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3. Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco

3.1. Evoluzione dellinvolucro edilizio opaco


Il comportamento energetico di un edificio legato principalmente al funziona-
mento dellinvolucro edilizio (pareti, copertura, pavimentazione, finestre, por-
te, ecc.) che, da sempre, rappresenta un elemento dinamico capace di integrare
aspetti di tipo termico, igrometrico, luminoso, aerobiologico e igienico. In questo
capitolo si tratter levoluzione storica dellinvolucro opaco (pareti, copertura,
solette, pavimentazione) e pi avanti (capitolo 7) di quello trasparente (finestre,
porte).
In passato, fino allaffermarsi dei principi architettonici del Movimento Moder-
no, la facciata costituiva una maschera introversa basata su una logica proget-
tuale di tipo conservativo e difensivo nellintento di garantire il riparo dallacqua,
dalle intemperie e dalla variabilit delle condizioni climatiche. Le costruzioni sin
dallantichit nascevano da un profondo conoscimento dellambiente naturale,
che consentiva di ottimizzare le potenzialit offerte dal territorio in termini di
caratteristiche climatiche e di risorse rinnovabili di provenienza locale. La rego-
lazione delle condizioni interne nasceva da un approfondito studio della posizio-
ne delledificio rispetto alle variabili ambientali (rilievi, presenza di acqua e di
vegetazione, ecc.), climatiche (esposizione al sole e al vento, grado di umidit,
precipitazioni, temperatura, ecc.) e agli assi cardinali, della natura del terreno e
delle caratteristiche dei materiali costruttivi locali.
Le caratteristiche dellinvolucro opaco, ma anche la disposizione urbana e la for-
ma degli edifici, differiscono molto in relazione alle specificit climatiche locali.
Nei climi freddi (Europa centrale e settentrionale, Nord America, ecc.) linvo-
lucro deve contribuire a conservare il calore prodotto allinterno delledificio e,
per questo, deve essere molto chiuso, compatto e con bassi valori di trasmittanza
termica1 (figura 3.1). Pertanto, anche in zone territorialmente distanti sono state

1
Questi obiettivi sono ottenuti anche con forme compatte, volumi ridotti da riscaldare, zone filtro
orientate verso nord, fronti settentrionali riparati dalla morfologia naturale dei terreni, interramento
parziale dei locali, materiali edili con caratteristiche di isolamento termico, finestre di ridotte di-
mensioni a nord, presenza di tende e scuri lignei sulle aperture e contenimento delle infiltrazioni
daria attraverso i giunti.
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Parte Seconda Involucro opaco

sviluppate tecniche costruttive mirate a massimizzare la prestazione energetica


delle pareti, utilizzando i materiali di provenienza locale, come legno, terra im-
pastata con paglia e rami, mattoni crudi o cotti (figura 3.2), sassi, muratura mista
(figura 3.3), pietra (figura 3.4), ecc. Tutti questi materiali, a eccezione del legno e
della paglia, non hanno buona capacit di trattenere il calore, ma ne favoriscono
la dispersione. Per migliorarne le prestazioni complessive si prefer ricorrere a
spessori rilevanti e allinserimento di intercapedini daria che miglioravano si-
gnificativamente lisolamento termico del componente2 (si pensi ad esempio alle
pareti miste in sassi o in pietra a secco dellEuropa Centrale, alle pareti doppie
del Nord Europa con unintercapedine riempita di terra e paglia, ai vespai areati
oppure alle solette in legno con uno strato di ventilazione). Inoltre, nelle pareti
con ridotte caratteristiche isolanti (ad esempio in pietrame e in sassi), i locali
interni usati con frequenza, dove era ubicato il focolare, erano rivestiti con legno
per trattenere il calore e per isolare in modo uniforme lambiente interno (figura
3.5). Nei climi pi freddi, addirittura, le pareti venivano rivestite allesterno con
legno di colore scuro per favorire laccumulo solare (figura 3.6) oppure i vuoti
venivano riempiti con muschio per aumentare il potere isolante e per limitare le
infiltrazioni di aria.
Nei climi caldi, le soluzioni sono differenti in relazione alla piovosit e al livello
di umidit relativa. Nelle regioni aride o semi aride (isole greche, coste dellA-
frica settentrionale, Spagna e Italia meridionale, per esempio), linvolucro deve
contribuire a mitigare il surriscaldamento interno, la temperatura dellaria e la
temperatura media radiante delle pareti3. Per questo, sono utilizzate pareti massive
(spessori di 50-100 centimetri) in materiali di provenienza locale caratterizzati da
buone caratteristiche di sfasamento e attenuazione termica, come mattoni in pietra
calcarea (figura 3.7), terra cruda (figura 3.7) o cotta (figura 3.9), tufo, ecc. (figura
3.10). Le pareti allesterno sono intonacate con malte a base di calce o gesso (fi-
gura 3.11) o mattonelle dai colori chiarissimi (figura 3.12) che, oltre a riflettere il
calore del sole, garantiscono unazione disinfettante, battericida e fungicida. Nelle
pareti, per favorire la ventilazione naturale incrociata e il raffrescamento notturno,
potevano anche essere fatti dei fori aggiuntivi rispetto alle aperture.

2
Le propriet di isolamento termico sono determinate dalla presenza di bassi valori di conducibilit
termica o di conduttivit termica (), definita dal rapporto, in condizioni stazionarie, tra il flusso di
calore che attraversa il materiale e il gradiente di temperatura che provoca il passaggio del calore.
In altri termini, misura lattitudine di un materiale alla trasmissione del calore e un basso valore di
conducibilit consente di avere una propagazione del calore con una velocit ridotta.
3
Questi obiettivi sono ottenuti anche mediante la scelta di forme aperte e a corte che aumentano
gli scambi radiativi tra ledificio e lambiente esterno, lombreggiamento delle pareti, linerzia ter-
mica delle strutture, la colorazione di pareti e coperture. Viene inoltre aumentata lumidit relativa
interna grazie alla presenza di vegetazione e di acqua nei patii e sono favoriti gli scambi convettivi
ed evaporativi tra edificio e ambiente con lo sfruttamento della ventilazione naturale e del raffre-
scamento passivo.
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Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

Figura 3.1
Involucro opaco in pietra di tipo massivo
(Bolzano, Italia; foto di Alberto Pizzi)

Figura 3.2
Parete mista in sassi e mattoni cotti
(Sagunto, Spagna)

Figura 3.3
Parete mista in sassi e pietra
di grande spessore (Renon, Italia)
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Parte Seconda Involucro opaco

Figura 3.4
Parete in pietra di grande spessore (Renon, Italia)

Figura 3.5
Rivestimento esterno di pareti in legno
per trattenere il pi possibile il calore
prodotto allinterno dellambiente
e per isolare in modo uniforme le pareti
in pietra (Compatsch, Italia; foto di Evy Lai)

Figura 3.6
Utilizzo del legno di colore scuro
per migliorare laccumulo di calore della
parete (Compatsch, Italia; foto di Evy Lai)
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Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

Figura 3.7
Citt sotterranee con pareti ricavate
direttamente dalla roccia e dal terreno
per sfruttarne i benefici di inerzia termica
e raffrescamento passivo (Cappadocia,
Turchia; foto di Elena Ciucci)

Figura 3.8
Citt con pareti massive
che si sviluppano direttamente
a partire dalla roccia per ottenere
i benefici di inerzia termica
e di raffrescamento diurno
(Ronda, Spagna)

Figura 3.9
Strade strette, orientate rispetto alla direzione
prevalente dei venti e costeggiate da una cortina
continua di edifici con pareti intonacate
di colore chiaro (Ronda, Spagna)
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Parte Seconda Involucro opaco

Figura 3.10
Pareti massive in tufo intonacate
di colore chiaro e con aperture per favorire
la ventilazione naturale incrociata
e il raffrescamento passivo
(Alberobello, Italia)

Figura 3.11
Pareti intonacate di colore chiaro
per riflettere la radiazione solare
e per massimizzare i benefici
di soleggiamento e illuminazione
(Matera, Italia)

Figura 3.12
Pareti in mattoni piastrellate con ceramica
di colore chiaro per riflettere la radiazione
solare (Tomar, Portogallo)
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Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

Nelle regioni secche (Malesia, Indonesia, Borneo, Giappone, Filippine, ecc.),


linvolucro deve contribuire a favorire la deumidificazione degli ambienti interni,
a proteggere dalla radiazione solare e dalle intense piogge stagionali4. La ridotta
escursione termica tra giorno e notte non richiede lutilizzo delle pareti massive.
Per questo sono utilizzate pareti leggere e permeabili in materiali di provenienza
locale dotati di buona capacit termica, come legno (figura 3.13), stuoie, graticci,
fibre vegetali. Per ovviare alle differenze climatiche stagionali si sempre fatto
ricorso a sistemi flessibili, quali dispositivi di ombreggiamento orientabili, siste-
mi mobili di isolamento delle aperture (imposte, tende, ecc.), aperture totalmente
apribili, spazi filtro intermedi (patii, portici, ecc.).
Nel XX secolo, lindustrializzazione ha portato alla diffusione dei combustibili
fossili (carbone, derivati del petrolio e gas naturali) che avevano un rendimento
molto superiore rispetto alle risorse naturali ed erano considerate prive di ri-
cadute ambientali. Per questo, nel corso del tempo, in edilizia gli impianti che
utilizzavano queste risorse hanno avuto un ruolo sempre pi importante per
garantire il benessere microclimatico negli edifici. Laffermarsi dei principi
e delle teorie del Movimento Moderno di architettura, inoltre, ha favorito lo
sviluppo e la diffusione di pareti leggere, flessibili e adattabili, a cui non pi
demandato il controllo e la mitigazione della caratteristiche microclimatiche
delledificio (ora svolto dagli impianti meccanici, di ventilazione e di illumi-
nazione).

Figura 3.13
Pareti leggere in legno, rami
e fibre vegetali (Giava, Indonesia)

In tabella 3.1 riportato uno schema di classificazione degli elementi tecnici in


relazione alle diverse unit tecnologiche.

4
Questi obiettivi sono ottenuti anche attraverso la scelta di coperture dotate di pendenze elevate e di
ampi sporti per favorire il deflusso delle piogge torrenziali, il rialzo delledificio dal suolo, la fles-
sibilit della disposizione interna ottenuta grazie a pannelli scorrevoli che permettono di ottenere
configurazioni totalmente chiuse o aperte.
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Tabella 3.1. Classi di elementi tecnici in relazione alle diverse unit tecnologiche (fonte: elaborazione
dellAutore da norma UNI 8290:1981-1988)
Pareti perimetrali verticali
Verticale Infissi esterni verticali
Pareti verticali interne
Spazi esterni Solai su spazi aperti
Chiusura
Orizzontale Solai a terra
Inferiore
Infissi orizzontali
Coperture
Superiore
Infissi esterni orizzontali

3.1.1. Chiusure verticali perimetrali


Le pareti rappresentano un parte molto importante allinterno del bilancio ener-
getico delledificio, perch costituiscono unampia parte della superficie disper-
dente. Per questa ragione, probabilmente, fin dallantichit sono state oggetto di
attenzione da parte di costruttori e progettisti e, pi recentemente, delle aziende e
dei produttori che studiano soluzioni sempre pi efficienti e innovative.
A livello normativo, un primo inquadramento terminologico e costruttivo stato
fatto dalla norma UNI 8369:1987-1988, Edilizia. Chiusure verticali. Terminolo-
gia e simboli per le dimensioni secondo cui le chiusure verticali esterne costitui-
scono lelemento verticale di confine tra lambiente interno e lambiente esterno.
Le loro caratteristiche prestazionali devono essere in grado di garantire adeguate
condizioni di comfort abitativo (tabella 3.2).

Tabella 3.2. Classificazione delle chiusure verticali opache


Entroterra
Posizione
Fuori terra
Compresse
Portanti
Tese
Comportamento strutturale Non portanti
Tradizionali
Portate
Innovative
Semplici
Complessit morfologica Integrate
Complesse
Monostrato
Caratteristiche geometriche Pluristrato
Ventilata
Fonoisolanti
Comportamento acustico
Fonoassorbenti
Isolata
Comportamento energetico
Non isolata
Attiva
Sicurezza
Passiva
In opera
Caratteristiche realizzative
Fuori opera
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Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

In passato, le costruzioni a muratura portante erano caratterizzate dalla scelta


di materiali e spessori adeguati per rispondere alle necessit strutturali, di tenu-
ta allacqua, allaria, allisolamento termico e acustico. Le pareti a tecnologia
pesante possono essere classificate in relazione ai materiali e componenti nelle
seguenti categorie:
elementi modulari di base (mattoni, blocchi, conci, ecc.);
pannelli (elementi di grandi dimensioni prefabbricati fuori opera).
Il passaggio dalle costruzioni a muratura portante a quelle a scheletro indi-
pendente ha dato impulso allo sviluppo della tecnologia del leggero e delle
chiusure portate, caratterizzate da un peso proprio ridotto e da una funzione di
semplice chiusura. Negli anni dellindustrializzazione post-bellica, le prestazio-
ni energetiche erano molto basse e il controllo del comfort ambientale era de-
mandato quasi esclusivamente agli impianti meccanici. Solo pi recentemente le
chiusure leggere hanno considerato anche gli aspetti di prestazione energetica e
acustica, con la produzione del sistema struttura/rivestimento.
Le pareti, pesanti o leggere, possono essere classificate in relazione alle caratte-
ristiche geometriche in:
pareti monostrato, realizzate con un unico materiale posato in opera (pareti in
mattoni pieni, pietra, sassi, miste, blocchi forati di laterizio, cemento allegge-
rito, cemento armato, blocchi in pomice, legno, argilla espansa, ecc.);
pareti pluristrato, realizzate con pi strati di materiale aventi caratteristiche
uguali o diverse (pareti di mattoni a pi teste, parete con intercapedine ven-
tilata o intercapedine stagna, parete con isolamento interno, sistemi struttura
rivestimento, ecc.).
Le pareti monostrato sono sistemi tradizionali, che assolvono al problema della
chiusura e del sostegno delle spinte e dei pesi con un unico materiale (figura
3.14). Sono costituite da uno strato portante che supporta uno o due strati di
protezione e rivestimento interno e/o esterno e che garantisce la risoluzione dei
ponti termici di materia. Solitamente si caratterizzano per ottimi valori di inerzia,
di attenuazione e di sfasamento dellonda termica ma, al contrario, non di iso-
lamento termico. Le pareti monostrato pi recenti, pensate per garantire buone
performance termiche, sono costituite da materiali isolanti (blocco in laterizio
porizzato o rettificato isolato internamente, in calcestruzzo cellulare o in legno),
dotati anche di elevate prestazioni di massa volumica, di resistenza meccanica e
agli agenti atmosferici.
Le pareti pluristrato sono costituite da pi strati, ognuno specializzato nel sod-
disfacimento di un preciso requisito (figura 3.15). I sistemi pi tradizionali sono
le doppie pareti con intercapedine ventilata. La ventilazione serve per favorire o
smaltimento del vapore acque verso lesterno e per evitare la formazione di pro-
102
Parte Seconda Involucro opaco

blemi di condensa o di muffa. Pi recentemente, lintercapedine stata riempita


con materiale coibente, che garantisce le funzioni di isolamento termoacustico.
Le pareti pi moderne, invece, sono costituite dal sistema struttura/rivestimento
(detto anche S&R), ovvero da una soluzione basata su di una forte differenziazio-
ne e specializzazione dogni singolo strato che compone lintera stratigrafia. La
struttura portante comunemente realizzata in metallo ed poi divisa da una se-
conda orditura pi fitta ed esile che forma il telaio di supporto per le pannellature
della pelle esterna e interna (generalmente in lastre di cemento o di gesso). Lin-
tercapedine riempita con diversi tipi di materiale isolante come lane minerali,
legno, isolante riflettente, ecc. La struttura ha elevate prestazioni di resistenza,
inerzia e isolamento termico.

Figura 3.14. Pareti monostrato in mattoni e in pietra

Figura 3.15. Parete pluristrato con intercapedine ventilata e con isolante termoacustico

Le chiusure verticali perimetrali sono costituite da un insieme di elementi e strati


dotati di funzioni differenziate (tabella 3.3).
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Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

Tabella 3.3. Elementi tecnici delle chiusure verticali


Elemento funzionale Sotto-elemento Funzione Materiali
Controllare la formazione di con-
Barriera al Fogli a base di polimeri (PVC, po-
densa nella massa della parete o
vapore lietilene, ecc.)
sugli strati superficiali
Strati di tenuta Tenuta allac- Conferire limpermeabilit alle ac-
qua que meteoriche Strato di rivestimento: rivestimento
ceramico, lastre metalliche, intona-
Conferire la tenuta allaria e alla ci, ecc.
Tenuta allaria
pressione del vento

Diminuire la trasmissione di calore Lana di vetro, lana di roccia, EPS,


Isolamento tra gli ambienti interni, lesterno e XPS, PUR, argilla espansa, lana
termico assicurare il benessere termico e il di legno, sughero, lana di pecora,
Strati di isolamento contenimento dei consumi energetici ecc.

Isolamento Attenuare la trasmissione di onde Fibre minerali, fibra di legno, fibre


acustico sonore attraverso la parete naturali, sughero
Controllare le caratteristiche ter-
Ventilazione Aria
moigrometriche
Strati di ventilazione
Diffusione del Impedire la formazione di pressio-
Tessuto non tessuto di velo vetro
vapore ni anomale allinterno della parete

Proteggere dagli agenti atmosfe-


Rivestimento rici e ha un ruolo determinante Intonaco di calce, di gesso, cemen-
esterno nella qualificazione formale della tizio, ecc.
facciata
Strati di rivestimento
Proteggere gli strati sottostanti
Rivestimento dagli agenti di degrado biologici e
Intonaco di calce, di gesso, ecc.
interno chimici e dalle imbibizioni idriche
in eccesso

Sopportare i carichi dovuti al peso


degli strati a esso vincolati, i so-
Elemento resi- vraccarichi dovuti alla pressione
Laterizio, legno, ecc.
stente portato e depressione del vento, e tra-
Strati resistenti smetterli alla struttura portante
delledificio

Assolvimento delle funzioni stati-


Elemento resi-
che riferite allequilibrio comples- Laterizio, pietra, sassi, legno, ecc.
stente portante
sivo delledificio

Chiodi, ganci, viti, rivetti, graffe, le-


Elementi di Assicurare il fissaggio dei diversi gature, staffe, malte di ancoraggio,
collegamento strati allelemento portante malte di allettamento, adesivi, sal-
Strati di collegamento dature, ecc.

Ridurre le irregolarit superficiali


Regolarizza-
dello strato a contatto ed evitare le Malte, adesivi, ecc.
zione
sollecitazioni anomale

Proteggere elementi strutturali o


Strato di protezione al fuoco strati che non avrebbero altrimenti Materiali ignifughi
la necessaria resistenza al fuoco
104
Parte Seconda Involucro opaco

In seguito (capitolo 4) saranno trattate le tecniche di riqualificazione energetica


delle chiusure verticali esterne.

3.1.2. Chiusure verticali interne


Il controllo delle dispersioni tecniche attraverso linvolucro edilizio prevede an-
che lo studio delle partizioni interne della chiusura verticale che disperdono ver-
so ambienti non riscaldati o posti a una temperatura inferiore. Appartengono a
questa tipologia le pareti verticali interne verso i vani scala non riscaldati, i locali
tecnici, le cantine, i garage, i magazzini e tutti gli altri ambienti non riscaldati o
debolmente riscaldati. Nelledilizia esistente, normalmente, queste pareti sono
costituite in laterizio di ridotto spessore che, solo negli esempi pi recenti, viene
isolato termicamente. importante sapere che la normativa in fatto di efficienza
energetica prevede il rispetto dei requisiti minimi di trasmittanza termica anche
per questi ambienti e, pertanto, possibile adottare tecniche di riqualificazione
energetica analoghe a quelle delle chiusure perimetrali (capitolo 4).

3.1.3. Chiusure orizzontali inferiori


Lattacco a terra di un edificio rappresenta linsieme delle opere strutturali, di
tenuta allacqua, di isolamento, di protezione, di chiusura e di predisposizione dei
piani di calpestio, che permettono di fruire degli spazi in prossimit del terreno
in condizioni di sicurezza e di comfort, assicurando al tempo stesso la durata nel
tempo delle opere. La chiusura orizzontale inferiore (o basamento) costituita
dallinsieme degli elementi tecnici orizzontali e suborizzontali aventi la funzione
essenziale di separare gli spazi interni dellorganismo edilizio dal terreno (solai
a terra e infissi orizzontali inferiori). La norma UNI 8290-2:1981, Edilizia resi-
denziale. Sistema tecnologico. Analisi dei requisiti, la distingue in due classi di
elementi tecnici:
pavimentazioni a terra che appoggiano per esteso sul terreno;
solai a terra, ovvero elementi elastici che appoggiano su supporti per il soste-
gno al suolo.
Le caratteristiche delle pavimentazioni a terra devono rapportarsi alle prestazioni
di inerzia termica, temperatura, presenza di acqua allo stato liquido e di vapore
del terreno. In particolare, variano in funzione del contenuto di acqua presente nel
suolo. La pavimentazione a terra igroisolata (adatta per suolo umido) utilizzata
per arrestare o limitare il passaggio di flussi di vapore provenienti dal terreno e
per evitare lattivazione di fenomeni che possono alterare le specifiche funzioni
della chiusura (formazione di acqua per condensazione interstiziale, migrazioni
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Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

saline, ecc.). La pavimentazione a terra impermeabilizzata (adatta per suolo ba-


gnato in assenza di pressione idrostatica) prevede, oltre alluso dellelemento di
tenuta allacqua, limpiego di uno strato di controllo della risalita dacqua (vespa-
io) per evitare che questa possa venire a contatto con lintradosso della chiusura
(figura 3.16).

Figura 3.16. Basamento su terreno

Il solaio a terra costituito dallelemento di separazione tra lambiente interno


ed esterno. In questo caso, le caratteristiche prestazionali sono analoghe a quelle
delle restanti chiusure orizzontali (copertura, solette).
Le chiusure orizzontali inferiori sono costituite da un insieme di elementi e strati
con funzioni differenziate (tabella 3.4).

Tabella 3.4. Elementi tecnici delle chiusure orizzontali inferiori


Elemento funzionale Sotto-elemento Funzione Materiali
Conferire alla chiusura una pre-
stabilita impermeabilit allacqua,
Strato di tenuta o di Tenuta Fogli a base di polimeri (PVC, po-
resistendo a sollecitazioni indotte
impermeabilizzazione allacqua lietilene, ecc.)
dal terreno, dalle condizioni duso
e della soluzione tecnica

Accessibile e Inserire e distribuire le reti e i ter-


Reti e terminali impiantistici
attrezzabile minali impiantistici

Intercapedine Limitare linfluenza dellinerzia


orizzontale termica specifica del terreno ed Cunicoli riempiti con aria interposti
Non accessibile evitare migrazioni dacqua dal a pietrame, ghiaia, materiali di varia
terreno ai materiali costituenti la natura
chiusura

Controllare gli occasionali innalza-


menti del livello di acqua meteori-
Strato di controllo Pietrisco, ghiaia, casseforme a per-
Vespaio ca o di falda ed evitare che lacqua
della risalita dacqua dere in polipropilene riciclato
venga a contatto con la superficie
di estradosso della chiusura
106
Parte Seconda Involucro opaco

Arrestare (barriera) o limitare (fre-


Foglio in polietilene, geotessile in
Strato di barriera al vapore no) il flusso di vapore attraverso la
tessuto non tessuto, alluminio, ecc.
chiusura

Strati sottostanti cedevoli: mate-


Strato di irrigidimento e ripartizione Conferire adeguata resistenza riali termoisolanti
dei carichi meccanica alla chiusura Strati sottostanti incoerenti (vespa-
io in ghiaia e pietrisco, ecc.)

Compensare le differenze di pla-


narit o di quota dello strato al
Strato di livellamento e passaggio Massetto in calcestruzzo allegge-
quale viene sovrapposto e di in-
canalizzazioni rito
globare le canalizzazioni impian-
tistiche

Conferire allestradosso della


chiusura requisiti prestazionali Mattonelle di ceramica, marmo,
Strato di rivestimento
rispondenti la destinazione duso pietra, ecc.
degli ambienti interessati

Resistere a spinte idrostatiche de-


Strato di zavorramento idrostatico Terreno, ghiaia, pietrisco, ecc.
terminate da acque di falda

Raccogliere e smaltire leventua-


le acqua che potrebbe acciden-
Argilla espansa, ghiaia, fogli a base
Strato drenante di sicurezza talmente filtrare allinterno della
di prodotti bituminosi o catramosi
chiusura per difetti o guasti delle-
lemento di tenuta

Controllare il flusso termico in re-


lazione a esigenze di benessere
Strato termoisolante Isolanti termici e acustici
ambientale e di risparmio ener-
getico

Sostenere i carichi permanenti


e i sovraccarichi di esercizio e di Massetto in calcestruzzo, legno,
Strato portante orizzontale
trasferirli agli elementi strutturali laterizio, laterocemento
verticali

Gli aspetti problematici principali riguardano:


la determinazione geometrica e dimensionale della fondazione sul terre-
no;
la distribuzione del peso delledificio e risposta alle spinte del terreno;
la protezione della struttura da fenomeni di umidit;
laumento lareazione per evitare fenomeni di condensa;
la predisposizione dei solai di terra, opportunamente coibentati e protetti;
la protezione delle zone interrate e quelle in prossimit del piano di calpestio
dallacqua presente nel terreno e dallacqua piovana.
In seguito (capitolo 4) saranno trattate le tecniche di riqualificazione energetica
delle chiusure orizzontali inferiori.
107
Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

3.1.4. Chiusure orizzontali superiori


Il nodo di copertura rappresenta linsieme delle opere strutturali, di isolamen-
to, di protezione, di chiusura e di predisposizione di eventuali piani di calpestio
che permettono di fruire degli spazi di copertura, in condizioni di sicurezza e di
comfort, assicurando la durata nel tempo delle opere. La terminologia funzionale
e geometrica e la definizione degli strati e delle chiusure orizzontali superiori (o
coperture) affrontata da una serie di norme, piuttosto datate (alcune in fase di
revisione)5. In linea generale, la superficie di copertura viene definita dalla norma
UNI 8091:1980, Edilizia. Coperture. Terminologia geometrica, come superficie
geometricamente piana oppure pi complessa (cilindrica, curva, cubica, ecc.) che
risulta esposta agli agenti atmosferici. La funzione principale infatti quella di
chiudere superiormente, cio di separare in direzione verticale, uno spazio ester-
no caratterizzato da determinate condizioni termoigrometriche, acustiche, ecc.,
da uno spazio interno in cui queste condizioni devono essere stabilizzate per ri-
spondere al benessere ambientale. Le coperture possono esse classificate in base
a diversi criteri (tabella 3.5).
Tabella 3.5. Classificazione della chiusura orizzontale superiore
Continuit o meno dello strato Continua
di tenuta allacqua Discontinua
Struttura continua (solette in c.a., solai latero-cementizi, volte in muratura)
Struttura portante
Struttura discontinua (struttura lignea, struttura metallica, ecc.)
Non isolate e non ventilate
Comportamento Isolate e non ventilate
termoigrometrico Ventilate e non isolate
Isolate e ventilate
Classe A: accessibile esclusivamente per la sua manutenzione
Classe B: accessibile per la sua manutenzione e per quella degli impianti
Classe C: accessibile ai pedoni (carico 400 kg/m2)
Grado di accessibilit Classe D: accessibile ai veicoli leggeri (< 2 t per asse)
Classe E: accessibile ai veicoli pesanti (> 2 t per asse)
Classe F: soddisfa le funzioni relative al giardino pensile (sollecitazioni meccaniche
e chimiche)
Planari orizzontali: la pendenza inferiore all1%
Caratteristiche geometriche con Planari sub-orizzontali: la pendenza varia dall1% al 5%
implicazioni formali per ledificio Planari inclinate: la pendenza superiore al 5%
Curve: la superficie dellestradosso delle coperture presenta un andamento curvo

La norma UNI 8178:1980, Edilizia. Coperture. Analisi degli elementi e strati


5
La norma UNI 8089:1980 definisce le coperture e i relativi strati, la UNI 8090:1980 le parti com-
plementari (camino, laeratore, labbaino, ecc.) e la norma UNI 8091:1980 i termini geometrici, la
UNI 8178:1980 analizza le funzioni svolte dagli elementi e strati da considerare nella progettazione
di una copertura e, infine, la UNI 8627:1984 classifica gli schemi funzionali e individua le princi-
pali condizioni progettuali per lidentificazione delle soluzioni conformi.
108
Parte Seconda Involucro opaco

funzionali, fornisce la classificazione dei diversi strati funzionali che possono


comporre la parete. In base alla continuit o meno dello strato di tenuta allacqua
e al comportamento termoigrometrico, le coperture si dividono ulteriormente nel-
le seguenti tipologie:
copertura continua (o piana), nelle quali il manto o elemento di tenuta
assicura la tenuta allacqua indipendentemente dalla pendenza della superficie
di copertura (UNI 8178:1980), a sua volta divisa in:
- non isolata e non ventilata;
- isolata e non ventilata;
- tetto verde.
copertura discontinua (a falde, curva, ecc.), nelle quali la tenuta allacqua
assicurata solo per valori della pendenza della superficie di copertura mag-
giore di un minimo, prevalentemente in funzione del materiale impiegato e
per lorganizzazione geometrica degli elementi (UNI 8178:1980). A sua volta
divisa in:
- ventilata e non isolata;
- isolata e ventilata.
Le strutture di copertura sono costituite da un insieme di elementi e strati dotati
di funzioni differenziate (tabella 3.6).

Tabella 3.6. Elementi tecnici della chiusura orizzontale superiore (fonte: elaborazione dellAutore da nor-
ma UNI 8178:1980)
Elemento funzionale Funzione Materiali
Soletta in calcestruzzo armato, solaio latero-
Sopportare i carichi permanenti e i sovrac- cementizio, lastre prefabbricate in calce-
Elemento portante
carichi della copertura struzzo armato semplice precompresso,
strutture in acciaio, strutture in legno

Coperture discontinue: tegole, coppi, lastre


Conferire alla copertura una prefissata im-
in fibrocemento, lastre metalliche, scandole,
permeabilit allacqua meteorica resisten-
tavole, ardesia, paglia, stuoie, ecc.
Elemento di tenuta do alle sollecitazioni fisiche, meccaniche e
Coperture continue: asfalto, bitumi, catrami,
chimiche, indotte dallambiente esterno e
polimeri, guaine bituminose, polimeri in fo-
dalluso
glio, ecc.

Calcestruzzi alleggeriti, argilla espansa, ver-


Portare al valore richiesto la resistenza ter- miculite espansa, perlite espansa, pannelli
Elemento termoisolante
mica globale della copertura in fibre di vetro, in fibre minerali, polimeri,
schiume sintetiche, sughero, ecc.

Cordoli, listelli, profilati metallici, tavolato di


Permettere lappoggio di un elemento di uno legno continuo, soletta in calcestruzzo norma-
Elemento di supporto
strato le o alleggerito, prefabbricati in calcestruzzo,
pannelli di materiali isolanti termici, ecc.

Chiodi, ganci, viti, rivetti, graffe, legature,


Elemento Assicurare il collegamento tra strati e/o ele-
staffe, malte di ancoraggio, malte di alletta-
di collegamento menti contigui
mento, adesivi, saldature, ecc.
109
Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

Permettere lallontanamento delle acque Calcestruzzo alleggerito e non elementi por-


Strato di pendenza
meteoriche tanti secondari dello strato di ventilazione
Lamine metalliche associate a materiali bitu-
Barriera al vapore Impedire il passaggio del vapore dacqua minosi fogli a base di polimeri (PVC, polieti-
lene, ecc.)

Fogli o rotoli a base bituminosa, catramosa


Schermo al vapore Ridurre il passaggio del vapore dacqua o polimerica, prodotti bituminosi o a base
polimerica

Fogli a base di prodotti bituminosi o catra-


Strato di diffusione Impedire la formazione di pressioni anomale mosi con superficie scanalata o con granuli
o bolle

Coperture continue: calcestruzzo armato


Coperture discontinue: fogli a elevata resi-
Permettere allo strato sottostante di soppor-
Strato di irrigidimento stenza meccanica (TNT di fibre sintetiche),
tare i carichi previsti
bitumati, calcestruzzo armato, conglomerato
bituminoso

Malta cementizia, calcestruzzo armato, mal-


Strato Ridurre le irregolarit superficiali dello strato
te bituminose, paste a base bituminosa o a
di regolarizzazione sottostante
base di polimeri, fogli bitumati, ecc.
Primer o strato di Modificare le caratteristiche superficiali fisi- Soluzioni bituminose additivate, pece di ca-
imprimitura co-chimiche dello strato sottostante trame additivato, polimeri, ecc.
Calcestruzzo armato, malta e conglomerato
Realizzare una superficie continua su uno
Strato di continuit bituminoso, asfalto colato o malta asfaltica,
strato discontinuo
fogli a base di prodotti bituminosi, ecc.

Strato di sabbia, fogli bitumati, fogli inorgani-


Strato di separazione Evitare interazioni di carattere fisico e/o chi- ci naturali o sintetici, paste a base bitumino-
e/o scorrimento mico tra strati contigui sa o a base di polimeri, strato di latte di calce,
sostegni per lastre preformate di pavimenti

Controllare il passaggio di aria dallambien-


Fogli bitumati, sintetici, elementi piani in la-
Strato di tenuta allaria te esterno verso gli ambienti sottostanti la
terizio
copertura

Regolare le caratteristiche termoigrometri- Muretti e tavelloni, arcarecci metallici o in


Strato di ventilazione che della copertura attraverso ricambi daria legno, pannelli in legno stabilizzato, laterizi
naturali o forzati forati, sottotetto, ecc.

Raccogliere e smaltire lacqua pervenu- Argilla espansa, ghiaia, fogli a base di prodotti
ta allinterno della copertura raccogliere e bituminosi o catramosi rivestiti su una faccia
Strato drenante
smaltire lacqua pervenuta allinterno della con granuli o scanalati, pannelli termoisolanti
copertura scanalati o conformati allintradosso

Trattenere il materiale polverulento lascian- Tessuto non tessuto di prodotti sintetici (po-
Strato filtrante
do passare le acque meteoriche liestere)

Linsieme di tali elementi e strati conferisce alla copertura le qualit prestazionali


richieste. Nella definizione della stratigrafia di copertura, oltre che dei livelli pre-
stazionali da realizzare, occorre tener conto della compatibilit fisico-chimiche
tra i materiali utilizzati, delle modalit di posa e dei nodi critici.
110
Parte Seconda Involucro opaco

Di seguito sono indicate le sequenze ordinate di strati funzionali in grado di assi-


curare il corretto funzionamento di ogni singolo elemento e di tutta la copertura
nel suo complesso, secondo quanto evidenziato nella norma UNI 8626:1984. Dal
punto di vista funzionale, oltre al tetto verde (che sar trattato pi avanti) vi sono
due tipologie di tetto che comprendono la copertura ventilata (detta anche tetto
freddo) e non ventilata (detta anche tetto caldo).
La norma UNI 8627:1984, Edilizia. Sistemi di copertura. Definizione e classi-
ficazione degli schemi funzionali, soluzioni conformi e soluzioni tecnologiche,
definisce il tetto ventilato come lo schema funzionale munito di uno strato di
ventilazione che ha lo scopo di ridurre la concentrazione del vapore acqueo
presente nella stratigrafia della copertura (figura 3.17). Il sistema utilizzato
nel tetto a falde ed strutturato secondo uno schema strutturale preciso6. La
sequenza degli strati funzionali pu subire delle variazioni a seconda delle
scelte tecnologiche, ad esempio lo strato di ventilazione pu essere realiz-
zato con uno spazio sottotetto, oppure nei sistemi prefabbricati ricavato in
unintercapedine inclinata e ventilata, a spessore costante disposta a ridosso
della struttura portante. In tutti i casi, comunque, lo strato di ventilazione deve
essere inserito a ridosso del materiale isolante e sotto allo strato di tenuta, deve
essere continuo e dotato di uno spessore costante. In questo modo, infatti, si
ottengono le medesime prestazioni termiche nellintera copertura, evitando
la formazione di ponti termici, giunzioni ed elementi vulnerabili e facilmen-
te attaccabili dallacqua. In linea teorica, il sistema pu essere utilizzato per
le coperture cementizie, in laterizio e lignee. In realt, la copertura ventilata
in legno, calcestruzzo o laterocemento indicata in presenza di un sottotetto
non abitato, dove lisolamento termico generalmente collocato sullultimo
solaio orizzontale che ventilato dal vano sottotetto non abitato. In presenza
di un sottotetto abitato, invece, le soluzioni divergono. Le coperture cementi-
zie normalmente non sono ventilate poich possiedono gi unelevata inerzia
termica grazie al peso e allo spessore rilevanti. La presenza di uno strato di
ventilazione aumenterebbe ulteriormente lo spessore della copertura, senza
apportare alcun beneficio termoigrometrico. Le coperture lignee normalmente
sono ventilate per contrastare la bassa massa areica unita e lelevata sensibi-
lit ai fenomeni di degrado innescati dal ristagno di umidit. Lintervento
descritto nel dettaglio in seguito (paragrafo 4.4.2).
La norma UNI 8627:1984 definisce il tetto non ventilato come lo schema funzio-
nale di copertura che non prevede uno stato di ventilazione. Il sistema utilizzato
6
Non considerata ventilata una copertura realizzata con sistemi discontinui in cui sia presente
solamente la micro-ventilazione sotto-tegola effettuata con listelli distanziatori per le tegole di al-
meno 2 cm di spessore (UNI 8627:1984). Nel caso di irraggiamento medio ed elevato, infatti, la
micro-ventilazione essere insufficiente per ottenere dei benefici di riduzione del calore incidente
sulla copertura, mentre comunque efficace per lo smaltimento dellumidit in eccesso proveniente
dagli ambienti riscaldati.
111
Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

nel tetto piano e inclinato. Tutti gli elementi della stratigrafia sono adiacenti tra
loro, secondo il seguente schema:
tavolato di legno;
manto impermeabile;
eventuale isolante termoacustico;
rivestimento.
I tetti isolati si distinguono in due tipologie in base alla posizione reciproca di
isolante e impermeabilizzante. Il tetto rovescio (paragrafo 4.3.1) si caratterizza
per linserimento di uno strato di materiale isolante sopra al manto impermeabile.
Lisolante deve essere dimensionato per evitare le dispersioni di calore, i fenome-
ni di condensa e lingresso di rumori indesiderati. La sua posizione lo protegge
nel tempo senza subire leffetto di dilavamento (figura 3.18).
Il tetto caldo di tipo tradizionale (paragrafo 4.3.2) si caratterizza per linserimen-
to di uno strato di materiale isolante sotto al manto impermeabile e deve essere
protetto dalle intemperie e dallirraggiamento solare tramite uno strato di ghiaia
o di piastrelle (figura 3.19). In questo modo, la guaina impermeabilizzante viene
protetta, ma lo strato isolante viene esposto al cosiddetto effetto di lavamento che
porta via via a un peggioramento delle capacit impermeabilizzanti. La presenza
di una barriera al vapore impedisce la migrazione del vapore acqueo dallinterno
verso lesterno ed evita la formazione dei fenomeni di condensa.
Il tetto verde (paragrafo 4.3.3) ottenuto secondo una specifica stratigrafia che
stata codificata dalla norma nazionale UNI 11235:2007, in cui sono definite le
tecniche di progettazione, posa in opera e manutenzione (figura 3.20). Si distin-
guono due tipologie di tetti verdi:
verde intensivo (o giardino pensile), che prevede la realizzazione di un giardi-
no accessibile al pubblico realizzato con piante di diverso tipo;
verde estensivo, non praticabile e accessibile dal pubblico, che prevede la col-
tivazione di una tipologia di vegetazione a sviluppo contenuto e controllato.
Gli aspetti problematici principali riguardano i seguenti temi:
resistenza e stabilit in presenza di carichi statici (peso proprio, pioggia, neve),
duso (persone e/o apparecchiature) e dinamici (vento), di urti;
protezione delledificio dagli agenti atmosferici;
correzione dei ponti termici (paragrafo 3.1.6);
riduzione delle dilatazioni termiche degli strati funzionali;
riduzione delle dispersioni termiche;
riduzione del passaggio dellaria e di vapore;
aumento dellisolamento termoacustico.
In seguito (capitolo 4) saranno trattate le tecniche di riqualificazione energetica
delle chiusure orizzontali superiori.
112
Parte Seconda Involucro opaco

Figura 3.17. Copertura ventilata

Figura 3.18. Tetto isolato e non ventilato di tipo rovescio

Figura 3.19. Tetto isolato e non ventilato di tipo caldo


113
Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

Figura 3.20. Tetto verde

3.1.5. Chiusure orizzontali intermedie


Il nodo intermedio rappresenta linsieme delle opere strutturali, di isolamento, di
protezione, di chiusura e di predisposizione di piani di calpestio che permettono
di fruire degli spazi intermedi, in condizioni di sicurezza e di comfort, assicuran-
do la durata nel tempo delle opere. Le chiusure orizzontali intermedie (o solette),
in particolare, hanno un ruolo molto importante nel bilancio energetico delledifi-
cio in quanto devono limitare e correggere la presenza di ponti termici, ridurre le
dispersioni termiche ed evitare le infiltrazioni dacqua nei punti di discontinuit
con la chiusura verticale e linfisso. I sistemi possono avere una giacenza piana
(sistemi di copertura a terrazza, piani di calpestio a quote diverse), inclinata (si-
stemi di copertura a falde, platee delle sale di spettacolo) o curva (sistemi voltati).
Esistono diverse tecniche costruttive utilizzate nel corso del tempo che hanno
visto limpiego del legno, del laterizio, del cemento, del metallo e dei sistemi
misti in laterizio e cemento. I sistemi maggiormente utilizzati nella tradizione co-
struttiva sono descritti nel paragrafo 2.2.5. In seguito (capitolo 4) saranno trattate
le tecniche di riqualificazione energetica delle chiusure orizzontali intermedie.

3.1.6. Ponti termici


I ponti termici sono elementi dotati di caratteristiche energetiche diverse rispetto
al resto della superficie disperdente. Si distinguono le seguenti tipologie:
ponte termico di forma, dovuto a variazioni della geometria della struttura
(collegamento dangolo tra due elementi di chiusura, presenza di sbalzi, ter-
razze o mensole, ecc.);
ponte termico di materia, legato alla presenza di materiali diversi allinterno
114
Parte Seconda Involucro opaco

dellinvolucro edilizio. Pu essere dovuto a elementi strutturali o di raccordo


(struttura in calcestruzzo, cemento armato o acciaio allinterno di un paramen-
to murario, ecc.), a differenze nella continuit del materiale (finestre inserite
nelle pareti opache, ecc.) o nello spessore dellinvolucro edilizio (pareti con
spessori diversi, nicchie sotto finestra, rientranze, passaggio di canne fumarie,
giunti tra serramento e parete, ecc.);
ponte termico diffuso, dovuto alle discontinuit dellinvolucro opaco (pareti
miste, giunti di malta nel laterizio, solette in latero-cemento, cavedi, ecc.).
I ponti termici di forma e di materia incidono maggiormente sul comportamento
energetico finale delledificio rispetto ai ponti termici diffusi7. La presenza di un
ponte termico genera una serie di conseguenze dal punto di vista energetico, igie-
nico e strutturale poich ha una trasmittanza termica superiore rispetto al resto
della struttura (figura 3.21) e, pertanto, comporta dispersioni di calore maggiori
rispetto alle superfici adiacenti. In corrispondenza di questi punti si abbassa la
temperatura superficiale interna, con conseguenti situazioni di discomfort loca-
lizzato e di percezione di freddo. Nelle stagioni fredde, il ponte termico estrae
calore dalle superfici interne che, raffreddandosi, fanno condensare il vapore ac-
queo contenuto nellaria interna. A lungo andare, questo fenomeno pu portare
al degrado dei materiali di finitura, alla formazione di muffe e di germinazioni
biologiche (figura 3.22). Nelle stagioni calde, invece, il calore accumulato dalle-
sterno penetra verso linterno causando il surriscaldamento dellaria. Entrambi i
meccanismi hanno come effetto tensioni interne, degradi meccanici e fisici.
Per ovviare alla formazione di fenomeni di condensazione necessario garantire
che la temperatura superficiale interna in corrispondenza del ponte termico non
sia inferiore alla temperatura di rugiada dellaria. Il rimedio pi efficace consiste
nellisolamento termico continuo della parete, lunica tecnica che permette di eli-
minare i ponti termici di materia e diffusi e di ridurre in modo significativo quelli
di forma. Lapplicazione dallesterno, di fatto, lunica a garantire la continuit
del materiale isolante e, quindi, lomogeneit delle caratteristiche termofisiche
della facciata. Lapplicazione dallinterno non consigliabile poich lascia dei
punti di discontinuit termica (si pensi ad esempio al punto di attacco tra la parete
e il tramezzo divisorio alla soletta interna). Di fatto, per, un rivestimento vera-
mente continuo difficilmente da realizzare per vincoli costruttivi e tecnologici
e, quindi, in alcuni casi possibile trovare delle soluzioni che minimizzano il
ponte termico senza eliminarlo completamente. Le strategie progettuali sono di-
verse in funzione del tipo di ponte termico.

7
La loro quantificazione pu essere effettuata con tre metodologie di calcolo diverse, che prevedo-
no la maggiorazione delle dispersioni dellinvolucro edilizio (o incremento percentuale forfettario,
in accordo con la norma UNI TS 11300:2008), lutilizzo di abachi di riferimento con le tipologie
tradizionali di nodi costruttivi (in accordo con la norma UNI EN ISO 14683) e il calcolo agli ele-
menti finiti (in accordo con la norma UNI EN ISO 10211:2008).
115
Requisiti prestazionali dellinvolucro opaco cap 3

Figura 3.21. Ponte termico di forma e di materia

Figura 3.22
Formazione di muffa in corrispondenza
di un ponte termico di forma e di materia

3.2. Prestazioni attese


Le superfici opache dellinvolucro edilizio costituiscono un elemento fondamen-
tale per garantire il comfort microclimatico e il bilancio energetico degli edifici.
Le aree opache devono costituire una barriera termoacustica, garantire la sicurez-
za delle persone, la resistenza agli agenti atmosferici, la durevolezza e la facile
manutenibilit. Il flusso di calore direttamente proporzionale alla superficie di
scambio tra ambiente interno ed esterno e, pertanto, linvolucro edilizio opaco
ha un ruolo essenziale nel processo di razionalizzazione del bilancio energetico
poich costituisce la parte pi ampia e, quindi, pi disperdente delledificio. Dal

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