + v r + a v ) (F0 hi1 ) = F0 (hi ) + i ,
i1
X
con h0 = 1 , 1 = 0 , i = Q(F0 hj , F0 hij ) (i 2) .
j=1
31
spurie in determinati casi. Esistono quindi tecniche di miglioramento ba-
sate sulla sostituzione delloperatore di Eulero con quello di Navier-Stokes
nellespansione di Hilbert, in modo da poter trattare anche le zone in cui
questultima fallisce. E cos possibile studiare non solo le regioni normali,
ma anche strati limite (cioe raccordo con le condizioni al contorno), onde
durto e stati iniziale e finale (evoluzione a tempi lunghi, di ordine 1/),
tutte situazioni in cui la rapidita di variazione spazio-temporale dei para-
metri non consente la regolarita dei parametri necessaria per lutilizzo del
metodo originale.
32
cosicche appare naturale introdurre le seguenti quantita tensoriali:
(m) (mv )
flusso di massa = i = ui , flusso di impulso = i j = ui uj + pij ,
Z
tensore delle pressioni = pij = m d3 c ci cj F ,
1 1
Z
pressione (scalare) = p = tr(p) = d3 v c2 F ,
3 3
tensore delle tensioni = ij = pij pij ,
1
Z
flusso di calore: tensore ijk = m d3 c ci cj ck F vettore i = ijj ,
2
Z
momento del quartordine = Rijkl = m d3 c ci cj ck cl F .
34
Lo studio di questultimo regime trae spunto dalla considerazione di base che
le particelle riflesse dallurto con il corpo esterno percorrono generalmente
una grande distanza prima di collidere con le altre particelle e quindi non
interferiscono con il flusso incidente. Di conseguenza lipotesi fondamentale
(peraltro valida solo per i corpi convessi ma non per quelli concavi) e che ogni
particella incidente non porti alcuna traccia di (eventuali) precedenti urti col
corpo esterno: cio consente di assumere una condizione iniziale di equilibrio
termodinamico locale, tenendo comunque conto del carattere prettamente
individuale e non collettivo dellinterazione particelle-oggetto. Lapplicazio-
ne principale riguarda lo studio del trasferimento di calore e delle forze di
resistenza e portanza che si generano per esempio su una navicella spazia-
le: un paragone col regime fluidodinamico sottolinea come i risultati siano
ovviamente simili per basse velocita ma differiscano notevolmente per moti
supersonici. A tal proposito e curioso rilevare come in questa situazione non
si possano formare onde durto (descritte viceversa come superfici di discon-
tinuita nella descrizione alla Eulero e come regioni di rapida variazione dei
parametri in quella di Navier-Stokes), mentre gli strati limite saranno gene-
ralmente spessi e diffusi.
Un problema molto interessante e quello delleffusione, cioe della fuoriu-
scita di un gas da un orifizio sulla parete di un recipiente. Il risultato piu
notevole consiste nel fatto che il flusso netto di particelle uscenti risulta sem-
pre maggiore nellapprossimazione idrodinamica (cioe quando il diametro del
buco e notevolmente maggiore del cammino libero medio) rispetto a quella
cinetica (situazione opposta): tale fenomeno e collegato al cosiddetto conge-
lamento termico, per cui il gas, pur espandendosi nel vuoto (o in un ambiente
di densita comunque minore), non riesce a supplire alla propulsione neces-
saria per mantenere il flusso. Analogamente e possibile trattare lestensione
del flusso di Poiseuille ai gas rarefatti: pur con le dovute precauzioni (per
esempio si ottengono risultati diversi a seconda che il gradiente imposto di
pressione sia dovuto a differenze di temperatura o di densita), anche in que-
sto caso si trova che la portata del tubo diminuisce al crescere del cammino
libero medio.
Il caso piu difficile da trattare corrisponde naturalmente alla situazione in-
termedia, in cui il numero di Knudsen assume valori vicini allunita: si parla
allora di regime di transizione. Il trattamento analitico di questo regime ri-
sulta molto problematico, in quanto non esistono parametri piccoli assumibili
come punto di partenza per metodi perturbativi: di conseguenza, a parte casi
speciali di risoluzione, occorre rifarsi a tecniche numeriche.
35
3.6 Altri metodi di risoluzione
Tra gli altri metodi di soluzione dellequazione di Boltzmann, importanza par-
ticolare riveste la tecnica di separazione delle variabili, soprattutto quando
applicata alla forma linearizzata. In questo modo, infatti, dopo aver trovato
un insieme completo di soluzioni elementari in variabili separate, grazie al
principio di sovrapposizione e possibile combinarle linearmente per trovare la
soluzione generale; i valori dei coefficienti della sovrapposizione vengono quin-
di determinati sfruttando le condizioni iniziali e al contorno. La dipendenza
spazio-temporale risulta in genere esponenziale, del tipo exp[i(k r + t)],
e il problema si riconduce allo studio della relazione di dispersione tra k e
(in generale complessi). Trovati i modi normali, occorre poi sovrapporli
sui valori discreti dei due parametri e integrarli su quelli continui. Il passo
successivo, relativo allimposizione delle varie condizioni, e stato risolto in
casi particolari dotati di simmetria, quali i flussi di Poiseuille e Couette, il
problema di Kramers e il flusso di shear; piu in generale e possibili trattare
casi in cui il dominio occupato dal gas occupa lo spazio intero, un semispazio
o una fetta compresa fra due piani (o due cilindri). In questo modo e anche
possibile descrivere i fenomeni di propagazione del suono e diffusione della
luce in gas monoatomici.
Un altro metodo molto comune e dato dalla trasformazione dellequazione
integro-differenziale in una puramente integrale, riconducendo cos il proble-
ma alla determinazione delloperatore inverso lungo le caratteristiche. Ov-
viamente come punto di partenza puo essere assunta sia lequazione completa
che quella linearizzata, oppure unequazione modello tipo BGK o ellissoidale.
Accanto alla tecnica perturbativa esiste poi un altro approccio molto diffu-
so, costituito dal metodo variazionale. Esso e impiegato soprattutto quando
non si e interessati a ricostruire il campo di flusso del gas ma solo alcune
grandezze totali, caratteristiche del problema in questione.
Grazie alla potenza raggiunta dai calcolatori, negli ultimi anni hanno infine
subito un notevole sviluppo le procedure numeriche, quali la tecnica delle
ordinate discrete e soprattutto il metodo Montecarlo. Tale termine si riferi-
sce a unampia varieta di procedure computazionali il cui elemento comune
consiste in una simulazione matematica del fenomeno fisico, su un computer
ad alta velocita.
36
Capitolo 4
Conclusione
37
1. < 2 Kn : gas di Knudsen,
l (metri)
100
0.01
0.001 fluttuazioni
statistiche
0.0001 trascurabili
fluttuazioni
1e-05
statistiche
significative
1e-06
1e-07
1e-08
1e-10 1e-08 1e-06 0.0001 0.01 1 100
/0
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Bibliografia
[3] Carlo Cercignani, Rarefied gas dynamics: from basic concepts to actual
calculations, D.G. Crighton, Cambridge University Press (2000)
[4] Graeme Austin Bird, Molecular gas dynamics and the direct simulation
of gas flows, Oxford Engeneering Science Series 42, Clarendon (1994)
[5] Kerson Huang, Statistical mechanics, John Wiley & sons (1963)
39
Appendice A
40