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NIETZCHE

Friedrich Nietzsche da molti considerato il pi grande filosofo dellOttocento, un uomo estremamente


controverso, complesso e per alcuni tratti inafferrabile le cui parole, idee e opere assunsero una tale
portata rivoluzionaria da far crollare i pilastri della filosofia tradizionale e rifondare lintero sistema di
pensiero occidentale. La vicenda di Nietzsche una della pi curiose dellintera storia dellumanit:
visionario emarginato, proprio quando diventa folle e non sa pi nulla di s raggiunge quella fama che
pensava, a torto, gi di possedere. Un uomo escluso dal mondo che a tratti indossa vesti profetiche
preannunciando e interpretando gli eventi della storia. Professore sconosciuto che conosce la pazzia e che
diventa improvvisamente cardine dellintera cultura novecentesca.
Ecco la sua malattia stata, per molti anni, un argomento sul quale si ampiamente dibattuto e di cui la
critica si spesso servita per screditare il suo pensiero. Per molto tempo si sostenuto che: o la filosofia di
Nietzsche veniva interpretata come risultato della sua malattia, o la sua malattia come risultato della
sua filosofia. In generale essa proiettava unombra funesta sui prodotti del suo pensiero, a causa del
pregiudizio secondo cui una filosofia partorita da una mente malata per forza di cose anchessa malata.
Oggi un fatto universalmente ammesso che il pensiero di Nietzsche, come quello di qualsiasi altro
pensatore, vada giudicato per quello che oggettivamente dice e non per le vicissitudini che ne stanno alla
base.
Ancora prima di scendere nei dettagli delle sue idee si rende opportuno puntualizzare altri due elementi: la
frequente associazione del suo nome allideologia nazista e la-sistematicit delle sue opere. Partendo da
questultimo potremmo definire Nietzsche come il Van Gogh (smisurato e autodistruttivo) o lo Zelig del
noto film di Woody Allen della filosofia, un uomo che si presta a mille interpretazioni tutte diverse e tutte
veritiere, inafferrabile e camaleontico. Un uomo che esprime il desiderio di esser ricordato per quello che
era (nelle pagine dellEcce homo scrive: io sono questo e questo solo, non confondetemi per un altro) ma
il cui pensiero si carica di una pluralit di significati che lo rendono multidimensionale e ne impediscono
ununivoca interpretazione.
Come detto poi, il nome di Nietzsche stato, nel corso degli anni, frequentemente accostato allideologia
nazista. Laccostamento fu sicuramente agevolato dalle azioni della sorella Elisabeth, che arriv addirittura
a deformare alcune sue opere pur di farle aderire a quei principi che lei stessa aveva accettato; risulta
tuttavia innegabile il fatto che nei testi del filosofo vi siano diversi spunti antidemocratici e antiegualitari
che si prestarono con facilit ad uninterpretazione nazista.

Per quanto concerne le vicende puramente biografiche, Nietzsche nacque presso Lipsia il 15 ottobre 1844.
Suo padre, pastore protestante, mor quando lui aveva solo 5 anni e questa perdita segn particolarmente
la sua esistenza. Per tutta la vita egli dimostr un legame profondo nei confronti di questo padre di cui non
ricordava quasi nulla, ma al quale si sentiva fatalmente legato. Addirittura racconta che quando aveva 35
anni, let in cui lui mor, sent come se unombra gli fosse scesa addosso. Fin da piccolo fu molto studioso e
rispettoso delle regole, si racconta che un giorno sua madre lo vide camminare sotto un acquazzone solo
perch il regolamento della scuola recitava che bisognava uscire in maniera ordinata. Viene ammesso nella
prestigiosa scuola di Pforta, in cui con metodi rigorosi venivano formati i funzionari prussiani, e qui studia
filologia. Trasferitosi a Lipsia stringe due delle amicizie che pi segneranno la sua vita, conosce infatti
Wagner e il grande filologo Ritschl che lo raccomander tra laltro alluniversit di Basilea dove Nietzsche
inizia a insegnare a soli 25 anni. E il periodo in cui compone la sua prima opera La nascita della tragedia
che si inserisce in quella che tradizionalmente stata definita la fase giovanile e che segna anche la rottura
con gli ambienti accademici. Col passare degli anni la sua ammirazione per Wagner e Schopenhauer (che lo
aveva fortemente colpito in precedenza) si affievolisce, si presentano i primi disturbi alla vista ed sempre
pi frequentemente colpito da attacchi di emicrania. A tutto ci si accompagna la perdita delle amicizie per
via dei suoi modi, inizia cos una vita da malato inquieto e nervoso, in continuo vagabondaggio da una citt
allaltra, che lo porter a spostarsi tra la Svizzera, lItalia e la Francia. Durante i suoi viaggi conosce una
giovane russa, Lou Salom, di cui si innamora e alla quale chiede anche di sposarlo. La donna rifiuta
preferendogli lamico Paul Re, cos il filosofo, sentendosi abbandonato e tradito, finisce a Torino dove
mostra i primi segni di squilibrio mentale. Continua a scrivere e comporre opere (Cosi parlo Zarathustra e
Ecce homo) fino al Natale 1888. Probabilmente il 3 gennaio dellanno seguente ha un crollo psichico e
comincia a scrivere lettere esaltate ad amici e parenti (crede di essere Dio e tutti i nomi della Storia).
Allarmato Overbeck si reca a Torino dove trova lamico in preda alla pazzia e lo fa ricoverare in una clinica
per malattie nervose. Concluder la sua vita in manicomio nel 1900 concretizzando cos il paradosso della
sua esistenza: raggiunge quella fama per la quale era impazzito quando ormai immerso nella notte della
follia e non pu pi rendersene conto.

Tra le opere di Nietzsche va ricordata anche La volont di potenza che, sebbene egli abbia solo progettato
senza mai pubblicare, ricopre un ruolo centrale nel suo sistema di pensiero.

La nascita della tragedia la prima opera di Nietzsche e segna al tempo stesso, con i suoi spunti
palesemente schopenhaueriani, linizio della sua attivit di filosofo. Il motivo centrale di questopera la
distinzione tra apollineo e dionisiaco che egli considera gli impulsi di base dellintero mondo greco.
Lapollineo il principio formale che si palesa nellarte greca, che si esprime quindi in quelle forme limpide,
armoniche ed equilibrate e scaturisce da un atteggiamento di fuga rispetto al divenire. Il dionisiaco, che
rappresenta la visione schopenhaueriana dellesistenza come dolore ed orrore dellessere, si esprime
nellesaltazione della musica e della lirica. Proprio nella musica secondo Nietzsche (come gi a suo tempo
aveva sostenuto Schopenhauer) emerge la vera essenza del reale; viene riprodotto quel magma indistinto
celato dallapparenza del velo di Maya.
In contrasto con la filologia dominante e con limmagine della Grecia come mondo della serenit e
dellequilibrio (ossia come regno dellapollineo), Nietzsche sostiene che il presupposto originario della
sensibilit greca sia il dionisiaco, che lha condotta a scorgere il dramma dellesistenza e lorrore dellessere.
Tanto vero che lapollineo nasce semplicemente come tentativo di sublimare il caos nella forma, dandogli
un aspetto distinto e armonico. E questo, a parere di Nietzsche, si percepisce nella pi alta forma dellarte
greca: la tragedia. Il dramma diviene davvero tragico quando il dionisiaco (la sofferenza delleroe) viene
rappresentato in immagini di ideale bellezza e compostezza. Possiamo per cui capire come questopera, che
presenta una idea cos dissonante rispetto al parere della filologia tradizionale, abbia attirato sul filosofo le
critiche degli ambienti accademici.
Ora la conoscenza di questopera appare determinante per comprendere il rapporto che Nietzsche aveva
con le teorie di Schopenhauer e i presupposti da cui prenderanno forma lesaltazione della vita e
limmagine del superuomo. Se infatti da Schopenhauer Nietzsche riprende il carattere doloroso e
raccapricciante dellessere, alla noluntas schopenhaueriana oppone un atteggiamento di entusiastica
accettazione dellessere nella globalit dei suoi aspetti, accettazione della vita cos com. Sar questo il
significato che egli attribuir al termine dionisiaco. Dioniso era appunto il dio dellebbrezza e della gioia.

Quella che gli esperti definiscono la seconda fase del pensiero di Nietzsche, e che raggiunge la sua massima
espressione con La Gaia scienza (1882, nella quale compie il celebre annuncio della morte di Dio),
coincide di fatto anche con leffettivo inizio della sua attivit di filosofo. Finora abbiamo infatti conosciuto
un Nietzsche in fuga dalla filologia, che taglia i ponti con il mondo accademico e inizia a maturare idee e
pensieri avvicinandosi alla filosofia schopenhaueriana. Questa seconda fase appunto, segna labbandono
delle formule metafisiche di Schopenhauer sia di quelle artistiche di Wagner ed stata tradizionalmente
definita come il periodo illuminista. Illuminista non perch adesso Nietzsche maturi lingenua fiducia
settecentesca nella ragione e nel progresso (anzi) ma perch si impegna in unopera di critica universale.
Notevole il fatto che questa esigenza di analisi filosofica maturi in lui proprio in coincidenza di una sorta di
crisi di mezza et che egli stesso accusa arrivato a questo punto. Come gi detto infatti, giunto allet di 35
anni (la stessa et alla quale mor suo padre), avverte come unombra su di s e si ferma a riflettere su ci
che ha realizzato nella sua vita. E da un certo punto di vista non aveva ottenuto quasi nulla: era diventato
presto docente universitario ma era stato licenziato, aveva rotto i legami con il mondo accademico, non
aveva quasi nessun amico, era malato e solo, stava perdendo la vista che tanto gli era cara per la lettura dei
libri, quei libri che lui pubblicava a proprie spese non avevano alcuna fortuna; per cui vediamo bene come
limmagine che Nietzsche matura di s piuttosto umiliante e probabilmente ci contribuisce a fargli
maturare lidea secondo cui nella vita non esiste alcun fine e alcun obiettivo, quasi come una sorta di
autogiustificazione.
Nellagosto del 1881, mentre si trova in Alta Engadina, allorquando stava camminando lungo le sponde del
lago Silvaplana, matura unidea che al tempo stesso lo impaurisce e lo affascina. Riprende e fa suo un
concetto gi espresso secoli addietro dai Greci: la teoria delleterno ritorno. Sostiene infatti che: se la
quantit di energia nelluniverso finita mentre il tempo in cui essa si dispiega infinito, allora
necessariamente le circostanze e gli eventi del mondo dovranno tornare a ripetersi sempre uguali a se
stessi per un numero infinito di volte. Ecco questidea che lo folgora nellagosto 1881 costituisce di fatto il
fulcro di tutta la sua filosofia. Lui stesso definisce la teoria delleterno ritorno come il suo pensiero pi
profondo e decisivo. Sostenendo infatti che nellesistenza non c alcun fine, perch tutto destinato a
ripetersi allinfinito (viene cos rifiutata la concezione cristiana del tempo), innanzitutto scarica la propria
coscienza dal peso del fallimento esistenziale, e immediatamente pone le basi per la formulazione della
morte di Dio, del nichilismo, del superuomo e della volont di potenza, che di fatto sono tutte teorie
concatenate tra loro e collegate ad un concetto centrale: la mancanza di un senso, di un obiettivo dato e gi
prestabilito nellesistenza.
Per comprendere adeguatamente quel passo famosissimo, che divenne il cardine di tutta la cultura del
novecento, contenuto nella Gaia scienza, vale a dire la morte di Dio, occorre tenere presente che per
Nietzsche Dio sostanzialmente il simbolo di ogni prospettiva oltremondana, lidea di Dio il tentativo di
giustificare questa esistenza ponendone il senso in unaltra dimensione. E in definitiva la personificazione
delle esigenze umane. Ricordiamo che per Nietzsche la vita dolore, lotta, distruzione, crudelt, incertezza,
errore per cui ai suoi occhi Dio non altro che una costruzione della nostra mente, realizzata ai fini di
mitigare e sopportare questa vita. Di fronte a un mondo cos disarmonico e inospitale luomo ha dovuto
autoconvincersi dellesistenza di Dio. Dio rappresenta cos una fuga dalla vita, una calunnia di questo
mondo. Dio la pi antica delle bugie vitali.
Adesso secondo il filosofo la sua societ quasi giunta a questa consapevolezza, quasi arrivata a far
propria la convinzione che Dio solo una menzogna e cos ne ha, anzi sta decretando la morte. LOttocento
segna di fatto la caduta del grande sistema cristiano, non solo i filosofi nello specifico, ma tutti gli uomini
perdono la fiducia nel mondo ultraterreno, proiettando magari le loro speranze nella scienza o nel
progresso, sostituendo di fatto questi allimmagine di Dio. E questo, in concreto, il messaggio
drammatizzato della morte di Dio nella Gaia scienza. Luomo folle che corre per le strade annunciando la
morte di Dio immagine di Nietzsche, filosofo-profeta; le risa degli uomini del mercato rappresentano
lateismo stolto e positivista dellOttocento che ha sostituito la speranza in Dio con la speranza nella
scienza; il precipitare nel vuoto, la mancanza improvvisa di ogni punto di riferimento allude al senso di
smarrimento e vertigine che segue questa sconvolgente notizia; la necessit di divenire noi stessi di un
richiamo al fatto che per reggere e superare la morte di Dio luomo deve farsi superuomo; il fatto che
luomo folle a conclusione del passo sostenga di esser venuto troppo presto sottolinea quanto detto
precedentemente: cio che la societ ha quasi raggiunto questa consapevolezza anche se questa non si
ancora concretizzata in una convinzione di massa.
La morte di Dio coincide per Nietzsche con la morte del sistema platonico-cristiano della metafisica, iniziata
con Kant, proseguita con il positivismo e terminata appunto con lui. Fu infatti Platone il primo a calunniare
filosoficamente questo mondo e contrapporlo ad un altro e da lui ha poi preso spunto tutta la metafisica
occidentale nel corso dei secoli. Questa celebre teoria nietzschiana si sposa perfettamente con quella
delleterno ritorno, non altro dopotutto che unenfatizzazione dellidea secondo cui nel mondo non c
alcun fine o obiettivo predisposto, rappresenta solo la presa di coscienza di questa verit e linevitabile
conseguenza.
Adesso, facendo proprie le convinzioni delleterno ritorno e della morte di Dio, dellassenza di qualsiasi fine
esistenziale in sostanza, si inevitabilmente condotti al nichilismo, cio ad un senso di annullamento totale
(nihil in latino significa appunto niente). Venendo infatti meno la meta verso la quale abbiamo proiettato le
nostre esistenze, viene meno anche ogni morale ed ogni nostra convinzione, tutti i supremi valori si
svalorizzano. Ne deriva per cui lo sgomento del vuoto e del nulla. E importante sottolineare per, anche
per il proseguimento del nostro discorso, che il nichilismo viene considerato da Nietzsche semplicemente
come uno stadio intermedio, esso un no alla vita che attraverso lesercizio della volont di potenza
prepara ad un grande si, ad una sua accettazione dionisiaca e superomistica. Il superamento del
nichilismo consister di fatto con la nascita del superuomo, che accetta quanto detto finora e che fa sua la
convinzione che: posto che nessun senso vi sia gi, lunica cosa che resta da fare DARE UN SENSO.
A ben interpretare il discorso nietzschiano ci rendiamo conto infatti come lo smarrimento e langoscia che
seguono la dichiarazione Dio morto sono una condizione circoscritta ad un uomo-non-ancora-
superuomo. La morte di Dio attesta di fatto la nascita del superuomo, egli pu nascere solo se si realizza
questa condizione (come esclamer Zarathustra: Morti son tutti gli di: ora vogliamo che il superuomo
viva). Si, Dio morto e questo pu generare solitudine e disorientamento, ma Nietzsche invita a consolarsi
perch in realt Dio era gi di per s un inganno. Il superuomo che dovr nascere cos, ha dietro di s la
vertigine di una tale consapevolezza, ma davanti a s il mare aperto delle possibilit di progettare la propria
vita liberamente, libero dagli impedimenti di qualsiasi metafisica o pregiudizio morale ad essa connesso.

La fase in cui Nietzsche affronta il tema del superuomo e della volont di potenza viene inaugurata con la
celebre opera: Cos parl Zarathustra. Innanzitutto appare opportuno chiarire il perch il filosofo scelga,
come portavoce dei suoi pensieri, proprio questo profeta orientale che secoli prima aveva fondato la fede
in Zoroastro. In un passo di Ecce homo Nietzsche sostiene che: essendo stato il primo a tradurre la morale
in termini metafisici, sar anche il primo ad accorgersi di tale errore. Questi diventer cos, come gi detto
appunto, il portavoce di Nietzsche e delle sue idee.
Il superuomo (Ubermensch in tedesco), senzaltro il motivo pi noto e volgarizzato del pensiero di
Nietzsche. Esso non va confuso con la distorta immagine dellestesa interpretata da DAnnunzio, n con uno
stadio evoluzionistico darwiniano: non luomo al superlativo, ma un altro uomo, diverso da ogni
esemplare antropologico conosciuto. Tant vero che il termine Ubermensch pu essere tradotto con
oltreuomo, il quale piuttosto che indicare un uomo potenziato indica un uomo che andato oltre la sua
dimensione umana, oltre luomo appunto. Il superuomo cos colui che in grado di accettare la
dimensione tragica e dionisiaca dellesistenza, di reggere la morte di Dio e la perdita delle certezze
assolute, di far propria la prospettiva delleterno ritorno, di accettare entusiasticamente lesistenza (non
sopporto perch domani sar diverso, ma accetto pienamente perch sar eternamente uguale), di porsi
come volont di potenza e procedere oltre il nichilismo.
Questo ideale di superuomo non una met che il filosofo prospetta per lintera umanit, ma soltanto per
una parte di essa, ovvero per un lite di individui superiori. Un lite che non si limita solo ad ergersi al di
sopra delle masse ma che ha il diritto, in qualit di razza dominatrice, di comandare le masse stesse. Sulla
base di questi ideali antiegualitari e antidemocratici si pu comprendere il rapporto tra Nietzsche e il
nazismo, sebbene infatti egli non fu mai un nazista (anche per il banale ma evidente motivo che Hitler
nacque proprio lanno in cui lui conobbe la follia) innegabile per che il contenuto delle sue opere
foment molto lideologia antisemita e razzista della Germania del Terzo Reich.
Lultimo tema che ci resta da affrontare, nella vana convinzione che il pensiero di Nietzsche possa mai
essere completamente esaurito, quello della volont di potenza.
Nietzsche identifica la volont di potenza con lintima essenza dellessere, con il carattere fondamentale di
tutto ci che esiste. La vita non altro che una forza espansiva che punta al proprio superamento; essa non
si cura dei suoi portatori purch si rinnovi e si superi continuamente. La vita pura spinta
allautoaffermazione (io sono il continuo, necessario superamento di me stessa), al dominio e alla
sopraffazione. Questo carattere costitutivo della vita, che sembra riecheggiare la teoria schopenhaueriana
circa lesistenza, trova la propria espressione proprio nellUbermensch, nel superuomo. Porsi come volont
di potenza significa, per Nietzsche, imporre i propri valori, la propria individualit, i propri obiettivi sulla
realt e sugli altri (Imprimere al Divenire le forme dellEssere). La volont di potenza la tendenza al
massimo dispiegamento delle proprie forze e pulsione di rinnovamento continuo. Luomo deve
continuamente aggiornare il suo punto di vista e mai fissarsi su una presunta verit pretendendo che sia
vera, poich in tal modo negherebbe la pulsione vitale del cambiamento, negherebbe il suo accrescimento.
Da qui tuttavia anche la paradossalit di una tale condizione, per cui la volont deve al contempo volere ma
anche negare se stessa, per evitare di soffermarsi su un punto di vista ritenuto conclusivo. Alla potenza
della creativit deve succedere di volta in volta il suo annientamento, per poter rinascere di nuovo: ogni
verit appena raggiunta gi una non-verit.
A prima analisi potremmo essere indotti a credere questa concezione della vita come continuo
superamento di s medesima inconciliabile con la teoria delleterno ritorno che di fatto, per Nietzsche,
rappresenta lelemento pi determinante del suo pensiero. In realt i due concetti trovano la loro
conciliazione quando il superuomo, cio la volont che crea, fa sua la convinzione che ogni aspetto della
sua esistenza tale perch cos lui volle, cos vuole e cos vorr. A tendere i fili dellessere la volont di
potenza, che nelleterno anno dellessere si ripete sempre uguale a se stessa.

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