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L'accordo fra Maritain e Gilson nel dibattito suilla filosofia cristiana di Antonio Livi Quando si afionta con seried storiografica Ie vioende tutors attuall del dibattito sulla filosofia cristiana , si arriva alla conclusione che le tesi di Maritsn degli an Trent, inseme a quelle delamico Gils, non si pos: sono archiviare con frettolose etichette: sono tesi che Maritain ¢ Gilson hanno poi sviluppato e perfezionato, ma mai rinnegato nella sostanza? € sono tes esremamente compless, che non tlleano semplifcazioni su. petficali 0 riduzioni asbitrarie. Nella norione di fila cxstana ch Gilson ha proposto ¢ Maritain ha approfondito si incontrano infatti la dimensione storica © quella tcortica, la filosofia © Ta teoloyia; «tutte aqueste dimensioni sono in qualche modo presenti in ogni riflessione sul- evento cristiano, in quanto fatto storico, in quanto Rivelazione, in quan- to mistero la cui (relativa) intelligibilitt presuppone Ja conoscenza na- en pet questo, gli avversari storici della nozione di filosofia cristiana sono stati € sono tuttora i pensatori che non riescono a tener presenti tutte queste componenti insieme, 0 addirittura ne escludono aprioristica- mente una: si tratta, in quest'ultimo caso, dei razionalisti come Bréhier; nelPaltro caso, dei neoscolastici come Van Steenberghen. Coniro la stosiografa razinalista del? Ottocento ¢ dei primi del Novesento Inia appunto Gilson, nel 1919, Ia sua Tanga batagia per dimostrare consistenzae la validithrazonale dell losfiacrstiana dal TH al XIV se- colo, Nella prefazione alla prima edizione de Le thomisme?, Gilson di- chiarava di non accettare il luogo comune secondo il quale i secoli cri stiani non avrebbero prodotto altro che « teologia » ¢, di conseguenza, «da Plotino fino a Bacone e a Cartesio il pensieto filosofico sarebbe stato | Uae seotnaine deuaginta del dito Ja Fomine ent Trea sn in are Blondel, Brébier, Gilson, Maritain: il problema della filosofia cristiana, Pires olga 1976 j Ti up dl eso Naini So Le pt del Gree «Gin fans Es plies tage ng a ne a pon a fee el ce ich aioe eon Cac, orets Cov, Testontat, =), SL aunt nao Besos Ul" problems dele. flora csane rel SA slept ust © ale proate atua, pee, agen 18. TE Gan LE homie Uareacion & le BBloropbe de nant TBomas Ai), Vi, Seabou 90. 314 colpito da una completa sterilita », in quanto oppresso da « teologi osses- sionati dai sillogismi, preoccupati unicamente di esprimere la Rivelazione in termini aristotelici », « Indubbiamente — scrive Gilson — i pen tori del medioevo sono quasi sempre dei teologi..., ma questi tcologi sono allo stesso tempo dei filosofi, e una filosofia che cerca di trovare tun accordo con Ia fede non @ per questo meno filosofia! ». E la tesi cen- trale della prima ricerca storica di Gilson 2 per Pappunto questa: « Noi siamo affermare che il XIII secolo, se lo si considera senza precon- cetti, risulta ricco di glorie filosofiche, almeno quanto lo sono i tempi di Cartesio, di Leibniz, ci Kant e di Comte. Per non citare se non nomi difficilmente discutibili, Tommaso d’Aquino e Duns Scoto appartengono alla stirpe dei pensatori veramente degni di questo nome: sono dei arandi filosof, cio’ dei filosofi grandi per tutti i tempi, tali da imporsi anche a chi fosse risoluto a non arrendersi né alla loro autorita né alle loro argomentazioni. E? ora di cominciare a riconoscere questo valore intrinseco delle filosofie medioevali » (pp. 5-6) Di quegli stessi anni 2 il saggio su La signification bistorique du thomis ame’, € a proposito di questi primi studi di Gilson 2 stato scritto: « Lis terpretazione che E. Gilson ha dato del pensiero tomistico ha subito tuna notevole evoluzione: nella prima edizione di Le thomisme del 1919, € nelle Etudes de philosopbie médiévale del 1921 egli vedeva la novita € la modernit’ di san Tommaso d’Aquino nellelaborazione di una filo sofia autonoma, distinta dalla teologia; in seguito, ha giudicato san Tom- aso essenzialmente come teologo che, anche nel concetto fondamentale della sua filosofia, quello di essere, dipende dalla Bibbia», In reali, la prima e mai smentita intuizione di Gilson & appunto quella del caratiere teologico della filosofia di san Tommaso; prova ne & che Le thomisme presentava nel 1919 una catatteristica originalissima che poi sar mante- ruta in tutte le successive edizioni, ed 2 che la filosofia tomista non ve- niva esposta secondo un ordine « filosofico » arbitrariamente adottato, bensi proprio secondo Vordine della Summa theologiae dalla quale princi palmente si ricava. Gilson ha sempre pensato, infatti, che la filosofia di san Tommaso rappresentasse Ja filosofia cristiana per antonomasia® in quanto da una parte era vera e rigorosa filosofia, dall’altra muoveva dalla teologia € serviva alla teologia, costituendo un discorso filosofico valido in sé, ma inserito in un contesto teologico che ne costituisce il signif cato profondo. ‘In Etudes de philosopbie médiévale, Editions Universitaires, Strasbourg 1921, pp, 76-124, $8. Vanni Rovighi, Introduzione a S. Tommaso d’Aquino, Laterca, Basi 1973, pp. 174.175, § Vedi A. Livi, Etienne Gilson: il tomismo come flosofa cristiana, studio introdut. tivo a E. Gilson, Introduzione alla flosofa cristiana, tz. it. Massimo, Milano 1982, pp. 5:24, 515 Non capendo questa intuizione, i neoscolastici degli anni Venti rimpro- veravano a Gilson di non aver saputo estrarte ¢ sistematizzare i concetti filosofici tomisti al di fuori del loro contesto teologico. « Ma io — scrisse oi Gilson ricordando quegli anni ¢ quelle polemiche — sono sempre pid contento di aver tenuto duro contro 'unanimita di quei critici che i accusavano di esporte Ia filosofia tomista secondo un ordine teolo- Fico »?. Anche dagli studi successivi, e soprattutto da quelli che det- fero origine a La philosophie au moyen-dge e alla monografia su san Bo- aventura, Gilson ticava la convinzione che I'unita storica della filosofia medioevale non deriva dall'sdozione della logica aristotelica’, ¢ tanto- meno dall’accordo sulle pitt importanti novioni metafisiche, bens! proprio Gal suo catattere teologico, Criticando questa tesi, il tomista Mandonnet sostenne che di vera filosofia si pud parlare solo a proposito di san Tom- tmaso: gli altri dottori cristiani, da sant'Agostino fino a san Bonaventura, fanno solo della teologia, perché si basano esclusivamente sulla fede. Un discepolo di Mandonnet, Gabriel Théry, si spinse pit in Ia: tutte le pretese « filosofie » del medioevo — compresa quella di san Tommaso — hhon sono altro che delle théologies tronguées, ed & inutile tentare di a tribuire loro un valore razionale autonomo"". Era paradossale: proprio dei tomisti venivano a demolite V'ipotesi dell’esistenza di, una filosofia fautentica nei secoli cristiani, dando ragione cosi al veechio Iuogo comune della storiografia razionalist Ma proprio in quegli anni Etienne Gilson matura una convinzione che nessuna critica storiografica o dottrinale avrebbe potuto mai pit) intac- ‘care: la convinzione che la filosofia cristiana ha una sua validita razionale futonoma, pur essendo fecondata dalla Rivelazione e avendo una finalith Schiettamente teologica. Nel 1925, a proposito del tomismo, egli, scrive Gueste decise parole: « Onestamente, non ci sembra possibile considerare Ta filosofia di san Tommaso se non come la soluzione puramente razio~ rale di un problema schiettamente filosofico. Liipotesi contraria, quando Gi si sforza di provarla, non si accorda né con Vanalisi dei testi né fon il tuolo che svolge il tomismo nello sviluppo del pensiero medioeva- fer ci dunque assolutamente impossibile — oggi pitt che mai — accet- tare questa ipotesi » ®, Vera e propria filosofia, quindi; ma anche vera, mente cristiana, Ecco come si esprime a questo riguardo Gilson: « I! tomismo, quando lo si situa nell'imbito della tradizione storica, appare 7, Gilson, Le philosophe et la téologie, Vin, Paris 1960, p. 108 # Payot, Paris 1922; La philosophie de saint Bonaventure, Vrin, Paris 1924, 9 Questa era la tsi di M, de Wolf in Histoire de la philosopbie médioale, Ynstiut supérieur de philosophie, Louvain 1900. Cir, B. Mandonnet, Liaugustinisme bonaventurien, « Bulletin thomiste », 3 (1926), pp. 4854, BI Cfr. Gilson, Le phidosopbe et la théologie, it, p- 106, 12 Gilson, Préface, in Le thomisme, IIT ed., Vrin, Paris 1925. come una soluzione originale di un problema che era git) multisecolare quando san Tommaso lo affrontd; ossia, a quali condizioni in generale sia possibile una filosofa cristiana. La soluzione tomista si distingue imme- diatamente da quella degli agostiniani... perché una filosofia cristiana sia possibile — sostiene san Tommaso — occorre innanzitutto che sia una vera filosofia. Questa soluzione contraddiceva, fra le altre, quella di san Bonaventura per la straordinaria fiducia che manifestava nella possi- bilied e nella legittimita di una flosofia rezionale pura; ma se san Tom- aso ha veramente creduto che una filosofia cristiana possa essere una filosofa para, cd non di meno & proprio una filosofiacristiana che ei, @accordo con san Bonaventura ¢ con sant’Agostino, ha voluto prodarre... Questo @ appunto il carattere comune di tutte le filosofie cristiane, cid che segna la loro “differenza specifica", se cos} si pud dire: da sant’Ago- stino a Malebranche ¢ Pascal, passando per san Tommaso ¢ san Bona ventura, il filosofo cristiano 2 un pensatore che, lungi dal credere per esimersi dal comprendere, & convinto di trovare nella fede che egli ab- braccia un beneficio netto per Ia sua ragione ». In queste parole del primo Gilson troviamo veramente la dottrina che sara anche dell’ultimo Gilson; una dottrina che sara formulata con ampiezza negli anni Trenta, sari poi ribedita fino agli anni Sessanta senza tentennamenti di sorta. la relazione di Gilson alla Sorbona Lioccasione per discutere Je conclusioni — ¢ soprattutto le premesse — di questa tesi storografica fu la celebre seduta del 21 marzo 1931 della Société francaise de Pbilosophie, che ebbe per tema la filosofi cts na La discussione prendeva le mosse da questa domanda: & defi bile in qualche modo la cosiddetta « filosofa cristiana »? Per introdurte Ja questione, Gilson espose innanzitutto i punti di vista chiaramente con- oe a una risposta positiva. 1 primo punto di vista 2 quello di una parte della stessa teologia me- dioevale. Per alcuni teologi, dalla Patristica alla Scolastica, ia filo- sofia, concepita come disciplina separata, indipendente dalla Rivelazione, ma con Ja preves di attingere le vette della sapienza, ® per definizione una fonte di errori. Per quanto riguarda la salvezza, Ia Rivelazione sop- pianta la filosofia come la verita piena soppianta quella parziale. Non ns pud essere, quindi, dal punto di vista della sapienza cristiana, una filo- sofia autosuffciente: i crstini la sapienza Ia trovano nello studio della verita rivelata, € questo studio & la teologia (cfr. p. 40). ” Ibidem. Cf, «Bulletin de la Société francaise de philosophie », 1 (1931), marzo, 317 Un altro punto i vista chiaramente contrario ? quello dei razionalisti come Bréhier: se la filosofia @ opera della ragione ¢ solo della ragione, zon pud tollerare nessun collegamento con il dogma, nessuna contaminazio- ne con Ia fede religiosa, perché cid equivarrebbe a far dipendere una co- struzione razionale da premesse irrazionali, e inficiare la sostanza stessa della filosofia (cfr. p. 41). Il terzo punto di vista & quello dei neoscolastici, i quali ritengono che Yonica armonia esistente tra fede e ragione sia quella della verita che tra- scende entrambi gli ordini speculativi. La filosofia deve necessariamente accordarsi con la Rivelazione; se avvenisse il contrario, sarebbe segno che ‘essa non @ sulla strada giusta. Ma questo non & che una «norma estrin- seca e negativa »; di li non si pud arrivare a dire che Ia filosofia procede sotto la guida della Rivelazione: essa autonoma nei suoi principi, nel ‘suo metodo e nelle sue conclusioni, e non pud dungue dirsi « cristiana », se vuol restare tale (cfr. p. 42) Contro queste posizioni — obietta Gilson — si presentano dei dati sto- rici di cui bisogna tener conto anche se paiono a prima vista contraddit- tori. E” infatti indiscutibile che la Rivelazione abbia svolto un ruolo po- sitivo nella genesi di certe nozioni filosofiche. Ora, se a queste nozioni nel Joro complesso ® applicabile il termine di filosofia, allora anche il termine di filosofia cristiana 2 legittimo, perché questi risultati filosofici si debbono interamente allispirazione cristiana. E se si ummette che questo & storica- mente vero, bisognerd convenire che il discorso sulla distinaione del- Vordine razionale da quello teologico va ripreso dal principio. Dice Gilso ‘, ossia per « evitare degli errori, aggiungere alle verita gid acquisite delle verita nuove, completare le verita antiche o semplicemente conservarle intatte » (p. 48). La speculazione di tali pensatori dari luogo a delle filosofie cristiane nella misura in cui essi «si limiteranno ai problemi fi Josofici sui quali la Rivelazione pud servire da guida » (p. 49). Detto ‘questo, Gilson conclude che si tratta allora di due diversi problemi, ossia Tesistenza storica di una filosofia cristiana (affermata da certi storici € negata da altri) ¢ il valore dottrinale dei risultati ottenuti da una sif- fatta filosofia, ammesso che esista: «Questo secondo problema interessa soltanto la pura critica razionale: solo con essa la filosofia cristiana & fiustificabile, ma lo & interamente, perché si presenta appunto come filosofia » (p. 39). Osserviamo, a questo punto, che le nozioni direttamente teologiche di «natura» ¢ «soprannaturale » (0 « grazia» ) non sono necessarie per giustificare la nozione storico-filosofica di filosofia cristiana: questo & rigorosamente affermato da Gilson, e sara poi ribadito da Maritain. Quan- do poi quest'ultimo e alcuni teologi uilizzeranno tali nozioni teologiche, il discorso non sara pit, come in Gilson, quello della giustificazione sto- ricofilosofica della filosofia cristiana, ma quello della sua giustificazione ‘ausas, tisalendo all’influsso della grazia sulla natura (in que- telletto ¢ la filosofia). Ma allora saranno diversi i criteri epi- Maritain e il rapporto natura/soprannaturale La delusione provata da Gilson alla Sorbona di fronte ai pregiudizi razio- nalistici di Bréhier e Brunschvicg fu compensata da un lungo © ben co- 45 Vedi, fra tanti altri, G. Giannini (in « Aquinas », XIII, 1970, pp. 315316), E, Berti (in « Giornale di metafisica », XX, 1970, pp. 431435) e J. Garcia Lépes (in « Scripta theologica », IIT, 1971, pp. 529535), che commentano le tesi da noi sostemute in Il cristianesimo nella flosofia,cit., e in E. Gilson: filosofa cristina e idea del limite critica, Ea, Universidad de Navarra, Pamplona 1970. 520 struito intervento di Jacques Maritain, che disse di vol is a a gee ere ee fle eel sando perd i limiti dell'interpretazione filosofica per utilizare gli stru- ‘menti della teologia, La teoria epistemologica di Maritain si avvale della distinzione fra ordo exercitii e ordo specifcationis per superare il discorso sult natura asta della flosofia,¢ pare anche del filorofo ne suo , € quinc lell’opera Is¢ ‘sus pez: sf eer mate cia sofica nella sua concretezza storica, come La natura della filosofia — dice in sintesi Maritain — implica logica- ‘mente una completa autonomia, perché Vopus rationis & specificato dal suo oggetto forinale, che & In dimensione ruzionale dell’esperienze, Ora, in questo ordine non 8 assolutamente nessuna differenza fra la filo. sofia di un pagano e quella di un cristiano. Ma la filosofia pud essere diversa se viene considerata nel modo concreto in cui si esplica in tap- orto alla Rivelasone. Nel soggetto losofante che adersce con tutto 1 proprio eee aloggeto intelligible proposogl dalla fede, il campo dellesperienza fosoica si data e atinge mbe altriment iragiung- ili. Ha quindi senso parlare di filosofia cristina se con questo termine si intende «lo stato cristiano della filosofia in ato», Ma seguiamo lo svolgimento della tesi maritainiana "; « La distinzione fra la natura v lo stato non ha grande importanza per quanto tiguarda le scienze nel senso stretto della parola scienza, quel senso, voglio dite, che distingue Ia ‘scienza” dalla “sapienza” (con cid noi rispondiamo alla obiezione di Feuerbach richiamata or ora da Gilson). In effetti, riguardo alla scienza, il pensiero umano non conosce stati sostanzialmente differenti, se non Jo stato di incultura ¢ Jo stato di cultura, ¢ la diversitt delle condizioni storiche influenza quasi solo in maniera estrinseca e accidentale il lavoro scientifico; si potri benst parlare della “matematica greca” o della “logica indi”, ma tali denominazioni restano insomma del tutto material. Non cost per Vordine della sapienza, e noi pensiamo che la filosofia sia una sapienca. E riguardo alla sapienza. il soggetto umano conosce deli stati fondamentalmente diversi. Secondo san Tommaso d’Aquino, le sostanze sono specificate assolutamente ed in forza di se stesse; ma Ia loro capacita operare & specificata dai loro ati, ¢ questi dai loro opgetti. Se in nol si sviluppa una certa formazione ¢ orgunizzazione dinamica dello spitito, che si chiama flosofia, questa sari — come ogni attivita di conoscenza, di inda. gine a giudzio — esenialmenterelativa 2 un oggerto al quale essa 5 — connaturale ‘intelligenza, © specificata unicamente da questo oggetto, ‘dungue unicamente in funzione dell oggetto che la flosofia ® specificata & Voggetto al quale essa si volge da sé (in nessun modo il soggetto in cui 1 brani itt dela tesi mari i eu tania ecmpaiono anche nellopera De le philosophie irene, Dene de Brouwer, Pas 32 (ese Sale ewe oisionn We Pensiero, Milano 1978, pp. 3545, passim). ae

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