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Giampiero Bagni

I templari e gli altri Ordini militari e religiosi


bolognesi: crociferi e cavalieri gaudenti

LOrdine del Tempio ebbe unimportante sede a Bologna, lun-


go la strada di collegamento che portava agli imbarchi verso la
Terrasanta dalla Puglia e dallAdriatico in genere.
La casa templare di Bologna era conosciuta come una delle pi
ricche sia per le propriet afferenti sia per il numero e la rilevanza
dei templari che vissero l, cos come per la posizione geografica
strategica allinterno della provincia ecclesiastica ravennate.
Questa era la casa dove visse il templare Pietro da Bologna, una
delle figure centrali nella difesa dello stato maggiore dellOrdine
al processo di Parigi del 1310. Come gi esplicitato nelle mie pre-
cedenti ricerche,1 la sua lapide tombale era situata al centro del pa-
vimento della chiesa di Santa Maria del Tempio, come riportato da
Oretti alla fine Settecento. La chiesa non esiste pi ma gran parte
delle strutture del convento e della magione sono state preservate.
Nella mia ipotesi quindi il fratello bolognese Pietro, dopo il
processo parigino, torn a casa sano e salvo a Bologna, probabil-
mente aiutato dallarcivescovo Rinaldo da Concorezzo, e nella ma-
gione bolognese venne poi sepolto nel 1329 come ospitaliero.
Il processo fu cos importante che anche Dante Alighieri prese
posizione a favore dei templari nel Purgatorio2: Dante infatti stava
lavorando a questopera a Ravenna nel 1313, appena due anni do-
po il locale processo ai templari emiliano-romagnoli, in cui venne-
ro tutti assolti, grazie allaffermazione del divieto di uso della tor-
tura negli interrogatori.
Questa scelta fu assolutamente innovativa per la chiesa.
1
BCB, MsOretti, B 114, cc. 205r; G. Bagni, Templari a Bologna, Tuscania
2012.
2
Dante Alighieri, Purgatorio, Canto XX, vv 91-96.

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Nella mia attuale ricerca sto tentando didentificare tutti i tem-
plari bolognesi al momento trentaquattro persone vissute negli ul-
timi cinquantanni di esistenza dellOrdine ma ancora di pi a lo-
calizzare nel dettaglio le propriet utilizzando lutilissimo e sem-
pre gravido di sorprese, Inventario3dei beni templari bolognesi,
redatto dallinquisizione nel marzo 1309, attualmente conservato
allArchivio Storico Diocesano di Ravenna.
Ho avuto invece la fortuna di reperire allArchivio della Biblio-
teca Universitaria di Bologna la fonte originale in cui si menziona
la presa di possesso da parte dellinquisizione di questi beni tem-
plari bolognesi,per cui stato poi fatto redigere lInventario, cos
in traduzione:

Il 24 agosto del 1308 DondideoAntigrazi, vicario dellinquisitore do-


menicano con grande comitiva di bolognesi armati, giunse alla ma-
gione templare e la occup assieme ai beni ad essa legati, in nome
della Chiesa romana, minacciando di catturare i frati dando sfogo alla
loro grande collera.4

Requisiti i beni e fatto lInventario cos si pu rappresentare la


sede templare rispetto alle mura cittadine dellXI e XIV secolo e
alle sedi degli altri due Ordini oggetto di questo studio (fig. 1).
I beni templari consistono in 83 acri di terreni, 24 case e due
chiese, Santa Maria del Tempio e SantHomobono: una presenza
significativa in citt. Curiosamente tutte le propriet sia in citt che
nel territorio provinciale si trovano nel quadrante est-nordest: stu-
diando gli altri Ordini militari presenti a Bologna si pu supporre
una divisione delle aree dinfluenza. Quali e quanti Ordini?
Di sicuro gliospitalieri che avevano sede e propriet nel qua-
drante ovest della citt: vedremo in seguito nel dettaglio ove sono
locate le sedi dei due Ordini bolognesi oggetto di questo mio in-
tervento.

3
Archivio Storico Diocesano di Ravenna, 12575.
4
Biblioteca Universitaria di Bologna, ms 1456, Villola.

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Fig. 1: mappa di Bologna con identificati luoghi delle sedi dei tre Ordini.

La ricerca mi ha portato inoltre a formulare unipotesi circa il


momento della fondazione della sede templare bolognese: finora
nessuna fonte originale ha potuto fornire certezze; mi auguro che
lo scavo archeologico in programma dia altre indicazioni tempo-
rali certe. La mia ipotesi fissa la fondazione immediatamente dopo
il Concilio di Pisa del 1135 in cui Bernardo di Chiaravalle inter-
venne auspicando fondazioni di case templari nei territori dei ve-
scovi l presenti. Al Concilio , infatti, attestata la presenza del-
larcivescovo di Ravenna Gualtiero, sotto la cui giurisdizione era
Bologna. Inoltre negli anni immediatamente successivi al 1135 vi
sono prove della fondazione delle case templari di Piacenza e Reg-
gio Emilia. Quella del Concilio chiaramente una data post quem.
Laltro limite temporale rappresentato dalla data in cui avvie-
ne la definitiva lottizzazione dellarea del borgo Turlionis, dove
poi sar con certezza attestata la magione templare: lanno 1170
(fig. 2).
Infatti, i monasteri bolognesi di Santo Stefano, San Giovanni in

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Monte e labbazia di Monte Armato, proprietari dei terreni non ur-
banizzati in quellarea est della citt, con la creazione e lespan-
sione dei sobborghi oltre le mura (terminate alla fine dellXI seco-
lo) procedettero con la vendita o spesso con la concessione in enfi-
teusi dei loro possedimenti in tutta la zona, attorno alla via Emilia.

Fig. 2: la Magione templare e la crescita urbanistica cittadina.

Il primo e pi antico documento che ho potuto reperire in cui e-


splicitamente menzionata la sede templare bolognese la lettera
di papa Innocenzo III, datata 1213, al clero bolognese in cui, tra gli
altri destinatari, vi il precettore della sede templare.5
Ad ogni modo, la maggior parte della documentazione grafica
che restituisce visivamente la struttura delle propriet di Santa Ma-
ria del Tempio riferibile al periodo in cui la stessa era gi dive-
5
M. Sarti, M. Fattorini, De claris archigymnasii Bononiensis professoribus
a saeculo XI usque ad saeculum XIV, Bologna 1769, t. I, vol. II, pp. 173-
174.

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nuta ospitaliera, cio dopo il 1312.
La prima immagine topografica specifica completa dellarea
infatti la rappresentazione della Magione nel 1575, allinterno del-
la Pianta di Bologna, conservata negli appartamenti privati del pa-
pa in Vaticano.6
La maggioranza dei cabrei, prodotti dai cavalieri di Malta, for-
niscono immagini della magione in alzato da sud nel XVIII secolo
e le relative mappe delle stanze e spazi in essa contenuti.

Fig. 3: ASBo, Demaniale, Santa Maria del Tempio, b.19/2098.

6
Pianta prospettica della Citt, Sala Bologna, Appartamenti privati del Papa
in Vaticano, 1575.

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Questa documentazione molto utile nella progettazione dello
scavo archeologico, in quanto permette di identificare le varie fasi
costruttive in particolare nella parete interna al chiostro, e ad ipo-
tizzare la presenza, in epoca medievale, di un portico, probabil-
mente di legno, come si pu evincere dai muri murali dinnesto
delle travi in figura 4.

Fig. 4: fasi costruttive invidividuate nel muro sud della Sala dei Cavalieri.

Fig. 5 (alla pagina seguente): ricostruzione in 3D


della Magione templare bolognese nel 1250.

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Questa ricerca sta portando a una possibile rappresentazione tri-
dimensionale dellarea (fig. 5 alla pagina precedente), che ci per-
metta di meglio capire limpatto anche fisico, delle propriet tem-
plari nellarea est della Bologna nel XIII secolo: quasi un quartiere
templare a se stante! Ci assieme alla continua ricerca dei manu-
fatti dellantica magione sopravvissuti alle requisizioni napoleoni-
che delle propriet dei cavalieri di Malta, con la sconsacrazione
della chiesa, allinizio del XIX secolo.
Per capire meglio questa collocazione spazio-temporale utile
lo studio di una fonte tecnica: i Libri Terminorum bolognesi7:
cio la collezione dei documenti relativi alla creazione del traccia-
to della Circla, la strada circolare che nel Duecento serv per iden-
tificare larea di edificazione della terza cerchia di mura cittadine,
che saranno completate solo nel 1327. Per tracciare questo anello
circolare vennero posti dei picchetti nei terreni attorno ai quali poi
si edificarono le mura, a cominciare dal 1230.Questo lavoro di pic-
chettatura circolare dovette incrociare varie vie dacqua che servi-
vano la citt, a cominciare dal Canale di Savena. E a questo punto
una breve digressione sulla ricerche relative ad una di queste vie
dacqua ritrovata, che ha mosso giornalisticamente mezza Italia
con la notizia del Tunnel Segreto dei Templari.
Vediamo la realt qual : nellestate dello scorso anno Tper,
azienda trasportistica bolognese, nelleseguire ladeguamento di
Strada Maggiore (una parte del tratto urbano della Via Emilia ro-
mana) al passaggio del futuro filobus, ha riscontrato un cedimento
stradale di fronte al civico 80 di Strada Maggiore nel centro di Bo-
logna.
Ling. Monzali, responsabile del progetto, ha quindi incaricato
una ditta specializzata di compiere una prospezione con il geo-ra-
dar nel punto in cui si era verificato questo cedimento. Il risultato
stato molto interessante: pareva esserci uno spazio sotterraneo am-

7
M. Venticelli, I libri terminorum bolognesi, in Medieval metropolises: pro-
ceedings of the congress of Atlas working group, international commission
for the history of towns (Bologna, 8-10 maggio 1997), Bologna 1999, pp.
223-330.

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pio che attraversava obliquamente la Strada.
Dopo alcuni mesi sono stato contattato dallo stesso ingegnere al
fine di verificare cosa potesse essere esattamente questo manufatto
rilevato, visto che puntava verso lingresso del palazzo ottocente-
sco sorto nel luogo dellaccesso alla magione templare.
Con il prezioso aiuto di Angelo Zanotti, grande esperto dei ca-
nali storici bolognesi, abbiamo quindi intrapreso prima uno studio
archivistico e poi progettato una possibile indagine sul sito.
La prima fase di ricerca ci ha quindi permesso di verificare che
nella mappa dei canali bolognesi di Bartolomeo Bonaccursi del
1754 (fig. 6) era effettivamente disegnato un canale che attraver-
sava Strada Maggiore in quel punto ed entrava allinterno dello
stabile dellantica magione templare, allepoca di propriet dei ca-
valieri di Malta.
Il canale era una derivazione del Canale di Savena creato dalla
Chiusa di San Ruffillo prima del 1176, al fine, tra le altre cose, di
svolgere la funzione di fossato difensivo per le mura dellXI seco-
lo detta dei Torressotti, nellattuale Piazza Aldrovandi. Ci in una
data precedente alla battaglia di Legnano che vide la Lega Lom-
barda, di cui Bologna faceva parte, prevalere sullimperatore Fede-
rico Barbarossa.
Il canale trovato quindi poteva essere un manufatto medievale
che richiedeva unispezione pi dettagliata: identificammo nella
zona del sagrato dellantica sede templare di Santa Maria del Tem-
pio un tombino della neve (fig. 7), che intercettava il canale sia
nelle prospezioni del geo-radar sia nella mappa settecentesca.
Il giorno 19 marzo 2015, con la presenza fondamentale degli
speleologi di Bologna Sotterranea, abbiamo aperto il tombino ed
effettuata lispezione. Il manufatto si presentato di sicuro molto
antico, non propriamente un canale ma uno scolo di derivazione
con poca acqua nonostante le copiose piogge dei giorni precedenti
e abbastanza alto da permettere anche un utilizzo come passaggio
di emergenza per le persone.

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Fig. 6: ASBo, B. Bonaccursi, mappa dei canali bolognesi, 1754.

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Fig. 7: tombino di accesso al canale su Strada Maggiore.

Fig. 8 (alla pagina seguente): tunnel sotterraneo.

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A questo scopo la tradizione della zona riporta che fosse stato
utilizzato nei secoli e, in ultimo, durante la Seconda Guerra Mon-
diale, fino a perdersi un po la memoria e la sua collocazione pre-
cisa.
Risalendo il canale e utilizzando come confronto gli splendidi
cabrei in cui era illustrata la sede dei cavalieri di Malta nel Sette-
cento, abbiamo potuto seguire il percorso del canale allinterno di
quello che era lantico convento templare trovando riscontri preci-
si in vari punti dellimmobile (la Chiavica Comune indicata nella
fig. 3).
In sintesi, ci che la stampa ha riportato con enfasi come il
Tunnel Segreto dei Templari, incredibilmente avallato subito da
alcuni studiosi, non era nulla di segreto ed esoterico ma semplice-
mente un canale di derivazione del Canale di Savena, che per per
la sua possibile data di creazione e per la sua conformazione, che
permette il passaggio delle persone, non escluso possa essere sta-
to utilizzato dai Templari per le funzioni di pulizia e scarico del lo-
ro convento nonch, una volta tombato, come passaggio e rifugio.
Tornando alla nostra fonte relativa alla creazione del tracciato
delle mura,8 nello stesso quadrante cittadino orientale in cui venne-
ro posizionati i picchetti per la Circla nei terreni dei templari, vi
erano le propriet, toccate da questi picchetti, di due altri Ordini
religiosi e militari, nati a Bologna: i crociferi e i cavalieri della Be-
ata Gloriosa Vergine Maria o frati gaudenti.
Iniziamo dai crociferi: nella stessa fonte riportato, a margine,
un atto legale firmato nel 1269 da Pietro, camerlengo dellOspeda-
le di Santa Maria dellOrdine dei crociferi e dal syndicus venerabi-
le fratello Giacomo, gran maestro dellOrdine dei crociferi.
Questo il primo documento originale reperito in cui sono
menzionati i crociferi a Bologna.
I crociferi vennero fondati e strutturati, secondo Kehr,9 nel
1169 da Alessandro III; vennero denominati nel complesso come
8
M. Venticelli, cit.
9
P.F. Kehr, Regesta Pontificum Romanorum, Italia pontificia, vol. V: Ae-
milia sive provincia Ravennas, Berlin 1911, pp. 284 ss.

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Ordine dal papa ab origine in modo da escludere quindi subito che
fosse una semplice confraternita, che gioc un ruolo importante
nella Bologna medievale. Ci in considerazione del fatto che du-
rante la Quinta Crociata,10 nel settembre del 1220 a Damietta (E-
gitto), a seguito della conquista crociata della citt, il contingente
bolognese decise che le case a loro assegnate fossero date in ge-
stione allOrdine dei crociferi, a riprova della rilevanza e affidabi-
lit gi raggiunta tra i bolognesi dallOrdine in cinquantanni di
presenza.
La loro chiesa, con annesso ospedale, era Santa Maria del Mo-
rello, lungo la Via Emilia in un luogo ancor oggi denominato
Crociali, poco fuori le mura cittadine della terza cerchia di cui
abbiamo gi parlato (fig. 1) e abbastanza vicina alla sede templare.
Questa chiesa venne parzialmente chiusa nel 1511 ma stato
possibile rintracciare un disegno, annesso a un atto di acquisto di
epoca napoleonica del bene, venduto dallAgenzia dei Beni Nazio-
nali dopo la requisizione. Ebbene, la persona rappresentata nel do-
cumento sopra limmagine della chiesa, in qualit di compratore,
si chiama Giovanni Aldini, famoso scienziato dellepoca, ed lo
stesso che nella stessa epoca napoleonica, acquista lantica magio-
ne templare, requisita ai cavalieri di Malta.
Semplice speculazione edilizia o vi sotto qualcosaltro?
Per le finalit simili e la contiguit spazio temporale tra templa-
ri e crociferi, sembra ragionevole pensare che vi fossero stati fre-
quenti rapporti a Bologna sul finire del Duecento: ho verificato
che i nomi dei membri riportati nelle fonti e afferenti ai due Ordi-
ni, sono ascrivibili a famiglie guelfe.
In quel periodo la citt, e questi Ordini militari possono aver
contribuito a ci, stava spostandosi sempre pi in una posizione
politica spiccatamente guelfa.

10
Ibidem.

86
Fig. 9: ASBo, L.C. Aldini, Compra del cittadino
dott. Gioanni Aldini, Bologna 1799.

87
Templari e crociferi erano citati assieme anche nella Collezione
delle Decime del 130011dalla cui analisi si evince che precettore
della casa dellOrdine del Tempio, a Bologna, fosse Giovanni e
sindaco dellospitale dei crociferi fosse Francesco.

Riguardo il terzo Ordine militare analizzato, quello della Beata


Gloriosa Vergine Maria, venne creato a Bologna nel 1261 da Ur-
bano IV con la bolla Sol illeverus, per pacificare la citt dopo un
lungo periodi di lotte tra i sostenitori del papa (guelfi) e i sosteni-
tori dellimperatore (ghibellini): i fondatori dellOrdine, creato con
finalit di pacificazione tra le fazioni, provenivano da famiglie del-
laristocrazia comunale podestarile sia guelfe (in maggioranza) che
ghibelline.
I pi famosi tra i fondatori furono Loderingo degli Andal, ghi-
bellino, e Catalano di Madonna Ostia, guelfo, citati da Dante nel-
lInferno.12
Dante infatti non apprezz il loro ruolo come pacificatori indi-
pendenti nella sua citt di Firenze nel 1266 dove, per volont di
Clemente IV erano stati mandati, nel periodo drammatico succes-
sivo alla battaglia di Benevento, con il mandato di sostituire al go-
verno del popolo grasso il potere dei guelfi. Il 12 maggio 1266 il
papa diede ai due lordine di recarsi a Firenze, dove essi furono
strumenti della politica pontificia: il 27 luglio infatti Clemente IV
impose il ritorno degli sbandati guelfi; l11 novembre scoppi un
tumulto dei ghibellini contro la magistratura dei Trentasei buoni
uomini, da poco istituita per riformare il governo della citt, e la
conseguenza fu la cacciata di Guido Novello, capo dei ghibellini, e
dei 500 tedeschi che formavano la sua guardia. I beni dei ghibelli-
ni vennero confiscati e venduti, le loro case distrutte e le rovine ri-
masero ben visibili per molti anni (chancor si pare intorno dal
Gardingo). La costituzione del governo di parte guelfa, infine, ol-
tre la presenza in Firenze del cappellano del papa Elia Peleti, port
11
A. Mercati, E. Nasalli-Rocca, P. Sella (a cura di), Rationes decimarum Ita-
liae nei secoli XIII e XIV. Aemilia, Citt del Vaticano 1933, pp. 234 ss.
12
Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto XXIII, vv 73-108.

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a esautorare i due rettori, i quali erano ancora in citt alla fine del
1266, ma poco dopo ne furono allontanati senza aver raggiunto il
loro scopo di pacificatori.
Tornando allOrdine dei frati gaudenti nel suo insieme, detti
gaudentiin quanto godenti della visione di Dio, era costituito da
due gruppi di confratelli: i conventuali e i coniugati.13

Fig: 10: Vergine dei Gaudenti, Eremo di Ronzano, Bologna.

13
G. Guidicini, Cose Notabili della Citt di Bologna, vol. I, Bologna 1868,
pp. 69 ss.

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I conventuali ebbero sede a San Michele de Castel deBritti e a
Ronzano sulle colline bolognesi dove esiste ancora la chiesa anti-
ca. Nella quarta cappella a destra di questa chiesa, stata collocata
unimmagine marmorea della Vergine dei Gaudenti, del Trecen-
to, una vera reliquia che testimonia la presenza di quei frati (fig.
10 alla pagina precedente). Un tempo era situata sulla porta din-
gresso del convento, salvata dai padri domenicani e collocata al-
linterno per difenderla da vandalismi o furti.
Lopera di stile gotico: su due colonnine poggia un arco e
dentro si trova, in altorilievo, limmagine della Madonna, in piedi
con la mano protesa in avanti, verso il figlio, mentre il viso rivol-
to verso i fedeli ( colei che indica e, nello stesso tempo, interce-
de). Il bambino che ha in braccio nudo: si presenta nella povert
tipicamente francescana di quel periodo, tutta intenta a valorizzare
lumanit di Cristo quale strumento di salvezza delluomo.
Il bambino guarda la madre e nella mano sinistra tiene una cro-
ce, segno della redenzione. La stessa croce gli fa da aureola, men-
tre con la mano destra indica il seno della madre, da cui ha ricevu-
to vita e nutrimento. questo doppio gesto della mano, appoggiata
al seno di Maria e dello sguardo rivolto a lei, che esprime la rispo-
sta del figlio alla preghiera-intercessione della Madre.
Il tipo di aureola che sta dietro alla Madonna, indica lapparte-
nenza di questa opera ai frati Gaudenti, essendo formata infatti da
una sequenza di foglie di giglio, emblema araldico della milizia.
I frati gaudenti coniugati invece ebbero sede in Santa Maria de-
gli Arienti, in un luogo del centro cittadino ancora esistente, un
complesso monastico che porta ancora murata la lapide a ricordo
di ci che Dante pensava dei due fondatori (fig. 11 alla pagina se-
guente).
Quindi, per concludere, quelli analizzati sono tre Ordini militari
e religiosi che supportarono le crociate o comunque che favorirono
le migliori condizioni per liberare energie per le crociate stesse, sia
reclutando uomini, sia pacificando le citt o producendo beni da
essere inviati in Terrasanta o da essere venduti per reperire fondi.

90
Fig. 11: lapide in Via degli Arienti a Bologna.

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Erano costituiti in maggioranza da uomini provenienti da fami-
glie guelfe e la loro influenza nella citt, nel rinnovamento delle
posizioni politiche e nellinfluenza della Chiesa di Roma ben ve-
rificabile nei documenti reperiti.
Questi tre Ordini militari ebbero una sede molto importante a
Bologna. interessante notare che le loro sedi primarie e la mag-
gioranza delle propriet a esse connesse, erano nello stesso qua-
drante del territorio cittadino come mostrato alla figura 1.
In questa stessa parte della citt e del territorio limitrofo erano
anche locate le principali propriet delle famiglie guelfe, a comin-
ciare da Romeo Pepoli che poi sar signore di Bologna, mentre le
famiglie ghibelline erano principalmente residenti nelle zone colli-
nari.
La mia ipotesi, ancora da avvalorare in modo certo, che questi
tre Ordini collaborarono nel promuovere la pace a Bologna, anche
grazie a questi legami familiari, in modo da liberare il maggior
numero di energie possibili per partecipare allacrociate e supporta-
re la difesa della Terrasanta.

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